LA LIBERTA’ DEI BUFFONI.
LA LIBERTA’ DEI BUFFONI.
LA
SERVITU’ ed IL SILENZIO SONO PER GLI UOMINI VERI.
Dal
mais al carbone, così i veti della “Ue “ (globalista di
Klaus
Schwab ), rendono
irrealizzabile l’economia di guerra.
msn.com-ilgiornale.it-
Domenico Di Sanzo- (13-3 -2022)- ci dice :
Come
si concilierà la nuova «economia di guerra» che l'Europa e l'Italia dovranno
adottare in seguito alle sanzioni contro la Russia con la normativa e le
indicazioni pervenute dall'Unione Europea in questi anni?
È
chiaro che per attutire l'impatto delle ritorsioni economiche contro Mosca c'è
bisogno di cambiare politiche e i proclami che arrivano in questi giorni dai
leader europei vanno a scombinare il quadro, facendo emergere una serie di
contraddizioni.
Dal
mais al carbone, così i veti della Ue rendono irrealizzabile l’economia di
guerra.
Innanzitutto
c'è la questione del mais, che l'Italia importa dalla Russia ma anche
dall'Ucraina, considerata «il granaio d'Europa», da cui arriva la metà delle
importazioni totali verso il nostro Paese.
Il
premier Mario Draghi dal Consiglio Europeo di Versailles ha indicato la strada:
«La
risposta è approvvigionarsi altrove: quindi dobbiamo riorientarci verso altri
posti, come Canada, Usa, Argentina e altri paesi».
I Capi di Stato e di Governo della Ue in Francia(globalista) hanno dichiarato che «occorre
aumentare la sicurezza alimentare, riducendo la dipendenza dalle importazioni»
e che «in particolare, deve salire la produzione di proteine vegetali».
Ma su
questo punto, per quanto riguarda le importazioni dall'America del Nord e
dall'America Latina, spunta una contraddizione con la politica ondivaga
dell'Europa sugli Ogm, dato che la stragrande maggioranza del grano che arriva
da Stati Uniti Canada e America del Sud è geneticamente modificato e ad oggi in
Italia viene utilizzato solo per produrre la gran parte dei mangimi utilizzati
negli allevamenti.
Sul punto la legislazione europea, ad oggi, rimanda ai
paesi membri la facoltà di vietare o di limitare l'uso di determinati Ogm,
anche se a cavallo tra gli anni '90 e 2000 in quasi tutta Europa c'è stata una
moratoria di fatto sugli organismi geneticamente modificati, provocata dalla
chiusura di molti Stati rispetto all'argomento.
La selva delle direttive europee globaliste emanate
negli anni si basa sul cosiddetto «principio di precauzione», ovvero che per la coltivazione e
la commercializzazione degli Ogm importati è necessaria un'autorizzazione
preventiva e una valutazione del rischio.
È
ovvio che adesso andranno allargate le maglie della burocrazia.
Sempre
il premier Mario Draghi nella sua informativa alla Camera del 25 febbraio
scorso ha avanzato l'ipotesi di «riaprire le centrali a carbone per compensare il gas
russo». In Italia le centrali a carbone sono sette, a La Spezia in Liguria,
Fiume Santo e Portoscuso in Sardegna, Brindisi in Puglia, Torrevaldaliga nel
Lazio, Fusina in Veneto e Montefalcone in Friuli Venezia Giulia.
Due
sono state già riattivate a fine 2021 con l'aumentare della tensione tra Russia
e Ucraina e appunto Palazzo Chigi non esclude di rimettere in funzione le
altre. Tutto in contrasto con il “New European Green Deal di Klaus Schab” presentato a
Strasburgo all'Europarlamento a inizio del 2020. Il piano prevede la «neutralità
climatica» entro il 2050 e la graduale abolizione del carbone.
Tutto
da rifare, evidentemente, perché una delle priorità di questa fase è «l'indipendenza energetica» e il
carbone potrebbe essere utile a raggiungere questo scopo.
Infine
un altro cambio di paradigma, non energetico. La decisione di Facebook e Instagram di
derogare alle regole sul politicamente corretto e sull'hate speech per quanto
riguarda i «discorsi d'odio» contro le azioni della Russia in Ucraina
rappresenta una svolta rispetto all'ossessione del gigante social americano
sugli insulti sul web.
Twitter addirittura ha bannato a vita
l'ex presidente Usa Donald Trump per i suoi tweet ruvidi e politicamente
scorretti.
E
ancora l' “Europa globalista di Klaus Schwab” vieta l'hate speech all'articolo
14 della Cedu, “la convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle
libertà fondamentali”.
Morto
e sepolto il Pnrr dei
geni di Bruxelles.
(Redatto
secondo le istruzioni del profeta Klaus
Schwab.Ndr.)
Laverita.info
-Mario Giordano-Rubrica risposte- ( 13-3-2022)- ci dice :
“Caro Giordano
,il prof. Antonio Martino durante le lezioni sul fallimento della
pianificazione dell’URSS , diceva: Solo i comunisti possono credere che il
governo possieda le informazioni necessarie ad assumere le giuste decisioni di
investimento.”
Oggi
la storia si ripete .Il Pnrr è diventato il
piano della rivoluzione “Ue”,
suggerito da Klaus Schwab.
Si è
visto come é andata a finire , è bastata la guerra in Ucraina e il Pnrr è già
da riscrivere.( Pier Paolo Vezzani).”
“Per
quasi cinquant’anni ,scriveva il dissidente russo Vladimir Bukovskij ,” abbiamo
vissuto un grande pericolo ,sotto l’Unione Sovietica. Poi abbiamo visto la
bestia contorcersi e morire sotto i nostri occhi. Ma siamo andati a creare un
altro mostro ,straordinariamente simile a quello appena seppellito”.
Il suo
libro si intitolava “EURSS” , Unione Europea delle repubbliche socialiste sovietiche
.Esagerato ?Forse .Un po'.
Però
basta sfogliare i malloppi del Pnrr per avere una sensazione di “déjà vu “
Che
cosa è che ricordano ? Ah,già : i pinai quinquennali di sovietica memoria. Come
quelli dovevano mostrare la strada verso il sol dell’avvenire. Ma come quelli
rischiano di dimostrarsi obsoleti al
primo scarto imprevisto della storia.
Perché nemmeno il combinato disposto delle menti di
Archimede e Pico della Mirandola sarebbe
in grado si pianificare esattamente il futuro. Con tutto il rispetto , ci
possono riuscire Ursula e Draghi ?”
(Anche se molto aiutati dal genio di
Klaus Schwab, l’onnipotente! Ndr.).
Da
Dante una lezione di libertà.
Optimagazine.com-
Stefania Martani -( 29/03/2021)- ci dice :
La
libertà di Dante è il rovescio di una servitù e conserva in sé la potenza
semantica di un contrario, di un’opposizione, di un rovesciamento.
“Libertà
va cercando ch’è sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta”.
A
parlare è Virgilio, sulla spiaggetta del Purgatorio, rivolgendosi a Catone, l’Uticense, colui che con la
sconfitta dei Pompeiani preferisce, seguendo l’etica stoica, il suicidio alla
perdita della libertà politica, rappresentata ai suoi occhi dalle vecchie
istituzioni repubblicane che verranno completamente riformulate sotto il principato,
anticipato da Cesare.
Virgilio,
di fronte alla figura di Catone, non trova altre parole per spiegare il senso
del viaggio: è come soggiogato dal “veglio” che straordinariamente Dante,
nonostante pagano e suicida, decide di porre a guardiano del secondo regno,
quello in
cui l’anima, uscita dal mare crudele della morte spirituale, sente ridestarsi
alla vita e si volge alla conquista di quella libertà morale che per Dante fa
tutt’uno con quella politica.
Sarebbe
da far leggere e capire profondamente, di questi tempi, il pensiero dantesco sulla libertà,
un tema centrale nella Divina Commedia, declinato sì in ambito morale, ma anche
politico, perché è la schiavitù morale nei confronti della lupa, l’avidità che
mai si sazia, a rendere gli uomini servi abietti dei propri appetiti e di chi
può soddisfarli, a impedir loro di
compiere il bene, a indurre i politici a governare solo in vista dell’utile e
del potere;
l’esito è il crimine, la corruzione, le lotte
politiche, la morte, quella dell’anima in primis. Un’anima che muore anche se il
corpo è ancora vivo, come dimostra la straordinaria intuizione di Frate
Alberigo, che il poeta incontra immerso nel Cocito, il fiume ghiacciato che
rappresenta l’assoluta assenza di amore, mentre il suo corpo, abitato da un
demone, come un marchingegno guidato da una volontà estranea e diabolica,
continua ad agitarsi sulla terra. Quante persone con quegli occhi vuoti,
spenti, disabitati avete incontrato? Dove nessuna luce spirituale alberga
ancora?
Non avete provato un brivido, un trasalimento, nel rendervi conto che in loro
l’umanità comune, quel barlume di luminosità che noi definiamo anima, non c’era
più? Non
vi ci siete ritrovati, oggi, adesso, in questo tempo senza tempo, tempo
infernale di reclusione senza fine e senza senso, dove gli occhi spenti affiorano da
pezzi di stoffa che coprono soltanto la nostra vergogna?
La
libertà. Un
discorso complesso in Dante e complesso nell’uomo stesso, a cui, questa
possibilità di autodeterminare i propri comportamenti decondizionandosi da
spinte interne ed esterne, genera l’angoscia kierkegaardiana della scelta.
Una angoscia che non proviamo più, queste sono
le regole, a prescindere: giuste o sbagliate che siano, realistiche o
inattuabili. La regola rende liberi, come il lavoro nel lager? No, la regola, quando è
autoritaria, è il contrario della libertà, non più limitazione all’abuso ma
abuso della limitazione. Da cui una angoscia sorda, che scava dentro.
Come
si elude l’angoscia? Per molti la strada più facile è consegnarsi a un Padre,
un leader carismatico che decida al nostro posto. L’Uomo della Provvidenza? L’Unto
dal Signore! Il Tecnico, il Moloc, il Leviatano, Colui che tutto risolve nel
nostro interesse. Ma sentiamo Dante. Per il poeta la libertà è veramente il
valore che fa da spartiacque tra il cieco buio infernale e il secondo regno.
La
libertà di Dante è il rovescio di una servitù; e conserva in sé la potenza
semantica di un contrario, di un’opposizione, di un rovesciamento.
L’exul immeritus, che ha saputo scegliere
l’esilio piuttosto che l’infamia, si rivolge spesso ai suoi concittadini in
tali toni “Non
vi accorgete…che è la cupidigia che vi domina,…che vi tiene costretti con
minacce fallaci e vi imprigiona nella legge del peccato e vi proibisce di
ubbidire alle santissime leggi […] l’osservanza delle quali…non solo è
dimostrato che non è servitù, ma anzi, a chi guardi con perspicacia, appare
chiaro che è la stessa suprema libertà”.
Dominare,
costringere, imprigionare, proibire: ma sono gli stessi uomini che, spinti dall’avidità
(che è figlia deforme della paura) a
imporre a sé e agli altri questa schiavitù.
A
quella paura si scampa se si valuta la libertà più della vita stessa, e allora
si può cantare, giungendo sulla spiaggetta del Purgatorio, il salmo della
liberazione, “In exitu Israel de Aegypto”, che celebra l’uscita dalla schiavitù
egiziana del popolo eletto e la ricerca di una nuova patria.
O,
come il Churchill dell’accordo di Monaco: “Potevano scegliere tra il disonore e
la guerra, hanno scelto il disonore e avranno la guerra”. Noi oggi scegliamo
tra disonore e prigionia, e la conclusione è la stessa.
Oggi
quale valore conserva una libertà condizionata, inscatolata dalla tecnologia che tutto ti porta nella monade,
nella capsula – ed è solo l’inizio, il princìpio di un processo a quanto
pare irreversibile per il quale non sarà più necessario avventurarsi fuori,
respirarsi, contagiarsi di umanità? Da soli insieme a soli e basta, immuni a noi stessi,
sospettosi di noi: non è ancora l’Inferno di Dante?
L’io
della modernità, messo in crisi dalle topiche freudiane e dalle neuroscienze,
non si fida più di sé, della sua capacità di scegliere liberamente tra il bene
e il male, non sa neppure distinguere tra i due termini se non in una
prospettiva edonistica e narcisistica.
Non
siamo più certi che, come afferma Marco Lombardo nel canto XIV del Purgatorio, ci
è dato lume” a bene e a malizia, e libero voler”. Secondo Dante l’anima, che
facilmente si svia attratta da beni fallaci, deve essere guidata da leggi, di
istituzioni, di regole, di autorità, che la sostengano sulla retta via.
Ma Il
problema è che la Storia dimostra che questo stesso corredo di istituzioni e
regole collassa sotto la spinta dell’avidità, del male, e, nel tramonto delle
antiche certezze, risulta ben difficile all’uomo contemporaneo dirsi cosa vuol
dire essere liberi e cosa è il bene o il male “Le leggi son, ma chi pon mano ad
esse?”
Oggi
“chi pon mano” non è più neppure la politica, c’è un potere polverizzato e
deresponsabilizzato, rimpallato dai centri decisionali alle oligarchie
scientifiche, da queste alle entità sovranazionali che svuotano i sistemi
Paese, di modo che, esattamente come nella finanza globalizzata, nelle truffe a
cascata, la colpa non sia mai precisamente di nessuno e ricada sul popolo di
ingenui, di ignavi.
Di responsabili, in certa misura, della
propria dannazione: “Sono le regole”, e più non dimandare. L’intuizione del
Fiorentino immenso non smette di essere feconda: se oggi, settecento anni dopo,
un
filosofo della politica come Kenneth Minogue lo riprende pari pari quando
osserva che la moralità occidentale è svilita a pura posa con la necessaria
conseguenza di una agenda acritica: nelle priorità stabilite altrove, calate
dall’alto, si nasconde una abiura dell’agire morale, di cui ci aspettiamo si
faccia carico il pubblico potere quanto a emergenze, risposte, soluzioni,
metodologie.
Non voglio sapere come e cosa fai, ma sono pronto a
cederti la mia moralità e la mia libertà pur di non sostenere alcun fardello.
Ci siamo.
Tuttavia,
Dante non fa sconti: la sua è un’etica della responsabilità, a cui chiama ogni
uomo nonostante il mondo sia fatto reo, colpevole. Tutti devono scegliere,
perché rimangono imprescindibilmente uomini- E quest’atto di libertà non va fatto
una volta sola. Occorre farlo diventare habitus, disciplina interna, finché
essere liberi non coincida semplicemente con l’essere pienamente umani.
Forse
è per questo che ce lo rendono “pop”, svuotato, cartonizzato; forse è per questo che qualche
giornalista tedesco, abbeveratosi alla fonte dei francofortesi marxisti, lo
trova indegno, ininfluente: infastidisce l’etica della responsabilità, che per
farsi politica, collettiva non può non partire da una dimensione umana, individuale; e va rinnovata ogni giorno della propria
vita.
Dante ci disturba come ci disturba la
coscienza. La quale sa che, uccidendosi, lascerà solo un mar sopra noi
richiuso.
SCHIAVI
INCONSAPEVOLI
IN UNA
GABBIA SENZA SBARRE.
Rossellatirimacco.com-
Rossella Tirimacco- Silvano Agosti-( marzo 2, 2022) -ci dicono:
Schiavi
inconsapevoli di una gabbia senza sbarre,
ovvero
“Come la
scuola prepara i futuri schiavi”.
Se gli
adulti osservassero i bambini di quattro anni vedrebbero il capolavoro che sono
stati e che questa società da sempre ha profanato e sta profanando. Se ognuno
potesse crescere ascoltando le istruzioni del proprio seme, della propria
interiorità, le strade sarebbero piene di capolavori ambulanti e ognuno avrebbe
una sua personale visione del mondo e il mondo sarebbe pieno di infinite
interpretazioni e questo sarebbe commovente.
Avviene
quotidianamente un vero e proprio genocidio non tanto dei corpi quanto delle
personalità di milioni, anzi miliardi di uomini, tenuti lontani da se stessi e
dalla loro creatività e dal proprio vero destino, assediati come sono da falsi
problemi, false culture, false superstizioni, false credenze, falsi progetti,
false promesse.
Prendiamo
ad esempio l’istituzione scolastica.
Avverto
subito che alcune delle riflessioni che andrò formulando richiedono, per essere
giustamente comprese e assimilate, un ascolto specifico, affettuoso e
definitivo. Partiamo dunque, come premessa, dalla semplice constatazione che elementi
naturali indispensabili all’uomo per vivere possono, in diversa dose, provocare
gravi danni o addirittura la morte.
L’acqua,
per esempio, l’essere umano lo disseta ma in dose eccessiva lo affoga. Il fuoco
lo scalda ma lo può anche bruciare; il cibo lo nutre, ma lo può soffocare. L’apparato percettivo sensoriale e
cerebrale è capace di miracolose estensioni – alcune delle quali sono a
tutt’oggi inesplorate – ma un tale miracoloso apparato si guasta se gli stimoli
percettivi sono sempre gli stessi, se le azioni compiute sono eccessivamente
ripetitive, come accade nell’ambito lavorativo o scolastico.
Scuole
moderne, antichi campi di sterminio.
Accade
pertanto che istituzioni nate per soccorrere l’uomo finiscano per danneggiarlo
o addirittura sopprimerlo, o che l’infinito piacere di imparare venga
sostituito dalla pratica poco amata dello “studiare”.
Imparare
è pratica naturale di evoluzione e crescita della personalità e procura emozioni delicate e favorevoli,
a volte perfino ineffabili.
“Studiare”,
ovvero inserire di forza nel proprio apparato percettivo una serie di concetti
e nozioni non chiamate dal desiderio, si rivela invece a lungo andare una
pratica perversa, capace solo di annullare qualsiasi reale desiderio di
conoscere.
Ma
l’imparare nasce dalla brezza del desiderio e offre una risposta voluta,
accolta con gioia e con la partecipazione attiva di tutta la personalità.
“Studiare”
per contro “costringe” una mente spesso riluttante, spesso estraniata, ad
applicarsi a nozioni e dati che non suscitano il minimo interesse e che quasi
sempre sono lontani dalle reali necessità della persona.
Per
questo le scuole di ogni ordine e grado, pubbliche o private, tradizionali e
sperimentali, a un attento esame delle loro strutture operative rivelano
inquietanti analogie con gli istituti di pena e a volte perfino con i campi di
sterminio.
La
scritta “il lavoro rende l’uomo libero” di sinistra concezione nazista, posta all’ingresso dei campi
annunciati all’inizio come “campi di rieducazione” e divenuti ben presto campi di
sterminio, potrebbe dunque trovare un perfetto analogo nella frase “lo studio
rende l’uomo libero”.
Lo
studio, nato così per promuovere ed estendere la creatività è divenuto ben presto uno strumento
capace di estirpare qualsiasi creatività e demolire ogni desiderio naturale di
apprendere.
Imparare,
apprendere, ampliare le proprie conoscenze del mondo si rivela come uno dei
massimi piaceri che la Natura offre, mentre “studiare” è ormai divenuto un tormento
permanente. Cercherò di esemplificare una distinzione fondamentale tra i due
procedimenti.
Studiare
forzatamente, ossia nutrirsi nel modo peggiore possibile.
Imparare
corrisponde grosso modo al piacere di nutrirsi: magari scegliendo i cibi a seconda
dei propri desideri, che poi assai spesso corrispondono alle necessità
dell’organismo.
Studiare
invece corrisponde a un “trattamento sanitario obbligatorio” come se qualcuno lo programmasse
così: ore 8 pane, ore 9 pasta, ore 10 carne, ore 11 verdure, ore 12 frutta. E così ogni giorno e, di fronte a
tentativi legittimi di disperazione o di ribellione della vittima di turno, l’”ingozzatore” non senza innocente
cinismo enunciasse la sua verità: “Guarda che se non ti nutri muori”.
Un’evidente
analogia accade nel nutrire spietata osservanza “dei programmi”.
Sì, i
ragazzi a scuola si annoiano, fingono di ascoltare, sono sempre meno capaci di
esprimere una loro visione del mondo, ma “il programma è stato rispettato e
ultimato”. Pian piano si è praticamente estinto ogni naturale desiderio di
sapere, e smarrito per sempre il piacere di “conoscere”.
La
tragedia delle ciliege triangolari.
Il
fatto è che l’essere umano intorno ai cinque anni di età si presenta come la
miniatura di un universo perfetto: chiede il perché di tutto, tocca tutto, si
offre a tutti, esplora incessantemente il mondo che lo circonda, si muove senza
sosta, gioca, canta, si difende, si dispera fino a ottenere ciò che vuole e i
suoi stessi comportamenti sono un’arte, in quanto coincidono perfettamente con
ciò che sente e prova e afferma e nega.
Poi
questo capolavoro vivente (qualsiasi sia la sua origine) approda nello spazio
scolastico e viene immediatamente sottoposto a secche restrizioni: lo obbligano a star seduto, non può
esprimersi o intervenire se non quando “tocca a lui” e, quando chino sul foglio
si abbandona con gioia alla propria creatività e disegna ciuffi di ciliegie di
forma triangolare di un delicato color rosa, implacabilmente “la maestra” fa
notare che:
“No
piccolo mio, stai più attento, le ciliege non sono triangolari, sono rotonde.”
La grande mano della maestra imprigiona la
manina smarrita e la obbliga a correggere i triangoli in altrettanti cerchi.
“Così…
così… E poi non sono rosa, sono rosse. Le ciliege sono rosse!”
E da
quell’istante ha inizio il percorso della sfiducia in se stessi, indispensabile
per sottomettere un essere umano e fargli credere sia ineluttabile negare a se
stesso il tempo del gioco e della vita.
Abbastanza
maturi da sottomettersi per tutta la vita-
Quando
la sua sottomissione alla fine dell’esperienza scolastica sarà tale da subire
con tremore e ossequio la tortura di esami insensati e vessatori, in cambio
riceverà il diploma. Maturo.
Maturo
a sottomettersi per tutta la vita a un lavoro di otto o dieci ore al giorno,
insomma un ergastolo vestito da “necessità sociale”.
Così,
di anno in anno, di programma in programma, il genocidio si compie, facendo
nascere nei giovani una legittima repulsione per qualsiasi cibo culturale che
non sia la frivola, superficiale lista di scempiaggini da fast food culturale
dei giornali sportivi o scandalistici, la pornografia, i film industriali, le
soap opera, gli inviti lusinghieri a tentare la fortuna al lotto o al gratta e
vinci, la cultura sciatta e triviale della tifoseria nel calcio, la bassa
qualità del diverbio politico tra i partiti.
La
libertà di imparare invece condurrebbe a una armonica crescita dell’infanzia
all’interno di una personalità sempre più sicura di sé, capace di costruirsi un
proprio destino, senza alcuna traccia di sottomissione o di dipendenza.
“Cosa
proponi dunque come alternativa a proposito della scuola?”
“Mi
piacerebbe che alle scuole accadesse quello che giustamente è accaduto ai
manicomi. E
cioè che tutte le scuole venissero chiuse. Messe fuorilegge. E che ci fossero dei Centri di Salute
Culturale (così come invece dei manicomi ci sono dei Centri di Igiene Mentale) nei quali i bambini, i ragazzi e i
giovani andrebbero, spinti dalla necessità di imparare, trovando operatori
culturali in grado di fornire loro le informazioni giuste sui vari meccanismi
di apprendimento, libri, cinema, computer, sull’uso di biblioteche, di
nastroteche per accedere ai massimi capolavori dell’arte e così via… dei
laboratori, insomma.
