RAZIONAMENTO IN ITALIA DAL 2022.
RAZIONAMENTO IN ITALIA DAL 2022.
Dal 1°
maggio parte il Razionamento…
nel
Silenzio della Stampa
Conoscenzealconfine.it-
( 24 Aprile 2022)- Redazione-ci dice :
Il
governo ha già deciso. Ecco cosa non si potrà più fare…
Nel
giro di una manciata di giorni gli italiani sono passati dai toni rassicuranti
di un governo che predicava calma, sicuro di poter far fronte a qualsiasi complicazione
figlia della guerra in Ucraina, alla certezza che nei prossimi mesi serviranno
sacrifici. Saremo
noi, ancora una volta, a pagare a carissimo prezzo le scelte dell’Unione
Europea, a partire dall’embargo sul gas proveniente da Mosca.
Con
gli Stati Uniti che, d’altro canto, ci chiedono sforzi senza offrirci in cambio
aiuti per far fronte all’inevitabile emergenza energetica. E così da maggio
prenderà il via “l’operazione termostato”.
Come
spiegato dal Corriere della Sera, il piano del governo per tagliare i consumi
di elettricità e quindi gas entrerà nel vivo a partire dall’estate, con
l’obiettivo di risparmiare 4 miliardi di metri cubi nel 2022.
In che modo?
“Abbassando
la temperatura negli edifici pubblici in una prima fase e riducendo l’uso dei
condizionatori. Il tutto dal primo maggio al 31 marzo 2023. Resta però aperto
il nodo dei controlli nei singoli edifici e la possibilità di estendere le
regole anche ai privati”.
Proviamo
a fare il punto: in commissione Ambiente e attività produttive è stato approvato un
emendamento del M5S al decreto Energia che impone una stretta su termosifoni e
condizionatori delle pubbliche amministrazioni e delle scuole. La media ponderata delle
temperature non dovrà superare i 19 gradi centigradi in inverno e non dovrà
essere inferiore ai 27 d’estate.
Una
misura che al momento non sarà applicata a ospedali, cliniche e case di cura.
In
caso di violazione, multe dai 500 ai 3 mila euro, con i controlli che
andrebbero fatti, in teoria, di immobile in immobile.
Difficile
immaginare che questo sia realmente possibile, soprattutto se, come si pensa,
in futuro la norma dovesse essere estesa anche alle aziende e forse alle case
private (sfornare
buffonate su buffonate ormai è lo sport preferito da questi maniaci psicopatici
al governo; ogni pretesto è buono per controllarci e toglierci libertà.
Vogliono abituarci a dipendere da questo stillicidio continuo di decisioni
calate dall’alto – nota di conoscenzealconfine.it)
Al
momento, nelle abitazioni “non si dovrebbero superare i 20 gradi in inverno con
fasce di accensione specifiche dei termosifoni in base alle sei zone in cui è
divisa l’Italia”.
Si va
dal 15 ottobre, a Milano e Bologna per esempio, fino al 1° dicembre a Palermo e
Catania. Multe
previste, anche in questo caso, fino a 3 mila euro.
A
breve potrebbe arrivare anche una stretta sui lampioni, con un decreto per
diminuire il consumo elettrico dei Comuni e limitare l’accensione a orari
specifici (a
tutto vantaggio della sicurezza, soprattutto nelle città… – nota di
conoscenzealconfine.it).
(ilparagone.it/attualita/dal-1-maggio-parte-il-razionamento-nel-silenzio-della-stampa-il-governo-ha-gia-deciso-ecco-cosa-non-si-potra-piu-fare/).
Rangeloni
filma l’Orrore dei Nazisti,
i civili: “Fatelo vedere a tutto il Mondo.”
Conoscenzealconfine.it-(
22 Aprile 2022) -Pietro Di Martino- ci
dice :
Pochi
giorni fa il reporter Vittorio Nicola Rangeloni si è recato a Mariupol.
Passeggiando su viale Nikopolsky, di fronte all’acciaieria Ilycha, ha trovato
decina di civili uccisi.
“Dicono
che qui c’era un “cecchino ucraino” che sparava sui civili” ha raccontato un sopravvissuto.
“Dicevano che era pericoloso passare qui, ora è la prima volta che passiamo.
Siamo venuti a sondare il terreno per capire se si può andare in città in
auto”.
Le
immagini mostrano una città completamente distrutta e diversi cadaveri per
strada. “Un
cecchino sparava da qua dietro” ha detto un passante indicando l’acciaieria. Sono scioccato – ha continuato – dicono che queste persone sono state
uccise da un cecchino mentre andavano in fabbrica a ritirare i loro documenti”.
Il
Racconto dei Sopravvissuti… al Reporter Rangeloni.
La
versione di alcuni testimoni è molto discordante dalla versione ufficiale. Uno
di questi ha chiesto al giornalista di far sapere al mondo intero cosa fosse
realmente accaduto a Mariupol. “Guardate qua cosa ha combinato l’Ucraina” ha
detto.
Alla
domanda del reporter, se erano stati gli ucraini a sparare, il passante ha risposto di sì, che erano stati i neonazisti che si
trovavano nella fabbrica.
“Mentre
quei nazisti stavano qui, ci hanno distrutto tutto”. Poi ha spiegato che i corpi riversi a terra si
trovano lì da marzo e che erano civili uccisi dai cecchini ucraini.
Quando
Rangeloni gli ha chiesto perché i cecchini ucraini sparavano sui civili, il testimone ha risposto che “avevano il compito di distruggere le
infrastrutture e la popolazione. La prego, faccia vedere questo in tutto il
mondo”.
Ha
aggiunto di essere stato lì tutto il tempo e di aver osservato quanto stava
accadendo dall’inizio
dell’operazione speciale.
“Ho
visto quando e cosa bombardava l’aviazione. Ho visto come hanno bombardato le
fabbriche Ilycha e Azovstal, mentre su di noi arrivavano i colpi di mortaio sparati dai
neonazisti, dalla direzione della fabbrica”.
Secondo
questa persona, Zelensky sarebbe una creatura di Benya (l’oligarca Kolomoysky),
arrivata al potere per fare soldi.
“Voglio
solo che tutto questo finisca” ha detto invece una donna, mentre teneva per mano il figlio
visibilmente scosso da quanto stava accadendo. “Credo che le nostre autorità ci
abbiano abbandonati. L’esercito ucraino si nascondeva nelle case abitate.
Cacciavano la gente dalle case e da lì sparavano. Ecco il risultato, le case
sono distrutte e le persone sono morte”.
Ucraini
distruggono ,i Russi aiutano
Nell’ultima
puntata di Atlantide, il programma condotto da Andrea Purgatorio su La7, hanno
mostrato alcune testimonianze di civili che vivono a Mariupol. Alcune delle
immagini sono state girate sempre dal reporter Vittorio Nicola Rangeloni.
Quando
il giornalista ha chiesto ai sopravvissuti come si sono comportati i soldati
russi e i miliziani di Donetsk, le persone hanno risposto che si sono
comportati bene e che non hanno visto situazioni negative.
“Al
contrario – ha detto una ragazza – sono stati sempre pronti ad aiutare”. Il reporter gli ha detto che in
occidente dicono che hanno stuprato le donne. “No, nulla di tutto ciò, grazie a
Dio” gli è stato risposto.
I
testimoni sembrano non avere nemmeno stima del loro premier Zelensky. “Dopo che ha affermato che la
maggior parte delle persone ha lasciato Mariupol e che sono rimasti solo pochi
individui, siamo ancora sbigottiti. Dio lo giudicherà”.
Mariupol,
la voce dei Sopravvissuti.
Intanto
le immagini mostravano l’esercito russo intento ad aiutare gli abitanti con
cibo e medicinali. La gente appare confusa, stanca ma serena. Tutto sembra meno
che un’invasione.
Un
signore ha spiegato che a distruggere le case non è stata la Russia ma
l’Ucraina. “Sono
stati i soldati ucraini, devono pagare per questo. Ci minacciano con le armi a
gas, hanno dell’ammoniaca, credo sia spirito di ammoniaca”.
(Reporter
Vittorio Nicola Rangeloni- t.me/vn_rangeloni/899).
(Pietro
Di Martino).
Epatite
Misteriosa nei Bambini,
Ecdc:
“Altri casi in Europa.”
Conoscenzealconfine.it-(
24 Aprile 2022)- Redazione- ci dice :
Si
allarga in Europa l’allarme per i casi di epatite acuta di origine sconosciuta
che sta colpendo i bambini. Segnalati casi in Danimarca, Irlanda, Paesi Bassi e
Spagna.
Lo
sottolinea un aggiornamento dell’Ecdc, Centro europeo per la prevenzione e il controllo
delle malattie, a seguito delle segnalazioni dell’Uk Health Security Agency. Ad oggi sono circa 70 i casi
segnalati nel Regno Unito.
Epatite
Misteriosa.
“Inoltre
– evidenzia il report – sono stati segnalati 9 casi di epatite acuta tra
bambini di età compresa tra 1 e 6 anni in Alabama (Usa) che sono risultati
positivi anche per adenovirus”. Gli Ecdc ricordano che “sono in corso indagini in tutti i paesi che hanno
segnalato dei casi ma al momento la causa esatta di queste epatiti rimane
sconosciuta”
(io invece un’ideina ce l’avrei… – nota di conoscenzealconfine).
Nel
Regno Unito, ad oggi il paese più colpito, il team di esperti dell’Uk Health
Security Agency ha evidenziato che
“non è
stato identificato alcun collegamento tra i casi e il vaccino anti-Covid-19” e
“le dettagliate informazioni sui casi raccolte attraverso un questionario su
cibo, bevande e abitudini personali, non sono riuscite a identificare alcuna
esposizione comune tra i bambini”.
Inoltre “la maggior parte dei casi non aveva
la febbre, alcuni hanno richiesto cure nelle unità epatiche pediatriche
specializzate e pochi sono stati sottoposti a trapianto di fegato“.
7 Casi
anche in Italia.
Sarebbero
già 7 le segnalazioni da varie parti d’Italia di epatiti “di natura da
definire” fra bambini che causano forme acute, come già registrato in altri
paesi europei. I casi segnalati, compreso quello del piccolo di 3 anni
ricoverato all’Ospedale Bambino Gesù, sono tutti da confermare e sono in corso
le analisi.
Ogni
anno, spiegano fonti sanitarie, ci sono casi di epatiti la cui origine non è
nota ma è
la frequenza di queste segnalazioni che ha fatto scattare l’allerta. Il
ministero della Salute (Ministro Speranza …) ha inviato informative alle
Regioni dal 14 aprile.
(adnkronos.com/epatite-misteriosa-bambini-ecdc-altri-casi-in-europa_4mYW3YQXJHedUeVbAtpRjR).
(imolaoggi.it/2022/04/22/epatite-pediatrica-di-origine-sconosciuta-7-casi-in-italia/).
Gas
russo, in Italia allarme al livello due.
Possibile
razionamento
da subito.
Affaritaliani.it-
Redazione- (1 Aprile 2022)- ci dice :
Il
pagamento in rubli mette in difficoltà il nostro Paese e la Germania. Draghi
vola in Algeria per chiudere nuovi contratti per le forniture.
Gas
russo, in Italia allarme al livello due. Possibile razionamento da subito
Gas
russo, Draghi sente Scholz e Macron: "Tetto europeo al prezzo".
La
guerra in Ucraina continua ma il conflitto si inasprisce sempre di più anche a
livello diplomatico.
Putin
ha deciso che da oggi chi non pagherà più il gas russo in rubli non potrà più
accedere alle forniture di Mosca.
"Un
ricatto inaccettabile. Una mossa per spaccare l’Europa, a cui i Paesi membri si
sottrarranno. Mario Draghi - si legge su Repubblica - non ha dubbi: dividere
l’Unione tra buoni e cattivi è l’obiettivo di Vladimir Putin.
Lo Zar intende usare l’eccezione nella vendita
del gas agli europei come mezzo di pressione indebita: chi dovesse mostrarsi
troppo duro con Mosca, sollecitare nuove sanzioni o aumentare la fornitura di
armi all’Ucraina, sarebbe punito con la mannaia energetica.
Per
questo, il premier sente prima il presidente francese Macron, poi il
cancelliere tedesco Scholz.
Per
promettersi, al di là delle differenze che certo indeboliscono il fronte, una
reazione comune.
A
Roma, intanto, - prosegue Repubblica - ci si prepara agli scenari peggiori.
Se
nelle prossime ore dovesse inasprirsi ancora lo scontro con Putin, si
procederebbe con l’innalzamento dell’allarme al livello due (in una scala
emergenziale di tre).
Di
fatto, si imporrebbe una riduzione dei consumi, a partire da quello di edifici
pubblici, monumenti e pubbliche amministrazioni.
Ma non
basta.
Draghi
ha bisogno di sostituire presto il gas russo.
Dopo
il lungo tour in cui Luigi Di Maio ha posto le basi per aumentare le
importazioni da Qatar e Algeria, il premier potrebbe recarsi ad Algeri per un
vertice intergovernativo utile a rafforzare la partnership con il Paese
nordafricano.
Putin
sta per chiudere i rubinetti del gas.
In
Italia scatterà il razionamento.
Affaritaliani.it-
Redazione- (12 aprile 2022)- ci dice :
Impossibile
colmare il gap senza i 29 miliardi di metri cubi russi. Il governo prepara lo
scenario peggiore
Putin
sta per chiudere i rubinetti del gas. In Italia scatterà il razionamento.
Guerra
Russia Ucraina, il piano B del governo italiano per il gas.
La
guerra in Ucraina continua e la situazione a livello diplomatico è drammatica.
Fallito
anche il tentativo del cancelliere austriaco: "Putin non vuole
trattare".
Ma
cosa succede se domani - si legge su Repubblica - la Russia chiude d’improvviso
i rubinetti del gas?
Non a giugno,
o peggio a inizio maggio: domani. È lo scenario peggiore, ma comunque da vagliare per non
farsi trovare impreparati. Proprio per rispondere a questa domanda, si sono
riuniti ieri a Palazzo Chigi i tecnici dell’esecutivo interessati al dossier.
Nulla
è deciso e al momento neanche necessario.
Ma i
numeri, in questo caso, sono decisivi.
Il fabbisogno del Paese è tra i 75 e gli 80
miliardi di metri cubi di gas. Circa 29 provengono dalla Russia. Come
sostituirli? E con che tempi?
Il viaggio in Algeria di Mario Draghi ha mostrato che
nulla può essere dato per scontato: l’aumento del flusso energetico dal
Paese nordafricano sarà meno rapido del previsto. Bisognerà attendere il
2023-2024 per completare l’incremento di nove miliardi di metri cubi di gas,
capace da solo di colmare un terzo del necessario.
Se
servisse, - prosegue Repubblica - si procederebbe ad esempio con il taglio
dell’illuminazione di edifici, monumenti e luoghi pubblici, come previsto dal
piano d’emergenza stilato da Cingolani (e sempre rispettando i criteri di
sicurezza). E ancora, una delle strade analizzate è quella della
riorganizzazione della climatizzazione estiva, prevedendo formule che ne
contengano lo spreco energetico.
Ne ha fatto cenno proprio Draghi nell’ultima
conferenza stampa.
Ma sul tavolo c’è anche un altro scenario: rimodulare
l’attività industriale di alcune filiere.
In quest’ultimo caso con un paletto intangibile:
mantenere
invariato il livello di produzione, fondamentale per garantire la ripresa.
L’opzione
sarebbe però quella di razionalizzare l’operatività delle fabbriche. Si guarda
in particolare a quelle dell’acciaio e della ceramica.
Lo
stop totale al gas russo costerebbe
3.200
euro all’anno alle famiglie italiane.
Liberta.it- Redazione-
(10 Aprile 2022)- ci dice :
In
caso di effettivo embargo del gas russo, a partire dal prossimo autunno si
registreranno conseguenze dirette per milioni di famiglie e imprese italiane
che costringeranno i cittadini a rivoluzionare del tutto le proprie abitudini
quotidiane.
Non
solo.
L’effetto su inflazione e prezzi al dettaglio
stimato da Bankitalia in un ottimistico +8% produrrebbe una maggiore spesa
annua pari a 3.192 euro a famiglia, con effetti diretti sui consumi, che
potrebbero calare fino al 5%.
L’allarme
arriva da Assoutenti, dopo l’approvazione della risoluzione sulla Russia da parte
del Parlamento Europeo.
“Uno
stop alle importazioni del gas russo farebbe sentire i suoi effetti in
particolare a partire dal prossimo autunno – analizza Assoutenti – con la
riduzione delle disponibilità di energia che porterebbe inevitabilmente ad un
razionamento delle forniture che colpirebbe sia le attività produttive, sia le
famiglie”.
Nello
specifico si andrà verso una limitazione della capacità di consumo di
elettricità per uso domestico all’interno delle abitazioni, con una inevitabile
riduzione dell’uso di elettrodomestici e apparecchi vari da parte degli utenti.
Per il
gas ci sarebbe una probabile sospensione delle forniture presso condomini e
abitazioni private in determinati orari del giorno – con la conseguenza che le
famiglie non potranno utilizzare acqua calda, cucinare o utilizzare i
riscaldamenti oltre un certo orario – e una limitazione generale delle
temperature del riscaldamento nelle case come negli uffici pubblici.
Il
razionamento delle forniture sulle produzioni, inoltre, avrebbe effetti sui
prezzi al dettaglio nel nostro paese, portando l’inflazione all’8% e
determinando una stangata da quasi 3.200 euro a famiglia solo come conseguenza
dei rincari dei prezzi.
“L’embargo
al gas russo rappresenta l’unica soluzione percorribile per slegare l’Italia
dalla dipendenza energetica e frenare lo strapotere della Russia – afferma il
presidente Assoutenti, Furio Truzzi – ma il governo non può farsi trovare
impreparato:
deve studiare già da adesso un piano che, in caso di razionamento dell’energia,
blocchi i listini dei generi di prima necessità, garantisca i servizi
essenziali e il rifornimento di generi alimentari, e accompagni le famiglie
verso una riduzione “dolce” dei consumi in grado di limitare il più possibile
l’impatto sulla vita quotidiana dei cittadini”.
IL
TAGLIO DELLE FORNITURE E IL CROLLO DEL PIL.
Lo
scenario intermedio, quello di una guerra prolungata ma senza rinunciare al gas
di Mosca, taglierebbe la crescita nel 2022 al 2%. Quello più estremo, smettendo di
comprare il gas che finanzia la guerra di Putin, farebbe chiudere l’anno con il
Pil in calo dello 0,5%.
E’ la
Banca d’Italia a tracciare gli scenari per la crescita di fronte allo shock
della guerra e al dilemma di come sciogliere la dipendenza energetica da Mosca.
E quel
che emerge dal Bollettino economico di Via Nazionale, forse, colpisce per i
numeri tutto sommato contenuti, che smentiscono le chiusure di intere filiere
produttive, smentendo l’allarme di una buona porzione delle parti sociali.
Con un
doppio messaggio di fondo.
Il
primo: la
sostituzione del gas dalla Russia con altre fonti “richiede anche nette,
urgenti decisioni pubbliche”, afferma il direttore generale della Banca
d’Italia Luigi Federico Signorini.
Il
secondo:
chiudendo completamente l’import di gas russo, secondo il Bollettino, il
fabbisogno italiano può essere compensato “per circa due quinti entro la fine
del 2022, e senza intaccare le riserve nazionali”.
Aumentando
l’import di gas da Paesi come l’Algeria e di Gnl da Usa e Qatar ed estraendo di
più dai giacimenti nazionali. Per poi arrivare, potenziando rigassificatori e import da
Paesi diversi dalla Russia, a sostituire interamente quel 45% di import coperto
oggi dalla Russia.
In
24-36 mesi, conferma il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, “è ragionevole
dire che possiamo abbandonare completamente la dipendenza dal gas russo”.
Certo,
un addio immediato a Mosca, secondo Bankitalia, farebbe scendere il Pil di
mezzo punto nel 2022 e 2023 e accelerare l’inflazione all’8% (2,3% nel 2023),
secondo il più “severo” degli “scenari illustrativi” da Via Nazionale che
precisa non trattarsi di nuove previsioni.
“Non
si possono escludere scenari più sfavorevoli”, si legge nel Bollettino
economico con probabile riferimento al quadro bellico che potrebbe allargarsi.
In
Spagna si cominciano a razionare
i beni
alimentari. L’ok del governo
per
evitare carenze.
Rainews.it-
Redazione- (31-3--2022)- ci dice :
La
Spagna modifica la legge sul commercio al dettaglio in modo che, in situazioni
eccezionali, gli esercizi possano controllare le unità massime per articolo che
possono essere acquistate da ciascun acquirente.
In
Spagna i manifesti che limitano l'acquisto di bottiglie di olio di girasole
sono diventati popolari nei supermercati, sin dall'inizio della guerra in
Ucraina.
Il
governo spagnolo consentirà il razionamento di alcuni prodotti alimentari da
parte dei commercianti, come parte di ampie misure per attutire l’impatto
economico che la guerra in Ucraina sta provocando a livello mondiale.
Con il
decreto pubblicato questo mercoledì, infatti, i negozi spagnoli potranno
limitare temporaneamente “il numero di beni che possono essere acquistati da un
cliente”.
Il
nuovo decreto introduce la possibilità “In via eccezionale, quando ricorrono
circostanze straordinarie o cause di forza maggiore che lo giustifichino,
consentire agli esercizi commerciali di limitare il numero degli articoli
acquistabili da ogni acquirente”.
Nella
misura, pubblicata in Gazzetta Ufficiale, mercoledì 30 marzo, non sono nominati
i prodotti interessati dalla limitazione. Sarà a discrezione dei singoli negozi
applicare dunque tale disposizione, introdotta così da evitare il rischio di
rimanere senza forniture alimentari.
L’Ucraina
è il principale fornitore di olio di mais e girasole alla Spagna, che
rifornisce rispettivamente per il 30% e il 60% delle importazioni. Madrid ha ad
oggi allentato le regole sull’importazione di grano così da aumentare le
forniture dal Brasile e dall’Argentina. Ad ogni modo, secondo i media locali,
il governo prevede in aggiunta la mobilitazione di 169 milioni di aiuti diretti
all’agricoltura, finito tra i settori più colpiti dall’aumento dei costi dell’energia
elettrica, di mangimi e carburanti.
Questa
decisione è arrivata dopo oltre due settimane di proteste da parte dei
camionisti per l’impennata dei prezzi del carburante – che ha causato la
carenza di cibo nei supermercati del paese dell’Europa meridionale.
Stato
di emergenza al 31 dicembre 2022:
facciamo
chiarezza.
Quifinanza.it-
Redazione- (1 Marzo 2022)- ci dice :
La
misura rivolta ad assicurare soccorso e assistenza alla popolazione ucraina sul
territorio nazionale. Nulla a che vedere con quello relativo alla pandemia.
Il
governo ha dichiarato lo stato di emergenza fino al prossimo 31 dicembre 2022
per “assicurare soccorso e assistenza alla popolazione ucraina sul territorio
nazionale” in relazione alla guerra in Ucraina.
“Il Consiglio
dei ministri – si apprende da Palazzo Chigi – ha deciso di incrementare le
misure di soccorso ed assistenza alle persone che, in maniera massiccia, stanno
cercando e cercheranno rifugio nell’Unione europea” a seguito del conflitto in
Ucraina. “Per questo motivo” il Cdm “ha deliberato la dichiarazione dello stato
di emergenza, fino al 31 dicembre 2022, rivolto ad assicurare soccorso e
assistenza alla popolazione ucraina sul territorio nazionale in conseguenza
della grave crisi internazionale in atto”. Lo stato d’emergenza, dagli iniziali
tre mesi, si prolungherà quindi all’intero 2022.
Decreto
Ucraina e stato di emergenza.
