DEEP STATE -STATO PROFONDO.

 DEEP STATE -STATO PROFONDO.

 

Stato profondo.

It. Wikipedia.org - l'enciclopedia libera – redazione – (10-10- 2021) – ci dice:

 

Per Stato profondo (deep state) si intende a livello politico l'insieme di quegli organismi, legali o meno, che grazie ai loro poteri economici o militari o strategici condizionano l'agenda degli obiettivi pubblici, di nascosto e a prescindere dalle strategie politiche degli Stati del mondo, lontano dagli occhi dell'opinione pubblica. Detto anche "Stato dentro lo Stato", è costituito da lobby e reti nascoste, segrete, coperte, di potere in grado di agire anche contro le pubbliche istituzioni note.

Quando è affermata senza supporti fattuali, l'esistenza di un governo invisibile (detto anche Shadow government, cripto-crazia o governo segreto) appartiene ad una famiglia di teorie della cospirazione  basata sull'idea che il potere politico reale non risieda nei detentori visibili, ma in eminenze grigie: nelle monarchie questo avverrebbe con i “powers behind the throne”, mentre nelle democrazie vi sarebbero potentati privati  che esercitano potere dietro le quinte, utilizzando come schermo gli eletti nelle assemblee rappresentative; lo stesso governo eletto ufficiale sarebbe sottomesso al governo ombra, che sarebbe il vero potere esecutivo.

 

Tipologie.

Entità di questo tipo possono essere per esempio individuate, a seconda dei Paesi, nelle organizzazioni criminali, nelle lobby economiche, negli organismi religiosi e negli eventuali loro intrecci, negli organi di Stato, come le forze armate o le autorità pubbliche (agenzie di intelligence, polizia, polizia segreta, servizi segreti, agenzie amministrative o di sicurezza, burocrazia governativa).

Uno Stato profondo può anche consistere in funzionari di carriera che agiscono in modo non cospiratorio, ma per promuovere i propri interessi.

 L'intento di uno Stato profondo può includere la continuità dello Stato stesso, il mantenimento del lavoro per i suoi membri, il potere e l'autorità irrobustiti e il perseguimento di obiettivi ideologici non sempre a cuore all'opinione pubblica.

Può operare in opposizione all'ordine del giorno dei funzionari eletti, bilanciando, rallentando e ritraducendo le loro politiche, condizioni e direttive. Può anche assumere la forma di enti pubblici o società private che agiscono fuori dal controllo normativo o governativo.

Storia

Descrizioni simili si ritrovano già nell'antichità classica. L'espressione greca κράτος ἐν κράτει (kratos en kratei) è stato successivamente adattata in latino come imperium in imperio o status in stato o status in statu.

Nel XVII e XVIII secolo il dibattito politico internazionale sulla separazione tra Stato e Chiesa spesso ruotava intorno all'idea che, resa globale ossia senza poteri politici nazionali a cui dar conto, la Chiesa sarebbe divenuta Stato nello Stato, invadendo e snaturando le prerogative statali.Ernst Fraenkel illustrò la natura ed il funzionamento della dittatura nazista mediante il concetto di doppia lealtà, con la quale i funzionari pubblici osservavano la gerarchia formale della statualità e nel contempo quella sostanziale del Partito nazionalsocialista, nell'ambito di quello che definiva il doppio Stato.

Stati Uniti.

Negli Stati Uniti, il termine "stato profondo" è stato usato per descrivere "un'associazione ibrida di elementi governativi e parti di industria e finanza di alto livello che è effettivamente in grado di governare gli Stati Uniti senza riferimento al consenso dei governati espressi attraverso il processo politico formale”. Le agenzie governative di intelligence, come la CIA e l'FBI, sono state accusate da elementi dell'amministrazione Donald Trump di tentare di contrastare i suoi obiettivi politici.

Scrivendo per il New York Times, l'analista Issandr El Amani ha messo in guardia contro la "crescente discordia tra un presidente e la sua gerarchia burocratica", mentre gli analisti della rubrica The Interpreter scrivevano:

«Sebbene lo stato profondo sia talvolta discusso come una cospirazione oscura, aiuta a pensarlo invece come un conflitto politico tra il leader di una nazione e le sue istituzioni di governo.»

(Amanda Taub e Max Fisher, The Interpreter)

Italia.

Il caso più famoso italiano è quello della doppia fedeltà degli apparati dello Stato durante la strategia della tensione e nelle attività della loggia Propaganda Due.

Propaganda due (meglio nota come P2) era una loggia massonica aderente al Grande Oriente d'Italia (GOI) che, nel periodo della sua conduzione da parte dell'imprenditore Licio Gelli, assunse forme deviate rispetto agli statuti della massoneria ed eversive nei confronti dell'ordinamento giuridico italiano. La P2 fu sospesa dal GOI il 26 luglio 1976; successivamente, la Commissione parlamentare di inchiesta sulla loggia massonica P2 sotto la presidenza dell'onorevole Tina Anselmi concluse il caso P2 denunciando la loggia come una vera e propria «organizzazione criminale» ed «eversiva».

Fu sciolta con un'apposita legge, la n. 17 del 25 gennaio 1982.

 

 

 

Il Deep State statunitense

tra teorie cospirazioniste

e controllo del potere.

Orizzontipolitici.it - Massimiliano Garavalli – (29 Giugno 2021) -ci dice:

 

Notoriamente siamo abituati, nelle narrazioni che si ascoltano in Italia, a pensare al Deep State come qualcosa di “oscuro”, un Governo ombra che manovra le leve del potere da dietro le quinte.

 Lobbies, massoneria e apparati di controllo che decidono le nostre vite all’infuori del gioco democratico.

Soprattutto negli Stati Uniti, il concetto di Deep State ha assunto dei contorni polarizzanti a livello politico: i Repubblicani si servono da anni dell’idea di Deep State per accusare i Democratici di agire alle spalle del popolo statunitense impedendo al Gop – Grand Old Party, un termine con cui si definisce il Partito repubblicano – di esprimere la volontà popolare. Non solo Qanon: anche per i Repubblicani il Partito democratico sarebbe proprio l’espressione del Deep State, una élite anti-popolare che fa solo i propri interessi.

Un’idea che ha attecchito nella base repubblicana anche in virtù dell’ethos tipicamente statunitense: gli americani nutrono da sempre pulsioni anti-stataliste e anti-governative (anche se il vento sta cambiando).

 L’idea di un mega apparato di controllo ha funzionato e continua a funzionare molto bene a livello propagandistico. Celebre il caso delle ultime elezioni presidenziali nel novembre scorso: l’accusa di brogli portata avanti da Trump e dal Gop muoveva proprio nella direzione di un j’accuse nei confronti dei Democratici che, tramite il loro controllo degli apparati, avrebbero ribaltato illegalmente l’esito della votazione.

Già nel 2016, all’alba dell’elezione che premiò Donald Trump come Presidente degli Stati Uniti, una delle accuse più frequenti ad Hillary Clinton era proprio quella di far parte dell’establishment contrario all’interesse del popolo (un modo velato, ma non troppo, di parlare di Deep State).

Cos’è veramente il Deep State.

Al di là delle teorie cospirazioniste, cosa intendiamo quando parliamo di “Deep State”?

Un fondo di verità nella teoria del “Governo ombra” in effetti c’è, ma solo nel concetto di mega apparato.

Del Deep State sono state date più definizioni, ma tutte sono concordi nel dire che si tratta di un esercito di “civil servants” – 9 milioni a livello federale, il 6% della forza lavoro totale, e 16 milioni se si comprendono anche gli statali e i locali – i funzionari statali che lavorano nei diversi strati della burocrazia statunitense.

L’esempio più eclatante è il Pentagono: con i suoi 3 milioni di dipendenti, è il più grande datore di lavoro del mondo.

Sono funzionari che lavorano nelle agenzie di sicurezza federali, come la Cia (Central Intelligence Agency) o l’Fbi (Federal Bureau of Investigation), come assistenti parlamentari o nelle commissioni del Congresso, nelle amministrazioni statali che fanno riferimento al Governo federale, nelle corti di giustizia. In contrasto alla teoria cospirazionista, il Deep State, pur non operando sempre alla luce del sole, non è mai stato segreto.

L’origine del termine Deep State risale in verità ad un contesto extra-statunitense.

 Deep State è infatti la traduzione letterale di derin devlet, un’espressione turca che in Turchia indica il governo segreto collegato con i poteri industriali e finanziari deviati e con le organizzazioni criminali.

È un termine che viene spesso associato a Paesi autocratici, come l’Egitto e proprio la Turchia, dove il Deep State in realtà coincide con il Governo nazionale. Per questo motivo l’espressione è stata criticata negli Stati Uniti in virtù della sua carica negativa.

Negli Usa l’origine del mega apparato burocratico si fa risalire al 1871, anno in cui fu introdotta l’idea della creazione di un servizio civile “non-politico”, proposto da Carl Schurz (un generale di origine tedesca), con l’obiettivo di far fronte all’enorme mole di leggi, procedure, burocrazia a cui il Governo federale avrebbe dovuto far fronte negli anni a venire.

Ma soprattutto, l’idea alla base era quella di dare una visione di lungo periodo alla politica americana, dal momento che i presidenti rimanevano in carica per 4 o 8 anni. Si trattava altresì di limitare il potere dello stesso presidente: la creazione di un potere tecnocratico, e quindi svincolato dalle logiche partitiche interne, doveva essere una garanzia di stabilità. Prima di allora, infatti, gran parte dei funzionari federali venivano nominati direttamente dal presidente in carica.

Croce e delizia degli Stati Uniti.

Se è vero che l’intuizione si rivelò giusta, perché da lì in poi il Governo federale avrebbe avuto a che fare con una complessità sempre crescente, da una parte ciò ha comportato anche un problema non di poco conto per i presidenti americani. Trump non è stato l’unico a lamentarsi del Deep State, lo fece anche Obama quando lamentò che il Pentagono lo costrinse ad inviare altre truppe in Afghanistan, e addirittura Reagan quando disse che il Deep State stava frenando la battaglia contro i comunisti.

Negli anni della War on Terror (guerra al terrore) dopo l’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre, l’apparato militare statunitense, la parte più consistente del Deep State, venne incrementato ulteriormente.

 Vennero versati trilioni di dollari nella Homeland Security (il dipartimento anti-terrorismo), le agenzie di sicurezza aumentarono fino a diventare 17, e il potere della Cia, dell’Fbi e della Nsa crebbe.

Anche se Deep State è un termine giudicato spesso fuorviante e intrinsecamente negativo, esiste quindi un Governo amministrativo (prevalentemente militare) che coabita con il Governo politico.

Si tratta di un apparato che non si limita solo a gestire l’impianto burocratico statunitense, ma che influenza (e spesso determina) gli indirizzi politici del Paese. In particolare, lo fa per la politica estera: nel Deep State ci sono migliaia di giovani praticanti che iniziano quando hanno poco più di 20 anni a lavorare come assistenti al Congresso o nelle agenzie federali, e che poi vanno avanti per tutta la vita. Il personale di queste agenzie determina quindi l’arco vitale delle strategie delle agenzie stesse.

Cia, Fbi e gli altri apparati federali indirizzano le proprie politiche su orizzonti temporali di 30-40 anni, più di quello delle amministrazioni presidenziali.

 Politiche infatti non sempre convergenti con quelle dell’esecutivo: in virtù proprio della stabilità che sono deputate a garantire, devono evitare che il Paese non abbia una strategia di lungo periodo (che nel caso del cambio di partito alla presidenza potrebbe mutare). La politica estera statunitense dipende quindi fortemente dalla volontà degli apparati.

Presidente contro Deep State.

Si è visto con Trump, quando ha provato ad avvicinarsi alla Russia. Da sempre alla ricerca di un rapporto più stretto con il Cremlino, l’ex presidente Usa ha tentato invano di stabilire un punto di contatto con Putin.

Gli apparati statunitensi, memori ancora della Guerra Fredda con l’Ex Urss, glielo hanno impedito. Trump è stato il presidente che, soprattutto sul fronte della politica estera, ha avuto più dissidi con il Deep State.

Le agenzie federali lo hanno accusato a più riprese di aver indebolito l’alleanza della NATO, nonché i rapporti con gli alleati asiatici lungo il litorale del Pacifico, e di aver condotto una battaglia contro la scienza che per gli Stati Uniti ha sempre rappresentato una frontiera di supremazia geopolitica.

Ora anche Biden che, nonostante le dichiarazioni al vetriolo riguardo a Putin (lo ha definito “un assassino”), ha tentato un avvicinamento con la Russia. Una mossa che converrebbe soprattutto a Mosca, per uscire dall’isolamento e dall’alleanza improvvisata con la Cina, ma che il Pentagono continua ad ostacolare.

Sulla Cina la politica dei presidenti statunitensi converge con la strategia degli apparati.

 Le previsioni dei policy maker americani (e di buona parte degli istituti di ricerca internazionali) danno la Cina in procinto di sorpassare sul piano della supremazia geopolitica gli Stati Uniti.

Un sorpasso che potrebbe avvenire tra molti decenni, ma che pare inevitabile. Sul piano economico dovrebbe già verificarsi entro il 2030, sul piano politico e tecnologico appare tuttavia ancora lontano.

Proprio per l’incombere del rivale cinese, Joe Biden ha colto l’occasione del G7 in Cornovaglia di inizio giugno per rinsaldare le alleanze con i Paesi Nato in funzione anti-cinese, per ricucire lo strappo tra Usa ed Unione Europea con Trump nella precedente amministrazione.

Il Deep State nel futuro degli Stati Uniti.

Un’indagine sulle opinioni del popolo americano ha mostrato come la maggioranza creda che esista un gruppo di ufficiali e funzionari non eletti che influenza segretamente la politica statunitense, e l’80% crede che le agenzie federali monitorino le loro vite di nascosto, anche se solo il 27% crede nell’esistenza del Deep State così come è stato esplicato in questo articolo. Gli Stati Uniti sono il paradosso di un Paese il cui popolo storicamente è sempre stato avverso al Big Government, ma che nei fatti possiede il più grande apparato burocratico dell’Occidente.

Un apparato con cui devono fare i conti tutti i presidenti: anche Joe Biden che, seppur più allineato alle agenzie governative rispetto a Trump, ha avuto non poche difficoltà già nei primi giorni di mandato in alcune scelte strategiche, come il ritardo del ritiro delle truppe dall’Afghanistan.

Gli apparati sono ciò che ha permesso agli Stati Uniti di governare il mondo negli ultimi 70 anni, ma anche la più grande sfida della politica, rappresentata dal Congresso e dall’Esecutivo, nei confronti dell’esercito di tecnocrati e funzionari presenti nei meandri di ogni aspetto della vita amministrativa statunitense.

Un conflitto che è il cuore della democrazia americana:

 il Deep State non è solo un grande governo amministrativo, ma è anche il custode delle garanzie costituzionali statunitensi.

La missione dei funzionari, al di là della burocrazia, è la preservazione della stabilità democratica. Il Deep State, più che una teoria cospirazionista, è il principale scudo contro potenziali colpi di stato e complotti interni.

 

 

 

“Scontro Globale”

di Cosimo Massaro.

Macrolibrarsi.it- Cosimo Massaro – (25-8-2022) - ci dice:

 

Per comprendere al meglio le dinamiche degli eventi che ci circondano, anche in questo caso, entriamo nel significato profondo della locuzione "Deep State", oggi di uso quotidiano.

La sua traduzione letterale è "Stato Profondo". Ma cos'è questo stato profondo?

Semplicemente è uno Stato (decisionale), dentro uno Stato (di facciata), dove si prendono tutte le decisioni, che in seguito i burattini della storia mettono in atto.

Forse si tratta di un sistema operativo moderno? Assolutamente no.

Questo sistema è sempre esistito e ce lo fa notare il citato Honoré de Balzac quando scriveva: "Vi sono due storie: la storia ufficiale, menzognera, che ci viene insegnata ad "usum Delphini" e la storia segreta, dove si trovano le vere cause degli avvenimenti, una storia vergognosa."

Questa sua frase, ci fa comprendere, che c'è sempre stata una storia apparente, quella usata appunto ad "usum Delphini". Locuzione latina, che sta a rappresentare quella "falsa storia' insegnata al "Delfino del Re", cioè il primogenito del Re di Francia.

Questa falsa storia di facciata, scritta dai vincitori è oggi ben rappresentata dalla propaganda quotidiana divulgata dall'informazione ufficiale, che diventerà la futura "storia" che lasceremo ai posteri, qualora dovessimo perdere la guerra finale.

Dall'altra parte, invece, vi è quella "storia vergognosa" dove si decidono le sorti degli avvenimenti.

Il lato oscuro.

In pratica il "Deep State' rappresenta il lato oscuro dell'inconscio profondo della nostra coscienza collettiva, che fa uscire il peggio a livello sociale.Si dovrebbe consapevolizzare, l'importanza delle decisioni prese singolarmente, attraverso la legge universale del libero arbitrio, perché sono in grado di modificare quella coscienza collettiva, oggi sbilanciata verso le forze oscure rappresentate dal "Deep State".

Mahatma Gandhi disse "Sii tu il cambiamento che vuoi vedere nel mondo".

Le forze oscure, serpeggiando, hanno preso il sopravvento sulla nostra vita quotidiana, grazie all'opera messa in atto dai suoi centri di potere nascosti, che hanno lavorato per secoli nell'ombra.

In più di duemila anni, sono state tante le sette segrete che hanno cospirato per invertire l'ordine naturale delle cose e per distruggere il messaggio che Gesù Cristo ha voluto lasciare all'umanità.

Il Deep State culturalmente cosa rappresenta? Da dove nasce? È il frutto di quale espressione filosofica?

A tutte queste domande dobbiamo dare delle risposte se vogliamo veramente capire cos'è questo stato profondo che sta dominando il mondo. Per consapevolizzare meglio il tutto, inizierei ad analizzare la filosofia che è alla base del suo operato e in secondo luogo le organizzazioni che hanno concretizzato i piani del Deep State per arrivare al raggiungimento del NWO (New World Order).

Cercherò di sintetizzare duemila anni di storia in alcuni passaggi fondamentali.

Il pensiero filosofico alla base del Deep State.

Partiamo da un presupposto contrario per capire meglio. Sicuramente il Deep State ha da sempre osteggiato fortemente il pensiero cristiano cattolico e il suo messaggio fondante dell'"Ama il prossimo tuo come te stesso", essendo una élite dominante, altamente egoistica e incurante del benessere del prossimo.

 

A questo punto, basta capire quali sono le filosofie che, in oltre duemila anni di storia, si sono contrapposte al messaggio cristiano, sposando la pura cultura di Lucifero.

Nella terza tentazione, il Diavolo mostrò a Cristo tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse: "Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai". Gesù ovviamente si rifiutò.

Quelle poche famiglie, che oggi dominano il mondo si sono prostrate a Satana.

Da questo punto di vista Satana è una persona seria e mantiene sempre le promesse fatte a fin di male, solo che in cambio ha voluto le loro anime.

La Moneta di Satana.

Uno degli strumenti principali che il demonio ha concesso ai suoi adepti, è appunto, "La Moneta di Satana", cioè quella moneta debito, con la quale l'élite è riuscita a schiavizzare tutti i popoli del mondo.

Lo studio della moneta come filo conduttore che ha solcato il tempo, segnando la storia fino ai giorni nostri, ci permette di avere una prospettiva completamente diversa della storia che ci hanno fatto sempre studiare sui principali libri di scuola.

È necessario capire cosa sia la realtà materiale e spirituale della moneta, per consapevolizzare il valore della vita e di tutto quello che ci accade intorno.

Che oggi ci siano poche famiglie che dominano tutto il mondo è un dato di fatto, lo negano solo coloro che sono parte integrante del sistema, i cosiddetti "agenti", per dirla alla "Matrix" e tutti coloro che vivono la propria vita inconsapevolmente. Questi uomini, gli adoratori di Mammona, hanno invertito l'ordine naturale delle cose insito nel concetto filosofico creazionista, che possiamo sintetizzare in questi sostanziali punti:

 

Esiste un Dio creatore di tutte le cose visibili e invisibili.

Tutta la creazione è stata messa a disposizione dell'uomo.

L'uomo ha avuto il compito di gestire il creato con parsimonia e senso di giustizia secondo i comandamenti di Dio.

La società cristiana, di conseguenza, in virtù di questi punti fondanti ha preso la seguente forma:

Sottoposto al potere di Dio, troviamo il potere morale, rappresentato dagli uomini di Chiesa, che avevano il compito di infondere i valori cristiani nella società.

