PENSIERO UNICO.
PENSIERO
UNICO.
L’Ucraina
è il “Nuovo Vaccino”
e la
nuova Ossessione.
Conoscenzealconfine.it
- (15 Aprile 2022)- Marcello Veneziani-ci dice :
Conosco
tanta gente che ha perso un’abitudine ritenuta fino a poco prima
irrinunciabile: non vede più il telegiornale.
Me lo
hanno detto in tanti, girando per l’Italia a presentare l’ultimo mio libro. Magari qualcuno esagera ma mi dicono
tutti che non sopportano più i telegiornali per come sono diventati. Prima al
tempo della pandemia, ora al tempo della guerra.
Già
sbuffavano quando c’era il solito teatrino con i politici che dicevano la loro
filastrocca a turno, ma era un po’ il dazio da pagare per sapere poi che
succedeva nel mondo.
Però
c’erano altre notizie, altra vita, altre curiosità. Invece al tempo della pandemia già si
sperimentò il tg diventato monografico, racconto a più voci, più livelli, con
lezioni di paura e di terrore, sul virus, sul vaccino, sul green pass. Dai e
dai, per lungo tempo.
Ora da
febbraio a questa parte l’ossessione monomaniacale è l’Ucraina.
E’ la
notizia principale che tiene banco al mondo, non c’è che dire. È giusto che apra quasi tutti i tg
di ogni giorno e che resti in testa nei notiziari televisivi come nei
quotidiani.
Ma
principale non vuol dire unica.
E
invece si confezionano i tg, soprattutto alcuni, a partire dal tg1, come un
film luce, un racconto corale e istituzionale, paese per paese, faccia per
faccia, storia personale per storia personale, sempre sull’Ucraina.
Tutto
incartato come un feuilleton, che è, leggo la definizione canonica “un romanzo popolare d’appendice, con
intreccio complesso, personaggi fortemente caratterizzati nel bene e nel male,
trionfo finale dei buoni sentimenti”. È la descrizione dei nostri tg
monotematici e accorati.
Il
telegiornale è divenuto questo: populismo romanzato, finalizzato ad ammaestrare la
gente usando i sentimenti, incitando a tifare per i Nostri contro il Male,
secondo i criteri del regime dell’informazione. Non se ne può più.
C’è
chi prova a cambiar canale ma di solito trova la stessa pappa, la stessa
compagnia di giro nei talk show e negli approfondimenti che ruotano ancora
intorno alla stessa cosa. Ormai vediamo solo film in tv, dicono in molti, e non quelli
programmati sulle reti. Li capisco, vedrei pure i cartoni se non preferissi
darmi ai libri e ad altro.
Anch’io
ho diradato i miei ascolti di telegiornale, e comunque li seleziono. Ma l’altra
sera mi è capitato di vedere il tg1 della sera dove per trenta minuti si è
parlato solo di Ucraina e non era successo nulla di particolare, ma in tutte le
salse, con tutte le voci, includendo pure arte, recitazione e infanzia made in
Kiev, per renderlo ancora più fogliettone. E dopo trenta minuti di lavaggio del
cervello, quando uno spera che entri in extremis il resto della realtà, del
mondo, della vita, ti propinano un servizio sulle vicissitudini di un uccello
esotico. Contentino agli animalisti, piccola gita d’evasione.
Ma
possibile che oltre la storia dell’uccello non sia successo niente altro al
mondo, in Italia, nella cronaca e nella vita? Possibile che non ci sia nemmeno un
evento, un’altra storia, un momento di cultura, oltre quello?
Ma la
Cina, l’India, l’Africa, il resto del mondo, furono abolite o vivono ancora?
E in America non succedono più scontri, uccisioni di
neri e poliziotti con relative proteste?
A
volte, sul polpettone di guerra viene spruzzato uno sbuffo di angoscia
passeggera per informarci dal Brusaferro di turno che il covid esiste ancora e
colpisce i miscredenti; e poi via con le bombe, le rovine, le interviste agli scampati
con tutto il ricamo intorno.
È
comprensibile che la gente sia stanca di questa overdose e soprattutto di
questa riduzione della realtà e della varietà del mondo al racconto,
naturalmente “correct,” di quel che succede tra Russia e Ucraina. Ed è dunque comprensibile che veda
sempre meno i tg, anche quando lascia acceso il televisore mentre le
conduttrici e i concelebranti recitano le loro litanie russo-ucraine.
Credetemi,
non è cinismo, non è voglia di guardare dall’altra parte, di minimizzare,
sottrarsi alla realtà o distrarsi. È semplicemente umano che la vita non possa e non
voglia ridursi solo a una cosa, per giunta vissuta per interposto popolo.
Non
succede nemmeno in Ucraina, dove la vita prosegue, si pensa, si ama e si fa altro,
si balla persino e quando c’è il sole si passeggia; non è possibile che il nostro
voyeurismo di stato ci costringa a ridurci a guardoni monomaniacali delle
disgrazie altrui, ripetendoci il mantra che sono pure le nostre.
Ormai
gli anni venti del terzo millennio, cominciati con la pandemia, stanno
producendo questa distorsione della realtà attraverso la riduzione a un canone,
un tema fisso che prescrive comportamenti conformi e una sirena d’allarme
perennemente ululante. L’effetto principale di questo martellamento è la fuga, nei
bunker personali, nei social, nella vita animale e nutritiva, nelle stanze
della mente.
Consiglio
a quanti non ce la fanno più a vivere ogni giorno solo di quel che passa il
presente, di guardare anche altrove, di non fermarsi all’oggi. E ripeto quel che ho scritto
perfino nella copertina del mio libro, che noi umani abitiamo cinque mondi e
non uno solo: il presente, certo, ma anche il passato, il futuro, il favoloso e
l’eterno. E
se ne perdiamo uno viviamo male, privati di una nostra dimensione fondamentale;
se poi
viviamo solo di uno, come accade oggi, siamo nella pazzia.
E
comunque anche il presente non può essere quello che ci inocula la tv col
chiodo fisso; è vario, è pieno di altre notizie, brutte, belle, curiose, importanti.
Ci
sono assai più cose in cielo, in terra, nella vita e nell’animo degli uomini di
quanto dica il Bollettino-Cappa della Televisione.
Non
usate la tragedia d’Ucraina per restringerci il mondo a un solo tema,
somministrato come un “vaccino” permanente, iniettato in audio e in video.
(Marcello
Veneziani – La Verità-
marcelloveneziani.com/articoli/lucraina-e-il-nuovo-vaccino-e-la-nuova-ossessione/).
Pensiero
identitario contro pensiero unico.
Maecelloveneziani.com-
Marcello Veneziani - (11 aprile 2022)- ci dice :
Ci è
stato assegnato un tema cruciale ma anche eroico per il combattimento che
prefigura: pensiero
identitario contro pensiero unico. Dico eroico perché sottintende quasi una battaglia
tra giganti in corso, ma di gigante ce n’è uno solo, di battaglia delle idee
non c’è traccia, e c’è una radicale asimmetria tra i due contendenti.
Per
cominciare, pensiero unico è una dicitura diffusa, che viene spesso usata con
significati diversi, se non addirittura opposti, ma che è viziata già in
origine perché presuppone l’esistenza di un pensiero.
In realtà quel che chiamiamo pensiero unico ha sì il tratto dell’uniformità e
dell’intolleranza verso le differenze, ma non quello del pensiero.
Anzi
uno dei tratti salienti di questo Rullo Compressore è che disprezza il
pensiero, lo ritiene irrilevante, inutile, ozioso. Proporrei di chiamarlo Potere che
uniforma.
Quali sono gli elementi che lo compongono? Ne sottolineo quattro, di diversa
provenienza.
1) Il
primo elemento è economico-finanziario ed è il liberismo dogmatico, il dominio
indiscusso del capitalismo finanziario internazionale e dei suoi agenti, il
primato del profitto e il mercatismo come orizzonte globale.
2) Il
secondo elemento è il dominio planetario della tecnica, l’avvento della tecnocrazia e dello
scientismo,
la tecnodipendenza dei soggetti e la riduzione dell’umano a nativo digitale o
adottivo digitale.
3) Il
terzo elemento è la bioetica, vale a dire la riduzione della natura, della cultura e del
costume al
primato assoluto della soggettività, dei suoi diritti e delle sue mutazioni.
4) Il
quarto e ultimo elemento è invece l’apertura incondizionata ai migranti, l’accoglienza e la cancellazione di
ogni confine e di ogni distinzione tra immigrati regolari e clandestini.
Come
si può notare si tratta di elementi compositi, i primi due provengono dalla
storia del capitalismo e del progresso tecnologico, strettamente intrecciati,
con una curiosa contraddizione: il liberismo si fa dirigista, come accadeva nelle
economie pianificate del comunismo, detta leggi, parametri e obblighi, riduce
il cittadino a debitore.
Ovvero
il mercato è libero fino a un certo punto; deve in realtà sottostare ad alcuni
percorsi obbligati e ad alcune dipendenze, come quelle indotte dal Debito
Sovrano, che è poi l’unica sovranità riconosciuta dal sistema in questione.
Gli altri due elementi provengono invece da un’altra
storia ideologica, quella del “radical-progressismo”(liberal Dem Usa), a cui si
aggiunge per l’accoglienza dei migranti l’apporto del filantropismo cristiano.
Per
usare le vecchie categorie di un tempo, possiamo dunque dire che il cosiddetto
pensiero unico è la confluenza della destra economica e tecnocratica e della
sinistra ideologica e moralistica.
Il
punto di raccordo è un poligono fondato sull’individualismo cosmopolitico,
ovvero l’internazionalismo e il soggettivismo ed ha come lati e corollari lo
sradicamento, lo snaturamento, la desacralizzazione, il nichilismo.
La
sinistra ideologica (Liberal Dem Usa) rinuncia alla rivoluzione sociale ed
economica, alla lotta di classe e al primato operaio, per esercitare il suo
ruolo nella sfera dei costumi, dell’etica, del sesso.
E la destra economica lascia che il liberalismo si
sposi alla liberazione dalla natura e dai ruoli sessuali, dalle “identità
costrette” come si dice. Insieme concorrono a demolire gli argini che la
realtà, la natura e la tradizione vi oppone: la comunità, dalla famiglia alla
patria, il senso religioso e spirituale…
Il
Potere che uniforma si avvale di un linguaggio della correttezza, quello che
viene definito” politically correct” che in realtà non è solo politico ma anche etico, sociale,
esistenziale.
Questo
lessico dell’ipocrisia punisce come reati parole e opinioni che contravvengono
al canone ideologico e moralistico vigente. E sostituisce la tolleranza
repressiva che si condannava con Marcuse nel ’68 con l’intolleranza permissiva,
nel senso che tutto è permesso nella società della liberazione, ma per chi è fuori dalla “correctness”
c’è intolleranza e perfino incriminazione.
Il
Potere che uniforma, a mio giudizio, non è frutto di chissà quale complotto,
non credo alla Cospirazione Universale di Agenti del Male che siedono in una
specie di Comando Supremo nascosto ai più ma svelato agli iniziati.
Penso piuttosto che si tratti di un processo
automatico, in cui i mezzi diventano fini, l’economia e la tecnica si
costituiscono in scopi dell’esistenza, e gli uomini regrediscono a strumenti,
anche coloro che guidano questo processo. Le procedure prevalgono sui
significati.
Bisogna
funzionare, essere operativi, non critici e tantomeno antagonistici. E’ una reazione a catena, come
spiegava bene Carl Schmitt già tanti anni fa. O come per altri versi notava
Martin Heidegger: è il dominio dell’Impersonale della Tecnica.
Ora,
davanti al Potere che uniforma ed esige conformità di atti, procedure e
pensieri, c’è qualcosa come un pensiero che assume coscienza del processo in
corso, che si confronta coi suoi presupposti e le sue conseguenze, che
sottopone al vaglio della critica e si propone di superarla o quantomeno di
fronteggiarla?
No,
non c’è o c’è in modo scarso, episodico, frammentario, marginale, inadeguato. C’è come una rivolta basica,
d’istinto, una ribellione del sentire, che premia movimenti
nazional-populistici, ma che difficilmente si eleva sul piano di un pensiero
critico o di una compiuta cultura identitaria.
In ambo i versanti non c’è un pensiero
all’altezza della crisi, cioè in grado di cogliere e misurarsi con la propria
epoca.
Il
pensiero identitario non è una corrente, un filone organico, è piuttosto un
pensiero sommerso, carsico, che viene da lontano, fino a coincidere con l’idea stessa
di Civiltà
e di Tradizione, che giunge attraverso mille rivoli di pensiero e che si esprime oggi
attraverso isolati pensatori (due sono qui presenti).
Il pensiero identitario intreccia cultura e
natura, diritti e doveri, mito e storia, sacro e vitale, politica e comunità. Avverte che la civiltà subisce un
triplice attacco: dall’alto la colonizzazione global tecno-economica che nasce
in un primo tempo come americanizzazione del mondo e che punta alla
desertificazione delle differenze, il reset dell’origine e del passato.
Dal
basso subisce l’invasione di flussi migratori incontrollati, che aliena luoghi,
culture, linguaggi e costumi. E ai fianchi subisce l’attacco formidabile del modello
commerciale asiatico, cinese in particolare, la competizione che fa saltare la
produzione industriale, la qualità dei prodotti, le tutele sociali, le garanzie
di lavoro.
Il
pensiero identitario rovescia la piramide imposta dal Potere che uniforma,
ovvero rimette l’uomo in piedi: la cultura, intesa come visione del mondo, tradizione,
religione, orienta la politica; la politica governa la società e guida
l’economia, senza gestirla e farsi imprenditore; l’economia reale prevale sulla
finanza, ossia le condizioni di vita reale dei popoli prevalgono sugli assetti
contabili degli stati e delle imprese.
Ma
l’identità non è una specie di idea platonica che dimora fissa nei cieli o un
rigido stereotipo a cui si è legati una volta per sempre.
L’identità non è unica, non è immutabile e non è
eterna.
Ma
ciascuno vive un contesto di plurime identità, che si modificano nel tempo e
nei luoghi, e che possono deperire fino a morire.
Le
identità sono multiple – personali e comunitarie, politiche e culturali. Non
sono reperti arcaici, inerti e retorici.
L’identità
è un principio basilare in filosofia: è di derivazione presocratica ma
poi Aristotele fonderà la logica occidentale sul principio d’identità. Quella logica su cui ancora ci
basiamo per capire e distinguere.
Ma è
anche un concetto usurato nella pratica se ne consideriamo l’uso e l’abuso per
rassicurare le proprie pigrizie, non confrontarsi col mondo, chiudersi nel
proprio recinto.
Personalmente
preferisco riferirmi a un principio più fluido e vitale che è la tradizione,
dove la continuità implica il mutamento, il passaggio generazionale di padre in
figlio, il valore dell’esperienza, e dove il senso della trasmissione non
riguarda solo il passato ma anche il futuro.
Diciamo
che l’identità sta alla tradizione come la montagna sta al mare. O con una formulazione più
filosofica, l’identità attiene all’Essere, la tradizione è l’essere in divenire
o in una visione metafisica, è il divenire dentro l’essere.
Riconoscere
l’identità è riconoscere in ogni persona e comunità non solo il suo statuto di
vivente, o i suoi diritti individuali, ma un volto, un’anima e una storia ed
una persistenza di fondo che lo identifica.
Nell’identità risiede la sua dignità. È solo
nell’identità che l’uomo, l’umanità, diviene kantianamente da mezzo a scopo.
Un’epoca
labile e mutante come la nostra, segnata dalla velocità, dalla metamorfosi e
dalla rapida deperibilità di tutto – principi, legami e consumi – ha bisogno
per contrappeso di punti fermi, di fedeltà che sfidano la precarietà, la
labilità e il volgere delle mode.
Mai come oggi abbiamo bisogno di riscoprire la
gioia delle cose durevoli.
Ma il
discorso tocca livelli più profondi perché la guerra alle identità è anche una
guerra alla natura.
È
curioso notare che da un verso viviamo nell’epoca dell’ecologismo e del
salutismo in cui assume valore tutto ciò che è naturale, biologico, genuino.
Ma poi
la natura viene degradata al rango maligno se si riferisce alla condizione
umana; là
il naturale coincide col bestiale, col retrogrado, col rozzo, col razzismo, con
l’atroce e reazionario ordine naturale.
Il mutante, il transgender, è colui che
combatte la sua guerra di liberazione dalla natura intesa come necessità e come
destino.
Madre Natura è benefica finché si parla di valle degli orti e di diete, diventa malefica se si parla di
nascite e di famiglie.
Il pensiero identitario è un pensiero del
destino, mentre il potere che uniforma si connota per la negazione del destino
e per la liberazione da ogni ordine naturale.
E qui torno infine al punto di partenza. Ma esiste davvero una battaglia tra
“pensiero unico” e “pensiero identitario”?
No, non esiste, anche perché sul piano dei mezzi il
primo giganteggia e il secondo è affetto da nanismo.
Mentre
nel regno dei fini, il gigante è il pensiero identitario, il nano, balbettante,
è il “pensiero unico”.
E poi,
il primo è un processo globale, un apparato impersonale; il secondo invece
passa da persone, popoli, comunità, luoghi, storie. E per questa duplice asimmetria che
un vero confronto, un vero conflitto, non può al momento accadere. Abitano la
stessa terra ma vivono su mondi diversi…
Il
pensiero unico c’è
ed è quello
del neoliberismo.
ilfattoquotidiano.it-
Paolo Maddalena- (18 ottobre 2021)- ci dice :
La
propaganda neoliberista ha talmente offuscato le menti degli italiani da
impedire non la manifestazione del pensiero, ma la stessa formazione di questo,
rendendo inutile addirittura l’articolo 21 della Costituzione per mancanza del
suo presupposto, cioè della pluralità di pensiero.
Infatti
domina ora il pensiero unico, che resta tale sia se conforme allo stato attuale delle
percezioni da parte dell’immaginario collettivo, sia se si oppone ad esso, e
ovviamente, se c’è un pensiero unico, non ha più senso parlare della sua
manifestazione.
Ciò è
avvenuto al porto di Trieste, dove si manifestava, con poco approfondimento
della realtà economico-sociale del momento, contro il green pass e dove sono
arrivati in massa i no-vax, i no-green pass, alcuni soggetti ammalati di
protagonismo che vogliono sfruttare la situazione per emergere politicamente,
nonché infiltrati di destra e di sinistra.
Nel
difetto di un pensiero chiaro e plurimo può avvenire di tutto, e a Trieste, una
manifestazione dalle non chiare finalità, ha richiesto lo sgombero dei
manifestanti medianti gli idranti della polizia. E così tutto è tornato come
prima.
Porto
di Trieste, polizia sgombera con cariche, lacrimogeni e idranti: No Green Pass
fuori dal varco. Salvini e Meloni: “Lavoratori pacifici.”
Fatto
gravissimo è che i politici, alla pari dei manifestanti, dimostrano di aver
perso il discernimento e di essere vittime anch’essi, sia quelli della maggioranza
che quelli dell’opposizione, di soggiacere alla pesantissima incombenza del
pensiero unico dominante.
È bene
chiarire che tale pensiero ha occupato totalmente il settore dell’economia e si
poggia sulla teoria neoliberista, che vuole (e lo sta facendo) trasferire le
fonti di produzione di ricchezza nazionale dalla proprietà pubblica del popolo
nelle mani di pochi speculatori, che devono agire in concorrenza tra loro,
mentre viene vietato l’intervento dello Stato-Comunità, cioè del popolo, nell’economia.
Insomma
obiettivo del neoliberismo è l’eliminazione del popolo, il crollo dello
Stato-Comunità, la distruzione del senso di solidarietà fra i cittadini, in
modo che ci siano soltanto singoli produttori e singoli consumatori.
È
ovvio che, eliminando la ricchezza nazionale dello Stato-Comunità, non c’è più
possibilità di assicurare l’esistenza e la continuità dei servizi pubblici
essenziali, delle fonti di energia, delle situazioni di monopolio e delle
industrie strategiche, poiché, ponendo in commercio questi beni fuori commercio
mediante la trasformazione degli Enti pubblici e delle Aziende di Stato in
S.p.A., si affidano a chi persegue interessi individualistici e speculativi,
propri del mercato, i beni e servizi che dovrebbero considerarsi fuori commercio.
Questa
situazione non è capita dal popolo né da sacerdoti e vescovi, che alla pari del
popolo gregge seguono il pensiero unico dominante del neoliberismo, senza
accorgersi che per questa via aumentano la povertà e la differenza tra poveri e
ricchi.
In
base alla Costituzione, i citati servizi pubblici essenziali, le fonti di
energia (acqua, luce e gas), le situazioni di monopolio, le industrie
strategiche, il paesaggio e i beni artisti e storici (articoli 43 e 9 Cost.)
sono beni appartenenti al demanio costituzionale del popolo, in quanto
indispensabili per la sua esistenza, e quindi inalienabili, inusucapibili e non espropriabili.
È
chiaro che a questo punto è inutile battersi contro la cosiddetta “dittatura
sanitaria”,
essendo invece necessario lottare contro l’avanzante dittatura delle multinazionali e
della finanza, che stanno disfacendo l’Italia e eliminando del tutto il diritto
sacrosanto al lavoro.
Venezia,
le ragioni della protesta contro il G20 dell’economia: “I fondi stanziati per la pandemia
vanno usati con logiche diverse dal passato”.
E per
quanto riguarda tale diritto, è da tenere presente che, trasformando l’Ente o
Azienda pubblica in S.p.A., la sua disciplina non segue più le regole del
diritto pubblico che, proprio al fine di assicurare la continuità del servizio, considera
il licenziamento un fatto del tutto eccezionale (è noto infatti che la legge
quadro sul pubblico impiego sancisce che, in caso di estrema necessità, il
lavoratore pubblico può essere posto in mobilità, e cioè essere utilizzato in
altri settori lavorativi, oppure collocato in disponibilità per 24 mesi, oppure
sospeso dal lavoro, ma conservando il diritto ad essere riassunto alla prossima
occasione favorevole).
Tale
diritto invece, proprio con la trasformazione in S.p.A., viene strappato
all’ordine giuridico costituzionale sopra descritto e sottoposto alle
oscillanti regole del mercato, per cui in palese contrasto con l’articolo 1
Cost. (secondo il quale il lavoro è fondamento della Repubblica) e l’articolo 4
Cost. (secondo il quale la Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto
al lavoro, e promuove le condizione che rendano effettivo questo diritto), si procede senza nessuna remora ai
licenziamenti in massa, secondo decisioni autonome degli imprenditori o degli
speculatori.
Tutto
questo non è capito dagli italiani: infatti, mentre si protesta contro il green
pass, ai lavoratori di un’azienda strategica quale la Whirlpool di Napoli
vengono confermati i licenziamenti. La stessa sorte è avvenuta per i dipendenti di Alitalia, che
prima della sua privatizzazione assicuravano il servizio pubblico del trasporto
e che, dopo la sua trasformazione in S.p.A. e l’affidamento del trasporto aereo
a una piccola compagnia privata – benché con denaro pubblico – veniva anch’essa
costituita in una S.p.A., facilmente appetibile da compagnie più forti,
provocando così il licenziamento in tronco di circa ottomila dipendenti di
altissimo livello professionale, senza nessuna speranza giuridicamente fondata
di riassunzione.
Non si
parla che di ‘pensiero unico’, ma poi
si
scopre che tutti possono dire tutto ovunque.
Ilfattoquotidiano.it-
Roberto Del Balzo-( 20-1-2022)- ci dice :
Da
ogni latitudine politica e mediatica, che siano interventi lunghi un respiro
nei vari talk televisivi oppure un po’ di inchiostro che arriva da una penna
annacquata – che si raddrizza in un rigurgito di orgoglio incidendo la carta
con quel desiderio di distinguersi almeno una volta nella vita – in molti
ricorrono a quelle due parole, ovvero pensiero unico, per indicare la condizione del
giornalismo italiano e in generale dell’impalcatura costruita giorno dopo
giorno durante questo tempo di pandemia dal governo, dai media e da
quell’esilarante mondo dei social.
Il
filosofo ci annuncia che più che dell’immunità di gregge tanto decantata è
rimasto solo il gregge, un popolo belante, neppure troppo, davanti alla
beatificazione del presidente del consiglio e delle scelte che ha fatto e che
farà.