Il
decreto Ucraina, oltre alla promulgazione dello stato di emergenza per la
guerra in corso, prevede una serie d’iniziative a favore dell’Ucraina. Sono
stati approvati all’unanimità una serie di provvedimenti per facilitare gli
aiuti militari e non. Il “decreto Ucraina” prevede:
l’invio
di soldati e mezzi militari sul fronte orientale della Nato;
lo
stanziamento di fondi per gli aiuti umanitari in Ucraina;
il
rafforzamento, nel periodo del conflitto, dell’Unità di Crisi del Ministero
degli Esteri per la tutela degli italiani all’estero e la Protezione civile,
che potrà intervenire anche in Ucraina in caso di emergenze umanitarie.
Stato
di emergenza per la fornitura di gas.
Vi è
poi una parte dedicata al rischio imprevisto per “il normale funzionamento del
sistema nazionale di gas naturale”. A tal proposito, viene autorizzato in
anticipo l’utilizzo di misure di aumento dell’offerta o riduzione della domanda
di gas previste in casi di emergenza.
Tale
norma permette di ridurre – qualora necessario – la riduzione del consumo di
gas nelle centrali elettriche oggi attive, “attraverso la massimizzazione della
produzione da altre fonti e fermo restando il contributo delle energie
rinnovabili. Per rendere concretamente operative le misure, si affida una serie
di compiti a Terna S.p.A., in qualità di gestore della rete di trasmissione
nazionale”.
Lo
stato di emergenza Covid resta al 31 marzo 2022.
Lo
stato di emergenza dichiarato per la guerra in corso tra Ucraina e Russia non
ha nulla a che fare con lo stato di emergenza per la pandemia, che scadrà in
ogni caso il 31 marzo 2022.
Per
gli italiani non cambia nulla.
Sul
territorio italiano la configurazione dello stato di emergenza per gli aiuti
all’Ucraina non ha alcun tipo d’impatto. Il nuovo stato di emergenza non
interferisce con la durata del precedente e non c’è sovrapposizione. La loro
funzione è infatti totalmente diversa.
Lo stato
di emergenza per la guerra in Ucraina avrà una durata fino al 31 dicembre 2022 ,
con possibilità di revoca qualora non fosse più necessario.
DECRETO-LEGGE
24 marzo 2022, n. 24 Disposizioni urgenti per il superamento delle misure di
contrasto alla diffusione dell'epidemia da COVID-19, in conseguenza della
cessazione dello stato di emergenza. (22G00034) (GU Serie Generale n.70 del
24-03-2022)note: Entrata in vigore del provvedimento: 25/03/2022.
ANPR -
Decreto di proroga al 31/12/2022.
Funzionepubblica.gov.it-
Redazione- (1-3-2022)- ci dice :
(ANPR
- Decreto proroga 31/12/2022 -PDF).
(Versione
testuale del documento).
Presidenza
del Consiglio dei Ministri
Dipartimento
della Funzione Pubblica
IL
CAPO DIPARTIMENTO
VISTA
la legge 23 agosto 1988, n. 400, recante “Disciplina dell’attività di Governo e
ordinamento della Presidenza del Consiglio dei Ministri”;
VISTO
il decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 303, recante “Ordinamento della
Presidenza del Consiglio dei Ministri, a norma dell’articolo 11 della legge 15
marzo 1997, n. 59” e successive modificazioni e integrazioni;
VISTO
il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 22 novembre 2010
concernente l’autonomia finanziaria e contabile della Presidenza del Consiglio
dei Ministri;
VISTO
il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 1° ottobre 2012,
recante “Ordinamento delle strutture generali della Presidenza del Consiglio
dei Ministri”, e successive modifiche e integrazioni, e in particolare,
l’articolo 14 relativo alla struttura e alle funzioni del Dipartimento della
Funzione Pubblica;
VISTO
il decreto del Ministro per la Pubblica Amministrazione del 24 luglio 2020,
recante “Organizzazione interna del Dipartimento della Funzione Pubblica”,
registrato alla Corte dei Conti in data 13 agosto 2020 al n. 1842;
VISTO
il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 22 marzo 2021,
registrato dalla Corte dei Conti il 13 aprile 2021 al n. 796, con il quale è
stato conferito al Dott. Marcello Fiori l’incarico di Capo Dipartimento della
funzione pubblica;
VISTO
il decreto del Ministro per la pubblica amministrazione del 20 dicembre 2018,
registrato alla Corte dei Conti il 24 gennaio 2019 al n. 198, con il quale è
stato conferito alla dott.ssa Antonella Caliendo l’incarico di Direttore
dell’Ufficio per la gestione amministrativa del Dipartimento della funzione
pubblica;
CONSIDERATO
che il “Servizio per gli interventi a regia e i controlli” nell’ambito
dell’Ufficio per la gestione amministrativa del Dipartimento della funzione
pubblica è attualmente vacante;
CONSIDERATO
che nelle more della definizione della procedura di interpello relativa
all’individuazione del coordinatore del sopracitato servizio, ai sensi di
quanto previsto dall’art. 11, comma 3 della Direttiva del Presidente del
Consiglio dei ministri del 3 giugno 2020 recante i criteri e le modalità per il
conferimento degli incarichi dirigenziali, la responsabilità del Servizio
vacante resta attribuita all’Ufficio autonomo cui l’unità organizzativa appartiene;
RITENUTO
pertanto di individuare quale responsabile del Procedimento ai sensi della
Legge n. 241/90 il Direttore dell’Ufficio per la gestione amministrativa del
Dipartimento della funzione pubblica;
VISTO
il Regolamento (UE) n. 1301/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17
dicembre 2013, relativo al Fondo europeo di sviluppo regionale e a disposizioni
specifiche concernenti l’obiettivo “Investimenti a favore della crescita e
dell’occupazione”, e che abroga il regolamento (CE) n. 1080/2006;
VISTO
il Regolamento (UE) n. 1303/2013 del 17 dicembre 2013, recante disposizioni
comuni sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul
Fondo di Coesione, sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e sul
Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e disposizioni generali sul
Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di
coesione e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, e che abroga
il regolamento (CE) n.1083/2006;
VISTO
il Regolamento (UE) n. 1304/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17
dicembre 2013, relativo al Fondo sociale europeo, e che abroga il regolamento
(CE) n. 1081/2006;
VISTO
il Regolamento delegato (UE) n. 480/2014 della Commissione del 3 marzo 2014,
che integra il Regolamento (UE) n. 1303/2013;
VISTO
il Regolamento di esecuzione (UE) n. 1011/2014 della Commissione del 22
settembre 2014 recante modalità di esecuzione del Regolamento (UE) n.
1303/2013;
VISTO
il Regolamento (UE, Euratom) n. 1046/2018 del Parlamento europeo e del
Consiglio, del 18 luglio 2018, che stabilisce le regole finanziarie applicabili
al bilancio generale dell’Unione, che modifica, tra gli altri, i regolamenti n.
1301, n. 1303 e n. 1304 del 2013 sopracitati;
VISTO
il Regolamento (UE) 2020/558 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23
aprile 2020 che modifica i regolamenti (UE) n. 1301/2013, (UE) n. 1303/2013 per
quanto riguarda misure specifiche volte a fornire flessibilità eccezionale
nell’impiego dei fondi strutturali e di investimento europei in risposta
all’epidemia di COVID-19;
VISTA
la delibera CIPE n. 18/2014 e la decisione di esecuzione C(2014) 8021 Final –
CCI 2014IT16M8PA001 del 29 ottobre 2014 di approvazione dell’Accordo di
partenariato 2014-2020 Italia e successiva modifica C(2018) 598 Final dell’8
febbraio 2018;
VISTA
la decisione della Commissione Europea C(2015) del 23 febbraio 2015, n. 1343
concernente l’approvazione del Programma Operativo Nazionale (PON) “Governance
e Capacità Istituzionale” 2014-2020, CCI 2014IT05M2OP002, cofinanziato dal
Fondo sociale europeo (FSE) e dal Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) a
titolarità dell’Agenzia per la coesione territoriale, come da ultimo modificato
con decisione C(2021) n. 7145 final del 29 settembre 2021;
VISTI
i criteri di selezione delle operazioni approvati dal Comitato di Sorveglianza
del PON “Governance e capacità istituzionale” 2014-2020 in data 28 luglio 2015,
come modificati dal documento “Metodologia e criteri per la selezione delle
operazioni”, vers. 1.2 approvato dal Comitato di Sorveglianza del PON
“Governance e capacità istituzionale” 2014-2020 in data 29 maggio 2018;
VISTA la Convenzione sottoscritta in data 4 agosto
2015 tra l’Agenzia per la coesione territoriale e il Dipartimento della funzione
pubblica con la quale, ai sensi dell’articolo 123 del predetto Regolamento (UE)
1303/2013, l’Autorità di Gestione del PON Governance e capacità istituzionale
2014-2020 ha delegato al Dipartimento della funzione pubblica lo svolgimento
delle funzioni di Organismo Intermedio con riferimento alle linee di attività
relative all’Asse 1 (obiettivi specifici 1.1, 1.2, 1.3 e 1.5), all’Asse 2
(obiettivi specifici 2.1, 2.2 – azioni 2.1.1, 2.2.1 e 2.2.2), all’Asse 3
(obiettivo specifico 3.1 – azione 3.1.5) e all’Asse 4 (obiettivo specifico 4.1
per le risorse di “Assistenza Tecnica”);
VISTO
il proprio decreto ID n. 36761889 del 9 novembre 2021 di adozione degli atti
organizzativi aggiornati dell’Organismo Intermedio – Dipartimento della
funzione pubblica, che si compongono, tra gli altri, dell’Organigramma e del
Funzionigramma del PON “Governance e Capacità Istituzionale” 2014-2020 e che
modificano gli atti precedentemente adottati con decreto del Capo Dipartimento
pro tempore del 2 novembre 2020 ID n. 30230527;
VISTO
l’art. 62 del decreto legislativo n. 82 del 7 marzo 2005 (Codice
dell'Amministrazione Digitale), che istituisce presso il Ministero dell’Interno
l’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (ANPR) con l’obiettivo di far
confluire in un’unica base di dati di interesse nazionale le anagrafi della
popolazione residente e dei cittadini italiani residenti all’estero tenute dai
Comuni;
VISTI
la Strategia per la crescita digitale 2014-2020 e il Piano Triennale per
l’Informatica nella Pubblica amministrazione 2017-2019, approvati
rispettivamente il 3 marzo 2015 e il 31 maggio 2017 dalla Presidenza del
Consiglio dei Ministri, che attribuiscono un ruolo chiave all’implementazione
dell’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente per abilitare lo sviluppo
di servizi digitali innovativi nel quadro degli obiettivi di trasformazione
digitale dei servizi pubblici;
VISTO
il Piano della programmazione attuativa per le annualità 2016/2017 (vers.0.3)
del 15 novembre 2017 (e sue successive versioni) dell’Organismo Intermedio -
Dipartimento della funzione pubblica che ha individuato, nel quadro della
strategia di intervento dell’Asse 1 (FSE), Obiettivo specifico 1.3 - Azione
1.3.1 del PON “Governance e capacità istituzionale” 2014-2020, la realizzazione
di un apposito intervento volto a promuovere e accelerare la completa entrata a
regime dell’ANPR;
VISTO
l’intervento “ANPR – Supporto ai Comuni per il subentro” – CUP J53D17000850007
che prevede l’erogazione di contributi forfettari, definiti in applicazione dell’opzione
di semplificazione dei costi di cui all’articolo 67, paragrafo 1, lettera c),
del Regolamento (UE) n. 1303/2013, ai Comuni che abbiano realizzato la
migrazione ad ANPR;
CONSIDERATO
che, in ottemperanza alle prescrizioni regolamentari, l’Organismo Intermedio -
Dipartimento della funzione pubblica ha predisposto il documento recante
“Metodologia di individuazione dell’importo forfettario applicabile
all’intervento “ANPR – Supporto ai Comuni per il subentro” finanziato dalla PCM
- Dipartimento della funzione pubblica”, condiviso dall’Autorità di Gestione
del PON Governance e capacità istituzionale 2014-2020 con nota prot. AlCT-9992
del 29 novembre 2017;
VISTO
il decreto del Capo Dipartimento ID 18327855 del 4 dicembre 2017 di adozione
della suddetta “Metodologia di individuazione dell’importo forfettario
applicabile all’intervento ANPR – Supporto ai Comuni per il subentro”
finanziato dalla PCM - Dipartimento della funzione pubblica” e dello stesso
Avviso pubblico per l’avvio della procedura inerente la realizzazione
dell’intervento “ANPR – Supporto ai Comuni per il subentro”;
CONSIDERATO
che, al fine di garantire il coinvolgimento di tutti i Comuni potenziali
beneficiari, la dotazione finanziaria assegnata al sopra citato intervento è
pari a Euro 14.415.000,00 (quattordicimilioniquattrocentoquindicimila/00), a
valere sull’Asse 1 (FSE), Obiettivo specifico 1.3 - Azione 1.3.1 del PON
“Governance e capacità istituzionale” 2014-2020;
VISTO
l’Avviso pubblico del 5 dicembre 2017 per la presentazione delle richieste di
contributo a valere sull’intervento “ANPR – Supporto ai Comuni per il
subentro”, che definisce i soggetti ammissibili, l’importo del contributo, le
modalità di accesso e di erogazione dello stesso, nonché gli obblighi per i
Comuni beneficiari;
VISTE
le istruzioni operative per la presentazione delle richieste di contributo
pubblicate dal Dipartimento della funzione pubblica il 1° febbraio 2018, che
forniscono indicazioni puntuali circa le modalità e gli step per la corretta
presentazione della richiesta online di contributo tramite la piattaforma web
NPR;
RICHIAMATI
in particolare gli articoli 3 e 5 dell’Avviso sopra citato i quali fissano il
termine di presentazione delle richieste di contributo al 31 dicembre 2018;
CONSIDERATO
il decreto del 16 dicembre 2020 che prorogava il termine di presentazione delle
richieste di contributo al 31 dicembre 2021, nonché la precedente proroga al 31
dicembre 2020 disposta con decreto del Capo Dipartimento pro tempore ID
25927443 e al 31 dicembre 2019 disposta con decreto del Capo Dipartimento pro
tempore ID 21613179;
CONSIDERATO
il processo di subentro all’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente, il
quale prevede quattro fasi operative (fasi di test, pre-subentro, censimento
degli utenti/postazioni e subentro), l’ampiezza e le caratteristiche della
platea dei beneficiari ammissibili (circa 8.000 Comuni) e le tempistiche legate
al suddetto processo, variabili in funzione della dimensione demografica e
della complessità del corredo informativo dei singoli contesti comunali;
CONSIDERATI
il numero dei Comuni subentrati in ANPR ad oggi (7.889), quello degli Enti che
si appresta ad ultimare le procedure di migrazione definitiva e il numero delle
richieste di contributo pervenute (6.576);
CONSIDERATO
altresì che il perdurare dell’emergenza epidemiologica ha reso necessario un
processo di riorganizzazione degli apparati pubblici che sta interessando tutte
le Amministrazioni, ivi incluse quelle locali;
RITENUTO
di accordare una proroga del termine di scadenza di cui al sopra richiamato
decreto di proroga del 16 dicembre 2020, in considerazione dei motivi oggettivi
addotti nonché in relazione alla natura non competitiva della procedura indetta
con l'Avviso del 5 dicembre 2017;
DECRETA
per le
ragioni in premessa indicate, di prorogare la scadenza del termine finale per
la presentazione delle richieste di contributo, da finanziare nell’ambito
dell’Avviso pubblico del 5 dicembre 2017, a valere sull’intervento “ANPR –
Supporto ai Comuni per il subentro” - Asse 1 (FSE), Obiettivo specifico 1.3,
Azione 1.3.1 del PON “Governance e capacità istituzionale” 2014-2020, al 31
dicembre 2022;
di
confermare tutte le modalità e le condizioni di partecipazione indicate
nell’Avviso del 5 dicembre 2017 e nelle istruzioni operative pubblicate il 1°
febbraio 2018 sul sito istituzionale del Dipartimento della funzione pubblica e
del PON “Governance e capacità istituzionale”;
di individuare, nelle more della
formalizzazione dell’interpello di cui in premesse, il Responsabile del
Procedimento nel Direttore dell’Ufficio per la gestione amministrativa del
Dipartimento della funzione pubblica per la prosecuzione della gestione della
procedura relativa al predetto Avviso;
di
demandare al Responsabile del procedimento la prosecuzione della gestione della
procedura relativa al predetto Avviso, ivi compresa la pubblicazione del
presente decreto sul sito istituzionale del Dipartimento della funzione
pubblica e del PON “Governance e capacità istituzionale”.
IL CAPO DEL DIPARTIMENTO.
(Dott.
Marcello Fiori).
Fine
dello Stato di Emergenza:
cosa
cambia dal 1° Maggio 2022?
DL 24/2022: Mascherine e Green pass,
via
l’obbligo con gradualità.
Insic.it-
(21 Aprile 2022) - Antonio Mazzuca - ci
dice :
Con il
DECRETO-LEGGE 24 marzo 2022, n. 24 “Disposizioni urgenti per il superamento
delle misure di contrasto alla diffusione dell’epidemia da COVID-19”, in vigore
dal 25 marzo 2022 il Governo ha progressivamente eliminato alcune delle
restrizioni anti COVID-19, già a partire dal 31 marzo 2022 (quando è decaduto
lo Stato di emergenza).
Il
Governo ha previsto due step temporale.
dal
1°aprile 2022 con il graduale allentamento di alcune misure restrittive e del
venire meno dell’obbligo del Super Green Pass;
dal 1
° Maggio 2022 con il graduale abbandono delle certificazioni verdi (Green Pass
e Green Pass rafforzato) e dell’obbligo di mascherina al chiuso, seppure con
una certa gradualità e mantenendola (magari nella forma della mascherina
chirurgica) sui mezzi di trasporto e nei locali di pubblico spettacolo..
Cosa
succede dal 1° maggio 2022? In che modo il Governo ha allentato le restrizioni?
Vediamo cosa cambia dal 1° maggio, tutte le previsioni del DL 24/2022 per Green
Pass, Mascherine, Smart Working, Vaccinazioni e tutte le restrizioni oggetto di
progressivo abbandono, fino al 1° maggio 2022.
Nell'articolo.
Certificazioni
verdi: cosa cambia dal 1°Maggio 2022
Accesso
al luogo di lavoro: dal 1°maggio via l’obbligo di Green Pass
Mascherine:
cosa cambia dal 1° maggio 2022 (art.5)
Obbligo
di Mascherine: regole fino al 30 aprile
Mascherine
al chiuso: dove tenerla fino al 30 aprile?
Chi
non deve indossare la mascherina fino al 30 aprile?
Cosa
si intende per dispositivi di protezione individuale?
Mascherine:
cosa succede dal 1° maggio
Mascherine
sul luogo di lavoro: cosa succede dal 1°maggio 2022?
DL 24
marzo 2022 n.24: fine restrizioni anti COVID-19
Stato
di emergenza: fine al 31 marzo 2022. Cosa significa?
Sistema
a colori per le Regioni
Protocolli
anti-contagio (art.3)
Le
nuove regole per l’isolamento dal 1°aprile (art.4)
Obbligo
vaccinale per alcune professioni: cosa cambia?
Vaccinazioni
e quarta dose
Proroghe
Smart working e Sorveglianza sanitaria al 30 giugno 2022 (art.10)
Scuola
(art.9)
Scuole
dell’infanzia – Servizi educativi per l’infanzia: cosa cambia dal 1°aprile 2022
Scuole
primaria, secondaria di primo grado, secondaria di secondo grado e sistema di
istruzione e formazione professionale: cosa cambia dal 1°aprile 2022?
L’isolamento
degli alunni: cosa cambia dal 1°aprile 2022?
Strutture
dell’emergenza: cosa cambia dal 1° aprile 2022
Draghi:
dichiarazioni su Stato di Emergenza nella visita a Firenze del 23 febbraio 2022
31
marzo 2022: fine dello Stato di emergenza: Draghi, via l’obbligo di mascherine
all’aperto
Certificati
verdi: non servirà per le attività all’aperto, progressivamente cadrà per le
attività al chiuso
Normazione
anti-COVID-19: i decreti in arrivo
DL
1/2022: obbligo vaccinale e green pass rafforzato
1°
aprile 2022: cosa cambia?
CTS e
normazione di emergenza
Certificazioni
verdi e Green pass base e rafforzato: fino a quando?
Smart
Working: dal 1° aprile accordi individuali e procedure semplificate
Sorveglianza
sanitaria eccezionale: termine il 31 marzo 2022
Per approfondire
sullo Stato di Emergenza: cos’è e come funziona?
Allegati
Certificazioni
verdi: cosa cambia dal 1°Maggio 2022
Il
Governo ha individuato due step di superamento (art.6 e 7).
Dal 1°
aprile al 30 aprile 2022
Obbligo
di Green Pass base vigente su (art.6)
trasporti
a lunga percorrenza
mense
e catering
concorsi
pubblici
corsi
di formazione pubblici e privati
colloqui
visivi in presenza con detenuti/internati
partecipazione
del pubblico nelle manifestazioni sportive all’aperto.
Obbligo
di Super Green Pass o Green Pass rafforzato (art.7) vigente per
servizi
di ristorazione al banco/al tavolo al chiuso (per gli stessi spazi all’aperto
basta il green pass base) di qualsiasi servizio;
piscine
e centri natatori, palestre, sport di squadra e di contatto, centri benessere,
convegni e congressi, centri sociali, culturali, ricreativi, feste conseguenti
a cerimonie civili e religiose, sale gioco, scommesse bingo e casinò, attività
di sale da ballo, discoteche o assimilate, partecipazione a spettacoli aperti e
ad eventi/competizioni sportive che si svolgono al chiuso.
Dal 1°
maggio 2022
decadranno
gli obblighi di Green pass su queste attività.
Accesso
al luogo di lavoro: dal 1°maggio via l’obbligo di Green Pass.
Dal 1°
aprile sarà possibile per tutti, compresi gli over 50, accedere ai luoghi di
lavoro con il Green Pass Base.
Dal 1°
maggio viene eliminato l’obbligo di Green pass dai luoghi di lavoro.
Come
confermato da Speranza decade la sospensione dall’obbligo di avere il Green
Pass rafforzato/Super Green pass.
Mascherine:
cosa cambia dal 1° maggio 2022 (art.5)
Il
Governo ha previsto il graduale abbandono della mascherina FFP2 in due step.
Obbligo
di Mascherine: regole fino al 30 aprile.
L’obbligo
di mascherina:
all’aperto
non è più obbligatoria come sappiamo.
al
chiuso viene invece vale fino al 30 aprile 2022 (modifica al DL 52/21
convertito inserendo art. 10 quater).
Mascherine
al chiuso: dove tenerla fino al 30 aprile?
Fino
al 30 aprile vige dunque l’obbligo di mascherine FFP2 negli ambienti al chiuso
(i gestori di attività sono chiamati a far rispettare l’obbligo) nei seguenti
casi:
per
l’accesso ai seguenti mezzi di traporto e per il loro utilizzo:
aeromobili
adibiti a servizi commerciali di trasporto di persone;
navi e
traghetti adibiti a servizi di trasporto interregionale;
treni
impiegati nei servizi di trasporto ferroviario passeggeri di tipo
interregionale, Intercity, Intercity Notte e Alta Velocità;
autobus
adibiti a servizi di trasporto di persone, ad offerta indifferenziata,
effettuati su strada in modo continuativo o periodico su un percorso che
collega più di due regioni ed aventi itinerari, orari, frequenze e prezzi
prestabiliti;
autobus
adibiti a servizi di noleggio con conducente;
mezzi
impiegati nei servizi di trasporto pubblico locale o regionale;
mezzi
di trasporto scolastico dedicato agli studenti di scuola primaria, secondaria
di primo grado e di secondo grado.
per
l’accesso a funivie, cabinovie e seggiovie, qualora utilizzate con la chiusura
delle cupole paravento, con finalità turistico-commerciale e anche ove ubicate
in comprensori sciistici;
per
gli spettacoli aperti al pubblico che si svolgono al chiuso o all’aperto in
sale teatrali, sale da concerto, sale cinematografiche, locali di
intrattenimento e musica dal vivo e in altri locali assimilati, nonché per gli
eventi e le competizioni sportive;
in
tutti i luoghi al chiuso diversi da quelli sopra indicate e con esclusione
delle abitazioni private, è fatto obbligo, sull’intero territorio nazionale, di
indossare dispositivi di protezione delle vie respiratorie (mascherine):
l’obbligo non sussiste quando, per le caratteristiche dei luoghi o per le
circostanze di fatto, sia garantito in modo continuativo l’isolamento da
persone non conviventi.
in
sale da ballo, discoteche e locali assimilati, al chiuso, è fatto obbligo di
indossare i dispositivi di protezione delle vie respiratorie, ad eccezione del
momento del ballo.
