RAZIONAMENTO IN ITALIA DAL 2022.

 RAZIONAMENTO IN ITALIA DAL 2022.

 

Dal 1° maggio parte il Razionamento…

nel Silenzio della Stampa

Conoscenzealconfine.it- ( 24 Aprile 2022)- Redazione-ci dice :

 

Il governo ha già deciso. Ecco cosa non si potrà più fare…

Nel giro di una manciata di giorni gli italiani sono passati dai toni rassicuranti di un governo che predicava calma, sicuro di poter far fronte a qualsiasi complicazione figlia della guerra in Ucraina, alla certezza che nei prossimi mesi serviranno sacrifici. Saremo noi, ancora una volta, a pagare a carissimo prezzo le scelte dell’Unione Europea, a partire dall’embargo sul gas proveniente da Mosca.

Con gli Stati Uniti che, d’altro canto, ci chiedono sforzi senza offrirci in cambio aiuti per far fronte all’inevitabile emergenza energetica. E così da maggio prenderà il via “l’operazione termostato”.

Come spiegato dal Corriere della Sera, il piano del governo per tagliare i consumi di elettricità e quindi gas entrerà nel vivo a partire dall’estate, con l’obiettivo di risparmiare 4 miliardi di metri cubi nel 2022.

 In che modo?

“Abbassando la temperatura negli edifici pubblici in una prima fase e riducendo l’uso dei condizionatori. Il tutto dal primo maggio al 31 marzo 2023. Resta però aperto il nodo dei controlli nei singoli edifici e la possibilità di estendere le regole anche ai privati”.

Proviamo a fare il punto: in commissione Ambiente e attività produttive è stato approvato un emendamento del M5S al decreto Energia che impone una stretta su termosifoni e condizionatori delle pubbliche amministrazioni e delle scuole. La media ponderata delle temperature non dovrà superare i 19 gradi centigradi in inverno e non dovrà essere inferiore ai 27 d’estate.

Una misura che al momento non sarà applicata a ospedali, cliniche e case di cura.

In caso di violazione, multe dai 500 ai 3 mila euro, con i controlli che andrebbero fatti, in teoria, di immobile in immobile.

Difficile immaginare che questo sia realmente possibile, soprattutto se, come si pensa, in futuro la norma dovesse essere estesa anche alle aziende e forse alle case private (sfornare buffonate su buffonate ormai è lo sport preferito da questi maniaci psicopatici al governo; ogni pretesto è buono per controllarci e toglierci libertà. Vogliono abituarci a dipendere da questo stillicidio continuo di decisioni calate dall’alto – nota di conoscenzealconfine.it)

Al momento, nelle abitazioni “non si dovrebbero superare i 20 gradi in inverno con fasce di accensione specifiche dei termosifoni in base alle sei zone in cui è divisa l’Italia”.

Si va dal 15 ottobre, a Milano e Bologna per esempio, fino al 1° dicembre a Palermo e Catania. Multe previste, anche in questo caso, fino a 3 mila euro.

A breve potrebbe arrivare anche una stretta sui lampioni, con un decreto per diminuire il consumo elettrico dei Comuni e limitare l’accensione a orari specifici (a tutto vantaggio della sicurezza, soprattutto nelle città… – nota di conoscenzealconfine.it).

(ilparagone.it/attualita/dal-1-maggio-parte-il-razionamento-nel-silenzio-della-stampa-il-governo-ha-gia-deciso-ecco-cosa-non-si-potra-piu-fare/).

 

 

 

 

 

Rangeloni  filma l’Orrore dei Nazisti,

 i civili: “Fatelo vedere a tutto il Mondo.”

Conoscenzealconfine.it-( 22 Aprile 2022) -Pietro Di Martino-  ci dice :

 

Pochi giorni fa il reporter Vittorio Nicola Rangeloni si è recato a Mariupol. Passeggiando su viale Nikopolsky, di fronte all’acciaieria Ilycha, ha trovato decina di civili uccisi.

“Dicono che qui c’era un “cecchino ucraino” che sparava sui civili” ha raccontato un sopravvissuto. “Dicevano che era pericoloso passare qui, ora è la prima volta che passiamo. Siamo venuti a sondare il terreno per capire se si può andare in città in auto”.

Le immagini mostrano una città completamente distrutta e diversi cadaveri per strada. “Un cecchino sparava da qua dietro” ha detto un passante indicando l’acciaieria. Sono scioccato – ha continuato – dicono che queste persone sono state uccise da un cecchino mentre andavano in fabbrica a ritirare i loro documenti”.

Il Racconto dei Sopravvissuti… al Reporter Rangeloni.

La versione di alcuni testimoni è molto discordante dalla versione ufficiale. Uno di questi ha chiesto al giornalista di far sapere al mondo intero cosa fosse realmente accaduto a Mariupol. “Guardate qua cosa ha combinato l’Ucraina” ha detto.

Alla domanda del reporter, se erano stati gli ucraini a sparare, il passante ha risposto di sì, che erano stati i neonazisti che si trovavano nella fabbrica.

“Mentre quei nazisti stavano qui, ci hanno distrutto tutto”. Poi ha spiegato che i corpi riversi a terra si trovano lì da marzo e che erano civili uccisi dai cecchini ucraini.

Quando Rangeloni gli ha chiesto perché i cecchini ucraini sparavano sui civili, il testimone ha risposto che “avevano il compito di distruggere le infrastrutture e la popolazione. La prego, faccia vedere questo in tutto il mondo”.

Ha aggiunto di essere stato lì tutto il tempo e di aver osservato quanto stava accadendo dall’inizio dell’operazione speciale.

“Ho visto quando e cosa bombardava l’aviazione. Ho visto come hanno bombardato le fabbriche Ilycha e Azovstal, mentre su di noi arrivavano i colpi di mortaio sparati dai neonazisti, dalla direzione della fabbrica”.

Secondo questa persona, Zelensky sarebbe una creatura di Benya (l’oligarca Kolomoysky), arrivata al potere per fare soldi.

“Voglio solo che tutto questo finisca” ha detto invece una donna, mentre teneva per mano il figlio visibilmente scosso da quanto stava accadendo. “Credo che le nostre autorità ci abbiano abbandonati. L’esercito ucraino si nascondeva nelle case abitate. Cacciavano la gente dalle case e da lì sparavano. Ecco il risultato, le case sono distrutte e le persone sono morte”.

Ucraini distruggono ,i Russi aiutano

Nell’ultima puntata di Atlantide, il programma condotto da Andrea Purgatorio su La7, hanno mostrato alcune testimonianze di civili che vivono a Mariupol. Alcune delle immagini sono state girate sempre dal reporter Vittorio Nicola Rangeloni.

Quando il giornalista ha chiesto ai sopravvissuti come si sono comportati i soldati russi e i miliziani di Donetsk, le persone hanno risposto che si sono comportati bene e che non hanno visto situazioni negative.

“Al contrario – ha detto una ragazza – sono stati sempre pronti ad aiutare”. Il reporter gli ha detto che in occidente dicono che hanno stuprato le donne. “No, nulla di tutto ciò, grazie a Dio” gli è stato risposto.

I testimoni sembrano non avere nemmeno stima del loro premier Zelensky. “Dopo che ha affermato che la maggior parte delle persone ha lasciato Mariupol e che sono rimasti solo pochi individui, siamo ancora sbigottiti. Dio lo giudicherà”.

Mariupol, la voce dei Sopravvissuti.

Intanto le immagini mostravano l’esercito russo intento ad aiutare gli abitanti con cibo e medicinali. La gente appare confusa, stanca ma serena. Tutto sembra meno che un’invasione.

Un signore ha spiegato che a distruggere le case non è stata la Russia ma l’Ucraina. “Sono stati i soldati ucraini, devono pagare per questo. Ci minacciano con le armi a gas, hanno dell’ammoniaca, credo sia spirito di ammoniaca”.

(Reporter Vittorio Nicola Rangeloni- t.me/vn_rangeloni/899).

(Pietro Di Martino).

 

Epatite Misteriosa nei Bambini,

Ecdc: “Altri casi in Europa.”

Conoscenzealconfine.it-( 24 Aprile 2022)- Redazione- ci dice :

 

Si allarga in Europa l’allarme per i casi di epatite acuta di origine sconosciuta che sta colpendo i bambini. Segnalati casi in Danimarca, Irlanda, Paesi Bassi e Spagna.

Lo sottolinea un aggiornamento dell’Ecdc, Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, a seguito delle segnalazioni dell’Uk Health Security Agency. Ad oggi sono circa 70 i casi segnalati nel Regno Unito.

Epatite Misteriosa.

“Inoltre – evidenzia il report – sono stati segnalati 9 casi di epatite acuta tra bambini di età compresa tra 1 e 6 anni in Alabama (Usa) che sono risultati positivi anche per adenovirus”. Gli Ecdc ricordano che “sono in corso indagini in tutti i paesi che hanno segnalato dei casi ma al momento la causa esatta di queste epatiti rimane sconosciuta” (io invece un’ideina ce l’avrei… – nota di conoscenzealconfine).

Nel Regno Unito, ad oggi il paese più colpito, il team di esperti dell’Uk Health Security Agency ha evidenziato che

“non è stato identificato alcun collegamento tra i casi e il vaccino anti-Covid-19” e “le dettagliate informazioni sui casi raccolte attraverso un questionario su cibo, bevande e abitudini personali, non sono riuscite a identificare alcuna esposizione comune tra i bambini”.

 Inoltre “la maggior parte dei casi non aveva la febbre, alcuni hanno richiesto cure nelle unità epatiche pediatriche specializzate e pochi sono stati sottoposti a trapianto di fegato“.

7 Casi anche in Italia.

Sarebbero già 7 le segnalazioni da varie parti d’Italia di epatiti “di natura da definire” fra bambini che causano forme acute, come già registrato in altri paesi europei. I casi segnalati, compreso quello del piccolo di 3 anni ricoverato all’Ospedale Bambino Gesù, sono tutti da confermare e sono in corso le analisi.

Ogni anno, spiegano fonti sanitarie, ci sono casi di epatiti la cui origine non è nota ma è la frequenza di queste segnalazioni che ha fatto scattare l’allerta. Il ministero della Salute (Ministro Speranza …) ha inviato informative alle Regioni dal 14 aprile.

(adnkronos.com/epatite-misteriosa-bambini-ecdc-altri-casi-in-europa_4mYW3YQXJHedUeVbAtpRjR).

(imolaoggi.it/2022/04/22/epatite-pediatrica-di-origine-sconosciuta-7-casi-in-italia/).

 

 

 

 

Gas russo, in Italia allarme al livello due.

Possibile razionamento da subito.

Affaritaliani.it- Redazione- (1 Aprile 2022)- ci dice :

 

Il pagamento in rubli mette in difficoltà il nostro Paese e la Germania. Draghi vola in Algeria per chiudere nuovi contratti per le forniture.

Gas russo, in Italia allarme al livello due. Possibile razionamento da subito

Gas russo, Draghi sente Scholz e Macron: "Tetto europeo al prezzo".

La guerra in Ucraina continua ma il conflitto si inasprisce sempre di più anche a livello diplomatico.

Putin ha deciso che da oggi chi non pagherà più il gas russo in rubli non potrà più accedere alle forniture di Mosca.

"Un ricatto inaccettabile. Una mossa per spaccare l’Europa, a cui i Paesi membri si sottrarranno. Mario Draghi - si legge su Repubblica - non ha dubbi: dividere l’Unione tra buoni e cattivi è l’obiettivo di Vladimir Putin.

 Lo Zar intende usare l’eccezione nella vendita del gas agli europei come mezzo di pressione indebita: chi dovesse mostrarsi troppo duro con Mosca, sollecitare nuove sanzioni o aumentare la fornitura di armi all’Ucraina, sarebbe punito con la mannaia energetica.

Per questo, il premier sente prima il presidente francese Macron, poi il cancelliere tedesco Scholz.

Per promettersi, al di là delle differenze che certo indeboliscono il fronte, una reazione comune.

A Roma, intanto, - prosegue Repubblica - ci si prepara agli scenari peggiori.

Se nelle prossime ore dovesse inasprirsi ancora lo scontro con Putin, si procederebbe con l’innalzamento dell’allarme al livello due (in una scala emergenziale di tre).

Di fatto, si imporrebbe una riduzione dei consumi, a partire da quello di edifici pubblici, monumenti e pubbliche amministrazioni.

Ma non basta.

Draghi ha bisogno di sostituire presto il gas russo.

Dopo il lungo tour in cui Luigi Di Maio ha posto le basi per aumentare le importazioni da Qatar e Algeria, il premier potrebbe recarsi ad Algeri per un vertice intergovernativo utile a rafforzare la partnership con il Paese nordafricano.

 

 

 

Putin sta per chiudere i rubinetti del gas.

In Italia scatterà il razionamento.

Affaritaliani.it- Redazione- (12 aprile 2022)- ci dice :

 

Impossibile colmare il gap senza i 29 miliardi di metri cubi russi. Il governo prepara lo scenario peggiore

Putin sta per chiudere i rubinetti del gas. In Italia scatterà il razionamento.

Guerra Russia Ucraina, il piano B del governo italiano per il gas.

La guerra in Ucraina continua e la situazione a livello diplomatico è drammatica.

Fallito anche il tentativo del cancelliere austriaco: "Putin non vuole trattare".

Ma cosa succede se domani - si legge su Repubblica - la Russia chiude d’improvviso i rubinetti del gas?

Non a giugno, o peggio a inizio maggio: domani. È lo scenario peggiore, ma comunque da vagliare per non farsi trovare impreparati. Proprio per rispondere a questa domanda, si sono riuniti ieri a Palazzo Chigi i tecnici dell’esecutivo interessati al dossier.

Nulla è deciso e al momento neanche necessario.

Ma i numeri, in questo caso, sono decisivi.

 Il fabbisogno del Paese è tra i 75 e gli 80 miliardi di metri cubi di gas. Circa 29 provengono dalla Russia. Come sostituirli? E con che tempi?

 Il viaggio in Algeria di Mario Draghi ha mostrato che nulla può essere dato per scontato: l’aumento del flusso energetico dal Paese nordafricano sarà meno rapido del previsto. Bisognerà attendere il 2023-2024 per completare l’incremento di nove miliardi di metri cubi di gas, capace da solo di colmare un terzo del necessario.

Se servisse, - prosegue Repubblica - si procederebbe ad esempio con il taglio dell’illuminazione di edifici, monumenti e luoghi pubblici, come previsto dal piano d’emergenza stilato da Cingolani (e sempre rispettando i criteri di sicurezza). E ancora, una delle strade analizzate è quella della riorganizzazione della climatizzazione estiva, prevedendo formule che ne contengano lo spreco energetico.

 Ne ha fatto cenno proprio Draghi nell’ultima conferenza stampa.

 Ma sul tavolo c’è anche un altro scenario: rimodulare l’attività industriale di alcune filiere.

 In quest’ultimo caso con un paletto intangibile:

mantenere invariato il livello di produzione, fondamentale per garantire la ripresa.

L’opzione sarebbe però quella di razionalizzare l’operatività delle fabbriche. Si guarda in particolare a quelle dell’acciaio e della ceramica.

 

 

Lo stop totale al gas russo costerebbe

3.200 euro all’anno alle famiglie italiane.

 Liberta.it- Redazione-   (10 Aprile 2022)- ci dice :

 

In caso di effettivo embargo del gas russo, a partire dal prossimo autunno si registreranno conseguenze dirette per milioni di famiglie e imprese italiane che costringeranno i cittadini a rivoluzionare del tutto le proprie abitudini quotidiane.

Non solo.

 L’effetto su inflazione e prezzi al dettaglio stimato da Bankitalia in un ottimistico +8% produrrebbe una maggiore spesa annua pari a 3.192 euro a famiglia, con effetti diretti sui consumi, che potrebbero calare fino al 5%.

L’allarme arriva da Assoutenti, dopo l’approvazione della risoluzione sulla Russia da parte del Parlamento Europeo.

“Uno stop alle importazioni del gas russo farebbe sentire i suoi effetti in particolare a partire dal prossimo autunno – analizza Assoutenti – con la riduzione delle disponibilità di energia che porterebbe inevitabilmente ad un razionamento delle forniture che colpirebbe sia le attività produttive, sia le famiglie”.

Nello specifico si andrà verso una limitazione della capacità di consumo di elettricità per uso domestico all’interno delle abitazioni, con una inevitabile riduzione dell’uso di elettrodomestici e apparecchi vari da parte degli utenti.

Per il gas ci sarebbe una probabile sospensione delle forniture presso condomini e abitazioni private in determinati orari del giorno – con la conseguenza che le famiglie non potranno utilizzare acqua calda, cucinare o utilizzare i riscaldamenti oltre un certo orario – e una limitazione generale delle temperature del riscaldamento nelle case come negli uffici pubblici.

Il razionamento delle forniture sulle produzioni, inoltre, avrebbe effetti sui prezzi al dettaglio nel nostro paese, portando l’inflazione all’8% e determinando una stangata da quasi 3.200 euro a famiglia solo come conseguenza dei rincari dei prezzi.

“L’embargo al gas russo rappresenta l’unica soluzione percorribile per slegare l’Italia dalla dipendenza energetica e frenare lo strapotere della Russia – afferma il presidente Assoutenti, Furio Truzzi – ma il governo non può farsi trovare impreparato: deve studiare già da adesso un piano che, in caso di razionamento dell’energia, blocchi i listini dei generi di prima necessità, garantisca i servizi essenziali e il rifornimento di generi alimentari, e accompagni le famiglie verso una riduzione “dolce” dei consumi in grado di limitare il più possibile l’impatto sulla vita quotidiana dei cittadini”.

IL TAGLIO DELLE FORNITURE E IL CROLLO DEL PIL.

Lo scenario intermedio, quello di una guerra prolungata ma senza rinunciare al gas di Mosca, taglierebbe la crescita nel 2022 al 2%. Quello più estremo, smettendo di comprare il gas che finanzia la guerra di Putin, farebbe chiudere l’anno con il Pil in calo dello 0,5%.

E’ la Banca d’Italia a tracciare gli scenari per la crescita di fronte allo shock della guerra e al dilemma di come sciogliere la dipendenza energetica da Mosca.

E quel che emerge dal Bollettino economico di Via Nazionale, forse, colpisce per i numeri tutto sommato contenuti, che smentiscono le chiusure di intere filiere produttive, smentendo l’allarme di una buona porzione delle parti sociali.

Con un doppio messaggio di fondo.

Il primo: la sostituzione del gas dalla Russia con altre fonti “richiede anche nette, urgenti decisioni pubbliche”, afferma il direttore generale della Banca d’Italia Luigi Federico Signorini.

Il secondo: chiudendo completamente l’import di gas russo, secondo il Bollettino, il fabbisogno italiano può essere compensato “per circa due quinti entro la fine del 2022, e senza intaccare le riserve nazionali”.

Aumentando l’import di gas da Paesi come l’Algeria e di Gnl da Usa e Qatar ed estraendo di più dai giacimenti nazionali. Per poi arrivare, potenziando rigassificatori e import da Paesi diversi dalla Russia, a sostituire interamente quel 45% di import coperto oggi dalla Russia.

In 24-36 mesi, conferma il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, “è ragionevole dire che possiamo abbandonare completamente la dipendenza dal gas russo”.

Certo, un addio immediato a Mosca, secondo Bankitalia, farebbe scendere il Pil di mezzo punto nel 2022 e 2023 e accelerare l’inflazione all’8% (2,3% nel 2023), secondo il più “severo” degli “scenari illustrativi” da Via Nazionale che precisa non trattarsi di nuove previsioni.

“Non si possono escludere scenari più sfavorevoli”, si legge nel Bollettino economico con probabile riferimento al quadro bellico che potrebbe allargarsi.

 

 

 

In Spagna si cominciano a razionare

i beni alimentari. L’ok del governo

per evitare carenze.

Rainews.it- Redazione- (31-3--2022)- ci dice :

La Spagna modifica la legge sul commercio al dettaglio in modo che, in situazioni eccezionali, gli esercizi possano controllare le unità massime per articolo che possono essere acquistate da ciascun acquirente.

In Spagna i manifesti che limitano l'acquisto di bottiglie di olio di girasole sono diventati popolari nei supermercati, sin dall'inizio della guerra in Ucraina.

Il governo spagnolo consentirà il razionamento di alcuni prodotti alimentari da parte dei commercianti, come parte di ampie misure per attutire l’impatto economico che la guerra in Ucraina sta provocando a livello mondiale.

Con il decreto pubblicato questo mercoledì, infatti, i negozi spagnoli potranno limitare temporaneamente “il numero di beni che possono essere acquistati da un cliente”.

Il nuovo decreto introduce la possibilità “In via eccezionale, quando ricorrono circostanze straordinarie o cause di forza maggiore che lo giustifichino, consentire agli esercizi commerciali di limitare il numero degli articoli acquistabili da ogni acquirente”.

Nella misura, pubblicata in Gazzetta Ufficiale, mercoledì 30 marzo, non sono nominati i prodotti interessati dalla limitazione. Sarà a discrezione dei singoli negozi applicare dunque tale disposizione, introdotta così da evitare il rischio di rimanere senza forniture alimentari.

L’Ucraina è il principale fornitore di olio di mais e girasole alla Spagna, che rifornisce rispettivamente per il 30% e il 60% delle importazioni. Madrid ha ad oggi allentato le regole sull’importazione di grano così da aumentare le forniture dal Brasile e dall’Argentina. Ad ogni modo, secondo i media locali, il governo prevede in aggiunta la mobilitazione di 169 milioni di aiuti diretti all’agricoltura, finito tra i settori più colpiti dall’aumento dei costi dell’energia elettrica, di mangimi e carburanti.

Questa decisione è arrivata dopo oltre due settimane di proteste da parte dei camionisti per l’impennata dei prezzi del carburante – che ha causato la carenza di cibo nei supermercati del paese dell’Europa meridionale.

 

 

 

 

Stato di emergenza al 31 dicembre 2022:

facciamo chiarezza.

Quifinanza.it- Redazione- (1 Marzo 2022)- ci dice :

 

La misura rivolta ad assicurare soccorso e assistenza alla popolazione ucraina sul territorio nazionale. Nulla a che vedere con quello relativo alla pandemia.

Il governo ha dichiarato lo stato di emergenza fino al prossimo 31 dicembre 2022 per “assicurare soccorso e assistenza alla popolazione ucraina sul territorio nazionale” in relazione alla guerra in Ucraina.

“Il Consiglio dei ministri – si apprende da Palazzo Chigi – ha deciso di incrementare le misure di soccorso ed assistenza alle persone che, in maniera massiccia, stanno cercando e cercheranno rifugio nell’Unione europea” a seguito del conflitto in Ucraina. “Per questo motivo” il Cdm “ha deliberato la dichiarazione dello stato di emergenza, fino al 31 dicembre 2022, rivolto ad assicurare soccorso e assistenza alla popolazione ucraina sul territorio nazionale in conseguenza della grave crisi internazionale in atto”. Lo stato d’emergenza, dagli iniziali tre mesi, si prolungherà quindi all’intero 2022.

 

Decreto Ucraina e stato di emergenza.

