DEEP STATE -STATO PROFONDO.
DEEP STATE -STATO PROFONDO.
Stato
profondo.
It.
Wikipedia.org - l'enciclopedia libera – redazione – (10-10- 2021) – ci dice:
Per
Stato profondo (deep state) si intende a livello politico l'insieme di quegli
organismi, legali o meno, che grazie ai loro poteri economici o militari o
strategici condizionano l'agenda degli obiettivi pubblici, di nascosto e a
prescindere dalle strategie politiche degli Stati del mondo, lontano dagli
occhi dell'opinione pubblica. Detto anche "Stato dentro lo Stato", è
costituito da lobby e reti nascoste, segrete, coperte, di potere in grado di
agire anche contro le pubbliche istituzioni note.
Quando
è affermata senza supporti fattuali, l'esistenza di un governo invisibile
(detto anche Shadow government, cripto-crazia o governo segreto) appartiene ad
una famiglia di teorie della cospirazione basata sull'idea che il potere politico
reale non risieda nei detentori visibili, ma in eminenze grigie: nelle monarchie questo avverrebbe con i “powers behind the throne”, mentre nelle democrazie vi sarebbero potentati privati che esercitano potere dietro le quinte, utilizzando come schermo gli eletti
nelle assemblee rappresentative; lo stesso governo eletto ufficiale sarebbe
sottomesso al governo ombra, che sarebbe il vero potere esecutivo.
Tipologie.
Entità
di questo tipo possono essere per esempio individuate, a seconda dei Paesi, nelle organizzazioni criminali, nelle
lobby economiche, negli organismi religiosi e negli eventuali loro intrecci,
negli organi di Stato, come le forze armate o le autorità pubbliche (agenzie di intelligence, polizia,
polizia segreta, servizi segreti, agenzie amministrative o di sicurezza,
burocrazia governativa).
Uno
Stato profondo può anche consistere in funzionari di carriera che agiscono in
modo non cospiratorio, ma per promuovere i propri interessi.
L'intento di uno Stato profondo può includere
la continuità dello Stato stesso, il mantenimento del lavoro per i suoi membri,
il potere e l'autorità irrobustiti e il perseguimento di obiettivi ideologici
non sempre a cuore all'opinione pubblica.
Può
operare in opposizione all'ordine del giorno dei funzionari eletti,
bilanciando, rallentando e ritraducendo le loro politiche, condizioni e
direttive. Può
anche assumere la forma di enti pubblici o società private che agiscono fuori
dal controllo normativo o governativo.
Storia
Descrizioni
simili si ritrovano già nell'antichità classica. L'espressione greca κράτος ἐν
κράτει (kratos en kratei) è stato successivamente adattata in latino come
imperium in imperio o status in stato o status in statu.
Nel
XVII e XVIII secolo il dibattito politico internazionale sulla separazione tra
Stato e Chiesa spesso ruotava intorno all'idea che, resa globale ossia senza poteri
politici nazionali a cui dar conto, la Chiesa sarebbe divenuta Stato nello
Stato, invadendo e snaturando le prerogative statali.Ernst Fraenkel illustrò la natura ed
il funzionamento della dittatura nazista mediante il concetto di doppia lealtà, con la quale i funzionari pubblici
osservavano la gerarchia formale della statualità e nel contempo quella sostanziale del
Partito nazionalsocialista, nell'ambito di quello che definiva il doppio Stato.
Stati
Uniti.
Negli
Stati Uniti, il termine "stato profondo" è stato usato per descrivere
"un'associazione ibrida di elementi governativi e parti di industria e finanza
di alto livello che è effettivamente in grado di governare gli Stati Uniti
senza riferimento al consenso dei governati espressi attraverso il processo
politico formale”. Le agenzie governative di intelligence, come la CIA e l'FBI, sono state accusate
da elementi dell'amministrazione Donald Trump di tentare di contrastare i suoi
obiettivi politici.
Scrivendo
per il New York Times, l'analista Issandr El Amani ha messo in guardia contro
la "crescente
discordia tra un presidente e la sua gerarchia burocratica", mentre gli analisti della
rubrica The
Interpreter scrivevano:
«Sebbene
lo stato profondo sia talvolta discusso come una cospirazione oscura, aiuta a
pensarlo invece come un conflitto politico tra il leader di una nazione e le
sue istituzioni di governo.»
(Amanda
Taub e Max Fisher, The Interpreter)
Italia.