Chi
non deve indossare la mascherina fino al 30 aprile?
i
bambini di età inferiore ai sei anni;
le persone
con patologie o disabilità incompatibili con l’uso della mascherina, nonché le
persone che devono comunicare con una persona con disabilità in modo da non
poter fare uso del dispositivo;
i
soggetti che stanno svolgendo attività sportiva.
Cosa
si intende per dispositivi di protezione individuale?
Fino
al 30 aprile 2022 sull’intero territorio nazionale, per i lavoratori, sono
considerati dispositivi di protezione individuale (DPI) di cui all’articolo 74,
comma 1, del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, le mascherine
chirurgiche.
Mascherine:
cosa succede dal 1° maggio.
A
partire dal 1° maggio 2022 decade formalmente l’obbligo di mascherina anche al
chiuso per effetto del DL 24/2022.
Tuttavia
è intenzione del Governo continuare a mantenere la mascherina in alcuni
specifici contesti anche alla luce dell’evoluzione della situazione
epidemiologica nazionale.
In una
intervista a Rainews il sottosegretario alla Salute Andrea Costa ha fatto
emergere un ripensamento del Governo sulla caduta di questa restrizione,
optando per una raccomandazione dell’uso della mascherina al chiuso in alcuni
contesti: la decisione verrà presa nei prossimi giorni.
Il
governo sembra orientato a mantenere l’obbligo di indossarla sia sul trasporto
pubblico locale locali: bus, tram e metropolitana, sia sui mezzi a lunga
percorrenza: arei, treni, navi e traghetti.
“Credo
che la direzione sia quella che si passi a una raccomandazione, perché sono
convinto che in questi due anni gli italiani abbiano preso una consapevolezza
diversa, come per le mascherine all’aperto, e vedo cittadini che le indossano
ancora”. Al posto di una nuova proroga dell’obbligo, quindi, l’Esecutivo
potrebbe optare per una “raccomandazione”…
“Una
riflessione che invece si può fare è mantenere ancora l’uso della mascherina
per i mezzi di trasporto. Questa è la posizione che sostengo io e mi auguro che
si possa arrivare a questa sintesi”.
Costa
sulle mascherine: “Passare dall’obbligo a una raccomandazione”
Ai
microfoni di Rainews24 il sottosegretario alla Salute ci racconta che fine
faranno le mascherine a partire dal primo maggio.
Mascherine
sul luogo di lavoro: cosa succede dal 1°maggio 2022?
In
base alle indiscrezioni giornalistiche il Governo potrebbe mantenere l’’obbligo
di mascherine (chirurgiche) al chiuso fino a giugno nei luoghi di lavoro e
negli uffici pubblici sulla base di un accordo con le parti sociali. La
mascherina chirurgica potrebbe restare anche nei luoghi di lavoro pubblici dove
non è possibile mantenere la distanza di un metro tra i lavoratori.
Nel
settore privato le singole aziende potranno scegliere, a maggior tutela e
prevenzione dei propri dipendenti, di mantenere l’obbligo di indossare la FFp2
nei luoghi di lavoro.
DL 24
marzo 2022 n.24: fine restrizioni anti COVID-19
IL DL
24/2022 regola il ritorno alla normalità per tappe come annunciato nella
conferenza stampa Draghi-Speranza dopo il Consiglio dei Ministri del 17 marzo
2022.
Al suo
interno:
le
disposizioni per il post stato emergenziale (smantellamento struttura commissariale,
archiviazione del sistema di colorazione delle Regioni) ;
la
progressiva eliminazione dell’obbligo di uso di mascherina all’aperto, e la
riduzione delle limitazioni all’accesso delle attività economiche, sociali e
ricreative con Certificazione verde (Green Pass e Green Pass rafforzato);
E
ancora le scuole e gestione positività ;
i
rinvii temporali delle attuali disposizioni in materia di smart-working
semplificato e sorveglianza sanitaria eccezionale.
Fine
dello stato di emergenza.pdf from Antonio Mazzuca
Stato
di emergenza: fine al 31 marzo 2022. Cosa significa?
Si
chiude formalmente lo Stato di emergenza (annunciato il 30 giugno 2020) il 31
marzo 2022,
Da
quella data:
Comitato
tecnico Scientifico: si scioglie formalmente (art.2) ;
Commissario
straordinario per l’emergenza: le funzioni saranno affidate ad una Unità per il
completamento della vaccinazione in una fase di transizione fino al 31 dicembre
per poi tornare al Ministero Salute (art.2);
fine
del sistema delle zone colorate;
eliminazione
delle quarantene precauzionali;
obbligo
vaccinale: decadenze e deroghe;
graduale
superamento del green pass;
graduale
superamento dello smart working semplificato e della sorveglianza sanitaria
eccezionale.
Sistema
a colori per le Regioni.
Verrà
superato definitivamente: non verranno più prodotte le ordinanze del Ministero
della Salute di variazione delle Regioni (vedi la Mappa epidemiologica) ma non
il Monitoraggio che continuerà a verificare l’evoluzione epidemiologica.
Protocolli
anti-contagio (art.3)
In
base all’Art. 3 del Decreto, il Ministero della Salute, a decorrere dal 1°
aprile 2022 e fino al 31 dicembre 2022 può:
adottare
e aggiornare linee guida e protocolli volti a regolare lo svolgimento in
sicurezza dei servizi e delle attività economiche, produttive e sociali,
può
introdurre limitazioni agli spostamenti da e per l’estero, nonché imporre
misure sanitarie in dipendenza dei medesimi spostamenti.
Questo
è il nuovo contenuto dell’art. 10 bis del decreto-legge 22 aprile 2021, n. 52,
convertito, con modificazioni, dalla legge 17 giugno 2021, n. 87, a decorrere
dal 1° aprile 2022.
Le
nuove regole per l’isolamento dal 1°aprile (art.4).
In
base alle nuove regole per Isolamento e autosorveglianza (in modifica al
decreto-legge 22 aprile 2021, n. 52 si inserisce l’art. 10-ter) dal 1°aprile:
è
fatto divieto di mobilità dalla propria abitazione o dimora alle persone
sottoposte alla misura dell’isolamento per provvedimento dell’autorità
sanitaria in quanto risultate positive al SARS-CoV-2, fino all’accertamento
della guarigione.
coloro
che hanno avuto contatti stretti con soggetti confermati positivi al SARS-CoV-2
è applicato il regime dell’autosorveglianza, consistente nell’obbligo di
indossare dispositivi di protezione delle vie respiratorie di tipo FFP2, al
chiuso o in presenza di assembramenti fino al decimo giorno successivo alla
data dell’ultimo contatto stretto con soggetti confermati positivi al
SARS-CoV-2 e di effettuare un test antigenico rapido o molecolare per la
rilevazione di SARS-CoV-2, anche presso centri privati a ciò abilitati, alla
prima comparsa dei sintomi e, se ancora sintomatici, al quinto giorno
successivo alla data dell’ultimo contatto. Una successiva Circolare definirà le
modalità attuative.
Obbligo
vaccinale per alcune professioni: cosa cambia?
Introdotto
per alcune professioni (ultracinquantenni lavoratori o meno, personale
sanitario, rsa, lavoratori strutture sanitarie, scuole, e comparto sicurezza e
forze dell’ordine), resta vigente fino al 31 dicembre 2022 con la sospensione
dal lavoro per:
gli
esercenti le professioni sanitarie;
lavoratori
negli ospedali;
RSA.
Quali
sono le novità?
Fino
al 31 dicembre 2022 rimane il green pass per visitatori in RSA, hospice e
reparti di degenza degli ospedali (oggi 2Gplus).
Dal 30
aprile cade la sospensione da lavoro e basterà avere il Green Pass base per
entrare sui luoghi di lavoro.
Vaccinazioni
e quarta dose
Sulla
Quarta dose, Speranza non si sbilancia: al momento le evidenze non richiedono
la necessità. Al momento è prevista per gli immunodepressi, si sta valutando
l’estensione per la popolazione più fragile sulla base di una chiara evidenza
scientifica. (art.8).
Proroghe
Smart working e Sorveglianza sanitaria al 30 giugno 2022 (art.10)
In
base all’art. 10 viene disposta la proroga di determinati termini correlati
alla pandemia da COVID-19 contenuti negli Allegati A e B (vedi sotto).
al 31
dicembre 2022 per le requisiti autorizzativi e di accreditamento delle aree
sanitarie temporanee, già attivate dalle regioni e dalle province autonome di
Trento e di Bolzano
al 30
giugno 2022 dei termini previsti da Smart Working semplificato e sorveglianza
sanitaria eccezionale;
al 30
giugno 2022 per le norme anti-covid nelle procedure concorsuali ai concorsi
indetti e già in atto nonché ai corsi in atto alla data del 31 marzo 2022
al 30
aprile 2022 per le norme in materia di fornitura di DPI alle istituzioni
universitarie, alle Istituzioni di alta formazione artistica, musicale e
coreutica, alle attività delle altre istituzioni di alta formazione collegate
alle università previste dal DL 111/21 convertito.
Sorveglianza
sanitaria eccezionale: proroga al 31 marzo 2022
In
questa pagina seguiamo tutte le proroghe in materia di sorveglianza sanitaria
dei lavoratori cd “fragili” contenuta nell’art. 83 del DL Cura Italia
Allegato
B-
Scuola (art.9).
Per
quanto riguarda la scuola il decreto prevede nuove misure in merito alla
gestione dei casi di positività:
Scuole
dell’infanzia – Servizi educativi per l’infanzia: cosa cambia dal 1°aprile 2022
In
presenza di almeno quattro casi tra gli alunni nella stessa sezione/gruppo
classe, le attività proseguono in presenza e docenti, educatori e bambini che
abbiano superato i sei anni utilizzano le mascherine FFP2 per dieci giorni
dall’ultimo contatto con un soggetto positivo.
In
caso di comparsa di sintomi e, se ancora sintomatici, al quinto giorno
successivo all’ultimo contatto, va effettuato un test antigenico rapido o
molecolare o un test antigenico autosomministrato. In quest’ultimo caso l’esito
negativo del test è attestato con autocertificazione.
Scuole
primaria, secondaria di primo grado, secondaria di secondo grado e sistema di
istruzione e formazione professionale: cosa cambia dal 1°aprile 2022?
In
presenza di almeno quattro casi di positività tra gli alunni, le attività
proseguono in presenza e per i docenti e per gli alunni che abbiano superato i
sei anni di età è previsto l’utilizzo delle mascherine FFP2 per dieci giorni
dall’ultimo contatto con un soggetto positivo.
In
caso di comparsa di sintomi e, se ancora sintomatici, al quinto giorno
successivo all’ultimo contatto, va effettuato un test antigenico rapido o
molecolare o un test antigenico autosomministrato. In quest’ultimo caso l’esito
negativo del test è attestato con autocertificazione.
L’isolamento
degli alunni: cosa cambia dal 1°aprile 2022?
Gli
alunni delle scuole primarie, secondarie di primo grado, secondarie di secondo
grado e del sistema di istruzione e formazione professionale, in isolamento per
infezione da Covid, possono seguire l’attività scolastica nella modalità di
didattica digitale integrata accompagnata da specifica certificazione medica
che attesti le condizioni di salute dell’alunno. La riammissione in classe è
subordinata alla sola dimostrazione di aver effettuato un test antigenico
rapido o molecolare con esito negativo.
Strutture
dell’emergenza: cosa cambia dal 1° aprile 2022
Il
decreto inoltre stabilisce
Capo
della Protezione civile: cessazione dei poteri emergenziali e attribuzione di
poteri per gestire il rientro alla normalità
Commissario
straordinario per l’attuazione e il coordinamento delle misure di contenimento
e contrasto dell’emergenza epidemiologica COVID-19: è istituita un’Unità per il
completamento della campagna vaccinale e per l’adozione di altre misure di
contrasto alla pandemia, che si coordinerà con il ministero della Salute. Dal
1° gennaio 2023 il ministero della Salute subentra nelle funzioni
Personale
Covid: il personale per l’emergenza viene prorogato fino alla fine delle
lezioni e comunque non oltre il 15 giugno 2022. Per la proroga sono disponibili
ulteriori 204 milioni, oltre le somme già stanziate.
Draghi:
dichiarazioni su Stato di Emergenza nella visita a Firenze del 23 febbraio 2022.
“La
situazione epidemiologica è in forte miglioramento, grazie al successo della
campagna vaccinale, e ci offre margini per rimuovere le restrizioni residue
alla vita di cittadini e imprese.
In
visita a Firenze, nell’ incontro con le autorità e gli stakeholders locali al
Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, il Premier Draghi ha annunciato la fine
dello Stato di Emergenza il 31 marzo 2022 e indicato le prossime tappe per il
ritorno alla normalità a partire dal 1° aprile 2022.
31
marzo 2022: fine dello Stato di emergenza: Draghi, via l’obbligo di mascherine
all’aperto.
Escluso
dunque un rinnovo dello stato emergenziale, Draghi ha confermato che cadrà
insieme ad Esso anche il sistema delle Zone epidemiologiche colorate con le
restrizioni già oggetto di ulteriori modifiche nel caso di possesso di
certificazione verde rafforzata.
Inoltre,
cesserà ovunque l’obbligo delle mascherine all’aperto e per le scuole saranno
eliminate le quarantene da contatto.
“Voglio
annunciare che è intenzione del Governo non prorogare lo Stato d’Emergenza
oltre il 31 marzo. Da allora, dal 31 marzo in poi, non sarà più in vigore il
sistema delle zone colorate.
Le
scuole resteranno sempre aperte per tutti: saranno infatti eliminate le
quarantene da contatto. Cesserà ovunque l’obbligo delle mascherine all’aperto,
e quello delle mascherine FFP2 in classe” Draghi, Firenze, 23/2/2022.
Dall’11
febbraio via la mascherina all’aperto, obbligo al chiuso – gli obblighi e la
normativa in vigore
Prorogata
l’Ordinanza Ministero Salute del 22 giugno 2021 che elimina l’obbligo di
utilizzo delle mascherine ma richiede di portarle con sé
Certificati
verdi: non servirà per le attività all’aperto, progressivamente cadrà per le
attività al chiuso
Quanto
all’utilizzo del certificato verde rafforzato: verrà meno, gradualmente per le
attività all’aperto – tra cui fiere, sport, feste e spettacoli. Ciò non esclude
che possano essere riconsiderate in base all’evoluzione della pandemia.
“Metteremo
gradualmente fine all’obbligo di utilizzo del certificato verde rafforzato, a
partire dalle attività all’aperto – tra cui fiere, sport, feste e spettacoli.
Continueremo a monitorare con attenzione la situazione pandemica, pronti a
intervenire in caso di recrudescenze. Ma il nostro obiettivo è quello di
riaprire del tutto e al più presto”.
Normazione
anti-COVID-19: i decreti in arrivo.
Nel
frattempo, continua l’attività legislativa per l’approvazione dei Decreti
COVID.
Dopo
l’approvazione del DL Festività 221/2021 proprio sul termine ultimo dello Stato
di Emergenza al 31 marzo 2022, le Camere stanno approvando la legge di
conversione del D.L. 1/2022 (A.C. 3434-A) che prevedeva misure urgenti anti-
COVID-19 in particolare nei luoghi di lavoro, nelle scuole e negli istituti
della formazione superiore.
Conversione
Decreto Festività, DL 221/21: proroga stato di emergenza e tutte le novità
Il DL
221/2021 proroga lo stato di emergenza fino al 31 marzo 2022 e a partire dal 25
dicembre 2021 introduce restrizioni alle attività sociali ed economiche.
Vediamo tutte le novità della Legge di Conversione.
DL
1/2022: obbligo vaccinale e green pass rafforzato
Il
Decreto prevede:
l’obbligo
di vaccinazione per altre categorie di personale pubblico, (personale delle
università, delle istituzioni di alta formazione artistica, musicale e
coreutica e degli istituti tecnici superiori e dei Corpi forestali delle
regioni a statuto speciale). Inoltre, prevedeva l’obbligo vaccinale per i
soggetti di età pari o superiore a cinquant’anni;
l’assenza
di limite temporale di validità del certificato verde COVID-19 rafforzato e ne
richiedeva il possesso per l’accesso da parte dei medesimi soggetti ai luoghi
di lavoro pubblico o privato o agli uffici giudiziari.
dal 10
marzo 2022 la facoltà di consumare cibi e bevande nei luoghi di spettacolo e
intrattenimento (sale teatrali, sale da concerto e cinematografiche, locali di
intrattenimento e musica dal vivo e assimilati, stadi);
il
diritto allo svolgimento del lavoro in modalità agile, anche in assenza degli
accordi individuali, in favore dei genitori lavoratori dipendenti privati con
almeno un figlio con disabilità grave o con figli con bisogni educativi
speciali.
DL
Covid 1/2022: da oggi Super Green Pass per lavoratori ultracinquantenni
Il DL
1/2022 introduce l’obbligo vaccinale a partire da 50 anni di età: dal 15 febbraio,
Super Green Pass per lavoratori ultracinquantenni e non solo. Tutte le novità
del Decreto Covid.
1°
aprile 2022: cosa cambia?
Con il
venir meno dello Stato di Emergenza cadranno tutte le preclusioni istituzionali
e le restrizioni personali, economiche e lavorative ad esso collegati, ed
elencati nell’Allegato A dell’ex DL 221/21 (trasfuso nell’Allegato A del DL
Festività convertito).
Di
seguito il testo dell’Allegato A con tutti i termini in decadenza alla fine
dello Stato di Emergenza
Allegato_A_DL_221_21_convertitoDownload
DL
COVID 229/21: esteso il Super Green Pass e nuove regole per le quarantene
Dal
CdM del 29/12/21 un nuovo decreto richiede il Super Green Pass in altre
attività ed esclude la quarantena per chi ha avuto contatti con i positivi
CTS e
normazione di emergenza
Dopo
il 31 marzo 2022, in base all’allegato AL del DL 221/21, dovrebbe decadere
il
ricorso ai decreti emergenziali (DPCM) per regolare la pandemia;
il
sistema delle Aree colorate (come annunciato dal Premier)
il CTS
e la struttura commissariale del CTS (che resterà però in piedi per la parte di
organizzazione della campagna vaccinale) ma non il monitoraggio della
situazione pandemica.
Certificazioni
verdi e Green pass base e rafforzato: fino a quando?
Al
netto delle posizioni politiche sul tema, il DL 1/2022 in fase di approvazione
continua a prevedere l’obbligo del Green Pass per determinate attività già a
partire dallo scorso 20 gennaio 2022 e progressivamente dal 15 febbraio. 2022
Emerge
però la necessità di distinguere fra uso della Certificazione verde per
attività ricreative e lavoro.
Per
quanto riguarda l’obbligo di green pass sul lavoro, vige l’obbligo per i
cinquantenni e ultracinquantenni, con obbligo vaccinale almeno fino al 15
giugno 2022;
Per
quanto riguarda invece l’obbligo di green pass per attività ricreative, sociali
e economiche l’intenzione è quella di una progressiva eliminazione (come
confermato dal Premier) per le attività all’aperto e successivamente per quelle
al chiuso e per i locali di pubblico intrattenimento.
Si
veda l’elenco delle attività consentite e vietate con Green Pass Base e/o
Rafforzato, vedere la Tabella elaborata dal Governo ed il nostro
approfondimento:
Green
Pass Covid e Super Green Pass (rafforzato): cosa sono e a cosa servono –
Aggiornamenti
I
Green Pass-Certificati verdi Covid diventano realtà con l’attivazione della
Piattaforma nazionale-DGC del Ministero Salute: Come ottenere la
certificazione?
Smart
Working: dal 1° aprile accordi individuali e procedure semplificate
Con il
venir meno dello Stato di Emergenza, decade anche la procedura di Smart Working
“semplificato” di matrice emergenziale e derogatoria alle norme del D.Lgs.
n.81/2017 sullo Smart Working “ordinario”. Per regolare lo Smart Working dal 1
° aprile sarà possibile stipulare accordi individuali che regolino le giornate
di smart e quelle in ufficio in deroga alla contrattazione sindacale.
Il
Governo ha però annunciato da tempo l’introduzione di procedure semplificate
per le comunicazioni obbligatorie dei datori di lavoro relative proprio
all’accordo individuale di smart working.
Inoltre,
proprio di recente è stato introdotto un Protocollo nazionale sul Lavoro agile
privato, firmato dalle parti sociali (datoriali e sindacali) con il Ministero
del Lavoro per regolare tutti gli aspetti della contrattazione, anche in
materia di sicurezza.
Approfondisci
gli aspetti del Protocollo del lavoro Agile relativi alla salute e sicurezza sul lavoro nel nostro
approfondimento.
Sorveglianza
sanitaria eccezionale: termine il 31 marzo 2022
Il
sistema di sorveglianza sanitaria eccezionale che si sostanzia in una visita
medica sui lavoratori inquadrabili come “fragili”, instaurato sotto la pandemia
decade con la fine dello Stato di Emergenza al 31 marzo 2022, come anche indicato
da INAIL, insieme alle tutele di cui all’art. 90 del Decreto sui congedi
familiari e la prestazione in modalità agile per i lavoratori fragili come
conferma il richiamo anche nell’Allegato A del Decreto festività (DL 221/21)
convertito.
Lo spygate
e la
guerra tra bande
nello stato profondo Italiano.
Lacrunadellago.net-
(20 Aprile 2022)- Cesare Sacchetti :
La vecchia massima in voga tra gli antichi romani “Excusatio non petita, accusatio
manifesta”
è spesso fonte di pura verità. Ed è a questa massima verso la quale il pensiero è
immediatamente corso quando ieri, praticamente dal nulla, è spuntato un tweet di Matteo Renzi,
nel quale l’ex presidente del Consiglio si affannava a prendere le distanze dal
caso del cosiddetto Spygate.
Lo
spygate è una intricata vicenda di spionaggio internazionale che aveva come
preciso scopo quello di incastrare Donald Trump nel 2016, e di associarlo
falsamente al Cremlino.
È un
piano eversivo che è stato concepito negli ambienti dello stato profondo di
Washington che sarebbe ricorso all’aiuto di un altro stato profondo, quello
italiano che ha un legame a doppio filo con il primo dal 1945 in poi.
Altre
volte, Renzi aveva risposto alle accuse di aver coinvolto i servizi segreti
italiani in questa operazione che vedeva nei suoi principali ispiratori l’ex presidente degli
Stati Uniti, Barack Obama, e Hillary Clinton, ex segretario di Stato.
La
differenza però questa volta sta nel fatto che nessuno sembra aver chiamato
direttamente in causa Renzi per un suo eventuale coinvolgimento in questo piano
eversivo ai danni di Donald Trump.
È
stato Renzi spontaneamente a dichiarare che tutto questo gli appare “follia pura”
e si stupisce che qualcuno nel 2019 abbia potuto prendere in considerazione
questo suo coinvolgimento in questa oscura faccenda.