Spazi
di incontro da frequentare soprattutto in caso di pioggia. Un buon computer costa mille volte
meno di un insegnante e “sa” mille volte di più. Inoltre, una volta liberate le
strade cittadine dalle automobili con efficienti installazioni di marciapiedi
mobili e una
volta liberati gli esseri umani dall’obbligo di lavorare più di tre ore al
giorno, ognuno diverrebbe insegnante di ciascuno. E allora ogni essere umano
sarebbe tanto “essere umano” quanto ogni gatto è stupendamente “Gatto”.
Ma
dove si andrebbe a finire se tutti gli esseri umani coincidessero con se
stessi? Cosa
potrebbero fare nel tempo che ora li occupa a lavorare?
Va
detto che, a chiunque io abbia fatto questo discorso, la classica opposizione è
la seguente: “Certo, lo so che sono prigioniero di una serie di gabbie invisibili, il
lavoro obbligatorio, la famiglia subìta perché mal frequentata, il desiderio di
denaro come frutto di una perenne indigenza ecc…ma tutto ciò mi offre almeno
una certa sicurezza. Cosa farei se fossi libero?”
È
proprio l’impossibilità di concepire la libertà che rende l’uomo schiavo.
Essere
riusciti a togliergli la possibilità perfino di immaginare una vita vissuta
nella libertà lo rende perfettamente sottomesso, uno schiavo moderno.
(Silvano
Agosti.).
GREEN
PASS: Il CAVALLO DI TROIA
DI UN
COLPO DI STATO.
Rossellatirimacco
.com- Rossella Tirimacco- (gennaio 10, 2022)- ci dice :
La
prima ragione per la quale gli uomini servono volentieri è perché nascono servi
e sono allevati e cresciuti come tali. Da questa ne consegue un’altra: sotto i
tiranni la gente diventa vile ed effeminata.[..] E’ dunque certo che con la libertà si
perde di colpo anche il coraggio.
(Ètienne
De La Boétie “Discorso della servitù volontaria”).
La mia
posizione sul cosiddetto “green pass” è
nota a chi mi conosce. Circa il vaccino invece sono per la libertà di scelta, e in
ogni caso sono contraria ad ogni forma di sperimentazione sugli esseri umani, in particolare sui
bambini. Penso che senza se e senza ma ” voi non avete il diritto di toccare i
minori”.
Sul
green pass vorrei però spendere qualche parola in più, in particolare dopo che
la sottoscritta insieme ad altri due amici, è stata fermata e identificata dalle
forze dell’ordine presenti durante la manifestazione No-green pass che si è
tenuta sabato 8 gennaio a Sulmona.
(Nico
Liberati, coordinatore regionale dell’associazione No-green pass).
Da
libera cittadina, credetemi, vedersi circondata da polizia e carabinieri,
mentre stavo SEMPLICEMENTE CAMMINANDO, è un qualcosa che mi riesce difficile da
descrivere.
La
prepotenza, le modalità violente e vessatorie di alcuni elementi delle forze
dell’ordine che utilizzano la divisa per creare ulteriore separazione tra la
popolazione, è veramente indegno nei riguardi della Costituzione verso la quale
hanno giurato fedeltà.
Non
sono abituata a vedermi circondata da polizia e carabinieri, e questo loro lo
sapevano benissimo, perché sanno chi sono e soprattutto sanno che non sono un
pericolo per l’ordine pubblico. Ma ormai c’è da parte di alcuni
appartenenti (e lo ripeto, non tutti) la volontà di colpire e di sfogare sul
presunto nemico (in questo caso tutti i non vaccinati) la rabbia e la paura che
hanno in corpo.
Avevo
le lacrime agli occhi per l’umiliazione, la rabbia e per il dolore nel dover
subire quella violenza gratuita, da parte di uomini che fino a ieri onoravo.
Essere
identificata non vuol dire niente, ma dipende da come ci si approccia nel
chiedere i documenti.
Ciò
che ho sentito da parte di quelle divise ormai senza più anima, è stata tanta
tanta rabbia e odio nei miei confronti e dei miei amici.
Infine,
un poliziotto gentile con cui ho poi parlato ha cercato di giustificare quelle
modalità brutali con queste parole: ” io la capisco ma noi purtroppo
eseguiamo gli ordini”.
Quindi
se gli ordini le impongono di uccidere delle persone, lei cosa fa? Esegue gli
ordini?- gli rispondo io.
Ed è a
proposito di questa frase che desidero rispondere non solo a lui, ma anche ai
tanti che ormai si nascondono dietro questa giustificazione verbale.
Sono
una cittadina italiana e come tale fedele alla Costituzione, una “carta” che
fino a poco tempo fa reggeva tutto l’impianto dello stato del diritto della
Repubblica italiana, una nazione libera e democratica.
La
nostra Costituzione è stata scritta sulle macerie di un’Italia che si
apprestava a risorgere dopo che erano stati versati fiumi di sangue durante la
seconda guerra mondiale.
Mio
nonno è una delle tante vittime ed eroi che diedero la vita per la libertà che
fino a ieri faceva parte dei nostri diritti.
Mia
madre è una vittima, allora bambina, che ha conosciuto la fame, la miseria, e
la sofferenza di una creatura cresciuta senza un padre e tra i bombardamenti.
Nel
mio DNA scorre anche il loro sangue.
La
loro storia è anche la mia storia.
I loro
ricordi, la loro sofferenza sono una parte di me.
Ed è
in nome di mio nonno che affermo che gli altari alla memoria vanno difesi, non
basta una corona e commemorazioni che il più delle volte non vengono nemmeno
sentite.
Quando
la libertà di un individuo è a tempo, o è subordinata ad un ricatto, non sei
più di fronte ad uno stato di diritto, ma sei in dittatura.
Il
green pass è uno strumento liberticida e discriminatorio, degno appunto delle
peggiori dittature di stampo nazifascista.
Il
passato che ritorna.
E lo
fa grazie a tutti noi che stiamo accettando regole criminali, messe in atto da
uomini violenti e psicopatici che stanno giocando con le vite di milioni di
italiani.
I
colpi di stato, non sempre arrivano in maniera eclatante, a volte arrivano a
poco a poco, esattamente come accadde con il regime fascista.
A
volte occorre un cavallo di Troia. Un mezzo ingannevole per far aprire le porte del Paese
e insediarsi.
Il
green pass è un cavallo di Troia, e il fascismo oggi è tornato al potere.
Ma
molti non se ne sono accorti ancora.
L’utilizzo
della comunicazione violenta e intimidatoria messa in atto dai principali
strumenti di comunicazione mainstream,
hanno portato i livelli di paura della gente ai massimi livelli. Tale
comunicazione, fortemente voluta e incentivata dal governo, è una delle
tecniche di manipolazione di massa, atta a rendere incapaci le persone di
ragionare.
Instillare
la paura nella popolazione è infatti una delle tecniche per la presa del
potere.
Il
clima di odio nella popolazione che è stato creato ad arte grazie appunto alla
paura, è una conseguenza quindi ovvia di una campagna comunicativa che serve a creare
scontri, disordini e caos al fine di poter giustificare il sistema violento e
dittatoriale che si vuole o si vorrebbe mettere in atto nel Paese.
Si
tratta di una guerriglia di tipo militare e che si combatte su più fronti.
Ma
soprattutto si tratta di una guerra “comunicativa” e di propaganda.
Oggi
vediamo milioni di individui completamente persi, incapaci di vedere i crimini
commessi da questi demoni- esatto demoni, perché questi esseri non so definirli
diversamente-da inizio pandemia ad oggi.
La capacità
critica e di discernimento, è stata
annullata e sostituita da uno stato ipnotico che porta le persone ad eseguire
ed obbedire senza battere ciglia.
Milioni
di schiavi addormentati, incapaci di reagire all’orrore che si sta
materializzando.
Inutile
sottolineare che il green pass non ha alcuna funzione nel contrastare il virus,
si tratta di un semplice strumento di controllo sociale le cui finalità non
sono certo quelle sanitarie.
(Tutti
i governanti occidentali globalisti obbediscono
agli ordini impartiti dal sacerdote della Quarta Rivoluzione Mondiale Klaus Schwab : lui può girare nudo sulle
spiagge della California, Noi dobbiamo ubbidirgli o sarà la nostra fine! Ndr.)
Il
fatto che le multe per i non vaccinati vengano gestite direttamente dall’agenzia
delle entrate dovrebbe farci riflettere sulla deriva pericolosa di questo
sistema ignobile.
Il
fatto che il green pass sia uno strumento coercitivo, discriminatorio e
soprattutto “anticostituzionale”, dovrebbe far fare un balzo alle coscienze!
Invece
mi tocca ancora sentire frasi del tipo ” noi purtroppo eseguiamo gli
ordini”…
A tal
proposito, sapete chi erano i poliziotti nell’antico mondo greco, mondo dal
quale nasce il concetto di democrazia inteso come “potere del popolo”? Erano gli schiavi. Solo gli schiavi
venivano relegati a fare quel mestiere.
Loro
eseguivano e basta, proprio perché la loro condizione di schiavi impediva
qualsiasi ribellione.
Oggi
siamo uomini liberi, e non schiavi, noi dovremmo essere fedeli alla
Costituzione e alla Patria. Se un governo fa delle leggi ingiuste noi abbiamo il DOVERE
di dire NO, e di ribellarci a quelle leggi.
Se non
lo facciamo o siamo schiavi o siamo complici.
Non
c’è una terza opzione.
Concludo,
citando le parole del dottor Pietrangeli che sabato ci ha parlato di vaccini,
di sistema immunitario e del pericolo che corrono soprattutto i bambini nel
dover subire questo trattamento. Faccio mie le sue parole.
” Se
io eseguo un ordine stupido, io divento uno stupido. Se io eseguo un ordine
folle, io divento un folle. Se io eseguo un ordine criminale, io divento un
criminale”.
(Rossella
Tirimacco).
GREEN
PASS: ARRIVA LA MULTA
PER
RICHIESTA ILLEGITTIMA.
Comedonchisciotte
.org-Marco Di Mauro - (12-3-2022)- ci dice :
A
Firenze un'azienda è stata condannata al risarcimento di 4000 euro per aver
chiesto il green pass a una dipendente senza esserne legalmente legittimata.
Una
sentenza importante del tribunale di Firenze, sezione Lavoro, sancisce la
punizione per tutti i kapò più zelanti, quelli che hanno iniziato ad applicare
i soprusi di Herr Mario prima ancora che la legge glie lo consentisse.
Così
un’addetta piscina della struttura di Firenze Rovezzano si era trovata sospesa
dal lavoro e interdetta dall’accesso alla struttura per soddisfare la voglia di
sopruso dei suoi datori di lavoro, prima ancora che la legge glie lo
consentisse.
L’addetta
aveva fatto presente che il green pass non era citato nelle norme in materia di
lavoro, ma l’azienda, dopo aver segnalato la mancata esibizione del certificato
verde il 7 e il 9 agosto, ha inviato a tutti i suoi dipendenti una
comunicazione con la richiesta di green pass ed ha sospeso l’addetta alle
piscine.
Infatti,
il giorno 7 del mese di agosto, come ogni mattina, la donna si era recata al
lavoro ma non era riuscita ad entrare nel club perché le avevano chiesto il
green pass all’ingresso: solo trentasei ore dopo la società ha inviato una
comunicazione con cui avvisava di esigere il certificato verde da tutti i
dipendenti e i collaboratori.
Secondo
l’azienda, il green pass rientrava tra le misure di sicurezza in ottemperanza
alla normativa sulla “tutela delle condizioni di lavoro” (art.2087 del codice civile), ma il Tribunale ha sancito
l’illegittimità della richiesta.
Peraltro,
l’articolo 9 bis del decreto legge 52/2021 impone il possesso del lasciapassare
verde ai frequentatori delle piscine soltanto per le attività al chiuso, mentre
l’obbligo di green pass sarebbe scattato soltanto in seguito con il decreto
legge 105/21. (Eventi Avversi).
La
sentenza del 3 marzo, dunque, ha condannato il datore di lavoro a risarcire la
donna di 1912,81 euro più rivalutazione, per il periodo intercorrente tra la
sospensione e l’obbligo normativo con decorrenza 15 ottobre, e di 1850 euro per
le competenze legali oltre a iva, cassa previdenza avvocati e rimborsi e ai 49
euro del contributo unificato.
Come
lei, tantissimi lavoratori sono rimasti vittime di soprusi anticipati,
determinati dall’eccesso di zelo di chi non vedeva l’ora di diventare un
controllore di stato, di escludere dalla vita civile dei propri concittadini
rei solo di aver esercitato la propria libertà di scelta: in mancanza di legge,
non si può interpretare l’articolo 2087 ad libitum e obbligare la tessera verde
dove ancora lo stato non è arrivato. Il tribunale ha sancito che è un illecito.
Una
magra vittoria in questi tempi bui, che almeno darà un po’ di respiro a coloro
che hanno subito soprusi arbitrari al di fuori della legge, ma non farà
giustizia di tutti gli altri, quelli che sono stati esclusi dal lavoro secondo
legge.
Ci
aspettiamo che un tribunale faccia valere prima o poi l’incostituzionalità di
queste leggi, evidenziando la palese e antidemocratica discriminazione subita
da chi non ha voluto fare da cavia di Pharmafia. Ma questo, verosimilmente, non
accadrà.
Intanto,
invitiamo tutti coloro che hanno subito il sopruso della tessera verde nelle
stesse condizioni della donna di Firenze, ad avviare immediatamente un
procedimento legale contro il proprio ufficio, ente o datore di lavoro.
Fonte
(con pdf della sentenza) (eventiavversinews.it/prima-sentenza-in-italia-scatta-il-risarcimento-in-caso-di-richiesta-illegittima-di-green-pass-sentenza-tribunale-di-firenze-3-marzo-2022-n-155-il-testo-integrale/).
VIGANÒ
A PUTIN: ATTENZIONE ALLA
TRAPPOLA
UCRAINA DEL GRANDE RESET.
Comedonchisciotte.org-
Verdiana Siddi -( 08 Marzo 2022 )- ci dice:
(marcotosatti.com-
Marco Tosatti).
L'intervento
dell'alto prelato sul conflitto in corso: "E' l'ora di una Alleanza
Antiglobalista."
Cari
amici e nemici di Stilum Curiae, riceviamo e ben volentieri rilanciamo questa
dichiarazione dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò sulla crisi attuale.
Buona
lettura.
DICHIARAZIONE
di Mons. Carlo Maria Viganò, Arcivescovo,
Ex
Nunzio Apostolico negli Stati Uniti d’America
sulla
Crisi Russo-Ucraina.
“Nulla
è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra. Ritornino gli uomini a
comprendersi. Riprendano a trattare. Trattando con buona volontà e con rispetto
dei reciproci diritti si accorgeranno che ai sinceri e fattivi negoziati non è
mai precluso un onorevole successo. E si sentiranno grandi – della vera
grandezza – se imponendo silenzio alle voci della passione, sia collettiva che
privata, e lasciando alla ragione il suo impero, avranno risparmiato il sangue
dei fratelli e alla patria rovine.”
Così
Pio XII si rivolgeva, il 24 Agosto 1939, ai governanti e ai popoli
nell’imminenza della guerra. Non erano parole di vuoto pacifismo, né di
complice silenzio sulle molteplici violazioni della giustizia che da più parti
andavano compiendosi. In quel Radiomessaggio, che ancora qualcuno ricorda aver
ascoltato,
l’appello del Romano Pontefice invocava il «rispetto dei reciproci diritti»,
quale premessa per una fruttuosa trattativa di pace.
La
narrazione mediatica.
Se
guardiamo a quanto accade in Ucraina, senza lasciarci trarre in errore dalle
macroscopiche falsificazioni dei media mainstream, ci rendiamo conto che il «rispetto dei reciproci diritti» è
stato completamente ignorato; si ha anzi l’impressione che l’Amministrazione Biden, la NATO e
l’Unione Europea vogliano deliberatamente mantenere una situazione di palese squilibrio, proprio per rendere impossibile
ogni tentativo di composizione pacifica della crisi ucraina, provocando la Federazione Russa per
scatenare un conflitto. Qui sta la gravità del problema. Questa la trappola tesa tanto alla
Russia quanto all’Ucraina, usando entrambe per consentire all’élite globalista (di Klaus
Schwab) di portare a compimento il suo piano criminale.
Non ci
si stupisca se il pluralismo e la libertà di parola, tanto decantati nei Paesi
che si dichiarano democratici, vengano quotidianamente sconfessati dalla
censura e dall’intolleranza nei confronti delle opinioni non allineate alla
narrazione ufficiale: manipolazioni di questo genere sono diventate la norma,
durante la cosiddetta pandemia, ai danni di medici, scienziati e giornalisti
dissenzienti, che sono stati screditati e ostracizzati per il solo fatto di
aver osato mettere in dubbio l’efficacia dei sieri sperimentali. A distanza di due anni, la verità
sugli effetti avversi e sulla sciagurata gestione dell’emergenza sanitaria dà
loro ragione, ma viene ignorata ostinatamente perché non corrisponde a ciò che
il sistema ha voluto e vuole ancora oggi.
Se i
media mondiali hanno potuto finora mentire spudoratamente su una questione di
stretta pertinenza scientifica, divulgando menzogne e nascondendo la realtà, dovremmo
chiederci per quale motivo, nella situazione presente, dovrebbero improvvisamente
ritrovare quell’onestà intellettuale e quel rispetto del codice deontologico
ampiamente rinnegati con la Covid.
Ma se
questa colossale frode è stata assecondata e divulgata dai media, va riconosciuto
che le istituzioni sanitarie nazionali e internazionali, i governi, i
magistrati, le forze dell’ordine e la stessa Gerarchia cattolica si sono resi
responsabili – ciascuno nel proprio ambito con azioni di sostegno o con
l’omissione di interventi di contrasto – del disastro che ha colpito miliardi
di persone nella loro salute, nei loro beni, nell’esercizio dei loro diritti e
addirittura nella loro stessa vita.
Anche
in questo caso, risulta difficile immaginare che chi si è macchiato di tali
crimini per una pandemia voluta e amplificata dolosamente possa oggi avere un
sussulto di dignità e mostrare sollecitudine verso i propri cittadini e la
propria Patria quando una guerra minaccia la loro sicurezza e la loro economia.
Queste,
ovviamente, possono essere le prudenti riflessioni di chi vuole mantenersi
neutrale e guarda con distacco e quasi disinteresse a quanto gli accade
intorno. Ma
se solo si approfondisce la conoscenza dei fatti e ci si documenta con fonti
autorevoli e oggettive, si scopre che dubbi e perplessità diventano presto
inquietanti certezze.
Anche
a voler solo limitare la propria indagine all’aspetto economico, si comprende
che l’informazione, la politica e le stesse istituzioni pubbliche dipendono da
un ristretto numero di gruppi finanziari facenti capo ad un’oligarchia che,
significativamente, è unita non solo dal denaro e dal potere, ma
dall’appartenenza ideologica che ne orienta l’azione e le interferenze nella
politica delle Nazioni e del mondo intero.
Questa
oligarchia (a capo della quale vi è Klaus Schwab) mostra i propri tentacoli nell’ONU,
nella NATO, nel “World Economic Forum”, nell’Unione Europea e in istituzioni
“filantropiche” quali la Open Society di George Soros e la Bill & Melinda
Gates Foundation.
Tutti
questi soggetti sono privati e non rispondono a nessuno se non a se stessi, e
al tempo stesso hanno il potere di influenzare i governi nazionali, anche
tramite i propri esponenti fatti eleggere o nominare in posti chiave.
Lo
ammettono loro stessi, ricevuti con tutti gli onori dai Capi di governo e dai
leader mondiali, ad iniziare dal Presidente del Consiglio Mario Draghi e da questi ossequiati e temuti come i veri padroni delle sorti del mondo. Così, chi detiene il potere in nome
del popolo sovrano, si trova a calpestarne la volontà e limitarne i diritti, per obbedire come un cortigiano a
personaggi che nessuno ha eletto, e che pure dettano l’agenda politica ed
economica alle Nazioni.
Veniamo
dunque alla crisi ucraina, che ci viene presentata come conseguenza
dell’arroganza espansionista di Vladimir Putin nei confronti di uno Stato
indipendente e democratico sul quale egli rivendicherebbe assurdi diritti.
Il
“guerrafondaio Putin” starebbe massacrando la popolazione inerme, insorta
coraggiosamente per difendere il patrio suolo, i sacri confini della Nazione e
le libertà conculcate dei cittadini.
L’Unione
Europea e gli Stati Uniti, “difensori della democrazia”, non potrebbero dunque
non intervenire, tramite la NATO, per ripristinare l’autonomia dell’Ucraina,
scacciare “l’invasore” e garantire la pace.
Dinanzi
alla “prepotenza del tiranno”, i popoli dovrebbero fare fronte comune,
comminando sanzioni alla Federazione Russa e inviando soldati, armamenti e
aiuti economici al “povero” presidente Zelenskyj, “eroe nazionale” e
“difensore” del suo popolo.
A
comprova della “violenza” di Putin, i media diffondono le immagini di
bombardamenti, rastrellamenti, distruzioni attribuendone alla Russia la
responsabilità.
Anzi: proprio a garantire una “pace duratura”,
l’Unione Europea e la NATO accolgono a braccia aperte l’Ucraina tra i loro membri.
E per
impedire la “propaganda sovietica”, l’Europa oscura Russia Today e Sputnik,
assicurando che l’informazione sia “libera e indipendente”.
Questa
è la narrazione ufficiale, alla quale si conformano tutti; essendo in guerra,
il dissenso diventa immediatamente diserzione, e chi dissente è colpevole di
tradimento e meritevole di sanzioni più o meno gravi, ad iniziare dalla
pubblica esecrazione e dall’ostracismo, ben sperimentate con la Covid nei
riguardi dei “no-vax”.
Ma la
verità, se la si vuole conoscere, permette di vedere le cose in modo diverso e
di giudicare i fatti per quello che sono e non per come ci vengono presentati.
Si tratta di un vero e proprio svelamento, come indica l’etimologia della
parola greca ἀλήθεια. O forse, con uno sguardo escatologico, di una
rivelazione, una ἀποκάλυψις.
L’espansione
della NATO.
Anzitutto
occorre ricordare i fatti, che non mentono e non sono suscettibili di
alterazione.
E i
fatti, per quanto fastidiosi da ricordare a chi cerca di censurarli, ci dicono
che sin dalla caduta del Muro di Berlino gli Stati Uniti hanno esteso la
propria sfera di influenza politica e militare a quasi tutti gli Stati
satelliti dell’ex-Unione Sovietica: anche recentemente, annettendo nella NATO
Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria (1999), Estonia, Lettonia, Lituania,
Slovenia, Slovacchia, Bulgaria e Romania (2004), Albania e Croazia (2009),
Montenegro (2017), Macedonia del Nord (2020). L’Organizzazione del Trattato
dell’Atlantico del Nord si appresta ad allargarsi a Ucraina, Georgia, Bosnia ed
Erzegovina, Serbia. In pratica, la Federazione Russa si trova sotto la minaccia
militare – armi e basi missilistiche – a pochi chilometri dal proprio confine,
mentre non dispone di alcuna base militare altrettanto vicina agli Stati Uniti.