Il
caso più famoso italiano è quello della doppia fedeltà degli apparati dello
Stato durante la strategia della tensione e nelle attività della loggia
Propaganda Due.
Propaganda
due (meglio nota come P2) era una loggia massonica aderente al Grande Oriente
d'Italia (GOI) che, nel periodo della sua conduzione da parte dell'imprenditore
Licio Gelli, assunse forme deviate rispetto agli statuti della massoneria ed
eversive nei confronti dell'ordinamento giuridico italiano. La P2 fu sospesa
dal GOI il 26 luglio 1976; successivamente, la Commissione parlamentare di
inchiesta sulla loggia massonica P2 sotto la presidenza dell'onorevole Tina
Anselmi concluse il caso P2 denunciando la loggia come una vera e propria
«organizzazione criminale» ed «eversiva».
Fu
sciolta con un'apposita legge, la n. 17 del 25 gennaio 1982.
Il
Deep State statunitense
tra
teorie cospirazioniste
e
controllo del potere.
Orizzontipolitici.it
- Massimiliano Garavalli – (29 Giugno 2021) -ci dice:
Notoriamente
siamo abituati, nelle narrazioni che si ascoltano in Italia, a pensare al Deep
State come qualcosa di “oscuro”, un Governo ombra che manovra le leve del
potere da dietro le quinte.
Lobbies, massoneria e apparati di controllo
che decidono le nostre vite all’infuori del gioco democratico.
Soprattutto
negli Stati Uniti, il concetto di Deep State ha assunto dei contorni
polarizzanti a livello politico: i Repubblicani si servono da anni dell’idea di
Deep State per accusare i Democratici di agire alle spalle del popolo
statunitense impedendo al Gop – Grand Old Party, un termine con cui si definisce il
Partito repubblicano – di esprimere la volontà popolare. Non solo Qanon: anche per i Repubblicani il Partito
democratico sarebbe proprio l’espressione del Deep State, una élite
anti-popolare che fa solo i propri interessi.
Un’idea
che ha attecchito nella base repubblicana anche in virtù dell’ethos tipicamente
statunitense: gli americani nutrono da sempre pulsioni anti-stataliste e
anti-governative (anche se il vento sta cambiando).
L’idea di un mega apparato di controllo ha funzionato
e continua a funzionare molto bene a livello propagandistico. Celebre il caso
delle ultime elezioni presidenziali nel novembre scorso: l’accusa di brogli
portata avanti da Trump e dal Gop muoveva proprio nella direzione di un
j’accuse nei confronti dei Democratici che, tramite il loro controllo degli
apparati, avrebbero ribaltato illegalmente l’esito della votazione.
Già
nel 2016,
all’alba dell’elezione che premiò Donald Trump come Presidente degli Stati
Uniti, una
delle accuse più frequenti ad Hillary Clinton era proprio quella di far parte
dell’establishment contrario all’interesse del popolo (un modo velato, ma non troppo, di
parlare di Deep State).
Cos’è
veramente il Deep State.
Al di
là delle teorie cospirazioniste, cosa intendiamo quando parliamo di “Deep
State”?
Un
fondo di verità nella teoria del “Governo ombra” in effetti c’è, ma solo nel
concetto di mega apparato.
Del
Deep State sono state date più definizioni, ma tutte sono concordi nel dire che
si tratta di un esercito di “civil servants” – 9 milioni a livello federale, il
6% della forza lavoro totale, e 16 milioni se si comprendono anche gli statali
e i locali – i funzionari statali che lavorano nei diversi strati della
burocrazia statunitense.
L’esempio
più eclatante è il Pentagono: con i suoi 3 milioni di dipendenti, è il più
grande datore di lavoro del mondo.
Sono
funzionari che lavorano nelle agenzie di sicurezza federali, come la Cia (Central Intelligence
Agency) o l’Fbi (Federal Bureau of Investigation), come assistenti parlamentari o
nelle commissioni del Congresso, nelle amministrazioni statali che fanno
riferimento al Governo federale, nelle corti di giustizia. In contrasto alla teoria
cospirazionista, il Deep State, pur non operando sempre alla luce del sole, non
è mai stato segreto.
L’origine
del termine Deep State risale in verità ad un contesto extra-statunitense.
Deep State è infatti la traduzione letterale
di derin
devlet, un’espressione
turca che in Turchia indica il governo segreto collegato con i poteri
industriali e finanziari deviati e con le organizzazioni criminali.
