PENSIERO UNICO.

PENSIERO UNICO.

 

 

L’Ucraina è il “Nuovo Vaccino”

e la nuova Ossessione.

 

Conoscenzealconfine.it - (15 Aprile 2022)- Marcello Veneziani-ci dice :

Conosco tanta gente che ha perso un’abitudine ritenuta fino a poco prima irrinunciabile: non vede più il telegiornale.

Me lo hanno detto in tanti, girando per l’Italia a presentare l’ultimo mio libro. Magari qualcuno esagera ma mi dicono tutti che non sopportano più i telegiornali per come sono diventati. Prima al tempo della pandemia, ora al tempo della guerra.

Già sbuffavano quando c’era il solito teatrino con i politici che dicevano la loro filastrocca a turno, ma era un po’ il dazio da pagare per sapere poi che succedeva nel mondo.

Però c’erano altre notizie, altra vita, altre curiosità. Invece al tempo della pandemia già si sperimentò il tg diventato monografico, racconto a più voci, più livelli, con lezioni di paura e di terrore, sul virus, sul vaccino, sul green pass. Dai e dai, per lungo tempo.

Ora da febbraio a questa parte l’ossessione monomaniacale è l’Ucraina.

E’ la notizia principale che tiene banco al mondo, non c’è che dire. È giusto che apra quasi tutti i tg di ogni giorno e che resti in testa nei notiziari televisivi come nei quotidiani.

Ma principale non vuol dire unica.

E invece si confezionano i tg, soprattutto alcuni, a partire dal tg1, come un film luce, un racconto corale e istituzionale, paese per paese, faccia per faccia, storia personale per storia personale, sempre sull’Ucraina.

Tutto incartato come un feuilleton, che è, leggo la definizione canonica “un romanzo popolare d’appendice, con intreccio complesso, personaggi fortemente caratterizzati nel bene e nel male, trionfo finale dei buoni sentimenti”. È la descrizione dei nostri tg monotematici e accorati.

Il telegiornale è divenuto questo: populismo romanzato, finalizzato ad ammaestrare la gente usando i sentimenti, incitando a tifare per i Nostri contro il Male, secondo i criteri del regime dell’informazione. Non se ne può più.

C’è chi prova a cambiar canale ma di solito trova la stessa pappa, la stessa compagnia di giro nei talk show e negli approfondimenti che ruotano ancora intorno alla stessa cosa. Ormai vediamo solo film in tv, dicono in molti, e non quelli programmati sulle reti. Li capisco, vedrei pure i cartoni se non preferissi darmi ai libri e ad altro.

Anch’io ho diradato i miei ascolti di telegiornale, e comunque li seleziono. Ma l’altra sera mi è capitato di vedere il tg1 della sera dove per trenta minuti si è parlato solo di Ucraina e non era successo nulla di particolare, ma in tutte le salse, con tutte le voci, includendo pure arte, recitazione e infanzia made in Kiev, per renderlo ancora più fogliettone. E dopo trenta minuti di lavaggio del cervello, quando uno spera che entri in extremis il resto della realtà, del mondo, della vita, ti propinano un servizio sulle vicissitudini di un uccello esotico. Contentino agli animalisti, piccola gita d’evasione.

Ma possibile che oltre la storia dell’uccello non sia successo niente altro al mondo, in Italia, nella cronaca e nella vita? Possibile che non ci sia nemmeno un evento, un’altra storia, un momento di cultura, oltre quello?

Ma la Cina, l’India, l’Africa, il resto del mondo, furono abolite o vivono ancora?

 E in America non succedono più scontri, uccisioni di neri e poliziotti con relative proteste?

A volte, sul polpettone di guerra viene spruzzato uno sbuffo di angoscia passeggera per informarci dal Brusaferro di turno che il covid esiste ancora e colpisce i miscredenti; e poi via con le bombe, le rovine, le interviste agli scampati con tutto il ricamo intorno.

È comprensibile che la gente sia stanca di questa overdose e soprattutto di questa riduzione della realtà e della varietà del mondo al racconto, naturalmente “correct,” di quel che succede tra Russia e Ucraina. Ed è dunque comprensibile che veda sempre meno i tg, anche quando lascia acceso il televisore mentre le conduttrici e i concelebranti recitano le loro litanie russo-ucraine.

Credetemi, non è cinismo, non è voglia di guardare dall’altra parte, di minimizzare, sottrarsi alla realtà o distrarsi. È semplicemente umano che la vita non possa e non voglia ridursi solo a una cosa, per giunta vissuta per interposto popolo.

Non succede nemmeno in Ucraina, dove la vita prosegue, si pensa, si ama e si fa altro, si balla persino e quando c’è il sole si passeggia; non è possibile che il nostro voyeurismo di stato ci costringa a ridurci a guardoni monomaniacali delle disgrazie altrui, ripetendoci il mantra che sono pure le nostre.

Ormai gli anni venti del terzo millennio, cominciati con la pandemia, stanno producendo questa distorsione della realtà attraverso la riduzione a un canone, un tema fisso che prescrive comportamenti conformi e una sirena d’allarme perennemente ululante. L’effetto principale di questo martellamento è la fuga, nei bunker personali, nei social, nella vita animale e nutritiva, nelle stanze della mente.

Consiglio a quanti non ce la fanno più a vivere ogni giorno solo di quel che passa il presente, di guardare anche altrove, di non fermarsi all’oggi. E ripeto quel che ho scritto perfino nella copertina del mio libro, che noi umani abitiamo cinque mondi e non uno solo: il presente, certo, ma anche il passato, il futuro, il favoloso e l’eterno. E se ne perdiamo uno viviamo male, privati di una nostra dimensione fondamentale; se poi viviamo solo di uno, come accade oggi, siamo nella pazzia.

E comunque anche il presente non può essere quello che ci inocula la tv col chiodo fisso; è vario, è pieno di altre notizie, brutte, belle, curiose, importanti.

Ci sono assai più cose in cielo, in terra, nella vita e nell’animo degli uomini di quanto dica il Bollettino-Cappa della Televisione.

Non usate la tragedia d’Ucraina per restringerci il mondo a un solo tema, somministrato come un “vaccino” permanente, iniettato in audio e in video.

(Marcello Veneziani – La Verità- marcelloveneziani.com/articoli/lucraina-e-il-nuovo-vaccino-e-la-nuova-ossessione/).

 

 

 

 

 

 

Pensiero identitario contro pensiero unico.

Maecelloveneziani.com- Marcello Veneziani - (11 aprile 2022)- ci dice :

 

Ci è stato assegnato un tema cruciale ma anche eroico per il combattimento che prefigura: pensiero identitario contro pensiero unico. Dico eroico perché sottintende quasi una battaglia tra giganti in corso, ma di gigante ce n’è uno solo, di battaglia delle idee non c’è traccia, e c’è una radicale asimmetria tra i due contendenti.

Per cominciare, pensiero unico è una dicitura diffusa, che viene spesso usata con significati diversi, se non addirittura opposti, ma che è viziata già in origine perché presuppone l’esistenza di un pensiero.

 In realtà quel che chiamiamo pensiero unico ha sì il tratto dell’uniformità e dell’intolleranza verso le differenze, ma non quello del pensiero.

Anzi uno dei tratti salienti di questo Rullo Compressore è che disprezza il pensiero, lo ritiene irrilevante, inutile, ozioso. Proporrei di chiamarlo Potere che uniforma. Quali sono gli elementi che lo compongono? Ne sottolineo quattro, di diversa provenienza.

1) Il primo elemento è economico-finanziario ed è il liberismo dogmatico, il dominio indiscusso del capitalismo finanziario internazionale e dei suoi agenti, il primato del profitto e il mercatismo come orizzonte globale.

2) Il secondo elemento è il dominio planetario della tecnica, l’avvento della tecnocrazia e dello scientismo, la tecnodipendenza dei soggetti e la riduzione dell’umano a nativo digitale o adottivo digitale.

3) Il terzo elemento è la bioetica, vale a dire la riduzione della natura, della cultura e del costume al primato assoluto della soggettività, dei suoi diritti e delle sue mutazioni.

4) Il quarto e ultimo elemento è invece l’apertura incondizionata ai migranti, l’accoglienza e la cancellazione di ogni confine e di ogni distinzione tra immigrati regolari e clandestini.

Come si può notare si tratta di elementi compositi, i primi due provengono dalla storia del capitalismo e del progresso tecnologico, strettamente intrecciati, con una curiosa contraddizione: il liberismo si fa dirigista, come accadeva nelle economie pianificate del comunismo, detta leggi, parametri e obblighi, riduce il cittadino a debitore.

Ovvero il mercato è libero fino a un certo punto; deve in realtà sottostare ad alcuni percorsi obbligati e ad alcune dipendenze, come quelle indotte dal Debito Sovrano, che è poi l’unica sovranità riconosciuta dal sistema in questione.

 Gli altri due elementi provengono invece da un’altra storia ideologica, quella del “radical-progressismo”(liberal Dem Usa), a cui si aggiunge per l’accoglienza dei migranti l’apporto del filantropismo cristiano.

Per usare le vecchie categorie di un tempo, possiamo dunque dire che il cosiddetto pensiero unico è la confluenza della destra economica e tecnocratica e della sinistra ideologica e moralistica.

Il punto di raccordo è un poligono fondato sull’individualismo cosmopolitico, ovvero l’internazionalismo e il soggettivismo ed ha come lati e corollari lo sradicamento, lo snaturamento, la desacralizzazione, il nichilismo.

La sinistra ideologica (Liberal Dem Usa) rinuncia alla rivoluzione sociale ed economica, alla lotta di classe e al primato operaio, per esercitare il suo ruolo nella sfera dei costumi, dell’etica, del sesso.

 E la destra economica lascia che il liberalismo si sposi alla liberazione dalla natura e dai ruoli sessuali, dalle “identità costrette” come si dice. Insieme concorrono a demolire gli argini che la realtà, la natura e la tradizione vi oppone: la comunità, dalla famiglia alla patria, il senso religioso e spirituale

Il Potere che uniforma si avvale di un linguaggio della correttezza, quello che viene definito” politically correct” che in realtà non è solo politico ma anche etico, sociale, esistenziale.

Questo lessico dell’ipocrisia punisce come reati parole e opinioni che contravvengono al canone ideologico e moralistico vigente. E sostituisce la tolleranza repressiva che si condannava con Marcuse nel ’68 con l’intolleranza permissiva, nel senso che tutto è permesso nella società della liberazione, ma per chi è fuori dalla “correctness” c’è intolleranza e perfino incriminazione.

Il Potere che uniforma, a mio giudizio, non è frutto di chissà quale complotto, non credo alla Cospirazione Universale di Agenti del Male che siedono in una specie di Comando Supremo nascosto ai più ma svelato agli iniziati.

 Penso piuttosto che si tratti di un processo automatico, in cui i mezzi diventano fini, l’economia e la tecnica si costituiscono in scopi dell’esistenza, e gli uomini regrediscono a strumenti, anche coloro che guidano questo processo. Le procedure prevalgono sui significati.

Bisogna funzionare, essere operativi, non critici e tantomeno antagonistici. E’ una reazione a catena, come spiegava bene Carl Schmitt già tanti anni fa. O come per altri versi notava Martin Heidegger: è il dominio dell’Impersonale della Tecnica.

Ora, davanti al Potere che uniforma ed esige conformità di atti, procedure e pensieri, c’è qualcosa come un pensiero che assume coscienza del processo in corso, che si confronta coi suoi presupposti e le sue conseguenze, che sottopone al vaglio della critica e si propone di superarla o quantomeno di fronteggiarla?

No, non c’è o c’è in modo scarso, episodico, frammentario, marginale, inadeguato. C’è come una rivolta basica, d’istinto, una ribellione del sentire, che premia movimenti nazional-populistici, ma che difficilmente si eleva sul piano di un pensiero critico o di una compiuta cultura identitaria.

  In ambo i versanti non c’è un pensiero all’altezza della crisi, cioè in grado di cogliere e misurarsi con la propria epoca.

 

Il pensiero identitario non è una corrente, un filone organico, è piuttosto un pensiero sommerso, carsico, che viene da lontano, fino a coincidere con l’idea stessa di Civiltà e di Tradizione, che giunge attraverso mille rivoli di pensiero e che si esprime oggi attraverso isolati pensatori (due sono qui presenti).

 Il pensiero identitario intreccia cultura e natura, diritti e doveri, mito e storia, sacro e vitale, politica e comunità. Avverte che la civiltà subisce un triplice attacco: dall’alto la colonizzazione global tecno-economica che nasce in un primo tempo come americanizzazione del mondo e che punta alla desertificazione delle differenze, il reset dell’origine e del passato.

Dal basso subisce l’invasione di flussi migratori incontrollati, che aliena luoghi, culture, linguaggi e costumi. E ai fianchi subisce l’attacco formidabile del modello commerciale asiatico, cinese in particolare, la competizione che fa saltare la produzione industriale, la qualità dei prodotti, le tutele sociali, le garanzie di lavoro.

Il pensiero identitario rovescia la piramide imposta dal Potere che uniforma, ovvero rimette l’uomo in piedi: la cultura, intesa come visione del mondo, tradizione, religione, orienta la politica; la politica governa la società e guida l’economia, senza gestirla e farsi imprenditore; l’economia reale prevale sulla finanza, ossia le condizioni di vita reale dei popoli prevalgono sugli assetti contabili degli stati e delle imprese.

Ma l’identità non è una specie di idea platonica che dimora fissa nei cieli o un rigido stereotipo a cui si è legati una volta per sempre.

 L’identità non è unica, non è immutabile e non è eterna.

Ma ciascuno vive un contesto di plurime identità, che si modificano nel tempo e nei luoghi, e che possono deperire fino a morire.

Le identità sono multiple – personali e comunitarie, politiche e culturali. Non sono reperti arcaici, inerti e retorici.

L’identità è un principio basilare in filosofia: è di derivazione presocratica ma poi Aristotele fonderà la logica occidentale sul principio d’identità. Quella logica su cui ancora ci basiamo per capire e distinguere.

Ma è anche un concetto usurato nella pratica se ne consideriamo l’uso e l’abuso per rassicurare le proprie pigrizie, non confrontarsi col mondo, chiudersi nel proprio recinto.

Personalmente preferisco riferirmi a un principio più fluido e vitale che è la tradizione, dove la continuità implica il mutamento, il passaggio generazionale di padre in figlio, il valore dell’esperienza, e dove il senso della trasmissione non riguarda solo il passato ma anche il futuro.

Diciamo che l’identità sta alla tradizione come la montagna sta al mare. O con una formulazione più filosofica, l’identità attiene all’Essere, la tradizione è l’essere in divenire o in una visione metafisica, è il divenire dentro l’essere.

Riconoscere l’identità è riconoscere in ogni persona e comunità non solo il suo statuto di vivente, o i suoi diritti individuali, ma un volto, un’anima e una storia ed una persistenza di fondo che lo identifica.

 Nell’identità risiede la sua dignità. È solo nell’identità che l’uomo, l’umanità, diviene kantianamente da mezzo a scopo.

Un’epoca labile e mutante come la nostra, segnata dalla velocità, dalla metamorfosi e dalla rapida deperibilità di tutto – principi, legami e consumi – ha bisogno per contrappeso di punti fermi, di fedeltà che sfidano la precarietà, la labilità e il volgere delle mode.

 Mai come oggi abbiamo bisogno di riscoprire la gioia delle cose durevoli.

Ma il discorso tocca livelli più profondi perché la guerra alle identità è anche una guerra alla natura.

È curioso notare che da un verso viviamo nell’epoca dell’ecologismo e del salutismo in cui assume valore tutto ciò che è naturale, biologico, genuino.

Ma poi la natura viene degradata al rango maligno se si riferisce alla condizione umana; là il naturale coincide col bestiale, col retrogrado, col rozzo, col razzismo, con l’atroce e reazionario ordine naturale.

 Il mutante, il transgender, è colui che combatte la sua guerra di liberazione dalla natura intesa come necessità e come destino. Madre Natura è benefica finché si parla di valle degli orti e di diete, diventa malefica se si parla di nascite e di famiglie.

 Il pensiero identitario è un pensiero del destino, mentre il potere che uniforma si connota per la negazione del destino e per la liberazione da ogni ordine naturale.

 E qui torno infine al punto di partenza. Ma esiste davvero una battaglia tra “pensiero unico” e “pensiero identitario”?

 No, non esiste, anche perché sul piano dei mezzi il primo giganteggia e il secondo è affetto da nanismo.

Mentre nel regno dei fini, il gigante è il pensiero identitario, il nano, balbettante, è il “pensiero unico”.

E poi, il primo è un processo globale, un apparato impersonale; il secondo invece passa da persone, popoli, comunità, luoghi, storie. E per questa duplice asimmetria che un vero confronto, un vero conflitto, non può al momento accadere. Abitano la stessa terra ma vivono su mondi diversi…

 

 

Il pensiero unico c’è

ed è quello del neoliberismo.

ilfattoquotidiano.it- Paolo Maddalena- (18 ottobre 2021)- ci dice :

La propaganda neoliberista ha talmente offuscato le menti degli italiani da impedire non la manifestazione del pensiero, ma la stessa formazione di questo, rendendo inutile addirittura l’articolo 21 della Costituzione per mancanza del suo presupposto, cioè della pluralità di pensiero.

Infatti domina ora il pensiero unico, che resta tale sia se conforme allo stato attuale delle percezioni da parte dell’immaginario collettivo, sia se si oppone ad esso, e ovviamente, se c’è un pensiero unico, non ha più senso parlare della sua manifestazione.

Ciò è avvenuto al porto di Trieste, dove si manifestava, con poco approfondimento della realtà economico-sociale del momento, contro il green pass e dove sono arrivati in massa i no-vax, i no-green pass, alcuni soggetti ammalati di protagonismo che vogliono sfruttare la situazione per emergere politicamente, nonché infiltrati di destra e di sinistra.

Nel difetto di un pensiero chiaro e plurimo può avvenire di tutto, e a Trieste, una manifestazione dalle non chiare finalità, ha richiesto lo sgombero dei manifestanti medianti gli idranti della polizia. E così tutto è tornato come prima.

Porto di Trieste, polizia sgombera con cariche, lacrimogeni e idranti: No Green Pass fuori dal varco. Salvini e Meloni: “Lavoratori pacifici.”

Fatto gravissimo è che i politici, alla pari dei manifestanti, dimostrano di aver perso il discernimento e di essere vittime anch’essi, sia quelli della maggioranza che quelli dell’opposizione, di soggiacere alla pesantissima incombenza del pensiero unico dominante.

È bene chiarire che tale pensiero ha occupato totalmente il settore dell’economia e si poggia sulla teoria neoliberista, che vuole (e lo sta facendo) trasferire le fonti di produzione di ricchezza nazionale dalla proprietà pubblica del popolo nelle mani di pochi speculatori, che devono agire in concorrenza tra loro, mentre viene vietato l’intervento dello Stato-Comunità, cioè del popolo, nell’economia.

Insomma obiettivo del neoliberismo è l’eliminazione del popolo, il crollo dello Stato-Comunità, la distruzione del senso di solidarietà fra i cittadini, in modo che ci siano soltanto singoli produttori e singoli consumatori.

È ovvio che, eliminando la ricchezza nazionale dello Stato-Comunità, non c’è più possibilità di assicurare l’esistenza e la continuità dei servizi pubblici essenziali, delle fonti di energia, delle situazioni di monopolio e delle industrie strategiche, poiché, ponendo in commercio questi beni fuori commercio mediante la trasformazione degli Enti pubblici e delle Aziende di Stato in S.p.A., si affidano a chi persegue interessi individualistici e speculativi, propri del mercato, i beni e servizi che dovrebbero considerarsi fuori commercio.

Questa situazione non è capita dal popolo né da sacerdoti e vescovi, che alla pari del popolo gregge seguono il pensiero unico dominante del neoliberismo, senza accorgersi che per questa via aumentano la povertà e la differenza tra poveri e ricchi.

In base alla Costituzione, i citati servizi pubblici essenziali, le fonti di energia (acqua, luce e gas), le situazioni di monopolio, le industrie strategiche, il paesaggio e i beni artisti e storici (articoli 43 e 9 Cost.) sono beni appartenenti al demanio costituzionale del popolo, in quanto indispensabili per la sua esistenza, e quindi inalienabili, inusucapibili e  non espropriabili.

È chiaro che a questo punto è inutile battersi contro la cosiddetta “dittatura sanitaria”, essendo invece necessario lottare contro l’avanzante dittatura delle multinazionali e della finanza, che stanno disfacendo l’Italia e eliminando del tutto il diritto sacrosanto al lavoro.

Venezia, le ragioni della protesta contro il G20 dell’economia: “I fondi stanziati per la pandemia vanno usati con logiche diverse dal passato”.

E per quanto riguarda tale diritto, è da tenere presente che, trasformando l’Ente o Azienda pubblica in S.p.A., la sua disciplina non segue più le regole del diritto pubblico che, proprio al fine di assicurare la continuità del servizio, considera il licenziamento un fatto del tutto eccezionale (è noto infatti che la legge quadro sul pubblico impiego sancisce che, in caso di estrema necessità, il lavoratore pubblico può essere posto in mobilità, e cioè essere utilizzato in altri settori lavorativi, oppure collocato in disponibilità per 24 mesi, oppure sospeso dal lavoro, ma conservando il diritto ad essere riassunto alla prossima occasione favorevole).

Tale diritto invece, proprio con la trasformazione in S.p.A., viene strappato all’ordine giuridico costituzionale sopra descritto e sottoposto alle oscillanti regole del mercato, per cui in palese contrasto con l’articolo 1 Cost. (secondo il quale il lavoro è fondamento della Repubblica) e l’articolo 4 Cost. (secondo il quale la Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro, e promuove le condizione che rendano effettivo questo diritto), si procede senza nessuna remora ai licenziamenti in massa, secondo decisioni autonome degli imprenditori o degli speculatori.

Tutto questo non è capito dagli italiani: infatti, mentre si protesta contro il green pass, ai lavoratori di un’azienda strategica quale la Whirlpool di Napoli vengono confermati i licenziamenti. La stessa sorte è avvenuta per i dipendenti di Alitalia, che prima della sua privatizzazione assicuravano il servizio pubblico del trasporto e che, dopo la sua trasformazione in S.p.A. e l’affidamento del trasporto aereo a una piccola compagnia privata – benché con denaro pubblico – veniva anch’essa costituita in una S.p.A., facilmente appetibile da compagnie più forti, provocando così il licenziamento in tronco di circa ottomila dipendenti di altissimo livello professionale, senza nessuna speranza giuridicamente fondata di riassunzione.

 

 

 

 

Non si parla che di ‘pensiero unico’, ma poi

si scopre che tutti possono dire tutto ovunque.

Ilfattoquotidiano.it- Roberto Del Balzo-( 20-1-2022)- ci dice :

 

Da ogni latitudine politica e mediatica, che siano interventi lunghi un respiro nei vari talk televisivi oppure un po’ di inchiostro che arriva da una penna annacquata – che si raddrizza in un rigurgito di orgoglio incidendo la carta con quel desiderio di distinguersi almeno una volta nella vita – in molti ricorrono a quelle due parole, ovvero pensiero unico, per indicare la condizione del giornalismo italiano e in generale dell’impalcatura costruita giorno dopo giorno durante questo tempo di pandemia dal governo, dai media e da quell’esilarante mondo dei social.

Il filosofo ci annuncia che più che dell’immunità di gregge tanto decantata è rimasto solo il gregge, un popolo belante, neppure troppo, davanti alla beatificazione del presidente del consiglio e delle scelte che ha fatto e che farà.

Guardando a destra un nutrito gruppo di giornalisti e opinionisti (filosofo incluso) raglia ormai quotidianamente sulla pochezza dei vaccini, sulla mancanza di chiarezza delle regole, sullo stordimento dei numeri di morti e contagiati dichiarati ogni giorno che Dio ha messo in terra, sull’utilità delle mascherine e via discorrendo.