Sottoposto al potere morale, troviamo il potere politico, rappresentato da Re, Regine, Principi e Imperatori con il compito di legiferare, difendere il proprio territorio e gestire l'economia per il benessere di tutti.

Sottoposto al potere politico, troviamo il potere economico, rappresentato dai primi banchieri e dai ricchi commercianti i quali dovevano operare con parsimonia, evitando l'usura, altamente condannata e gestire quella primordiale finanza senza speculazione.

Il potere dell'economia.

Il potere economico aveva il dovere morale di utilizzare la moneta nella sua qualità di strumento, per assolvere solo alla sua funzione di mezzo di scambio per il pagamento delle merci e dei servizi e non per quello dell'usura. Naturalmente, con questo breve quadro, non intendo affermare che il mondo antico era perfetto, ma aveva sicuramente dei valori fondanti, basati sulla cultura cristiana, che nel bene e nel male, contribuirono a fondare una società affascinante e ricca che ci ha lasciato tanto, da tutti i punti di vista.

L'inversione della piramide dei valori culturali, ad oggi è frutto di varie filosofie che nel tempo hanno preso il sopravvento. Tra questi pensatori, troviamo sicuramente Friedrich Wilhelm Nietzsche, il quale ci ha voluto "insegnare", secondo il suo pensiero "nichilista attivo", che nel mondo occidentale, ormai, "Dio è morto" e che i vecchi valori tradizionali, sui quali si era costruita l'Europa e l'Occidente, erano ormai obsoleti, pertanto dovevano essere sostituiti, dalla modernità, dalla scienza e dalla tecnologia.

Oltre al nichilismo, un forte impulso al cambiamento sociale è giunto anche dal "relativismo", un mondo dove tutto è relativo e non esiste più nessuna Verità.

Pensiero fortemente criticato anche da Papa Benedetto XVI che affermò: "Avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo. Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare ''qua e là da qualsiasi vento di dottrina'" appare come l'unico atteggiamento all'altezza dei tempi odierni. Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie."

Nella lista delle filosofie contrapposte alla tradizione, troviamo anche il "Modernismo" nato con l'intento di far adeguare e conciliare le proprie idee e esigenze, alle fasi di sviluppo del progresso nel tempo in cui si vive.

Da tale pensiero si sviluppa anche il "Modernismo cattolico", sorto alla fine del XIX secolo, mirato a conciliare la rivelazione neotestamentaria, con le correnti filosofiche, sociali e politiche del momento. Tale movimento fu condannato come eretico da papa Pio X nel 1907.

In conclusione, aggiungiamo il "Progressismo", estremo difensore e acceleratore dell'evoluzione della società, pensiero sposato pienamente dalla "politica di sinistra", troviamo il "liberismo economico", fondato sul dogma del "dio mercato" (produzione e commercio) dove l'intervento dello Stato è ammesso soltanto nei casi in cui l'iniziativa privata non riesce a soddisfare le esigenze della collettività e infine troviamo l'attuale "neoliberismo economico" che promuove la deregolamentazione e la libertà di mercato senza nessun limite con la totale esclusione dello Stato.

Dopo questa brevissima carrellata, dove sono state citate solo alcune delle correnti filosofiche che hanno maggiormente inciso sulla costituzione della società moderna, possiamo evidenziare come la piramide dei valori culturali, si sia oggi invertita rispetto a quella basata sui valori della tradizione.

Oggi all'apice dei valori moderni, avendo spodestato il Dio creatore dal suo posto, appunto perché, secondo l'attuale cultura ''Dio è morto", è stato facile sostituirlo con un altro dio; il dio Mammona.

Un falso dio, che esalta il ruolo della moneta come strumento usuraio, funzionale solo all'arricchimento egoistico, utile al raggiungimento dei lussi e dei piaceri personali, incurante del bene comune. "Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l'uno e amerà l'altro, oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire Dio e Mammona" Gesù Cristo (Matteo 6,24-34).

Evidenziamo i punti sostanziali dell'attuale scala dei valori invertiti della società moderna.

Al primo posto troviamo il dio denaro, Mammona, adorato dall'élite al potere.

Al secondo posto troviamo l'élite.

L'usurocrazia internazionale apolide, rappresentata da quell'1% della popolazione che domina sul restante 99% e che impone il suo volere attraverso la sua moneta debito e la finanza speculativa per raggiungere il dominio sui popoli.

Al terzo posto troviamo il potere economico, che impone i suoi voleri alla politica dei vari Stati, attraverso le sue istituzioni sovranazionali come FMI, Banche Centrali, WTO (Organizzazione mondiale del commercio), Bilderberg, Commissione Trilaterale, OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e tante altre.

Al quinto posto troviamo il potere politico, burattini sottoposti al potere economico monetario e a quello delle istituzioni sovranazionali, che eseguono direttive funzionali agli interessi dell'élite dominante e non per quelli del popolo che dovrebbero rappresentare.

Al sesto posto troviamo i popoli: frutti da spremere come i limoni per gli interessi dei dominatori.

 

 

 

 

Dal Deep State alle emergenze di massa:

in un libro la storia e

i segreti del potere-ombra.

Blog.ilgiornale.it – Cristiano Puglisi – IL Ghibellino – (13 -5-2022) – ci dice:

(Marco Pizzuti -Deep State)

 

Tra le voci della cosiddetta “contro-informazione” una delle più autorevoli è sicuramente quella di Marco Pizzuti. Romano, classe 1971, ex ufficiale dell’esercito, dottore in Legge, conferenziere, scrittore (più di 200mila copie vendute solo in Italia), ricercatore scientifico e sceneggiatore teatrale, ha lavorato presso le più prestigiose istituzioni dello Stato (Camera dei Deputati, Senato della Repubblica e Consiglio di Stato).

(Negli anni, ha trattato i temi più disparati: dalle omissioni delle lobby farmaceutiche, alle scoperte “negate” (durante un TEDx Talk a Bologna, nel 2011, ha stabilito il nuovo record mondiale nella trasmissione di corrente elettrica senza fili direttamente in forma di corrente alternata, senza l’impiego del sistema wi-tricity, applicando esclusivamente la tecnologia Tesla di fine ’80), passando per i segreti del sistema finanziario e della geopolitica.)

 

Il saggio “Deep state. I segreti dell’élite finanziarie e delle multinazionali che controllano i governi”, recentemente pubblicato dalle Edizioni Il Punto d’Incontro è una sorta di summa di tutte le sue ricerche, che analizza, con un’indagine che prende le mosse dal passato più remoto, come sia stata possibile la formazione di un potere finanziario così influente da essere in grado di indirizzare la politica mondiale attraverso quello “Stato profondo”, recentemente più volte menzionato dai sostenitori dell’ex presidente Donald Trump, che governa la prima potenza mondiale: gli Stati Uniti d’America. Ma quando nasce questo “Stato nello Stato” e quali sono le principali tappe storiche che portano alla sua costituzione?

“I grandi protagonisti della storia ufficiale – spiega Pizzuti – sono gli eserciti e i sovrani a cui fanno da cornice i progressi tecnologici e le trasformazioni religioso-socioculturali.

Da questa ricostruzione dei fatti però, manca il vero motore dei grandi eventi insieme alla storia della scalata al potere della finanza.

Una storia che è rimasta totalmente avvolta nell’ombra, quasi come se non fosse mai esistita e che riguarda la millenaria lotta sotterranea dell’aristocrazia del denaro per la conquista del potere e la sottomissione della politica al suo volere.

 Si tratta di un braccio di ferro che ha coinciso con l’inizio della civiltà e l’invenzione della finanza.

Gli scavi archeologici, hanno riportato alla luce migliaia di tavolette sumere del 3.000 a.C. con documenti contabili o amministrativi dai quali è emerso che era già in uso la tecnica dell’usura insieme a contratti per l’acquisto dei poderi, concettualmente identici ai moderni titoli ‘future’, il cui prezzo finale era vincolato all’andamento futuro dei raccolti.

Il potere degli usurai è poi cresciuto nei millenni come l’acqua quieta che fa crollare i ponti, arrivando fino al punto di poter decidere la sorte dei regni e dei loro sovrani rimanendo invisibile dietro ai troni.

Uno degli esempi più eloquenti, riguarda la vera storia dell’assassinio di Giulio Cesare, il più rispettato, amato e temuto imperatore di tutti i tempi. Persino lui infatti, venne sopraffatto dalle trame dei finanzieri che esercitavano un potere sotterraneo ben maggiore di quello di chi dirigeva gli eserciti.

Cesare odiava l’usura in quanto lui stessi ne era stato vittima quando dovette finanziare la campagna di Gallia. Dopo il suo ritorno a Roma quindi, emanò una serie di leggi con le quali fissò il tasso d’interesse massimo mensile sui prestiti all’1%, spostò il controllo della zecca dai patrizi allo Stato e stabilì che quanto pagato dai debitori in eccesso al tasso d’interesse stabilito per legge, venisse computato nel capitale restituito.

 Queste leggi costituivano un attacco mortale contro il potente ceto usuraio che aveva impoverito vaste fasce di popolazione e suo figlio adottivo Bruto, era un finanziere avido e senza scrupoli che come documentato da Cicerone, aveva prestato una enorme somma di denaro all’isola greca di Salamina al tasso d’interesse del 48%!

Cesare insomma, non fu assassinato da Bruto e da un gruppo di congiurati il 15 marzo del 44 a.C. perché aveva tradito gli ideali della Repubblica assumendo i pieni poteri e la carica di imperatore, bensì per motivi molto meno romantici e assai più prosaici come soldi e potere.

Per millenni il braccio di ferro tra potere politico e finanziario è continuato con vicende alterne fino a quando nel XVIII secolo, i grandi finanzieri apolidi hanno messo da parte le loro rivalità per unirsi in un unico ‘cartello’ internazionale di super banchieri.

Questo processo di unione è iniziato con Moses Amschel Rothschild capostipite della celebre famiglia che ha dato il via ad una serie di matrimoni combinati che oggi controlla un impero con al vertice della piramide finanziaria mondiale una casta di persone tutte imparentate tra loro (dai Montefiore ai Rockefeller, agli Elkann, agli Agnelli ai Warburg e altri).

 Tale alleanza ha visto nascere un vero e proprio Stato negli Stati, ovvero il cosiddetto Stato profondo che persegue propri obiettivi di dominio (globalizzazione vuol dire infatti concentrazione di tutte le risorse nelle loro mani) mediante un sistema eterodiretto dalla grande finanza privata che controlla i governi con il debito, le banche centrali (autonome e indipendenti dai governi), le borse, le agenzie di rating e i mercati.

Un esempio in massima sintesi su come la finanza privata controllo anche enti giuridicamente classificati come pubblici: l’organo decisionale più importante della Banca d’Italia è l’assemblea dei partecipanti al capitale costituita per circa il 94% da banche e assicurazioni private.

Il governatore nominato dal governo invece, ex art.25 dello Statuto ha solo poteri di rappresentanza della banca verso terzi e può solo emanare proposte di decisione che per potere avere effetto esecutivo devono essere previamente approvate dall’assemblea (banche e assicurazioni).

Ciò crea anche un insanabile conflitto d’interessi tra banca d’Italia che dovrebbe controllare le banche commerciali e banche commerciali che in realtà controllano la Banca d’Italia.

Persino il libero mercato è un’utopia che esiste solo nelle illusorie teorie economiche liberiste poiché nella realtà dei fatti i soggetti economici dominanti hanno la forza per imporre le condizioni a loro più favorevoli anche a livello fiscale e legislativo per pagare meno tasse e ottenere sussidi statali.

Inoltre, possono agevolmente fagocitare la piccola concorrenza (Amazon docet) o provocare crisi in cui a sopravvivere sono solo le loro grandi corporation. Non a caso durante la pandemia, i 10 uomini più ricchi del mondo come Elon Musk, Jeff Bezos, Bernard Arnault, Bill Gates, Larry Ellison, Larry Page, Sergey Brin, Mark Zuckerberg, Steve Ballmer e Warren Buffet hanno raddoppiato le loro ricchezze mentre i piccoli imprenditori fallivano. Non esiste neppure una reale divisione tra grandi multinazionali e finanza o tra settore farmaceutico, automobilistico, dei media mainstream o dell’industria militare, poiché tutti i pacchetti azionari di maggioranza dei grandi gruppi, fanno capo a fondi d’investimento e titoli della stessa élite del denaro.

In queste condizioni i governi sono uffici timbri del deep state che ufficialmente non esiste.

 Nel frattempo però continuano ad arrivare campanelli d’allarme su cosa è realmente la globalizzazione poiché secondo i dati ufficiali Oxfam, 23 super paperoni controllare possiedono la ricchezza della metà della popolazione mondiale e ciò senza tenere conto delle società prestanome usate per evadere le leggi anti-monopolio”.

Più volte e spesso impropriamente nella galassia cosiddetta “complottista” si parla del ruolo della massoneria. Quale è stato davvero e qual è il peso che oggi riveste?

Per secoli – continua Pizzuti – la massoneria è stata una società segreta che è servita al potere finanziario per organizzare rivolte come la rivoluzione francese e diffondere ideologie tese ad abbattere il vecchio ordine sociale in cui la nobiltà aveva una posizione di dominio rispetto alla finanza. Il vero collante e motivo di attrazione della massoneria, lungi dall’essere gli ideali spirituali, erano le ingenti somme di denaro che confluivano nelle sue casse per attirare le persone di maggior spicco della società.

Con piccoli passi alla volta apparentemente scollegati tra loro, la massoneria ha guidato le trasformazioni sociali epocali che hanno trasformato la politica e gli Stati moderni con i loro parlamenti in zerbini dell’alta finanza e dei suoi mercati. Nell’ultimo secolo, però ha gradualmente perso la sua esclusività a favore dei énuovi club privati e delle think tank mondialiste dell’elite come il gruppo Bilderberg, la Commissione Trilaterale, il World Economic Forum di Klaus Schwab, Il club dei Trenta, l’Aspen Institute ecc., dove si accede solo per cooptazione (chiamata dai piani alti)”.

Negli ultimi anni l’umanità ha imparato a convivere con diverse emergenze: dal terrorismo alla pandemia per giungere, ora, alla guerra. In ambito “complottista” il “Deep State” è stato spesso tirato in ballo…

 

“Purtroppo – è il parere dell’autore del libro Marco Pizzuti – è evidentissimo il ruolo giocato da una governance globale nel provocare crisi dopo crisi che hanno come scopo quello di portare la società a un nuovo ordine mondiale di tipo orwelliano.

Nel mirino ci sono le nostre libertà, il nostro vecchio tenore di vita e la proprietà privata che i membri dell’élite riuniti a Davos per il World Economic Forum di Klaus Schwab hanno deciso di ridimensionare drasticamente.

 Per quanto riguarda poi l’origine artificiale della pandemia abbiamo testimonianze eccellenti come quella di Joseph Tritto, presidente dell’ordine mondiale dei biologi sulla creazione in laboratorio del virus.

Senza contare tutte le prove che riguardano la gestione criminale dell’emergenza tesa a peggiorare la situazione con protocolli di cura letali come la tachipirina e la vigile attesa, lockdown dimostrati fallimentari da tutti gli studi comparativi con i Paesi che non li hanno adottati, gli ostacoli alle autopsie per ritardare la scoperta delle cure, la messa al bando di queste ultime e la persecuzione dei medici che praticavano efficacemente le terapie domiciliari salvando innumerevoli vite.

Poi l’aumento ingiustificato delle materie prime provocato dall’élite con il pretesto della ripartenza dell’economia dopo i lockdown e infine la guerra Ucraina, in cui è stata coinvolta anche l’Italia contro la sua Costituzione e i suoi interessi nazionali e senza neppure un referendum o un dibattito parlamentare….

Si tratta di emergenze continue create ad hoc dall’élite, crisi che come insegnano l’istituto Tavistock e la shock economy, sfruttano la paura per rendere più docili le masse, adottare misure restrittive di controllo sulla popolazione volte a reprimere il dissenso sul nascere mentre la cricca di Davos capitanata da Klaus Schwab concentra un potere pressoché assoluto nelle sue mani”.

 

 

 

Far saltare il banco: come il Deep State

frena la transizione democratica in Sudan.

Geopolitica.info- VINCENZO ROMANO – (31/07/2022) – ci dice:

 

Il Center for Advanced Defense Studies – C4ADS – ha recentemente pubblicato il rapporto ‘Breaking the Bank. How Military Control of the Economy obstructs democracy in Sudanche traccia un quadro completo di come un cartello formato da attori affiliati allo stato stia di fatto bloccando la transizione democratica in Sudan. Tali attori costituiscono il deep state del paese, controllando le principali strutture statali nonché pezzi interi di economia, inclusi conglomerati agricoli, banche e società di importazione medica.

Il Deep State sudanese.

Il Deep State sudanese, secondo la definizione data nel rapporto, è composto da ‘funzionari di grado medio-alto della sicurezza e dei servizi civili che abusano del sistema statale per mantenere la loro rete di potere economico e politico. All’interno di esso vi sono diverse fazioni, tra cui le principali sono le Forze Armate Sudanesi (Sudanese Armed Forces – SAF), le Forze di Supporto Rapido (Rapid Support Forces – RSF) e, più recentemente, i comandanti ribelli che combattevano contro il governo federale sudanese.

In seguito al colpo di stato del 1989, l’ex-presidente Omar Al-Bashir ha messo in piedi un sistema di potere nel quale una élite ristretta a lui vicina ha potuto prosperare, consolidando il proprio controllo nei settori chiave dell’economia e traducendo il potere economico in influenza politica attraverso la nomina di funzionari in posizioni chiave della pubblica amministrazione.

 Ad oggi il deep state beneficia dei meccanismi stabiliti durante l’epoca Bashir. Le compagnie petrolifere, per fare un esempio, restano in mano statale, consentendo alle élite militari di controllare l’afflusso di capitali stranieri e dirigerlo verso le proprie casse.

 Le SAF e RSF possiedono banche, società di importazione e snodi di trasporto creando monopoli verticalmente integrati che superano la concorrenza delle imprese civili nazionali.

La transizione democratica: dalla caduta di Bashir al colpo di stato dell’ottobre 2021.

L’11 aprile del 2019, Omar al-Bashir fu estromesso con un colpo di stato guidato da alti ufficiali militari che si schierarono con i manifestanti scesi in piazza contro il regime autoritario. Nell’agosto dello stesso anno, i militari sudanesi stipularono un accordo di power-sharing con i leader politici civili, inaugurando così il Civil-Led Transitional Government (CLTG).

Il mandato del CLTG era la supervisione degli affari di stato fino alle elezioni politiche e lo smantellamento della rete di potere creata da Bashir attraverso la creazione del Regime Dismantlement Committee (RDC), un comitato contro la corruzione e il recupero dei beni composto da rappresentanti di partiti politici, esponenti militari e dell’intelligence.

 L’RDC ha emesso più di cinquecento decisioni recuperando con successo miliardi di dollari acquisiti illecitamente dall’establishment del regime Al-Bashir.

Nella sua fase iniziale, il CLTG ha ricevuto il sostegno dell’élite politico-militare, facendo registrare progressi sostanziali verso la democratizzazione del paese. Tuttavia, i conglomerati economici costituiti principalmente da RSF e SAF sono stati solo parzialmente toccati dalla transizione politica.

Sebbene le reti del deep state e del precedente regime siano fortemente intrecciate, l’RDC si è ben guardato dal toccarne gli interessi vitali. Questo ha aperto una spaccatura pubblica tra i membri dell’RDC, il deep state e le Forze per la Libertà e il Cambiamento (FFC).

 I militari hanno accusato l’RDC di corruzione, mentre i civili hanno accusato i militari di intromissioni indebite nel mandato indipendente dell’RDC.

Queste tensioni sono sfociate, il 25 ottobre 2021, nel colpo di stato militare del generale Al-Burhan, che ha portato all’arresto del primo ministro Hamdok, della maggior parte del suo gabinetto e almeno venti membri dell’RDC.

Mentre i militari hanno citato la corruzione della leadership civile come motivo del colpo di stato, la ragione profonda ha a che vedere con i tentativi di smantellamento del sistema di potere politico-economico da parte del RDC.

 Il colpo di stato ha rappresentato, nella sostanza, il punto di arrivo inevitabile di una serie di tensioni latenti tra la componente civile e quella militare per il controllo e la ripartizione delle risorse del paese.

Il ruolo delle imprese controllate dallo stato.