Guardando
a destra un nutrito gruppo di giornalisti e opinionisti (filosofo incluso)
raglia ormai quotidianamente sulla pochezza dei vaccini, sulla mancanza di
chiarezza delle regole, sullo stordimento dei numeri di morti e contagiati
dichiarati ogni giorno che Dio ha messo in terra, sull’utilità delle mascherine
e via discorrendo.
È
tutto un fastidio che mette il cappio intorno al collo della libertà
individuale.
(Quirinale,
non bastano i requisiti: un buon Capo dello Stato incarna la Costituzione nella
vita).
Ma
questo, anche se lo dicono tutto il giorno, sembra che non possa essere
argomento di discussione perché la “narrazione” è sempre quella, portata sulle
spalle come una divinità dai “giornaloni”:
c’è solo un mantra di numeri, di pericolo, di azioni e
obblighi da seguire, un continuo e incessante invisibile megafono che condiziona con metodi di
controllo sociale i nostri comportamenti, il “controllo d’alto” (coniato del filosofo, sì sempre un
filosofo, Danilo Campanella).
Dall’altra
parte, basta cambiare canale oppure comprare qualche quotidiano diverso e lo
stesso lamento disperato arriva sotto altre forme: “è un governo di padroni”
che disgrega e non aggrega, impoverisce gli italiani senza contraddittorio,
senza discussione, così è (se vi pare).
La
realtà dà i suoi morsi e lascia il segno ma non si può dire, non si parla al
manovratore mentre guida e intanto qualcuno non alza più la saracinesca o
riceve via mail il benservito.
È
tutto “un politicamente corretto”, le carezze sono sempre date dal verso giusto, non si
può parlare, non si può avere un tono diverso. Di quel gregge non si può essere la
pecora nera e neppure grigia, tutto è modellato e plasmato affinché non ci
siano voci stonate.
(Sarebbe
bello dare tutta la colpa alla minoranza no vax: la realtà però è un po’
diversa.).
Ecco,
in un ribaltamento istantaneo, quasi come girare una clessidra, scopriamo però
che tutti possono dire tutto ovunque, da uno schermo in alta definizione, nei
giornali e in quel mondo, sempre esilarante va ricordato, dei social.
Eppure
ancora il “pensiero
unico”
domina e non permette una visione diversa, un pensiero laterale. La democrazia, o quella debole
superstizione che ne rimane, è soffocata col cuscino del racconto istituzionale. A prescindere dalla pandemia
ovviamente.
In
parte è vero, come vero è il fatto che andare a votare diventa quasi una gita
nel weekend visto come cambiano i governi anno dopo anno.
In
questo caos e mondo di contraddizioni rimane sempre lui, “il pensiero unico”, riflesso all’infinito in due specchi
messi uno di fronte all’altro, certamente uno a destra e uno a sinistra.
“ L’occidente non era preparato
a
scontrarsi con uno stato -civiltà”.
Laverita.info-
Francesco Borgonovo-Intervista a
Cristopher Coker - (16-4 2022)- ci dice :
L’esperto
di relazioni internazionali : “ La Russia di Putin , ma anche la Cina e l’India ,sono
entità bel diverse dagli Stati -nazione. In esse l’ordine politico è secondario
, conta solo preservare un ruolo centrale
nella storia”.
(Il collante principale della società russa è il “RussKiv
Mir” ,cioè la religione civile
post-sovietica.
A
Mosca fa comodo tenere “congelati “i
conflitti” per poi usarli a suo
beneficio quando le serve).
Cristopher
Coker è professore di Relazioni internazionali alla London School of Economics
ed è l’autore di uno dei saggi più interessanti e discussi degli ultimi anni ,
pubblicato in Italia dall’editore Fazi.
Si
intitola “
Lo scontro degli Stati-civiltà” , e fornisce alcune chiavi interpretative molto importanti
per comprendere la situazione attuale.
“Samuel
Huntington definì l’Ucraina una civiltà divisa :
metà russa e metà ucraina” ,dice Coker alla Verità.
“Putin credeva che non avesse una
propria identità di civiltà e fosse un prodotto della storia sovietica : Lenin cedette l’Ucraina alla Germania nel 1918 .L’Ucraina
divenne una repubblica sovietica all’interno dell’Urss nel 1920.
L’Ucraina
ha conquistato l’indipendenza nel 1991. Ma grazie alla Russia gli ucraini hanno sviluppato un’identità di
civiltà: i 4 milioni e mezzo di persone che morirono durante la carestia di
Stalin negli anni venti ; gli intellettuali che furono mandati nel Gulag negli
anni Trenta ecc.
Questo non è un conflitto di civiltà , ma un conflitto
tra due Paesi con identità storiche
distinte.”
Sembra che Cina
e Russia abbiano rafforzato il loro legame .Pensa che si possa formare una
sorta di ampio fronte anti occidentale ?
“Senza
dubbio Russia e Cina stanno forgiando un allineamento sempre più stretto. La
Russia afferma che i cinesi sono i loro partner
strategici più importanti . Ma la Cina deve stare attenta. Proprio
come gli Stati Uniti devono
dimostrare che le invasioni falliscono ,
la Cina deve dimostrare che falliscono anche
le sanzioni.
Il
punto è proprio il meccanismo Swift : il
CIPS ( il sistema di interscambio bancario alternativo cinese ,Ndr.) ha una
impronta globale troppo piccola e le
multinazionali cinesi con presenza legale nei Paesi occidentali potrebbero
essere vulnerabili a sanzioni secondarie . Quindi la Cina passerà ad un sistema
alternativo, migliorando il suo sistema
di pagamento e diversificando i suoi 3.2 trilioni di dollari di riserve dalle valute e dai conti correnti.
Inevitabilmente , la Russia diventerà un satellite economico ,anzi il partner minore in una relazione scomoda poiché
questo è un matrimonio di convenienza ,di interessi
e non di valori”.
Quali
sono invece gli obiettivi degli Stati Uniti in questo conflitto ?
“L’obiettivo
dell’America è garantire che la guerra continui abbastanza a lungo da fare si che la Russia venga abbattuta. Anche se i
russi alla fine vincono e finora hanno impegnato solo una frazione delle forze
- non hanno la forza necessaria per occupare
il Paese. Putin è incastrato. Un leader russo umiliato , e molto
sminuito agli occhi dei cinesi , si adatta bene all’Occidente ance se questo
risultato ha delle conseguenze.”
Veniamo all’Europa. In Italia molti dicono che la crisi
ucraina l’ha unita come mai prima . E’ vero secondo lei ?
“Dopo aver parlato con Putin 38 volte
durante la crisi di Crimea del 2014 , Angela Merkel è giunta alla conclusione
che viveva in un mondo diverso. Ma lo era anche lei : gli europei soffrivano di
“pensiero di gruppo “.”
Sta
utilizzando un concetto della psicologia sociale non proprio ,diciamo ,
positivo. Il pensiero di gruppo è una patologia piuttosto dannosa .
“Quando si
cerca di prendere una decisione ,qualsiasi prova contraria che emerge al
consenso che si è generato , viene automaticamente respinta , perfino
ridicolizzata”.
“Gli europei hanno parlato di interdipendenza economica ,
globalizzazione , società civile globale , concetti che non significano nulla
per i russi. Come ha notato una volta Sergei Lavrov , la Russia era un attore
di minoranza nella globalizzazione. L’ Ue si è anche raccontata confortanti
storie deliranti. Prenda il preambolo della sua prima dottrina sulla sicurezza (2003) che affermava che
l’Europa “ non è mai stata più sicura”.
L’Europa ,in realtà , occupa il
quartiere più pericoloso del mondo . Se
gli europei potessero discostarsi dal copione , se riconoscessero di vivere non in un mondo post-Guerra Fredda ma in un mondo prebellico ,
potrebbero rafforzare la loro determinazione e resilienza.”
Lei ha
scritto un libro sugli Stati -civiltà. Che sarebbero la Russia , la Cina ,l’India …Cosa non capiamo noi
europei di questi stati ?
“Gli europei non capiscono che gli Stati -civiltà sono
distinti dagli Stati- nazione. Per uno Stato- civiltà , i cambiamenti politici significano poco. Lo si può capire
dall’autobiografia del generale Mikhail Gromov , l’ultimo soldato sovietico a
lasciare l’Afghanistan nel 1988. Il titolo del suo libro è rivelatore : “Tre
vite di un uomo “. Mentre scriveva , ha vissuto
sotto diversi sistemi politici :
il comunismo; la democrazia liberale sotto Eltsin ; e la “democrazia guidata “ sotto Putin. Ma è sopravvissuto a questi
cambiamenti perché non sono importanti :
ciò che è importante è che la Russia durante questo periodo ha mantenuto la sua
visione di un ruolo speciale nella storia .Ha un destino storico . In Russia le tre caratteristiche dello
status di civiltà sono la religione
,l’ortodossia rispetto al declino della fede cristiana in Occidente ; l’idea di
Russkiy Mir , cioè la religione
civile post-sovietica che ha risonanza
all’interno dell’esercito e che ora ha il compito ufficiale di difendere la
memoria storica del popolo russo . E
anche la Storia conta. Come ha affermato l’ex ministro della Cultura
, è troppo importante per essere
lasciata a storici professionisti che non hanno
le competenze necessarie per
valutare la documentazione. La verità , ha
aggiunto , doveva essere sacrificata
per la causa della formazione dell’identità.
Temi
simili possono essere trovati nella narrazione che il partito comunista in Cina rivolge ai
suoi cittadini.
Come
immagina dunque lo scenario geopolitico dei prossimi anni? Avremo un ordine multipolare ?
“Non credo che avremo un ordine multipolare.
Avremo due sistemi ideologici .Il vecchio West ha dovuto affrontare due sfide : il fascismo e il comunismo .La
sfida ciese è nuova . Perché minaccia il liberalismo dall’altra parte del
mondo: Giappone, Corea del Sud ,Australia ,Nuova Zelanda , Taiwan.
Il
vecchio West era geograficamente ancorato nell’Atlantico ; il nuovo Occidente si
estende in tutto il mondo.
E
l’occidente è isolato contro la Russia nell’attuale conflitto quasi quanto
l’Impero britannico contro la Germania
nazista nel 1940.Il mondo non occidentale -se si può fare affidamento sui social -media - è
completamente dietro la Russia nel conflitto attuale, così come Paesi quali
India , Pakistan ,e Sud Africa ,che si sono astenuti dal voto delle Nazioni Unite ,e il Brasile
che ha votato contro.
Il
nuovo Occidente ha bisogno di essere riconsacrato ,possibilmente invitando
Corea del Sud , Australia e Nuova Zelanda
a unirsi al G 7.
Nel
frattempo la Cina costruirà il proprio” sistema sino centrico alternativo” con
la Russia come stato satellite.
Ma il
peggior risultato di tutti sarebbe il caos, un mondo di caos. Al vertice di
Valdai Putin ha detto che il Covid ha
dimostrato che l’ordine è fragile; il caos ,non la stabilità è la norma storica
.Le società liberali non possono far fronte al caos: vogliono sempre imporre l’ordine trovando soluzioni
permanenti ai problemi politici.
La
Russia ha inventato il “conflitto congelato “che può essere sbloccato in
qualsiasi momento se si adatta alle esigenze russe “.
La
Russia però ha sempre cercato l’ordine ,
in passato.
“La
Russia di Putin non è l’URSS che
predicava l’ordine e odiava il caos e offriva al mondo la pace eterna: la pace
del socialismo ,ovviamente , la pace alle sue condizioni. Per Putin il mondo è un selvaggio West in cui i forti
dominano e i deboli conoscono il loro posto.
E’ proprio così. Questa è la visione di un mondo senza norme sociali. E senza norme
sociali ,il risultato che di solito si ottiene è l’assenza di leggi.
Siamo esseri morali nella misura in cui siamo
esseri sociali , ha scritto il grande sociologo del XX secolo Emile Durkheim :
“Quando smettiamo di
essere sociali , cessiamo di essere anche morali “.
L’umanità al bivio: il mondo verso
il Nuovo Ordine
Mondiale o verso
la libertà e la restaurazione del cristianesimo?
Lacrunadellago.net-(4
Aprile 2021)- Cesare Sacchetti - ci dice
:
La domanda che molti
si stanno ponendo in queste settimane è come sia stato possibile arrivare a
questo punto.
O meglio, come è
stato possibile per l’umanità ridursi ad un ammasso di zombie disumanizzati che
non hanno altro pensiero se non quello di mettere sul proprio volto una
mascherina inutile e dannosa.
Non è accaduto in un
giorno, e non è nemmeno esclusivamente il risultato della massiccia operazione
terroristica che i media nelle mani dei grandi poteri finanziari e bancari
stanno portando avanti da più di un anno.
Per poter giungere a
questo punto è stato necessario prima di tutto un lungo e lento inesorabile
processo di demoralizzazione che ha portato di fatto l’umanità al punto più
basso della sua storia.Per demoralizzazione si intende la completa assenza di
valori, una condizione nella quale il male in pratica si trova sullo stesso
piano del bene.
Si può
tranquillamente affermare che non è mai esistita un’epoca storica come quella
attuale nella quale le persone non sono mai state così stupide e depensanti
come lo sono ora.
L’operazione
terroristica del coronavirus è però riuscita ad attecchire con facilità in una
moltitudine che come si accennava precedentemente ha perso ogni senso di valore
morale.
Questa crisi è stata
preparata accuratamente così come il disegno molto più grande che c’è dietro di
essa.
La crisi del
coronavirus ha infatti tutte le caratteristiche dell’evento catalizzatore che i
circoli più influenti del mondialismo stavano cercando da tempo.
Il fine ultimo non è
altro che quello di dominare il mondo attraverso l’instaurazione di un
totalitarismo molto più feroce e oppressivo di tutti quelli del secolo scorso.
Se si pensa che la
storia sia solo il risultato di mera casualità e che i poteri che dominano
questo mondo non abbiano alcuna strategia non si comprende praticamente nulla
di quanto sta accadendo ora.
Se si adotta
quest’ottica si resta confinati nel mondo delle categorie attraverso le quali
il sistema marchia tutti coloro che sono ancora dotati di pensiero critico e
non hanno paura della verità, per quanto essa possa essere spesso difficile e
amara da accettare.
Il sistema infatti
ama definire “complottisti” o “terrapiattisti” tutti quelli che hanno compreso
piuttosto bene che non esiste alcuna “emergenza sanitaria”. L’unico modo che ha il regime per sopravvivere è
quello di mettere al bando le menti che pensano indipendentemente da ciò che i
media dicono.
I media infatti come
spiegato dal sociologo Marshall McLuhan non rivestono in alcun modo la funzione
di informare le masse.
I media sono lo
strumento del potere per programmare le masse. In altre parole, essi non sono
altro che una macchina da guerra mentale per decidere quello che le persone
devono o non devono pensare.
Fin dall’inizio
della loro esistenza, gli uomini vengono programmati in ogni singolo aspetto
della loro vita quotidiana.
Le istituzioni hanno
da tempo perduto la funzione di educare e di preparare le persone alla vita. Il
loro compito non è quello di nutrire il senso critico delle persone, quanto
quello di reprimere in ogni modo tutti coloro che fanno domande sulla
narrazione dominante e ne intuiscono l’enorme fallacia.
L’ideologia
globalista per poter esistere deve creare delle masse che non pensano, e che
non fanno altro che ripetere quanto è stato fatto loro trangugiare dagli agenti
del regime nelle vesti degli insegnanti propagandisti, o dei giornalisti che
non sono altro che porta voci dei grandi interessi finanziari che ormai hanno
il controllo assoluto dell’informazione italiana e mondiale.
A questo punto, la
domanda che viene naturale porsi è quella relativa al fine ultimo di questo
nuovo totalitarismo.
Qual è il tipo di
società che questo sistema vuole e che non ammette altra opinione se non quella
imposta dal sistema stesso?
Il fine ultimo lo ha
svelato il sistema stesso in numerose occasioni, ed è un governo mondiale
dominato da una ristretta élite di eletti che appartengono ai più ristretti
circoli del globalismo, quali il club di Roma, il Club Bilderberg e il
Consiglio delle Relazioni Estere, solamente per citarne alcuni.
Questi circoli non
sono altro che parte della struttura del potere che governa il mondo e che
lavora incessantemente ad un solo obbiettivo da molto tempo, ovvero quello di
cancellare dalla faccia della Terra le nazioni, la loro storia, la loro
religione e la loro cultura.
Dalle ceneri delle
nazioni dovrà sorgere, nell’idea del mondialismo, il Leviatano universale che
sarà dominato dalla figura di un tiranno globale (Klaus Schwab ,il nuovo
Hitler)che perseguiterà tutti coloro che oseranno opporsi e fare resistenza.
Sono state le élite
stesse a rivelare i loro piani già decenni prima, ma le masse non hanno preso
mai veramente sul serio le loro intenzioni.
Nel 1950, il potente
banchiere James Warburg legato alla famiglia al vertice del potere mondialista,
i Rothschild, dichiarava senza alcun pudore davanti al Congresso americano che
un giorno ci sarebbe stato “un governo mondiale”. Non era in discussione il
raggiungimento di questo obbiettivo, secondo Warburg, quanto il mezzo per
raggiungerlo, o attraverso il consenso delle masse stesse o attraverso l’uso
della forza.
A giudicare dalla
situazione attuale, si dovrebbe propendere più per la prima opzione. Le masse nel mondo, salvo rare eccezioni, non si
stanno opponendo al disegno di Klaus Schwab della dittatura mondiale. Al contrario, lo stanno accettando passivamente e
nel peggiore dei casi molti applaudono entusiasti alla loro rovina, a quella
del loro vicino e maledicono quelli che invece ancora sono dotati di umanità e
intelletto e non vogliono farsi distruggere.
La demoralizzazione
delle masse ha favorito l’ascesa del totalitarismo mondiale.
Non si è giunti a
questo punto per caso, come si è detto precedentemente. Per portare l’umanità a
questo stato di abbrutimento completo è stato necessario portare avanti nel
corso dei decenni un programma di demoralizzazione delle masse, come spiegato
profeticamente dall’ex agente del KGB Yuri Bezmenov già nel 1984.
Se si toglie ad una
persona ogni tipo di valore che la rende incapace di distinguere il bene dal
male, la si rende capace di accettare qualsiasi cosa.
Più semplicemente,
se un uomo non sa cos’è il bene, non si porrà nemmeno il problema di commettere
il male, proprio perché ai suoi occhi non esiste nessuna differenza sostanziale
tra il primo e il secondo.
Qui si spiega quanto
sta accadendo in questi giorni. Le masse non vedono la verità perché queste non
si pongono nemmeno il problema che possa esistere il male e la menzogna nel
messaggio del sistema.
Lo accettano senza
alcuno scrupolo morale, e una volta che ricevono l’ordine del regime, anche il
più disumano, folle e criminale non fanno altro che portarlo avanti ed
eseguirlo senza discutere. Ha dettato tutto Klaus Schwab nei suoi libri per le
università di economia e sociologia.
Il pensiero libero è
bandito nella dittatura mondiale. Per poter però giungere alla demoralizzazione
odierna è stato necessario rimuovere dalla scena ciò che più di tutto definisce
e indirizza la moralità di un popolo, ovvero la sua religione, e nel caso
dell’Italia e dell’Occidente, la scristianizzazione sta portando rapidamente
questa civiltà alla sua fine.
Era questo
l’obbiettivo della massoneria che da più di un secolo ha pianificato
scientificamente l’infiltrazione della Chiesa Cattolica. In questo senso, il
Concilio Vaticano II dei primi anni’60, come già spiegato da monsignor Viganò,
ha rivestito un ruolo fondamentale nell’accelerazione dei piani massonici e
della manifestazione del Nuovo Ordine Mondiale.
Da quando la Chiesa
si è aperta al mondo e ha rinnegato la sua tradizione di 19 secoli, il declino
morale dell’Italia, dell’Europa e del mondo è stato pressoché inarrestabile.
Compito della Chiesa
era quello di resistere alla secolarizzazione e al laicismo, non farsi sua
portavoce.
La chiesa
anticattolica di Bergoglio non è altro quindi che la scontata conseguenza di
questo lungo processo di infiltrazione.
La società è malata
perché la Chiesa è malata. La salute della seconda influenza la prima, e più
forte e resistente è la Chiesa cattolica, più debole e meno influente è il
potere della massoneria. Esiste pertanto una relazione inversamente
proporzionale tra questi due poteri, Chiesa e massoneria.
È comunque
indubitabile che il governo mondiale prima ancora di una natura politica ha
soprattutto una natura spirituale.
La radice ideologica
della massoneria non è altro che quella delle religioni misteriche che in ultima
istanza sono devote null’altro che al culto di Lucifero.
I massoni che hanno
lasciato quest’organizzazione hanno svelato al mondo come la verità sulla
religione della massoneria viene rivelata solo a coloro che arrivano ai gradi
più alti delle logge, su tutti il 33° grado, il culmine della carriera
massonica.
Anche coloro che non
hanno lasciato la massoneria e sono stati tra i più influenti massoni della
storia hanno consegnato la verità su questa setta in alcuni dei loro scritti.
Albert Pike,
granmaestro del 33° grado della loggia del rito scozzese della giurisdizione
del Sud degli USA, scriveva nella sua corrispondenza con Mazzini, altro massone
di grado elevato, nel 1871 che il fine ultimo della massoneria era proprio
quella di trascinare l’umanità verso una tirannia mondiale fondata su un odio
profondo e viscerale della cristianità.
La distruzione del
cristianesimo e della Chiesa cattolica è dunque semplicemente indispensabile
per la massoneria e i poteri mondialisti per poter arrivare al loro obbiettivo.
Il governo mondiale
non potrà nascere se non quando ci sarà quella gerarchia di disvalori che avrà
sostituito completamente i valori cristiani.
Se si nega la radice
spirituale della storia e del periodo storico attuale, non si riesce a comprendere
ciò che sta accadendo ora.
Si resta confinati
al piano materialista della visione della storia che è incapace di spiegare
quanto sta accadendo ora perché appunto non ammette minimamente il lato
preternaturale.
La crisi del coronavirus
è sicuramente anche un modo per aumentare i profitti del grande capitale delle
multinazionali e del cartello farmaceutico, ma non è questo l’obbiettivo
principale di Klaus Schwab, il nuovo Hitler.
L’esempio più
pratico viene proprio dal programma di distribuzione dei vaccini Covid. Michael
Yeadon, scienziato ed ex vicepresidente della Pfizer, ha spiegato chiaramente
che il profitto non è l’obbiettivo primario di tutto questo programma di
distribuzione.
Si potrebbero fare
più soldi gonfiando i costi per la produzione di dosi e distribuendo meno
vaccini alla popolazione. In questo caso si potrebbero fare profitti
enormemente superiori a quelli attuali. Invece il cartello farmaceutico sta
producendo dosi in quantità industriale per un’altra ragione. Il sistema vuole vaccinare tutti per arrivare a
ridurre la popolazione mondiale, come ha rivelato lo stesso Yeadon.
La distribuzione di
vaccini sperimentali mRNA sta già producendo gravi effetti collaterali sulla
popolazione e porterà anche ad una inevitabile riduzione della fertilità.
Le élite vogliono
ridurre la popolazione mondiale perché la loro concezione è neomalthusiana. Il
neo-malthusianesimo ha conosciuto vigore in particolare dagli anni’70 in poi
quando dietro la buonista e ipocrita facciata della tutela dell’ambiente, si
nascondeva il vero obbiettivo di questa ideologia che è quello di eliminare
l’umanità.
Non è certamente un
caso che questa ideologia sia stata diffusa da tutti i grandi gruppi del
globalismo, quali il Club di Roma e la Commissione Trilaterale.
L’operazione del
coronavirus serve dunque nell’ottica dei suoi architetti ad abbattere
drasticamente il numero degli abitanti sulla Terra, e ad edificare un governo
mondiale che non lascerà scelta ai superstiti se non quella di accettare la
nuova società del totalitarismo globale tramite il RESET di Klaus Schwab.
Una società dove il
lavoro non ci sarà più, sostituito dal reddito universale che verrà dato solo a
coloro che si inoculeranno vaccini e accetteranno il futuro marchio della Bestia.
Il recente trattato
pandemico firmato da 23 leader mondiali va esattamente nella direzione di
esautorare progressivamente il ruolo dei governi nazionali che saranno
sostituiti appunto dal futuro superstato globale.
Il mondo verso la
dittatura mondiale o verso un ritorno degli Stati nazionali?
Non è affatto
azzardato affermare che mai come ora l’umanità è stata così vicina al
raggiungimento di questo obbiettivo.