È tutto un fastidio che mette il cappio intorno al collo della libertà individuale.

(Quirinale, non bastano i requisiti: un buon Capo dello Stato incarna la Costituzione nella vita).

Ma questo, anche se lo dicono tutto il giorno, sembra che non possa essere argomento di discussione perché la “narrazione” è sempre quella, portata sulle spalle come una divinità dai “giornaloni”:

 c’è solo un mantra di numeri, di pericolo, di azioni e obblighi da seguire, un continuo e incessante invisibile megafono che condiziona con metodi di controllo sociale i nostri comportamenti, il “controllo d’alto” (coniato del filosofo, sì sempre un filosofo, Danilo Campanella).

Dall’altra parte, basta cambiare canale oppure comprare qualche quotidiano diverso e lo stesso lamento disperato arriva sotto altre forme: “è un governo di padroni” che disgrega e non aggrega, impoverisce gli italiani senza contraddittorio, senza discussione, così è (se vi pare).

La realtà dà i suoi morsi e lascia il segno ma non si può dire, non si parla al manovratore mentre guida e intanto qualcuno non alza più la saracinesca o riceve via mail il benservito.

È tutto “un politicamente corretto”, le carezze sono sempre date dal verso giusto, non si può parlare, non si può avere un tono diverso. Di quel gregge non si può essere la pecora nera e neppure grigia, tutto è modellato e plasmato affinché non ci siano voci stonate.

(Sarebbe bello dare tutta la colpa alla minoranza no vax: la realtà però è un po’ diversa.).

Ecco, in un ribaltamento istantaneo, quasi come girare una clessidra, scopriamo però che tutti possono dire tutto ovunque, da uno schermo in alta definizione, nei giornali e in quel mondo, sempre esilarante va ricordato, dei social.

Eppure ancora il “pensiero unico” domina e non permette una visione diversa, un pensiero laterale. La democrazia, o quella debole superstizione che ne rimane, è soffocata col cuscino del racconto istituzionale. A prescindere dalla pandemia ovviamente.

In parte è vero, come vero è il fatto che andare a votare diventa quasi una gita nel weekend visto come cambiano i governi anno dopo anno.

In questo caos e mondo di contraddizioni rimane sempre lui, “il pensiero unico”, riflesso all’infinito in due specchi messi uno di fronte all’altro, certamente uno a destra e uno a sinistra.

 

 

L’occidente non era preparato

a scontrarsi con uno stato -civiltà”.

Laverita.info- Francesco Borgonovo-Intervista  a Cristopher Coker - (16-4 2022)- ci dice :

 

L’esperto di relazioni internazionali : “ La Russia di Putin , ma anche la Cina e l’India ,sono entità bel diverse dagli Stati -nazione. In esse l’ordine politico è secondario , conta solo preservare  un ruolo centrale nella storia”.

(Il  collante principale della società russa è il “RussKiv Mir” ,cioè  la religione civile post-sovietica.

A Mosca  fa comodo tenere “congelati “i conflitti”  per poi usarli a suo beneficio quando  le serve).

Cristopher Coker è professore di Relazioni internazionali alla London School of Economics ed è l’autore di uno dei saggi più interessanti e discussi degli ultimi anni , pubblicato in Italia dall’editore Fazi.

Si intitola “ Lo scontro degli Stati-civiltà” , e fornisce alcune chiavi interpretative molto importanti per comprendere la situazione attuale.

“Samuel Huntington  definì l’Ucraina una civiltà divisa :  metà russa e metà ucraina” ,dice Coker alla Verità.

Putin credeva che non avesse una propria identità di civiltà e fosse un prodotto della storia sovietica : Lenin cedette  l’Ucraina alla Germania nel 1918 .L’Ucraina divenne una repubblica sovietica all’interno dell’Urss nel 1920.

L’Ucraina ha conquistato l’indipendenza nel 1991. Ma grazie alla Russia  gli ucraini hanno sviluppato un’identità di civiltà: i 4 milioni e mezzo di persone che morirono durante la carestia di Stalin negli anni venti ; gli intellettuali che furono mandati nel Gulag negli anni Trenta ecc.

 Questo non è un conflitto di civiltà , ma un conflitto tra due Paesi  con identità  storiche  distinte.”

   Sembra  che Cina e Russia abbiano rafforzato il loro legame .Pensa che si possa formare una sorta di ampio fronte anti occidentale ?

“Senza dubbio Russia e Cina stanno forgiando un allineamento sempre più stretto. La Russia afferma che i cinesi sono i loro partner  strategici più importanti . Ma la Cina deve stare attenta. Proprio come  gli Stati Uniti devono dimostrare  che le invasioni falliscono , la Cina deve dimostrare che falliscono anche  le sanzioni.

Il punto è proprio il meccanismo  Swift : il CIPS ( il sistema di interscambio bancario alternativo cinese ,Ndr.) ha una impronta globale troppo piccola  e le multinazionali cinesi con presenza legale nei Paesi occidentali potrebbero essere vulnerabili a sanzioni secondarie . Quindi la Cina passerà ad un sistema alternativo, migliorando  il suo sistema di pagamento e diversificando i suoi 3.2 trilioni di dollari  di riserve dalle valute e dai conti correnti. Inevitabilmente , la Russia diventerà un satellite economico ,anzi il partner   minore in una relazione scomoda poiché questo    è un matrimonio di convenienza ,di interessi e non di valori”.

Quali sono invece gli obiettivi degli Stati Uniti in questo conflitto ?

“L’obiettivo dell’America è garantire che la guerra continui abbastanza a lungo da fare  si che la Russia venga abbattuta. Anche se i russi alla fine vincono e finora hanno impegnato solo una frazione delle forze - non hanno la forza necessaria per occupare  il Paese. Putin è incastrato. Un leader russo umiliato , e molto sminuito agli occhi dei cinesi , si adatta bene all’Occidente ance se questo risultato ha delle conseguenze.”

Veniamo  all’Europa. In Italia molti dicono che la crisi ucraina l’ha unita   come mai prima . E’ vero secondo lei ?

Dopo aver parlato con Putin 38 volte durante la crisi di Crimea del 2014 , Angela Merkel è giunta alla conclusione che viveva in un mondo diverso. Ma lo era anche lei : gli europei soffrivano di “pensiero di gruppo “.”

Sta utilizzando un concetto della psicologia sociale non proprio ,diciamo , positivo. Il pensiero di gruppo è una patologia piuttosto dannosa .

“Quando   si cerca di prendere una decisione ,qualsiasi prova contraria che emerge al consenso che si è generato , viene automaticamente respinta , perfino ridicolizzata”.

Gli europei  hanno parlato di interdipendenza economica , globalizzazione , società civile globale , concetti che non significano nulla per i russi. Come ha notato una volta Sergei Lavrov , la Russia era un attore di minoranza nella globalizzazione. L’ Ue si è anche raccontata confortanti storie deliranti. Prenda il preambolo della sua prima dottrina  sulla sicurezza (2003) che affermava che l’Europa “ non è  mai stata più sicura”. L’Europa  ,in realtà , occupa il quartiere  più pericoloso del mondo . Se gli europei potessero discostarsi dal copione , se  riconoscessero di vivere   non in un mondo  post-Guerra Fredda ma in un mondo prebellico , potrebbero rafforzare la loro determinazione e resilienza.”

Lei ha scritto un libro sugli Stati -civiltà. Che sarebbero  la Russia , la Cina ,l’India …Cosa non capiamo noi europei  di questi stati ?

 “Gli europei non capiscono che gli Stati -civiltà sono distinti dagli Stati- nazione. Per uno Stato- civiltà , i cambiamenti  politici significano poco. Lo si può capire dall’autobiografia del generale Mikhail Gromov , l’ultimo soldato sovietico a lasciare l’Afghanistan nel 1988. Il titolo del suo libro è rivelatore : “Tre vite di un uomo “. Mentre scriveva , ha vissuto  sotto diversi sistemi politici  : il comunismo; la democrazia liberale sotto Eltsin ; e la “democrazia guidata “   sotto Putin. Ma è sopravvissuto a questi cambiamenti perché non sono importanti  : ciò che è importante è che la Russia durante questo periodo ha mantenuto la sua visione di un ruolo   speciale nella storia .Ha un destino storico  . In Russia le tre caratteristiche dello status  di civiltà sono la religione ,l’ortodossia rispetto al declino della fede cristiana in Occidente ; l’idea di Russkiy Mir , cioè  la religione civile  post-sovietica che ha risonanza all’interno dell’esercito e che ora ha il compito ufficiale di difendere la memoria storica del popolo russo .  E anche la Storia  conta.  Come ha affermato l’ex ministro della Cultura , è troppo  importante per essere lasciata a storici professionisti che non hanno  le competenze  necessarie per valutare la documentazione. La verità , ha  aggiunto , doveva essere sacrificata  per la causa della formazione dell’identità.

Temi simili  possono essere trovati  nella narrazione  che il partito comunista in Cina rivolge ai suoi cittadini.

Come immagina dunque lo scenario geopolitico  dei prossimi anni? Avremo un ordine multipolare ?

 “Non credo che avremo un ordine multipolare. Avremo due sistemi ideologici .Il vecchio West ha dovuto affrontare  due sfide : il fascismo e il comunismo .La sfida ciese è nuova . Perché minaccia il liberalismo dall’altra parte del mondo: Giappone, Corea del Sud ,Australia ,Nuova Zelanda , Taiwan.

Il vecchio West  era  geograficamente   ancorato nell’Atlantico ; il nuovo Occidente si estende in tutto il mondo.

E l’occidente è isolato contro la Russia nell’attuale conflitto quasi quanto l’Impero britannico  contro la Germania nazista nel 1940.Il mondo non occidentale  -se si può fare affidamento sui social -media - è completamente dietro la Russia nel conflitto attuale, così come Paesi quali India , Pakistan ,e Sud Africa ,che si sono astenuti  dal voto delle Nazioni Unite ,e il Brasile che ha votato contro.

Il nuovo Occidente ha bisogno di essere riconsacrato ,possibilmente invitando Corea del Sud , Australia e Nuova Zelanda  a unirsi al G 7.

Nel frattempo la Cina costruirà il proprio” sistema sino centrico alternativo” con la Russia come stato satellite.

Ma il peggior risultato di tutti sarebbe il caos, un mondo di caos. Al vertice di Valdai Putin ha detto che il Covid  ha dimostrato che l’ordine è fragile; il caos ,non la stabilità è la norma storica .Le società liberali non possono far fronte al caos: vogliono sempre    imporre l’ordine trovando soluzioni permanenti  ai problemi politici.

La Russia ha inventato il “conflitto congelato “che può essere sbloccato in qualsiasi momento se si adatta alle esigenze russe “.  

La Russia  però ha sempre cercato l’ordine , in passato.

“La Russia di   Putin non è l’URSS che predicava l’ordine e odiava il caos e offriva al mondo la pace eterna: la pace del socialismo ,ovviamente , la pace alle sue condizioni. Per Putin  il mondo è un selvaggio West in cui i forti dominano e i deboli conoscono il loro posto.

E’  proprio così. Questa è la visione di un  mondo senza norme sociali. E  senza norme  sociali ,il risultato che di solito si ottiene è l’assenza di leggi. Siamo esseri  morali nella misura in cui siamo esseri sociali , ha scritto il grande sociologo del XX secolo Emile Durkheim :

“Quando smettiamo di essere sociali , cessiamo di essere anche morali “.

 

 

 

 

 

 

L’umanità al bivio: il mondo verso

il Nuovo Ordine Mondiale o verso

la libertà e la restaurazione del cristianesimo?

 

Lacrunadellago.net-(4 Aprile 2021)-  Cesare Sacchetti - ci dice :

 

 

La domanda che molti si stanno ponendo in queste settimane è come sia stato possibile arrivare a questo punto.

O meglio, come è stato possibile per l’umanità ridursi ad un ammasso di zombie disumanizzati che non hanno altro pensiero se non quello di mettere sul proprio volto una mascherina inutile e dannosa.

Non è accaduto in un giorno, e non è nemmeno esclusivamente il risultato della massiccia operazione terroristica che i media nelle mani dei grandi poteri finanziari e bancari stanno portando avanti da più di un anno.

 

Per poter giungere a questo punto è stato necessario prima di tutto un lungo e lento inesorabile processo di demoralizzazione che ha portato di fatto l’umanità al punto più basso della sua storia.Per demoralizzazione si intende la completa assenza di valori, una condizione nella quale il male in pratica si trova sullo stesso piano del bene.

 

Si può tranquillamente affermare che non è mai esistita un’epoca storica come quella attuale nella quale le persone non sono mai state così stupide e depensanti come lo sono ora.

L’operazione terroristica del coronavirus è però riuscita ad attecchire con facilità in una moltitudine che come si accennava precedentemente ha perso ogni senso di valore morale.

Questa crisi è stata preparata accuratamente così come il disegno molto più grande che c’è dietro di essa.

La crisi del coronavirus ha infatti tutte le caratteristiche dell’evento catalizzatore che i circoli più influenti del mondialismo stavano cercando da tempo.

Il fine ultimo non è altro che quello di dominare il mondo attraverso l’instaurazione di un totalitarismo molto più feroce e oppressivo di tutti quelli del secolo scorso.

 

Se si pensa che la storia sia solo il risultato di mera casualità e che i poteri che dominano questo mondo non abbiano alcuna strategia non si comprende praticamente nulla di quanto sta accadendo ora.

Se si adotta quest’ottica si resta confinati nel mondo delle categorie attraverso le quali il sistema marchia tutti coloro che sono ancora dotati di pensiero critico e non hanno paura della verità, per quanto essa possa essere spesso difficile e amara da accettare.

 

Il sistema infatti ama definire “complottisti” o “terrapiattisti” tutti quelli che hanno compreso piuttosto bene che non esiste alcuna “emergenza sanitaria”. L’unico modo che ha il regime per sopravvivere è quello di mettere al bando le menti che pensano indipendentemente da ciò che i media dicono.

 

I media infatti come spiegato dal sociologo Marshall McLuhan non rivestono in alcun modo la funzione di informare le masse.

I media sono lo strumento del potere per programmare le masse. In altre parole, essi non sono altro che una macchina da guerra mentale per decidere quello che le persone devono o non devono pensare.

 

Fin dall’inizio della loro esistenza, gli uomini vengono programmati in ogni singolo aspetto della loro vita quotidiana.

Le istituzioni hanno da tempo perduto la funzione di educare e di preparare le persone alla vita. Il loro compito non è quello di nutrire il senso critico delle persone, quanto quello di reprimere in ogni modo tutti coloro che fanno domande sulla narrazione dominante e ne intuiscono l’enorme fallacia.

 

L’ideologia globalista per poter esistere deve creare delle masse che non pensano, e che non fanno altro che ripetere quanto è stato fatto loro trangugiare dagli agenti del regime nelle vesti degli insegnanti propagandisti, o dei giornalisti che non sono altro che porta voci dei grandi interessi finanziari che ormai hanno il controllo assoluto dell’informazione italiana e mondiale.

 

A questo punto, la domanda che viene naturale porsi è quella relativa al fine ultimo di questo nuovo totalitarismo.

Qual è il tipo di società che questo sistema vuole e che non ammette altra opinione se non quella imposta dal sistema stesso?

 

Il fine ultimo lo ha svelato il sistema stesso in numerose occasioni, ed è un governo mondiale dominato da una ristretta élite di eletti che appartengono ai più ristretti circoli del globalismo, quali il club di Roma, il Club Bilderberg e il Consiglio delle Relazioni Estere, solamente per citarne alcuni.

Questi circoli non sono altro che parte della struttura del potere che governa il mondo e che lavora incessantemente ad un solo obbiettivo da molto tempo, ovvero quello di cancellare dalla faccia della Terra le nazioni, la loro storia, la loro religione e la loro cultura.

 

Dalle ceneri delle nazioni dovrà sorgere, nell’idea del mondialismo, il Leviatano universale che sarà dominato dalla figura di un tiranno globale (Klaus Schwab ,il nuovo Hitler)che perseguiterà tutti coloro che oseranno opporsi e fare resistenza.

 

Sono state le élite stesse a rivelare i loro piani già decenni prima, ma le masse non hanno preso mai veramente sul serio le loro intenzioni.

Nel 1950, il potente banchiere James Warburg legato alla famiglia al vertice del potere mondialista, i Rothschild, dichiarava senza alcun pudore davanti al Congresso americano che un giorno ci sarebbe stato “un governo mondiale”. Non era in discussione il raggiungimento di questo obbiettivo, secondo Warburg, quanto il mezzo per raggiungerlo, o attraverso il consenso delle masse stesse o attraverso l’uso della forza.

 

A giudicare dalla situazione attuale, si dovrebbe propendere più per la prima opzione. Le masse nel mondo, salvo rare eccezioni, non si stanno opponendo al disegno di Klaus Schwab della dittatura mondiale. Al contrario, lo stanno accettando passivamente e nel peggiore dei casi molti applaudono entusiasti alla loro rovina, a quella del loro vicino e maledicono quelli che invece ancora sono dotati di umanità e intelletto e non vogliono farsi distruggere.

 

La demoralizzazione delle masse ha favorito l’ascesa del totalitarismo mondiale.

Non si è giunti a questo punto per caso, come si è detto precedentemente. Per portare l’umanità a questo stato di abbrutimento completo è stato necessario portare avanti nel corso dei decenni un programma di demoralizzazione delle masse, come spiegato profeticamente dall’ex agente del KGB Yuri Bezmenov già nel 1984.

 

Se si toglie ad una persona ogni tipo di valore che la rende incapace di distinguere il bene dal male, la si rende capace di accettare qualsiasi cosa.

Più semplicemente, se un uomo non sa cos’è il bene, non si porrà nemmeno il problema di commettere il male, proprio perché ai suoi occhi non esiste nessuna differenza sostanziale tra il primo e il secondo.

Qui si spiega quanto sta accadendo in questi giorni. Le masse non vedono la verità perché queste non si pongono nemmeno il problema che possa esistere il male e la menzogna nel messaggio del sistema.

Lo accettano senza alcuno scrupolo morale, e una volta che ricevono l’ordine del regime, anche il più disumano, folle e criminale non fanno altro che portarlo avanti ed eseguirlo senza discutere. Ha dettato tutto Klaus Schwab nei suoi libri per le università di economia e sociologia.

 

Il pensiero libero è bandito nella dittatura mondiale. Per poter però giungere alla demoralizzazione odierna è stato necessario rimuovere dalla scena ciò che più di tutto definisce e indirizza la moralità di un popolo, ovvero la sua religione, e nel caso dell’Italia e dell’Occidente, la scristianizzazione sta portando rapidamente questa civiltà alla sua fine.

 

Era questo l’obbiettivo della massoneria che da più di un secolo ha pianificato scientificamente l’infiltrazione della Chiesa Cattolica. In questo senso, il Concilio Vaticano II dei primi anni’60, come già spiegato da monsignor Viganò, ha rivestito un ruolo fondamentale nell’accelerazione dei piani massonici e della manifestazione del Nuovo Ordine Mondiale.

Da quando la Chiesa si è aperta al mondo e ha rinnegato la sua tradizione di 19 secoli, il declino morale dell’Italia, dell’Europa e del mondo è stato pressoché inarrestabile.

 

Compito della Chiesa era quello di resistere alla secolarizzazione e al laicismo, non farsi sua portavoce.

La chiesa anticattolica di Bergoglio non è altro quindi che la scontata conseguenza di questo lungo processo di infiltrazione.

La società è malata perché la Chiesa è malata. La salute della seconda influenza la prima, e più forte e resistente è la Chiesa cattolica, più debole e meno influente è il potere della massoneria. Esiste pertanto una relazione inversamente proporzionale tra questi due poteri, Chiesa e massoneria.

È comunque indubitabile che il governo mondiale prima ancora di una natura politica ha soprattutto una natura spirituale.

 

La radice ideologica della massoneria non è altro che quella delle religioni misteriche che in ultima istanza sono devote null’altro che al culto di Lucifero.

I massoni che hanno lasciato quest’organizzazione hanno svelato al mondo come la verità sulla religione della massoneria viene rivelata solo a coloro che arrivano ai gradi più alti delle logge, su tutti il 33° grado, il culmine della carriera massonica.

Anche coloro che non hanno lasciato la massoneria e sono stati tra i più influenti massoni della storia hanno consegnato la verità su questa setta in alcuni dei loro scritti.

 

Albert Pike, granmaestro del 33° grado della loggia del rito scozzese della giurisdizione del Sud degli USA, scriveva nella sua corrispondenza con Mazzini, altro massone di grado elevato, nel 1871 che il fine ultimo della massoneria era proprio quella di trascinare l’umanità verso una tirannia mondiale fondata su un odio profondo e viscerale della cristianità.

La distruzione del cristianesimo e della Chiesa cattolica è dunque semplicemente indispensabile per la massoneria e i poteri mondialisti per poter arrivare al loro obbiettivo.

 

Il governo mondiale non potrà nascere se non quando ci sarà quella gerarchia di disvalori che avrà sostituito completamente i valori cristiani.

Se si nega la radice spirituale della storia e del periodo storico attuale, non si riesce a comprendere ciò che sta accadendo ora.

Si resta confinati al piano materialista della visione della storia che è incapace di spiegare quanto sta accadendo ora perché appunto non ammette minimamente il lato preternaturale.

 

La crisi del coronavirus è sicuramente anche un modo per aumentare i profitti del grande capitale delle multinazionali e del cartello farmaceutico, ma non è questo l’obbiettivo principale di Klaus Schwab, il nuovo Hitler.

 

L’esempio più pratico viene proprio dal programma di distribuzione dei vaccini Covid. Michael Yeadon, scienziato ed ex vicepresidente della Pfizer, ha spiegato chiaramente che il profitto non è l’obbiettivo primario di tutto questo programma di distribuzione.

Si potrebbero fare più soldi gonfiando i costi per la produzione di dosi e distribuendo meno vaccini alla popolazione. In questo caso si potrebbero fare profitti enormemente superiori a quelli attuali. Invece il cartello farmaceutico sta producendo dosi in quantità industriale per un’altra ragione. Il sistema vuole vaccinare tutti per arrivare a ridurre la popolazione mondiale, come ha rivelato lo stesso Yeadon.

 

La distribuzione di vaccini sperimentali mRNA sta già producendo gravi effetti collaterali sulla popolazione e porterà anche ad una inevitabile riduzione della fertilità.

Le élite vogliono ridurre la popolazione mondiale perché la loro concezione è neomalthusiana. Il neo-malthusianesimo ha conosciuto vigore in particolare dagli anni’70 in poi quando dietro la buonista e ipocrita facciata della tutela dell’ambiente, si nascondeva il vero obbiettivo di questa ideologia che è quello di eliminare l’umanità.

 

Non è certamente un caso che questa ideologia sia stata diffusa da tutti i grandi gruppi del globalismo, quali il Club di Roma e la Commissione Trilaterale.

L’operazione del coronavirus serve dunque nell’ottica dei suoi architetti ad abbattere drasticamente il numero degli abitanti sulla Terra, e ad edificare un governo mondiale che non lascerà scelta ai superstiti se non quella di accettare la nuova società del totalitarismo globale tramite il RESET  di Klaus Schwab.

 

Una società dove il lavoro non ci sarà più, sostituito dal reddito universale che verrà dato solo a coloro che si inoculeranno vaccini e accetteranno il futuro marchio della Bestia.

Il recente trattato pandemico firmato da 23 leader mondiali va esattamente nella direzione di esautorare progressivamente il ruolo dei governi nazionali che saranno sostituiti appunto dal futuro superstato globale.

Il mondo verso la dittatura mondiale o verso un ritorno degli Stati nazionali?

 

Non è affatto azzardato affermare che mai come ora l’umanità è stata così vicina al raggiungimento di questo obbiettivo.

Se però si ricorre ad una lettura spirituale e cristiana del corso degli eventi, si deve necessariamente cercare di comprendere meglio questa visione.

Le scienze sociali, quali l’economia, la sociologia e la geopolitica sono tutte certamente utili nell’analisi della realtà contemporanea ma ognuna di queste singolarmente non riesce a cogliere l’ideologia e la natura del totalitarismo globale.