Il decreto Ucraina, oltre alla promulgazione dello stato di emergenza per la guerra in corso, prevede una serie d’iniziative a favore dell’Ucraina. Sono stati approvati all’unanimità una serie di provvedimenti per facilitare gli aiuti militari e non. Il “decreto Ucraina” prevede:

l’invio di soldati e mezzi militari sul fronte orientale della Nato;

lo stanziamento di fondi per gli aiuti umanitari in Ucraina;

il rafforzamento, nel periodo del conflitto, dell’Unità di Crisi del Ministero degli Esteri per la tutela degli italiani all’estero e la Protezione civile, che potrà intervenire anche in Ucraina in caso di emergenze umanitarie.

Stato di emergenza per la fornitura di gas.

Vi è poi una parte dedicata al rischio imprevisto per “il normale funzionamento del sistema nazionale di gas naturale”. A tal proposito, viene autorizzato in anticipo l’utilizzo di misure di aumento dell’offerta o riduzione della domanda di gas previste in casi di emergenza.

Tale norma permette di ridurre – qualora necessario – la riduzione del consumo di gas nelle centrali elettriche oggi attive, “attraverso la massimizzazione della produzione da altre fonti e fermo restando il contributo delle energie rinnovabili. Per rendere concretamente operative le misure, si affida una serie di compiti a Terna S.p.A., in qualità di gestore della rete di trasmissione nazionale”.

Lo stato di emergenza Covid resta al 31 marzo 2022.

Lo stato di emergenza dichiarato per la guerra in corso tra Ucraina e Russia non ha nulla a che fare con lo stato di emergenza per la pandemia, che scadrà in ogni caso il 31 marzo 2022.

Per gli italiani non cambia nulla.

Sul territorio italiano la configurazione dello stato di emergenza per gli aiuti all’Ucraina non ha alcun tipo d’impatto. Il nuovo stato di emergenza non interferisce con la durata del precedente e non c’è sovrapposizione. La loro funzione è infatti totalmente diversa.

Lo stato di emergenza per la guerra in Ucraina avrà una durata fino al 31 dicembre 2022 , con possibilità di revoca qualora non fosse più necessario.

 

DECRETO-LEGGE 24 marzo 2022, n. 24 Disposizioni urgenti per il superamento delle misure di contrasto alla diffusione dell'epidemia da COVID-19, in conseguenza della cessazione dello stato di emergenza. (22G00034) (GU Serie Generale n.70 del 24-03-2022)note: Entrata in vigore del provvedimento: 25/03/2022.

 

 

 

 

ANPR - Decreto di proroga al 31/12/2022.

Funzionepubblica.gov.it- Redazione- (1-3-2022)- ci dice :

(ANPR - Decreto proroga 31/12/2022 -PDF).

 

(Versione testuale del documento).

Presidenza del Consiglio dei Ministri

Dipartimento della Funzione Pubblica

IL CAPO DIPARTIMENTO

 

VISTA la legge 23 agosto 1988, n. 400, recante “Disciplina dell’attività di Governo e ordinamento della Presidenza del Consiglio dei Ministri”;

VISTO il decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 303, recante “Ordinamento della Presidenza del Consiglio dei Ministri, a norma dell’articolo 11 della legge 15 marzo 1997, n. 59” e successive modificazioni e integrazioni;

VISTO il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 22 novembre 2010 concernente l’autonomia finanziaria e contabile della Presidenza del Consiglio dei Ministri;

VISTO il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 1° ottobre 2012, recante “Ordinamento delle strutture generali della Presidenza del Consiglio dei Ministri”, e successive modifiche e integrazioni, e in particolare, l’articolo 14 relativo alla struttura e alle funzioni del Dipartimento della Funzione Pubblica;

VISTO il decreto del Ministro per la Pubblica Amministrazione del 24 luglio 2020, recante “Organizzazione interna del Dipartimento della Funzione Pubblica”, registrato alla Corte dei Conti in data 13 agosto 2020 al n. 1842;

VISTO il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 22 marzo 2021, registrato dalla Corte dei Conti il 13 aprile 2021 al n. 796, con il quale è stato conferito al Dott. Marcello Fiori l’incarico di Capo Dipartimento della funzione pubblica;

VISTO il decreto del Ministro per la pubblica amministrazione del 20 dicembre 2018, registrato alla Corte dei Conti il 24 gennaio 2019 al n. 198, con il quale è stato conferito alla dott.ssa Antonella Caliendo l’incarico di Direttore dell’Ufficio per la gestione amministrativa del Dipartimento della funzione pubblica;

CONSIDERATO che il “Servizio per gli interventi a regia e i controlli” nell’ambito dell’Ufficio per la gestione amministrativa del Dipartimento della funzione pubblica è attualmente vacante;

CONSIDERATO che nelle more della definizione della procedura di interpello relativa all’individuazione del coordinatore del sopracitato servizio, ai sensi di quanto previsto dall’art. 11, comma 3 della Direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 3 giugno 2020 recante i criteri e le modalità per il conferimento degli incarichi dirigenziali, la responsabilità del Servizio vacante resta attribuita all’Ufficio autonomo cui l’unità organizzativa appartiene;

RITENUTO pertanto di individuare quale responsabile del Procedimento ai sensi della Legge n. 241/90 il Direttore dell’Ufficio per la gestione amministrativa del Dipartimento della funzione pubblica;

 

VISTO il Regolamento (UE) n. 1301/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, relativo al Fondo europeo di sviluppo regionale e a disposizioni specifiche concernenti l’obiettivo “Investimenti a favore della crescita e dell’occupazione”, e che abroga il regolamento (CE) n. 1080/2006;

VISTO il Regolamento (UE) n. 1303/2013 del 17 dicembre 2013, recante disposizioni comuni sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di Coesione, sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, e che abroga il regolamento (CE) n.1083/2006;

VISTO il Regolamento (UE) n. 1304/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, relativo al Fondo sociale europeo, e che abroga il regolamento (CE) n. 1081/2006;

VISTO il Regolamento delegato (UE) n. 480/2014 della Commissione del 3 marzo 2014, che integra il Regolamento (UE) n. 1303/2013;

VISTO il Regolamento di esecuzione (UE) n. 1011/2014 della Commissione del 22 settembre 2014 recante modalità di esecuzione del Regolamento (UE) n. 1303/2013;

VISTO il Regolamento (UE, Euratom) n. 1046/2018 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 luglio 2018, che stabilisce le regole finanziarie applicabili al bilancio generale dell’Unione, che modifica, tra gli altri, i regolamenti n. 1301, n. 1303 e n. 1304 del 2013 sopracitati;    

VISTO il Regolamento (UE) 2020/558 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 aprile 2020 che modifica i regolamenti (UE) n. 1301/2013, (UE) n. 1303/2013 per quanto riguarda misure specifiche volte a fornire flessibilità eccezionale nell’impiego dei fondi strutturali e di investimento europei in risposta all’epidemia di COVID-19;

VISTA la delibera CIPE n. 18/2014 e la decisione di esecuzione C(2014) 8021 Final – CCI 2014IT16M8PA001 del 29 ottobre 2014 di approvazione dell’Accordo di partenariato 2014-2020 Italia e successiva modifica C(2018) 598 Final dell’8 febbraio 2018;

VISTA la decisione della Commissione Europea C(2015) del 23 febbraio 2015, n. 1343 concernente l’approvazione del Programma Operativo Nazionale (PON) “Governance e Capacità Istituzionale” 2014-2020, CCI 2014IT05M2OP002, cofinanziato dal Fondo sociale europeo (FSE) e dal Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) a titolarità dell’Agenzia per la coesione territoriale, come da ultimo modificato con decisione C(2021) n. 7145 final del 29 settembre 2021;

VISTI i criteri di selezione delle operazioni approvati dal Comitato di Sorveglianza del PON “Governance e capacità istituzionale” 2014-2020 in data 28 luglio 2015, come modificati dal documento “Metodologia e criteri per la selezione delle operazioni”, vers. 1.2 approvato dal Comitato di Sorveglianza del PON “Governance e capacità istituzionale” 2014-2020 in data 29 maggio 2018;

VISTA  la Convenzione sottoscritta in data 4 agosto 2015 tra l’Agenzia per la coesione territoriale e il Dipartimento della funzione pubblica con la quale, ai sensi dell’articolo 123 del predetto Regolamento (UE) 1303/2013, l’Autorità di Gestione del PON Governance e capacità istituzionale 2014-2020 ha delegato al Dipartimento della funzione pubblica lo svolgimento delle funzioni di Organismo Intermedio con riferimento alle linee di attività relative all’Asse 1 (obiettivi specifici 1.1, 1.2, 1.3 e 1.5), all’Asse 2 (obiettivi specifici 2.1, 2.2 – azioni 2.1.1, 2.2.1 e 2.2.2), all’Asse 3 (obiettivo specifico 3.1 – azione 3.1.5) e all’Asse 4 (obiettivo specifico 4.1 per le risorse di “Assistenza Tecnica”);

VISTO il proprio decreto ID n. 36761889 del 9 novembre 2021 di adozione degli atti organizzativi aggiornati dell’Organismo Intermedio – Dipartimento della funzione pubblica, che si compongono, tra gli altri, dell’Organigramma e del Funzionigramma del PON “Governance e Capacità Istituzionale” 2014-2020 e che modificano gli atti precedentemente adottati con decreto del Capo Dipartimento pro tempore del 2 novembre 2020 ID n. 30230527;

VISTO l’art. 62 del decreto legislativo n. 82 del 7 marzo 2005 (Codice dell'Amministrazione Digitale), che istituisce presso il Ministero dell’Interno l’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (ANPR) con l’obiettivo di far confluire in un’unica base di dati di interesse nazionale le anagrafi della popolazione residente e dei cittadini italiani residenti all’estero tenute dai Comuni;

VISTI la Strategia per la crescita digitale 2014-2020 e il Piano Triennale per l’Informatica nella Pubblica amministrazione 2017-2019, approvati rispettivamente il 3 marzo 2015 e il 31 maggio 2017 dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, che attribuiscono un ruolo chiave all’implementazione dell’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente per abilitare lo sviluppo di servizi digitali innovativi nel quadro degli obiettivi di trasformazione digitale dei servizi pubblici;

 

VISTO il Piano della programmazione attuativa per le annualità 2016/2017 (vers.0.3) del 15 novembre 2017 (e sue successive versioni) dell’Organismo Intermedio - Dipartimento della funzione pubblica che ha individuato, nel quadro della strategia di intervento dell’Asse 1 (FSE), Obiettivo specifico 1.3 - Azione 1.3.1 del PON “Governance e capacità istituzionale” 2014-2020, la realizzazione di un apposito intervento volto a promuovere e accelerare la completa entrata a regime dell’ANPR;

VISTO l’intervento “ANPR – Supporto ai Comuni per il subentro” – CUP J53D17000850007 che prevede l’erogazione di contributi forfettari, definiti in applicazione dell’opzione di semplificazione dei costi di cui all’articolo 67, paragrafo 1, lettera c), del Regolamento (UE) n. 1303/2013, ai Comuni che abbiano realizzato la migrazione ad ANPR;

CONSIDERATO che, in ottemperanza alle prescrizioni regolamentari, l’Organismo Intermedio - Dipartimento della funzione pubblica ha predisposto il documento recante “Metodologia di individuazione dell’importo forfettario applicabile all’intervento “ANPR – Supporto ai Comuni per il subentro” finanziato dalla PCM - Dipartimento della funzione pubblica”, condiviso dall’Autorità di Gestione del PON Governance e capacità istituzionale 2014-2020 con nota prot. AlCT-9992 del 29 novembre 2017;

VISTO il decreto del Capo Dipartimento ID 18327855 del 4 dicembre 2017 di adozione della suddetta “Metodologia di individuazione dell’importo forfettario applicabile all’intervento ANPR – Supporto ai Comuni per il subentro” finanziato dalla PCM - Dipartimento della funzione pubblica” e dello stesso Avviso pubblico per l’avvio della procedura inerente la realizzazione dell’intervento “ANPR – Supporto ai Comuni per il subentro”;

CONSIDERATO che, al fine di garantire il coinvolgimento di tutti i Comuni potenziali beneficiari, la dotazione finanziaria assegnata al sopra citato intervento è pari a Euro 14.415.000,00 (quattordicimilioniquattrocentoquindicimila/00), a valere sull’Asse 1 (FSE), Obiettivo specifico 1.3 - Azione 1.3.1 del PON “Governance e capacità istituzionale” 2014-2020;

VISTO l’Avviso pubblico del 5 dicembre 2017 per la presentazione delle richieste di contributo a valere sull’intervento “ANPR – Supporto ai Comuni per il subentro”, che definisce i soggetti ammissibili, l’importo del contributo, le modalità di accesso e di erogazione dello stesso, nonché gli obblighi per i Comuni beneficiari;

 

VISTE le istruzioni operative per la presentazione delle richieste di contributo pubblicate dal Dipartimento della funzione pubblica il 1° febbraio 2018, che forniscono indicazioni puntuali circa le modalità e gli step per la corretta presentazione della richiesta online di contributo tramite la piattaforma web NPR;

RICHIAMATI in particolare gli articoli 3 e 5 dell’Avviso sopra citato i quali fissano il termine di presentazione delle richieste di contributo al 31 dicembre 2018;

CONSIDERATO il decreto del 16 dicembre 2020 che prorogava il termine di presentazione delle richieste di contributo al 31 dicembre 2021, nonché la precedente proroga al 31 dicembre 2020 disposta con decreto del Capo Dipartimento pro tempore ID 25927443 e al 31 dicembre 2019 disposta con decreto del Capo Dipartimento pro tempore ID 21613179;

CONSIDERATO il processo di subentro all’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente, il quale prevede quattro fasi operative (fasi di test, pre-subentro, censimento degli utenti/postazioni e subentro), l’ampiezza e le caratteristiche della platea dei beneficiari ammissibili (circa 8.000 Comuni) e le tempistiche legate al suddetto processo, variabili in funzione della dimensione demografica e della complessità del corredo informativo dei singoli contesti comunali;

CONSIDERATI il numero dei Comuni subentrati in ANPR ad oggi (7.889), quello degli Enti che si appresta ad ultimare le procedure di migrazione definitiva e il numero delle richieste di contributo pervenute (6.576);

CONSIDERATO altresì che il perdurare dell’emergenza epidemiologica ha reso necessario un processo di riorganizzazione degli apparati pubblici che sta interessando tutte le Amministrazioni, ivi incluse quelle locali;

RITENUTO di accordare una proroga del termine di scadenza di cui al sopra richiamato decreto di proroga del 16 dicembre 2020, in considerazione dei motivi oggettivi addotti nonché in relazione alla natura non competitiva della procedura indetta con l'Avviso del 5 dicembre 2017;

DECRETA

per le ragioni in premessa indicate, di prorogare la scadenza del termine finale per la presentazione delle richieste di contributo, da finanziare nell’ambito dell’Avviso pubblico del 5 dicembre 2017, a valere sull’intervento “ANPR – Supporto ai Comuni per il subentro” - Asse 1 (FSE), Obiettivo specifico 1.3, Azione 1.3.1 del PON “Governance e capacità istituzionale” 2014-2020, al 31 dicembre 2022;

 

di confermare tutte le modalità e le condizioni di partecipazione indicate nell’Avviso del 5 dicembre 2017 e nelle istruzioni operative pubblicate il 1° febbraio 2018 sul sito istituzionale del Dipartimento della funzione pubblica e del PON “Governance e capacità istituzionale”;

 di individuare, nelle more della formalizzazione dell’interpello di cui in premesse, il Responsabile del Procedimento nel Direttore dell’Ufficio per la gestione amministrativa del Dipartimento della funzione pubblica per la prosecuzione della gestione della procedura relativa al predetto Avviso;

di demandare al Responsabile del procedimento la prosecuzione della gestione della procedura relativa al predetto Avviso, ivi compresa la pubblicazione del presente decreto sul sito istituzionale del Dipartimento della funzione pubblica e del PON “Governance e capacità istituzionale”.

 IL CAPO DEL DIPARTIMENTO.

(Dott. Marcello Fiori).

 

 

 

Fine dello Stato di Emergenza:

cosa cambia dal 1° Maggio 2022?

 DL 24/2022: Mascherine e Green pass,

via l’obbligo con gradualità.

Insic.it- (21 Aprile 2022) - Antonio Mazzuca -   ci dice :

 

Con il DECRETO-LEGGE 24 marzo 2022, n. 24 “Disposizioni urgenti per il superamento delle misure di contrasto alla diffusione dell’epidemia da COVID-19”, in vigore dal 25 marzo 2022 il Governo ha progressivamente eliminato alcune delle restrizioni anti COVID-19, già a partire dal 31 marzo 2022 (quando è decaduto lo Stato di emergenza).

Il Governo ha previsto due step temporale.

dal 1°aprile 2022 con il graduale allentamento di alcune misure restrittive e del venire meno dell’obbligo del Super Green Pass;

dal 1 ° Maggio 2022 con il graduale abbandono delle certificazioni verdi (Green Pass e Green Pass rafforzato) e dell’obbligo di mascherina al chiuso, seppure con una certa gradualità e mantenendola (magari nella forma della mascherina chirurgica) sui mezzi di trasporto e nei locali di pubblico spettacolo..

Cosa succede dal 1° maggio 2022? In che modo il Governo ha allentato le restrizioni? Vediamo cosa cambia dal 1° maggio, tutte le previsioni del DL 24/2022 per Green Pass, Mascherine, Smart Working, Vaccinazioni e tutte le restrizioni oggetto di progressivo abbandono, fino al 1° maggio 2022.

Nell'articolo.  

Certificazioni verdi: cosa cambia dal 1°Maggio 2022

Accesso al luogo di lavoro: dal 1°maggio via l’obbligo di Green Pass

Mascherine: cosa cambia dal 1° maggio 2022 (art.5)

Obbligo di Mascherine: regole fino al 30 aprile

Mascherine al chiuso: dove tenerla fino al 30 aprile?

Chi non deve indossare la mascherina fino al 30 aprile?

Cosa si intende per dispositivi di protezione individuale?

Mascherine: cosa succede dal 1° maggio

Mascherine sul luogo di lavoro: cosa succede dal 1°maggio 2022?

DL 24 marzo 2022 n.24: fine restrizioni anti COVID-19

Stato di emergenza: fine al 31 marzo 2022. Cosa significa?

Sistema a colori per le Regioni

Protocolli anti-contagio (art.3)

Le nuove regole per l’isolamento dal 1°aprile (art.4)

Obbligo vaccinale per alcune professioni: cosa cambia?

Vaccinazioni e quarta dose

Proroghe Smart working e Sorveglianza sanitaria al 30 giugno 2022 (art.10)

Scuola (art.9)

Scuole dell’infanzia – Servizi educativi per l’infanzia: cosa cambia dal 1°aprile 2022

Scuole primaria, secondaria di primo grado, secondaria di secondo grado e sistema di istruzione e formazione professionale: cosa cambia dal 1°aprile 2022?

L’isolamento degli alunni: cosa cambia dal 1°aprile 2022?

Strutture dell’emergenza: cosa cambia dal 1° aprile 2022

Draghi: dichiarazioni su Stato di Emergenza nella visita a Firenze del 23 febbraio 2022

31 marzo 2022: fine dello Stato di emergenza: Draghi, via l’obbligo di mascherine all’aperto

Certificati verdi: non servirà per le attività all’aperto, progressivamente cadrà per le attività al chiuso

Normazione anti-COVID-19: i decreti in arrivo

DL 1/2022: obbligo vaccinale e green pass rafforzato

1° aprile 2022: cosa cambia?

CTS e normazione di emergenza

Certificazioni verdi e Green pass base e rafforzato: fino a quando?

Smart Working: dal 1° aprile accordi individuali e procedure semplificate

Sorveglianza sanitaria eccezionale: termine il 31 marzo 2022

Per approfondire sullo Stato di Emergenza: cos’è e come funziona?

Allegati

Certificazioni verdi: cosa cambia dal 1°Maggio 2022

Il Governo ha individuato due step di superamento (art.6 e 7).

 

Dal 1° aprile al 30 aprile 2022

Obbligo di Green Pass base vigente su (art.6)

trasporti a lunga percorrenza

mense e catering

concorsi pubblici

corsi di formazione pubblici e privati

colloqui visivi in presenza con detenuti/internati

partecipazione del pubblico nelle manifestazioni sportive all’aperto.

Obbligo di Super Green Pass o Green Pass rafforzato (art.7) vigente per

servizi di ristorazione al banco/al tavolo al chiuso (per gli stessi spazi all’aperto basta il green pass base) di qualsiasi servizio;

piscine e centri natatori, palestre, sport di squadra e di contatto, centri benessere, convegni e congressi, centri sociali, culturali, ricreativi, feste conseguenti a cerimonie civili e religiose, sale gioco, scommesse bingo e casinò, attività di sale da ballo, discoteche o assimilate, partecipazione a spettacoli aperti e ad eventi/competizioni sportive che si svolgono al chiuso.

Dal 1° maggio 2022

decadranno gli obblighi di Green pass su queste attività.

Accesso al luogo di lavoro: dal 1°maggio via l’obbligo di Green Pass.

Dal 1° aprile sarà possibile per tutti, compresi gli over 50, accedere ai luoghi di lavoro con il Green Pass Base.

Dal 1° maggio viene eliminato l’obbligo di Green pass dai luoghi di lavoro.

Come confermato da Speranza decade la sospensione dall’obbligo di avere il Green Pass rafforzato/Super Green pass.

Mascherine: cosa cambia dal 1° maggio 2022 (art.5)

Il Governo ha previsto il graduale abbandono della mascherina FFP2 in due step.

 

Obbligo di Mascherine: regole fino al 30 aprile.

L’obbligo di mascherina:

all’aperto non è più obbligatoria come sappiamo.

al chiuso viene invece vale fino al 30 aprile 2022 (modifica al DL 52/21 convertito inserendo art. 10 quater).

Mascherine al chiuso: dove tenerla fino al 30 aprile?

Fino al 30 aprile vige dunque l’obbligo di mascherine FFP2 negli ambienti al chiuso (i gestori di attività sono chiamati a far rispettare l’obbligo) nei seguenti casi:

per l’accesso ai seguenti mezzi di traporto e per il loro utilizzo:

aeromobili adibiti a servizi commerciali di trasporto di persone;

navi e traghetti adibiti a servizi di trasporto interregionale;

treni impiegati nei servizi di trasporto ferroviario passeggeri di tipo interregionale, Intercity, Intercity Notte e Alta Velocità;

autobus adibiti a servizi di trasporto di persone, ad offerta indifferenziata, effettuati su strada in modo continuativo o periodico su un percorso che collega più di due regioni ed aventi itinerari, orari, frequenze e prezzi prestabiliti;

autobus adibiti a servizi di noleggio con conducente;

mezzi impiegati nei servizi di trasporto pubblico locale o regionale;

mezzi di trasporto scolastico dedicato agli studenti di scuola primaria, secondaria di primo grado e di secondo grado.

per l’accesso a funivie, cabinovie e seggiovie, qualora utilizzate con la chiusura delle cupole paravento, con finalità turistico-commerciale e anche ove ubicate in comprensori sciistici;

per gli spettacoli aperti al pubblico che si svolgono al chiuso o all’aperto in sale teatrali, sale da concerto, sale cinematografiche, locali di intrattenimento e musica dal vivo e in altri locali assimilati, nonché per gli eventi e le competizioni sportive;

in tutti i luoghi al chiuso diversi da quelli sopra indicate e con esclusione delle abitazioni private, è fatto obbligo, sull’intero territorio nazionale, di indossare dispositivi di protezione delle vie respiratorie (mascherine): l’obbligo non sussiste quando, per le caratteristiche dei luoghi o per le circostanze di fatto, sia garantito in modo continuativo l’isolamento da persone non conviventi.

in sale da ballo, discoteche e locali assimilati, al chiuso, è fatto obbligo di indossare i dispositivi di protezione delle vie respiratorie, ad eccezione del momento del ballo.