Prendere
in considerazione l’allargamento della NATO all’Ucraina, senza suscitare le
legittime proteste della Russia, è a dir poco sconcertante, specialmente in
considerazione del fatto che la NATO si era impegnata con il Cremlino, nel
1991, a non espandersi ulteriormente.
Non
solo: alla fine 2021, Der Spiegel ha pubblicato le bozze di un trattato con gli
Stati Uniti e un accordo con la NATO sulle garanzie di sicurezza; Mosca chiedeva ai suoi partner
occidentali garanzie legali che scongiurassero un’ulteriore espansione verso
est della NATO, unendo al blocco l’Ucraina e stabilendo basi militari nei Paesi
post-sovietici. Le proposte contenevano anche una clausola sul non dispiegamento di
armi d’attacco della NATO vicino ai confini della Russia e sul ritiro delle
forze dell’alleanza nell’Europa orientale alle posizioni del 1997.
Come
si vede, la NATO è venuta meno ai suoi impegni o ha quantomeno forzato la
situazione in un momento delicatissimo per gli equilibri geopolitici. Dovremmo chiederci per quale motivo
gli Stati Uniti – o meglio: il deep state americano, che ha ripreso il potere dopo i
brogli elettorali che hanno portato Joe Biden alla Casa Bianca – vogliano creare tensioni con la
Russia e coinvolgere nel conflitto i propri partner europei, con tutte le
conseguenze che possiamo immaginare.
Come
ha osservato lucidamente il generale Marco Bertolini, ex comandante del Comando
Operativo di Vertice Interforze: «Gli Stati Uniti non si sono limitati a vincere la
Guerra Fredda ma l’hanno anche voluta umiliare [la Russia] prendendole tutto
quello che in un certo senso rientrava nella sua area di influenza.
[Putin] ha sopportato con i Paesi Baltici, la
Polonia, la Romania e la Bulgaria: di fronte all’Ucraina che gli avrebbe tolto
ogni possibilità di accedere al Mar Nero, ha reagito» .
E
aggiunge: «C’è
un problema di tenuta del regime, si è creata una situazione con un primo
ministro abbastanza improbabile [Zelenskyj], uno che viene dal mondo dello
spettacolo».
Il generale non manca di ricordare, nel caso di un
attacco degli Stati Uniti alla Russia, che «i Global Hawk che volano sull’Ucraina
partono da Sigonella, l’Italia è una base militare americana in larga parte. Il
rischio c’è, è presente e reale» .
Interessi
derivanti dal blocco delle forniture di gas russo.
Dovremmo
parimenti domandarci se, dietro la destabilizzazione dei delicati equilibri tra
Unione Europea e Russia, non vi siano anche interessi economici, derivanti dalla
necessità dei Paesi UE di approvvigionarsi di gas liquido americano (per il
quale occorrono peraltro i rigassificatori di cui molti Stati sono privi e che
comunque dovremmo pagare molto più caro) al posto di quello russo (più
ecologico).
Anche
la decisione dell’ENI di sospendere gli investimenti nel gasdotto Blue Stream
di Gazprom (dalla Russia alla Turchia) comporta la privazione di un’ulteriore
fonte di approvvigionamento, dal momento che esso alimenta la Trans Atlantic
Pipeline (dalla Turchia all’Italia).
Non
suona quindi casuale se, nell’agosto 2021, Zelenskyj ha dichiarato di
considerare il gasdotto Nord Stream 2 tra Russia e Germania come «un’arma
pericolosa, non solo per l’Ucraina ma per l’intera Europa» :
aggirando l’Ucraina, priva Kiev di circa un
miliardo di euro all’anno di introiti da tariffe di transito.
«Consideriamo questo progetto esclusivamente
attraverso il prisma della sicurezza e lo consideriamo una pericolosa arma
geopolitica del Cremlino», ha detto il Presidente ucraino, concordando con
l’amministrazione Biden.
Il
Sottosegretario di Stato, Victoria Nuland, ha affermato: «Se la Russia invaderà l’Ucraina, il
Nord Stream 2 non andrà avanti». E così è stato, non senza gravi danni
economici per gli investimenti tedeschi.
(I
laboratori virologici del Pentagono in Ucraina).
Sempre
a proposito di interessi americani in Ucraina, vanno menzionati i laboratori
virologici dislocati nel Paese, sotto il controllo del Pentagono e dove sembra
siano esclusivamente impiegati specialisti statunitensi con immunità
diplomatica alle dirette dipendenze del Ministero della Difesa americano.
Andrebbe
ricordata anche la denuncia fatta da Putin relativa alla raccolta dei dati
genomici della popolazione, utilizzabile per le armi batteriologiche a
selezione genetica .
Le
informazioni sull’attività dei laboratori in Ucraina sono ovviamente
difficilmente confermabili, ma è comprensibile che la Federazione Russa abbia
ritenuto, non senza motivo, che potessero costituire un’ulteriore minaccia batteriologica
alla sicurezza della popolazione russa.. L’Ambasciata statunitense ha
provveduto a rimuovere dal proprio sito tutti i file relativi al Biological Threat Reduction Program .
Scrive
Maurizio Blondet: «All’Event 201, che simulò l’esplosione pandemica un anno prima che
avvenisse, partecipava (coi soliti Bill e Melinda) l’apparentemente inoffensiva
John Hopkins University con un suo benedicente Center for Health Security.
La umanitaria istituzione ha avuto per lungo
tempo un nome meno innocente: si chiamava Center for Civilian Biodefence
Strategies e
non s’occupava della sanità degli Americani, ma del suo contrario; la risposta ad attacchi bellici di
bio-terrorismo.
Era
praticamente un’organizzazione civile-militare, che quando fa il suo primo
convegno nel febbraio 1999 a Crystal City di Arlington, dove sorge il Pentagono,
riunisce per una esercitazione-simulazione 950 medici, militari, funzionari
federali e quadri della sanità.
Scopo
della simulazione, contrastare un fantomatico attacco di vaiolo
“militarizzato”. È solo la prima delle esercitazioni che sboccheranno in Event
201 e nella Impostura Pandemica» .
Emergono
anche esperimenti sui militari ucraini e
interventi dell’Ambasciata americana presso il Procuratore ucraino Lutsenko nel
2016 perché non indagasse su «un giro miliardario di fondi tra G. Soros e B. Obama» .
(Una
minaccia indiretta per le mire espansioniste cinesi su Taiwan).
L’attuale
crisi ucraina comporta conseguenze secondarie, ma non per questo meno gravi,
sugli equilibri geopolitici tra Cina e Taiwan. La Russia e l’Ucraina sono gli unici
produttori di “palladio e neon”, indispensabili per la produzione di microchip.
«La possibile
ritorsione di Mosca ha attirato maggiore attenzione negli ultimi giorni dopo
che il gruppo di ricerche di mercato Techcet, ha pubblicato un rapporto che
evidenzia la dipendenza di molti produttori di semiconduttori da materiali di
origine russa e ucraina come neon, palladio e altri. Secondo le stime di
Techcet, oltre il 90% delle forniture statunitensi di neon per semiconduttori
proviene dall’Ucraina, mentre il 35% del palladio statunitense proviene dalla
Russia.
[…] Secondo la US International Trade Commission, i prezzi del neon sono aumentati del
600% prima dell’annessione della penisola di Crimea […] da parte della Russia
nel 2014, poiché le aziende di chip facevano affidamento su alcune società
ucraine».
«Se è
vero che un’invasione cinese di Formosa metterebbe a rischio la filiera
tecnologica globale, è vero anche che un’improvvisa carenza di materie prime
dalla Russia potrebbe fermare la produzione, di modo da far perdere all’isola
lo “scudo del microchip” e indurre Pechino a tentare l’annessione di Taipei».
Il
conflitto di interessi dei Biden in Ucraina
Un
altro tema che si tende a non analizzare approfonditamente è quello relativo
alla Burisma, un’azienda produttrice di petrolio e
gas, operante sul mercato ucraino dal 2002. Ricordiamo che «durante la presidenza
americana di Barack Obama (dal 2009 al 2017) il braccio destro con una “delega”
sulla politica internazionale era proprio Joe Biden ed è da allora che data la
“protezione” offerta dal leader democratico USA ai nazionalisti ucraini, una linea
che ha creato il dissidio insanabile tra Kiev e Mosca. […]
È stato Joe Biden in quegli anni a portare
avanti la politica di avvicinamento dell’Ucraina alla Nato. Voleva togliere potere politico ed
economico alla Russia. […] Negli ultimi anni inoltre il nome di Joe Biden è stato
associato anche a uno scandalo sull’Ucraina che aveva fatto vacillare anche la
sua candidatura. […]
Siamo
ad aprile 2014 quando la Burisma Holdings, la maggiore compagnia energetica
dell’Ucraina (attiva sia su gas che petrolio), assume per una consulenza proprio
Hunter Biden, […] con uno stipendio di 50mila dollari al mese. Tutto trasparente, se non fosse che durante quei mesi
Joe Biden ha proseguito la politica americana volta a far riprendere il
possesso da parte dell’Ucraina di quelle zone del Donbass ora divenute
Repubbliche riconosciute dalla Russia. La zona di Donetsk è ritenuta ricca di giacimenti di
gas non ancora esplorati finiti nel mirino della Burisma Holdings. Una politica internazionale
intrecciata a quella economica che ha fatto storcere il naso anche ai media
americani in quegli anni» .
I
Democratici (DemUsa) sostennero che Trump aveva creato uno scandalo mediatico
per nuocere alla campagna elettorale di Biden, ma le sue accuse si sono poi
rivelate vere.
Lo stesso Joe Biden, durante un incontro al Council for Foreign Relations dei
Rockefeller,
ha ammesso di essere intervenuto sull’allora Presidente Petro Poroshenko e sul
Primo Ministro Arsenij Yatseniuk per impedire indagini sul figlio Hunter da
parte del Procuratore Generale Viktor Shokin.
Biden aveva minacciato «di trattenere una
garanzia di prestito di un miliardo di dollari negli Stati Uniti durante un
viaggio di dicembre 2015 a Kiev», riferisce il New York Post ).
«Se il
magistrato non verrà licenziato, non avrete i soldi» . E il Procuratore fu
effettivamente licenziato, salvando Hunter da un ulteriore scandalo, dopo
quelli che lo avevano coinvolto.
L’interferenza
di Biden nella politica di Kiev, in cambio di favori alla Burisma e agli
oligarchi corrotti, conferma tutto l’interesse dell’attuale Presidente degli
Stati Uniti di proteggere la propria famiglia e la propria immagine,
alimentando il disordine in Ucraina e addirittura una guerra.
Come può governare con onestà e senza essere
soggetto al ricatto una persona che si avvale del proprio ruolo per curare i
propri affari e insabbiare i reati dei suoi famigliari?
La
questione nucleare ucraina.
Infine,
c’è la questione delle armi nucleari ucraine.
Il 19
febbraio 2022, in una conferenza a Monaco, Zelenskyj ha annunciato la sua intenzione di
porre fine al Memorandum di Budapest (1994), che proibisce all’Ucraina lo
sviluppo, la proliferazione e l’uso di armi atomiche.
Tra le
altre clausole del Memorandum, vi è anche quella che obbliga la Russia, gli
Stati Uniti e il Regno Unito ad astenersi dall’utilizzare la pressione
economica sull’Ucraina per influenzare la sua politica: le pressioni del FMI e
degli USA per la concessione di aiuti economici in cambio di riforme coerenti con il “Great Reset di Klaus
Schwab” rappresentano un’ulteriore violazione dell’accordo.
L’Ambasciatore
ucraino a Berlino, Andriy Melnyk, ha sostenuto alla radio Deutschlandfunk nel
2021 che l’Ucraina aveva bisogno di riacquistare lo status nucleare, se il
paese non fosse riuscito ad entrare nella NATO.
Le
centrali nucleari dell’Ucraina sono gestite, ricostruite e mantenute
dall’impresa statale NAEK Energoatom, che ha chiuso completamente il suo rapporto con le
compagnie russe tra il 2018 e il 2021; i suoi principali partner sono
aziende riconducibili al governo degli Stati Uniti.
Si
comprende facilmente come la Federazione Russa consideri una minaccia la
possibilità che l’Ucraina si doti di armi nucleari e pretenda l’adesione di
Kiev al patto di non proliferazione.
La
rivoluzione colorata in Ucraina e l’indipendenza di Crimea, Donetsk e Lugansk.
Un
altro fatto.
Nel 2013, dopo che il governo del Presidente Viktor Janukovyč aveva deciso di
sospendere l’accordo di associazione tra l’Ucraina e l’Unione Europea e di
stringere più strette relazioni economiche con la Russia, iniziarono una serie
di manifestazioni di protesta note come Euro-maidan, che durarono diversi mesi e che
culminarono nella rivoluzione che rovesciò Janukovyč e portò all’insediamento
di un nuovo governo.
Un’operazione sponsorizzata da George Soros, come ha candidamente dichiarato
egli stesso alla CNN: «Ho una fondazione in Ucraina da prima che diventasse
indipendente dalla Russia; questa fondazione è sempre stata in attività e ha
giocato un ruolo determinante negli eventi di oggi» .
Questo
cambio di governo provocò la reazione dei sostenitori di Janukovyč e di una
parte della popolazione ucraina contraria alla svolta filo-occidentale, che non
era stata voluta dalla popolazione ma ottenuta con una rivoluzione colorata, di
cui si erano avute le prove generali negli anni precedenti in Georgia, in Moldavia
e in Bielorussia.
In
seguito agli scontri del 2 Maggio 2014, in cui erano intervenute anche frange
paramilitari nazionaliste (tra cui quelle del Pravyj Sektor), si ebbe anche la
strage di Odessa.
Di
questi eventi terribili parlò, con scandalo, anche la stampa occidentale;
Amnesty International) e l’ONU denunciarono questi crimini documentandone
l’efferatezza.
Ma
nessun tribunale internazionale avviò alcun procedimento contro i responsabili,
come invece si vorrebbe fare oggi contro i presunti crimini dell’esercito
russo.
Tra i
tanti accordi non rispettati è da segnalare anche il Protocollo di Minsk, firmato il 5
settembre 2014 dal Gruppo di Contatto Trilaterale sull’Ucraina, composto dai
rappresentanti di Ucraina, Russia, Repubblica Popolare di Donetsk e Repubblica
Popolare di Lugansk.
Tra i
punti dell’accordo vi era anche la rimozione dei gruppi illegali armati, delle
attrezzature militari, così come dei combattenti e mercenari dal territorio
dell’Ucraina sotto la supervisione dell’OSCE e disarmo di tutti i gruppi
illegali. Contrariamente a quanto pattuito, i
gruppi paramilitari neonazisti non sono solo riconosciuti ufficialmente dal
governo, ma ai loro membri vengono addirittura affidati incarichi ufficiali.
Sempre
nel 2014 la Crimea, il Donetsk e il Lugansk dichiararono la propria
indipendenza dall’Ucraina – in nome dell’autodeterminazione dei popoli riconosciuta
dalla comunità internazionale – e si dichiararono annessi alla Federazione Russa.
Il
governo ucraino si rifiuta tuttora di riconoscere l’indipendenza di queste
regioni, sancita con referendum popolare, e lascia libere le milizie neonaziste
e le stesse forze militari regolari di infierire sulla popolazione, dal momento
che considera queste entità come organizzazioni terroristiche.
È pur
vero che i due referendum del 2 novembre rappresentano una forzatura del
Protocollo di Minsk, che prevedeva solo una decentralizzazione del potere e una
forma di statuto speciale per le regioni del Donetsk e del Lugansk.
Come
ha recentemente evidenziato il prof. Franco Cardini, «il 15 febbraio 2022 la Russia ha
consegnato agli USA un progetto di trattato per cessare questa situazione e
difendere le popolazioni russofone. Carta straccia. Questa guerra è iniziata
nel 2014»
.
E fu
una guerra nelle intenzioni di chi volle combattere la minoranza russa del
Donbass: «Noi
avremo un lavoro, le pensioni e loro no. Avremo i bonus per i bambini, e loro
no. I nostri figli avranno scuole ed asili, i loro figli staranno negli
scantinati. Così vinceremo questa guerra», disse il Presidente Petro Poroshenko
nel 2015 .
Non
sfuggirà l’assonanza con le discriminazioni nei confronti dei cosiddetti
“no-vax”, privati del lavoro, della retribuzione, della scuola. Otto anni di bombardamenti in Donetsk
e Lugansk, con centinaia di migliaia di vittime, 150 bambini morti, gravissimi
casi di torture, stupri, sequestri e discriminazioni).
Il 18
febbraio 2022 i Presidenti di Donetsk, Denis Pušilin, e Lugansk, Leonid
Pasechnik, ordinavano l’evacuazione della popolazione civile verso la
Federazione Russa a causa degli scontri in corso tra la Milizia Popolare del
Donbass e le Forze Armate Ucraine.
Il 21 febbraio la Duma di Stato (Camera bassa del
Parlamento russo) ha ratificato all’unanimità i trattati di amicizia,
cooperazione e assistenza reciproca introdotti dal Presidente Putin con le
Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk. Contestualmente, il Presidente russo
ordinava l’invio di truppe della Federazione Russa per riportare la pace nella
regione del Donbass.
Ci si
può chiedere per quale motivo, in una situazione di palese violazione dei
diritti umani da parte di forze militari e apparati paramilitari neonazisti (che inalberano bandiere con la
svastica e mostrano l’effige di Aldolf Hitler),(ma tutti sanno che il nuovo Hitler
è proprio Klaus Schwab globalista.Ndr. ) nei confronti della popolazione di
lingua russa di repubbliche indipendenti, la comunità internazionale debba
considerare condannabile l’intervento della Federazione Russa, ed anzi far
ricadere su Putin la colpa delle violenze.
Dov’è il tanto decantato diritto
all’autodeterminazione dei popoli, che era valso il 24 agosto del 1991 per la
proclamazione dell’indipendenza dell’Ucraina, riconosciuta dalla comunità
internazionale?
E per
quale motivo ci si scandalizza oggi di un intervento russo in Ucraina, quando
la NATO ne ha condotti in Jugoslavia (1991), in Kosovo (1999), in Afganistan
(2001), in Iraq (2003), in Libia e in Siria (2011), senza che nessuno abbia
sollevato alcuna obiezione? Senza dimenticare che negli ultimi dieci anni
Israele ha più volte colpito obiettivi militari in Siria, Iran e Libano per
scongiurare la creazione di un fronte armato ostile sul suo confine
settentrionale e nessuna Nazione ha proposto di comminare sanzioni a Tel Aviv.
Suscita
sgomento vedere con quale ipocrisia l’Unione Europea e gli Stati Uniti –
Bruxelles e Washington – diano il proprio incondizionato appoggio al Presidente
Zelenskyj, il cui governo da ormai otto anni continua impunemente a
perseguitare gli Ucraini di lingua russa ), per i quali è addirittura vietato
parlare nel loro idioma, in una nazione che conta numerose etnie, di cui quella
russa rappresenta il 17,2%. Ed è scandaloso che si taccia sull’uso dei civili come scudi
umani da parte dell’esercito ucraino, che colloca le postazioni antiaeree
all’interno dei centri abitati, degli ospedali, delle scuole e degli asili
proprio perché dalla loro distruzione si possano causare morti tra la
popolazione.
I
media mainstream si guardano bene dal mostrare le immagini dei soldati russi
che aiutano i civili a raggiungere postazioni sicure o che organizzano corridoi umanitari, sui
quali sparano le milizie ucraine .
Così
come vengono taciuti i regolamenti di conti, gli eccidi, le violenze e i furti
da parte di frange della popolazione civile, alla quale Zelenskyj ha fornito armi: i video che si possono vedere in
rete danno un’idea del clima di guerra civile alimentato ad arte dal Governo
ucraino.
A ciò si aggiungano i galeotti fatti liberare
per essere arruolati nell’Esercito e i volontari della legione straniera: una
massa di esaltati senza regole e senza formazione che contribuirà a peggiorare
la situazione rendendola ingestibile.
Il
presidente Volodymyr Oleksandrovyč Zelenskyj.
Come è
stato fatto rilevare da più parti, la candidatura e l’elezione del Presidente
ucraino Zelenskyj risponde a quel cliché recente, inaugurato negli ultimi anni,
di attore comico o personaggio dello spettacolo prestato alla politica.
Non si
creda che l’essere sprovvisto di un idoneo cursus honorum sia ritenuto
d’ostacolo all’ascesa ai vertici delle istituzioni, al contrario: quanto più
una persona è apparentemente estranea al mondo dei partiti, tanto più c’è da presumere che il suo
successo venga determinato da chi detiene il potere. (Draghi in Italia).
Le
performance en travesti di Zelenskyj sono perfettamente coerenti con
l’ideologia LGBTQ che viene considerata dai suoi sponsor europei come
indispensabile requisito dell’agenda di “riforme” che ogni Paese deve far
proprio, assieme alla parità di genere, all’aborto e alla green economy.
Non
stupisce che Zelenskyj, membro del WEF di
Klaus Schwab, abbia potuto beneficiare dell’appoggio di Schwab e dei suoi
alleati per arrivare al potere e realizzare il Great Reset anche in Ucraina.
La
serie televisiva in 57 puntate che Zelenskyj ha prodotto e di cui è stato
protagonista, dimostra una pianificazione mediatica della sua candidatura a
Presidente dell’Ucraina e della sua campagna elettorale.
Nella
fiction Il servitore del popolo egli recitava la parte di un professore di
liceo che diventa inaspettatamente Presidente della Repubblica e si batteva
contro la corruzione della politica. Non è un caso se la serie, assolutamente mediocre, ha comunque vinto il WorldFest Remi
Award (USA, 2016), sia arrivata tra i primi quattro finalisti nella categoria
dei film comici al Seoul International Drama Awards (Corea del Sud) e sia stata
insignita del premio Intermedia Globe Silver nella categoria Serie TV di
intrattenimento al World Media Film Festival di Amburgo.
L’eco
mediatica ottenuta da Zelenskyj con la serie televisiva gli ha portato oltre 10
milioni di followers su Instagram e ha creato la premessa per la costituzione
dell’omonimo partito Servitore del popolo di cui è membro anche Ivan Bakanov,
Direttore Generale e azionista (assieme allo stesso Zelenskyj e all’oligarca
Kolomoisky) della Kvartal 95 Studio, proprietaria della rete televisiva TV 1+1.
L’immagine
di Zelenskyj è un prodotto artificiale, una finzione mediatica, un’operazione
di manipolazione del consenso che però è riuscita a creare il personaggio politico
nell’immaginario collettivo ucraino che nella realtà, e non nella fiction, ha
conquistato il potere.
(Nascondendo
i suoi miliardi di dollari sparsi per il modo dei Paradisi Fiscali).
«Proprio
a un mese dalle elezioni del 2019 che lo videro vincitore, Zelenskyj avrebbe
ceduto la società [Kvartal 95 Studio] a un amico, trovando comunque il modo di
far arrivare alla sua famiglia i proventi degli affari ai cui ufficialmente
aveva rinunciato. Quell’amico era Serhiy Shefir, che è stato poi nominato Consigliere
alla Presidenza. […] La cessione delle quote è avvenuta a beneficio della
Maltex Multicapital Corp., società detenuta da Shefir e registrata alle Isole
Vergini Britanniche» .
L’attuale
Presidente ucraino ha promosso la propria campagna elettorale con uno spot a
dir poco inquietante in cui, imbracciando due mitragliatrici, sparava sui
membri del Parlamento, additati come corrotti o asserviti alla Russia.