È un
termine che viene spesso associato a Paesi autocratici, come l’Egitto e proprio
la Turchia, dove il Deep State in realtà coincide con il Governo nazionale. Per questo motivo l’espressione è
stata criticata negli Stati Uniti in virtù della sua carica negativa.
Negli
Usa l’origine del mega apparato burocratico si fa risalire al 1871, anno in cui
fu introdotta l’idea della creazione di un servizio civile “non-politico”,
proposto da Carl Schurz (un generale di origine tedesca), con l’obiettivo di
far fronte all’enorme mole di leggi, procedure, burocrazia a cui il Governo
federale avrebbe dovuto far fronte negli anni a venire.
Ma
soprattutto, l’idea alla base era quella di dare una visione di lungo periodo alla
politica americana, dal momento che i presidenti rimanevano in carica per 4 o 8
anni. Si trattava altresì di limitare il potere dello stesso presidente: la
creazione di un potere tecnocratico, e quindi svincolato dalle logiche
partitiche interne, doveva essere una garanzia di stabilità. Prima di allora, infatti, gran parte
dei funzionari federali venivano nominati direttamente dal presidente in
carica.
Croce
e delizia degli Stati Uniti.
Se è
vero che l’intuizione si rivelò giusta, perché da lì in poi il Governo federale
avrebbe avuto a che fare con una complessità sempre crescente, da una parte ciò
ha comportato anche un problema non di poco conto per i presidenti americani.
Trump non è stato l’unico a lamentarsi del Deep State, lo fece anche Obama
quando lamentò che il Pentagono lo costrinse ad inviare altre truppe in
Afghanistan, e addirittura Reagan quando disse che il Deep State stava frenando
la battaglia contro i comunisti.
Negli
anni della War
on Terror (guerra
al terrore) dopo l’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre, l’apparato
militare statunitense, la parte più consistente del Deep State, venne
incrementato ulteriormente.
Vennero versati trilioni di dollari nella Homeland
Security (il dipartimento anti-terrorismo), le agenzie di sicurezza aumentarono
fino a diventare 17, e il potere della Cia, dell’Fbi e della Nsa crebbe.
Anche
se Deep State è un termine giudicato spesso fuorviante e intrinsecamente
negativo, esiste quindi un Governo amministrativo (prevalentemente militare)
che coabita con il Governo politico.
Si
tratta di un apparato che non si limita solo a gestire l’impianto burocratico
statunitense, ma che influenza (e spesso determina) gli indirizzi politici del
Paese. In
particolare, lo fa per la politica estera: nel Deep State ci sono migliaia di
giovani praticanti che iniziano quando hanno poco più di 20 anni a lavorare
come assistenti al Congresso o nelle agenzie federali, e che poi vanno avanti
per tutta la vita. Il personale di queste agenzie determina quindi l’arco vitale
delle strategie delle agenzie stesse.
Cia,
Fbi e gli altri apparati federali indirizzano le proprie politiche su orizzonti
temporali di 30-40 anni, più di quello delle amministrazioni presidenziali.
Politiche infatti non sempre convergenti con
quelle dell’esecutivo: in virtù proprio della stabilità che sono deputate a
garantire, devono evitare che il Paese non abbia una strategia di lungo periodo
(che nel caso del cambio di partito alla presidenza potrebbe mutare). La politica estera statunitense
dipende quindi fortemente dalla volontà degli apparati.
Presidente
contro Deep State.
Si è
visto con Trump, quando ha provato ad avvicinarsi alla Russia. Da sempre alla
ricerca di un rapporto più stretto con il Cremlino, l’ex presidente Usa ha
tentato invano di stabilire un punto di contatto con Putin.
Gli
apparati statunitensi, memori ancora della Guerra Fredda con l’Ex Urss, glielo
hanno impedito. Trump è stato il presidente che, soprattutto sul fronte della politica
estera, ha avuto più dissidi con il Deep State.
Le
agenzie federali lo hanno accusato a più riprese di aver indebolito l’alleanza
della NATO, nonché i rapporti con gli alleati asiatici lungo il litorale del
Pacifico, e di aver condotto una battaglia contro la scienza che per gli Stati
Uniti ha sempre rappresentato una frontiera di supremazia geopolitica.