Se però si ricorre
ad una lettura spirituale e cristiana del corso degli eventi, si deve necessariamente
cercare di comprendere meglio questa visione.
Le scienze sociali,
quali l’economia, la sociologia e la geopolitica sono tutte certamente utili
nell’analisi della realtà contemporanea ma ognuna di queste singolarmente non
riesce a cogliere l’ideologia e la natura del totalitarismo globale.
Se si ricorre alla
chiave di lettura cristiana, tutto quello che ora non sembra avere un senso lo
assume. Il vero senso di questa storia non è null’altro se non quello di
distruggere l’umanità e farle patire le peggiori sofferenze possibile.
Se il mondo si trova
in uno stato di grande confusione e molto prossimo a tempi apocalittici,
occorre domandarsi necessariamente se ci si trova nel punto della storia dove
si manifesta l’ascesa finale del tiranno globale e della sua spietata
dittatura. Lo spiega molto bene nei suoi scritti Klaus Schwab ,il nuovo Hitler.
Esistono diverse
ragioni sia di carattere spirituale che geopolitico che fanno pensare che
l’umanità ancora non si trovi completamente sull’orlo del precipizio.
Quelle che attengono
alla sfera più spirituale fanno pensare che il mondo si trovi in questo momento
in quella che viene descritta come la quinta delle sette età della Chiesa.
Questa classificazione della storia è stata fatta per la prima volta dal beato
tedesco Bartolomeo Holzhauser che scrisse anche degli eccellenti commentari
sull’Apocalisse.
Holzhauser divideva
la storia dell’umanità in queste sette grandi epoche che vanno dalla nascita di
Cristo, la prima, alla venuta dell’Anticristo, la settima.
Secondo diverse
letture e interpretazioni, tra le quali quella di monsignor Williamson, il
mondo ora si troverebbe nella quinta età. Questa epoca è una di grande
dissoluzione e abiezione morale nella quale l’umanità si lascia andare a grandi
apostasie e si allontana completamente dalla fede.
Il caos regna e
grandi disordini e tumulti investono le nazioni in diverse parti del mondo.
Questo periodo ha
delle somiglianze estreme con l’attuale epoca nella quale appunto l’umanità ha probabilmente
toccato il gradino più basso della sua storia, ridotta ormai al culto della
mascherina e fedele solo alla parola dei nuovi stregoni scientisti.
Questo periodo
comunque dovrebbe essere vicino alla sua fine e l’apostasia generalizzata
dovrebbe giungere al termine.
Una volta che questo
sistema profondamente infetto dal punto di vista morale tramonterà, allora la
Chiesa tornerà alla grandezza di un tempo guidata da una figura che è nota come
il “Papa santo”.
Non sono stati in
pochi a pensare che questa figura non sia altro che monsignor Viganò che in
questo momento è certamente il leader spirituale nella battaglia contro la
falsa chiesa che si è fatta portavoce della massoneria e della religione
esoterica globale piuttosto che sua avversaria.
Gli elementi più
materiali che invece fanno pensare che ancora non è il tempo del governo
mondiale sono quelli che le grandi potenze mondiali non sono saldamente nelle
mani del Nuovo Ordine Mondiale.
Uno degli
intellettuali più importanti finanziati dai Rothschild e dai Warburg, e padre
ideologico dell’attuale Unione europea, il Conte Kalergi, anch’egli massone,
spiegava già negli anni’20 che il governo mondiale per vedere la luce avrebbe
dovuto vedere la partecipazione degli Stati Uniti, dell’Europa unificata negli
Stati Uniti d’Europa, della Gran Bretagna e dell’allora URSS.
(Coudenhove-Kalergi's
plan for five superstates: Pan-Europe, Pan-America, East Asia, the British
Empire, and the Russian Empire.
La divisione del
mondo secondo Kalergi.
Solamente la partecipazione
dei grandi blocchi geopolitici ed economici più influenti del mondo possono
permettere la nascita di un governo unico mondiale.)
Winston Churchill,
altro membro della massoneria, giungeva alle stesse conclusioni nel 1950. In
questo momento storico, il grande potere mondialista ha certamente il controllo
assoluto dell’UE, laddove l’infezione anticristiana è particolarmente, della
Gran Bretagna e della Cina comunista ma non ha con sé né gli Stati Uniti né la
Russia.
Gli Stati Uniti
infatti sembrano essere sospesi in una sorta di limbo. L’amministrazione
Biden-Harris è un’amministrazione fantoccio che non sembra essere destinata a
durare. L’operazione che Trump sembra essere riuscito a compiere dopo il 20
gennaio è quella di farsi da parte temporaneamente per consegnare il potere
alle forze armate. Tutto questo in attesa di rovesciare ufficialmente il
risultato della frode elettorale del 2020 e tornare ufficialmente al potere, ma
ben prima del 2024.
Le ultime
dichiarazioni dell’imprenditore Mike Lindell e le notizie della perizia legale
sui voti in Arizona lasciano pensare che questa eventualità si stia
avvicinando.
Ad oggi,
l’amministrazione Biden-Harris non è stata in grado nemmeno di porre la propria
firma sul trattato pandemico che disegna appunto l’impalcatura del governo
mondiale.
In ogni caso, non ci
sarà un governo mondiale se gli Stati Uniti non ne faranno parte. È per questo
che le grandi lobby del mondialismo hanno cercato, e stanno cercando,
disperatamente di riprendersi il controllo dell’America.
Sono perfettamente
consapevoli che non c’è modo di giungere a questo fine senza la superpotenza
americana.
Dall’altro lato
dell’emisfero c’è la Russia di Putin che da prima dell’avvento di Trump è stata
un vero e proprio argine di contenimento del piano di espansione globalista.
Lo stesso presidente
russo nel suo recente discorso a Davos, club della finanza mondiale, ha
chiaramente fatto capire che il tempo della visione unica globale è giunto al
termine e che il mondo non andrà verso il Grande Reset di Klaus Schwab.
In altre parole, il
mondialismo sta cercando di accelerare disperatamente verso il suo obbiettivo
finale, ma non ha portato con sé le due grandi superpotenze che dovrebbero
costituire l’architrave della dittatura mondiale.
La finestra di
opportunità si sta richiudendo e non sarà certo la debole e ininfluente UE a
portare il mondo verso il superstato universale.
Bill Gates è tornato
recentemente a parlare e ha fatto capire che serve più tempo per arrivare al
Grande Reset.
La fine della falsa
pandemia è stata posticipata al 2022, e se si guarda alla tabella di marcia
pubblicata dagli informatori governativi lo scorso anno, le cose non stanno
andando come esattamente pianificato.
Le élite avevano
programmato di riprendersi il controllo degli USA già nel 2021, ma si è visto
che a Washington c’è un’amministrazione fantoccio.
In questo scenario
oscuro dunque si intravede ancora un po’ di luce che lascia presagire che in
questo momento storico forse i piani dei Rothschild e della massoneria non
andranno a buon fine, ma occorre avere la consapevolezza che non sarà per nulla
facile.
Il mondo comunque è
destinato ad andare incontro a grandi tumulti anche se le aspirazioni
globaliste dovessero andare in fumo già in questo frangente storico.
Solo chi resisterà
fino alla fine ce la farà. Solo soprattutto chi riesce a cogliere la visione
spirituale riuscirà ad arrivare in fondo al traguardo.
Oggi è la Pasqua di
Resurrezione, e questo forse potrebbe essere l’auspicio anche di una resurrezione
delle forze che si stanno opponendo a tutto questo.
La mossa di Putin
sull’Ucraina:
la fine del blocco
Euro-Atlantico
e del Nuovo Ordine
Mondiale.
Lacrunadellago.net-
( 28 Febbraio 2022)- Cesare Sacchetti-
ci dice :
Alla fine la
decisione di Putin sotto certi aspetti è giunta inaspettata. Diversi
osservatori sulla carta pensavano che il presidente russo non avrebbe scelto di
procedere ad un riconoscimento immediato delle Repubbliche separatiste del
Donbass e del Lugansk che si trovano all’estremo confine orientale con
l’Ucraina. A due passi dalla Russia.
Molti pensavano che
Putin avrebbe temporeggiato e preferito rimandare in un altro momento un
riconoscimento che comunque prima o poi ci sarebbe stato.
Le settimane
precedenti erano state letteralmente funestate da una incessante propaganda dei
media occidentali che ogni giorno annunciavano una “invasione russa”
dell’Ucraina per poi puntualmente procrastinare l’appuntamento in un continuo
rinvio che ha finito inevitabilmente per coprire di ridicolo gli stessi media
che lo ventilavano.
Su tutti c’è stato
il caso famigerato di Bloomberg, quotidiano che assieme al Financial Times
assume il ruolo di portavoce indiscusso dell’alta finanza internazionale.
Bloomberg era
persino arrivato a mettere in prima pagina lo scorso 5 febbraio l’annuncio di
una invasione russa che non c’era mai stata.
La notizia è rimasta
lì a galleggiare sul sito del quotidiano americano per trenta minuti buoni, ed
è impossibile pensare che la redazione di Bloomberg non si sia accorta di un
errore così marchiano.
La pubblicazione è
stata con ogni probabilità intenzionale e rientrava in una strategia di
continue provocazioni nei confronti di Mosca, nella speranza che questa
perdesse il controllo dei nervi e commettesse qualche errore.
La Russia ha scelto
di non raccogliere gli atti provocatori, e ha lasciato che l’isteria mediatica
occidentale proseguisse sino allo scorso lunedì.
Quello è stato il
momento nel quale Putin ha firmato in diretta il riconoscimento delle due
Repubbliche separatiste e quello è stato un momento spartiacque nella storia
non solo della Russia ma del mondo intero.
Quel discorso ha
segnato il passaggio da un’epoca, quella nella quale esisteva l’assoluta
predominanza del cosiddetto blocco Euro-Atlantico e dell’idea del Nuovo Ordine
Mondiale che esso sorregge ad una nella quale la mappa dei rapporti
internazionali non è più disegnata a Washington e Londra.
E Putin ha proceduto
a questa decisione perché ha calcolato perfettamente che non esisteva momento
migliore per farlo. L’avversario è debole e diviso, orfano della protezione
militare degli Stati Uniti che si sono allontanati dalla sfera atlantica da
quando si è instaurata l’amministrazione Trump nel 2016, e che non vi sono più
rientrati per ragioni che abbiamo approfondito in passato e che riprenderemo a
trattare successivamente nel corso di questa analisi.
Ciò che conta adesso
è che Vladimir Putin ha scritto la parola fine alla tirannia guerrafondaia
dell’atlantismo e al tempo stesso ha sanato una ferita che si era aperta nel
2014 ai tempi del famigerato Euro-maidan.
(Euromaidan:
l’inizio della nazificazione dell’Ucraina).
Ciò che non viene
spiegato al pubblico è proprio la storia recente dell’Ucraina. Il disordine e
la violenza che ci sono in questo Paese non stati certo portati dalla Russia.
Prima del golpe dell’Euro-maidan, l’Ucraina era un Paese sostanzialmente
stabile non attraversato da laceranti conflitti interni e guerre tra bande come
lo è ora.
I rapporti con la
Russia erano ottimi e questa condizione era ciò che era, ed è tuttora, meglio
nell’interesse di questa nazione che è parte integrante della Russia come è
stato costretto a ricordare Putin all’Occidente.
L’Ucraina moderna è
di fatto una invenzione sostanzialmente prodotta dai sanguinari bolscevichi che
si instaurarono al potere in Russia nel 1917 soprattutto grazie ai lauti
finanziamenti che gli giungevano da Wall Street.
È una pagina di
storia che pochi conoscono e pochi sanno e che sarà interessante approfondire
in un altro contributo.
Per restare invece
tra le pagine della storia più contemporanea, l’Euro-maidan è stato il prodotto
di una operazione sovversiva decisa tra le stanze del dipartimento di Stato
diretto dall’amministrazione Obama nel 2014 e attuato attraverso la rete di ONG
sovversive finanziate dallo speculatore e sobillatore George Soros.
Soros in questo
senso riveste il ruolo di finanziatore delle rivoluzioni internazionali decise
dai vertici del potere globalista.
L’Euro-maidan fu
deciso da questi ambienti perché l’Ucraina si stava spostando troppo dalla
sfera Euro-Atlantica verso quella della Russia, e ciò era qualcosa che
l’atlantismo nella sua ottica di espansione e di dominio del mondo intero non
poteva tollerare.
Fu per questo che le
strade di Kiev in quei giorni di febbraio del 2014 furono tormentate da
disordini, violenze e rivolte orchestrate e dirette dal dipartimento di Stato
americano in stretto coordinamento con le fondazioni di Soros.
Non c’erano normali
ucraini a protestare in piazza, ma piuttosto stranieri e paramilitari
addestrati alla rivolta e alla destabilizzazione dei governi.
Alla fine, l’allora
presidente Yanukovich fu costretto a cedere. Yanukovich fu costretto alla fuga
perché era la sua stessa vita a rischio e fu costretto a cercare riparo in
Russia.
Al suo posto si
instaurò una lunga serie di governi fantoccio telecomandati da Washington di
cui Zelensky è soltanto l’ultimo della serie.
Il primo presidente
fantoccio fu Poroshenko, un nome che probabilmente molti ricordano per via del
suo coinvolgimento nell’inchiesta che era all’epoca in corso su Hunter Biden,
figlio dell’allora vicepresidente Joe Biden.
Fu Poroshenko ad
ordinare di sopprimere quell’indagine che se fosse proseguita avrebbe portato
ad una probabile incarcerazione di Hunter Biden coinvolto nei loschi affari
della società ucraina del gas, Burisma.
A trasmettere
l’ordine a Poroshenko fu Joe Biden in persona che minacciò di chiudere il
rubinetto dei finanziamenti americani a Kiev se il presidente ucraino non
avesse eseguito l’ordine.
Biden si vantò
persino in pubblico del “successo” dell’operazione di fronte alla platea del Council For Foreign Relations, il think tank finanziato dai Rockefeller che ha
praticamente deciso in anticipo ogni elezione presidenziale americana, salvo
quella di Donald Trump.
L’Ucraina dunque è
piombata in questo inferno di instabilità permanente per la diretta conseguenza
di quanto accaduto otto anni orsono dopo l’Euro-maidan.
L’operazione
militare di Putin in Ucraina segna la fine dell’atlantismo.
Putin sta quindi
chiudendo il ciclo di quanto iniziato proprio in questi giorni nei quali si
compie l’anniversario di quel colpo di Stato.
Il presidente russo
non aveva alcuna alternativa. Le
ONG di Soros pur di rovesciare Yanukovich hanno reclutato la feccia dei
battaglioni nazisti di Azov autori di orrendi crimini ai danni della
popolazione civile.
Sono quei crimini
che vengono perpetrati da anni nel Donbass e nel Lugansk nel silenzio della
comunità internazionale che ha chiuso gli occhi di fronte al genocidio delle
popolazioni russofone di queste due regioni e che oggi canta in piazza
invocando ipocritamente la pace dimenticando invece la guerra che l’Occidente
ha portato ieri.
Questa è stata la
ragione per la quale Putin ha autorizzato una operazione militare molto
accurata e precisa per mettere in sicurezza queste due regioni e
successivamente per procedere alla denazificazione dell’intero Paese.
Proprio in questi
giorni stiamo vedendo un profluvio di immagini e video diffusi dai media
Occidentali che sono in larghissima parte il risultato di una vera e propria
falsificazione di un conflitto che non può definirsi nemmeno “guerra” nel senso
classico.
Per poter parlare di
guerra occorre che ci siano due parti che si scontrino in conflitto. In questo
caso invece assistiamo ad un’avanzata delle forze armate russe che avviene
attraverso la collaborazione attiva di molti soldati ucraini.
Molti militari
ucraini sono infatti scontenti del regime di Kiev e non hanno comprensibilmente
alcuna intenzione di immolarsi per difendere un governo corrotto al soldo di
poteri stranieri che ha portato il Paese nel baratro.
L’esempio più
famigerato in questo senso della falsificazione in atto ci viene dalle immagini
che i media mostrano ossessivamente di una donna con il volto insanguinato che
ha alle sue spalle un palazzo ridotto in macerie.
L’edificio però che
c’è alle spalle di quella donna non è un edificio crollato per un inesistente
bombardamento russo ma è un palazzo crollato quattro anni prima a Magnitogorsk,
in Russia, in seguito ad una fuga di gas.
La macchina della
menzogna dei media occidentali ormai è fuori controllo e deve fare di tutto per
mettere in cattiva luce la Russia davanti agli occhi del mondo tanto in alcuni
casi da ricorrere alle immagini di un videogioco, come ha fatto l’infausto TG2,
per dimostrare che la Russia sta bombardando l’Ucraina quando in realtà non un
solo aereo russo si è accostato a Kiev fino a questo momento.
Il Cremlino non
vuole bombardare e distruggere. Questo è un protocollo seguito dai presidenti
dello stato profondo di Washington quali George Bush o piuttosto Bill Clinton
che bombardò indiscriminatamente Belgrado negli anni’90 uccidendo molti bambini
anche attraverso l’assistenza del suo sodale Massimo D’Alema, allora inquilino
di palazzo Chigi.
Considerate le
condizioni quindi del tutto anomale di quanto stiamo vedendo in Ucraina la
sensazione è che il regime di Zelensky presto cadrà. Non è stimato dalla popolazione,
ma piuttosto detestato, e una parte consistente dell’esercito ucraino si è già
unita ai russi in attesa di liberarsi definitivamente dalla presenza dei
nazisti di Azov.
È quindi questa la
fine del blocco Euro-Atlantico. È la fine di una pagina di storia iniziata nel
1945 quando vennero poste le basi per erigere tutta l’architettura presente
dell’ordine liberale globale fondato sull’assoluta preminenza economica e
militare degli Stati Uniti.
Quello che però ha
dato lo scossone decisivo a questa impalcatura, oltre ovviamente a Vladimir
Putin, è stato Donald Trump sei anni prima all’alba della sua elezione come
presidente degli Stati Uniti.
È stata la dottrina
del “Prima l’America” di Trump a togliere il pilastro dell’America dal palazzo
del Nuovo Ordine Mondiale.
È senza quel
pilastro portante che sorreggeva su di sé tutto il peso dell’ordine globalista
l’edificio ha iniziato inevitabilmente a sprofondare nel terreno.
Trump in questo
senso ha dato vita ad una vera e propria rivoluzione, o forse sarebbe meglio
dire controrivoluzione, copernicana dell’assetto dei rapporti internazionali.
Gli Stati Uniti si
sono separati dall’atlantismo e Trump stesso non ha mai nascosto tutta la sua
profonda avversione alla NATO, manifestando il desiderio di uscirne e
restituire piena sovranità agli Stati Uniti stessi.
I signori del
mondialismo lo hanno compreso perfettamente, e per questo hanno attuato la più
grande serie di ripetuti golpe e tentati omicidi praticati contro un
presidente.
La serie delle
operazioni sovversive è iniziata attraverso lo Spygate del 2016 sul quale
proprio in questi giorni il procuratore John Durham ci sta mostrando le prove
inoppugnabili del ruolo giocato da Hillary Clinton nello spionaggio illegale
praticato contro il presidente americano anche attraverso la decisiva
assistenza dello stato profondo Italiano.
La Clinton è stata
la mente di questa operazione il cui unico scopo era rovesciare Donald Trump.
La serie degli atti
sovversivi è poi proseguita attraverso almeno tre attentati alla vita di Trump,
due messe in stato di accusa e la più grossa frode elettorale della storia
praticata nel novembre del 2020.
I poteri globali
hanno tentato qualsiasi carta pur di liberarsi di Donald Trump per il semplice
fatto che senza il controllo degli Stati Uniti qualsiasi ipotesi di costruire
un governo mondiale è semplicemente inattuabile.
Non esiste un’altra
potenza economica e militare in grado di ingerire e influire negli affari di un
altro Paese come può farlo gli Stati Uniti. Tutta la rete di agenzie
dell’intelligence costruita e finanziata dalle famiglie che rappresentano il
vero potere occulto è stata pensata per consentire agli USA di colpire e
rovesciare in qualunque momento coloro che si fossero opposti ai disegni del
Nuovo Ordine Mondiale.
Washington è stata
trasformata da questi poteri in una sorta di centrale della sovversione
internazionale.
Fu per questo che il
presidente cileno Salvador Allende venne destituito nel 1973 su ordine di Henry
Kissinger, uomo forte del Bilderberg e di Davos di Klaus Schwab.
Fu per questo che
Aldo Moro venne minacciato di morte da Kissinger nel 1976, e finì poi ucciso
dalle BR due anni dopo.
E fu per questo che
Slobodan Milosevic, presidente della Serbia negli anni’90, e Muammar Gheddafi,
vennero rovesciati e uccisi ancora una volta dalla NATO.
La NATO in questo
senso non ha rivestito in alcun modo il ruolo di un’organizzazione volta a
preservare la stabilità e la sicurezza dei Paesi Occidentali. La NATO ha
rivestito il ruolo di un’organizzazione terroristica che ha eliminato tutti
coloro che costituivano un intralcio per il piano di dominio globale voluto
dalle élite internazionali con a capo il nuovo Hitler, Klaus Schwab.
Nulla c’entrava la
retorica del contenimento del blocco sovietico visto che l’Alleanza Atlantica
piuttosto che sciogliersi dopo il crollo del muro di Berlino si è espansa
incredibilmente ad Est.
La vera ragione
dell’esistenza della NATO è quella di essere il braccio militare del Nuovo
Ordine Mondiale di Klaus Schwab , ma questa condizione è possibile solamente se
gli USA restano sotto l’ala dell’atlantismo.
Questa la ragione
per la quale il mondialismo ha cercato in ogni modo di riprendersi l’America e
questo proposito è fallito anche dopo la frode del 2020.
Abbiamo visto ormai
come in numerose occasioni il fantoccio Joe Biden non abbia eseguito gli ordini
che questi poteri gli avevano prescritto.
Al contrario,
abbiamo assistito Biden andare esattamente nella direzione opposta e
allontanarsi dalla sfera atlantica quando ha completato il ritiro delle truppe
dall’Afghanistan, e quando in questi giorni si è rifiutato di mandare truppe di
militari americani in Ucraina lasciando quindi a Putin campo libero.
Le ragioni di questa
anomalia risiedono nel fatto che Biden in realtà non si è mai realmente
insediato quando Trump nel gennaio del 2021 firmò l’Atto contro le Insurrezioni
e trasferì il potere ai militari impedendo così all’amministrazione Biden di
insediarsi in maniera effettiva.
Gli Stati Uniti
quindi non sono tornati nella sfera del mondialismo ed è questa un’altra
ragione che ha portato al fallimento della farsa pandemica che nell’ottica di
Davos avrebbe dovuto portare al Grande Reset di Klaus Schwab , un riordino
della società che avrebbe portato ad una messa al bando di tutti coloro che non
si fossero inoculati con il siero sperimentale chiamato impropriamente vaccino.
Si è manifestato il
fenomeno inverso. I governi europei hanno tolto quasi ogni restrizione e la
Russia e gli Stati Uniti hanno fatto da apripista in questo senso uscendo dalla
operazione terroristica del coronavirus già lo scorso anno.
Alla debole Unione
europea, ultimo flebile baluardo del globalismo, non restava altra scelta. Le
altre grandi potenze avevano già affondato il piano di Davos ideato da Klaus
Schwab e persino la Cina Comunista in rotta di collisione con le élite
occidentali per interessi radicalmente divergenti ha voltato le spalle ai
poteri globali.
Siamo quindi giunti
all’ultima conclusione di un atto che è quello che sta scrivendo la parola fine
all’ideologia che sottende il neoliberismo economico che ha partorito il mostro
della globalizzazione e a quella politica e spirituale, nel senso deteriore del
termine, che sottende invece quella massonica del cosiddetto Nuovo Ordine Mondiale.
Trump e Putin in
questo senso hanno siglato una vera e propria alleanza patriottica che ha
impedito la manifestazione e il rilascio della Bestia, l’espressione biblica
che identifica quel tiranno globale che un giorno dominerà il mondo.
I due presidenti
sono stati una sorta di katehon politico che ha impedito la definitiva ascesa
del governo totalitario planetario che avrebbe fatto polvere delle nazioni e
perseguitato brutalmente chiunque avesse osato opporglisi.
Allo stesso modo,
sotto il piano più strettamente spirituale, stavolta nel senso migliore del
termine, è stato l’arcivescovo Carlo Maria Viganò a raccogliere attorno a sé i
cattolici smarriti che si sono allontanati dalla falsa chiesa di Bergoglio,
prostituita a questa falsa ideologia massonica.