La lotta alla corruzione sbandierata dal
Presidente ucraino nei panni di “servitore del popolo” non corrisponde tuttavia
al quadro che emerge di lui dai cosiddetti Pandora papers, in cui compaiono 40 milioni di
dollari versatigli
alla vigilia delle elezioni dal miliardario ebreo Kolomoisky su conti offshore .
In
patria molti lo accusano di aver tolto potere agli oligarchi filo-russi non per
darlo al popolo ucraino, ma per rinforzare il proprio gruppo di interesse e
contemporaneamente togliendo di mezzo i suoi avversari politici: «Ha liquidato
i ministri della vecchia guardia, primo fra tutti il potente Ministro degli
Interni Avakov.
Ha
pensionato di brutto il presidente della Corte Costituzionale che frenava le
sue leggi.
Ha
chiuso sette canali televisivi di opposizione.
Ha
messo agli arresti, accusandolo di tradimento, Viktor Medvedcuk, filorusso ma soprattutto leader di Piattaforma di opposizione-Per la
vita, il secondo partito del Parlamento ucraino dopo il suo Servo del Popolo.
Sta
processando, sempre per tradimento, l’ex Presidente Poroshenko, che di tutto era sospettabile
tranne che di intendersela con i Russi o con i loro amici. Il sindaco di Kiev, il popolare ex
campione del mondo di pugilato Vitaly Klitchko, è già finito nel mirino di
alcune perquisizioni. Insomma, Zelensky sembra voler fare piazza pulita di
chiunque non sia allineato alla sua politica».
Il 21
aprile 2019 è eletto Presidente dell’Ucraina con il 73,22% dei voti e il 20
maggio presta giuramento; il 22 maggio 2019 nomina Ivan Bakanov, Direttore
Generale della Kvartal 95, primo vicecapo dei Servizi di Sicurezza dell’Ucraina
e Capo della Direzione principale per la lotta contro la corruzione e il
crimine organizzato della Direzione centrale del Servizio di Sicurezza
dell’Ucraina.
Assieme
a Bakanov, è da menzionare Mykhailo Fedorov, Vicepresidente e Ministro della
Trasformazione Digitale, membro del World Economic Forum . Lo stesso Zelenskyj ha ammesso di
avere come proprio ispiratore il Primo Ministro del Canada Justin Trudeau .(Uomo
di Davos e pupillo di Klaus Schwab).
I
rapporti di Zelenskyj con il FMI e il WEF.
Come
ha dimostrato il tragico precedente della Grecia, le sovranità nazionali e la
volontà popolare espressa dai Parlamenti sono de facto cancellate dalle
decisioni dell’alta finanza internazionale, la quale interferisce nelle
politiche dei governi con ricatti e vere e proprie estorsioni di natura
economica. Il
caso dell’Ucraina, che è uno dei Paesi più poveri dell’Europa, non fa
eccezione.
Poco
dopo l’elezione di Zelenskyj, il Fondo Monetario Internazionale minacciò di non concedere il prestito
di 5 miliardi se non si fosse adeguato alle sue richieste.
Nel
corso di una conversazione telefonica con l’Amministratore Delegato del FMI
Kristalina Georgieva, il Presidente ucraino venne redarguito per aver
sostituito Yakiv Smolii con un uomo di sua fiducia, Kyrylo Shevchenko, meno
incline ad assecondare i diktat del Fondo Monetario.
Scrive
Anders Åslund su Atlantic Council: «I problemi che circondano il governo Zelenskyj stanno
crescendo in modo allarmante. Innanzitutto, dal marzo 2020, il Presidente ha
condotto un’inversione non solo delle riforme perseguite sotto di lui, ma anche
quelle iniziate dal suo predecessore Petro Poroshenko.
In secondo luogo, il suo governo non ha
presentato proposte plausibili per risolvere le preoccupazioni del FMI sugli
impegni inadempiuti dell’Ucraina. In terzo luogo, il Presidente sembra non
avere più una maggioranza parlamentare al potere e sembra disinteressato a
formare una maggioranza riformista»
È
evidente che gli interventi del FMI sono finalizzati ad ottenere dal governo
ucraino l’impegno ad allinearsi alle politiche economiche, fiscali e sociali
dettate dall’agenda
globalista di Klaus Schwab, ad iniziare dalla “indipendenza” della Banca Centrale
Ucraina dal governo:
un
eufemismo con il quale il FMI chiede al governo di Kiev di rinunciare al
legittimo controllo sulla propria Banca Centrale, che costituisce una delle
modalità in cui si esercita la sovranità nazionale, assieme all’emissione della
moneta e alla gestione del debito pubblico.
D’altra
parte, solo quattro mesi prima Kristalina Georgieva aveva lanciato il Great
Reset assieme a Klaus Schwab, al principe Carlo e al segretario generale delle
Nazioni Unite António Guterres.
Quel
che non era stato possibile realizzare con i governi precedenti, è stato
portato a compimento sotto la Presidenza di Zelenskyj, entrato nelle grazie del
WEF assieme al nuovo Governatore della
BCU Kyrylo Shevchenko.
Il
quale, per dar prova di sudditanza, meno di un anno dopo ha scritto un articolo
per il WEF intitolato” Le banche centrali sono la chiave per gli obiettivi
climatici dei paesi e l’Ucraina sta mostrando la strada”. Ecco quindi
realizzata, sotto ricatto, l’Agenda 2030 del rigorista Klaus Schwab.
Vi
sono anche altre compagnie ucraine che hanno legami con il WEF: la State
Savings Bank of Ukraine (una delle più grandi istituzioni finanziarie in
Ucraina), il DTEK Group (un importante investitore privato nel settore
energetico ucraino) e la Ukr Land Farming (leader agricolo nella coltivazione).
Banche,
energia e cibo sono settori perfettamente in linea con il Great Reset e la “Quarta
Rivoluzione Industriale” teorizzata dal nuovo Hitler Klaus Schwab.
Il 4
febbraio dell’anno scorso, il Presidente ucraino ha fatto chiudere sette
emittenti televisive, tra cui ZIK, Newsone e 112 Ukraine, colpevoli di non
appoggiare il suo governo.
Così scrive Anna Del Freo: «Una dura condanna a questo atto
liberticida è arrivata, tra gli altri, anche dalla Federazione europea dei
giornalisti e dalla Federazione internazionale dei giornalisti, che hanno
chiesto l’immediata revoca del veto. Le tre emittenti non potranno più
trasmettere per cinque anni: impiegano circa 1500 persone, il cui posto di
lavoro è oggi a rischio. Non esiste alcun vero motivo perché le tre reti
debbano essere chiuse, salvo l’arbitrio del vertice politico Ucraino, che le
accusa di minacciare la sicurezza dell’informazione e di essere sotto “la
maligna influenza russa”.
Una
forte reazione giunge anche dalla NUJU, il sindacato dei giornalisti ucraini,
che parla di pesantissimo attacco alla libertà di parola, visto che si vengono
a privare centinaia di giornalisti della possibilità di esprimersi e centinaia
di migliaia di cittadini del diritto ad essere informati».
Come
si vede, ciò di cui si accusa Putin è compiuto da Zelenskyj e, più
recentemente, dall’Unione Europea con la complicità delle piattaforme social.
E
prosegue: «“Oscurare
le emittenti televisive è una delle forme più estreme di restrizione della
libertà di Stampa”, ha detto il segretario generale della EFJ, Ricardo
Gutierrez.
“Gli Stati hanno l’obbligo di
garantire un effettivo pluralismo dell’informazione. È chiaro che il veto
presidenziale non è per nulla in linea con gli standard internazionali sulla
libertà di espressione”».
Sarebbe
interessante sapere quali siano state le dichiarazioni della Federazione
europea dei giornalisti e dalla Federazione internazionale dei giornalisti dopo
l’oscuramento di Russia Today e Sputnik in Europa.
I
movimenti neonazisti ed estremisti in Ucraina.
Un
Paese che invoca dalla comunità internazionale aiuti umanitari per difendere la
popolazione dall’aggressione russa dovrebbe, nell’immaginario collettivo, distinguersi per rispetto dei
principi democratici e per una legislazione che proibisca attività e propaganda
a ideologie estremiste.
In
Ucraina agiscono indisturbati, e spesso con l’appoggio ufficiale delle
istituzioni pubbliche, movimenti di matrice neonazista impegnati in azioni
militari e paramilitari. Tra questi vi sono: l’Organizzazione dei Nazionalisti
Ucraini (OUN) di Stepan Bandera, di matrice nazista, antisemita e razzista già
attiva in Cecenia e che fa parte del Right Sector, un’associazione di movimenti
di estrema destra costituitasi in occasione del colpo di stato dell’Euromaidan
del 2013/2014; l’Esercito Insurrezionale Ucraino (UPA); l’UNA/UNSO, ala
paramilitare del partito ucraino di estrema destra Ukraine National Assemble;
la Fratellanza di Korchinsky, che ha offerto protezione a Kiev ai membri
dell’ISIS (qui); Visione Misantropica (MD), una rete neonazista diffusa in 19
Paesi, che
incita pubblicamente
al terrorismo, all’estremismo e all’odio contro cristiani, musulmani, ebrei,
comunisti, omosessuali, americani e persone di colore .
Va
ricordato che il governo ha dato appoggio esplicito a queste organizzazioni
estremiste sia inviando la guardia presidenziale ai funerali di loro esponenti,
sia sostenendo il Battaglione Azov, un’organizzazione paramilitare che è
ufficialmente parte dell’Esercito Ucraino con il nuovo nome di Reggimento di Operazioni
Speciali Azov e inquadrato nella Guardia Nazionale.
Il
Reggimento Azov è finanziato dall’oligarca ucraino ebreo Igor Kolomoisky, già
governatore di Dnepropetrovsk e ritenuto anche il finanziatore delle milizie
nazionalistiche di Pravyj Sektor, considerate le responsabili della strage di
Odessa. Parliamo dello stesso Kolomoisky citato nei “Pandora Papers “come
sponsor del Presidente Zelenskyj.
Il
battaglione ha rapporti con diverse organizzazioni di estrema destra in Europa
e negli Stati Uniti.
Amnesty
International, dopo un incontro avvenuto l’8 settembre 2014 tra il Segretario Generale Salil Shetty e il
Primo Ministro Arsenij Jacenjuk, ha chiesto al Governo ucraino di porre fine
agli abusi e ai crimini di guerra commessi dai battaglioni di volontari che
operano unitamente alle forze armate di Kiev. Il Governo ucraino ha aperto
un’inchiesta ufficiale al riguardo, dichiarando che non risultano
indagati ufficiali o soldati del Battaglione Azov.
Nel
marzo 2015, il Ministro dell’Interno ucraino Arsen Avakov ha annunciato che il
battaglione Azov sarebbe stata una delle prime unità ad essere addestrata dalle
truppe dell’Esercito americano, come parte della loro missione di addestramento
Operation Fearless Guard.
L’addestramento
degli Stati Uniti è stato interrotto il 12 giugno 2015, quando la Camera dei
Rappresentanti ha approvato un emendamento che vieta tutti gli aiuti (comprese
le armi e l’addestramento) al battaglione a causa del suo passato neonazista.
L’emendamento è stato poi revocato su
pressione della CIA e i militari di Azov
sono stati addestrati negli Stati uniti : «Alleniamo questi ragazzi ormai da
otto anni. Sono davvero dei bravi combattenti. Ecco dove il programma
dell’Agenzia potrebbe avere un serio impatto».
(Il
nuovo Hitler, Klaus Schwab ne è entusiasta !).
Nel
2016 un rapporto dell’OSCE ritiene il Battaglione Azov responsabile
dell’uccisione in massa di prigionieri, di occultamento di cadaveri nelle fosse
comuni e dell’uso sistematico di tecniche di tortura fisica e psicologica.
Proprio pochi giorni fa il vicecomandante del Battaglione, Vadim Troyan, è stato nominato Capo
della Polizia della regione di Oblast dal Ministro dell’Interno Arsen Avakov.
Questi
sono gli “eroi” che combattono assieme all’Esercito Ucraino contro i soldati
russi.
E questi eroi del Battaglione Azov, invece di
proteggere i loro figli, osano fare di loro carne da macello, arruolando
bambini e bambine , in violazione del Protocollo Opzionale alla Convenzione
ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza , concernente il
coinvolgimento dei minori nei conflitti armati: uno strumento giuridico ad hoc che stabilisce che nessun minore di
18 anni possa essere reclutato forzatamente o utilizzato direttamente nelle
ostilità, né dalle forze armate di uno Stato né da gruppi armati.
Anche
a costoro, inevitabilmente, sono destinate le armi letali fornite dall’UE,
compresa l’Italia di Draghi (amicone di Klaus Schwab), con l’appoggio dei
partiti politici “antifascisti”.
La
guerra ucraina nei piani del NWO.
La
censura contro le emittenti russe è chiaramente volta a impedire che la
narrazione ufficiale sia smentita dai fatti. Ma mentre i media occidentali
mostrano immagini del videogioco War Thunder , fotogrammi di Star Wars , esplosioni
in Cina ), video di parate militari , riprese dell’Afganistan ), della
metropolitana di Roma) o immagini di forni crematori mobili , facendoli passare
per scene reali e recenti della guerra in Ucraina, la realtà viene ignorata
perché si
è già deciso di provocare un conflitto come arma di distrazione di massa che
legittimi nuove restrizioni delle libertà nelle Nazioni occidentali, secondo i
piani del Great Reset del World Economic Forum e dell’Agenda 2030 delle Nazioni
Unite il tutto con l’approvazione entusiasta di Klaus Schwab.
È
evidente che il popolo ucraino, al di là delle questioni che la diplomazia
potrà risolvere, è vittima dello stesso colpo di stato globale ad opera di poteri
sovranazionali che hanno a cuore non la pace tra le Nazioni, ma l’instaurazione
della tirannide del Nuovo Ordine Mondiale.
Solo
alcuni giorni fa, la parlamentare ucraina Kira Rudik ha dichiarato a Fox News,
imbracciando un kalashnikov: “Sappiamo che non combattiamo solo per l’Ucraina, ma anche per
il Nuovo Ordine Mondiale di Klaus Schwab.”
Le
violazioni dei diritti umani in Ucraina e i crimini delle milizie neonaziste
più volte denunciati da Putin non hanno potuto trovare una soluzione politica perché sono
stati pianificati e fomentati dall’élite globalista, con la collaborazione
dell’Unione Europea, della NATO e del deep state americano, in chiave
anti-russa e
per rendere inevitabile una guerra dalla quale ottenere, principalmente in
Europa, l’adozione forzata di razionamenti energetici , limitazioni agli
spostamenti, sostituzione della cartamoneta con moneta elettronica e adozione dell’ID digitale : non stiamo
parlando di progetti teorici, ma di decisioni che stanno per essere prese
concretamente a livello europeo e nei singoli Stati dai governi globalisti
telecomandati da Klaus Schwab.
Il
rispetto della Legge e delle norme.
L’intervento
in Ucraina da parte della NATO, degli USA e dell’Unione Europea non pare
trovare alcuna legittimazione.
L’Ucraina non è membro della NATO, e come tale non
dovrebbe beneficiare dell’aiuto di un ente che ha come scopo la difesa degli
Stati che vi fanno parte.
Lo stesso dicasi dell’Unione Europea, che ha
ricevuto solo pochi giorni fa la richiesta di Zelenskyj di entrarne a far parte.
Nel
frattempo l’Ucraina ha ricevuto dagli Stati Uniti 2,5 miliardi di dollari dal
2014 e altri 400 milioni nel solo 2021 , più altri fondi per un totale di 4,6
miliardi di dollari . Dal canto suo Putin ha concesso 15 miliardi di dollari di
prestiti all’Ucraina, per salvarla dalla bancarotta. L’Unione Europea ha invece inviato
17 miliardi finanziamenti, ai quali si aggiungono quelli dei singoli Stati. Di questi aiuti la popolazione ha
beneficiato in minima parte.
Il presidente
Zelenskyj ha importanti suggeritori economici per fare fruttare gli aiuti
disinteressati alla Ucraina.
Inoltre,
intervenendo a nome dell’Unione Europea sulla guerra in Ucraina, Ursula von der
Leyen viola gli articoli 9, 11 e 12 del Trattato di Lisbona.
La
competenza dell’Unione in questo settore è quella del Consiglio europeo e
dell’Alto Rappresentante, in nessun caso quella del Presidente della Commissione.
A che
titolo la Presidente von der Leyen agisce come se fosse a capo dell’Unione
Europea, usurpando un ruolo che non le compete?
Non è
sufficiente sostenere che il nuovo Hitler ,Schwab l’ ha autorizzata. Per quale motivo nessuno interviene,
specialmente dinanzi al pericolo al quale si espongono i cittadini europei
dinanzi ad una possibile ritorsione russa?
Inoltre,
in molti casi le Costituzioni degli Stati che oggi inviano aiuti e armi
all’Ucraina non prevedono la possibilità di entrare in un conflitto.
Ad
esempio, l’art. 11 della Costituzione Italiana sancisce: «L’Italia ripudia la
guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di
risoluzione delle controversie internazionali».
L’invio di armamenti e soldati ad una nazione
che non fa parte né della NATO né dell’Unione Europea costituisce di fatto una
dichiarazione di guerra alla nazione con essa belligerante (la Russia, in
questo caso) e richiederebbe quindi la previa deliberazione dello stato di
guerra, come previsto dall’art. 78 della Costituzione:
«Le
Camere deliberano lo stato di guerra e conferiscono al Governo i poteri
necessari».
Non risulta che ad oggi le Camere siano state chiamate
ad esprimersi in tal senso, né che il Presidente della Repubblica sia
intervenuto per esigere il rispetto del dettato costituzionale.
Il
Premier Draghi, nominato dalla cabala globalista per la distruzione dell’Italia
e il suo definitivo asservimento ai poteri sovranazionali, è uno dei tanti Capi
di governo che considera la volontà dei cittadini come un fastidioso intralcio
all’esecuzione dell’agenda del WEF di Klaus Schwab .
Dopo
due anni di violazioni sistematiche dei diritti fondamentali e della
Costituzione, risulta difficile credere che vorrà anteporre gli interessi della
Nazione a quelli dei suoi mandanti: al contrario, quanto più disastrosi
saranno gli effetti delle sanzioni assunte dal suo governo, tanto più costui
potrà ritenersi apprezzato da loro. Il colpo di stato perpetrato con l’emergenza psico-pandemica
prosegue oggi con nuove decisioni sciagurate, ratificate da un Parlamento senza
nerbo.
Costituisce
peraltro una violazione dell’art. 288 del Codice Penale italiano il consentire
che cittadini italiani – e addirittura esponenti della maggioranza di Governo e
leader politici – rispondano all’appello dell’Ambasciata Ucraina per
l’arruolamento nella legione straniera:
«Chiunque
nel territorio dello Stato e senza approvazione del governo arruola o arma
cittadini, perché militino al servizio o a favore dello straniero, è punito con
la reclusione da 4 a 15 anni».
Nessun
magistrato, almeno per il momento, è intervenuto d’ufficio per punire i
responsabili di questo reato.
Un’altra
violazione è rappresentata dall’attività di trasferimento dall’Ucraina
all’Italia (e presumibilmente anche in altre Nazioni) dei bambini ottenuti da
maternità surrogata, commissionati da coppie italiane in violazione della Legge
40/2004, senza alcuna sanzione per i colpevoli e i complici di questo reato.
Va
ricordato anche che le esternazioni di membri del Governo o di esponenti della
politica nei confronti della Federazione Russa e del suo Presidente, assieme
alle sanzioni adottate, ai ripetuti casi di arbitrarie discriminazioni di
cittadini, aziende, artisti e squadre sportive per il solo fatto di essere
russi non costituiscono solo una provocazione che andrebbe evitata per
consentire una serena e pacifica composizione della crisi ucraina, ma mettono
in gravissimo pericolo la sicurezza dei cittadini italiani (e di quelli delle
altre Nazioni che adottano analoghi comportamenti). Non si comprende il motivo di tanta
sconsiderata temerarietà, se non nell’ottica di una deliberata volontà di
scatenare reazioni nella controparte.
Il
conflitto russo-ucraino rappresenta una pericolosissima trappola tesa ai danni
dell’Ucraina, della Russia e degli Stati europei.
L’Ucraina
è ultima vittima di consumati carnefici comandati da Klaus Schwab.
La
crisi russo-ucraina non è scoppiata improvvisamente un mese fa, ma è stata preparata
e alimentata da lungo tempo, certamente ad iniziare dal golpe bianco del 2014
voluto dal deep state americano in chiave anti-russa. Lo dimostra, tra gli
altri fatti incontestabili, l’addestramento del Battaglione Azov da parte della
CIA, «per uccidere i Russi», con la forzatura da parte dell’Agenzia della
revoca dell’emendamento del Congresso del 2015.
Anche
gli interventi di Joe e Hunter Biden vanno nella medesima direzione. Vi è quindi l’evidenza di una
premeditazione a lungo termine, coerente con la inarrestabile espansione della
NATO verso est. La rivoluzione colorata di Euromaidan e l’instaurazione di un
governo filo-atlantista composto da” homines novi “addestrati dall’élite del
WEF di Klaus Schwab e di Soros, doveva
creare le premesse della subalternità dell’Ucraina al blocco atlantista,
sottraendola all’influenza della Federazione Russa.
A tale
scopo, l’azione
eversiva delle ong del filantropo ungherese supportate dalla propaganda
mediatica ha taciuto i crimini delle organizzazioni paramilitari neonaziste,
finanziate dagli stessi sponsor di Zelenskyj , tra cui Klaus Schwab.
Ma se
il lavaggio del cervello operato dal mainstream nei Paesi occidentali è
riuscito a veicolare una narrazione completamente falsata della realtà, altrettanto
non può dirsi in Ucraina, dove la popolazione conosce tanto la corruzione della
classe politica al potere quanto la sua lontananza dai veri problemi della
Nazione.
Noi crediamo che gli “oligarchi” siano solo in
Russia, mentre essi sono presenti soprattutto nella galassia degli Stati
dell’ex-Unione Sovietica, dove possono accumulare ricchezze e potere
semplicemente mettendosi a disposizione di “filantropi” come il nuovo Hitler
Karl Schwab e multinazionali straniere. Poco importa se i loro conti
offshore sono la causa principale della povertà dei cittadini,
dell’arretratezza del sistema sanitario, dello strapotere della burocrazia,
della quasi totale assenza di servizi pubblici, del controllo straniero di
aziende strategiche, della perdita progressiva della sovranità e dell’identità
nazionale: l’importante è “fare soldi”, essere immortalati con personaggi
politici, banchieri, venditori di armi e affamatori del popolo.
Per
poi venire in Versilia (villa extra lusso di Zelenskyj ) o sulla Costiera Amalfitana
ad ostentare yacht e “platinum card “al cameriere di Odessa o alla donna delle
pulizie di Kiev che mandano ai parenti la paga guadagnata in nero.
Questi
miliardari ucraini in kippah sono coloro che stanno svendendo l’Ucraina
all’occidente corrotto e corruttore, barattando il proprio benessere con
l’asservimento dei loro connazionali agli usurai che si stanno
impadronendo del mondo, ovunque con gli stessi sistemi spietati e immorali. Ieri tagliavano gli stipendi ai
lavoratori di Atene e Tessalonica, oggi hanno semplicemente allargato i loro orizzonti
all’Europa intera, in cui la popolazione guarda ancora incredula
all’instaurarsi di una dittatura prima sanitaria e poi ambientale.