Ora
anche Biden che, nonostante le dichiarazioni al vetriolo riguardo a Putin (lo
ha definito “un assassino”), ha tentato un avvicinamento con la Russia. Una
mossa che converrebbe soprattutto a Mosca, per uscire dall’isolamento e
dall’alleanza improvvisata con la Cina, ma che il Pentagono continua ad
ostacolare.
Sulla
Cina la politica dei presidenti statunitensi converge con la strategia degli
apparati.
Le previsioni dei policy maker americani (e di buona parte degli istituti di
ricerca internazionali) danno la Cina in procinto di sorpassare sul piano della
supremazia geopolitica gli Stati Uniti.
Un
sorpasso che potrebbe avvenire tra molti decenni, ma che pare inevitabile. Sul piano economico dovrebbe già
verificarsi entro il 2030, sul piano politico e tecnologico appare tuttavia
ancora lontano.
Proprio
per l’incombere del rivale cinese, Joe Biden ha colto l’occasione del G7 in
Cornovaglia di inizio giugno per rinsaldare le alleanze con i Paesi Nato in
funzione anti-cinese, per ricucire lo strappo tra Usa ed Unione Europea con Trump
nella precedente amministrazione.
Il
Deep State nel futuro degli Stati Uniti.
Un’indagine
sulle opinioni del popolo americano ha mostrato come la maggioranza creda che
esista un gruppo di ufficiali e funzionari non eletti che influenza
segretamente la politica statunitense, e l’80% crede che le agenzie federali
monitorino le loro vite di nascosto, anche se solo il 27% crede nell’esistenza
del Deep State così come è stato esplicato in questo articolo. Gli Stati Uniti sono il paradosso di
un Paese il cui popolo storicamente è sempre stato avverso al Big Government,
ma che nei fatti possiede il più grande apparato burocratico dell’Occidente.
Un
apparato con cui devono fare i conti tutti i presidenti: anche Joe Biden che,
seppur più allineato alle agenzie governative rispetto a Trump, ha avuto non
poche difficoltà già nei primi giorni di mandato in alcune scelte strategiche,
come il ritardo del ritiro delle truppe dall’Afghanistan.
Gli
apparati sono ciò che ha permesso agli Stati Uniti di governare il mondo negli
ultimi 70 anni, ma anche la più grande sfida della politica, rappresentata dal
Congresso e dall’Esecutivo, nei confronti dell’esercito di tecnocrati e
funzionari presenti nei meandri di ogni aspetto della vita amministrativa
statunitense.
Un
conflitto che è il cuore della democrazia americana:
il Deep State non è solo un grande governo
amministrativo, ma è anche il custode delle garanzie costituzionali
statunitensi.
La
missione dei funzionari, al di là della burocrazia, è la preservazione della
stabilità democratica. Il Deep State, più che una teoria cospirazionista, è il
principale scudo contro potenziali colpi di stato e complotti interni.
“Scontro
Globale”
di
Cosimo Massaro.
Macrolibrarsi.it-
Cosimo Massaro – (25-8-2022) - ci dice:
Per
comprendere al meglio le dinamiche degli eventi che ci circondano, anche in
questo caso, entriamo nel significato profondo della locuzione "Deep
State", oggi di uso quotidiano.
La sua
traduzione letterale è "Stato Profondo". Ma cos'è questo stato
profondo?
Semplicemente
è uno
Stato (decisionale), dentro uno Stato (di facciata), dove si prendono tutte le
decisioni, che in seguito i burattini della storia mettono in atto.
Forse
si tratta di un sistema operativo moderno? Assolutamente no.
Questo
sistema è sempre esistito e ce lo fa notare il citato Honoré de Balzac quando
scriveva: "Vi sono due storie: la storia ufficiale, menzognera, che ci viene
insegnata ad "usum Delphini" e la storia segreta, dove si trovano le
vere cause degli avvenimenti, una storia vergognosa."
Questa
sua frase, ci fa comprendere, che c'è sempre stata una storia apparente, quella
usata appunto ad "usum Delphini". Locuzione latina, che sta a
rappresentare quella "falsa storia' insegnata al "Delfino del
Re", cioè il primogenito del Re di Francia.
Questa
falsa storia di facciata, scritta dai vincitori è oggi ben rappresentata dalla
propaganda quotidiana divulgata dall'informazione ufficiale, che diventerà la
futura "storia" che lasceremo ai posteri, qualora dovessimo perdere
la guerra finale.