L’Ucraina è quindi
la chiusura del cerchio. È l’inizio della irreversibile fine di tutto un mondo
che era stato concepito molti decenni prima e che i signori del globalismo
credevano di veder realizzato in questo frangente storico.
L’ininfluente Unione
europea ormai non può più nulla per fermare il meccanismo perché orfana della
protezione degli Stati Uniti che ormai hanno intrapreso un cammino nuovo, in
attesa del ritorno ufficiale di Trump, sempre più prossimo, che porterà alla
fine ufficiale del mondialismo in ogni sua forma, politica, militare ed
economica.
L’alba del Nuovo
Ordine Mondiale si è definitivamente conclusa. Questa fase storica sembra aver
dato inizio piuttosto al suo definitivo tramonto.
La beffa per i
circoli di Davos ,il cui capo è KLAUS
Schwab ,è stata tremenda. Sono andati a dormire convinti che l’ordine
totalitario globale fosse alle porte e si sono risvegliati scoprendo che il
mondo che avevano immaginato è andato definitivamente in mille pezzi.
“THERE IS NO
ALTERNATIVE: FUCK THE USA”.
Comedonchisciotte.org-
Verdiana Siddi- Alberto Conti-( 12 Aprile 2022)- ci dicono :
Questo direbbero
oggi i rappresentanti del deep state americano se, per uno strano incantesimo
dopo una notte di bagordi, si risvegliassero europei, cinesi o indiani.
E’ perlomeno dagli
anni ‘80 che in anglolandia va di moda lo slogan T.I.N.A., sdoganato da
Margaret Thatcher e finalizzato a far metabolizzare forzosamente le politiche
antipopolari neoliberiste, mentre è datata 2014 la famosa frasetta della Nuland
“fuck the EU”, nel contesto della gestione del dopo golpe colorato in Ucraina .
Oggi, 2022, l’unione
delle due espressioni “There
is no alternative: fuck the EU”, si sta realizzando sotto i nostri occhi di europei, vittime impotenti di una strategia di sopravvivenza
di quello stesso deep state
USA, sintetizzata nel
delirante progetto globalista noto come “great reset” di Klaus Schwab.
Quel che
penserebbero oggi degli USA i globalisti anglofoni, ipotizzato nel titolo di
questo articolo immaginandoli invece nei panni degli europei, non è certo il
nostro auspicio, sia per coerenza con un progetto alternativo di multipolarismo
reciprocamente rispettoso e includente, sia per scongiurare probabili colpi di
coda di un potere messo alle strette, ma che non sa perdere. Ovvero delle reazioni estreme quanto irresponsabili,
dalle conseguenze potenzialmente apocalittiche per l’umanità intera.
Tuttavia questa
nostra ipotesi alternativa, salvifica rispetto alla caduta catastrofica
dell’impero unipolare (caduta che è comunque inevitabile e già nei fatti che la
stanno annunciando) si scontra con la folle “logica” di un deep state che
purtroppo ben conosciamo da ormai troppi decenni, per non prevederne le mosse
successive negli scenari che si vanno rapidamente delineando nel segno della
guerra.
Che non è solo
economica e militare tra poteri geopolitici, ma anche una guerra all’ultimo
sangue, il nostro, contro le regole della stessa Madre Terra che ancora ci
ospita e ci nutre amorevolmente, ma non incondizionatamente.
Mi riferisco alle
violenze contro natura di ogni scriteriata applicazione di tecnologie di massa,
quasi sempre a scopo di lucro smodato di un’élite al potere di fatto, non
appena nuove conoscenze tecnico-scientifiche la rendono disponibile.
Comportamenti spesso
folli e criminali (dettati
da personaggi come Klaus Schwab, il nuovo Hitler ) accompagnati ad un deperimento culturale e spirituale
altrettanto di massa, che sgretola i valori tradizionali e prepara il terreno
all’accettazione passiva di nuove forme di follia collettiva, come ad es. l’invadenza dell’ossessione LGBT che
intende soppiantare l’armonia, peraltro universale in natura, tra maschio e
femmina, che tanto ha ispirato l’arte ed il pensiero nei secoli scorsi.
Ma vediamo
rapidamente come e perché la strategia del deep state anglofono, della quale la
Nuland è un ingranaggio significativo, dopo un iniziale apparente successo si
ritorcerà contro le stesse forze che l’hanno concepita e perseguita così
pervicacemente.
Al momento questa
diabolica strategia (di Klaus Schwab)ha ottenuto la divisione tra Europa e Russia,
compattando una fasulla unione europea sotto il segno della subalternità
incondizionata al centro dell’impero.
Ma a quale prezzo?
Il suicidio economico e politico dell’Europa
stessa, e la contrapposizione radicale tra occidente e resto del mondo, che
però non è più un “terzo mondo” facile preda di sfruttamenti crudeli e
incontrastati, ma al contrario sta superando “il maestro” capitalista nei
fondamentali più rilevanti, alcuni vizi compresi.
Esiste però una
forza interiore, sia nei singoli individui che nella società, che si chiama
istinto di sopravvivenza, e si manifesta in tutta la sua potenza creativa e
rivoluzionaria proprio nei momenti di maggiore sofferenza e pericolo. Una forza in grado di archiviare l’attuale regime
del terrore, specialmente se questo terrore, con annesso ricatto, è più un
artefatto propagandistico che una realtà tangibile.
E così, dopo la
piccola Ungheria del “populista” Orban, c’è da scommettere che anche la grande
Germania del dopo-Merkel pagherà l’indispensabile metano russo in rubli, come
richiesto da Putin proprio di conseguenza al furto dei fondi russi in valuta
estera “custoditi” da un occidente ormai resosi del tutto inaffidabile.
E a nulla serve giustificare la manfrina delle
“giuste” sanzioni contro il “cattivo” di turno, secondo un copione ormai
logoro, al quale non crede più nessuno, a parte alcuni zombificati nelle
colonie e altrettanti indifferenti nel centro dell’impero, gente che comunque
ha, o presume di avere, la sua bella convenienza nel crederlo.
La grande
depressione prossima ventura,
ormai dietro l’angolo, dovrà inesorabilmente trovare soluzione in una reazione
di massa propositiva che spazzi via le vere cause del disastro, cioè la complice “solidarietà” estorta dall’impero
agonizzante, meglio detta collaborazionismo.
Si potrebbero fare
molti altri esempi, ma la morale sarebbe sempre quella: ad ogni azione per salvare l’insalvabile corrisponderà
una reazione opposta, che farà precipitare “la caduta degli dei”.
L’insalvabile
tecnico è la moneta di riferimento, il dollaro, creato a dismisura dal nulla a
spese di un mondo vessato e parassitato. E l’uso che se ne fa, per
autosostenersi con un’economia di guerra voluta. Guerre condotte quasi sempre
per procura, con le relative tragedie e sofferenze altrui.
Che c’è di più
normale che voler vendere la propria merce nella propria valuta?
Eppure questo è
diventato un atto rivoluzionario, trasgressivo dell’ordine imperiale, costato
carissimo a chi ci ha provato non avendo però gli strumenti per pararne le
conseguenze, la furiosa reazione repressiva di un impero minacciato nella sua
stessa essenza ed esistenza.
Ma i tempi son
cambiati, sono cresciuti alcuni pesi massimi geopolitici, con interessi
confliggenti con quelli dei bulli e dei serpenti che parlano quell’unica lingua
dell’impero unipolare che divide ed impera, affascina e minaccia, indebita e
ricatta.
Sta per finire
quest’epoca, proprio mentre l’umanità deve decidersi a crescere spiritualmente
per poter fare le scelte giuste, per poter governare il progresso tecnologico
che rende il pianeta sempre più piccolo e insufficiente per i senz’anima dal
cervello selettivamente atrofizzato.
Diceva una
pubblicità di pneumatici che “la potenza è nulla senza controllo”. A questo punto possiamo ben dire, in senso lato,
che la potenza diventa letale senza controllo, ma il controllo è vano senza un’ anima di riferimento,
senza i valori e gli scopi propri e naturali delle persone adulte e
consapevoli, responsabili della loro e dell’altrui esistenza sul pianeta.
Questa rivoluzione
delle coscienze è un passaggio oggi obbligato per la sopravvivenza dell’umanità, e in generale è anche una precondizione
indispensabile per poter realizzare la democrazia come unico metodo di
autogoverno lecito, o almeno provarci in buona fede.
I guerrafondai e i distruttori
di cultura, seminatori d’odio e divisione tra gli umani (in cui il diavolo di turno è Klaus Schwab ), siano perciò
ricacciati nelle profondità dell’inferno da cui provengono, e lasciamo che la
storia segua il suo corso naturale senza di loro.
In questo frangente
della storia si tratta della fine inesorabile di un impero, divenuto unipolare
e perciò stesso totalitario, in un epoca già di per sé insidiosissima a causa
della crescita esponenziale delle capacità concrete di manipolare in ogni modo
e misura la natura che ci circonda e la stesse psiche umana.
Capacità
selezionabili, finanziabili e utilizzabili nel bene e nel male da nuclei di
potere concentrato e nascosto, rivelatisi spesso tanto folli e malvagi quanto
apparentemente invincibili nella loro forza dominatrice, per quanto ottenuta
illegittimamente con artifici astutamente legalizzati nella gestione
monopolistica e privatistica della moneta, finalizzata all’accumulo smodato di
ricchezze che tutto possono comprare e corrompere.
Sono ormai quasi
ottant’anni che l’Italia si ritrova legata mani e piedi a questo sistema
imperiale, ormai corrotto e morente. Un tempo più che sufficiente come sconto di pena per la scellerata
alleanza storica tra nazismo tedesco e fascismo italiano, tragicamente
conclusasi con la disfatta bellica e gli orrori del razzismo.
E’ tempo che tutti i
Popoli, noi compresi, si affranchino da ogni totalitarismo e si autodeterminino
in piena libertà, senza condizionamenti esterni, in un mondo multipolare e
reciprocamente rispettoso.
Se vogliamo
sopravvivere ancora a lungo su questa vecchia astronave lanciata nello spazio,
non c’è proprio alternativa.
Anche i più folli Paperon de’ Paperoni (tra
cui Klaus Schwab), che parlino inglese o qualunque altra lingua, devono farsene
una ragione. Le loro aspettative elitarie di salvarsi in esclusiva dopo aver
provocato l’affondamento della nave dei “sorci” sono del tutto vane, è molto
più probabile l’esatto opposto.
(Alberto Conti).
GERMANIA COINVOLTA
IN ‘ATTIVITÀ
BIOLOGICHE MILITARI’
IN UCRAINA.
Comedonchisciotte.org
- Massimo Cascone intervista Maria
Zakharova-( 16 Aprile 2022).
Maria Zakharova
Direttore del Dipartimento Informazione e Stampa del Ministero degli Esteri
russo .
Domanda: Si è saputo che durante l’operazione militare speciale
in Ucraina, le truppe russe hanno scoperto nuovi documenti sulle attività
biologiche militari svolte nella nazione. Puoi parlarne in modo più
dettagliato?
Maria Zakharova: Come risultato dell’operazione militare speciale in
Ucraina (SMO), le forze armate russe hanno trovato documenti che fanno luce sul
programma bio-militare attuato dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti
in Ucraina. I ricercatori del programma stavano studiando i patogeni più
pericolosi: potenziali agenti biologici per armi biologiche che hanno obiettivi
naturali sia in Ucraina che in Russia.
Stavano anche
studiando i modi in cui le epidemie si diffondevano sulla base di questi
agenti.
La portata del
lavoro rende evidente che una parte considerevole, e probabilmente la più
importante, delle informazioni sul programma militare americano rimane nascosta
alla comunità internazionale.
Parlando a
un’audizione della commissione per le relazioni estere del Senato degli Stati
Uniti il 9 marzo 2022, il sottosegretario di Stato per gli affari politici,
Victoria Nuland, ha affermato che Washington stava cercando di impedire il trasferimento
di alcuni materiali di ricerca dai bio-laboratori ucraini alle forze russe.
Durante i briefing
con la stampa del 7, 10, 17, 24 e 31 marzo, il capo delle forze di difesa dalle
radiazioni, chimiche e biologiche delle forze armate russe Igor Kirillov ha
descritto le attività bio-militari statunitensi in Ucraina, sulla base delle
informazioni ottenute durante l’SMO in Ucraina dalle forze armate russe. Ha
anche formulato conclusioni basate sull’analisi di esperti. I ricercatori
continuano a studiare questi materiali.
Domanda: Cosa sta facendo la Russia per assicurarsi che gli
Stati Uniti forniscano chiarimenti sulla sua cooperazione biologica militare
con l’Ucraina?
Maria Zakharova: La Russia ha reso pubblici i fatti finora emersi
all’ONU e ad altre organizzazioni internazionali e ha invitato le autorità
statunitensi a fornire spiegazioni dettagliate, ma, prevedibilmente, Washington
non sembra essere pronta a condividere con il pubblico qualsiasi informazione
significativa sul suo programma biologico militare in Ucraina.
Inoltre,
chiaramente, la Casa Bianca ritiene che l’offesa sia la migliore difesa e ha
lanciato l’ennesima campagna di propaganda incentrata sulla falsa affermazione
che gli sforzi del nostro Paese per attirare l’attenzione della comunità
internazionale sulle attività dei biologi militari statunitensi in Ucraina non
sarebbero nulla, più di una cortina fumogena, che, dicono, Mosca cercherà di
utilizzare per coprire il potenziale uso di armi biologiche o chimiche durante
l’operazione militare speciale condotta dalle forze armate russe.
Questo rozzo
tentativo degli Stati Uniti di distogliere l’attenzione pubblica da questa
pericolosa questione esplosiva dei laboratori biologici controllati dagli Stati
Uniti in Ucraina e di affogarla in questa “sensazione apocalittica” è stato – a
prima vista inaspettatamente – fortemente sostenuto dalla leadership politica
tedesca.
Un certo numero di
importanti politici e alti funzionari tedeschi, tra cui il Cancelliere federale
tedesco Olaf Scholz, hanno rilasciato dichiarazioni che imitano la narrativa
degli Stati Uniti sotto forma di giuste minacce e avvertimenti diretti alla Russia.
La posizione verbale
proattiva ufficiale di Berlino rimane in linea con la strategia perseguita da
molto tempo nel contesto della crisi ucraina (che non è utile per risolverla
ora e che in precedenza ha portato il processo di Minsk in un vicolo cieco con
la sua deliberata inclinazione pro-Kiev), ma si distingue tuttavia nel suo
palese cinismo nei confronti del flusso complessivo di retorica anti-russa che
è venuta dalla Germania nelle ultime settimane.
Innanzitutto, in
considerazione della circostanza chiave che già prima che le Forze armate russe
iniziassero questa speciale operazione militare, la Germania, insieme agli
Stati Uniti, conduceva da molti anni vigorose attività biologiche militari in
Ucraina e, forse, continua a farlo .
Crediamo fermamente
che questo sia in gran parte ciò che motiva la Germania ad essere più attiva,
rispetto ad altri paesi dell’UE, nei suoi tentativi di attribuire al nostro
paese piani criminali riguardanti l’uso di armi biologiche e chimiche in
Ucraina e nelle repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, che non sono stati
ancora liberati.
in considerazione della circostanza chiave che
anche prima che le forze armate russe iniziassero questa operazione militare
speciale, la Germania, insieme agli Stati Uniti, conduceva da molti anni
vigorose attività biologiche militari in Ucraina e, forse, continua a farlo.
Domanda: Ci sono ulteriori dettagli sulle attività biologiche
militari tedesche in Ucraina?
Maria Zakharova: Per farvi capire meglio la situazione, citerò i seguenti
fatti. Dal 2013, sotto gli auspici del Ministero degli Esteri federale tedesco,
il governo tedesco ha implementato il Programma tedesco di biosicurezza (GBP)
che include progetti di partenariato con agenzie governative e organizzazioni
di ricerca nei paesi interessati, di cui l’Ucraina è entrata a far parte nel
2014, anno di Maidan.
Specialisti tedeschi dell’Istituto di
microbiologia delle forze armate tedesche (Monaco di Baviera), dell’Istituto
Friedrich Loeffler (isola di Greifswald-Riems), dell’Istituto Bernhard Nocht
per la medicina tropicale (Amburgo) e dell’Istituto Robert Koch (Berlino),
specializzati nella ricerca di agenti biologici, sono impegnati in attività
pratiche.
Secondo il Ministero
degli Esteri federale tedesco, la terza fase della GBP sarà implementata nel
2020-2022. Possiamo dedurre
dai materiali pubblicamente disponibili che gli obiettivi tecnici dichiarati
del GBP includono, tra gli altri, la raccolta di informazioni sull’epidemia in
paesi terzi, anche con
l’uso della tecnologia dei big data, e lo sviluppo dell’infrastruttura dei
paesi partner per la gestione di agenti biologici pericolosi.
L’Istituto di
medicina veterinaria sperimentale e clinica di Kharkov è dal 2016 l’Istituto di
microbiologia della principale controparte ucraina delle forze armate tedesche,
come sappiamo dai suoi stessi dati.
I due istituti
collaborano nell’ambito del progetto ucraino-tedesco intitolato “Iniziativa
sulla sicurezza biologica e la difesa biologica nella gestione dei rischi
zoonotici ai confini esterni dell’Unione europea”.
Il fatto che il suo obiettivo ufficiale sia
quello di “migliorare la situazione della difesa e della sicurezza biologica”
in Ucraina, “in particolare nell’est del paese” fa sorgere la domanda retorica
di quale confine i biologi militari tedeschi considerino un confine esterno ai
fini della loro interessi professionali. È il confine russo-ucraino?
L’Istituto di
microbiologia afferma nei suoi materiali che il progetto è correlato alla
“potenziale minaccia del terrorismo biologico” in Ucraina nel mezzo delle
ostilità senza fine nelle regioni orientali di quel paese.
È chiarissimo che questo è un modo per inviare un
sottile messaggio sul possibile “coinvolgimento” di DPR e LPR nei piani di
schiusa per l’uso di armi biologiche proibite a livello internazionale.
In tal modo, l’esercito tedesco ha
deliberatamente intimidito le sue controparti ucraine per molto tempo e, di
fatto, le ha contrapposte psicologicamente alle repubbliche del Donbass. Gli
esperti ucraini di sicurezza biologica partecipano invariabilmente alle
conferenze sulla bio-difesa medica che si tengono regolarmente presso
l’Istituto di microbiologia delle forze armate tedesche.
Ovviamente, per
garantire protezione contro un potenziale attacco biologico, è necessario prima
studiare i potenziali agenti biologici con cui può essere realizzato. In altre parole, è necessario condurre ricerche nel
campo delle armi biologiche o chimiche. Le Forze armate tedesche (AFG) hanno
sufficienti conoscenze e abilità pratiche in questo settore, come è stato
dimostrato dallo scandaloso incidente con il misterioso avvelenamento del
blogger Alexey Navalny.
Gli specialisti
dell’Istituto di Farmacologia e Tossicologia dell’AFG – un’istituzione militare
alleata dell’Istituto di microbiologia dell’AFG – avrebbero rilevato molto
rapidamente nel corpo del cittadino russo tracce di una tossina militare che la
NATO elenca nella famiglia Novichok.
L’istituto tedesco
Friedrich Loeffler, responsabile del centro per lo studio dei virus più
pericolosi e delle infezioni zoonotiche sull’isola baltica di Riems, mantiene
una collaborazione attiva con l’Istituto statale di ricerca di diagnostica di
laboratorio e competenza veterinaria-sanitaria ucraino (Kiev), l’Istituto
statale di controllo scientifico di biotecnologia e ceppi di microrganismi
(Kiev) e anche con l’Istituto di medicina veterinaria sperimentale e clinica
(Kharkov) che collabora parallelamente con l’Istituto di microbiologia AFG.
In Ucraina, il
Friedrich Loeffler Institute si è concentrato sulla febbre emorragica della
Crimea-Congo. Gli scienziati sovietici lo scoprirono per la prima volta sul
territorio della Crimea russa nel 1944.
Il Bernhard Nocht
Institute for Tropical Medicine ha concentrato le sue attività in Ucraina su
febbri estremamente pericolose: Denge, Chikungunya, West Nile e Usutu, solo per
citarne alcune.
Queste informazioni
sulle attività bio-militari della Germania in Ucraina sono tutt’altro che
esaustive. Non si può escludere che, con l’avanzare dell’operazione militare
speciale, ulteriori documenti verranno scoperti dalle forze armate russe.
Secondo rapporti confermati, la Germania ha coordinato strettamente il suo
lavoro sulla sicurezza biologica con i suoi alleati americani che hanno creato
una rete di almeno 30 laboratori biologici in Ucraina. Oltre alle loro altre
attività, erano coinvolti in ricerche pericolose.
Esortiamo i
funzionari tedeschi a smettere immediatamente di diffondere false accuse sulle
intenzioni del nostro Paese di usare armi vietate dal diritto internazionale. Crediamo che tali affermazioni possano servire solo a
spingere i battaglioni neonazisti a commettere orribili provocazioni e la
responsabilità morale delle loro tragiche conseguenze sarà condivisa da Berlino.
(Massimo A. Cascone-
rt.com/russia/553975-germany-military-biological-ukraine-zakharova/).
Perché diciamo no
alla
“dittatura” del
pensiero unico.
Interris.it- Massimo
Gandolfini - (21 luglio 2020)- ci dice :
“Il giornalismo
italiano è libero perché serve soltanto una causa ed un regime: è libero perché
nell’ambito delle leggi del regime può esercitare, e le esercita, funzioni di
controllo, di critica e di propulsione”.
10 ottobre 1928,
discorso di Benito Mussolini ai giornalisti.
Inizia così la
stagione della censura fascista, con la repressione delle libertà di pensiero,
opinione e associazione che culminerà nelle tragiche “leggi razziali” del 1938.
Forti di questa dolorosa esperienza, dovremmo
avere ben chiaro che ogni forma di dittatura, culturale e politica, ha sempre
avuto e avrà sempre un grande nemico: la libertà di pensiero e di opinione.
Chi esce dal coro,
chi non si allinea ai canoni del pensiero unico, chi pervicacemente crede che
la verità non può essere manipolata a piacimento e che ci sono valori e
principi fondanti l’umano, che rendono una società “civile”, oggi viene
emarginato e ghettizzato dai “salotti” del potere culturale e mediatico, e
domani potranno scattare le manette. Già, perché il
pensiero unico tollera solo servi e schiavi della “verità” unica che esso
stesso produce.
Certamente sono
tinte fosche, per nulla rassicuranti, che da tempo colorano l’orizzonte del
nostro vivere quotidiano, ma che a parer mio stanno presentando una pericolosa
accelerazione: stiamo passando dalla dittatura del relativismo – certamente
dannosa, ma che garantiva, anzi pretendeva, spazi di libertà alle opinioni del
singolo – al totalitarismo del pensiero che non ammette repliche, non
disdegnando di blindare il proprio potere ricorrendo al codice penale.
Lo stiamo vivendo in
questi giorni, con la vicenda del ddl Zan sulla cosiddetta “omotransfobia”:
dietro la maschera dell’alto valore di etica pubblica rappresentato dal
contrasto ad ogni forma di discriminazione, ci sta la realtà di voler vietare
ogni libertà di opinione e di manifestazione del pensiero su temi di enorme
portata culturale, sociale, morale e religiosa quali l’affettività, la
sessualità, la famiglia e l’educazione delle nuove generazioni.
(Hanno paura
reverenziale di Klaus Schwab di Davos , il costruttore di bombe atomiche in Sud
Africa ! Ndr).
E’ ben assurdo che
in questo nostro tempo contrassegnato dal trionfo del libero arbitrio e della
autodeterminazione senza limiti, si cerchi di imporre una visione della vita
relazionale, opponendosi alla quale devono scattare le manette e la
rieducazione “mentale”!
Non passa giorno in
cui non si senta dire che viviamo in un mondo globale, multietnico,
multiculturale, multireligioso, in cui la tolleranza reciproca è regola
indispensabile, e poi ci troviamo ad essere etichettati come “fascisti,
seminatori d’odio, violenti discriminatori” – passibili di carcerazione – se in
una pubblica piazza, in una scuola, in un convegno o dibattito si sostiene che l’adozione omogenitoriale è
un’assurdità, l’utero in affitto è un incivile abominio, la natura ci offre due
sessi e due generi e l’ideologia gender è “uno sbaglio della mente umana” (Papa
Francesco), la famiglia naturale è una sola, con mamma, papà e figli.