Chi non deve indossare la mascherina fino al 30 aprile?

i bambini di età inferiore ai sei anni;

le persone con patologie o disabilità incompatibili con l’uso della mascherina, nonché le persone che devono comunicare con una persona con disabilità in modo da non poter fare uso del dispositivo;

i soggetti che stanno svolgendo attività sportiva.

Cosa si intende per dispositivi di protezione individuale?

Fino al 30 aprile 2022 sull’intero territorio nazionale, per i lavoratori, sono considerati dispositivi di protezione individuale (DPI) di cui all’articolo 74, comma 1, del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, le mascherine chirurgiche.

Mascherine: cosa succede dal 1° maggio.

A partire dal 1° maggio 2022 decade formalmente l’obbligo di mascherina anche al chiuso per effetto del DL 24/2022.

Tuttavia è intenzione del Governo continuare a mantenere la mascherina in alcuni specifici contesti anche alla luce dell’evoluzione della situazione epidemiologica nazionale.

In una intervista a Rainews il sottosegretario alla Salute Andrea Costa ha fatto emergere un ripensamento del Governo sulla caduta di questa restrizione, optando per una raccomandazione dell’uso della mascherina al chiuso in alcuni contesti: la decisione verrà presa nei prossimi giorni.

Il governo sembra orientato a mantenere l’obbligo di indossarla sia sul trasporto pubblico locale locali: bus, tram e metropolitana, sia sui mezzi a lunga percorrenza: arei, treni, navi e traghetti. 

“Credo che la direzione sia quella che si passi a una raccomandazione, perché sono convinto che in questi due anni gli italiani abbiano preso una consapevolezza diversa, come per le mascherine all’aperto, e vedo cittadini che le indossano ancora”. Al posto di una nuova proroga dell’obbligo, quindi, l’Esecutivo potrebbe optare per una “raccomandazione”…

“Una riflessione che invece si può fare è mantenere ancora l’uso della mascherina per i mezzi di trasporto. Questa è la posizione che sostengo io e mi auguro che si possa arrivare a questa sintesi”.

Costa sulle mascherine: “Passare dall’obbligo a una raccomandazione”

Ai microfoni di Rainews24 il sottosegretario alla Salute ci racconta che fine faranno le mascherine a partire dal primo maggio.

Mascherine sul luogo di lavoro: cosa succede dal 1°maggio 2022?

In base alle indiscrezioni giornalistiche il Governo potrebbe mantenere l’’obbligo di mascherine (chirurgiche) al chiuso fino a giugno nei luoghi di lavoro e negli uffici pubblici sulla base di un accordo con le parti sociali. La mascherina chirurgica potrebbe restare anche nei luoghi di lavoro pubblici dove non è possibile mantenere la distanza di un metro tra i lavoratori.

Nel settore privato le singole aziende potranno scegliere, a maggior tutela e prevenzione dei propri dipendenti, di mantenere l’obbligo di indossare la FFp2 nei luoghi di lavoro.

DL 24 marzo 2022 n.24: fine restrizioni anti COVID-19

IL DL 24/2022 regola il ritorno alla normalità per tappe come annunciato nella conferenza stampa Draghi-Speranza dopo il Consiglio dei Ministri del 17 marzo 2022.

Al suo interno:

le disposizioni per il post stato emergenziale (smantellamento struttura commissariale, archiviazione del sistema di colorazione delle Regioni) ;

la progressiva eliminazione dell’obbligo di uso di mascherina all’aperto, e la riduzione delle limitazioni all’accesso delle attività economiche, sociali e ricreative con Certificazione verde (Green Pass e Green Pass rafforzato);

E ancora le scuole e gestione positività ;

i rinvii temporali delle attuali disposizioni in materia di smart-working semplificato e sorveglianza sanitaria eccezionale.

 

Fine dello stato di emergenza.pdf from Antonio Mazzuca

Stato di emergenza: fine al 31 marzo 2022. Cosa significa?

Si chiude formalmente lo Stato di emergenza (annunciato il 30 giugno 2020) il 31 marzo 2022,

Da quella data:

Comitato tecnico Scientifico: si scioglie formalmente (art.2) ;

Commissario straordinario per l’emergenza: le funzioni saranno affidate ad una Unità per il completamento della vaccinazione in una fase di transizione fino al 31 dicembre per poi tornare al Ministero Salute (art.2);

fine del sistema delle zone colorate;

eliminazione delle quarantene precauzionali;

obbligo vaccinale: decadenze e deroghe;

graduale superamento del green pass;

graduale superamento dello smart working semplificato e della sorveglianza sanitaria eccezionale.

Sistema a colori per le Regioni.

Verrà superato definitivamente: non verranno più prodotte le ordinanze del Ministero della Salute di variazione delle Regioni (vedi la Mappa epidemiologica) ma non il Monitoraggio che continuerà a verificare l’evoluzione epidemiologica.

Protocolli anti-contagio (art.3)

In base all’Art. 3 del Decreto, il Ministero della Salute, a decorrere dal 1° aprile 2022 e fino al 31 dicembre 2022 può:

adottare e aggiornare linee guida e protocolli volti a regolare lo svolgimento in sicurezza dei servizi e delle attività economiche, produttive e sociali,

può introdurre limitazioni agli spostamenti da e per l’estero, nonché imporre misure sanitarie in dipendenza dei medesimi spostamenti.

Questo è il nuovo contenuto dell’art. 10 bis del decreto-legge 22 aprile 2021, n. 52, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 giugno 2021, n. 87, a decorrere dal 1° aprile 2022.

Le nuove regole per l’isolamento dal 1°aprile (art.4).

In base alle nuove regole per Isolamento e autosorveglianza (in modifica al decreto-legge 22 aprile 2021, n. 52 si inserisce l’art. 10-ter) dal 1°aprile:

è fatto divieto di mobilità dalla propria abitazione o dimora alle persone sottoposte alla misura dell’isolamento per provvedimento dell’autorità sanitaria in quanto risultate positive al SARS-CoV-2, fino all’accertamento della guarigione.

coloro che hanno avuto contatti stretti con soggetti confermati positivi al SARS-CoV-2 è applicato il regime dell’autosorveglianza, consistente nell’obbligo di indossare dispositivi di protezione delle vie respiratorie di tipo FFP2, al chiuso o in presenza di assembramenti fino al decimo giorno successivo alla data dell’ultimo contatto stretto con soggetti confermati positivi al SARS-CoV-2 e di effettuare un test antigenico rapido o molecolare per la rilevazione di SARS-CoV-2, anche presso centri privati a ciò abilitati, alla prima comparsa dei sintomi e, se ancora sintomatici, al quinto giorno successivo alla data dell’ultimo contatto. Una successiva Circolare definirà le modalità attuative.

Obbligo vaccinale per alcune professioni: cosa cambia?

Introdotto per alcune professioni (ultracinquantenni lavoratori o meno, personale sanitario, rsa, lavoratori strutture sanitarie, scuole, e comparto sicurezza e forze dell’ordine), resta vigente fino al 31 dicembre 2022 con la sospensione dal lavoro per:

gli esercenti le professioni sanitarie;

lavoratori negli ospedali;

RSA.

Quali sono le novità?

Fino al 31 dicembre 2022 rimane il green pass per visitatori in RSA, hospice e reparti di degenza degli ospedali (oggi 2Gplus).

Dal 30 aprile cade la sospensione da lavoro e basterà avere il Green Pass base per entrare sui luoghi di lavoro.

Vaccinazioni e quarta dose

Sulla Quarta dose, Speranza non si sbilancia: al momento le evidenze non richiedono la necessità. Al momento è prevista per gli immunodepressi, si sta valutando l’estensione per la popolazione più fragile sulla base di una chiara evidenza scientifica. (art.8).

Proroghe Smart working e Sorveglianza sanitaria al 30 giugno 2022 (art.10)

In base all’art. 10 viene disposta la proroga di determinati termini correlati alla pandemia da COVID-19 contenuti negli Allegati A e B (vedi sotto).

al 31 dicembre 2022 per le requisiti autorizzativi e di accreditamento delle aree sanitarie temporanee, già attivate dalle regioni e dalle province autonome di Trento e di Bolzano

al 30 giugno 2022 dei termini previsti da Smart Working semplificato e sorveglianza sanitaria eccezionale;

al 30 giugno 2022 per le norme anti-covid nelle procedure concorsuali ai concorsi indetti e già in atto nonché ai corsi in atto alla data del 31 marzo 2022

al 30 aprile 2022 per le norme in materia di fornitura di DPI alle istituzioni universitarie, alle Istituzioni di alta formazione artistica, musicale e coreutica, alle attività delle altre istituzioni di alta formazione collegate alle università previste dal DL 111/21 convertito.

Sorveglianza sanitaria eccezionale: proroga al 31 marzo 2022

In questa pagina seguiamo tutte le proroghe in materia di sorveglianza sanitaria dei lavoratori cd “fragili” contenuta nell’art. 83 del DL Cura Italia

Allegato B-

    Scuola (art.9).

Per quanto riguarda la scuola il decreto prevede nuove misure in merito alla gestione dei casi di positività:

 

Scuole dell’infanzia – Servizi educativi per l’infanzia: cosa cambia dal 1°aprile 2022

In presenza di almeno quattro casi tra gli alunni nella stessa sezione/gruppo classe, le attività proseguono in presenza e docenti, educatori e bambini che abbiano superato i sei anni utilizzano le mascherine FFP2 per dieci giorni dall’ultimo contatto con un soggetto positivo.

In caso di comparsa di sintomi e, se ancora sintomatici, al quinto giorno successivo all’ultimo contatto, va effettuato un test antigenico rapido o molecolare o un test antigenico autosomministrato. In quest’ultimo caso l’esito negativo del test è attestato con autocertificazione.

Scuole primaria, secondaria di primo grado, secondaria di secondo grado e sistema di istruzione e formazione professionale: cosa cambia dal 1°aprile 2022?

In presenza di almeno quattro casi di positività tra gli alunni, le attività proseguono in presenza e per i docenti e per gli alunni che abbiano superato i sei anni di età è previsto l’utilizzo delle mascherine FFP2 per dieci giorni dall’ultimo contatto con un soggetto positivo.

In caso di comparsa di sintomi e, se ancora sintomatici, al quinto giorno successivo all’ultimo contatto, va effettuato un test antigenico rapido o molecolare o un test antigenico autosomministrato. In quest’ultimo caso l’esito negativo del test è attestato con autocertificazione.

L’isolamento degli alunni: cosa cambia dal 1°aprile 2022?

Gli alunni delle scuole primarie, secondarie di primo grado, secondarie di secondo grado e del sistema di istruzione e formazione professionale, in isolamento per infezione da Covid, possono seguire l’attività scolastica nella modalità di didattica digitale integrata accompagnata da specifica certificazione medica che attesti le condizioni di salute dell’alunno. La riammissione in classe è subordinata alla sola dimostrazione di aver effettuato un test antigenico rapido o molecolare con esito negativo.

Strutture dell’emergenza: cosa cambia dal 1° aprile 2022

Il decreto inoltre stabilisce

 

Capo della Protezione civile: cessazione dei poteri emergenziali e attribuzione di poteri per gestire il rientro alla normalità

Commissario straordinario per l’attuazione e il coordinamento delle misure di contenimento e contrasto dell’emergenza epidemiologica COVID-19: è istituita un’Unità per il completamento della campagna vaccinale e per l’adozione di altre misure di contrasto alla pandemia, che si coordinerà con il ministero della Salute. Dal 1° gennaio 2023 il ministero della Salute subentra nelle funzioni

Personale Covid: il personale per l’emergenza viene prorogato fino alla fine delle lezioni e comunque non oltre il 15 giugno 2022. Per la proroga sono disponibili ulteriori 204 milioni, oltre le somme già stanziate.

Draghi: dichiarazioni su Stato di Emergenza nella visita a Firenze del 23 febbraio 2022.

“La situazione epidemiologica è in forte miglioramento, grazie al successo della campagna vaccinale, e ci offre margini per rimuovere le restrizioni residue alla vita di cittadini e imprese.

In visita a Firenze, nell’ incontro con le autorità e gli stakeholders locali al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, il Premier Draghi ha annunciato la fine dello Stato di Emergenza il 31 marzo 2022 e indicato le prossime tappe per il ritorno alla normalità a partire dal 1° aprile 2022.

 

31 marzo 2022: fine dello Stato di emergenza: Draghi, via l’obbligo di mascherine all’aperto.

Escluso dunque un rinnovo dello stato emergenziale, Draghi ha confermato che cadrà insieme ad Esso anche il sistema delle Zone epidemiologiche colorate con le restrizioni già oggetto di ulteriori modifiche nel caso di possesso di certificazione verde rafforzata.

Inoltre, cesserà ovunque l’obbligo delle mascherine all’aperto e per le scuole saranno eliminate le quarantene da contatto.

“Voglio annunciare che è intenzione del Governo non prorogare lo Stato d’Emergenza oltre il 31 marzo. Da allora, dal 31 marzo in poi, non sarà più in vigore il sistema delle zone colorate.

Le scuole resteranno sempre aperte per tutti: saranno infatti eliminate le quarantene da contatto. Cesserà ovunque l’obbligo delle mascherine all’aperto, e quello delle mascherine FFP2 in classe” Draghi, Firenze, 23/2/2022.

Dall’11 febbraio via la mascherina all’aperto, obbligo al chiuso – gli obblighi e la normativa in vigore

Prorogata l’Ordinanza Ministero Salute del 22 giugno 2021 che elimina l’obbligo di utilizzo delle mascherine ma richiede di portarle con sé

Certificati verdi: non servirà per le attività all’aperto, progressivamente cadrà per le attività al chiuso

Quanto all’utilizzo del certificato verde rafforzato: verrà meno, gradualmente per le attività all’aperto – tra cui fiere, sport, feste e spettacoli. Ciò non esclude che possano essere riconsiderate in base all’evoluzione della pandemia.

“Metteremo gradualmente fine all’obbligo di utilizzo del certificato verde rafforzato, a partire dalle attività all’aperto – tra cui fiere, sport, feste e spettacoli. Continueremo a monitorare con attenzione la situazione pandemica, pronti a intervenire in caso di recrudescenze. Ma il nostro obiettivo è quello di riaprire del tutto e al più presto”.

Normazione anti-COVID-19: i decreti in arrivo.

Nel frattempo, continua l’attività legislativa per l’approvazione dei Decreti COVID.

Dopo l’approvazione del DL Festività 221/2021 proprio sul termine ultimo dello Stato di Emergenza al 31 marzo 2022, le Camere stanno approvando la legge di conversione del D.L. 1/2022 (A.C. 3434-A) che prevedeva misure urgenti anti- COVID-19 in particolare nei luoghi di lavoro, nelle scuole e negli istituti della formazione superiore.

Conversione Decreto Festività, DL 221/21: proroga stato di emergenza e tutte le novità

Il DL 221/2021 proroga lo stato di emergenza fino al 31 marzo 2022 e a partire dal 25 dicembre 2021 introduce restrizioni alle attività sociali ed economiche. Vediamo tutte le novità della Legge di Conversione.

DL 1/2022: obbligo vaccinale e green pass rafforzato

Il Decreto prevede:

l’obbligo di vaccinazione per altre categorie di personale pubblico, (personale delle università, delle istituzioni di alta formazione artistica, musicale e coreutica e degli istituti tecnici superiori e dei Corpi forestali delle regioni a statuto speciale). Inoltre, prevedeva l’obbligo vaccinale per i soggetti di età pari o superiore a cinquant’anni;

l’assenza di limite temporale di validità del certificato verde COVID-19 rafforzato e ne richiedeva il possesso per l’accesso da parte dei medesimi soggetti ai luoghi di lavoro pubblico o privato o agli uffici giudiziari.

dal 10 marzo 2022 la facoltà di consumare cibi e bevande nei luoghi di spettacolo e intrattenimento (sale teatrali, sale da concerto e cinematografiche, locali di intrattenimento e musica dal vivo e assimilati, stadi);

il diritto allo svolgimento del lavoro in modalità agile, anche in assenza degli accordi individuali, in favore dei genitori lavoratori dipendenti privati con almeno un figlio con disabilità grave o con figli con bisogni educativi speciali.

DL Covid 1/2022: da oggi Super Green Pass per lavoratori ultracinquantenni

Il DL 1/2022 introduce l’obbligo vaccinale a partire da 50 anni di età: dal 15 febbraio, Super Green Pass per lavoratori ultracinquantenni e non solo. Tutte le novità del Decreto Covid.

1° aprile 2022: cosa cambia?

Con il venir meno dello Stato di Emergenza cadranno tutte le preclusioni istituzionali e le restrizioni personali, economiche e lavorative ad esso collegati, ed elencati nell’Allegato A dell’ex DL 221/21 (trasfuso nell’Allegato A del DL Festività convertito).

Di seguito il testo dell’Allegato A con tutti i termini in decadenza alla fine dello Stato di Emergenza

Allegato_A_DL_221_21_convertitoDownload

DL COVID 229/21: esteso il Super Green Pass e nuove regole per le quarantene

Dal CdM del 29/12/21 un nuovo decreto richiede il Super Green Pass in altre attività ed esclude la quarantena per chi ha avuto contatti con i positivi

CTS e normazione di emergenza

Dopo il 31 marzo 2022, in base all’allegato AL del DL 221/21, dovrebbe decadere

il ricorso ai decreti emergenziali (DPCM) per regolare la pandemia;

il sistema delle Aree colorate (come annunciato dal Premier)

il CTS e la struttura commissariale del CTS (che resterà però in piedi per la parte di organizzazione della campagna vaccinale) ma non il monitoraggio della situazione pandemica.

Certificazioni verdi e Green pass base e rafforzato: fino a quando?

Al netto delle posizioni politiche sul tema, il DL 1/2022 in fase di approvazione continua a prevedere l’obbligo del Green Pass per determinate attività già a partire dallo scorso 20 gennaio 2022 e progressivamente dal 15 febbraio. 2022

Emerge però la necessità di distinguere fra uso della Certificazione verde per attività ricreative e lavoro.

Per quanto riguarda l’obbligo di green pass sul lavoro, vige l’obbligo per i cinquantenni e ultracinquantenni, con obbligo vaccinale almeno fino al 15 giugno 2022;

Per quanto riguarda invece l’obbligo di green pass per attività ricreative, sociali e economiche l’intenzione è quella di una progressiva eliminazione (come confermato dal Premier) per le attività all’aperto e successivamente per quelle al chiuso e per i locali di pubblico intrattenimento.

Si veda l’elenco delle attività consentite e vietate con Green Pass Base e/o Rafforzato, vedere la Tabella elaborata dal Governo ed il nostro approfondimento:

Green Pass Covid e Super Green Pass (rafforzato): cosa sono e a cosa servono – Aggiornamenti

I Green Pass-Certificati verdi Covid diventano realtà con l’attivazione della Piattaforma nazionale-DGC del Ministero Salute: Come ottenere la certificazione?

Smart Working: dal 1° aprile accordi individuali e procedure semplificate

Con il venir meno dello Stato di Emergenza, decade anche la procedura di Smart Working “semplificato” di matrice emergenziale e derogatoria alle norme del D.Lgs. n.81/2017 sullo Smart Working “ordinario”. Per regolare lo Smart Working dal 1 ° aprile sarà possibile stipulare accordi individuali che regolino le giornate di smart e quelle in ufficio in deroga alla contrattazione sindacale.

Il Governo ha però annunciato da tempo l’introduzione di procedure semplificate per le comunicazioni obbligatorie dei datori di lavoro relative proprio all’accordo individuale di smart working.

Inoltre, proprio di recente è stato introdotto un Protocollo nazionale sul Lavoro agile privato, firmato dalle parti sociali (datoriali e sindacali) con il Ministero del Lavoro per regolare tutti gli aspetti della contrattazione, anche in materia di sicurezza.

 

Approfondisci gli aspetti del Protocollo del lavoro Agile relativi alla salute e sicurezza sul lavoro nel nostro approfondimento.

Sorveglianza sanitaria eccezionale: termine il 31 marzo 2022

Il sistema di sorveglianza sanitaria eccezionale che si sostanzia in una visita medica sui lavoratori inquadrabili come “fragili”, instaurato sotto la pandemia decade con la fine dello Stato di Emergenza al 31 marzo 2022, come anche indicato da INAIL, insieme alle tutele di cui all’art. 90 del Decreto sui congedi familiari e la prestazione in modalità agile per i lavoratori fragili come conferma il richiamo anche nell’Allegato A del Decreto festività (DL 221/21) convertito.

 

 

 

 

Lo spygate e la guerra tra bande

nello stato profondo Italiano.

Lacrunadellago.net- (20 Aprile 2022)-   Cesare Sacchetti  :

 La vecchia massima in voga tra gli antichi romani “Excusatio non petita, accusatio manifesta” è spesso fonte di pura verità. Ed è a questa massima verso la quale il pensiero è immediatamente corso quando ieri, praticamente dal nulla, è spuntato un tweet di Matteo Renzi, nel quale l’ex presidente del Consiglio si affannava a prendere le distanze dal caso del cosiddetto Spygate.

Lo spygate è una intricata vicenda di spionaggio internazionale che aveva come preciso scopo quello di incastrare Donald Trump nel 2016, e di associarlo falsamente al Cremlino.

È un piano eversivo che è stato concepito negli ambienti dello stato profondo di Washington che sarebbe ricorso all’aiuto di un altro stato profondo, quello italiano che ha un legame a doppio filo con il primo dal 1945 in poi.

Altre volte, Renzi aveva risposto alle accuse di aver coinvolto i servizi segreti italiani in questa operazione che vedeva nei suoi principali ispiratori l’ex presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, e Hillary Clinton, ex segretario di Stato.

La differenza però questa volta sta nel fatto che nessuno sembra aver chiamato direttamente in causa Renzi per un suo eventuale coinvolgimento in questo piano eversivo ai danni di Donald Trump.

È stato Renzi spontaneamente a dichiarare che tutto questo gli appare “follia pura” e si stupisce che qualcuno nel 2019 abbia potuto prendere in considerazione questo suo coinvolgimento in questa oscura faccenda.

Il destinatario del messaggio appare essere chiaramente Giuseppe Conte che nell’estate del 2019 iniziò a collaborare su questa vicenda con l’amministrazione Trump.