 

Se si ricorre alla chiave di lettura cristiana, tutto quello che ora non sembra avere un senso lo assume. Il vero senso di questa storia non è null’altro se non quello di distruggere l’umanità e farle patire le peggiori sofferenze possibile.

Se il mondo si trova in uno stato di grande confusione e molto prossimo a tempi apocalittici, occorre domandarsi necessariamente se ci si trova nel punto della storia dove si manifesta l’ascesa finale del tiranno globale e della sua spietata dittatura. Lo spiega molto bene nei suoi scritti Klaus Schwab ,il nuovo Hitler.

 

Esistono diverse ragioni sia di carattere spirituale che geopolitico che fanno pensare che l’umanità ancora non si trovi completamente sull’orlo del precipizio.

Quelle che attengono alla sfera più spirituale fanno pensare che il mondo si trovi in questo momento in quella che viene descritta come la quinta delle sette età della Chiesa. Questa classificazione della storia è stata fatta per la prima volta dal beato tedesco Bartolomeo Holzhauser che scrisse anche degli eccellenti commentari sull’Apocalisse.

Holzhauser divideva la storia dell’umanità in queste sette grandi epoche che vanno dalla nascita di Cristo, la prima, alla venuta dell’Anticristo, la settima.

 

Secondo diverse letture e interpretazioni, tra le quali quella di monsignor Williamson, il mondo ora si troverebbe nella quinta età. Questa epoca è una di grande dissoluzione e abiezione morale nella quale l’umanità si lascia andare a grandi apostasie e si allontana completamente dalla fede.

 

Il caos regna e grandi disordini e tumulti investono le nazioni in diverse parti del mondo.

Questo periodo ha delle somiglianze estreme con l’attuale epoca nella quale appunto l’umanità ha probabilmente toccato il gradino più basso della sua storia, ridotta ormai al culto della mascherina e fedele solo alla parola dei nuovi stregoni scientisti.

 

Questo periodo comunque dovrebbe essere vicino alla sua fine e l’apostasia generalizzata dovrebbe giungere al termine.

Una volta che questo sistema profondamente infetto dal punto di vista morale tramonterà, allora la Chiesa tornerà alla grandezza di un tempo guidata da una figura che è nota come il “Papa santo”.

Non sono stati in pochi a pensare che questa figura non sia altro che monsignor Viganò che in questo momento è certamente il leader spirituale nella battaglia contro la falsa chiesa che si è fatta portavoce della massoneria e della religione esoterica globale piuttosto che sua avversaria.

 

Gli elementi più materiali che invece fanno pensare che ancora non è il tempo del governo mondiale sono quelli che le grandi potenze mondiali non sono saldamente nelle mani del Nuovo Ordine Mondiale.

 

Uno degli intellettuali più importanti finanziati dai Rothschild e dai Warburg, e padre ideologico dell’attuale Unione europea, il Conte Kalergi, anch’egli massone, spiegava già negli anni’20 che il governo mondiale per vedere la luce avrebbe dovuto vedere la partecipazione degli Stati Uniti, dell’Europa unificata negli Stati Uniti d’Europa, della Gran Bretagna e dell’allora URSS.

 

(Coudenhove-Kalergi's plan for five superstates: Pan-Europe, Pan-America, East Asia, the British Empire, and the Russian Empire.

La divisione del mondo secondo Kalergi.

Solamente la partecipazione dei grandi blocchi geopolitici ed economici più influenti del mondo possono permettere la nascita di un governo unico mondiale.)

 

Winston Churchill, altro membro della massoneria, giungeva alle stesse conclusioni nel 1950. In questo momento storico, il grande potere mondialista ha certamente il controllo assoluto dell’UE, laddove l’infezione anticristiana è particolarmente, della Gran Bretagna e della Cina comunista ma non ha con sé né gli Stati Uniti né la Russia.

 

Gli Stati Uniti infatti sembrano essere sospesi in una sorta di limbo. L’amministrazione Biden-Harris è un’amministrazione fantoccio che non sembra essere destinata a durare. L’operazione che Trump sembra essere riuscito a compiere dopo il 20 gennaio è quella di farsi da parte temporaneamente per consegnare il potere alle forze armate. Tutto questo in attesa di rovesciare ufficialmente il risultato della frode elettorale del 2020 e tornare ufficialmente al potere, ma ben prima del 2024.

Le ultime dichiarazioni dell’imprenditore Mike Lindell e le notizie della perizia legale sui voti in Arizona lasciano pensare che questa eventualità si stia avvicinando.

 

Ad oggi, l’amministrazione Biden-Harris non è stata in grado nemmeno di porre la propria firma sul trattato pandemico che disegna appunto l’impalcatura del governo mondiale.

In ogni caso, non ci sarà un governo mondiale se gli Stati Uniti non ne faranno parte. È per questo che le grandi lobby del mondialismo hanno cercato, e stanno cercando, disperatamente di riprendersi il controllo dell’America.

 

Sono perfettamente consapevoli che non c’è modo di giungere a questo fine senza la superpotenza americana.

Dall’altro lato dell’emisfero c’è la Russia di Putin che da prima dell’avvento di Trump è stata un vero e proprio argine di contenimento del piano di espansione globalista.

Lo stesso presidente russo nel suo recente discorso a Davos, club della finanza mondiale, ha chiaramente fatto capire che il tempo della visione unica globale è giunto al termine e che il mondo non andrà verso il Grande Reset  di Klaus Schwab.

 

In altre parole, il mondialismo sta cercando di accelerare disperatamente verso il suo obbiettivo finale, ma non ha portato con sé le due grandi superpotenze che dovrebbero costituire l’architrave della dittatura mondiale.

La finestra di opportunità si sta richiudendo e non sarà certo la debole e ininfluente UE a portare il mondo verso il superstato universale.

Bill Gates è tornato recentemente a parlare e ha fatto capire che serve più tempo per arrivare al Grande Reset.

La fine della falsa pandemia è stata posticipata al 2022, e se si guarda alla tabella di marcia pubblicata dagli informatori governativi lo scorso anno, le cose non stanno andando come esattamente pianificato.

 

Le élite avevano programmato di riprendersi il controllo degli USA già nel 2021, ma si è visto che a Washington c’è un’amministrazione fantoccio.

In questo scenario oscuro dunque si intravede ancora un po’ di luce che lascia presagire che in questo momento storico forse i piani dei Rothschild e della massoneria non andranno a buon fine, ma occorre avere la consapevolezza che non sarà per nulla facile.

Il mondo comunque è destinato ad andare incontro a grandi tumulti anche se le aspirazioni globaliste dovessero andare in fumo già in questo frangente storico.

Solo chi resisterà fino alla fine ce la farà. Solo soprattutto chi riesce a cogliere la visione spirituale riuscirà ad arrivare in fondo al traguardo.

 

Oggi è la Pasqua di Resurrezione, e questo forse potrebbe essere l’auspicio anche di una resurrezione delle forze che si stanno opponendo a tutto questo.

 

 

 

 

 

 

La mossa di Putin sull’Ucraina:

la fine del blocco Euro-Atlantico

e del Nuovo Ordine Mondiale.

Lacrunadellago.net- ( 28 Febbraio 2022)-  Cesare Sacchetti- ci dice : 

 

 

Alla fine la decisione di Putin sotto certi aspetti è giunta inaspettata. Diversi osservatori sulla carta pensavano che il presidente russo non avrebbe scelto di procedere ad un riconoscimento immediato delle Repubbliche separatiste del Donbass e del Lugansk che si trovano all’estremo confine orientale con l’Ucraina. A due passi dalla Russia.

 

Molti pensavano che Putin avrebbe temporeggiato e preferito rimandare in un altro momento un riconoscimento che comunque prima o poi ci sarebbe stato.

Le settimane precedenti erano state letteralmente funestate da una incessante propaganda dei media occidentali che ogni giorno annunciavano una “invasione russa” dell’Ucraina per poi puntualmente procrastinare l’appuntamento in un continuo rinvio che ha finito inevitabilmente per coprire di ridicolo gli stessi media che lo ventilavano.

 

Su tutti c’è stato il caso famigerato di Bloomberg, quotidiano che assieme al Financial Times assume il ruolo di portavoce indiscusso dell’alta finanza internazionale.

Bloomberg era persino arrivato a mettere in prima pagina lo scorso 5 febbraio l’annuncio di una invasione russa che non c’era mai stata.

 

La notizia è rimasta lì a galleggiare sul sito del quotidiano americano per trenta minuti buoni, ed è impossibile pensare che la redazione di Bloomberg non si sia accorta di un errore così marchiano.

La pubblicazione è stata con ogni probabilità intenzionale e rientrava in una strategia di continue provocazioni nei confronti di Mosca, nella speranza che questa perdesse il controllo dei nervi e commettesse qualche errore.

 

La Russia ha scelto di non raccogliere gli atti provocatori, e ha lasciato che l’isteria mediatica occidentale proseguisse sino allo scorso lunedì.

Quello è stato il momento nel quale Putin ha firmato in diretta il riconoscimento delle due Repubbliche separatiste e quello è stato un momento spartiacque nella storia non solo della Russia ma del mondo intero.

Quel discorso ha segnato il passaggio da un’epoca, quella nella quale esisteva l’assoluta predominanza del cosiddetto blocco Euro-Atlantico e dell’idea del Nuovo Ordine Mondiale che esso sorregge ad una nella quale la mappa dei rapporti internazionali non è più disegnata a Washington e Londra.

 

E Putin ha proceduto a questa decisione perché ha calcolato perfettamente che non esisteva momento migliore per farlo. L’avversario è debole e diviso, orfano della protezione militare degli Stati Uniti che si sono allontanati dalla sfera atlantica da quando si è instaurata l’amministrazione Trump nel 2016, e che non vi sono più rientrati per ragioni che abbiamo approfondito in passato e che riprenderemo a trattare successivamente nel corso di questa analisi.

Ciò che conta adesso è che Vladimir Putin ha scritto la parola fine alla tirannia guerrafondaia dell’atlantismo e al tempo stesso ha sanato una ferita che si era aperta nel 2014 ai tempi del famigerato Euro-maidan.

 

(Euromaidan: l’inizio della nazificazione dell’Ucraina).

 

Ciò che non viene spiegato al pubblico è proprio la storia recente dell’Ucraina. Il disordine e la violenza che ci sono in questo Paese non stati certo portati dalla Russia. Prima del golpe dell’Euro-maidan, l’Ucraina era un Paese sostanzialmente stabile non attraversato da laceranti conflitti interni e guerre tra bande come lo è ora.

I rapporti con la Russia erano ottimi e questa condizione era ciò che era, ed è tuttora, meglio nell’interesse di questa nazione che è parte integrante della Russia come è stato costretto a ricordare Putin all’Occidente.

 

L’Ucraina moderna è di fatto una invenzione sostanzialmente prodotta dai sanguinari bolscevichi che si instaurarono al potere in Russia nel 1917 soprattutto grazie ai lauti finanziamenti che gli giungevano da Wall Street.

È una pagina di storia che pochi conoscono e pochi sanno e che sarà interessante approfondire in un altro contributo.

Per restare invece tra le pagine della storia più contemporanea, l’Euro-maidan è stato il prodotto di una operazione sovversiva decisa tra le stanze del dipartimento di Stato diretto dall’amministrazione Obama nel 2014 e attuato attraverso la rete di ONG sovversive finanziate dallo speculatore e sobillatore George Soros.

 

Soros in questo senso riveste il ruolo di finanziatore delle rivoluzioni internazionali decise dai vertici del potere globalista.

L’Euro-maidan fu deciso da questi ambienti perché l’Ucraina si stava spostando troppo dalla sfera Euro-Atlantica verso quella della Russia, e ciò era qualcosa che l’atlantismo nella sua ottica di espansione e di dominio del mondo intero non poteva tollerare.

 

Fu per questo che le strade di Kiev in quei giorni di febbraio del 2014 furono tormentate da disordini, violenze e rivolte orchestrate e dirette dal dipartimento di Stato americano in stretto coordinamento con le fondazioni di Soros.

Non c’erano normali ucraini a protestare in piazza, ma piuttosto stranieri e paramilitari addestrati alla rivolta e alla destabilizzazione dei governi.

Alla fine, l’allora presidente Yanukovich fu costretto a cedere. Yanukovich fu costretto alla fuga perché era la sua stessa vita a rischio e fu costretto a cercare riparo in Russia.

 

Al suo posto si instaurò una lunga serie di governi fantoccio telecomandati da Washington di cui Zelensky è soltanto l’ultimo della serie.

Il primo presidente fantoccio fu Poroshenko, un nome che probabilmente molti ricordano per via del suo coinvolgimento nell’inchiesta che era all’epoca in corso su Hunter Biden, figlio dell’allora vicepresidente Joe Biden.

Fu Poroshenko ad ordinare di sopprimere quell’indagine che se fosse proseguita avrebbe portato ad una probabile incarcerazione di Hunter Biden coinvolto nei loschi affari della società ucraina del gas, Burisma.

A trasmettere l’ordine a Poroshenko fu Joe Biden in persona che minacciò di chiudere il rubinetto dei finanziamenti americani a Kiev se il presidente ucraino non avesse eseguito l’ordine.

 

Biden si vantò persino in pubblico del “successo” dell’operazione di fronte alla platea del Council For Foreign Relations, il think tank finanziato dai Rockefeller che ha praticamente deciso in anticipo ogni elezione presidenziale americana, salvo quella di Donald Trump.

L’Ucraina dunque è piombata in questo inferno di instabilità permanente per la diretta conseguenza di quanto accaduto otto anni orsono dopo l’Euro-maidan.

 

L’operazione militare di Putin in Ucraina segna la fine dell’atlantismo.

Putin sta quindi chiudendo il ciclo di quanto iniziato proprio in questi giorni nei quali si compie l’anniversario di quel colpo di Stato.

 

Il presidente russo non aveva alcuna alternativa. Le ONG di Soros pur di rovesciare Yanukovich hanno reclutato la feccia dei battaglioni nazisti di Azov autori di orrendi crimini ai danni della popolazione civile.

Sono quei crimini che vengono perpetrati da anni nel Donbass e nel Lugansk nel silenzio della comunità internazionale che ha chiuso gli occhi di fronte al genocidio delle popolazioni russofone di queste due regioni e che oggi canta in piazza invocando ipocritamente la pace dimenticando invece la guerra che l’Occidente ha portato ieri.

 

Questa è stata la ragione per la quale Putin ha autorizzato una operazione militare molto accurata e precisa per mettere in sicurezza queste due regioni e successivamente per procedere alla denazificazione dell’intero Paese.

Proprio in questi giorni stiamo vedendo un profluvio di immagini e video diffusi dai media Occidentali che sono in larghissima parte il risultato di una vera e propria falsificazione di un conflitto che non può definirsi nemmeno “guerra” nel senso classico.

 

Per poter parlare di guerra occorre che ci siano due parti che si scontrino in conflitto. In questo caso invece assistiamo ad un’avanzata delle forze armate russe che avviene attraverso la collaborazione attiva di molti soldati ucraini.

Molti militari ucraini sono infatti scontenti del regime di Kiev e non hanno comprensibilmente alcuna intenzione di immolarsi per difendere un governo corrotto al soldo di poteri stranieri che ha portato il Paese nel baratro.

 

L’esempio più famigerato in questo senso della falsificazione in atto ci viene dalle immagini che i media mostrano ossessivamente di una donna con il volto insanguinato che ha alle sue spalle un palazzo ridotto in macerie.

L’edificio però che c’è alle spalle di quella donna non è un edificio crollato per un inesistente bombardamento russo ma è un palazzo crollato quattro anni prima a Magnitogorsk, in Russia, in seguito ad una fuga di gas.

 

La macchina della menzogna dei media occidentali ormai è fuori controllo e deve fare di tutto per mettere in cattiva luce la Russia davanti agli occhi del mondo tanto in alcuni casi da ricorrere alle immagini di un videogioco, come ha fatto l’infausto TG2, per dimostrare che la Russia sta bombardando l’Ucraina quando in realtà non un solo aereo russo si è accostato a Kiev fino a questo momento.

 

Il Cremlino non vuole bombardare e distruggere. Questo è un protocollo seguito dai presidenti dello stato profondo di Washington quali George Bush o piuttosto Bill Clinton che bombardò indiscriminatamente Belgrado negli anni’90 uccidendo molti bambini anche attraverso l’assistenza del suo sodale Massimo D’Alema, allora inquilino di palazzo Chigi.

Considerate le condizioni quindi del tutto anomale di quanto stiamo vedendo in Ucraina la sensazione è che il regime di Zelensky presto cadrà. Non è stimato dalla popolazione, ma piuttosto detestato, e una parte consistente dell’esercito ucraino si è già unita ai russi in attesa di liberarsi definitivamente dalla presenza dei nazisti di Azov.

 

È quindi questa la fine del blocco Euro-Atlantico. È la fine di una pagina di storia iniziata nel 1945 quando vennero poste le basi per erigere tutta l’architettura presente dell’ordine liberale globale fondato sull’assoluta preminenza economica e militare degli Stati Uniti.

Quello che però ha dato lo scossone decisivo a questa impalcatura, oltre ovviamente a Vladimir Putin, è stato Donald Trump sei anni prima all’alba della sua elezione come presidente degli Stati Uniti.

È stata la dottrina del “Prima l’America” di Trump a togliere il pilastro dell’America dal palazzo del Nuovo Ordine Mondiale.

 

È senza quel pilastro portante che sorreggeva su di sé tutto il peso dell’ordine globalista l’edificio ha iniziato inevitabilmente a sprofondare nel terreno.

Trump in questo senso ha dato vita ad una vera e propria rivoluzione, o forse sarebbe meglio dire controrivoluzione, copernicana dell’assetto dei rapporti internazionali.

Gli Stati Uniti si sono separati dall’atlantismo e Trump stesso non ha mai nascosto tutta la sua profonda avversione alla NATO, manifestando il desiderio di uscirne e restituire piena sovranità agli Stati Uniti stessi.

 

I signori del mondialismo lo hanno compreso perfettamente, e per questo hanno attuato la più grande serie di ripetuti golpe e tentati omicidi praticati contro un presidente.

La serie delle operazioni sovversive è iniziata attraverso lo Spygate del 2016 sul quale proprio in questi giorni il procuratore John Durham ci sta mostrando le prove inoppugnabili del ruolo giocato da Hillary Clinton nello spionaggio illegale praticato contro il presidente americano anche attraverso la decisiva assistenza dello stato profondo Italiano.

La Clinton è stata la mente di questa operazione il cui unico scopo era rovesciare Donald Trump.

La serie degli atti sovversivi è poi proseguita attraverso almeno tre attentati alla vita di Trump, due messe in stato di accusa e la più grossa frode elettorale della storia praticata nel novembre del 2020.

I poteri globali hanno tentato qualsiasi carta pur di liberarsi di Donald Trump per il semplice fatto che senza il controllo degli Stati Uniti qualsiasi ipotesi di costruire un governo mondiale è semplicemente inattuabile.

 

Non esiste un’altra potenza economica e militare in grado di ingerire e influire negli affari di un altro Paese come può farlo gli Stati Uniti. Tutta la rete di agenzie dell’intelligence costruita e finanziata dalle famiglie che rappresentano il vero potere occulto è stata pensata per consentire agli USA di colpire e rovesciare in qualunque momento coloro che si fossero opposti ai disegni del Nuovo Ordine Mondiale.

 

Washington è stata trasformata da questi poteri in una sorta di centrale della sovversione internazionale.

Fu per questo che il presidente cileno Salvador Allende venne destituito nel 1973 su ordine di Henry Kissinger, uomo forte del Bilderberg e di Davos di Klaus Schwab.

Fu per questo che Aldo Moro venne minacciato di morte da Kissinger nel 1976, e finì poi ucciso dalle BR due anni dopo.

E fu per questo che Slobodan Milosevic, presidente della Serbia negli anni’90, e Muammar Gheddafi, vennero rovesciati e uccisi ancora una volta dalla NATO.

 

La NATO in questo senso non ha rivestito in alcun modo il ruolo di un’organizzazione volta a preservare la stabilità e la sicurezza dei Paesi Occidentali. La NATO ha rivestito il ruolo di un’organizzazione terroristica che ha eliminato tutti coloro che costituivano un intralcio per il piano di dominio globale voluto dalle élite internazionali con a capo il nuovo Hitler, Klaus Schwab.

 

Nulla c’entrava la retorica del contenimento del blocco sovietico visto che l’Alleanza Atlantica piuttosto che sciogliersi dopo il crollo del muro di Berlino si è espansa incredibilmente ad Est.

La vera ragione dell’esistenza della NATO è quella di essere il braccio militare del Nuovo Ordine Mondiale di Klaus Schwab , ma questa condizione è possibile solamente se gli USA restano sotto l’ala dell’atlantismo.

 

Questa la ragione per la quale il mondialismo ha cercato in ogni modo di riprendersi l’America e questo proposito è fallito anche dopo la frode del 2020.

Abbiamo visto ormai come in numerose occasioni il fantoccio Joe Biden non abbia eseguito gli ordini che questi poteri gli avevano prescritto.

Al contrario, abbiamo assistito Biden andare esattamente nella direzione opposta e allontanarsi dalla sfera atlantica quando ha completato il ritiro delle truppe dall’Afghanistan, e quando in questi giorni si è rifiutato di mandare truppe di militari americani in Ucraina lasciando quindi a Putin campo libero.

 

Le ragioni di questa anomalia risiedono nel fatto che Biden in realtà non si è mai realmente insediato quando Trump nel gennaio del 2021 firmò l’Atto contro le Insurrezioni e trasferì il potere ai militari impedendo così all’amministrazione Biden di insediarsi in maniera effettiva.

Gli Stati Uniti quindi non sono tornati nella sfera del mondialismo ed è questa un’altra ragione che ha portato al fallimento della farsa pandemica che nell’ottica di Davos avrebbe dovuto portare al Grande Reset di Klaus Schwab , un riordino della società che avrebbe portato ad una messa al bando di tutti coloro che non si fossero inoculati con il siero sperimentale chiamato impropriamente vaccino.

 

Si è manifestato il fenomeno inverso. I governi europei hanno tolto quasi ogni restrizione e la Russia e gli Stati Uniti hanno fatto da apripista in questo senso uscendo dalla operazione terroristica del coronavirus già lo scorso anno.

Alla debole Unione europea, ultimo flebile baluardo del globalismo, non restava altra scelta. Le altre grandi potenze avevano già affondato il piano di Davos ideato da Klaus Schwab e persino la Cina Comunista in rotta di collisione con le élite occidentali per interessi radicalmente divergenti ha voltato le spalle ai poteri globali.

 

Siamo quindi giunti all’ultima conclusione di un atto che è quello che sta scrivendo la parola fine all’ideologia che sottende il neoliberismo economico che ha partorito il mostro della globalizzazione e a quella politica e spirituale, nel senso deteriore del termine, che sottende invece quella massonica del cosiddetto Nuovo Ordine Mondiale.

Trump e Putin in questo senso hanno siglato una vera e propria alleanza patriottica che ha impedito la manifestazione e il rilascio della Bestia, l’espressione biblica che identifica quel tiranno globale che un giorno dominerà il mondo.

 

I due presidenti sono stati una sorta di katehon politico che ha impedito la definitiva ascesa del governo totalitario planetario che avrebbe fatto polvere delle nazioni e perseguitato brutalmente chiunque avesse osato opporglisi.

Allo stesso modo, sotto il piano più strettamente spirituale, stavolta nel senso migliore del termine, è stato l’arcivescovo Carlo Maria Viganò a raccogliere attorno a sé i cattolici smarriti che si sono allontanati dalla falsa chiesa di Bergoglio, prostituita a questa falsa ideologia massonica.

 

L’Ucraina è quindi la chiusura del cerchio. È l’inizio della irreversibile fine di tutto un mondo che era stato concepito molti decenni prima e che i signori del globalismo credevano di veder realizzato in questo frangente storico.

