LA LIBERTA’ DEI BUFFONI.

 LA LIBERTA’ DEI BUFFONI.

LA SERVITU’ ed IL SILENZIO SONO PER GLI UOMINI VERI.

 

Dal mais al carbone, così i veti della “Ue “ (globalista di

Klaus Schwab ), rendono irrealizzabile l’economia di guerra.

msn.com-ilgiornale.it- Domenico Di Sanzo- (13-3 -2022)- ci dice :

 

Come si concilierà la nuova «economia di guerra» che l'Europa e l'Italia dovranno adottare in seguito alle sanzioni contro la Russia con la normativa e le indicazioni pervenute dall'Unione Europea in questi anni?

È chiaro che per attutire l'impatto delle ritorsioni economiche contro Mosca c'è bisogno di cambiare politiche e i proclami che arrivano in questi giorni dai leader europei vanno a scombinare il quadro, facendo emergere una serie di contraddizioni.

 

Dal mais al carbone, così i veti della Ue rendono irrealizzabile l’economia di guerra.

Innanzitutto c'è la questione del mais, che l'Italia importa dalla Russia ma anche dall'Ucraina, considerata «il granaio d'Europa», da cui arriva la metà delle importazioni totali verso il nostro Paese.

Il premier Mario Draghi dal Consiglio Europeo di Versailles ha indicato la strada: «La risposta è approvvigionarsi altrove: quindi dobbiamo riorientarci verso altri posti, come Canada, Usa, Argentina e altri paesi».

 I Capi di Stato e di Governo della Ue in Francia(globalista) hanno dichiarato che «occorre aumentare la sicurezza alimentare, riducendo la dipendenza dalle importazioni» e che «in particolare, deve salire la produzione di proteine vegetali».

 

Ma su questo punto, per quanto riguarda le importazioni dall'America del Nord e dall'America Latina, spunta una contraddizione con la politica ondivaga dell'Europa sugli Ogm, dato che la stragrande maggioranza del grano che arriva da Stati Uniti Canada e America del Sud è geneticamente modificato e ad oggi in Italia viene utilizzato solo per produrre la gran parte dei mangimi utilizzati negli allevamenti.

 Sul punto la legislazione europea, ad oggi, rimanda ai paesi membri la facoltà di vietare o di limitare l'uso di determinati Ogm, anche se a cavallo tra gli anni '90 e 2000 in quasi tutta Europa c'è stata una moratoria di fatto sugli organismi geneticamente modificati, provocata dalla chiusura di molti Stati rispetto all'argomento.

 La selva delle direttive europee globaliste emanate negli anni si basa sul cosiddetto «principio di precauzione», ovvero che per la coltivazione e la commercializzazione degli Ogm importati è necessaria un'autorizzazione preventiva e una valutazione del rischio.

È ovvio che adesso andranno allargate le maglie della burocrazia.

Sempre il premier Mario Draghi nella sua informativa alla Camera del 25 febbraio scorso ha avanzato l'ipotesi di «riaprire le centrali a carbone per compensare il gas russo». In Italia le centrali a carbone sono sette, a La Spezia in Liguria, Fiume Santo e Portoscuso in Sardegna, Brindisi in Puglia, Torrevaldaliga nel Lazio, Fusina in Veneto e Montefalcone in Friuli Venezia Giulia.

Due sono state già riattivate a fine 2021 con l'aumentare della tensione tra Russia e Ucraina e appunto Palazzo Chigi non esclude di rimettere in funzione le altre. Tutto in contrasto con il “New European Green Deal di Klaus Schab” presentato a Strasburgo all'Europarlamento a inizio del 2020. Il piano prevede la «neutralità climatica» entro il 2050 e la graduale abolizione del carbone.

Tutto da rifare, evidentemente, perché una delle priorità di questa fase è «l'indipendenza energetica» e il carbone potrebbe essere utile a raggiungere questo scopo.

Infine un altro cambio di paradigma, non energetico. La decisione di Facebook e Instagram di derogare alle regole sul politicamente corretto e sull'hate speech per quanto riguarda i «discorsi d'odio» contro le azioni della Russia in Ucraina rappresenta una svolta rispetto all'ossessione del gigante social americano sugli insulti sul web.

Twitter addirittura ha bannato a vita l'ex presidente Usa Donald Trump per i suoi tweet ruvidi e politicamente scorretti.

E ancora l' “Europa globalista di Klaus Schwab” vieta l'hate speech all'articolo 14 della Cedu, “la convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali”.

 

 

Morto e sepolto il Pnrr dei geni di Bruxelles.

(Redatto secondo le istruzioni  del profeta Klaus Schwab.Ndr.)

Laverita.info -Mario Giordano-Rubrica risposte- ( 13-3-2022)- ci dice :

“Caro Giordano ,il prof. Antonio Martino durante le lezioni sul fallimento della pianificazione dell’URSS , diceva: Solo i comunisti possono credere che il governo possieda le informazioni necessarie ad assumere le giuste decisioni di investimento.”

Oggi la storia si ripete .Il Pnrr è diventato il  piano  della rivoluzione “Ue”, suggerito da Klaus Schwab.

Si è visto come é andata a finire , è bastata la guerra in Ucraina e il Pnrr è già da riscrivere.( Pier Paolo Vezzani).”

“Per quasi cinquant’anni ,scriveva il dissidente russo Vladimir Bukovskij ,” abbiamo vissuto un grande pericolo ,sotto l’Unione Sovietica. Poi abbiamo visto la bestia contorcersi e morire sotto i nostri occhi. Ma siamo andati a creare un altro mostro ,straordinariamente simile a quello appena seppellito”.

Il suo libro si intitolava “EURSS” , Unione Europea delle repubbliche socialiste  sovietiche  .Esagerato ?Forse .Un po'.

Però basta sfogliare i malloppi del Pnrr per avere una sensazione  di “déjà vu “

Che cosa è che ricordano ? Ah,già : i pinai quinquennali di sovietica memoria. Come quelli dovevano mostrare la strada verso il sol dell’avvenire. Ma come quelli rischiano di dimostrarsi obsoleti  al primo scarto imprevisto della storia.

Perché  nemmeno il combinato disposto delle menti di Archimede e  Pico della Mirandola sarebbe in grado si pianificare esattamente il futuro. Con tutto il rispetto , ci possono riuscire Ursula e Draghi ?”

(Anche se molto aiutati dal genio di Klaus Schwab, l’onnipotente! Ndr.). 

 

 

 

 

Da Dante una lezione di libertà.

Optimagazine.com- Stefania Martani -( 29/03/2021)- ci dice :

La libertà di Dante è il rovescio di una servitù e conserva in sé la potenza semantica di un contrario, di un’opposizione, di un rovesciamento.

“Libertà va cercando ch’è sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta”.

A parlare è Virgilio, sulla spiaggetta del Purgatorio, rivolgendosi a Catone, l’Uticense, colui che con la sconfitta dei Pompeiani preferisce, seguendo l’etica stoica, il suicidio alla perdita della libertà politica, rappresentata ai suoi occhi dalle vecchie istituzioni repubblicane che verranno completamente riformulate sotto il principato, anticipato da Cesare.

Virgilio, di fronte alla figura di Catone, non trova altre parole per spiegare il senso del viaggio: è come soggiogato dal “veglio” che straordinariamente Dante, nonostante pagano e suicida, decide di porre a guardiano del secondo regno, quello in cui l’anima, uscita dal mare crudele della morte spirituale, sente ridestarsi alla vita e si volge alla conquista di quella libertà morale che per Dante fa tutt’uno con quella politica.

Sarebbe da far leggere e capire profondamente, di questi tempi, il pensiero dantesco sulla libertà, un tema centrale nella Divina Commedia, declinato sì in ambito morale, ma anche politico, perché è la schiavitù morale nei confronti della lupa, l’avidità che mai si sazia, a rendere gli uomini servi abietti dei propri appetiti e di chi può soddisfarli,  a impedir loro di compiere il bene, a indurre i politici a governare solo in vista dell’utile e del potere;

 l’esito è il crimine, la corruzione, le lotte politiche, la morte, quella dell’anima in primis. Un’anima che muore anche se il corpo è ancora vivo, come dimostra la straordinaria intuizione di Frate Alberigo, che il poeta incontra immerso nel Cocito, il fiume ghiacciato che rappresenta l’assoluta assenza di amore, mentre il suo corpo, abitato da un demone, come un marchingegno guidato da una volontà estranea e diabolica, continua ad agitarsi sulla terra. Quante persone con quegli occhi vuoti, spenti, disabitati avete incontrato? Dove nessuna luce spirituale alberga ancora? Non avete provato un brivido, un trasalimento, nel rendervi conto che in loro l’umanità comune, quel barlume di luminosità che noi definiamo anima, non c’era più? Non vi ci siete ritrovati, oggi, adesso, in questo tempo senza tempo, tempo infernale di reclusione senza fine e senza senso, dove gli occhi spenti affiorano da pezzi di stoffa che coprono soltanto la nostra vergogna?

La libertà. Un discorso complesso in Dante e complesso nell’uomo stesso, a cui, questa possibilità di autodeterminare i propri comportamenti decondizionandosi da spinte interne ed esterne, genera l’angoscia kierkegaardiana della scelta.

 Una angoscia che non proviamo più, queste sono le regole, a prescindere: giuste o sbagliate che siano, realistiche o inattuabili. La regola rende liberi, come il lavoro nel lager? No, la regola, quando è autoritaria, è il contrario della libertà, non più limitazione all’abuso ma abuso della limitazione. Da cui una angoscia sorda, che scava dentro.

Come si elude l’angoscia? Per molti la strada più facile è consegnarsi a un Padre, un leader carismatico che decida al nostro posto. L’Uomo della Provvidenza? L’Unto dal Signore! Il Tecnico, il Moloc, il Leviatano, Colui che tutto risolve nel nostro interesse. Ma sentiamo Dante. Per il poeta la libertà è veramente il valore che fa da spartiacque tra il cieco buio infernale e il secondo regno.

La libertà di Dante è il rovescio di una servitù; e conserva in sé la potenza semantica di un contrario, di un’opposizione, di un rovesciamento.

 L’exul immeritus, che ha saputo scegliere l’esilio piuttosto che l’infamia, si rivolge spesso ai suoi concittadini in tali toni “Non vi accorgete…che è la cupidigia che vi domina,…che vi tiene costretti con minacce fallaci e vi imprigiona nella legge del peccato e vi proibisce di ubbidire alle santissime leggi […] l’osservanza delle quali…non solo è dimostrato che non è servitù, ma anzi, a chi guardi con perspicacia, appare chiaro che è la stessa suprema libertà”.

Dominare, costringere, imprigionare, proibire: ma sono gli stessi uomini che, spinti dall’avidità (che è figlia deforme della paura)  a imporre a sé e agli altri questa schiavitù.

A quella paura si scampa se si valuta la libertà più della vita stessa, e allora si può cantare, giungendo sulla spiaggetta del Purgatorio, il salmo della liberazione, “In exitu Israel de Aegypto”, che celebra l’uscita dalla schiavitù egiziana del popolo eletto e la ricerca di una nuova patria.

O, come il Churchill dell’accordo di Monaco: “Potevano scegliere tra il disonore e la guerra, hanno scelto il disonore e avranno la guerra”. Noi oggi scegliamo tra disonore e prigionia, e la conclusione è la stessa.

Oggi quale valore conserva una libertà condizionata, inscatolata dalla tecnologia che tutto ti porta nella monade, nella capsula – ed è solo l’inizio, il princìpio di un processo a quanto pare irreversibile per il quale non sarà più necessario avventurarsi fuori, respirarsi, contagiarsi di umanità? Da soli insieme a soli e basta, immuni a noi stessi, sospettosi di noi: non è ancora l’Inferno di Dante?

L’io della modernità, messo in crisi dalle topiche freudiane e dalle neuroscienze, non si fida più di sé, della sua capacità di scegliere liberamente tra il bene e il male, non sa neppure distinguere tra i due termini se non in una prospettiva edonistica e narcisistica.

Non siamo più certi che, come afferma Marco Lombardo nel canto XIV del Purgatorio, ci è dato lume” a bene e a malizia, e libero voler”. Secondo Dante l’anima, che facilmente si svia attratta da beni fallaci, deve essere guidata da leggi, di istituzioni, di regole, di autorità, che la sostengano sulla retta via.

Ma Il problema è che la Storia dimostra che questo stesso corredo di istituzioni e regole collassa sotto la spinta dell’avidità, del male, e, nel tramonto delle antiche certezze, risulta ben difficile all’uomo contemporaneo dirsi cosa vuol dire essere liberi e cosa è il bene o il male “Le leggi son, ma chi pon mano ad esse?”

Oggi “chi pon mano” non è più neppure la politica, c’è un potere polverizzato e deresponsabilizzato, rimpallato dai centri decisionali alle oligarchie scientifiche, da queste alle entità sovranazionali che svuotano i sistemi Paese, di modo che, esattamente come nella finanza globalizzata, nelle truffe a cascata, la colpa non sia mai precisamente di nessuno e ricada sul popolo di ingenui, di ignavi.

 Di responsabili, in certa misura, della propria dannazione: “Sono le regole”, e più non dimandare. L’intuizione del Fiorentino immenso non smette di essere feconda: se oggi, settecento anni dopo, un filosofo della politica come Kenneth Minogue lo riprende pari pari quando osserva che la moralità occidentale è svilita a pura posa con la necessaria conseguenza di una agenda acritica: nelle priorità stabilite altrove, calate dall’alto, si nasconde una abiura dell’agire morale, di cui ci aspettiamo si faccia carico il pubblico potere quanto a emergenze, risposte, soluzioni, metodologie.

 Non voglio sapere come e cosa fai, ma sono pronto a cederti la mia moralità e la mia libertà pur di non sostenere alcun fardello. Ci siamo.

Tuttavia, Dante non fa sconti: la sua è un’etica della responsabilità, a cui chiama ogni uomo nonostante il mondo sia fatto reo, colpevole. Tutti devono scegliere, perché rimangono imprescindibilmente uomini- E quest’atto di libertà non va fatto una volta sola. Occorre farlo diventare habitus, disciplina interna, finché essere liberi non coincida semplicemente con l’essere pienamente umani.

Forse è per questo che ce lo rendono “pop”, svuotato, cartonizzato; forse è per questo che qualche giornalista tedesco, abbeveratosi alla fonte dei francofortesi marxisti, lo trova indegno, ininfluente: infastidisce l’etica della responsabilità, che per farsi politica, collettiva non può non partire da una dimensione umana, individuale; e va rinnovata ogni giorno della propria vita.

 Dante ci disturba come ci disturba la coscienza. La quale sa che, uccidendosi, lascerà solo un mar sopra noi richiuso.

 

 

 

 

 

SCHIAVI INCONSAPEVOLI

IN UNA GABBIA SENZA SBARRE.

Rossellatirimacco.com- Rossella Tirimacco- Silvano Agosti-( marzo 2, 2022)  -ci dicono:

 

Schiavi inconsapevoli di una gabbia senza sbarre,

ovvero “Come la scuola prepara i futuri schiavi”.

Se gli adulti osservassero i bambini di quattro anni vedrebbero il capolavoro che sono stati e che questa società da sempre ha profanato e sta profanando. Se ognuno potesse crescere ascoltando le istruzioni del proprio seme, della propria interiorità, le strade sarebbero piene di capolavori ambulanti e ognuno avrebbe una sua personale visione del mondo e il mondo sarebbe pieno di infinite interpretazioni e questo sarebbe commovente.

Avviene quotidianamente un vero e proprio genocidio non tanto dei corpi quanto delle personalità di milioni, anzi miliardi di uomini, tenuti lontani da se stessi e dalla loro creatività e dal proprio vero destino, assediati come sono da falsi problemi, false culture, false superstizioni, false credenze, falsi progetti, false promesse.

Prendiamo ad esempio l’istituzione scolastica.

Avverto subito che alcune delle riflessioni che andrò formulando richiedono, per essere giustamente comprese e assimilate, un ascolto specifico, affettuoso e definitivo. Partiamo dunque, come premessa, dalla semplice constatazione che elementi naturali indispensabili all’uomo per vivere possono, in diversa dose, provocare gravi danni o addirittura la morte.

L’acqua, per esempio, l’essere umano lo disseta ma in dose eccessiva lo affoga. Il fuoco lo scalda ma lo può anche bruciare; il cibo lo nutre, ma lo può soffocare. L’apparato percettivo sensoriale e cerebrale è capace di miracolose estensioni – alcune delle quali sono a tutt’oggi inesplorate – ma un tale miracoloso apparato si guasta se gli stimoli percettivi sono sempre gli stessi, se le azioni compiute sono eccessivamente ripetitive, come accade nell’ambito lavorativo o scolastico.

Scuole moderne, antichi campi di sterminio.

Accade pertanto che istituzioni nate per soccorrere l’uomo finiscano per danneggiarlo o addirittura sopprimerlo, o che l’infinito piacere di imparare venga sostituito dalla pratica poco amata dello “studiare”.

Imparare è pratica naturale di evoluzione e crescita della personalità e procura emozioni delicate e favorevoli, a volte perfino ineffabili.

“Studiare”, ovvero inserire di forza nel proprio apparato percettivo una serie di concetti e nozioni non chiamate dal desiderio, si rivela invece a lungo andare una pratica perversa, capace solo di annullare qualsiasi reale desiderio di conoscere.

Ma l’imparare nasce dalla brezza del desiderio e offre una risposta voluta, accolta con gioia e con la partecipazione attiva di tutta la personalità.

“Studiare” per contro “costringe” una mente spesso riluttante, spesso estraniata, ad applicarsi a nozioni e dati che non suscitano il minimo interesse e che quasi sempre sono lontani dalle reali necessità della persona.

Per questo le scuole di ogni ordine e grado, pubbliche o private, tradizionali e sperimentali, a un attento esame delle loro strutture operative rivelano inquietanti analogie con gli istituti di pena e a volte perfino con i campi di sterminio.

La scritta “il lavoro rende l’uomo libero” di sinistra concezione nazista, posta all’ingresso dei campi annunciati all’inizio come “campi di rieducazione” e divenuti ben presto campi di sterminio, potrebbe dunque trovare un perfetto analogo nella frase “lo studio rende l’uomo libero”.

Lo studio, nato così per promuovere ed estendere la creatività è divenuto ben presto uno strumento capace di estirpare qualsiasi creatività e demolire ogni desiderio naturale di apprendere.

Imparare, apprendere, ampliare le proprie conoscenze del mondo si rivela come uno dei massimi piaceri che la Natura offre, mentre “studiare” è ormai divenuto un tormento permanente. Cercherò di esemplificare una distinzione fondamentale tra i due procedimenti.

Studiare forzatamente, ossia nutrirsi nel modo peggiore possibile.

Imparare corrisponde grosso modo al piacere di nutrirsi: magari scegliendo i cibi a seconda dei propri desideri, che poi assai spesso corrispondono alle necessità dell’organismo.

Studiare invece corrisponde a un “trattamento sanitario obbligatorio” come se qualcuno lo programmasse così: ore 8 pane, ore 9 pasta, ore 10 carne, ore 11 verdure, ore 12 frutta. E così ogni giorno e, di fronte a tentativi legittimi di disperazione o di ribellione della vittima di turno, l’”ingozzatore” non senza innocente cinismo enunciasse la sua verità: “Guarda che se non ti nutri muori”.

Un’evidente analogia accade nel nutrire spietata osservanza “dei programmi”.

Sì, i ragazzi a scuola si annoiano, fingono di ascoltare, sono sempre meno capaci di esprimere una loro visione del mondo, ma “il programma è stato rispettato e ultimato”. Pian piano si è praticamente estinto ogni naturale desiderio di sapere, e smarrito per sempre il piacere di “conoscere”.

La tragedia delle ciliege triangolari.

Il fatto è che l’essere umano intorno ai cinque anni di età si presenta come la miniatura di un universo perfetto: chiede il perché di tutto, tocca tutto, si offre a tutti, esplora incessantemente il mondo che lo circonda, si muove senza sosta, gioca, canta, si difende, si dispera fino a ottenere ciò che vuole e i suoi stessi comportamenti sono un’arte, in quanto coincidono perfettamente con ciò che sente e prova e afferma e nega.

Poi questo capolavoro vivente (qualsiasi sia la sua origine) approda nello spazio scolastico e viene immediatamente sottoposto a secche restrizioni: lo obbligano a star seduto, non può esprimersi o intervenire se non quando “tocca a lui” e, quando chino sul foglio si abbandona con gioia alla propria creatività e disegna ciuffi di ciliegie di forma triangolare di un delicato color rosa, implacabilmente “la maestra” fa notare che:

“No piccolo mio, stai più attento, le ciliege non sono triangolari, sono rotonde.”

 La grande mano della maestra imprigiona la manina smarrita e la obbliga a correggere i triangoli in altrettanti cerchi.

“Così… così… E poi non sono rosa, sono rosse. Le ciliege sono rosse!”

E da quell’istante ha inizio il percorso della sfiducia in se stessi, indispensabile per sottomettere un essere umano e fargli credere sia ineluttabile negare a se stesso il tempo del gioco e della vita.

Abbastanza maturi da sottomettersi per tutta la vita-

Quando la sua sottomissione alla fine dell’esperienza scolastica sarà tale da subire con tremore e ossequio la tortura di esami insensati e vessatori, in cambio riceverà il diploma. Maturo.

Maturo a sottomettersi per tutta la vita a un lavoro di otto o dieci ore al giorno, insomma un ergastolo vestito da “necessità sociale”.

Così, di anno in anno, di programma in programma, il genocidio si compie, facendo nascere nei giovani una legittima repulsione per qualsiasi cibo culturale che non sia la frivola, superficiale lista di scempiaggini da fast food culturale dei giornali sportivi o scandalistici, la pornografia, i film industriali, le soap opera, gli inviti lusinghieri a tentare la fortuna al lotto o al gratta e vinci, la cultura sciatta e triviale della tifoseria nel calcio, la bassa qualità del diverbio politico tra i partiti.

La libertà di imparare invece condurrebbe a una armonica crescita dell’infanzia all’interno di una personalità sempre più sicura di sé, capace di costruirsi un proprio destino, senza alcuna traccia di sottomissione o di dipendenza.

“Cosa proponi dunque come alternativa a proposito della scuola?”

“Mi piacerebbe che alle scuole accadesse quello che giustamente è accaduto ai manicomi. E cioè che tutte le scuole venissero chiuse. Messe fuorilegge. E che ci fossero dei Centri di Salute Culturale (così come invece dei manicomi ci sono dei Centri di Igiene Mentale) nei quali i bambini, i ragazzi e i giovani andrebbero, spinti dalla necessità di imparare, trovando operatori culturali in grado di fornire loro le informazioni giuste sui vari meccanismi di apprendimento, libri, cinema, computer, sull’uso di biblioteche, di nastroteche per accedere ai massimi capolavori dell’arte e così via… dei laboratori, insomma.