Nel rapporto è stato mappato l’ecosistema delle imprese controllate dallo Stato (State-controlled enterprises – SCE) in Sudan per valutare in che modo l’establishment militare esercita il controllo sull’economia del paese, identificando 408 imprese controllate dallo stato in settori quali l’agricoltura, il sistema bancario, l’industria militare e quella delle forniture mediche.

Una SCE è definita come ‘un’azienda che ha legami [strutturali] con membri del governo sudanese e/o del deep state, inclusi SAF, RSF o funzionari dell’intelligence, e vulnerabile alla manipolazione da parte di tali attori’.

È qui opportuno menzionare i casi più importanti emersi nel rapporto ovvero quello della Omdurman National Bank (ONB) e della Khaleej Bank, che le SAF e le RSF rispettivamente controllano per avere accesso alle reti finanziarie globali. Secondo il rapporto, le SAF, attraverso una rete di enti di beneficenza fittizi, possiedono l’86% delle azioni della ONB, mentre la Khaleej Bank è controllata attraverso joint venture tra le RSF e società facenti capo agli Emirati Arabi Uniti.

 In particolare, dal rapporto emerge che la famiglia del leader delle RSF Mohamad Hamdan Dagalo, detto ‘Hemeti’, controlli il 28% delle azioni della Khaleej Bank. Inoltre, nel consiglio di amministrazione della Zadna International Company for Investment Ltd, un conglomerato agricolo di proprietà dell’esercito che gestisce programmi di irrigazione e gestione di appezzamenti di terra, siede il fratello di ‘Hemeti’, Abdel Rahim Dagalo.

Quali conclusioni?

Il rapporto arriva così alla formulazione delle seguenti conclusioni. In primis, il controllo dell’economia da parte di attori civili è un prerequisito fondamentale per la transizione democratica in Sudan.

 Il governo militare sta gradualmente indebolendo le riforme democratiche fatte approvare dal governo di transizione civile e rafforzando la posizione dell’establishment nei settori economici chiave del paese.

 Fino a quando questa logica prevarrà, i militari continueranno a detenere tutto il potere, senza lasciare alcun margine ai civili.

A tal proposito, i paesi che cercano di sostenere la democrazia in Sudan hanno gli strumenti per indebolire l’establishment sudanese in quanto: “Governi, organizzazioni non governative (ONG) e società private hanno un ruolo nello smantellamento del deep state del Sudan attraverso sanzioni economiche, riduzione degli aiuti e una maggiore due diligence sugli investimenti privati”.

Finora, le azioni dei paesi donatori hanno preso prevalentemente di mira le organizzazioni governative piuttosto che le reti finanziarie e le imprese appartenenti al potere militare.

Pertanto, la comunità internazionale può contrastare il potere dell’élite sudanese e sostenere la transizione democratica attraverso le seguenti misure: colpire le élite militari del paese e le loro attività attraverso sanzioni mirate contro imprese economiche a loro associate; riduzione del rischio per gli investimenti e gli aiuti internazionali attraverso garanzie che questi siano direttamente canalizzati a favore della popolazione locale, evitando il supporto a società associate a SAF, RSF e funzionari pubblici sudanesi; rafforzamento del sostegno alle organizzazioni civili e ai giornalisti che sostengono la trasparenza e combattono la corruzione in Sudan.

 

 

 

L’ossessione del “deep state”.

Starmag.it - Michele Magno – (12 settembre 2020) – ci dice:

(Il Bloc Notes di Michele Magno)

 

Sabato scorso, a Roma, sono scesi nuovamente in piazza i no-vax e i no-mask per protestare contro l’imperante “dittatura sanitaria”.

Ancorché impreziosita dalla presenza di pittoreschi personaggi della cultura e dello spettacolo, conosciuti soprattutto per le loro risse nei talk show televisivi, la manifestazione ha tradito le attese dei suoi organizzatori. La sparuta platea dei partecipanti, tuttavia, ha potuto contare sulla benedizione di monsignor Carlo Maria Viganò. È il prelato che il 7 giugno ha scritto una lettera a Donald Trump in cui denunciava la “colossale operazione di ingegneria sociale” che si celerebbe dietro la pandemia, volta ad asservire l’umanità ai loschi interessi delle cripto-crazie del deep state (non so se anche per lui, come per i seguaci di QAnon, dedite alla pedofilia e al satanismo).

Questa lettera non ha ricevuto l’attenzione che meritava sui giornali, forse perché è stata considerata come una scontata testimonianza della ben nota ostilità dell’ex nunzio apostolico a Washington al papato di Jorge Bergoglio. Non è così, o non è solo così. Proviamo a leggerne insieme alcuni passi significativi:

“Stiamo assistendo in questi mesi — recita l’incipit — al formarsi di due schieramenti che definirei biblici: i figli della luce e i figli delle tenebre […]”. Questi due schieramenti, in quanto biblici, ripropongono la separazione netta tra la stirpe della Donna e quella del Serpente. Da una parte vi sono quanti, pur con mille difetti e debolezze, sono animati dal desiderio di compiere il bene, essere onesti, costituire una famiglia, impegnarsi nel lavoro, dare prosperità alla Patria, soccorrere i bisognosi e meritare, nell’obbedienza alla Legge di Dio, il Regno dei Cieli. Dall’altra si trovano coloro che servono sé stessi, non hanno principi morali, vogliono demolire la famiglia e la Nazione, sfruttare i lavoratori per arricchirsi indebitamente, fomentare le divisioni intestine e le guerre, accumulare il potere e il denaro: per costoro l’illusione fallace di un benessere temporale rivelerà — se non si ravvedono — la tremenda sorte che li aspetta, lontano da Dio, nella dannazione eterna”.

“Nella società — prosegue la lettera — convivono queste due realtà contrapposte, eterne nemiche come eternamente nemici sono Dio e Satana. E pare che i figli delle tenebre — che identifichiamo facilmente con quel deep state al quale Ella saggiamente si oppone e che ferocemente le muove guerra anche in questi giorni — abbiano voluto scoprire le proprie carte, per così dire, mostrando ormai i propri piani. Erano così certi di aver già tutto sotto controllo, da aver messo da parte quella circospezione che fino ad oggi aveva almeno in parte celato i loro veri intenti. Le indagini già in corso sveleranno le vere responsabilità di chi ha gestito l’emergenza Covid non solo in ambito sanitario, ma anche politico, economico e mediatico. Scopriremo probabilmente che anche in questa colossale operazione di ingegneria sociale vi sono persone che hanno deciso le sorti dell’umanità, arrogandosi il diritto di agire contro la volontà dei cittadini e dei loro rappresentanti nei governi delle Nazioni”.

E ancora: “Scopriremo anche che i moti di questi giorni [dei Black Lives Matter] sono stati provocati da quanti, vedendo sfumare inesorabilmente il virus e diminuire l’allarme sociale della pandemia, hanno dovuto necessariamente provocare disordini perché ad essi seguisse quella repressione che, pur legittima, sarà condannata come un’ingiustificata aggressione della popolazione. La stessa cosa sta avvenendo anche in Europa, in perfetta sincronia.

È di tutta evidenza che il ricorso alle proteste di piazza è strumentale agli scopi di chi vorrebbe veder eletto, alle prossime presidenziali, una persona che incarni gli scopi del deep state e che di esso sia espressione fedele e convinta. Non stupirà apprendere, tra qualche mese, che dietro. gli atti vandalici e le violenze si nascondono ancora una volta coloro che, nella dissoluzione dell’ordine sociale, sperano di costruire un mondo senza libertà: ‘Solve et coagula’, insegna l’adagio massonico”.

Qualcuno potrebbe ironizzare sul linguaggio apocalittico della lettera. Ma c’è poco da scherzare. Infatti, l’arcivescovo Viganò è un abile divulgatore di quell’idea del potere che è al centro delle teorie cospirazioniste di ogni epoca. L’idea cioè che del potere non vediamo mai il volto, ma soltanto la sua immagine riflessa nello specchio della storia, della lotta per la sua conquista. Per altro verso, l’idea che il potere vero stia sempre altrove, sia invisibile e remoto ancorché influentissimo, fa parte del codice genetico della “sindrome populista”.

Quest’ultima si basa su due radicate convinzioni: che il popolo sia depositario della verità e che sia, insieme, vittima dei raggiri della casta dei politicanti. Sul fuoco del populismo soffia poi la rete, con le crociate contro le élite mondialiste che tessono incessantemente le loro trame per meglio sottomettere i perdenti della globalizzazione. Mancano le prove, ma che importa? La loro assenza è la migliore conferma che il Male agisce di nascosto.

Così il web, simbolo della modernità, diventa paradossalmente strumento di resistenza alla modernità, alle innovazioni tecnologiche, alle scoperte scientifiche, ai progressi della medicina.

C’è soprattutto un modo per contrastare questi bias cognitivi, come li chiamerebbero i neuroscienziati: più cultura, più istruzione, più formazione continua per i giovani e i meno giovani, per chi studia e chi lavora. In un paese che vanta il più alto numero di analfabeti funzionali in Europa (dati Ocse), non dovrebbe essere questa una delle principali missioni delle forze laiche e riformiste?

 

 

 

Deep State & Apparati.

Cristiaminerva.altervista.org – Cristian Minerva – (20-1-2022) – ci dice:

 

IL DEEP STATE È SOLO BUROCRAZIA AMMINISTRATIVA, OPPURE PUO’ ESERCITARE ANCHE FUNZIONE POLITICA?

 

 Breve inquadramento del DeepState.

Il DeepState è sostanzialmente lo scheletro dello Stato, ovvero l’insieme degli apparati che compongono lo Stato, e che imprimono una continuità nella marcia dello Stato durante l’avvicendamento dei governi.

Cosa si intende per apparati?

Gli apparati sono: La magistratura, l’esercito, le forze dell’ordine, i servizi segreti, ecc.

DARIO FABBRI (Limes): “Gli apparati in uno Stato funzionante sono essenzialmente quelli che presentano le ricette che poi dovrà utilizzare la classe politica.”

La linea di governo quindi scaturisce dall’incontro tra:

  la linea guida portata avanti dagli apparati,

con

– la linea dell’orientamento politico della classe governante momentaneamente salita al potere.

LO STATO NELLO STATO.

Il Deep State (traduzione: Stato profondo), è il così detto Stato nello Stato.

Come dire:C’è lo Stato presieduto dal Governo democraticamente eletto dai cittadini per mezzo degli strumenti democratici convenzionali.

E poi c’è uno “Stato nello Stato”, fatto dai burocrati, ovvero tutte quelle persone che ricoprono il proprio incarico all’interno dei vari apparati che compongono lo Stato medesimo (magistratura, esercito, forze dell’ordine, servizi segreti, ma anche organi direttivi come ad esempio la Commissione Europea in UE).

I burocrati sono spesso strettamente interconnessi a Lobby (un esempio emblematico di questa interconnessione è rappresentato dalla Commissione Europea: Le Lobby in Europa risiedono infatti direttamente nello stesso palazzo della Commissione Europea – Lobby).

Quindi abbiamo che:

Le lobby condizionano l’operato degli apparati, e gli apparati condizionano l’operato del governo.

Solitamente un buon Deep-State che funzioni bene, dovrebbe operare nella direzione dell’interesse della nazione.

Ovviamente NON è sempre così.

Ad esempio in Italia il Deep-State è sempre stato fortemente influenzato dalle forze estere, e spesso nella direzione opposta a quella dell’interesse nazionale (se veda ad esempio la vicenda della P2 sottoposta all’influenza/controllo USA).

Un esempio contemporaneo di operato visibile di DeepState è il recente scontro che ha visto il presidente Trump confrontarsi con gli apparati americani (a loro volta fortemente influenzati dalle Lobby multinazionali private globaliste).

 

Definizione:

Per Stato profondo, in inglese ‘deep state’, si intende a livello politico l’insieme di quegli organismi, legali o meno, che a causa dei loro poteri economici o militari o strategici condizionano l’agenda degli obiettivi pubblici dietro e a prescindere delle strategie politiche degli Stati del mondo, lontano dagli occhi dell’opinione pubblica.

Detto anche “Stato dentro lo Stato”, è costituito da reti nascoste, segrete, coperte di potere pubblico.

L’ipotesi di esistenza di un governo invisibile (detto anche Shadow government, cripto-crazia o governo segreto) si fonda sostanzialmente sull’idea che il potere politico reale non risieda nei detentori visibili, ma nelle mani di potentati economici: nelle monarchie questo avverrebbe con i powers behind the throne, mentre nelle democrazie vi sarebbero potentati privati che esercitano potere dietro le quinte, utilizzando come schermo gli eletti nelle assemblee rappresentative.

Lo stesso governo eletto ufficiale sarebbe sottomesso al governo ombra, che sarebbe il vero potere esecutivo.

Tipologie

Entità di questo tipo possono essere per esempio individuate, a seconda dei Paesi, nelle organizzazioni criminali, nelle lobby economiche, negli organismi religiosi e negli eventuali loro intrecci, negli organi di Stato, come le forze armate o le autorità pubbliche (agenzie di intelligence, polizia, polizia segreta, servizi segreti, agenzie amministrative o di sicurezza, burocrazia governativa).

Uno Stato profondo può anche consistere in funzionari di carriera che agiscono in modo non cospiratorio, ma per promuovere i propri interessi.

L’intento di uno Stato profondo può includere la continuità dello Stato stesso, il mantenimento del lavoro per i suoi membri, il potere e l’autorità irrobustiti e il perseguimento di obiettivi ideologici non sempre a cuore all’opinione pubblica.

Può operare in opposizione all’ordine del giorno dei funzionari eletti, bilanciando, rallentando e ritraducendo le loro politiche, condizioni e direttive.

Può anche assumere la forma di enti pubblici o società private che agiscono fuori dal controllo normativo o governativo.

(Cristian Minerva)

 COSA SONO GLI APPARATI.

GLI APPARATI STATALI SONO LA PARTE BUROCRATICA DELLO STATO CHE, AL NETTO DELLE VARIAZIONI POLITICHE, DONA CONTINUITA’ ALLA MACCHINA STATALE.

Il Deep-State, inteso come entità in ombra che opera per condizionare la vita politica delle istituzioni può essere suddiviso in 2 sezioni:

– La sezione degli APPARATI amministrativi veri e propri.

– La sezione delle ORGANIZZAZIONI di varia natura/matrice (più o meno ufficiali, ma anche talvolta segrete).

La sezione delle ORGANIZZAZIONI a sua volta è suddivisa in altre 2 varianti:

– quella riferita al Deep-State Nazionale.

– quella riferita al Deep-State Sovra-Nazionale mondialista.

Nel dettaglio:

1.Esempi di APPARATI di Stato sono:

– La magistratura.

– L’esercito.

– La difesa.

– I servizi segreti.

– Gli organi amministrativi dello Stato in genere.

– Le varie istituzioni/agenzie dello Stato, BancaCentrale in primis.

…per citare gli apparati salienti.

Negli Usa gli apparati più rappresentativi sono:

– La National Security Agency (che include CIA e FBI).

– Il Pentagono

– Il dipartimento di Stato

ecc.

Esempi di ORGANIZZAZIONI di influenza/pressione dello Stato/Stati.

DEEP STATE NAZIONALE:

– Le Lobby in genere.

– La P2 (in Italia).

Ecc.

DEEP STATE SOVRA-NAZIONALE MONDIALISTA:

– La Commissione Trilaterale.

– Il Gruppo Bilderberg.

– Il Gruppo dei 30.

Ecc.

(Cristian Minerva)

 IL DEEP STATE E’ SOLO BUROCRAZIA AMMINISTRATIVA, OPPURE PUO’ ESERCITARE ANCHE FUNZIONE POLITICA?

LE COMPONENTI POLITICHE DELLO STATO SONO ELETTE DAL POPOLO, LE COMPONENTI BUROCRATICHE DELLO STATO INVECE NO.

C’è la parte di Stato politica democraticamente eletta dai cittadini tramite elezioni (quella con incarico temporaneo),e c’è la parte di Stato burocratica che svolge regolare impiego negli apparati pubblici (quella con incarico permanente).

La linea guida governativa nazionale scaturisce dal confronto tra le 2 linee sopra citate.

Dopo di che:

Quanto più una delle 2 linee è potente, tanto più questa riuscirà a piegare la linea guida del paese dalla sua parte.

Domanda:

Ma qual è la direzione giusta della linea da intraprendere?

Risposta:

La direzione giusta dovrebbe essere quella dell’interesse nazionale, cioè la linea che dovrebbe andare a favore della componente maggioritaria della nazione, quella del così detto 99%.

Il problema è che gli apparati Statali, nell’assetto istituzionale Neo-Liberista, siano sempre più collusi/condizionati/influenzati dalle Lobby dei grandi potentati economici privati, ovvero i gruppi di pressione che difendono gli interessi della fetta minoritaria della popolazione, quella del così detto 1%.

Ciò fa sì che la risultante tra le 2 direzioni, tenda sempre di più a propendere verso gli interessi dell’1% a scapito del 99%.

 

Le LOBBY sono considerate, oggi più che mai, uno dei più decisivi organi di potere.

Le Lobby sono organizzazioni private che promuovono gli interessi economici delle società che rappresentano (le multinazionali/corporations che stanno alla base del “VERO POTERE” appunto) i cui fini sono solo e unicamente di natura economica/ lucro.

Ebbene, con la propagazione dell’assetto Neo-Liberista globalista occidentale si è ottenuto che le Lobby NON solo abbiano aumentato in modo esponenziale il loro potere di influenza, ma siano addirittura arrivate a presiedere gli organi istituzionali governativi i quali dovrebbero invece essere rigorosamente diretti da persone politiche democraticamente elette dai cittadini.

In UE ad es., le Lobby risiedono direttamente nel palazzo della Commissione-Europea, ovvero l’organo che dispone dei maggiori poteri, mentre l’organo democraticamente eletto dai cittadini, cioè il Parlamento Europeo, NON dispone di pieni poteri.

In “UE” le lobby (l’1%) hanno più potere di influenza dei cittadini europei (il 99%).

Ci si rifletta.

(Cristian Minerva)

 

 

 

 

DEEP STATE, STORIA E COSPIRAZIONI

DELLO STATO DENTRO LO STATO.

Borderlinez.com – Redazione – (12-9-2022) – ci dice:

 

Per Deep State (Stato profondo) si intende a livello politico quell’insieme di organismi, legali o meno, che grazie al loro potere economico, militare o semplicemente strategico condizionano per lo più gli obiettivi pubblici. Tutto ciò viene fatto in maniera nascosta, lontano dagli occhi dell’opinione pubblica e dalle istituzioni.

Era il febbraio 2017 quando a poche settimane dall’insediamento del presidente americano Donald Trump, che cominciano a venir fuori le notizie riguardanti il leggendario Stato profondo, lo Stato dentro lo Stato chiamato comunemente Deep State.

Deep State italiano:

Anche in Italia, si è già sentito parlare del Deep State, quella sorta di “istituzione oscura” che ha dire di molti non è altro che un vero e proprio Governo ombra dentro il Governo che manovra a suo piacimento le redini del potere rigorosamente dietro le quinte.

Secondo la teoria del Complotto il Deep State è formato da lobbies massoniche e specifici apparati di controllo che hanno il potere decisionale sulle nostre vite a prescindere l’esistenza di quella che dovrebbe essere la democrazia.

Per fare un esempio lampante, è molto famoso il caso che riguarda le elezioni presidenziali USA, dove è stata portata avanti l’accusa di brogli secondo la quale i Democratici, tramite il controllo degli apparati, avrebbero ribaltato illegalmente l’esito della votazione che riguardava in modo particolare l’elezione di Donald Trump.

Nel 2016, anno che premiò Donald Trump come Presidente degli Stati Uniti, risuonò ad esempio l’accusa ad Hillary Clinton  che stabiliva facesse parte proprio di quell’establishment contrario all’interesse del popolo americano.

Al di là delle teorie cospirative esiste una possibile sorta di Deep State?

 

Quando parliamo di Deep State e al di là di ogni teoria cospirativa, cosa intendiamo? Esiste un fondo di verità che interessa in primis il sinistro e leggendario “Governo ombra”?

Se ci riflettiamo bene, la risposta è decisamente sì! Vi spiego il perché.

L’esempio più palese in USA è il Pentagono, oggi ha circa 3 milioni di dipendenti, possiamo considerarlo un organo dove lavora un gran numero di funzionari che gestiscono agenzie di sicurezza federali, come la Cia (Central Intelligence Agency) o l’Fbi (Federal Bureau of Investigation).