L’ininfluente Unione europea ormai non può più nulla per fermare il meccanismo perché orfana della protezione degli Stati Uniti che ormai hanno intrapreso un cammino nuovo, in attesa del ritorno ufficiale di Trump, sempre più prossimo, che porterà alla fine ufficiale del mondialismo in ogni sua forma, politica, militare ed economica.

L’alba del Nuovo Ordine Mondiale si è definitivamente conclusa. Questa fase storica sembra aver dato inizio piuttosto al suo definitivo tramonto.

 

La beffa per i circoli di Davos  ,il cui capo è KLAUS Schwab ,è stata tremenda. Sono andati a dormire convinti che l’ordine totalitario globale fosse alle porte e si sono risvegliati scoprendo che il mondo che avevano immaginato è andato definitivamente in mille pezzi.

 

 

 

 

 

“THERE IS NO ALTERNATIVE: FUCK THE USA”.

 

Comedonchisciotte.org- Verdiana Siddi- Alberto Conti-( 12 Aprile 2022)- ci dicono : 

 

Questo direbbero oggi i rappresentanti del deep state americano se, per uno strano incantesimo dopo una notte di bagordi, si risvegliassero europei, cinesi o indiani.

 

E’ perlomeno dagli anni ‘80 che in anglolandia va di moda lo slogan T.I.N.A., sdoganato da Margaret Thatcher e finalizzato a far metabolizzare forzosamente le politiche antipopolari neoliberiste, mentre è datata 2014 la famosa frasetta della Nuland “fuck the EU”, nel contesto della gestione del dopo golpe colorato in Ucraina .

 

Oggi, 2022, l’unione delle due espressioni “There is no alternative: fuck the EU”, si sta realizzando sotto i nostri occhi di europei, vittime impotenti di una strategia di sopravvivenza di quello stesso deep state USA, sintetizzata nel delirante progetto globalista noto come “great reset” di Klaus Schwab.

 

Quel che penserebbero oggi degli USA i globalisti anglofoni, ipotizzato nel titolo di questo articolo immaginandoli invece nei panni degli europei, non è certo il nostro auspicio, sia per coerenza con un progetto alternativo di multipolarismo reciprocamente rispettoso e includente, sia per scongiurare probabili colpi di coda di un potere messo alle strette, ma che non sa perdere. Ovvero delle reazioni estreme quanto irresponsabili, dalle conseguenze potenzialmente apocalittiche per l’umanità intera.

 

Tuttavia questa nostra ipotesi alternativa, salvifica rispetto alla caduta catastrofica dell’impero unipolare (caduta che è comunque inevitabile e già nei fatti che la stanno annunciando) si scontra con la folle “logica” di un deep state che purtroppo ben conosciamo da ormai troppi decenni, per non prevederne le mosse successive negli scenari che si vanno rapidamente delineando nel segno della guerra.

 

Che non è solo economica e militare tra poteri geopolitici, ma anche una guerra all’ultimo sangue, il nostro, contro le regole della stessa Madre Terra che ancora ci ospita e ci nutre amorevolmente, ma non incondizionatamente.

Mi riferisco alle violenze contro natura di ogni scriteriata applicazione di tecnologie di massa, quasi sempre a scopo di lucro smodato di un’élite al potere di fatto, non appena nuove conoscenze tecnico-scientifiche la rendono disponibile. 

 

Comportamenti spesso folli e criminali (dettati da personaggi come Klaus Schwab, il nuovo Hitler ) accompagnati ad un deperimento culturale e spirituale altrettanto di massa, che sgretola i valori tradizionali e prepara il terreno all’accettazione passiva di nuove forme di follia collettiva, come ad es. l’invadenza dell’ossessione LGBT che intende soppiantare l’armonia, peraltro universale in natura, tra maschio e femmina, che tanto ha ispirato l’arte ed il pensiero nei secoli scorsi.

 

Ma vediamo rapidamente come e perché la strategia del deep state anglofono, della quale la Nuland è un ingranaggio significativo, dopo un iniziale apparente successo si ritorcerà contro le stesse forze che l’hanno concepita e perseguita così pervicacemente.

 

Al momento questa diabolica strategia (di Klaus Schwab)ha ottenuto la divisione tra Europa e Russia, compattando una fasulla unione europea sotto il segno della subalternità incondizionata al centro dell’impero.

 Ma a quale prezzo?

 Il suicidio economico e politico dell’Europa stessa, e la contrapposizione radicale tra occidente e resto del mondo, che però non è più un “terzo mondo” facile preda di sfruttamenti crudeli e incontrastati, ma al contrario sta superando “il maestro” capitalista nei fondamentali più rilevanti, alcuni vizi compresi.

 

Esiste però una forza interiore, sia nei singoli individui che nella società, che si chiama istinto di sopravvivenza, e si manifesta in tutta la sua potenza creativa e rivoluzionaria proprio nei momenti di maggiore sofferenza e pericolo. Una forza in grado di archiviare l’attuale regime del terrore, specialmente se questo terrore, con annesso ricatto, è più un artefatto propagandistico che una realtà tangibile.

 

E così, dopo la piccola Ungheria del “populista” Orban, c’è da scommettere che anche la grande Germania del dopo-Merkel pagherà l’indispensabile metano russo in rubli, come richiesto da Putin proprio di conseguenza al furto dei fondi russi in valuta estera “custoditi” da un occidente ormai resosi del tutto inaffidabile.

 E a nulla serve giustificare la manfrina delle “giuste” sanzioni contro il “cattivo” di turno, secondo un copione ormai logoro, al quale non crede più nessuno, a parte alcuni zombificati nelle colonie e altrettanti indifferenti nel centro dell’impero, gente che comunque ha, o presume di avere, la sua bella convenienza nel crederlo.

 

La grande depressione prossima ventura, ormai dietro l’angolo, dovrà inesorabilmente trovare soluzione in una reazione di massa propositiva che spazzi via le vere cause del disastro, cioè la complice “solidarietà” estorta dall’impero agonizzante, meglio detta collaborazionismo.

Si potrebbero fare molti altri esempi, ma la morale sarebbe sempre quella: ad ogni azione per salvare l’insalvabile corrisponderà una reazione opposta, che farà precipitare “la caduta degli dei”.

 

L’insalvabile tecnico è la moneta di riferimento, il dollaro, creato a dismisura dal nulla a spese di un mondo vessato e parassitato. E l’uso che se ne fa, per autosostenersi con un’economia di guerra voluta. Guerre condotte quasi sempre per procura, con le relative tragedie e sofferenze altrui.

 

Che c’è di più normale che voler vendere la propria merce nella propria valuta?

Eppure questo è diventato un atto rivoluzionario, trasgressivo dell’ordine imperiale, costato carissimo a chi ci ha provato non avendo però gli strumenti per pararne le conseguenze, la furiosa reazione repressiva di un impero minacciato nella sua stessa essenza ed esistenza.

Ma i tempi son cambiati, sono cresciuti alcuni pesi massimi geopolitici, con interessi confliggenti con quelli dei bulli e dei serpenti che parlano quell’unica lingua dell’impero unipolare che divide ed impera, affascina e minaccia, indebita e ricatta.

Sta per finire quest’epoca, proprio mentre l’umanità deve decidersi a crescere spiritualmente per poter fare le scelte giuste, per poter governare il progresso tecnologico che rende il pianeta sempre più piccolo e insufficiente per i senz’anima dal cervello selettivamente atrofizzato.

Diceva una pubblicità di pneumatici che “la potenza è nulla senza controllo”. A questo punto possiamo ben dire, in senso lato, che la potenza diventa letale senza controllo, ma il controllo è vano senza un’ anima di riferimento, senza i valori e gli scopi propri e naturali delle persone adulte e consapevoli, responsabili della loro e dell’altrui esistenza sul pianeta.

 

Questa rivoluzione delle coscienze è un passaggio oggi obbligato per la sopravvivenza dell’umanità, e in generale è anche una precondizione indispensabile per poter realizzare la democrazia come unico metodo di autogoverno lecito, o almeno provarci in buona fede.

 

I guerrafondai e i distruttori di cultura, seminatori d’odio e divisione tra gli umani (in cui il diavolo  di turno è Klaus Schwab ), siano perciò ricacciati nelle profondità dell’inferno da cui provengono, e lasciamo che la storia segua il suo corso naturale senza di loro.

In questo frangente della storia si tratta della fine inesorabile di un impero, divenuto unipolare e perciò stesso totalitario, in un epoca già di per sé insidiosissima a causa della crescita esponenziale delle capacità concrete di manipolare in ogni modo e misura la natura che ci circonda e la stesse psiche umana.

Capacità selezionabili, finanziabili e utilizzabili nel bene e nel male da nuclei di potere concentrato e nascosto, rivelatisi spesso tanto folli e malvagi quanto apparentemente invincibili nella loro forza dominatrice, per quanto ottenuta illegittimamente con artifici astutamente legalizzati nella gestione monopolistica e privatistica della moneta, finalizzata all’accumulo smodato di ricchezze che tutto possono comprare e corrompere.

 

Sono ormai quasi ottant’anni che l’Italia si ritrova legata mani e piedi a questo sistema imperiale, ormai corrotto e morente. Un tempo più che sufficiente come sconto di pena per la scellerata alleanza storica tra nazismo tedesco e fascismo italiano, tragicamente conclusasi con la disfatta bellica e gli orrori del razzismo.

E’ tempo che tutti i Popoli, noi compresi, si affranchino da ogni totalitarismo e si autodeterminino in piena libertà, senza condizionamenti esterni, in un mondo multipolare e reciprocamente rispettoso.

Se vogliamo sopravvivere ancora a lungo su questa vecchia astronave lanciata nello spazio, non c’è proprio alternativa.

 Anche i più folli Paperon de’ Paperoni (tra cui Klaus Schwab), che parlino inglese o qualunque altra lingua, devono farsene una ragione. Le loro aspettative elitarie di salvarsi in esclusiva dopo aver provocato l’affondamento della nave dei “sorci” sono del tutto vane, è molto più probabile l’esatto opposto.

(Alberto Conti).

 

 

 

 

 

 

GERMANIA COINVOLTA IN ‘ATTIVITÀ

BIOLOGICHE MILITARI’ IN UCRAINA.

 

Comedonchisciotte.org -  Massimo Cascone intervista Maria Zakharova-( 16 Aprile 2022). 

 

Maria Zakharova Direttore del Dipartimento Informazione e Stampa del Ministero degli Esteri russo .

 

 

Domanda: Si è saputo che durante l’operazione militare speciale in Ucraina, le truppe russe hanno scoperto nuovi documenti sulle attività biologiche militari svolte nella nazione. Puoi parlarne in modo più dettagliato?

 

Maria Zakharova: Come risultato dell’operazione militare speciale in Ucraina (SMO), le forze armate russe hanno trovato documenti che fanno luce sul programma bio-militare attuato dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti in Ucraina. I ricercatori del programma stavano studiando i patogeni più pericolosi: potenziali agenti biologici per armi biologiche che hanno obiettivi naturali sia in Ucraina che in Russia.

Stavano anche studiando i modi in cui le epidemie si diffondevano sulla base di questi agenti.

La portata del lavoro rende evidente che una parte considerevole, e probabilmente la più importante, delle informazioni sul programma militare americano rimane nascosta alla comunità internazionale.

 

Parlando a un’audizione della commissione per le relazioni estere del Senato degli Stati Uniti il ​​9 marzo 2022, il sottosegretario di Stato per gli affari politici, Victoria Nuland, ha affermato che Washington stava cercando di impedire il trasferimento di alcuni materiali di ricerca dai bio-laboratori ucraini alle forze russe.

 

Durante i briefing con la stampa del 7, 10, 17, 24 e 31 marzo, il capo delle forze di difesa dalle radiazioni, chimiche e biologiche delle forze armate russe Igor Kirillov ha descritto le attività bio-militari statunitensi in Ucraina, sulla base delle informazioni ottenute durante l’SMO in Ucraina dalle forze armate russe. Ha anche formulato conclusioni basate sull’analisi di esperti. I ricercatori continuano a studiare questi materiali.

 

 Domanda: Cosa sta facendo la Russia per assicurarsi che gli Stati Uniti forniscano chiarimenti sulla sua cooperazione biologica militare con l’Ucraina?

 

Maria Zakharova: La Russia ha reso pubblici i fatti finora emersi all’ONU e ad altre organizzazioni internazionali e ha invitato le autorità statunitensi a fornire spiegazioni dettagliate, ma, prevedibilmente, Washington non sembra essere pronta a condividere con il pubblico qualsiasi informazione significativa sul suo programma biologico militare in Ucraina.

 

Inoltre, chiaramente, la Casa Bianca ritiene che l’offesa sia la migliore difesa e ha lanciato l’ennesima campagna di propaganda incentrata sulla falsa affermazione che gli sforzi del nostro Paese per attirare l’attenzione della comunità internazionale sulle attività dei biologi militari statunitensi in Ucraina non sarebbero nulla, più di una cortina fumogena, che, dicono, Mosca cercherà di utilizzare per coprire il potenziale uso di armi biologiche o chimiche durante l’operazione militare speciale condotta dalle forze armate russe.

 

Questo rozzo tentativo degli Stati Uniti di distogliere l’attenzione pubblica da questa pericolosa questione esplosiva dei laboratori biologici controllati dagli Stati Uniti in Ucraina e di affogarla in questa “sensazione apocalittica” è stato – a prima vista inaspettatamente – fortemente sostenuto dalla leadership politica tedesca.

 

Un certo numero di importanti politici e alti funzionari tedeschi, tra cui il Cancelliere federale tedesco Olaf Scholz, hanno rilasciato dichiarazioni che imitano la narrativa degli Stati Uniti sotto forma di giuste minacce e avvertimenti diretti alla Russia.

 

La posizione verbale proattiva ufficiale di Berlino rimane in linea con la strategia perseguita da molto tempo nel contesto della crisi ucraina (che non è utile per risolverla ora e che in precedenza ha portato il processo di Minsk in un vicolo cieco con la sua deliberata inclinazione pro-Kiev), ma si distingue tuttavia nel suo palese cinismo nei confronti del flusso complessivo di retorica anti-russa che è venuta dalla Germania nelle ultime settimane.

 

Innanzitutto, in considerazione della circostanza chiave che già prima che le Forze armate russe iniziassero questa speciale operazione militare, la Germania, insieme agli Stati Uniti, conduceva da molti anni vigorose attività biologiche militari in Ucraina e, forse, continua a farlo .

Crediamo fermamente che questo sia in gran parte ciò che motiva la Germania ad essere più attiva, rispetto ad altri paesi dell’UE, nei suoi tentativi di attribuire al nostro paese piani criminali riguardanti l’uso di armi biologiche e chimiche in Ucraina e nelle repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, che non sono stati ancora liberati.

 

 in considerazione della circostanza chiave che anche prima che le forze armate russe iniziassero questa operazione militare speciale, la Germania, insieme agli Stati Uniti, conduceva da molti anni vigorose attività biologiche militari in Ucraina e, forse, continua a farlo.

 

 Domanda: Ci sono ulteriori dettagli sulle attività biologiche militari tedesche in Ucraina?

 

Maria Zakharova: Per farvi capire meglio la situazione, citerò i seguenti fatti. Dal 2013, sotto gli auspici del Ministero degli Esteri federale tedesco, il governo tedesco ha implementato il Programma tedesco di biosicurezza (GBP) che include progetti di partenariato con agenzie governative e organizzazioni di ricerca nei paesi interessati, di cui l’Ucraina è entrata a far parte nel 2014, anno di Maidan.

 

 Specialisti tedeschi dell’Istituto di microbiologia delle forze armate tedesche (Monaco di Baviera), dell’Istituto Friedrich Loeffler (isola di Greifswald-Riems), dell’Istituto Bernhard Nocht per la medicina tropicale (Amburgo) e dell’Istituto Robert Koch (Berlino), specializzati nella ricerca di agenti biologici, sono impegnati in attività pratiche.

 

Secondo il Ministero degli Esteri federale tedesco, la terza fase della GBP sarà implementata nel 2020-2022. Possiamo dedurre dai materiali pubblicamente disponibili che gli obiettivi tecnici dichiarati del GBP includono, tra gli altri, la raccolta di informazioni sull’epidemia in paesi terzi, anche con l’uso della tecnologia dei big data, e lo sviluppo dell’infrastruttura dei paesi partner per la gestione di agenti biologici pericolosi.

 

L’Istituto di medicina veterinaria sperimentale e clinica di Kharkov è dal 2016 l’Istituto di microbiologia della principale controparte ucraina delle forze armate tedesche, come sappiamo dai suoi stessi dati.

I due istituti collaborano nell’ambito del progetto ucraino-tedesco intitolato “Iniziativa sulla sicurezza biologica e la difesa biologica nella gestione dei rischi zoonotici ai confini esterni dell’Unione europea”.

 

 Il fatto che il suo obiettivo ufficiale sia quello di “migliorare la situazione della difesa e della sicurezza biologica” in Ucraina, “in particolare nell’est del paese” fa sorgere la domanda retorica di quale confine i biologi militari tedeschi considerino un confine esterno ai fini della loro interessi professionali. È il confine russo-ucraino?

 

L’Istituto di microbiologia afferma nei suoi materiali che il progetto è correlato alla “potenziale minaccia del terrorismo biologico” in Ucraina nel mezzo delle ostilità senza fine nelle regioni orientali di quel paese.                    È chiarissimo che questo è un modo per inviare un sottile messaggio sul possibile “coinvolgimento” di DPR e LPR nei piani di schiusa per l’uso di armi biologiche proibite a livello internazionale.

 

 In tal modo, l’esercito tedesco ha deliberatamente intimidito le sue controparti ucraine per molto tempo e, di fatto, le ha contrapposte psicologicamente alle repubbliche del Donbass. Gli esperti ucraini di sicurezza biologica partecipano invariabilmente alle conferenze sulla bio-difesa medica che si tengono regolarmente presso l’Istituto di microbiologia delle forze armate tedesche.

Ovviamente, per garantire protezione contro un potenziale attacco biologico, è necessario prima studiare i potenziali agenti biologici con cui può essere realizzato. In altre parole, è necessario condurre ricerche nel campo delle armi biologiche o chimiche. Le Forze armate tedesche (AFG) hanno sufficienti conoscenze e abilità pratiche in questo settore, come è stato dimostrato dallo scandaloso incidente con il misterioso avvelenamento del blogger Alexey Navalny.

Gli specialisti dell’Istituto di Farmacologia e Tossicologia dell’AFG – un’istituzione militare alleata dell’Istituto di microbiologia dell’AFG – avrebbero rilevato molto rapidamente nel corpo del cittadino russo tracce di una tossina militare che la NATO elenca nella famiglia Novichok.

 

L’istituto tedesco Friedrich Loeffler, responsabile del centro per lo studio dei virus più pericolosi e delle infezioni zoonotiche sull’isola baltica di Riems, mantiene una collaborazione attiva con l’Istituto statale di ricerca di diagnostica di laboratorio e competenza veterinaria-sanitaria ucraino (Kiev), l’Istituto statale di controllo scientifico di biotecnologia e ceppi di microrganismi (Kiev) e anche con l’Istituto di medicina veterinaria sperimentale e clinica (Kharkov) che collabora parallelamente con l’Istituto di microbiologia AFG.

 

In Ucraina, il Friedrich Loeffler Institute si è concentrato sulla febbre emorragica della Crimea-Congo. Gli scienziati sovietici lo scoprirono per la prima volta sul territorio della Crimea russa nel 1944.

 

Il Bernhard Nocht Institute for Tropical Medicine ha concentrato le sue attività in Ucraina su febbri estremamente pericolose: Denge, Chikungunya, West Nile e Usutu, solo per citarne alcune.

 

Queste informazioni sulle attività bio-militari della Germania in Ucraina sono tutt’altro che esaustive. Non si può escludere che, con l’avanzare dell’operazione militare speciale, ulteriori documenti verranno scoperti dalle forze armate russe. Secondo rapporti confermati, la Germania ha coordinato strettamente il suo lavoro sulla sicurezza biologica con i suoi alleati americani che hanno creato una rete di almeno 30 laboratori biologici in Ucraina. Oltre alle loro altre attività, erano coinvolti in ricerche pericolose.

 

Esortiamo i funzionari tedeschi a smettere immediatamente di diffondere false accuse sulle intenzioni del nostro Paese di usare armi vietate dal diritto internazionale. Crediamo che tali affermazioni possano servire solo a spingere i battaglioni neonazisti a commettere orribili provocazioni e la responsabilità morale delle loro tragiche conseguenze sarà condivisa da Berlino.

 

(Massimo A. Cascone- rt.com/russia/553975-germany-military-biological-ukraine-zakharova/).

 

 

 

 

 

 

 

Perché diciamo no alla

“dittatura” del pensiero unico.

 

Interris.it- Massimo Gandolfini - (21 luglio 2020)- ci dice :

 

 

“Il giornalismo italiano è libero perché serve soltanto una causa ed un regime: è libero perché nell’ambito delle leggi del regime può esercitare, e le esercita, funzioni di controllo, di critica e di propulsione”.

10 ottobre 1928, discorso di Benito Mussolini ai giornalisti.

Inizia così la stagione della censura fascista, con la repressione delle libertà di pensiero, opinione e associazione che culminerà nelle tragiche “leggi razziali” del 1938.

 Forti di questa dolorosa esperienza, dovremmo avere ben chiaro che ogni forma di dittatura, culturale e politica, ha sempre avuto e avrà sempre un grande nemico: la libertà di pensiero e di opinione.

 

Chi esce dal coro, chi non si allinea ai canoni del pensiero unico, chi pervicacemente crede che la verità non può essere manipolata a piacimento e che ci sono valori e principi fondanti l’umano, che rendono una società “civile”, oggi viene emarginato e ghettizzato dai “salotti” del potere culturale e mediatico, e domani potranno scattare le manette. Già, perché il pensiero unico tollera solo servi e schiavi della “verità” unica che esso stesso produce.

 

Certamente sono tinte fosche, per nulla rassicuranti, che da tempo colorano l’orizzonte del nostro vivere quotidiano, ma che a parer mio stanno presentando una pericolosa accelerazione: stiamo passando dalla dittatura del relativismo – certamente dannosa, ma che garantiva, anzi pretendeva, spazi di libertà alle opinioni del singolo – al totalitarismo del pensiero che non ammette repliche, non disdegnando di blindare il proprio potere ricorrendo al codice penale.

 

Lo stiamo vivendo in questi giorni, con la vicenda del ddl Zan sulla cosiddetta “omotransfobia”: dietro la maschera dell’alto valore di etica pubblica rappresentato dal contrasto ad ogni forma di discriminazione, ci sta la realtà di voler vietare ogni libertà di opinione e di manifestazione del pensiero su temi di enorme portata culturale, sociale, morale e religiosa quali l’affettività, la sessualità, la famiglia e l’educazione delle nuove generazioni.

(Hanno paura reverenziale di Klaus Schwab di Davos , il costruttore di bombe atomiche in Sud Africa ! Ndr).

 

E’ ben assurdo che in questo nostro tempo contrassegnato dal trionfo del libero arbitrio e della autodeterminazione senza limiti, si cerchi di imporre una visione della vita relazionale, opponendosi alla quale devono scattare le manette e la rieducazione “mentale”!

Non passa giorno in cui non si senta dire che viviamo in un mondo globale, multietnico, multiculturale, multireligioso, in cui la tolleranza reciproca è regola indispensabile, e poi ci troviamo ad essere etichettati come “fascisti, seminatori d’odio, violenti discriminatori” – passibili di carcerazione – se in una pubblica piazza, in una scuola, in un convegno o dibattito si sostiene che l’adozione omogenitoriale è un’assurdità, l’utero in affitto è un incivile abominio, la natura ci offre due sessi e due generi e l’ideologia gender è “uno sbaglio della mente umana” (Papa Francesco), la famiglia naturale è una sola, con mamma, papà e figli.