Spazi di incontro da frequentare soprattutto in caso di pioggia. Un buon computer costa mille volte meno di un insegnante e “sa” mille volte di più. Inoltre, una volta liberate le strade cittadine dalle automobili con efficienti installazioni di marciapiedi mobili e una volta liberati gli esseri umani dall’obbligo di lavorare più di tre ore al giorno, ognuno diverrebbe insegnante di ciascuno. E allora ogni essere umano sarebbe tanto “essere umano” quanto ogni gatto è stupendamente “Gatto”.

Ma dove si andrebbe a finire se tutti gli esseri umani coincidessero con se stessi? Cosa potrebbero fare nel tempo che ora li occupa a lavorare?

Va detto che, a chiunque io abbia fatto questo discorso, la classica opposizione è la seguente: “Certo, lo so che sono prigioniero di una serie di gabbie invisibili, il lavoro obbligatorio, la famiglia subìta perché mal frequentata, il desiderio di denaro come frutto di una perenne indigenza ecc…ma tutto ciò mi offre almeno una certa sicurezza. Cosa farei se fossi libero?”

È proprio l’impossibilità di concepire la libertà che rende l’uomo schiavo.

Essere riusciti a togliergli la possibilità perfino di immaginare una vita vissuta nella libertà lo rende perfettamente sottomesso, uno schiavo moderno.

(Silvano Agosti.).

 

 

 

 

GREEN PASS: Il CAVALLO DI TROIA

DI UN COLPO DI STATO.

Rossellatirimacco .com- Rossella Tirimacco- (gennaio 10, 2022)- ci dice :

La prima ragione per la quale gli uomini servono volentieri è perché nascono servi e sono allevati e cresciuti come tali. Da questa ne consegue un’altra: sotto i tiranni la gente diventa vile ed effeminata.[..] E’ dunque certo che con la libertà si perde di colpo anche il coraggio.

(Ètienne De La Boétie “Discorso della servitù volontaria”).

La mia posizione sul cosiddetto “green pass”  è nota a chi mi conosce. Circa il vaccino invece sono per la libertà di scelta, e in ogni caso sono contraria ad ogni forma di sperimentazione  sugli esseri umani, in particolare sui bambini. Penso che senza se e senza ma ” voi non avete il diritto di toccare i minori”.

Sul green pass vorrei però spendere qualche parola in più, in particolare dopo che la sottoscritta insieme ad altri due amici, è stata fermata e identificata dalle forze dell’ordine presenti durante la manifestazione No-green pass che si è tenuta sabato 8 gennaio a Sulmona.

(Nico Liberati, coordinatore regionale dell’associazione No-green pass).

Da libera cittadina, credetemi, vedersi circondata da polizia e carabinieri, mentre stavo SEMPLICEMENTE CAMMINANDO, è un qualcosa che mi riesce difficile da descrivere.

La prepotenza, le modalità violente e vessatorie di alcuni elementi delle forze dell’ordine che utilizzano la divisa per creare ulteriore separazione tra la popolazione, è veramente indegno nei riguardi della Costituzione verso la quale hanno giurato fedeltà.

Non sono abituata a vedermi circondata da polizia e carabinieri, e questo loro lo sapevano benissimo, perché sanno chi sono e soprattutto sanno che non sono un pericolo per l’ordine pubblico.  Ma ormai c’è da parte di alcuni appartenenti (e lo ripeto, non tutti) la volontà di colpire e di sfogare sul presunto nemico (in questo caso tutti i non vaccinati) la rabbia e la paura che hanno in corpo.

Avevo le lacrime agli occhi per l’umiliazione, la rabbia e per il dolore nel dover subire quella violenza gratuita, da parte di uomini che fino a ieri onoravo.

Essere identificata non vuol dire niente, ma dipende da come ci si approccia nel chiedere i documenti.

Ciò che ho sentito da parte di quelle divise ormai senza più anima, è stata tanta tanta rabbia e odio nei miei confronti e dei miei amici.

Infine, un poliziotto gentile con cui ho poi parlato ha cercato di giustificare quelle modalità brutali con queste parole: ” io la capisco ma noi purtroppo eseguiamo gli ordini”.

Quindi se gli ordini le impongono di uccidere delle persone, lei cosa fa? Esegue gli ordini?- gli rispondo io.

Ed è a proposito di questa frase che desidero rispondere non solo a lui, ma anche ai tanti che ormai si nascondono dietro questa giustificazione verbale.

Sono una cittadina italiana e come tale fedele alla Costituzione, una “carta” che fino a poco tempo fa reggeva tutto l’impianto dello stato del diritto della Repubblica italiana, una nazione libera e democratica.

La nostra Costituzione è stata scritta sulle macerie di un’Italia che si apprestava a risorgere dopo che erano stati versati fiumi di sangue durante la seconda guerra mondiale.

Mio nonno è una delle tante vittime ed eroi che diedero la vita per la libertà che fino a ieri faceva parte dei nostri diritti.

Mia madre è una vittima, allora bambina, che ha conosciuto la fame, la miseria, e la sofferenza di una creatura cresciuta senza un padre e tra i bombardamenti.

Nel mio DNA scorre anche il loro sangue.

La loro storia è anche la mia storia.

I loro ricordi, la loro sofferenza sono una parte di me.

Ed è in nome di mio nonno che affermo che gli altari alla memoria vanno difesi, non basta una corona e commemorazioni che il più delle volte non vengono nemmeno sentite.

Quando la libertà di un individuo è a tempo, o è subordinata ad un ricatto, non sei più di fronte ad uno stato di diritto, ma sei in dittatura.

Il green pass è uno strumento liberticida e discriminatorio, degno appunto delle peggiori dittature di stampo nazifascista.

Il passato che ritorna.

E lo fa grazie a tutti noi che stiamo accettando regole criminali, messe in atto da uomini violenti e psicopatici che stanno giocando con le vite di milioni di italiani.

I colpi di stato, non sempre arrivano in maniera eclatante, a volte arrivano a poco a poco, esattamente come accadde con il regime fascista.

A volte occorre un cavallo di Troia. Un mezzo ingannevole per far aprire le porte del Paese e insediarsi.

Il green pass è un cavallo di Troia, e il fascismo oggi è tornato al potere.

Ma molti non se ne sono accorti ancora.

L’utilizzo della comunicazione violenta e intimidatoria messa in atto dai principali strumenti di comunicazione mainstream,  hanno portato i livelli di paura della gente ai massimi livelli. Tale comunicazione, fortemente voluta e incentivata dal governo, è una delle tecniche di manipolazione di massa, atta a rendere incapaci le persone di ragionare.

Instillare la paura nella popolazione è infatti una delle tecniche per la presa del potere.

Il clima di odio nella popolazione che è stato creato ad arte grazie appunto alla paura, è una conseguenza quindi ovvia di una campagna comunicativa che serve a creare scontri, disordini e caos al fine di poter giustificare il sistema violento e dittatoriale che si vuole o si vorrebbe mettere in atto nel Paese.

Si tratta di una guerriglia di tipo militare e che si combatte su più fronti.

Ma soprattutto si tratta di una guerra “comunicativa” e di propaganda.

Oggi vediamo milioni di individui completamente persi, incapaci di vedere i crimini commessi da questi demoni- esatto demoni, perché questi esseri non so definirli diversamente-da inizio pandemia ad oggi.

La capacità critica e di discernimento,  è stata annullata e sostituita da uno stato ipnotico che porta le persone ad eseguire ed obbedire senza battere ciglia.

Milioni di schiavi addormentati, incapaci di reagire all’orrore che si sta materializzando.

Inutile sottolineare che il green pass non ha alcuna funzione nel contrastare il virus, si tratta di un semplice strumento di controllo sociale le cui finalità non sono certo quelle sanitarie.

(Tutti i governanti occidentali globalisti  obbediscono agli ordini impartiti dal sacerdote della Quarta Rivoluzione Mondiale  Klaus Schwab : lui può girare nudo sulle spiagge della California, Noi dobbiamo ubbidirgli o sarà la nostra fine! Ndr.)

Il fatto che le multe per i non vaccinati vengano gestite direttamente dall’agenzia delle entrate dovrebbe farci riflettere sulla deriva pericolosa di questo sistema ignobile.

Il fatto che il green pass sia uno strumento coercitivo, discriminatorio e soprattutto “anticostituzionale”, dovrebbe far fare un balzo alle coscienze!

Invece mi tocca ancora sentire frasi del tipo ” noi purtroppo eseguiamo gli ordini”…

A tal proposito, sapete chi erano i poliziotti nell’antico mondo greco, mondo dal quale nasce il concetto di democrazia inteso come “potere del popolo”? Erano gli schiavi. Solo gli schiavi venivano relegati a fare quel mestiere.

Loro eseguivano e basta, proprio perché la loro condizione di schiavi impediva qualsiasi ribellione.

Oggi siamo uomini liberi, e non schiavi, noi dovremmo essere fedeli alla Costituzione e alla Patria. Se un governo fa delle leggi ingiuste noi abbiamo il DOVERE di dire NO, e di ribellarci a quelle leggi.

Se non lo facciamo o siamo schiavi o siamo complici.

Non c’è una terza opzione.

Concludo, citando le parole del dottor Pietrangeli che sabato ci ha parlato di vaccini, di sistema immunitario e del pericolo che corrono soprattutto i bambini nel dover subire questo trattamento. Faccio mie le sue parole.

” Se io eseguo un ordine stupido, io divento uno stupido. Se io eseguo un ordine folle, io divento un folle. Se io eseguo un ordine criminale, io divento un criminale”.

(Rossella Tirimacco).

 

 

 

 

 

GREEN PASS: ARRIVA LA MULTA

PER RICHIESTA ILLEGITTIMA.

Comedonchisciotte .org-Marco Di Mauro - (12-3-2022)- ci dice :

 

A Firenze un'azienda è stata condannata al risarcimento di 4000 euro per aver chiesto il green pass a una dipendente senza esserne legalmente legittimata.

Una sentenza importante del tribunale di Firenze, sezione Lavoro, sancisce la punizione per tutti i kapò più zelanti, quelli che hanno iniziato ad applicare i soprusi di Herr Mario prima ancora che la legge glie lo consentisse.

Così un’addetta piscina della struttura di Firenze Rovezzano si era trovata sospesa dal lavoro e interdetta dall’accesso alla struttura per soddisfare la voglia di sopruso dei suoi datori di lavoro, prima ancora che la legge glie lo consentisse.

L’addetta aveva fatto presente che il green pass non era citato nelle norme in materia di lavoro, ma l’azienda, dopo aver segnalato la mancata esibizione del certificato verde il 7 e il 9 agosto, ha inviato a tutti i suoi dipendenti una comunicazione con la richiesta di green pass ed ha sospeso l’addetta alle piscine.

Infatti, il giorno 7 del mese di agosto, come ogni mattina, la donna si era recata al lavoro ma non era riuscita ad entrare nel club perché le avevano chiesto il green pass all’ingresso: solo trentasei ore dopo la società ha inviato una comunicazione con cui avvisava di esigere il certificato verde da tutti i dipendenti e i collaboratori.

Secondo l’azienda, il green pass rientrava tra le misure di sicurezza in ottemperanza alla normativa sulla “tutela delle condizioni di lavoro” (art.2087 del codice civile), ma il Tribunale ha sancito l’illegittimità della richiesta.

Peraltro, l’articolo 9 bis del decreto legge 52/2021 impone il possesso del lasciapassare verde ai frequentatori delle piscine soltanto per le attività al chiuso, mentre l’obbligo di green pass sarebbe scattato soltanto in seguito con il decreto legge 105/21. (Eventi Avversi).

La sentenza del 3 marzo, dunque, ha condannato il datore di lavoro a risarcire la donna di 1912,81 euro più rivalutazione, per il periodo intercorrente tra la sospensione e l’obbligo normativo con decorrenza 15 ottobre, e di 1850 euro per le competenze legali oltre a iva, cassa previdenza avvocati e rimborsi e ai 49 euro del contributo unificato.

Come lei, tantissimi lavoratori sono rimasti vittime di soprusi anticipati, determinati dall’eccesso di zelo di chi non vedeva l’ora di diventare un controllore di stato, di escludere dalla vita civile dei propri concittadini rei solo di aver esercitato la propria libertà di scelta: in mancanza di legge, non si può interpretare l’articolo 2087 ad libitum e obbligare la tessera verde dove ancora lo stato non è arrivato. Il tribunale ha sancito che è un illecito.

Una magra vittoria in questi tempi bui, che almeno darà un po’ di respiro a coloro che hanno subito soprusi arbitrari al di fuori della legge, ma non farà giustizia di tutti gli altri, quelli che sono stati esclusi dal lavoro secondo legge.

Ci aspettiamo che un tribunale faccia valere prima o poi l’incostituzionalità di queste leggi, evidenziando la palese e antidemocratica discriminazione subita da chi non ha voluto fare da cavia di Pharmafia. Ma questo, verosimilmente, non accadrà.

Intanto, invitiamo tutti coloro che hanno subito il sopruso della tessera verde nelle stesse condizioni della donna di Firenze, ad avviare immediatamente un procedimento legale contro il proprio ufficio, ente o datore di lavoro.

Fonte (con pdf della sentenza) (eventiavversinews.it/prima-sentenza-in-italia-scatta-il-risarcimento-in-caso-di-richiesta-illegittima-di-green-pass-sentenza-tribunale-di-firenze-3-marzo-2022-n-155-il-testo-integrale/).

 

 

 

 

VIGANÒ A PUTIN: ATTENZIONE ALLA

TRAPPOLA UCRAINA DEL GRANDE RESET.

Comedonchisciotte.org- Verdiana Siddi -( 08 Marzo 2022 )- ci dice:

(marcotosatti.com- Marco Tosatti).

 

L'intervento dell'alto prelato sul conflitto in corso: "E' l'ora di una Alleanza Antiglobalista."

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, riceviamo e ben volentieri rilanciamo questa dichiarazione dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò sulla crisi attuale.

Buona lettura.

DICHIARAZIONE di Mons. Carlo Maria Viganò, Arcivescovo,

Ex Nunzio Apostolico negli Stati Uniti d’America

sulla Crisi Russo-Ucraina.

“Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra. Ritornino gli uomini a comprendersi. Riprendano a trattare. Trattando con buona volontà e con rispetto dei reciproci diritti si accorgeranno che ai sinceri e fattivi negoziati non è mai precluso un onorevole successo. E si sentiranno grandi – della vera grandezza – se imponendo silenzio alle voci della passione, sia collettiva che privata, e lasciando alla ragione il suo impero, avranno risparmiato il sangue dei fratelli e alla patria rovine.”

Così Pio XII si rivolgeva, il 24 Agosto 1939, ai governanti e ai popoli nell’imminenza della guerra. Non erano parole di vuoto pacifismo, né di complice silenzio sulle molteplici violazioni della giustizia che da più parti andavano compiendosi. In quel Radiomessaggio, che ancora qualcuno ricorda aver ascoltato, l’appello del Romano Pontefice invocava il «rispetto dei reciproci diritti», quale premessa per una fruttuosa trattativa di pace.

La narrazione mediatica.

Se guardiamo a quanto accade in Ucraina, senza lasciarci trarre in errore dalle macroscopiche falsificazioni dei media mainstream, ci rendiamo conto che il «rispetto dei reciproci diritti» è stato completamente ignorato; si ha anzi l’impressione che l’Amministrazione Biden, la NATO e l’Unione Europea vogliano deliberatamente mantenere una situazione di palese squilibrio, proprio per rendere impossibile ogni tentativo di composizione pacifica della crisi ucraina, provocando la Federazione Russa per scatenare un conflitto. Qui sta la gravità del problema. Questa la trappola tesa tanto alla Russia quanto all’Ucraina, usando entrambe per consentire all’élite globalista (di Klaus Schwab) di portare a compimento il suo piano criminale.

Non ci si stupisca se il pluralismo e la libertà di parola, tanto decantati nei Paesi che si dichiarano democratici, vengano quotidianamente sconfessati dalla censura e dall’intolleranza nei confronti delle opinioni non allineate alla narrazione ufficiale: manipolazioni di questo genere sono diventate la norma, durante la cosiddetta pandemia, ai danni di medici, scienziati e giornalisti dissenzienti, che sono stati screditati e ostracizzati per il solo fatto di aver osato mettere in dubbio l’efficacia dei sieri sperimentali.                  A distanza di due anni, la verità sugli effetti avversi e sulla sciagurata gestione dell’emergenza sanitaria dà loro ragione, ma viene ignorata ostinatamente perché non corrisponde a ciò che il sistema ha voluto e vuole ancora oggi.

Se i media mondiali hanno potuto finora mentire spudoratamente su una questione di stretta pertinenza scientifica, divulgando menzogne e nascondendo la realtà, dovremmo chiederci per quale motivo, nella situazione presente, dovrebbero improvvisamente ritrovare quell’onestà intellettuale e quel rispetto del codice deontologico ampiamente rinnegati con la Covid.

 

Ma se questa colossale frode è stata assecondata e divulgata dai media, va riconosciuto che le istituzioni sanitarie nazionali e internazionali, i governi, i magistrati, le forze dell’ordine e la stessa Gerarchia cattolica si sono resi responsabili – ciascuno nel proprio ambito con azioni di sostegno o con l’omissione di interventi di contrasto – del disastro che ha colpito miliardi di persone nella loro salute, nei loro beni, nell’esercizio dei loro diritti e addirittura nella loro stessa vita.

Anche in questo caso, risulta difficile immaginare che chi si è macchiato di tali crimini per una pandemia voluta e amplificata dolosamente possa oggi avere un sussulto di dignità e mostrare sollecitudine verso i propri cittadini e la propria Patria quando una guerra minaccia la loro sicurezza e la loro economia.

Queste, ovviamente, possono essere le prudenti riflessioni di chi vuole mantenersi neutrale e guarda con distacco e quasi disinteresse a quanto gli accade intorno. Ma se solo si approfondisce la conoscenza dei fatti e ci si documenta con fonti autorevoli e oggettive, si scopre che dubbi e perplessità diventano presto inquietanti certezze.

Anche a voler solo limitare la propria indagine all’aspetto economico, si comprende che l’informazione, la politica e le stesse istituzioni pubbliche dipendono da un ristretto numero di gruppi finanziari facenti capo ad un’oligarchia che, significativamente, è unita non solo dal denaro e dal potere, ma dall’appartenenza ideologica che ne orienta l’azione e le interferenze nella politica delle Nazioni e del mondo intero.

Questa oligarchia (a capo della quale vi è Klaus Schwab) mostra i propri tentacoli nell’ONU, nella NATO, nel “World Economic Forum”, nell’Unione Europea e in istituzioni “filantropiche” quali la Open Society di George Soros e la Bill & Melinda Gates Foundation.

Tutti questi soggetti sono privati e non rispondono a nessuno se non a se stessi, e al tempo stesso hanno il potere di influenzare i governi nazionali, anche tramite i propri esponenti fatti eleggere o nominare in posti chiave.

Lo ammettono loro stessi, ricevuti con tutti gli onori dai Capi di governo e dai leader mondiali, ad iniziare dal Presidente del Consiglio Mario Draghi  e da questi ossequiati e temuti come i veri padroni delle sorti del mondo. Così, chi detiene il potere in nome del popolo sovrano, si trova a calpestarne la volontà e limitarne i diritti, per obbedire come un cortigiano a personaggi che nessuno ha eletto, e che pure dettano l’agenda politica ed economica alle Nazioni.

Veniamo dunque alla crisi ucraina, che ci viene presentata come conseguenza dell’arroganza espansionista di Vladimir Putin nei confronti di uno Stato indipendente e democratico sul quale egli rivendicherebbe assurdi diritti.

Il “guerrafondaio Putin” starebbe massacrando la popolazione inerme, insorta coraggiosamente per difendere il patrio suolo, i sacri confini della Nazione e le libertà conculcate dei cittadini.

L’Unione Europea e gli Stati Uniti, “difensori della democrazia”, non potrebbero dunque non intervenire, tramite la NATO, per ripristinare l’autonomia dell’Ucraina, scacciare “l’invasore” e garantire la pace.

Dinanzi alla “prepotenza del tiranno”, i popoli dovrebbero fare fronte comune, comminando sanzioni alla Federazione Russa e inviando soldati, armamenti e aiuti economici al “povero” presidente Zelenskyj, “eroe nazionale” e “difensore” del suo popolo.

A comprova della “violenza” di Putin, i media diffondono le immagini di bombardamenti, rastrellamenti, distruzioni attribuendone alla Russia la responsabilità.

 Anzi: proprio a garantire una “pace duratura”, l’Unione Europea e la NATO accolgono a braccia aperte l’Ucraina tra i loro membri. E per impedire la “propaganda sovietica”, l’Europa oscura Russia Today e Sputnik, assicurando che l’informazione sia “libera e indipendente”.

Questa è la narrazione ufficiale, alla quale si conformano tutti; essendo in guerra, il dissenso diventa immediatamente diserzione, e chi dissente è colpevole di tradimento e meritevole di sanzioni più o meno gravi, ad iniziare dalla pubblica esecrazione e dall’ostracismo, ben sperimentate con la Covid nei riguardi dei “no-vax”.

Ma la verità, se la si vuole conoscere, permette di vedere le cose in modo diverso e di giudicare i fatti per quello che sono e non per come ci vengono presentati. Si tratta di un vero e proprio svelamento, come indica l’etimologia della parola greca ἀλήθεια. O forse, con uno sguardo escatologico, di una rivelazione, una ἀποκάλυψις.

L’espansione della NATO.

Anzitutto occorre ricordare i fatti, che non mentono e non sono suscettibili di alterazione.

E i fatti, per quanto fastidiosi da ricordare a chi cerca di censurarli, ci dicono che sin dalla caduta del Muro di Berlino gli Stati Uniti hanno esteso la propria sfera di influenza politica e militare a quasi tutti gli Stati satelliti dell’ex-Unione Sovietica: anche recentemente, annettendo nella NATO Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria (1999), Estonia, Lettonia, Lituania, Slovenia, Slovacchia, Bulgaria e Romania (2004), Albania e Croazia (2009), Montenegro (2017), Macedonia del Nord (2020). L’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord si appresta ad allargarsi a Ucraina, Georgia, Bosnia ed Erzegovina, Serbia. In pratica, la Federazione Russa si trova sotto la minaccia militare – armi e basi missilistiche – a pochi chilometri dal proprio confine, mentre non dispone di alcuna base militare altrettanto vicina agli Stati Uniti.

Prendere in considerazione l’allargamento della NATO all’Ucraina, senza suscitare le legittime proteste della Russia, è a dir poco sconcertante, specialmente in considerazione del fatto che la NATO si era impegnata con il Cremlino, nel 1991, a non espandersi ulteriormente.