Chi rivendica la
libertà di pensare ed agire in modo esattamente opposto, non può imbavagliare a
suon di codice penale chi non condivide, perché questo è il “sugo” della
democrazia.
Nel ddl Zan questa è la posta in gioco: il futuro del pensiero libero.
La narrazione
dominante ci parla di “emergenza omofobica”, che esige una “legge speciale” per
arginare queste vergognose condotte.
Domandiamoci: ci
sono individui spregevoli che offendono, picchiano, diffamano persone
omosessuali? Certamente sì.
Ci sono leggi che
puniscono i colpevoli di questi reati e tutelano i cittadini italiani,
omosessuali o eterosessuali che siano? Certamente sì.
Ci sono già stati
casi di condanna per le condotte delittuose sopra descritte? Certamente sì.
L’ordinamento della
Repubblica Italiana, a partire dalla Costituzione, si è dotata di tutti gli
strumenti giuridici necessari a garantire la dignità di ogni persona, la difesa
da ogni possibile violazione dei suoi diritti e la condanna degli autori di
azioni delittuose.
Ecco perché questa
legge – anche a prescindere dalla evidente deriva antidemocratica e liberticida
– è inutile.
Anzi dannosa, perché
– proponendosi come antidiscriminatoria – in realtà crea una nuova discriminazione, quella dei
cittadini italiani che non essendo persone omosessuali non godranno delle
stesse super-garanzie riservate a queste.
Nel ’68 uno slogan
molto diffuso recitava “la fantasia al potere”; parafrasando, oggi viviamo
tempi di “assurdità al potere”!
La prova? Chi è omofobo deve essere rieducato prestando lavoro gratuito
presso associazioni LGBTQ+ con l’aggiunta che gli verranno ritirati patente e
passaporto!
Sarà un caso, ma è
proprio quanto fece il KGB con Alexander Solgenitsin quando vinse il premio
Nobel.
Si realizza la
previsione di un “profeta” di sinistra e omosessuale, Pierpaolo Pasolini: “Il nuovo potere utilizzerà le vostre parole libertarie
per creare una nuova inquisizione, un nuovo conformismo, e i suoi chierici
saranno chierici di sinistra”.
“#restiamoliberi è
la parola d’ordine che sta riempiendo le piazze di tutt’Italia: gli
italiani sanno molto bene quanto sangue e lacrime è costato ai propri padri e
nonni riconquistare la libertà di pensiero e di associazione.
Non penso di
chiedere la luna nel pozzo se pretendo di essere libero di dire che vedere due
persone dello stesso sesso che si baciano in pubblico “non MI piace” ed insegno
a non farlo, a chi mi vuole ascoltare. Discorso d’odio?
Per i fautori di
questo assurdo ddl, certamente sì. E non pensate che non ci sarà qualche giudice, in qualche tribunale, zelante sostenitore di teorie gender, che non brinderà a questa grande occasione di
condannare un omofobo?
La dittatura
dell’assurdo si impone
attraverso leggi persecutorie, e si legittima attraverso campagne di menzogna: dai
cristiani incendiari di Roma, agli ebrei predatori del mondo; dalla superiorità
degli ariani, all’omotransfobia. #RESTIAMOLIBERI.
La dittatura del
pensiero unico.
Ilfarosulmondo.it-
Redazione-Franco Nerozzi- (21-9-2021)- ci dice :
La quasi – dittatura
del pensiero unico in Italia è protetta dall’Ordine dei Giornalisti.
Nella lista dei
doveri degli iscritti, redatta dall’inutile organo, l’articolo 2 recita:
“Il giornalista difende il diritto
all’informazione e la libertà di opinione di ogni persona; per questo ricerca,
raccoglie, elabora e diffonde con la maggiore accuratezza possibile ogni dato o
notizia di pubblico interesse secondo la verità sostanziale dei fatti”.
Sulla base dei suoi
retorici principi di deontologia professionale l’Ordine andrebbe sciolto oggi
stesso. Non domani. Oggi.
Perché ogni giorno
in più che trascorriamo sotto la “tutela” di questa pomposa e sterile ape
regina dell’informazione, quella masnada di bugiardi ossessivi che conducono
programmi televisivi e dirigono giornali, allontana questo Paese dalla verità e
dalla auspicabile pratica del confronto delle idee.
Non vediamo infatti
erogare sanzioni contro coloro che sistematicamente e spensieratamente ledono
ogni giorno il diritto di contraddittorio che, fin dalle scuole elementari, ci
avevano raccontato essere elemento fondamentale della convivenza civile e della
tanto sbandierata libertà democratica.
Pensiero unico e
male assoluto.
Prendetevi un giorno
di ferie, mettetevi un thermos di caffè accanto al divano ed incollatevi alla
televisione dalle ore otto del mattino alle due della notte.
Vedrete che l’intera
giornata dell’informazione sarà alimentata da noi.
Si, proprio da noi.
I cattivi, gli analfabeti, i troppo vecchi per votare, i troppo giovani per
votare, quelli che soffiano sul fuoco approfittando dell’ignoranza altrui,
quelli che pretendono di pubblicare dei libri e di cucinare delle carbonare
avvelenate, quelli che vorrebbero aprire pericolose librerie e negozi di
abbigliamento, quelli che
vanno in capo al mondo a fare finta solidarietà per coprire i propri interessi
nel traffico di droga e di armi, quelli che intrecciano trame all’ombra del
Cremlino, quelli che, in poche parole, non intonano “bella ciao”, il nuovo
“Cantico dei Cantici” che allieta le orecchie della Gerusalemme partigiana.
Una giornata di
televisione e di milioni di euro di sacra pubblicità intascati dai padroni del
pensiero unico e privati grazie alla nostra vomitevole esistenza da esponenti
del male assoluto.
Ma tutto questo
avviene, miracolosamente, senza che alcuno di noi metta piede in uno studio
televisivo.
Il contraddittorio,
che l’Ordine dei Giornalisti DOVREBBE garantire, resta un sogno impalpabile.
Per coprirsi le spalle, i conduttori invitano sempre qualche figura di
contorno che dovrebbe rappresentare, nel grottesco processo da Gulag, la difesa
dei delinquenti.
Di solito si opta
per qualche oste avvinazzato o per qualche alfiere della borghesia capitalista
che finisce per attaccare il “Komunismo” e per chiamarci, bontà sua,
“imbecilli”. (Franco
Nerozzi).
L'Iran respinge il
rapporto sui
diritti umani degli
Stati Uniti.
Ilfarosulmondo.it-
Redazione- (16-4-2022)- ci dice :
Tasnim – Giovedì il ministero degli Esteri (Iran) ha respinto
categoricamente il rapporto annuale del Dipartimento di Stato americano sui
diritti umani , sottolineando che tali rapporti ripetitivi, infondati,
politicizzati e impiccioni non daranno loro legittimità.
Il portavoce del
ministero degli Esteri iraniano Saeed Khatibzadeh ha rilasciato il commento in
risposta ai Rapporti annuali sulle pratiche dei diritti umani del Dipartimento
di Stato americano pubblicati martedì, affermando che la pubblicazione di
rapporti ripetitivi e infondati non darebbe legittimità a tali rapporti.
Il portavoce ha
aggiunto che è chiaro che nessuno può aspettarsi che il governo degli Stati
Uniti, dedito alla menzogna, dica la verità e le realtà esistenti.
"Pertanto, la
natura parziale, politicamente accusata e impicciona del rapporto è chiara ed
ovvia per tutti e per la nazione iraniana", ha osservato Khatibzadeh. Ha
affermato che la storia del governo degli Stati Uniti è piena di guerre, colpi di
stato, aggressioni, omicidi, rapimenti, blocchi economici e uccisioni di
innocenti in diverse parti del mondo, ha riportato il sito web del ministero
degli Esteri.
Khatibzadeh ha
aggiunto che il governo degli Stati Uniti è il principale violatore dei diritti
umani e, quindi, non è in grado di parlare di concetti elevati come i diritti
umani.Ha notato che gli
Stati Uniti versano lacrime di coccodrillo per il popolo iraniano in un momento
in cui i suoi stessi crimini contro gli iraniani, incluso l'abbattimento di un
aereo passeggeri, la provocazione dei suoi lacchè interni ad assassinare
persone e funzionari negli ultimi decenni e sforzi a tutto campo di privare il
nobile popolo iraniano dei loro diritti fondamentali rimangono nella memoria
degli iraniani.
Il portavoce del
ministero degli Esteri ha osservato che le misure coercitive unilaterali degli
Stati Uniti, comprese le sanzioni economiche illegali, sono un chiaro esempio
di terrorismo economico contro il popolo iraniano e sono il principale ostacolo
all'importazione di medicinali vitali per i pazienti iraniani, che a loro volta
hanno portato a un grossolano violazione dei diritti del popolo iraniano. Ha
descritto le affermazioni del regime statunitense come ipocrite volte a
raggiungere obiettivi politici illegittimi.
Khatibzadeh ha
sottolineato che l'ordine diretto dell'allora presidente degli Stati Uniti di
assassinare vigliaccamente il generale Qassem Soleimani, che era il campione
della lotta al terrorismo nella regione dell'Asia occidentale, rivela
perfettamente la natura terroristica degli Stati Uniti.
Ha aggiunto che il
governo degli Stati Uniti sta chiudendo un occhio sulle gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani nel paese e
nei suoi vassalli alleati.
Ha anche osservato
che tutte le persone hanno ripetutamente visto come la discriminazione razziale
contro le minoranze e gli afroamericani si stia verificando negli Stati Uniti
in modo sistematico e su larga scala, il che di per sé ha portato a proteste di
massa da parte di neri e altri cittadini del paese.
Khatibzadeh ha
inoltre osservato che la brutalità sfrenata della polizia e l'assassinio di
cittadini neri davanti agli occhi delle persone rivelano gli approcci contrari
ai diritti umani del governo degli Stati Uniti e, più purtroppo, la risposta
degli Stati Uniti a tali violazioni dei diritti è stata semplicemente mostra
azioni, indifferenza e disattenzione .
Il portavoce ha
infine osservato che l'Iran, in linea con le proprie leggi umanitarie e anche
con i propri obblighi internazionali, ha sempre cercato di realizzare i diritti
della grande nazione iraniana e di promuovere cause reali come i veri diritti
umani.
Tali dichiarazioni e
rapporti infondati e ipocriti non danneggeranno il governo iraniano e la
volontà popolare e il movimento su questa strada per costruire un paese caro e
orgoglioso in linea con i propri valori e principi religiosi e nazionali, ha
concluso.
Il Dipartimento di
Stato degli Stati Uniti, nel suo rapporto annuale del 12 aprile, una volta
contro l'Iran ha lanciato accuse infondate come "arresto o detenzione
arbitraria" di attivisti politici, "negazione di un processo pubblico
equo", nonché "rappresaglia motivata politicamente contro individui
situati al di fuori del Paese."
L'Iran ha
ripetutamente messo in guardia sullo sfruttamento dei diritti umani come
strumento di pressione da parte dei paesi occidentali.
DITTATURA DEL
PENSIERO UNICO.
Accademianuovaitalia.it-
Francesco Lamendola- (7 maggio 2019 )- ci dice:
È più difficile capire o parlare? Parlare è
oggi diventato pericoloso? Un aspetto sgradevole che trattiene dal parlare
quelli che hanno incominciato a "capire" è la quasi certezza di non
essere creduti e di essere ridicolizzati .
(Francesco
Lamendola) .
È più difficile
capire o parlare?
(Francesco Lamendola).
Domenica scorsa, 5 maggio 2019, il papa, in Bulgaria, invece di
assolvere alla sua missione spirituale ha iniziato il suo tour pre-elettorale
in vista delle consultazioni per il rinnovo del Parlamento europeo, e ha
lanciato, da Sofia, l'ennesima crociata a favore dei migranti, dotati di uno
speciale permesso divino per essere accolti incondizionatamente nei Paesi
europei, e ha presentato se stesso come l'uomo del dialogo e della pace e come
araldo di un nuovo modo d'interpretare e di vivere il Vangelo.
Peccato che non un
solo prelato ortodosso si sia presentato all'appuntamento:
cosa che,
ovviamente, i nostri mass media si son guardati bene dall'evidenziare, o anche
solo dal riferire.
C'erano solo un rappresentante del
protestantesimo, uno dell'islam, uno del giudaismo, più un vescovo armeno.
Insomma, è stato
peggio di un flop: è stato un segnale.
Le Chiese ortodosse
non hanno raccolto il suo invito; nel cuore di un Paese ortodosso, nessuno ha
voluto accoglierlo, se non il presidente della Repubblica, che è dubbio di
quale credito goda in casa sua; peraltro, il Patriarca cattolico bizantino ha
da tempo scomunicato il sedicente papa Francesco, e anche la Chiesa cattolica
ceca lo ha dichiarato eretico, annunciando che la sede di San Pietro è
attualmente vacante.
Il papa, in Bulgaria, invece di assolvere alla sua missione spirituale
ha iniziato il suo tour pre-elettorale in vista delle consultazioni per il
rinnovo del Parlamento europeo, e ha lanciato, da Sofia, l'ennesima crociata a
favore dei migranti!
Questa è la situazione nell'altra metà
dell'Europa, nel mondo ortodosso e fra i cattolici di rito orientale: le
fanfaronate del signore argentino, i suoi gesti enfatici, le sue reiterate
esortazioni al dialogo fra i popoli e le religioni, con tanto di bacio delle
scarpe ai capi di Stato, non incantano proprio nessuno: solo nell'Europa
occidentale il trucco funziona, perché qui i mass media, anche quelli laici e
laicisti, sono tutti massicciamente schierati della sua parte e sono più che
mai impegnati a nascondere gli abusi, gli scandali, le eresie che
contraddistinguono questo pontificato.
In particolare, il
suo continuo abuso della propria funzione spirituale per veicolare
un’incessante, ossessiva propaganda mondialista e immigrazionista, così come i suoi silenzi assordanti e le sue
omissioni per quanto riguarda i grandi temi etici e la persecuzione che i
cristiani, specie i cattolici, soffrono nel mondo, nell'Europa orientale
semplicemente non vengono più accettate; così come non vengono accettate le nuove indicazioni
in ambito pastorale, come il via libera alla Comunione per i divorziati
risposati a partire dalla pubblicazione di “Amoris laetitia”.
Nelle democrazie
occidentali vige un controllo silenzioso ma ferreo sull'informazione, la
cultura, la scuola e l'università:
non c’è un vero contraddittorio, non c’è un’offerta diversificata, ma tutto è riconducibile a un’unica regia il cui scopo
è appiattire le coscienze, spegnere il senso critico e veicolare una versione
strumentale delle cose, un quadro volutamente distorto della realtà.
(E’ il “liberal Dem
Usa”…bellezza! Ndr).
Questa situazione ci
conduce a delle curiose riflessioni. Noi europei occidentali siamo fieri della nostra
democrazia e ci vantiamo di avere un sistema sociale basato sul pluralismo, il
rispetto e la tolleranza della diversità:
eppure tutto sta a mostrare che l'informazione
è sostanzialmente taroccata e che anche gran pare del sistema culturale e
scolastico non versa in condizioni migliori.
Si può passare da un
giornale all'altro, da un canale televisivo all'altro, ma non si riesce mai ad
avere una informazione realmente spassionata e completa: è come se vigesse una censura molto efficiente, anche
se non dichiarata, che s'incarica di eliminare o addomesticare tutte le notizie
che potrebbero gettare una luce diversa sulla realtà, e quindi aprire spiragli
di consapevolezza e di autentico senso nei cittadini.
Tornando a Bergoglio,
il pubblico che seguiva la Messa pasquale dalla televisione non ha potuto
vedere la sua omissione liturgica, il rifiuto d'inginocchiarsi al momento
dell'elevazione, perché le telecamere si sono spostate sui cardinali che si
inginocchiavano, il che ha dato a credere che anche il papa stesse facendo lo
stesso.
Questo è solo un
esempio; e non vale solo per ciò che riguarda il tristo personaggio che si fa
chiamare papa e che parla sempre di dialogo e ascolto, ma non dialoga mai con
alcuno, perché troppo occupato a farsi incensare e idolatrare, e che si rifiuta
di ascoltare le richieste dei cattolici, al punto da rispondere col più totale
silenzio alla richiesta di chiarimenti su questioni di fede che gli vengono da
cardinali, vescovi, sacerdoti e fedeli.
Se dall'ambito
religioso si passa a quello delle cose profane, il quadro non cambia. Nelle democrazie occidentali vige un controllo
silenzioso ma ferreo sull'informazione, la cultura, la scuola e l'università: non c'è un
vero contraddittorio, non c'è un'offerta
diversificata, ma tutto è riconducibile a un'unica regia il cui scopo è
appiattire le coscienze, spegnere il senso critico e veicolare una versione
strumentale delle cose, un quadro volutamente distorto della realtà. (Tutto è
sotto la regia del “liberal Dem Usa”, ossia del “nuovo comunismo
mondializzato”.Ndr).
E così l'invasione
dell'Europa e la sostituzione della sua popolazione con africani e asiatici si
chiama accoglienza ai profughi; la dittatura omosessualista e la sfacciata
propaganda della ideologia gender diventa rispetto delle altrui scelte di vita;
le spietate misure finanziarie ordinate dalla BCE e le infami speculazioni
della grande finanza da parte di soggetti come George Soros, diventano
politiche "virtuose" per ripianare il debito, e rispetto della
libertà del mercato.(Tutto
avviene sotto la diretta supervisione del magnate Klaus Schwab di Davos !Ndr).
Europa libera e democratica? In Germania ci sono 4.000 persone al fresco per aver
contestato la religione mondiale dei Sei Milioni!
Tutto è travisato, tutto è mistificato:
l'immagine della realtà che emerge dalle narrazioni "ufficiali" è
fortemente deformata rispetto al vero, quasi irriconoscibile.
Ma quanti se ne
accorgono?
Le intelligenze sono
state "lavorate" da anni e decenni di intontimento progressivo, di
abbrutimento delle facoltà critiche, secondo metodologie di condizionamento
scientificamente studiate e collaudate, per esempio la cosiddetta “finestra di
Overton”.
Nel giro di qualche anno, si è trovato il modo di far sì che la
stragrande maggioranza della popolazione finisse per accettare e considerare
normali delle cose, delle situazioni, dei principi, che, prima, considerava
aberranti, mostruosi, infami: ed è un processo che non conosce soste, anzi, sta
subendo un’impressionante accelerazione.
I paletti della
morale, e perfino del buon senso, sono caduti uno dopo l’altro: oggi si
accettano tranquillamente i “matrimoni” fra persone dello stesso sesso; domani
sarà la volta della pederastia, trasformata in pedofilia, e poi trasformata, a
sua volta, in amore efebico, o amore precoce, ma comunque sempre amore, e
siccome l’amore, si sa, è sempre una cosa bella, per non dire meravigliosa, che
problema ci sarà se un adulto e un minorenne hanno una relazione sessuale?
Nessuno, è chiaro:
finalmente saremo una società civile, che non ha stupidi pregiudizi, che non
discrimina, che non è bigotto. Il signore e la signora Macron insegnano: la
loro relazione sessuale non è forse nata quando lui era un imberbe studente di
liceo, e lei la sua professoressa quarantenne, peraltro sposata e con tre
figli?
Ma, come si dice, vive l’amour!; l’amore non
ha età; e bisogna andare là dove ci porta il cuore.
Il politicamente
corretto avanza a grandi falcate, e rende giusto e buono quel che ieri era
cattivo e riprovevole:
bisogna aggiornarsi, bisogna saper stare al passo con i tempi. Chi si ferma è
perduto.
Anche la dottrina
religiosa si deve aggiornare, lo ripetono sempre i preti modernisti dopo il
Concilio Vaticano II: oggi le condizioni sociali e culturali non sono più
quelle della Palestina di duemila anni fa; bisogna prenderne atto.
Anche Gesù, se
venisse ora, non direbbe e non farebbe le stesse cose di allora: terrebbe
conto, anche Lui, dell’evoluzione storica. Questo è quel che si dice
contestualizzare, storicizzare, calare in un ambiente preciso le parole del
Vangelo, indirizzarle a un pubblico preciso.
Che non è più, oggi,
quello dei pastori o dei pescatori della Giudea, ai tempi di Erode Antipa e
Ponzio Piato; e non è neppure quello delle città greche dell’Asia Minore al
tempo di San Paolo; meno ancora, quello del buio e superstiziosa Medio Evo,
dove, come tutti sanno e come
Umberto Eco insegna, ogni
abbazia celava dei delitti, ogni tonaca di frate nascondeva un fanatico o un
mascalzone, e ogni pensiero, ogni sentimento e ogni azione erano ispirati da un
cupo disprezzo per la vita, da un pessimismo radicale sulla natura umana e da
una scarsissima fiducia nella ragione.
Come dimostrano
sant’Agostino e Alberto Magno, papa Silvestro e Tommaso d’Aquino, San Francesco
e Dante Alighieri, Caterina da Siena e San Bernardino: una sfilza di personaggi
ignoranti e zoticoni, che non capivano nulla né di filosofia, né di
spiritualità, né di poesia, né di scienza o arte.
Per la
"Dittatura del pensiero unico", l'invasione dell'Europa e la
sostituzione della sua popolazione con africani e asiatici si chiama:
"Accoglienza ai profughi"; la dittatura omosessualista e la sfacciata
propaganda della ideologia gender diventa: "Rispetto delle altrui scelte
di vita"; le spietate misure finanziarie ordinate dalla BCE e le infami
speculazioni della grande finanza da parte di soggetti come George Soros,
diventano politiche "virtuose" per ripianare il debito, e rispetto
della libertà del mercato!
I nostri maestri, infatti, sono gente del
calibro di Eco, di Moravia, di Pasolini, di Piero Angela e di Piergiorgio
Odifreddi: grazie ad essi le nostre menti pigre e ottuse sono rischiarate dalla
luce del Vero.
In teologia, poi,
abbiamo portenti come Vito Mancuso ed Enzo Bianchi: che si vuole di più?
Viviamo in un’epoca
davvero fortunata.
Non c’è neanche bisogno, se si vuol fare una ricerca, un
approfondimento, di prendersi il disturbo d’andare in biblioteca, di consultare
dei libri, come facevano i nostri nonni obsoleti e un po’ buffi: basta navigare
qualche minuto in rete, o meglio ancora guardare qualche programma televisivo
come Che tempo che fa o come Le Iene.
Premendo a caso i
tasti del telecomando, si può passare una gradevole serata ascoltando Fazio,
Saviano, don Mattia Ferrari (quello che sta sulla nave di Luca Casarini,
Mediterrena, e che dice che il Vangelo è lì) e un profugo africano a far da
spalla a quest’ultimo: in quattro a dir la stessa cosa (e anche pagati bene per
farlo, almeno i primi due): sì alla migrazioni-invasione; oppure, sul secondo,
si può ammirare una giornalista che tenta di estorcere un’intervista a un
professore veneziano, accusato di essere “nazista”, e prima sbeffeggiarlo
perché scappa e con ciò farebbe far brutta figura a Goebbels, poi, lasciando
cadere la maschera del voler sentire le sue ragioni, buttandogli dietro le spalle
una predica sul fatto che un insegnante di scuola non dovrebbe insegnare brutte
cose ai suoi studenti, che non è etico e non è pagato per quello.
Non sappiano nulla
di quel professore, non ne ricordiamo neppure il nome, ma una cosa è certa: basterebbe la vergognosa caccia all’uomo di cui è
stato vittima per le calli di Venezia, per farci solidarizzare con lui.
(Don Mattia Ferrari:
quello che sta sulla nave di Luca Casarini, Mediterrena, e che dice che il
Vangelo è lì!).
Ormai si è compiuto il salto di qualità: non solo sono bandite tutte le
manifestazioni del pensiero divergenti dalla Narrazione del Pensiero Unico,
quello deciso e ordinato da Rothschild , Rockfeller, Klaus Schwab ecc.e
benedetto ufficialmente dai vari Berogolio, don Ciotti, De Luca e Saviano; ma
sono incoraggiate tutte le forme di persecuzione contro chi si ostina a
dissentire.
In Germania ci sono
4.000 persone al fresco per aver contestato la religione mondiale dei Sei
Milioni; e leggi liberticide di quel genere, mascherate da difesa contro
l’antisemitismo, esistono o sono in arrivo anche negli altri Paesi europei,
Francia in primis.