 Era il periodo nel quale Matteo Salvini faceva cadere il suo stesso governo, il Conte I, sul bagnasciuga del Papeete su probabile ordine dei poteri forti e delle logge che avevano deciso che l’esperienza del governo gialloverde doveva concludersi lì.                                                                    Alla Lega che già all’epoca aveva dismesso la facciata del sovranismo era stato assegnato un altro ruolo, ovvero quello di preparare il terreno all’uomo del Britannia, Mario Draghi.

Ed è a questo proposito che il Carroccio ha praticamente lavorato assiduamente dall’agosto del 2019 in avanti assieme alla sponda proprio di Matteo Renzi accomunato da Salvini da Matteo Carrai, il console onorario di Israele in Toscana e uomo forte di Tel Aviv in Italia.

In quello stesso periodo, a palazzo Chigi si stavano portando avanti manovre per costruire il Conte II. Ed è proprio su quel periodo e su alcuni particolari vicende che si concentra l’attenzione di Repubblica, il quotidiano di proprietà della famiglia Elkann.

Repubblica ieri in un articolo firmato da Paolo Mastrolilli ricostruisce l’interesse dell’amministrazione Trump nell’acquisire informazioni preziose che potessero provare il ruolo dell’apparato di intelligence italiano, autorizzato presumibilmente da Renzi nel 2016, all’operazione di spionaggio perpetrata ai danni di Donald Trump.

L’amministrazione Trump decide di inviare a Roma l’allora procuratore generale William Barr per fare luce su quanto accaduto e per appurare un coinvolgimento dei servizi e di palazzo Chigi nel periodo caldo della campagna elettorale americana.

Mastrolilli riporta come Barr sbarcò a Roma il giorno di Ferragosto, il 15 agosto del 2019, per raccogliere preziose informazioni sul caso.

L’articolo di Repubblica dettaglia tutti gli spostamenti di Barr fino all’incontro ufficiale avuto dal procuratore generale con il direttore del DIS, il dipartimento delle informazioni per la sicurezza allora presieduto da Gennaro Vecchione, nominato da Giuseppe Conte.

 

Il DIS è la struttura che in pratica presiede l’intera rete dei servizi italiani e riveste quindi un ruolo fondamentale nel coordinamento dell’intelligence nazionale.

Fino a qui, non c’è nulla di particolarmente nuovo. Quell’incontro è stato confermato da tutti i protagonisti del caso, quali lo stesso Vecchione e Conte, come riporta anche Repubblica.

La “pietra dello scandalo” per il quotidiano di area sorosiana, è il fatto che Barr dopo l’incontro sia andato a cena in un ristorante del centro di Roma con gli uomini dei servizi italiani.

Per Repubblica in questa cena si potrebbero essere consumate delle trame misteriose che avrebbero visto i rappresentanti dei servizi condividere informazioni riservate con lo stesso Barr.

Ci sarebbe quasi da sorridere visto che il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari è il primo a tirare fuori dal prontuario dell’apparato mediatico globalista le accuse di “dietrologia” e di “complottismo” quando si denunciano gli scandali commessi dal potere dello stato profondo italiano.

Stavolta è invece proprio Repubblica a costruire una elaborata operazione di dietrologia tanto da vedere in una cena una sorta di adunata segreta tale da mettere a rischio gli “interessi nazionali”, che nel gergo capovolto del mondo progressista sono in realtà gli interessi di bottega dell’establishment politico.

Strano che Mastrolilli non sappia che quando dei rappresentanti di governi stranieri giungano in Italia per missioni di vario tipo, non è affatto inusuale che cenino con i colleghi italiani in quelli che generalmente sono incontri di cortesia che avvengono dopo quelli tenutisi nelle sedi istituzionali.

A Repubblica più che altro non sembra tanto premere la questione “dell’uso politico borderline che dei nostri Servizi Giuseppe Conte ha fatto nel tempo” come afferma ridicolmente in un altro editoriale Carlo Bonini, altro giornalista molto amato dagli ambienti delle “élite globaliste liberal  Dem Usa”.

La gestione dei servizi è sempre stata politica sin dai tempi della Prima Repubblica e il loro uso ancora più spregiudicato si è intensificato da quando è nata la infausta Seconda Repubblica, concepita nel laboratorio politico di Washington e attuata su suo impulso e ordine attraverso la magistratura, braccio armato giudiziario di questi poteri transnazionali.

La campagna di depistaggio “Conte uomo di Trump”.

Non si sta assistendo quindi ad un fenomeno nuovo. Occorre però sgomberare il campo da un equivoco, o meglio da una falsità che è circolata dal 2019 innanzi. Quella secondo la quale Conte avrebbe fatto tutto questo per una sua presunta devozione a Donald Trump.

 In realtà nulla di tutto questo corrisponde al vero.

Giuseppe Conte non è mai stato un uomo di Trump.

 Si tratta di una campagna di disinformazione diffusa da elementi assoldati da ambienti della politica, apparentemente vicini al M5S, che hanno diffuso ovunque questa assurdità nel tentativo di depistare il pubblico italiano più vicino a Trump e portarlo invece tra le braccia del suo nemico cresciuto alla scuola de gesuiti, come Mario Draghi.

È interessante notare come gli stessi ambienti massonici abbiano orchestrato un’altra campagna di depistaggio nel tentativo questa volta di associare invece l’uomo del Britannia a Trump.

Sono in realtà tutti sforzi coordinati dalla stessa cabina di regia che sguinzaglia degli agenti dis-informatori che assumono le sembianze di apparenti sostenitori di Trump per ingannare e depistare gli italiani che riconoscono nel presidente americano un leader di riferimento nel sovranismo internazionale. A questo punto, qualcuno potrebbe sollevare l’opzione che il celebre tweet di Trump del 27 agosto del 2019 nel quale il presidente si augurava che Conte restasse al suo posto è una “prova” della vicinanza di Conte a Trump.

Trump su Twitter con refuso: «Spero che Giuseppi Conte resti premier». E lui: «Orgoglioso».

Definire quel tweet un “endorsement”, un appoggio politico nel gergo politico anglosassone, a Conte è piuttosto discutibile dal momento che Trump in quell’occasione ha persino storpiato il nome dell’ex presidente del Consiglio chiamandolo “Giuseppi”.

E il presidente Trump non è conosciuto per scrivere frasi alla leggera dal momento che nel suo linguaggio è sempre piuttosto preciso e non lascia mai nulla al caso.

Una storpiatura del nome dell’ex presidente del Consiglio ha dato a diversi osservatori la netta sensazione che Trump in realtà si stesse prendendo gioco di Conte.

In quel periodo, Conte stava giocando una partita di opportunismo politico. Sapeva perfettamente che l’amministrazione Trump non avrebbe mai considerato con occhi favorevoli un governo che avrebbe visto la partecipazione del PD, gerarchicamente sottoposto al PD americano che organizzò il golpe dello Spygate nel 2016.

 

Conte sapeva che l’unico modo per ammansire Trump era concedere una collaborazione per appurare quanto accaduto quando Renzi era a palazzo Chigi, e per comprendere se eventualmente i servizi italiani fossero stati autorizzati a partecipare dall’allora ex premier ad un colpo di Stato internazionale concepito per impedire a Trump di salire alla presidenza degli Stati Uniti.

Renzi reagì furiosamente già all’epoca perché temeva che degli approfondimenti in questo senso avrebbero potuto gravemente danneggiarlo.

Questo però non qualifica certo Conte come un elemento ostile allo stato profondo italiano se si considera che soltanto l’anno dopo, nel 2020, lo stesso ex presidente del Consiglio è stato accusato di aver autorizzato un altro scandalo, probabilmente ancora più enorme dello Spygate, l’Italia-gate del quale abbiamo parlato in passato.

L’Italia-gate travalica i confini dello spionaggio per approdare in quelli di una frode internazionale che avrebbe spostato milioni di voti da Donald Trump a Joe Biden.

Ad avere un ruolo decisivo secondo varie fonti vicine a questa vicenda sarebbe stata Leonardo, società partecipata dal ministero dell’Economia, che attraverso un suo satellite militare avrebbe reso possibile la frode cibernetica.

La tecnologia di Leonardo avrebbe spostato i voti per poi ritrasmetterli negli Stati Uniti alla società Dominion, legata a Soros e Obama, la quale a sua volta si sarebbe occupata della parte finale di questo elaborato broglio internazionale.

Dunque qualificare Giuseppe Conte come un uomo ostile a degli ambienti nei quali si è formata tutta la sua carriera accademica e politica è un completo controsenso, e a questo punto c’è da rispondere ad un quesito che sorge naturale.

La guerra tra bande nello stato profondo italiano imperversa furiosamente.

Perché Repubblica ha tirato fuori soltanto ora dai suoi cassetti questa storia della cena di Barr con gli uomini dei servizi?

La risposta è nell’articolo stesso di Bonini.

Conte sta da tempo assumendo delle posizioni che stanno disturbando una parte degli equilibri dell’establishment politico, in particolare quello più vicino al partito democratico.

La sua riluttanza a non autorizzare le spese militari prima e a criticare un eccessivo atlantismo poi non sono certo dovute ad un suo nuovo afflato sovranista.

Conte sta soltanto cercando di ritagliarsi un suo spazio politico e per poterlo fare deve battere il terreno più tradizionalmente popolare tra gli ambienti della sinistra extraparlamentare, quello della critica, legittima, della NATO.

Al tempo stesso il leader (?) del M5S sembra spingere per creare un casus belli e staccare la spina al decadente governo Draghi che ormai è dilaniato da profonde divisioni.

Il discepolo di Guido Alpa aspira probabilmente a entrare in Parlamento il prima possibile per avere una qualche copertura politica. Ad oggi, Conte non ha incarichi e nessuno sa quanto tempo ha ancora a disposizione la classe politica italiana.

Nessuno sa se un domani non si instaurino al potere delle nuove forze politiche in grado di fare luce su quanto accaduto negli ultimi due anni e di consegnare alla giustizia coloro che hanno orchestrato la farsa pandemica.

Una farsa nella quale Conte ha avuto un ruolo primario quando chiuse l’Italia e ordinò ai cittadini di uscire di casa con un pezzo di carta nel quale si dichiarava dove si andava e perché.

In quel frangente, l’allora presidente del Consiglio assunse un ruolo fondamentale perché l’Italia finì sotto la dittatura dei DPCM ministeriali.

Così come ebbe un ruolo altrettanto fondamentale la sua vicinanza con la Cina comunista attraverso la quale costituì un asse decisivo per attuare su scala globale l’operazione terroristica del coronavirus.

L’articolo di Repubblica in conclusione quindi può essere interpretato come una velina al leader pentastellato.

 

Alcuni ambienti dei democratici italiani non gradiscono che Conte provi ad anticipare i tempi della caduta di Draghi per il suo personale tornaconto politico e così è stato aperto un cassetto che potrebbe contenere altre informazioni.

Ciò non esclude però che anche altri possano aprire i loro di cassetti, e rivelare le informazioni che possono portare al declino definitivo delle figure di spicco della politica italiana.

Lo scenario sarebbe quello di una vera e propria guerra tra bande che infuria tra i vari membri dei clan politici che vistisi scoperti e privi di protezioni internazionali iniziano a sbranarsi a vicenda.

Il procuratore speciale John Durham vicino all’incriminazione di Hillary Clinton.

A Washington però c’è qualcuno che sembra avere le idee chiare sul ruolo giocato dall’Italia in questo intrigo internazionale nel 2016, e quell’uomo è il procuratore speciale John Durham che da due anni a questa parte sta portando avanti l’inchiesta sullo Spy-gate.

Durham attraverso il rinvio a giudizio di Michael Sussman, avvocato di uno studio legale direttamente legato a Hillary Clinton, è arrivato praticamente a pochi centimetri dall’ex segretario di Stato americano.

Durham sa che fu Hillary Clinton a ordinare di fabbricare prove false per incastrare Donald Trump così come sa che fu l’allora presidente americano Barack Obama ad autorizzare l’FBI a spiare illegalmente il presidente.

E se John Durham sa tutto questo, è difficile pensare che non sappia se Matteo Renzi, ricevuto da Obama nell’ottobre del 2016, abbia ricevuto un qualche ordine dalla controparte americana di prendere parte al golpe contro Trump.

E se questo ordine è stato veramente trasmesso non ci sarebbe soltanto un coinvolgimento personale dell’uomo della Leopolda, ma dell’intero partito democratico italiano di cui allora Renzi era segretario.

Se la versione che è stata fornita da Papadopoulos ed altri è corretta, Matteo Renzi avrebbe rivestito un ruolo assolutamente primario nell’operazione ma in questo caso sarebbe impossibile pensare che i vertici del suo partito, così vicini ai democratici americani, non sapessero cosa stava accadendo in quell’ottobre del 2016.

Ognuno di loro infatti interruppe una consolidata tradizione di neutralità sulle elezioni americane tanto da portarli a schierarsi pubblicamente con l’allora candidata democratica Hillary Clinton, che è stata la mente del colpo di Stato contro Trump.

Proprio in quel frangente si susseguirono le dichiarazioni ufficiali dei ministri del governo Renzi, quali Gentiloni, ministro degli Esteri, la Boschi, ministro delle Riforme, e ovviamente dello stesso premier a favore della Clinton.

A Repubblica sta a cuore che i servizi non siano usati a fini politici, ma se è davvero questo l’intento di questo quotidiano, ci si chiede perché mai né Mastrolilli né Bonini si chiedano se effettivamente Matteo Renzi e il PD abbiano usato i servizi segreti italiani per rovesciare Donald Trump.

Quale uso politico dei servizi, e quale scandalo più grande di questo ci può essere? Nella storia repubblicana d’Italia, mai era accaduto che l’intelligence fosse utilizzata per ingerire negli affari di un Paese straniero tantomeno per influenzare le sue elezioni.

Nemmeno ai tempi bui della strategia della tensione quando la dipendenza di Roma da Washington era stretta, ma non così tanto da ordinare ai servizi segreti italiani di rovesciare il presidente degli Stati Uniti. Quella dipendenza presente nella Prima Repubblica ha assunto le forme di una vera e propria sottomissione nella Seconda, quando l’attuale classe politica è ormai direttamente selezionata dagli ambienti “Liberal dem Usa” e neocon “progressisti “ americani.

A questo punto, è necessario tornare all’incipit di questo articolo. “Excusatio non petita, accusatio manifesta”. Tutti sembrano sapere che gli uomini di Trump hanno in mano il detonatore per far saltare la politica italiana.

Tutti sembrano saperlo e hanno già iniziato a pugnalarsi a vicenda nel tentativo di mettersi al riparo.

La guerra tra bande nello stato profondo italiano è il sintomo di un sistema che sa che il suo tempo è giunto allo scadere.

Il bottone sul telecomando per far saltare la Seconda Repubblica sembra essere stato già premuto.

 

 

 

La risposta ad “Atlantico Quotidiano”

e alla sua lista di “putiniani.”

 Lacrunadellago.net- (13 Aprile 2022)-  Cesare Sacchetti- ci dice :

 

Alcuni lettori mi segnalano questo articolo di “Atlantico Quotidiano”, nel quale constato di essere stato catalogato come un “putiniano italiano” che veicola “teorie complottiste”.

Siamo alle solite.

Ormai il mainstream mediatico “italiano” e i suoi satelliti non sanno fare altro che sfornare articoli o editoriali nei quali si fanno delle liste nelle quali coloro che non sono allineati al pensiero unico dominante imposto dall’atlantismo, o sono “putiniani” o sono “complottisti”, oppure entrambe le cose.

Questi neologismi privi di significato logico e sostanziale mostrano tutta la pochezza di queste pubblicazioni di regime che ormai cercano di apporre le loro etichette preconfezionate per poter identificare tutti coloro che in realtà mostrano i danni reali che ha portato l’atlantismo nel mondo, bombardando nazioni sovrane e uccidendo civili innocenti.

Questa volta Atlantico si lancia in una difesa di ufficio del regime nazista di Zelensky e ci si chiede dove siano finiti i cosiddetti “valori liberali” di cui l’atlantismo si faceva portavoce visto che ad oggi il “liberal Dem Usa”  europeo si ritrovava abbracciato ai tagliagole di Azov che hanno la svastica tatuata sul petto.

Per Atlantico la questione ucraina è alquanto semplice. Il “cattivo” Putin avrebbe invaso uno “Stato sovrano” e già qui occorre trattenere le risate perché sarebbe interessante capire quale sovranità possa avere il regime di Zelensky che è la conseguenza di un colpo di Stato consumatosi nel 2014 e orchestrato da Barack Obama e George Soros.

Se Atlantico cerca conferme in questo senso non deve fare altro che leggere le pubblicazioni del think-tank considerato il portavoce della CIA, Stratfor, che ha definito l’Euro-maidan del 2014 come “il più clamoroso golpe della storia”.

Poco importa però la ricerca della verità e dei fatti che dimostrano come in Ucraina non ci sia stato nulla di sovrano, se non quello che veniva dettato e imposto per questo Paese a Washington. Atlantico però si supera subito dopo quando arriva persino a definire “fantomatici” i laboratori dov’erano custodite le armi batteriologiche in Ucraina.

A questo punto, la domanda agli “amici” di questa rivista è d’obbligo: ma le leggete le pubblicazioni e le dichiarazioni degli atlantisti ai quali vi ispirate?

Se accantonate per un attimo il dizionario del piccolo scrivano di regime, magari potete dare un’occhiata a quanto dichiarato da Victoria Nuland, noto falco atlantista e sionista e attuale membro della “amministrazione Biden”, che ha riconosciuto pubblicamente l’esistenza di questi laboratori.

Questi articoli credo che comunque dimostrino non solo inadeguatezza giornalistica di chi li scrive, ma anche la debolezza dello stesso pensiero atlantista di cui Atlantico si fa portavoce.

Ciò che questo mondo non comprende è che moltissimi Italiani sostengono Putin non perché “putiniani” ma semplicemente perché vedono in ciò che sta facendo Putin in Ucraina una operazione designata a bonificare l’Ucraina dalla feccia nazista che è stata messa in questo Paese negli ultimi 8 anni.

Feccia che si è macchiata di orrendi crimini contro i civili documentati persino da giornalisti Occidentali.

Molti Italiani ammirano Putin perché non ha messo al servizio il suo Paese di una organizzazione terroristica come la NATO che ha commesso orrendi crimini di guerra come quando bombardò e uccise i bambini di Belgrado.

Erano bombe vere, non “complottiste”, sempre per usare la vacua terminologia cara al “regime globalista liberal Dem Usa”.

Questo però probabilmente non interessa ad Atlantico, perché troppo impegnato per conto dei suoi referenti a compilare la lista dei “buoni” e dei “cattivi”, dove nel primo campo finiscono tutti coloro che appoggiano in maniera indefessa l’atlantismo e i suoi crimini, e nel secondo tutti coloro che ne denunciano invece le nefandezze.

C’è però da rallegrarsi.

Il XXI secolo è il secolo nel quale l’atlantismo sta volgendo al termine ed è il secolo nel quale sta nascendo un nuovo mondo multipolare, dove non c’è qualcuno che preme dei bottoni a Washington e decide unilateralmente la sorte delle nazioni che si trovano dall’altro lato del globo.

 E’ il secolo del tramonto dell’atlantismo ed è il secolo nel quale riviste come Atlantico saranno presto un lontano ricordo del passato.

 

 

 

L’Ucraina e le armi batteriologiche:

il piano del mondialismo (di Klaus Schwab, ndr)

per sterminare i russi.

Lacrunadellago.net- (4 Marzo 2022)-  Cesare Sacchetti  : ci dice :

 

C’è una storia segreta dell’Ucraina che non viene raccontata al grande pubblico. L’opinione pubblica Occidentale sostanzialmente ignora cosa accade veramente in questo Paese da anni.

Tutto ciò che è giunto dall’Ucraina negli anni passati attraverso il filtro delle menzogne dei media europei e americani è l’immagine di un Paese che ha compiuto la cosiddetta “transizione democratica” portata in atto dallo stato profondo di Washington.

Quella che viene chiamata “esportazione di democrazia”, un termine piuttosto caro alle lobby dei neocon sionisti degli anni 2000 non è null’altro che il rovesciamento di governi considerati ostili ai gruppi di potere che hanno dominato per decenni la Casa Bianca, su tutti il “Council For Foreign Relations” finanziato dalla famiglia Rockefeller.

L’Ucraina non fa eccezione a questa regola per la sua posizione strategica, e come abbiamo visto nel precedente articolo, era vitale per le lobby atlantiste rovesciare attraverso il golpe chiamato Euro-maidan la presidenza Yanukovich troppo vicina, secondo il dipartimento di Stato USA, al Cremlino.

C’è però anche un altro lato per il quale il controllo dell’Ucraina è fondamentale per questi ambienti. È un lato molto più oscuro nel quale vengono praticati i peggiori e sporchi traffici del pianeta.

Stiamo parlando di produzione e sviluppo di armi batteriologiche (comprese le armi atomiche prodotte da Klaus Schwab in sud Africa nella sua fabbrica) , di traffico di bambini, di organi e di esseri umani.

Il regime neo-nazista che protegge il fantoccio tele-comandato dalla NATO, Zelensky, è stato ciò che ha garantito la prosperità di questi traffici.

Da quando Poroshenko fu installato al potere, questi traffici hanno iniziato a proliferare e infestare l’intera Ucraina.

C’è ne però uno in particolare sul quale dovremmo soffermarci ed è quello che riguarda le armi batteriologiche.

Per poter comprendere come sono iniziati i programmi per utilizzare l’Ucraina come una base per studiare queste armi occorre fare un passo indietro e tornare al 2005, quando il Paese era governato dall’allora presidente Yushchenko.

Yushchenko era il prodotto diretto di un’altra rivoluzione colorata sorosiana , la prima che avvenne in Ucraina nel 2004 e nel 2005.

Anche in quel periodo, a Washington erano piuttosto preoccupati che questo Paese potesse spostarsi troppo nell’orbita di Mosca e venne deciso di scatenare i soliti disordini provocati dalle solite Ong di Soros – professionista della sovversione internazionale – per mandare al potere il presidente fantoccio di turno, Yushchenko in questo caso, che eseguisse meglio gli ordini dei poteri finanziari globali.

Il viaggio di Obama in Ucraina: fondi per i laboratori di armi chimiche.

Una volta che il neo-presidente ucraino si instaurò al potere iniziarono una serie di viaggi compiuti dall’allora giovane e sconosciuto senatore democratico dell’Illinois, Barack Obama, assieme al suo collega repubblicano Richard Lugar.

Obama e Lugar furono mandati in Ucraina per una ragione molto precisa, ovvero quella di avviare un programma congiunto tra il governo statunitense e ucraino per condurre ricerche scientifiche sulle armi batteriologiche.

A dare notizia di questo viaggio fu il quotidiano da sempre portavoce del vero potere occulto che domina a Washington, il Washington Post.

La storia venne riportata dal quotidiano con un titolo propagandistico del tipo “Gli Stati Uniti aiuteranno l’Ucraina a contrastare le armi biologiche”.