Non solo: alla fine 2021, Der Spiegel ha pubblicato le bozze di un trattato con gli Stati Uniti e un accordo con la NATO sulle garanzie di sicurezza; Mosca chiedeva ai suoi partner occidentali garanzie legali che scongiurassero un’ulteriore espansione verso est della NATO, unendo al blocco l’Ucraina e stabilendo basi militari nei Paesi post-sovietici. Le proposte contenevano anche una clausola sul non dispiegamento di armi d’attacco della NATO vicino ai confini della Russia e sul ritiro delle forze dell’alleanza nell’Europa orientale alle posizioni del 1997.

Come si vede, la NATO è venuta meno ai suoi impegni o ha quantomeno forzato la situazione in un momento delicatissimo per gli equilibri geopolitici. Dovremmo chiederci per quale motivo gli Stati Uniti – o meglio: il deep state americano, che ha ripreso il potere dopo i brogli elettorali che hanno portato Joe Biden alla Casa Bianca vogliano creare tensioni con la Russia e coinvolgere nel conflitto i propri partner europei, con tutte le conseguenze che possiamo immaginare.

Come ha osservato lucidamente il generale Marco Bertolini, ex comandante del Comando Operativo di Vertice Interforze: «Gli Stati Uniti non si sono limitati a vincere la Guerra Fredda ma l’hanno anche voluta umiliare [la Russia] prendendole tutto quello che in un certo senso rientrava nella sua area di influenza.

 [Putin] ha sopportato con i Paesi Baltici, la Polonia, la Romania e la Bulgaria: di fronte all’Ucraina che gli avrebbe tolto ogni possibilità di accedere al Mar Nero, ha reagito» .

E aggiunge: «C’è un problema di tenuta del regime, si è creata una situazione con un primo ministro abbastanza improbabile [Zelenskyj], uno che viene dal mondo dello spettacolo».

 Il generale non manca di ricordare, nel caso di un attacco degli Stati Uniti alla Russia, che «i Global Hawk che volano sull’Ucraina partono da Sigonella, l’Italia è una base militare americana in larga parte. Il rischio c’è, è presente e reale» .

Interessi derivanti dal blocco delle forniture di gas russo.

Dovremmo parimenti domandarci se, dietro la destabilizzazione dei delicati equilibri tra Unione Europea e Russia, non vi siano anche interessi economici, derivanti dalla necessità dei Paesi UE di approvvigionarsi di gas liquido americano (per il quale occorrono peraltro i rigassificatori di cui molti Stati sono privi e che comunque dovremmo pagare molto più caro) al posto di quello russo (più ecologico).

Anche la decisione dell’ENI di sospendere gli investimenti nel gasdotto Blue Stream di Gazprom (dalla Russia alla Turchia) comporta la privazione di un’ulteriore fonte di approvvigionamento, dal momento che esso alimenta la Trans Atlantic Pipeline (dalla Turchia all’Italia).

Non suona quindi casuale se, nell’agosto 2021, Zelenskyj ha dichiarato di considerare il gasdotto Nord Stream 2 tra Russia e Germania come «un’arma pericolosa, non solo per l’Ucraina ma per l’intera Europa» :

 aggirando l’Ucraina, priva Kiev di circa un miliardo di euro all’anno di introiti da tariffe di transito.

 «Consideriamo questo progetto esclusivamente attraverso il prisma della sicurezza e lo consideriamo una pericolosa arma geopolitica del Cremlino», ha detto il Presidente ucraino, concordando con l’amministrazione Biden.

Il Sottosegretario di Stato, Victoria Nuland, ha affermato: «Se la Russia invaderà l’Ucraina, il Nord Stream 2 non andrà avanti». E così è stato, non senza gravi danni economici per gli investimenti tedeschi.

(I laboratori virologici del Pentagono in Ucraina).

Sempre a proposito di interessi americani in Ucraina, vanno menzionati i laboratori virologici dislocati nel Paese, sotto il controllo del Pentagono e dove sembra siano esclusivamente impiegati specialisti statunitensi con immunità diplomatica alle dirette dipendenze del Ministero della Difesa americano.

Andrebbe ricordata anche la denuncia fatta da Putin relativa alla raccolta dei dati genomici della popolazione, utilizzabile per le armi batteriologiche a selezione genetica .

Le informazioni sull’attività dei laboratori in Ucraina sono ovviamente difficilmente confermabili, ma è comprensibile che la Federazione Russa abbia ritenuto, non senza motivo, che potessero costituire un’ulteriore minaccia batteriologica alla sicurezza della popolazione russa.. L’Ambasciata statunitense ha provveduto a rimuovere dal proprio sito tutti i file relativi al Biological Threat Reduction Program .

Scrive Maurizio Blondet: «All’Event 201, che simulò l’esplosione pandemica un anno prima che avvenisse, partecipava (coi soliti Bill e Melinda) l’apparentemente inoffensiva John Hopkins University con un suo benedicente Center for Health Security.

 La umanitaria istituzione ha avuto per lungo tempo un nome meno innocente: si chiamava Center for Civilian Biodefence Strategies e non s’occupava della sanità degli Americani, ma del suo contrario; la risposta ad attacchi bellici di bio-terrorismo.

Era praticamente un’organizzazione civile-militare, che quando fa il suo primo convegno nel febbraio 1999 a Crystal City di Arlington, dove sorge il Pentagono, riunisce per una esercitazione-simulazione 950 medici, militari, funzionari federali e quadri della sanità.

Scopo della simulazione, contrastare un fantomatico attacco di vaiolo “militarizzato”. È solo la prima delle esercitazioni che sboccheranno in Event 201 e nella Impostura Pandemica» .

Emergono anche esperimenti sui militari ucraini  e interventi dell’Ambasciata americana presso il Procuratore ucraino Lutsenko nel 2016 perché non indagasse su «un giro miliardario di fondi tra G. Soros e B. Obama» .

(Una minaccia indiretta per le mire espansioniste cinesi su Taiwan).

L’attuale crisi ucraina comporta conseguenze secondarie, ma non per questo meno gravi, sugli equilibri geopolitici tra Cina e Taiwan. La Russia e l’Ucraina sono gli unici produttori di “palladio e neon”, indispensabili per la produzione di microchip.

«La possibile ritorsione di Mosca ha attirato maggiore attenzione negli ultimi giorni dopo che il gruppo di ricerche di mercato Techcet, ha pubblicato un rapporto che evidenzia la dipendenza di molti produttori di semiconduttori da materiali di origine russa e ucraina come neon, palladio e altri. Secondo le stime di Techcet, oltre il 90% delle forniture statunitensi di neon per semiconduttori proviene dall’Ucraina, mentre il 35% del palladio statunitense proviene dalla Russia. […] Secondo la US International Trade Commission, i prezzi del neon sono aumentati del 600% prima dell’annessione della penisola di Crimea […] da parte della Russia nel 2014, poiché le aziende di chip facevano affidamento su alcune società ucraine».

«Se è vero che un’invasione cinese di Formosa metterebbe a rischio la filiera tecnologica globale, è vero anche che un’improvvisa carenza di materie prime dalla Russia potrebbe fermare la produzione, di modo da far perdere all’isola lo “scudo del microchip” e indurre Pechino a tentare l’annessione di Taipei».

 

Il conflitto di interessi dei Biden in Ucraina

Un altro tema che si tende a non analizzare approfonditamente è quello relativo alla Burisma, un’azienda produttrice di petrolio e gas, operante sul mercato ucraino dal 2002. Ricordiamo che «durante la presidenza americana di Barack Obama (dal 2009 al 2017) il braccio destro con una “delega” sulla politica internazionale era proprio Joe Biden ed è da allora che data la “protezione” offerta dal leader democratico USA ai nazionalisti ucraini, una linea che ha creato il dissidio insanabile tra Kiev e Mosca. […]

 È stato Joe Biden in quegli anni a portare avanti la politica di avvicinamento dell’Ucraina alla Nato. Voleva togliere potere politico ed economico alla Russia. […] Negli ultimi anni inoltre il nome di Joe Biden è stato associato anche a uno scandalo sull’Ucraina che aveva fatto vacillare anche la sua candidatura. […]

Siamo ad aprile 2014 quando la Burisma Holdings, la maggiore compagnia energetica dell’Ucraina (attiva sia su gas che petrolio), assume per una consulenza proprio Hunter Biden, […] con uno stipendio di 50mila dollari al mese. Tutto trasparente, se non fosse che durante quei mesi Joe Biden ha proseguito la politica americana volta a far riprendere il possesso da parte dell’Ucraina di quelle zone del Donbass ora divenute Repubbliche riconosciute dalla Russia.                     La zona di Donetsk è ritenuta ricca di giacimenti di gas non ancora esplorati finiti nel mirino della Burisma Holdings. Una politica internazionale intrecciata a quella economica che ha fatto storcere il naso anche ai media americani in quegli anni» .

I Democratici (DemUsa) sostennero che Trump aveva creato uno scandalo mediatico per nuocere alla campagna elettorale di Biden, ma le sue accuse si sono poi rivelate vere.

 Lo stesso Joe Biden, durante un incontro al Council for Foreign Relations dei Rockefeller, ha ammesso di essere intervenuto sull’allora Presidente Petro Poroshenko e sul Primo Ministro Arsenij Yatseniuk per impedire indagini sul figlio Hunter da parte del Procuratore Generale Viktor Shokin.

 Biden aveva minacciato «di trattenere una garanzia di prestito di un miliardo di dollari negli Stati Uniti durante un viaggio di dicembre 2015 a Kiev», riferisce il New York Post ).

«Se il magistrato non verrà licenziato, non avrete i soldi» . E il Procuratore fu effettivamente licenziato, salvando Hunter da un ulteriore scandalo, dopo quelli che lo avevano coinvolto.

L’interferenza di Biden nella politica di Kiev, in cambio di favori alla Burisma e agli oligarchi corrotti, conferma tutto l’interesse dell’attuale Presidente degli Stati Uniti di proteggere la propria famiglia e la propria immagine, alimentando il disordine in Ucraina e addirittura una guerra.

 Come può governare con onestà e senza essere soggetto al ricatto una persona che si avvale del proprio ruolo per curare i propri affari e insabbiare i reati dei suoi famigliari?

La questione nucleare ucraina.

Infine, c’è la questione delle armi nucleari ucraine.

Il 19 febbraio 2022, in una conferenza a Monaco, Zelenskyj ha annunciato la sua intenzione di porre fine al Memorandum di Budapest (1994), che proibisce all’Ucraina lo sviluppo, la proliferazione e l’uso di armi atomiche.

Tra le altre clausole del Memorandum, vi è anche quella che obbliga la Russia, gli Stati Uniti e il Regno Unito ad astenersi dall’utilizzare la pressione economica sull’Ucraina per influenzare la sua politica: le pressioni del FMI e degli USA per la concessione di aiuti economici in cambio di riforme coerenti con il “Great Reset di Klaus Schwab” rappresentano un’ulteriore violazione dell’accordo.

L’Ambasciatore ucraino a Berlino, Andriy Melnyk, ha sostenuto alla radio Deutschlandfunk nel 2021 che l’Ucraina aveva bisogno di riacquistare lo status nucleare, se il paese non fosse riuscito ad entrare nella NATO.

Le centrali nucleari dell’Ucraina sono gestite, ricostruite e mantenute dall’impresa statale NAEK Energoatom, che ha chiuso completamente il suo rapporto con le compagnie russe tra il 2018 e il 2021; i suoi principali partner sono aziende riconducibili al governo degli Stati Uniti.

Si comprende facilmente come la Federazione Russa consideri una minaccia la possibilità che l’Ucraina si doti di armi nucleari e pretenda l’adesione di Kiev al patto di non proliferazione.

 

La rivoluzione colorata in Ucraina e l’indipendenza di Crimea, Donetsk e Lugansk.

Un altro fatto. Nel 2013, dopo che il governo del Presidente Viktor Janukovyč aveva deciso di sospendere l’accordo di associazione tra l’Ucraina e l’Unione Europea e di stringere più strette relazioni economiche con la Russia, iniziarono una serie di manifestazioni di protesta note come Euro-maidan, che durarono diversi mesi e che culminarono nella rivoluzione che rovesciò Janukovyč e portò all’insediamento di un nuovo governo.

 Un’operazione sponsorizzata da George Soros, come ha candidamente dichiarato egli stesso alla CNN: «Ho una fondazione in Ucraina da prima che diventasse indipendente dalla Russia; questa fondazione è sempre stata in attività e ha giocato un ruolo determinante negli eventi di oggi» .

Questo cambio di governo provocò la reazione dei sostenitori di Janukovyč e di una parte della popolazione ucraina contraria alla svolta filo-occidentale, che non era stata voluta dalla popolazione ma ottenuta con una rivoluzione colorata, di cui si erano avute le prove generali negli anni precedenti in Georgia, in Moldavia e in Bielorussia.

In seguito agli scontri del 2 Maggio 2014, in cui erano intervenute anche frange paramilitari nazionaliste (tra cui quelle del Pravyj Sektor), si ebbe anche la strage di Odessa.

Di questi eventi terribili parlò, con scandalo, anche la stampa occidentale; Amnesty International) e l’ONU denunciarono questi crimini documentandone l’efferatezza.

Ma nessun tribunale internazionale avviò alcun procedimento contro i responsabili, come invece si vorrebbe fare oggi contro i presunti crimini dell’esercito russo.

Tra i tanti accordi non rispettati è da segnalare anche il Protocollo di Minsk, firmato il 5 settembre 2014 dal Gruppo di Contatto Trilaterale sull’Ucraina, composto dai rappresentanti di Ucraina, Russia, Repubblica Popolare di Donetsk e Repubblica Popolare di Lugansk.

Tra i punti dell’accordo vi era anche la rimozione dei gruppi illegali armati, delle attrezzature militari, così come dei combattenti e mercenari dal territorio dell’Ucraina sotto la supervisione dell’OSCE e disarmo di tutti i gruppi illegali. Contrariamente a quanto pattuito, i gruppi paramilitari neonazisti non sono solo riconosciuti ufficialmente dal governo, ma ai loro membri vengono addirittura affidati incarichi ufficiali.

Sempre nel 2014 la Crimea, il Donetsk e il Lugansk dichiararono la propria indipendenza dall’Ucraina – in nome dell’autodeterminazione dei popoli riconosciuta dalla comunità internazionale – e si dichiararono annessi alla Federazione Russa.

Il governo ucraino si rifiuta tuttora di riconoscere l’indipendenza di queste regioni, sancita con referendum popolare, e lascia libere le milizie neonaziste e le stesse forze militari regolari di infierire sulla popolazione, dal momento che considera queste entità come organizzazioni terroristiche.

È pur vero che i due referendum del 2 novembre rappresentano una forzatura del Protocollo di Minsk, che prevedeva solo una decentralizzazione del potere e una forma di statuto speciale per le regioni del Donetsk e del Lugansk.

Come ha recentemente evidenziato il prof. Franco Cardini, «il 15 febbraio 2022 la Russia ha consegnato agli USA un progetto di trattato per cessare questa situazione e difendere le popolazioni russofone. Carta straccia. Questa guerra è iniziata nel 2014» .                  

E fu una guerra nelle intenzioni di chi volle combattere la minoranza russa del Donbass: «Noi avremo un lavoro, le pensioni e loro no. Avremo i bonus per i bambini, e loro no. I nostri figli avranno scuole ed asili, i loro figli staranno negli scantinati. Così vinceremo questa guerra», disse il Presidente Petro Poroshenko nel 2015 .

Non sfuggirà l’assonanza con le discriminazioni nei confronti dei cosiddetti “no-vax”, privati del lavoro, della retribuzione, della scuola. Otto anni di bombardamenti in Donetsk e Lugansk, con centinaia di migliaia di vittime, 150 bambini morti, gravissimi casi di torture, stupri, sequestri e discriminazioni).

Il 18 febbraio 2022 i Presidenti di Donetsk, Denis Pušilin, e Lugansk, Leonid Pasechnik, ordinavano l’evacuazione della popolazione civile verso la Federazione Russa a causa degli scontri in corso tra la Milizia Popolare del Donbass e le Forze Armate Ucraine.

 Il 21 febbraio la Duma di Stato (Camera bassa del Parlamento russo) ha ratificato all’unanimità i trattati di amicizia, cooperazione e assistenza reciproca introdotti dal Presidente Putin con le Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk. Contestualmente, il Presidente russo ordinava l’invio di truppe della Federazione Russa per riportare la pace nella regione del Donbass.

Ci si può chiedere per quale motivo, in una situazione di palese violazione dei diritti umani da parte di forze militari e apparati paramilitari neonazisti (che inalberano bandiere con la svastica e mostrano l’effige di Aldolf Hitler),(ma tutti sanno che il nuovo Hitler è proprio Klaus Schwab globalista.Ndr. ) nei confronti della popolazione di lingua russa di repubbliche indipendenti, la comunità internazionale debba considerare condannabile l’intervento della Federazione Russa, ed anzi far ricadere su Putin la colpa delle violenze.

 Dov’è il tanto decantato diritto all’autodeterminazione dei popoli, che era valso il 24 agosto del 1991 per la proclamazione dell’indipendenza dell’Ucraina, riconosciuta dalla comunità internazionale?

E per quale motivo ci si scandalizza oggi di un intervento russo in Ucraina, quando la NATO ne ha condotti in Jugoslavia (1991), in Kosovo (1999), in Afganistan (2001), in Iraq (2003), in Libia e in Siria (2011), senza che nessuno abbia sollevato alcuna obiezione? Senza dimenticare che negli ultimi dieci anni Israele ha più volte colpito obiettivi militari in Siria, Iran e Libano per scongiurare la creazione di un fronte armato ostile sul suo confine settentrionale e nessuna Nazione ha proposto di comminare sanzioni a Tel Aviv.

Suscita sgomento vedere con quale ipocrisia l’Unione Europea e gli Stati Uniti – Bruxelles e Washington – diano il proprio incondizionato appoggio al Presidente Zelenskyj, il cui governo da ormai otto anni continua impunemente a perseguitare gli Ucraini di lingua russa ), per i quali è addirittura vietato parlare nel loro idioma, in una nazione che conta numerose etnie, di cui quella russa rappresenta il 17,2%. Ed è scandaloso che si taccia sull’uso dei civili come scudi umani da parte dell’esercito ucraino, che colloca le postazioni antiaeree all’interno dei centri abitati, degli ospedali, delle scuole e degli asili proprio perché dalla loro distruzione si possano causare morti tra la popolazione.

I media mainstream si guardano bene dal mostrare le immagini dei soldati russi che aiutano i civili a raggiungere postazioni sicure  o che organizzano corridoi umanitari, sui quali sparano le milizie ucraine .

Così come vengono taciuti i regolamenti di conti, gli eccidi, le violenze e i furti da parte di frange della popolazione civile, alla quale Zelenskyj ha fornito armi: i video che si possono vedere in rete danno un’idea del clima di guerra civile alimentato ad arte dal Governo ucraino.

 A ciò si aggiungano i galeotti fatti liberare per essere arruolati nell’Esercito e i volontari della legione straniera: una massa di esaltati senza regole e senza formazione che contribuirà a peggiorare la situazione rendendola ingestibile.

 

Il presidente Volodymyr Oleksandrovyč Zelenskyj.

Come è stato fatto rilevare da più parti, la candidatura e l’elezione del Presidente ucraino Zelenskyj risponde a quel cliché recente, inaugurato negli ultimi anni, di attore comico o personaggio dello spettacolo prestato alla politica.

Non si creda che l’essere sprovvisto di un idoneo cursus honorum sia ritenuto d’ostacolo all’ascesa ai vertici delle istituzioni, al contrario: quanto più una persona è apparentemente estranea al mondo dei partiti, tanto più c’è da presumere che il suo successo venga determinato da chi detiene il potere. (Draghi in Italia).

Le performance en travesti di Zelenskyj sono perfettamente coerenti con l’ideologia LGBTQ che viene considerata dai suoi sponsor europei come indispensabile requisito dell’agenda di “riforme” che ogni Paese deve far proprio, assieme alla parità di genere, all’aborto e alla green economy.

Non stupisce che Zelenskyj, membro del WEF di  Klaus Schwab, abbia potuto beneficiare dell’appoggio di Schwab e dei suoi alleati per arrivare al potere e realizzare il Great Reset anche in Ucraina.

La serie televisiva in 57 puntate che Zelenskyj ha prodotto e di cui è stato protagonista, dimostra una pianificazione mediatica della sua candidatura a Presidente dell’Ucraina e della sua campagna elettorale.

Nella fiction Il servitore del popolo egli recitava la parte di un professore di liceo che diventa inaspettatamente Presidente della Repubblica e si batteva contro la corruzione della politica. Non è un caso se la serie, assolutamente mediocre, ha comunque vinto il WorldFest Remi Award (USA, 2016), sia arrivata tra i primi quattro finalisti nella categoria dei film comici al Seoul International Drama Awards (Corea del Sud) e sia stata insignita del premio Intermedia Globe Silver nella categoria Serie TV di intrattenimento al World Media Film Festival di Amburgo.

L’eco mediatica ottenuta da Zelenskyj con la serie televisiva gli ha portato oltre 10 milioni di followers su Instagram e ha creato la premessa per la costituzione dell’omonimo partito Servitore del popolo di cui è membro anche Ivan Bakanov, Direttore Generale e azionista (assieme allo stesso Zelenskyj e all’oligarca Kolomoisky) della Kvartal 95 Studio, proprietaria della rete televisiva TV 1+1.

L’immagine di Zelenskyj è un prodotto artificiale, una finzione mediatica, un’operazione di manipolazione del consenso che però è riuscita a creare il personaggio politico nell’immaginario collettivo ucraino che nella realtà, e non nella fiction, ha conquistato il potere.

(Nascondendo i suoi miliardi di dollari sparsi per il modo dei Paradisi Fiscali).

«Proprio a un mese dalle elezioni del 2019 che lo videro vincitore, Zelenskyj avrebbe ceduto la società [Kvartal 95 Studio] a un amico, trovando comunque il modo di far arrivare alla sua famiglia i proventi degli affari ai cui ufficialmente aveva rinunciato. Quell’amico era Serhiy Shefir, che è stato poi nominato Consigliere alla Presidenza. […] La cessione delle quote è avvenuta a beneficio della Maltex Multicapital Corp., società detenuta da Shefir e registrata alle Isole Vergini Britanniche» .

L’attuale Presidente ucraino ha promosso la propria campagna elettorale con uno spot a dir poco inquietante in cui, imbracciando due mitragliatrici, sparava sui membri del Parlamento, additati come corrotti o asserviti alla Russia.

 La lotta alla corruzione sbandierata dal Presidente ucraino nei panni di “servitore del popolo” non corrisponde tuttavia al quadro che emerge di lui dai cosiddetti Pandora papers, in cui compaiono 40 milioni di dollari versatigli alla vigilia delle elezioni dal miliardario ebreo Kolomoisky su conti offshore .