D’altra
parte, come avrebbero fatto costoro, senza il pretesto di una guerra, a
giustificare il vertiginoso aumento del prezzo del gas e dei carburanti,
forzando il processo di una transizione “ecologica” imposta dall’alto per
l’impoverimento controllato delle masse?
Come avrebbero potuto far digerire ai popoli del mondo
occidentale l’instaurazione della tirannide del Nuovo Ordine Mondiale di Klaus
Schwab , quando
la farsa pandemica stava sfaldandosi portando alla luce il crimine contro
l’umanità compiuto da BigPharma?
E
mentre l’UE e i Capi di governo danno la colpa alla Russia del disastro
incombente, le élites occidentali dimostrano di voler distruggere anche
l’agricoltura, per applicare su scala globale gli orrori dell’Holodomor). D’altra parte, in molti stati
(compresa l’Italia) si va teorizzando la privatizzazione dei corsi d’acqua –
che è un bene pubblico inalienabile – a vantaggio delle multinazionali e con
scopi di controllo e limitazione delle attività agricole.
Non diversamente si era comportato il governo
filo-atlantista di Kiev: da otto anni la Crimea era stata privata dell’acqua del
Dnepr, per impedire l’irrigazione dei campi e affamare la popolazione. Si comprendono oggi, alla luce delle
sanzioni comminate alla Russia e della fortissima riduzione degli
approvvigionamenti di grano, gli enormi investimenti di Bill Gates nell’agricoltura ,
seguendo le stesse spietate logiche di profitto già sperimentate con la
campagna vaccinale.
Gli
Ucraini, a qualsiasi etnia essi appartengano, sono gli ultimi, inconsapevoli
ostaggi dello stesso regime totalitario sovranazionale che ha messo in
ginocchio l’economia delle Nazioni con l’impostura della Covid, dopo aver
teorizzato pubblicamente la necessità di decimare la popolazione mondiale e di
trasformare i superstiti in malati cronici compromettendo irreparabilmente il
loro sistema immunitario.
Ci
pensino bene, gli Ucraini, ad invocare l’intervento della NATO o della UE,
sempre ammesso che siano davvero loro a farlo e non piuttosto i loro corrotti
governanti aiutati da mercenari razzisti e da gruppi di neonazisti al soldo dei
gerarchi.
Perché mentre viene loro promessa la libertà dall’invasore – con il quale
condividono la comune eredità culturale e religiosa per esser stati parte della
Grande Russia – in realtà si sta cinicamente preparando la loro definitiva cancellazione,
il loro asservimento al Grande Reset di Klaus Schwab che tutto prevede fuorché la tutela della loro
identità, della loro sovranità, dei loro confini.
Guardino
gli Ucraini a quel che è avvenuto ai Paesi dell’Unione Europea: il miraggio di
prosperità e sicurezza è demolito dalla contemplazione delle macerie lasciate
dall’euro e dalle lobby di Bruxelles.
Nazioni
invase da immigrati clandestini che alimentano la criminalità e la
prostituzione; distrutte nel loro tessuto sociale dalle ideologie politically correct;
portate scientemente al fallimento per sconsiderate politiche economiche e
fiscali;
condotte verso la miseria con la cancellazione delle tutele del lavoro e della
previdenza sociale; private di un futuro con la distruzione della famiglia e la
corruzione morale e intellettuale delle nuove generazioni.
Quelle
che erano state Nazioni prospere e indipendenti, diverse nelle loro specificità
etniche, linguistiche, culturali e religiose sono state trasformate in una
massa informe di persone senza ideali, senza speranze, senza fede, senza
nemmeno la forza di reagire agli abusi e ai crimini di chi li governa.
Una
massa di clienti delle multinazionali, di schiavi del sistema di controllo
capillare imposto con la farsa pandemica, anche dinanzi all’evidenza della
frode.
Una
massa di persone senza identità, marchiate con il QR-code come gli animali di
un allevamento intensivo, come i prodotti di un enorme centro commerciale.
Se
questo è stato il risultato della rinuncia alla propria sovranità per tutti –
tutti, nessuno escluso! – gli Stati che si sono affidati alla colossale truffa
dell’Unione Europea, perché l’Ucraina dovrebbe fare eccezione?
È
questo che volevano, che speravano, che desideravano i vostri padri, quando
ricevettero con Vladimiro il Grande il Battesimo sulle rive del Dnepr?
Se vi
è un aspetto positivo che ciascuno di noi può riconoscere in questa crisi, è
l’aver mostrato l’orrore della tirannide globalista, il suo cinismo spietato,
la sua capacità di distruggere e annientare tutto ciò che tocca.
Non
sono gli Ucraini che dovrebbero entrare nell’Unione Europea o nella NATO, ma
gli altri Stati che dovrebbero finalmente avere un sussulto di orgoglio e di
coraggio e uscirne, scrollando da sé questo giogo detestabile e ritrovando la
propria indipendenza, la propria sovranità, la propria identità, la propria
fede. La propria anima.
Che
sia chiaro:
il “Nuovo Ordine di Klaus Schwab” non è un destino ineluttabile, e può essere sovvertito e
denunciato se
solo i popoli si rendono conto di essere stati ingannati e truffati da
un’oligarchia di criminali ben identificabili, per i quali un giorno varranno
quelle sanzioni e quei blocchi dei fondi che oggi essi applicano impunemente a
chiunque non pieghi il ginocchio dinanzi a loro.
Un
appello alla Terza Roma.
Anche
per la Russia questo conflitto è una trappola. Lo è perché esso realizzerebbe il sogno del deep state americano di
estrometterla definitivamente dal contesto europeo nei suoi rapporti
commerciali e culturali, spingendola tra le braccia della Cina, forse con la
speranza che la dittatura di Pechino possa persuadere i Russi ad accettare il
sistema di credito sociale e altri aspetti del Great Reset che finora ha saputo
evitare almeno in parte.
È una
trappola non perché la Russia abbia torto nel voler “denazificare” l’Ucraina
dai suoi gruppi estremisti e garantire protezione e tutela agli Ucraini di
lingua russa, ma perché sono proprio queste ragioni – teoricamente sostenibili
– ad esser state create apposta per provocarla e indurla ad invadere l’Ucraina,
in modo da suscitare la reazione della NATO preparata da tempo dal deep state e
dall’élite globalista di Klaus Schwab .
Il casus belli è stato pianificato
deliberatamente dai veri responsabili del conflitto, sapendo che avrebbe
ottenuto esattamente quella risposta da parte di Putin. E sta a Putin,
indipendentemente dal fatto di avere ragione, non cadere nella trappola e anzi
ribaltare il banco, offrendo all’Ucraina delle condizioni di pace onorevoli
senza proseguire nel conflitto. Anzi, quanto più Putin ritiene di essere nel
giusto, tanto più egli dimostrerà la grandezza della sua Nazione e l’amore per
il suo popolo col non cedere alle provocazioni.
Mi sia
permesso ripetere le parole del profeta Isaia:” Sciogli le catene inique, togli i
legami del giogo, rimanda liberi gli oppressi e spezza ogni giogo; dividi il
pane con l’affamato, accogli in casa tua i miseri e i senza tetto; se vedi uno
nudo, vestilo, e non nasconderti a colui che è carne della tua carne. Allora la
tua luce sorgerà come l’aurora, la tua ferita si rimarginerà presto. Davanti a
te camminerà la tua giustizia, la gloria del Signore ti seguirà.” (Is 58, 6-8).
La
crisi mondiale con cui si prepara la dissoluzione della società tradizionale ha
coinvolto anche la Chiesa Cattolica, la cui Gerarchia è ostaggio di apostati
cortigiani del potere.
Vi fu un tempo in cui i Pontefici e i Prelati
affrontavano i Re senza rispetti umani, perché sapevano di parlare con la voce
di Gesù Cristo, Re dei re.
La
Roma dei Cesari e dei Papi è deserta e muta, come è muta da secoli la Seconda
Roma di Costantinopoli.
Forse
la Provvidenza ha stabilito che sia Mosca, la Terza Roma, ad assumersi oggi dinanzi al mondo
il ruolo di κατέχον (2Tess 2, 6-7), di ostacolo escatologico all’Anticristo,
impersonificato in Klaus Schwab.
Se gli errori del Comunismo sono stati diffusi
dall’Unione Sovietica, giungendo ad imporsi finanche dentro la Chiesa, la
Russia e l’Ucraina possono avere oggi un ruolo epocale nella restaurazione
della Civiltà Cristiana, contribuendo a portare al mondo un periodo di pace dal
quale anche la Chiesa risorgerà purificata e rinnovata nei suoi Ministri.
Gli
Stati Uniti d’America e gli Stati europei non devono emarginare la Russia, ma
anzi stringere con essa un’alleanza non solo per il ripristino degli scambi
commerciali per la prosperità di tutti, ma in vista della ricostruzione di una
Civiltà Cristiana, che sola potrà salvare il mondo dal mostro globalista tecno-sanitario
e transumano previsto dal satanico Klaus Schwab.
Considerazioni
finali.
Suscita
grande preoccupazione che i destini dei popoli siano nelle mani di un’élite che
non risponde a nessuno delle proprie decisioni, che non riconosce alcuno sopra
di sé e che per perseguire i propri interessi non esita a mettere a repentaglio
la sicurezza, l’economia e la stessa vita di miliardi di persone, con la
complicità dei politici al loro servizio e dei media mainstream. Le
falsificazioni dei fatti, le grottesche adulterazioni della realtà e la
partigianeria con cui sono diffuse le notizie si affiancano alla censura delle
voci dissenzienti e giungono a forme di persecuzione etnica nei confronti dei
cittadini russi, discriminati proprio nei Paesi che si dicono democratici e
rispettosi dei diritti fondamentali.
Auspico
che il mio appello alla costituzione di un’Alleanza Antiglobalista che unisca i
popoli nell’opposizione alla tirannide del Nuovo Ordine Mondiale di Klaus
Schwab possa essere raccolto da quanti hanno a cuore il bene comune, la pace
tra le Nazioni, la concordia tra i popoli, la libertà dei cittadini e il futuro
delle nuove generazioni. E prima ancora, che le mie parole – assieme a quelle
di tante persone intellettualmente oneste – contribuiscano a portare alla luce
le complicità e la corruzione di chi si avvale della menzogna e della frode per
giustificare i propri crimini, anche in questi momenti di grande apprensione
per la guerra in Ucraina.
«Ci ascoltino i forti, per non
diventar deboli nella ingiustizia. Ci ascoltino i potenti, se vogliono che la loro
potenza sia non distruzione, ma sostegno per i popoli e tutela a tranquillità
nell’ordine e nel lavoro» (Pio XII, Radiomessaggio ai governanti e ai popoli
nell’imminente pericolo della guerra, 24 Agosto 1939).
Possa
la Santa Quaresima indurre tutti i Cristiani ad invocare alla Maestà divina il
perdono per i peccati di quanti calpestano la Sua santa Legge: la penitenza e
il digiuno muovano a misericordia il Signore Iddio, mentre ripetiamo le parole
del profeta Gioele. Perdona, Signore, al tuo popolo e non esporre la tua
eredità al vituperio, alla derisione delle genti (Gl 2, 17).
(Carlo
Maria Viganò, Arcivescovo. Ex Nunzio Apostolico negli Stati Uniti d’America.).
Zelensky,
villa a Forte dei Marmi
da 3,8
milioni di euro comprata
con
una società nascosta al fisco.
Grandeinganno.it-Redazione-
(6-3-2022)- ci dice :
Zelensky,
villa a Forte dei Marmi da 3,8 milioni di euro comprata con una società
nascosta al fisco.
Una
villa di lusso a Forte dei Marmi, nel centro balneare preferito dai russi che
amano la Versilia. Sei camere da letto, quindici stanze e una grande piscina
nel giardino. L’acquisto portato a termine due anni fa, per 3,8 milioni di
euro, da Volodymyr Zelensky non è l’unico bene detenuto all’estero dal
presidente ucraino. Oltreconfine, […]
Ecco i
17 paesi che sostengono l’Ucraina
con
soldi, armi e dotazioni militari.
Grandeinganno.it-
Redazione- (12 Marzo 2022 )- ci dice :
Sono
17 i Paesi che hanno deciso provvedimenti per consegnare armi e dotazioni
militari al paese guidato da Zelensky, oltre all”Ue che dovrebbe fornire anche
aerei da combattimento.
E’in
corso una vera e propria mobilitazione per inviare armi a supporto dell’Ucraina
invasa dai russi da ormai 5 giorni. Sono allo stato 17 i Paesi del mondo che
hanno finanziato provvedimenti per consegnare armi e dotazioni militari al
paese guidato dal presidente Zelensky. Anche su questo ci sarà una “prima
volta” dell’Ue che si è detta disposta a fornire anche aerei da combattimento.
Usa: Washington ha annunciato nuovi
aiuti militari all’Ucraina per 350 milioni di dollari, per un totale, sommati
agli stanziamenti già previsti, di oltre un miliardo di dollari nell’ultimo
anno.
Unione
Europea –
Per la prima volta nella sua storia, l’Ue finanzierà l’acquisto e la consegna
di armi e altre attrezzature all’Ucraina e prevede di sbloccare allo scopo 450
milioni di euro. Gli Stati membri sono disposti a fornire anche aerei da
combattimento, ha detto il capo della diplomazia europea Josep Borrell.
Italia
– Il
Consiglio dei ministri ha dato il via libera all’unanimità a un decreto che
prevede, tra l’altro, di cedere mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari
alle autorità di Kiev. Inviamo in Ucraina missili Stinger antiaerei, missili
Spike controcarro, mitragliatrici Browning, mitragliatrici Mg, munizioni che
saranno ceduti alle autorità governative ucraine. Ad occuparsi della logistica
della consegna sarà la Nato.
Germania – Ha modificando la sua politica di
vietare tutte le esportazioni di armi letali nelle zone di conflitto e ha
autorizzato la consegna a Kiev di 1.000 lanciarazzi anticarro, 500 missili
Stinger terra-aria, 9 obici, 14 veicoli corazzati e 10.000 tonnellate di
carburante.
Svezia – Rompendo con le sue tradizioni, ha
annunciato che consegnerà 5000 armi anticarro a Kiev, più 5000 giubbotti
antiproiettile, 5.000 elmetti e oltre 130.000 razioni da campo.
Finlandia – Ha annunciato la decisione
“storica”, per un paese “neutrale, di fornire armi: 2.500 fucili d’assalto,
150.000 munizioni, 1.500 lanciarazzi e 70.000 razioni da campo.
Francia
– Ha
deciso la consegna aggiuntiva di armamenti (senza specificare quali), di
equipaggiamento per la difesa e supporto per il carburante.
Belgio
– Fornirà
2.000 mitragliatrici, 3.800 tonnellate di carburante, 3.000 fucili automatici e
200 armi anticarro.
Paesi
Bassi –
Hanno dichiarato di aver “spedito” fucili di precisione ed elmetti in Ucraina e
di fornire 200 missili antiaerei Stinger “il prima possibile”.
Repubblica
Ceca – Ha
promesso 30.000 pistole, 7.000 fucili d’assalto, 3.000 mitragliatrici e diverse
dozzine di fucili di precisione, oltre a un milione di cartucce, per un valore
di 7,6 milioni di euro. Già a fine gennaio Praga aveva approvato una donazione
a Kiev di 4.000 proiettili di artiglieria del valore di 1,5 milioni di euro
ancora da consegnare.
Canada
– Ha
annunciato la spedizione di equipaggiamenti militari protettivi, come caschi e
giubbotti antiproiettile.
Danimarca – Ha annunciato l’invio di 2.700
armi anticarro e consentirà ai volontari di unirsi alle brigate internazionali
che l’Ucraina sta formando.
Romania
– Bucarest
invierà “carburante, giubbotti antiproiettile, elmetti, munizioni e altro
equipaggiamento militare, per un costo di 3 milioni di euro”. Undici ospedali
militari romeni sono pronti ad accogliere gli ucraini feriti.
Portogallo
–
Consegnerà “giubbotti, caschi, visori notturni, granate, munizioni di diversi
calibri” e anche “fucili automatici G3“.
Croazia – Invierà 16 milioni di euro di
dispositivi di protezione e armi leggere.
Slovenia
– Ha
inviato pistole, munizioni ed elmetti.
Norvegia – Ha dichiarato che fornirà
“rapidamente” 2.000 armi anticarro M72, oltre a caschi, giubbotti
antiproiettile e altre attrezzature militari.
Estonia
– Ha
annunciato l’invio di missili anticarro, e di mortai oltre che di ospedali da
campo.
(Il nuovo Hitler ,Klaus Schwab, lo ha
ordinato alla truppa ai suoi ordini :e tutti i governi gli hanno ubbidito!
Ndr.).
La
Russia ha chiesto alla Cina assistenza
militare in Ucraina»: la rivelazione
del Financial Times.
msn.com-il
mattino-notizie- ( 13-3-2022)- ci dice :
La
Russia ha chiesto alla Cina assistenza militare per sostenere l'invasione
dell'Ucraina. Lo riporta il Financial Times citando fonti americane, secondo le
quali Mosca avrebbe chiesto attrezzature militari e altra assistenza militare a
Pechino fin dall'inizio dell'invasione.
Armi
chimiche, monito di Varsavia (appoggiata dagli Usa): «Se Putin le usa
interverrà la Nato».
La
priorità della Cina è impedire che la «situazione tesa» in Ucraina subisca
un'ulteriore escalation o «diventi fuori controllo». Così l'ambasciata cinese
negli Stati Uniti replica alle notizie di stampa riguardo alla richiesta russa
di assistenza militare a Pechino. «L'attuale situazione in Ucraina è veramente
sconcertante» ha affermato il portavoce dell'ambasciata, Liu Pengyu.
«La
Russia ha chiesto alla Cina assistenza militare in Ucraina».
La
notizia arriva nel giorno in cui gli Usa hanno annunciato a sorpresa un
incontro con la Cina a Roma proprio per cercare di arginare una guerra che si
avvicina sempre di più ai confini di Ue e Nato, mentre lo spettro delle armi
chimiche sta diventando una «legittima preoccupazione».
Sarà
un incontro indubbiamente in salita quello tra il consigliere alla Sicurezza
nazionale Jack Sullivan e il capo della diplomazia del Partito comunista cinese
Yang Jiechi, con la consapevolezza che Pechino - sebbene sembri improbabile -
potrebbe anche decidere di rispondere alle richieste di aiuto militare di
Mosca.
Tanto
che gli Stati Uniti hanno preparato il warning per gli alleati su questa
evenienza, stando alle indiscrezioni riportate dal Financial Times.
Sullivan e Jiechi non si incontrano da ottobre
scorso, cinque mesi che sembrano 10 anni. E nei 18 giorni che hanno cambiato il
mondo la Cina non ha mai condannato l'attacco di Mosca ma si è astenuta,
anziché votare contro, sulla risoluzione dell'Onu di condanna nei confronti
della Russia.
Il
linguaggio si è poi leggermente modificato nel tempo, tanto che Xi che alcuni
giorni fa, nel corso di una telefonata con il cancelliere tedesco Olaf Scholz e
il presidente francese Emmanuel Macron, ha pronunciato per la prima volta il
termine “guerra” tanto sgradito all'alleato Putin.
Criticando
poi però con forza le sanzioni occidentali che «danneggeranno la ripresa
dell'economia globale dalla pandemia del Covid-19».
Ed è
proprio sul fronte delle sanzioni che gli Usa intendono fare pressione sulla
Cina.
«Ogni mossa da parte di Pechino o di altri
Paesi per offrire un'ancora di salvezza alla Russia o aiutarla a evadere le
sanzioni occidentali avrà conseguenze. Faremo in modo che né la Cina, né nessun
altro, possano risarcire Mosca per queste perdite», sono state le parole di
Sullivan alla vigilia dell'arrivo a Roma, dove incontrerà anche il consigliere
diplomatico del premier Luigi Mattiolo.
Fonti
diplomatiche non escludono neanche un colloquio con lo stesso Draghi, sebbene
non sia in agenda.
L'obiettivo
di Washington è ora quello di convincere Pechino a entrare in campo in modo più
diretto per fare pressioni su Mosca e cercare di trovare una via d'uscita ad
una guerra i cui esiti sembrano sfuggire di mano ogni giorno di più. «La Russia
subirà gravi conseguenze per quello che sta facendo», ha detto Sullivan senza
nascondere una «legittima preoccupazione» sul rischio che Putin, «frustrato»
per l'esito delle operazioni, possa ricorrere all'uso di armi chimiche. Per
questo «l'impatto sulla sicurezza regionale e globale» dell'invasione
dell'Ucraina sarà il tema al centro dell'incontro di Roma.
Ma un
ruolo importante lo avrà anche l'effetto domino della reazione dell'Occidente
sull'economia globale.
Fonti
diplomatiche fanno notare come fallito platealmente il progetto iniziale di
Putin di una guerra lampo, l'entrata in vigore di misure destinate a durare nel
tempo finirà per avere un impatto anche sull'economia cinese.
Uno scenario che Pechino ha ben chiaro e che
potrebbe convincere il capo della diplomazia del Pcc ad aver un ruolo più
incisivo nel dialogo con Mosca. Resta comunque sul tavolo l'inquietante
richiesta di aiuto da parte di Mosca in momento in cui Putin è in chiara
difficoltà e ha più che mai bisogno di assistenza militare. Richiesta che fino
ad ora non avrebbe ricevuto risposta, ma di cui pure si parlerà nell'incontro
di Roma.
IL GRANDE
RESET di Miguel Martinez.
Docplayer.it-Redazione-Miguel
Martinez-(20-1-2022)- ci dice :
Quasi
sicuramente avrete sentito parlare del Grande Reset, o Great Reset di Klaus
Schwab .
In
genere presentato come
l’ultima demenziale teoria
del complotto, da affiancare ai rettiliani del simpatico David Icke ,
l’ennesima prova che solo un pazzo potrebbe avere qualcosa da obiettare al
sistema in cui viviamo.
Ora,
qualcosa di vero c’è: siamo una specie incredibilmente collaborativa,
conformista, opportunista e credulone, per cui spesso per non conformare quando
conviene conformare bisogna essere davvero un po’ strani.
Per
l’opinionista inglese, Oliver Kamm, dietro la diffusione dell’idea del Grande Reset,
ci sarebbe “l’apparato propagandistico del regime di
Putin” che diffonderebbe “folli asserzioni
di oscuri blogger”
(gli anti-complottisti sono
sempre
pronti a denunciare i complotti altrui.).
Solo
che questa volta c’è un problema: The Great Reset esiste davvero. E’ stato
il tema centrale
dell’incontro (covidianamente virtuale)
del Forum Economico Mondiale (World Economic Forum,WEF) quest’estate, ed è anche il titolo di un libretto
di cui è coautore il presidente dello stesso Forum, Klaus Schwab (il nuovo Hitler).
Il
sito del Forum lo presenta così:
“La
pandemia da Covid 19 rappresenta una rara ma stretta finestra di opportunità
per riflettere, re-immaginare e resettare il nostro mondo” – Professor Klaus
Schwab, Fondatore e CEO, World Economic Forum.
Seguite
le intuizioni su come possiamo riprenderci dal COVID-19 per costruire un futuro
più salubre, più equo e più prospero.