 

Chi rivendica la libertà di pensare ed agire in modo esattamente opposto, non può imbavagliare a suon di codice penale chi non condivide, perché questo è il “sugo” della democrazia.

 Nel ddl Zan questa è la posta in gioco: il futuro del pensiero libero.

La narrazione dominante ci parla di “emergenza omofobica”, che esige una “legge speciale” per arginare queste vergognose condotte.

Domandiamoci: ci sono individui spregevoli che offendono, picchiano, diffamano persone omosessuali? Certamente sì.

Ci sono leggi che puniscono i colpevoli di questi reati e tutelano i cittadini italiani, omosessuali o eterosessuali che siano? Certamente sì.

Ci sono già stati casi di condanna per le condotte delittuose sopra descritte? Certamente sì.

 

L’ordinamento della Repubblica Italiana, a partire dalla Costituzione, si è dotata di tutti gli strumenti giuridici necessari a garantire la dignità di ogni persona, la difesa da ogni possibile violazione dei suoi diritti e la condanna degli autori di azioni delittuose.

Ecco perché questa legge – anche a prescindere dalla evidente deriva antidemocratica e liberticida – è inutile.

Anzi dannosa, perché – proponendosi come antidiscriminatoria – in realtà crea una nuova discriminazione, quella dei cittadini italiani che non essendo persone omosessuali non godranno delle stesse super-garanzie riservate a queste.

 

Nel ’68 uno slogan molto diffuso recitava “la fantasia al potere”; parafrasando, oggi viviamo tempi di “assurdità al potere”!

 La prova? Chi è omofobo deve essere rieducato prestando lavoro gratuito presso associazioni LGBTQ+ con l’aggiunta che gli verranno ritirati patente e passaporto!

Sarà un caso, ma è proprio quanto fece il KGB con Alexander Solgenitsin quando vinse il premio Nobel.

Si realizza la previsione di un “profeta” di sinistra e omosessuale, Pierpaolo Pasolini: “Il nuovo potere utilizzerà le vostre parole libertarie per creare una nuova inquisizione, un nuovo conformismo, e i suoi chierici saranno chierici di sinistra”.

 

“#restiamoliberi è la parola d’ordine che sta riempiendo le piazze di tutt’Italia: gli italiani sanno molto bene quanto sangue e lacrime è costato ai propri padri e nonni riconquistare la libertà di pensiero e di associazione.

 

Non penso di chiedere la luna nel pozzo se pretendo di essere libero di dire che vedere due persone dello stesso sesso che si baciano in pubblico “non MI piace” ed insegno a non farlo, a chi mi vuole ascoltare. Discorso d’odio?

Per i fautori di questo assurdo ddl, certamente sì. E non pensate che non ci sarà qualche giudice, in qualche tribunale, zelante sostenitore di teorie gender, che non brinderà a questa grande occasione di condannare un omofobo?

La dittatura dell’assurdo si impone attraverso leggi persecutorie, e si legittima attraverso campagne di menzogna: dai cristiani incendiari di Roma, agli ebrei predatori del mondo; dalla superiorità degli ariani, all’omotransfobia. #RESTIAMOLIBERI.

 

 

 

 

La dittatura del pensiero unico.

 

Ilfarosulmondo.it- Redazione-Franco Nerozzi- (21-9-2021)- ci dice :

 

 

La quasi – dittatura del pensiero unico in Italia è protetta dall’Ordine dei Giornalisti.

Nella lista dei doveri degli iscritti, redatta dall’inutile organo, l’articolo 2 recita:

 “Il giornalista difende il diritto all’informazione e la libertà di opinione di ogni persona; per questo ricerca, raccoglie, elabora e diffonde con la maggiore accuratezza possibile ogni dato o notizia di pubblico interesse secondo la verità sostanziale dei fatti”.

 

Sulla base dei suoi retorici principi di deontologia professionale l’Ordine andrebbe sciolto oggi stesso. Non domani. Oggi.

Perché ogni giorno in più che trascorriamo sotto la “tutela” di questa pomposa e sterile ape regina dell’informazione, quella masnada di bugiardi ossessivi che conducono programmi televisivi e dirigono giornali, allontana questo Paese dalla verità e dalla auspicabile pratica del confronto delle idee.

 

Non vediamo infatti erogare sanzioni contro coloro che sistematicamente e spensieratamente ledono ogni giorno il diritto di contraddittorio che, fin dalle scuole elementari, ci avevano raccontato essere elemento fondamentale della convivenza civile e della tanto sbandierata libertà democratica.

 

Pensiero unico e male assoluto.

Prendetevi un giorno di ferie, mettetevi un thermos di caffè accanto al divano ed incollatevi alla televisione dalle ore otto del mattino alle due della notte.

Vedrete che l’intera giornata dell’informazione sarà alimentata da noi.

 

Si, proprio da noi. I cattivi, gli analfabeti, i troppo vecchi per votare, i troppo giovani per votare, quelli che soffiano sul fuoco approfittando dell’ignoranza altrui, quelli che pretendono di pubblicare dei libri e di cucinare delle carbonare avvelenate, quelli che vorrebbero aprire pericolose librerie e negozi di abbigliamento, quelli che vanno in capo al mondo a fare finta solidarietà per coprire i propri interessi nel traffico di droga e di armi, quelli che intrecciano trame all’ombra del Cremlino, quelli che, in poche parole, non intonano “bella ciao”, il nuovo “Cantico dei Cantici” che allieta le orecchie della Gerusalemme partigiana.

 

Una giornata di televisione e di milioni di euro di sacra pubblicità intascati dai padroni del pensiero unico e privati grazie alla nostra vomitevole esistenza da esponenti del male assoluto.

 

Ma tutto questo avviene, miracolosamente, senza che alcuno di noi metta piede in uno studio televisivo.

Il contraddittorio, che l’Ordine dei Giornalisti DOVREBBE garantire, resta un sogno impalpabile.

 Per coprirsi le spalle, i conduttori invitano sempre qualche figura di contorno che dovrebbe rappresentare, nel grottesco processo da Gulag, la difesa dei delinquenti.

 

Di solito si opta per qualche oste avvinazzato o per qualche alfiere della borghesia capitalista che finisce per attaccare il “Komunismo” e per chiamarci, bontà sua, “imbecilli”. (Franco Nerozzi).

L'Iran respinge il rapporto sui

diritti umani degli Stati Uniti.

 

Ilfarosulmondo.it- Redazione- (16-4-2022)- ci dice :

 

 

Tasnim – Giovedì il ministero degli Esteri (Iran) ha respinto categoricamente il rapporto annuale del Dipartimento di Stato americano sui diritti umani , sottolineando che tali rapporti ripetitivi, infondati, politicizzati e impiccioni non daranno loro legittimità.

 

Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano Saeed Khatibzadeh ha rilasciato il commento in risposta ai Rapporti annuali sulle pratiche dei diritti umani del Dipartimento di Stato americano pubblicati martedì, affermando che la pubblicazione di rapporti ripetitivi e infondati non darebbe legittimità a tali rapporti.

 

Il portavoce ha aggiunto che è chiaro che nessuno può aspettarsi che il governo degli Stati Uniti, dedito alla menzogna, dica la verità e le realtà esistenti.

 

"Pertanto, la natura parziale, politicamente accusata e impicciona del rapporto è chiara ed ovvia per tutti e per la nazione iraniana", ha osservato Khatibzadeh. Ha affermato che la storia del governo degli Stati Uniti è piena di guerre, colpi di stato, aggressioni, omicidi, rapimenti, blocchi economici e uccisioni di innocenti in diverse parti del mondo, ha riportato il sito web del ministero degli Esteri.

 

Khatibzadeh ha aggiunto che il governo degli Stati Uniti è il principale violatore dei diritti umani e, quindi, non è in grado di parlare di concetti elevati come i diritti umani.Ha notato che gli Stati Uniti versano lacrime di coccodrillo per il popolo iraniano in un momento in cui i suoi stessi crimini contro gli iraniani, incluso l'abbattimento di un aereo passeggeri, la provocazione dei suoi lacchè interni ad assassinare persone e funzionari negli ultimi decenni e sforzi a tutto campo di privare il nobile popolo iraniano dei loro diritti fondamentali rimangono nella memoria degli iraniani.

 

Il portavoce del ministero degli Esteri ha osservato che le misure coercitive unilaterali degli Stati Uniti, comprese le sanzioni economiche illegali, sono un chiaro esempio di terrorismo economico contro il popolo iraniano e sono il principale ostacolo all'importazione di medicinali vitali per i pazienti iraniani, che a loro volta hanno portato a un grossolano violazione dei diritti del popolo iraniano. Ha descritto le affermazioni del regime statunitense come ipocrite volte a raggiungere obiettivi politici illegittimi.

 

Khatibzadeh ha sottolineato che l'ordine diretto dell'allora presidente degli Stati Uniti di assassinare vigliaccamente il generale Qassem Soleimani, che era il campione della lotta al terrorismo nella regione dell'Asia occidentale, rivela perfettamente la natura terroristica degli Stati Uniti.

 

Ha aggiunto che il governo degli Stati Uniti sta chiudendo un occhio sulle gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani nel paese e nei suoi vassalli alleati.

Ha anche osservato che tutte le persone hanno ripetutamente visto come la discriminazione razziale contro le minoranze e gli afroamericani si stia verificando negli Stati Uniti in modo sistematico e su larga scala, il che di per sé ha portato a proteste di massa da parte di neri e altri cittadini del paese.

 

Khatibzadeh ha inoltre osservato che la brutalità sfrenata della polizia e l'assassinio di cittadini neri davanti agli occhi delle persone rivelano gli approcci contrari ai diritti umani del governo degli Stati Uniti e, più purtroppo, la risposta degli Stati Uniti a tali violazioni dei diritti è stata semplicemente mostra azioni, indifferenza e disattenzione .

 

Il portavoce ha infine osservato che l'Iran, in linea con le proprie leggi umanitarie e anche con i propri obblighi internazionali, ha sempre cercato di realizzare i diritti della grande nazione iraniana e di promuovere cause reali come i veri diritti umani.

Tali dichiarazioni e rapporti infondati e ipocriti non danneggeranno il governo iraniano e la volontà popolare e il movimento su questa strada per costruire un paese caro e orgoglioso in linea con i propri valori e principi religiosi e nazionali, ha concluso.

 

Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, nel suo rapporto annuale del 12 aprile, una volta contro l'Iran ha lanciato accuse infondate come "arresto o detenzione arbitraria" di attivisti politici, "negazione di un processo pubblico equo", nonché "rappresaglia motivata politicamente contro individui situati al di fuori del Paese."

L'Iran ha ripetutamente messo in guardia sullo sfruttamento dei diritti umani come strumento di pressione da parte dei paesi occidentali.

 

 

 

 

 

 

 

DITTATURA DEL PENSIERO UNICO.

 

Accademianuovaitalia.it- Francesco Lamendola- (7 maggio 2019 )- ci dice:

 

    È più difficile capire o parlare? Parlare è oggi diventato pericoloso? Un aspetto sgradevole che trattiene dal parlare quelli che hanno incominciato a "capire" è la quasi certezza di non essere creduti e di essere ridicolizzati .

(Francesco Lamendola) .

 

 

È più difficile capire o parlare?

(Francesco Lamendola).

 

 

 Domenica scorsa, 5 maggio 2019, il papa, in Bulgaria, invece di assolvere alla sua missione spirituale ha iniziato il suo tour pre-elettorale in vista delle consultazioni per il rinnovo del Parlamento europeo, e ha lanciato, da Sofia, l'ennesima crociata a favore dei migranti, dotati di uno speciale permesso divino per essere accolti incondizionatamente nei Paesi europei, e ha presentato se stesso come l'uomo del dialogo e della pace e come araldo di un nuovo modo d'interpretare e di vivere il Vangelo.

 

Peccato che non un solo prelato ortodosso si sia presentato all'appuntamento:

cosa che, ovviamente, i nostri mass media si son guardati bene dall'evidenziare, o anche solo dal riferire.

 C'erano solo un rappresentante del protestantesimo, uno dell'islam, uno del giudaismo, più un vescovo armeno.

Insomma, è stato peggio di un flop: è stato un segnale.

Le Chiese ortodosse non hanno raccolto il suo invito; nel cuore di un Paese ortodosso, nessuno ha voluto accoglierlo, se non il presidente della Repubblica, che è dubbio di quale credito goda in casa sua; peraltro, il Patriarca cattolico bizantino ha da tempo scomunicato il sedicente papa Francesco, e anche la Chiesa cattolica ceca lo ha dichiarato eretico, annunciando che la sede di San Pietro è attualmente vacante.

 

 Il papa, in Bulgaria, invece di assolvere alla sua missione spirituale ha iniziato il suo tour pre-elettorale in vista delle consultazioni per il rinnovo del Parlamento europeo, e ha lanciato, da Sofia, l'ennesima crociata a favore dei migranti!

 

 Questa è la situazione nell'altra metà dell'Europa, nel mondo ortodosso e fra i cattolici di rito orientale: le fanfaronate del signore argentino, i suoi gesti enfatici, le sue reiterate esortazioni al dialogo fra i popoli e le religioni, con tanto di bacio delle scarpe ai capi di Stato, non incantano proprio nessuno: solo nell'Europa occidentale il trucco funziona, perché qui i mass media, anche quelli laici e laicisti, sono tutti massicciamente schierati della sua parte e sono più che mai impegnati a nascondere gli abusi, gli scandali, le eresie che contraddistinguono questo pontificato.

 

In particolare, il suo continuo abuso della propria funzione spirituale per veicolare un’incessante, ossessiva propaganda mondialista e immigrazionista, così come i suoi silenzi assordanti e le sue omissioni per quanto riguarda i grandi temi etici e la persecuzione che i cristiani, specie i cattolici, soffrono nel mondo, nell'Europa orientale semplicemente non vengono più accettate; così come non vengono accettate le nuove indicazioni in ambito pastorale, come il via libera alla Comunione per i divorziati risposati a partire dalla pubblicazione di “Amoris laetitia”.

 

Nelle democrazie occidentali vige un controllo silenzioso ma ferreo sull'informazione, la cultura, la scuola e l'università:

non c’è un  vero contraddittorio,  non c’è un’offerta diversificata, ma tutto è riconducibile a un’unica regia il cui scopo è appiattire le coscienze, spegnere il senso critico e veicolare una versione strumentale delle cose, un quadro volutamente distorto della realtà.

(E’ il “liberal Dem Usa”…bellezza! Ndr).

 

Questa situazione ci conduce a delle curiose riflessioni. Noi europei occidentali siamo fieri della nostra democrazia e ci vantiamo di avere un sistema sociale basato sul pluralismo, il rispetto e la tolleranza della diversità:

 eppure tutto sta a mostrare che l'informazione è sostanzialmente taroccata e che anche gran pare del sistema culturale e scolastico non versa in condizioni migliori.

Si può passare da un giornale all'altro, da un canale televisivo all'altro, ma non si riesce mai ad avere una informazione realmente spassionata e completa: è come se vigesse una censura molto efficiente, anche se non dichiarata, che s'incarica di eliminare o addomesticare tutte le notizie che potrebbero gettare una luce diversa sulla realtà, e quindi aprire spiragli di consapevolezza e di autentico senso nei cittadini.

Tornando a Bergoglio, il pubblico che seguiva la Messa pasquale dalla televisione non ha potuto vedere la sua omissione liturgica, il rifiuto d'inginocchiarsi al momento dell'elevazione, perché le telecamere si sono spostate sui cardinali che si inginocchiavano, il che ha dato a credere che anche il papa stesse facendo lo stesso.

Questo è solo un esempio; e non vale solo per ciò che riguarda il tristo personaggio che si fa chiamare papa e che parla sempre di dialogo e ascolto, ma non dialoga mai con alcuno, perché troppo occupato a farsi incensare e idolatrare, e che si rifiuta di ascoltare le richieste dei cattolici, al punto da rispondere col più totale silenzio alla richiesta di chiarimenti su questioni di fede che gli vengono da cardinali, vescovi, sacerdoti e fedeli.

 

Se dall'ambito religioso si passa a quello delle cose profane, il quadro non cambia. Nelle democrazie occidentali vige un controllo silenzioso ma ferreo sull'informazione, la cultura, la scuola e l'università: non c'è un  vero contraddittorio,  non c'è un'offerta diversificata, ma tutto è riconducibile a un'unica regia il cui scopo è appiattire le coscienze, spegnere il senso critico e veicolare una versione strumentale delle cose, un quadro volutamente distorto della realtà. (Tutto è sotto la regia del “liberal Dem Usa”, ossia del “nuovo comunismo mondializzato”.Ndr).

 

E così l'invasione dell'Europa e la sostituzione della sua popolazione con africani e asiatici si chiama accoglienza ai profughi; la dittatura omosessualista e la sfacciata propaganda della ideologia gender diventa rispetto delle altrui scelte di vita; le spietate misure finanziarie ordinate dalla BCE e le infami speculazioni della grande finanza da parte di soggetti come George Soros, diventano politiche "virtuose" per ripianare il debito, e rispetto della libertà del mercato.(Tutto avviene sotto la diretta supervisione del magnate Klaus Schwab di Davos !Ndr).

 

 Europa libera e democratica? In Germania ci sono 4.000 persone al fresco per aver contestato la religione mondiale dei Sei Milioni!

 

 Tutto è travisato, tutto è mistificato: l'immagine della realtà che emerge dalle narrazioni "ufficiali" è fortemente deformata rispetto al vero, quasi irriconoscibile.

Ma quanti se ne accorgono?

Le intelligenze sono state "lavorate" da anni e decenni di intontimento progressivo, di abbrutimento delle facoltà critiche, secondo metodologie di condizionamento scientificamente studiate e collaudate, per esempio la cosiddetta “finestra di Overton”.

 

 Nel giro di qualche anno, si è trovato il modo di far sì che la stragrande maggioranza della popolazione finisse per accettare e considerare normali delle cose, delle situazioni, dei principi, che, prima, considerava aberranti, mostruosi, infami: ed è un processo che non conosce soste, anzi, sta subendo un’impressionante accelerazione.

 

I paletti della morale, e perfino del buon senso, sono caduti uno dopo l’altro: oggi si accettano tranquillamente i “matrimoni” fra persone dello stesso sesso; domani sarà la volta della pederastia, trasformata in pedofilia, e poi trasformata, a sua volta, in amore efebico, o amore precoce, ma comunque sempre amore, e siccome l’amore, si sa, è sempre una cosa bella, per non dire meravigliosa, che problema ci sarà se un adulto e un minorenne hanno una relazione sessuale?

 

Nessuno, è chiaro: finalmente saremo una società civile, che non ha stupidi pregiudizi, che non discrimina, che non è bigotto. Il signore e la signora Macron insegnano: la loro relazione sessuale non è forse nata quando lui era un imberbe studente di liceo, e lei la sua professoressa quarantenne, peraltro sposata e con tre figli?

 

 Ma, come si dice, vive l’amour!; l’amore non ha età; e bisogna andare là dove ci porta il cuore.

Il politicamente corretto avanza a grandi falcate, e rende giusto e buono quel che ieri era cattivo e riprovevole: bisogna aggiornarsi, bisogna saper stare al passo con i tempi. Chi si ferma è perduto.

Anche la dottrina religiosa si deve aggiornare, lo ripetono sempre i preti modernisti dopo il Concilio Vaticano II: oggi le condizioni sociali e culturali non sono più quelle della Palestina di duemila anni fa; bisogna prenderne atto.

 

Anche Gesù, se venisse ora, non direbbe e non farebbe le stesse cose di allora: terrebbe conto, anche Lui, dell’evoluzione storica. Questo è quel che si dice contestualizzare, storicizzare, calare in un ambiente preciso le parole del Vangelo, indirizzarle a un pubblico preciso.

Che non è più, oggi, quello dei pastori o dei pescatori della Giudea, ai tempi di Erode Antipa e Ponzio Piato; e non è neppure quello delle città greche dell’Asia Minore al tempo di San Paolo; meno ancora, quello del buio e superstiziosa Medio Evo, dove, come tutti sanno e come Umberto Eco insegna, ogni abbazia celava dei delitti, ogni tonaca di frate nascondeva un fanatico o un mascalzone, e ogni pensiero, ogni sentimento e ogni azione erano ispirati da un cupo disprezzo per la vita, da un pessimismo radicale sulla natura umana e da una scarsissima fiducia nella ragione.

 

Come dimostrano sant’Agostino e Alberto Magno, papa Silvestro e Tommaso d’Aquino, San Francesco e Dante Alighieri, Caterina da Siena e San Bernardino: una sfilza di personaggi ignoranti e zoticoni, che non capivano nulla né di filosofia, né di spiritualità, né di poesia, né di scienza o arte.

 

Per la "Dittatura del pensiero unico", l'invasione dell'Europa e la sostituzione della sua popolazione con africani e asiatici si chiama: "Accoglienza ai profughi"; la dittatura omosessualista e la sfacciata propaganda della ideologia gender diventa: "Rispetto delle altrui scelte di vita"; le spietate misure finanziarie ordinate dalla BCE e le infami speculazioni della grande finanza da parte di soggetti come George Soros, diventano politiche "virtuose" per ripianare il debito, e rispetto della libertà del mercato!

 

 I nostri maestri, infatti, sono gente del calibro di Eco, di Moravia, di Pasolini, di Piero Angela e di Piergiorgio Odifreddi: grazie ad essi le nostre menti pigre e ottuse sono rischiarate dalla luce del Vero.

In teologia, poi, abbiamo portenti come Vito Mancuso ed Enzo Bianchi: che si vuole di più?

Viviamo in un’epoca davvero fortunata.

 Non c’è neanche bisogno, se si vuol fare una ricerca, un approfondimento, di prendersi il disturbo d’andare in biblioteca, di consultare dei libri, come facevano i nostri nonni obsoleti e un po’ buffi: basta navigare qualche minuto in rete, o meglio ancora guardare qualche programma televisivo come Che tempo che fa o come Le Iene.

Premendo a caso i tasti del telecomando, si può passare una gradevole serata ascoltando Fazio, Saviano, don Mattia Ferrari (quello che sta sulla nave di Luca Casarini, Mediterrena, e che dice che il Vangelo è lì) e un profugo africano a far da spalla a quest’ultimo: in quattro a dir la stessa cosa (e anche pagati bene per farlo, almeno i primi due): sì alla migrazioni-invasione; oppure, sul secondo, si può ammirare una giornalista che tenta di estorcere un’intervista a un professore veneziano, accusato di essere “nazista”, e prima sbeffeggiarlo perché scappa e con ciò farebbe far brutta figura a Goebbels, poi, lasciando cadere la maschera del voler sentire le sue ragioni, buttandogli dietro le spalle una predica sul fatto che un insegnante di scuola non dovrebbe insegnare brutte cose ai suoi studenti, che non è etico e non è pagato per quello.

Non sappiano nulla di quel professore, non ne ricordiamo neppure il nome, ma una cosa è certa: basterebbe la vergognosa caccia all’uomo di cui è stato vittima per le calli di Venezia, per farci solidarizzare con lui.

(Don Mattia Ferrari: quello che sta sulla nave di Luca Casarini, Mediterrena, e che dice che il Vangelo è lì!).

 

 Ormai si è compiuto il salto di qualità: non solo sono bandite tutte le manifestazioni del pensiero divergenti dalla Narrazione del Pensiero Unico, quello deciso e ordinato da Rothschild , Rockfeller, Klaus Schwab ecc.e benedetto ufficialmente dai vari Berogolio, don Ciotti, De Luca e Saviano; ma sono incoraggiate tutte le forme di persecuzione contro chi si ostina a dissentire.

 

In Germania ci sono 4.000 persone al fresco per aver contestato la religione mondiale dei Sei Milioni; e leggi liberticide di quel genere, mascherate da difesa contro l’antisemitismo, esistono o sono in arrivo anche negli altri Paesi europei, Francia in primis.

Non parliamo poi dell’orribile piaga dell’omofobia, la quale, come è noto, infierisce ovunque e rende impossibile l’esistenza a migliaia di poveri gay, molestati, discriminati, perseguitati: ma quando ci decideremo a diventare una società civile?