Il
destinatario del messaggio appare essere chiaramente Giuseppe Conte che
nell’estate del 2019 iniziò a collaborare su questa vicenda con
l’amministrazione Trump.
Era il periodo nel quale Matteo Salvini faceva
cadere il suo stesso governo, il Conte I, sul bagnasciuga del Papeete su
probabile ordine dei poteri forti e delle logge che avevano deciso che
l’esperienza del governo gialloverde doveva concludersi lì.
Alla Lega che già all’epoca
aveva dismesso la facciata del sovranismo era stato assegnato un altro ruolo,
ovvero quello di preparare il terreno all’uomo del Britannia, Mario Draghi.
Ed è a
questo proposito che il Carroccio ha praticamente lavorato assiduamente
dall’agosto del 2019 in avanti assieme alla sponda proprio di Matteo Renzi
accomunato da Salvini da Matteo Carrai, il console onorario di Israele in
Toscana e uomo forte di Tel Aviv in Italia.
In
quello stesso periodo, a palazzo Chigi si stavano portando avanti manovre per
costruire il Conte II. Ed è proprio su quel periodo e su alcuni particolari vicende
che si
concentra l’attenzione di Repubblica, il quotidiano di proprietà della famiglia
Elkann.
Repubblica
ieri in un articolo firmato da Paolo Mastrolilli ricostruisce l’interesse
dell’amministrazione Trump nell’acquisire informazioni preziose che potessero
provare il ruolo dell’apparato di intelligence italiano, autorizzato
presumibilmente da Renzi nel 2016, all’operazione di spionaggio perpetrata ai
danni di Donald Trump.
L’amministrazione
Trump decide di inviare a Roma l’allora procuratore generale William Barr per
fare luce su quanto accaduto e per appurare un coinvolgimento dei servizi e di palazzo
Chigi nel periodo caldo della campagna elettorale americana.
Mastrolilli
riporta come Barr sbarcò a Roma il giorno di Ferragosto, il 15 agosto del 2019,
per raccogliere preziose informazioni sul caso.
L’articolo
di Repubblica dettaglia tutti gli spostamenti di Barr fino all’incontro
ufficiale avuto dal procuratore generale con il direttore del DIS, il dipartimento delle informazioni
per la sicurezza allora presieduto da Gennaro Vecchione, nominato da Giuseppe
Conte.
Il DIS
è la struttura che in pratica presiede l’intera rete dei servizi italiani e
riveste quindi un ruolo fondamentale nel coordinamento dell’intelligence
nazionale.
Fino a
qui, non c’è nulla di particolarmente nuovo. Quell’incontro è stato confermato da
tutti i protagonisti del caso, quali lo stesso Vecchione e Conte, come riporta
anche Repubblica.
La
“pietra dello scandalo” per il quotidiano di area sorosiana, è il fatto che
Barr dopo l’incontro sia andato a cena in un ristorante del centro di Roma con
gli uomini dei servizi italiani.
Per
Repubblica in questa cena si potrebbero essere consumate delle trame misteriose
che avrebbero visto i rappresentanti dei servizi condividere informazioni
riservate con lo stesso Barr.
Ci
sarebbe quasi da sorridere visto che il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari
è il primo a tirare fuori dal prontuario dell’apparato mediatico globalista le accuse di
“dietrologia” e di “complottismo” quando si denunciano gli scandali commessi
dal potere dello stato profondo italiano.
Stavolta
è invece proprio Repubblica a costruire una elaborata operazione di dietrologia
tanto da vedere in una cena una sorta di adunata segreta tale da mettere a rischio gli
“interessi nazionali”, che nel gergo capovolto del mondo progressista sono in
realtà gli interessi di bottega dell’establishment politico.
Strano
che Mastrolilli non sappia che quando dei rappresentanti di governi stranieri
giungano in Italia per missioni di vario tipo, non è affatto inusuale che cenino con
i colleghi italiani in quelli che generalmente sono incontri di cortesia che
avvengono dopo quelli tenutisi nelle sedi istituzionali.
A
Repubblica più che altro non sembra tanto premere la questione “dell’uso politico borderline che dei
nostri Servizi Giuseppe Conte ha fatto nel tempo” come afferma ridicolmente in un
altro editoriale Carlo Bonini, altro giornalista molto amato dagli ambienti
delle “élite globaliste liberal Dem Usa”.
La
gestione dei servizi è sempre stata politica sin dai tempi della Prima
Repubblica e il loro uso ancora più spregiudicato si è intensificato da quando
è nata la infausta Seconda Repubblica, concepita nel laboratorio politico di
Washington e attuata su suo impulso e ordine attraverso la magistratura,
braccio armato giudiziario di questi poteri transnazionali.
La campagna
di depistaggio “Conte uomo di Trump”.
Non si
sta assistendo quindi ad un fenomeno nuovo. Occorre però sgomberare il campo da
un equivoco, o meglio da una falsità che è circolata dal 2019 innanzi. Quella secondo la quale Conte
avrebbe fatto tutto questo per una sua presunta devozione a Donald Trump.
In realtà nulla di tutto questo corrisponde al
vero.
Giuseppe
Conte non è mai stato un uomo di Trump.
Si tratta di una campagna di disinformazione
diffusa da elementi assoldati da ambienti della politica, apparentemente vicini
al M5S, che hanno diffuso ovunque questa assurdità nel tentativo di depistare
il pubblico italiano più vicino a Trump e portarlo invece tra le braccia del
suo nemico cresciuto alla scuola de gesuiti, come Mario Draghi.
È
interessante notare come gli stessi ambienti massonici abbiano orchestrato
un’altra campagna di depistaggio nel tentativo questa volta di associare invece
l’uomo del Britannia a Trump.
Sono
in realtà tutti sforzi coordinati dalla stessa cabina di regia che sguinzaglia
degli agenti dis-informatori che assumono le sembianze di apparenti sostenitori
di Trump per ingannare e depistare gli italiani che riconoscono nel presidente
americano un leader di riferimento nel sovranismo internazionale. A questo punto, qualcuno potrebbe
sollevare l’opzione che il celebre tweet di Trump del 27 agosto del 2019 nel quale il
presidente si augurava che Conte restasse al suo posto è una “prova” della
vicinanza di Conte a Trump.
Trump
su Twitter con refuso: «Spero che Giuseppi Conte resti premier». E lui:
«Orgoglioso».
Definire
quel tweet un “endorsement”, un appoggio politico nel gergo politico
anglosassone, a Conte è piuttosto discutibile dal momento che Trump in
quell’occasione ha persino storpiato il nome dell’ex presidente del Consiglio
chiamandolo “Giuseppi”.
E il
presidente Trump non è conosciuto per scrivere frasi alla leggera dal momento
che nel suo linguaggio è sempre piuttosto preciso e non lascia mai nulla al
caso.
Una
storpiatura del nome dell’ex presidente del Consiglio ha dato a diversi
osservatori la netta sensazione che Trump in realtà si stesse prendendo gioco
di Conte.
In
quel periodo, Conte stava giocando una partita di opportunismo politico. Sapeva
perfettamente che l’amministrazione Trump non avrebbe mai considerato con occhi
favorevoli un governo che avrebbe visto la partecipazione del PD, gerarchicamente sottoposto al PD
americano che organizzò il golpe dello Spygate nel 2016.
Conte
sapeva che l’unico modo per ammansire Trump era concedere una collaborazione
per appurare quanto accaduto quando Renzi era a palazzo Chigi, e per
comprendere se eventualmente i servizi italiani fossero stati autorizzati a
partecipare dall’allora ex premier ad un colpo di Stato internazionale
concepito per impedire a Trump di salire alla presidenza degli Stati Uniti.
Renzi
reagì furiosamente già all’epoca perché temeva che degli approfondimenti in
questo senso avrebbero potuto gravemente danneggiarlo.
Questo
però non qualifica certo Conte come un elemento ostile allo stato profondo
italiano se si considera che soltanto l’anno dopo, nel 2020, lo stesso ex
presidente del Consiglio è stato accusato di aver autorizzato un altro
scandalo, probabilmente ancora più enorme dello Spygate, l’Italia-gate del
quale abbiamo parlato in passato.
L’Italia-gate
travalica i confini dello spionaggio per approdare in quelli di una frode
internazionale che avrebbe spostato milioni di voti da Donald Trump a Joe Biden.
Ad
avere un ruolo decisivo secondo varie fonti vicine a questa vicenda sarebbe
stata Leonardo,
società partecipata dal ministero dell’Economia, che attraverso un suo satellite militare
avrebbe reso possibile la frode cibernetica.
La
tecnologia di Leonardo avrebbe spostato i voti per poi ritrasmetterli negli
Stati Uniti alla società Dominion, legata a Soros e Obama, la quale a sua volta si sarebbe
occupata della parte finale di questo elaborato broglio internazionale.
Dunque
qualificare Giuseppe Conte come un uomo ostile a degli ambienti nei quali si è
formata tutta la sua carriera accademica e politica è un completo controsenso,
e a questo punto c’è da rispondere ad un quesito che sorge naturale.
La
guerra tra bande nello stato profondo italiano imperversa furiosamente.
Perché
Repubblica ha tirato fuori soltanto ora dai suoi cassetti questa storia della
cena di Barr con gli uomini dei servizi?
La
risposta è nell’articolo stesso di Bonini.
Conte
sta da tempo assumendo delle posizioni che stanno disturbando una parte degli
equilibri dell’establishment politico, in particolare quello più vicino al
partito democratico.
La sua
riluttanza a non autorizzare le spese militari prima e a criticare un eccessivo
atlantismo poi non sono certo dovute ad un suo nuovo afflato sovranista.
Conte
sta soltanto cercando di ritagliarsi un suo spazio politico e per poterlo fare
deve battere il terreno più tradizionalmente popolare tra gli ambienti della
sinistra extraparlamentare, quello della critica, legittima, della NATO.
Al
tempo stesso il leader (?) del M5S sembra spingere per creare un casus belli e
staccare la spina al decadente governo Draghi che ormai è dilaniato da profonde
divisioni.
Il
discepolo di Guido Alpa aspira probabilmente a entrare in Parlamento il prima
possibile per avere una qualche copertura politica. Ad oggi, Conte non ha incarichi e
nessuno sa quanto tempo ha ancora a disposizione la classe politica italiana.
Nessuno
sa se un domani non si instaurino al potere delle nuove forze politiche in
grado di fare luce su quanto accaduto negli ultimi due anni e di consegnare
alla giustizia coloro che hanno orchestrato la farsa pandemica.
Una
farsa nella quale Conte ha avuto un ruolo primario quando chiuse l’Italia e ordinò ai
cittadini di uscire di casa con un pezzo di carta nel quale si dichiarava dove
si andava e perché.
In
quel frangente, l’allora presidente del Consiglio assunse un ruolo fondamentale
perché l’Italia finì sotto la dittatura dei DPCM ministeriali.
Così
come ebbe un ruolo altrettanto fondamentale la sua vicinanza con la Cina
comunista attraverso la quale costituì un asse decisivo per attuare su scala
globale l’operazione terroristica del coronavirus.
L’articolo
di Repubblica in conclusione quindi può essere interpretato come una velina al
leader pentastellato.
Alcuni
ambienti dei democratici italiani non gradiscono che Conte provi ad anticipare
i tempi della caduta di Draghi per il suo personale tornaconto politico e così
è stato aperto un cassetto che potrebbe contenere altre informazioni.
Ciò
non esclude però che anche altri possano aprire i loro di cassetti, e rivelare
le informazioni che possono portare al declino definitivo delle figure di
spicco della politica italiana.
Lo
scenario sarebbe quello di una vera e propria guerra tra bande che infuria tra
i vari membri dei clan politici che vistisi scoperti e privi di protezioni
internazionali iniziano a sbranarsi a vicenda.
Il
procuratore speciale John Durham vicino all’incriminazione di Hillary Clinton.
A
Washington però c’è qualcuno che sembra avere le idee chiare sul ruolo giocato
dall’Italia in questo intrigo internazionale nel 2016, e quell’uomo è il
procuratore speciale John Durham che da due anni a questa parte sta portando
avanti l’inchiesta sullo Spy-gate.
Durham
attraverso il rinvio a giudizio di Michael Sussman, avvocato di uno studio legale
direttamente legato a Hillary Clinton, è arrivato praticamente a pochi
centimetri dall’ex segretario di Stato americano.
Durham
sa che fu Hillary Clinton a ordinare di fabbricare prove false per incastrare
Donald Trump così come sa che fu l’allora presidente americano Barack Obama ad
autorizzare l’FBI a spiare illegalmente il presidente.
E se
John Durham sa tutto questo, è difficile pensare che non sappia se Matteo
Renzi, ricevuto da Obama nell’ottobre del 2016, abbia ricevuto un qualche ordine
dalla controparte americana di prendere parte al golpe contro Trump.
E se
questo ordine è stato veramente trasmesso non ci sarebbe soltanto un
coinvolgimento personale dell’uomo della Leopolda, ma dell’intero partito
democratico italiano di cui allora Renzi era segretario.
Se la versione
che è stata fornita da Papadopoulos ed altri è corretta, Matteo Renzi avrebbe
rivestito un ruolo assolutamente primario nell’operazione ma in questo caso
sarebbe impossibile pensare che i vertici del suo partito, così vicini ai
democratici americani, non sapessero cosa stava accadendo in quell’ottobre del
2016.
Ognuno
di loro infatti interruppe una consolidata tradizione di neutralità sulle
elezioni americane tanto da portarli a schierarsi pubblicamente con l’allora candidata democratica
Hillary Clinton, che è stata la mente del colpo di Stato contro Trump.
Proprio
in quel frangente si susseguirono le dichiarazioni ufficiali dei ministri del
governo Renzi, quali Gentiloni, ministro degli Esteri, la Boschi, ministro
delle Riforme, e ovviamente dello stesso premier a favore della Clinton.
A
Repubblica sta a cuore che i servizi non siano usati a fini politici, ma se è
davvero questo l’intento di questo quotidiano, ci si chiede perché mai né
Mastrolilli né Bonini si chiedano se effettivamente Matteo Renzi e il PD
abbiano usato i servizi segreti italiani per rovesciare Donald Trump.
Quale
uso politico dei servizi, e quale scandalo più grande di questo ci può essere? Nella storia repubblicana d’Italia,
mai era accaduto che l’intelligence fosse utilizzata per ingerire negli affari
di un Paese straniero tantomeno per influenzare le sue elezioni.
Nemmeno
ai tempi bui della strategia della tensione quando la dipendenza di Roma da
Washington era stretta, ma non così tanto da ordinare ai servizi segreti italiani di
rovesciare il presidente degli Stati Uniti. Quella dipendenza presente nella
Prima Repubblica ha assunto le forme di una vera e propria sottomissione nella
Seconda, quando
l’attuale classe politica è ormai direttamente selezionata dagli ambienti “Liberal
dem Usa” e neocon “progressisti “ americani.
A
questo punto, è necessario tornare all’incipit di questo articolo. “Excusatio non petita, accusatio
manifesta”.
Tutti
sembrano sapere che gli uomini di Trump hanno in mano il detonatore per far saltare
la politica italiana.
Tutti
sembrano saperlo e hanno già iniziato a pugnalarsi a vicenda nel tentativo di
mettersi al riparo.
La
guerra tra bande nello stato profondo italiano è il sintomo di un sistema che
sa che il suo tempo è giunto allo scadere.
Il
bottone sul telecomando per far saltare la Seconda Repubblica sembra essere
stato già premuto.
La
risposta ad “Atlantico Quotidiano”
e alla
sua lista
di “putiniani.”
Lacrunadellago.net- (13 Aprile 2022)- Cesare Sacchetti- ci dice :
Alcuni
lettori mi segnalano questo articolo di “Atlantico Quotidiano”, nel quale
constato di essere stato catalogato come un “putiniano italiano” che veicola
“teorie complottiste”.
Siamo
alle solite.
Ormai
il mainstream mediatico “italiano” e i suoi satelliti non sanno fare altro che
sfornare articoli o editoriali nei quali si fanno delle liste nelle quali
coloro che non sono allineati al pensiero unico dominante imposto
dall’atlantismo, o sono “putiniani” o sono “complottisti”, oppure entrambe le
cose.
Questi
neologismi privi di significato logico e sostanziale mostrano tutta la
pochezza di queste pubblicazioni di regime che ormai cercano di apporre le loro
etichette preconfezionate per poter identificare tutti coloro che in realtà
mostrano i danni reali che ha portato l’atlantismo nel mondo, bombardando nazioni sovrane e
uccidendo civili innocenti.
Questa
volta Atlantico si lancia in una difesa di ufficio del regime nazista di
Zelensky e ci si chiede dove siano finiti i cosiddetti “valori liberali” di cui
l’atlantismo si faceva portavoce visto che ad oggi il “liberal Dem Usa” europeo si ritrovava abbracciato ai
tagliagole di Azov che hanno la svastica tatuata sul petto.
Per
Atlantico la questione ucraina è alquanto semplice. Il “cattivo” Putin avrebbe invaso uno
“Stato sovrano” e già qui occorre trattenere le risate perché sarebbe
interessante capire quale sovranità possa avere il regime di Zelensky che è la conseguenza di un colpo di
Stato consumatosi nel 2014 e orchestrato da Barack Obama e George Soros.
Se
Atlantico cerca conferme in questo senso non deve fare altro che leggere le
pubblicazioni del think-tank considerato il portavoce della CIA, Stratfor, che ha definito l’Euro-maidan del
2014 come “il
più clamoroso golpe della storia”.
Poco
importa però la ricerca della verità e dei fatti che dimostrano come in Ucraina
non ci sia stato nulla di sovrano, se non quello che veniva dettato e imposto
per questo Paese a Washington. Atlantico però si supera subito dopo quando arriva persino a
definire “fantomatici” i laboratori dov’erano custodite le armi batteriologiche
in Ucraina.
A
questo punto, la domanda agli “amici” di questa rivista è d’obbligo: ma le leggete le pubblicazioni e le
dichiarazioni degli atlantisti ai quali vi ispirate?
Se
accantonate per un attimo il dizionario del piccolo scrivano di regime, magari
potete dare
un’occhiata a quanto dichiarato da Victoria Nuland, noto falco atlantista e
sionista e attuale membro della “amministrazione Biden”, che ha riconosciuto pubblicamente l’esistenza di questi laboratori.
Questi
articoli credo che comunque dimostrino non solo inadeguatezza giornalistica di
chi li scrive, ma anche la debolezza dello stesso pensiero atlantista di cui Atlantico
si fa portavoce.
Ciò
che questo mondo non comprende è che moltissimi Italiani sostengono Putin non
perché “putiniani” ma semplicemente perché vedono in ciò che sta facendo Putin
in Ucraina una operazione designata a bonificare l’Ucraina dalla feccia nazista
che è stata messa in questo Paese negli ultimi 8 anni.
Feccia
che si è macchiata di orrendi crimini contro i civili documentati persino da
giornalisti Occidentali.
Molti
Italiani ammirano Putin perché non ha messo al servizio il suo Paese di una
organizzazione terroristica come la NATO che ha commesso orrendi crimini di
guerra come quando bombardò e uccise i bambini di Belgrado.
Erano
bombe vere, non “complottiste”, sempre per usare la vacua terminologia cara al “regime globalista liberal Dem Usa”.
Questo
però probabilmente non interessa ad Atlantico, perché troppo impegnato per
conto dei suoi referenti a compilare la lista dei “buoni” e dei “cattivi”, dove
nel primo campo finiscono tutti coloro che appoggiano in maniera indefessa
l’atlantismo e i suoi crimini, e nel secondo tutti coloro che ne denunciano
invece le nefandezze.
C’è
però da rallegrarsi.
Il XXI
secolo è il secolo nel quale l’atlantismo sta volgendo al termine ed è il
secolo nel quale sta nascendo un nuovo mondo multipolare, dove non c’è qualcuno che preme dei
bottoni a Washington e decide unilateralmente la sorte delle nazioni che si
trovano dall’altro lato del globo.
E’ il secolo del tramonto dell’atlantismo ed è il
secolo nel quale riviste come Atlantico saranno presto un lontano ricordo del
passato.
L’Ucraina
e le armi
batteriologiche:
il
piano del mondialismo (di Klaus Schwab, ndr)
per
sterminare i russi.
Lacrunadellago.net-
(4 Marzo 2022)- Cesare Sacchetti : ci dice :
C’è
una storia segreta dell’Ucraina che non viene raccontata al grande pubblico.
L’opinione pubblica Occidentale sostanzialmente ignora cosa accade veramente in
questo Paese da anni.
Tutto
ciò che è giunto dall’Ucraina negli anni passati attraverso il filtro delle
menzogne dei media europei e americani è l’immagine di un Paese che ha compiuto
la cosiddetta “transizione democratica” portata in atto dallo stato profondo di Washington.
Quella
che viene chiamata “esportazione di democrazia”, un termine piuttosto caro alle lobby dei neocon sionisti degli anni
2000 non è
null’altro che il rovesciamento di governi considerati ostili ai gruppi di potere che
hanno dominato per decenni la Casa Bianca, su tutti il “Council For Foreign Relations” finanziato dalla famiglia
Rockefeller.
L’Ucraina
non fa eccezione a questa regola per la sua posizione strategica, e come
abbiamo visto nel precedente articolo, era vitale per le lobby atlantiste
rovesciare attraverso il golpe chiamato Euro-maidan la presidenza Yanukovich
troppo vicina, secondo il dipartimento di Stato USA, al Cremlino.
C’è
però anche un altro lato per il quale il controllo dell’Ucraina è fondamentale
per questi ambienti. È un lato molto più oscuro nel quale vengono praticati i
peggiori e sporchi traffici del pianeta.
Stiamo
parlando di produzione e sviluppo di armi batteriologiche (comprese le armi atomiche prodotte da
Klaus Schwab in sud Africa nella sua fabbrica) , di traffico di bambini, di organi
e di esseri umani.
Il
regime neo-nazista che protegge il fantoccio tele-comandato dalla NATO,
Zelensky, è stato ciò che ha garantito la prosperità di questi traffici.
Da
quando Poroshenko fu installato al potere, questi traffici hanno iniziato a
proliferare e infestare l’intera Ucraina.
C’è ne
però uno in particolare sul quale dovremmo soffermarci ed è quello che riguarda
le armi batteriologiche.
Per
poter comprendere come sono iniziati i programmi per utilizzare l’Ucraina come
una base per studiare queste armi occorre fare un passo indietro e tornare al
2005, quando il Paese era governato dall’allora presidente Yushchenko.
Yushchenko
era il prodotto diretto di un’altra rivoluzione colorata sorosiana , la prima
che avvenne in Ucraina nel 2004 e nel 2005.
Anche
in quel periodo, a Washington erano piuttosto preoccupati che questo Paese
potesse spostarsi troppo nell’orbita di Mosca e venne deciso di scatenare i
soliti disordini provocati dalle solite Ong di Soros – professionista della
sovversione internazionale – per mandare al potere il presidente fantoccio di
turno, Yushchenko in questo caso, che eseguisse meglio gli ordini dei poteri
finanziari globali.
Il
viaggio di Obama in Ucraina: fondi per i laboratori di armi chimiche.
Una
volta che il neo-presidente ucraino si instaurò al potere iniziarono una serie
di viaggi compiuti dall’allora giovane e sconosciuto senatore democratico
dell’Illinois, Barack Obama, assieme al suo collega repubblicano Richard Lugar.
Obama
e Lugar furono mandati in Ucraina per una ragione molto precisa, ovvero quella
di avviare un programma congiunto tra il governo statunitense e ucraino per
condurre ricerche scientifiche sulle armi batteriologiche.
A dare
notizia di questo viaggio fu il quotidiano da sempre portavoce del vero potere occulto che domina a
Washington,
il Washington Post.
La
storia venne riportata dal quotidiano con un titolo propagandistico del tipo “Gli Stati Uniti aiuteranno
l’Ucraina a contrastare le armi biologiche”.