In patria molti lo accusano di aver tolto potere agli oligarchi filo-russi non per darlo al popolo ucraino, ma per rinforzare il proprio gruppo di interesse e contemporaneamente togliendo di mezzo i suoi avversari politici: «Ha liquidato i ministri della vecchia guardia, primo fra tutti il potente Ministro degli Interni Avakov.

Ha pensionato di brutto il presidente della Corte Costituzionale che frenava le sue leggi.

Ha chiuso sette canali televisivi di opposizione.

Ha messo agli arresti, accusandolo di tradimento, Viktor Medvedcuk, filorusso ma soprattutto leader di Piattaforma di opposizione-Per la vita, il secondo partito del Parlamento ucraino dopo il suo Servo del Popolo.

Sta processando, sempre per tradimento, l’ex Presidente Poroshenko, che di tutto era sospettabile tranne che di intendersela con i Russi o con i loro amici. Il sindaco di Kiev, il popolare ex campione del mondo di pugilato Vitaly Klitchko, è già finito nel mirino di alcune perquisizioni. Insomma, Zelensky sembra voler fare piazza pulita di chiunque non sia allineato alla sua politica».

 

Il 21 aprile 2019 è eletto Presidente dell’Ucraina con il 73,22% dei voti e il 20 maggio presta giuramento; il 22 maggio 2019 nomina Ivan Bakanov, Direttore Generale della Kvartal 95, primo vicecapo dei Servizi di Sicurezza dell’Ucraina e Capo della Direzione principale per la lotta contro la corruzione e il crimine organizzato della Direzione centrale del Servizio di Sicurezza dell’Ucraina.

Assieme a Bakanov, è da menzionare Mykhailo Fedorov, Vicepresidente e Ministro della Trasformazione Digitale, membro del World Economic Forum . Lo stesso Zelenskyj ha ammesso di avere come proprio ispiratore il Primo Ministro del Canada Justin Trudeau .(Uomo di Davos e pupillo di Klaus Schwab).

 

I rapporti di Zelenskyj con il FMI e il WEF.

Come ha dimostrato il tragico precedente della Grecia, le sovranità nazionali e la volontà popolare espressa dai Parlamenti sono de facto cancellate dalle decisioni dell’alta finanza internazionale, la quale interferisce nelle politiche dei governi con ricatti e vere e proprie estorsioni di natura economica. Il caso dell’Ucraina, che è uno dei Paesi più poveri dell’Europa, non fa eccezione.

 

Poco dopo l’elezione di Zelenskyj, il Fondo Monetario Internazionale minacciò di non concedere il prestito di 5 miliardi se non si fosse adeguato alle sue richieste.

Nel corso di una conversazione telefonica con l’Amministratore Delegato del FMI Kristalina Georgieva, il Presidente ucraino venne redarguito per aver sostituito Yakiv Smolii con un uomo di sua fiducia, Kyrylo Shevchenko, meno incline ad assecondare i diktat del Fondo Monetario.

Scrive Anders Åslund su Atlantic Council: «I problemi che circondano il governo Zelenskyj stanno crescendo in modo allarmante. Innanzitutto, dal marzo 2020, il Presidente ha condotto un’inversione non solo delle riforme perseguite sotto di lui, ma anche quelle iniziate dal suo predecessore Petro Poroshenko.

 In secondo luogo, il suo governo non ha presentato proposte plausibili per risolvere le preoccupazioni del FMI sugli impegni inadempiuti dell’Ucraina. In terzo luogo, il Presidente sembra non avere più una maggioranza parlamentare al potere e sembra disinteressato a formare una maggioranza riformista»

È evidente che gli interventi del FMI sono finalizzati ad ottenere dal governo ucraino l’impegno ad allinearsi alle politiche economiche, fiscali e sociali dettate dall’agenda globalista di Klaus Schwab, ad iniziare dalla “indipendenza” della Banca Centrale Ucraina dal governo:

un eufemismo con il quale il FMI chiede al governo di Kiev di rinunciare al legittimo controllo sulla propria Banca Centrale, che costituisce una delle modalità in cui si esercita la sovranità nazionale, assieme all’emissione della moneta e alla gestione del debito pubblico.

D’altra parte, solo quattro mesi prima Kristalina Georgieva aveva lanciato il Great Reset assieme a Klaus Schwab, al principe Carlo e al segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres.

Quel che non era stato possibile realizzare con i governi precedenti, è stato portato a compimento sotto la Presidenza di Zelenskyj, entrato nelle grazie del WEF  assieme al nuovo Governatore della BCU Kyrylo Shevchenko.

Il quale, per dar prova di sudditanza, meno di un anno dopo ha scritto un articolo per il WEF intitolato” Le banche centrali sono la chiave per gli obiettivi climatici dei paesi e l’Ucraina sta mostrando la strada”. Ecco quindi realizzata, sotto ricatto, l’Agenda 2030 del rigorista Klaus Schwab.

Vi sono anche altre compagnie ucraine che hanno legami con il WEF: la State Savings Bank of Ukraine (una delle più grandi istituzioni finanziarie in Ucraina), il DTEK Group (un importante investitore privato nel settore energetico ucraino) e la Ukr Land Farming (leader agricolo nella coltivazione). Banche, energia e cibo sono settori perfettamente in linea con il Great Reset e la “Quarta Rivoluzione Industriale” teorizzata dal nuovo Hitler  Klaus Schwab.

Il 4 febbraio dell’anno scorso, il Presidente ucraino ha fatto chiudere sette emittenti televisive, tra cui ZIK, Newsone e 112 Ukraine, colpevoli di non appoggiare il suo governo.

 Così scrive Anna Del Freo: «Una dura condanna a questo atto liberticida è arrivata, tra gli altri, anche dalla Federazione europea dei giornalisti e dalla Federazione internazionale dei giornalisti, che hanno chiesto l’immediata revoca del veto. Le tre emittenti non potranno più trasmettere per cinque anni: impiegano circa 1500 persone, il cui posto di lavoro è oggi a rischio. Non esiste alcun vero motivo perché le tre reti debbano essere chiuse, salvo l’arbitrio del vertice politico Ucraino, che le accusa di minacciare la sicurezza dell’informazione e di essere sotto “la maligna influenza russa”.

Una forte reazione giunge anche dalla NUJU, il sindacato dei giornalisti ucraini, che parla di pesantissimo attacco alla libertà di parola, visto che si vengono a privare centinaia di giornalisti della possibilità di esprimersi e centinaia di migliaia di cittadini del diritto ad essere informati».

Come si vede, ciò di cui si accusa Putin è compiuto da Zelenskyj e, più recentemente, dall’Unione Europea con la complicità delle piattaforme social.

E prosegue: «“Oscurare le emittenti televisive è una delle forme più estreme di restrizione della libertà di Stampa”, ha detto il segretario generale della EFJ, Ricardo Gutierrez.

Gli Stati hanno l’obbligo di garantire un effettivo pluralismo dell’informazione. È chiaro che il veto presidenziale non è per nulla in linea con gli standard internazionali sulla libertà di espressione”».

Sarebbe interessante sapere quali siano state le dichiarazioni della Federazione europea dei giornalisti e dalla Federazione internazionale dei giornalisti dopo l’oscuramento di Russia Today e Sputnik in Europa.

I movimenti neonazisti ed estremisti in Ucraina.

Un Paese che invoca dalla comunità internazionale aiuti umanitari per difendere la popolazione dall’aggressione russa dovrebbe, nell’immaginario collettivo, distinguersi per rispetto dei principi democratici e per una legislazione che proibisca attività e propaganda a ideologie estremiste.

In Ucraina agiscono indisturbati, e spesso con l’appoggio ufficiale delle istituzioni pubbliche, movimenti di matrice neonazista impegnati in azioni militari e paramilitari. Tra questi vi sono: l’Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini (OUN) di Stepan Bandera, di matrice nazista, antisemita e razzista già attiva in Cecenia e che fa parte del Right Sector, un’associazione di movimenti di estrema destra costituitasi in occasione del colpo di stato dell’Euromaidan del 2013/2014; l’Esercito Insurrezionale Ucraino (UPA); l’UNA/UNSO, ala paramilitare del partito ucraino di estrema destra Ukraine National Assemble; la Fratellanza di Korchinsky, che ha offerto protezione a Kiev ai membri dell’ISIS (qui); Visione Misantropica (MD), una rete neonazista diffusa in 19 Paesi, che incita pubblicamente al terrorismo, all’estremismo e all’odio contro cristiani, musulmani, ebrei, comunisti, omosessuali, americani e persone di colore .

Va ricordato che il governo ha dato appoggio esplicito a queste organizzazioni estremiste sia inviando la guardia presidenziale ai funerali di loro esponenti, sia sostenendo il Battaglione Azov, un’organizzazione paramilitare che è ufficialmente parte dell’Esercito Ucraino con il nuovo nome di Reggimento di Operazioni Speciali Azov e inquadrato nella Guardia Nazionale.

Il Reggimento Azov è finanziato dall’oligarca ucraino ebreo Igor Kolomoisky, già governatore di Dnepropetrovsk e ritenuto anche il finanziatore delle milizie nazionalistiche di Pravyj Sektor, considerate le responsabili della strage di Odessa. Parliamo dello stesso Kolomoisky citato nei “Pandora Papers “come sponsor del Presidente Zelenskyj.

Il battaglione ha rapporti con diverse organizzazioni di estrema destra in Europa e negli Stati Uniti.

Amnesty International, dopo un incontro avvenuto l’8 settembre 2014 tra il Segretario Generale Salil Shetty e il Primo Ministro Arsenij Jacenjuk, ha chiesto al Governo ucraino di porre fine agli abusi e ai crimini di guerra commessi dai battaglioni di volontari che operano unitamente alle forze armate di Kiev. Il Governo ucraino ha aperto un’inchiesta ufficiale al riguardo, dichiarando che non risultano indagati ufficiali o soldati del Battaglione Azov.

Nel marzo 2015, il Ministro dell’Interno ucraino Arsen Avakov ha annunciato che il battaglione Azov sarebbe stata una delle prime unità ad essere addestrata dalle truppe dell’Esercito americano, come parte della loro missione di addestramento Operation Fearless Guard.

L’addestramento degli Stati Uniti è stato interrotto il 12 giugno 2015, quando la Camera dei Rappresentanti ha approvato un emendamento che vieta tutti gli aiuti (comprese le armi e l’addestramento) al battaglione a causa del suo passato neonazista.

 L’emendamento è stato poi revocato su pressione della CIA  e i militari di Azov sono stati addestrati negli Stati uniti : «Alleniamo questi ragazzi ormai da otto anni. Sono davvero dei bravi combattenti. Ecco dove il programma dell’Agenzia potrebbe avere un serio impatto».

(Il nuovo Hitler, Klaus Schwab ne è entusiasta !).

Nel 2016 un rapporto dell’OSCE ritiene il Battaglione Azov responsabile dell’uccisione in massa di prigionieri, di occultamento di cadaveri nelle fosse comuni e dell’uso sistematico di tecniche di tortura fisica e psicologica. Proprio pochi giorni fa il vicecomandante del Battaglione, Vadim Troyan, è stato nominato Capo della Polizia della regione di Oblast dal Ministro dell’Interno Arsen Avakov.

Questi sono gli “eroi” che combattono assieme all’Esercito Ucraino contro i soldati russi.

 E questi eroi del Battaglione Azov, invece di proteggere i loro figli, osano fare di loro carne da macello, arruolando bambini e bambine , in violazione del Protocollo Opzionale alla Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza , concernente il coinvolgimento dei minori nei conflitti armati: uno strumento giuridico ad hoc che stabilisce che nessun minore di 18 anni possa essere reclutato forzatamente o utilizzato direttamente nelle ostilità, né dalle forze armate di uno Stato né da gruppi armati.

Anche a costoro, inevitabilmente, sono destinate le armi letali fornite dall’UE, compresa l’Italia di Draghi (amicone di Klaus Schwab), con l’appoggio dei partiti politici “antifascisti”.

 

La guerra ucraina nei piani del NWO.

La censura contro le emittenti russe è chiaramente volta a impedire che la narrazione ufficiale sia smentita dai fatti.                            Ma mentre i media occidentali mostrano immagini del videogioco War Thunder , fotogrammi di Star Wars , esplosioni in Cina ), video di parate militari , riprese dell’Afganistan ), della metropolitana di Roma) o immagini di forni crematori mobili , facendoli passare per scene reali e recenti della guerra in Ucraina, la realtà viene ignorata perché si è già deciso di provocare un conflitto come arma di distrazione di massa che legittimi nuove restrizioni delle libertà nelle Nazioni occidentali, secondo i piani del Great Reset del World Economic Forum e dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite il tutto con l’approvazione entusiasta di Klaus Schwab.

È evidente che il popolo ucraino, al di là delle questioni che la diplomazia potrà risolvere, è vittima dello stesso colpo di stato globale ad opera di poteri sovranazionali che hanno a cuore non la pace tra le Nazioni, ma l’instaurazione della tirannide del Nuovo Ordine Mondiale.

Solo alcuni giorni fa, la parlamentare ucraina Kira Rudik ha dichiarato a Fox News, imbracciando un kalashnikov: “Sappiamo che non combattiamo solo per l’Ucraina, ma anche per il Nuovo Ordine Mondiale di Klaus Schwab.”

Le violazioni dei diritti umani in Ucraina e i crimini delle milizie neonaziste più volte denunciati da Putin non hanno potuto trovare una soluzione politica perché sono stati pianificati e fomentati dall’élite globalista, con la collaborazione dell’Unione Europea, della NATO e del deep state americano, in chiave anti-russa e per rendere inevitabile una guerra dalla quale ottenere, principalmente in Europa, l’adozione forzata di razionamenti energetici , limitazioni agli spostamenti, sostituzione della cartamoneta con moneta elettronica  e adozione dell’ID digitale : non stiamo parlando di progetti teorici, ma di decisioni che stanno per essere prese concretamente a livello europeo e nei singoli Stati dai governi globalisti telecomandati da Klaus Schwab.

 

Il rispetto della Legge e delle norme.

L’intervento in Ucraina da parte della NATO, degli USA e dell’Unione Europea non pare trovare alcuna legittimazione.

 L’Ucraina non è membro della NATO, e come tale non dovrebbe beneficiare dell’aiuto di un ente che ha come scopo la difesa degli Stati che vi fanno parte.

 Lo stesso dicasi dell’Unione Europea, che ha ricevuto solo pochi giorni fa la richiesta di Zelenskyj di entrarne a far parte.

Nel frattempo l’Ucraina ha ricevuto dagli Stati Uniti 2,5 miliardi di dollari dal 2014 e altri 400 milioni nel solo 2021 , più altri fondi per un totale di 4,6 miliardi di dollari . Dal canto suo Putin ha concesso 15 miliardi di dollari di prestiti all’Ucraina, per salvarla dalla bancarotta. L’Unione Europea ha invece inviato 17 miliardi finanziamenti, ai quali si aggiungono quelli dei singoli Stati. Di questi aiuti la popolazione ha beneficiato in minima parte.

Il presidente Zelenskyj ha importanti suggeritori economici per fare fruttare gli aiuti disinteressati alla Ucraina.

Inoltre, intervenendo a nome dell’Unione Europea sulla guerra in Ucraina, Ursula von der Leyen viola gli articoli 9, 11 e 12 del Trattato di Lisbona.

La competenza dell’Unione in questo settore è quella del Consiglio europeo e dell’Alto Rappresentante, in nessun caso quella del Presidente della Commissione.

A che titolo la Presidente von der Leyen agisce come se fosse a capo dell’Unione Europea, usurpando un ruolo che non le compete?

Non è sufficiente sostenere che il nuovo Hitler ,Schwab l’ ha autorizzata.                           Per quale motivo nessuno interviene, specialmente dinanzi al pericolo al quale si espongono i cittadini europei dinanzi ad una possibile ritorsione russa?

Inoltre, in molti casi le Costituzioni degli Stati che oggi inviano aiuti e armi all’Ucraina non prevedono la possibilità di entrare in un conflitto.

Ad esempio, l’art. 11 della Costituzione Italiana sancisce: «L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali».

 L’invio di armamenti e soldati ad una nazione che non fa parte né della NATO né dell’Unione Europea costituisce di fatto una dichiarazione di guerra alla nazione con essa belligerante (la Russia, in questo caso) e richiederebbe quindi la previa deliberazione dello stato di guerra, come previsto dall’art. 78 della Costituzione:

«Le Camere deliberano lo stato di guerra e conferiscono al Governo i poteri necessari».

 Non risulta che ad oggi le Camere siano state chiamate ad esprimersi in tal senso, né che il Presidente della Repubblica sia intervenuto per esigere il rispetto del dettato costituzionale.

Il Premier Draghi, nominato dalla cabala globalista per la distruzione dell’Italia e il suo definitivo asservimento ai poteri sovranazionali, è uno dei tanti Capi di governo che considera la volontà dei cittadini come un fastidioso intralcio all’esecuzione dell’agenda del WEF di Klaus Schwab .

Dopo due anni di violazioni sistematiche dei diritti fondamentali e della Costituzione, risulta difficile credere che vorrà anteporre gli interessi della Nazione a quelli dei suoi mandanti: al contrario, quanto più disastrosi saranno gli effetti delle sanzioni assunte dal suo governo, tanto più costui potrà ritenersi apprezzato da loro. Il colpo di stato perpetrato con l’emergenza psico-pandemica prosegue oggi con nuove decisioni sciagurate, ratificate da un Parlamento senza nerbo.

Costituisce peraltro una violazione dell’art. 288 del Codice Penale italiano il consentire che cittadini italiani – e addirittura esponenti della maggioranza di Governo e leader politici – rispondano all’appello dell’Ambasciata Ucraina per l’arruolamento nella legione straniera:

«Chiunque nel territorio dello Stato e senza approvazione del governo arruola o arma cittadini, perché militino al servizio o a favore dello straniero, è punito con la reclusione da 4 a 15 anni».

Nessun magistrato, almeno per il momento, è intervenuto d’ufficio per punire i responsabili di questo reato.

Un’altra violazione è rappresentata dall’attività di trasferimento dall’Ucraina all’Italia (e presumibilmente anche in altre Nazioni) dei bambini ottenuti da maternità surrogata, commissionati da coppie italiane in violazione della Legge 40/2004, senza alcuna sanzione per i colpevoli e i complici di questo reato.

Va ricordato anche che le esternazioni di membri del Governo o di esponenti della politica nei confronti della Federazione Russa e del suo Presidente, assieme alle sanzioni adottate, ai ripetuti casi di arbitrarie discriminazioni di cittadini, aziende, artisti e squadre sportive per il solo fatto di essere russi non costituiscono solo una provocazione che andrebbe evitata per consentire una serena e pacifica composizione della crisi ucraina, ma mettono in gravissimo pericolo la sicurezza dei cittadini italiani (e di quelli delle altre Nazioni che adottano analoghi comportamenti). Non si comprende il motivo di tanta sconsiderata temerarietà, se non nell’ottica di una deliberata volontà di scatenare reazioni nella controparte.

Il conflitto russo-ucraino rappresenta una pericolosissima trappola tesa ai danni dell’Ucraina, della Russia e degli Stati europei.

L’Ucraina è ultima vittima di consumati carnefici comandati da Klaus Schwab.

La crisi russo-ucraina non è scoppiata improvvisamente un mese fa, ma è stata preparata e alimentata da lungo tempo, certamente ad iniziare dal golpe bianco del 2014 voluto dal deep state americano in chiave anti-russa. Lo dimostra, tra gli altri fatti incontestabili, l’addestramento del Battaglione Azov da parte della CIA, «per uccidere i Russi», con la forzatura da parte dell’Agenzia della revoca dell’emendamento del Congresso del 2015.

Anche gli interventi di Joe e Hunter Biden vanno nella medesima direzione. Vi è quindi l’evidenza di una premeditazione a lungo termine, coerente con la inarrestabile espansione della NATO verso est. La rivoluzione colorata di Euromaidan e l’instaurazione di un governo filo-atlantista composto da” homines novi “addestrati dall’élite del WEF di Klaus Schwab  e di Soros, doveva creare le premesse della subalternità dell’Ucraina al blocco atlantista, sottraendola all’influenza della Federazione Russa.

A tale scopo, l’azione eversiva delle ong del filantropo ungherese supportate dalla propaganda mediatica ha taciuto i crimini delle organizzazioni paramilitari neonaziste, finanziate dagli stessi sponsor di Zelenskyj , tra cui Klaus Schwab.

 

Ma se il lavaggio del cervello operato dal mainstream nei Paesi occidentali è riuscito a veicolare una narrazione completamente falsata della realtà, altrettanto non può dirsi in Ucraina, dove la popolazione conosce tanto la corruzione della classe politica al potere quanto la sua lontananza dai veri problemi della Nazione.

 Noi crediamo che gli “oligarchi” siano solo in Russia, mentre essi sono presenti soprattutto nella galassia degli Stati dell’ex-Unione Sovietica, dove possono accumulare ricchezze e potere semplicemente mettendosi a disposizione di “filantropi” come il nuovo Hitler Karl Schwab  e multinazionali straniere. Poco importa se i loro conti offshore sono la causa principale della povertà dei cittadini, dell’arretratezza del sistema sanitario, dello strapotere della burocrazia, della quasi totale assenza di servizi pubblici, del controllo straniero di aziende strategiche, della perdita progressiva della sovranità e dell’identità nazionale: l’importante è “fare soldi”, essere immortalati con personaggi politici, banchieri, venditori di armi e affamatori del popolo.

Per poi venire in Versilia (villa extra lusso di Zelenskyj ) o sulla Costiera Amalfitana ad ostentare yacht e “platinum card “al cameriere di Odessa o alla donna delle pulizie di Kiev che mandano ai parenti la paga guadagnata in nero.

Questi miliardari ucraini in kippah sono coloro che stanno svendendo l’Ucraina all’occidente corrotto e corruttore, barattando il proprio benessere con l’asservimento dei loro connazionali agli usurai che si stanno impadronendo del mondo, ovunque con gli stessi sistemi spietati e immorali. Ieri tagliavano gli stipendi ai lavoratori di Atene e Tessalonica, oggi hanno semplicemente allargato i loro orizzonti all’Europa intera, in cui la popolazione guarda ancora incredula all’instaurarsi di una dittatura prima sanitaria e poi ambientale.

D’altra parte, come avrebbero fatto costoro, senza il pretesto di una guerra, a giustificare il vertiginoso aumento del prezzo del gas e dei carburanti, forzando il processo di una transizione “ecologica” imposta dall’alto per l’impoverimento controllato delle masse?

 Come avrebbero potuto far digerire ai popoli del mondo occidentale l’instaurazione della tirannide del Nuovo Ordine Mondiale di Klaus Schwab , quando la farsa pandemica stava sfaldandosi portando alla luce il crimine contro l’umanità compiuto da BigPharma?