In realtà se si legge poi l’articolo si comprende che questo “aiuto” è consistito nell’eseguire degli aggiornamenti di sicurezza di alcuni istituti biologici che avevano appunto questo scopo.

Questi laboratori erano in parte eredità della Guerra Fredda ma a Washington non interessava in alcun modo smantellarli.

Piuttosto dalle parti della Casa Bianca erano interessati ad affiancare, e praticamente comandare, il governo ucraino attraverso risorse finanziarie e scientifiche superiori nella gestione di questi laboratori.

Gli Stati Uniti quindi da quegli anni assunsero già il controllo diretto sullo sviluppo e sulla ricerca delle armi chimiche e batteriologiche in Ucraina. Questo Paese quindi divenne una base per queste ricerche che non avevano in realtà alcuna finalità “scientifica”.

Lo scopo era quello di lavorare a delle armi da poter utilizzare contro eventuali “nemici” dello stato profondo di Washington, e all’epoca, come allora, il vero avversario di questi ambienti veniva considerato la Russia di Putin che stava gradualmente tornando a rimettersi in piedi dopo il disastro degli anni’90.

Il Pentagono raccolse campione del DNA dei russi.

A questo proposito, fu proprio lo stesso presidente russo a rivelare come in Russia nel 2017 c’erano delle ONG straniere che stavano facendo qualcosa di piuttosto singolare.

 Queste ONG avevano già allora e negli anni precedenti iniziato a raccogliere campioni di DNA della popolazione russa in ogni regione del Paese.

Queste associazioni non erano interessate in alcun modo a raccogliere campioni di altre popolazioni slave presenti in Russia, ma erano interessate soltanto ed esclusivamente ad avere il DNA dei russi.

Al Cremlino si accorsero di queste attività alquanto anomale e sospette, e Putin in quel periodo rilasciò una dichiarazione ufficiale.

“Siete al corrente che del materiale biologico è stato raccolto in tutto il Paese, da differenti gruppi etnici e persone che vivono in differente regioni geografiche della Federazione Russa? La domanda è: perché questo viene fatto? E viene fatto intenzionalmente e professionalmente.”

Anche alla Camera alta del Parlamento russo, il Consiglio Federale, si accorsero che questa attività non era affatto ordinaria e iniziarono a trattare la questione in via ufficiale.

L’allora vice presidente del comitato per la Sicurezza e la Difesa del Consiglio Federale, Franz Klintsevich, dichiarò pubblicamente che tutto ciò lasciava pensare che qualcuno stava pensando espressamente allo scenario di studiare un’arma biologica che potesse colpire solamente i russi.

Il senatore russo spiegò correttamente che i gruppi etnici reagiscono in maniera differente al contagio con agenti batteriologici e questo spiegava quindi il motivo di tanto interesse nel raccogliere solo ed esclusivamente campioni di DNA russo.

Occorreva un’arma batteriologica su misura pensata per colpire e uccidere soltanto la popolazione russa.

A rivelare poi il mistero su ordine di chi quelle ONG stessero procedendo alla raccolta di quei campioni furono propri i suoi mandanti che non erano altro che, casualmente, gli uomini dell’aviazione militare statunitense.

A parlare in quell’occasione fu un portavoce dell’AETC, acronimo che sta ad identificare il commando per l’addestramento e l’educazione dell’aereonautica americana.

L’AETC precisò che si trattava soltanto di prelievi di DNA giustificati dalla necessità di condurre delle ricerche sull’apparato muscolo-scheletrico umano.

A Mosca però non la bevvero perché il fatto che fossero prelevati solo ed esclusivamente campioni di DNA di popolazione russa e il fatto che fossero coinvolti i militari ha lasciato pensare che il vero obbiettivo di quel programma fosse creare appunto un agente patogeno pensato solo per danneggiare le popolazioni di etnia russa.

Se si considera la lunga storia di programmi finanziati dallo stato profondo di Washington per sviluppare armi batteriologiche, in molti casi sperimentati sulla stessa inconsapevole popolazione americana, il sospetto della Russia è più che fondato.

L’Ucraina potrebbe essere quindi la chiave per spiegare quanto accaduto in Russia nel 2017 quando l’aereonautica americana raccoglieva parti di DNA russo, e quanto accaduto dodici anni prima quando Barack Obama si recava in visita nel Paese per assicurare più fondi ai laboratori ucraini che si occupavano di questi programmi di guerra chimica e batteriologica.

La Russia conferma che l’Ucraina è stata utilizzata per produrre armi chimiche contro i russi.

In questi giorni è circolata molto sui media alternativi l’ipotesi che l’operazione militare russa oltre che ad avere lo scopo di de-nazificare e liberare l’Ucraina avesse lo scopo di distruggere quei centri dove venivano custoditi virus letali.

A dare conferma ufficiale a questa tesi è stata la stessa ambasciata russa presso la Bosnia-Erzegovina che ha dichiarato pubblicamente che gli Stati Uniti “hanno riempito l’ucraina di laboratori biologici, i quali erano – molto possibilmente – utilizzati per studiare metodi volti a distruggere il popolo russo ad un livello genetico.”

Gli ambienti che hanno concepito il golpe dell’Euro-maidan nel 2014 e la rivoluzione colorata del 2005 hanno utilizzato questo Paese come una base per dei programmi criminali e genocidi rivolti esclusivamente a colpire la popolazione russa.

C’è una vera e propria ossessione quindi da parte del globalismo nei confronti della Russia fino al punto di pensare ad un’arma che potesse sterminare la sua popolazione.

La guerra tra la Russia e il vertice del potere finanziario internazionale è in realtà molto più antica e risale almeno al 1815 quando la famiglia Rothschild che già finanziava e dominava le monarchie europee giurò di distruggere e uccidere i Romanov che si erano opposti ai loro piani di dominio dell’Europa.

Anche la storia più recente dell’Ucraina non sembra fare eccezione all’odio feroce che il “Nuovo Ordine Mondiale di Klaus Schwab,(ndr)” nutre contro la Russia.

Sono giunte negli ultimi giorni informazioni sull’effettiva distruzione di questi laboratori da parte dei russi nel corso della loro operazione militare.

A dare notizia di questo retroscena in particolare è stato il sito americano Real Raw News che da alcuni è considerato controverso, e non attendibile, per i suoi articoli che parlano di presunti processi in corso a Guantanamo contro gli uomini che hanno organizzato il colpo di Stato dello Spygate e la frode elettorale del 2020 contro Donald Trump.

Siamo stati comunque in grado di verificare in altre maniere e attraverso altre fonti attendibili questa informazione che sembra corrispondere al vero.

I militari russi avrebbero distrutto tutti questi laboratori e sarebbero entrati in possesso dei documenti segreti ai quali gli scienziati ucraini e americani stavano lavorando.

A quanto pare, anche in questa occasione, la Russia si è rivelata ancora una volta l’incubo dei grandi poteri finanziari che aspirano a erigere un super-governo globale comandato dal nuovo Hitler, ossia  da Klaus Schwab(ndr).

E anche in questa occasione questo Paese ha inflitto una cocente sconfitta alla famiglia Rothschild la cui immensa ricchezza (Mafia della defunta  Kazaria. Ndr) siede sul fiume di sangue delle guerre che questa ha provocato nel corso degli ultimi due secoli.

 

 

 

Diffusero notizie false? Ministri

indagati per la gestione del Covid.

Visionetv.it- Giulia Burgazzi- (22 Aprile 2022)- ci dice :  

 

Ma da allora è cambiato qualcosa, e cosa, nella gestione del Covid?

Mezzo governo Conte II è indagato dalla Procura di Roma a proposito dei criteri scelti per contrastare la diffusione del virus, compresi quattro ministri confermati da Draghi. Lo rivela La Verità in un articolo riservato agli abbonati. Ne esistono però ampi stralci disponibili gratuitamente.

Numerose le ipotesi di reato: usurpazione di potere politico, abuso di ufficio aggravato, sequestro di persona (i lockdown, presumibilmente), procurato allarme, violenza privata, diffusione di notizie false, esagerate o tendenziose atte a turbare l’ordine pubblico.

Curioso: quest’ultimo è il randello che di solito si usa con gli spacciatori di bufale on line. Praticamente, si tratterebbe di capire se i ministri hanno spaventato a sproposito (e a morte) gli italiani.

Le indagini, a quanto riposta La Verità, riguardano i ministri Speranza (Salute), Di Maio (Esteri), Lamorgese (Interni), Guerini (Difesa), che attualmente conservano gli incarichi. Inoltre gli ex ministri Gualtieri (Economia), Bonafede (Giustizia), De Micheli (Infrastrutture e Trasporti), Azzolina (Istruzione), Costa (Ambiente).

Tutto discende da una denuncia presentata nel marzo 2021.

Medici, avvocati, vari professionisti e un maresciallo della Finanza chiesero di avviare 33 indagini sull’operato del Governo a proposito del Covid per verificare se effettivamente determinate sue azioni erano illecite. Allegarono in proposito corpose documentazioni.

Uno degli ambiti di cui sollecitavano il chiarimento riguardava la strumentalizzazione di notizie scientificamente, sanitariamente, epidemiologicamente false, ovvero la manipolazione in malafede di notizie vere. Il fine? Imporre all’opinione pubblica (e anche ai parlamentari) una narrazione della pandemia falsa e volta a coartare i diritti i diritti costituzionali e politici.

Non è la prima volta che la magistratura punta gli occhi sulla gestione del Covid da parte del governo Conte II. Nell’agosto 2020 una raffica di avvisi di garanzia raggiunse lo stesso Conte (che ora non risulta indagato) e diversi suoi ministri che adesso sono finiti di nuovo nella bufera.

C’è un particolare interessante. Allora, la generalità delle accuse decadde rapidamente: la Procura fece fin dall’inizio sapere che le riteneva sostanzialmente infondate.

Nel dicembre scorso risultava ancora in ballo soltanto Conte per l’ipotesi di sequestro di persona.

 Difficile pensare che ora i magistrati non abbiano dato uno sguardo almeno sommario a quelle carte. Si può perciò supporre che sia risultata più convincente la corposa documentazione presentata nel marzo 2021 e sfociata nelle indagini attuali.

A proposito della gestione Covid, risultano tonnellate di sollecitazioni alla magistratura relative all’operato del governo Draghi. Per ricatto vaccinale, per la gestione dell’emergenza sanitaria, per il green pass…

Un esposto o una denuncia non è ovviamente prova di comportamenti illeciti.

Non lo è nemmeno l’apertura delle indagini.

Il tempo è galantuomo, il tempo dirà. Peccato che il tempo sia lento nel pronunciarsi, perché le curiosità sono tante.                               E bruciano.

(GIULIA BURGAZZI).

 

Smascherare i truffatori del 25 aprile.

Visionetv.it- Antonello Cresti- (25 Aprile 2022)- ci dice :  

 

In una delle sue farneticanti uscite, il Presidente della Regione Liguria, Toti, ha recentemente fatto intendere che chi non vuole mandare armi all’Ucraina non è degno di festeggiare la Liberazione.

Dovremmo per una volta prendere ispirazione dalle parole del leader di Cambiamo, ed addivenire alla conclusione che – in effetti – sarebbe meglio mondare la Festa del 25 Aprile da troppe presenze.

Certo, non quelle a cui allude Toti nella sua riscrittura della Storia e della realtà, ma quelle che da decenni hanno fatto diventare una celebrazione dedicata alla “Liberazione”, come una fastidiosa ed ipocrita parata retorica in cui il sacrificio di chi partecipò alla Resistenza diviene puro espediente identitario per addormentare le coscienze.

In questa pomposa e vacua celebrazione non è un caso che ci sia scelti una canzone simbolo, “Bella Ciao”, che nessun partigiano cantò mai durante la Resistenza, semplicemente poiché tale canto venne associato alla Guerra di Liberazione solo venti anni dopo la conclusione.

Una pervicace volontà di accomodare la Storia, riscriverla, secondo le proprie utilità del momento, un po’ come quando in “La Vita è Bella” Benigni fa liberare il campo di concentramento in cui si trova dall’esercito statunitense…

Ma ciò che sino a due anni fa doveva essere vissuto con insofferenza e spirito critico diviene oggi, dopo due anni di delirio psico-pandemico e nel mezzo di una retorica sguaiatamente guerrafondaia spacciata per pacifismo, qualcosa da rigettare con ogni forza.

 

Gli “antifascisti” di nome e non di fatto che si raduneranno nelle piazze anche questo 25 Aprile sono infatti esattamente coloro che hanno plaudito, o sono stati direttamente gli artefici, della messa in arresto di 60 milioni di italiani per futili motivi spacciati per conclamata emergenza sanitaria, coloro che hanno taciuto o ghignato di fronte allo stupro della “Costituzione più bella del mondo” e che non hanno speso una parola di fronte alla distruzione del tessuto economico della nostra nazione, svenduta ora come allora a potentati stranieri ed ad agenti disgregatori che operano quotidianamente contro l’interesse nazionale.

Si sono riempiti la bocca di parole come “assembramento” o “coprifuoco”, espressioni evidentemente capaci di evocare alla mente momenti storici che si dice di avversare, si sono infine assoggettati lietamente ad un lasciapassare mostruoso contro ogni diritto individuale.

In “Bella Ciao”, quantomeno, il protagonista della canzone una mattina si svegliava, mentre oggi milioni di squallide figure dormono liete collaborando col loro silenzio a questo mostro antidemocratico.

Quando il significato stesso delle parole è così svillaneggiato, non ci si può permettere di lasciare al nemico campo libero.

Il 25 Aprile divenga da oggi la giornata di una nuova Liberazione Nazionale, fuori da ogni retorica di comodo. Per far questo le piazze debbono appunto essere liberate dagli usurpatori della storia e della democrazia che oggi seggono al Governo.

La libertà può essere celebrata solo da chi ne è degno!

(ANTONELLO CRESTI).

 

PROGETTO DITTATURA: CAMBIARE

LA COSTITUZIONE PER POTER RENDERE

PERMANENTE LO STATO DI EMERGENZA.

Maurizioblondet.it- Maurizio Blondet - ( 25 Aprile 2022)- ci dice :

 

Hillary Clinton e Obama hanno chiesto alla UE di approvare SUBITO il Digital Services Act (DSA),che controlla e censura la rete. La UE nella notte obbedisce. Cosa sta per succedere?

Qui Matteo D’Amico:

Pare che alcuni deputati stiano proponendo una “Modifica all’articolo 78 della Costituzione e altre disposizioni in materia di dichiarazione e disciplina dello stato di emergenza nazionale”.

La nostra Costituzione, non a caso, prevede lo stato d’emergenza nazionale esclusivamente in un contesto di deliberazione e successiva dichiarazione dello stato di guerra, cosa che evidentemente non piace ai governanti che intendono usare l’emergenza nazionale come piede di porco per scardinare i limiti imposti dalla legge.

Prova quanto sopra il fatto che, con la scusa della guerra in Ucraina, lo stato di emergenza è stato prolungato da Draghi fino a fine dicembre 2022.

Occorre che sempre più persone capiscano che ormai la “normale” vita democratica, ovvero lo stato di diritto, è stato sospeso e non sarà più rimesso in vigore, a meno che gli attuali governanti golpisti non vengano costretti a farlo.

 Di fatto siamo entrati -in modo particolare dall’inizio della psico-pandemia Covid, ma di fatto già da quando Mario Monti subentrò a Berlusconi, obbligato ad andarsene dalla manipolazione del rating dell’Italia ad opera delle agenzie anglosassoni- in uno stato d’eccezione causato dalla rottura del patto sociale e dal completo sovvertimento della carta costituzionale (pur in sé, va ricordato, non priva di limiti).

La risposta a questa situazione deve essere messa in opera a tre livelli:

 a) occorre informarsi, squarciare il velo di menzogne che il regime tesse incessantemente, non stancarsi di spiegare alle persone come stanno le cose;

 b) unire le tante persone che comprendono la gravità di quanto sta accadendo;

 c) sfruttare questa crisi per crescere spiritualmente, abituarsi ad andare all’essenziale, rendere più profonda la propria vita di preghiera.

 La vera lotta è interiore: tutto è vano, ogni sforzo è inutile se non si traduce e non si radica in un sincero sforzo di santificarsi.

Non lasciamoci dunque turbare dai poveri miserabili che occupano e progettano la distruzione del nostro caro paese: lottiamo, mantenendo però la pace e senza scoraggiarci.

Fidiamo soprattutto in Dio e nel suo soccorso, in Colui nelle cui mani sono i destini dei popoli, come di ogni singolo uomo.

Facciamo circolare la notizia al massimo, affinché questa proposta sia stroncata sul nascere.

(camera.it/leg18/126?tab=2&leg=18&idDocumento=3444&tipo=).

 

 

IL NUOVO MARXISMO AMERICANO.

Ossia i “ Liberal Dem Usa”.

 Forum Comedonchisciotte.org - (25 aprile 2022)- ci dice :

 

 Puntualmente, a conferma di quanto scrivevo nel mio post “Globalismo e Comunismo” è arrivato il discorso dell’ex-presidente marxista Barack Obama che chiede, senza alcun pudore o vergogna, l’applicazione della Censura ai social media.

L’ex presidente Barack Obama in un importante discorso giovedì ha chiesto una maggiore regolamentazione dei contenuti dei social media, al fine di diminuire la “disinformazione”

L’ex presidente Barack Obama ha tenuto un discorso sulla questione alla Stanford University dopo aver passato mesi a studiare l’argomento. (Una persona intelligente si sarebbe informato in tre giorni, ma B.O ha bisogno di più tempo!)

Si è descritto come “abbastanza vicino ad un assolutista del [diritto sancito dal] Primo Emendamento, ma ha subito chiarito che non si applica alle aziende di social media. (Dov’è scritto? Lo ha deciso B.O.?)

“Il primo emendamento è un freno al potere dello stato. Non si applica alle aziende private come Facebook e Twitter”, ha detto, chiedendo più “giudizi di valore” sulla moderazione dei contenuti e la censura sui social media.

“Mentre la moderazione dei contenuti può limitare la distribuzione di contenuti chiaramente pericolosi, questa non va ancora abbastanza lontano”, ha aggiunto Barack Obama.

L’ex presidente si è lamentato che gli attuali modelli di controllo sui contenuti che vengono pubblicati nelle piattaforme dei social media abbiano permesso a tutti i contenuti di fluire allo stesso modo.

“Ovviamente perdiamo la nostra capacità di distinguere tra fatti, opinioni e finzione. O forse smettiamo semplicemente di preoccuparcene”, ha detto.

Obama si è anche lamentato del fatto che un diluvio travolgente di informazioni abbia reso difficile discernere la verità.

“Il nostro cervello non è abituato a ricevere così tante informazioni così velocemente, e molti di noi stanno vivendo un sovraccarico”, ha detto. (Chi decide sulla capacità di un cervello di ricevere, selezionare ed eventualmente discernere ciò che è vero da ciò che è falso? Il nuovo politburo marxista americano?)

Obama ha anche avvertito che “persone pericolose” stanno usando i social media per distrarre il pubblico.

“Persone come Vladimir Putin e Steve Bannon capiscono che non è necessario che la gente creda alla disinformazione per indebolire le istituzioni democratiche, basta inondare la pubblica piazza con abbastanza liquame in forma grezza”, si è lamentato. (Sono pericolose perché non condividono il nuovo Manifesto Global-Comunista di Barack Obama?).

L’ex presidente ha sostenuto una serie di riforme e di regolamentazioni per i social media, avvertendo che è in gioco la natura stessa della democrazia.

Si è lamentato che non ci sia alcun modo di distinguere online tra “un articolo revisionato da esperti del dottor Anthony Fauci ed una cura miracolosa proposta da un venditore ambulante”.

L’ampia varietà di contenuti sul Coronavirus e sui vaccini, ha detto Obama, era preoccupante, poiché alcune persone hanno scelto di non farsi vaccinare. (E qui casca l’asino! I no-vax che hanno rifiutato i vaccini voluti solennemente dalla Big-Pharma e suoi scagnozzi sono i reprobi di oggi, sono i cattivi, i nuovi eretici che si ribellano ai teologi moderni che non si sottomettono alla Santa Inquisizione global-marxista).

 

“La gente sta morendo a causa della disinformazione”, ha detto.

Obama ha notato che la moderazione dei contenuti da parte delle aziende tecnologiche esiste già, ma ha sostenuto una maggiore moderazione, anche se la disinformazione è difficile da identificare.

“Questo non significa che alcune cose non siano più vere di altre. O che non possiamo tracciare delle linee tra opinioni, fatti, errori in buona fede, inganni intenzionali”, ha detto.

 “La regolamentazione deve essere parte della risposta”, ha detto Obama, chiedendo modi per iniziare a “rallentare la diffusione di contenuti dannosi” online.

Obama ha espresso il suo rammarico per aver creduto, prima delle elezioni del 2016, che il pubblico potesse ancora distinguere il fatto dalla finzione sui social media, anche se ha sofferto personalmente e politicamente a causa della disinformazione.

“Ciò che ancora mi assilla è stato il mio fallimento nell’apprezzare appieno, all’epoca, quanto fossimo diventati suscettibili alle bugie ed alle teorie del complotto”, ha detto.

L’ex presidente ha citato i principi della “Fairness Doctrine”, ampiamente criticata dal movimento conservatore, per aiutare a controllare quale tipo di informazione veniva permesso nelle trasmissioni.

 Ha anche chiesto che gli algoritmi dei social media vengano regolati da ispettori e regolatori del governo, proprio come altre industrie.

 “Abbiamo una scelta in questo momento: Permettiamo alla nostra democrazia di appassire? O la miglioriamo?”, ha detto.

(byoblu.com/2022/04/25/tg-byoblu24-25-aprile-2022/).

 

 

 

 

 

VINCERE E CREARE UNA NUOVA ECONOMIA GLOBALE.

Comedonchisciotte.org- Sergey Glazyv- Markus -(24 Aprile 2022  )- ci dice :

 

Soprattutto per le persone pensanti, delineerò brevemente le ragioni della mostruosa guerra che si è sviluppata davanti ai nostri occhi in Ucraina.

Non c’è niente di peggio di una guerra tra gruppi sociali di un [medesimo] popolo. In questo caso, il nostro popolo russo, che, da secoli, si è formato sul territorio dell’attuale Ucraina che a suo tempo, su iniziativa di Lenin, comprendeva Malorossia, Novorossia e Carpathorossia.

Sono cresciuto a Zaporozhye, vicino al quale ora ci sono pesanti combattimenti per distruggere quei nazisti ucraini che non erano mai esistiti nella mia piccola patria.

Ho frequentato una scuola ucraina e conosco la letteratura e la lingua ucraina, che scientificamente è un dialetto russo.

Non ho notato nulla di russofobo nella cultura ucraina.

 In 17 anni di vita a Zaporozhye non ho mai incontrato un solo Banderista.

Era considerata una parola offensiva e si poteva essere presi a pugni in faccia per averla usata all’indirizzo di qualcuno. Non avrei mai potuto immaginare che saremmo vissuti fino a vedere gli attuali, aspri combattimenti tra le forze armate russe e ucraine.