In
realtà se si legge poi l’articolo si comprende che questo “aiuto” è consistito
nell’eseguire degli aggiornamenti di sicurezza di alcuni istituti biologici che
avevano appunto questo scopo.
Questi
laboratori erano in parte eredità della Guerra Fredda ma a Washington non
interessava in alcun modo smantellarli.
Piuttosto
dalle parti della Casa Bianca erano interessati ad affiancare, e praticamente
comandare, il governo ucraino attraverso risorse finanziarie e scientifiche
superiori nella gestione di questi laboratori.
Gli
Stati Uniti quindi da quegli anni assunsero già il controllo diretto sullo
sviluppo e sulla ricerca delle armi chimiche e batteriologiche in Ucraina. Questo Paese quindi divenne una base
per queste ricerche che non avevano in realtà alcuna finalità “scientifica”.
Lo
scopo era quello di lavorare a delle armi da poter utilizzare contro eventuali
“nemici” dello stato profondo di Washington, e all’epoca, come allora, il vero
avversario di questi ambienti veniva considerato la Russia di Putin che stava
gradualmente tornando a rimettersi in piedi dopo il disastro degli anni’90.
Il
Pentagono raccolse campione del DNA dei russi.
A
questo proposito, fu proprio lo stesso presidente russo a rivelare come in
Russia nel 2017 c’erano delle ONG straniere che stavano facendo qualcosa di
piuttosto singolare.
Queste ONG avevano già allora e negli anni
precedenti iniziato a raccogliere campioni di DNA della popolazione russa in
ogni regione del Paese.
Queste
associazioni non erano interessate in alcun modo a raccogliere campioni di
altre popolazioni slave presenti in Russia, ma erano interessate soltanto ed
esclusivamente ad avere il DNA dei russi.
Al
Cremlino si accorsero di queste attività alquanto anomale e sospette, e Putin in quel periodo rilasciò una
dichiarazione ufficiale.
“Siete
al corrente che del materiale biologico è stato raccolto in tutto il Paese, da
differenti gruppi etnici e persone che vivono in differente regioni geografiche
della Federazione Russa? La domanda è: perché questo viene fatto? E viene fatto
intenzionalmente e professionalmente.”
Anche
alla Camera alta del Parlamento russo, il Consiglio Federale, si accorsero che questa attività non
era affatto ordinaria e iniziarono a trattare la questione in via ufficiale.
L’allora
vice presidente del comitato per la Sicurezza e la Difesa del Consiglio
Federale, Franz Klintsevich, dichiarò pubblicamente che tutto ciò lasciava
pensare che qualcuno stava pensando espressamente allo scenario di studiare
un’arma biologica che potesse colpire solamente i russi.
Il
senatore russo spiegò correttamente che i gruppi etnici reagiscono in maniera
differente al contagio con agenti batteriologici e questo spiegava quindi il
motivo di tanto interesse nel raccogliere solo ed esclusivamente campioni di
DNA russo.
Occorreva
un’arma batteriologica su misura pensata per colpire e uccidere soltanto la
popolazione russa.
A
rivelare poi il mistero su ordine di chi quelle ONG stessero procedendo alla
raccolta di quei campioni furono propri i suoi mandanti che non erano altro
che, casualmente, gli uomini dell’aviazione militare statunitense.
A
parlare in quell’occasione fu un portavoce dell’AETC, acronimo che sta ad
identificare il commando per l’addestramento e l’educazione dell’aereonautica
americana.
L’AETC
precisò che si trattava soltanto di prelievi di DNA giustificati dalla
necessità di condurre delle ricerche sull’apparato muscolo-scheletrico umano.
A
Mosca però non la bevvero perché il fatto che fossero prelevati solo ed
esclusivamente campioni di DNA di popolazione russa e il fatto che fossero
coinvolti i militari ha lasciato pensare che il vero obbiettivo di quel
programma fosse creare appunto un agente patogeno pensato solo per danneggiare
le popolazioni di etnia russa.
Se si
considera la lunga storia di programmi finanziati dallo stato profondo di
Washington per sviluppare armi batteriologiche, in molti casi sperimentati
sulla stessa inconsapevole popolazione americana, il sospetto della Russia è
più che fondato.
L’Ucraina
potrebbe essere quindi la chiave per spiegare quanto accaduto in Russia nel
2017 quando l’aereonautica americana raccoglieva parti di DNA russo, e quanto
accaduto dodici anni prima quando Barack Obama si recava in visita nel Paese
per assicurare più fondi ai laboratori ucraini che si occupavano di questi
programmi di guerra chimica e batteriologica.
La
Russia conferma che l’Ucraina è stata utilizzata per produrre armi chimiche
contro i russi.
In
questi giorni è circolata molto sui media alternativi l’ipotesi che
l’operazione militare russa oltre che ad avere lo scopo di de-nazificare e
liberare l’Ucraina avesse lo scopo di distruggere quei centri dove venivano
custoditi virus letali.
A dare
conferma ufficiale a questa tesi è stata la stessa ambasciata russa presso la
Bosnia-Erzegovina che ha dichiarato pubblicamente che gli Stati Uniti “hanno riempito l’ucraina di
laboratori biologici, i quali erano – molto possibilmente – utilizzati per
studiare metodi volti a distruggere il popolo russo ad un livello genetico.”
Gli
ambienti che hanno concepito il golpe dell’Euro-maidan nel 2014 e la
rivoluzione colorata del 2005 hanno utilizzato questo Paese come una base per
dei programmi criminali e genocidi rivolti esclusivamente a colpire la
popolazione russa.
C’è
una vera e propria ossessione quindi da parte del globalismo nei confronti
della Russia fino al punto di pensare ad un’arma che potesse sterminare la sua
popolazione.
La
guerra tra la Russia e il vertice del potere finanziario internazionale è in
realtà molto più antica e risale almeno al 1815 quando la famiglia Rothschild che già finanziava e dominava le monarchie
europee giurò di distruggere e uccidere i Romanov che si erano opposti ai loro piani di
dominio dell’Europa.
Anche
la storia più recente dell’Ucraina non sembra fare eccezione all’odio feroce
che il “Nuovo
Ordine Mondiale di Klaus Schwab,(ndr)” nutre contro la Russia.
Sono
giunte negli ultimi giorni informazioni sull’effettiva distruzione di questi
laboratori da parte dei russi nel corso della loro operazione militare.
A dare
notizia di questo retroscena in particolare è stato il sito americano Real Raw
News che da alcuni è considerato controverso, e non attendibile, per i suoi articoli che parlano di
presunti processi in corso a Guantanamo contro gli uomini che hanno organizzato
il colpo di Stato dello Spygate e la frode elettorale del 2020 contro Donald
Trump.
Siamo
stati comunque in grado di verificare in altre maniere e attraverso altre fonti
attendibili questa informazione che sembra corrispondere al vero.
I
militari russi avrebbero distrutto tutti questi laboratori e sarebbero entrati
in possesso dei documenti segreti ai quali gli scienziati ucraini e americani
stavano lavorando.
A
quanto pare, anche in questa occasione, la Russia si è rivelata ancora una
volta l’incubo dei grandi poteri finanziari che aspirano a erigere un super-governo
globale comandato dal nuovo Hitler, ossia da Klaus Schwab(ndr).
E
anche in questa occasione questo Paese ha inflitto una cocente sconfitta
alla famiglia
Rothschild la
cui immensa ricchezza (Mafia della defunta
Kazaria. Ndr)
siede sul fiume di sangue delle guerre che questa ha provocato nel corso degli
ultimi due secoli.
Diffusero
notizie false? Ministri
indagati per la gestione del Covid.
Visionetv.it-
Giulia Burgazzi- (22 Aprile 2022)- ci dice :
Ma da
allora è cambiato qualcosa, e cosa, nella gestione del Covid?
Mezzo
governo Conte II è indagato dalla Procura di Roma a proposito dei criteri
scelti per contrastare la diffusione del virus, compresi quattro ministri
confermati da Draghi. Lo rivela La Verità in un articolo riservato agli
abbonati. Ne esistono però ampi stralci disponibili gratuitamente.
Numerose
le ipotesi di reato: usurpazione di potere politico, abuso di ufficio aggravato,
sequestro di persona (i lockdown, presumibilmente), procurato allarme, violenza
privata, diffusione di notizie false, esagerate o tendenziose atte a turbare
l’ordine pubblico.
Curioso:
quest’ultimo è il randello che di solito si usa con gli spacciatori di bufale
on line. Praticamente, si tratterebbe di capire se i ministri hanno spaventato
a sproposito (e a morte) gli italiani.
Le
indagini, a quanto riposta La Verità, riguardano i ministri Speranza (Salute),
Di Maio (Esteri), Lamorgese (Interni), Guerini (Difesa), che attualmente
conservano gli incarichi. Inoltre gli ex ministri Gualtieri (Economia),
Bonafede (Giustizia), De Micheli (Infrastrutture e Trasporti), Azzolina
(Istruzione), Costa (Ambiente).
Tutto
discende da una denuncia presentata nel marzo 2021.
Medici,
avvocati, vari professionisti e un maresciallo della Finanza chiesero di avviare 33 indagini
sull’operato del Governo a proposito del Covid per verificare se effettivamente
determinate sue azioni erano illecite. Allegarono in proposito corpose
documentazioni.
Uno
degli ambiti di cui sollecitavano il chiarimento riguardava la
strumentalizzazione di notizie scientificamente, sanitariamente,
epidemiologicamente false, ovvero la manipolazione in malafede di notizie vere. Il fine? Imporre all’opinione pubblica (e
anche ai parlamentari) una narrazione della pandemia falsa e volta a coartare i
diritti i diritti costituzionali e politici.
Non è
la prima volta che la magistratura punta gli occhi sulla gestione del Covid da
parte del governo Conte II. Nell’agosto 2020 una raffica di avvisi di garanzia raggiunse
lo stesso Conte (che ora non risulta indagato) e diversi suoi ministri che
adesso sono finiti di nuovo nella bufera.
C’è un
particolare interessante. Allora, la generalità delle accuse decadde rapidamente: la
Procura fece fin dall’inizio sapere che le riteneva sostanzialmente infondate.
Nel
dicembre scorso risultava ancora in ballo soltanto Conte per l’ipotesi di
sequestro di persona.
Difficile pensare che ora i magistrati non
abbiano dato uno sguardo almeno sommario a quelle carte. Si può perciò supporre
che sia risultata più convincente la corposa documentazione presentata nel
marzo 2021 e sfociata nelle indagini attuali.
A
proposito della gestione Covid, risultano tonnellate di sollecitazioni alla
magistratura relative all’operato del governo Draghi. Per ricatto vaccinale,
per la gestione dell’emergenza sanitaria, per il green pass…
Un
esposto o una denuncia non è ovviamente prova di comportamenti illeciti.
Non lo
è nemmeno l’apertura delle indagini.
Il
tempo è galantuomo, il tempo dirà. Peccato che il tempo sia lento nel
pronunciarsi, perché le curiosità sono tante. E bruciano.
(GIULIA
BURGAZZI).
Smascherare
i truffatori del 25 aprile.
Visionetv.it-
Antonello Cresti- (25 Aprile 2022)- ci dice :
In una
delle sue farneticanti uscite, il Presidente della Regione Liguria, Toti, ha
recentemente fatto intendere che chi non vuole mandare armi all’Ucraina non è
degno di festeggiare la Liberazione.
Dovremmo
per una volta prendere ispirazione dalle parole del leader di Cambiamo, ed
addivenire alla conclusione che – in effetti – sarebbe meglio mondare la Festa
del 25 Aprile da troppe presenze.
Certo,
non quelle a cui allude Toti nella sua riscrittura della Storia e della realtà,
ma quelle che da decenni hanno fatto diventare una celebrazione dedicata alla
“Liberazione”, come una fastidiosa ed ipocrita parata retorica in cui il
sacrificio di chi partecipò alla Resistenza diviene puro espediente identitario
per addormentare le coscienze.
In
questa pomposa e vacua celebrazione non è un caso che ci sia scelti una canzone
simbolo, “Bella Ciao”, che nessun partigiano cantò mai durante la Resistenza,
semplicemente poiché tale canto venne associato alla Guerra di Liberazione solo
venti anni dopo la conclusione.
Una
pervicace volontà di accomodare la Storia, riscriverla, secondo le proprie
utilità del momento, un po’ come quando in “La Vita è Bella” Benigni fa
liberare il campo di concentramento in cui si trova dall’esercito statunitense…
Ma ciò
che sino a due anni fa doveva essere vissuto con insofferenza e spirito critico
diviene oggi, dopo due anni di delirio psico-pandemico e nel mezzo di una
retorica sguaiatamente guerrafondaia spacciata per pacifismo, qualcosa da
rigettare con ogni forza.
Gli
“antifascisti” di nome e non di fatto che si raduneranno nelle piazze anche
questo 25 Aprile sono infatti esattamente coloro che hanno plaudito, o sono stati direttamente gli
artefici, della messa in arresto di 60 milioni di italiani per futili motivi spacciati
per conclamata emergenza sanitaria, coloro che hanno taciuto o ghignato di fronte allo
stupro della “Costituzione più bella del mondo” e che non hanno speso una parola di fronte
alla distruzione del tessuto economico della nostra nazione, svenduta ora come allora a
potentati stranieri ed ad agenti disgregatori che operano quotidianamente
contro l’interesse nazionale.
Si
sono riempiti la bocca di parole come “assembramento” o “coprifuoco”,
espressioni evidentemente capaci di evocare alla mente momenti storici che si
dice di avversare, si sono infine assoggettati lietamente ad un lasciapassare
mostruoso contro ogni diritto individuale.
In
“Bella Ciao”, quantomeno, il protagonista della canzone una mattina si
svegliava, mentre oggi milioni di squallide figure dormono liete collaborando
col loro silenzio a questo mostro antidemocratico.
Quando
il significato stesso delle parole è così svillaneggiato, non ci si può
permettere di lasciare al nemico campo libero.
Il 25
Aprile divenga da oggi la giornata di una nuova Liberazione Nazionale, fuori da
ogni retorica di comodo. Per far questo le piazze debbono appunto essere liberate
dagli usurpatori della storia e della democrazia che oggi seggono al Governo.
La
libertà può essere celebrata solo da chi ne è degno!
(ANTONELLO
CRESTI).
PROGETTO
DITTATURA:
CAMBIARE
LA
COSTITUZIONE PER POTER RENDERE
PERMANENTE
LO STATO DI EMERGENZA.
Maurizioblondet.it-
Maurizio Blondet - ( 25 Aprile 2022)- ci dice :
Hillary
Clinton e Obama hanno chiesto alla UE di approvare SUBITO il Digital Services
Act (DSA),che controlla e censura la rete. La UE nella notte obbedisce. Cosa
sta per succedere?
Qui
Matteo D’Amico:
Pare
che alcuni deputati stiano proponendo una “Modifica all’articolo 78 della
Costituzione e altre disposizioni in materia di dichiarazione e disciplina dello
stato di emergenza nazionale”.
La
nostra Costituzione, non a caso, prevede lo stato d’emergenza nazionale
esclusivamente in un contesto di deliberazione e successiva dichiarazione dello
stato di guerra, cosa
che evidentemente non piace ai governanti che intendono usare l’emergenza
nazionale come piede di porco per scardinare i limiti imposti dalla legge.
Prova
quanto sopra il fatto che, con la scusa della guerra in Ucraina, lo stato di
emergenza è stato prolungato da Draghi fino a fine dicembre 2022.
Occorre
che sempre più persone capiscano che ormai la “normale” vita democratica,
ovvero lo stato di diritto, è stato sospeso e non sarà più rimesso in vigore, a
meno che gli attuali governanti golpisti non vengano costretti a farlo.
Di fatto siamo entrati -in modo particolare
dall’inizio della psico-pandemia Covid, ma di fatto già da quando Mario Monti
subentrò a Berlusconi, obbligato ad andarsene dalla manipolazione del rating
dell’Italia ad opera delle agenzie anglosassoni- in uno stato d’eccezione
causato dalla rottura del patto sociale e dal completo sovvertimento della
carta costituzionale (pur in sé, va ricordato, non priva di limiti).
La
risposta a questa situazione deve essere messa in opera a tre livelli:
a) occorre informarsi, squarciare il velo di menzogne
che il regime tesse incessantemente, non stancarsi di spiegare alle persone
come stanno le cose;
b) unire le tante persone che comprendono la
gravità di quanto sta accadendo;
c) sfruttare questa crisi per crescere
spiritualmente, abituarsi ad andare all’essenziale, rendere più profonda la
propria vita di preghiera.
La vera lotta è interiore: tutto è vano, ogni
sforzo è inutile se non si traduce e non si radica in un sincero sforzo di
santificarsi.
Non
lasciamoci dunque turbare dai poveri miserabili che occupano e progettano la
distruzione del nostro caro paese: lottiamo, mantenendo però la pace e senza
scoraggiarci.
Fidiamo
soprattutto in Dio e nel suo soccorso, in Colui nelle cui mani sono i destini
dei popoli, come di ogni singolo uomo.
Facciamo
circolare la notizia al massimo, affinché questa proposta sia stroncata sul nascere.
(camera.it/leg18/126?tab=2&leg=18&idDocumento=3444&tipo=).
IL
NUOVO MARXISMO AMERICANO.
Ossia
i “ Liberal Dem Usa”.
Forum Comedonchisciotte.org - (25 aprile 2022)- ci
dice :
Puntualmente, a conferma di quanto scrivevo
nel mio post “Globalismo e Comunismo” è arrivato il discorso dell’ex-presidente marxista Barack
Obama che chiede, senza alcun pudore o vergogna, l’applicazione della Censura ai
social media.
L’ex
presidente Barack Obama in un importante discorso giovedì ha chiesto una
maggiore regolamentazione dei contenuti dei social media, al fine di diminuire la
“disinformazione”
L’ex
presidente Barack Obama ha tenuto un discorso sulla questione alla Stanford
University dopo aver passato mesi a studiare l’argomento. (Una persona
intelligente si sarebbe informato in tre giorni, ma B.O ha bisogno di più
tempo!)
Si è
descritto come “abbastanza vicino ad un assolutista del [diritto sancito dal]
Primo Emendamento, ma ha subito chiarito che non si applica alle aziende di
social media. (Dov’è scritto? Lo ha deciso B.O.?)
“Il
primo emendamento è un freno al potere dello stato. Non si applica alle aziende
private come Facebook e Twitter”, ha detto, chiedendo più “giudizi di valore”
sulla moderazione dei contenuti e la censura sui social media.
“Mentre
la moderazione dei contenuti può limitare la distribuzione di contenuti
chiaramente pericolosi, questa non va ancora abbastanza lontano”, ha aggiunto
Barack Obama.
L’ex
presidente si è lamentato che gli attuali modelli di controllo sui contenuti
che vengono pubblicati nelle piattaforme dei social media abbiano permesso a
tutti i contenuti di fluire allo stesso modo.
“Ovviamente
perdiamo la nostra capacità di distinguere tra fatti, opinioni e finzione. O
forse smettiamo semplicemente di preoccuparcene”, ha detto.
Obama
si è anche lamentato del fatto che un diluvio travolgente di informazioni abbia
reso difficile discernere la verità.
“Il
nostro cervello non è abituato a ricevere così tante informazioni così
velocemente, e molti di noi stanno vivendo un sovraccarico”, ha detto. (Chi
decide sulla capacità di un cervello di ricevere, selezionare ed eventualmente
discernere ciò che è vero da ciò che è falso? Il nuovo politburo marxista
americano?)
Obama
ha anche avvertito che “persone pericolose” stanno usando i social media per
distrarre il pubblico.
“Persone
come Vladimir Putin e Steve Bannon capiscono che non è necessario che la gente
creda alla disinformazione per indebolire le istituzioni democratiche, basta
inondare la pubblica piazza con abbastanza liquame in forma grezza”, si è
lamentato. (Sono pericolose perché non condividono il nuovo Manifesto
Global-Comunista di Barack Obama?).
L’ex
presidente ha sostenuto una serie di riforme e di regolamentazioni per i social
media, avvertendo che è in gioco la natura stessa della democrazia.
Si è
lamentato che non ci sia alcun modo di distinguere online tra “un articolo
revisionato da esperti del dottor Anthony Fauci ed una cura miracolosa proposta
da un venditore ambulante”.
L’ampia
varietà di contenuti sul Coronavirus e sui vaccini, ha detto Obama, era
preoccupante, poiché alcune persone hanno scelto di non farsi vaccinare. (E qui casca l’asino! I no-vax che
hanno rifiutato i vaccini voluti solennemente dalla Big-Pharma e suoi scagnozzi
sono i reprobi di oggi, sono i cattivi, i nuovi eretici che si ribellano ai
teologi moderni che non si sottomettono alla Santa Inquisizione
global-marxista).
“La
gente sta morendo a causa della disinformazione”, ha detto.
Obama
ha notato che la moderazione dei contenuti da parte delle aziende tecnologiche
esiste già, ma ha sostenuto una maggiore moderazione, anche se la
disinformazione è difficile da identificare.
“Questo
non significa che alcune cose non siano più vere di altre. O che non possiamo
tracciare delle linee tra opinioni, fatti, errori in buona fede, inganni
intenzionali”, ha detto.
“La regolamentazione deve essere parte della
risposta”, ha detto Obama, chiedendo modi per iniziare a “rallentare la diffusione
di contenuti dannosi” online.
Obama
ha espresso il suo rammarico per aver creduto, prima delle elezioni del 2016,
che il pubblico potesse ancora distinguere il fatto dalla finzione sui social
media, anche se ha sofferto personalmente e politicamente a causa della
disinformazione.
“Ciò
che ancora mi assilla è stato il mio fallimento nell’apprezzare appieno,
all’epoca, quanto fossimo diventati suscettibili alle bugie ed alle teorie del
complotto”, ha detto.
L’ex
presidente ha citato i principi della “Fairness Doctrine”, ampiamente criticata dal movimento
conservatore, per aiutare a controllare quale tipo di informazione veniva
permesso nelle trasmissioni.
Ha anche chiesto che gli algoritmi dei social media
vengano regolati da ispettori e regolatori del governo, proprio come altre
industrie.
“Abbiamo una scelta in questo momento: Permettiamo
alla nostra democrazia di appassire? O la miglioriamo?”, ha detto.
(byoblu.com/2022/04/25/tg-byoblu24-25-aprile-2022/).
VINCERE
E CREARE UNA NUOVA ECONOMIA GLOBALE.
Comedonchisciotte.org-
Sergey Glazyv- Markus -(24 Aprile 2022 )-
ci dice :
Soprattutto
per le persone pensanti, delineerò brevemente le ragioni della mostruosa guerra
che si è sviluppata davanti ai nostri occhi in Ucraina.
Non
c’è niente di peggio di una guerra tra gruppi sociali di un [medesimo] popolo.
In questo caso, il nostro popolo russo, che, da secoli, si è formato sul
territorio dell’attuale Ucraina che a suo tempo, su iniziativa di Lenin,
comprendeva Malorossia, Novorossia e Carpathorossia.
Sono
cresciuto a Zaporozhye, vicino al quale ora ci sono pesanti combattimenti per
distruggere quei nazisti ucraini che non erano mai esistiti nella mia piccola
patria.
Ho
frequentato una scuola ucraina e conosco la letteratura e la lingua ucraina,
che scientificamente è un dialetto russo.
Non ho
notato nulla di russofobo nella cultura ucraina.
In 17 anni di vita a Zaporozhye non ho mai incontrato
un solo Banderista.
Era
considerata una parola offensiva e si poteva essere presi a pugni in faccia per
averla usata all’indirizzo di qualcuno. Non avrei mai potuto immaginare che
saremmo vissuti fino a vedere gli attuali, aspri combattimenti tra le forze
armate russe e ucraine.
Il
nostro Presidente ha detto molte volte che i Russi e gli Ucraini sono un unico
popolo.