 

E mentre l’UE e i Capi di governo danno la colpa alla Russia del disastro incombente, le élites occidentali dimostrano di voler distruggere anche l’agricoltura, per applicare su scala globale gli orrori dell’Holodomor). D’altra parte, in molti stati (compresa l’Italia) si va teorizzando la privatizzazione dei corsi d’acqua – che è un bene pubblico inalienabile – a vantaggio delle multinazionali e con scopi di controllo e limitazione delle attività agricole.

 Non diversamente si era comportato il governo filo-atlantista di Kiev: da otto anni la Crimea era stata privata dell’acqua del Dnepr, per impedire l’irrigazione dei campi e affamare la popolazione. Si comprendono oggi, alla luce delle sanzioni comminate alla Russia e della fortissima riduzione degli approvvigionamenti di grano, gli enormi investimenti di Bill Gates nell’agricoltura , seguendo le stesse spietate logiche di profitto già sperimentate con la campagna vaccinale.

 

Gli Ucraini, a qualsiasi etnia essi appartengano, sono gli ultimi, inconsapevoli ostaggi dello stesso regime totalitario sovranazionale che ha messo in ginocchio l’economia delle Nazioni con l’impostura della Covid, dopo aver teorizzato pubblicamente la necessità di decimare la popolazione mondiale e di trasformare i superstiti in malati cronici compromettendo irreparabilmente il loro sistema immunitario.

Ci pensino bene, gli Ucraini, ad invocare l’intervento della NATO o della UE, sempre ammesso che siano davvero loro a farlo e non piuttosto i loro corrotti governanti aiutati da mercenari razzisti e da gruppi di neonazisti al soldo dei gerarchi. Perché mentre viene loro promessa la libertà dall’invasore – con il quale condividono la comune eredità culturale e religiosa per esser stati parte della Grande Russia – in realtà si sta cinicamente preparando la loro definitiva cancellazione, il loro asservimento al Grande Reset di Klaus Schwab  che tutto prevede fuorché la tutela della loro identità, della loro sovranità, dei loro confini.

Guardino gli Ucraini a quel che è avvenuto ai Paesi dell’Unione Europea: il miraggio di prosperità e sicurezza è demolito dalla contemplazione delle macerie lasciate dall’euro e dalle lobby di Bruxelles.

Nazioni invase da immigrati clandestini che alimentano la criminalità e la prostituzione; distrutte nel loro tessuto sociale dalle ideologie politically correct; portate scientemente al fallimento per sconsiderate politiche economiche e fiscali; condotte verso la miseria con la cancellazione delle tutele del lavoro e della previdenza sociale; private di un futuro con la distruzione della famiglia e la corruzione morale e intellettuale delle nuove generazioni.

Quelle che erano state Nazioni prospere e indipendenti, diverse nelle loro specificità etniche, linguistiche, culturali e religiose sono state trasformate in una massa informe di persone senza ideali, senza speranze, senza fede, senza nemmeno la forza di reagire agli abusi e ai crimini di chi li governa.

Una massa di clienti delle multinazionali, di schiavi del sistema di controllo capillare imposto con la farsa pandemica, anche dinanzi all’evidenza della frode.

Una massa di persone senza identità, marchiate con il QR-code come gli animali di un allevamento intensivo, come i prodotti di un enorme centro commerciale.

Se questo è stato il risultato della rinuncia alla propria sovranità per tutti – tutti, nessuno escluso! – gli Stati che si sono affidati alla colossale truffa dell’Unione Europea, perché l’Ucraina dovrebbe fare eccezione?

È questo che volevano, che speravano, che desideravano i vostri padri, quando ricevettero con Vladimiro il Grande il Battesimo sulle rive del Dnepr?

Se vi è un aspetto positivo che ciascuno di noi può riconoscere in questa crisi, è l’aver mostrato l’orrore della tirannide globalista, il suo cinismo spietato, la sua capacità di distruggere e annientare tutto ciò che tocca.

Non sono gli Ucraini che dovrebbero entrare nell’Unione Europea o nella NATO, ma gli altri Stati che dovrebbero finalmente avere un sussulto di orgoglio e di coraggio e uscirne, scrollando da sé questo giogo detestabile e ritrovando la propria indipendenza, la propria sovranità, la propria identità, la propria fede. La propria anima.

Che sia chiaro: il “Nuovo Ordine di Klaus Schwab” non è un destino ineluttabile, e può essere sovvertito e denunciato se solo i popoli si rendono conto di essere stati ingannati e truffati da un’oligarchia di criminali ben identificabili, per i quali un giorno varranno quelle sanzioni e quei blocchi dei fondi che oggi essi applicano impunemente a chiunque non pieghi il ginocchio dinanzi a loro.

 

Un appello alla Terza Roma.

Anche per la Russia questo conflitto è una trappola. Lo è perché esso realizzerebbe il sogno del deep state americano di estrometterla definitivamente dal contesto europeo nei suoi rapporti commerciali e culturali, spingendola tra le braccia della Cina, forse con la speranza che la dittatura di Pechino possa persuadere i Russi ad accettare il sistema di credito sociale e altri aspetti del Great Reset che finora ha saputo evitare almeno in parte.

È una trappola non perché la Russia abbia torto nel voler “denazificare” l’Ucraina dai suoi gruppi estremisti e garantire protezione e tutela agli Ucraini di lingua russa, ma perché sono proprio queste ragioni – teoricamente sostenibili – ad esser state create apposta per provocarla e indurla ad invadere l’Ucraina, in modo da suscitare la reazione della NATO preparata da tempo dal deep state e dall’élite globalista di Klaus Schwab .

 Il casus belli è stato pianificato deliberatamente dai veri responsabili del conflitto, sapendo che avrebbe ottenuto esattamente quella risposta da parte di Putin. E sta a Putin, indipendentemente dal fatto di avere ragione, non cadere nella trappola e anzi ribaltare il banco, offrendo all’Ucraina delle condizioni di pace onorevoli senza proseguire nel conflitto. Anzi, quanto più Putin ritiene di essere nel giusto, tanto più egli dimostrerà la grandezza della sua Nazione e l’amore per il suo popolo col non cedere alle provocazioni.

 

Mi sia permesso ripetere le parole del profeta Isaia:” Sciogli le catene inique, togli i legami del giogo, rimanda liberi gli oppressi e spezza ogni giogo; dividi il pane con l’affamato, accogli in casa tua i miseri e i senza tetto; se vedi uno nudo, vestilo, e non nasconderti a colui che è carne della tua carne. Allora la tua luce sorgerà come l’aurora, la tua ferita si rimarginerà presto. Davanti a te camminerà la tua giustizia, la gloria del Signore ti seguirà.” (Is 58, 6-8).

La crisi mondiale con cui si prepara la dissoluzione della società tradizionale ha coinvolto anche la Chiesa Cattolica, la cui Gerarchia è ostaggio di apostati cortigiani del potere.

 Vi fu un tempo in cui i Pontefici e i Prelati affrontavano i Re senza rispetti umani, perché sapevano di parlare con la voce di Gesù Cristo, Re dei re.

La Roma dei Cesari e dei Papi è deserta e muta, come è muta da secoli la Seconda Roma di Costantinopoli.

Forse la Provvidenza ha stabilito che sia Mosca, la Terza Roma, ad assumersi oggi dinanzi al mondo il ruolo di κατέχον (2Tess 2, 6-7), di ostacolo escatologico all’Anticristo, impersonificato in Klaus Schwab.

 Se gli errori del Comunismo sono stati diffusi dall’Unione Sovietica, giungendo ad imporsi finanche dentro la Chiesa, la Russia e l’Ucraina possono avere oggi un ruolo epocale nella restaurazione della Civiltà Cristiana, contribuendo a portare al mondo un periodo di pace dal quale anche la Chiesa risorgerà purificata e rinnovata nei suoi Ministri.

Gli Stati Uniti d’America e gli Stati europei non devono emarginare la Russia, ma anzi stringere con essa un’alleanza non solo per il ripristino degli scambi commerciali per la prosperità di tutti, ma in vista della ricostruzione di una Civiltà Cristiana, che sola potrà salvare il mondo dal mostro globalista tecno-sanitario e transumano previsto dal satanico Klaus Schwab.

Considerazioni finali.

Suscita grande preoccupazione che i destini dei popoli siano nelle mani di un’élite che non risponde a nessuno delle proprie decisioni, che non riconosce alcuno sopra di sé e che per perseguire i propri interessi non esita a mettere a repentaglio la sicurezza, l’economia e la stessa vita di miliardi di persone, con la complicità dei politici al loro servizio e dei media mainstream. Le falsificazioni dei fatti, le grottesche adulterazioni della realtà e la partigianeria con cui sono diffuse le notizie si affiancano alla censura delle voci dissenzienti e giungono a forme di persecuzione etnica nei confronti dei cittadini russi, discriminati proprio nei Paesi che si dicono democratici e rispettosi dei diritti fondamentali.

Auspico che il mio appello alla costituzione di un’Alleanza Antiglobalista che unisca i popoli nell’opposizione alla tirannide del Nuovo Ordine Mondiale di Klaus Schwab possa essere raccolto da quanti hanno a cuore il bene comune, la pace tra le Nazioni, la concordia tra i popoli, la libertà dei cittadini e il futuro delle nuove generazioni. E prima ancora, che le mie parole – assieme a quelle di tante persone intellettualmente oneste – contribuiscano a portare alla luce le complicità e la corruzione di chi si avvale della menzogna e della frode per giustificare i propri crimini, anche in questi momenti di grande apprensione per la guerra in Ucraina.

«Ci ascoltino i forti, per non diventar deboli nella ingiustizia. Ci ascoltino i potenti, se vogliono che la loro potenza sia non distruzione, ma sostegno per i popoli e tutela a tranquillità nell’ordine e nel lavoro» (Pio XII, Radiomessaggio ai governanti e ai popoli nell’imminente pericolo della guerra, 24 Agosto 1939).

Possa la Santa Quaresima indurre tutti i Cristiani ad invocare alla Maestà divina il perdono per i peccati di quanti calpestano la Sua santa Legge: la penitenza e il digiuno muovano a misericordia il Signore Iddio, mentre ripetiamo le parole del profeta Gioele. Perdona, Signore, al tuo popolo e non esporre la tua eredità al vituperio, alla derisione delle genti (Gl 2, 17).

(Carlo Maria Viganò, Arcivescovo. Ex Nunzio Apostolico negli Stati Uniti d’America.).

 

 

 

 

Zelensky, villa a Forte dei Marmi

da 3,8 milioni di euro comprata

con una società nascosta al fisco.

Grandeinganno.it-Redazione- (6-3-2022)- ci dice :

 

Zelensky, villa a Forte dei Marmi da 3,8 milioni di euro comprata con una società nascosta al fisco.

Una villa di lusso a Forte dei Marmi, nel centro balneare preferito dai russi che amano la Versilia. Sei camere da letto, quindici stanze e una grande piscina nel giardino. L’acquisto portato a termine due anni fa, per 3,8 milioni di euro, da Volodymyr Zelensky non è l’unico bene detenuto all’estero dal presidente ucraino. Oltreconfine, […]

 

 

 

Ecco i 17 paesi che sostengono l’Ucraina

con soldi, armi e dotazioni militari.

Grandeinganno.it- Redazione- (12 Marzo 2022 )- ci dice :

 

Sono 17 i Paesi che hanno deciso provvedimenti per consegnare armi e dotazioni militari al paese guidato da Zelensky, oltre all”Ue che dovrebbe fornire anche aerei da combattimento.

E’in corso una vera e propria mobilitazione per inviare armi a supporto dell’Ucraina invasa dai russi da ormai 5 giorni. Sono allo stato 17 i Paesi del mondo che hanno finanziato provvedimenti per consegnare armi e dotazioni militari al paese guidato dal presidente Zelensky. Anche su questo ci sarà una “prima volta” dell’Ue che si è detta disposta a fornire anche aerei da combattimento.

Usa: Washington ha annunciato nuovi aiuti militari all’Ucraina per 350 milioni di dollari, per un totale, sommati agli stanziamenti già previsti, di oltre un miliardo di dollari nell’ultimo anno.

Unione Europea – Per la prima volta nella sua storia, l’Ue finanzierà l’acquisto e la consegna di armi e altre attrezzature all’Ucraina e prevede di sbloccare allo scopo 450 milioni di euro. Gli Stati membri sono disposti a fornire anche aerei da combattimento, ha detto il capo della diplomazia europea Josep Borrell.

Italia – Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera all’unanimità a un decreto che prevede, tra l’altro, di cedere mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari alle autorità di Kiev. Inviamo in Ucraina missili Stinger antiaerei, missili Spike controcarro, mitragliatrici Browning, mitragliatrici Mg, munizioni che saranno ceduti alle autorità governative ucraine. Ad occuparsi della logistica della consegna sarà la Nato.

Germania – Ha modificando la sua politica di vietare tutte le esportazioni di armi letali nelle zone di conflitto e ha autorizzato la consegna a Kiev di 1.000 lanciarazzi anticarro, 500 missili Stinger terra-aria, 9 obici, 14 veicoli corazzati e 10.000 tonnellate di carburante.

Svezia – Rompendo con le sue tradizioni, ha annunciato che consegnerà 5000 armi anticarro a Kiev, più 5000 giubbotti antiproiettile, 5.000 elmetti e oltre 130.000 razioni da campo.

Finlandia – Ha annunciato la decisione “storica”, per un paese “neutrale, di fornire armi: 2.500 fucili d’assalto, 150.000 munizioni, 1.500 lanciarazzi e 70.000 razioni da campo.

Francia – Ha deciso la consegna aggiuntiva di armamenti (senza specificare quali), di equipaggiamento per la difesa e supporto per il carburante.

Belgio – Fornirà 2.000 mitragliatrici, 3.800 tonnellate di carburante, 3.000 fucili automatici e 200 armi anticarro.

Paesi Bassi – Hanno dichiarato di aver “spedito” fucili di precisione ed elmetti in Ucraina e di fornire 200 missili antiaerei Stinger “il prima possibile”.

Repubblica Ceca – Ha promesso 30.000 pistole, 7.000 fucili d’assalto, 3.000 mitragliatrici e diverse dozzine di fucili di precisione, oltre a un milione di cartucce, per un valore di 7,6 milioni di euro. Già a fine gennaio Praga aveva approvato una donazione a Kiev di 4.000 proiettili di artiglieria del valore di 1,5 milioni di euro ancora da consegnare.

Canada – Ha annunciato la spedizione di equipaggiamenti militari protettivi, come caschi e giubbotti antiproiettile.

Danimarca – Ha annunciato l’invio di 2.700 armi anticarro e consentirà ai volontari di unirsi alle brigate internazionali che l’Ucraina sta formando.

Romania – Bucarest invierà “carburante, giubbotti antiproiettile, elmetti, munizioni e altro equipaggiamento militare, per un costo di 3 milioni di euro”. Undici ospedali militari romeni sono pronti ad accogliere gli ucraini feriti.

Portogallo – Consegnerà “giubbotti, caschi, visori notturni, granate, munizioni di diversi calibri” e anche “fucili automatici G3“.

Croazia – Invierà 16 milioni di euro di dispositivi di protezione e armi leggere.

Slovenia – Ha inviato pistole, munizioni ed elmetti.

Norvegia – Ha dichiarato che fornirà “rapidamente” 2.000 armi anticarro M72, oltre a caschi, giubbotti antiproiettile e altre attrezzature militari.

Estonia – Ha annunciato l’invio di missili anticarro, e di mortai oltre che di ospedali da campo.

(Il nuovo Hitler ,Klaus Schwab, lo ha ordinato alla truppa ai suoi ordini :e tutti i governi gli hanno ubbidito! Ndr.).

 

 

 

 

La Russia ha chiesto alla Cina assistenza

 militare in Ucraina»: la rivelazione

 del Financial Times.

msn.com-il mattino-notizie- ( 13-3-2022)- ci dice :

 

La Russia ha chiesto alla Cina assistenza militare per sostenere l'invasione dell'Ucraina. Lo riporta il Financial Times citando fonti americane, secondo le quali Mosca avrebbe chiesto attrezzature militari e altra assistenza militare a Pechino fin dall'inizio dell'invasione.

Armi chimiche, monito di Varsavia (appoggiata dagli Usa): «Se Putin le usa interverrà la Nato».

La priorità della Cina è impedire che la «situazione tesa» in Ucraina subisca un'ulteriore escalation o «diventi fuori controllo». Così l'ambasciata cinese negli Stati Uniti replica alle notizie di stampa riguardo alla richiesta russa di assistenza militare a Pechino. «L'attuale situazione in Ucraina è veramente sconcertante» ha affermato il portavoce dell'ambasciata, Liu Pengyu.

«La Russia ha chiesto alla Cina assistenza militare in Ucraina».

La notizia arriva nel giorno in cui gli Usa hanno annunciato a sorpresa un incontro con la Cina a Roma proprio per cercare di arginare una guerra che si avvicina sempre di più ai confini di Ue e Nato, mentre lo spettro delle armi chimiche sta diventando una «legittima preoccupazione».

Sarà un incontro indubbiamente in salita quello tra il consigliere alla Sicurezza nazionale Jack Sullivan e il capo della diplomazia del Partito comunista cinese Yang Jiechi, con la consapevolezza che Pechino - sebbene sembri improbabile - potrebbe anche decidere di rispondere alle richieste di aiuto militare di Mosca.

Tanto che gli Stati Uniti hanno preparato il warning per gli alleati su questa evenienza, stando alle indiscrezioni riportate dal Financial Times.

 Sullivan e Jiechi non si incontrano da ottobre scorso, cinque mesi che sembrano 10 anni. E nei 18 giorni che hanno cambiato il mondo la Cina non ha mai condannato l'attacco di Mosca ma si è astenuta, anziché votare contro, sulla risoluzione dell'Onu di condanna nei confronti della Russia.

Il linguaggio si è poi leggermente modificato nel tempo, tanto che Xi che alcuni giorni fa, nel corso di una telefonata con il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il presidente francese Emmanuel Macron, ha pronunciato per la prima volta il termine “guerra” tanto sgradito all'alleato Putin.

Criticando poi però con forza le sanzioni occidentali che «danneggeranno la ripresa dell'economia globale dalla pandemia del Covid-19».

Ed è proprio sul fronte delle sanzioni che gli Usa intendono fare pressione sulla Cina.

 «Ogni mossa da parte di Pechino o di altri Paesi per offrire un'ancora di salvezza alla Russia o aiutarla a evadere le sanzioni occidentali avrà conseguenze. Faremo in modo che né la Cina, né nessun altro, possano risarcire Mosca per queste perdite», sono state le parole di Sullivan alla vigilia dell'arrivo a Roma, dove incontrerà anche il consigliere diplomatico del premier Luigi Mattiolo.

Fonti diplomatiche non escludono neanche un colloquio con lo stesso Draghi, sebbene non sia in agenda.

L'obiettivo di Washington è ora quello di convincere Pechino a entrare in campo in modo più diretto per fare pressioni su Mosca e cercare di trovare una via d'uscita ad una guerra i cui esiti sembrano sfuggire di mano ogni giorno di più. «La Russia subirà gravi conseguenze per quello che sta facendo», ha detto Sullivan senza nascondere una «legittima preoccupazione» sul rischio che Putin, «frustrato» per l'esito delle operazioni, possa ricorrere all'uso di armi chimiche. Per questo «l'impatto sulla sicurezza regionale e globale» dell'invasione dell'Ucraina sarà il tema al centro dell'incontro di Roma.

Ma un ruolo importante lo avrà anche l'effetto domino della reazione dell'Occidente sull'economia globale.

Fonti diplomatiche fanno notare come fallito platealmente il progetto iniziale di Putin di una guerra lampo, l'entrata in vigore di misure destinate a durare nel tempo finirà per avere un impatto anche sull'economia cinese.

 Uno scenario che Pechino ha ben chiaro e che potrebbe convincere il capo della diplomazia del Pcc ad aver un ruolo più incisivo nel dialogo con Mosca. Resta comunque sul tavolo l'inquietante richiesta di aiuto da parte di Mosca in momento in cui Putin è in chiara difficoltà e ha più che mai bisogno di assistenza militare. Richiesta che fino ad ora non avrebbe ricevuto risposta, ma di cui pure si parlerà nell'incontro di Roma.

 

 

 

 

 

IL  GRANDE  RESET  di  Miguel Martinez.

Docplayer.it-Redazione-Miguel Martinez-(20-1-2022)- ci dice :

 

Quasi sicuramente avrete sentito parlare del Grande Reset, o Great Reset di Klaus Schwab .                           

 In  genere  presentato  come  l’ultima  demenziale  teoria  del complotto, da affiancare ai rettiliani del simpatico David Icke , l’ennesima prova che solo un pazzo potrebbe avere qualcosa da obiettare al sistema in cui viviamo.

Ora, qualcosa di vero c’è: siamo una specie incredibilmente collaborativa, conformista, opportunista e credulone, per cui spesso per non conformare quando conviene conformare bisogna essere davvero un po’ strani.

Per l’opinionista inglese, Oliver Kamm, dietro la diffusione dell’idea  del  Grande  Reset,  ci  sarebbe  “l’apparato propagandistico del regime di Putin” che diffonderebbe “folli asserzioni  di  oscuri  blogger”  (gli  anti-complottisti  sono

sempre pronti a denunciare i complotti altrui.).

Solo che questa volta c’è un problema: The Great Reset esiste davvero.                                    E’  stato  il  tema  centrale  dell’incontro  (covidianamente virtuale) del Forum Economico Mondiale (World Economic Forum,WEF) quest’estate, ed è anche il titolo di un libretto di cui è coautore il presidente dello stesso Forum, Klaus Schwab (il nuovo Hitler).

Il sito del Forum lo presenta così:

“La pandemia da Covid 19 rappresenta una rara ma stretta finestra di opportunità per riflettere, re-immaginare e resettare il nostro mondo” – Professor Klaus Schwab, Fondatore e CEO, World Economic Forum.

Seguite le intuizioni su come possiamo riprenderci dal COVID-19 per costruire un futuro più salubre, più equo e più prospero.

Il Grande Reset si presenta quindi come una descrizione della situazione attuale, e delle possibili azioni per “costruire il futuro”.

A prima vista, quindi, una cosa che nel nostro piccolo potrebbe avere tirato fuori chiunque di noi, che male c’è, insistono quindi gli anti complottisti.                                        Però qui non stiamo parlando di gente piccola.

Wikipedia ci informa  che  il  WEF di Klaus Schwab  è  finanziato  da  1000  aziende partner, “tipicamente imprese globali con un fatturato di oltre cinque miliardi di dollari”.

Insomma, non stiamo parlando di chi come noi guarda la storia, ma di chi la storia la fa.

Il WEF si autodefinisce “l’Organizzazione Internazionale per la Cooperazione tra il Pubblico e il Privato”.