Non parliamo poi
dell’orribile piaga dell’omofobia, la quale, come è noto, infierisce ovunque e
rende impossibile l’esistenza a migliaia di poveri gay, molestati,
discriminati, perseguitati: ma quando ci decideremo a diventare una società
civile?
Di nuovo, il buon
esempio viene dalla chiesa di Bergoglio: in provincia di Verona c’è il caso di
un prete che solo a stento si è deciso a lasciare la parrocchia e l’abito, dopo
che era andato a sposarsi alle Canarie con un uomo.
Ma avrebbe voluto
continuare a fare il sacerdote e ad amministrare i Sacramenti, in perfetta
coscienza e onestà: infatti, come ha dichiarato alla stampa, lui ama sia Dio
che suo “marito”; per finire con queste toccanti parole: Auguro a tutti
d’incontrare un amore grande come quello che provo io per mio marito. E allora,
chi siamo noi per giudicare? Perché no; perché un prete non potrebbe sposarsi;
e, una volta ammesso questo sacrosanto principio di libertà, perché non
potrebbe sposarsi con un uomo, se così gli piace, anziché, banalmente, con una
donna?
L’amore è tutto e il
Vangelo è amore: se non si è capito questo, non si è capito nulla.. Eh, già.
Infatti. In
provincia dio Gorizia, un parroco ha dovuto fare le valigie, scaricato dal suo
vescovo, perché aveva osato invitare un capo scout, che si era sposato in
municipio con un uomo, a lasciare il suo incarico quale animatore dei giovani.
Logico: anche il
viceparroco dissentiva, infatti lui era anche andato al matrimonio, a
testimoniare che la chiesa di Bergoglio, la chiesa aperta e misericordiosa del
terzo millennio non chiude la porta a nessuno, non esclude nessuno, non giudica
nessuno.
Tranne forse i cattolici, ma quelli veri: come
il parroco che ha dovuto andarsene, sconfitto.
O come i francescani
e le francescane dell’Immacolata, perseguitati da sei anni dal misericordioso
signore biancovestito, quello che inneggia sempre al dialogo, all’inclusione,
alla carità, ma che non si è mai degnato di spiegare, né a loro, né a nessun
altro, di quale orrendo delitto si sarebbero resi colpevoli, così da meritare il commissariamento, la persecuzione,
la chiusura del loro seminario, la proibizione d’incardinarsi nelle diocesi.
Il flop del viaggio papale in Bulgaria
"non raccontato" dai nostri media taroccati: le Chiese ortodosse lo
hanno ignorato. Il
Patriarca cattolico bizantino ha da tempo "scomunicato" il sedicente
papa Francesco, e anche la Chiesa cattolica ceca lo ha dichiarato eretico,
annunciando che la sede di San Pietro è attualmente vacante!
Questo ci riporta al nostro tema principale: se è difficile capire come stanno le cose, oggi, a
causa della dittatura del politicamente corretto e del totale appiattimento
dell’informazione e della scuola, è forse più facile parlare, dopo che si è
iniziato a capire?
Mille e una ragione
lo sconsigliano: non se ne ricaveranno che querele, processi, o licenziamenti,
o emarginazione, o calunnie, o, nel caso dei cattolici, scomuniche.
Questo è quel che si
rischia. Ma c’è un altro aspetto, ancora più sgradevole, che trattiene dal
parlare quelli che hanno incominciato a
capire come stanno in realtà le cose: la quasi certezza di non essere
creduti; di essere ridicolizzati; di passare per complottisti, per paranoici,
per visionari, per affetti da manie di persecuzione. E questa prospettiva, per
un animo forte, che non teme il licenziamento o il tribunale, apre però uno
scenario se possibile ancor più deprimente.
Parlare, esporsi,
rischiare: ma a che scopo, se gli altri, invece di dir ‘grazie’, ricambiano con
la derisione, con la maldicenza, o con dei sorrisetti di compatimento, come si
fa quando si è alle prese con dei pazzi, e sia pure con dei pazzi affetti da
una lucida follia, come don Chisciotte della Mancia?
Vale davvero la pena
di esporsi a questo tipo di gogna, a questa suprema incomprensione? Lo stesso
Gesù Cristo aveva ammonito che, quando le possibilità di farsi capire sono
negate, non è il caso di regalare le perle ai porci.
In pratica, però, Lui ha dato l’esempio di cosa sia il vero amore del
prossimo: sacrificarsi per la Verità, senza star lì a fare calcoli se ne valga
la pena, oppure no…
A Ovest il Bene a
Est il Male:
le semplificazioni
del pensiero unico.
Lapresse.it-:
Massimo Carpegna-(20 Marzo 2022)- ci dice:
Ma neanche la nostra
informazione è del tutto innocente... L’unica salvezza, per chi sta in mezzo, è
porre fine alla guerra.
Per tutto
l’Occidente sotto l’ombrello americano, la guerra in Ucraina si può e si deve
sintetizzare in un semplice concetto: la Russia ha invaso uno Stato sovrano che
sta resistendo con tutte le sue forze.
Ad Ovest c’è il bene, la libertà e la democrazia; ad Est il male, la
violenza e la dittatura.
Alla maggioranza
delle persone, ormai assuefatte alla comunicazione televisiva pubblicitaria,
piace la sintesi.
Da anni la scuola ha
sostituito l’amore per la filosofia con quello per l’elettronica applicata e la
stessa fine ha fatto la storia, la letteratura e tutto ciò che un tempo apparteneva
agli strumenti culturali per comprendere il presente, analizzarne i fenomeni
così da indirizzare il futuro.
Senza renderci
conto, ci siamo trasformati in esseri raggruppabili in categorie e orientabili,
perché così conviene all’economia come alla politica.
Tornando alla guerra
in Ucraina, lo sviluppo del semplice concetto ad Ovest la democrazia e ad Est
la dittatura, è la cancellazione d’imperio di qualsiasi ragione possa esistere
nella scelta di Mosca di valicare i propri confini.
Chi tenta un pur
minimo ragionamento è subito inserito nella black list dei sostenitori del
nuovo Hitler con il quale, evidentemente, ha dei punti in comune.
Alla meno peggio, si
è tacciati d’appartenere agli utili idioti, ai complottisti, agli ingenui, poveri
di mente e creduloni di fake news, che non sanno discernere la realtà – quella
della comunicazione mainstream – dalla fantasia proposta dal web e da chi vi è
dietro: la Russia, naturalmente.
Non è un caso che
terrapiattisti, no vax, convinti assertori del grande reset e persone non del
tutto convinte che il bene sia ad Ovest e il male ad Est, sono giudicati
appartenenti alla stessa categoria da chi non si pone tante domande e
serenamente è inserito nel pensiero unico.
Qualche canale
televisivo propone approfondimenti sul tema, ma se ci fate caso si sorvola
molto sul fatto che anche l’Occidente, e forse più dell’Oriente, produca fake
news, disinformazione creata ad arte.
Pochi giorni fa La
Stampa ci ha mostrato una piazza con cadaveri e feriti a terra, un vecchio che
si copriva gli occhi per lo smarrimento e il tutto evidenziato dal titolo a
caratteri cubitali LA CARNEFICINA, facendo intendere che tale scempio si era
verificato nella capitale ad opera dell’Armata Rossa.
Poi si è scoperto che quei feriti e quei morti
si erano aggiunti ai 16 mila causati dal governo di Kiev nel DonBass.
Poco dopo, avviene
un’altro massacro, al teatro di Mariupol bombardato dai russi nonostante che
nel giardino adiacente fosse stato scritto a terra con la calce BAMBINI.
Il teatro si era
trasformato in rifugio per mille e duecento persone, con mamme, bambini e
vecchi. Orrore!
Poi, gli osservatori
dell’Onu comunicano che pare non ci siano state vittime e, a dire il vero, non
si è neppure sicuri che a far esplodere la parte superiore del teatro sia stata
una bomba con disegnata la faccia di Putin.
Il teatro si trova
in mezzo ad un parco e solo un missile intelligente avrebbe potuto colpirlo con
tale precisione, ma in
questo caso, non si sarebbe salvato nessuno.
La verità di questo
e di tanti episodi non la conosceremo mai, perché in guerra ogni azione è
giustificata, pur di raggiungere la vittoria.
Mentono tutti e,
come recentemente ha affermato lo storico Alessandro Barbero, non esistono
superpotenze buone e altre meno buone, non esistono nemici ideologici ma
avversari non graditi e, chi ha valori contrari ai propri, può diventare anche
fedele e stimato alleato, se conviene; le belle parole, come Sovranità
nazionale, libertà e democrazia, che significa capacità di scegliere da chi si
vuole essere governati, sono illusioni:
il Cile, per citare
un esempio, aveva scelto democraticamente Allende e un governo d’ispirazione
socialista; gli Stati Uniti, ad opera della CIA, imposero con la forza Pinochet
e il Cile divenne una dittatura militare. In quanto alle ragioni per bombardare città e
civili, l’Occidente ha un lungo elenco di scempi le cui motivazioni sono sempre
state accolte. La Storia la
scrivono i vincitori, si sa, e gli altri devono stare zitti.
Oggi, su Il Fatto
Quotidiano – e a firma Marco Travaglio – è stato pubblicato un interessante
editoriale dal titolo L’amica
geniale.
Parla di Victoria J.
Nuland, oggi
sottosegretario agli Affari politici di Joe Biden (democratico), ieri dirigente
dell’amministrazione di George W. Bush (repubblicano), che la promosse
consigliere del suo vice Dick Cheney (2003-05) e ambasciatrice alla Nato
(2005-08), e poi dell’amministrazione di Barack Obama (democratico), che nel
2013 la nominò Assistente del Segretario di Stato (John Kerry) per gli Affari
Europei ed Eurasiatici.
Insomma, una personalità sicuramente capace e buona per tutte le bandiere, alla
faccia dei valori proclamati dai due schieramenti politici.
Nel dicembre 2013 la
Nuland dichiara: “Gli Usa
hanno investito 5 miliardi di dollari per dare all’Ucraina il futuro che merita”.
L’Ovest è il bene, lo sappiamo. La generosa America investe 5 miliardi di dollari per
regalare alla povera Ucraina un futuro migliore e infatti la Nuland è tra i
promotori della “rivolta di Euromaidan” che il 22 febbraio 2014, con l’ausilio
di milizie neonaziste, caccia il presidente democraticamente eletto Viktor
Yanukovich, filo-russo ma anche filo-Ue, come specifica Travaglio.
Nel mese precedente,
la Nuland è intercettata da una spia russa mentre è al
telefono con
Geoffrey Pyatt, ambasciatore Usa in Ucraina, e la chiamata è immediatamente
messo in rete, affinché tutto il mondo sappia.
Qui potete
ascoltarla (youtube.com/watch?v=r5n8UbJ8jsk).
In questa conversazione, i due sanno già che Yanukovich cadrà e
discutono su chi dovrà sostituirlo, alla faccia della democrazia e della
libertà di un popolo di scegliersi il governo.
Sempre la Nuland
dice d’aver già informato il sottosegretario per gli Affari politici dell’Onu,
l’americano Jeffrey Feltman, che avrebbe intenzione di nominare un inviato
speciale d’intesa col vicepresidente Usa Joe Biden e all’insaputa degli alleati
Nato e Ue.
I due analizzano i
candidati con il capo dell’opposizione, l’ex pugile Vitali Klitschko, non molto
gradito, mentre l’uomo delle banche Arseniy Yatsenyuk sarebbe perfetto;
infatti, salirà al governo il mese successivo.
Pyatt, forse con ancora un briciolo di
correttezza nei rapporti, vorrebbe consultare l’Ue, ma la Nuland replica: “Fuck the Eu!” (l’Ue si fotta!).
Venuti a conoscenza
del fatto, tramite la conversazione messa in rete dalla spia russa, la Merkel e
il presidente del Consiglio europeo Van Rompuy protestano per le “parole
assolutamente inaccettabili”. Certo, l’educazione prima di tutto! Silenzio,
invece, sul fatto che gli Stati Uniti decidano quale governo debba avere
l’Ucraina.
Ma non è ancora
finita con la Nuland! Ricordate
pochi giorni fa la denuncia della Russia e della Cina sui laboratori
batteriologici americani sul suolo ucraino?
Biden e Zelensky negarono.
Ma in America si sta
già pensando alle prossime elezioni con il povero Biden, che sicuramente andrà
in pensione, dove potrà addormentarsi serenamente.
E allora il Senato
convoca la nostra dirigente per tutte le bandiere per saperne di più.
Qui potete vedere il
servizio di Fox News e non di TeleMosca VivaPutin!.
Concludo la mia
dissertazione, che non ha lo scopo di giustificare l’invasione di Mosca (e
neppure il war game americano studiato da anni e realizzato), con le parole di
Toni Capuozzo: “La salvezza
nostra? Non credere ad alcuno, ragionare, diffidare. […] tutti combattono le
guerre con tutti i modi, non è un pranzo di gala, e nessuno – se non le vittime
civili – è del tutto innocente. Neanche la nostra informazione è del tutto
innocente […] L’unica salvezza, per chi sta in mezzo, è porre fine alla guerra.
Perché, in attesa che i leader vadano incontro al destino delle loro scommesse,
a morire sono gli altri.”
(Massimo Carpegna).
Non c’è pensiero
unico su
cosa sia il pensiero
unico.
Linkiesta.it- Maurizio
Stefanini-(21-10-2021)- ci dice :
Da Pippo Franco a
Matteo Salvini fino a Papa Francesco, sono in molti a dire di sapere cosa sia questa pericolosa dittatura culturale che impone alle persone cosa pensare. Alcuni la
definiscono neoliberista, altri statalista, altri ancora antifascista.
«Che vi sia, ciascun
lo dice; dove sia, nessun lo sa».
Quel che 290 anni fa Metastasio diceva della
fede degli amanti e dell’araba fenice, potremmo ora applicarlo al pensiero
unico.
La nuova idea di
famiglia allargata. Sedili
modulabili fino a 9 posti.
Chi vi sia, ciascun
lo dice.
È una specie di pensiero unico, che vi sia un
pensiero unico: malvagio, per di più. Quale sia, è vero, in molti dicono di
saperlo. Però qua il
pensiero unico sul pensiero unico viene meno, perché per ognuno è qualcosa di
diverso.
Attingiamo,
rigorosamente a casaccio, dai media degli ultimi giorni. «Il pensiero unico c’è ed è quello del neoliberismo», scrive ad esempio il 18 ottobre sul Fatto
nientemeno che il Vice
Presidente emerito della Corte Costituzionale Paolo Maddalena.
Secondo lui, «la propaganda neoliberista ha talmente offuscato le
menti degli italiani da impedire non la manifestazione del pensiero, ma la
stessa formazione di questo, rendendo inutile addirittura l’articolo 21 della
Costituzione per mancanza del suo presupposto, cioè della pluralità di
pensiero».
Si potrebbe
obiettare che semmai insistere a usare il termine «neoliberismo» invece del
corretto «liberismo» italiano, solo per stare dietro al calco di uno spagnolo
«neoliberalismo», da noi arrivato attraverso ambienti terzomondisti, potrebbe
essere considerato indice di pigrizia mentale.
Ma tant’è.
Il fatto è che,
secondo il ragionamento di Maddalena, manifestazione di «pensiero unico»
sarebbero le proteste dei No Vax!
Sì, proprio quelli
secondo i quali invece sono Green Pass e vaccini l’imposizione di una
«dittatura sanitaria», manifestazione di un «pensiero unico» Big Pharma che,
anzi, in alcune interpretazioni sarebbe esso stesso frutto del «neoliberismo».
«Ciò è avvenuto al
porto di Trieste, dove si manifestava, con poco approfondimento della realtà
economico-sociale del momento, contro il Green Pass e dove sono arrivati in
massa i No Vax, i No Green Pass, alcuni soggetti ammalati di protagonismo che
vogliono sfruttare la situazione per emergere politicamente, nonché infiltrati
di destra e di sinistra»,
continua Maddalena.
Dunque, secondo lui,
«nel difetto di un pensiero
chiaro e plurimo può avvenire di tutto, e a Trieste, una manifestazione dalle
non chiare finalità, ha richiesto lo sgombero dei manifestanti medianti gli
idranti della polizia. E così tutto è tornato come prima».
Per Maddalena i No
Vax sono «pensiero unico» perché sono No Vax. Per i No Vax Maddalena è «pensiero unico» perché Pro Vax. Ma cosa
c’entrano i No Vax con il «neoliberismo»?
Secondo Maddalena,
«fatto gravissimo è che i politici, alla pari dei manifestanti, dimostrano di
aver perso il discernimento e di essere vittime anch’essi, sia quelli della
maggioranza che quelli dell’opposizione, di soggiacere alla pesantissima
incombenza del pensiero unico dominante.
È bene chiarire che tale pensiero ha occupato totalmente il settore
dell’economia e si poggia sulla teoria neoliberista, che vuole (e lo sta
facendo) trasferire le fonti di produzione di ricchezza nazionale dalla
proprietà pubblica del popolo nelle mani di pochi speculatori, che devono agire
in concorrenza tra loro, mentre viene vietato l’intervento dello
Stato-Comunità, cioè del popolo, nell’economia.
Insomma obiettivo
del neoliberismo è l’eliminazione del popolo, il crollo dello Stato-Comunità,
la distruzione del senso di solidarietà fra i cittadini, in modo che ci siano
soltanto singoli produttori e singoli consumatori».
Da quel che si
capisce, i No Vax sono «pensiero unico» perché protestano contro vaccini e
Green Pass, piuttosto che contro le scelte «neoliberiste».
«Mentre si protesta
contro il Green Pass, ai lavoratori di un’azienda strategica quale la Whirlpool
di Napoli vengono confermati i licenziamenti. La stessa sorte è avvenuta per i
dipendenti di Alitalia».
Ma, appunto,
Alitalia è a sua volta un simbolo anche per coloro secondo i quali il «pensiero unico» è piuttosto quello di uno statalismo e
assistenzialismo per il quale anche dopo l’ennesima morte e trasfigurazione si
continua a spendere per una compagnia di Stato.
«Alitalia è viva e
spreca intorno a noi» è ad esempio il saluto dell’Aduc. «Alitalia, ma quanto mi
costi!», è quello di Ulisse online. «Per 75 anni ha portato l’Italia nel mondo
(ed è costata allo Stato 13 miliardi)», quello del Messaggero. «L’ossessione della politica italiana per l’era della
compagnia troppo piccola per essere grande, e troppo cara per essere low cost,
è costata 13 miliardi di euro allo Stato», ricorda anche l’Istituto Bruno Leoni
proprio su Linkiesta.
Peraltro, Maddalena
parla di «pensiero unico neoliberista» proprio nel momento in cui Biden e l’Unione Europea
stanno stanziando somme in quantità per un massiccio intervento pubblico di
risposta alla pandemia che si configura davvero come un ritorno al New Deal di
Roosevelt.
Giusto un paio di
anni fa, però, era stato il presidente messicano Andrés Manuel López Obrador a
uscirsene che sarebbero «colpa del neoliberalismo» pure i femminicidi.
Né mancano una
quantità, di analisi secondo le quali è colpa del «neoliberismo» o
«neoliberalismo» pure il Covid: manco non fosse stato scatenato dalla mancanza
di trasparenza di un regime comunista, ancorché “di mercato”!
Comunque secondo
Andrea Bernaudo, candidato sindaco che per i Liberisti Italiani ha preso a Roma
1.046 voti, «noi liberisti
in Italia ci sentiamo degli eretici rispetto al pensiero unico dominante
statalista, socialista, corporativo e contro le libertà economiche». Ma, appunto, a riprova che poi per ognuno il
«pensiero unico» è cosa diversa, sul Giornale Marco Gervasoni appioppa il termine alla fissazione
dell’antifascismo.
O meglio, in realtà
non è che la locuzione appare nell’articolo: una requisitoria contro «l’uso politico della storia, cioè propaganda, clava
mediatica usata contro il centrodestra dal mainstream, che è quasi totalmente
di sinistra», che magari
potrebbe anche essere condivisibile, se si aggiungesse che spesso chi si
lamenta per l’abuso dell’antifascismo nelle campagne elettorali finisce per
dare del comunista in modo altrettanto isterico.
Però, appunto, ha
pensato di ricorrere al termine il titolista. E probabilmente «mainstream» è
davvero quello il modo migliore per tradurlo. «Il mainstream del pensiero unico» dice infatti
direttamente qualcun altro. Chi? Il comunista Marco Rizzo, secondo cui questo
«pensiero unico controlla l’Europa Unita».
Dunque, il «pensiero
unico» oltre che neoliberista, statalista e antifascista può essere anche
anticomunista. «Viviamo
periodo cupo con pensiero unico», osserva anche Salvini. Stando anche il suo partito in un governo di
larghissime intese, va letto come autocritica?
«In Europa la
presenza di Dio è annacquata dal pensiero unico», dice pure Papa Francesco. «L’Uaar si distingue dalla maggior parte delle
religioni anche perché non aspira a “omogeneizzare” il pensiero dei suoi
aderenti. Anzi, è contraria a ogni forma di pensiero unico, in qualsiasi campo
lo si voglia imporre» gli
risponde l’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionali.
«Vi svelo il
pensiero unico della sinistra» è stata pure una chiave della campagna
elettorale con cui Pippo Franco ha preso 32 voti. E, sempre pescando a caso, troviamo un duro attacco alla «economia capitalista, pensiero unico oggi
dominante» da parte, non di un Centro Sociale, ma di Radio Radio: quella da cui
veniva il candidato del centro-destra romano Enrico Michetti.
Su cui ancora ferve
il dibattito: perché ha
perso? Già. Perché?
La Russia, i talk
show e il
pensiero unico che
non c'è.
Today.it-Antonio
Piccirilli -(2 aprile 2022)- ci dice :
Michele Santoro e
Corrado Formigli, screen-shot da La7.
Nei talk show è
tutto un discettare sulle colpe dell'Occidente, sull'«espansionismo a est della Nato», sulla cronica
inadeguatezza dell'Europa ancora una volta a rimorchio degli Stati Uniti.
Dobbiamo comprendere
"le ragioni profonde della guerra", ci mancherebbe.
Anche noi,
dopotutto, abbiamo i nostri scheletri nell'armadio.
Altroché se li
abbiamo. Come ha sentenziato uno stimato docente: "Se Putin è un mostro sicuramente lo siamo anche
noi".
Vogliamo discutere
delle nostre "missioni di pace"? Dei missili a Cuba?
Dell'imperialismo americano? Ebbene sì: abbiamo peccato.
Anche se qualche
volta, forse possiamo riconoscerlo (ma non è detto), lo abbiamo fatto in buona
fede.
Però, ecco, dopo
aver guardato tutte le pagliuzze nel nostro occhio, fatta la tara ai nostri
errori e alle nostre ipocrisie, dopo aver scandagliato nel nostro passato alla
ricerca di ogni possibile nefandezza, vera o presunta (e anche se con l'Ucraina
c'entra come il cavolo a merenda), una volta smascherate tutte le nostre
incoerenze ed elencato tutte le nostre mancanze, anche le più piccole, ecco dopo
tutto questo vi confesso che non mi riesce di capire questa storia del
"pensiero unico".
Cioè davvero le
"élite liberali e globaliste" in Italia controllano la stampa e le
tv? E se sì, perché queste élite non intervengono? No perché, diciamolo, ultimamente
i partigiani schierati contro la censura hanno occupato i palinsesti.
Qualche avvisaglia
c'era stata già in piena campagna vaccinale quando nei salotti televisivi a
fare da contraltare al virologo di turno c'era sempre un ospite schierato coi
"no vax-no green pass" perché pure la scienza deve essere
democratica.
E poi, si era detto, c'è il dovere di cronaca.
Ci mancherebbe.
Quella che era una
piccola minoranza nel Paese è stata nei fatti sovra rappresentata dai media
(anche per colpa dei giornali, non nascondiamocelo), ma ciò non ha impedito che
altri "no vax" meno noti si lamentassero nelle chat Telegram della "dittatura del pensiero
unico".
Il fatto curioso, ma
neanche così sorprendente, è che oggi nelle stesse chat vengono rilanciate tesi
e fake news sulla guerra in Ucraina di chiara matrice filorussa.
Sarà un caso? Forse no. Ma non è questo il
punto.
Il punto è che il
cliché del pensiero unico ha contagiato anche persone insospettabili:
professori, politici, giornalisti.