Dall'altra
parte, invece, vi è quella "storia vergognosa" dove si decidono le
sorti degli avvenimenti.
Il
lato oscuro.
In
pratica il "Deep State' rappresenta il lato oscuro dell'inconscio profondo
della nostra coscienza collettiva, che fa uscire il peggio a livello sociale.Si
dovrebbe consapevolizzare, l'importanza delle decisioni prese singolarmente,
attraverso la legge universale del libero arbitrio, perché sono in grado di
modificare quella coscienza collettiva, oggi sbilanciata verso le forze oscure
rappresentate dal "Deep State".
Mahatma
Gandhi disse "Sii tu il cambiamento che vuoi vedere nel mondo".
Le
forze oscure, serpeggiando, hanno preso il sopravvento sulla nostra vita
quotidiana, grazie all'opera messa in atto dai suoi centri di potere nascosti,
che hanno lavorato per secoli nell'ombra.
In più
di duemila anni, sono state tante le sette segrete che hanno cospirato per
invertire l'ordine naturale delle cose e per distruggere il messaggio che Gesù
Cristo ha voluto lasciare all'umanità.
Il
Deep State culturalmente cosa rappresenta? Da dove nasce? È il frutto di quale
espressione filosofica?
A
tutte queste domande dobbiamo dare delle risposte se vogliamo veramente capire
cos'è questo stato profondo che sta dominando il mondo. Per consapevolizzare
meglio il tutto, inizierei ad analizzare la filosofia che è alla base del suo
operato e in secondo luogo le organizzazioni che hanno concretizzato i piani del Deep
State per arrivare al raggiungimento del NWO (New World Order).
Cercherò
di sintetizzare duemila anni di storia in alcuni passaggi fondamentali.
Il
pensiero filosofico alla base del Deep State.
Partiamo
da un presupposto contrario per capire meglio. Sicuramente il Deep State ha da
sempre osteggiato fortemente il pensiero cristiano cattolico e il suo messaggio
fondante dell'"Ama il prossimo tuo come te stesso", essendo una élite
dominante, altamente egoistica e incurante del benessere del prossimo.
A
questo punto, basta capire quali sono le filosofie che, in oltre duemila anni
di storia, si sono contrapposte al messaggio cristiano, sposando la pura cultura di Lucifero.
Nella
terza tentazione, il Diavolo mostrò a Cristo tutti i regni del mondo con la loro
gloria e gli disse: "Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi
adorerai". Gesù ovviamente si rifiutò.
Quelle
poche famiglie, che oggi dominano il mondo si sono prostrate a Satana.
Da
questo punto di vista Satana è una persona seria e mantiene sempre le promesse
fatte a fin di male, solo che in cambio ha voluto le loro anime.
La
Moneta di Satana.
Uno
degli strumenti principali che il demonio ha concesso ai suoi adepti, è
appunto, "La Moneta di Satana", cioè quella moneta debito, con la
quale l'élite è riuscita a schiavizzare tutti i popoli del mondo.
Lo
studio della moneta come filo conduttore che ha solcato il tempo, segnando la storia fino ai giorni
nostri, ci permette di avere una prospettiva completamente diversa della storia
che ci hanno fatto sempre studiare sui principali libri di scuola.
È
necessario capire cosa sia la realtà materiale e spirituale della moneta, per
consapevolizzare il valore della vita e di tutto quello che ci accade intorno.
Che
oggi ci siano poche famiglie che dominano tutto il mondo è un dato di fatto, lo negano solo coloro che sono
parte integrante del sistema, i cosiddetti "agenti", per dirla alla
"Matrix" e tutti coloro che vivono la propria vita inconsapevolmente.
Questi
uomini, gli adoratori di Mammona, hanno invertito l'ordine naturale delle cose
insito nel concetto filosofico creazionista, che possiamo sintetizzare in
questi sostanziali punti:
Esiste
un Dio creatore di tutte le cose visibili e invisibili.
Tutta
la creazione è stata messa a disposizione dell'uomo.
L'uomo
ha avuto il compito di gestire il creato con parsimonia e senso di giustizia
secondo i comandamenti di Dio.
La
società cristiana, di conseguenza, in virtù di questi punti fondanti ha preso
la seguente forma:
Sottoposto
al potere di Dio, troviamo il potere morale, rappresentato dagli uomini di
Chiesa, che avevano il compito di infondere i valori cristiani nella società.