”Il Grande Reset si presenta quindi
come una descrizione della situazione attuale, e delle possibili azioni per
“costruire il futuro”.
A
prima vista, quindi, una cosa che nel nostro piccolo potrebbe avere tirato
fuori chiunque di noi, che male c’è, insistono quindi gli anti complottisti. Però
qui non stiamo parlando di gente piccola.
Wikipedia
ci informa che il WEF
di Klaus Schwab è finanziato
da 1000 aziende partner, “tipicamente imprese globali
con un fatturato di oltre cinque miliardi di dollari”.
Insomma,
non stiamo parlando di chi come noi guarda la storia, ma di chi la storia la
fa.
Il WEF
si autodefinisce “l’Organizzazione Internazionale per la Cooperazione tra il
Pubblico e il Privato”.
E’ un
concetto molto ampio, ma alla fine è la base di tutto il sistema in cui viviamo,
perché tra i grandi capitalisti (il privato) e il potere politico (il pubblico)
si decide il destino di tutti noi.
Nell’articolo
citato sopra, Oliver Kamm scrive:
“per quelli
che vedono chi
decide le politiche mondiali [global
policymakers] come essenzialmente malintenzionati e
con secondi fini
[malign andscheming] invece
che fondamentalmente benintenzionati, [ilGrande Reset] è stato un segno che tutta
l’esperienza dello schok- down era stata progettata da lungo tempo”.
Ecco,
questa è una distinzione cruciale: per Kamm quelli che decidono gli
investimenti, gli appalti
e le guerre, sono fondamentalmente benintenzionati.
Per
altri, non so se siano malign, ma certo sono scheming, nel senso che usano il proprio potere per fare il
proprio interesse.
Immaginiamo che
un fondo decida
di investire miliardi nell’industria aeronautica.
Investimenti a lungo
termine, rischiosi e molto impegnativi.
A sentire
quelli come Kamm,
solo un terrapiattista sciachimista penserebbe che
quel fondo abbia interesse a promuovere espansioni di aeroporti, detassare i
carburanti per l’industria aeronautica, far aprire ovunque piccoli aeroporti a
spese dei contribuenti, eccitare un clima di tensione globale che porti
all’acquisto di aerei militari costosissimi ,far finanziare
la ricerca nell’ingegneria aerospaziale
al sistema universitario, spingere dei deputati a votare bilanci militari
sempre più costosi...Queste sono tutte
decisioni pubbliche, pagate
con fondi pubblici.
Ecco,
la pianificazione strategica aziendale si fonda proprio su questa
cooperazione tra pubblico
e privato, che è esattamente
il ruolo del WEF.
Questo
non vuol dire che il WEF “decida qualcosa”. Gli incontri del WEF sono la più
importante occasione annuale per permettere ai politici e agli imprenditori più potenti de
lmondo di incontrarsi in maniera informale e fare affari:
noi interpreti sappiamo bene che gli affari veri si
fanno solo così, soprattutto quando si può mettere da parte la recita che distingue
“privato” da “pubblico”.
Però
il WEF è anche un luogo in cui i decisori riflettono su come spingere il mondo
nella direzione più favorevole ai loro interessi.
I
decisori devono coinvolgere il massimo numero di attori: non solo i politici,
ma tutta la società deve innamorarsi delle mille aziende più potenti del mondo,
e pensare che agiscono per il bene di tutti – ecco che il WEF ha inventato il concetto di
stakeholder capitalism.
Il capitalista globalista
è
per definizione un individuo che cerca di estrarre il massimo dalla
natura, tenendo il più possibile per se stesso: proprio per questo è importante
cooptare sempre le cause ambientali e sociali,
facendo credere
che “siamo tutti
sulla stessa barca”, tutti
stakeholder.
Una
strategia ben riuscita a Klaus Schwab : molti di quelli che denunciano il Grande
Reset sono variamente
qualificabili come di“ Destra”, mentre i più accaniti apologeti
dei miliardari di Davos sono spesso
di “Sinistra” (con
coraggiose eccezioni).
Negli Stati
Uniti, molti hanno
addirittura definito “socialista” e un “attacco alla proprietà privata” la proposta che
proviene dall’associazione (ripetiamo)
delle mille più potenti imprese capitalistiche del pianeta.
In
fondo non è tanto sorprendente: il piccolo imprenditore del Texas non sarà mai
invitato a Davos, mentre pittoresche ma innocue personalità che piacciono a
sinistra lo saranno.
Ma in
cosa consiste il progetto del Grande Reset? The Great Reset non è un manuale che
i potenti seguono; al contrario, è un testo che racconta bene tante tendenze e aspirazioni
che i potenti già stanno implementando, in un linguaggio che li rende
simpatici.
Chi si
occupa di pianificazione strategica aziendale è una persona intelligente per
definizione.
Sa benissimo quindi che abbiamo raggiunto il picco un po’ di tutto. Ma sa anche
che per giustificare il
proprio ragguardevole stipendio,
deve continuare lo stesso a far crescere l’azienda.
Questo
significa che si deve ingegnare come non mai sia a inventare fuffa, sia a
scovare nuovi campi da sfruttare.
Ne riparleremo,
perché il post è già troppo lungo così. The Great Reset è una frase geniale,
potentissima. Perché con il 2020, ci rendiamo tutti conto che stiamo vivendo un’accelerazione
paurosa dei tempi, sospesi apocalitticamente tra collasso
ambientale, esplosione della
popolazione, ciber-intrusione nel più intimo dei nostri corpi.
The
Great Reset è lo slogan lanciato nel 2020 dal Forum Economico Mondiale (WEF),
un’organizzazione con 700 dipendenti a tempo pieno e finanziata dalle aziende
più ricche del pianeta, dedicata a
organizzare la principale
occasione mondiale in cui i politici che contano possono vendere appalti
agli imprenditori che
contano, con un
contorno di intellettuali.
Gli
intellettuali in questione sono spesso venditori di fuffa ,ma sono anche i tecnici
del dominio, come li chiamava il saggio Roberto Giammanco: persone molto
sveglie, che indicano ai potenti le strategie vincenti, e allo stesso tempo
cantano le lodi dei potenti alla plebe.
Insieme,
miliardari, politici e clerisy formano i
Global Policy maker. Oggi nessuno
è in grado di decidere le sorti del pianeta, ma solo loro
cavalcano la tigre
impazzita della grande trasformazione, senza finirne
divorati.
In
questo contesto, il presidente del WEF, Klaus Schwab,(il nuovo Hitler) ha scritto tre
libretti: The Fourth
Industrial Revolution
(2016), Shaping the
Fourth Industrial Revolution
(2018) e appunto, The Great Reset (2020).
In
questi tre testi, il cui contenuto è presumibilmente condiviso dai global
policymaker che lui riunisce, ci raccontala svolta planetaria che stiamo
vivendo.
Confesso
che provo un po’ di sollievo a sentire qualcuno che parla di questioni serie,
invece di limitarsi a fare retorica su storie di decenni fa.
Schwab
racconta cose abbastanza note, ma si esalta anche visibilmente: scrive
un’apologia da “ottimista pragmatico“,come si autodefinisce, per il mondo che i policymaker
stanno creando per noi.
Spesso
si esalta così tanto da prevedere come imminenti cosec he invece richiederanno
qualche anno.
Ad
esempio, citando un documento del suo WEF del 2015, Schwab prevede per il 2025
(in ordine decrescente di probabilità, con tanto di percentuali precise):
«10% delle
persone che indossano
abiti collegati a internet 91, 290 % delle persone che hanno
uno stoccaggio illimitato e gratuito (supportato dalla pubblicità)- 91,01
trilione di sensori collegati a Internet, 89, 2 Il primo farmacista robotico
negli Stati Uniti ,86,510% di occhiali da lettura connessi a internet, 85,580%
delle persone con presenza digitale su internet, 84,4 La prima auto stampata in
3D in produzione, 84,1 Il primo governo a sostituire il suo censimento con
fonti di Big Data, 82,9 Il primo cellulare impiantabile disponibile in
commercio ,81,7 Il 5% dei prodotti di consumo stampati in 3D ,81,1, Il 90%
della popolazione utilizza gli smartphone 80,7 ,90% della popolazione con
accesso regolare a Internet, 78,8 Auto senza conducente pari al 10% di tutte le
auto sulle strade degli Stati Uniti, 78,2Il primo trapianto di un fegato
stampato in 3D ,76,430% delle verifiche aziendali effettuate da Al ,75,4 Tassa
riscossa per la prima volta da un governo attraverso una blockchain ,73,1 Oltre il
50% del traffico
internet verso le
case per elettrodomestici e
dispositivi, 69,9 -Globalmente più viaggi/viaggi attraverso il car sharing che
in auto private, 67,2-La prima città con più di 50.000 persone e senza semafori
- 63,710% del prodotto
interno lordo globale
immagazzinato su tecnologia
blockchain 57,9-La prima macchina di Intelligenza Artificiale in un consiglio di
amministrazione aziendale 80%».
Siamo
già nel 2021, ma prima di tirare un sospiro di sollievo, rendiamoci conto che
Schwab ha ragione: la direzione è quella, verso l’Internet of Bio-Nanothings.
Il
brano di cui sopra, l’ho tradotto con DeepL: avrà ancora qualche difettuccio,
ma il sorpasso del virtuale sul vivente(in questo caso il sorpassato,
annientato, è Miguel Martinez, traduttore), se non avverrà nel 2025 come spera
Schwab, ci sarà poco dopo.
Colombo
ha reso disponibile al futuro capitalismo l’America;
Rockefeller
al capitalismo vero il petrolio; la quarta rivoluzione
industriale di klaus Schwab ha reso
disponibile al Capitalismo Inclusivo
il corpo umano, finora esplorato in
maniera assai rozza
solo da schiavisti,
magnaccia e venditori di
uteri-in-affitto. L’amica Daniela Danna aveva già spiegato la faccenda,
parlando di modo di produzione informatica.
Questa
è la premessa del Grande Reset, scritta prima che facessimo tutti la conoscenza
del Coronavirus.
Ancora
su questo argomento:
“Geopolitica
e Grande Reset “ di A. Vinco.
Sollevazione.
Riceviamo
e pubblichiamo.
Abbiamo
precedentemente definito l’era globale apertasi con il 2020 la Rivoluzione Mondiale
Covid-19, conclusione
storica del ciclo apertosi l’11 settembre 2001 e segnato dal declino epocale
dell’atlantismo unilineare.
Klaus Schwab,
presidente del WEF,
teorico della Quarta Rivoluzione Industriale e del Grande
Reset, è
l’ideocrate della tecnocrazia globalista della Silicon Valley:
l’obiettivo
strategico, dissimulato, è quello di procrastinare l’avvento del multipolarismo
dispiegato, restaurando su tutta la linea, possibilmente senza una nuova guerra
mondiale, il
dominio imperialista della civilizzazione occidentale
della casta super elitaria “bianca”,
giudaico-cristiana e capitalista globalista .
Baget Bozzo,
profondo teologo della
Sinistra cattolica e fervente
islamofobo, vedeva nella
superiorità tecnologica occidentale e
nella secolarizzazione il
segno metamorfico della antica
elezione della civilizzazione giudaico-cristiana.
Come stiamo
viceversa constatando, la
tecnologia, se ben guidata da uno Stato sociale
modernizzatore, sviluppista e comunitarista,
ha invece permesso
alle civilizzazioni che avevano
perso il treno
della rivoluzione industriale
di recuperare rapidamente i circa due secoli perduti.
La
cultura strumentale ha chiarito che il modello di civiltà occidentale
capitalista globalista non è applicabile a Cina, Giappone, Russia, mondo
islamico e indiano . Il modo di
produzione asiatico, con il
suo organicismo comunitario
non individualistico, non sarebbe affatto scomparso ma sopravvive in profondità.
Sotto fondamentali
aspetti, il mondo
sta diventando sempre più moderno e meno occidentale.
Giudeo-cristianismo
e nichilismo transumanista.
Le
fonti religiose del pensiero di Schwab sono stranamente sottovalutate.
Artur Schneier,
rabbino ebreo americano
di origine mitteleuropea, è molto vicino a Schwab, secondo varie interpretazioni avrebbe
in parte ispirato
il messianismo utopistico del
Grande reset.
Alla metà degli anni Duemila il “Rabbi
Arthur Schneier Program
for International Affairs” teorizzava un modello di globalismo
tecnocratico, che poi Schwab approfondirà in modo più dettagliato negli anni
più recenti.
Klaus Schwab è molto vicino ad Israele (sua
madre naturale era Ebrea!) e alla causa del sionismo, nel 2004 con i fondi
dell’israeliana Dan David ha creato una fondazione per diffondere il leaderismo
e l’occidentalismo tra le nuove
generazioni.
Sia Schwab,
sia il rabbino
americano Schneier risolvono
ideologicamente la Rivoluzione Mondiale Covid 19 come un passo in avanti
nell’accelerazione epocale verso la civilizzazione globalista tecnocratica
e verso l’annientamento di qualsivoglia modello sociale di
civilizzazione multilineare.
Al
tempo stesso, il WEF tecnocratico è apprezzato dall’attuale pontefice Francesco
per il suo ecumenismo radicalista. Gli ideocrati della Silicon Valley ritengono
che la Cina di Xi Jinping, che dal 2018 ha inaugurato ufficialmente la “Nuova Era”
del primato
mondiale han e della democrazia sociale globalizzata
di radice confuciana, sia integrabile nella tecnocrazia feudale californiana e che,
a quel punto, la Russia, isolata su tutta la linea, sarebbe alle soglie della polverizzazione
e del frazionamento su base regionale.
Schwab si
è infatti personalmente
incontrato con Xi nell’aprile 2018; Xi Jinping tenne del
resto un discorso molto apprezzato, nel gennaio 2017, all’annuale Forum di
Davos.
Ma il
neoconfucianesimo sociale e universalistico di Xi Jinping complotta realmente a
vantaggio di un disegno sociale e geopolitico così reazionario e
individualistico come quello di Schwab?
Il cristianesimo ortodosso russo, così distante dalla teologia giudaico-cristianista occidentale
e evangelica, basato sull’idea di
comunità spirituale (Sobornost), complotta anch’esso a vantaggio del Grande
reset?
E
l’Islam, in piena rinascita
mondiale, nonostante la
scarsa capitalizzazione politica
e geopolitica, rimarrà passivo di fronte a una simile prospettiva?
Tokio,
che sembra più orientata verso Pechino che verso la California, si inchinerà al
nuovo sviluppo ineguale teorizzato a Davos?
Proviamo
a vedere.
L’implosione dell’unipolarismo occidentale
ostacola la risistemazione
globale . Il presidente Vladimir Putin
dichiarava nel settembre 2017 che chi avrebbe sviluppato
la più avanzata
IA (intelligenza artificiale)
avrebbe guidato il mondo.
Nella
storia economica, innovazioni e trasformazioni di modi di produzione avvengono in
periodi storici caratterizzati da conflitti militari o da vere e proprie guerre
mondiali.
Americanisti e sovietici, nonostante la
guerra fredda, si
intendevano poiché condividevano la
originaria radice ideocratica giudeo cristianista.
Oggi
il quadro mondiale è ben più complesso sul piano della sicurezza internazionale:
la Russia, con il suo cristianesimo
ortodosso
di stato, diversamente dall’URSS è la prima barriera antagonista al giudeo cristianismo
nichilista e transumanista proponendo
il modello di
una ideocrazia contrapposta all’intero occidente.
La Rivoluzione
Mondiale dei nostri giorni, ovvero il declino delle
democrazie super-capitaliste occidentali
e la fine
dell’uni-linearismo americano, avanza
quindi in più forme contro il tentativo reazionario di risistemazione globale.
La
produzione su larga scala, che ha reso grandi i giganti dell’Asia, e il
prudente militarismo geopolitico dello stato profondo russo sono i massimi
ostacoli sulla via del Grande reset occidentale.
Una risistemazione occidentale a base di digitalizzazione di
massa, home working,
concentrazione monopolistica
di nuova generazione,
come ha rilevato
uno studio di “Le
Monde” del novembre
2020, non potrebbe seriamente contrastare la
rivoluzione geopolitica in atto.
Dall’11
settembre a oggi è fallito ogni tentativo strategico delle élite
occidentali
“giudaico-cristiane” di fermare l’offensiva dei
giganti asiatici confuciani,
della Russia greco-cristiana,
dell’Islam.
Huntington
definì l’evento dell’11 settembre la “rivincita di Dio” sul
nichilismo “utopistico- democratico”
giudeo cristianista.
Sempre
Vladimir Putin, nel giugno 2019,dichiarava al New York Times che l’imperialismo
occidentale fu globalista e liberoscambista sino a quando ciò era utile per le élite
politiche e economiche
americaniste, ma divenne immediatamente protezionista, già
con l’Obama I,
quando percepì che globalismo e liberoscambismo potevano giovare più alla
causa dei cosiddetti “Paesi emergenti” che a quella dell’uni-linearismo occidentale.
Klaus
Schwab è molto elusivo e confuso sul vero e proprio punto chiave, rappresentato
dalla realizzazione di un governo digitale nell’era del cambiamento. Non sa
dirci se gli effetti della quarta rivoluzione industriale e del tentativo di
grande risistemazione finiranno per
rendere, con la
tecnologia
finanziaria
e militare, con i nuovi metodi di produzione, i cittadini sempre
più indipendenti, dando
loro un nuovo strumento per far valere la loro
opinione o se strutture parallele all’autorità, semiclandestine e sovversive,
potranno diffondere ideologie antagoniste,
reclutare seguaci e coordinare iniziative contro i sistemi
governativi ufficiali.
Schwab
(il nuovo Hitler )peraltro teorizza un nuovo tipo di guerra ibrida tra nuovi blocchi
di civilizzazione, concetto tra l’altro ripreso dalla nuova scuola militare
russa, alla luce del Grande reset, in
netta controtendenza rispetto
al sogno irenistico messianico del governo digitale
mondiale che dovrebbe ispirare questa risistemazione planetaria.
Terzo
millennio: comunitarismo con inclusione sociale digitale o Northern California
.
Alla
fine degli anni Novanta il militare cinese Qiao Liang,teorico della “guerra
senza limiti”, sosteneva che “ci sono reti sopra le nostre teste, trappole
sotto i nostri piedi. Non abbiamo alcuna possibilità di fuga”.
Era
l’inizio della guerra ibrida multilineare, crollata l’epoca di Yalta, che
bussava alle porte della grande storia e che oggi vediamo in atto su scala
planetaria con la stessa crisi pandemica.
La
filosofia realista e storicista
dello scienziato politico
Samuel Huntington, morto nel 2008, si prende perciò la sua grande rivincita
storica e teorica sull’utopismo messianico giudaico -cristiano.
L’utopismo
tecnocratico dei vari Schwab presta in effetti il fianco a facili critiche
laddove teorizza come essenziale per il
singolare individualistico e
neocapitalistico della risistemazione globale
“un vero e
proprio processo di-civilizzazione globale”,
ecumenico e pacifista.
Nella teoria delle élite super-capitaliste
occidentali ciò significa, in termini storici
concreti, una strategia
messianica e uni-lineare di
civiltà, volta a arrestare l’offensiva delle nuove potenze multipolari
restaurando il dominio globale della
casamatta
finanziaria dell’estremo Occidente e salvando il neo-capitalismo finanziario,
un colabrodo catastrofico, mediante un neo-feudalesimo
digitale globale.
E’ un
progetto strategico evidentemente
reazionario, neocolonialistico e antistorico.
In
realtà, però, come aveva ben previsto Huntington, la civilizzazione confuciana
cinese, quella shintoista nipponica, quella cristiana ortodossa russa, quella
dell’Hindutva e lo stesso Islam hanno mostrato di poter benissimo usare la
tecnologia, senza vendere l’anima allo scientismo imperialista
occidentale o alla
finanza angloamericana.
Informatici
indiani e russi sono, come noto, tra i migliori al mondo, la Cina ha mostrato
di essere autonoma sul piano della ricerca e della fabbricazione di nano-tecnologie, le
varie civilizzazioni islamiche, considerate “medievali” dagli ideocrati
della Silicon Valley, hanno rivelato di poter e saper comunque rispondere colpo
su colpo ai terribili
attacchi delle élite
imperialiste occidentali, il Giappone ha sistemi sanitari e di cura di avanguardia
mondiale.
Il politologo
statunitense aveva compreso
come l’identità comunitaria di
fondo di civilizzazioni e modelli sociali quali
quello cinese, russo,
indiano, islamico, giapponese avrebbero ben resistito anche alla
terribile onda d’urto della tecnocrazia globalista e individualistica della
civilizzazione occidentale “giudaico-cristiana” .
Prevale perciò, nello spazio globale, la prassi della
inclusione sociale digitale di natura comunitaria sulla logica dello sviluppo
ineguale della plutocrazia del WEF e della Silicon Valley.
Alla
fase rivoluzionaria mondiale Covid 19, più che i sogni irenici e
neo-imperialistici di Schwab(il nuovo hitler), potrebbe con maggiore probabilità seguire
rapidamente la fase
della guerra di civiltà su larga scala.
Mosca, Pechino, Tokio stessa, non si integrano
né si integreranno nella civilizzazione imperialista e transumanista
del Grande reset
e delle sinistre sub-imperialiste mondiali.
Probabilmente,
lo stesso si può dire riguardo alla multiforme e più complessa civiltà
islamica. Parliamo di circa tre quarti dell’umanità. L’1 per cento del mondo di
un quarto dell’umanità come potrà imporre questo totalitarismo digitale neo medievale?
Per affermare
un Grande reset
mondiale, ideocratico individualista e al
tempo stesso neo-feudale, non rimarrebbe perciò altra via concreta che una nuova guerra imperialista di dimensioni
globali,
in barba a ogni ipotesi di mutamento antropologico e
di a-conflittuale interazionismo umano macchinico.
COLAO
PRESENTA “ID PAY”:
IL
GREEN PASS TOTALE
Comedonchisciotte.org-
Marco Di Mauro -( 08 Marzo 2022)- ci dice :
Il
lobbista eletto da nessuno apre le porte alla dittatura della sorveglianza su
modello cinese: una piattaforma che raccoglierà tutti i dati e garantirà
l'accesso ai "benefici sociali".
La
tessera verde non finirà, né a marzo né a giugno, e i globalisti non hanno
alcuna intenzione di fare passi indietro sulla propria agenda.
Non lo
diciamo perché siamo “falsa controinformazione” o gate-keeper. Lo diciamo
perché la resistenza vera è quella consapevole, e chi pensa che coloro che ci
hanno tolto i diritti in maniera tanto barbara e brutale possano restituirceli
dal 31 marzo (fine delle restrizioni) o dal 26 giugno (fine degli obblighi
vaccinali) come se niente fosse successo, si sta solo illudendo: la tessera
verde non sarà mai abrogata, e non solo, sarà pienamente rafforzata, anzi
diventerà istituzione dello stato. Nulla ci sarà restituito dalla nostra
acropoli occupata dal nemico, e l’agorà non ci sarà data ma concessa, e alle
loro condizioni.
Circa
una settimana fa, il Ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione
digitale Vittorio Colao ha presentato al forum ANSA la piattaforma” ID Pay”:
“Stiamo
pensando ad una piattaforma per l’erogazione di tutti i benefici sociali, il
nome provvisorio è “IDPay”, tutto direttamente in digitale, addirittura in
pagamento anticipato, senza bisogno di dover anticipare i soldi, venire
riconosciuti nel punto vendita e ricevere l’ammontare di bonus di voucher
grazie alla piattaforma” e si può partire “già da quest’anno”.