Il nostro Presidente ha detto molte volte che i Russi e gli Ucraini sono un unico popolo. Dal punto di vista delle scienze storiche, linguistiche, archeologiche, etnografiche e genetiche, questo è un fatto provato.

Dopo il crollo dell’URSS, la più grande catastrofe geopolitica del XX secolo secondo il nostro presidente, [questo popolo] è rimasto diviso per trent’anni.

Nella coscienza pubblica del popolo russo dell’Ucraina si sono sviluppati processi patologici, che hanno portato ad una malattia grave e mortale: la russofobia.

Come è potuto accadere?

Ancora una volta farò riferimento al mio libro “The Last World War: The United States Begins and Loses”, pubblicato nel 2016, in cui era stato accuratamente previsto lo stato attuale delle cose.

Uno dei capitoli di questo libro, che svela le ragioni dell’aggressione americana, si intitola “Perché l’Ucraina?”

Consiglio questo libro a chiunque voglia comprendere i tragici eventi che si stanno verificando oggi. Così come il libro precedente, “La catastrofe ucraina”, che è stato bandito dalla censura americana in Ucraina.

Di seguito illustrerò i punti principali di questi lavori, basati sulla comprensione dei modelli di sviluppo economico a lungo termine.

Come si suol dire, non c’è niente di più pratico di una buona teoria.

La teoria dello sviluppo economico di lungo periodo che sto sviluppando da molti anni, mettendo in luce le regolarità del cambiamento periodico dei modelli tecnologici ed economici mondiali, mi aveva permesso di prevedere molti eventi drammatici inaspettati:

l’impennata e la caduta dei prezzi del petrolio negli anni 2000; la crisi finanziaria mondiale del 2008; l’inizio da parte di Washington di una guerra ibrida globale contro Cina e Russia, inclusa una guerra commerciale contro la Cina e l’escalation delle sanzioni finanziarie contro la Russia, fino all’istigazione di un regime russofobo-nazista in Ucraina e all’attuale conflitto armato.

Purtroppo, quasi tutte le previsioni fatte sulla base della mia teoria dello sviluppo economico a lungo termine sono state pienamente confermate. Purtroppo, perché il tragico corso degli eventi che ha portato il nostro Paese in uno stato di conflitto armato con l’Ucraina avrebbe potuto essere evitato se le potenze in carica avessero ascoltato queste previsioni e messo in atto misure scientificamente fondate per bloccare l’aggressione americana, che avevo ripetutamente paventato anche in queste pubblicazioni.

Queste misure sono diventate oggi ancora più urgenti.

Se di una particolare malattia un medico ha fornito una diagnosi e una prognosi che sono state completamente confermate, è logico ascoltare le prescrizioni e i metodi di trattamento da lui offerti. Soprattutto se la malattia ha già causato patologie potenzialmente mortali.

Cominciamo con una breve esposizione delle basi teoriche. Stiamo attualmente vivendo un periodo di cambiamento delle fasi tecnologiche e mondiali, che è sempre accompagnato rispettivamente da crisi strutturali dell’economia e guerre mondiali.

Il cambio delle modalità tecnologiche inizia con un aumento multiplo dei prezzi dell’energia, dopodiché l’economia dei principali Paesi del mondo precipita in una depressione prolungata, dalla quale si esce attraverso una “tempesta di innovazione” dopo il crollo delle bolle finanziarie formatesi a causa del flusso di capitali dalle industrie obsolete al mercato finanziario.

Durante questo periodo, le tensioni militari e politiche si intensificano e la corsa agli armamenti spinge l’economia in una nuova lunga ondata di crescita basata su un nuovo modello tecnologico.

Questo periodo apre una finestra di opportunità per una svolta economica operata da nuovi leader tecnologici, svincolati dal dover legare il capitale in industrie obsolete.

Questo periodo sta attualmente culminando nella salita di Cina e India ai vertici dello sviluppo tecnologico ed economico globale sulla base di una nuova modalità tecnologica, il cui nucleo è un complesso di nanotecnologie, bioingegneria, informazione, tecnologie digitali, additive e cognitive.

Allo stesso tempo, si sta svolgendo la transizione verso un nuovo ordine economico mondiale, il cui fulcro è emerso anche nel sud-est asiatico, basato su un nuovo sistema convergente di gestione dello sviluppo socio-economico che combina pianificazione strategica centralizzata e concorrenza di mercato, controllo statale sulle infrastrutture finanziarie e materiali e sull’imprenditoria privata, in cui lo Stato integra gli interessi di vari gruppi sociali attorno all’obiettivo comune di migliorare il benessere pubblico attraverso uno sviluppo economico avanzato.

Come è sempre stato in tali periodi, l’élite dirigente dei Paesi centrali dell’ordine economico mondiale in uscita provoca una guerra mondiale per mantenere la sua egemonia globale.

Nel nostro caso, l’élite finanziaria e di potere degli Stati Uniti dispiega una guerra ibrida per gettare nel caos i Paesi che non controlla, compresi i leader del nuovo ordine economico e tecnologico mondiale.

Obiettivamente, i principali rivali di USA e Unione Europea sono Cina e India, il cui tasso di sviluppo è molte volte superiore e che costituiscono il fulcro del nuovo ordine economico mondiale, già producendo ed esportando più prodotti.

 Ma, soggettivamente, l’élite al potere negli Stati Uniti e nella UE cerca di schiacciare la Russia, considerandola tradizionalmente il proprio principale avversario geopolitico.

Allo stesso tempo, in accordo con le loro idee geopolitiche dei secoli passati, hanno scelto l’Ucraina come direzione del colpo principale.

Qui stanno seguendo chiaramente i precetti di Brzezinski, Hitler, Bismarck, nonché dei Reali austriaci e britannici, che, da due secoli, tentano di strappare l’Ucraina dalla Russia, dilaniando il mondo russo in parti antagoniste con l’obiettivo della sua successiva annessione dopo una guerra intestina.

Ma, mentre oggi cercano di infliggerci il massimo danno per mantenere la loro egemonia globale, rafforzano notevolmente la posizione della Cina, a favore della quale si sta spostando lo sfruttamento delle risorse naturali russe e il mercato dell’EAEU.

Questo errore geopolitico dei leader occidentali, catastrofico per l’Ucraina, accelera drammaticamente il cambiamento dei modelli economici mondiali e l’ascesa del sud-est asiatico in relazione all’Alleanza del Nord Atlantico.

A causa dei modelli oggettivi del cambiamento delle economie mondiali, gli Stati Uniti perderanno la guerra ibrida mondiale che hanno lanciato.

 In un impeto di russofobia, hanno già giocato la loro carta vincente contro la Russia: la questione della valuta globale.

Dopo le “sanzioni infernali” imposte alla Russia con il sequestro di tutti i beni russi in dollari, euro, sterline e yen, queste valute hanno perso automaticamente il loro status di valute di riserva mondiale.

Altri Paesi si trovano ad affrontare l’urgente necessità di creare un nuovo sistema monetario e finanziario indipendente da esse. La Russia avrebbe potuto essere un leader in questo processo, se non fosse stato per il predominio degli agenti di influenza americani nel settore bancario e finanziario.

Il libro “The Last World War”, pubblicato sei anni fa, giustificava la necessità di un’ampia coalizione contro la guerra basata su:

 

A)-l’abbandono dell’uso del dollaro come moneta mondiale;

B)-l’imposizione di un embargo all’importazione di apparecchiature informatiche e all’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione da parte dei Paesi che si rifiutano di firmare la convenzione mondiale contro il cyberterrorismo (in primis gli Stati Uniti);

C)-l’imposizione di sanzioni ai Paesi che violano la convenzione internazionale che vieta lo sviluppo e l’uso di armi biologiche (ora è ovvio che ne fanno parte anche gli USA).

Se i leader dei Paesi SCO e BRICS, oggettivamente interessati a prevenire la guerra ibrida globale scatenata dagli Stati Uniti, avessero iniziato ad attuare queste proposte sei anni fa, l’aggressione statunitense oggi sarebbe stata bloccata.

 Se fossero state accolte le proposte, da me avanzate nel 2014, di proteggere non solo la Crimea, ma anche le altre nove regioni dell’Ucraina meridionale e orientale dai burattini russo-fobici americani che avevano preso il potere a Kiev, oggi non sarebbero state necessarie operazioni militari.

Le popolazioni di queste regioni ci avevano chiesto di proteggerle dai nazisti allevati dai servizi segreti statunitensi.

Durante otto anni di occupazione da parte dei servizi segreti statunitensi e britannici, la coscienza pubblica della popolazione ucraina è stata riformattata e la generazione più giovane è cresciuta in un’atmosfera di russo-fobobia.

Alla leadership russa non restava altra scelta che lanciare un’operazione militare speciale per impedire lo sterminio di massa del popolo russo nel Donbass.

Sono stati dichiarati i giusti obiettivi di denazificazione e smilitarizzazione dell’Ucraina.

 Il problema, tuttavia, è che il nemico si aspettava che facessimo proprio questo, per metterci all’angolo con le forze dei nazisti ucraini che si era allevato.

Non appena abbiamo iniziato a schiacciarli, siamo stati attaccati con una guerra di informazione e con sanzioni monetarie.

È molto importante capire che l’iniziativa sui principali fronti della guerra ibrida globale – informativo-cognitivo e monetario-finanziario – appartiene interamente al nemico e la guerra va avanti secondo il suo scenario prestabilito.

Queste sanzioni sarebbero arrivate comunque: se non avessimo lanciato noi stessi un’operazione militare speciale, saremmo stati costretti a farlo da un attacco dell’AFU al Donbass, in condizioni assai peggiori.

Ma ci siamo trovati in una trappola tesa dai servizi segreti americani e britannici, che hanno inondato i media mondiali con resoconti di stragi di cittadini ucraini organizzate dall’esercito ucraino sotto la loro direzione [di Americani e Britannici] ma attribuite all’esercito russo.

 In questo modo hanno vinto la battaglia per l’opinione pubblica mondiale e sottratto anche più di un trilione di beni russi che erano sotto la loro giurisdizione.

Anche questo avrebbe potuto essere evitato se le nostre autorità monetarie avessero seguito le raccomandazioni sostanziate nel mio libro.

Tuttavia, nonostante la sconfitta sul fronte informativo-cognitivo e le pesanti perdite sul fronte valutario-finanziario, la Russia si è notevolmente rafforzata sul fronte interno.

In primo luogo, l’influenza della quinta colonna degli agenti di influenza americani, che non potevano influenzare il presidente della Russia sotto la minaccia della confisca dei beni stranieri, si è notevolmente indebolita. Sebbene l’oligarchia compradora si stia facendo in quattro per dimostrare la sua lealtà a Washington e Londra, nel tentativo di mantenere la loro ricchezza spazzata via dalla Russia, sono visti lì come un jolly da giocare.

Molti degli agenti di influenza stranieri che quotidianamente avevano avvelenato la coscienza pubblica nei media sono semplicemente scappati.

In secondo luogo, come conseguenza delle sanzioni, è stata automaticamente cancellata la regola di bilancio secondo la quale i proventi del petrolio e del gas avrebbero dovuto essere investiti in obbligazioni dei Paesi NATO.

Ora, queste centinaia di miliardi di rubli sono a disposizione del governo e possono essere spesi per scopi costruttivi.

In terzo luogo, con le sue sanzioni, il nemico, ha di fatto, fermato l’esportazione di capitali dalla Russia, il che crea opportunità finanziarie per il raddoppio degli investimenti per lo sviluppo dell’economia interna.

In quarto luogo, il rublo, liberato dalla manipolazione degli speculatori statunitensi e si è notevolmente rafforzato anche senza riserve valutarie.

E, a causa del divieto di transazioni in dollari ed euro, è diventato una valuta di riserva regionale.

In quinto luogo, il ritiro volontario delle società occidentali dal mercato russo apre opportunità prima impensabili per la sostituzione delle importazioni.

Se utilizziamo correttamente tutti questi risultati positivi dell’aggressione americana per la Russia, allora invece del calo dell’attività economica per un 10% del PIL di quest’anno, come previsto da Washington, potremo ottenere un 10% di crescita.

Ma, per fare questo, occorre ristrutturare l’intero sistema di gestione dello sviluppo economico della Russia sulla base dei “principi del nuovo ordine economico mondiale”.

Tra l’altro, la politica monetaria dovrebbe entrare a far parte della pianificazione strategica, così come il sistema bancario dovrebbe lavorare per investire nel raggiungimento degli obiettivi di sviluppo socio-economico programmati dallo Stato.

Nella loro frenesia di sanzioni anti-russe, gli Stati Uniti hanno gravemente sbagliato, screditando non solo il dollaro e minando la fiducia nel sistema monetario e finanziario globale basato su di esso, ma fornendoci anche prove incontrovertibili sulle violazioni della convenzione internazionale sul divieto di armi biologiche, nonché la totale falsità della loro politica informativa.

Se davvero il mondo intero non può essere sempre ingannato, la leadership statunitense sarà presto smascherata per le sue violazioni delle norme fondamentali della sicurezza internazionale, per la totale falsità della sua posizione e delle sue dichiarazioni internazionali e, in definitiva, per crimini contro l’umanità.

 Questo dovrebbe essere il fulcro della nostra politica estera.

 L’apparente natura monolitica del blocco NATO può essere minata dalla nostra politica, attiva e coerente in questa direzione. Le condizioni sono mature per la formazione di un’ampia coalizione contro la guerra nelle aree sopra menzionate: le convenzioni internazionali sulla sicurezza biologica e informatica.

In altre parole, ci sono buone opportunità per la nostra controffensiva nella guerra ibrida globale. Sui suoi fronti principali, il nemico ha esaurito le sue forze principali e non è più in grado di infliggerci danni. Dopo il sequestro di tutti i beni russi sotto la sua giurisdizione, non abbiamo altra scelta che creare il nostro sistema monetario e finanziario sovrano, in grado di moltiplicare l’attività di investimento e innovazione nella nostra economia.

Dopo aver inventato flussi di notizie palesemente false su presunti crimini di guerra in Ucraina, è stato raggiunto un limite, dopo il quale la coscienza pubblica inizia a chiarirsi e, gradualmente, a capire che questi crimini sono stati commessi dall’esercito ucraino sotto la guida di curatori americani e britannici.

 Dopo il blocco delle relazioni economiche estere della Russia con l’Unione Europea, si sta intensificandola crisi economica relativa quest’ultima, che presto, dovrà vedersela anche con problemi sociali derivanti dall’inevitabile nuova ondata di profughi affamati provenienti dall’Africa.

Il mondo occidentale è ora sull’orlo del disastro, a cui è molto vicino a causa delle suicide sanzioni anti-russe che si ripercuotono sull’Europa e della guerra in Ucraina scatenata dai servizi segreti britannici e statunitensi. Tutto quello che dobbiamo fare è mantenere la nostra posizione.

Non dobbiamo cedere alle sanzioni, perché non verranno allentate. Non dobbiamo ritirarci dai territori liberati del mondo russo in Ucraina, perché lì vive il popolo russo, del cui sostegno abbiamo davvero bisogno.

Non dobbiamo negoziare con i pupazzi americani, perché probabilmente ci imbroglieranno di nuovo. Non dobbiamo cedere alle offerte di fare marcia indietro in cambio dello sblocco dei beni, perché si è trattato di un gesto illegale e dobbiamo contestare quelle decisioni.

Non dobbiamo far ritornare dollari, euro e sterline nella nostra economia, perché ciò comporterebbe nuove esportazioni di capitali.

Dobbiamo costruire rapidamente un moderno sistema di gestione dello sviluppo economico basato sul nuovo ordine economico mondiale, che è stato brillantemente messo alla prova in Cina, India e altri Paesi.

Dobbiamo creare insieme a loro una coalizione per la rapida formazione di un nuovo sistema monetario mondiale, finanziario, commerciale ed economico, indipendente dagli Stati Uniti e dai suoi satelliti.

Per evitare ricerche, rimando ancora ai miei libri “Leap Forward” e “Management of Economic Development”, che, sulla base della teoria fondamentale dello sviluppo economico a lungo termine, giustificano le proposte per il passaggio ad una politica di rapido sviluppo della nostra economia basata sul nuovo ordine tecnologico attraverso la creazione di istituzioni del nuovo ordine economico mondiale.

La mia teoria dello sviluppo economico a lungo termine come processo di cambiamento dei modi tecnologici ed economici mondiali funziona.

Le previsioni sviluppate sulla sua base si stanno avverando e le misure proposte portano benefici tangibili. Mi piacerebbe molto che i lettori, tra i quali ci sono probabilmente giovani specialisti nel campo del management, le prestassero attenzione.

(Sergey Glazyev: katehon.com/en/article/win-and-build-new-world-economy).

 

 

 

IL “TRATTATO SULLE PANDEMIE”

DARÀ ALL’OMS LE CHIAVI

DELLA GOVERNANCE GLOBALE

Comedonchisciotte.org- Kit Knightly- Markus-( 22 Aprile 2022 )- ci dice :

(Kit Knightly- off-guardian.org).

 

 

Le clausole suggerite incentiverebbero la segnalazione delle "pandemie" e punirebbero le nazioni in caso di "non conformità".

Le prime udienze pubbliche sul proposto “Trattato sulle pandemie” sono terminate e il prossimo ciclo dovrebbe iniziare a metà giugno.

Abbiamo cercato di tenere la questione in prima pagina, proprio perché il mainstream è così desideroso di ignorarla e di continuare a sfornare porno di guerra e propaganda di parte.

Quando noi – ed altri – c’eravamo collegati alla pagina della presentazione pubblica, c’era stata una tale risposta che il sito web dell’OMS si era bloccato per un po’, o avevano fatto finta che si fosse bloccato in modo che la gente smettesse di inviare mail.

In ogni caso, è una vittoria. Speriamo di poterla replicare in estate.

A quel punto, la prospettiva è che l’attuale scarsa copertura mediatica, per lo più relegata nelle metaforiche pagine di fondo di internet, si concentrerà sul rendere il trattato “abbastanza forte” e garantire che i governi nazionali possano essere “ritenuti responsabili.”

Un articolo sul Telegraph del Regno Unito del 12 aprile titola:

C’è il rischio reale che un trattato sulla pandemia possa essere “troppo annacquato” per fermare nuove epidemie.

L’articolo si concentra su un rapporto del Panel for a Global Public Health Convention (GPHC) e cita una delle autrici del rapporto, Dame Barbara Stocking:

“La nostra più grande paura […] è che sia troppo facile pensare che la responsabilità non sia importante. Avere un trattato che non prevede alcun obbligo, beh, francamente allora non avrebbe senso avere un trattato.”

Il rapporto del GPHC continua dicendo che l’attuale regolamento sanitario internazionale è “troppo debole” e chiede la creazione di un nuovo organismo internazionale “indipendente” per “valutare la preparazione dei governi” e “rimproverare o lodare pubblicamente i Paesi, a seconda della loro conformità ad una serie di requisiti concordati.”

Un altro articolo, pubblicato dalla London School of Economics e firmato da alcuni membri dell’Alleanza tedesca per il cambiamento climatico e la salute (KLUG), spinge, in modo anche abbastanza sostenuto, l’idea di “responsabilità” e “conformità”:

Affinché questo trattato sia incisivo, l’organizzazione che lo governa deve avere il potere – politico o legale – di imporre la conformità.

Il pezzo si rifà poi al rapporto delle Nazioni Unite del maggio 2021 per chiedere ancora più poteri per l’OMS:

Nella sua forma attuale, l’OMS non possiede tali poteri […] Per andare avanti con il trattato, l’OMS ha quindi bisogno di essere potenziata – finanziariamente e politicamente.

Raccomanda il coinvolgimento nei negoziati di “attori non statali,” come la Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale, l’Organizzazione Mondiale del Commercio e l’Organizzazione Internazionale del Lavoro e suggerisce che il trattato offra incentivi finanziari per la segnalazione tempestiva di “emergenze sanitarie” [enfasi aggiunta]:

In caso di emergenza sanitaria dichiarata, le risorse dovranno affluire ai Paesi in cui si sta verificando l’emergenza, innescando le dovute risposte, come finanziamenti e supporto tecnico.

Questi sono particolarmente rilevanti per i Paesi a basso reddito, e potrebbero essere utilizzati per incoraggiare e migliorare la condivisione tempestiva delle informazioni da parte degli stati, rassicurandoli che non saranno soggetti a sanzioni arbitrarie sul commercio e sui viaggi per la segnalazione [dell’emergenza], ma che saranno invece dotati delle risorse finanziarie e tecniche necessarie per rispondere efficacemente all’epidemia.

Ma non si fermano qui. Sollevano anche la questione della punizione per i Paesi che dovessero “non conformarsi”:

[Il trattato dovrebbe possedere] un regime di incentivi adattabile, [comprese] sanzioni intese come rimproveri pubblici, sanzioni [propriamente] economiche o negazione di benefici.

Traduciamo questi suggerimenti dal burocratese:

Se segnalerete “focolai di malattia” in modo “tempestivo” otterrete le “risorse finanziarie” per affrontarli.

Se non segnalerete i focolai di malattia o non seguirete le indicazioni dell’OMS, perderete gli aiuti internazionali e dovrete affrontare embarghi commerciali e sanzioni.

Prese insieme, queste regole proposte incentiverebbero letteralmente la segnalazione di possibili “focolai di malattia.” Lungi dal prevenire “future pandemie,” le incoraggerebbero attivamente.

I governi nazionali che si rifiuterebbero di stare al gioco verrebbero puniti e quelli che adeguerebbero verrebbero ricompensati, non è una novità. Lo abbiamo già visto con la Covid.

Due Paesi africani – Burundi e Tanzania – avevano presidenti che avevano bandito l’OMS dai loro confini e che si erano rifiutati di assecondare la narrazione della pandemia. Entrambi i presidenti erano morti inaspettatamente entro pochi mesi da quella decisione, solo per essere sostituiti da capi di stato che avevano immediatamente ribaltato le politiche Covid dei loro predecessori.

Meno di una settimana dopo la morte del presidente Pierre Nkurunziza, il FMI aveva accettato di condonare quasi 25 milioni di dollari del debito nazionale del Burundi per aiutare a combattere la “crisi” della Covid 19.

Appena cinque mesi dopo la morte del presidente John Magufuli, il nuovo governo della Tanzania aveva ricevuto 600 milioni di dollari dal FMI per “affrontare la pandemia di Covid 19.”

È abbastanza chiaro cos’era successo, vero?

I globalisti avevano appoggiato i colpi di stato e premiato i responsabili con “aiuti internazionali.” Le proposte per il trattato sulle pandemie non farebbero altro che legittimare questo processo, spostandolo dai canali occulti a quelli ufficiali.

Ora, prima di discutere le implicazioni dei nuovi poteri, ricordiamoci del potere che l’OMS già possiede:

L’Organizzazione Mondiale della Sanità è l’unica istituzione al mondo autorizzata a dichiarare una “pandemia” o un’emergenza di salute pubblica di interesse internazionale (PEIC).

Il direttore generale dell’OMS – una posizione non eletta – è l’unico individuo che ha il controllo di questo potere.

Abbiamo già visto l’OMS abusare di questi poteri per creare una falsa pandemia dal nulla… e non sto parlando della Covid.