Sottoposto
al potere morale, troviamo il potere politico, rappresentato da Re, Regine,
Principi e Imperatori con il compito di legiferare, difendere il proprio
territorio e gestire l'economia per il benessere di tutti.
Sottoposto
al potere politico, troviamo il potere economico, rappresentato dai primi
banchieri e dai ricchi commercianti i quali dovevano operare con parsimonia,
evitando l'usura, altamente condannata e gestire quella primordiale finanza
senza speculazione.
Il
potere dell'economia.
Il
potere economico aveva il dovere morale di utilizzare la moneta nella sua
qualità di strumento, per assolvere solo alla sua funzione di mezzo di scambio
per il pagamento delle merci e dei servizi e non per quello dell'usura. Naturalmente, con questo breve
quadro, non intendo affermare che il mondo antico era perfetto, ma aveva
sicuramente dei valori fondanti, basati sulla cultura cristiana, che nel bene e
nel male, contribuirono a fondare una società affascinante e ricca che ci ha
lasciato tanto, da tutti i punti di vista.
L'inversione
della piramide dei valori culturali, ad oggi è frutto di varie filosofie che
nel tempo hanno preso il sopravvento. Tra questi pensatori, troviamo
sicuramente Friedrich Wilhelm Nietzsche, il quale ci ha voluto
"insegnare", secondo il suo pensiero "nichilista attivo",
che nel mondo occidentale, ormai, "Dio è morto" e che i vecchi valori
tradizionali, sui quali si era costruita l'Europa e l'Occidente, erano ormai
obsoleti, pertanto dovevano essere sostituiti, dalla modernità, dalla scienza e
dalla tecnologia.
Oltre
al nichilismo, un forte impulso al cambiamento sociale è giunto anche dal
"relativismo", un mondo dove tutto è relativo e non esiste più
nessuna Verità.
Pensiero
fortemente criticato anche da Papa Benedetto XVI che affermò: "Avere una fede chiara,
secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo.
Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare ''qua e là da qualsiasi vento
di dottrina'" appare come l'unico atteggiamento all'altezza dei tempi
odierni. Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce
nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le
sue voglie."
Nella
lista delle filosofie contrapposte alla tradizione, troviamo anche il
"Modernismo" nato con l'intento di far adeguare e conciliare le proprie
idee e esigenze, alle fasi di sviluppo del progresso nel tempo in cui si vive.
Da
tale pensiero si sviluppa anche il "Modernismo cattolico", sorto alla
fine del XIX secolo, mirato a conciliare la rivelazione neotestamentaria, con
le correnti filosofiche, sociali e politiche del momento. Tale movimento fu condannato come eretico
da papa Pio X nel 1907.
In
conclusione, aggiungiamo il "Progressismo", estremo difensore e
acceleratore dell'evoluzione della società, pensiero sposato pienamente dalla
"politica
di sinistra", troviamo il "liberismo economico", fondato sul dogma del "dio mercato" (produzione e commercio) dove
l'intervento dello Stato è ammesso soltanto nei casi in cui l'iniziativa
privata non riesce a soddisfare le esigenze della collettività e infine
troviamo l'attuale "neoliberismo economico" che promuove la deregolamentazione e
la libertà di mercato senza nessun limite con la totale esclusione dello Stato.
Dopo
questa brevissima carrellata, dove sono state citate solo alcune delle correnti
filosofiche che hanno maggiormente inciso sulla costituzione della società
moderna, possiamo evidenziare come la piramide dei valori culturali, si sia
oggi invertita rispetto a quella basata sui valori della tradizione.
Oggi
all'apice dei valori moderni, avendo spodestato il Dio creatore dal suo posto,
appunto perché, secondo l'attuale cultura ''Dio è morto", è stato facile
sostituirlo con un altro dio; il dio Mammona.
Un
falso dio, che esalta il ruolo della moneta come strumento usuraio, funzionale
solo all'arricchimento egoistico, utile al raggiungimento dei lussi e dei piaceri
personali, incurante del bene comune. "Nessuno può servire due
padroni, perché o odierà l'uno e amerà l'altro, oppure si affezionerà all'uno e
disprezzerà l'altro. Non potete servire Dio e Mammona" Gesù Cristo (Matteo
6,24-34).
Evidenziamo
i punti sostanziali dell'attuale scala dei valori invertiti della società
moderna.
Al
primo posto troviamo il dio denaro, Mammona, adorato dall'élite al potere.
Al
secondo posto troviamo l'élite.