Come tutti sappiamo fungono anche come assistenti parlamentari e svolgono particolari ruoli nelle commissioni del Congresso, nelle amministrazioni statali, nelle corti di giustizia etc.

Praticamente senza bisogno di puntare forzatamente al complotto, quando si parla di Pentagono, FBI o Cia possiamo anche parlare in maniera parallela di Deep State che opera tranquillamente alla luce del sole e non solo.

Il Pentagono è l’edificio sede del quartier generale del Dipartimento della difesa degli Stati Uniti d’America.

Pentagono.

L’FBI (Federal Bureau of Investigation), è un’agenzia governativa di polizia federale degli Stati Uniti d’America. Ha la competenza in tutti gli Stati per alcuni reati tra cui l’antiterrorismo, il crimine organizzato e l’intelligence interna.

La CIA (Central Intelligence Agency) è un’agenzia di spionaggio civile del governo federale degli Stati Uniti d’America, facente parte dell’United States Intelligence Community, che rivolge le sue attività all’estero.

Deep State e la Guerra del Terrore.

La forza del Deep State, raggiunse l’apice negli anni di quella che viene definita War on Terror (guerra al terrore) dopo il grave attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre.

Gli attentati dell’11 settembre 2001 furono una serie di quattro attacchi suicidi coordinati compiuti contro obiettivi civili e militari degli Stati Uniti d’America da un gruppo di terroristi appartenenti all’organizzazione terroristica Al Qaida.

Gli attacchi causarono la morte di 2 977 persone (più 19 dirottatori) e il ferimento di oltre 6 000. Negli anni successivi si verificarono ulteriori decessi a causa di tumori e malattie respiratorie legate alle conseguenze degli attacchi.

Per questi motivi, e per gli ingenti danni infrastrutturali causati, tali eventi sono spesso considerati dall’opinione pubblica come i più gravi attentati terroristici dell’età contemporanea.

Attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001.

In quel periodo vennero versati trilioni di dollari nella Homeland Security (il dipartimento anti-terrorismo), le agenzie di sicurezza aumentarono fino a diventare 17, per non parlare del fatto che il potere della Cia, dell’Fbi e della Nsa crebbe in dismisura.

Detto ciò anche se non dovesse esistere un Deep State come descritto da quei “cattivoni” dei complottisti, una cosa è alquanto sicura, esiste un Governo amministrativo (prevalentemente militare) che coabita con il Governo politico, questo  non si limita solo a gestire l’impianto burocratico statunitense, ma  influenza anche (e spesso determina) le scelte politiche del Paese.

Donald Trump contro le agenzie federali.

Per capire nello specifico il potere delle organizzazioni federali, possiamo prendere come esempio il caso di Donald Trump, quando ha provato ad avvicinarsi alla Russia. Trump da sempre, è stato alla ricerca di un rapporto più stretto con il Cremlino, infatti l’ex presidente Usa ha tentato invano di stabilire un punto di contatto con Putin.

Sappiamo tutti quanti che gli apparati statunitensi, “reduci” ancora di quello che è il ricordo della Guerra Fredda con l’Ex Urss, glielo hanno impedito.

Le agenzie federali lo hanno accusato a più riprese di aver indebolito l’alleanza della NATO, per non parlare dei rapporti con gli alleati asiatici lungo il litorale del Pacifico.

(Una indagine che riguarda le opinioni del popolo americano, ha mostrato come la maggioranza creda che esista un gruppo di ufficiali e funzionari non eletti che influenza segretamente la politica statunitense, e l’80% crede che le agenzie federali monitorino le loro vite di nascosto.)

QAnon e il Deep State.

Probabilmente i maggiori sostenitori del Deep State è l’organizzazione chiamata con il nome QAnon, un gruppo politico di estrema destra.

I suoi membri sostengono una teoria considerata complottistica, secondo la quale esisterebbe un ipotetico Stato occulto dentro lo Stato che avrebbe agito contro l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump e i suoi sostenitori.

Secondo QAnon il Deep State (il nome di questo presunto Stato occulto) è corrotto e colluso, avrebbe reti di pedofilia a livello globale, esercita pratiche ebraiche e cabale oscure e in linea generale ha l’obiettivo primario di dominare il Mondo.

QAnon è nata proprio per questo, scardinare il Deep State per evitare l’occulto programma del Nuovo ordine Mondiale.

Resta il fatto, che ufficialmente nessuna delle accuse che sono state diffuse dai QAnon si è mai dimostrata fondata sui fatti.

 

Ad oggi QAnon viene considerata l’organizzazione complottista più inquietante degli Stati Uniti d’America, con la forte convinzione che dietro a molte figure politiche democratiche e star di Hollywood si nascondano oscure pratiche e giri di pedofilia miste a satanismo.

 

 

 

La Chiesa mediti sulla realtà

dello 'Stato profondo'.

Lanuovabq.it – Stefano Fontana – (29-11-2021) -ci dice:

 

Nel momento in cui appare sempre più evidente uno Stato profondo internazionale che pilota i governi e le varie emergenze, il favore di tanti nella Chiesa per una governance globale appare ingenuo. Piuttosto questa realtà di intrecci di interessi e obiettivi nascosti al pubblico, meriterebbe una seria riflessione.

 

Si respira oggi un sentimento persistente che i governi cosiddetti democratici non sono i reali governanti e che sotto le apparenti forme costituzionali si installa, o si è già installato, un sistema parallelo che rimane nell’ombra ma che detiene il potere effettivo dentro ogni Stato e più ancora nelle organizzazioni sopranazionali e internazionali. Questa è la problematica dello Stato profondo.

Nel 2016 Mike Lofgren ha pubblicato il libro The Deep State.

The fall of the Constitution and the rise of a shadow Government [Lo Stato profondo. La caduta della Costituzione e l’ascesa di un Governo ombra].

Lofgren aveva lavorato per trent’anni a Washington come consulente per le questioni budgetarie della Difesa a servizio del Congresso e del Senato.

 Nel suo libro egli parla dell’esistenza di uno Stato profondo che va ben oltre la concentrazione di potere del “complesso militar-industriale” denunciata da Eisenhower come principale pericolo per la democrazia americana.

 Lofgren cerca di mostrare che Stato profondo significa che il governo americano è diventato uno spettacolo di marionette e fornisce particolari di cosa questo abbia significato per Clinton, George W. Bush e Obama.

Lofgren spiega così la nozione in questione:

«L’espressione ‘Stato profondo’ venne inventata in Turchia e sarebbe un sistema composto da elementi di alto livello dentro i servizi di informazione, dell’esercito, della sicurezza, del sistema giudiziario e del crimine organizzato. Nell’ultimo romanzo dello scrittore britannico John Le Carré, A delicate Truth, un personaggio descrive lo Stato profondo come ‘la cerchia sempre più larga di esperti non governativi provenienti dal mondo delle banche, dell’industria e del commercio, che sono stati autorizzati ad accedere a informazioni altamente riservate, non disponibili in questa misura nemmeno a Whitehall e a Westminster’.

Utilizzo quindi questa espressione per indicare una associazione ibrida di elementi del governo e di persone provenienti dagli alti livelli della finanza e dell’industria e che è effettivamente in grado di governare gli Stati Uniti senza fare riferimento al consenso dei governati espresso attraverso il processo politico formale».

 

Per Stato profondo si intendono quindi due cose legate tra loro. La prima è un disordine funzionale dentro la pubblica amministrazione: settori che si autonomizzano come accade per esempio per la magistratura in Italia; ministeri, polizia, stati maggiori dell’esercito che frenano o fanno deviare le decisioni del potere centrale; le reti massoniche, lo spionaggio, la corruzione. Lo Stato profondo sarebbe un complesso formato da responsabili della diplomazia armata, le grandi compagnie industriali, i think thanks o i media attraverso i quali esercitare la propria influenza, assieme al possesso di immense risorse finanziarie.

Dal disordine funzionale al crimine il passo è però breve e questo è appunto la seconda cosa che si intende per Stato profondo. Queste filiere e agganci inconfessati sarebbero uno Stato parallelo, godrebbero di fatto di una definizione di obiettivi diversi da quelli che sono ufficialmente stabiliti, risponderebbero ad altre regole etiche e di responsabilità rispetto a quelle previste dal diritto comune. Si tratterebbe di una ibridazione tra elementi legali e illegali.

Il regime democratico moderno ha sempre conosciuto un dualismo costitutivo: da un lato l’affermazione della sovranità popolare esercitata tramite le elezioni, dall’altro il potere reale di una oligarchia che intende ottenere periodicamente la conferma del proprio potere grazie alle elezioni, ma è libera per il resto di agire per i propri interessi più vari.

Finora però la cosa era rimasta dentro il quadro dello Stato-nazione.

Ora la situazione è cambiata, come segnala lo stato di emergenza permanente in cui ci troviamo. Ci sono grandi somiglianze tra quanto accade nei diversi Paesi “democratici” e in alcune organizzazioni internazionali e sopranazionali – ONU, OMS, UE – che conoscono lo stesso tipo di ibridazione constatabile negli Stati che ne sono membri. È così nata una superstruttura mondiale, caratterizzata dall’assorbimento della politica nell’economia.

Se questa è la nozione di Stato profondo, diventa interessante fare qualche osservazione a lato. La prima riguarda la democrazia che, già fragile per sua natura, conosce nello Stato profondo il proprio de profundis.

Ammesso anche che la nozione di “potere del popolo” sia corretta, lo Stato profondo corrode alle radici questo concetto. Lo Stato profondo pilota la politica, pilota le emergenze anche sanitarie, pilota i governi.

La seconda riguarda il concetto di governance globale, caro anche ad alcuni documenti della Dottrina sociale della Chiesa che, di fronte allo Stato profondo, si dimostrano ingenui.

No ad un governo mondiale ma sì ad una governance globale, si dice. Ma lo Stato profondo dimostra di potere svolgere molto bene questo ruolo da governance globale. Quindi, meglio andare cauti.

 In terzo luogo la posizione attuale della Chiesa cattolica è troppo sbilanciato a favore delle istituzioni sia statali che sovra-statali che globali, senza tenere conto però della presenza dello Stato profondo sotto le loro parvenze presentabili.

 

 

 

 

Se gli oratori milanesi

educano al “gender”.

Lanuovabq.it – Tommaso Scandroglio – (26-09-2022) – ci dice:

 

Il sussidio diffuso dalla Fondazione per gli Oratori Milanesi (FOM) per il nuovo anno pastorale ignora Cristo, i sacramenti, la vita eterna, e parla invece di identità di genere e orientamento sessuale. È l'appiattimento totale su categorie psicologiche e sociologiche dettate dal mondo.

La Fondazione diocesana per gli Oratori Milanesi (FOM) ha presentato le linee guida per la formazione degli adolescenti per il nuovo anno pastorale, linee guida che si chiamano Attraverso.

Al capitolo “Affettività” il sussidio afferma che l’adolescenza è una fase di passaggio in cui il ragazzo “sperimenta differenti visioni di sé che lo accompagneranno ad una maggiore consapevolezza della propria identità, del proprio genere e della propria capacità di mettersi in relazione con l’altro”. Più avanti si aggiunge: “Quando parliamo di affettività e sessualità entrano in gioco diverse dimensioni che in passato erano unite tra loro mentre oggi sono disgiunte: identità biologica, orientamento sessuale, identità di genere, ruolo di genere. Come io mi definisco rispetto a queste 4 dimensioni? Si potrebbe iniziare l’anno pastorale riflettendo su questo tema e invitando gli adolescenti a partecipare ad un weekend di fraternità per approfondire il tema dell’identità sessuale e della differenza di genere”. Infine si indica il “codice binario” (il sesso maschile e quello femminile) come punto di riferimento imprescindibile.

Alcune considerazioni.

La prima: la formazione cristiana dei ragazzi ormai prescinde da Cristo. Ossia non si parla più di Dio, dei sacramenti, della vita eterna, di Maria, etc. bensì è tutto schiacciato sul piano psicologico e sociologico. Tra l’altro è una impostazione questa che è vecchia almeno di mezzo secolo.

Vogliamo essere innovativi? Torniamo all’antico.

 

Seconda considerazione: espressioni come “identità di genere”, “ruolo di genere” e “differenza di genere” sono espressioni ideologiche, ossia coniate appositamente dall’ideologia gender per sdoganare un pensiero rivoluzionario anticristiano e quindi non appartengono e non devono appartenere al lessico del credente. Usare queste parole significa già accettare tutto il portato culturale rivoluzionario presente in esse.

Terza considerazione: il sussidio ci spiega che “identità biologica, orientamento sessuale, identità di genere, ruolo di genere” una volta erano dimensioni tra loro unite, ma oggi non è più così. Innanzitutto questo è vero per le cosiddette identità biologica (sesso biologico), identità di genere (percezione di sé come appartenente al mondo maschile o femminile), e ruolo di genere (assegnazione sociale del proprio ruolo sessuale). Ossia una volta, nella quasi totalità dei casi, chi era ad esempio maschio, si sentiva maschio e veniva considerato come maschio. Oggi accade ancora così nella maggior parte dei casi, anche se le eccezioni sono aumentate.

L’orientamento sessuale invece indica un’attrazione verso una persona di un certo sesso e sicuramente non si identificava con le dimensioni prima citate, ma si distingueva da esse perché appunto riguarda l’attrazione fisica affettiva e non l’appartenenza sessuale che comunque è presupposto implicito.

Ma al di là di queste sottigliezze, la FOM pare andare dietro al mainstream, ossia: ormai queste suddivisioni sono entrare nella coscienza collettiva e quindi le accettiamo anche noi.

Non ci stupiremmo se nel weekend dedicato a queste tematiche si passasse il tempo a domandare ad un ragazzo se si sente maschio o femmina e se prova attrazione verso persone dello stesso sesso o di sesso diverso. Domande a cui poi non seguirebbe una indicazione precisa di cosa la Chiesa insegni a riguardo, perché l’importante è ascoltare senza fiatare. In breve il problema è questo: vero è che la vulgata corrente impone queste nuove griglie concettuali, ma il cattolico non le deve far proprie, le deve criticare alla luce di una sana antropologia.E quindi l’errore è duplice: in primis credere che queste tematiche siano più importanti di altre quali il peccato, la salvezza e la santità solo perché il mondo ne parla in continuazione e dunque non ci si può esimere dal trattarle. Un secondo errore è nel volerle approcciare non secondo un’antropologia cattolica bensì secondo la concezione propria della teoria del gender che poi, vanamente, si cerca di interpretare secondo principi cristiani: il riferimento al codice binario è già di per sé illuminante.

Ma anche se si volesse indagare il maschile e il femminile, che lo si faccia come ha insegnato Giovanni Paolo II nelle sue catechesi sulla teologia del corpo. E dunque, si vuole che il ragazzo si comporti da uomo? Parlategli dei martiri cristiani che non ebbero paura di dare la propria vita per Cristo. Istruitelo sulla virtù della fortezza – il vincente trova le soluzioni, il perdente trova le scuse - del coraggio – non vergognarsi di dirsi e mostrarsi cristiano in pubblico - della lealtà, su cosa sia la nobiltà d’animo e sul senso della responsabilità: tenere fede alla parola data, assumersi gli oneri delle proprie scelte, avere il coraggio di ammettere le proprie colpe, etc. E poi insegnategli a comportarsi da uomini nel modo di parlare, di scrivere, di vestire, nella scelta dei propri svaghi, dell’uso del proprio tempo, etc.

Volete che una ragazza impari ad essere femminile? Parlatele di Maria, dell’eroismo di una Gianna Beretta Molla, del polso di ferro che avevano le badesse in epoca medioevale, della bellezza del pudore e della castità, due virtù estremamente seducenti per i maschietti. E lasciate l’ “identità gender e i codici binari” a chi schifa tutto questo.

 

 

 

Università della Calabria, lezione di

Caracciolo su Deep State:

dall’America all’Italia.

Calabriaeconomia.it – Lucio Caracciolo – (10-6-2021) – ci dice:

Il Deep State, lo Stato profondo, rappresenta la continuità degli interessi nazionali e non ha molto a che fare con la politica”.

È questo il passaggio iniziale della lezione del Direttore di “Limes” Lucio Caracciolo al Master in Intelligence dell’Università della Calabria diretto da Mario Caligiuri.

“Gli Stati Profondi – ha detto – presentano una dimensione visibile, costituita dalla burocrazia e dalle istituzioni, e un’altra invisibile, identificata con l’intelligence e gli apparati della difesa. Ogni Deep State ha caratteristiche proprie, per esempio in Cina lo Stato, lo Stato Profondo e il Partito Comunista sono la stessa cosa, così come lo Stato profondo israeliano protegge gli ebrei di tutto il mondo oppure i Servizi britannici hanno una credibilità superiore che deriva dal proprio retroterra imperiale”.

“Ci sono – ha proseguito – fattori comuni, rappresentati dalla garanzia della continuità dell’amministrazione (patrimonio di competenze quasi sempre superiori a quello di chi si avvicenda nel ruolo politico), dal carattere sacrale (sacerdoti delle liturgie dello Stato), dalla malattia professionale (prigionieri della corporazione con il rischio di non aggiornare le competenze, applicando ricette vecchie a problemi nuovi), dall’arroganza (tentazione di condizionare o sostituire il potere politico, vedi in Italia i vari governi dei tecnici), dall’intelligence (imprescindibile presenza dello stato profondo, identificando il fondo del fondo)”.

A quest’ultimo proposito, Caracciolo ha citato il Direttore del SISMI Gianfranco Battelli: “Mi sembra fin troppo ovvio che i Servizi debbano operare anche in modo illegale”.

Il fondatore di “Limes” ha poi citato il “Dialogo sul potere” di Carl Schmitt evidenziando l’importanza dell’anticamera del Trono che spesso condiziona le decisioni del Trono. Infatti, le scelte del potente dipendono quasi sempre dal modo con cui vengono filtrate le informazioni che rappresentano “un mare sconfinato di verità e menzogna, realtà e possibilità, un corridoio verso la sua anima”.

Caracciolo ha poi evidenziato che meno forte è la politica e più forte è lo Stato profondo così come attraverso la Rete sul Deep State sono state proiettate innumerevoli teorie del complotto.

 Ha quindi affrontato il Deep State degli Stati Uniti, paese leader nel mondo, dove operano, spesso in competizione, diversi Stati Profondi.

Il più importante e il più ricco è quello del Pentagono che dispone di 600 miliardi di dollari, a fronte di 15/20 miliardi della CIA e di 10/11 del NSA, con 3 milioni e 300 mila dipendenti, più del resto dell’amministrazione federale statunitense.

“Gli USA – ha rilevato – sono storicamente una potenza marittima, erede di quella britannica. Per il Pentagono la priorità americana è la Cina, orientando in quella direzione l’attenzione militare e di intelligence.

Nelle politiche del Dipartimento di Stato invece l’obiettivo principale è ancora la Russia, storico avversario della guerra fredda. Anche per la CIA la priorità è ancora il Paese di Putin, poiché la Cina è considerata in declino, a causa delle fragilità e dei suoi limiti di sviluppo.

Secondo il docente, “gli USA, per manifestare la propria egemonia nel mondo, hanno bisogno di alleati: i più affidabili sono i Five Eyes, gruppo di Paesi capeggiato dagli States e composto da Regno Unito, Canada, Nuova Zelanda e Australia. Con altre Nazioni pure alleate, si esprime qualche prudenza, come con la Germania, sia per fattori storici e culturali e sia per il timore che possa diventare una testa di ponte russa o cinese oppure il fulcro di una rinnovata potenza Europea. Ha proseguito sostenendo che “lo Stato profondo americano ha delle contraddizioni al suo interno che per essere risolte hanno necessità di una sintesi politica centrale”.

Ha quindi ribadito l’enorme dispiegamento dello Stato profondo americano, del quale fanno parte anche il potere giudiziario, che ha la capacità di orientare fortemente la politica americana, e anche le grandi compagnie di Silicon Valley, che gestiscono a livello mondiale internet, inizialmente sviluppato a livello militare.

 In tale ambito ha ribadito che uno dei maggiori temi con cui l’intelligence si dovrà confrontare saranno inevitabilmente gli sviluppi dell’intelligenza artificiale.

Caracciolo ha poi approfondito lo Stato Profondo italiano, precisando che il nostro Paese è fortemente condizionato dal contesto.