Prima del 2008, l’OMS poteva dichiarare una pandemia influenzale solo se c’era “un numero enorme di morti e di contagi”. E se si era in presenza di un nuovo e distinto sottotipo [virale]. Nel 2008, l’OMS aveva allentato la definizione di “pandemia influenzale,” rimuovendo queste due condizioni. Come era stato puntualizzato in una lettera del 2010 al British Medical Journal, questi cambiamenti significavano che “molti virus dell’influenza stagionale ora avrebbero potuto essere classificati come influenza pandemica.”

Se l’OMS non avesse apportato questi cambiamenti, l’epidemia di “influenza suina” del 2009 non avrebbe mai potuto essere chiamata pandemia e, probabilmente, sarebbe passata senza fare notizia.

Invece, decine di Paesi avevano speso milioni di dollari per vaccini contro l’influenza suina di cui non avevano bisogno e che non funzionavano, per combattere una “pandemia” che aveva provocato meno di 20.000 morti. Si era poi visto che molti dei responsabili che avevano consigliato all’OMS di dichiarare l’influenza suina un’emergenza di salute pubblica erano legati finanziariamente ai produttori di vaccini.

Nonostante questo esempio storico di palese corruzione, una clausola proposta del trattato sulle pandemie renderebbe ancora più facile dichiarare una PHEIC. Secondo il rapporto del maggio 2021 “Covid19: Fate che sia l’ultima pandemia” [enfasi aggiunta]:

Le future dichiarazioni di una PHEIC da parte del direttore generale dell’OMS dovrebbero essere basate sul principio di precauzione, laddove giustificato.

Sì, il trattato proposto potrebbe permettere al direttore generale dell’OMS di dichiarare uno stato di emergenza globale per PREVENIRE una potenziale pandemia, non in risposta ad una. Una sorta di risposta pandemica pre-crimine.

Se a questo aggiungiamo il proposto “aiuto finanziario” per le nazioni in via di sviluppo che segnaleranno le “potenziali emergenze sanitarie,” si può vedere qual’è il loro intento – essenzialmente corrompere i governi del Terzo Mondo e dare all’OMS il pretesto per dichiarare lo stato di emergenza.

Conosciamo già gli altri punti chiave che probabilmente verranno inclusi in un trattato sulle pandemie. Quasi certamente cercheranno di introdurre i passaporti internazionali per i vaccini e verseranno fondi nelle tasche di Big Pharma affinché produca “vaccini” sempre più velocemente e con ancora meno test di sicurezza.

Ma tutto questo impallidirebbe in confronto ai poteri legali che potrebbero essere conferiti al direttore generale dell’OMS (o a qualsiasi nuovo organismo “indipendente” che decidessero di creare) per punire, rimproverare o premiare i governi nazionali.

Un “Trattato sulle pandemie” che scavalca o annulla i governi nazionali o locali consegnerebbe poteri sovranazionali ad un burocrate o ad un “esperto” non eletto, che potrebbe esercitarli interamente a sua discrezione e con criteri completamente soggettivi.

Questa è la definizione stessa di “globalismo tecnocratico”.

(Kit Knightly- off-guardian.org).

(off-guardian.org/2022/04/19/pandemic-treaty-will-hand-who-keys-to-global-government/).

 

 

 

ECCO PERCHÉ LA RUSSIA DEVE COMBATTERE

CONTRO IL “NUOVO ORDINE MONDIALE.”

Comedonchisciotte.org-Robert Bridge -Markus -(20 Aprile 2022)- ci dice : 

(Robert Bridge- strategic-culture.org)-

 

La guerra in Ucraina non è fatta solo per proteggere i confini fisici della Russia dall'aggressione della NATO.

Per molti decenni, il termine “Nuovo Ordine Mondiale” è stato discusso ossessivamente negli Stati Uniti, ma pochi hanno idea di come abbia avuto origine il concetto e dove gli individui che promuovono questa grande visione desiderano guidare l’umanità.

Ma una cosa è certa, la Russia non ne prenderà parte.

Questa settimana, il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha osservato che uno degli obiettivi dell’operazione militare di Mosca in Ucraina è quello di porre fine all’ordine mondiale dominato dagli Stati Uniti, che è categoricamente in contrasto con la Russia e con il desiderio dei suoi alleati di un sistema globale multipolare.

“La nostra operazione militare speciale ha lo scopo di porre fine alla sfacciata espansione [delle forze NATO] e alla… spinta verso il pieno dominio degli Stati Uniti e dei loro sudditi occidentali sulla scena mondiale”, ha detto Lavrov al canale di notizie Rossiya 24.

“Questa dominazione si basa su gravi violazioni del diritto internazionale e su normative che vengono enormemente pubblicizzate e inventate caso per caso”, ha aggiunto il più importante diplomatico russo.

A parte la domanda se la NATO guidata dagli Stati Uniti darà ascolto agli avvertimenti di Mosca e fermerà l’avanzata militare al confine con la Russia, ne esiste un’altra altrettanto critica:

“Cos’è esattamente il “Nuovo Ordine Mondiale,” e perché il termine suscita così tanta paura e disgusto?”

Un invito al controllo globale.

In una lettera del 15 agosto 1871, il generale confederato Albert Pike, che tra l’altro era anche un bravo scrittore, aveva inviato al politico e agitatore rivoluzionario italiano Giuseppe Mazzini una lettera in cui suggeriva la creazione di un “ordine mondiale unico,” in cui tutte le nazioni avrebbero dovuto sottostare ai dettami di un’unica autorità. Da allora, vari presidenti degli Stati Uniti hanno fatto gli interessi di questa “sovrastruttura globale”, ancora da realizzare, che dovrebbe essere guidata dagli Stati Uniti.

“L’ordine mondiale che cerchiamo”, aveva detto Franklin D. Roosevelt nel suo discorso del 1941 sullo stato dell’Unione, “è la cooperazione di Paesi liberi, che lavorino insieme in una società civile e amichevole.”

Più tardi, anche il presidente degli Stati Uniti Harry S. Truman, responsabile di aver sganciato non una ma due bombe atomiche su un Giappone quasi sconfitto nelle ultime ore della Seconda Guerra Mondiale, aveva espresso la sua ammirazione per “l’ordine mondiale”.

Amico: “Oh Mike, il Nuovo Ordine Mondiale è una teoria del complotto.”

Io: “Perché Biden ha letteralmente detto Nuovo Ordine Mondiale nella sua dichiarazione qualche settimana fa?”

Amico: “Non voleva dirlo.”

La follia della sinistra…o meglio dei “Liberal Dem Usa”.

Michael Lucy🇺🇸  .

“Oggi, la grande ricerca dell’umanità è per un ordine mondiale in grado di mantenere la pace nel mondo”, aveva detto Truman ] durante un’udienza dell’Antico Ordine Arabo dei Nobili del Santuario Mistico, di cui Truman era un membro orgoglioso .

“Il tipo di organizzazione mondiale per la quale questa nazione e altre nazioni democratiche si battono è un’organizzazione mondiale basata sull’accordo volontario di stati indipendenti”, aveva aggiunto.

In questi tempi quasi democratici, si può solo immaginare che tipo di coercizione sarebbe necessaria per convincere le nazioni a sottoporre il loro “accordo volontario” ad un tale potere unipolare.

 

Fino ad ora, la maggior parte dei leader statunitensi ha evitato di usare il termine vero e proprio, “Nuovo Ordine Mondiale”, il che sembra piuttosto strano considerando che “Novus Ordo Seclorum” (“Nuovo Ordine delle Ere”) era stato inciso  sul retro del Gran Sigillo degli Stati Uniti già nel 1782, quando Charles Thomson, uno dei “Padri Fondatori”, aveva presentato il suo progetto al Congresso Continentale.

MDCCLXXVI è 1776 in numeri romani.

Il sistema di numerazione babilonese è su base sessagesimale “Mistero di Babilonia” è il nome biblico del diavolo.

Il triangolo è la rappresentazione matematica di Diabalon

Applicando il Delta a MDCCLXXVI si ottiene la disposizione numerica di 666 [6]

Questo sigillo ha attirato non poche febbrili speculazioni da parte dei “teorici della cospirazione”, che vedono il sigillo – completo di una piramide egizia sormontata da un occhio onniveggente – come prova che gli Stati Uniti sono governati da una cabala segreta determinata ad ottenere il dominio globale.

Infatti, si dice che il termine “Novus Ordo Seclorum” sia stato preso in prestito dal poeta latino Virgilio, che nella sua quarta Egloga aveva scritto :

“Il grande ordine dei secoli è nato di nuovo… ora la giustizia e il ritorno del regno di Saturno.”

Tutto sommato, sembra strano che una nazione cristiana abbia decorato la sua moneta più visibile con motivi egizi e riferimenti ad un antico culto pagano.

Non è necessario, tuttavia, avventurarsi troppo in profondità nella tana del coniglio per diffidare di qualsiasi politico o governo che promuova l’idea di un sistema di governo “unico mondiale”. Dopotutto, questa era la morale dietro la Torre di Babele, dove Dio, irritato dagli sforzi umani per costruire una città e una torre abbastanza alta da raggiungere il cielo, aveva fatto in modo che gli artefici parlassero lingue diverse, mentre li esiliava ai quattro angoli della Terra.

Le allegorie bibliche, tuttavia, raramente hanno indotto gli uomini ambiziosi a riconsiderare i loro piani sbagliati.

Così, l’11 settembre 1990, George H.W. Bush, entusiasta della guerra americana nel Golfo Persico, aveva ripetuto la temuta frase non una, ma due volte.

Da questi tempi difficili”, aveva detto in una sessione congiunta del Congresso riferendosi ad un paradiso appena oltre l’orizzonte, “potrà emergere un nuovo ordine mondiale… Un’era in cui le nazioni del mondo, est e ovest, nord e sud, potranno prosperare e vivere in armonia.”

Sembra molto allettante, vero? Tutto ciò che serve per godere della pace nel mondo, a quanto pare, è che le nazioni sottomettano la loro libertà e sovranità ad un unico sovrano, attualmente un candidato dei globalisti è “Klaus Schwab”.

E più avanti nel suo discorso: “Ancora una volta, gli Americani… saranno al fianco di Arabi, Europei, Asiatici e Africani in difesa dei principi e del sogno di un nuovo ordine mondiale.” Immagino che anche i leoni giaceranno con gli agnelli in questo paradiso politico.

La parte critica del passaggio di Bush era stata la sua osservazione: “Da questi tempi difficili”.

La chiave per creare il “Nuovo Ordine Mondiale,” che queste persone bramano così disperatamente, è semplicemente il caos.

 Il sogno distorto di unire tutte le nazioni sotto un unico tetto può realizzarsi solo come risultato di un evento catastrofico, di una tragedia così grande che i Paesi si sottometteranno con entusiasmo all’egemonia. Questa, ovviamente, è semplicemente dialettica hegeliana, dove le crisi si formano, le persone reagiscono e lo Stato onnipotente entra in scena per fornire una soluzione, che, guarda caso, finisce sempre con il provocare qualche grossa perdita di libertà.

Più di recente, [anche] il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha menzionato il famigerato slogan, che, per inciso, potrebbe essere stato ciò che ha spinto Lavrov a ribadire la sua condanna del “Nuovo Ordine Mondiale”.

“Ora è un momento in cui le cose stanno cambiando”, ha detto Biden il mese scorso in una riunione dell’organizzazione lobbistica Business Roundtable.

“Ci sarà un nuovo ordine mondiale e dovremo guidarlo”.

Alla faccia del lavoro di gruppo. Biden ha rivelato ciò che è dato per scontato dall’élite di Washington: ci sarà un nuovo ordine mondiale e gli Stati Uniti “lo guideranno”.

È necessario ribadire che la crisi è ciò di cui questi individui impazziti dal potere hanno bisogno per vedere realizzati i loro piani.

Questo è stato evidente all’inizio della pandemia di Covid-19, quando Klaus Schwab, presidente del World Economic Forum e autore di “The Great Reset”, aveva affermato che “la pandemia rappresenta una rara ma ristretta finestra di opportunità per riflettere, re-immaginare e ripristinare il nostro mondo”.

 Ogni volta che un individuo potente e altamente influente, in particolare uno che opera al di fuori dei vincoli di un giusto processo democratico, inizia a blaterare di crisi come “opportunità”, allora è il momento in cui i campanelli d’allarme dovrebbero iniziare a suonare a tutto volume.Tenete presente che era stato lo stesso capo del WEF ad organizzare , in collaborazione con la Johns Hopkins University e la Bill and Melinda Gates Foundation, il cosiddetto Event 201, che aveva predetto, quasi nei minimi dettagli, come si sarebbe sviluppata la vera pandemia solo un paio di mesi dopo. Questo non vuol dire che Klaus Schwab sapesse cos’era in arrivo, probabilmente lui e i suoi colleghi si stavano preparando ad un momento del genere per realizzare il “Grande Reset”.

Prima c’era stato il “Project for a New American Century” (PNAC), un think tank neoconservatore, ormai defunto, fondato nel 1997 da William Kristol e Robert Kagan che aveva svolto un ruolo importante nel sostenere l’invasione dell’Iraq del 2003.

In una delle sue più autorevoli pubblicazioni intitolate “Rebuilding America’s Defenses” (2000) , gli autori, molti dei quali ricoprivano posizioni politiche chiave nell’amministrazione Bush, avevano lamentato il fatto che “il processo di trasformazione, anche se porta un cambiamento rivoluzionario, è probabile sia lungo, in mancanza di un qualche evento catastrofico e catalizzatore, come una nuova Pearl Harbor”.

E così, quasi esattamente un anno dopo, l’11 settembre 2001, il PNAC aveva avuto il suo “evento catastrofico e catalizzatore” con gli attacchi terroristici a Manhattan.

Quell’evento aveva inaugurato una Guerra al terrore” decennale che avrebbe visto gli Stati Uniti lottare per recuperare il ritardo con Russia e Cina, che stavano sviluppando silenziosamente le loro capacità offensive e difensive mentre l’esercito americano si dissanguava in conflitti inutili e dispendiosi all’estero.

A quale genere di crisi in grado di inaugurare questo “Nuovo Ordine Mondiale” dovrebbe prepararsi l’umanità? Qualsiasi cosa, un collasso economico o un’invasione degli alieni o  una pandemia virale sarebbe sufficiente allo scopo. Ma la domanda più importante è: che tipo di “Nuovo Ordine Mondiale” imporrebbero gli Stati Uniti al mondo intero se ne avessero anche solo una mezza possibilità?

Uno sguardo superficiale alla traiettoria sociale, culturale e politica degli Stati Uniti, con la loro strana sperimentazione progressista (per esempio, l’insegnamento dell’ideologia transgender, della teoria critica della razza e degli stili di vita sessuali alternativi a livello di scuola elementare da parte di estremisti della cultura della cancellazione) dovrebbe farci riflettere seriamente.( Oggi essere di sinistra in America significa essere un “Liberal Dem Usa”. Ossia un bolscevico o un comunista progressista .Ndr).

La logica e il comportamento dignitoso sono stati capovolti e questo fa capire ai Paesi conservatori, come la Russia, che questo non è il tipo di “Nuovo Ordine Mondiale” a cui vorrebbero partecipare, anche se, teoricamente, sarebbero stati disposti a collaborare con un progetto così grandioso.

Pertanto, la guerra in Ucraina non serve solo a proteggere i confini fisici della Russia dall’aggressione della NATO. La guerra in Ucraina serve a salvare la Russia dalla morte spirituale, il risultato finale di qualsiasi “Nuovo Ordine Mondiale” imposto loro da un Occidente moralmente in bancarotta.

A questo proposito, la Russia sta combattendo una battaglia esistenziale per la propria stessa anima.

 

 

 

Crepuscolo degli oligarchi?

Unz.com-Andrew Joyce- (22 aprile 2022)- ci dice :

Il tema degli ebrei e del denaro è controverso ed essenziale, eppure non privo dei suoi aspetti cupamente comici.

A novembre ho scritto un saggio sulla critica del Dracula di Bram Stoker per le sue presunte qualità antisemite, e ho notato l'angoscia di uno studioso per una scena in cui Jonathan Harker colpisce Dracula con un coltello, tagliando il cappotto del vampiro e mandando una marea di denaro sul pavimento.

Invece di fuggire immediatamente, Dracula strappa manciate di denaro prima di correre attraverso la stanza.

La studiosa offesa, Sara Libby Robinson, si è lamentata del fatto che "Questa dimostrazione di mettere la conservazione del proprio denaro alla pari con la conservazione della propria vita dimostra che gli stereotipi riguardanti gli ebrei e il loro denaro erano vivi e vegeti alla fine del diciannovesimo secolo".

Coloro che trascorrono abbastanza tempo ad osservare gli ebrei, tuttavia, sapranno che la cosa curiosa di loro è che gli stereotipi associati hanno la strana abitudine di trovare costanti conferme empiriche.

Prendiamo, ad esempio, un recente articolo di notizie che sottolinea che Israele ha sperimentato un afflusso di rifugiati ebrei dall'invasione dell'Ucraina da parte di Putin il 24 febbraio.

 La battuta finale è che l'afflusso ha coinvolto molti più rifugiati economici dalla Russia, che stanno cercando sollievo dalle sanzioni occidentali e abbassando i valori valutari, rispetto agli ebrei ucraini che cercano sicurezza dalla violenza.

Di fronte alla guerra, gli ebrei stanno davvero "mettendo la conservazione del proprio denaro alla pari con la conservazione della propria vita".

In uno dei miei aneddoti preferiti della crisi ucraina fino ad ora, l'avvocato russo-israeliano per l'immigrazione Eli Gervits afferma di aver ricevuto migliaia di chiamate da ebrei russi che lanciavano un appello che chiama SOS: "Salva i nostri risparmi".

Questa straordinaria storia è emblematica del fatto che la guerra di Putin in Ucraina è un netto negativo per l'oligarchia ebraica internazionale con sede in Russia e le reti ebraiche internazionali che sopravvivono e prosperano grazie al loro patrocinio.

La caduta di Moshe Kantor.

Poche cose mi hanno sollevato il morale negli ultimi tempi come la notizia che il governo britannico ha finalmente imposto sanzioni a Moshe Kantor.

Miliardario russo, oligarca pernicioso e un tempo presidente nientemeno che del Congresso ebraico europeo, del Consiglio europeo per la tolleranza e la riconciliazione, della World Holocaust Forum Foundation, del Fondo ebraico europeo e del Consiglio politico del Congresso ebraico mondiale, Kantor è l'attivista ebreo fortemente identificato per eccellenza, pienamente impegnato nel progresso degli interessi del suo gruppo etnico.

Devoto sionista, Kantor è un cittadino di Israele, così come della Russia e del Regno Unito.

Kantor, con la sua curiosa miscela di cittadinanze, non ha tanto attraversato Oriente e Occidente quanto usato il saccheggio nel primo per alimentare l'attivismo nel secondo.

Uno dei suoi progetti principali negli ultimi anni è stato quello di fare pressione sull'Unione europea per maggiori restrizioni alla libertà individuale e per l'imposizione di un vasto apparato draconiano per la protezione e l'applicazione del multiculturalismo in tutto il continente.

Nel suo trattato Manifesto per la tolleranza sicura, Kantor scrive con stile orwelliano che "le restrizioni sono necessarie per la libertà di vivere una vita sicura".

Leggendo tra le righe, il messaggio diventa più chiaro: "Le restrizioni agli europei sono necessarie per la libertà degli ebrei di vivere una vita sicura". Tra le proposte di Kantor c'era la creazione di un apparato continentale per la sorveglianza di Internet contro gli oppositori del multiculturalismo, la promozione forzata e l'"educazione" sul multiculturalismo in tutta Europa e un significativo aumento delle pene detentive per tutte le infrazioni contro il culto della diversità.

Kantor è sfuggito all'ondata di sanzioni occidentali contro le élite russe (spesso ebraiche) fino alla scorsa settimana, ma è stato finalmente preso di mira a causa del suo ruolo di maggiore azionista della società di fertilizzanti Acron, che ha legami strategici con il governo russo.

 Inutile dire che la sanzione di un altro dei loro oligarchi estremamente influenti sta inviando onde d'urto attraverso le istituzioni ebraiche internazionali che dipendono dalla ricchezza e dall'influenza di tali figure. Il 6 aprile, il Congresso ebraico europeo, il principale veicolo di Kantor per l'avanzamento della sua guerra alle libertà europee, ha rilasciato una dichiarazione sottolineando che si trattava di  punti di vista.

 E’ profondamente scioccato e sconvolto dalla decisione odierna del governo britannico di sanzionare il dottor Moshe Kantor, presidente del Congresso ebraico europeo, della World Holocaust Forum Foundation e del Consiglio europeo per la tolleranza e la riconciliazione.

 La decisione è fuorviante e priva di qualsiasi merito fattuale o basato sull'evidenza.

Il dottor Kantor è un cittadino britannico che ha vissuto per oltre tre decenni in Europa occidentale, molti dei quali sono stati nel Regno Unito. È un leader ebreo di lunga data e rispettato, che ha dedicato la sua vita alla sicurezza e al benessere delle comunità ebraiche europee e alla lotta contro l'antisemitismo, il razzismo e la xenofobia. ... Chiediamo che questa decisione venga annullata il prima possibile.

Moshe Kantor .

La dichiarazione più recente rilasciata dal governo britannico è poco dettagliata, affermando solo che Kantor sarà soggetto a un "congelamento dei beni". D

al momento che Kantor possiede, e trascorre molto tempo in, una villa sostanziale sulla Winnington Road di Londra, dove i prezzi degli immobili sono in media di oltre $ 8 milioni, questo è sicuramente un punto dolente per l'oligarca.

Molto più preoccupante per Kantor è che l'Unione europea ha seguito l'esempio pochi giorni dopo, emettendo i propri congelamenti dei beni e divieti di viaggio. I suoi conti bancari, le sue case e altri interessi economici in tutto il continente sono stati bloccati.

L'Ungheria e l'Austria, influenzate dalle simpatie sioniste, hanno entrambe tentato di salvare Kantor dalle sanzioni, con l'inviato ungherese che ha espresso "sorpresa per la lista nera di qualcuno che ha descritto come un uomo altamente decorato".

Tuttavia, la strategia di Kantor di essere un boss orientale e un predicatore multiculturalista occidentale è stata demolita dal conflitto ucraino.

 Come un gioco di sedie musicali, scopre che la musica si è fermata e lui è rimasto in piedi, con le mani piene di beni russi che una volta erano così preziosi e centrali per il suo potere.

Ironia della sorte, gli inviati di Estonia e Lituania, due paesi accusati di antisemitismo e fascismo dalla Russia, hanno esortato con successo i loro partner a non rimuovere Kantor, uno degli attivisti ebrei più influenti in Europa, dalla lista.

E così il povero Moshe, che una volta proponeva che le restrizioni fossero un percorso verso la libertà, ora dovrà vivere secondo le sue stesse parole.

 Mentre le sue case e i suoi beni vengono sequestrati dai governi europei, mentre il valore delle sue aziende diminuisce, e mentre si ritrova con meno posti dove andare, posso solo offrire a Moshe la rassicurazione del suo stesso detto: le restrizioni sono necessarie per la libertà di vivere una vita sicura!