“ID
Pay” raccoglierà tutti i dati personali, non soltanto quelli sanitari, di chi
la utilizza, e fin qui tutto regolare:
i
telefonini lo fanno già, e Google – come è stato dimostrato in più sedi legali
– raccoglie i dati personali sensibili anche senza il consenso degli utenti. Ma qui è diverso, perché a farlo sarà lo stato, che così realizzerà pienamente il “sorvegliare e punire” di
foucaultiana memoria e inaugurerà la prima dittatura della sorveglianza digitale sul
modello cinese.
Difatti,
molti commentatori concordano sul fatto che i “benefici sociali” erogati dalla
piattaforma altro non saranno che quelli che oggi – o almeno fino al 2020 –
ritenevamo diritti fondamentali e inviolabili.
“ID
Pay” sarà il wallet di stato per la moneta virtuale – Colao è stato ben chiaro
sull’intenzione di usarlo per abbattere definitivamente l’utilizzo di denaro
contante:
al singolo cittadino sarà assegnato un codice identificativo
univoco (scansionabile nella sua versione QR) che sarà associato a ogni singola
transazione, ogni singolo spostamento, ogni singola attività che ne prevederà
la scansione.
Da
questo punto di vista, il green pass è stato solo una finestra di Overton, e i cittadini italiani che si sono
così facilmente piegati al ricatto di dover scansionare un codice che
attestasse il proprio status sanitario per tutta una serie di attività,
certamente percepiranno come normale il fatto di dover tornare a farlo.
E che
altri cittadini, bollati come indegni del consesso civile, ne siano esclusi.
Perché
il piano è chiaro: “Ci deve essere un cambio di mentalità in cui si passa dal
dire ‘io son qua a controllarti’ a ‘io son qui ad aiutarti’, e poi verificherò
l’integrità di quello che fai.” Aveva detto il lobbista Colao a maggio scorso dal
patriarca Fazio.
E il trattamento riservato ai camionisti canadesi –
conti bancari congelati, assicurazioni sospese solo per reato d’opinione – è
stato un fulgido esempio di dove si arriva quando si virtualizza la propria
vita, denaro e diritti, e la si mette nelle mani di un provider che può
privarcene non appena smettiamo di obbedire.
(ansa.it/sito/notizie/economia/2022/03/02/colao-in-arrivo-piattaforma-idpay-per-benefici-sociali_7a1c84d0-0d44-49f1-970f-525b031433d1.html).
Cartiere,
Fonderie, Pesca e Allevamento:
Interi
Settori Produttivi sono già alla Chiusura!
Conoscenzealconfine.it - Giulia Burgazzi -(13 Marzo 2022)- ci dice :
Cartiere
e fonderie già chiudono. I pescatori scioperano per il caro carburante. I
camionisti (di nuovo) faranno altrettanto. Gli allevatori temono di dover
abbattere gli animali per mancanza di mangimi zootecnici.
Il
rincaro di materie prime, energia e cereali legato alla guerra in Ucraina (macché… volontà dei soliti noti – ndr) ha già messo in ginocchio interi
settori produttivi. Tuttavia forse è solo l’inizio. In risposta alle crescenti
sanzioni dell’Occidente, la Russia sta redigendo l’elenco dei Paesi verso i
quali vietare le esportazioni per tutto il 2022. Vuoi che l’Italia, già inserita nella
lista dei Paesi ostili per via delle politiche dell’UE e del Governo, non sia
ulteriormente colpita dall’embargo?
In
risposta, il MISE si prepara ad introdurre dazi e autorizzazioni alle
esportazioni di prodotti ritenuti fondamentali, alla faccia dell’Unione Europea
e del suo mercato unico interno.
Ma è
un tentativo di cucire una toppa ormai fuori tempo massimo. La Russia invece si era preparata da
tempo alle sanzioni dell’Occidente ed è in grado di attutire il colpo. Nei guai
c’è l’Italia, con o senza i dazi del MISE.
Gli
scambi commerciali dell’Italia con la Russia riguardavano, nel 2021,
esportazioni per 7 miliardi ed importazioni per oltre 12. Fra le importazioni, oltre ai
combustibili (cioè all’energia), anche beni impossibili da sostituire su due
piedi, come prodotti chimici e metalli.
Se
verranno ulteriormente a mancare approvvigionamenti vitali, la situazione
attuale di varie attività produttive italiane rischia di somigliare alla coda
mozzata di una lucertola. Nonostante tutto si muove ancora… ma la vita è
un’altra cosa.
Per
ora, i problemi riguardano soprattutto il prezzo dell’energia, carburante
compreso. Già in gennaio, prima che cominciasse la guerra, secondo l’Istat la
produzione industriale era scesa del 3,4% rispetto a dicembre. Ora si stanno
fermando imprese energivore come le cartiere, dalle quali escono fra l’altro
gli imballaggi di varie merci in vendita al supermercato.
Si
stanno fermando anche le fonderie. Il costo dell’energia è un problema, ma non
il solo. L’espulsione della Russia dal sistema bancario internazionale SWIFT
rende impossibile pagare e fare arrivare la ghisa.
Il
turismo, già messo alle corde dalle restrizioni Covid, è un altro settore
colpito. Il prezzo della benzina sconsiglia anche solo la gita fuori porta. E
in ogni caso, altro che il ristorante! Gli italiani devono pagare le bollette e
la spesa. Gli europei hanno analoghi problemi. L’Italia, fino a nuovo ordine,
la vedranno soltanto in cartolina.
In
epoca pre-Covid, in Italia arrivavano ogni anno 1,7 milioni di turisti russi e
spendevano circa 2,5 miliardi. Addio anche a quelli. E non solo. In luoghi come
Rimini e Forte dei Marmi, gli operatori turistici e i commercianti davano la
caccia al personale in grado di parlare russo per tenere i rapporti con quella
pingue fetta di clientela. Adesso parlare russo non serve più. E la crescente
desertificazione economica dell’Italia rende superfluo anche il personale.
(Giulia
Burgazzi- visionetv.it).
Lavrov
parla dei Laboratori Ucraini che
stavano
sviluppando Armi biologiche.
Conoscenzealconfine.it - Cesare Sacchetti - (11 Marzo 2022)- ci dice
:
La
Russia sta assestando dei colpi tremendi a quel grumo di potere atlantista che
ha utilizzato l’Ucraina per portare avanti i peggiori traffici del pianeta.
Il
ministro degli Esteri russo, Lavrov, fornisce informazioni aggiuntive sui
laboratori ucraini che stavano sviluppando armi biologiche. Queste strutture si
trovavano in particolar modo a Kiev e a Odessa.
Nel
2005, l’allora sconosciuto senatore Barack Obama si recò in visita proprio a
Kiev e ad Odessa per visitare questi laboratori. Il Pentagono ha finanziato e
coordinato direttamente le “ricerche” condotte in questi centri. Lo scopo non era null’altro che quello
di creare degli agenti patogeni letali in grado di sterminare solamente la
popolazione russa.
La
Russia non ha soltanto denunciato al mondo intero gli intenti criminali dello
stato profondo di Washington in Ucraina. La Russia sta assestando dei colpi
tremendi a quel grumo di potere atlantista che ha utilizzato l’Ucraina per
portare avanti i peggiori traffici del pianeta.
L’Ucraina
è un vero e proprio spartiacque che ha dato il colpo di grazia all’ordine
liberal (Dem Usa) globale uscito dalla seconda guerra mondiale. Siamo entrati
in una nuova fase storica dove i rapporti internazionali non sono più fondati
sul dominio del braccio militare del mondialismo, la NATO. La stagione del
mondo unipolare (comanda solo il nuovo Hitler, Klaus Schwab!ndr) è giunta definitivamente al termine. Siamo entrati nell’era del mondo
multipolare.
(Cesare
Sacchetti- t.me/bioclandestine/70- t.me/cesaresacchetti).
Gli
Usa minacciano
tutti: dalla Cina
all’India, chi aiuta i russi sarà sanzionato.
visionetv.it-Andrea
Sartori -(14 Marzo 2022)- ci dice :
Si
sapeva già da tempo che si sarebbe formato un asse Russia-Cina. Ben prima dello
scoppio della guerra la cosa fu ufficializzata. Putin aveva già tessuto la sua
tela diplomatico in maniera tale da non restare solo, e infatti solo non è
rimasto.
Di
fatto la Cina è l’asso calato da Putin per resistere alle sanzioni occidentali.
Ma anche l’India è una carta strategica di primaria importanza per lo Zar e
adesso è più chiaro quel patto militare firmato a dicembre con l’altro gigante
asiatico. Quattro miliardi di persone e le due economie attualmente più vitali
del pianeta appoggiano la Russia. Questo non può che impensierire gli Stati
Uniti d’America.
Che
purtroppo gettano la maschera e usano i loro metodi degni di Al Capone più che
di una vera democrazia come dicono di essere: e cosa usano?
Ovviamente la finanza.
Washington
minaccia l’espulsione delle società cinesi da Wall Street. Le società menzionate sono Yum China
Holdings, il proprietario dei ristoranti KFC, Taco Bell e Pizza Hut in Cina e altri
quattro gruppi mandando al tappeto l’indice Hang Seng.
Questo
ha costretto Pechino a giocare d’ambiguità: il premier Li Keqiang ha cercato di
evitare ogni domanda inerente una condanna della Russia.
E oggi il consigliere della Sicurezza
americano Jake Sullivan incontrerà a Roma il responsabile della politica estera
del PCC Yang Jiechi. Cosa accadrà? Già la tensione è alle stelle.
La
replica cinese alle minacce Made in Usa è netta: disinformazione. Che fa eco
con quell’ “isteria” di cui Putin accusa gli occidentali. Il fallimento dei
colloqui è altamente probabile.
Ma
anche l’India deve sostenere minacce in stile corleonese. Ripetiamo, qui vige
un patto militare. E l’India è pronta a firmare un contratto per la consegna di
cinque sistemi di difesa aerea russi S-400 del valore di 5,43 miliardi di
dollari. Ma ecco che arriva la testa di cavallo nel letto di New Delhi.
Infatti
un funzionario del Dipartimento di Stato americano ha detto che l’India “non
sarà tra paesi che non saranno sottoposti alle sanzioni se non abbandonerà
l’acquisto dei sistemi missilistici anti-aerei russi.” Ma l’India non ci pensa
nemmeno.
“Ogni
mossa da parte di Pechino o di altri Paesi per offrire un’ancora di salvezza
alla Russia o aiutarla a evadere le sanzioni occidentali avrà conseguenze.
Faremo in modo che né la Cina, né nessun altro, possano risarcire Mosca per
queste perdite”, così Sullivan alla CNN subito prima di arrivare a Roma.
Non solo Cina e India quindi, ma anche
chiunque altro si azzardi ad aiutare la Russia: ad esempio il Brasile, o il
Pakistan, o altri Stati importanti di mezzo mondo. Vogliono sanzionare tutti?
“Le minacce sol son le armi dello
imminacciato” scriveva Leonardo da Vinci.
Le
mosse di Washington sono mosse disperate. Mosse di chi ha già perso.
(ANDREA
SARTORI).
Ucraina. Trovate le prove dei bio-labs,
si
vocifera di bomba atomica “sporca”. A Chernobyl.
Visionetv.it-
Giulia Burgazzi- ( 7 Marzo 2022 )- ci dice
:
Virus
e batteri letali nei bio-laboratori legati agli Stati Uniti che ufficialmente
hanno “scopi totalmente pacifici”. E non solo. Ora viene fuori che, almeno
secondo la Russia, l’Ucraina stava confezionando una bomba atomica “sporca” nel
sito di Chernobyl.
A
quanto pare, non erano solo dicerie quelle relative ai bio-laboratori
dell’Ucraina ripieni di agenti patogeni letali.
La
Russia da ieri dice di avere le prove della distruzione urgente di un programma
di armi biologiche in Ucraina biologiche in seguito all’avanzata delle truppe
russe in Ucraina. Una testata indiana ha pubblicato alcuni dei documenti
diffusi in proposito dalla Russia.
Secondo
i russi, i bio-laboratori USA in Ucraina
conservavano una bella collezione di malattie temibili. Peste, colera, antrace,
tularemia… Quest’ultima è la meno famosa. Non però la meno pericolosa.
Gli
Stati Uniti hanno effettivamente preso sotto la loro ala protettrice, già da
anni, numerosi laboratori biologici ex sovietici situati al di fuori della
Russia. Anche in Ucraina. Ufficialmente, essi hanno scopi totalmente pacifici.
L’accordo
fra Stati Uniti ed Ucraina a proposito dei laboratori ex sovietici, siglato nel
2005, ufficialmente mirava ad impedire la diffusione di agenti patogeni
pericolosi e delle conoscenze necessarie per produrli. Lo ha ribadito qualche
mese il Kiev Post. I soldi degli americani, scrive, sono serviti per
modernizzare e mettere in sicurezza i laboratori ex sovietici.
Però
negli ultimi tempi si era ventilata ad alto livello la possibilità – oh, solo
la possibilità! – che questi laboratori conservassero i ceppi degli agenti
patogeni legati al programma sovietico di guerra biologica.
Si può
supporre che le prove trovate dai russi riguardino proprio questo materiale. La
sua esistenza – diciamo – confligge alquanto con gli scopi “totalmente
pacifici” dei laboratori. Ci si attende infatti che il primo compito di un laboratorio con scopi pacifici sia proprio
quello di distruggere l’eredità di un programma legato alla guerra biologica.
E ora
che sono venuti fuori virus e batteri, verrà fuori anche la bomba atomica
“sporca”? L’Ucraina
ha rinunciato alle armi nucleari sovietiche che erano sul suo territorio.
Ufficialmente, non ne ha mai acquistate o prodotte altre. Però secondo la Russia l’Ucraina sta,
o stava, cercando di fabbricarsi una bomba atomica “sporca”. Le bombe “sporche”
sono quelle che usano esplosivi convenzionali per spargere materiale
radioattivo proveniente da scorie, rifiuti e simili.
Secondo
la Russia, il “cantiere” prescelto per la fabbricazione di questo ordigno
sarebbe l’ex centrale nucleare di Chernobyl. Possibile?
Sta di
fatto che a Chernobyl di rifiuti radioattivi ce ne sono in abbondanza.
Inoltre
difficilmente un eventuale modesto innalzamento della radioattività legato alla
fabbricazione della bomba “sporca” avrebbe destato gravi sospetti.
Infatti
ogni tanto il vento alza e rimette in circolo la polvere radioattiva
depositatasi dopo il tragico incidente del 1986.
Ogni
tanto la stessa cosa accade a causa degli incendi boschivi. E sta di fatto,
anche, che i russi si sono affrettati ad impadronirsi di Chernobyl.
(GIULIA
BURGAZZI).
Chi
utilizza la censura ha perso.
Visionetv.it-Antonello
Cresti- (14 Marzo 2022)- ci dice :
Il
lungo addestramento a cui sono stati sottoposti gli italiani nei due anni di
psico-pandemia ha avuto molti scopi, tra questi quello di preparare mentalmente
alla accettazione integrale della censura.
Un
provvedimento solitamente visto come estremo, violento, prevaricatorio, diviene
improvvisamente la quintessenza della giustizia, se adoperato nei confronti di
nemici sempre più disumanizzati.
E lo
spettro di argomenti “indicibili” si allarga, consentendo un utilizzo sempre
più selettivo e scriteriato della censura.
E’ uno
dei paradossi del mondo in cui viviamo, talmente post-ideologico da essere
letteralmente imperniato di ideologia, talmente libero e democratico, dal
restringere i confini del “consentito” in maniera sempre più scientifica ed
accurata.
Brevissimo
è stato il passo dalla “indicibilità” delle critiche al vaccino, alla isterica
rimozione della cultura russa dall’immaginario europeo.
Una
mossa che riecheggia i processi di italianizzazione delle parole straniere
durante il fascismo, ma che, se possibile, assume toni ancora più grotteschi
nel continuo processo di dissonanza cognitiva in cui i primi persecutori del
nuovo nemico sono proprio coloro che parlano a ogni piè sospinto di inclusione,
diritti, pace, etc…
La
censura è una componente fondativa di ogni regime totalitario, ed essa viene
applicata solitamente come meccanismo di difesa da agenti esterni capaci di
corrompere se non addirittura compromettere la narrazione egemonica di quel
momento storico.
Non fa
eccezione questa fase che stiamo vivendo, che – appunto – utilizza la tecnica
del “capro espiatorio” in maniera assolutamente isterica.
Esiste
però una differenza determinante se analizziamo i rapporti di forza di questo
momento storico e li paragoniamo con quelli del passato: in nessun altro caso
si era mai assistito ad un simile predominio da parte della voce dominante.
Che
possiede tutte le leve della comunicazione di massa, l’assenso di tutta la
politica ufficiale, della cultura e dello spettacolo. E che conta su un sostegno che è ha
un radicamento globale anche a livello geografico. Rare sono le realtà di
“resistenza”, per così dire.
In un
simile quadro delle cose dovremmo immaginare un potere dominante che inscena
una qualche forma di democrazia, conscio del proprio strapotere.
Eppure
così non è.
Gli
eretici, per quanto pochi, disorganizzati, ridotti al silenzio sostanziale sono
visti con terrore dal regime odierno.
Se
questo accade la motivazione è facilmente intuibile: il regime intuisce la profonda
debolezza intrinseca delle non argomentazioni su cui basa il proprio potere ed
avverte dunque un continuo senso di minaccia.
Questo
deve spingere tutto il mondo della controinformazione, della controcultura ad
intraprendere una battaglia particolarmente intensa contro qualsiasi forma di
censura, consci di una doppia, ineluttabile, verità.
Non
solo un simile tasso di censura è una dimostrazione del dispotismo liberticida
del Potere odierno, ma anche esso attesa la profonda debolezza strutturale di
un Sistema.
Chi
censura, infatti, è il primo ad essere persuaso della propria debolezza. Chi
usa la censura ha – non solo in senso etico – perso.
Teniamolo
bene a mente! (ANTONELLO CRESTI).
“Se fossi Zelensky, oggi avrei paura:
ma non di Putin”.
Libreidee.org-Fausto
Carotenuto - (13-3-2022)- ci dice :
In
passato poteva anche accadere che gli occidentali uccidessero il loro uomo, per
far credere che l’avessero assassinato i russi. Seriamente: se fossi la Russia, io
oggi mi preoccuperei di proteggere Zelensky. Lo vedete che il palazzo
presidenziale di Kiev non lo attaccano manco a morire?
C’erano gruppi che davano la caccia a Zelensky?
Ah, ma attenti: questo ce l’hanno detto le
fonti occidentali. I russi, invece, non fanno che ripetere: noi riconosciamo il
governo di Zelensky.
Sanno
che rappresenta una parte consistente del suo popolo. E quindi a loro serve
vivo, per arrivare al vero obiettivo di Mosca: una trattativa che metta fine al
conflitto in Ucraina nel più breve tempo possibile, permettendo a Putin di
salvare la faccia portando a casa qualche concessione territoriale.
Forse i russi hanno anche un altro timore,
probabilmente fondato: che qualcuno, in Occidente, speri di trasformare
l’Ucraina in una sorta di Afghanistan, di Iraq europeo, fonte perpetua di
instabilità e di minaccia per la Russia.
Che infatti,
non a caso – al di là della martellante disinformazione occidentale – si sta
muovendo con estrema prudenza.
Vale
sempre, il vecchio adagio: la prima vittima della guerra è la verità.
Pure
in tempo di pace, però, non c’è mai da fidarsi delle versioni ufficiali. Quanto ai giornalisti, buio pesto:
dei conflitti non capiscono niente, nemmeno se vanno sul posto.
Anche
per questo è ridicola, la roboante propaganda che l’Occidente riversa sulla
strana guerra dei russi, omettendo la domanda chiave: perché Mosca sta rinunciando a
sfruttare la sua schiacciante superiorità aerea, che le consentirebbe di
annientare le resistenze ucraine?
In
appena tre giorni, dopo aver distrutto a terra i velivoli avversari, i russi
hanno acquisito il pieno dominio dei cieli. Però non intendono avvalersene per
fare piazza pulita degli ucraini: perché?
Forse,
lo choc iniziale (un’invasione così massiccia) doveva servire anche a innescare
un possibile ribaltone interno, che avrebbe chiuso la partita in poche ore: ma
evidentemente, i generali di Kiev – sicuramente in contatto con il Cremlino –
non se la sono sentita, di rovesciare Zelensky.
Così,
è scattato il Piano-B: la manovra a tenaglia per imbrigliare l’Ucraina, senza però
raderla al suolo.
Il
bombardamento su Mariupol?
Colpire seriamente una sola città è uno strumento di
pressione: vale come monito per tutte le altre, che però non sono state ancora
prese davvero di mira. Come dire, è l’ennesima spinta verso l’obiettivo a cui la
Russia punta: non la distruzione dell’Ucraina, né la sua occupazione
permanente, ma una trattativa che porti a un accordo credibile. Per questo è cresciuto anche il
bilancio delle perdite russe: schierare artiglierie campali “napoleoniche”, quasi senza usare missili (e senza
ricorrere all’arma più efficace, l’aviazione) espone l’esercito di Mosca a
rischi inevitabili.
Di nuovo: è un altro modo per “comunicare”,
sia pure nell’atroce linguaggio bellico, una volontà negoziale.
Lo stesso dicasi per l’incentivo all’evacuazione dei
civili: la
guerra casa per casa, nelle città, sarebbe insostenibile sul piano
dell’immagine, ma anche su quello strettamente militare, perché non farebbe altro che produrre
quello che i russi non vogliono, e cioè una carneficina.
Meglio
quindi dissipare la “nebbia di guerra”: ad accompagnare l’insolito
incedere dei russi (che potrebbero stravincere, e invece procedono al
rallentatore) è proprio l’ostinazione nel tener aperti spiragli negoziali.
Che
infatti, nonostante tutto, sembrano destinati ad avere successo:
l’Ucraina
ha già annunciato possibili concessioni sull’indipendenza del Donbass e sulla
rinuncia alla Nato.
A
quanto pare, Kiev sarebbe disposta a restituire a Mosca anche la piena
titolarità della Crimea (territorio storicamente russo, “regalato” all’Ucraina
ai tempi dell’Urss, quando la capitale era comunque Mosca, ndr).
Io
spero che si arrivi presto a una trattativa che, in Ucraina, metta fine
all’orrore della guerra, dove a pagare il prezzo maggiore sono sempre i civili.
Comunque mi sembra che lo stesso Zelensky non rifiuti la disponibilità
negoziale dei russi.
Chi vorrebbe farla fallire, allora, questa trattativa?
Gli altri: la Nato, gli Usa.A ostacolare la possibilità del negoziato non è
certo Putin, che – anzi – vorrebbe che la crisi fosse brevissima: ha le truppe
sul terreno, gli hanno messo contro mezzo mondo.
Il Cremlino spera che le ostilità finiscano al
più presto, e chiaramente spera anche di ottenere alcune concessioni, per
evitare di fare una figuraccia.
Non è
che voglia tantissimo, Putin: e lo sta dicendo.
Dall’altra
parte, invece, con chi abbiamo a che fare?
Dobbiamo
fare i conti con l’orribile “piramide gesuito-massonica” (Putin fa parte della “piramide
conservatrice”: orribile anch’essa, ma in questo momento meno orribile).