Di "narrazione
unica" ha parlato giovedì sera Michele Santoro a Piazza Pulita, spiegando
che Putin non è "il
maggiore nemico che noi abbiamo di fronte in questo momento. Il nemico più
mostruoso che sta di fronte a noi è la guerra" ha detto il giornalista.
"Processiamo
Putin, ma allora processiamo pure Bush… A Baghdad i bambini sono morti bruciati
dai missili".
Forse ci siamo persi
qualcosa.
Senza entrare nel
merito delle motivazioni di Bush e dei (presunti) torti dell'America (che però
andrebbero contestualizzati, cosa che nei talk show raramente viene fatta), ci
limitiamo a dire che tutto questo ostracismo nei confronti del pensiero
critico, almeno in tv, non l'abbiamo notato.
Ma come: non basta
lo spazio che viene dato in ogni talk a chi critica l'Ue, la Nato e fa a ogni
piè sospinto il processo all'Occidente?
Dov'è la censura se
i detrattori del pensiero unico vengono invitati in tv un giorno sì e l'altro
pure?
Tra una stilettata
agli Stati Uniti e l'altra, forse ogni tanto sarebbe anche benefico ricordarsi
che le nostre società democratiche, pur con i loro difetti, permettono a chiunque di chiamare una guerra
"guerra" senza rischiare 15 anni di carcere.
Per informazioni
citofonare a Putin.
(Mi permetto di
sottolineare questo fatto : se esiste una sola persona intelligente che abbia letto i libri creati dal miliardario Klaus Schwab -il nuovo Hitler-e dopo non si è
posto il compito di esprimere il suo “il pensiero unico “- derivante da quelle
letture spaventose ed orripilanti -allora “il pensiero unico “ non esiste
proprio !Ndr.).
Il pensiero unico
vaccinale
(che ignora
l’articolo 21).
Lanuovabq.it-Alessandro
Rimoldi - (08-10-2021)- ci dice :
NUOVA DITTATURA.
C’è una martellante
comunicazione a senso unico per il vaccino anti-Covid. Nessuno dei maggiori
media informa sulle innumerevoli reazioni avverse, pur dando ampio spazio ai
non vaccinati che muoiono.
Chiunque, sia esso
un medico di base o un Nobel, osi avanzare un semplice dubbio sul vaccino viene
censurato o bollato come no-vax e antiscientifico.
Eppure l’art. 21 della Costituzione parla
chiaro ed è volto a prevenire ogni dittatura del pensiero.
Le istituzioni lo
hanno dimenticato?
Il Covid-19 è il
protagonista indiscusso di una campagna vaccinale universale senza precedenti
nella storia.
Pressoché la totalità dei mezzi di
informazione oggi esistenti si fa portatore di una propaganda a senso unico a
favore del vaccino.
La televisione, gli
organi della stampa, Internet, il Governo, gli enti e le istituzioni di
qualunque ordine e grado, quando parlano di vaccino, lo fanno per favorire,
incoraggiare, convincere la popolazione a vaccinarsi.
Nessuno dei
principali quotidiani o notiziari della Tv racconta gli innumerevoli casi di
reazioni avverse da vaccino che si stanno verificando, taluni con effetti
gravi, invalidanti o letali.
Ciò nonostante
l’ultimo rapporto dell’Aifa documenti
(in soli otto mesi) ben 91.360 segnalazioni di evento avverso successivo alla
vaccinazione, con un tasso di eventi avversi gravi pari al 13,8% del totale (13
eventi gravi ogni 100.000 dosi somministrate) e si registrino ben 555 casi
segnalati di decesso (0,73 decessi ogni 100.000 dosi somministrate).
Possibile che queste
migliaia di casi di eventi avversi gravi e centinaia di persone decedute non
facciano notizia?
Sulle testimonianze
di persone che hanno subito danni gravi alla salute a seguito della vaccinazione
vi è il totale silenzio dei più diffusi media, i quali, tuttavia, non mancano
mai di raccontare le storie di persone non vaccinate che si ammalano e muoiono
di Covid.
La grande varietà
dei mezzi di comunicazione non è in grado di produrre una vera pluralità di
pensiero. Ciò si verifica
poiché la quasi totalità dei mass media è controllata dall’élite finanziaria e
dalle grandi multinazionali, le quali direttamente o indirettamente (attraverso
un’articolata rete di società controllate) finanziano i principali editori.
Questo conflitto di
interessi fra l’oligarchia finanziaria e il mondo dell’informazione spiega come
mai i grandi mezzi di comunicazione di massa si tengano ben lontani
dall’informare il popolo dello strapotere delle lobby e delle loro ingerenze
sulla vita politica, economica e sociale delle nazioni.
E ciò spiega altresì
l’utilizzo da parte degli stessi mass media degli strumenti della censura e
della manipolazione dell’informazione al fine di indottrinare le masse verso”
il pensiero politicamente corretto”.
Le informazioni non gradite all’establishment
vengono bollate come fake news. I colossi del Web e i giganti dei social lavorano in sinergia fra loro
alla formazione del pensiero unico, intralciando la diffusione della libera
informazione in diversi modi: Google eliminando le informazioni sgradite o
occultandole negli ultimi posti delle ricerche on-line; Amazon impedendo la
vendita di un libro indesiderato; Facebook e Youtube chiudendo un profilo o
oscurando un canale social.
La diffusione di una
martellante informazione a senso unico, favorevole all’establishment, ha
generato ciò che sino a poco tempo prima della “pandemia” sarebbe apparso
assurdo e impensabile: una popolazione impaurita e tollerante verso ogni privazione
e limitazione di diritti e libertà fondamentali, consenziente a sottoporsi ad
ogni tipo di trattamento sanitario sperimentale.
Uno scenario
evocativo di dittature che sembravano relegate al passato, e che si è imposto
come “normalità” del tempo presente. I pochi che hanno ancora il coraggio di
denunciare gli affari delle lobby e le distorsioni operate dai media mainstream
sulla libera informazione vengono screditati e denigrati con le infamanti
etichette di negazionista, complottista, no-vax, eccetera. Ciò che le
istituzioni e i media mainstream stanno mettendo in atto è una vera e propria
compromissione e lesione del diritto alla libertà di pensiero.
Ma che fine ha fatto
l’articolo 21 della Costituzione?
L’art. 21 recita: «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il
proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione».
È un diritto
costituzionale tanto fondamentale da costituire la base di altri diritti, pure
previsti dalla Costituzione, come il diritto di riunione, di associazione, di
sciopero, di professare la propria fede religiosa, ecc.
Ma le nostre istituzioni, e in particolar modo chi, all’interno delle
istituzioni, dovrebbe garantire e preservare il rispetto della Carta
Costituzionale, si è dimenticato dell’art. 21? E i media hanno dimenticato che il dissenso e la
minoranza (anche di pensiero) va sempre rispettata? Eppure è ciò che, ad oggi in Italia, sta accadendo.
Ci sono temi e
argomenti su cui è proibito dissentire o esprimere una critica. Ci sono
questioni su cui è vietato pensare in modo diverso. L’efficacia e la sicurezza
del vaccino non possono essere oggetto di dubbio o discussione.
La sua bontà è un dogma, una verità assoluta. Il dissenso viene
etichettato come fake news e fatto oggetto di biasimo e censura. Così il
cittadino che nutre qualche dubbio sul vaccino viene bollato come una persona
ignorante o irresponsabile che va correttamente informata, consigliata,
rieducata.
Se un medico (sia
esso di base, un esperto virologo, o un Premio Nobel) si esprime in maniera
contraria al vaccino (o nutre solo qualche dubbio o perplessità) viene
screditato come un professionista inaffidabile, antiscientifico e come tale
passibile di sospensione dall’esercizio della professione o di radiazione
dall’albo.
Ci sono cose di cui
né la persona comune né l’esperto può più liberamente parlare… siamo a pieno titolo in una dittatura del pensiero.
A sostegno
dell’informazione a senso unico vi è la teoria (purtroppo sostenuta anche da
numerosi “esperti” che spesso compaiono in Tv) secondo cui la scienza medica è
materia sottratta all’opinione pubblica. Ebbene, in opposizione a codesta
teoria, si obietta quanto segue.
In primo luogo, la
Costituzione non pone limiti alla libertà di pensiero.
Individuare un argomento su cui imporre un
divieto alla libertà di espressione è un comportamento molto pericoloso in
democrazia.
E questo lo sapevano
bene i nostri padri costituenti, che dovettero scrivere e fissare i principi
fondamentali della Repubblica italiana, in epoca postfascista.
In secondo luogo, si
evidenzia che una scienza - qualunque scienza - per considerarsi tale, deve
essere libera e indipendente.
Il conflitto di
interessi che regna in ambito sanitario (e in particolar modo nell’approvazione
dei vaccini anti-Covid) non dà garanzie di imparzialità e indipendenza della
scienza medica.
Una scienza
asservita al profitto e al potere di un’élite finanziaria non è vera scienza.
La dittatura del
pensiero unico è sempre all’origine della dittatura in senso ampio, ovvero quella che, per imporre la propria ideologia,
si avvale dell’uso della coercizione e si manifesta nelle varie forme di
repressione e discriminazione del popolo.
E veniamo all’ultimo
atto della dittatura del pensiero: il decreto-legge impositivo dell’obbligo del green pass per tutti i
lavoratori, la cui ratio si può esprimere in questi termini: «Vuoi mantenere il tuo posto di lavoro? Vuoi
continuare a svolgere la tua professione? Ti devi munire di green pass. Ti devi
vaccinare!».
Alla forma di
governo dittatoriale non importa il tuo pensiero, importa solo la tua
incondizionata obbedienza.
Cultura,
Informazione e potere:
le lobby del
pensiero unico dominante.
Consulpress.eu-
Massimo Rossi - (23/07/2021)- ci dice :
(“Nuovo Ordine
Mondiale” di Klaus Schwab-Ndr).
IL POTERE E LA
DISINFORMAZIONE.
Il potere, in senso
assoluto, adora la disinformazione.
Adora infliggere nei cittadini l’idea, del
tutto astrusa, che siano informati e conoscano le cose in modo perfetto.
Analizzare le epoche
storiche è fondamentale per capire che dagli inizi del ‘900 ad oggi vi sono
stati solo alcuni decenni, nei quali l’informazione e la formazione era
pluralista e non controllata.
L’inizio del ‘900
vedeva una popolazione sotto acculturata ed una élite di potere che, di fatto,
dirigeva la “cosa pubblica” nel modo che riteneva.
Vi era una distanza
siderale tra l’intellettuale del primo ‘900 ed il bracciante o il lavoratore.
Vi era una profonda differenza culturale che, di fatto, portava ad un’unica
conseguenza: le masse erano del tutto ignoranti ed acefale.
Lo spirito della
conduzione della “cosa pubblica” poggiava su poche ed abili mani (Cavour,
Giolitti ed altri). La “cosa pubblica” era sacra ed il concetto di Patria
altissimo. Le masse – come detto – erano formate da soggetti che a stento
sapevano leggere e scrivere e fare di conto.
Poi c’è l’avvento
del Fascismo che non a caso è guidato da un uomo, Benito Mussolini, che
proviene dalla direzione dell’Avanti (giornale socialista). La funzione della
stampa di regime e della sostanziale abolizione del pluralismo, la caccia ai
giornalisti non allineati, la chiusura delle testate non fasciste non lascia
dubbi sul fatto che l’informazione sia e debba essere il pilastro, sul quale
una dittatura intenda basarsi.
Qui non c’è
disinformazione, ma c’è totale chiusura e repressione che impedisce ogni e
qualsiasi pluralità di pensiero. Vi è il c.d. “pensiero unico” che è il
pensiero di chi governa con metodi dittatoriali e di controllo delle masse .
La fine del Fascismo
e l’avvento della democrazia aprono uno squarcio nella pluralità di pensiero,
ma vi è il problema degli inizi del ‘900. Ovvero, vi è una classe dirigente
colta e preparata che guida la rinascita del Paese e la sua apertura
democratica. Ma c’è la
totale ignoranza delle masse che è fornita da braccianti, agricoltori e molti
senza lavoro.
L’informazione diventa pluralista, ma è
patrimonio per pochissimi.
Nella Carta Costituzionale vi è un principio fondamentale: il diritto di tutti alla frequenza scolastica.
Questo valore
fondante che i padri costituenti hanno voluto inserire apre la strada alla
possibilità per la massa di avere quel grado di istruzione che porta verso la
capacità di decidere essendo informati.
L’arco temporale nel
quale si sviluppa questo effettivo pluralismo e possibilità di un vasto accesso
alla cultura ed all’informazione va dal 1960 al 1985.
In questo arco temporale il rapporto tra massa ed istruzione cambia
radicalmente; la massa è in grado di accedere ai vari livelli di istruzione che
è pubblica e gratuita e favorisce anche i meno abbienti, in tal modo si eleva
il livello culturale della massa e si ha l’inserimento di alcuni soggetti in
spazi prima appannaggio solo dei ceti più ricchi.
Ma vi è un nuovo
mezzo di informazione che invade le case e da subito cambia la vita degli
italiani: la televisione.
Vi era già la radio,
ma la televisione è uno strumento (il primo) che, di fatto, obbliga il soggetto
a “stare immobile davanti ad essa”.
La differenza con la
radio è evidente: la radio
si ascolta facendo cose, la televisione si ascolta immobili (pare poca cosa, ma
non lo è).
Il mezzo all’inizio fu fonte di acculturamento
e di elevazione della massa, soprattutto, relativamente al linguaggio, ma poi
divenne il primo (ma ora non l’unico) strumento di “sterminio della
informazione”.
È, però,
fondamentale comprendere la differenza tra radio e televisione e su come la
televisione è uno “strumento dittatoriale” .
La radio è
compatibile anche con la lettura o con lo studio, come sanno molti; la
televisione no.
Essa ti prende totalmente e uccide ogni
diversa attività.
La televisione, in
realtà, verrà usata proprio per tenere ferme le masse, abituate a trascorrere
il tempo senza pensare, irretirle con trasmissioni inutili o deleterie.
Di fatto, per dare
l’idea della informazione quando si svolge una vera e propria e sistematica
operazione di eliminazione del “pensiero critico”.
La massa che ha sempre avuto gravi problemi ad
accedere alla lettura, di fatto, non legge più!
La lettura e la
libera scelta del leggere (romanzi, saggi ed altro) è alla base del pensiero
critico (sebbene anche questo settore sia inquinato da libri che non meritano
nemmeno di essere sfogliati).
Ma anche per
scegliere la lettura occorre avere una base culturale, altrimenti, si confonde
qualcosa di inutile con qualcosa di utile. E si diventa ancora più ignoranti.
Il periodo dal 1960
al 1985 è quello più florido e nel quale chi voleva (e poteva) aveva la
possibilità di scegliere e di creare le basi per un “pensiero critico”. Dopo il
1985 c’è l’avvento della TV commerciale e già da lì si può iniziare a parlare
di voluta disinformazione con la “TV spazzatura”.
La massa sempre più
incollata alla TV che non aveva più orari e trasmetteva h24 era sempre più in preda ad una volontaria e poco
consapevole involuzione. Si salva solo chi dopo il 1990/1995 ha continuato a leggere
e staccato la TV.
L’inizio degli anni
2000 è l’apoteosi della
dittatura della disinformazione con l’avvento (libero) di internet e con l’avvento dei dispositivi portatili. La c.d. rete che in apparenza sembra libera, in
realtà è governata da colossi economici che dirigono tutti i vari desideri da
quelli culinari a quelli politici, da quelle della notizia di cronaca a quelli delle informazioni più
astruse.
La rete, in realtà,
da strumento di mera consultazione diventa parte integrante delle nostre
conoscenze. Ed è allora che
il potere gioca sulla disinformazione, si mette in moto. La rete, in realtà, è
uno strumento di disinformazione e di controllo.
La rete (guidata,
come detto) ci dice solo ciò che vuole e non ciò che ci serve, ma a noi pare
che ci serva proprio ciò che ci propone.
La rete è, in realtà, il fenomeno più grave e
dittatoriale che si sia conosciuto dagli albori della storia.
Il potere di chi
gestisce la rete non è solo quello di informare in modo parziale (o peggio
disinformando), ma è quello di orientare il sistema e, quindi, di rendere la
massa contenta di quello che desidera che in realtà non è una libera scelta, ma
una abile manipolazione.
Il salto di qualità
poi è stato quello di affinare sempre più il dispositivo cellulare che da
telefono è diventato un “appendice del soggetto” .
Oggi, con il
cellulare si può fare tutto (praticamente), si è sempre reperibili, si è sempre
connessi, si è (soprattutto) sempre controllati.
Il controllo è continuo e costante e coinvolge, non solo gli
spostamenti, ma anche i gusti, le predilezioni, gli interessi e via dicendo.
Una microspia volontariamente inserita nella nostra vita, di cui (ed è qui la
genialità della operazione) siamo contenti.
Con il cellulare la
tecnologia ha reso possibile la mobilità ed il controllo in un’unica accezione: un vero miracolo della dittatura della “falsa
informazione”.
Il quadro – a nostro
parere – è tutto fuorché roseo; la situazione dei Paesi occidentali è quella di
una dittatura “piacevole” delle masse attraverso una elaborazione di algoritmi
che emergono dal controllo dei valori e dei desideri. Siamo in una sorta di
“grande fratello” che ci controlla? Ritengo di sì, ma non ci controlla
solamente, ci governa e ci indirizza e fa sì che le “nostre” scelte ci sembrino
autonome.
Quale la possibile
soluzione?
La risposta è del tutto fuorché semplice.
Staccare la rete non
è possibile perché nessuno può fare a meno di lei (e questo loro lo sanno), ma
di certo, capire ed imparare a selezionare è possibile e doveroso.
Ma per capire e
selezionare occorre avere conservato un “pensiero critico” che si forma solo
attingendo da una pluralità di fonti che non siano mono orientate.
Riteniamo che questa sia l’anima “nera” del
capitalismo che, di fatto, è capace di cannibalizzare se stesso e non portare
più linfa.
Così facendo chi
veramente viene penalizzato sono i giovani che hanno imparato in modo
sistematico ad affidarsi alla rete come punto di riferimento unico e, quindi,
non conoscono altre fonti di riferimento: i libri su tutto (ma i buoni libri).
Loro sono le prede migliori e loro sono i soggetti che vanno allertati.
La facilità con cui
i giovani sono inseriti in questi meccanismi determina che si sta creando una “generazione di
soldatini” che poi faranno tutto quello che la rete gli ordina.
Quadro
eccessivamente negativo?
Ci si augura di
sbagliare e chi scrive confida molto nei giovani, ma ai giovani vanno date
speranze, sogni, ideali, motivi per lottare per un mondo migliore e tutto
questo in giro non lo vedo.
Anzi, vedo solo chi
inneggia alla bieca violenza (facile preda per i giovani) e chi li rabbonisce
con progetti per la vita che possano essere solo delle meteore. I giovani devono essere amati e guidati a scegliere,
personalmente li vedo solo usati e costretti a subire.
Dobbiamo avere cura
di dire ai giovani che solo la cultura e lo studio salvano; il resto è fallace
e pericoloso. Le strade brevi, in realtà, sono costellate di bugie e di
trappole, talvolta, mortali.
Cosa temo veramente?
Che si stia formando
una generazione che non reagisce all’eventuale dittatura della rete.
Per questo bisogna cambiare rotta e farlo
subito. Si può stare nella
rete, ma conservare lo spirito critico ed analitico.
L’eccessivo
affidamento alle c.d. “verità della rete” può portare a sottovalutare
l’impoverimento globale delle coscienze dei nostri ragazzi che devono alzare la
testa dai cellulari perché il mondo e la vita è fuori e si affronta sempre e
comunque a testa alta.
(Avvocato
Penalista e Patrocinante in Cassazione -Avvocato
Massimo Rossi
Docente e Relatore
in Convegni a Livello Nazionale.).
Sistema Immunitario,
Ingegneria sociale e
Dittatura.
Fisicaquantistica.it-
Dott.ssa Carla Sale Musio - (21 Marzo 2022)- ci dice :
( bey beatrice).
Delegare è il male
del secolo, il peccato di leggerezza che ci ha condotto alla dittatura.
E sì, è vero, lo
sapevamo anche prima che la mafia si stava trasferendo a Montecitorio e i
nostri governanti erano attratti dal denaro più che dal bene dell’umanità. Ma
facevamo finta di niente. Sicuri che i politici siano corrotti inevitabilmente.
E che coltivare il proprio orticello senza guardarsi intorno sia l’unica scelta
possibile.
In questo modo
abbiamo ingannato noi stessi, ignorando le accuse, le sentenze e i processi in
cui erano coinvolti i nostri ministri. E, continuando a delegare, abbiamo
voluto credere a una manciata di volti nuovi e sbarbati. Certi che potessero
resistere alla seduzione del lusso, dei soldi e della bella vita riservata a
chi entra nei palazzi reali.
Con incoscienza
abbiamo demandato a piene mani la gestione delle nostre vite, senza accollarci
mai la responsabilità di quell’ingenua creduloneria.
È in questo modo che il “virus
dell’indifferenza” si è fatto strada nella psiche, mentre l’ingegneria sociale
cavalcava le tecniche di manipolazione rendendoci docili e ignari della
strumentalizzazione a cui ci stavamo piegando.
La dittatura ha
lavorato interiormente ben prima che nell’amministrazione della cosa pubblica!
Portandoci a credere che l’ubbidienza e l’arrendevolezza siano le scelte idonee
a garantirsi una vita tranquilla. Perché si sa: non è possibile cambiare il
mondo. Si può solo: adattarsi.
Ma la salute è fatta
di coscienza: occorrono lucidità, attenzione e partecipazione per stare in
equilibrio con sé stessi. Chiudere
gli occhi davanti alla corruzione non è una scelta foriera di benessere. E la
patologia, infatti, non si è fatta attendere.
La pandemia della
paura, della sottomissione e dell’isolamento ha corroso le nostre difese
immunitarie e prodotto la catastrofe interiore che oggi sta distruggendo
l’umanità. Ma per qualcuno…
(tanti…) (sempre di più…) il pensiero critico si è attivato.
E l’esame delle
cause che hanno prodotto questa realtà terribile mostra una grave perdita sul
fronte del potere personale e della nostra responsabilità.
La delega ci ha
tolto l’oggettività, rendendoci vittime dell’angoscia e dell’ignoranza.
Tuttavia, lo scenario di abusi e illegalità in cui oggi ci muoviamo, addita
anche la soluzione: quella necessità di scegliere cosa pensare e cosa fare, che
irrita e spaventa i dittatori. L’unica arma capace di cambiare il mondo per
davvero.
Prendersi l’onere
delle proprie scelte e del proprio benessere è la strada per la salute, mentale
e fisica. La via che conduce verso una società migliore. Perché il benessere non è fatto di tranquillità. È
fatto di ascolto, di impegno e di attenzione. Per noi stessi e per gli altri. E
l’indifferenza non ci salva dal dolore. Anzi! Lo crea.
Così, quella
complessità culturale ed emozionale che oggi ci spaventa, addita il cammino
della trasformazione. Dobbiamo
pensare con la nostra testa, ascoltare la voce della coscienza, mettere insieme
l’opportunismo con la solidarietà, l’egoismo con la fratellanza, la ragione con
il cuore.
Solo da quelle
scelte, sempre diverse e sempre nuove, potrà prendere forma un mondo giusto.
Non perché qualcuno ci impone cosa fare. Ma perché ognuno di noi sa interiormente cosa sia
giusto fare.
Accollandoci il peso
delle nostre decisioni diventiamo capaci di pensare, di sbagliare, di cambiare
e di stare insieme. Senza educatori, governanti o dittatori. E in quella
solitudine che ci spaventa… possiamo permetterci di incontrarci davvero.
Un mondo nuovo è un
mondo in transizione, perché la vita trascende sé stessa. Continuamente. E non
esiste porto sicuro in cui fermarsi per sempre. Esiste il viaggio che ognuno
deve compiere da solo per sentirsi bene anche in mezzo alle intemperie.
La salute non è una
pillola magica che ci “vaccina” contro le difficoltà. La salute è una scelta
personale fatta di ascolto, pazienza e responsabilità. Perché Tutto è Uno. Ma
Ognuno è Tutto. E imparare a scegliere per sé significa anche comprendere le
scelte e i bisogni degli altri. Senza discriminare nessuno. Il sistema immunitario è un apparato in cui ciascuno
fa la propria parte. E così
si raggiunge il benessere. Quello di tutti.