E’ un concetto molto ampio, ma alla fine è la base di tutto il sistema in cui viviamo, perché tra i grandi capitalisti (il privato) e il potere politico (il pubblico) si decide il destino di tutti noi.

Nell’articolo citato sopra, Oliver Kamm scrive:

“per  quelli  che  vedono  chi  decide  le  politiche mondiali  [global  policymakers]  come  essenzialmente malintenzionati  e  con  secondi  fini  [malign  andscheming]  invece  che  fondamentalmente  benintenzionati,  [ilGrande Reset] è stato un segno che tutta l’esperienza dello schok- down era stata progettata da lungo tempo”.

Ecco, questa è una distinzione cruciale: per Kamm quelli che decidono  gli  investimenti,  gli  appalti  e  le  guerre, sono fondamentalmente benintenzionati.

Per altri, non so se siano malign, ma certo sono scheming, nel senso che usano il proprio potere per fare il proprio interesse.

Immaginiamo  che  un  fondo  decida  di  investire  miliardi nell’industria  aeronautica.  Investimenti  a  lungo  termine, rischiosi e molto impegnativi.

A  sentire  quelli  come  Kamm,  solo  un  terrapiattista sciachimista penserebbe che quel fondo abbia interesse a promuovere espansioni di aeroporti, detassare i carburanti per l’industria aeronautica, far aprire ovunque piccoli aeroporti a spese dei contribuenti, eccitare un clima di tensione globale che porti all’acquisto di aerei militari costosissimi ,far  finanziare  la  ricerca  nell’ingegneria  aerospaziale  al sistema universitario, spingere dei deputati a votare bilanci militari sempre più costosi...Queste  sono  tutte  decisioni  pubbliche,  pagate  con  fondi pubblici.

Ecco, la pianificazione strategica aziendale si fonda proprio su  questa  cooperazione  tra  pubblico  e  privato,  che  è esattamente il ruolo del WEF.

Questo non vuol dire che il WEF “decida qualcosa”. Gli incontri del WEF sono la più importante occasione annuale per permettere ai politici e agli imprenditori più potenti de lmondo di incontrarsi in maniera informale e fare affari:

 noi interpreti sappiamo bene che gli affari veri si fanno solo così, soprattutto quando si può mettere da parte la recita che distingue “privato” da “pubblico”.

Però il WEF è anche un luogo in cui i decisori riflettono su come spingere il mondo nella direzione più favorevole ai loro interessi.

I decisori devono coinvolgere il massimo numero di attori: non solo i politici, ma tutta la società deve innamorarsi delle mille aziende più potenti del mondo, e pensare che agiscono per il bene di tutti – ecco che il WEF ha inventato il concetto  di  stakeholder  capitalism.

 Il  capitalista globalista  è  per definizione un individuo che cerca di estrarre il massimo dalla natura, tenendo il più possibile per se stesso: proprio per questo è importante cooptare sempre le cause ambientali e sociali,  facendo  credere  che  “siamo  tutti  sulla  stessa barca”, tutti stakeholder.

Una strategia ben riuscita a Klaus Schwab : molti di quelli che denunciano il  Grande  Reset  sono  variamente  qualificabili  come  di“ Destra”, mentre i più accaniti apologeti dei miliardari di Davos  sono  spesso  di  “Sinistra”  (con  coraggiose eccezioni). 

Negli  Stati  Uniti,  molti  hanno  addirittura definito “socialista” e un “attacco alla proprietà privata” la proposta  che  proviene  dall’associazione  (ripetiamo)  delle mille più potenti imprese capitalistiche del pianeta.

In fondo non è tanto sorprendente: il piccolo imprenditore del Texas non sarà mai invitato a Davos, mentre pittoresche ma innocue personalità che piacciono a sinistra lo saranno.

Ma in cosa consiste il progetto del Grande Reset? The Great Reset non è un manuale che i potenti seguono; al contrario, è un testo che racconta bene tante tendenze e aspirazioni che i potenti già stanno implementando, in un linguaggio che li rende simpatici.

Chi si occupa di pianificazione strategica aziendale è una persona intelligente per definizione. Sa benissimo quindi che abbiamo raggiunto il picco un po’ di tutto. Ma sa anche che per  giustificare  il  proprio  ragguardevole  stipendio,  deve continuare lo stesso a far crescere l’azienda.

Questo significa che si deve ingegnare come non mai sia a inventare fuffa, sia a scovare nuovi campi da sfruttare.

Ne riparleremo, perché il post è già troppo lungo così. The Great Reset è una frase geniale, potentissima. Perché con il 2020, ci rendiamo tutti conto che stiamo vivendo un’accelerazione paurosa dei tempi, sospesi apocalitticamente tra  collasso  ambientale,  esplosione  della  popolazione, ciber-intrusione nel più intimo dei nostri corpi.

The Great Reset è lo slogan lanciato nel 2020 dal Forum Economico Mondiale (WEF), un’organizzazione con 700 dipendenti a tempo pieno e finanziata dalle aziende più ricche del pianeta,  dedicata  a  organizzare  la  principale  occasione mondiale in cui i politici che contano possono vendere appalti agli  imprenditori  che  contano,  con  un  contorno  di intellettuali.

Gli intellettuali in questione sono spesso venditori di fuffa ,ma sono anche i tecnici del dominio, come li chiamava il saggio Roberto Giammanco: persone molto sveglie, che indicano ai potenti le strategie vincenti, e allo stesso tempo cantano le lodi dei potenti alla plebe.

Insieme, miliardari, politici e clerisy  formano i Global Policy maker.                                   Oggi nessuno è in grado di decidere le sorti del pianeta, ma solo  loro  cavalcano  la  tigre  impazzita  della  grande trasformazione, senza finirne divorati.

In questo contesto, il presidente del WEF, Klaus Schwab,(il nuovo Hitler) ha scritto   tre   libretti:   The   Fourth   Industrial Revolution  (2016),  Shaping  the  Fourth  Industrial Revolution (2018) e appunto, The Great Reset (2020).

In questi tre testi, il cui contenuto è presumibilmente condiviso dai global policymaker che lui riunisce, ci raccontala svolta planetaria che stiamo vivendo.

Confesso che provo un po’ di sollievo a sentire qualcuno che parla di questioni serie, invece di limitarsi a fare retorica su storie di decenni fa.

Schwab racconta cose abbastanza note, ma si esalta anche visibilmente: scrive un’apologia da “ottimista pragmatico“,come si autodefinisce, per il mondo che i policymaker stanno creando per noi.

Spesso si esalta così tanto da prevedere come imminenti cosec he invece richiederanno qualche anno.

Ad esempio, citando un documento del suo WEF del 2015, Schwab prevede per il 2025 (in ordine decrescente di probabilità, con tanto di percentuali precise):

«10%  delle  persone  che  indossano  abiti  collegati  a internet 91, 290 % delle persone che hanno uno stoccaggio illimitato e gratuito (supportato dalla pubblicità)- 91,01 trilione di sensori collegati a Internet, 89, 2 Il primo farmacista robotico negli Stati Uniti ,86,510% di occhiali da lettura connessi a internet, 85,580% delle persone con presenza digitale su internet, 84,4 La prima auto stampata in 3D in produzione, 84,1 Il primo governo a sostituire il suo censimento con fonti di Big Data, 82,9 Il primo cellulare impiantabile disponibile in commercio ,81,7 Il 5% dei prodotti di consumo stampati in 3D ,81,1, Il 90% della popolazione utilizza gli smartphone 80,7 ,90% della popolazione con accesso regolare a Internet, 78,8 Auto senza conducente pari al 10% di tutte le auto sulle strade degli Stati Uniti, 78,2Il primo trapianto di un fegato stampato in 3D ,76,430% delle verifiche aziendali effettuate da Al ,75,4 Tassa riscossa per la prima volta da un governo attraverso una blockchain ,73,1 Oltre  il  50%  del  traffico  internet  verso  le  case  per elettrodomestici e dispositivi, 69,9 -Globalmente più viaggi/viaggi attraverso il car sharing che in auto private, 67,2-La prima città con più di 50.000 persone e senza semafori - 63,710%  del  prodotto  interno  lordo  globale  immagazzinato  su tecnologia blockchain 57,9-La prima macchina di Intelligenza Artificiale in un consiglio di amministrazione aziendale 80%».

Siamo già nel 2021, ma prima di tirare un sospiro di sollievo, rendiamoci conto che Schwab ha ragione: la direzione è quella, verso l’Internet of Bio-Nanothings.

Il brano di cui sopra, l’ho tradotto con DeepL: avrà ancora qualche difettuccio, ma il sorpasso del virtuale sul vivente(in questo caso il sorpassato, annientato, è Miguel Martinez, traduttore), se non avverrà nel 2025 come spera Schwab, ci sarà poco dopo.

Colombo ha reso disponibile al futuro capitalismo l’America;

Rockefeller al capitalismo vero il petrolio; la  quarta  rivoluzione  industriale di klaus Schwab  ha  reso  disponibile al Capitalismo Inclusivo  il corpo umano, finora esplorato in  maniera  assai  rozza  solo  da  schiavisti,  magnaccia  e venditori di uteri-in-affitto. L’amica Daniela Danna aveva già spiegato la faccenda, parlando di modo di produzione informatica.

Questa è la premessa del Grande Reset, scritta prima che facessimo tutti la conoscenza del Coronavirus.

 

 

 

Ancora su questo argomento:

“Geopolitica e Grande Reset “ di A. Vinco.

Sollevazione.

Riceviamo e pubblichiamo.

Abbiamo precedentemente definito l’era globale apertasi con il 2020 la Rivoluzione Mondiale Covid-19, conclusione storica del ciclo apertosi l’11 settembre 2001 e segnato dal declino epocale dell’atlantismo unilineare.

Klaus  Schwab,  presidente  del  WEF,  teorico  della  Quarta Rivoluzione Industriale e del Grande Reset, è l’ideocrate della tecnocrazia globalista della Silicon Valley:

l’obiettivo strategico, dissimulato, è quello di procrastinare l’avvento del multipolarismo dispiegato, restaurando su tutta la linea, possibilmente senza una nuova guerra mondiale, il dominio imperialista  della  civilizzazione  occidentale  della  casta super elitaria  “bianca”,  giudaico-cristiana  e  capitalista globalista .

Baget  Bozzo,  profondo  teologo  della  Sinistra  cattolica  e fervente  islamofobo,  vedeva  nella  superiorità  tecnologica occidentale  e  nella  secolarizzazione  il  segno  metamorfico della antica elezione della civilizzazione giudaico-cristiana.

Come  stiamo  viceversa  constatando,  la  tecnologia,  se  ben guidata da uno Stato sociale modernizzatore, sviluppista e comunitarista,  ha  invece  permesso  alle  civilizzazioni  che avevano  perso  il  treno  della  rivoluzione  industriale  di recuperare rapidamente i circa due secoli perduti.

La cultura strumentale ha chiarito che il modello di civiltà occidentale capitalista globalista non è applicabile a Cina, Giappone, Russia, mondo islamico e indiano .  Il modo di produzione asiatico,  con  il  suo  organicismo  comunitario  non individualistico, non sarebbe affatto scomparso ma sopravvive in  profondità. 

Sotto  fondamentali  aspetti,  il  mondo  sta diventando sempre più moderno e meno occidentale.

Giudeo-cristianismo e nichilismo transumanista.

Le fonti religiose del pensiero di Schwab sono stranamente sottovalutate. 

Artur  Schneier,  rabbino  ebreo  americano  di origine mitteleuropea, è molto vicino a Schwab, secondo varie interpretazioni  avrebbe  in  parte  ispirato  il  messianismo utopistico del Grande reset.

 Alla metà degli anni Duemila il “Rabbi  Arthur  Schneier  Program  for  International  Affairs” teorizzava un modello di globalismo tecnocratico, che poi Schwab approfondirà in modo più dettagliato negli anni più recenti.

 Klaus Schwab è molto vicino ad Israele (sua madre naturale era Ebrea!) e alla causa del sionismo, nel 2004 con i fondi dell’israeliana Dan David ha creato una fondazione per diffondere il leaderismo  e l’occidentalismo tra le nuove generazioni.

Sia  Schwab,  sia  il  rabbino  americano  Schneier  risolvono  ideologicamente la Rivoluzione Mondiale Covid 19 come un passo in avanti nell’accelerazione epocale verso la civilizzazione globalista  tecnocratica  e  verso  l’annientamento  di qualsivoglia modello sociale di civilizzazione multilineare.

Al tempo stesso, il WEF tecnocratico è apprezzato dall’attuale pontefice Francesco per il suo ecumenismo radicalista. Gli ideocrati della Silicon Valley ritengono che la Cina di Xi Jinping, che dal 2018 ha inaugurato ufficialmente la “Nuova Era” del primato mondiale han e della democrazia sociale globalizzata  di  radice  confuciana,  sia  integrabile  nella tecnocrazia feudale californiana e che, a quel punto, la Russia, isolata su tutta la linea, sarebbe alle soglie della polverizzazione e del frazionamento su base regionale.

Schwab  si  è  infatti  personalmente  incontrato  con  Xi nell’aprile 2018; Xi Jinping tenne del resto un discorso molto apprezzato, nel gennaio 2017, all’annuale Forum di Davos.

Ma il neoconfucianesimo sociale e universalistico di Xi Jinping complotta realmente a vantaggio di un disegno sociale e geopolitico così reazionario e individualistico come quello di Schwab?

 Il cristianesimo ortodosso russo, così distante dalla teologia  giudaico-cristianista  occidentale  e  evangelica, basato sull’idea di comunità spirituale (Sobornost), complotta anch’esso a vantaggio del Grande reset?

E l’Islam, in piena rinascita  mondiale,  nonostante  la  scarsa  capitalizzazione politica e geopolitica, rimarrà passivo di fronte a una simile prospettiva?

Tokio, che sembra più orientata verso Pechino che verso la California, si inchinerà al nuovo sviluppo ineguale teorizzato a Davos?

Proviamo a vedere.

L’implosione  dell’unipolarismo  occidentale  ostacola  la risistemazione globale .   Il presidente Vladimir Putin dichiarava nel settembre 2017 che chi  avrebbe  sviluppato  la  più  avanzata  IA  (intelligenza artificiale) avrebbe guidato il mondo.

Nella storia economica, innovazioni e trasformazioni di modi di produzione avvengono in periodi storici caratterizzati da conflitti militari o da vere e proprie guerre mondiali.

 Americanisti e sovietici, nonostante  la  guerra  fredda,  si  intendevano  poiché condividevano  la  originaria  radice  ideocratica giudeo cristianista.

Oggi il quadro mondiale è ben più complesso sul piano della sicurezza internazionale: la Russia, con il suo cristianesimo

ortodosso di stato, diversamente dall’URSS è la prima barriera antagonista al giudeo cristianismo nichilista e transumanista proponendo  il  modello  di  una  ideocrazia  contrapposta all’intero  occidente.  

La  Rivoluzione  Mondiale  dei  nostri giorni, ovvero il declino delle democrazie super-capitaliste occidentali  e  la  fine  dell’uni-linearismo  americano, avanza quindi in più forme contro il tentativo reazionario di risistemazione globale.

La produzione su larga scala, che ha reso grandi i giganti dell’Asia, e il prudente militarismo geopolitico dello stato profondo russo sono i massimi ostacoli sulla via del Grande reset occidentale.

 Una risistemazione occidentale a base di digitalizzazione  di  massa,  home  working,  concentrazione monopolistica  di  nuova  generazione,  come  ha  rilevato  uno studio  di  “Le  Monde”  del  novembre  2020,  non  potrebbe seriamente contrastare la rivoluzione geopolitica in atto.

Dall’11 settembre a oggi è fallito ogni tentativo strategico delle  élite  occidentali  “giudaico-cristiane”  di  fermare l’offensiva  dei  giganti  asiatici  confuciani,  della  Russia greco-cristiana, dell’Islam.

Huntington definì l’evento dell’11 settembre la “rivincita di Dio”    sul    nichilismo    “utopistico- democratico” giudeo cristianista.

Sempre Vladimir Putin, nel giugno 2019,dichiarava al New York Times che l’imperialismo occidentale fu globalista e liberoscambista sino a quando ciò era utile per le  élite  politiche  e  economiche  americaniste,  ma  divenne immediatamente  protezionista,  già  con  l’Obama  I,  quando percepì che globalismo e liberoscambismo potevano giovare più alla causa dei cosiddetti “Paesi emergenti” che a quella dell’uni-linearismo occidentale.

Klaus Schwab è molto elusivo e confuso sul vero e proprio punto chiave, rappresentato dalla realizzazione di un governo digitale nell’era del cambiamento. Non sa dirci se gli effetti della quarta rivoluzione industriale e del tentativo di grande risistemazione  finiranno  per  rendere,  con  la  tecnologia

finanziaria e militare, con i nuovi metodi di produzione, i cittadini  sempre  più  indipendenti,  dando  loro  un  nuovo strumento per far valere la loro opinione o se strutture parallele all’autorità, semiclandestine e sovversive, potranno diffondere  ideologie  antagoniste,  reclutare  seguaci  e coordinare iniziative contro i sistemi governativi ufficiali.

Schwab (il nuovo Hitler )peraltro teorizza un nuovo tipo di guerra ibrida tra nuovi blocchi di civilizzazione, concetto tra l’altro ripreso dalla nuova scuola militare russa, alla luce del Grande reset, in  netta  controtendenza  rispetto  al  sogno  irenistico messianico del governo digitale mondiale che dovrebbe ispirare questa risistemazione planetaria.

Terzo millennio: comunitarismo con inclusione sociale digitale o Northern California .

Alla fine degli anni Novanta il militare cinese Qiao Liang,teorico della “guerra senza limiti”, sosteneva che “ci sono reti sopra le nostre teste, trappole sotto i nostri piedi. Non abbiamo alcuna possibilità di fuga”.

Era l’inizio della guerra ibrida multilineare, crollata l’epoca di Yalta, che bussava alle porte della grande storia e che oggi vediamo in atto su scala planetaria con la stessa crisi pandemica.

La filosofia realista  e  storicista  dello  scienziato  politico  Samuel Huntington, morto nel 2008, si prende perciò la sua grande rivincita storica e teorica sull’utopismo messianico giudaico -cristiano.

L’utopismo tecnocratico dei vari Schwab presta in effetti il fianco a facili critiche laddove teorizza come essenziale per il  singolare  individualistico  e  neocapitalistico  della risistemazione  globale  “un  vero  e  proprio  processo  di-civilizzazione  globale”,  ecumenico  e  pacifista.

 Nella teoria delle élite super-capitaliste occidentali ciò significa, in  termini  storici  concreti,  una  strategia  messianica  e uni-lineare di civiltà, volta a arrestare l’offensiva delle nuove potenze multipolari restaurando il dominio globale della

casamatta finanziaria dell’estremo Occidente e salvando il neo-capitalismo  finanziario,  un  colabrodo  catastrofico, mediante un neo-feudalesimo digitale globale.

E’  un  progetto  strategico  evidentemente  reazionario, neocolonialistico e antistorico.

In realtà, però, come aveva ben previsto Huntington, la civilizzazione confuciana cinese, quella shintoista nipponica, quella cristiana ortodossa russa, quella dell’Hindutva e lo stesso Islam hanno mostrato di poter benissimo usare la tecnologia, senza vendere l’anima allo scientismo  imperialista  occidentale  o  alla  finanza angloamericana.

Informatici indiani e russi sono, come noto, tra i migliori al mondo, la Cina ha mostrato di essere autonoma sul piano della ricerca e della fabbricazione di nano-tecnologie,  le  varie  civilizzazioni  islamiche, considerate “medievali” dagli ideocrati della Silicon Valley, hanno rivelato di poter e saper comunque rispondere colpo su colpo  ai  terribili  attacchi  delle  élite  imperialiste occidentali, il Giappone ha sistemi sanitari e di cura di avanguardia mondiale.

Il  politologo  statunitense  aveva  compreso  come  l’identità comunitaria di fondo di civilizzazioni e modelli sociali quali  quello  cinese,  russo,  indiano,  islamico,  giapponese avrebbero ben resistito anche alla terribile onda d’urto della tecnocrazia globalista e individualistica della civilizzazione occidentale “giudaico-cristiana” .

 Prevale perciò, nello spazio globale, la prassi della inclusione sociale digitale di natura comunitaria sulla logica dello sviluppo ineguale della plutocrazia del WEF e della Silicon Valley.

Alla fase rivoluzionaria mondiale Covid 19, più che i sogni irenici e neo-imperialistici di Schwab(il nuovo hitler), potrebbe con maggiore probabilità  seguire  rapidamente  la  fase  della  guerra  di civiltà su larga scala.

 Mosca, Pechino, Tokio stessa, non si integrano né si integreranno nella civilizzazione imperialista e  transumanista  del  Grande  reset  e  delle  sinistre sub-imperialiste mondiali.

Probabilmente, lo stesso si può dire riguardo alla multiforme e più complessa civiltà islamica. Parliamo di circa tre quarti dell’umanità. L’1 per cento del mondo di un quarto dell’umanità come potrà imporre questo totalitarismo digitale neo medievale?

Per  affermare  un  Grande  reset  mondiale,  ideocratico individualista e al tempo stesso neo-feudale, non rimarrebbe perciò altra via concreta che una nuova guerra imperialista di dimensioni globali, in barba a ogni ipotesi di mutamento antropologico  e  di  a-conflittuale  interazionismo  umano macchinico.

 

 

 

COLAO PRESENTA “ID PAY”:

IL GREEN PASS TOTALE

Comedonchisciotte.org- Marco Di Mauro -( 08 Marzo 2022)- ci dice : 

Il lobbista eletto da nessuno apre le porte alla dittatura della sorveglianza su modello cinese: una piattaforma che raccoglierà tutti i dati e garantirà l'accesso ai "benefici sociali".

La tessera verde non finirà, né a marzo né a giugno, e i globalisti non hanno alcuna intenzione di fare passi indietro sulla propria agenda.

Non lo diciamo perché siamo “falsa controinformazione” o gate-keeper. Lo diciamo perché la resistenza vera è quella consapevole, e chi pensa che coloro che ci hanno tolto i diritti in maniera tanto barbara e brutale possano restituirceli dal 31 marzo (fine delle restrizioni) o dal 26 giugno (fine degli obblighi vaccinali) come se niente fosse successo, si sta solo illudendo: la tessera verde non sarà mai abrogata, e non solo, sarà pienamente rafforzata, anzi diventerà istituzione dello stato. Nulla ci sarà restituito dalla nostra acropoli occupata dal nemico, e l’agorà non ci sarà data ma concessa, e alle loro condizioni.

Circa una settimana fa, il Ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale Vittorio Colao ha presentato al forum ANSA la piattaforma” ID Pay”:

“Stiamo pensando ad una piattaforma per l’erogazione di tutti i benefici sociali, il nome provvisorio è “IDPay”, tutto direttamente in digitale, addirittura in pagamento anticipato, senza bisogno di dover anticipare i soldi, venire riconosciuti nel punto vendita e ricevere l’ammontare di bonus di voucher grazie alla piattaforma” e si può partire “già da quest’anno”.