La
vera piramide offensiva è quella gesuito-massonica: si è presa il Papato, da
noi il Quirinale e la Presidenza del Consiglio, e poi l’Onu, la presidenza Ue e
la Casa Bianca, insieme alla Germania e alla Francia di Macron.
Sono
molto all’attacco, cercano di sfruttare questo attuale vantaggio. Loro, in Ucraina,
avrebbero interesse al “modello americano”.
Ovvero:
entro in Iraq e in Libia per “portare la pace”, e intanto faccio fuori quei
disgraziati dei dittatori.
Oppure:
entro in Siria – in vari modi: anche “by proxy”, attraverso altre forze – e
tolgo di mezzo il maledetto Assad, per poi sostituirlo con un regime “libero”,
fondato sulle elezioni.
Ancora:
entro in Afghanistan (a suo tempo, per cacciare i sovietici), e poi, dopo l’11
Settembre ci rientro (stavolta “per combattere il terrorismo islamico”).
Insomma:
vado a “portare la libertà e la democrazia” là dove non ci sono.
Ed è ormai dimostrato: ogni volta che lo
fanno, il risultato è il contrario.
In
Afghanistan, con la scusa di cacciare quei comunistacci dei sovietici – che
volevano controllare quello che era uno Stato-cuscinetto, com’era fino a ieri
la stessa Ucraina – hanno preparano i loro combattenti: li hanno addestrati, li
hanno equipaggiati con missili antiaerei e razzi anticarro.
E così hanno preparato due forze distinte: Al-Qaeda e i Talebani.
Il
nome “Al-Qaeda” è stato inventato dalla Cia, ormai si sa.
Quel
gruppo doveva poi fare anche terrorismo in Occidente, sempre ai loro ordini:
proprio quel terrorismo, infatti, ha prodotto l’autoritarismo degli Stati, che
hanno ristretto le nostre libertà, facendo avanzare il regime mondialista.
Poi,
appunto, visto che un regime quasi “normale” poteva nascere persino in
Afghanistan, hanno inventato i Talebani: che, in origine, erano studenti
islamici (pakistani, però).
Così
l’Afghanistan è diventato – e lo è tuttora – l’ambiente perfetto per la nascita
di qualsiasi terrorismo.
E
guardate anche la recente aggressione ai danni del Kazakhstan, che ha retto
perché difeso dai russi: è stato invaso da decine di migliaia di terroristi,
teoricamente “islamici”; ma non sono mai islamici, i personaggi che guidano il
terrorismo islamico: sono sempre occidentali.
Idem in Siria: si è creato l’Isis e da lì sono
partiti miliziani a fare terrorismo in tutto il mondo. Ma l’Isis dove aveva
potuto crescere? In un Iraq senza più Saddam Hussein.
Chi ha
favorito tutto questo? Sempre loro: i nostri governanti occidentali.
Per
inciso: Saddam li teneva in carcere, i terroristi. Sono poi stati scarcerati
dagli invasori americani.
Ora,
l’Occidente globalista potrebbe avere
interesse a fare la stessa cosa con l’Ucraina. Cioè: creare uno Stato
destabilizzato, per anni, stavolta all’interno dell’Europa, più vicino a noi e
infinitamente più importante.
Potrebbe
essere l’alibi perfetto per verticalizzare ulteriormente il potere, in termini
di Unione Europea, costruendo quindi un elemento di continua provocazione, per
la Russia, destinato a durare anni.
Immaginate
lo scenario: milizie a non finire, anche mercenarie, in Ucraina.
Perché
è proprio a loro che, già adesso, stanno consegnando le armi che noi stiamo
fornendo, da portare – forse – all’esercito ucraino.
Ma chi
dà le armi agli ucraini sa benissimo che non vinceranno, con quelle armi: sa
che moriranno, con quelle armi in pugno.
E sa che enormi depositi di armi rimarranno sul
terreno, a disposizione dei gruppi che rispondono a loro: neonazisti,
mercenari, nuovi gruppi che si formeranno.
In
altre parole: potrebbe essere in corso una manovra per far diventare l’Ucraina
una sorta di Afghanistan o di Iraq europeo, come fomentatore permanente di
altri problemi.
Speriamo di no, ma già vedo che alcuni passi
in questa direzione ci potrebbero essere. Quindi: speriamo proprio che le
trattative vadano avanti. In fondo, lo stesso Zelensky va in questa direzione,
anche se giustamente sbraita e strilla. E quindi: se Putin è cattivissimo,
quanto lo è l’Occidente globalista ?
(Fausto
Carotenuto, estratti dal video “La grande tenaglia in Ucraina: chi fa fallire
la pace”, su YouTube dal 10 marzo 2022. Già analista strategico
dell’intelligence, Carotenuto – poi fattosi promotore del network “Coscienze in
Rete” – vanta una lunga esperienza internazionale, in ambito geopolitico, per
conto dei servizi segreti occidentali).
Putin
resiste al regime
globalista che ha liquidato Trump.
Libreidee.org-
Gianluca Sciorilli - (12/3/2022)-ci dice:
Chi ci
guadagna, nel trascinare verso terreni ignoti una crisi come quella ucraina?
Posso dire chi ci perde: innanzitutto il popolo ucraino, sacrificato per
coprire gli interessi di una élite che ha come unico obiettivo quello di
accerchiare Putin, buttarlo fuori dai giochi ed escluderlo, come player, dal
processo in corso, cioè il malaugurato Nuovo Ordine Mondiale.
Questo
è il disegno: sfruttare l’Ucraina come casus belli per assediare Putin e
costringerlo a una fuoriuscita dalla scena politica internazionale, per poi
probabilmente sostituirlo con qualcuno che possa adeguarsi all’Agenda 2030 e
quindi alla realizzazione di un New World Order al di sopra degli interessi
nazionali, al di sopra dei popoli e delle loro tradizioni e identità.
E’ una
specie di élite dominante, non eletta da nessuno, che si arroga il potere di regolare
le sorti del mondo (Con a Capo Klaus Schwab !Ndr).
C’è
qualcuno che evidentemente non cede, rifiutandosi di accettare questo. E
allora, così come hanno eliminato Trump dalla scena politica con i brogli del
2020, oggi stanno cercando di portare Putin a una situazione di esasperazione.
Spaccano
in due l’Ucraina e alimentano lo scontro con la vecchia logica del “divide et
impera”. Chi ci guadagna è l’élite globalista, anche se forse sta tirando un
po’ troppo la corda. Credo che la Cina, probabilmente, avrà un ruolo fondamentale
nella mediazione di questa crisi, che purtroppo in questi giorni sta volgendo
al peggio. Riusciranno a rovesciare Putin?
Così
come il Deep State ha cercato di tessere la sua ragnatela negli Stati Uniti e
in Europa, c’è sicuramente un Deep State anche in Russia, che è collegato agli
stessi centri di potere ai quali appartengono gli altri Deep State, quello
americano e quello europeo: la matrice è la medesima.
Chiaramente,
il tentativo – attraverso le sanzioni – di portare la Russia in una condizione
di crisi economica profonda, e quindi il tentativo di portare il popolo russo –
attraverso il bisogno e la paura – a cacciare il proprio leader in virtù della
fame, è una strategia subdola che, purtroppo, nella storia è stata sempre
utilizzata, dalla matrice globalista che, nel corso dei decenni, è arrivata a
imporre il suo progetto di Nuovo Ordine Mondiale, che include l’annientamento
delle identità e delle culture nazionali, soprattutto quella cristiana.
Se
oggi il mondo conosce le dinamiche del Deep State è perché, in quattro anni,
Donald Trump ha svolto un lavoro certosino nel cercare di illustrare,
all’umanità intera, che cosa fosse questo Stato Profondo, questo “potere nel potere” fatto di gente mai eletta da
nessuno, se non all’interno di una specie di “cabala planetaria” di autoproclamatisi potenti (guidati da
Klaus Schab), in grado di regolare la vita delle nazioni al di là della volontà
popolare.
Una
delle organizzazioni all’origine della crisi tra Ucraina e Russia è il (World
Economic Forum di Davos di Klaus Schwab),
di cui il signor Zelensky è membro.
Proprio a Davos, Trump disse che il futuro appartiene
ai patrioti, non all’élite globalista: questo, evidentemente, causò panico e
terrore tra le fila dei potenti, che fino ad allora erano abbastanza occulti.
Agivano attraverso svariate organizzazioni, ma
i loro nomi e cognomi (le facce, i volti) erano ancora sconosciuti, ai più. Trump li ha esposti alla luce del
sole, o oggi tutti noi sappiamo chi sono gli Schwab, i Rothschild, i
Rockefeller, i Gates, i Biden, i Clinton.
Questa
specie di Spectre, che domina su tutto e tutti, oggi si sta muovendo quasi a
carte scoperte: Zelensky, il Beppe Grillo ucraino, è stato “costruito”
dall’oligarca ashkenazita Igor Kolomiosky, produttore della serie Tv che ha
reso popolare l’attore, ora presidente ucraino.
Un po’ la stessa dinamica che, in Italia, ha
portato al potere il Movimento 5 Stelle. Oggi, quindi, vediamo all’opera un
personaggio che sta guidando un paese, sacrificando il proprio popolo, per i
piani oscuri di qualcun altro (Klaus Schwab): e questo è piuttosto triste.
Io
credo che l’Ucraina abbia il diritto di essere una nazione indipendente, così
come credo che le due autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk, nel
Donbass, abbiano parimenti il diritto (visto che c’è stato un referendum, anche
lì) di avere la loro autonomia, sia pure all’interno dell’Ucraina.
Intervistato
dal “Tempo”, lo stesso generale Paolo Inzerilli (già a capo del Sismi e di
Gladio, struttura nata proprio per contrastare l’Urss) conferma che stiamo
rischiando grosso, anche come Italia, in nome di interessi che vanno ben oltre
gli apparenti scopi di questa guerra, cioè ben oltre l’indipendenza
dell’Ucraina.
Putin
ha semplicemente richiesto a Kiev un disarmo e la garanzia che l’Ucraina non
entri nella Nato.
Anch’io
penso sia opportuno che l’Ucraina diventi una nazione neutrale, uno
Stato-cuscinetto, dove la parte russofona (nel Donbass e in Crimea) possa avere
la propria autonomia, pur restando entro i confini statali ucraini, senza però
essere discriminata.
Ricordiamoci
che questa guerra è iniziata nel 2014, sono otto anni che si trascina: questo è
l’epilogo della guerra, la sua fine.
E
purtroppo ci siamo caduti anche noi, in questa guerra, probabilmente perché Joe
Biden, vista la scarsissima popolarità che sconta negli Usa, specie dopo la débacle afghana, sta
cercando di spostare all’esterno l’attenzione del mondo, utilizzando l’arena
ucraina come campo da gioco per dare in pasto all’opinione pubblica
internazionale il nuovo cattivone di turno, il nuovo pazzo, il guerrafondaio.
In
realtà, negli ultimi anni, la Nato si è espansa verso Est in modo massiccio:
Romania, Bulgaria, Lettonia, Lituania, Estonia. E la Russia, che ha accettato
tutto questo storcendo il naso, non può pensare di avere a 180 chilometri da
casa propria le batterie missilistiche puntatele addosso da un nuovo membro
della Nato, che confina con essa.
Chi
sta pagando il prezzo più alto, purtroppo, oggi è il popolo dell’Ucraina, che è
strumentalizzato e usato, da una parte e dall’altra, per rivendicare ognuno la
propria egemonia.
O
meglio, Putin sta cercando di rifiutare l’egemonia del Nuovo Ordine Mondiale
sulla Russia, e l’Ucraina viene utilizzata come terreno di scontro tra queste
due visioni del mondo: una identitaria e nazionale, l’altra globalista e transazionale,
oltre che realmente comunista guidata a Klaus Schwab.
Paradossalmente,
il comunismo oggi non è quello di Putin, ma è quello di Klaus Schwab, del Forum
di Davos, della sinistra globalista europea della Fabian Society, quella che
nasce dalla London School of Economics.
Parla
da solo il logo della Fabian Society, il lupo travestito da agnello: quello che stanno facendo (e l’abbiamo appena visto anche con
il Covid) è
il controllo sociale e l’annientamento progressivo della proprietà privata.
Non a
caso, con la scusa della pandemia, in Italia hanno chiuso 400.000 aziende. E
ora, con la scusa della “green economy”, le proprietà che non si adegueranno
verranno colpite dal governo.
Lentamente,
la nostra sovranità di cittadini viene meno: e c’è sempre qualcuno che pensa
per noi e ci dice quando respirare, quando uscire di casa, quando poter andare
a lavorare e quando no (non ci vai se non sei un cittadino modello, cioè se non
hai il passaporto verde).
Questo
è il modello comunista cinese, il modello del lasciapassare per l’espatrio che
era in vigore nella Ddr, la Germania Est. Oggi, purtroppo, i comunisti sono a
Occidente.
Non
sottovalutiamo neppure i segnali di malcontento che emergono anche dai nostri
vertici militari e da generali come Inzerilli e Marco Bertolini, alti ufficiali
che hanno fatto la storia dell’intelligence italiana.
Oggi,
vedono che l’attuale primo ministro (mai eletto neppure come assessore in un
piccolo Comune, ma paracadutato dalla finanza a guidare una nazione in un
momento critico come questo), non osserva lo spirito dell’articolo 11 della Costituzione e
non difende gli interessi dell’Italia, anche sul piano dei rapporti con la
Russia e dell’energia, che per noi è necessaria.
Berlusconi
fece un ottimo lavoro, nel cercare di rendere l’Italia sempre più forte e più
indipendente, sul piano energetico.
Con la fine di quel governo, pian piano, ci
siamo sottomessi agli interessi di qualcun altro: abbiamo ceduto alla Francia la
leadership in Libia, abbiamo progressivamente perso tono, e oggi siamo un paese
che non ha più quasi niente: soprattutto dopo due anni di cosiddetta pandemia,
ci troviamo in una condizione di disastro economico.
Per rendersene conto basta fare un salto alla
pompa di benzina, o dare un’occhiata alle bollette: tutto è aumentato, da
quando Super-Mario è arrivato alla guida del paese.
Mi
domando: chi ce l’ha mandato, e perché? Ci stiamo giocando la democrazia e la
libertà, mentre il governo – anziché quelli nazionali – fa gli interessi di
qualcun altro collegato col gran sacerdote Klaus Schwab.
Oggi
più che mai, si contrappongono due visioni del mondo: chi crede nella libertà,
nell’identità dei popoli in una logica di cooperazione fra Stati indipendenti e
sovrani, e chi invece vuole imporre un Nuovo Ordine Mondiale nelle mani di
un’élite finanziaria di potenti che, attraverso la paura e il bisogno, dominano sul resto
del mondo.
Ecco
perché oggi la Russia è il target da eliminare: è una spina nel fianco, perché
impedisce il completamento del progetto, che – filosoficamente – è davvero
“luciferino”, e adotta sempre gli stessi metodi.
Berlusconi,
ad esempio, fu tolto di mezzo – con la storia delle donnine – proprio dopo la
crisi in Libia: occasione d’oro, per Francia e Germania, per liberarsi del
vicino scomodo.
E
vogliamo parlare di come è stato liquidato Trump, che alle presidenziali aveva
ottenuto 15 milioni di voti in più, rispetto a quattro anni prima?
Conteggiando
più volte le stesse schede elettorali è stato insediato Joe Biden, il cui
figlio – Hunter Biden – è nel Cda di Burisma, il colosso dell’energia ucraina.
E oggi il mondo rischia di dover affrontare una guerra
su vasta scala: ma per chi? Per Schwab? Per Biden?
Per gli interessi di un comico messo lì a sacrificare
il proprio popolo in nome del potere di qualcun altro?
Dobbiamo
ricominciare a ripensare agli interessi nazionali.
Vorrei
tanto che ci fosse una classe politica come quella di un tempo: nonostante
tutto, aveva il senso delle istituzioni nazionali.
Mai
prima d’ora, da parte italiana, c’era stata tanta determinazione nel sostenere
una guerra – alla faccia della nostra Costituzione, più volte calpestata anche
durante l’intera gestione Covid.
Ancora
una volta, lo stato d’emergenza conferisce i super-poteri a Super-Mario, che ha
super-incasinato il nostro paese: ha super-fatto fallire 400.000 imprese e ha
super-favorito i grandi centri finanziari transnazionali.
Quindi
mi domando: a chi giova, tutto questo? Sicuramente non al popolo italiano,
tantomeno a quello ucraino. Dunque chi ne beneficia, se non un’élite di mascalzoni (più che altro molto…delinquenti) che vorrebbero dominare il mondo
sul sangue, sul dolore e sul sacrificio dei popoli?
Per
tornare all’Agenda: di verde, la “green economy” non ha niente, esattamente
come il Green Pass.
Si
punta esclusivamente alla sottomissione, delle persone e dell’economia reale,
alle logiche di potere dell’alta finanza: l’unica cosa “green”, in questa storia,
è il loro portafoglio.
Il
punto è questo: stiamo erodendo il tessuto sociale delle nazioni Ue.
Stiamo
rinunciando ai nostri diritti, alla nostra libertà, al nostro denaro (siamo
arrivati al punto in cui non si può entrare in banca o in Posta senza il
passaporto sociale).
Stiamo
arrivando a un lento e progressivo annientamento della proprietà privata,
frutto del lavoro onesto (non della speculazione, che infatti non viene toccata: anzi,
beneficia della crisi in cui viene gettata la maggioranza dei cittadini).
Tutto
questo è contro l’umanità.
Quando
si parla di geoingegneria, in nome del cosiddetto “global warming” (altra leggenda metropolitana) per ammettere che si vorrebbe
“oscurare il Sole”, significa che siamo arrivati alla presunzione, da parte di questa
élite di satrapi, di potersi “sostituire a Dio” e ridisegnare non solo
l’economia e la vita delle persone, ma persino il creato, a loro immagine e
somiglianza: e questo è inaccettabile.
Io
credo che servirebbe un soprassalto di dignità e di sano patriottismo, al di là
di ogni schieramento ideologico: credo che ogni italiano dovrebbe amare il
proprio bellissimo paese, a prescindere da come la pensa politicamente.
Dovremmo
riscoprire la nostra storia, la nostra cultura: per ritrovarci uniti, anziché
divisi. Bisogna
riscoprirsi italiani: e capire quanto stiamo perdendo, in nome del nulla.
Persino
durante la Guerra Fredda, l’Italia ha svolto un importante ruolo diplomatico di
mediazione e pacificazione: a quello dovremmo tornare, abbandonando l’attuale
linea (stupida, se non criminale) di asservimento agli interessi altrui.
Noi
dovremmo pensare, innanzitutto, a difendere il nostro paese e proteggere la
nostra gente da chi ci vuole usare come agnello sacrificale per i suoi
interessi.
Ci si
domanda se Putin sia consapevole, del fatto che la sua iniziativa lo esponga al
rischio di essere defenestrato.
Il
problema è uno solo: probabilmente, la tenuta del potere di Putin è strumentale
al fatto di non doversi inginocchiare davanti al totem del Nuovo Ordine Mondiale.
Alla
fine, credo che anche la lunga permanenza di Putin alla guida della Federazione
Russa sia necessaria a tenere duro, di fronte al tentativo di sottomettere
anche la Russia all’adorazione di Moloch, cioè al dominio dell’élite globalista
e assassina.
Lo
scenario che viviamo è molto pericoloso: forse mai, dal dopoguerra, abbiamo
rischiato tanto. Una guerra totale, su scala mondiale.
Se la
situazione precipitasse davvero, rischierebbero di saltare gli storici trattati
sul controllo reciproco degli armamenti atomici. L’Europa dovrebbe essere la
prima a mediare, invece – stranamente – sta soffiando sulla brace, invece di
provare a spegnere l’incendio.
Anziché
operare fine diplomazia, l’Europa – con l’inasprimento delle sanzioni, con
l’invio di armamenti – sta aumentando la tensione.
Mi
domando: cui prodest?
Purtroppo,
i ruoli si sono invertiti: oggi il comunismo ce l’abbiamo in casa, qui in Europa.
Con
questo non dico che Putin sia un santo. Dico che ha le sue ragioni, specie per
le aree della Crimea e del Donbass.
Non solo:
non è stato rispettato il Trattato di Minsk, non è stata rispettata l’autonomia
di Donetsk e Lugansk.
E i
morti del Donbass, chissà perché, non fanno rumore: non hanno mai surriscaldato
le coscienze di nessuno.
Ripeto: il popolo ucraino ha tutta la mia
solidarietà.
Ma
attenzione: gli ucraini non stanno combattendo per la loro indipendenza
nazionale, cui hanno certamente diritto; stanno combattendo per il Nuovo Ordine
Mondiale, che è nemico giurato di qualsiasi identità, compresa la loro.
Gli
ucraini sono l’agnello sacrificale nelle mani del New World Order, che sfrutta
il legittimo nazionalismo ucraino, strumentalizzandolo.
Kira
Raduk, una deputata ucraina vicina a Zelensky, si è fatta riprendere mentre
imbraccia un kalashnikov e dice: non stiamo combattendo solo per la nostra
indipendenza, ma anche per il Nuovo Ordine Mondiale. Lo ha ammesso: ma il Nuovo Ordine è
nemico di qualsiasi indipendenza e di qualsiasi sovranità. Lo vedete, il
paradosso? Si lasciano strumentalizzare facilmente, gli ucraini.
Vale anche
per l’uso (sempre strumentale) di un’ideologia come il nazismo, ormai
condannata dalla storia.
Prendiamo
il famigerato Battaglione Azov: è stato messo in piedi dello stesso
finanziatore di Zelenzy, cioè Igor Kolomiosky.
Dunque
a finanziare i neonazisti del Battaglione Azov è stato un ebreo (ashkenazita):
è assurdo, ma è così.
Le
stesse insegne dell’Azov si richiamano direttamente al nazismo: in questo modo,
purtroppo, si insultano persino le vittime della Shoah.
Questi
miliziani potrebbero compiere operazioni di pulizia etnica nel Donbass.
Se si
macchiassero di gravi colpe, però, proprio la loro etichetta “nazista”
metterebbe al riparo i loro finanziatori.
Le bandiere del Battaglione Azov rappresentano
un utilizzo un po’ infantile della simbologia nazista.
Ma,
anche in questo caso, diventa comodo far ricadere su organizzazioni di
ispirazione neonazista colpe che in realtà appartengono all’apparato.
Strano,
che un presidente come Zelensky tolleri il Battaglione Azov. Anche Zelenzky,
tra l’altro, è lui ebreo ashkenazita: come Kolomiosky e la stessa deputata
Raduk.
( Ma
anche Klaus Schwab è nato da madre ebrea, che lo ha abbandonato in fasce
per fuggire
dai nazisti, rifugiandosi in USA ! Ndr).
Questi signori dovrebbero vergognarsi, in nome
della memoria degli ebrei perseguitati dal regime nazista.
Mi
chiedo come possano utilizzare strumentalmente certi personaggi e certe
simbologie, per fini che non sono assolutamente chiari. Dovrebbero vergognarsi perché, prima
di tutto, sono ebrei: e dovrebbero avere più rispetto, per i propri antenati
perseguitati.
(Gianluca
Sciorilli, dichiarazioni rilasciate a Fabio Frabetti di “Border Nights” nella diretta
web-streaming su YouTube “La guerra dei mondi”, l’8 marzo 2022. Sciorilli è un
analista indipendente esperto in intelligence, sicurezza e studi strategici).
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