Dal punto di vista delle scienze storiche, linguistiche, archeologiche,
etnografiche e genetiche, questo è un fatto provato.
Dopo
il crollo dell’URSS, la più grande catastrofe geopolitica del XX secolo secondo
il nostro presidente, [questo popolo] è rimasto diviso per trent’anni.
Nella
coscienza pubblica del popolo russo dell’Ucraina si sono sviluppati processi
patologici, che hanno portato ad una malattia grave e mortale: la russofobia.
Come è
potuto accadere?
Ancora
una volta farò riferimento al mio libro “The Last World War: The United States
Begins and Loses”, pubblicato nel 2016, in cui era stato accuratamente previsto
lo stato attuale delle cose.
Uno
dei capitoli di questo libro, che svela le ragioni dell’aggressione americana,
si intitola “Perché l’Ucraina?”
Consiglio
questo libro a chiunque voglia comprendere i tragici eventi che si stanno
verificando oggi. Così come il libro precedente, “La catastrofe ucraina”, che è stato
bandito dalla censura americana in Ucraina.
Di
seguito illustrerò i punti principali di questi lavori, basati sulla
comprensione dei modelli di sviluppo economico a lungo termine.
Come
si suol dire, non c’è niente di più pratico di una buona teoria.
La
teoria dello sviluppo economico di lungo periodo che sto sviluppando da molti
anni, mettendo in luce le regolarità del cambiamento periodico dei modelli
tecnologici ed economici mondiali, mi aveva permesso di prevedere molti eventi
drammatici inaspettati:
l’impennata
e la caduta dei prezzi del petrolio negli anni 2000; la crisi finanziaria
mondiale del 2008; l’inizio da parte di Washington di una guerra ibrida globale
contro Cina e Russia, inclusa una guerra commerciale contro la Cina e
l’escalation delle sanzioni finanziarie contro la Russia, fino all’istigazione
di un regime russofobo-nazista in Ucraina e all’attuale conflitto armato.
Purtroppo,
quasi tutte le previsioni fatte sulla base della mia teoria dello sviluppo
economico a lungo termine sono state pienamente confermate. Purtroppo, perché
il tragico corso degli eventi che ha portato il nostro Paese in uno stato di
conflitto armato con l’Ucraina avrebbe potuto essere evitato se le potenze in
carica avessero ascoltato queste previsioni e messo in atto misure
scientificamente fondate per bloccare l’aggressione americana, che avevo
ripetutamente paventato anche in queste pubblicazioni.
Queste
misure sono diventate oggi ancora più urgenti.
Se di
una particolare malattia un medico ha fornito una diagnosi e una prognosi che
sono state completamente confermate, è logico ascoltare le prescrizioni e i
metodi di trattamento da lui offerti. Soprattutto se la malattia ha già
causato patologie potenzialmente mortali.
Cominciamo
con una breve esposizione delle basi teoriche. Stiamo attualmente vivendo un periodo
di cambiamento delle fasi tecnologiche e mondiali, che è sempre accompagnato
rispettivamente da crisi strutturali dell’economia e guerre mondiali.
Il
cambio delle modalità tecnologiche inizia con un aumento multiplo dei prezzi
dell’energia, dopodiché l’economia dei principali Paesi del mondo precipita in
una depressione prolungata, dalla quale si esce attraverso una “tempesta di
innovazione” dopo il crollo delle bolle finanziarie formatesi a causa del
flusso di capitali dalle industrie obsolete al mercato finanziario.
Durante
questo periodo, le tensioni militari e politiche si intensificano e la corsa
agli armamenti spinge l’economia in una nuova lunga ondata di crescita basata
su un nuovo modello tecnologico.
Questo
periodo apre una finestra di opportunità per una svolta economica operata da
nuovi leader tecnologici, svincolati dal dover legare il capitale in industrie
obsolete.
Questo
periodo sta attualmente culminando nella salita di Cina e India ai vertici
dello sviluppo tecnologico ed economico globale sulla base di una nuova
modalità tecnologica, il cui nucleo è un complesso di nanotecnologie,
bioingegneria, informazione, tecnologie digitali, additive e cognitive.
Allo
stesso tempo, si sta svolgendo la transizione verso un nuovo ordine economico
mondiale, il cui fulcro è emerso anche nel sud-est asiatico, basato su un nuovo
sistema convergente di gestione dello sviluppo socio-economico che combina
pianificazione strategica centralizzata e concorrenza di mercato, controllo
statale sulle infrastrutture finanziarie e materiali e sull’imprenditoria
privata, in cui lo Stato integra gli interessi di vari gruppi sociali attorno
all’obiettivo comune di migliorare il benessere pubblico attraverso uno
sviluppo economico avanzato.
Come è
sempre stato in tali periodi, l’élite dirigente dei Paesi centrali dell’ordine
economico mondiale in uscita provoca una guerra mondiale per mantenere la sua
egemonia globale.
Nel
nostro caso, l’élite finanziaria e di potere degli Stati Uniti dispiega una
guerra ibrida per gettare nel caos i Paesi che non controlla, compresi i leader
del nuovo ordine economico e tecnologico mondiale.
Obiettivamente,
i principali rivali di USA e Unione Europea sono Cina e India, il cui tasso di
sviluppo è molte volte superiore e che costituiscono il fulcro del nuovo ordine
economico mondiale, già producendo ed esportando più prodotti.
Ma, soggettivamente, l’élite al potere negli Stati Uniti e
nella UE cerca di schiacciare la Russia, considerandola tradizionalmente il
proprio principale avversario geopolitico.
Allo
stesso tempo, in accordo con le loro idee geopolitiche dei secoli passati,
hanno scelto l’Ucraina come direzione del colpo principale.
Qui
stanno seguendo chiaramente i precetti di Brzezinski, Hitler, Bismarck, nonché
dei Reali austriaci e britannici, che, da due secoli, tentano di strappare
l’Ucraina dalla Russia, dilaniando il mondo russo in parti antagoniste con
l’obiettivo della sua successiva annessione dopo una guerra intestina.
Ma,
mentre oggi cercano di infliggerci il massimo danno per mantenere la loro
egemonia globale, rafforzano notevolmente la posizione della Cina, a favore
della quale si sta spostando lo sfruttamento delle risorse naturali russe e il
mercato dell’EAEU.
Questo
errore geopolitico dei leader occidentali, catastrofico per l’Ucraina, accelera
drammaticamente il cambiamento dei modelli economici mondiali e l’ascesa del
sud-est asiatico in relazione all’Alleanza del Nord Atlantico.
A
causa dei modelli oggettivi del cambiamento delle economie mondiali, gli Stati
Uniti perderanno la guerra ibrida mondiale che hanno lanciato.
In un impeto di russofobia, hanno già giocato
la loro carta vincente contro la Russia: la questione della valuta globale.
Dopo
le “sanzioni infernali” imposte alla Russia con il sequestro di tutti i beni
russi in dollari, euro, sterline e yen, queste valute hanno perso
automaticamente il loro status di valute di riserva mondiale.
Altri
Paesi si trovano ad affrontare l’urgente necessità di creare un nuovo sistema
monetario e finanziario indipendente da esse. La Russia avrebbe potuto essere
un leader in questo processo, se non fosse stato per il predominio degli agenti
di influenza americani nel settore bancario e finanziario.
Il
libro “The
Last World War”, pubblicato sei anni fa, giustificava la necessità di un’ampia coalizione contro la
guerra basata su:
A)-l’abbandono
dell’uso del dollaro come moneta mondiale;
B)-l’imposizione
di un embargo all’importazione di apparecchiature informatiche e all’uso delle
tecnologie dell’informazione e della comunicazione da parte dei Paesi che si
rifiutano di firmare la convenzione mondiale contro il cyberterrorismo (in
primis gli Stati Uniti);
C)-l’imposizione
di sanzioni ai Paesi che violano la convenzione internazionale che vieta lo
sviluppo e l’uso di armi biologiche (ora è ovvio che ne fanno parte anche gli
USA).
Se i
leader dei Paesi SCO e BRICS, oggettivamente interessati a prevenire la guerra
ibrida globale scatenata dagli Stati Uniti, avessero iniziato ad attuare queste
proposte sei anni fa, l’aggressione statunitense oggi sarebbe stata bloccata.
Se fossero state accolte le proposte, da me
avanzate nel 2014, di proteggere non solo la Crimea, ma anche le altre nove
regioni dell’Ucraina meridionale e orientale dai burattini russo-fobici
americani che avevano preso il potere a Kiev, oggi non sarebbero state
necessarie operazioni militari.
Le
popolazioni di queste regioni ci avevano chiesto di proteggerle dai nazisti
allevati dai servizi segreti statunitensi.
Durante
otto anni di occupazione da parte dei servizi segreti statunitensi e
britannici, la coscienza pubblica della popolazione ucraina è stata
riformattata e la generazione più giovane è cresciuta in un’atmosfera di russo-fobobia.
Alla
leadership russa non restava altra scelta che lanciare un’operazione militare
speciale per impedire lo sterminio di massa del popolo russo nel Donbass.
Sono
stati dichiarati i giusti obiettivi di denazificazione e smilitarizzazione
dell’Ucraina.
Il problema, tuttavia, è che il nemico si aspettava
che facessimo proprio questo, per metterci all’angolo con le forze dei nazisti
ucraini che si era allevato.
Non
appena abbiamo iniziato a schiacciarli, siamo stati attaccati con una guerra di
informazione e con sanzioni monetarie.
È
molto importante capire che l’iniziativa sui principali fronti della guerra
ibrida globale – informativo-cognitivo e monetario-finanziario – appartiene interamente
al nemico e la guerra va avanti secondo il suo scenario prestabilito.
Queste
sanzioni sarebbero arrivate comunque: se non avessimo lanciato noi stessi
un’operazione militare speciale, saremmo stati costretti a farlo da un attacco
dell’AFU al Donbass, in condizioni assai peggiori.
Ma ci
siamo trovati in una trappola tesa dai servizi segreti americani e britannici,
che hanno inondato i media mondiali con resoconti di stragi di cittadini
ucraini organizzate dall’esercito ucraino sotto la loro direzione [di Americani
e Britannici] ma attribuite all’esercito russo.
In questo modo hanno vinto la battaglia per
l’opinione pubblica mondiale e sottratto anche più di un trilione di beni russi
che erano sotto la loro giurisdizione.
Anche
questo avrebbe potuto essere evitato se le nostre autorità monetarie avessero
seguito le raccomandazioni sostanziate nel mio libro.
Tuttavia,
nonostante la sconfitta sul fronte informativo-cognitivo e le pesanti perdite
sul fronte valutario-finanziario, la Russia si è notevolmente rafforzata sul
fronte interno.
In
primo luogo, l’influenza della quinta colonna degli agenti di influenza
americani, che non potevano influenzare il presidente della Russia sotto la
minaccia della confisca dei beni stranieri, si è notevolmente indebolita. Sebbene l’oligarchia compradora si
stia facendo in quattro per dimostrare la sua lealtà a Washington e Londra, nel
tentativo di mantenere la loro ricchezza spazzata via dalla Russia, sono visti
lì come un jolly da giocare.
Molti
degli agenti di influenza stranieri che quotidianamente avevano avvelenato la
coscienza pubblica nei media sono semplicemente scappati.
In
secondo luogo, come conseguenza delle sanzioni, è stata automaticamente
cancellata la regola di bilancio secondo la quale i proventi del petrolio e del
gas avrebbero dovuto essere investiti in obbligazioni dei Paesi NATO.
Ora,
queste centinaia di miliardi di rubli sono a disposizione del governo e possono
essere spesi per scopi costruttivi.
In
terzo luogo, con le sue sanzioni, il nemico, ha di fatto, fermato
l’esportazione di capitali dalla Russia, il che crea opportunità finanziarie
per il raddoppio degli investimenti per lo sviluppo dell’economia interna.
In
quarto luogo, il rublo, liberato dalla manipolazione degli speculatori
statunitensi e si è notevolmente rafforzato anche senza riserve valutarie.
E, a
causa del divieto di transazioni in dollari ed euro, è diventato una valuta di
riserva regionale.
In
quinto luogo, il ritiro volontario delle società occidentali dal mercato russo
apre opportunità prima impensabili per la sostituzione delle importazioni.
Se
utilizziamo correttamente tutti questi risultati positivi dell’aggressione
americana per la Russia, allora invece del calo dell’attività economica per un
10% del PIL di quest’anno, come previsto da Washington, potremo ottenere un 10%
di crescita.
Ma,
per fare questo, occorre ristrutturare l’intero sistema di gestione dello
sviluppo economico della Russia sulla base dei “principi del nuovo ordine
economico mondiale”.
Tra
l’altro, la politica monetaria dovrebbe entrare a far parte della
pianificazione strategica, così come il sistema bancario dovrebbe lavorare per
investire nel raggiungimento degli obiettivi di sviluppo socio-economico
programmati dallo Stato.
Nella
loro frenesia di sanzioni anti-russe, gli Stati Uniti hanno gravemente
sbagliato, screditando non solo il dollaro e minando la fiducia nel sistema
monetario e finanziario globale basato su di esso, ma fornendoci anche prove
incontrovertibili sulle violazioni della convenzione internazionale sul divieto
di armi biologiche, nonché la totale falsità della loro politica informativa.
Se
davvero il mondo intero non può essere sempre ingannato, la leadership
statunitense sarà presto smascherata per le sue violazioni delle norme
fondamentali della sicurezza internazionale, per la totale falsità della sua
posizione e delle sue dichiarazioni internazionali e, in definitiva, per
crimini contro l’umanità.
Questo dovrebbe essere il fulcro della nostra politica
estera.
L’apparente natura monolitica del blocco NATO
può essere minata dalla nostra politica, attiva e coerente in questa direzione. Le condizioni sono mature per la
formazione di un’ampia coalizione contro la guerra nelle aree sopra menzionate:
le convenzioni
internazionali sulla sicurezza biologica e informatica.
In
altre parole, ci sono buone opportunità per la nostra controffensiva nella
guerra ibrida globale. Sui suoi fronti principali, il nemico ha esaurito le sue
forze principali e non è più in grado di infliggerci danni. Dopo il sequestro
di tutti i beni russi sotto la sua giurisdizione, non abbiamo altra scelta che creare
il nostro sistema monetario e finanziario sovrano, in grado di moltiplicare
l’attività di investimento e innovazione nella nostra economia.
Dopo
aver inventato flussi di notizie palesemente false su presunti crimini di
guerra in Ucraina, è stato raggiunto un limite, dopo il quale la coscienza
pubblica inizia a chiarirsi e, gradualmente, a capire che questi crimini sono
stati commessi dall’esercito ucraino sotto la guida di curatori americani e
britannici.
Dopo il blocco delle relazioni economiche
estere della Russia con l’Unione Europea, si sta intensificandola crisi
economica relativa quest’ultima, che presto, dovrà vedersela anche con problemi
sociali derivanti dall’inevitabile nuova ondata di profughi affamati
provenienti dall’Africa.
Il
mondo occidentale è ora sull’orlo del disastro, a cui è molto vicino a causa
delle suicide sanzioni anti-russe che si ripercuotono sull’Europa e della
guerra in Ucraina scatenata dai servizi segreti britannici e statunitensi.
Tutto quello che dobbiamo fare è mantenere la nostra posizione.
Non
dobbiamo cedere alle sanzioni, perché non verranno allentate. Non dobbiamo
ritirarci dai territori liberati del mondo russo in Ucraina, perché lì vive il
popolo russo, del cui sostegno abbiamo davvero bisogno.
Non
dobbiamo negoziare con i pupazzi americani, perché probabilmente ci
imbroglieranno di nuovo. Non dobbiamo cedere alle offerte di fare marcia indietro in
cambio dello sblocco dei beni, perché si è trattato di un gesto illegale e
dobbiamo contestare quelle decisioni.
Non
dobbiamo far ritornare dollari, euro e sterline nella nostra economia, perché
ciò comporterebbe nuove esportazioni di capitali.
Dobbiamo
costruire rapidamente un moderno sistema di gestione dello sviluppo economico
basato sul nuovo ordine economico mondiale, che è stato brillantemente messo alla
prova in Cina, India e altri Paesi.
Dobbiamo
creare insieme a loro una coalizione per la rapida formazione di un nuovo
sistema monetario mondiale, finanziario, commerciale ed economico, indipendente
dagli Stati Uniti e dai suoi satelliti.
Per evitare
ricerche, rimando ancora ai miei libri “Leap Forward” e “Management of Economic Development”, che, sulla base della teoria
fondamentale dello sviluppo economico a lungo termine, giustificano le proposte
per il passaggio ad una politica di rapido sviluppo della nostra economia
basata sul nuovo ordine tecnologico attraverso la creazione di istituzioni del
nuovo ordine economico mondiale.
La mia
teoria dello sviluppo economico a lungo termine come processo di cambiamento
dei modi tecnologici ed economici mondiali funziona.
Le
previsioni sviluppate sulla sua base si stanno avverando e le misure proposte
portano benefici tangibili. Mi piacerebbe molto che i lettori, tra i quali ci sono
probabilmente giovani specialisti nel campo del management, le prestassero
attenzione.
(Sergey
Glazyev: katehon.com/en/article/win-and-build-new-world-economy).
IL
“TRATTATO SULLE PANDEMIE”
DARÀ
ALL’OMS LE CHIAVI
DELLA
GOVERNANCE GLOBALE
Comedonchisciotte.org-
Kit Knightly- Markus-( 22 Aprile 2022 )- ci dice :
(Kit
Knightly- off-guardian.org).
Le
clausole suggerite incentiverebbero la segnalazione delle "pandemie"
e punirebbero le nazioni in caso di "non conformità".
Le
prime udienze pubbliche sul proposto “Trattato sulle pandemie” sono terminate e
il prossimo ciclo dovrebbe iniziare a metà giugno.
Abbiamo
cercato di tenere la questione in prima pagina, proprio perché il mainstream è
così desideroso di ignorarla e di continuare a sfornare porno di guerra e
propaganda di parte.
Quando
noi – ed altri – c’eravamo collegati alla pagina della presentazione pubblica,
c’era stata una tale risposta che il sito web dell’OMS si era bloccato per un
po’, o avevano fatto finta che si fosse bloccato in modo che la gente smettesse
di inviare mail.
In
ogni caso, è una vittoria. Speriamo di poterla replicare in estate.
A quel
punto, la prospettiva è che l’attuale scarsa copertura mediatica, per lo più
relegata nelle metaforiche pagine di fondo di internet, si concentrerà sul
rendere il trattato “abbastanza forte” e garantire che i governi nazionali
possano essere “ritenuti responsabili.”
Un
articolo sul Telegraph del Regno Unito del 12 aprile titola:
C’è il
rischio reale che un trattato sulla pandemia possa essere “troppo annacquato”
per fermare nuove epidemie.
L’articolo
si concentra su un rapporto del Panel for a Global Public Health Convention (GPHC) e cita una delle autrici del
rapporto, Dame
Barbara Stocking:
“La
nostra più grande paura […] è che sia troppo facile pensare che la
responsabilità non sia importante. Avere un trattato che non prevede alcun
obbligo, beh, francamente allora non avrebbe senso avere un trattato.”
Il
rapporto del GPHC continua dicendo che l’attuale regolamento sanitario
internazionale è “troppo debole” e chiede la creazione di un nuovo organismo
internazionale “indipendente” per “valutare la preparazione dei governi” e
“rimproverare o lodare pubblicamente i Paesi, a seconda della loro conformità
ad una serie di requisiti concordati.”
Un
altro articolo, pubblicato dalla London School of Economics e firmato da alcuni membri
dell’Alleanza tedesca per il cambiamento climatico e la salute (KLUG), spinge,
in modo anche abbastanza sostenuto, l’idea di “responsabilità” e
“conformità”:
Affinché
questo trattato sia incisivo, l’organizzazione che lo governa deve avere il
potere – politico o legale – di imporre la conformità.
Il
pezzo si rifà poi al rapporto delle Nazioni Unite del maggio 2021 per chiedere
ancora più poteri per l’OMS:
Nella
sua forma attuale, l’OMS non possiede tali poteri […] Per andare avanti con il
trattato, l’OMS ha quindi bisogno di essere potenziata – finanziariamente e
politicamente.
Raccomanda
il coinvolgimento nei negoziati di “attori non statali,” come la Banca
Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale, l’Organizzazione Mondiale del
Commercio e l’Organizzazione Internazionale del Lavoro e suggerisce che il
trattato offra incentivi finanziari per la segnalazione tempestiva di
“emergenze sanitarie” [enfasi aggiunta]:
In
caso di emergenza sanitaria dichiarata, le risorse dovranno affluire ai
Paesi in cui si sta verificando l’emergenza, innescando le dovute risposte,
come finanziamenti e supporto tecnico.
Questi
sono particolarmente rilevanti per i Paesi a basso reddito, e potrebbero essere
utilizzati per incoraggiare e migliorare la condivisione tempestiva delle
informazioni da parte degli stati, rassicurandoli che non saranno soggetti a
sanzioni arbitrarie sul commercio e sui viaggi per la segnalazione
[dell’emergenza], ma che saranno invece dotati delle risorse finanziarie e
tecniche necessarie per rispondere efficacemente all’epidemia.
Ma non
si fermano qui. Sollevano anche la questione della punizione per i Paesi che
dovessero “non conformarsi”:
[Il
trattato dovrebbe possedere] un regime di incentivi adattabile, [comprese] sanzioni
intese come rimproveri pubblici, sanzioni [propriamente] economiche o negazione
di benefici.
Traduciamo
questi suggerimenti dal burocratese:
Se
segnalerete “focolai di malattia” in modo “tempestivo” otterrete le “risorse
finanziarie” per affrontarli.
Se non
segnalerete i focolai di malattia o non seguirete le indicazioni dell’OMS,
perderete gli aiuti internazionali e dovrete affrontare embarghi commerciali e
sanzioni.
Prese
insieme, queste regole proposte incentiverebbero letteralmente la segnalazione
di possibili “focolai di malattia.” Lungi dal prevenire “future
pandemie,” le incoraggerebbero attivamente.
I
governi nazionali che si rifiuterebbero di stare al gioco verrebbero puniti e
quelli che adeguerebbero verrebbero ricompensati, non è una novità. Lo abbiamo
già visto con la Covid.
Due
Paesi africani – Burundi e Tanzania – avevano presidenti che avevano bandito
l’OMS dai loro confini e che si erano rifiutati di assecondare la narrazione
della pandemia. Entrambi i presidenti erano morti inaspettatamente entro pochi mesi da
quella decisione, solo per essere sostituiti da capi di stato che avevano
immediatamente ribaltato le politiche Covid dei loro predecessori.
Meno
di una settimana dopo la morte del presidente Pierre Nkurunziza, il FMI aveva
accettato di condonare quasi 25 milioni di dollari del debito nazionale del
Burundi per aiutare a combattere la “crisi” della Covid 19.
Appena
cinque mesi dopo la morte del presidente John Magufuli, il nuovo governo della
Tanzania aveva ricevuto 600 milioni di dollari dal FMI per “affrontare la
pandemia di Covid 19.”
È
abbastanza chiaro cos’era successo, vero?
I
globalisti avevano appoggiato i colpi di stato e premiato i responsabili con
“aiuti internazionali.” Le proposte per il trattato sulle pandemie non
farebbero altro che legittimare questo processo, spostandolo dai canali occulti
a quelli ufficiali.
Ora,
prima di discutere le implicazioni dei nuovi poteri, ricordiamoci del potere
che l’OMS già possiede:
L’Organizzazione
Mondiale della Sanità è l’unica istituzione al mondo autorizzata a dichiarare
una “pandemia” o un’emergenza di salute pubblica di interesse internazionale
(PEIC).
Il
direttore generale dell’OMS – una posizione non eletta – è l’unico individuo
che ha il controllo di questo potere.