Le sue analisi sono partite dal 1992, punto di origine della decadenza dello Stato che attualmente sta esponendo l’Italia a rischi per i quali è attrezzata. “Questa debolezza – ha detto – si riflette direttamente su tutti gli apparati dello Stato. Infatti nel 1992 è entrato in crisi il sistema basato sui partiti, che in una qualche misura formavano i quadri dello Stato, sviluppavano un Cursus honorum interno e promuovevano una pedagogia politica. Il potere di supplenza di altri poteri, come la magistratura, ha poco inciso.

La riforma del titolo V della Costituzione con il decentramento dei poteri ha peggiorato la situazione, con una cronica difficoltà a stabilire chi deve effettivamente decidere e con la proliferazione di una legislazione contraddittoria, incerta e scritta con un linguaggio a volte improbabile.

E la recente proposta di autonomia differenziata regionale potrebbe rappresentare un ulteriore decadimento”.

Per Caracciolo “in Italia il problema principale è rappresentato dalle tendenze demografiche particolarmente negative, mentre la debolezza della politica ha consentito ad altri Paesi di acquistare asset strategici nazionali, influenzare la nostra politica economica e operare sul nostro territorio con le loro intelligence.

Se la demografia è declinante e la produttività è piatta mancano le condizioni della crescita che potrebbe essere rilanciata con l’attrazione di investimenti esteri”.

“Un altro elemento che contribuisce alle difficoltà attuali – ha proseguito – è l’ideologia del vincolo esterno, che ha avuto tra i sostenitori Guido Carli, Beniamino Andreatta e Tommaso Padoa Schioppa.

Questa impostazione parte dall’assunto che il Paese è ingovernabile e che quindi c’è bisogno di apporti esterni, evidenziando in questo modo le diffidenze delle tecnocrazie e dello Stato profondo verso le caratteristiche dello Stato italiano. Si è trattato di una cessione di sovranità e a volte anche di dignità, come dimostrano la vicenda dell’euro e la non praticabile previsione costituzionale del pareggio di bilancio”.

Da tenere conto che attualmente il deficit dello Stato è di 2.300 miliardi di euro, ossia circa il 132 per cento del nostro Pil.

Per il docente “una vicenda esemplare da cui si desume il deficit tecnico di classe politica è rappresentato dal memorandum relativo alla via della seta, il cui approdo marittimo in Italia è conteso tra Genova e Trieste. Dacché i nostri rappresentanti si erano recati in Cina per sottoscriverlo nel novembre del 2018 e nel marzo di quest’anno è annunciata in Italia la visita del presidente cinese Xi Jinping, ci è stato fatto notare che non è opportuno fare parte della NATO e poi stipulare accordi con il suo principale avversario rappresentato dalla Cina, che tra l’altro si sta inserendo nelle grandi reti dei servizi e nelle telecomunicazioni nazionali”.

Secondo Caracciolo “abbiamo purtroppo raggiunto un grado di inconsapevolezza che era in gran parte estraneo alla prima repubblica e un livello di irresponsabilità che è molto grave in un Paese con una criminalità organizzata così penetrante. Le classi dirigenti non si possono formare e sostituire dall’oggi al domani ma il primo passo è prendere realmente coscienza di dove ci troviamo”.

 

 

 

La “Grande Trasformazione” sta

procedendo a Ritmo sostenuto.

Fisicaquantistica.it - Clementino De Amici – (14 Luglio 2022) – ci dice:

 

È ormai molto evidente che la grande trasformazione verso un passaggio dei poteri dal Deep State alla cosiddetta “Alleanza” sta procedendo a ritmo sostenuto.

Non si tratta però di un passo indietro del Deep State. Piuttosto del fatto che l’Alleanza militare mondiale sta infliggendo continui colpi mortali al vecchio regime dispotico chiamato anche “Cabala”.

In questa fase stiamo assistendo alla caduta di governi che erano controllati dal Deep State, di primaria importanza sulla scena mondiale per l’influenza che avevano a livello globale.

Riportiamo un breve riassunto dello stato attuale del lavoro di smantellamento. Spicca anche il nome dell’Italia, che, sebbene sia stata bistrattata da lungo tempo, tuttavia, a livello di importanza strategica è considerata la “testa” del serpente.

Infatti qui si trovano le 13 famiglie di origine Fenicia che tenevano sotto scacco tutto l’andamento delle scelte politiche Italiane e del mondo.

Ma poi, sempre sul nostro territorio c’è il Vaticano, che pur essendo giuridicamente un’altra nazione, in realtà è un tutt’uno con la politica e gli affari Italiani e controlla strettamente tutte le scelte politiche italiane e mondiali. Ed è anche in prima linea per il riciclaggio di denaro sporco.

Ora è venuto anche il nostro tempo. Per la liberazione intendo. Perché la rimozione del governo la dobbiamo salutare come uno degli atti finali prima del grande e glorioso Evento a cui assisteremo a breve.

Non dobbiamo però cadere in inganno. La rimozione non vuol dire “si passa a nuove elezioni” e tutto continua come prima. “Si cambia tutto per non cambiare niente”, affermava un capo mafia per ripulirsi e rifarsi un look “pulito”. No… non si tratta di questo. È l’entrata in campo di “Gesara”, che cambia tutto, ma proprio tutto. Il marcio va estinto e basta.

Per quanto riguarda la caduta dello Sri Lanka, i piani principali prevedevano di utilizzare questo paese come campo di test per vedere come un Governo possa cadere e poi il paese essere riavviato rapidamente attraverso la valuta digitale NESARA/GESARA sostenuta dall’oro.

In Libano si stanno svolgendo operazioni militari collegate agli arresti e alla caduta di generali del Deep State. La mafia khazariana e i governi di Estonia, Israele, Sri Lanka, Regno Unito e Irlanda sono caduti.

I più grandi regimi mafiosi Khazariani negli Stati Uniti, in Francia, in Canada e in Italia sono in corso di smantellamento, grazie a operazioni militari segrete e vengono portati al collasso.

In Francia, Macron stava abbandonando la sua posizione quando sono iniziate le indagini penali su di lui. Il regime statunitense di Biden è in caduta libera mentre perfino i media mainstream si rivoltano contro di lui. Il Washington Post e il New York Times stanno attaccando i “liberal Dem Usa” e mettendo in dubbio l’autorità di Biden e l’intera amministrazione. Le informazioni scandalose trapelate dal laptop e dal telefono di Hunter Biden hanno colpito la scena mondiale, mentre MSM News parla apertamente di questi scandali e interroga la Presidenza degli Stati Uniti a riguardo.

L’Europa è in pieno collasso a causa del crollo dei mercati e della chiusura delle piccole banche, mentre i media mainstream iniziano a riferire sulla recessione.

Putin ha riassunto bene la situazione mondiale dicendo: “È l’inizio del crollo dell’ordine mondiale in stile americano… è la transizione dall’egocentrismo americano liberale e globalista a un mondo veramente multipolare”.

Cosa contraddistingue la fase finale? Più di un fattore certamente. Ma più di ogni altra cosa è l’“esposizione” a rivestire un’importanza primaria. Ed il perché è facilmente intuibile. Infatti, in un contesto di persone ancora annebbiate da una propaganda martellante da parte dei media al soldo della Cabala, è importante controbilanciare la menzogna con l’esposizione mediatica dei personaggi corrotti, perlopiù di alto rango e posizione sociale elevata e che vengano messe in evidenza le loro azioni criminali.

Questo significa che prima del grande passaggio a Gesara, (la nuova moneta dopo il dollaro Usa) ancora più persone avranno visto e compreso da che parte sta la corruzione e l’inganno.

(Clementino De Amici- fisicaquantistica.it- t.me/clementino DeAmici)

 

 

 

 

 

Così il “deep state Usa” ha

tramato contro Trump.

Nicolaporro.it - Beatrice Nencha – (16 Settembre 2021) – ci dice:

Immaginate se si scoprisse, un domani, che il generale Figliuolo ha tenuto colloqui riservati con i capi dell’opposizione, in merito al depotenziamento del premier Mario Draghi. E se spuntasse, magari da uno scoop di un editorialista politico, che lo stesso generale era solito tenere riunioni con i capi dell’intelligence per sabotare le direttive del presidente del Consiglio italiano, arrogando a sé ogni potere militare e mettendone a conoscenza le potenze straniere. Tutto questo, nel Belpaese, difficilmente potrebbe accadere. Dato che i militari, dai tempi del Duce, non hanno più contato molto. Salvo riesumarli, ciclicamente da parte di qualche penna autorevole, per minacciosi quanto ipotetici golpe di Stato. Ovvero come spauracchio per forze politiche giudicate troppo indisciplinate e riottose.

Tradimento, generale anti-Trump sotto accusa.

Questo è invece lo scenario che si profila oggi in America. Dove è finito sotto la graticola – con l’accusa di sedizione e tradimento da parte dei Repubblicani – il capo di stato maggiore dell’Esercito Mark Alexander Milley.

 Il generale viene pesantemente coinvolto nel nuovo esplosivo libro” Peril”, firmato dal leggendario cronista investigativo del Watergate Bob Woodward e dal collega Robert Costa.

 I due analisti di punta del Washington Post hanno ascoltato centinaia di fonti della Casa Bianca, del Pentagono, dei servizi segreti, e hanno ricostruito alcuni dei momenti più convulsi durante il passaggio di consegne tra l’uscente presidente Donald J. Trump e il suo successore Joe Biden.

 Un passaggio di testimone avvelenato, in cui Milley avrebbe rivestito un ruolo da king-maker. Ma all’interno di quello che gli americani chiamano il “deep state”. Lo Stato occulto e parallelo, sinora riferito, da parte dei media, al solo Trump e al movimento dei suoi seguaci di Qanon.

Secondo gli autori del libro, il generale statunitense avrebbe oltrepassato in più occasioni il suo ruolo, impedendo a Trump di disporre dei codici delle armi nucleari – sebbene Trump non abbia mai dichiarato di volerle utilizzare – e accentrando a sé ogni potere strategico.

Secondo quanto riportato dal sito Usa Today, Milley avrebbe istruito i vertici in carica al comando centrale militare, nella “war room” del Pentagono, “di non prendere ordini da nessuno senza il suo coinvolgimento”.

 La decisione di accentrare nelle mani del super generale tutti i poteri operativi miliari sarebbe stata assunta (e quindi condivisa) durante una serie di vertici top secret tenuti da Milley con alti dirigenti della Cia, del Pentagono e in due contatti riservati avvenuti con gli allora leader democratici dell’opposizione, alla Camera e al Senato, rispettivamente Nancy Pelosi e Chuck Schumer.

Potenziale golpe.

Ma c’è di più, e di più grave, nelle pagine del già annunciato bestseller. Sinora agli americani è stato sempre raccontato che l’unica potenziale insurrezione (sventata) è stata quella avvenuta il 6 gennaio dentro Capitol Hill, da parte dei militanti trumpiani e dei suprematisti bianchi.

Se fosse vero quanto ricostruito da Woodward e Costa, in realtà sarebbe stato il pluridecorato generale Milley, decano delle forze armate Usa, ad aver messo in atto un potenziale golpe.

Un atto di sovversione “effettuato da persone non elette e non responsabili. Se fosse vero, questo sarebbe un fatto senza precedenti: sarebbe tradimento ed è un crimine” ha dichiarato il popolare giornalista di Fox News, Tucker Carlson, martedì scorso in prima serata durante il suo show.

 

A gennaio 2021 Milley sarebbe stato pronto anche a rimuovere con la forza dalla Casa Bianca il presidente Trump, di cui era il più alto consigliere per le strategie militari, da lui ritenuto “una seria minaccia alla stabilità del Paese” in quanto aveva messo in discussione la legittimità delle elezioni.

 Durante un colloquio tra il generale e Nancy Pelosi, la portavoce alla Camera gli avrebbe detto testualmente: “Trump è matto. Sai che è matto… È matto e quello che ha fatto ieri dimostra ancora di più la sua pazzia”. Replica del generale: “I agree with you on everything”. “Concordo su tutto”.

 

 

 

 

USA, I Democratici e il mainstream

disposti a rischiare la terza guerra mondiale

 con la Russia per vincere i midterm 2022

e mantenere il potere?

Zelensky è il nuovo idolo da adorare?

Agenparl.eu – Luigi Camilloni – (17-3-2022) – ci dice:

 

(AGENPARL) – Roma, 17 marzo 2022 – I media e i Democratici stanno scatenando il panico attorno alla crisi in Ucraina che potrebbe portarci direttamente nella terza guerra mondiale, il tutto nel tentativo di vincere i midterm del 2022 – e sembra che sempre più repubblicani stanno abboccando a questa trappola.

L’ignoranza del presente nasce fatalmente dall’incomprensione del passato, afferma con saggezza Marc Bloch, e quindi diamo un’occhiata al recente periodo come mezzo per capire cosa sta succedendo.

Cinque anni fa, tutti nel tentativo di rovesciare un presidente Trump debitamente eletto, i Democratici, i media e il deep State hanno inventato la bufala della collusione russa.

Quando ciò fallì, l’omicidio di George Floyd fu usato come scusa per bruciare e saccheggiare un numero infinito di città gestite dai Democratici.

Quando ciò non è riuscito, l’influenza cinese è stata sfruttata per distruggere le piccole imprese, mettere alla gogna gli elettori di Trump e ostacolare la crescita dei bambini con l’aiuto delle maschere.

In tutti e tre i casi, in soli cinque anni, i media e i Democratici hanno manipolato gli eventi trasformandoli in epoche di neo-maccartismo.

Tanto per iniziare sono stati introdotti dei test di purezza in grado di separare il grano dalla gramigna…

Eri contro Trump o con la Russia che truccava le elezioni negli USA. Hai sostenuto i terroristi del Black Lives Matter o eri un razzista. O eri disposto a mascherare i bambini piccoli e distruggere i mezzi di sussistenza degli scettici sui vaccini e delle piccole imprese, oppure eri un serial killer.

Questi test di purezza arrivavano con falsi idoli che si dovevano adorare: Robert Mueller, George Floyd e Anthony Fauci (sotto inchiesta).

Questo è ciò che accade quando si ha un partito politico incapace di governare. L’elitarismo del Partito Democratico è costato loro la classe operaia. Inoltre, quasi ogni città che governano è un centro simile al Terzo Mondo o diretta in quella direzione. Vogliono bambini mascherati per sempre, prezzi elevati della benzina, frontiere aperte… E si potrebbe andare avanti a non finire.

Quindi, nel tentativo di distrarre da quanto sta accadendo negli USA, gli americani sono stati colpiti da tre ere di neo-maccartismo di seguito, tre il panico generale, ma il quattro è di gran lunga il più terrificante.

Si spera che la guerra di Vladimir Putin contro l’Ucraina si concluda con la sua umiliazione. Ma desiderarlo e approvare sanzioni economiche contro la Russia non basta.

In un mondo sano di mente, una guerra che si svolge in un paese che non ha alcun interesse strategico per gli USA sarebbe la storia numero quattro o cinque, dopo l’inflazione, i prezzi del gas e la criminalità. Ma invece di concentrarsi su questioni che contano per gli americani di tutti i giorni, i Democratici e i loro alleati dei media stanno freneticamente fabbricando il panico intorno all’Ucraina.

Stavolta ci è stato dato un nuovo idolo da adorare, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, e i test di purezza… Stiamo inserendo nella lista nera artisti russi (compresi quelli morti), stiamo uccidendo un numero infinito di posti di lavoro russi, stiamo bloccando l’esportazione di medicinali. Mi chiedo ma tutto questo non è folle? Perché dovremmo farci nemico il popolo russo?

Ma a quanto pare niente di tutto questo conta.

Ancora più spaventose sono le crescenti richieste di una no-fly zone sull’Ucraina, un atto che porterebbe, senza dubbio, a una guerra calda tra Stati Uniti e Russia.

Una no-fly zone significa che abbatteremo gli aerei russi.

La disinformazione dei media sulle no-fly zone mescolata a tutta la manipolazione emotiva intorno alla guerra ha – almeno secondo un sondaggio – ha portato il 74% del paese a favorire una no-fly zone. Esatto: secondo almeno un sondaggio, il 74 per cento del popolo americano vuole entrare in guerra (vera) con la Russia. Non i filmati presi dai video game che vengono spacciati per reali.

Il panico morale ha anche contagiato alcuni membri del GOP che chiedono un’escalation militare contro la Russia:

 

“Il rappresentante degli Stati Uniti Brian Mast, R-Fla., afferma di sostenere l’imposizione di una no-fly zone sull’Ucraina, nonostante i rischi associati all’abbattimento degli aerei russi da parte degli Stati Uniti e all’escalation del conflitto”.

“Maria Elvira Salazar, (repubblicana) che rappresenta il 27° distretto congressuale della Florida, ha detto ai giornalisti di aver ‘assolutamente’ sostenuto le richieste del presidente ucraino Volodymyr Zelensky per una no-fly zone quando le è stato chiesto mercoledì.’

“Sen. Roger Wicker (R-Miss.) ha approvato l’idea di creare una no-fly zone sull’Ucraina durante l’invasione russa del paese dell’Europa orientale, che diventa ogni giorno più letale mentre le truppe russe mettono d’assedio i centri abitati”.

Ma il vincitore su tutti è….

Il senatore repubblicano della Carolina del Sud Lindsey Graham  ha annunciato domenica che avrebbe sostenuto una no-fly zone applicata dalla NATO sull’Ucraina se Vladimir Putin avesse usato armi chimiche sui civili lì.

La scorsa settimana, mentre testimoniava davanti al Senato degli Stati Uniti, il sottosegretario di Stato Victoria Nuland, un famigerato Deep Stater, ha ammesso quanto segue:

“L’Ucraina ha strutture di ricerca biologica che, in effetti, ora siamo piuttosto preoccupati che le truppe russe possano cercare di ottenere il controllo”. Ma Nuland ha continuato dicendo che se c’è un attacco chimico o biologico, è certa al 100% che la Russia sarà responsabile. “È la classica tecnica russa”, ha detto, “incolpare l’altro ragazzo di ciò che stanno pianificando di fare da soli”.

Aspetta un attimo… che mi sta sfuggendo qualcosa…

Tale affermazione lascia perplessi ed attoniti perché sembra ritornare indietro con lo stesso odore delle armi di distruzione di massa che ha portato gli USA in una futile guerra di 20 anni in Iraq…

È questo il gioco ora? Inizieremo, nolenti o volenti, ad abbattere i jet russi (cioè, andare in guerra con la Russia) perché siamo certi al 100 per cento che se si verifica qualche evento biologico, la colpa è della Russia?

I media e alcuni americani guerrafondai sono così disperati da nascondere il fatto che l’Ucraina ha davvero queste strutture biologiche che l’ex rappresentante Tulsi Gabbard (D-HI) è stato accusato come un traditore per aver sollecitato cautela, per paura che queste strutture fossero “violate o compromesse inavvertitamente o di proposito”.

E come la mettiamo sul fatto che con una donazione di $ 59,95, il Daily Beast, quotidiano di estrema sinistra, ha suggerito che Gabbard è stato ‘comprato da un “agente russo”.

E poi c’è nientemeno che il leader repubblicano al Senato degli Stati Uniti, Mitch McConnell (R-KY), che cerca di aggirare Biden:

Per quanto riguarda la guerra in corso in Ucraina, mi sembra che il presidente ritenga che qualsiasi sforzo per aiutare gli ucraini sia potenzialmente provocatorio per i russi. Guarda, le provocazioni sono già avvenute. La guerra è in corso.

Dobbiamo fare tutto il possibile per aiutare i nostri amici ucraini, a parte, come siamo tutti d’accordo, mettere le truppe americane oltre la linea della NATO.

Sfortunatamente, l’amministrazione continua a trascinare i piedi. Anche quando fanno la cosa giusta, la fanno troppo tardi. L’amministrazione deve ricevere il messaggio di cui abbiamo bisogno per aiutare gli ucraini in ogni modo possibile.

In alternativa, i Democratici e i media stanno facendo pressioni su Biden per aggirare i repubblicani, per usare il panico per dipingere il GOP come debole nei confronti dell’Ucraina. Ciò non significherebbe solo che i Democratici e Biden dovrebbero intensificare la propria retorica e guerrafondaia, ma aumenterebbe anche quella del GOP:

“’Siamo Zelenskyj Democratici. E i repubblicani di Putin sarebbero il mio adesivo per paraurti”, ha detto mercoledì in un’intervista il presidente del Comitato per la campagna del Congresso democratico, il rappresentante Sean Patrick Maloney (DN.Y.).