 

Di nuovo, il buon esempio viene dalla chiesa di Bergoglio: in provincia di Verona c’è il caso di un prete che solo a stento si è deciso a lasciare la parrocchia e l’abito, dopo che era andato a sposarsi alle Canarie con un uomo.

 

Ma avrebbe voluto continuare a fare il sacerdote e ad amministrare i Sacramenti, in perfetta coscienza e onestà: infatti, come ha dichiarato alla stampa, lui ama sia Dio che suo “marito”; per finire con queste toccanti parole: Auguro a tutti d’incontrare un amore grande come quello che provo io per mio marito. E allora, chi siamo noi per giudicare? Perché no; perché un prete non potrebbe sposarsi; e, una volta ammesso questo sacrosanto principio di libertà, perché non potrebbe sposarsi con un uomo, se così gli piace, anziché, banalmente, con una donna?

 

L’amore è tutto e il Vangelo è amore: se non si è capito questo, non si è capito nulla.. Eh, già.

Infatti. In provincia dio Gorizia, un parroco ha dovuto fare le valigie, scaricato dal suo vescovo, perché aveva osato invitare un capo scout, che si era sposato in municipio con un uomo, a lasciare il suo incarico quale animatore dei giovani.

 

Logico: anche il viceparroco dissentiva, infatti lui era anche andato al matrimonio, a testimoniare che la chiesa di Bergoglio, la chiesa aperta e misericordiosa del terzo millennio non chiude la porta a nessuno, non esclude nessuno, non giudica nessuno.

 Tranne forse i cattolici, ma quelli veri: come il parroco che ha dovuto andarsene, sconfitto.

O come i francescani e le francescane dell’Immacolata, perseguitati da sei anni dal misericordioso signore biancovestito, quello che inneggia sempre al dialogo, all’inclusione, alla carità, ma che non si è mai degnato di spiegare, né a loro, né a nessun altro, di quale orrendo delitto si sarebbero resi colpevoli, così da meritare il commissariamento, la persecuzione, la chiusura del loro seminario, la proibizione d’incardinarsi nelle diocesi.

 

 Il flop del viaggio papale in Bulgaria "non raccontato" dai nostri media taroccati: le Chiese ortodosse lo hanno ignorato. Il Patriarca cattolico bizantino ha da tempo "scomunicato" il sedicente papa Francesco, e anche la Chiesa cattolica ceca lo ha dichiarato eretico, annunciando che la sede di San Pietro è attualmente vacante!

 

 Questo ci riporta al nostro tema principale: se è difficile capire come stanno le cose, oggi, a causa della dittatura del politicamente corretto e del totale appiattimento dell’informazione e della scuola, è forse più facile parlare, dopo che si è iniziato a  capire?

 

Mille e una ragione lo sconsigliano: non se ne ricaveranno che querele, processi, o licenziamenti, o emarginazione, o calunnie, o, nel caso dei cattolici, scomuniche.

Questo è quel che si rischia. Ma c’è un altro aspetto, ancora più sgradevole, che trattiene dal parlare quelli che hanno incominciato a  capire come stanno in realtà le cose: la quasi certezza di non essere creduti; di essere ridicolizzati; di passare per complottisti, per paranoici, per visionari, per affetti da manie di persecuzione. E questa prospettiva, per un animo forte, che non teme il licenziamento o il tribunale, apre però uno scenario se possibile ancor più deprimente.

 

Parlare, esporsi, rischiare: ma a che scopo, se gli altri, invece di dir ‘grazie’, ricambiano con la derisione, con la maldicenza, o con dei sorrisetti di compatimento, come si fa quando si è alle prese con dei pazzi, e sia pure con dei pazzi affetti da una lucida follia, come don Chisciotte della Mancia?

 

Vale davvero la pena di esporsi a questo tipo di gogna, a questa suprema incomprensione? Lo stesso Gesù Cristo aveva ammonito che, quando le possibilità di farsi capire sono negate, non è il caso di regalare le perle ai porci.

 In pratica, però, Lui ha dato l’esempio di cosa sia il vero amore del prossimo: sacrificarsi per la Verità, senza star lì a fare calcoli se ne valga la pena, oppure no…

 

 

 

 

 

A Ovest il Bene a Est il Male:

le semplificazioni del pensiero unico.

Lapresse.it-: Massimo Carpegna-(20 Marzo 2022)- ci dice:

 

Ma neanche la nostra informazione è del tutto innocente... L’unica salvezza, per chi sta in mezzo, è porre fine alla guerra.

 

Per tutto l’Occidente sotto l’ombrello americano, la guerra in Ucraina si può e si deve sintetizzare in un semplice concetto: la Russia ha invaso uno Stato sovrano che sta resistendo con tutte le sue forze.

 Ad Ovest c’è il bene, la libertà e la democrazia; ad Est il male, la violenza e la dittatura.

Alla maggioranza delle persone, ormai assuefatte alla comunicazione televisiva pubblicitaria, piace la sintesi.

Da anni la scuola ha sostituito l’amore per la filosofia con quello per l’elettronica applicata e la stessa fine ha fatto la storia, la letteratura e tutto ciò che un tempo apparteneva agli strumenti culturali per comprendere il presente, analizzarne i fenomeni così da indirizzare il futuro.

Senza renderci conto, ci siamo trasformati in esseri raggruppabili in categorie e orientabili, perché così conviene all’economia come alla politica.

 

Tornando alla guerra in Ucraina, lo sviluppo del semplice concetto ad Ovest la democrazia e ad Est la dittatura, è la cancellazione d’imperio di qualsiasi ragione possa esistere nella scelta di Mosca di valicare i propri confini.

Chi tenta un pur minimo ragionamento è subito inserito nella black list dei sostenitori del nuovo Hitler con il quale, evidentemente, ha dei punti in comune.

 

Alla meno peggio, si è tacciati d’appartenere agli utili idioti, ai complottisti, agli ingenui, poveri di mente e creduloni di fake news, che non sanno discernere la realtà – quella della comunicazione mainstream – dalla fantasia proposta dal web e da chi vi è dietro: la Russia, naturalmente.

Non è un caso che terrapiattisti, no vax, convinti assertori del grande reset e persone non del tutto convinte che il bene sia ad Ovest e il male ad Est, sono giudicati appartenenti alla stessa categoria da chi non si pone tante domande e serenamente è inserito nel pensiero unico.

Qualche canale televisivo propone approfondimenti sul tema, ma se ci fate caso si sorvola molto sul fatto che anche l’Occidente, e forse più dell’Oriente, produca fake news, disinformazione creata ad arte.

Pochi giorni fa La Stampa ci ha mostrato una piazza con cadaveri e feriti a terra, un vecchio che si copriva gli occhi per lo smarrimento e il tutto evidenziato dal titolo a caratteri cubitali LA CARNEFICINA, facendo intendere che tale scempio si era verificato nella capitale ad opera dell’Armata Rossa.

 Poi si è scoperto che quei feriti e quei morti si erano aggiunti ai 16 mila causati dal governo di Kiev nel DonBass.

 

Poco dopo, avviene un’altro massacro, al teatro di Mariupol bombardato dai russi nonostante che nel giardino adiacente fosse stato scritto a terra con la calce BAMBINI.

Il teatro si era trasformato in rifugio per mille e duecento persone, con mamme, bambini e vecchi. Orrore!

Poi, gli osservatori dell’Onu comunicano che pare non ci siano state vittime e, a dire il vero, non si è neppure sicuri che a far esplodere la parte superiore del teatro sia stata una bomba con disegnata la faccia di Putin.

Il teatro si trova in mezzo ad un parco e solo un missile intelligente avrebbe potuto colpirlo con tale precisione, ma in questo caso, non si sarebbe salvato nessuno.

 

La verità di questo e di tanti episodi non la conosceremo mai, perché in guerra ogni azione è giustificata, pur di raggiungere la vittoria.

Mentono tutti e, come recentemente ha affermato lo storico Alessandro Barbero, non esistono superpotenze buone e altre meno buone, non esistono nemici ideologici ma avversari non graditi e, chi ha valori contrari ai propri, può diventare anche fedele e stimato alleato, se conviene; le belle parole, come Sovranità nazionale, libertà e democrazia, che significa capacità di scegliere da chi si vuole essere governati, sono illusioni:

il Cile, per citare un esempio, aveva scelto democraticamente Allende e un governo d’ispirazione socialista; gli Stati Uniti, ad opera della CIA, imposero con la forza Pinochet e il Cile divenne una dittatura militare. In quanto alle ragioni per bombardare città e civili, l’Occidente ha un lungo elenco di scempi le cui motivazioni sono sempre state accolte. La Storia la scrivono i vincitori, si sa, e gli altri devono stare zitti.

 

Oggi, su Il Fatto Quotidiano – e a firma Marco Travaglio – è stato pubblicato un interessante editoriale dal titolo L’amica geniale.

Parla di Victoria J. Nuland, oggi sottosegretario agli Affari politici di Joe Biden (democratico), ieri dirigente dell’amministrazione di George W. Bush (repubblicano), che la promosse consigliere del suo vice Dick Cheney (2003-05) e ambasciatrice alla Nato (2005-08), e poi dell’amministrazione di Barack Obama (democratico), che nel 2013 la nominò Assistente del Segretario di Stato (John Kerry) per gli Affari Europei ed Eurasiatici. Insomma, una personalità sicuramente capace e buona per tutte le bandiere, alla faccia dei valori proclamati dai due schieramenti politici.

 

Nel dicembre 2013 la Nuland dichiara: “Gli Usa hanno investito 5 miliardi di dollari per dare all’Ucraina il futuro che merita”.

 L’Ovest è il bene, lo sappiamo. La generosa America investe 5 miliardi di dollari per regalare alla povera Ucraina un futuro migliore e infatti la Nuland è tra i promotori della “rivolta di Euromaidan” che il 22 febbraio 2014, con l’ausilio di milizie neonaziste, caccia il presidente democraticamente eletto Viktor Yanukovich, filo-russo ma anche filo-Ue, come specifica Travaglio.

 

Nel mese precedente, la Nuland è intercettata da una spia russa mentre è al

telefono con Geoffrey Pyatt, ambasciatore Usa in Ucraina, e la chiamata è immediatamente messo in rete, affinché tutto il mondo sappia.

Qui potete ascoltarla (youtube.com/watch?v=r5n8UbJ8jsk).

 In questa conversazione, i due sanno già che Yanukovich cadrà e discutono su chi dovrà sostituirlo, alla faccia della democrazia e della libertà di un popolo di scegliersi il governo.

Sempre la Nuland dice d’aver già informato il sottosegretario per gli Affari politici dell’Onu, l’americano Jeffrey Feltman, che avrebbe intenzione di nominare un inviato speciale d’intesa col vicepresidente Usa Joe Biden e all’insaputa degli alleati Nato e Ue.

 

I due analizzano i candidati con il capo dell’opposizione, l’ex pugile Vitali Klitschko, non molto gradito, mentre l’uomo delle banche Arseniy Yatsenyuk sarebbe perfetto; infatti, salirà al governo il mese successivo.

 Pyatt, forse con ancora un briciolo di correttezza nei rapporti, vorrebbe consultare l’Ue, ma la Nuland replica: “Fuck the Eu!” (l’Ue si fotta!).

 

Venuti a conoscenza del fatto, tramite la conversazione messa in rete dalla spia russa, la Merkel e il presidente del Consiglio europeo Van Rompuy protestano per le “parole assolutamente inaccettabili”. Certo, l’educazione prima di tutto! Silenzio, invece, sul fatto che gli Stati Uniti decidano quale governo debba avere l’Ucraina.

 

Ma non è ancora finita con la Nuland! Ricordate pochi giorni fa la denuncia della Russia e della Cina sui laboratori batteriologici americani sul suolo ucraino?

 Biden e Zelensky negarono.

Ma in America si sta già pensando alle prossime elezioni con il povero Biden, che sicuramente andrà in pensione, dove potrà addormentarsi serenamente.

E allora il Senato convoca la nostra dirigente per tutte le bandiere per saperne di più.

Qui potete vedere il servizio di Fox News e non di TeleMosca VivaPutin!.

 

Concludo la mia dissertazione, che non ha lo scopo di giustificare l’invasione di Mosca (e neppure il war game americano studiato da anni e realizzato), con le parole di Toni Capuozzo: “La salvezza nostra? Non credere ad alcuno, ragionare, diffidare. […] tutti combattono le guerre con tutti i modi, non è un pranzo di gala, e nessuno – se non le vittime civili – è del tutto innocente. Neanche la nostra informazione è del tutto innocente […] L’unica salvezza, per chi sta in mezzo, è porre fine alla guerra. Perché, in attesa che i leader vadano incontro al destino delle loro scommesse, a morire sono gli altri.”

(Massimo Carpegna).

 

 

 

 

 

 

 

Non c’è pensiero unico su

cosa sia il pensiero unico.

 

Linkiesta.it- Maurizio Stefanini-(21-10-2021)- ci dice :

 

 

Da Pippo Franco a Matteo Salvini fino a Papa Francesco, sono in molti a dire di sapere cosa sia questa pericolosa dittatura culturale che impone alle persone cosa pensare. Alcuni la definiscono neoliberista, altri statalista, altri ancora antifascista.

 

«Che vi sia, ciascun lo dice; dove sia, nessun lo sa».

 Quel che 290 anni fa Metastasio diceva della fede degli amanti e dell’araba fenice, potremmo ora applicarlo al pensiero unico.

 

La nuova idea di famiglia allargata. Sedili modulabili fino a 9 posti.

Chi vi sia, ciascun lo dice.

 È una specie di pensiero unico, che vi sia un pensiero unico: malvagio, per di più. Quale sia, è vero, in molti dicono di saperlo. Però qua il pensiero unico sul pensiero unico viene meno, perché per ognuno è qualcosa di diverso.

 

Attingiamo, rigorosamente a casaccio, dai media degli ultimi giorni. «Il pensiero unico c’è ed è quello del neoliberismo», scrive ad esempio il 18 ottobre sul Fatto nientemeno che il Vice Presidente emerito della Corte Costituzionale Paolo Maddalena.

 

Secondo lui, «la propaganda neoliberista ha talmente offuscato le menti degli italiani da impedire non la manifestazione del pensiero, ma la stessa formazione di questo, rendendo inutile addirittura l’articolo 21 della Costituzione per mancanza del suo presupposto, cioè della pluralità di pensiero».

 

Si potrebbe obiettare che semmai insistere a usare il termine «neoliberismo» invece del corretto «liberismo» italiano, solo per stare dietro al calco di uno spagnolo «neoliberalismo», da noi arrivato attraverso ambienti terzomondisti, potrebbe essere considerato indice di pigrizia mentale.

Ma tant’è.

Il fatto è che, secondo il ragionamento di Maddalena, manifestazione di «pensiero unico» sarebbero le proteste dei No Vax!

Sì, proprio quelli secondo i quali invece sono Green Pass e vaccini l’imposizione di una «dittatura sanitaria», manifestazione di un «pensiero unico» Big Pharma che, anzi, in alcune interpretazioni sarebbe esso stesso frutto del «neoliberismo».

 

«Ciò è avvenuto al porto di Trieste, dove si manifestava, con poco approfondimento della realtà economico-sociale del momento, contro il Green Pass e dove sono arrivati in massa i No Vax, i No Green Pass, alcuni soggetti ammalati di protagonismo che vogliono sfruttare la situazione per emergere politicamente, nonché infiltrati di destra e di sinistra», continua Maddalena.

 

Dunque, secondo lui, «nel difetto di un pensiero chiaro e plurimo può avvenire di tutto, e a Trieste, una manifestazione dalle non chiare finalità, ha richiesto lo sgombero dei manifestanti medianti gli idranti della polizia. E così tutto è tornato come prima».

Per Maddalena i No Vax sono «pensiero unico» perché sono No Vax. Per i No Vax Maddalena è «pensiero unico» perché Pro Vax. Ma cosa c’entrano i No Vax con il «neoliberismo»?

 

Secondo Maddalena, «fatto gravissimo è che i politici, alla pari dei manifestanti, dimostrano di aver perso il discernimento e di essere vittime anch’essi, sia quelli della maggioranza che quelli dell’opposizione, di soggiacere alla pesantissima incombenza del pensiero unico dominante.

 

 È bene chiarire che tale pensiero ha occupato totalmente il settore dell’economia e si poggia sulla teoria neoliberista, che vuole (e lo sta facendo) trasferire le fonti di produzione di ricchezza nazionale dalla proprietà pubblica del popolo nelle mani di pochi speculatori, che devono agire in concorrenza tra loro, mentre viene vietato l’intervento dello Stato-Comunità, cioè del popolo, nell’economia.

Insomma obiettivo del neoliberismo è l’eliminazione del popolo, il crollo dello Stato-Comunità, la distruzione del senso di solidarietà fra i cittadini, in modo che ci siano soltanto singoli produttori e singoli consumatori».

 

Da quel che si capisce, i No Vax sono «pensiero unico» perché protestano contro vaccini e Green Pass, piuttosto che contro le scelte «neoliberiste».

«Mentre si protesta contro il Green Pass, ai lavoratori di un’azienda strategica quale la Whirlpool di Napoli vengono confermati i licenziamenti. La stessa sorte è avvenuta per i dipendenti di Alitalia».

 

Ma, appunto, Alitalia è a sua volta un simbolo anche per coloro secondo i quali il «pensiero unico» è piuttosto quello di uno statalismo e assistenzialismo per il quale anche dopo l’ennesima morte e trasfigurazione si continua a spendere per una compagnia di Stato.

 

«Alitalia è viva e spreca intorno a noi» è ad esempio il saluto dell’Aduc. «Alitalia, ma quanto mi costi!», è quello di Ulisse online. «Per 75 anni ha portato l’Italia nel mondo (ed è costata allo Stato 13 miliardi)», quello del Messaggero. «L’ossessione della politica italiana per l’era della compagnia troppo piccola per essere grande, e troppo cara per essere low cost, è costata 13 miliardi di euro allo Stato», ricorda anche l’Istituto Bruno Leoni proprio su Linkiesta.

 

Peraltro, Maddalena parla di «pensiero unico neoliberista» proprio nel momento in cui Biden e l’Unione Europea stanno stanziando somme in quantità per un massiccio intervento pubblico di risposta alla pandemia che si configura davvero come un ritorno al New Deal di Roosevelt.

 

Giusto un paio di anni fa, però, era stato il presidente messicano Andrés Manuel López Obrador a uscirsene che sarebbero «colpa del neoliberalismo» pure i femminicidi.

Né mancano una quantità, di analisi secondo le quali è colpa del «neoliberismo» o «neoliberalismo» pure il Covid: manco non fosse stato scatenato dalla mancanza di trasparenza di un regime comunista, ancorché “di mercato”!

 

Comunque secondo Andrea Bernaudo, candidato sindaco che per i Liberisti Italiani ha preso a Roma 1.046 voti, «noi liberisti in Italia ci sentiamo degli eretici rispetto al pensiero unico dominante statalista, socialista, corporativo e contro le libertà economiche». Ma, appunto, a riprova che poi per ognuno il «pensiero unico» è cosa diversa, sul Giornale Marco Gervasoni appioppa il termine alla fissazione dell’antifascismo.

 

O meglio, in realtà non è che la locuzione appare nell’articolo: una requisitoria contro «l’uso politico della storia, cioè propaganda, clava mediatica usata contro il centrodestra dal mainstream, che è quasi totalmente di sinistra», che magari potrebbe anche essere condivisibile, se si aggiungesse che spesso chi si lamenta per l’abuso dell’antifascismo nelle campagne elettorali finisce per dare del comunista in modo altrettanto isterico.

Però, appunto, ha pensato di ricorrere al termine il titolista. E probabilmente «mainstream» è davvero quello il modo migliore per tradurlo. «Il mainstream del pensiero unico» dice infatti direttamente qualcun altro. Chi? Il comunista Marco Rizzo, secondo cui questo «pensiero unico controlla l’Europa Unita».

 

Dunque, il «pensiero unico» oltre che neoliberista, statalista e antifascista può essere anche anticomunista. «Viviamo periodo cupo con pensiero unico», osserva anche Salvini. Stando anche il suo partito in un governo di larghissime intese, va letto come autocritica?

 

«In Europa la presenza di Dio è annacquata dal pensiero unico», dice pure Papa Francesco. «L’Uaar si distingue dalla maggior parte delle religioni anche perché non aspira a “omogeneizzare” il pensiero dei suoi aderenti. Anzi, è contraria a ogni forma di pensiero unico, in qualsiasi campo lo si voglia imporre» gli risponde l’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionali.

 

«Vi svelo il pensiero unico della sinistra» è stata pure una chiave della campagna elettorale con cui Pippo Franco ha preso 32 voti. E, sempre pescando a caso, troviamo un duro attacco alla «economia capitalista, pensiero unico oggi dominante» da parte, non di un Centro Sociale, ma di Radio Radio: quella da cui veniva il candidato del centro-destra romano Enrico Michetti.

 

Su cui ancora ferve il dibattito: perché ha perso? Già. Perché?

 

 

 

 

 

 

La Russia, i talk show e il

pensiero unico che non c'è.

Today.it-Antonio Piccirilli -(2 aprile 2022)- ci dice :

 

Michele Santoro e Corrado Formigli, screen-shot da La7.

 

Nei talk show è tutto un discettare sulle colpe dell'Occidente, sull'«espansionismo a est della Nato», sulla cronica inadeguatezza dell'Europa ancora una volta a rimorchio degli Stati Uniti.

Dobbiamo comprendere "le ragioni profonde della guerra", ci mancherebbe.

Anche noi, dopotutto, abbiamo i nostri scheletri nell'armadio.

Altroché se li abbiamo. Come ha sentenziato uno stimato docente: "Se Putin è un mostro sicuramente lo siamo anche noi".

Vogliamo discutere delle nostre "missioni di pace"? Dei missili a Cuba? Dell'imperialismo americano? Ebbene sì: abbiamo peccato.

Anche se qualche volta, forse possiamo riconoscerlo (ma non è detto), lo abbiamo fatto in buona fede.

 

Però, ecco, dopo aver guardato tutte le pagliuzze nel nostro occhio, fatta la tara ai nostri errori e alle nostre ipocrisie, dopo aver scandagliato nel nostro passato alla ricerca di ogni possibile nefandezza, vera o presunta (e anche se con l'Ucraina c'entra come il cavolo a merenda), una volta smascherate tutte le nostre incoerenze ed elencato tutte le nostre mancanze, anche le più piccole, ecco dopo tutto questo vi confesso che non mi riesce di capire questa storia del "pensiero unico".

 

Cioè davvero le "élite liberali e globaliste" in Italia controllano la stampa e le tv? E se sì, perché queste élite non intervengono? No perché, diciamolo, ultimamente i partigiani schierati contro la censura hanno occupato i palinsesti.

Qualche avvisaglia c'era stata già in piena campagna vaccinale quando nei salotti televisivi a fare da contraltare al virologo di turno c'era sempre un ospite schierato coi "no vax-no green pass" perché pure la scienza deve essere democratica.

 

 E poi, si era detto, c'è il dovere di cronaca. Ci mancherebbe.

Quella che era una piccola minoranza nel Paese è stata nei fatti sovra rappresentata dai media (anche per colpa dei giornali, non nascondiamocelo), ma ciò non ha impedito che altri "no vax" meno noti si lamentassero nelle chat Telegram della "dittatura del pensiero unico".

Il fatto curioso, ma neanche così sorprendente, è che oggi nelle stesse chat vengono rilanciate tesi e fake news sulla guerra in Ucraina di chiara matrice filorussa.

 Sarà un caso? Forse no. Ma non è questo il punto.

 

Il punto è che il cliché del pensiero unico ha contagiato anche persone insospettabili: professori, politici, giornalisti.

Di "narrazione unica" ha parlato giovedì sera Michele Santoro a Piazza Pulita, spiegando che Putin non è "il maggiore nemico che noi abbiamo di fronte in questo momento. Il nemico più mostruoso che sta di fronte a noi è la guerra" ha detto il giornalista.