Abbiamo
già visto l’OMS abusare di questi poteri per creare una falsa pandemia dal
nulla… e non sto parlando della Covid.
Prima
del 2008, l’OMS poteva dichiarare una pandemia influenzale solo se c’era “un
numero enorme di morti e di contagi”. E se si era in presenza di un nuovo e
distinto sottotipo [virale]. Nel 2008, l’OMS aveva allentato la definizione di “pandemia
influenzale,” rimuovendo queste due condizioni. Come era stato puntualizzato in una
lettera del 2010 al British Medical Journal, questi cambiamenti significavano
che “molti
virus dell’influenza stagionale ora avrebbero potuto essere classificati come
influenza pandemica.”
Se
l’OMS non avesse apportato questi cambiamenti, l’epidemia di “influenza suina”
del 2009 non avrebbe mai potuto essere chiamata pandemia e, probabilmente,
sarebbe passata senza fare notizia.
Invece,
decine di Paesi avevano speso milioni di dollari per vaccini contro l’influenza
suina di cui non avevano bisogno e che non funzionavano, per combattere una
“pandemia” che aveva provocato meno di 20.000 morti. Si era poi visto che molti dei
responsabili che avevano consigliato all’OMS di dichiarare l’influenza suina
un’emergenza di salute pubblica erano legati finanziariamente ai produttori di
vaccini.
Nonostante
questo esempio storico di palese corruzione, una clausola proposta del trattato
sulle pandemie renderebbe ancora più facile dichiarare una PHEIC. Secondo il rapporto del maggio 2021
“Covid19: Fate che sia l’ultima pandemia” [enfasi aggiunta]:
Le
future dichiarazioni di una PHEIC da parte del direttore generale dell’OMS
dovrebbero essere basate sul principio di precauzione, laddove giustificato.
Sì, il
trattato proposto potrebbe permettere al direttore generale dell’OMS di
dichiarare uno stato di emergenza globale per PREVENIRE una potenziale
pandemia, non in risposta ad una. Una sorta di risposta pandemica pre-crimine.
Se a
questo aggiungiamo il proposto “aiuto finanziario” per le nazioni in via di
sviluppo che segnaleranno le “potenziali emergenze sanitarie,” si può vedere
qual’è il loro intento – essenzialmente corrompere i governi del Terzo Mondo e
dare all’OMS il pretesto per dichiarare lo stato di emergenza.
Conosciamo
già gli altri punti chiave che probabilmente verranno inclusi in un trattato
sulle pandemie. Quasi certamente cercheranno di introdurre i passaporti internazionali
per i vaccini e verseranno fondi nelle tasche di Big Pharma affinché produca
“vaccini” sempre più velocemente e con ancora meno test di sicurezza.
Ma
tutto questo impallidirebbe in confronto ai poteri legali che potrebbero essere
conferiti al direttore generale dell’OMS (o a qualsiasi nuovo organismo
“indipendente” che decidessero di creare) per punire, rimproverare o premiare i
governi nazionali.
Un
“Trattato sulle pandemie” che scavalca o annulla i governi nazionali o locali
consegnerebbe poteri sovranazionali ad un burocrate o ad un “esperto” non
eletto, che potrebbe esercitarli interamente a sua discrezione e con criteri
completamente soggettivi.
Questa
è la definizione stessa di “globalismo tecnocratico”.
(Kit
Knightly- off-guardian.org).
(off-guardian.org/2022/04/19/pandemic-treaty-will-hand-who-keys-to-global-government/).
ECCO
PERCHÉ LA RUSSIA DEVE COMBATTERE
CONTRO
IL “NUOVO ORDINE MONDIALE.”
Comedonchisciotte.org-Robert
Bridge -Markus -(20 Aprile 2022)- ci dice :
(Robert
Bridge- strategic-culture.org)-
La
guerra in Ucraina non è fatta solo per proteggere i confini fisici della Russia
dall'aggressione della NATO.
Per
molti decenni, il termine “Nuovo Ordine Mondiale” è stato discusso ossessivamente
negli Stati Uniti, ma pochi hanno idea di come abbia avuto origine il concetto
e dove gli individui che promuovono questa grande visione desiderano guidare
l’umanità.
Ma una
cosa è certa, la Russia non ne prenderà parte.
Questa
settimana, il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha osservato che uno
degli obiettivi dell’operazione militare di Mosca in Ucraina è quello di porre
fine all’ordine mondiale dominato dagli Stati Uniti, che è categoricamente in
contrasto con la Russia e con il desiderio dei suoi alleati di un sistema
globale multipolare.
“La
nostra operazione militare speciale ha lo scopo di porre fine alla sfacciata
espansione [delle forze NATO] e alla… spinta verso il pieno dominio degli Stati
Uniti e dei loro sudditi occidentali sulla scena mondiale”, ha detto Lavrov al
canale di notizie Rossiya 24.
“Questa
dominazione si basa su gravi violazioni del diritto internazionale e su
normative che vengono enormemente pubblicizzate e inventate caso per caso”, ha
aggiunto il più importante diplomatico russo.
A
parte la domanda se la NATO guidata dagli Stati Uniti darà ascolto agli
avvertimenti di Mosca e fermerà l’avanzata militare al confine con la Russia,
ne esiste un’altra altrettanto critica:
“Cos’è
esattamente il “Nuovo Ordine Mondiale,” e perché il termine suscita così tanta
paura e disgusto?”
Un
invito al controllo globale.
In una
lettera del 15 agosto 1871, il generale confederato Albert Pike, che tra
l’altro era anche un bravo scrittore, aveva inviato al politico e agitatore
rivoluzionario italiano Giuseppe Mazzini una lettera in cui suggeriva la
creazione di un “ordine mondiale unico,” in cui tutte le nazioni avrebbero dovuto sottostare ai
dettami di un’unica autorità. Da allora, vari presidenti degli Stati Uniti hanno fatto gli
interessi di questa “sovrastruttura globale”, ancora da realizzare, che dovrebbe
essere guidata dagli Stati Uniti.
“L’ordine
mondiale che cerchiamo”, aveva detto Franklin D. Roosevelt nel suo discorso del
1941 sullo stato dell’Unione, “è la cooperazione di Paesi liberi, che lavorino
insieme in una società civile e amichevole.”
Più
tardi, anche il presidente degli Stati Uniti Harry S. Truman, responsabile di
aver sganciato non una ma due bombe atomiche su un Giappone quasi sconfitto
nelle ultime ore della Seconda Guerra Mondiale, aveva espresso la sua
ammirazione per “l’ordine mondiale”.
Amico:
“Oh Mike,
il Nuovo Ordine Mondiale è una teoria del complotto.”
Io: “Perché Biden ha letteralmente detto
Nuovo Ordine Mondiale nella sua dichiarazione qualche settimana fa?”
Amico:
“Non
voleva dirlo.”
La
follia della sinistra…o meglio dei “Liberal Dem Usa”.
— Michael Lucy🇺🇸
.
“Oggi,
la grande ricerca dell’umanità è per un ordine mondiale in grado di mantenere
la pace nel mondo”, aveva detto Truman ] durante un’udienza dell’Antico Ordine Arabo dei Nobili
del Santuario Mistico, di cui Truman era un membro orgoglioso .
“Il
tipo di organizzazione mondiale per la quale questa nazione e altre nazioni
democratiche si battono è un’organizzazione mondiale basata sull’accordo
volontario di stati indipendenti”, aveva aggiunto.
In
questi tempi quasi democratici, si può solo immaginare che tipo di coercizione
sarebbe necessaria per convincere le nazioni a sottoporre il loro “accordo
volontario” ad un tale potere unipolare.
Fino
ad ora, la maggior parte dei leader statunitensi ha evitato di usare il termine
vero e proprio, “Nuovo Ordine Mondiale”, il che sembra piuttosto strano considerando che “Novus Ordo Seclorum” (“Nuovo Ordine delle Ere”) era stato inciso sul retro del Gran Sigillo degli Stati Uniti già
nel 1782,
quando Charles
Thomson, uno dei “Padri Fondatori”, aveva presentato il suo progetto al
Congresso Continentale.
MDCCLXXVI
è 1776 in
numeri romani.
Il
sistema di numerazione babilonese è su base sessagesimale “Mistero di Babilonia”
è il nome biblico del diavolo.
Il
triangolo è la rappresentazione matematica di Diabalon
Applicando
il Delta a MDCCLXXVI si ottiene la disposizione numerica di 666 [6]
Questo
sigillo ha attirato non poche febbrili speculazioni da parte dei “teorici della cospirazione”, che
vedono il sigillo – completo di una piramide egizia sormontata da un occhio
onniveggente – come prova che gli Stati Uniti sono governati da una cabala segreta determinata ad
ottenere il dominio globale.
Infatti,
si dice che il termine “Novus Ordo Seclorum” sia stato preso in prestito dal
poeta latino Virgilio, che nella sua quarta Egloga aveva scritto :
“Il
grande ordine dei secoli è nato di nuovo… ora la giustizia e il ritorno del
regno di Saturno.”
Tutto
sommato, sembra strano che una nazione cristiana abbia decorato la sua moneta
più visibile con motivi egizi e riferimenti ad un antico culto pagano.
Non è
necessario, tuttavia, avventurarsi troppo in profondità nella tana del coniglio
per diffidare di qualsiasi politico o governo che promuova l’idea di un sistema di governo
“unico mondiale”. Dopotutto, questa era la morale dietro la Torre di Babele, dove Dio, irritato dagli sforzi umani per
costruire una città e una torre abbastanza alta da raggiungere il cielo, aveva
fatto in modo che gli artefici parlassero lingue diverse, mentre li esiliava ai
quattro angoli della Terra.
Le
allegorie bibliche, tuttavia, raramente hanno indotto gli uomini ambiziosi a riconsiderare
i loro piani sbagliati.
Così,
l’11 settembre 1990, George H.W. Bush, entusiasta della guerra americana nel
Golfo Persico, aveva ripetuto la temuta frase non una, ma due volte.
“Da questi tempi difficili”, aveva detto in una sessione
congiunta del Congresso riferendosi ad un paradiso appena oltre l’orizzonte, “potrà emergere un nuovo ordine
mondiale…
Un’era in cui le nazioni del mondo, est e ovest, nord e sud, potranno
prosperare e vivere in armonia.”
Sembra
molto allettante, vero? Tutto ciò che serve per godere della pace nel mondo, a quanto
pare, è che le nazioni sottomettano la loro libertà e sovranità ad un unico
sovrano, attualmente
un candidato dei globalisti è “Klaus Schwab”.
E più
avanti nel suo discorso: “Ancora una volta, gli Americani… saranno al fianco di Arabi,
Europei, Asiatici e Africani in difesa dei principi e del sogno di un nuovo
ordine mondiale.” Immagino che anche i leoni giaceranno con gli agnelli in
questo paradiso politico.
La
parte critica del passaggio di Bush era stata la sua osservazione: “Da questi tempi difficili”.
La
chiave per creare il “Nuovo Ordine Mondiale,” che queste persone bramano così
disperatamente, è semplicemente il caos.
Il sogno distorto di unire tutte le nazioni
sotto un unico tetto può realizzarsi solo come risultato di un evento
catastrofico, di una tragedia così grande che i Paesi si sottometteranno con
entusiasmo all’egemonia. Questa, ovviamente, è semplicemente dialettica hegeliana,
dove le crisi si formano, le persone reagiscono e lo Stato onnipotente entra in
scena per fornire una soluzione, che, guarda caso, finisce sempre con il provocare
qualche grossa perdita di libertà.
Più di
recente, [anche] il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha menzionato il
famigerato slogan, che, per inciso, potrebbe essere stato ciò che ha spinto
Lavrov a ribadire la sua condanna del “Nuovo Ordine Mondiale”.
“Ora è
un momento in cui le cose stanno cambiando”, ha detto Biden il mese scorso in
una riunione dell’organizzazione lobbistica Business Roundtable.
“Ci
sarà un nuovo ordine mondiale e dovremo guidarlo”.
Alla
faccia del lavoro di gruppo. Biden ha rivelato ciò che è dato per scontato
dall’élite di Washington: ci sarà un nuovo ordine mondiale e gli Stati Uniti “lo
guideranno”.
È
necessario ribadire che la crisi è ciò di cui questi individui impazziti dal
potere hanno bisogno per vedere realizzati i loro piani.
Questo
è stato evidente all’inizio della pandemia di Covid-19, quando Klaus Schwab, presidente del
World Economic Forum e autore di “The Great Reset”, aveva affermato che “la pandemia rappresenta una rara ma
ristretta finestra di opportunità per riflettere, re-immaginare e ripristinare
il nostro mondo”.
Ogni volta che un individuo potente e
altamente influente, in particolare uno che opera al di fuori dei vincoli di un
giusto processo democratico, inizia a blaterare di crisi come “opportunità”,
allora è il momento in cui i campanelli d’allarme dovrebbero iniziare a suonare
a tutto volume.Tenete presente che era stato lo stesso capo del WEF ad organizzare , in collaborazione con la Johns
Hopkins University e la Bill and Melinda Gates Foundation, il cosiddetto Event
201, che
aveva predetto, quasi nei minimi dettagli, come si sarebbe sviluppata la vera
pandemia solo un paio di mesi dopo. Questo non vuol dire che Klaus Schwab sapesse cos’era in
arrivo, probabilmente lui e i suoi colleghi si stavano preparando ad un momento
del genere per realizzare il “Grande Reset”.
Prima
c’era stato il “Project for a New American Century” (PNAC), un think tank
neoconservatore, ormai defunto, fondato nel 1997 da William Kristol e Robert
Kagan che aveva svolto un ruolo importante nel sostenere l’invasione dell’Iraq
del 2003.
In una
delle sue più autorevoli pubblicazioni intitolate “Rebuilding America’s Defenses”
(2000) ,
gli autori, molti dei quali ricoprivano posizioni politiche chiave
nell’amministrazione Bush, avevano lamentato il fatto che “il processo di trasformazione, anche
se porta un cambiamento rivoluzionario, è probabile sia lungo, in mancanza di
un qualche evento catastrofico e catalizzatore, come una nuova Pearl Harbor”.
E
così, quasi esattamente un anno dopo, l’11 settembre 2001, il PNAC aveva avuto
il suo “evento catastrofico e catalizzatore” con gli attacchi terroristici a
Manhattan.
Quell’evento
aveva inaugurato una “Guerra al terrore” decennale che avrebbe visto gli Stati Uniti lottare
per recuperare il ritardo con Russia e Cina, che stavano sviluppando silenziosamente
le loro capacità offensive e difensive mentre l’esercito americano si
dissanguava in conflitti inutili e dispendiosi all’estero.
A
quale genere di crisi in grado di inaugurare questo “Nuovo Ordine Mondiale” dovrebbe
prepararsi l’umanità? Qualsiasi cosa, un collasso economico o un’invasione degli
alieni o una pandemia virale sarebbe
sufficiente allo scopo. Ma la domanda più importante è: che tipo di “Nuovo Ordine
Mondiale” imporrebbero gli Stati Uniti al mondo intero se ne avessero anche
solo una mezza possibilità?
Uno
sguardo superficiale alla traiettoria sociale, culturale e politica degli Stati
Uniti, con la loro strana sperimentazione progressista (per esempio, l’insegnamento dell’ideologia transgender, della teoria critica della razza e
degli stili
di vita sessuali alternativi a livello di scuola elementare da parte di estremisti della cultura della
cancellazione) dovrebbe farci riflettere seriamente.( Oggi essere di sinistra in
America significa essere un “Liberal Dem Usa”. Ossia un bolscevico o un
comunista progressista .Ndr).
La
logica e il comportamento dignitoso sono stati capovolti e questo fa capire ai
Paesi conservatori, come la Russia, che questo non è il tipo di “Nuovo Ordine
Mondiale” a cui vorrebbero partecipare, anche se, teoricamente, sarebbero stati
disposti a collaborare con un progetto così grandioso.
Pertanto,
la guerra in Ucraina non serve solo a proteggere i confini fisici della Russia
dall’aggressione della NATO. La guerra in Ucraina serve a salvare la Russia dalla morte
spirituale, il risultato finale di qualsiasi “Nuovo Ordine Mondiale” imposto
loro da un Occidente moralmente in bancarotta.
A
questo proposito, la Russia sta combattendo una battaglia esistenziale per la
propria stessa anima.
Crepuscolo
degli oligarchi?
Unz.com-Andrew
Joyce- (22 aprile 2022)- ci dice :
Il
tema degli ebrei e del denaro è controverso ed essenziale, eppure non privo dei
suoi aspetti cupamente comici.
A
novembre ho scritto un saggio sulla critica del Dracula di Bram Stoker per le sue presunte
qualità antisemite, e ho notato l'angoscia di uno studioso per una scena in cui
Jonathan
Harker colpisce Dracula con un coltello, tagliando il cappotto del vampiro e
mandando una marea di denaro sul pavimento.
Invece
di fuggire immediatamente, Dracula strappa manciate di denaro prima di correre
attraverso la stanza.
La
studiosa offesa, Sara Libby Robinson, si è lamentata del fatto che "Questa dimostrazione di mettere la
conservazione del proprio denaro alla pari con la conservazione della propria
vita dimostra che gli stereotipi riguardanti gli ebrei e il loro denaro erano
vivi e vegeti alla fine del diciannovesimo secolo".
Coloro
che trascorrono abbastanza tempo ad osservare gli ebrei, tuttavia, sapranno che
la cosa curiosa di loro è che gli stereotipi associati hanno la strana
abitudine di trovare costanti conferme empiriche.
Prendiamo,
ad esempio, un recente articolo di notizie che sottolinea che Israele ha
sperimentato un afflusso di rifugiati ebrei dall'invasione dell'Ucraina da
parte di Putin il 24 febbraio.
La battuta finale è che l'afflusso ha coinvolto molti
più rifugiati economici dalla Russia, che stanno cercando sollievo dalle
sanzioni occidentali e abbassando i valori valutari, rispetto agli ebrei
ucraini che cercano sicurezza dalla violenza.
Di
fronte alla guerra, gli ebrei stanno davvero "mettendo la conservazione del proprio
denaro alla pari con la conservazione della propria vita".
In uno
dei miei aneddoti preferiti della crisi ucraina fino ad ora, l'avvocato
russo-israeliano per l'immigrazione Eli Gervits afferma di aver ricevuto migliaia di chiamate
da ebrei russi che lanciavano un appello che chiama SOS: "Salva i nostri risparmi".
Questa
straordinaria storia è emblematica del fatto che la guerra di Putin in Ucraina
è un netto negativo per l'oligarchia ebraica internazionale con sede in Russia e le reti ebraiche internazionali
che sopravvivono e prosperano grazie al loro patrocinio.
La
caduta di Moshe Kantor.
Poche
cose mi hanno sollevato il morale negli ultimi tempi come la notizia che il
governo britannico ha finalmente imposto sanzioni a Moshe Kantor.
Miliardario
russo, oligarca pernicioso e un tempo presidente nientemeno che del Congresso ebraico europeo, del
Consiglio europeo per la tolleranza e la riconciliazione, della World Holocaust
Forum Foundation, del Fondo ebraico europeo e del Consiglio politico del
Congresso ebraico mondiale, Kantor è l'attivista ebreo fortemente identificato per
eccellenza, pienamente impegnato nel progresso degli interessi del suo gruppo
etnico.
Devoto
sionista, Kantor è un cittadino di Israele, così come della Russia e del Regno
Unito.
Kantor,
con la sua curiosa miscela di cittadinanze, non ha tanto attraversato Oriente e
Occidente quanto usato il saccheggio nel primo per alimentare l'attivismo nel
secondo.
Uno
dei suoi progetti principali negli ultimi anni è stato quello di fare pressione
sull'Unione europea per maggiori restrizioni alla libertà individuale e per
l'imposizione di un vasto apparato draconiano per la protezione e
l'applicazione del multiculturalismo in tutto il continente.
Nel
suo trattato Manifesto per la tolleranza sicura, Kantor scrive con stile orwelliano
che "le
restrizioni sono necessarie per la libertà di vivere una vita sicura".
Leggendo
tra le righe, il messaggio diventa più chiaro: "Le restrizioni agli europei
sono necessarie per la libertà degli ebrei di vivere una vita sicura". Tra le proposte di Kantor c'era la
creazione di un apparato continentale per la sorveglianza di Internet contro
gli oppositori del multiculturalismo, la promozione forzata e
l'"educazione" sul multiculturalismo in tutta Europa e un
significativo aumento delle pene detentive per tutte le infrazioni contro il
culto della diversità.
Kantor
è sfuggito all'ondata di sanzioni occidentali contro le élite russe (spesso
ebraiche) fino alla scorsa settimana, ma è stato finalmente preso di mira a
causa del suo ruolo di maggiore azionista della società di fertilizzanti Acron,
che ha legami strategici con il governo russo.
Inutile dire che la sanzione di un altro dei
loro oligarchi estremamente influenti sta inviando onde d'urto attraverso le
istituzioni ebraiche internazionali che dipendono dalla ricchezza e
dall'influenza di tali figure. Il 6 aprile, il Congresso ebraico europeo, il
principale veicolo di Kantor per l'avanzamento della sua guerra alle libertà
europee, ha rilasciato una dichiarazione sottolineando che si trattava di punti di vista.
E’ profondamente scioccato e sconvolto dalla
decisione odierna del governo britannico di sanzionare il dottor Moshe Kantor,
presidente del Congresso ebraico europeo, della World Holocaust Forum
Foundation e del Consiglio europeo per la tolleranza e la riconciliazione.
La decisione è fuorviante e priva di qualsiasi
merito fattuale o basato sull'evidenza.
Il
dottor Kantor è un cittadino britannico che ha vissuto per oltre tre decenni in
Europa occidentale, molti dei quali sono stati nel Regno Unito. È un leader
ebreo di lunga data e rispettato, che ha dedicato la sua vita alla sicurezza e
al benessere delle comunità ebraiche europee e alla lotta contro l'antisemitismo,
il razzismo e la xenofobia. ... Chiediamo che questa decisione venga annullata
il prima possibile.
Moshe
Kantor .
La
dichiarazione più recente rilasciata dal governo britannico è poco dettagliata,
affermando solo che Kantor sarà soggetto a un "congelamento dei beni". D
al
momento che Kantor possiede, e trascorre molto tempo in, una villa sostanziale
sulla Winnington Road di Londra, dove i prezzi degli immobili sono in media di
oltre $ 8 milioni, questo è sicuramente un punto dolente per l'oligarca.
Molto
più preoccupante per Kantor è che l'Unione europea ha seguito l'esempio pochi
giorni dopo, emettendo i propri congelamenti dei beni e divieti di viaggio. I
suoi conti bancari, le sue case e altri interessi economici in tutto il
continente sono stati bloccati.
L'Ungheria
e l'Austria, influenzate dalle simpatie sioniste, hanno entrambe tentato di
salvare Kantor dalle sanzioni, con l'inviato ungherese che ha espresso
"sorpresa per la lista nera di qualcuno che ha descritto come un uomo
altamente decorato".
Tuttavia,
la strategia di Kantor di essere un boss orientale e un predicatore
multiculturalista occidentale è stata demolita dal conflitto ucraino.
Come un gioco di sedie musicali, scopre che la
musica si è fermata e lui è rimasto in piedi, con le mani piene di beni russi
che una volta erano così preziosi e centrali per il suo potere.
Ironia
della sorte, gli inviati di Estonia e Lituania, due paesi accusati di
antisemitismo e fascismo dalla Russia, hanno esortato con successo i loro
partner a
non rimuovere Kantor, uno degli attivisti ebrei più influenti in Europa, dalla
lista.
E così
il povero Moshe, che una volta proponeva che le restrizioni fossero un percorso
verso la libertà, ora dovrà vivere secondo le sue stesse parole.