La riluttanza di Biden a combattere con più forza gli attacchi repubblicani riflette sia il timore che la situazione in Ucraina possa degenerare ulteriormente, sia uno sforzo per ridurre al minimo lo svolgimento della politica interna nelle delicate questioni degli affari esteri.

Ma quale è la conclusione, la dura verità?

In primis, il fatto che ciò che la Russia sta facendo all’Ucraina costituisca un’atrocità non è sufficiente per giustificare la guerra o rischiare la guerra.

Secondo, l’Ucraina non è un problema prioritario per gli USA, e se questo panico fabbricato ad hoc infetta ancora la loro politica e decidono di farne un loro problema, ciò significherebbe che sono stati manipolati per rischiare la terza guerra mondiale senza una ragione valida.

Terzo, che tutta questa febbre di guerra riguarda una cosa sola: salvare i Democratici dall’oblio nel midterm del 2022.

In altre parole per gli americani se l’Ucraina sconfigge la Russia, evviva. Se l’Ucraina cadesse in Russia, sarebbe un peccato, ma non è un loro problema.

L’unica cosa che attualmente gli americani sono in vigile attesa è che non intendono sottovalutare la volontà dei media e del Partito Democratico di fare tutto il possibile per proteggere il loro potere.

Forse per i Democratici, la terza guerra mondiale vale la pena se significa mantenere il potere.

 

 

 

2016-2020 (?): LA GUERRA SOTTERRANEA

TRA TRUMP E IL “DEEP STATE”.

PROMEMORIA PER JOE BIDEN.

Iari.site - Vito Fatuzzo – (18 Dicembre 2020) – ci dice:  

 

Nell’accademia politologica, il termine “Deep State” trae origine dallo Stato profondo turco (Derin Devlet), per indicare la fazione secolarista kemalista dell’esercito, della polizia, delle burocrazie e dei tribunali che si opponeva all’Islam politico locale.

Il termine “Stato profondo” è stato generalmente applicato a sistemi istituzionali di tipo autoritario, come il Mukhabarat egiziano – l’efferato sistema di intelligence e sicurezza interna del Cairo – o i silovikirussi, gli ex esponenti del KGB e dei servizi di sicurezza ascesi in politica, oggi rappresentati da un loro figlio, Vladimir Putin, al vertice dello Stato. Ma esso può essere certamente esteso, seppur con le adeguate differenze in termini di finalità e modalità d’azione, anche ai sistemi costituzionali liberaldemocratici. Ogni grande, media e piccola potenza ne dispone – si pensi al Civil Service britannico e alla burocrazia “sacrale” giapponese.

Negli ultimi anni il concetto è divenuto di pubblico dominio, essendo stato strumentalizzato ed utilizzato in modo spregiativo da Trump, da alcuni esponenti paleocon come Pat Buchanan e Alex Jones, da siti espressione dell’Alt Rightcome Breitbart News, per descrivere quei settori delle burocrazie statali (come la Cia, il Fbi, il Dipartimento di Giustizia – DoJ) legati alle ultime Amministrazioni democratiche, i Big Tech californiani e i media mainstream delle coste, che avrebbero colluso contro il Presidente, persino progettandone l’assassinio, per ribaltarne l’elezione, ostacolarne il riavvicinamento alla Russia e minarne l’agenda politica, basata su una retorica anti-establishment e su una promessa di decentramento di potere da Washington D.C. al popolo dell’America profonda.

Sino al delirio escatologico di teorie del complotto, come QAnon, nata sul web nell’ottobre 2017 e diffusasi a livello pandemico in parallelo al cammino di Sars-Cov-2. Secondo i suoi seguaci esisterebbe una Cabala internazionalista pluto-massonica che governa il mondo, dedita alla pedofilia, al cannibalismo, alla corruzione e al traffico di droga e composta da esponenti del Deep State (Pentagono, Cia, Fbi), dell’alta finanza (da George Soros in giù), della Silicon Valley, di Hollywood, dei grandi network mediatici e da politici – democratici e repubblicani – anti-trumpiani (da Hillary Clinton a Barack Obama sino a John McCain), contro la cui “dittatura mondiale” Trump, sostenuto e protetto dalle “forze del bene” – il popolo, le Forze Armate e i reparti dell’intelligence militare e dalla Nsa, scese in campo nel 2016 per lottare contro le “forze del male” – i cabalisti, imprigionarli, compiendo così la catarsi e salvando l’umanità dall’apocalisse nel giorno del “Grande Risveglio”.

 

Frequentemente, lo Stato profondo americano è stato identificato con quel ”complesso militare-industriale”, per usare la famosa espressione del Presidente Dwight Eisenhower, che secondo Mike Lofgren, ex funzionario della Casa Bianca, sarebbe stato concepito, nel passaggio tra le fasi finali del secondo conflitto mondiale e la nascente Guerra Fredda, con il Progetto Manhattan per la costruzione della bomba atomica, elaborato da scienziati e militari nella massima segretezza e nel sincretismo tra Stato e Tékhnē. Michael Glennon, professore di diritto internazionale alla Tufts University, lo ha raffigurato in un “doppio governo”.

Il primo, visibile, rappresentato dalle istituzioni plasmate dai padri fondatori (Presidente, Congresso, tribunali). Il secondo, stealth, costituito dalle strutture di sicurezza nazionale che plasmano la direzione generale della politica estera e sulle quali il controllo sostanziale del Presidente è piuttosto sfumato.

L’idea di un governo parallelo, segreto e potentissimo è affascinante, ma anche abbastanza lontana dalla realtà.

Lo Stato profondo, altro non è che l’insieme di funzionari di carriera, come tali privi di vincoli elettorali, che operano al di sotto dei vertici ministeriali di nomina politica soggetti a spoil system e che lavorano per gli apparati di sicurezza nazionale (militari, diplomatici, Intelligence Community e forze dell’ordine) e per le tecnocrazie amministrative (Dipartimento del Tesoro, Dipartimento del Commercio, ecc.). Cui si aggiunge la pletora di lobbisti, analisti di think tank, collaboratori, mercenari e consulenti esterni privati ingaggiati a contratto (contractors) e legati al governo attraverso il c.d. meccanismo di “porte girevoli”.

Deputati a garantire il normale e quotidiano funzionamento del potere esecutivo e la continuità di lungo periodo delle sue politiche, a prescindere dalle contingenze elettorali e dal colore politico dell’Amministrazione al potere, bilanciando le spinte popolari dal basso e il potere presidenziale dall’alto.

Attuando, influenzando, manipolando, ritardando ed anche ostacolando attivamente o resistendo passivamente alle policies del decisore politico democraticamente eletto, qualora gli interessi politici, espressione della volontà popolare, entrino in conflitto con gli interessi nazionali e con la strategia geopolitica del paese.

Un moloch composto da milioni di persone che ha conosciuto uno sviluppo ipertrofico connesso all’aumento delle funzioni e delle competenze esecutive che la potenza americana andava acquisendo parallelamente alla sua espansione imperiale. Sino a divenire burocrazia dalla giurisdizione e dalla mentalità universale.

Talmente vasta da essere descritta come la più “seria minaccia per la sicurezza degli Usa” da Donald Rumsfled, ex Segretario alla Difesa di G.W. Bush. Gli Usa dispongono della struttura governativa più grande del pianeta. Quanto avrebbe sicuramente allarmato i framers, come Madison e Washington, profondamente diffidenti da tutto ciò che risuonasse come statalista, sostenitori di una “Repubblica leggera”, contrari ad un Big Government considerato pericoloso per la libertà individuale.

Un’architettura di potere contro la quale qualsiasi Presidente che intendesse perseguire agende politiche e tattiche non in linea con la strategia del paese è destinato a cedere.

Ciò non vuol dire che gli apparati determinino unilateralmente la politica estera della superpotenza.

 Questa, infatti, è il frutto di un articolato processo decisionale inter-agenzia che coinvolge Congresso (potere ideologico e di borsa), Casa Bianca (potere di indirizzo) e burocrazie strategiche (Pentagono, Dipartimento di Stato – DoS, Cia, Nsa, ecc.), con un ruolo di mediazione esercitato dal National Security Council (Nsc).

L’espressione “Stato profondo” rischia, inoltre, di portare fuori strada, in quanto arriva a “reificare” lo Stato presumendo che la miriade di dipartimenti ed agenzie che lo compongono agiscano sotto una direzione centrale, come un blocco unitario.

Non tenendo conto di come esistano diverse fazioni in lotta fra loro, anche per bieche questioni di potere, di influenza e di risorse. Di come le varie strutture siano portatrici di interessi e di visioni diverse, persino opposte, sulla postura del paese all’estero, sulla scala gerarchica delle minacce strategiche che lo riguardano e sulle soluzioni tattiche da predisporre per affrontare quest’ultime.

Ad esempio, se per Foggy Bottom e per Langley l’Europa resta il primario teatro geostrategico del globo perché è ancora la Russia il nemico principale della superpotenza, da contenere militarmente e diplomaticamente, per il Pentagono, oggi, la minaccia strategica numero uno è la Cina, cui impedire di trasformarsi in potenza marittima. Da qui la necessità di un ribilanciamento di forze verso l’asse Indo-Pacifico.

Gli scontri tra Casa Bianca e burocrazie statali non sono poi una novità assoluta dell’Amministrazione Trump.

Anche se negli ultimi 4 anni l’attrito tra potere politico e burocrazie ha raggiunto inauditi livelli di intensità. Perché estremo era lo iato tra la visione di politica estera, nazionalista e protezionista (America First), del Presidente e quella liberale, imperiale, dell’establishment di politica estera e sicurezza nazionale.

Trump, figlio di una parte dell’oligarchia newyorkese in battaglia con altri gruppi di potere, è stato, al contempo, uno strumento, un “prodotto e un bersaglio dello Stato profondo”.

Gli apparati ne hanno sposato le iniziative ritenute in linea con i propositi strategici della superpotenza. Ne hanno sostenuto l’assedio a tutto campo alla Cina e la “massima pressione” su Iran e Venezuela. Il DoS ne ha sposato l’approccio bastone-carota sulla Corea del Nord e il rafforzamento dell’asse arabo-israeliano in Medio Oriente. La Cia ha apprezzato il rafforzamento delle alleanze indo-pacifiche (Australia, India, Giappone) e l’atteggiamento minaccioso verso Berlino.

 

Allo stesso tempo, gli apparati ne hanno limitato il progetto “eversivo” di smantellare l’impero per tornare Repubblica convenzionale. Quanto promesso da Trump alla classe media impoverita dalla globalizzazione, ovvero dalla stessa sovraesposizione imperiale del paese, per alleviarne la radicata sofferenza, materiale e psicologica.

Il Pentagono ha costantemente annacquato i ritiri di truppe – dall’Afghanistan alla Germania – ripetutamente annunciati dal presidente.

La Cia, l’Fbi e il DoJ hanno avviato una campagna legale “preventiva” contro Trump e i membri del suo entourage per delegittimarne l’elezione, al fine di indebolirlo politicamente e tenerlo sotto scacco. Per scongiurare qualsiasi entente con il Cremlino.

Questo era lo scopo del “Russiaprobe” – l’indagine avviata dall’Fbi e scaturita nel rapporto del procuratore speciale Mueller sull’interferenza elettorale russa ai danni del Comitato Nazionale Democratico di Hillary Clinton e sulle presunte collusioni con funzionari russi di esponenti del team Trump – e del “Kievgate” – l’indagine sulle pressioni esercitate da Trump e da suoi collaboratori sul governo ucraino affinché avviasse indagini su Hunter Biden per danneggiare politicamente il padre Joe, minacciando, in caso contrario, la sospensione degli aiuti militari e che costerà al tycoon la richiesta di impeachment, poi respinta dal Senato repubblicano.

La Casa Bianca ha reagito a quest’offensiva, provando ad acquisire il controllo sulle strutture federali per paralizzare le azioni degli apparati. Scegliendo lealisti di orientamento conservatore, ospiti fissi di Fox News, al posto di funzionari nominati dai democratici Obama e Clinton, licenziati ovvero beneficiati con il più classico promoveatur ut amoveatur.

Si è presentato alla propria base elettorale come vittima di una caccia alle streghe ordita dal sistema di potere washingtoniano per delegittimare quest’ultimo e screditarlo agli occhi dell’opinione pubblica.

Joe Biden è consapevole di dover ottenere il consenso degli apparati per centrare la propria agenda.

Con le sue prime nomine di Gabinetto – che il Senato dovrà confermare o respingere – ha segnalato la volontà di una distensione, selezionando uomini come Antony Blinken e Jake Sullivan, provenienti dal tradizionale establishment internazionalista, legato alle burocrazie federali, per rendere meno imprevedibile la politica estera americana agli occhi di alleati e partner.

 

 

 

Il prepotere. Le forme

del deep state italiano.

Lavocedelpatriota.it - Emanuele Merlino – (12 Maggio 2021) ci dice:

 

In questi anni strutture sovranazionali formalmente non politiche sono riuscite ad effettuare sconvolgimenti politico-economici di portata enorme, aggirando parlamenti e governi nazionali.

 Esiste un deep state in Italia? La risposta è sì.

 Almeno secondo Flaminia Camilletti, giornalista freelance e autrice de “Il prepotere. Le forme del deep state italiano” pubblicato da Eclettica edizioni. Un volume fondamentale per capire quali sono i motivi dell’immobilizzazione italiana degli ultimi venti anni.

Questo libro infatti si offre come uno spunto di riflessione sul modo in cui agisce il deep state in Italia.

Il prepotere composto dalle élites sovra-statali e dai poteri oligarchici è riuscito a infiltrarsi in tutti i settori strategici più importanti d’Italia: dalla finanza, alla stampa, dalle infrastrutture, alla sanità per arrivare alla politica.

 Le teorie di pensatori come Noam Chomsky, Joseph Stiglitz, Paul Krugman, Joseph Nye, Ezra Pound, Olivier Blanchard, Giulio Tremonti, Antonella Stirati, Guido Rossi, e molti altri, sono perfettamente osservabili nella realtà dei nostri dossier più recenti e tramite i loro studi Flaminia Camilletti riesce a collegare i puntini di temi apparentemente slegati tra loro.

Come scrive sul suo libro “Levando sovranità agli Stati nazionali si è dato libero sfogo ai mercati finanziari di far man bassa nelle Nazioni, imponendo la progressiva scomparsa del ceto medio e l’annullamento quasi completo della spesa pubblica grazie a politici deboli e compiacenti.

Si è dichiarata guerra prima al welfare state e poi ai ceti medi e lo si fa ponendo i diritti civili al di sopra di quelli sociali, spostando l’attenzione dai problemi di tutti sui problemi di pochi, creando una guerra tra poveri che non può che giovare gli interessi privati delle oligarchie.”

La prefazione è stata scritta da Camilla Conti, giornalista de La Verità che si è occupata del caos vaccini di questi mesi e negli anni soprattutto di crisi bancarie, specialmente Mps.

“Siena e la sua banca, che hanno scritto uno dei capitoli cruciali della storia del sistema finanziario italiano negli ultimi venti anni, rappresentano perfettamente il lato più oscuro e perverso del deep state e del potere funesto di alcuni oligarchi”.

 Questo tema si presenta perfettamente attuale se si pensa al dibattito gonfiato sui temi del ddl Zan nei giorni in cui si consegnava il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza italiano.

Il modello Italia è ancora tutto da costruire, abbandonare l’emulazione estera e puntare sulle proprie specificità è l’unica strada da percorrere, ma per fare questo ci vogliono politica e rappresentanza. Ed è qui che si inserisce bene il punto di vista politico di Carlo Fidanza, capo delegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento Europeo e autore della postfazione. 

“Formazione di una classe di funzionari pubblici culturalmente vicini, realizzazione di strumenti di comunicazione indipendenti capaci di scavalcare le censure dei GAFAM (Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft), riforma dell’ordinamento giudiziario per limitare il peso delle correnti in magistratura, norme stringenti sulle “porte girevoli” tra potere politico, finanziario e giudiziario.

Sono solo alcune delle urgenze a cui mettere mano se non si vuole capitolare di fronte all’assalto del deep state.

Questo libro intende proporre suggestioni nuove per provare a capire cos’è nel sistema Italia che non ha funzionato, ma soprattutto perché.

 

 

 

Non puoi hackerare ciò

che non è digitalizzato.

L'arma segreta del "deep state" italiano.

Ilfoglio.it - SAVERIO RAIMONDO – (01 GIU 2022) ci dice:

    

I filorussi Killnet hanno invitato il governo ad aumentare gli stipendi della squadra del Csirt, i nostri specialisti di cybersicurezza. Bravi, senza dubbio, ma come possono gli hacker sabotare qualcosa che è già mal funzionante di suo? Per non parlare della quantità di scartoffie che lotta insieme a noi.

Sullo stesso argomento:

Se Putin si dà al telemarketing, siamo finiti.

 Il nemico è fra noi! Contro i russi serve gente brava a Wordle.

Hacker russi contro l’inflazione: ieri, nello stesso giorno in cui l’Istat ha certificato l’aumento generalizzato dei prezzi (+6,9 per cento a maggio) – e l’Ocse qualche giorno fa ha diramato i dati che dimostrano che i nostri stipendi sono bloccati al 1990 (i nostri salari sono talmente inadeguati che alcuni vengono ancora corrisposti in lire) – su Telegram il gruppo di hacker filorussi Killnet ha invitato il governo italiano ad aumentare lo stipendio “di diverse migliaia di dollari” alla squadra del Csirt (Computer Security Incident Response Team), gli specialisti che lavorano all’agenzia di cybersicurezza nazionale italiana, perché – secondo le recensioni lasciate dal nemico – sono “eccellenti” e “bravi professionisti” nel respingere gli attacchi russi al nostro sistema informatico.

 Domenica, il Csirt aveva alzato il livello di guardia sugli obiettivi digitali sensibili italiani: erano stati annunciati dalla propaganda russa “devastanti attacchi all’Italia” nella giornata di lunedì 30 maggio – del resto, da attaccare il Donbas agli attacchi DDoS è un attimo, basta fare click sulla tastiera invece che sul grilletto.

E invece, qualcosa non ha funzionato: i nostri siti, per la precisione. Lunedì 30 maggio il sito di Poste italiane è effettivamente andato in tilt, ma per un guasto tecnico dovuto ad aggiornamenti di manutenzione.

Il mal funzionamento della rete italiana e dei nostri siti internet è una garanzia per la nostra cybersicurezza: come possono gli hacker sabotare qualcosa che è già mal funzionante di suo?

Se un hacker russo mettesse le mani su un sito governativo l’unico rischio che correremmo è che improvvisamente funzioni.

Il discorso è sistemico: se aeroporti e stazioni italiane dovessero andare in down a causa di attacchi informatici, il traffico aereo e quello ferroviario subirebbero ritardi clamorosi, cioè una giornata normale per qualunque viaggiatore italiano in perenne attesa del proprio treno o aereo in ritardo.

Ma non possiamo riposare sugli allori:

di fronte a una cyber emergenza sempre più concreta, possiamo e dobbiamo rafforzare la difesa dei nostri dati e delle nostre infrastrutture digitali.

Ricorrendo a una grande tradizione nazionale, una gloriosa riserva di stato che pur se appannata dalla retorica dei tempi fortunatamente non è mai stata del tutto dismessa, continuando a operare nell’ombra: la carta.

Nonostante siano decenni che in Italia sia in corso un processo di digitalizzazione, questa “elettronicizzazione” del paese ha tempi geologici; e quindi sono ancora vive e lottano insieme a noi le carte, le scartoffie, i plichi.

 Il deep state italiano sono le raccomandate, le pratiche, i fascicoli, gli incartamenti, le carte bollate, i fogli; il deep web italiano è di carta.

Il Metaverso in Italia esiste già: è una copia cartacea del mondo reale.

E come possono i russi hackerare la cellulosa?

Al massimo possono arrivare ad attaccare e mandare in tilt stampanti e fotocopiatrici; ma vorrà dire che faremo tutto a mano – sistema per altro ancora in uso in molti uffici e realtà produttive del paese.

Certo, la carta costa cara (e in generale tutta la cancelleria mica te la regalano); ma del resto si tratta di un’emergenza, e a mali estremi, estremi rimedi. Dopotutto l’Italia è ancora digitalmente arretrata: sfruttiamo questo nostro limite trasformandolo in una risorsa, in un super potere! Si cessi dunque la produzione di carte d’identità elettroniche; e si torni all’autocertificazione scritta a mano come durante il lockdown.