"Processiamo Putin, ma allora processiamo pure Bush… A Baghdad i bambini sono morti bruciati dai missili".

Forse ci siamo persi qualcosa.

 

Senza entrare nel merito delle motivazioni di Bush e dei (presunti) torti dell'America (che però andrebbero contestualizzati, cosa che nei talk show raramente viene fatta), ci limitiamo a dire che tutto questo ostracismo nei confronti del pensiero critico, almeno in tv, non l'abbiamo notato.

Ma come: non basta lo spazio che viene dato in ogni talk a chi critica l'Ue, la Nato e fa a ogni piè sospinto il processo all'Occidente?

Dov'è la censura se i detrattori del pensiero unico vengono invitati in tv un giorno sì e l'altro pure?

Tra una stilettata agli Stati Uniti e l'altra, forse ogni tanto sarebbe anche benefico ricordarsi che le nostre società democratiche, pur con i loro difetti,  permettono a chiunque di chiamare una guerra "guerra" senza rischiare 15 anni di carcere.

Per informazioni citofonare a Putin.

(Mi permetto di sottolineare questo fatto : se esiste una sola persona intelligente che abbia  letto i libri creati dal miliardario  Klaus Schwab -il nuovo Hitler-e dopo non si è posto il compito di esprimere il suo “il pensiero unico “- derivante da quelle letture spaventose ed orripilanti -allora “il pensiero unico “ non esiste proprio !Ndr.).

 

 

 

 

 

 

 

 

Il pensiero unico vaccinale

(che ignora l’articolo 21).

 

Lanuovabq.it-Alessandro Rimoldi - (08-10-2021)- ci dice :

 

NUOVA DITTATURA.

C’è una martellante comunicazione a senso unico per il vaccino anti-Covid. Nessuno dei maggiori media informa sulle innumerevoli reazioni avverse, pur dando ampio spazio ai non vaccinati che muoiono.

Chiunque, sia esso un medico di base o un Nobel, osi avanzare un semplice dubbio sul vaccino viene censurato o bollato come no-vax e antiscientifico.

 Eppure l’art. 21 della Costituzione parla chiaro ed è volto a prevenire ogni dittatura del pensiero.

Le istituzioni lo hanno dimenticato?

 

Il Covid-19 è il protagonista indiscusso di una campagna vaccinale universale senza precedenti nella storia.

 Pressoché la totalità dei mezzi di informazione oggi esistenti si fa portatore di una propaganda a senso unico a favore del vaccino.

La televisione, gli organi della stampa, Internet, il Governo, gli enti e le istituzioni di qualunque ordine e grado, quando parlano di vaccino, lo fanno per favorire, incoraggiare, convincere la popolazione a vaccinarsi.

 

Nessuno dei principali quotidiani o notiziari della Tv racconta gli innumerevoli casi di reazioni avverse da vaccino che si stanno verificando, taluni con effetti gravi, invalidanti o letali.

Ciò nonostante l’ultimo rapporto dell’Aifa  documenti (in soli otto mesi) ben 91.360 segnalazioni di evento avverso successivo alla vaccinazione, con un tasso di eventi avversi gravi pari al 13,8% del totale (13 eventi gravi ogni 100.000 dosi somministrate) e si registrino ben 555 casi segnalati di decesso (0,73 decessi ogni 100.000 dosi somministrate).

 

Possibile che queste migliaia di casi di eventi avversi gravi e centinaia di persone decedute non facciano notizia?

Sulle testimonianze di persone che hanno subito danni gravi alla salute a seguito della vaccinazione vi è il totale silenzio dei più diffusi media, i quali, tuttavia, non mancano mai di raccontare le storie di persone non vaccinate che si ammalano e muoiono di Covid.

 

La grande varietà dei mezzi di comunicazione non è in grado di produrre una vera pluralità di pensiero. Ciò si verifica poiché la quasi totalità dei mass media è controllata dall’élite finanziaria e dalle grandi multinazionali, le quali direttamente o indirettamente (attraverso un’articolata rete di società controllate) finanziano i principali editori.

Questo conflitto di interessi fra l’oligarchia finanziaria e il mondo dell’informazione spiega come mai i grandi mezzi di comunicazione di massa si tengano ben lontani dall’informare il popolo dello strapotere delle lobby e delle loro ingerenze sulla vita politica, economica e sociale delle nazioni.

 

E ciò spiega altresì l’utilizzo da parte degli stessi mass media degli strumenti della censura e della manipolazione dell’informazione al fine di indottrinare le masse verso” il pensiero politicamente corretto”.

 Le informazioni non gradite all’establishment vengono bollate come fake news.                    I colossi del Web e i giganti dei social lavorano in sinergia fra loro alla formazione del pensiero unico, intralciando la diffusione della libera informazione in diversi modi: Google eliminando le informazioni sgradite o occultandole negli ultimi posti delle ricerche on-line; Amazon impedendo la vendita di un libro indesiderato; Facebook e Youtube chiudendo un profilo o oscurando un canale social.

 

La diffusione di una martellante informazione a senso unico, favorevole all’establishment, ha generato ciò che sino a poco tempo prima della “pandemia” sarebbe apparso assurdo e impensabile: una popolazione impaurita e tollerante verso ogni privazione e limitazione di diritti e libertà fondamentali, consenziente a sottoporsi ad ogni tipo di trattamento sanitario sperimentale.

 

Uno scenario evocativo di dittature che sembravano relegate al passato, e che si è imposto come “normalità” del tempo presente. I pochi che hanno ancora il coraggio di denunciare gli affari delle lobby e le distorsioni operate dai media mainstream sulla libera informazione vengono screditati e denigrati con le infamanti etichette di negazionista, complottista, no-vax, eccetera. Ciò che le istituzioni e i media mainstream stanno mettendo in atto è una vera e propria compromissione e lesione del diritto alla libertà di pensiero.

 

Ma che fine ha fatto l’articolo 21 della Costituzione?

L’art. 21 recita: «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione».

È un diritto costituzionale tanto fondamentale da costituire la base di altri diritti, pure previsti dalla Costituzione, come il diritto di riunione, di associazione, di sciopero, di professare la propria fede religiosa, ecc.

 

 Ma le nostre istituzioni, e in particolar modo chi, all’interno delle istituzioni, dovrebbe garantire e preservare il rispetto della Carta Costituzionale, si è dimenticato dell’art. 21? E i media hanno dimenticato che il dissenso e la minoranza (anche di pensiero) va sempre rispettata? Eppure è ciò che, ad oggi in Italia, sta accadendo.

 

Ci sono temi e argomenti su cui è proibito dissentire o esprimere una critica. Ci sono questioni su cui è vietato pensare in modo diverso. L’efficacia e la sicurezza del vaccino non possono essere oggetto di dubbio o discussione.

 La sua bontà è un dogma, una verità assoluta. Il dissenso viene etichettato come fake news e fatto oggetto di biasimo e censura. Così il cittadino che nutre qualche dubbio sul vaccino viene bollato come una persona ignorante o irresponsabile che va correttamente informata, consigliata, rieducata.

 

Se un medico (sia esso di base, un esperto virologo, o un Premio Nobel) si esprime in maniera contraria al vaccino (o nutre solo qualche dubbio o perplessità) viene screditato come un professionista inaffidabile, antiscientifico e come tale passibile di sospensione dall’esercizio della professione o di radiazione dall’albo.

Ci sono cose di cui né la persona comune né l’esperto può più liberamente parlare… siamo a pieno titolo in una dittatura del pensiero.

 

A sostegno dell’informazione a senso unico vi è la teoria (purtroppo sostenuta anche da numerosi “esperti” che spesso compaiono in Tv) secondo cui la scienza medica è materia sottratta all’opinione pubblica. Ebbene, in opposizione a codesta teoria, si obietta quanto segue.

 

In primo luogo, la Costituzione non pone limiti alla libertà di pensiero.

 Individuare un argomento su cui imporre un divieto alla libertà di espressione è un comportamento molto pericoloso in democrazia.

E questo lo sapevano bene i nostri padri costituenti, che dovettero scrivere e fissare i principi fondamentali della Repubblica italiana, in epoca postfascista.

In secondo luogo, si evidenzia che una scienza - qualunque scienza - per considerarsi tale, deve essere libera e indipendente.

 

Il conflitto di interessi che regna in ambito sanitario (e in particolar modo nell’approvazione dei vaccini anti-Covid) non dà garanzie di imparzialità e indipendenza della scienza medica.

Una scienza asservita al profitto e al potere di un’élite finanziaria non è vera scienza.

 

La dittatura del pensiero unico è sempre all’origine della dittatura in senso ampio, ovvero quella che, per imporre la propria ideologia, si avvale dell’uso della coercizione e si manifesta nelle varie forme di repressione e discriminazione del popolo.

 

E veniamo all’ultimo atto della dittatura del pensiero: il decreto-legge impositivo dell’obbligo del green pass per tutti i lavoratori, la cui ratio si può esprimere in questi termini: «Vuoi mantenere il tuo posto di lavoro? Vuoi continuare a svolgere la tua professione? Ti devi munire di green pass. Ti devi vaccinare!».

Alla forma di governo dittatoriale non importa il tuo pensiero, importa solo la tua incondizionata obbedienza.

 

 

 

 

 

Cultura, Informazione e potere:

le lobby del pensiero unico dominante.

 

Consulpress.eu- Massimo Rossi - (23/07/2021)- ci dice :

 

(“Nuovo Ordine Mondiale” di Klaus Schwab-Ndr).

 

IL POTERE E LA DISINFORMAZIONE.

 

Il potere, in senso assoluto, adora la disinformazione.

 Adora infliggere nei cittadini l’idea, del tutto astrusa, che siano informati e conoscano le cose in modo perfetto.

 

Analizzare le epoche storiche è fondamentale per capire che dagli inizi del ‘900 ad oggi vi sono stati solo alcuni decenni, nei quali l’informazione e la formazione era pluralista e non controllata.

 

L’inizio del ‘900 vedeva una popolazione sotto acculturata ed una élite di potere che, di fatto, dirigeva la “cosa pubblica” nel modo che riteneva.

Vi era una distanza siderale tra l’intellettuale del primo ‘900 ed il bracciante o il lavoratore. Vi era una profonda differenza culturale che, di fatto, portava ad un’unica conseguenza: le masse erano del tutto ignoranti ed acefale.

 

Lo spirito della conduzione della “cosa pubblica” poggiava su poche ed abili mani (Cavour, Giolitti ed altri). La “cosa pubblica” era sacra ed il concetto di Patria altissimo. Le masse – come detto – erano formate da soggetti che a stento sapevano leggere e scrivere e fare di conto.

 

Poi c’è l’avvento del Fascismo che non a caso è guidato da un uomo, Benito Mussolini, che proviene dalla direzione dell’Avanti (giornale socialista). La funzione della stampa di regime e della sostanziale abolizione del pluralismo, la caccia ai giornalisti non allineati, la chiusura delle testate non fasciste non lascia dubbi sul fatto che l’informazione sia e debba essere il pilastro, sul quale una dittatura intenda basarsi.

Qui non c’è disinformazione, ma c’è totale chiusura e repressione che impedisce ogni e qualsiasi pluralità di pensiero. Vi è il c.d. “pensiero unico” che è il pensiero di chi governa con metodi dittatoriali e di controllo delle masse .

 

La fine del Fascismo e l’avvento della democrazia aprono uno squarcio nella pluralità di pensiero, ma vi è il problema degli inizi del ‘900. Ovvero, vi è una classe dirigente colta e preparata che guida la rinascita del Paese e la sua apertura democratica. Ma c’è la totale ignoranza delle masse che è fornita da braccianti, agricoltori e molti senza lavoro.

 L’informazione diventa pluralista, ma è patrimonio per pochissimi. Nella Carta Costituzionale vi è un principio fondamentale: il diritto di tutti alla frequenza scolastica.

Questo valore fondante che i padri costituenti hanno voluto inserire apre la strada alla possibilità per la massa di avere quel grado di istruzione che porta verso la capacità di decidere essendo informati.

 

L’arco temporale nel quale si sviluppa questo effettivo pluralismo e possibilità di un vasto accesso alla cultura ed all’informazione va dal 1960 al 1985.

 In questo arco temporale il rapporto tra massa ed istruzione cambia radicalmente; la massa è in grado di accedere ai vari livelli di istruzione che è pubblica e gratuita e favorisce anche i meno abbienti, in tal modo si eleva il livello culturale della massa e si ha l’inserimento di alcuni soggetti in spazi prima appannaggio solo dei ceti più ricchi.

 

Ma vi è un nuovo mezzo di informazione che invade le case e da subito cambia la vita degli italiani: la televisione.

Vi era già la radio, ma la televisione è uno strumento (il primo) che, di fatto, obbliga il soggetto a “stare immobile davanti ad essa”.

La differenza con la radio è evidente: la radio si ascolta facendo cose, la televisione si ascolta immobili (pare poca cosa, ma non lo è).

 Il mezzo all’inizio fu fonte di acculturamento e di elevazione della massa, soprattutto, relativamente al linguaggio, ma poi divenne il primo (ma ora non l’unico) strumento di “sterminio della informazione”.

 

È, però, fondamentale comprendere la differenza tra radio e televisione e su come la televisione è uno “strumento dittatoriale” .

La radio è compatibile anche con la lettura o con lo studio, come sanno molti; la televisione no.

 Essa ti prende totalmente e uccide ogni diversa attività.

La televisione, in realtà, verrà usata proprio per tenere ferme le masse, abituate a trascorrere il tempo senza pensare, irretirle con trasmissioni inutili o deleterie.

Di fatto, per dare l’idea della informazione quando si svolge una vera e propria e sistematica operazione di eliminazione del “pensiero critico”.

 La massa che ha sempre avuto gravi problemi ad accedere alla lettura, di fatto, non legge più!

La lettura e la libera scelta del leggere (romanzi, saggi ed altro) è alla base del pensiero critico (sebbene anche questo settore sia inquinato da libri che non meritano nemmeno di essere sfogliati).

Ma anche per scegliere la lettura occorre avere una base culturale, altrimenti, si confonde qualcosa di inutile con qualcosa di utile. E si diventa ancora più ignoranti.

 

Il periodo dal 1960 al 1985 è quello più florido e nel quale chi voleva (e poteva) aveva la possibilità di scegliere e di creare le basi per un “pensiero critico”. Dopo il 1985 c’è l’avvento della TV commerciale e già da lì si può iniziare a parlare di voluta disinformazione con la “TV spazzatura”.

 

La massa sempre più incollata alla TV che non aveva più orari e trasmetteva h24 era sempre più in preda ad una volontaria e poco consapevole involuzione. Si salva solo chi dopo il 1990/1995 ha continuato a leggere e staccato la TV.

 

L’inizio degli anni 2000 è l’apoteosi della dittatura della disinformazione con l’avvento (libero) di internet e con l’avvento dei dispositivi portatili. La c.d. rete che in apparenza sembra libera, in realtà è governata da colossi economici che dirigono tutti i vari desideri da quelli culinari a quelli politici, da quelle della notizia di cronaca a quelli delle informazioni più astruse.

 

La rete, in realtà, da strumento di mera consultazione diventa parte integrante delle nostre conoscenze. Ed è allora che il potere gioca sulla disinformazione, si mette in moto. La rete, in realtà, è uno strumento di disinformazione e di controllo.

La rete (guidata, come detto) ci dice solo ciò che vuole e non ciò che ci serve, ma a noi pare che ci serva proprio ciò che ci propone.

 La rete è, in realtà, il fenomeno più grave e dittatoriale che si sia conosciuto dagli albori della storia.

 

Il potere di chi gestisce la rete non è solo quello di informare in modo parziale (o peggio disinformando), ma è quello di orientare il sistema e, quindi, di rendere la massa contenta di quello che desidera che in realtà non è una libera scelta, ma una abile manipolazione.

Il salto di qualità poi è stato quello di affinare sempre più il dispositivo cellulare che da telefono è diventato un “appendice del soggetto” . 

 

Oggi, con il cellulare si può fare tutto (praticamente), si è sempre reperibili, si è sempre connessi, si è (soprattutto) sempre controllati.

 Il controllo è continuo e costante e coinvolge, non solo gli spostamenti, ma anche i gusti, le predilezioni, gli interessi e via dicendo. Una microspia volontariamente inserita nella nostra vita, di cui (ed è qui la genialità della operazione) siamo contenti.

Con il cellulare la tecnologia ha reso possibile la mobilità ed il controllo in un’unica accezione: un vero miracolo della dittatura della “falsa informazione”.

 

Il quadro – a nostro parere – è tutto fuorché roseo; la situazione dei Paesi occidentali è quella di una dittatura “piacevole” delle masse attraverso una elaborazione di algoritmi che emergono dal controllo dei valori e dei desideri. Siamo in una sorta di “grande fratello” che ci controlla? Ritengo di sì, ma non ci controlla solamente, ci governa e ci indirizza e fa sì che le “nostre” scelte ci sembrino autonome.

Quale la possibile soluzione?

 La risposta è del tutto fuorché semplice.

Staccare la rete non è possibile perché nessuno può fare a meno di lei (e questo loro lo sanno), ma di certo, capire ed imparare a selezionare è possibile e doveroso.

Ma per capire e selezionare occorre avere conservato un “pensiero critico” che si forma solo attingendo da una pluralità di fonti che non siano mono orientate.

 Riteniamo che questa sia l’anima “nera” del capitalismo che, di fatto, è capace di cannibalizzare se stesso e non portare più linfa.

 

Così facendo chi veramente viene penalizzato sono i giovani che hanno imparato in modo sistematico ad affidarsi alla rete come punto di riferimento unico e, quindi, non conoscono altre fonti di riferimento: i libri su tutto (ma i buoni libri). Loro sono le prede migliori e loro sono i soggetti che vanno allertati.

La facilità con cui i giovani sono inseriti in questi meccanismi determina che si sta creando una “generazione di soldatini” che poi faranno tutto quello che la rete gli ordina.

Quadro eccessivamente negativo?

Ci si augura di sbagliare e chi scrive confida molto nei giovani, ma ai giovani vanno date speranze, sogni, ideali, motivi per lottare per un mondo migliore e tutto questo in giro non lo vedo. 

Anzi, vedo solo chi inneggia alla bieca violenza (facile preda per i giovani) e chi li rabbonisce con progetti per la vita che possano essere solo delle meteore. I giovani devono essere amati e guidati a scegliere, personalmente li vedo solo usati e costretti a subire.

Dobbiamo avere cura di dire ai giovani che solo la cultura e lo studio salvano; il resto è fallace e pericoloso. Le strade brevi, in realtà, sono costellate di bugie e di trappole, talvolta, mortali.

 

Cosa temo veramente?

Che si stia formando una generazione che non reagisce all’eventuale dittatura della rete.

 Per questo bisogna cambiare rotta e farlo subito. Si può stare nella rete, ma conservare lo spirito critico ed analitico.

L’eccessivo affidamento alle c.d. “verità della rete” può portare a sottovalutare l’impoverimento globale delle coscienze dei nostri ragazzi che devono alzare la testa dai cellulari perché il mondo e la vita è fuori e si affronta sempre e comunque a testa alta.

(Avvocato Penalista  e Patrocinante in Cassazione -Avvocato Massimo Rossi

Docente e Relatore in Convegni a Livello Nazionale.).

 

 

 

 

 

 

Sistema Immunitario,

Ingegneria sociale e Dittatura.

Fisicaquantistica.it- Dott.ssa Carla Sale Musio - (21 Marzo 2022)- ci dice :

( bey beatrice).

 

 

 

Delegare è il male del secolo, il peccato di leggerezza che ci ha condotto alla dittatura.

E sì, è vero, lo sapevamo anche prima che la mafia si stava trasferendo a Montecitorio e i nostri governanti erano attratti dal denaro più che dal bene dell’umanità. Ma facevamo finta di niente. Sicuri che i politici siano corrotti inevitabilmente. E che coltivare il proprio orticello senza guardarsi intorno sia l’unica scelta possibile.

 

In questo modo abbiamo ingannato noi stessi, ignorando le accuse, le sentenze e i processi in cui erano coinvolti i nostri ministri. E, continuando a delegare, abbiamo voluto credere a una manciata di volti nuovi e sbarbati. Certi che potessero resistere alla seduzione del lusso, dei soldi e della bella vita riservata a chi entra nei palazzi reali.

 

Con incoscienza abbiamo demandato a piene mani la gestione delle nostre vite, senza accollarci mai la responsabilità di quell’ingenua creduloneria.

 È in questo modo che il “virus dell’indifferenza” si è fatto strada nella psiche, mentre l’ingegneria sociale cavalcava le tecniche di manipolazione rendendoci docili e ignari della strumentalizzazione a cui ci stavamo piegando.

 

La dittatura ha lavorato interiormente ben prima che nell’amministrazione della cosa pubblica! Portandoci a credere che l’ubbidienza e l’arrendevolezza siano le scelte idonee a garantirsi una vita tranquilla. Perché si sa: non è possibile cambiare il mondo. Si può solo: adattarsi.

Ma la salute è fatta di coscienza: occorrono lucidità, attenzione e partecipazione per stare in equilibrio con sé stessi. Chiudere gli occhi davanti alla corruzione non è una scelta foriera di benessere. E la patologia, infatti, non si è fatta attendere.

 

La pandemia della paura, della sottomissione e dell’isolamento ha corroso le nostre difese immunitarie e prodotto la catastrofe interiore che oggi sta distruggendo l’umanità. Ma per qualcuno… (tanti…) (sempre di più…) il pensiero critico si è attivato.

E l’esame delle cause che hanno prodotto questa realtà terribile mostra una grave perdita sul fronte del potere personale e della nostra responsabilità.

 

La delega ci ha tolto l’oggettività, rendendoci vittime dell’angoscia e dell’ignoranza. Tuttavia, lo scenario di abusi e illegalità in cui oggi ci muoviamo, addita anche la soluzione: quella necessità di scegliere cosa pensare e cosa fare, che irrita e spaventa i dittatori. L’unica arma capace di cambiare il mondo per davvero.

Prendersi l’onere delle proprie scelte e del proprio benessere è la strada per la salute, mentale e fisica. La via che conduce verso una società migliore. Perché il benessere non è fatto di tranquillità. È fatto di ascolto, di impegno e di attenzione. Per noi stessi e per gli altri. E l’indifferenza non ci salva dal dolore. Anzi! Lo crea.

 

Così, quella complessità culturale ed emozionale che oggi ci spaventa, addita il cammino della trasformazione. Dobbiamo pensare con la nostra testa, ascoltare la voce della coscienza, mettere insieme l’opportunismo con la solidarietà, l’egoismo con la fratellanza, la ragione con il cuore.

Solo da quelle scelte, sempre diverse e sempre nuove, potrà prendere forma un mondo giusto. Non perché qualcuno ci impone cosa fare. Ma perché ognuno di noi sa interiormente cosa sia giusto fare.

Accollandoci il peso delle nostre decisioni diventiamo capaci di pensare, di sbagliare, di cambiare e di stare insieme. Senza educatori, governanti o dittatori. E in quella solitudine che ci spaventa… possiamo permetterci di incontrarci davvero.

Un mondo nuovo è un mondo in transizione, perché la vita trascende sé stessa. Continuamente. E non esiste porto sicuro in cui fermarsi per sempre. Esiste il viaggio che ognuno deve compiere da solo per sentirsi bene anche in mezzo alle intemperie.

 

La salute non è una pillola magica che ci “vaccina” contro le difficoltà. La salute è una scelta personale fatta di ascolto, pazienza e responsabilità. Perché Tutto è Uno. Ma Ognuno è Tutto. E imparare a scegliere per sé significa anche comprendere le scelte e i bisogni degli altri. Senza discriminare nessuno. Il sistema immunitario è un apparato in cui ciascuno fa la propria parte. E così si raggiunge il benessere. Quello di tutti.

 

Articolo della Dott.ssa Carla Sale Musio – psicologa, psicoterapeuta, blogger e scrittrice, si occupa di terapia infantile, depressione, gestione del lutto e della separazione, attacchi di panico, realizzazione personale, autostima e creatività.