Mentre le sue case e i suoi beni vengono sequestrati
dai governi europei, mentre il valore delle sue aziende diminuisce, e mentre si
ritrova con meno posti dove andare, posso solo offrire a Moshe la
rassicurazione del suo stesso detto: le restrizioni sono necessarie per la libertà
di vivere una vita sicura!
Come
leader di così tanti gruppi e promotore in così tanti alti circoli, Kantor
soddisfa le qualifiche dei primi moderni stadtlan, ebrei di corte del primo
periodo moderno che vantavano una ricchezza significativa e relazioni intense
con le élite non ebraiche.
Ed
esemplifica molte delle stesse qualità, agendo sempre in ruoli di intercessione
non eletti ma altamente influenti, cercando di migliorare i vantaggi tattici e
materiali della sua tribù.
Guardate
qualsiasi paese di importanza e troverete non solo una cricca ebraica
incastonata nel cuore della sua macchina politica, ma spesso anche un piccolo
numero di individui ebrei così influenti da poter essere considerati attori
politici a pieno titolo.
Queste
figure sono la punta della lancia dell'attivismo ebraico, e in passato tali
uomini e le loro famiglie sono stati così influenti nel corso della storia che
i loro nomi sono passati nel linguaggio comune – Rothschild, Schiff, Warburg e
corollari più moderni come Soros, Adelson e la costellazione di miliardari
ebrei che infestano l'Ucraina e orbitano attorno a Vladimir Putin.
Per
queste élite ebraiche orientali, la guerra in Ucraina ha avuto l'effetto
doppiamente preoccupante di avere un impatto sulle loro finanze e di aumentare
il loro profilo.
Petr Aven, Mikhail Fridman, German Kahn, Roman
Abramovich, Alexander Klyachin, Yuri Milner, Vadim Moshkovich, Mikhail
Prokhorov, Andrey Rappoport, Arkady Rotenberg, Boris Rotenberg, Igor Rotenberg,
Viktor Vekselberg, God Nisanov, Oleg Deripaska, Alexander Abramov, Gavril
Yushvaev, Zarakh Iliev, Vladimir Yevtushenkov, Arkady Volozh, Eugene Schvidler,
Leonid Simanovskiy, Yuri Shefler, Kirill Shamalov, Aleksandr Mamut, Lev
Kvetnoy, Yevgeniy Kasperskiy, Yuriy Gushchin, Oleg Boyko, Leonid Boguslavskiy, sono solo alcuni di quelli che si
sono nascosti in bella vista per qualche tempo, ma ora si trovano non solo
discussi, sanzionati e inseriti nella lista nera, ma anche raggruppati in liste
che evidenziano i modelli sorprendenti della loro accumulazione di ricchezza e
partnership etnica.
Nel
2018 il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha pubblicato un elenco di
russi che stavano prendendo in considerazione per le sanzioni, e l'elenco ha
continuato a causare disagio nei circoli ebraici.
Il Times of Israel ha recentemente cercato di
minimizzare l'importanza ebraica sostenendo che "Almeno 18 delle figure [della lista
del Tesoro] sono oligarchi ebrei", aggiungendo che l'elenco è composto da 210
nomi (il che significa una rappresentanza ebraica dell'8,5%).
Ma non
menzionano che il Tesoro ha separato la loro lista in 114 politici e 96
oligarchi,
e ci sono infatti 29 oligarchi ebrei confermati in quest'ultima lista, con
altri due (Aras Algarov e Alisher Usmanov) sposati con ebrei e cresciuti figli
ebrei. In altre parole, almeno il 30% degli
oligarchi più influenti della Russia sono ebrei in un paese in cui gli ebrei
costituiscono circa lo 0,1% della popolazione. Non si può onestamente parlare
degli oligarchi orientali senza discutere a un certo livello degli ebrei.
Gli
ebrei miliardari della Russia potrebbero essere quasi intoccabili, ma hanno una
storia di preoccupazione che la loro ebraicità possa diventare un argomento di
discussione pubblica. Nel 1998, l'Irish Times pubblicò un articolo che delineava
l'inizio della fine dell'era Eltsin.
Intitolato "La Russia si inchina al
dominio dei sette banchieri", l'articolo spiegava che la Russia era caduta
in gran parte nelle mani di sei finanzieri ebrei (Boris Berezovsky, Vladimir
Guzinsky, Alexander Smolensky, Mikhail Khodorkovsky, Mikhail Fridman e Vitaly
Malkin) e un gentile simbolico (Vladimir Potanin). La parte più interessante
del pezzo è la discussione della vecchia strategia ebraica di usare un frontman
europeo per mascherare la natura ebraica della struttura di potere:
Nel
periodo precedente alle elezioni del 1996, i magnati contribuirono con milioni
di dollari alla campagna per la rielezione di Eltsin, spinti da Berezovsky, che
in seguito si vantò che i sette membri del club controllavano metà
dell'economia russa.
Era
un'esagerazione, ma rifletteva la loro arroganza.
Dopo
le elezioni, secondo diverse fonti, i magnati si sono incontrati e hanno deciso
di inserirne uno proprio nel governo. Hanno discusso su chi – e hanno
scelto Potanin, che è diventato vice primo ministro. Uno dei motivi per cui scelsero
Potanin fu che non è ebreo, e la maggior parte degli altri lo sono. Temevano
una reazione contro i banchieri ebrei.
Il
crescente controllo di Putin sugli oligarchi ebrei.
Come
per Eltsin, i sette banchieri, in particolare Berezovsky, inizialmente
affermarono di aver promosso Putin e insistettero sulla sua candidatura a primo
ministro e presidente. Come ha sottolineato il Guardian nel 2013, il difetto fatale di Berezovsky era
semplice: ha frainteso Putin:
Berezovsky
incontrò Putin nei primi anni 1990, quando la spia del KGB lavorava per il
sindaco di San Pietroburgo.
I due
hanno socializzato e persino sciato insieme in Svizzera.
Alla
fine degli anni 1990, Putin era diventato capo dell'FSB, l'agenzia successore
del KGB. L'entourage di Eltsin stava cercando un successore del presidente
malato. Hanno
inviato Berezovsky per offrire il lavoro a Putin – che è diventato primo
ministro nell'estate del 1999, succedendo a Eltsin come presidente ad interim
sei mesi dopo.
Berezovsky
aveva calcolato che il suo amico sarebbe stato un successore flessibile – e che
lui, l'ultimo insider del Cremlino, avrebbe continuato a tirare le fila. Divenne subito evidente che Putin
aveva la sua visione della Russia: un luogo più oscuro, meno democratico, in
cui le agenzie di spionaggio del paese avrebbero svolto un ruolo di
avanguardia, e con Putin inequivocabilmente al comando. I due si scontrarono;
Putin ha sequestrato la stazione televisiva ORT di Berezovky; e Berezovsky si
trasferì a Londra. La loro faida fu brutta e alla fine portò alla morte di
Berezovsky all'età di 67 anni in esilio.
Altri
membri della Semibankirschina (Sette banchieri) furono esiliati o messi alle
strette.
Gusinsky
lasciò la Russia nel 2000 in seguito alle accuse di appropriazione indebita di
fondi.
Khodorkovsky
è stato arrestato dalle autorità russe nel 2003 e accusato di frode. Ha
scontato 10 anni di carcere, durante i quali la sua ricchezza è stata decimata,
ed è fuggito in Svizzera e poi a Londra dopo il suo rilascio.
Alexander
Smolensky vendette molti dei suoi beni, abbassò il suo profilo e, secondo
quanto riferito, si trasferì a Vienna.
Vitaly
Malkin è diventato un lealista di Putin, mentre cercava per quasi 20 anni di trasferirsi
in Canada, investendo milioni a Toronto e prendendo la cittadinanza israeliana.
Curiosamente,
Vladimir Potanin, l'unico gentile tra i Semibankirchina, prosperò di più sotto
Putin, diventando l'uomo più ricco della Russia.
Mikhail
Fridman, nato in Ucraina, ha guidato un corso per lo più costante,
concentrandosi su questioni finanziarie, coltivando un personaggio Est-Ovest
dalla sua villa londinese ed evitando scontri politici.
Le
ruote hanno recentemente iniziato a staccarsi per Fridman, tuttavia, grazie al
conflitto ucraino e al suo desiderio di evitare ripercussioni finanziarie
personali.
Fridman
è stato uno dei primi oligarchi a chiarire la sua opposizione alla guerra, e in
una successiva intervista a Bloomberg ha ammesso che la sua dichiarazione che
denuncia il conflitto come una tragedia "potrebbe rendere pericoloso per
lui tornare in Russia".
L'intervista a Bloomberg evidenzia lo shock
che Fridman ha provato nel ritrovarsi congelato fuori dalla sfera occidentale
nonostante, come Moshe Kantor, abbia investito anni in un attento networking:
Niente
di tutto questo lo aiutò a evitare il destino di alcuni magnati russi.
Né i
suoi anni di networking negli Stati Uniti e in Europa.
Il 28
febbraio il suo avvocato lo ha tirato fuori da un incontro con la notizia che
l'Unione Europea aveva sanzionato lui e il suo socio in affari di lunga data,
Petr Aven [anche ebreo], che era a capo di Alfa-Bank, la più grande banca
privata della Russia e una parte fondamentale del consorzio Alfa Group di
Fridman. L'avvocato ha iniziato a snocciolare
ciò che significava: divieti di viaggio, conti congelati. Fridman riusciva a
malapena a registrare le parole. "Ero sotto shock", mi dice.
"Quasi non capivo cosa stesse dicendo."
Fridman
sostiene che le sanzioni sono politicamente inutili perché gli oligarchi non
hanno alcuna influenza su Putin, solo rapporti d'affari:
Ciò
che gli è chiaro ora, dice, è che l'UE non capisce come funziona effettivamente
il potere in Russia.
Se il
punto delle sanzioni è motivare persone come lui ad esercitare pressioni su
Vladimir Putin, dice, è peggio che irrealistico. "
Non
sono mai stato in nessuna compagnia statale o posizione statale", dice Fridman.
"Se le persone che sono al comando
nell'UE credono che a causa delle sanzioni, potrei avvicinarmi a Putin e dirgli
di fermare la guerra, e funzionerà, allora temo che siamo tutti in grossi guai.
Ciò
significa che coloro che stanno prendendo questa decisione non capiscono nulla
di come funziona la Russia. E questo è pericoloso per il futuro".
Le
sanzioni e altri impatti economici della guerra hanno già spazzato via un terzo
della ricchezza di Fridman, e sebbene sia ancora incredibilmente ricco, è più o
meno intrappolato a Londra e non ha accesso al contante.
Stephanie
Baker, intervistando Fridman per Bloomberg, sottolinea che "ora deve
richiedere una licenza per spendere soldi, e il governo britannico determinerà
se qualsiasi richiesta è 'ragionevole'".
Le
organizzazioni ebraiche in Ucraina continuano a chiamarlo chiedendogli di
progredire su una donazione di 10 milioni di dollari che ha promesso loro ma
che non può più soddisfare. Baker aggiunge:
L'argomento
di Fridman secondo cui non è posizionato per esercitare influenza sul Cremlino
riflette come il ruolo dei miliardari russi sia stato capovolto dal 1990.
A quel tempo, Fridman era uno dei sette
oligarchi originali, la semibankirschina. Come gruppo hanno sostenuto la
campagna per la rielezione del presidente Boris Eltsin e hanno avuto influenza
sul Cremlino. Quando Putin è salito al potere nel 2000, ha imposto il suo modello: il
nuovo accordo era che se fossero rimasti fuori dalla politica, avrebbero potuto
continuare a gestire le loro attività. Putin ha distrutto gli oligarchi che
hanno violato quell'accordo.
L'incapacità
di Fridman di contenere la sua frustrazione per le sanzioni e la volontà di
esprimere opposizione alla guerra, potrebbero segnare la fine del suo
coinvolgimento diretto nella vita russa.
Forse
più di ogni altro oligarca, le sue azioni hanno provocato l'ormai famigerato
discorso in cui Putin ha attaccato gli oligarchi contro la guerra che cercano i
propri interessi economici:
Il
popolo russo sarà sempre in grado di distinguere i veri patrioti dalla feccia e
dai traditori e semplicemente li sputerà fuori come un moscerino che
accidentalmente volò nelle loro bocche – sputandoli sul marciapiede. ... Sono convinto che una tale
naturale e necessaria auto-purificazione della società non farà che rafforzare
il nostro Paese, la nostra solidarietà, coesione e disponibilità a rispondere a
qualsiasi sfida.
"Una
naturale e necessaria auto-purificazione della società."
La
notizia che migliaia di ebrei russi stanno fuggendo in Israele per proteggere i
loro soldi, e i continui segnali che molti oligarchi ebrei ora al di fuori
della Russia potrebbero non tornare mai più, suggeriscono che la "naturale
e necessaria auto-purificazione della società" di Putin comporterà una
riduzione della presenza ebraica, della ricchezza ebraica e dell'influenza
ebraica nel paese.
Oltre agli oligarchi già menzionati, ci sono diversi
miliardari ebrei, tra cui boris Mints, recentemente sanzionato, nelle liste dei
più ricercati russi, per una varietà di crimini tra cui appropriazione indebita
e frode.
Leonid
Nevzlin, oligarca ebreo, amico dell'esiliato Khodorkovsky ed ex magnate del
petrolio fuggito in Israele dalla Russia 20 anni fa per sfuggire all'ergastolo
per omicidio e crimini finanziari, ha recentemente intrapreso l'atto simbolico
di rinunciare alla cittadinanza russa.
Le
richieste russe di estradizione di Nevzlin sono state ripetutamente ignorate da
Israele.
Nevzlin
ha recentemente detto a un giornalista: "Sono stato uno dei primi ad
essere colpito da Putin. Ha gettato i miei amici in prigione e ne ha uccisi
alcuni".
Uno
degli aspetti più affascinanti della carriera politica di Putin è che combina
un filo-semitismo retorico e performativo spesso appariscente con azioni che
danneggiano o ostacolano direttamente gli interessi ebraici.
Come
accennato in un precedente saggio, Putin è uno dei principali promotori europei
della narrativa dell'Olocausto, ma è una narrazione dell'Olocausto
significativamente meno utile agli ebrei rispetto alla versione hollywoodiana /
spielbergiana a cui siamo così abituati in Occidente.
È una narrazione dell'Olocausto spogliata
dell'esclusività ebraica, intrisa di codici morali geopolitici favorevoli
principalmente alla Russia, e spudoratamente diretta da e per Mosca piuttosto
che da Gerusalemme.
In un
altro curioso esempio di retorica che si scontra con la realtà, nel 2016 Putin
ha invitato gli ebrei a venire a stabilirsi in massa in Russia, presumibilmente
sapendo benissimo che migliaia di ebrei stavano già lasciando la Russia a un
ritmo sempre più rapido. Nel 2014, più del doppio del numero di ebrei che hanno
lasciato la Russia rispetto a qualsiasi altro dei precedenti 16 anni.
Uno
dei punti di forza di Putin nel superare il potere finanziario ebraico al più
alto livello, cosa che ha indiscutibilmente fatto, potrebbe avere la sua base
nel fatto che non è un antisemita nella comprensione classica.
Potrebbe
anche non pensare in termini razziali, ma, come ex membro dei servizi segreti,
è finemente sintonizzato su cricche, intrighi, sovversioni e sottigliezze
dell'identità – i tratti distintivi standard dell'attivismo ebraico nelle
culture europee.
Sembra
pienamente in grado di eliminare tali strategie quando le affronta su base
individuale e con il potere autocratico.
Può
deporre un Berezovsky, per esempio, non sulla base dell'ebraicità, ma,
tuttavia, su certi comportamenti e associazioni che sono una conseguenza
dell'ebraicità.
Dicono che un orologio rotto sarà ancora
giusto due volte al giorno, e allo stesso modo se si propone di eliminare le
strategie opposte e basate sul gruppo, anche in modo "cieco alla
razza", allora gli scontri con gli ebrei diventano inevitabili.
In
questo modo, Putin è una sorta di antisemita accidentale, o piuttosto
incidentale, che ha dominato o eliminato i finanzieri ebrei nel suo paese in un
modo probabilmente non visto dai tempi degli ebrei di Corte e dell'ascesa della
democrazia parlamentare.
Ebrei
come guerrafondai e pacifisti.
C'è
un'ironia nell'ultima situazione dei finanzieri ebrei russi, dato che la
guerra, storicamente, è stata molto buona per gli ebrei. Per questo motivo, vale la pena
cercare alcuni precedenti storici e paralleli. Derek Penslar, nel suo Jews and the
Military (2013), pubblicato a Princeton, sottolinea che gli ebrei potrebbero
essere noti per sottrarsi al servizio militare effettivo, ma sono stati
prolifici nel trarre profitto dai conflitti in tutto il mondo:
Gli
ebrei erano coinvolti in modo prominente in un sistema bancario internazionale
che traeva notevoli profitti dal prestito di fondi direttamente ai governi o
dall'imballaggio e dalla vendita del debito pubblico.
Gran
parte di questa attività ha avuto luogo durante o sulla scia delle guerre. Durante la guerra civile americana,
il debito del governo dell'Unione salì alle stelle da $ 65 milioni a $ 3
miliardi, circa il 30% del prodotto interno lordo dell'Unione.
Gran
parte di quel debito è stato commercializzato sotto forma di titoli di stato in
piccoli tagli e acquistato da cittadini comuni.
I Rothschild avevano aperto la strada a questa pratica
in Francia durante gli anni 1830, e il banchiere Joseph Seligman la raccolse
negli Stati Uniti durante la guerra civile. Dopo la guerra, i Seligman, insieme
ai banchieri Mayer Lehman e Jacob Schiff, commercializzarono energicamente
obbligazioni statunitensi e quelle dei governi degli stati meridionali a corto
di liquidità.
Fu
Schiff a fornire circa 200 milioni di dollari in prestiti al Giappone per
alimentare i suoi obiettivi espansionistici in Estremo Oriente contro una
Russia zarista molto odiata dagli ebrei, e furono i Seligman che
"incoraggiarono l'intervento degli Stati Uniti in Colombia nel 1903 per
ritagliarsi un Panama quasi indipendente, dove i Seligman avevano investito in
terreni lungo la futura rotta del canale".
Uno degli esempi più ovvi e noti di una guerra
per gli interessi ebraici è naturalmente la guerra boera, 1899-1902.
Il
Sudafrica era stato considerato un ristagno rurale dagli ebrei fino a quando
uno sciopero dei diamanti nel 1884 e la scoperta dell'oro nel Witwatersrand nel
1887. In
seguito a questi eventi ci fu un consistente afflusso di commercianti ebrei,
che divennero rapidamente una cricca di milionari.
Claire Hirschfeld, scrivendo sul Journal of
Contemporary History, descrive come gli ebrei "furono in grado in un
periodo di tempo relativamente breve di creare potenti sindacati finanziari e
imperi estesi all'interno di una repubblica boera di agricoltori ancora
aggrappati a uno stile di vita pastorale".
Il potere finanziario si trasformò presto in
un desiderio di raggiungere il dominio politico, che richiese il rovesciamento
dei boeri.
Ciò
richiederebbe l'uso dell'esercito britannico, e Hirschfeld sottolinea che gran
parte della febbre per la guerra è stata montata da una stampa britannica
dominata dagli ebrei:
il Daily News di Oppenheim, il Evening News di
Marks, la St. James Gazette di Steinkopf e il Daily Telegraph di Levi-Lawson.
Uno
dei principali oppositori della guerra fu il marxista inglese Henry M. Hyndman,
che accusò i "signori semitici della stampa" di perseguitare il
governo in una "guerra criminale di aggressione" in Sud Africa. Fu raggiunto dall'editore del
giornale di Reynolds, W. H. Thompson, che scrisse all'inizio della guerra:
Alla
base della guerra ci sono i sindacati ebraici e i milionari ... contando i
polli a breve da covare. ... La Borsa tira le fila e il governo balla. Ma
dietro la Borsa c'è la sinistra figura dell'ebreo finanziario che sta
gradualmente invischiando il mondo nelle fatiche della rete di denaro che giorno e notte
la grande massoneria razziale sta girando in ogni angolo del globo.
Penslar
concorda sul fatto che gli ebrei lavorarono insieme per trarre profitto dalla
guerra, scrivendo che "è un dato di fatto, non una fantasia antisemita,
che gli ebrei hanno svolto un ruolo vitale nel coordinare l'assegnazione delle
materie prime durante la prima guerra mondiale, non solo in Germania ma anche
negli Stati Uniti".
Ciò comportava la sovrapposizione di cricche
di ebrei che traevano profitto da ogni aspetto della produzione bellica.
Al
contrario, gli ebrei possono capovolgere l'interruttore pacifista quando si
ritiene che la guerra possa danneggiare i loro interessi.
Penslar
sottolinea che i Rothschild temevano nel 1914 che "una guerra potesse
dividere la grande dinastia bancaria", mentre Max Warburg iniziò a
scaricare frettolosamente le sue azioni in società che commerciavano sulla
borsa di Vienna. Il barone Rothschild ha supplicato il Times di abbassare i toni della sua
retorica anti-tedesca, solo che l'editore ha pubblicamente replicato a questo
"sporco tentativo finanziario tedesco-ebraico di costringerci a sostenere
la neutralità". Il magnate tedesco-ebreo Albert Ballin guardò scoraggiato quando
la sua flotta mercantile affondò sul fondo dell'Atlantico.
Conclusione.
L'attuale
guerra in Ucraina porta più echi di Ballin che della guerra contro i boeri.
Di
fronte all'invasione russa e alla perenne domanda "è un bene per gli
ebrei?" gli oligarchi ebrei sparsi della Russia probabilmente
risponderebbero a un sonoro "No".
La
ragione più importante sarebbe, naturalmente, il declino della loro ricchezza
individuale e collettiva.
Miliardi
sono stati cancellati dai loro conti, le loro attività sono state ostacolate,
il loro movimento e la loro capacità di fare affari sono limitati e il loro
accesso al contante è limitato.
La
natura della finanza internazionale – politicamente, filosoficamente e
tecnologicamente – si è evoluta a tal punto che il profitto ebraico nel vecchio
stile è più difficile che mai. Inoltre, ha anche reso il targeting individuale dei finanzieri nel
contesto del conflitto e della guerra non solo fattibile, ma facile e
immediato.
Gli
oligarchi si trovano tra una roccia e un luogo difficile, visti con ostilità e
sospetto dall'Occidente, nonostante anni di promozione dell'Olocausto e
filantropia ebraica (come se questo in realtà contribuisse a qualcosa per
l'Occidente), e sempre più lontani e timorosi del Cremlino.
Il
luogo di insediamento naturale per la maggior parte di loro è Israele, che a
sua volta cerca di coltivare un rapporto sia con l'Oriente che con l'Occidente,
lasciando cadere l'uno e fulvando l'altro secondo i venti dei suoi bisogni.
Anche gli israeliani, tuttavia, vedono gli oligarchi come "tossici" e
sono stati avvertiti dal governo degli Stati Uniti di prendere "denaro
sporco".
Forbes
ha discusso le speculazioni di alcuni esperti secondo cui Putin è segretamente
felice del crepuscolo degli oligarchi. Le sanzioni possono
costringerli a vendite di asset che alla fine avvantaggiano le sue agenzie di
sicurezza.
Oppure
potrebbero tornare in Russia ed essere costretti non solo a investire
nell'economia russa piuttosto che diffondere la loro ricchezza a livello
globale (come imperi immobiliari a Londra, yacht opulenti ecc.), Ma anche ad adottare una posizione
ancora più servile sotto Putin.
La
diminuzione degli oligarchi porterà a una vasta diminuzione nelle casse delle
organizzazioni ebraiche internazionali.
Un
pozzo finanziario chiave si sarà prosciugato.
La
guerra di Putin potrebbe aver soffiato un po' di verità in una versione modificata del
detto di Moshe Kantor: le restrizioni ai finanzieri ebrei sono necessarie per la
libertà di vivere una vita sicura.
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