 

 

 

SPY FINANZA/ E se la crisi ucraina fosse spinta dal Deep State Usa?

Pubblicazione: 15.02.2022 Ultimo aggiornamento: 07:11 - Mauro Bottarelli

E se per dare una spiegazione a quanto sta accadendo fra Russia e Ucraina bisognasse guardare in America, nel cuore profondo del Deep State

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Il presidente Usa Joe Biden (LaPresse)

E se per dare una spiegazione a quanto sta accadendo fra Russia e Ucraina bisognasse guardare in America? Nel cuore profondo dell’America del potere, quel Deep State per anni bistrattato come entità da mera ricostruzione dietrologica ma che in realtà si sostanzia unicamente come insieme dei corpi intermedi dello Stato, agenzie di intelligence e federali in testa. La trepidante attesa del SuperBowl di Los Angeles, infatti, domenica è stata accompagnata da due notizie che hanno squassato la politica a stelle e strisce.

 

TERZA GUERRA MONDIALE.

"Putin non la vuole, ma

la sua vera carta è la Bielorussia".

Ilsussidiario.net – Mauro Bottarelli – (15-02-2022) - ci dice:

 

SPY FINANZA- E se la crisi ucraina fosse spinta dal Deep State Usa?

E se per dare una spiegazione a quanto sta accadendo fra Russia e Ucraina bisognasse guardare in America?

Nel cuore profondo dell’America del potere, quel Deep State per anni bistrattato come entità da mera ricostruzione dietrologica ma che in realtà si sostanzia unicamente come insieme dei corpi intermedi dello Stato, agenzie di intelligence e federali in testa.

 La trepidante attesa del SuperBowl di Los Angeles, infatti, domenica è stata accompagnata da due notizie che hanno squassato la politica a stelle e strisce.

Primo, 37 deputati Repubblicani del Congresso capeggiati dal rappresentante del Texas, Ronny Jackson, hanno infatti firmato una lettera nella quale esprimono viva preoccupazione per la salute mentale del Presidente e chiedono che lo stesso si sottoponga al più presto a un test cognitivo, come al tempo fece anche Donald Trump.

 Non un’accusa da poco per l’uomo più potente del mondo, non fosse altro perché detiene i codici delle valigette nucleari.

E soprattutto perché la questione non appare affatto campata in aria.

 Da mesi si susseguono infatti gli episodi pubblici in cui il Commander-in-chief appare assente, incapace di argomentare o addirittura di trovare le parole per esprimersi.

Un handicap latente che non è sfuggito all’opinione pubblica, come mostra questa grafica relativa al sondaggio compiuto non più tardi dello scorso novembre dalla prestigiosa testata Politico in collaborazione con Morning Consult e dal quale si evince come il 48% degli americani sia preoccupato per la salute mentale dell’inquilino della Casa Bianca contro il 46% che invece lo ritiene in uno stato di efficienza.

Al netto del gap a sfavore dell’equilibrio psicologico del Presidente, ad aggravare il quadro il fatto che solo il mese precedente il vantaggio di chi riteneva Joe Biden fit to lead era di 21 punti.

 Un tracollo.

Secondo fatto, il Consigliere Speciale, John Durham, ha rivelato nel corso di un processo che la campagna elettorale di Hillary Clinton complottò per infiltrare quella di Donald Trump attraverso servers della Casa Bianca al fine di fabbricare false accuse di collusioni con i russi.

Nemmeno a dirlo, l’ex Presidente ha tuonato via Twitter, parlando di scandalo maggiore del Watergate, ma a rendere la questione tanto delicata quanto attuale c’è il fatto che al centro del caso Alfa Bank, di cui si sta discutendo in tribunale e su cui Durham ha lanciato la sua granata, ci sia un ex consigliere e poi funzionario della campagna elettorale di Hillary Clinton, Jake Sullivan.

 Il quale, casualmente, oggi è nientemeno che Consigliere per la sicurezza nazionale di Joe Biden.

Di fatto, l’uomo incaricato anche di gestire l’affaire Ucraina. Sgradevole coincidenza temporale. E una connection di interessi incrociati e inconfessabili che fa riflettere. Quantomeno, alla luce degli ultimi accadimenti diplomatici.

Perché sempre ieri, in quello che è apparso un momento degno del teatro dell’assurdo di Ionesco, il Presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha chiesto ufficialmente all’intelligence Usa prove concrete del loro allarme rispetto a un’imminente invasione russa, indicata addirittura con la datazione precisa del 16 febbraio.

A Kiev, infatti, domenica regnava la calma assoluta. Tanto che il Presidente ucraino avrebbe deciso per l’inusuale passo proprio per il panico che le continue dichiarazioni Usa stavano instillando nella popolazione, apparentemente senza un motivo reale incombente.

 Casualmente, però, dopo un’ora di telefonata con Joe Biden, il numero uno ucraino pare aver cambiato un pochino approccio, facendo emanare un appello alle linee aeree internazionali al fine di evitare il sorvolo civile sopra il Mar Nero fino a venerdì, giorno in cui si concluderanno le esercitazioni navali russe.

 Cosa si saranno detti i due?

Biden avrà fornito prove di intelligence al suo omologo, tali da suscitare in lui il seme del dubbio e del timore?

Una cosa è certa: appare altamente improbabile la casualità rispetto alla messe di criticità esplose in sole 24 ore attorno alla presidenza Biden, una delle quali in strettissima connessione con quello che all’epoca che fu chiamato Russiagate e portò addirittura alla procedura di impeachment di Donald Trump.

Ed ecco che una teoria alternativa prende corpo.

 E se in realtà non fosse Mosca, bensì Washington ad avere tutto l’interesse a destabilizzare l’Ucraina, al fine di evitare che il segreto inconfessabile che giace sepolto a Kiev venga alla luce?

Ovvero, il cosiddetto Ucraina-gate.

Cioè le connessioni fra Joe Biden e il regime di Poroshenko prima e Zelensky poi, al centro delle quali figurava l’assunzione del figlio del Presidente, Hunter, nel cda del colosso del gas ucraino, Burisma, nel 2014, subito dopo il golpe di Piazza Maidan.

Nella fattispecie, tutto ciò che ruota attorno alla figura di Victor Shokin, quel Procuratore capo che stava proprio investigando sulla corruzione e la malversazione di fondi nel gigante statale.

Il quale, per quanto sconosciuto, rappresenta infatti una figura esiziale della recente storia americana.

Perché da un lato è l’uomo che, a detta dei Democratici, incarnava la prova concreta del tentativo di Donald Trump di sabotare le elezioni del 2020, avendo il Presidente fatto pressioni su Kiev perché investigasse sempre più a fondo al fine di screditare il competitor.

Nemmeno a dirlo, la base dell’impeachment.

Dall’altro lato, invece, Victor Shokin rappresenta una sorta di Antonio Di Pietro ucraino, il quale – lungi dall’essere corrotto o al soldo dell’Amministrazione Trump – stava investigando seriamente e senza doppi fini.

E proprio per questo nel 2016 divenne argomento di conversazione a quattr’occhi fra l’allora Presidente ucraino, Viktor Poroshenko e proprio Joe Biden, all’epoca inviato dell’uscente Amministrazione Obama per l’Ucraina.

Il contenuto di quella conversazione è noto, tanto che lo stesso Presidente Usa lo confermò nel corso di un incontro al Council on Foreign Relations.

Vi evito di perdere quasi un’ora di tempo:

la parte interessante inizia al minuto 51:58, quando potrete godervi le capriole carpiate con cui l’inquilino della Casa Bianca vende alla platea la teoria del qui pro quo.

 Insomma, se Kiev voleva il rinnovo del prestito da un miliardo di dollari approvato da Washington, doveva silurare il troppo zelante Procuratore capo. Detto fatto, Poroshenko acconsentì. Da lì, l’inizio della procedura di impeachment e tutto ciò che ne conseguì, fino al voto del novembre 2020.

E cosa c’entra tutto questo con lo stand-off in atto in Crimea?

Primo, recenti memos del Dipartimento di Stato hanno dimostrato come sei mesi prima del siluramento di Victor Shokin, l’amministrazione Usa si definisse impressionata dall’ambizioso programma anti-corruzione di Kiev e portato avanti proprio dal Procuratore capo.

Di colpo, divenuto invece un corrotto da far rimuovere.

Il problema è che quanto accaduto è noto a molti in Ucraina. Moltissimi.

Ma soprattutto al Presidente Zelensky, il quale – fanno sapere i bene informati – avendo perso nel 2014 la Russia come partner commerciale, ora necessita di un appoggio economico permanente.

Ma, conscio che l’Ue non aprirà mai le porte a Kiev, ha optato per la sponda Usa. La quale, a sua volta, però ha fallito nel garantire all’Ucraina la priorità assoluta: il boicottaggio di Nord Stream 2, poiché quel gasdotto farà perdere miliardi di diritti di transito alle casse statali di Kiev, bypassandone il territorio.

Ed ecco che Zelensky si sarebbe fatto leone e avrebbe minacciato gli Usa, nella fattispecie il loro Presidente, ventilando la possibilità che i retroscena dell’affaire Shokin possano venire a galla.

Praticamente, la fine dell’Amministrazione Biden, un altro Watergate e la clamorosa riabilitazione pubblica della figura politica di Donald Trump. Inaccettabile.

Al punto da introdurre la duplice ipotesi.

Da un lato, forzare la mano con la Germania, affinché invii segnali sempre più chiari di messa in discussione dell’infrastruttura.

Non a caso, oggi Olaf Scholz sarà a Mosca, ma, soprattutto, il neo-rieletto Presidente Frank-Walter Steinmeier nel corso del suo discorso di insediamento di domenica ha dato vita a un irrituale attacco contro Mosca, chiedendo che la Russia allenti il proprio cappio attorno all’Ucraina, al fine di evitare sanzioni senza precedenti.

Dall’altro, forzare la mano a tal punto con l’isteria bellica da creare le condizioni per uno scontro fra Mosca e Kiev, utilizzando quasi certamente come detonatore la regione ribelle del Donbass.

 E magari una falsa flag. A quel punto, le priorità di Kiev sarebbero state ben altre rispetto a Nord Stream 2 e alla volontà di scoperchiare il vaso di Pandora della connection dei Biden con l’Ucraina.

Inoltre, la classica mossa che garantisce di prendere due piccioni con una fava: isolare la Russia dal mondo e soprattutto dall’Ue, scaricandole addosso le responsabilità di un’invasione e spingendola giocoforza nelle braccia della Cina. La polarizzazione da neo-Guerra fredda che piace al Pentagono e a larga parte del Deep State.

Una cosa è certa, in questo vortice di ipotesi.

Un conflitto è già scoppiato. Ma in seno al corpaccione del potere in America, quasi la guerra civile scatenatasi il 6 gennaio a Capitol Hill stesse attendendo da tempo l’arrivo del suo secondo tempo. La resa dei conti. Il Deep State è alacremente al lavoro. Joe Biden sempre più pericolosamente ostaggio.

 

 

Stati Uniti, il ritorno di Trump:

i candidati del tycoon

vincono alle primarie.

Ilmattino.it - Anna Guaita – (5 Maggio 2022) – ci dice:

 

Nella sua villa di Miami, circondato da collaboratori plaudenti, martedì sera Donald Trump ha di nuovo assaporato una vittoria elettorale, anche se indirettamente.

Lontanissimo dalla residenza di Mar-a-Lago, in un Ohio ancora sotto nuvole e piogge invernali, il sostegno dell’ex presidente ha portato alla vittoria nelle primarie repubblicane il candidato che tutti giudicavano sfavorito, JD Vance.

L’autore di un famoso romanzo sulle comunità bianche lasciate indietro dalla globalizzazione, «Hillbilly Eulogy» (“Eulogia dei Buzzurri”, tradotto in Italia con Eulogia Americana) si era candidato alle primarie, per correre a novembre per il seggio lasciato libero dal senatore Rob Portman, uno dei pochi che non si erano allineati ciecamente con Trump.

 La vittoria di Vance è indubbiamente un successo di Trump, come il suo portavoce ha sottolineato: «Il potere dell’approvazione del presidente Trump è innegabile, e la promessa del suo movimento Maga non solo definirà le elezioni di metà mandato, ma vincerà per gli anni a venire».  

Il fenomeno Vance sta appassionando la stampa americana, considerato che nel 2016 lo scrittore era uno dei più accesi anti-Trump, e anzi definì l’allora candidato presidenziale «un esempio di eroina culturale».

Ma da quell’exploit sul palcoscenico americano, Vance ha fatto marcia indietro, ha minimizzato l’enfasi sulla necessità di una responsabilità personale che aveva mirabilmente descritto in Hillbilly Elegy e ha invece cavalcato la teoria che forze oscure del deep state minacciano gli innocenti lavoratori americani.

Un mea culpa diretto a Trump, e a Trump piacciono molto coloro che si «pentono» e vanno a baciargli l’anello. Così l’ex presidente ha accolto l’ex nemico in un caldo abbraccio vincente.

 Alla fine Vance ha riportato il 32% dei voti repubblicani, il che vuol dire che un 58% di elettori dello stesso partito ha scelto gli altri cinque candidati, sparpagliando il voto.

 Riusciranno ora i repubblicani a compattare il partito a novembre? L’Ohio nel 2020 andò a Trump, non a Biden, ed è chiaro che intende giocarci un ruolo importante.

I democratici schierano contro Vance il popolare deputato Tim Ryan, che ha vinto le primarie in souplesse, e che da 20 anni viene rieletto a netta maggioranza, anche lui bianco, moderato, uomo venuto dal nulla, e difensore delle classi dimenticate dalla globalizzazione e dal balzo tecnologico.

Nelle primarie dell’Ohio ci sono stati anche altri fenomeni che potrebbero farci presagire come si svolgeranno le elezioni nei prossimi mesi.

Il governatore Mike DeWine, non trumpiano, ha rivinto alle primarie ed è scontato che sarà rieletto a novembre.

Trump ha però riportato ottimi risultati anche con altri due candidati, meno importanti di Vance e meno famosi: Madison Gilbert, una ex Miss Ohio, Max Miller, ex suo consigliere alla Casa Bianca e JR Majewski, un suo devoto nonché seguace del movimento complottista di Qanon.

Nel campo avversario, intanto, Ryan ha vinto le primarie per il seggio di senatore sconfiggendo la sfidante liberal Morgan Harper, mentre Shontel Brown ha avuto la meglio contro l’ultra-liberal Nina Turner per un seggio alla Camera.

Sia Ryan che Brown sono candidati appoggiati da Biden.

Harper e Turner erano le candidate della sinistra del partito, spalleggiate da Bernie Sanders e Alexandra Ocasio Cortez.

Di fatto si può dire che in Ohio si sta riproducendo la sfida Trump-Biden, considerato che i candidati allineati con il presidente e l’ex presidente hanno prevalso sugli sfidanti, rafforzando le loro presa sui rispettivi partiti.

Le prossime settimane saranno interessanti soprattutto per vedere se Trump riesce a mantenere la presa che ha dimostrato in Ohio: secondo vari osservatori l’ex presidente ha fatto alcune scommesse rischiose nelle prossime primarie. Se continuerà a vincere, non ci saranno più dubbi che la sua morsa sulla base del partito è ferrea.

 

 

Il potere delle multinazionali:

così plasmano l’economia globale occidentale.

It.insideover.com - Andrea Muratore – (6 APRILE 2022) – ci dice:

 

Qual è il vero potere delle imprese multinazionali? Sono gli attori decisivi nell’economia contemporanea o la loro influenza è irreggimentata nella fase attuale?

Diverse visioni si contrappongono quando si parla del capitalismo delle grandi corporation, protagoniste della globalizzazione e delle sue dinamiche. Come cambia il mondo dell’economia negli anni della pandemia, della competizione tra sistemi-Paese, della disuguaglianza generalizzata su scala globale?

Qualsiasi discorso ha in mezzo le multinazionali nel loro ruolo di creatrici di posti di lavoro e innovazione, di pontieri dei legami economici tra Stati e di attori dotati di agende strategiche proprie. Ma anche nella loro versione di grandi attori capaci di eludere il fisco dei Paesi di riferimento, accusati di distruggere economie locali e comunità, perfino di plasmare un uomo a immagine e somiglianza del loro business, cittadino piuttosto che consumatore.

E proprio sul tema delle grandi imprese multinazionali si concentra l’issue mensile del magazine inglese di Inside Over, dal titolo “The Power of Corporations”.

Cinque autori, cinque visioni di assoluta qualità e competenza per capire in che modo le grandi multinazionali condizionano il nostro sistema economico su scala globale e in che misura, invece, la loro proiezione globale sia una minaccia per la nostra società, la democrazia, i rapporti umani e tra comunità.

Cinque articoli accomunati da un filo rosso che li attraversa come un minimo comune denominatore:

come può la politica riconquistare spazio e affermarsi come regolatrice e conduttrice del gioco nel quadro di un sistema che vede potentati economici gestire dati, strategie, piani di lungo periodo con grande facilità e acquisire un potere negoziale notevole nei confronti degli Stati?

Se lo è chiesto Chris Griswold, Policy Director del think tank statunitense American Compass, riguardo al più complesso e controverso sistema di imprese multinazionali oggi esistente, quello del big tech che è alla base della supremazia informatica statunitense su scala globale.

Quanto è potente Big Tech?

Quanta rilevanza ha nell’organizzare la vita pubblica statunitense?

Griswold si dichiara favorevole a un intervento pubblico nello Stato favorevole a preservare la democrazia e l’organicità nei rapporti sociali e di lavoro all’interno della società americana. Ispirato dalla Dottrina Sociale della Chiesa e dagli economisti italiani Stefano Zamagni e Luigino Bruni, ritiene che la via per il controllo di Big Tech passi per la “civilizzazione” delle forze di mercato e per la stretta regolazione del loro accesso a dati e informazioni personali degli utenti.

Governing Big Tech in America: l’analisi di Chris Griswold.

Su questo filone anche il professor Nick Srniceck, docente di Digital Economy al King’s College di Londra, che ha spiegato come grandi aziende quali Amazon, Apple, Facebook, Google e Microsoft non siano più solo multinazionali ma vere e proprie piattaforme di servizi alimentate dalla gestione di algoritmi e dallo sfruttamento intensivo dei dati degli utenti e della loro profilazione.

La pandemia di Covid-19 ha portato queste aziende verso quota 1,5 trilioni di dollari complessivi di vendite nel 2021, una cifra di poco inferiore al Pil dell’Italia, e Srniceck si domanda, pensando principalmente al caso Amazon, in che misura questo gigantismo possa essere sostenibile in un contesto che propugna, a parole, economia di mercato, libera concorrenza e difesa dell’occupazione.

Platforms and Pandemics: lo strapotere di Amazon e dei suoi parenti stretti dopo il Covid-19 nell’articolo di Nick Srniceck.

 

Amazon rappresenta il capitalismo del consumo, dell’istantaneo, della digitalizzazione dei commerci. E per Jeremy Lent questo capitalismo rischia di portare la società umana sull’orlo dell’abisso. Filosofo e pensatore, Lent ha denunciato nel suo articolo gli effetti dell’ideologia neoliberista che sdogana il primato delle multinazionali e dell’economia di mercato sulla politica e la società umana.

E ha scatenato una caccia senza tregua all’accumulazione seriale, alla devastazione dell’ambiente e dei beni comuni, allo smantellamento dei rapporti sociali e comunitari.

 

The World on the Brink of the Abyss: lo strapotere del modello neoliberista secondo Jeremy Lent.

In che misura le multinazionali possono essere contenute? Francesco Saraceno non ha dubbi: una leva fondamentale che può essere utilizzata è quella della politica fiscale, che è in grado di contenere i profitti e le prospettive operative delle multinazionali riconducendole nell’alveo del governo pubblico dell’economia. Economista e vicedirettore di dipartimento a Science Po, Saraceno ricorda che dal 1980 al 2020 la tassa globale media sui profitti delle multinazionali è scesa dal 46 al 26%.

E che la cooperazione globale per contenere le fughe di capitali verso i paradisi fiscali, di cui recentemente si è iniziato a vedere un primo segno di creazione di struttura, può essere un primo passo verso una gestione più sostenibile.

 

Containing Multinationals: What can States do? Francesco Saraceno spiega l’importanza della leva fiscale.

Infine, last but not least, Massimo Amato, storico dell’Economia dell’Università Bocconi parla di un tipo molto particolare e discusso di multinazionale: il mercato finanziario in tutta la sua complessità. La Grande Recessione e la pandemia ci hanno insegnato che il potere dei mercati finanziari lasciati liberi di autoregolarsi è destinato a franare e a creare gravi esternalità sociali.