Come leader di così tanti gruppi e promotore in così tanti alti circoli, Kantor soddisfa le qualifiche dei primi moderni stadtlan, ebrei di corte del primo periodo moderno che vantavano una ricchezza significativa e relazioni intense con le élite non ebraiche.

Ed esemplifica molte delle stesse qualità, agendo sempre in ruoli di intercessione non eletti ma altamente influenti, cercando di migliorare i vantaggi tattici e materiali della sua tribù.

Guardate qualsiasi paese di importanza e troverete non solo una cricca ebraica incastonata nel cuore della sua macchina politica, ma spesso anche un piccolo numero di individui ebrei così influenti da poter essere considerati attori politici a pieno titolo.

Queste figure sono la punta della lancia dell'attivismo ebraico, e in passato tali uomini e le loro famiglie sono stati così influenti nel corso della storia che i loro nomi sono passati nel linguaggio comune – Rothschild, Schiff, Warburg e corollari più moderni come Soros, Adelson e la costellazione di miliardari ebrei che infestano l'Ucraina e orbitano attorno a Vladimir Putin.

Per queste élite ebraiche orientali, la guerra in Ucraina ha avuto l'effetto doppiamente preoccupante di avere un impatto sulle loro finanze e di aumentare il loro profilo.

 Petr Aven, Mikhail Fridman, German Kahn, Roman Abramovich, Alexander Klyachin, Yuri Milner, Vadim Moshkovich, Mikhail Prokhorov, Andrey Rappoport, Arkady Rotenberg, Boris Rotenberg, Igor Rotenberg, Viktor Vekselberg, God Nisanov, Oleg Deripaska, Alexander Abramov, Gavril Yushvaev, Zarakh Iliev, Vladimir Yevtushenkov, Arkady Volozh, Eugene Schvidler, Leonid Simanovskiy, Yuri Shefler, Kirill Shamalov, Aleksandr Mamut, Lev Kvetnoy, Yevgeniy Kasperskiy, Yuriy Gushchin, Oleg Boyko, Leonid Boguslavskiy, sono solo alcuni di quelli che si sono nascosti in bella vista per qualche tempo, ma ora si trovano non solo discussi, sanzionati e inseriti nella lista nera, ma anche raggruppati in liste che evidenziano i modelli sorprendenti della loro accumulazione di ricchezza e partnership etnica.

Nel 2018 il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha pubblicato un elenco di russi che stavano prendendo in considerazione per le sanzioni, e l'elenco ha continuato a causare disagio nei circoli ebraici.

 Il Times of Israel ha recentemente cercato di minimizzare l'importanza ebraica sostenendo che "Almeno 18 delle figure [della lista del Tesoro] sono oligarchi ebrei", aggiungendo che l'elenco è composto da 210 nomi (il che significa una rappresentanza ebraica dell'8,5%).

Ma non menzionano che il Tesoro ha separato la loro lista in 114 politici e 96 oligarchi, e ci sono infatti 29 oligarchi ebrei confermati in quest'ultima lista, con altri due (Aras Algarov e Alisher Usmanov) sposati con ebrei e cresciuti figli ebrei. In altre parole, almeno il 30% degli oligarchi più influenti della Russia sono ebrei in un paese in cui gli ebrei costituiscono circa lo 0,1% della popolazione. Non si può onestamente parlare degli oligarchi orientali senza discutere a un certo livello degli ebrei.

Gli ebrei miliardari della Russia potrebbero essere quasi intoccabili, ma hanno una storia di preoccupazione che la loro ebraicità possa diventare un argomento di discussione pubblica. Nel 1998, l'Irish Times pubblicò un articolo che delineava l'inizio della fine dell'era Eltsin.

 Intitolato "La Russia si inchina al dominio dei sette banchieri", l'articolo spiegava che la Russia era caduta in gran parte nelle mani di sei finanzieri ebrei (Boris Berezovsky, Vladimir Guzinsky, Alexander Smolensky, Mikhail Khodorkovsky, Mikhail Fridman e Vitaly Malkin) e un gentile simbolico (Vladimir Potanin). La parte più interessante del pezzo è la discussione della vecchia strategia ebraica di usare un frontman europeo per mascherare la natura ebraica della struttura di potere:

Nel periodo precedente alle elezioni del 1996, i magnati contribuirono con milioni di dollari alla campagna per la rielezione di Eltsin, spinti da Berezovsky, che in seguito si vantò che i sette membri del club controllavano metà dell'economia russa.

Era un'esagerazione, ma rifletteva la loro arroganza.

Dopo le elezioni, secondo diverse fonti, i magnati si sono incontrati e hanno deciso di inserirne uno proprio nel governo. Hanno discusso su chi – e hanno scelto Potanin, che è diventato vice primo ministro. Uno dei motivi per cui scelsero Potanin fu che non è ebreo, e la maggior parte degli altri lo sono. Temevano una reazione contro i banchieri ebrei.

Il crescente controllo di Putin sugli oligarchi ebrei.

Come per Eltsin, i sette banchieri, in particolare Berezovsky, inizialmente affermarono di aver promosso Putin e insistettero sulla sua candidatura a primo ministro e presidente. Come ha sottolineato il Guardian nel 2013, il difetto fatale di Berezovsky era semplice: ha frainteso Putin:

Berezovsky incontrò Putin nei primi anni 1990, quando la spia del KGB lavorava per il sindaco di San Pietroburgo.

I due hanno socializzato e persino sciato insieme in Svizzera.

Alla fine degli anni 1990, Putin era diventato capo dell'FSB, l'agenzia successore del KGB. L'entourage di Eltsin stava cercando un successore del presidente malato. Hanno inviato Berezovsky per offrire il lavoro a Putin – che è diventato primo ministro nell'estate del 1999, succedendo a Eltsin come presidente ad interim sei mesi dopo.

Berezovsky aveva calcolato che il suo amico sarebbe stato un successore flessibile – e che lui, l'ultimo insider del Cremlino, avrebbe continuato a tirare le fila. Divenne subito evidente che Putin aveva la sua visione della Russia: un luogo più oscuro, meno democratico, in cui le agenzie di spionaggio del paese avrebbero svolto un ruolo di avanguardia, e con Putin inequivocabilmente al comando. I due si scontrarono; Putin ha sequestrato la stazione televisiva ORT di Berezovky; e Berezovsky si trasferì a Londra. La loro faida fu brutta e alla fine portò alla morte di Berezovsky all'età di 67 anni in esilio.

Altri membri della Semibankirschina (Sette banchieri) furono esiliati o messi alle strette.

Gusinsky lasciò la Russia nel 2000 in seguito alle accuse di appropriazione indebita di fondi.

Khodorkovsky è stato arrestato dalle autorità russe nel 2003 e accusato di frode. Ha scontato 10 anni di carcere, durante i quali la sua ricchezza è stata decimata, ed è fuggito in Svizzera e poi a Londra dopo il suo rilascio.

Alexander Smolensky vendette molti dei suoi beni, abbassò il suo profilo e, secondo quanto riferito, si trasferì a Vienna.

Vitaly Malkin è diventato un lealista di Putin, mentre cercava per quasi 20 anni di trasferirsi in Canada, investendo milioni a Toronto e prendendo la cittadinanza israeliana.

Curiosamente, Vladimir Potanin, l'unico gentile tra i Semibankirchina, prosperò di più sotto Putin, diventando l'uomo più ricco della Russia.

Mikhail Fridman, nato in Ucraina, ha guidato un corso per lo più costante, concentrandosi su questioni finanziarie, coltivando un personaggio Est-Ovest dalla sua villa londinese ed evitando scontri politici.

Le ruote hanno recentemente iniziato a staccarsi per Fridman, tuttavia, grazie al conflitto ucraino e al suo desiderio di evitare ripercussioni finanziarie personali.

Fridman è stato uno dei primi oligarchi a chiarire la sua opposizione alla guerra, e in una successiva intervista a Bloomberg ha ammesso che la sua dichiarazione che denuncia il conflitto come una tragedia "potrebbe rendere pericoloso per lui tornare in Russia".

 L'intervista a Bloomberg evidenzia lo shock che Fridman ha provato nel ritrovarsi congelato fuori dalla sfera occidentale nonostante, come Moshe Kantor, abbia investito anni in un attento networking:

Niente di tutto questo lo aiutò a evitare il destino di alcuni magnati russi.

Né i suoi anni di networking negli Stati Uniti e in Europa.

Il 28 febbraio il suo avvocato lo ha tirato fuori da un incontro con la notizia che l'Unione Europea aveva sanzionato lui e il suo socio in affari di lunga data, Petr Aven [anche ebreo], che era a capo di Alfa-Bank, la più grande banca privata della Russia e una parte fondamentale del consorzio Alfa Group di Fridman. L'avvocato ha iniziato a snocciolare ciò che significava: divieti di viaggio, conti congelati. Fridman riusciva a malapena a registrare le parole. "Ero sotto shock", mi dice. "Quasi non capivo cosa stesse dicendo."

Fridman sostiene che le sanzioni sono politicamente inutili perché gli oligarchi non hanno alcuna influenza su Putin, solo rapporti d'affari:

Ciò che gli è chiaro ora, dice, è che l'UE non capisce come funziona effettivamente il potere in Russia.

Se il punto delle sanzioni è motivare persone come lui ad esercitare pressioni su Vladimir Putin, dice, è peggio che irrealistico. "

Non sono mai stato in nessuna compagnia statale o posizione statale", dice Fridman.

 "Se le persone che sono al comando nell'UE credono che a causa delle sanzioni, potrei avvicinarmi a Putin e dirgli di fermare la guerra, e funzionerà, allora temo che siamo tutti in grossi guai.

Ciò significa che coloro che stanno prendendo questa decisione non capiscono nulla di come funziona la Russia. E questo è pericoloso per il futuro".

Le sanzioni e altri impatti economici della guerra hanno già spazzato via un terzo della ricchezza di Fridman, e sebbene sia ancora incredibilmente ricco, è più o meno intrappolato a Londra e non ha accesso al contante.

Stephanie Baker, intervistando Fridman per Bloomberg, sottolinea che "ora deve richiedere una licenza per spendere soldi, e il governo britannico determinerà se qualsiasi richiesta è 'ragionevole'".

Le organizzazioni ebraiche in Ucraina continuano a chiamarlo chiedendogli di progredire su una donazione di 10 milioni di dollari che ha promesso loro ma che non può più soddisfare. Baker aggiunge:

L'argomento di Fridman secondo cui non è posizionato per esercitare influenza sul Cremlino riflette come il ruolo dei miliardari russi sia stato capovolto dal 1990.

 A quel tempo, Fridman era uno dei sette oligarchi originali, la semibankirschina. Come gruppo hanno sostenuto la campagna per la rielezione del presidente Boris Eltsin e hanno avuto influenza sul Cremlino. Quando Putin è salito al potere nel 2000, ha imposto il suo modello: il nuovo accordo era che se fossero rimasti fuori dalla politica, avrebbero potuto continuare a gestire le loro attività. Putin ha distrutto gli oligarchi che hanno violato quell'accordo.

L'incapacità di Fridman di contenere la sua frustrazione per le sanzioni e la volontà di esprimere opposizione alla guerra, potrebbero segnare la fine del suo coinvolgimento diretto nella vita russa.

Forse più di ogni altro oligarca, le sue azioni hanno provocato l'ormai famigerato discorso in cui Putin ha attaccato gli oligarchi contro la guerra che cercano i propri interessi economici:

Il popolo russo sarà sempre in grado di distinguere i veri patrioti dalla feccia e dai traditori e semplicemente li sputerà fuori come un moscerino che accidentalmente volò nelle loro bocche – sputandoli sul marciapiede. ... Sono convinto che una tale naturale e necessaria auto-purificazione della società non farà che rafforzare il nostro Paese, la nostra solidarietà, coesione e disponibilità a rispondere a qualsiasi sfida.

"Una naturale e necessaria auto-purificazione della società."

La notizia che migliaia di ebrei russi stanno fuggendo in Israele per proteggere i loro soldi, e i continui segnali che molti oligarchi ebrei ora al di fuori della Russia potrebbero non tornare mai più, suggeriscono che la "naturale e necessaria auto-purificazione della società" di Putin comporterà una riduzione della presenza ebraica, della ricchezza ebraica e dell'influenza ebraica nel paese.

 Oltre agli oligarchi già menzionati, ci sono diversi miliardari ebrei, tra cui boris Mints, recentemente sanzionato, nelle liste dei più ricercati russi, per una varietà di crimini tra cui appropriazione indebita e frode.

Leonid Nevzlin, oligarca ebreo, amico dell'esiliato Khodorkovsky ed ex magnate del petrolio fuggito in Israele dalla Russia 20 anni fa per sfuggire all'ergastolo per omicidio e crimini finanziari, ha recentemente intrapreso l'atto simbolico di rinunciare alla cittadinanza russa.

Le richieste russe di estradizione di Nevzlin sono state ripetutamente ignorate da Israele.

Nevzlin ha recentemente detto a un giornalista: "Sono stato uno dei primi ad essere colpito da Putin. Ha gettato i miei amici in prigione e ne ha uccisi alcuni".

Uno degli aspetti più affascinanti della carriera politica di Putin è che combina un filo-semitismo retorico e performativo spesso appariscente con azioni che danneggiano o ostacolano direttamente gli interessi ebraici.

Come accennato in un precedente saggio, Putin è uno dei principali promotori europei della narrativa dell'Olocausto, ma è una narrazione dell'Olocausto significativamente meno utile agli ebrei rispetto alla versione hollywoodiana / spielbergiana a cui siamo così abituati in Occidente.

 È una narrazione dell'Olocausto spogliata dell'esclusività ebraica, intrisa di codici morali geopolitici favorevoli principalmente alla Russia, e spudoratamente diretta da e per Mosca piuttosto che da Gerusalemme.

In un altro curioso esempio di retorica che si scontra con la realtà, nel 2016 Putin ha invitato gli ebrei a venire a stabilirsi in massa in Russia, presumibilmente sapendo benissimo che migliaia di ebrei stavano già lasciando la Russia a un ritmo sempre più rapido. Nel 2014, più del doppio del numero di ebrei che hanno lasciato la Russia rispetto a qualsiasi altro dei precedenti 16 anni.

Uno dei punti di forza di Putin nel superare il potere finanziario ebraico al più alto livello, cosa che ha indiscutibilmente fatto, potrebbe avere la sua base nel fatto che non è un antisemita nella comprensione classica.

Potrebbe anche non pensare in termini razziali, ma, come ex membro dei servizi segreti, è finemente sintonizzato su cricche, intrighi, sovversioni e sottigliezze dell'identità – i tratti distintivi standard dell'attivismo ebraico nelle culture europee.

Sembra pienamente in grado di eliminare tali strategie quando le affronta su base individuale e con il potere autocratico.

Può deporre un Berezovsky, per esempio, non sulla base dell'ebraicità, ma, tuttavia, su certi comportamenti e associazioni che sono una conseguenza dell'ebraicità.

 Dicono che un orologio rotto sarà ancora giusto due volte al giorno, e allo stesso modo se si propone di eliminare le strategie opposte e basate sul gruppo, anche in modo "cieco alla razza", allora gli scontri con gli ebrei diventano inevitabili.

In questo modo, Putin è una sorta di antisemita accidentale, o piuttosto incidentale, che ha dominato o eliminato i finanzieri ebrei nel suo paese in un modo probabilmente non visto dai tempi degli ebrei di Corte e dell'ascesa della democrazia parlamentare.

Ebrei come guerrafondai e pacifisti.

C'è un'ironia nell'ultima situazione dei finanzieri ebrei russi, dato che la guerra, storicamente, è stata molto buona per gli ebrei. Per questo motivo, vale la pena cercare alcuni precedenti storici e paralleli. Derek Penslar, nel suo Jews and the Military (2013), pubblicato a Princeton, sottolinea che gli ebrei potrebbero essere noti per sottrarsi al servizio militare effettivo, ma sono stati prolifici nel trarre profitto dai conflitti in tutto il mondo:

Gli ebrei erano coinvolti in modo prominente in un sistema bancario internazionale che traeva notevoli profitti dal prestito di fondi direttamente ai governi o dall'imballaggio e dalla vendita del debito pubblico.

Gran parte di questa attività ha avuto luogo durante o sulla scia delle guerre. Durante la guerra civile americana, il debito del governo dell'Unione salì alle stelle da $ 65 milioni a $ 3 miliardi, circa il 30% del prodotto interno lordo dell'Unione.

Gran parte di quel debito è stato commercializzato sotto forma di titoli di stato in piccoli tagli e acquistato da cittadini comuni.

 I Rothschild avevano aperto la strada a questa pratica in Francia durante gli anni 1830, e il banchiere Joseph Seligman la raccolse negli Stati Uniti durante la guerra civile. Dopo la guerra, i Seligman, insieme ai banchieri Mayer Lehman e Jacob Schiff, commercializzarono energicamente obbligazioni statunitensi e quelle dei governi degli stati meridionali a corto di liquidità.

Fu Schiff a fornire circa 200 milioni di dollari in prestiti al Giappone per alimentare i suoi obiettivi espansionistici in Estremo Oriente contro una Russia zarista molto odiata dagli ebrei, e furono i Seligman che "incoraggiarono l'intervento degli Stati Uniti in Colombia nel 1903 per ritagliarsi un Panama quasi indipendente, dove i Seligman avevano investito in terreni lungo la futura rotta del canale".

 Uno degli esempi più ovvi e noti di una guerra per gli interessi ebraici è naturalmente la guerra boera, 1899-1902.

Il Sudafrica era stato considerato un ristagno rurale dagli ebrei fino a quando uno sciopero dei diamanti nel 1884 e la scoperta dell'oro nel Witwatersrand nel 1887. In seguito a questi eventi ci fu un consistente afflusso di commercianti ebrei, che divennero rapidamente una cricca di milionari.

 Claire Hirschfeld, scrivendo sul Journal of Contemporary History, descrive come gli ebrei "furono in grado in un periodo di tempo relativamente breve di creare potenti sindacati finanziari e imperi estesi all'interno di una repubblica boera di agricoltori ancora aggrappati a uno stile di vita pastorale".

 Il potere finanziario si trasformò presto in un desiderio di raggiungere il dominio politico, che richiese il rovesciamento dei boeri.

Ciò richiederebbe l'uso dell'esercito britannico, e Hirschfeld sottolinea che gran parte della febbre per la guerra è stata montata da una stampa britannica dominata dagli ebrei:

 il Daily News di Oppenheim, il Evening News di Marks, la St. James Gazette di Steinkopf e il Daily Telegraph di Levi-Lawson.

Uno dei principali oppositori della guerra fu il marxista inglese Henry M. Hyndman, che accusò i "signori semitici della stampa" di perseguitare il governo in una "guerra criminale di aggressione" in Sud Africa. Fu raggiunto dall'editore del giornale di Reynolds, W. H. Thompson, che scrisse all'inizio della guerra:

Alla base della guerra ci sono i sindacati ebraici e i milionari ... contando i polli a breve da covare. ... La Borsa tira le fila e il governo balla. Ma dietro la Borsa c'è la sinistra figura dell'ebreo finanziario che sta gradualmente invischiando il mondo nelle fatiche della rete di denaro che giorno e notte la grande massoneria razziale sta girando in ogni angolo del globo.

Penslar concorda sul fatto che gli ebrei lavorarono insieme per trarre profitto dalla guerra, scrivendo che "è un dato di fatto, non una fantasia antisemita, che gli ebrei hanno svolto un ruolo vitale nel coordinare l'assegnazione delle materie prime durante la prima guerra mondiale, non solo in Germania ma anche negli Stati Uniti".

 Ciò comportava la sovrapposizione di cricche di ebrei che traevano profitto da ogni aspetto della produzione bellica.

Al contrario, gli ebrei possono capovolgere l'interruttore pacifista quando si ritiene che la guerra possa danneggiare i loro interessi.

Penslar sottolinea che i Rothschild temevano nel 1914 che "una guerra potesse dividere la grande dinastia bancaria", mentre Max Warburg iniziò a scaricare frettolosamente le sue azioni in società che commerciavano sulla borsa di Vienna. Il barone Rothschild ha supplicato il Times di abbassare i toni della sua retorica anti-tedesca, solo che l'editore ha pubblicamente replicato a questo "sporco tentativo finanziario tedesco-ebraico di costringerci a sostenere la neutralità". Il magnate tedesco-ebreo Albert Ballin guardò scoraggiato quando la sua flotta mercantile affondò sul fondo dell'Atlantico.

Conclusione.

L'attuale guerra in Ucraina porta più echi di Ballin che della guerra contro i boeri.

Di fronte all'invasione russa e alla perenne domanda "è un bene per gli ebrei?" gli oligarchi ebrei sparsi della Russia probabilmente risponderebbero a un sonoro "No".

La ragione più importante sarebbe, naturalmente, il declino della loro ricchezza individuale e collettiva.

Miliardi sono stati cancellati dai loro conti, le loro attività sono state ostacolate, il loro movimento e la loro capacità di fare affari sono limitati e il loro accesso al contante è limitato.

La natura della finanza internazionale – politicamente, filosoficamente e tecnologicamente – si è evoluta a tal punto che il profitto ebraico nel vecchio stile è più difficile che mai. Inoltre, ha anche reso il targeting individuale dei finanzieri nel contesto del conflitto e della guerra non solo fattibile, ma facile e immediato.

Gli oligarchi si trovano tra una roccia e un luogo difficile, visti con ostilità e sospetto dall'Occidente, nonostante anni di promozione dell'Olocausto e filantropia ebraica (come se questo in realtà contribuisse a qualcosa per l'Occidente), e sempre più lontani e timorosi del Cremlino.

Il luogo di insediamento naturale per la maggior parte di loro è Israele, che a sua volta cerca di coltivare un rapporto sia con l'Oriente che con l'Occidente, lasciando cadere l'uno e fulvando l'altro secondo i venti dei suoi bisogni. Anche gli israeliani, tuttavia, vedono gli oligarchi come "tossici" e sono stati avvertiti dal governo degli Stati Uniti di prendere "denaro sporco".

Forbes ha discusso le speculazioni di alcuni esperti secondo cui Putin è segretamente felice del crepuscolo degli oligarchi.                            Le sanzioni possono costringerli a vendite di asset che alla fine avvantaggiano le sue agenzie di sicurezza.

Oppure potrebbero tornare in Russia ed essere costretti non solo a investire nell'economia russa piuttosto che diffondere la loro ricchezza a livello globale (come imperi immobiliari a Londra, yacht opulenti ecc.), Ma anche ad adottare una posizione ancora più servile sotto Putin.

La diminuzione degli oligarchi porterà a una vasta diminuzione nelle casse delle organizzazioni ebraiche internazionali.

Un pozzo finanziario chiave si sarà prosciugato.

La guerra di Putin potrebbe aver soffiato un po' di verità in una versione modificata del detto di Moshe Kantor: le restrizioni ai finanzieri ebrei sono necessarie per la libertà di vivere una vita sicura.

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