“ID Pay” raccoglierà tutti i dati personali, non soltanto quelli sanitari, di chi la utilizza, e fin qui tutto regolare:

i telefonini lo fanno già, e Google – come è stato dimostrato in più sedi legali – raccoglie i dati personali sensibili anche senza il consenso degli utenti. Ma qui è diverso, perché a farlo sarà lo stato, che così realizzerà pienamente il “sorvegliare e punire” di foucaultiana memoria e inaugurerà la prima dittatura della sorveglianza digitale sul modello cinese.

Difatti, molti commentatori concordano sul fatto che i “benefici sociali” erogati dalla piattaforma altro non saranno che quelli che oggi – o almeno fino al 2020 – ritenevamo diritti fondamentali e inviolabili.

“ID Pay” sarà il wallet di stato per la moneta virtuale – Colao è stato ben chiaro sull’intenzione di usarlo per abbattere definitivamente l’utilizzo di denaro contante:

 al singolo cittadino sarà assegnato un codice identificativo univoco (scansionabile nella sua versione QR) che sarà associato a ogni singola transazione, ogni singolo spostamento, ogni singola attività che ne prevederà la scansione.

Da questo punto di vista, il green pass è stato solo una finestra di Overton, e i cittadini italiani che si sono così facilmente piegati al ricatto di dover scansionare un codice che attestasse il proprio status sanitario per tutta una serie di attività, certamente percepiranno come normale il fatto di dover tornare a farlo.

E che altri cittadini, bollati come indegni del consesso civile, ne siano esclusi.

Perché il piano è chiaro: “Ci deve essere un cambio di mentalità in cui si passa dal dire ‘io son qua a controllarti’ a ‘io son qui ad aiutarti’, e poi verificherò l’integrità di quello che fai.” Aveva detto il lobbista Colao a maggio scorso dal patriarca Fazio.

 E il trattamento riservato ai camionisti canadesi – conti bancari congelati, assicurazioni sospese solo per reato d’opinione – è stato un fulgido esempio di dove si arriva quando si virtualizza la propria vita, denaro e diritti, e la si mette nelle mani di un provider che può privarcene non appena smettiamo di obbedire.

(ansa.it/sito/notizie/economia/2022/03/02/colao-in-arrivo-piattaforma-idpay-per-benefici-sociali_7a1c84d0-0d44-49f1-970f-525b031433d1.html).

 

Cartiere, Fonderie, Pesca e Allevamento:

Interi Settori Produttivi sono già alla Chiusura!

Conoscenzealconfine.it  - Giulia Burgazzi -(13 Marzo 2022)- ci dice :

 

Cartiere e fonderie già chiudono. I pescatori scioperano per il caro carburante. I camionisti (di nuovo) faranno altrettanto. Gli allevatori temono di dover abbattere gli animali per mancanza di mangimi zootecnici.

Il rincaro di materie prime, energia e cereali legato alla guerra in Ucraina (macché… volontà dei soliti noti – ndr) ha già messo in ginocchio interi settori produttivi. Tuttavia forse è solo l’inizio. In risposta alle crescenti sanzioni dell’Occidente, la Russia sta redigendo l’elenco dei Paesi verso i quali vietare le esportazioni per tutto il 2022. Vuoi che l’Italia, già inserita nella lista dei Paesi ostili per via delle politiche dell’UE e del Governo, non sia ulteriormente colpita dall’embargo?

In risposta, il MISE si prepara ad introdurre dazi e autorizzazioni alle esportazioni di prodotti ritenuti fondamentali, alla faccia dell’Unione Europea e del suo mercato unico interno.

Ma è un tentativo di cucire una toppa ormai fuori tempo massimo. La Russia invece si era preparata da tempo alle sanzioni dell’Occidente ed è in grado di attutire il colpo. Nei guai c’è l’Italia, con o senza i dazi del MISE.

Gli scambi commerciali dell’Italia con la Russia riguardavano, nel 2021, esportazioni per 7 miliardi ed importazioni per oltre 12. Fra le importazioni, oltre ai combustibili (cioè all’energia), anche beni impossibili da sostituire su due piedi, come prodotti chimici e metalli.

 

Se verranno ulteriormente a mancare approvvigionamenti vitali, la situazione attuale di varie attività produttive italiane rischia di somigliare alla coda mozzata di una lucertola. Nonostante tutto si muove ancora… ma la vita è un’altra cosa.

Per ora, i problemi riguardano soprattutto il prezzo dell’energia, carburante compreso. Già in gennaio, prima che cominciasse la guerra, secondo l’Istat la produzione industriale era scesa del 3,4% rispetto a dicembre. Ora si stanno fermando imprese energivore come le cartiere, dalle quali escono fra l’altro gli imballaggi di varie merci in vendita al supermercato.

Si stanno fermando anche le fonderie. Il costo dell’energia è un problema, ma non il solo. L’espulsione della Russia dal sistema bancario internazionale SWIFT rende impossibile pagare e fare arrivare la ghisa.

Il turismo, già messo alle corde dalle restrizioni Covid, è un altro settore colpito. Il prezzo della benzina sconsiglia anche solo la gita fuori porta. E in ogni caso, altro che il ristorante! Gli italiani devono pagare le bollette e la spesa. Gli europei hanno analoghi problemi. L’Italia, fino a nuovo ordine, la vedranno soltanto in cartolina.

In epoca pre-Covid, in Italia arrivavano ogni anno 1,7 milioni di turisti russi e spendevano circa 2,5 miliardi. Addio anche a quelli. E non solo. In luoghi come Rimini e Forte dei Marmi, gli operatori turistici e i commercianti davano la caccia al personale in grado di parlare russo per tenere i rapporti con quella pingue fetta di clientela. Adesso parlare russo non serve più. E la crescente desertificazione economica dell’Italia rende superfluo anche il personale.

(Giulia Burgazzi- visionetv.it).

 

 

 

 

 

Lavrov parla dei Laboratori Ucraini che

stavano sviluppando Armi biologiche.

Conoscenzealconfine.it  - Cesare Sacchetti - (11 Marzo 2022)- ci dice :

 

La Russia sta assestando dei colpi tremendi a quel grumo di potere atlantista che ha utilizzato l’Ucraina per portare avanti i peggiori traffici del pianeta.

Il ministro degli Esteri russo, Lavrov, fornisce informazioni aggiuntive sui laboratori ucraini che stavano sviluppando armi biologiche. Queste strutture si trovavano in particolar modo a Kiev e a Odessa.

Nel 2005, l’allora sconosciuto senatore Barack Obama si recò in visita proprio a Kiev e ad Odessa per visitare questi laboratori. Il Pentagono ha finanziato e coordinato direttamente le “ricerche” condotte in questi centri. Lo scopo non era null’altro che quello di creare degli agenti patogeni letali in grado di sterminare solamente la popolazione russa.

La Russia non ha soltanto denunciato al mondo intero gli intenti criminali dello stato profondo di Washington in Ucraina. La Russia sta assestando dei colpi tremendi a quel grumo di potere atlantista che ha utilizzato l’Ucraina per portare avanti i peggiori traffici del pianeta.

L’Ucraina è un vero e proprio spartiacque che ha dato il colpo di grazia all’ordine liberal (Dem Usa) globale uscito dalla seconda guerra mondiale. Siamo entrati in una nuova fase storica dove i rapporti internazionali non sono più fondati sul dominio del braccio militare del mondialismo, la NATO. La stagione del mondo unipolare (comanda solo il nuovo Hitler, Klaus Schwab!ndr)  è giunta definitivamente al termine. Siamo entrati nell’era del mondo multipolare.

(Cesare Sacchetti- t.me/bioclandestine/70- t.me/cesaresacchetti).

 

 

 

 

Gli Usa minacciano tutti: dalla Cina

all’India, chi aiuta i russi sarà sanzionato.

visionetv.it-Andrea Sartori -(14 Marzo 2022)- ci dice : 

 

Si sapeva già da tempo che si sarebbe formato un asse Russia-Cina. Ben prima dello scoppio della guerra la cosa fu ufficializzata. Putin aveva già tessuto la sua tela diplomatico in maniera tale da non restare solo, e infatti solo non è rimasto.

Di fatto la Cina è l’asso calato da Putin per resistere alle sanzioni occidentali. Ma anche l’India è una carta strategica di primaria importanza per lo Zar e adesso è più chiaro quel patto militare firmato a dicembre con l’altro gigante asiatico. Quattro miliardi di persone e le due economie attualmente più vitali del pianeta appoggiano la Russia. Questo non può che impensierire gli Stati Uniti d’America.

Che purtroppo gettano la maschera e usano i loro metodi degni di Al Capone più che di una vera democrazia come dicono di essere: e cosa usano?

 Ovviamente la finanza.

Washington minaccia l’espulsione delle società cinesi da Wall Street. Le società menzionate sono Yum China Holdings, il proprietario dei ristoranti KFC, Taco Bell e Pizza Hut in Cina e altri quattro gruppi mandando al tappeto l’indice Hang Seng.

Questo ha costretto Pechino a giocare d’ambiguità: il premier Li Keqiang ha cercato di evitare ogni domanda inerente una condanna della Russia.

 E oggi il consigliere della Sicurezza americano Jake Sullivan incontrerà a Roma il responsabile della politica estera del PCC Yang Jiechi. Cosa accadrà? Già la tensione è alle stelle.

La replica cinese alle minacce Made in Usa è netta: disinformazione. Che fa eco con quell’ “isteria” di cui Putin accusa gli occidentali. Il fallimento dei colloqui è altamente probabile.

Ma anche l’India deve sostenere minacce in stile corleonese. Ripetiamo, qui vige un patto militare. E l’India è pronta a firmare un contratto per la consegna di cinque sistemi di difesa aerea russi S-400 del valore di 5,43 miliardi di dollari. Ma ecco che arriva la testa di cavallo nel letto di New Delhi.

Infatti un funzionario del Dipartimento di Stato americano ha detto che l’India “non sarà tra paesi che non saranno sottoposti alle sanzioni se non abbandonerà l’acquisto dei sistemi missilistici anti-aerei russi.” Ma l’India non ci pensa nemmeno.

“Ogni mossa da parte di Pechino o di altri Paesi per offrire un’ancora di salvezza alla Russia o aiutarla a evadere le sanzioni occidentali avrà conseguenze. Faremo in modo che né la Cina, né nessun altro, possano risarcire Mosca per queste perdite”, così Sullivan alla CNN subito prima di arrivare  a Roma.

 Non solo Cina e India quindi, ma anche chiunque altro si azzardi ad aiutare la Russia: ad esempio il Brasile, o il Pakistan, o altri Stati importanti di mezzo mondo. Vogliono sanzionare tutti?

Le minacce sol son le armi dello imminacciato” scriveva Leonardo da Vinci.

Le mosse di Washington sono mosse disperate. Mosse di chi ha già perso.

(ANDREA SARTORI).

 

 

 

 

Ucraina. Trovate le prove dei bio-labs,

si vocifera di bomba atomica “sporca”. A Chernobyl.

Visionetv.it- Giulia Burgazzi- ( 7 Marzo 2022  )- ci dice :

 

Virus e batteri letali nei bio-laboratori legati agli Stati Uniti che ufficialmente hanno “scopi totalmente pacifici”. E non solo. Ora viene fuori che, almeno secondo la Russia, l’Ucraina stava confezionando una bomba atomica “sporca” nel sito di Chernobyl.

A quanto pare, non erano solo dicerie quelle relative ai bio-laboratori dell’Ucraina ripieni di agenti patogeni letali.

La Russia da ieri dice di avere le prove della distruzione urgente di un programma di armi biologiche in Ucraina biologiche in seguito all’avanzata delle truppe russe in Ucraina. Una testata indiana ha pubblicato alcuni dei documenti diffusi in proposito dalla Russia.

Secondo i russi, i bio-laboratori USA in  Ucraina conservavano una bella collezione di malattie temibili. Peste, colera, antrace, tularemia… Quest’ultima è la meno famosa. Non però la meno pericolosa.

Gli Stati Uniti hanno effettivamente preso sotto la loro ala protettrice, già da anni, numerosi laboratori biologici ex sovietici situati al di fuori della Russia. Anche in Ucraina. Ufficialmente, essi hanno scopi totalmente pacifici.

L’accordo fra Stati Uniti ed Ucraina a proposito dei laboratori ex sovietici, siglato nel 2005, ufficialmente mirava ad impedire la diffusione di agenti patogeni pericolosi e delle conoscenze necessarie per produrli. Lo ha ribadito qualche mese il Kiev Post. I soldi degli americani, scrive, sono serviti per modernizzare e mettere in sicurezza i laboratori ex sovietici.

Però negli ultimi tempi si era ventilata ad alto livello la possibilità – oh, solo la possibilità! – che questi laboratori conservassero i ceppi degli agenti patogeni legati al programma sovietico di guerra biologica.

Si può supporre che le prove trovate dai russi riguardino proprio questo materiale. La sua esistenza – diciamo – confligge alquanto con gli scopi “totalmente pacifici” dei laboratori. Ci si attende infatti che il primo compito di un  laboratorio con scopi pacifici sia proprio quello di distruggere l’eredità di un programma legato alla guerra biologica.

E ora che sono venuti fuori virus e batteri, verrà fuori anche la bomba atomica “sporca”? L’Ucraina ha rinunciato alle armi nucleari sovietiche che erano sul suo territorio. Ufficialmente, non ne ha mai acquistate o prodotte altre. Però secondo la Russia l’Ucraina sta, o stava, cercando di fabbricarsi una bomba atomica “sporca”. Le bombe “sporche” sono quelle che usano esplosivi convenzionali per spargere materiale radioattivo proveniente da scorie, rifiuti e simili.

Secondo la Russia, il “cantiere” prescelto per la fabbricazione di questo ordigno sarebbe l’ex centrale nucleare di Chernobyl. Possibile?

Sta di fatto che a Chernobyl di rifiuti radioattivi ce ne sono in abbondanza.

Inoltre difficilmente un eventuale modesto innalzamento della radioattività legato alla fabbricazione della bomba “sporca” avrebbe destato gravi sospetti.

Infatti ogni tanto il vento alza e rimette in circolo la polvere radioattiva depositatasi dopo il tragico incidente del 1986.

Ogni tanto la stessa cosa accade a causa degli incendi boschivi. E sta di fatto, anche, che i russi si sono affrettati ad impadronirsi di Chernobyl.

(GIULIA BURGAZZI).

 

 

 

 

Chi utilizza la censura ha perso.

Visionetv.it-Antonello Cresti- (14 Marzo 2022)- ci dice :                     

Il lungo addestramento a cui sono stati sottoposti gli italiani nei due anni di psico-pandemia ha avuto molti scopi, tra questi quello di preparare mentalmente alla accettazione integrale della censura.

Un provvedimento solitamente visto come estremo, violento, prevaricatorio, diviene improvvisamente la quintessenza della giustizia, se adoperato nei confronti di nemici sempre più disumanizzati.

E lo spettro di argomenti “indicibili” si allarga, consentendo un utilizzo sempre più selettivo e scriteriato della censura.

E’ uno dei paradossi del mondo in cui viviamo, talmente post-ideologico da essere letteralmente imperniato di ideologia, talmente libero e democratico, dal restringere i confini del “consentito” in maniera sempre più scientifica ed accurata.

Brevissimo è stato il passo dalla “indicibilità” delle critiche al vaccino, alla isterica rimozione della cultura russa dall’immaginario europeo.

Una mossa che riecheggia i processi di italianizzazione delle parole straniere durante il fascismo, ma che, se possibile, assume toni ancora più grotteschi nel continuo processo di dissonanza cognitiva in cui i primi persecutori del nuovo nemico sono proprio coloro che parlano a ogni piè sospinto di inclusione, diritti, pace, etc…

La censura è una componente fondativa di ogni regime totalitario, ed essa viene applicata solitamente come meccanismo di difesa da agenti esterni capaci di corrompere se non addirittura compromettere la narrazione egemonica di quel momento storico.

Non fa eccezione questa fase che stiamo vivendo, che – appunto – utilizza la tecnica del “capro espiatorio” in maniera assolutamente isterica.

 

Esiste però una differenza determinante se analizziamo i rapporti di forza di questo momento storico e li paragoniamo con quelli del passato: in nessun altro caso si era mai assistito ad un simile predominio da parte della voce dominante.

Che possiede tutte le leve della comunicazione di massa, l’assenso di tutta la politica ufficiale, della cultura e dello spettacolo. E che conta su un sostegno che è ha un radicamento globale anche a livello geografico. Rare sono le realtà di “resistenza”, per così dire.

In un simile quadro delle cose dovremmo immaginare un potere dominante che inscena una qualche forma di democrazia, conscio del proprio strapotere.

Eppure così non è.

Gli eretici, per quanto pochi, disorganizzati, ridotti al silenzio sostanziale sono visti con terrore dal regime odierno.

Se questo accade la motivazione è facilmente intuibile: il regime intuisce la profonda debolezza intrinseca delle non argomentazioni su cui basa il proprio potere ed avverte dunque un continuo senso di minaccia.

Questo deve spingere tutto il mondo della controinformazione, della controcultura ad intraprendere una battaglia particolarmente intensa contro qualsiasi forma di censura, consci di una doppia, ineluttabile, verità.

Non solo un simile tasso di censura è una dimostrazione del dispotismo liberticida del Potere odierno, ma anche esso attesa la profonda debolezza strutturale di un Sistema.

Chi censura, infatti, è il primo ad essere persuaso della propria debolezza. Chi usa la censura ha – non solo in senso etico – perso.

Teniamolo bene a mente! (ANTONELLO CRESTI).

 

Se fossi Zelensky, oggi avrei paura: ma non di Putin”.

Libreidee.org-Fausto Carotenuto - (13-3-2022)- ci dice :

 

In passato poteva anche accadere che gli occidentali uccidessero il loro uomo, per far credere che l’avessero assassinato i russi. Seriamente: se fossi la Russia, io oggi mi preoccuperei di proteggere Zelensky. Lo vedete che il palazzo presidenziale di Kiev non lo attaccano manco a morire?

 C’erano gruppi che davano la caccia a Zelensky?

 Ah, ma attenti: questo ce l’hanno detto le fonti occidentali. I russi, invece, non fanno che ripetere: noi riconosciamo il governo di Zelensky.

Sanno che rappresenta una parte consistente del suo popolo. E quindi a loro serve vivo, per arrivare al vero obiettivo di Mosca: una trattativa che metta fine al conflitto in Ucraina nel più breve tempo possibile, permettendo a Putin di salvare la faccia portando a casa qualche concessione territoriale.

 Forse i russi hanno anche un altro timore, probabilmente fondato: che qualcuno, in Occidente, speri di trasformare l’Ucraina in una sorta di Afghanistan, di Iraq europeo, fonte perpetua di instabilità e di minaccia per la Russia.

Che infatti, non a caso – al di là della martellante disinformazione occidentale – si sta muovendo con estrema prudenza.

Vale sempre, il vecchio adagio: la prima vittima della guerra è la verità.

Pure in tempo di pace, però, non c’è mai da fidarsi delle versioni ufficiali. Quanto ai giornalisti, buio pesto: dei conflitti non capiscono niente, nemmeno se vanno sul posto.

Anche per questo è ridicola, la roboante propaganda che l’Occidente riversa sulla strana guerra dei russi, omettendo la domanda chiave: perché Mosca sta rinunciando a sfruttare la sua schiacciante superiorità aerea, che le consentirebbe di annientare le resistenze ucraine?

In appena tre giorni, dopo aver distrutto a terra i velivoli avversari, i russi hanno acquisito il pieno dominio dei cieli. Però non intendono avvalersene per fare piazza pulita degli ucraini: perché?

Forse, lo choc iniziale (un’invasione così massiccia) doveva servire anche a innescare un possibile ribaltone interno, che avrebbe chiuso la partita in poche ore: ma evidentemente, i generali di Kiev – sicuramente in contatto con il Cremlino – non se la sono sentita, di rovesciare Zelensky.

Così, è scattato il Piano-B: la manovra a tenaglia per imbrigliare l’Ucraina, senza però raderla al suolo.

Il bombardamento su Mariupol?

 Colpire seriamente una sola città è uno strumento di pressione: vale come monito per tutte le altre, che però non sono state ancora prese davvero di mira. Come dire, è l’ennesima spinta verso l’obiettivo a cui la Russia punta: non la distruzione dell’Ucraina, né la sua occupazione permanente, ma una trattativa che porti a un accordo credibile. Per questo è cresciuto anche il bilancio delle perdite russe: schierare artiglierie campali “napoleoniche”, quasi senza usare missili (e senza ricorrere all’arma più efficace, l’aviazione) espone l’esercito di Mosca a rischi inevitabili.

 Di nuovo: è un altro modo per “comunicare”, sia pure nell’atroce linguaggio bellico, una volontà negoziale.

 Lo stesso dicasi per l’incentivo all’evacuazione dei civili: la guerra casa per casa, nelle città, sarebbe insostenibile sul piano dell’immagine, ma anche su quello strettamente militare, perché non farebbe altro che produrre quello che i russi non vogliono, e cioè una carneficina.

Meglio quindi dissipare la “nebbia di guerra”: ad accompagnare l’insolito incedere dei russi (che potrebbero stravincere, e invece procedono al rallentatore) è proprio l’ostinazione nel tener aperti spiragli negoziali.

Che infatti, nonostante tutto, sembrano destinati ad avere successo:

l’Ucraina ha già annunciato possibili concessioni sull’indipendenza del Donbass e sulla rinuncia alla Nato.

A quanto pare, Kiev sarebbe disposta a restituire a Mosca anche la piena titolarità della Crimea (territorio storicamente russo, “regalato” all’Ucraina ai tempi dell’Urss, quando la capitale era comunque Mosca, ndr).

Io spero che si arrivi presto a una trattativa che, in Ucraina, metta fine all’orrore della guerra, dove a pagare il prezzo maggiore sono sempre i civili. Comunque mi sembra che lo stesso Zelensky non rifiuti la disponibilità negoziale dei russi.

 Chi vorrebbe farla fallire, allora, questa trattativa? Gli altri: la Nato, gli Usa.A ostacolare la possibilità del negoziato non è certo Putin, che – anzi – vorrebbe che la crisi fosse brevissima: ha le truppe sul terreno, gli hanno messo contro mezzo mondo.

 Il Cremlino spera che le ostilità finiscano al più presto, e chiaramente spera anche di ottenere alcune concessioni, per evitare di fare una figuraccia.

Non è che voglia tantissimo, Putin: e lo sta dicendo.

Dall’altra parte, invece, con chi abbiamo a che fare?

Dobbiamo fare i conti con l’orribile “piramide gesuito-massonica” (Putin fa parte della “piramide conservatrice”: orribile anch’essa, ma in questo momento meno orribile).