E propone di contro un’analisi in cui il ruolo di Stato, banche centrali e mercati finanziari come fattori dell’efficienza economica in un sistema va bilanciato lasciando spazio alle necessità di tutte le parti in causa.

 

Global financial markets: present and future: l’analisi di Massimo Amato sul governo della finanza.

La complessità del mondo si rafforza anno dopo anno e le grandi dinamiche della politica e dell’economia globale lo testimoniano.

Ma – questo ci ricordano gli autori – anche laddove si parla di grandi potentati economici dotati di influenza politica e sociale non dobbiamo dimenticarci che anche l’economia e la finanza sono plasmate dal fattore umano.

Ed è proprio mettendo l’economia e le imprese al servizio dell’uomo che si potrà capire quanto, in prospettiva, il mondo sarà influenzato dal potere delle corporations.

 

 

 

La crescita del potere

delle multinazionali.

Volerelaluna.it – Rocco Artifoni – (29-10-2021) – ci dice:

(Centro Nuovo Modello di Sviluppo)

 

Le multinazionali hanno più potere degli Stati nazionali.

La frase può sembrare scontata, ma può risultare vera soltanto se viene documentata.

A questo provvede meritoriamente il Centro Nuovo Modello di Sviluppo coordinato da Francesco Gesualdi, che pubblica da 11 anni un report ‒ ben strutturato anche graficamente ‒ con aggiornamenti sulle 200 più importanti multinazionali a livello planetario.

Analizzando i dati relativi all’anno 2020 emergono aspetti rilevanti. Anzitutto che tra le prime 100 entità economiche mondiali, 30 sono governi di Stati e 70 sono multinazionali.

 Il che dimostra la correttezza della frase iniziale. In questo confronto tra entrate pubbliche e fatturati privati in cima alla classifica ci sono gli USA, seguiti da Cina e Germania.

La Walmart, al primo posto tra le multinazionali, si colloca al 9° posto, precedendo stati come Spagna, Russia, India, Australia e Brasile.

Il 2020 ‒ a causa della pandemia ‒ è stato un anno orribile. Tutti i bilanci degli Stati hanno chiuso con forti deficit.

 Non è accaduto lo stesso alle multinazionali: soltanto 30 tra le prime 200 hanno chiuso in perdita, mentre 170 hanno registrato utili.

Questi dati mostrano con chiarezza da quale parte stia pendendo la bilancia del potere economico e finanziario.

È anche interessante verificare quali siano le multinazionali che hanno avuto una crescita consistente negli ultimi 10 anni.

Anzitutto Amazon che nel 2010 era al 269° posto, cioè fuori dalla classifica dei Top 200 e che l’anno scorso troviamo incredibilmente al 3° posto assoluto.

Notevole anche la performance di Apple, che dal 111° di dieci anni fa è passata al 6° posto nel 2020.

Raggruppando le multinazionali per settori, in base al fatturato il 22% si occupa di commercio e trasporti, il 21% di finanza e assicurazioni, l’11% di energia e petrolio, il 10% di elettronica e computer, l’8% di autoveicoli.

 La prima multinazionale nel settore del commercio è la Walmart con un fatturato di 559 miliardi di dollari.

Nel settore dell’energia il primo posto è occupato dalla China National Petroleum con un fatturato di 284 miliardi.

Tra i costruttori di auto in cima alla classifica si attesta la Toyota Motor con 257 miliardi di dollari.

Il dossier curato dal Centro Nuovo Modello di Sviluppo contiene anche schede di approfondimento sulle multinazionali dei farmaci e dei vaccini, su Amazon, sull’economia dei militari in Egitto e Myanmar, sulla comunicazione dei grandi gruppi che cercano di presentarsi con la faccia pulita di chi ha a cuore le persone, l’ambiente ecc.

Da segnalare la scheda dedicata agli stipendi d’oro nel 2020 dei top manager italiani, pubblici e privati, che non sembrano aver risentito della crisi.

Michael Manley di Stellantis ha ricevuto un compenso di 11,7 milioni, John Elkann di Exor 8,5 milioni, Francesco Starace di Enel 7,5 milioni e Claudio Descalzi di Eni 6,0 milioni.

La media degli stipendi dei top manager delle società quotate alla Borsa di Milano è di circa 2 milioni di euro, cioè 36 volte la retribuzione media degli altri lavoratori di queste società.

Questi dati dovrebbero far riflettere, poiché è evidente che il potere economico privato sta crescendo a discapito dell’interesse pubblico.

In questa prospettiva non risulta fuori luogo quanto scriveva Louis D. Brandeis, membro della Suprema Corte degli Stati Uniti: «Possiamo avere la democrazia o la ricchezza concentrata nelle mani di pochi, ma non possiamo avere entrambe le cose».

(Rocco Artifoni)

 

 

 

I3. IL POTERE DELLE MULTINAZIONALI.

Storiauniversale.it – Redazione – (20-2-2022) – ci dice:

«Possiamo avere la democrazia o la ricchezza concentrata nelle mani di pochi ma non possiamo avere entrambe le cose». (Louis D. Brandeis, giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti).

 

«Nella nostra epoca, i padroni del mondo sono le conglomerate multinazionali, le enormi istituzioni finanziarie, gli imperi commerciali e così via. La vile massima che li guida è: “Tutto per noi e niente per gli altri”». (Noam Chomsky, da Chi sono i padroni del mondo, 2016)

 

Nel gioco della globalizzazione così concepita la fanno da padrone le multinazionali, le quali chiaramente non riguardano solo gli USA.

È innegabile però che nel XX secolo le multinazionali più importanti e potenti abbiano avuto come centro operativo strategico, politico ed economico-finanziario proprio gli USA.

Nonostante una tendenza verso un sempre maggiore multipolarismo il primato statunitense resta confermato anche dai dati più recenti:

nel 2014 nella top 200 delle multinazionali quelle statunitensi sono 61, più di ogni altra nazione, ossia il 33,85% del fatturato complessivo della lista.

Per far capire la dimensione assunta dal fenomeno basti pensare che in una classifica delle prime 100 entità economiche mondiali (in cui gli Stati siano rappresentati in base ai bilanci governativi), 68 sono multinazionali e solo 32 governi.

La multinazionale con il fatturato più grosso, Wal-Mart, fa girare più soldi di paesi come Spagna, India, Australia o Russia. Ne consegue evidentemente un potere politico non indifferente: molte multinazionali hanno fatturati superiori al prodotto interno lordo degli Stati in cui operano e usano il loro potere per condizionare le scelte di governi e parlamenti.

il-potere-delle-multinazionali.

Nel suo libro Confessioni di un sicario dell’economia, John Perkins descrive i metodi usati per corrompere i capi di Stato del Sud del mondo, anche se l’attività di lobby avviene più spesso in forma organizzata per avere più peso.

Alcune delle associazioni create dalle multinazionali appositamente per svolgere attività di lobby politica sono: ERT (European Roundtable of Industrialists), USCIB (United States Council for International Business), ICC (International Chamber of Commerce), TBD (Transatlantic Bussiness Dialogue). Organismi di cui fanno parte Coca-Cola, Procter & Gamble, Danone, Unilever, Fiat e molte altre multinazionali. Cerchiamo di capire meglio come funzioni tale pratica: lo si spiega bene nella sesta edizione del rapporto Top 200.

La crescita del potere delle multinazionali elaborato ormai da diversi anni dal “Centro Nuovo Modello di Sviluppo”:

«Contro il loro interesse, gli Stati si stanno sempre più organizzando per garantire alle multinazionali una posizione giuridica pari alla loro. Segno della loro totale sudditanza al potere economico.

[…] Uno degli accordi che ha fatto scuola è stato il Nafta, trattato stipulato fra Stati Uniti, Messico e Canada ed entrato in vigore il 1° gennaio 1994.

In materia di investimenti prevede perfino l’obbligo per lo stato ospitante di garantire un quadro giuridico interno caratterizzato da stabilità, prevedibilità e coerenza. Un chiaro monito a non cambiare le leggi.

E chi lo fa deve sapere che qualora la nuova norma arrechi danno alle imprese estere impiantate nel paese, queste possono chiedere un indennizzo per il danno subito.

Molti accordi sugli investimenti hanno ripreso questa clausola e il numero di imprese che pretendono un indennizzo per i danni subiti dall’introduzione di nuove leggi è in crescita.

I giudizi possono tenersi in varie sedi internazionali, le parti decidono quale.

Una sede storica è la Banca Mondiale che già nel 1965 aveva istituito l’Icsid (International Center for Settlement of Investment Dispute) un centro per la risoluzione delle controversie sugli investimenti.

Dal 1987 al 2016 i casi giudiziari avviati dalle multinazionali contro gli stati sono stati 696, alcuni dei quali fortemente allarmanti da un punto di vista della sovranità popolare e del bene comune».

In una globalizzazione occidentale -costruita politicamente su misura per gli interessi statunitensi non deve stupire che le 50 più importanti aziende americane detengano all’estero, in paradisi fiscali, oltre 1600 miliardi di dollari, come denuncia l'OXFAM.

 È stato recentemente ricordato dalla stampa statunitense che «le grandi multinazionali spendono all’incirca 2,5 miliardi di dollari l’anno in azioni di lobbying tese non solo a comprare il favore della politica nei confronti di riforme del fisco lasche e pro-business, ma anche il silenzio nei confronti di pratiche controproducenti per il benestare sociale come l’evasione fiscale estera».

Marx ricordava che lo Stato non è altro che il comitato d'affari della borghesia. Quanto detto finora dovrebbe aver chiarito a sufficienza lo strapotere del Capitale negli USA.

Cerchiamo di vedere esempi concreti, casi paradigmatici di settori produttivi chiave della classica economia “secondaria”, cercando di far emergere, attraverso i prossimi capitoli, il collegamento tra le multinazionali e l'imperialismo militar-politico statunitense, ben vivo tutt'oggi e causa del sottosviluppo di ampie aree del “Terzo Mondo”, oltre che di ricadute sociali e umane “interne”.

 Scegliamo per ora solo alcune multinazionali statunitensi, usando a piene mani la preziosa opera I crimini delle multinazionali di K. Werner & H. Weiss37, ricordando che l'elenco potrebbe essere molto, molto più lungo.

 

 

 

10. NAZISTI AL SERVIZIO

DELLA CIA CONTRO L'URSS.

Storiauniversale.it – Alessandro Pascale – (25-2-2022) ci dice:

 

«Reinhard Gehlen, il generale delle SS che dirigeva la “sezione sovietica” dello spionaggio nazista, fu “arruolato” da Allen Dulles già prima che la guerra finisse. Divenne dapprima magna pars dei “servizi” in Germania federale, quindi passò direttamente negli USA, nella CIA». (Luciano Canfora).

 

Oltre ai fatti raccontati da Pauwels si può aggiungere un ultimo ideale capitolo che conferma episodi già denunciati da vari studiosi, tra cui un Canfora bersagliato di polemiche per aver osato ricordarli in un libro pubblicato per la collana Fare l'Europa: si allude al fatto che gli USA abbiano salvato e messo alle proprie dipendenze centinaia di nazisti con l'obiettivo di continuare la lotta contro il bolscevismo.

A riguardo un libro molto importante è” I segreti del Quarto Reich” (2016) di Guido Caldiron.

Riportiamo alcuni estratti di una bella recensione che ne mette in luce gli aspetti salienti:

«Sul banco degli imputati di Norimberga, però, non sedettero tanti criminali del Terzo Reich: alcuni […] riuscirono a eclissarsi, insieme a centinaia di personaggi minori, grazie agli aiuti ricevuti dalla Croce Rossa Internazionale, dal Vaticano, dai servizi segreti statunitensi (Cic, Oss, Cia) e britannici (MI6). […] La connivenza tra i membri del Terzo Reich e il governo statunitense provocò la sdegnata reazione di Simon Wiesenthal, l’attivista sionista che, nel 1947, creò in Austria un Centro di Documentazione sugli ex nazisti e trascorse la propria vita a ricercarli. […]

Wiesenthal, nel saggio “Giustizia, non vendetta” […] deprecò che molti ex gerarchi nazisti fossero stati “riutilizzati senza difficoltà come agenti della Cia, semplicemente perché erano in grado di sfoggiare l’anticomunismo cui erano stati addestrati sotto Hitler e asserivano di possedere precise conoscenze dell’Est europeo”.

 Caldiron rileva, infatti, come “appena il nemico principale dell’Occidente tornò a essere il comunismo sovietico, […] nazisti e fascisti furono rapidamente dimenticati”.

[…] Il presidente americano Harry Truman, nel marzo 1947, espose la “dottrina del contenimento” nei confronti dell’Urss, che prevedeva l’arruolamento all’interno della Cia e di altri servizi segreti di “un certo numero di criminali di guerra nazisti e fascisti provenienti da ogni parte d’Europa”.

Le attività antisovietiche comprendevano – come sostiene la storica inglese Frances Saunders – “propaganda, guerra economica, azioni dirette preventive incluse il sabotaggio, l’antisabotaggio, le distruzioni e i piani di evacuazione, la sovversione contro Stati ostili con assistenza a movimenti clandestini di resistenza, guerriglia e liberazione”.

[…] Un’altra importante informazione fornita da Caldiron riguarda la cosiddetta operazione “Paperclip”, cioè la fuga di circa 1600 scienziati, ingegneri, medici e tecnici del Terzo Reich, i quali emigrarono negli Usa tra il 1945 e il 1952.

 Secondo la giornalista americana Annie Jacobsen, essi proseguirono “il loro lavoro sugli armamenti al soldo del governo statunitense, sviluppando razzi, mettendo a punto armi biologiche e chimiche e facendo progredire la medicina aeronautica e spaziale”.

Tra gli scienziati coinvolti nell’operazione “Paperclip” ci furono anche alcuni criminali nazisti: Otto Ambros, un chimico che aveva collaborato alla produzione di gas nervini micidiali come il tabun e il sarin; Walter Schreiber, un chirurgo che aveva torturato molti internati del campo di Dachau; Wernher von Braun, un ingegnere e ufficiale delle Ss che aveva progettato i micidiali razzi V2, mietendo migliaia di vittime civili in Gran Bretagna, e che avrebbe poi collaborato alle missioni aerospaziali statunitensi».

Alcuni di questi aspetti sono peraltro stati anticipati addirittura da fonti governative, come ci spiega un articolo del Corriere della Sera del 2010:

«Dopo la sconfitta del Terzo Reich gli Stati Uniti ospitarono più criminali di guerra nazisti di quanto si sospettasse e lo nascosero agli alleati. Ne fecero uso in particolare la Cia, lo spionaggio, e in secondo luogo la Nasa, l’ente spaziale. Lo svela un rapporto del Ministero della giustizia, più precisamente del suo Office of special investigation (Osi) istituito nel ’79, rapporto venuto in possesso del New York Times.

 

Il rapporto, di cui il Ministero della giustizia aveva già consegnato una parte, pesantemente censurata, agli Archivi della sicurezza nazionale, consta di 600 pagine e racconta molte storie. […] i casi più clamorosi di cui parla il rapporto sono quelli di Otto Von Bolschwing e di Arthur Rudolph.

 Bolschwing era il braccio destro di Adolph Eichmann, uno dei massimi architetti dello sterminio degli ebrei, che venne poi catturato dal servizio segreto israeliano in Argentina e processato e condannato a morte in Israele.

Bolschwing si stabilì negli Stati Uniti nel ’54 e fu assunto dalla Cia, che preparò un dossier a suo discarico nell’eventualità che venisse scoperto. L’Osi, che aveva il compito di fare giustizia dei criminali di guerra nazisti, avviò la procedura di estradizione in Germania nell’81.

Bolschwing morì quell’anno.

Rudolph era l’ex direttore della Mittelwerk, la fabbrica del Terzo Reich responsabile della produzione dei razzi V2. Fu portato negli Stati Uniti nel ’45 nel quadro della Operation paperclip, il programma di trasferimento negli Usa degli scienziati nazisti, per lavorare alla produzione di missili.

 Più tardi fu assunto dalla Nasa, che si era già affidata a un suo collega, Von Braun, per il programma spaziale. Anni dopo, la Nasa lo onorò come “il padre del missile Saturno” per le esplorazioni spaziali.

L’Osi accertò che Rudolph aveva impiegato manodopera schiava e cercò di deportarlo.

 Come Bolschwing, lo scienziato morì prima che vi riuscisse. Un terzo caso fu quello di Tscherim Soobzokov, un ex SS che prese la residenza nel New Jersey, e che per motivi mai precisati fu protetto dal Ministero della giustizia.

 I suoi trascorsi divennero pubblici nell’80 ma non fu processato nonostante le proteste delle comunità ebraiche.

Soobzokov venne ucciso in un attentato – una bomba in casa – nell’85 e i suoi assassini non furono mai scoperti. […] il New York Times […] afferma che nei documenti si trovano anche le prove che durante le seconda guerra mondiale la Svizzera comprò dai nazisti oro di ebrei vittime dell’Olocausto.

Questa circostanza fu sempre tenuta nascosta, ma di essa sarebbe stato al corrente il Dipartimento di stato».

Un altro articolo del 2015 riporta sempre sul Corriere21 questa notizia:

nazisti-al-servizio-della-cia-contro-l-urss- Manifesto Sovietico, 1966: «Civiltà, stile americano».

«Oltre venti milioni di dollari spesi dal governo degli Stati Uniti per provvedere ad assistenza di tipo previdenziale di oltre 130 persone sospettate di essere criminali nazisti riusciti comunque a passare indisturbati tra le maglie della burocrazia americana installandosi nel paese, alcuni da diversi decenni.

 Lo rivela un rapporto che verrà diffuso a giorni e di cui l’Associated Press ha preso visione.

Si è giunti a tali conclusioni proprio in seguito ad un’inchiesta dell’Ap che ha innescato le verifiche dell’ente di controllo sulle attività previdenziali con la comparazione di informazioni provenienti da più fonti e da diverse agenzie federali americane, per arrivare a tracciare una “mappa” dai tratti inaspettati con una “utenza” oltre le aspettative di persone che si sospetta abbiano fatto parte delle SS, che si siano macchiati di crimini nazisti o che comunque abbiano partecipato o alle atrocità commesse dal Terzo Reich durante la seconda guerra mondiale: tutti nella lista degli individui che ricevono o hanno ricevuto sussidi e benefit negli Stati Uniti dal febbraio 1962 e fino al gennaio 2015 quando è entrata in vigore il No Social Security for Nazis Act, testo che ha posto fine al pagamento della pensione per quattro specifici casi.

Si tratta quindi di un documento senza precedenti, che non indica nomi e cognomi, ma svela la dimensione di una realtà non così lontana nel tempo ma che spesso sfugge all’osservazione, come l’arrivo negli Stati Uniti di migliaia di ex nazisti - fino a 10mila secondo alcuni calcoli […].

Non è tutto: vi è anche il sospetto che proprio l’“incentivo” previdenziale sia stato in alcune occasioni utilizzato di fatto per espellere, senza sollevare troppa polvere, alcuni degli individui sospettati di essersi macchiati di quei crimini di guerra, offrendo in sostanza la possibilità di mantenere i “sussidi” se lasciavano volontariamente il paese - o se riuscivano a fuggire - prima di essere espulsi.

Il dipartimento di Giustizia respinge l’ipotesi di questa “prassi”, restano tuttavia le cifre che risultano di certo sproporzionate rispetto alla entità del fenomeno così come fino ad ora è stato percepito.

Secondo i documenti analizzati, fino al marzo 1999 erano stati 28 i sospetti criminali nazisti che avevano usufruito in totale di 1,5 milioni di dollari in assistenza previdenziale dopo essere stati rimossi dal suolo americano. Da allora la Ap calcola che la somma è cresciuta in maniera sostanziale».

Sulla stessa notizia c'è un'altra precisazione utile fatta da un altro giornale:

«Secondo l’inchiesta della Ap, durata due anni, tra le persone che hanno ricevuto i benefici della Social Security americana ci sono ufficiali e militari sospettati di essersi macchiati di crimini di guerra.

 La pensione sarebbe stata pagata anche a soldati tedeschi che parteciparono allo sterminio del ghetto di Varsavia dove furono uccisi 13 mila ebrei, e ad un collaboratore dei nazisti che rese possibile l’arresto e l’esecuzione di migliaia di ebrei in Polonia».

 

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