Articolo della
Dott.ssa Carla Sale Musio – psicologa, psicoterapeuta, blogger e scrittrice, si
occupa di terapia infantile, depressione, gestione del lutto e della
separazione, attacchi di panico, realizzazione personale, autostima e
creatività.
(carlasalemusio.it/2022/02/24/sistema-immunitario-ingegneria-sociale-e-dittatura/).
I nazisti
dell’Ucraina.
Sabinopaciolla.com-
Sabino Paciolla - C.B. Forde - (16
aprile 2022)- ci dice :
Si è parlato molto
del Battaglione Azov e di forze filonaziste presenti in Ucraina. Cosa sappiamo?
Questo articolo, scritto da C.B. Forde, spiega bene la questione.
L’articolo è stato
pubblicato su The Postil
Magazine e ve lo propongo
nella mia traduzione. Il testo originale inglese presenta numerosi link a
supporto delle affermazioni fatte. Nella traduzione non sono stati riportati
per ragione di tempo.
C’è una verità
scomoda che quelli che battono il tamburo di guerra contro la Russia amano
ignorare – cioè i nazisti dell’Ucraina.
Ci viene detto che
tutto questo è in qualche modo “disinformazione-disinformazione russa”, o che
Putin ama chiamare “nazisti” le persone che non gli piacciono (si noti che
questo è ciò che effettivamente viene fatto in Occidente contro gli oppositori
dell’élite).
Naturalmente, non
viene mai fornita alcuna prova reale per sostenere queste affermazioni, come ormai è diventata una triste abitudine, qualsiasi
affermazione ipocrita è considerata “verità”.
Ecco i fatti sui
nazisti in Ucraina. I battitori di tamburi non hanno ancora smentito nessuno di
essi.
Origini.
Quando Hitler invase
l’Ucraina, per molti fu una liberazione dal comunismo e apertamente celebrata,
e presto portò alla creazione della 14° Divisione SS-Volontari “Galizia” (più
tardi, la 14° Divisione Waffen Grenadier delle SS, 1° Galizia).
Fu quasi annientata
nell’offensiva Lvov-Sandomierz (1944).
Ciò che rimase fu
raggruppato come Esercito Nazionale Ucraino (UNA), sotto l’Alto Comando Tedesco
(OKH) e guidato dal generale Pavlo Shandruk (1889-1979). L’UNA contava circa
220.000 volontari e combatté in vari teatri in tutta Europa con la Wehrmacht, compresa
l’Austria.
Ciò che
caratterizzava tutti questi volontari era una forte antipatia verso l’Unione
Sovietica. Con la sconfitta dei nazisti, l’UNA si arrese agli inglesi e agli
Stati Uniti. Tutti i volontari non volevano essere rimandati in Ucraina e
cercarono asilo altrove (un gran numero venne in Canada e negli Stati Uniti).
Il generale Shandruk
trovò un accordo speciale con la Polonia (con l’aiuto del generale Władysław
Anders), che accettò i membri della UNA come “cittadini polacchi prebellici”.
Shandruk ricevette
l’ordine polacco Virtuti Militari, e si stabilì in Germania, prima di
trasferirsi infine negli Stati Uniti, dove morì nel 1979.
In effetti, in
Ucraina, la Germania nazista non era considerata il nemico; piuttosto, era un
alleato nella lotta contro l’Unione Sovietica, o i “russi”. E quindi la
negatività associata ai nazisti e al nazismo è debole, se non assente, nel
contesto ucraino, dove “zio Hitler” era visto come un liberatore dai sovietici.
Questa visione
positiva della Germania risale a quel sanguinoso periodo dopo la rivoluzione
russa, quando la guerra civile scoppiò in tutte le parti di quello che una
volta era l’impero russo, alimentata dalla resistenza ai bolscevichi.
Come accadde ovunque nell’ex impero russo, le regioni che non volevano
diventare comuniste entrarono in conflitto armato con i bolscevichi, compresa
l’Ucraina, che si dichiarò indipendente da Mosca nel 1918, con la creazione
della Repubblica Popolare Ucraina (UPR).
I bolscevichi non
accettarono tale indipendenza e lanciarono una serie di campagne di grande
successo nella regione che videro la cattura di città chiave e misero il
governo della UPR in una posizione di totale collasso.
Per evitare tale
collasso, la UPR si rivolse in aiuto alla Germania, che inviò rapidamente
truppe e rifornimenti, e
rafforzò il debole Esercito Nazionale Ucraino (UNA), e sconfisse i rossi.
Ma era il 1918, e la
Germania stessa era esausta e in poco tempo firmò l’armistizio dell’11 novembre
1918, mettendo così fine alla prima guerra mondiale.
Questo lasciò l’Ucraina a combattere da sola, finché gradualmente perse
e divenne parte dell’Unione Sovietica, nel 1922, come Repubblica Socialista
Sovietica Ucraina.
Così, nella psiche
ucraina post-1917, il nemico era sempre i sovietici, o i russi, mentre la
Germania, sia nella figura del Kaiser Guglielmo o di Hitler, era sempre
l’amico.
Così, anche il
nazismo non aveva in Ucraina nessuna delle connotazioni negative che ha in
Occidente.
Stepan Bandera.
Simpatizzante dei
nazisti, collaboratore e assassino, Stepan Bandera è tuttavia un eroe per molti
che ora combattono i russi in Ucraina. Le sue statue sono esposte con orgoglio e le strade
sono intitolate a lui.
Chi era? (Quanto segue è riassunto da Stepan Bandera: The Life
and Afterlife of a Ukrainian Nationalist, di Grzegorz Rossoliński-Liebe).
Nato in Galizia (ora
Ucraina occidentale, ma allora parte dell’impero austro-ungarico), Bandera
mostrò presto segni di violenza.
Come studente
universitario a Lvov, si torturava abitualmente per temprarsi in vista del
momento in cui le autorità avrebbero potuto interrogarlo.
Tale disciplina
comprendeva l’autoflagellazione e lo sbattere una porta sulle dita. Si stava
preparando per la sua vita futura, come rivoluzionario nazionale.
A quel tempo, la
rivoluzione russa era già avvenuta e nuovi paesi erano nati.
Ma nell’Europa dell’Est, la lotta non era
semplicemente la conquista di un destino nazionale, ma anche la lotta per o
contro il comunismo; perché la Rivoluzione Russa aveva anche scatenato una
sanguinosa guerra civile che avrebbe divorato intere popolazioni.
Quella che una volta
era la Galizia divenne parte della Polonia. Le porzioni orientali dell’Ucraina appartenevano ai
sovietici.
Entrambi i risultati
si sono bloccati nella morsa dei nazionalisti che volevano unire la parte
occidentale e quella orientale in un tutto unificato (Ucraina).
La parte orientale
era già stata impegnata in una lunga e sanguinosa guerra con i sovietici (dal
1917 al 1921), una guerra persa.
All’età di 20 anni,
Bandera si unì all’Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini (OUN), nei cui
ranghi salì rapidamente, data la sua inclinazione alla violenza. Oltre alle rapine (per finanziare il movimento), nel 1933, organizzò un attacco all’ambasciata
sovietica a Lvov, uccidendo uno dei membri del personale. Questo fu il primo
dei suoi omicidi in migliaia.
Nel 1934, pianificò
ed eseguì l’assassinio di Bronisław Pieracki, il ministro dell’Interno polacco,
così come altri omicidi. Bandera fu arrestato dai polacchi, processato e
condannato a morte, che fu commutata in vita.
Ma gli omicidi continuarono.
Le cose andarono così male
che il governo polacco effettuò arresti di massa dei membri dell’OUN, il che
portò ad un’ulteriore antipatia verso la Polonia. Poco prima dello scoppio
della guerra, il sentimento generale era quello di appellarsi a Hitler per
venire a salvare l’Ucraina.
E nel 1939, sembrava
che Hitler concedesse agli ucraini il loro più caro desiderio: invase la
Polonia.
Nella nebbia della guerra, Bandera scappò dalla prigione e si diresse
verso i suoi alleati, i tedeschi invasori.
Come dichiarò
Bandera “l’esercito tedesco come l’esercito degli alleati”. U
na volta al sicuro
tra i nazisti, Bandera creò
una “fazione Bandera” dell’OUN, conosciuta come “OUN-B[andera]”, o Banderiti,
il cui obiettivo era quello di creare un’Ucraina nazista, sotto gli auspici di
Hitler, perché Bandera aveva dichiarato che “gli interessi tedeschi e ucraini”
erano identici.
I Banderiti crearono
varie milizie, come l’Esercito Insurrezionale Ucraino (UPA) e la Milizia
Popolare Ucraina, o Milizia Nazionale Ucraina.
I Banderiti intrapresero poi feroci
rappresaglie e azioni di pulizia etnica, contro polacchi, comunisti, “russi
etnici”, e contro gli ebrei. O, nelle parole di Bandera: “Moscoviti, polacchi
ed ebrei” devono essere “distrutti”.
Fu durante questo
periodo che fu anche creata una distinta “identità” ucraina, che affermava che i “veri” ucraini erano presunti discendenti dei
vichinghi che fondarono la Rus’ di Kiev.
Non c’è alcuna base storica o genetica reale per questa designazione,
ma era una comoda fusione con l’ideologia nazista. In altre parole, nella “vera Ucraina”, c’erano gli
umani superiori e i sub-umani. Questa “identità germanica” dell’Ucraina avrebbe
avuto conseguenze tragiche fino ad oggi.
Il risultato
inevitabile di tutto ciò fu un massacro di massa di coloro che erano
“indesiderabili”, il più sanguinoso dei quali avvenne nel giugno e luglio del
1941, tutto coordinato da Bandera, e in cui furono assassinate circa 9.000
persone (ebrei, polacchi e “moscoviti”).
Visto il successo di
questa violenza e pensando di avere il coltello dalla parte del manico, Bandera
commise un errore e dichiarò l’Ucraina indipendente, e così fu prontamente
arrestato dai suoi amici, i nazisti, che lo mandarono nel campo di
concentramento di Sachsenhausen, dove rimase fino al 1944, quando fu rilasciato
per coordinare la resistenza contro l’Armata Rossa, un compito che assunse con
rinnovato fervore.
Dopo la guerra, i
Banderiti furono riorganizzati dagli inglesi (MI6) e dalla CIA, per combattere
i sovietici. Durante questo
periodo, Bandera si muoveva, spesso sotto mentite spoglie e in segreto, e sempre protetto da molti membri delle ex SS, che
avevano trovato comodo rifugio in Ucraina e che formavano una vasta rete
sotterranea.
Durante questo
periodo, Bandera e le sue organizzazioni uccisero migliaia di persone, alcuni
dicono centinaia di migliaia, e per tutto il tempo lavorò a stretto contatto
con il BND, il servizio segreto federale di quella che allora era la Germania
occidentale.
Infine, Bandera fu
assassinato dai sovietici a Monaco, nel 1959. Ma questo non pose fine alla profonda influenza di
Hitler e dei nazisti nelle aspirazioni dei nazionalisti ucraini, tanto che ora è difficile dire dove finisce il nazismo
e inizia il nazionalismo ucraino.
Nella nuova Ucraina,
le statue di Bandera sono ovunque. È l’eroe nazionale ufficiale.
Quali ucraini?
Alla luce di quanto
sopra, è importante notare che il tema del “popolo ucraino” è di nuovo al
centro dell’attuale conflitto Ucraina-Russia.
In Occidente, questo è venuto a significare un’alleanza con gli
“ucraini” al fine di sconfiggere i russi che sono considerati come stranieri e
che non appartengono a “noi”.
Tale è l’eredità del
nazismo in Ucraina, in quanto la gente ripete il suo principio fondamentale
dell’altro inferiore, nella loro “difesa” dell’Ucraina.
I russi non sono
“occidentali” e quindi devono essere combattuti e sconfitti. Questo è il succo della russofobia isterica che ora
attanaglia l’Occidente, dove “l’innocente Ucraina” e la “prepotente Russia” è
diventata “scienza consolidata”.
Pochi nella morsa di
questa isteria sembrano voler capire la complessità della questione, per non
parlare della quasi impossibilità di separare il nazionalismo ucraino dal
nazismo – perché i Banderiti non sono mai andati via – il che significa che
l’Ucraina non è mai stata de-nazificata.
Piuttosto, i
Banderiti divennero inseparabili dalle strutture di potere e dalle istituzioni
del paese.
Questa relazione si intensificò solo con la
dissoluzione dell’Unione Sovietica, quando l’Ucraina divenne indipendente nel
1991, e quando il nazionalismo ucraino ottenne piena legittimità.
E il mito di un
“ucraino superiore, germanico” è stato centrale per la “nuova Ucraina”, che a
sua volta è stato centrale per Euro-maidan e ciò che è venuto dopo – il massacro implacabile dei “sub-umani” nelle
regioni del Donbas, come molti hanno meticolosamente catalogato dal 2014 a
oggi.
E secondo l’attuale
legge ucraina, ci sono due tipi di “ucraini”: gli “ucraini germanici”, insieme ai popoli alleati, i tatari e i karaiti (nessuno dei quali vive
effettivamente in Ucraina).
Poi, ci sono le
persone indesiderabili, che non sono legalmente “ucraini”. Questi sono gli
slavi, e pochi altri come i magiari e i romaní a cui è negato l’uso della
propria lingua in pubblico. Devono usare la lingua ufficiale “ucraina” che
ufficialmente non ha nulla a che fare con il russo (!).
Questa è la “Legge dei popoli indigeni dell’Ucraina” che afferma che solo gli ucraini germanici, i tatari e i karaiti hanno “il diritto di godere
pienamente di tutti i diritti umani e di tutte le libertà fondamentali”.
È stato firmato in
legge dall’attuale BFF dell’Occidente, il presidente Volodymyr Zelensky, il 21
luglio 2021. In altre
parole, la segregazione razziale della società in “Uebermenschen” e “Untermenschen”.
Questa legge non è
un’aberrazione; piuttosto
riflette la visione diffusa di dove l’Ucraina “appartiene”.
Per esempio, nel 2018, è apparso un libro (che
è diventato un bestseller e ha vinto il premio Stepan Bandera) in cui sono
state fatte affermazioni ad ampio raggio su antichi ucraini ariani che hanno
inventato ogni genere di cose, compresa la civiltà stessa.
Il libro fu felicemente “recensito” da tre
professori di storia e filologia dell’Università di Lviv (Iryna Kochan, Viktor
Golubko e Iosif Los).
Come ulteriore
dimostrazione di questa comprensione positiva dei nazisti, recentemente il
Parlamento ucraino ha twittato una foto, paragonando ciò che i russi stavano
presumibilmente facendo a ciò che accadde ad Amburgo nel 1943. Il tweet è stato successivamente cancellato. Questa
potrebbe essere ancora una volta un’ingenuità. Ma nel contesto della storia dell’Ucraina del
ventesimo secolo, questo non dovrebbe mai essere assunto.
Poi, c’è Hitler come
protettore dell’Ucraina, un tropo che appare spesso nei libri di testo
scolastici per bambini. Per esempio, uno dei libri di testo più popolari è
История Украины di Andrei Kozitsky. 1914-2014 (Storia dell’Ucraina. 1914-2014),
in cui i patrioti ucraini spesso indossano uniformi naziste.
In un altro di
questi libri di testo, Hitler è quasi in lacrime per il nazionalismo ucraino:
“Il 1° aprile 1939, egli [Hitler] disse: ‘La mia anima soffre quando vediamo la
sofferenza del nobile popolo ucraino… È giunto il momento di creare uno stato
ucraino comune'”.
In altre parole, in
Ucraina, lo zio Hitler non è mai stato il cattivo; e i nazisti sono uguali al
vero nazionalismo ucraino.
L’addestramento dei nazisti da parte dell’Occidente.
Anche se il termine
“nazista” è buttato in giro in Occidente per infangare gli avversari
ideologici, l’Occidente ha
anche una lunga e sordida storia di addestramento dei neonazisti in Ucraina.
Nel 2007, la CIA ha
messo insieme una “conferenza” di varie fazioni anti-russe in Ucraina, il cui
scopo sembra nient’altro che preparare neonazisti e jihadisti, entrambi i
gruppi sono solidamente anti-russi. A supervisionare la conferenza c’era Dmytro
Yarosh, che ha guidato il Tridente e il Settore Destro, entrambe organizzazioni
neonaziste. La carriera di Yarosh è ampiamente nota.
Queste varie unità
neonaziste sono state organizzate in combattenti anti-russi, addestrati
dall’Occidente, e che sono stati integrati nell’esercito ucraino.
Victoria Nuland, nel
2021, disse a Zelensky di nominare Yarosh consigliere del comandante in capo
dell’esercito ucraino – perché nessuno può combattere i russi meglio dei
nazisti, giusto? Dopo il 2014, l’Occidente ha protetto attivamente questi
gruppi neonazisti.
Naturalmente, è
normale sentire che tutto questo è “disinformazione russa”, e che a Putin piace
solo chiamare le persone che non gli piacciono “neonazisti”. I fatti, tuttavia,
sono abbastanza chiari. Ecco
le unità più grandi di neo-nazisti, o Banderiti che attualmente combattono i
russi in Ucraina:
Membri di Svoboda (ex “Partito Nazional-Sociale dell’Ucraina”, che
curiosamente fa rima con “Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori” di
Hitler)
Il battaglione AZOV
(probabilmente ora distrutto dai russi ).
C14 di Kiev.
Il battaglione Aidar
(distrutto di recente dai russi).
I Wotanjugend (che
in realtà sono di origine russa).
Ukraine Patriot
(co-fondato da Andriy Parubiy).
La Milizia Nazionale.
Karpatska Sich.
Freikorps.
Ci sono anche molte
altre unità più piccole (più di 30) che si sono fuse con quelle più grandi, e
tutte sono state integrate nell’esercito ucraino.
E i vari simboli di
queste organizzazioni sono comuni in Ucraina (cioè il Sonnenrad, il Totenkopf, il Wolfsangel). Dopo
il 2014, l’Ucraina è
diventata anche il
principale “esportatore” dell’ideologia nazista nel mondo (l’attentatore della
moschea in Nuova Zelanda era un ardente sostenitore, per esempio).
A combattere a
fianco dei neonazisti e dell’esercito ucraino ci sono una sfilza di jihadisti e
mercenari, molti dei quali provengono da altri gruppi neonazisti occidentali
come la Divisione Misantropa.
Questi mercenari sono conosciuti come la Legione Internazionale di Difesa Territoriale
dell’Ucraina.
Ci sono alcuni che
dicono che niente di tutto questo è vero perché Zelensky è ebreo.
Non c’è bisogno di
approfondire la storia della collusione ebraica con i nazisti.
Basti dire che il
Battaglione Azov, e varie altre milizie neonaziste, sono finanziate dall’oligarca Ihor Kolomoisky che è ebreo e che, si
dice, abbia scelto Zelensky.
Entrambi gli uomini hanno un ruolo importante nei Pandora Papers, il che spiega ulteriormente il miliardario Zelensky, con tanto di villa in Florida
ed in Versilia in Italia , che spadroneggia sulla nazione più povera d’Europa.
Trudeau e i nazisti.
Nel 2016, il governo
del Canada ha invitato Andriy Parubiy a Ottawa, quando era il leader del Partito Social-Nazionale dell’Ucraina
(ora Svoboda), co-fondatore di Ukraine Patriot, e a quel tempo presidente del
Parlamento della Rada (il parlamento ucraino). E Trudeau lo incontrò di nuovo in Ucraina più tardi
nello stesso anno.
Nel 2018, Parubiy ha
opinato sulla democrazia: “Sono un grande sostenitore della democrazia diretta… A
proposito, vi dico che il più grande uomo, che ha praticato una democrazia
diretta, è stato Adolf Aloizovich [Hitler-e notate l’uso della forma onorifica
del nome di Adolf, per mostrare grande rispetto].”
A suo modo inimico,
Trudeau si è schierato con il nazionalismo ucraino in un tweet (qui tradotto
dal francese): “Cinque anni
fa, coraggiosi manifestanti di Euro-maidan sono stati uccisi in Ucraina mentre
chiedevano un futuro migliore per il loro paese. Oggi, onoriamo i Cento Eroi
Celesti e i loro sacrifici per la democrazia. Il Canada sarà sempre al fianco
del popolo ucraino”.
Ironia a parte,
dall’uomo che ora è dittatore del Canada, “i Cento Eroi Celesti” si riferisce
ai manifestanti morti durante Euro-maidan, molti dei quali erano neonazisti.
Tutto questo può
essere attribuito all’ingenuità, ma è anche chiaro che quando Parubiy è stato
invitato a Ottawa, il governo era pienamente informato delle sue credenziali
neonaziste. Ma sembrava non avere importanza, nel grande gioco di battere la
Russia.
Forse, quindi, non è
sorprendente che il ruolo prominente di Trudeau nel sostenere Zelensky abbia un
precedente, e che i neonazisti in Ucraina siano perfettamente accettabili,
purché combattano i russi. Questa è una storia molto vecchia in Ucraina.
Più recentemente,
l’attuale vice primo ministro canadese Chrystia Freeland ha felicemente posato
con uno striscione neonazista e ha postato la foto su Twitter, poi l’ha rimossa
e ne ha postata un’altra senza lo striscione, dicendo che chiunque abbia detto
che lei ha posato con uno striscione neonazista stava ovviamente diffondendo
“disinformazione russa”.
Lo striscione rosso
e nero recitava: “Slava
Ukraini” (“Gloria all’Ucraina”), ed era lo slogan dei Banderiti e lo slogan
ufficiale dell’OUN-B. I colori, nero e rosso, sono la bandiera dell’Esercito
Insurrezionale Ucraino (UPA).
Naturalmente, non si
dovrebbe mai credere ai propri occhi bugiardi. È meglio credere alla narrazione
ufficiale. Si dice anche
che la stessa famiglia di Freeland abbia legami con i Banderiti. Il punto non è
il senso di sangue, ma il problema radicato del nazismo in Ucraina.
Tali immagini
potrebbero essere viste come “errori innocenti”. Ma nella storia intrisa di
sangue del nazionalismo ucraino, hanno molto peso e sono usate come valuta
preziosa.
Ma anche l’Occidente
che aiuta i nazisti non è una novità.
(Ndr.Il
padre di Klaus Schwab -ora miliardario,
ma con madre ebrea-ha contribuito allo sviluppo della bomba atomica tedesca
essendo un abile ingegnere. Il figlio Ing. Klaus Schwab dirige ora una fabbrica
di bombe atomiche in Sud Africa con 20 mila operai al lavoro oltre a tecnici
ingegneri all’uopo assunti.).
Altre atrocità.
Dal 2014, la triste
litania delle atrocità commesse dai neonazisti, in particolare il Battaglione
Azov, è ben nota e ampiamente catalogata. E nel recente conflitto, sono queste
unità neonaziste che sono in prima linea nel commettere ulteriori atrocità
contro i civili. E ci sono
anche operazioni false-flag e altre atrocità. Da dove verrà la giustizia per
questi crimini? Dai sostenitori dei nazisti?
Ma sembrerebbe che a
pochi in Occidente importi, finché possiamo tutti odiare collettivamente Putin
e i suoi russi. L’odio è un
grande unificatore, mentre l’Occidente continua a distribuire denaro e
Wunderwaffen, nella speranza che un grande Volkssturm riporti i russi da dove
sono venuti. Ma si noti anche che il modello di tali sforzi è sempre la
Germania nazista.
E perché nessuno
obietta che i civili vengono trasformati in combattenti? È una mossa tattica occidentale per ottenere “cattiva
stampa” sui russi che “uccidono i civili”?
Qualunque sia il
caso, Zelensky è certamente colpevole di un terribile crimine contro il suo
stesso popolo che ha messo contro un esercito addestrato e professionale – e
come possono i soldati russi distinguere tra combattenti e civili? Questo è il
volto di una guerra condotta da wokisti.
Putin notoriamente,
all’inizio dell’Operazione Z, ha detto che l’Ucraina era governata da un gruppo
di tossicodipendenti e nazisti.
Altri hanno osservato le diffuse abitudini di droga dei governanti, e
nell’esercito ucraino .Compreso i neonazisti che abbiamo sopra delineato.
La Russia avrà
successo nei suoi obiettivi, perché non è guidata da isterici guerrieri della
giustizia sociale woke e Liberal Dem Usa; e la Russia finalmente de-nazificherà
l’Ucraina, un lavoro atteso da tempo.
Ecco Konstantin
Pulikovsky, il comandante russo che mette le cose in chiaro. La sua è una voce
di vera sobrietà.
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