(carlasalemusio.it/2022/02/24/sistema-immunitario-ingegneria-sociale-e-dittatura/).

 

 

 

 

 

 

 

I nazisti dell’Ucraina.

Sabinopaciolla.com- Sabino Paciolla - C.B. Forde  - (16 aprile 2022)- ci dice :

 

Si è parlato molto del Battaglione Azov e di forze filonaziste presenti in Ucraina. Cosa sappiamo?

 Questo articolo, scritto da  C.B. Forde, spiega bene la questione.

L’articolo è stato pubblicato su The Postil Magazine e ve lo propongo nella mia traduzione. Il testo originale inglese presenta numerosi link a supporto delle affermazioni fatte. Nella traduzione non sono stati riportati per ragione di tempo.

 

C’è una verità scomoda che quelli che battono il tamburo di guerra contro la Russia amano ignorare – cioè i nazisti dell’Ucraina.

Ci viene detto che tutto questo è in qualche modo “disinformazione-disinformazione russa”, o che Putin ama chiamare “nazisti” le persone che non gli piacciono (si noti che questo è ciò che effettivamente viene fatto in Occidente contro gli oppositori dell’élite).

Naturalmente, non viene mai fornita alcuna prova reale per sostenere queste affermazioni, come ormai è diventata una triste abitudine, qualsiasi affermazione ipocrita è considerata “verità”.

 

Ecco i fatti sui nazisti in Ucraina. I battitori di tamburi non hanno ancora smentito nessuno di essi.

 

Origini.

Quando Hitler invase l’Ucraina, per molti fu una liberazione dal comunismo e apertamente celebrata, e presto portò alla creazione della 14° Divisione SS-Volontari “Galizia” (più tardi, la 14° Divisione Waffen Grenadier delle SS, 1° Galizia).

Fu quasi annientata nell’offensiva Lvov-Sandomierz (1944).

 

Ciò che rimase fu raggruppato come Esercito Nazionale Ucraino (UNA), sotto l’Alto Comando Tedesco (OKH) e guidato dal generale Pavlo Shandruk (1889-1979). L’UNA contava circa 220.000 volontari e combatté in vari teatri in tutta Europa con la Wehrmacht, compresa l’Austria.

Ciò che caratterizzava tutti questi volontari era una forte antipatia verso l’Unione Sovietica. Con la sconfitta dei nazisti, l’UNA si arrese agli inglesi e agli Stati Uniti. Tutti i volontari non volevano essere rimandati in Ucraina e cercarono asilo altrove (un gran numero venne in Canada e negli Stati Uniti).

 

Il generale Shandruk trovò un accordo speciale con la Polonia (con l’aiuto del generale Władysław Anders), che accettò i membri della UNA come “cittadini polacchi prebellici”.

Shandruk ricevette l’ordine polacco Virtuti Militari, e si stabilì in Germania, prima di trasferirsi infine negli Stati Uniti, dove morì nel 1979.

 

In effetti, in Ucraina, la Germania nazista non era considerata il nemico; piuttosto, era un alleato nella lotta contro l’Unione Sovietica, o i “russi”. E quindi la negatività associata ai nazisti e al nazismo è debole, se non assente, nel contesto ucraino, dove “zio Hitler” era visto come un liberatore dai sovietici.

 

Questa visione positiva della Germania risale a quel sanguinoso periodo dopo la rivoluzione russa, quando la guerra civile scoppiò in tutte le parti di quello che una volta era l’impero russo, alimentata dalla resistenza ai bolscevichi.

 

 Come accadde ovunque nell’ex impero russo, le regioni che non volevano diventare comuniste entrarono in conflitto armato con i bolscevichi, compresa l’Ucraina, che si dichiarò indipendente da Mosca nel 1918, con la creazione della Repubblica Popolare Ucraina (UPR).

 

I bolscevichi non accettarono tale indipendenza e lanciarono una serie di campagne di grande successo nella regione che videro la cattura di città chiave e misero il governo della UPR in una posizione di totale collasso.

Per evitare tale collasso, la UPR si rivolse in aiuto alla Germania, che inviò rapidamente truppe e rifornimenti, e rafforzò il debole Esercito Nazionale Ucraino (UNA), e sconfisse i rossi.

 

Ma era il 1918, e la Germania stessa era esausta e in poco tempo firmò l’armistizio dell’11 novembre 1918, mettendo così fine alla prima guerra mondiale.

 Questo lasciò l’Ucraina a combattere da sola, finché gradualmente perse e divenne parte dell’Unione Sovietica, nel 1922, come Repubblica Socialista Sovietica Ucraina.

Così, nella psiche ucraina post-1917, il nemico era sempre i sovietici, o i russi, mentre la Germania, sia nella figura del Kaiser Guglielmo o di Hitler, era sempre l’amico.

Così, anche il nazismo non aveva in Ucraina nessuna delle connotazioni negative che ha in Occidente.

 

 Stepan Bandera.

Simpatizzante dei nazisti, collaboratore e assassino, Stepan Bandera è tuttavia un eroe per molti che ora combattono i russi in Ucraina. Le sue statue sono esposte con orgoglio e le strade sono intitolate a lui.

Chi era? (Quanto segue è riassunto da Stepan Bandera: The Life and Afterlife of a Ukrainian Nationalist, di Grzegorz Rossoliński-Liebe).

 

Nato in Galizia (ora Ucraina occidentale, ma allora parte dell’impero austro-ungarico), Bandera mostrò presto segni di violenza.

Come studente universitario a Lvov, si torturava abitualmente per temprarsi in vista del momento in cui le autorità avrebbero potuto interrogarlo.

Tale disciplina comprendeva l’autoflagellazione e lo sbattere una porta sulle dita. Si stava preparando per la sua vita futura, come rivoluzionario nazionale.

 

A quel tempo, la rivoluzione russa era già avvenuta e nuovi paesi erano nati.

 Ma nell’Europa dell’Est, la lotta non era semplicemente la conquista di un destino nazionale, ma anche la lotta per o contro il comunismo; perché la Rivoluzione Russa aveva anche scatenato una sanguinosa guerra civile che avrebbe divorato intere popolazioni.

Quella che una volta era la Galizia divenne parte della Polonia. Le porzioni orientali dell’Ucraina appartenevano ai sovietici.

Entrambi i risultati si sono bloccati nella morsa dei nazionalisti che volevano unire la parte occidentale e quella orientale in un tutto unificato (Ucraina).

La parte orientale era già stata impegnata in una lunga e sanguinosa guerra con i sovietici (dal 1917 al 1921), una guerra persa.

 

All’età di 20 anni, Bandera si unì all’Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini (OUN), nei cui ranghi salì rapidamente, data la sua inclinazione alla violenza. Oltre alle rapine (per finanziare il movimento), nel 1933, organizzò un attacco all’ambasciata sovietica a Lvov, uccidendo uno dei membri del personale. Questo fu il primo dei suoi omicidi in migliaia.

Nel 1934, pianificò ed eseguì l’assassinio di Bronisław Pieracki, il ministro dell’Interno polacco, così come altri omicidi. Bandera fu arrestato dai polacchi, processato e condannato a morte, che fu commutata in vita.

Ma gli omicidi continuarono. Le cose andarono così male che il governo polacco effettuò arresti di massa dei membri dell’OUN, il che portò ad un’ulteriore antipatia verso la Polonia. Poco prima dello scoppio della guerra, il sentimento generale era quello di appellarsi a Hitler per venire a salvare l’Ucraina.

 

E nel 1939, sembrava che Hitler concedesse agli ucraini il loro più caro desiderio: invase la Polonia.

 Nella nebbia della guerra, Bandera scappò dalla prigione e si diresse verso i suoi alleati, i tedeschi invasori.

Come dichiarò Bandera “l’esercito tedesco come l’esercito degli alleati”. U

na volta al sicuro tra i nazisti, Bandera creò una “fazione Bandera” dell’OUN, conosciuta come “OUN-B[andera]”, o Banderiti, il cui obiettivo era quello di creare un’Ucraina nazista, sotto gli auspici di Hitler, perché Bandera aveva dichiarato che “gli interessi tedeschi e ucraini” erano identici.

 

I Banderiti crearono varie milizie, come l’Esercito Insurrezionale Ucraino (UPA) e la Milizia Popolare Ucraina, o Milizia Nazionale Ucraina.

 I Banderiti intrapresero poi feroci rappresaglie e azioni di pulizia etnica, contro polacchi, comunisti, “russi etnici”, e contro gli ebrei. O, nelle parole di Bandera: “Moscoviti, polacchi ed ebrei” devono essere “distrutti”.

Fu durante questo periodo che fu anche creata una distinta “identità” ucraina, che affermava che i “veri” ucraini erano presunti discendenti dei vichinghi che fondarono la Rus’ di Kiev.

 Non c’è alcuna base storica o genetica reale per questa designazione, ma era una comoda fusione con l’ideologia nazista. In altre parole, nella “vera Ucraina”, c’erano gli umani superiori e i sub-umani. Questa “identità germanica” dell’Ucraina avrebbe avuto conseguenze tragiche fino ad oggi.

 

Il risultato inevitabile di tutto ciò fu un massacro di massa di coloro che erano “indesiderabili”, il più sanguinoso dei quali avvenne nel giugno e luglio del 1941, tutto coordinato da Bandera, e in cui furono assassinate circa 9.000 persone (ebrei, polacchi e “moscoviti”).

 

Visto il successo di questa violenza e pensando di avere il coltello dalla parte del manico, Bandera commise un errore e dichiarò l’Ucraina indipendente, e così fu prontamente arrestato dai suoi amici, i nazisti, che lo mandarono nel campo di concentramento di Sachsenhausen, dove rimase fino al 1944, quando fu rilasciato per coordinare la resistenza contro l’Armata Rossa, un compito che assunse con rinnovato fervore.

 

Dopo la guerra, i Banderiti furono riorganizzati dagli inglesi (MI6) e dalla CIA, per combattere i sovietici. Durante questo periodo, Bandera si muoveva, spesso sotto mentite spoglie e in segreto, e sempre protetto da molti membri delle ex SS, che avevano trovato comodo rifugio in Ucraina e che formavano una vasta rete sotterranea.

 

Durante questo periodo, Bandera e le sue organizzazioni uccisero migliaia di persone, alcuni dicono centinaia di migliaia, e per tutto il tempo lavorò a stretto contatto con il BND, il servizio segreto federale di quella che allora era la Germania occidentale.

Infine, Bandera fu assassinato dai sovietici a Monaco, nel 1959. Ma questo non pose fine alla profonda influenza di Hitler e dei nazisti nelle aspirazioni dei nazionalisti ucraini, tanto che ora è difficile dire dove finisce il nazismo e inizia il nazionalismo ucraino.

Nella nuova Ucraina, le statue di Bandera sono ovunque. È l’eroe nazionale ufficiale.

Quali ucraini?

 

Alla luce di quanto sopra, è importante notare che il tema del “popolo ucraino” è di nuovo al centro dell’attuale conflitto Ucraina-Russia.

 In Occidente, questo è venuto a significare un’alleanza con gli “ucraini” al fine di sconfiggere i russi che sono considerati come stranieri e che non appartengono a “noi”.

Tale è l’eredità del nazismo in Ucraina, in quanto la gente ripete il suo principio fondamentale dell’altro inferiore, nella loro “difesa” dell’Ucraina.

I russi non sono “occidentali” e quindi devono essere combattuti e sconfitti. Questo è il succo della russofobia isterica che ora attanaglia l’Occidente, dove “l’innocente Ucraina” e la “prepotente Russia” è diventata “scienza consolidata”.

 

Pochi nella morsa di questa isteria sembrano voler capire la complessità della questione, per non parlare della quasi impossibilità di separare il nazionalismo ucraino dal nazismo – perché i Banderiti non sono mai andati via – il che significa che l’Ucraina non è mai stata de-nazificata.

Piuttosto, i Banderiti divennero inseparabili dalle strutture di potere e dalle istituzioni del paese.

 Questa relazione si intensificò solo con la dissoluzione dell’Unione Sovietica, quando l’Ucraina divenne indipendente nel 1991, e quando il nazionalismo ucraino ottenne piena legittimità.

 

E il mito di un “ucraino superiore, germanico” è stato centrale per la “nuova Ucraina”, che a sua volta è stato centrale per Euro-maidan e ciò che è venuto dopo – il massacro implacabile dei “sub-umani” nelle regioni del Donbas, come molti hanno meticolosamente catalogato dal 2014 a oggi.

 

E secondo l’attuale legge ucraina, ci sono due tipi di “ucraini”: gli “ucraini germanici”, insieme ai popoli alleati, i tatari e i karaiti (nessuno dei quali vive effettivamente in Ucraina).

 

Poi, ci sono le persone indesiderabili, che non sono legalmente “ucraini”. Questi sono gli slavi, e pochi altri come i magiari e i romaní a cui è negato l’uso della propria lingua in pubblico. Devono usare la lingua ufficiale “ucraina” che ufficialmente non ha nulla a che fare con il russo (!).

Questa è la “Legge dei popoli indigeni dell’Ucraina” che afferma che solo gli ucraini germanici, i tatari e i karaiti hanno “il diritto di godere pienamente di tutti i diritti umani e di tutte le libertà fondamentali”.

È stato firmato in legge dall’attuale BFF dell’Occidente, il presidente Volodymyr Zelensky, il 21 luglio 2021. In altre parole, la segregazione razziale della società in “Uebermenschen” e “Untermenschen”.

 

Questa legge non è un’aberrazione; piuttosto riflette la visione diffusa di dove l’Ucraina “appartiene”.

 Per esempio, nel 2018, è apparso un libro (che è diventato un bestseller e ha vinto il premio Stepan Bandera) in cui sono state fatte affermazioni ad ampio raggio su antichi ucraini ariani che hanno inventato ogni genere di cose, compresa la civiltà stessa.

 Il libro fu felicemente “recensito” da tre professori di storia e filologia dell’Università di Lviv (Iryna Kochan, Viktor Golubko e Iosif Los).

 

Come ulteriore dimostrazione di questa comprensione positiva dei nazisti, recentemente il Parlamento ucraino ha twittato una foto, paragonando ciò che i russi stavano presumibilmente facendo a ciò che accadde ad Amburgo nel 1943. Il tweet è stato successivamente cancellato. Questa potrebbe essere ancora una volta un’ingenuità. Ma nel contesto della storia dell’Ucraina del ventesimo secolo, questo non dovrebbe mai essere assunto.

 

Poi, c’è Hitler come protettore dell’Ucraina, un tropo che appare spesso nei libri di testo scolastici per bambini. Per esempio, uno dei libri di testo più popolari è История Украины di Andrei Kozitsky. 1914-2014 (Storia dell’Ucraina. 1914-2014), in cui i patrioti ucraini spesso indossano uniformi naziste.

In un altro di questi libri di testo, Hitler è quasi in lacrime per il nazionalismo ucraino: “Il 1° aprile 1939, egli [Hitler] disse: ‘La mia anima soffre quando vediamo la sofferenza del nobile popolo ucraino… È giunto il momento di creare uno stato ucraino comune'”.

 

In altre parole, in Ucraina, lo zio Hitler non è mai stato il cattivo; e i nazisti sono uguali al vero nazionalismo ucraino.

 

 L’addestramento dei nazisti da parte dell’Occidente.

Anche se il termine “nazista” è buttato in giro in Occidente per infangare gli avversari ideologici, l’Occidente ha anche una lunga e sordida storia di addestramento dei neonazisti in Ucraina.

 

Nel 2007, la CIA ha messo insieme una “conferenza” di varie fazioni anti-russe in Ucraina, il cui scopo sembra nient’altro che preparare neonazisti e jihadisti, entrambi i gruppi sono solidamente anti-russi. A supervisionare la conferenza c’era Dmytro Yarosh, che ha guidato il Tridente e il Settore Destro, entrambe organizzazioni neonaziste. La carriera di Yarosh è ampiamente nota.

 

Queste varie unità neonaziste sono state organizzate in combattenti anti-russi, addestrati dall’Occidente, e che sono stati integrati nell’esercito ucraino.

Victoria Nuland, nel 2021, disse a Zelensky di nominare Yarosh consigliere del comandante in capo dell’esercito ucraino – perché nessuno può combattere i russi meglio dei nazisti, giusto? Dopo il 2014, l’Occidente ha protetto attivamente questi gruppi neonazisti.

 

Naturalmente, è normale sentire che tutto questo è “disinformazione russa”, e che a Putin piace solo chiamare le persone che non gli piacciono “neonazisti”. I fatti, tuttavia, sono abbastanza chiari. Ecco le unità più grandi di neo-nazisti, o Banderiti che attualmente combattono i russi in Ucraina:

 

Membri di Svoboda (ex “Partito Nazional-Sociale dell’Ucraina”, che curiosamente fa rima con “Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori” di Hitler)

Il battaglione AZOV (probabilmente ora distrutto dai russi ).

C14 di Kiev.

Il battaglione Aidar (distrutto di recente dai russi).

I Wotanjugend (che in realtà sono di origine russa).

Ukraine Patriot (co-fondato da Andriy Parubiy).

La Milizia Nazionale.

Karpatska Sich.

Freikorps.

Ci sono anche molte altre unità più piccole (più di 30) che si sono fuse con quelle più grandi, e tutte sono state integrate nell’esercito ucraino.

E i vari simboli di queste organizzazioni sono comuni in Ucraina (cioè il Sonnenrad, il Totenkopf, il Wolfsangel). Dopo il 2014, l’Ucraina è diventata anche il principale “esportatore” dell’ideologia nazista nel mondo (l’attentatore della moschea in Nuova Zelanda era un ardente sostenitore, per esempio).

 

A combattere a fianco dei neonazisti e dell’esercito ucraino ci sono una sfilza di jihadisti e mercenari, molti dei quali provengono da altri gruppi neonazisti occidentali come la Divisione Misantropa. Questi mercenari sono conosciuti come la Legione Internazionale di Difesa Territoriale dell’Ucraina.

 

Ci sono alcuni che dicono che niente di tutto questo è vero perché Zelensky è ebreo.

Non c’è bisogno di approfondire la storia della collusione ebraica con i nazisti.

Basti dire che il Battaglione Azov, e varie altre milizie neonaziste, sono finanziate dall’oligarca Ihor Kolomoisky che è ebreo e che, si dice, abbia scelto Zelensky.

Entrambi gli uomini hanno un ruolo importante nei Pandora Papers, il che spiega ulteriormente il miliardario Zelensky, con tanto di villa in Florida ed in Versilia in Italia , che spadroneggia sulla nazione più povera d’Europa.

 

 Trudeau e i nazisti.

Nel 2016, il governo del Canada ha invitato Andriy Parubiy a Ottawa, quando era il leader del Partito Social-Nazionale dell’Ucraina (ora Svoboda), co-fondatore di Ukraine Patriot, e a quel tempo presidente del Parlamento della Rada (il parlamento ucraino). E Trudeau lo incontrò di nuovo in Ucraina più tardi nello stesso anno.

 

Nel 2018, Parubiy ha opinato sulla democrazia: “Sono un grande sostenitore della democrazia diretta… A proposito, vi dico che il più grande uomo, che ha praticato una democrazia diretta, è stato Adolf Aloizovich [Hitler-e notate l’uso della forma onorifica del nome di Adolf, per mostrare grande rispetto].”

 

A suo modo inimico, Trudeau si è schierato con il nazionalismo ucraino in un tweet (qui tradotto dal francese): “Cinque anni fa, coraggiosi manifestanti di Euro-maidan sono stati uccisi in Ucraina mentre chiedevano un futuro migliore per il loro paese. Oggi, onoriamo i Cento Eroi Celesti e i loro sacrifici per la democrazia. Il Canada sarà sempre al fianco del popolo ucraino”.

 

Ironia a parte, dall’uomo che ora è dittatore del Canada, “i Cento Eroi Celesti” si riferisce ai manifestanti morti durante Euro-maidan, molti dei quali erano neonazisti.

Tutto questo può essere attribuito all’ingenuità, ma è anche chiaro che quando Parubiy è stato invitato a Ottawa, il governo era pienamente informato delle sue credenziali neonaziste. Ma sembrava non avere importanza, nel grande gioco di battere la Russia.

Forse, quindi, non è sorprendente che il ruolo prominente di Trudeau nel sostenere Zelensky abbia un precedente, e che i neonazisti in Ucraina siano perfettamente accettabili, purché combattano i russi. Questa è una storia molto vecchia in Ucraina.

 

Più recentemente, l’attuale vice primo ministro canadese Chrystia Freeland ha felicemente posato con uno striscione neonazista e ha postato la foto su Twitter, poi l’ha rimossa e ne ha postata un’altra senza lo striscione, dicendo che chiunque abbia detto che lei ha posato con uno striscione neonazista stava ovviamente diffondendo “disinformazione russa”.

 

Lo striscione rosso e nero recitava: “Slava Ukraini” (“Gloria all’Ucraina”), ed era lo slogan dei Banderiti e lo slogan ufficiale dell’OUN-B. I colori, nero e rosso, sono la bandiera dell’Esercito Insurrezionale Ucraino (UPA).

Naturalmente, non si dovrebbe mai credere ai propri occhi bugiardi. È meglio credere alla narrazione ufficiale. Si dice anche che la stessa famiglia di Freeland abbia legami con i Banderiti. Il punto non è il senso di sangue, ma il problema radicato del nazismo in Ucraina.

Tali immagini potrebbero essere viste come “errori innocenti”. Ma nella storia intrisa di sangue del nazionalismo ucraino, hanno molto peso e sono usate come valuta preziosa.

 

Ma anche l’Occidente che aiuta i nazisti non è una novità.

(Ndr.Il padre di Klaus Schwab -ora miliardario, ma con madre ebrea-ha contribuito allo sviluppo della bomba atomica tedesca essendo un abile ingegnere. Il figlio Ing. Klaus Schwab dirige ora una fabbrica di bombe atomiche in Sud Africa con 20 mila operai al lavoro oltre a tecnici ingegneri  all’uopo assunti.).

 

Altre atrocità.

Dal 2014, la triste litania delle atrocità commesse dai neonazisti, in particolare il Battaglione Azov, è ben nota e ampiamente catalogata. E nel recente conflitto, sono queste unità neonaziste che sono in prima linea nel commettere ulteriori atrocità contro i civili. E ci sono anche operazioni false-flag e altre atrocità. Da dove verrà la giustizia per questi crimini? Dai sostenitori dei nazisti?

 

Ma sembrerebbe che a pochi in Occidente importi, finché possiamo tutti odiare collettivamente Putin e i suoi russi. L’odio è un grande unificatore, mentre l’Occidente continua a distribuire denaro e Wunderwaffen, nella speranza che un grande Volkssturm riporti i russi da dove sono venuti. Ma si noti anche che il modello di tali sforzi è sempre la Germania nazista.

 

E perché nessuno obietta che i civili vengono trasformati in combattenti? È una mossa tattica occidentale per ottenere “cattiva stampa” sui russi che “uccidono i civili”?

Qualunque sia il caso, Zelensky è certamente colpevole di un terribile crimine contro il suo stesso popolo che ha messo contro un esercito addestrato e professionale – e come possono i soldati russi distinguere tra combattenti e civili? Questo è il volto di una guerra condotta da wokisti.

 

Putin notoriamente, all’inizio dell’Operazione Z, ha detto che l’Ucraina era governata da un gruppo di tossicodipendenti e nazisti. Altri hanno osservato le diffuse abitudini di droga dei governanti, e nell’esercito ucraino .Compreso i neonazisti che abbiamo sopra delineato.

 

La Russia avrà successo nei suoi obiettivi, perché non è guidata da isterici guerrieri della giustizia sociale woke e Liberal Dem Usa; e la Russia finalmente de-nazificherà l’Ucraina, un lavoro atteso da tempo.

Ecco Konstantin Pulikovsky, il comandante russo che mette le cose in chiaro. La sua è una voce di vera sobrietà.

  

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