La vera piramide offensiva è quella gesuito-massonica: si è presa il Papato, da noi il Quirinale e la Presidenza del Consiglio, e poi l’Onu, la presidenza Ue e la Casa Bianca, insieme alla Germania e alla Francia di Macron.

Sono molto all’attacco, cercano di sfruttare questo attuale vantaggio. Loro, in Ucraina, avrebbero interesse al “modello americano”.

Ovvero: entro in Iraq e in Libia per “portare la pace”, e intanto faccio fuori quei disgraziati dei dittatori.

Oppure: entro in Siria – in vari modi: anche “by proxy”, attraverso altre forze – e tolgo di mezzo il maledetto Assad, per poi sostituirlo con un regime “libero”, fondato sulle elezioni.

Ancora: entro in Afghanistan (a suo tempo, per cacciare i sovietici), e poi, dopo l’11 Settembre ci rientro (stavolta “per combattere il terrorismo islamico”).

Insomma: vado a “portare la libertà e la democrazia” là dove non ci sono.

 Ed è ormai dimostrato: ogni volta che lo fanno, il risultato è il contrario.

In Afghanistan, con la scusa di cacciare quei comunistacci dei sovietici – che volevano controllare quello che era uno Stato-cuscinetto, com’era fino a ieri la stessa Ucraina – hanno preparano i loro combattenti: li hanno addestrati, li hanno equipaggiati con missili antiaerei e razzi anticarro.

 E così hanno preparato due forze distinte: Al-Qaeda e i Talebani.

Il nome “Al-Qaeda” è stato inventato dalla Cia, ormai si sa.

Quel gruppo doveva poi fare anche terrorismo in Occidente, sempre ai loro ordini: proprio quel terrorismo, infatti, ha prodotto l’autoritarismo degli Stati, che hanno ristretto le nostre libertà, facendo avanzare il regime mondialista.

Poi, appunto, visto che un regime quasi “normale” poteva nascere persino in Afghanistan, hanno inventato i Talebani: che, in origine, erano studenti islamici (pakistani, però).

Così l’Afghanistan è diventato – e lo è tuttora – l’ambiente perfetto per la nascita di qualsiasi terrorismo.

E guardate anche la recente aggressione ai danni del Kazakhstan, che ha retto perché difeso dai russi: è stato invaso da decine di migliaia di terroristi, teoricamente “islamici”; ma non sono mai islamici, i personaggi che guidano il terrorismo islamico: sono sempre occidentali.

 Idem in Siria: si è creato l’Isis e da lì sono partiti miliziani a fare terrorismo in tutto il mondo. Ma l’Isis dove aveva potuto crescere? In un Iraq senza più Saddam Hussein.

Chi ha favorito tutto questo? Sempre loro: i nostri governanti occidentali.

Per inciso: Saddam li teneva in carcere, i terroristi. Sono poi stati scarcerati dagli invasori americani.

Ora, l’Occidente globalista  potrebbe avere interesse a fare la stessa cosa con l’Ucraina. Cioè: creare uno Stato destabilizzato, per anni, stavolta all’interno dell’Europa, più vicino a noi e infinitamente più importante.

Potrebbe essere l’alibi perfetto per verticalizzare ulteriormente il potere, in termini di Unione Europea, costruendo quindi un elemento di continua provocazione, per la Russia, destinato a durare anni.

Immaginate lo scenario: milizie a non finire, anche mercenarie, in Ucraina.

Perché è proprio a loro che, già adesso, stanno consegnando le armi che noi stiamo fornendo, da portare – forse – all’esercito ucraino.

Ma chi dà le armi agli ucraini sa benissimo che non vinceranno, con quelle armi: sa che moriranno, con quelle armi in pugno.

 E sa che enormi depositi di armi rimarranno sul terreno, a disposizione dei gruppi che rispondono a loro: neonazisti, mercenari, nuovi gruppi che si formeranno.

In altre parole: potrebbe essere in corso una manovra per far diventare l’Ucraina una sorta di Afghanistan o di Iraq europeo, come fomentatore permanente di altri problemi.

 Speriamo di no, ma già vedo che alcuni passi in questa direzione ci potrebbero essere. Quindi: speriamo proprio che le trattative vadano avanti. In fondo, lo stesso Zelensky va in questa direzione, anche se giustamente sbraita e strilla. E quindi: se Putin è cattivissimo, quanto lo è l’Occidente globalista ?

(Fausto Carotenuto, estratti dal video “La grande tenaglia in Ucraina: chi fa fallire la pace”, su YouTube dal 10 marzo 2022. Già analista strategico dell’intelligence, Carotenuto – poi fattosi promotore del network “Coscienze in Rete” – vanta una lunga esperienza internazionale, in ambito geopolitico, per conto dei servizi segreti occidentali).

 

 

 

 

Putin resiste al regime

globalista che ha liquidato Trump.

Libreidee.org- Gianluca Sciorilli - (12/3/2022)-ci dice:

Chi ci guadagna, nel trascinare verso terreni ignoti una crisi come quella ucraina? Posso dire chi ci perde: innanzitutto il popolo ucraino, sacrificato per coprire gli interessi di una élite che ha come unico obiettivo quello di accerchiare Putin, buttarlo fuori dai giochi ed escluderlo, come player, dal processo in corso, cioè il malaugurato Nuovo Ordine Mondiale.

Questo è il disegno: sfruttare l’Ucraina come casus belli per assediare Putin e costringerlo a una fuoriuscita dalla scena politica internazionale, per poi probabilmente sostituirlo con qualcuno che possa adeguarsi all’Agenda 2030 e quindi alla realizzazione di un New World Order al di sopra degli interessi nazionali, al di sopra dei popoli e delle loro tradizioni e identità.

E’ una specie di élite dominante, non eletta da nessuno, che si arroga il potere di regolare le sorti del mondo (Con a Capo Klaus Schwab !Ndr).

C’è qualcuno che evidentemente non cede, rifiutandosi di accettare questo. E allora, così come hanno eliminato Trump dalla scena politica con i brogli del 2020, oggi stanno cercando di portare Putin a una situazione di esasperazione.

Spaccano in due l’Ucraina e alimentano lo scontro con la vecchia logica del “divide et impera”. Chi ci guadagna è l’élite globalista, anche se forse sta tirando un po’ troppo la corda. Credo che la Cina, probabilmente, avrà un ruolo fondamentale nella mediazione di questa crisi, che purtroppo in questi giorni sta volgendo al peggio. Riusciranno a rovesciare Putin?

Così come il Deep State ha cercato di tessere la sua ragnatela negli Stati Uniti e in Europa, c’è sicuramente un Deep State anche in Russia, che è collegato agli stessi centri di potere ai quali appartengono gli altri Deep State, quello americano e quello europeo: la matrice è la medesima.

Chiaramente, il tentativo – attraverso le sanzioni – di portare la Russia in una condizione di crisi economica profonda, e quindi il tentativo di portare il popolo russo – attraverso il bisogno e la paura – a cacciare il proprio leader in virtù della fame, è una strategia subdola che, purtroppo, nella storia è stata sempre utilizzata, dalla matrice globalista che, nel corso dei decenni, è arrivata a imporre il suo progetto di Nuovo Ordine Mondiale, che include l’annientamento delle identità e delle culture nazionali, soprattutto quella cristiana.

Se oggi il mondo conosce le dinamiche del Deep State è perché, in quattro anni, Donald Trump ha svolto un lavoro certosino nel cercare di illustrare, all’umanità intera, che cosa fosse questo Stato Profondo, questo “potere nel potere” fatto di gente mai eletta da nessuno, se non all’interno di una specie di “cabala planetaria” di autoproclamatisi potenti (guidati da Klaus Schab), in grado di regolare la vita delle nazioni al di là della volontà popolare.

Una delle organizzazioni all’origine della crisi tra Ucraina e Russia è il (World Economic Forum di Davos  di Klaus Schwab), di cui il signor Zelensky è membro.

 Proprio a Davos, Trump disse che il futuro appartiene ai patrioti, non all’élite globalista: questo, evidentemente, causò panico e terrore tra le fila dei potenti, che fino ad allora erano abbastanza occulti.

 Agivano attraverso svariate organizzazioni, ma i loro nomi e cognomi (le facce, i volti) erano ancora sconosciuti, ai più. Trump li ha esposti alla luce del sole, o oggi tutti noi sappiamo chi sono gli Schwab, i Rothschild, i Rockefeller, i Gates, i Biden, i Clinton.

Questa specie di Spectre, che domina su tutto e tutti, oggi si sta muovendo quasi a carte scoperte: Zelensky, il Beppe Grillo ucraino, è stato “costruito” dall’oligarca ashkenazita Igor Kolomiosky, produttore della serie Tv che ha reso popolare l’attore, ora presidente ucraino.

 Un po’ la stessa dinamica che, in Italia, ha portato al potere il Movimento 5 Stelle. Oggi, quindi, vediamo all’opera un personaggio che sta guidando un paese, sacrificando il proprio popolo, per i piani oscuri di qualcun altro (Klaus Schwab): e questo è piuttosto triste.

Io credo che l’Ucraina abbia il diritto di essere una nazione indipendente, così come credo che le due autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk, nel Donbass, abbiano parimenti il diritto (visto che c’è stato un referendum, anche lì) di avere la loro autonomia, sia pure all’interno dell’Ucraina.

Intervistato dal “Tempo”, lo stesso generale Paolo Inzerilli (già a capo del Sismi e di Gladio, struttura nata proprio per contrastare l’Urss) conferma che stiamo rischiando grosso, anche come Italia, in nome di interessi che vanno ben oltre gli apparenti scopi di questa guerra, cioè ben oltre l’indipendenza dell’Ucraina.

Putin ha semplicemente richiesto a Kiev un disarmo e la garanzia che l’Ucraina non entri nella Nato.

Anch’io penso sia opportuno che l’Ucraina diventi una nazione neutrale, uno Stato-cuscinetto, dove la parte russofona (nel Donbass e in Crimea) possa avere la propria autonomia, pur restando entro i confini statali ucraini, senza però essere discriminata.

Ricordiamoci che questa guerra è iniziata nel 2014, sono otto anni che si trascina: questo è l’epilogo della guerra, la sua fine.

E purtroppo ci siamo caduti anche noi, in questa guerra, probabilmente perché Joe Biden, vista la scarsissima popolarità che sconta negli Usa, specie dopo la débacle afghana, sta cercando di spostare all’esterno l’attenzione del mondo, utilizzando l’arena ucraina come campo da gioco per dare in pasto all’opinione pubblica internazionale il nuovo cattivone di turno, il nuovo pazzo, il guerrafondaio.

In realtà, negli ultimi anni, la Nato si è espansa verso Est in modo massiccio: Romania, Bulgaria, Lettonia, Lituania, Estonia. E la Russia, che ha accettato tutto questo storcendo il naso, non può pensare di avere a 180 chilometri da casa propria le batterie missilistiche puntatele addosso da un nuovo membro della Nato, che confina con essa.

Chi sta pagando il prezzo più alto, purtroppo, oggi è il popolo dell’Ucraina, che è strumentalizzato e usato, da una parte e dall’altra, per rivendicare ognuno la propria egemonia.

O meglio, Putin sta cercando di rifiutare l’egemonia del Nuovo Ordine Mondiale sulla Russia, e l’Ucraina viene utilizzata come terreno di scontro tra queste due visioni del mondo: una identitaria e nazionale, l’altra globalista e transazionale, oltre che realmente comunista guidata a Klaus Schwab.  

Paradossalmente, il comunismo oggi non è quello di Putin, ma è quello di Klaus Schwab, del Forum di Davos, della sinistra globalista europea della Fabian Society, quella che nasce dalla London School of Economics.

Parla da solo il logo della Fabian Society, il lupo travestito da agnello: quello che stanno facendo (e l’abbiamo appena visto anche con il Covid) è il controllo sociale e l’annientamento progressivo della proprietà privata.

Non a caso, con la scusa della pandemia, in Italia hanno chiuso 400.000 aziende. E ora, con la scusa della “green economy”, le proprietà che non si adegueranno verranno colpite dal governo.

Lentamente, la nostra sovranità di cittadini viene meno: e c’è sempre qualcuno che pensa per noi e ci dice quando respirare, quando uscire di casa, quando poter andare a lavorare e quando no (non ci vai se non sei un cittadino modello, cioè se non hai il passaporto verde).

Questo è il modello comunista cinese, il modello del lasciapassare per l’espatrio che era in vigore nella Ddr, la Germania Est. Oggi, purtroppo, i comunisti sono a Occidente.

Non sottovalutiamo neppure i segnali di malcontento che emergono anche dai nostri vertici militari e da generali come Inzerilli e Marco Bertolini, alti ufficiali che hanno fatto la storia dell’intelligence italiana.

Oggi, vedono che l’attuale primo ministro (mai eletto neppure come assessore in un piccolo Comune, ma paracadutato dalla finanza a guidare una nazione in un momento critico come questo), non osserva lo spirito dell’articolo 11 della Costituzione e non difende gli interessi dell’Italia, anche sul piano dei rapporti con la Russia e dell’energia, che per noi è necessaria.

Berlusconi fece un ottimo lavoro, nel cercare di rendere l’Italia sempre più forte e più indipendente, sul piano energetico.

 Con la fine di quel governo, pian piano, ci siamo sottomessi agli interessi di qualcun altro: abbiamo ceduto alla Francia la leadership in Libia, abbiamo progressivamente perso tono, e oggi siamo un paese che non ha più quasi niente: soprattutto dopo due anni di cosiddetta pandemia, ci troviamo in una condizione di disastro economico.

 Per rendersene conto basta fare un salto alla pompa di benzina, o dare un’occhiata alle bollette: tutto è aumentato, da quando Super-Mario è arrivato alla guida del paese.

Mi domando: chi ce l’ha mandato, e perché? Ci stiamo giocando la democrazia e la libertà, mentre il governo – anziché quelli nazionali – fa gli interessi di qualcun altro collegato col gran sacerdote Klaus Schwab.

Oggi più che mai, si contrappongono due visioni del mondo: chi crede nella libertà, nell’identità dei popoli in una logica di cooperazione fra Stati indipendenti e sovrani, e chi invece vuole imporre un Nuovo Ordine Mondiale nelle mani di un’élite finanziaria di potenti che, attraverso la paura e il bisogno, dominano sul resto del mondo.

Ecco perché oggi la Russia è il target da eliminare: è una spina nel fianco, perché impedisce il completamento del progetto, che – filosoficamente – è davvero “luciferino”, e adotta sempre gli stessi metodi.

Berlusconi, ad esempio, fu tolto di mezzo – con la storia delle donnine – proprio dopo la crisi in Libia: occasione d’oro, per Francia e Germania, per liberarsi del vicino scomodo.

E vogliamo parlare di come è stato liquidato Trump, che alle presidenziali aveva ottenuto 15 milioni di voti in più, rispetto a quattro anni prima?

Conteggiando più volte le stesse schede elettorali è stato insediato Joe Biden, il cui figlio – Hunter Biden – è nel Cda di Burisma, il colosso dell’energia ucraina.

 E oggi il mondo rischia di dover affrontare una guerra su vasta scala: ma per chi? Per Schwab? Per Biden?

 Per gli interessi di un comico messo lì a sacrificare il proprio popolo in nome del potere di qualcun altro?

Dobbiamo ricominciare a ripensare agli interessi nazionali.

Vorrei tanto che ci fosse una classe politica come quella di un tempo: nonostante tutto, aveva il senso delle istituzioni nazionali.

Mai prima d’ora, da parte italiana, c’era stata tanta determinazione nel sostenere una guerra – alla faccia della nostra Costituzione, più volte calpestata anche durante l’intera gestione Covid.

Ancora una volta, lo stato d’emergenza conferisce i super-poteri a Super-Mario, che ha super-incasinato il nostro paese: ha super-fatto fallire 400.000 imprese e ha super-favorito i grandi centri finanziari transnazionali.

Quindi mi domando: a chi giova, tutto questo? Sicuramente non al popolo italiano, tantomeno a quello ucraino. Dunque chi ne beneficia, se non un’élite di mascalzoni (più che altro molto…delinquenti) che vorrebbero dominare il mondo sul sangue, sul dolore e sul sacrificio dei popoli?

Per tornare all’Agenda: di verde, la “green economy” non ha niente, esattamente come il Green Pass.

Si punta esclusivamente alla sottomissione, delle persone e dell’economia reale, alle logiche di potere dell’alta finanza: l’unica cosa “green”, in questa storia, è il loro portafoglio.

Il punto è questo: stiamo erodendo il tessuto sociale delle nazioni Ue.

Stiamo rinunciando ai nostri diritti, alla nostra libertà, al nostro denaro (siamo arrivati al punto in cui non si può entrare in banca o in Posta senza il passaporto sociale).

Stiamo arrivando a un lento e progressivo annientamento della proprietà privata, frutto del lavoro onesto (non della speculazione, che infatti non viene toccata: anzi, beneficia della crisi in cui viene gettata la maggioranza dei cittadini).

Tutto questo è contro l’umanità.

Quando si parla di geoingegneria, in nome del cosiddetto “global warming” (altra leggenda metropolitana) per ammettere che si vorrebbe “oscurare il Sole”, significa che siamo arrivati alla presunzione, da parte di questa élite di satrapi, di potersi “sostituire a Dio” e ridisegnare non solo l’economia e la vita delle persone, ma persino il creato, a loro immagine e somiglianza: e questo è inaccettabile.

Io credo che servirebbe un soprassalto di dignità e di sano patriottismo, al di là di ogni schieramento ideologico: credo che ogni italiano dovrebbe amare il proprio bellissimo paese, a prescindere da come la pensa politicamente.

Dovremmo riscoprire la nostra storia, la nostra cultura: per ritrovarci uniti, anziché divisi. Bisogna riscoprirsi italiani: e capire quanto stiamo perdendo, in nome del nulla.

Persino durante la Guerra Fredda, l’Italia ha svolto un importante ruolo diplomatico di mediazione e pacificazione: a quello dovremmo tornare, abbandonando l’attuale linea (stupida, se non criminale) di asservimento agli interessi altrui.

Noi dovremmo pensare, innanzitutto, a difendere il nostro paese e proteggere la nostra gente da chi ci vuole usare come agnello sacrificale per i suoi interessi.

Ci si domanda se Putin sia consapevole, del fatto che la sua iniziativa lo esponga al rischio di essere defenestrato.

Il problema è uno solo: probabilmente, la tenuta del potere di Putin è strumentale al fatto di non doversi inginocchiare davanti al totem del Nuovo Ordine Mondiale.

Alla fine, credo che anche la lunga permanenza di Putin alla guida della Federazione Russa sia necessaria a tenere duro, di fronte al tentativo di sottomettere anche la Russia all’adorazione di Moloch, cioè al dominio dell’élite globalista e assassina.

Lo scenario che viviamo è molto pericoloso: forse mai, dal dopoguerra, abbiamo rischiato tanto. Una guerra totale, su scala mondiale.

 

Se la situazione precipitasse davvero, rischierebbero di saltare gli storici trattati sul controllo reciproco degli armamenti atomici. L’Europa dovrebbe essere la prima a mediare, invece – stranamente – sta soffiando sulla brace, invece di provare a spegnere l’incendio.

Anziché operare fine diplomazia, l’Europa – con l’inasprimento delle sanzioni, con l’invio di armamenti – sta aumentando la tensione.

Mi domando: cui prodest?

Purtroppo, i ruoli si sono invertiti: oggi il comunismo ce l’abbiamo in casa, qui in Europa.

Con questo non dico che Putin sia un santo. Dico che ha le sue ragioni, specie per le aree della Crimea e del Donbass.

Non solo: non è stato rispettato il Trattato di Minsk, non è stata rispettata l’autonomia di Donetsk e Lugansk.

E i morti del Donbass, chissà perché, non fanno rumore: non hanno mai surriscaldato le coscienze di nessuno.

 Ripeto: il popolo ucraino ha tutta la mia solidarietà.

Ma attenzione: gli ucraini non stanno combattendo per la loro indipendenza nazionale, cui hanno certamente diritto; stanno combattendo per il Nuovo Ordine Mondiale, che è nemico giurato di qualsiasi identità, compresa la loro.

Gli ucraini sono l’agnello sacrificale nelle mani del New World Order, che sfrutta il legittimo nazionalismo ucraino, strumentalizzandolo.

Kira Raduk, una deputata ucraina vicina a Zelensky, si è fatta riprendere mentre imbraccia un kalashnikov e dice: non stiamo combattendo solo per la nostra indipendenza, ma anche per il Nuovo Ordine Mondiale. Lo ha ammesso: ma il Nuovo Ordine è nemico di qualsiasi indipendenza e di qualsiasi sovranità. Lo vedete, il paradosso? Si lasciano strumentalizzare facilmente, gli ucraini.

Vale anche per l’uso (sempre strumentale) di un’ideologia come il nazismo, ormai condannata dalla storia.

Prendiamo il famigerato Battaglione Azov: è stato messo in piedi dello stesso finanziatore di Zelenzy, cioè Igor Kolomiosky.

Dunque a finanziare i neonazisti del Battaglione Azov è stato un ebreo (ashkenazita): è assurdo, ma è così.

Le stesse insegne dell’Azov si richiamano direttamente al nazismo: in questo modo, purtroppo, si insultano persino le vittime della Shoah.

Questi miliziani potrebbero compiere operazioni di pulizia etnica nel Donbass.

Se si macchiassero di gravi colpe, però, proprio la loro etichetta “nazista” metterebbe al riparo i loro finanziatori.

 Le bandiere del Battaglione Azov rappresentano un utilizzo un po’ infantile della simbologia nazista.

Ma, anche in questo caso, diventa comodo far ricadere su organizzazioni di ispirazione neonazista colpe che in realtà appartengono all’apparato.

Strano, che un presidente come Zelensky tolleri il Battaglione Azov. Anche Zelenzky, tra l’altro, è lui ebreo ashkenazita: come Kolomiosky e la stessa deputata Raduk.

( Ma anche Klaus Schwab è nato da madre ebrea, che lo ha abbandonato in fasce

per fuggire dai nazisti, rifugiandosi in USA ! Ndr).

 Questi signori dovrebbero vergognarsi, in nome della memoria degli ebrei perseguitati dal regime nazista.

Mi chiedo come possano utilizzare strumentalmente certi personaggi e certe simbologie, per fini che non sono assolutamente chiari. Dovrebbero vergognarsi perché, prima di tutto, sono ebrei: e dovrebbero avere più rispetto, per i propri antenati perseguitati.

(Gianluca Sciorilli, dichiarazioni rilasciate a Fabio Frabetti di “Border Nights” nella diretta web-streaming su YouTube “La guerra dei mondi”, l’8 marzo 2022. Sciorilli è un analista indipendente esperto in intelligence, sicurezza e studi strategici).

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