L'usurocrazia
internazionale apolide, rappresentata da quell'1% della popolazione che domina sul
restante 99% e che impone il suo volere attraverso la sua moneta debito e la
finanza speculativa per raggiungere il dominio sui popoli.
Al
terzo posto troviamo il potere economico, che impone i suoi voleri alla politica dei
vari Stati, attraverso le sue istituzioni sovranazionali come FMI, Banche
Centrali, WTO (Organizzazione mondiale del commercio), Bilderberg, Commissione
Trilaterale, OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e tante altre.
Al
quinto posto troviamo il potere politico, burattini sottoposti al potere
economico monetario e a quello delle istituzioni sovranazionali, che eseguono
direttive funzionali agli interessi dell'élite dominante e non per quelli del
popolo che dovrebbero rappresentare.
Al
sesto posto troviamo i popoli: frutti da spremere come i limoni per gli interessi dei
dominatori.
Dal
Deep State alle
emergenze di massa:
in un
libro la storia e
i
segreti del potere-ombra.
Blog.ilgiornale.it
– Cristiano Puglisi – IL Ghibellino – (13 -5-2022) – ci dice:
(Marco
Pizzuti -Deep State)
Tra le
voci della cosiddetta “contro-informazione” una delle più autorevoli è
sicuramente quella di Marco Pizzuti. Romano, classe 1971, ex ufficiale
dell’esercito, dottore in Legge, conferenziere, scrittore (più di 200mila copie
vendute solo in Italia), ricercatore scientifico e sceneggiatore teatrale, ha
lavorato presso le più prestigiose istituzioni dello Stato (Camera dei
Deputati, Senato della Repubblica e Consiglio di Stato).
(Negli
anni, ha trattato i temi più disparati: dalle omissioni delle lobby
farmaceutiche, alle scoperte “negate” (durante un TEDx Talk a Bologna, nel
2011, ha stabilito il nuovo record mondiale nella trasmissione di corrente
elettrica senza fili direttamente in forma di corrente alternata, senza
l’impiego del sistema wi-tricity, applicando esclusivamente la tecnologia Tesla
di fine ’80), passando per i segreti del sistema finanziario e della
geopolitica.)
Il
saggio “Deep state. I segreti dell’élite finanziarie e delle multinazionali che
controllano i governi”, recentemente pubblicato dalle Edizioni Il Punto d’Incontro
è una sorta di summa di tutte le sue ricerche, che analizza, con un’indagine
che prende le mosse dal passato più remoto, come sia stata possibile la
formazione di un potere finanziario così influente da essere in grado di
indirizzare la politica mondiale attraverso quello “Stato profondo”,
recentemente più volte menzionato dai sostenitori dell’ex presidente Donald
Trump, che governa la prima potenza mondiale: gli Stati Uniti d’America. Ma quando nasce questo “Stato nello
Stato” e quali sono le principali tappe storiche che portano alla sua
costituzione?
“I
grandi protagonisti della storia ufficiale – spiega Pizzuti – sono gli eserciti
e i sovrani a cui fanno da cornice i progressi tecnologici e le trasformazioni
religioso-socioculturali.
Da
questa ricostruzione dei fatti però, manca il vero motore dei grandi eventi
insieme alla storia della scalata al potere della finanza.
Una
storia che è rimasta totalmente avvolta nell’ombra, quasi come se non fosse mai
esistita e che riguarda la millenaria lotta sotterranea dell’aristocrazia del
denaro per la conquista del potere e la sottomissione della politica al suo
volere.
Si tratta di un braccio di ferro che ha
coinciso con l’inizio della civiltà e l’invenzione della finanza.
Gli
scavi archeologici, hanno riportato alla luce migliaia di tavolette sumere del
3.000 a.C. con documenti contabili o amministrativi dai quali è emerso che era
già in uso la tecnica dell’usura insieme a contratti per l’acquisto dei poderi,
concettualmente identici ai moderni titoli ‘future’, il cui prezzo finale era
vincolato all’andamento futuro dei raccolti.
Il
potere degli usurai è poi cresciuto nei millenni come l’acqua quieta che fa
crollare i ponti, arrivando fino al punto di poter decidere la sorte dei regni
e dei loro sovrani rimanendo invisibile dietro ai troni.
Uno
degli esempi più eloquenti, riguarda la vera storia dell’assassinio di Giulio
Cesare, il più rispettato, amato e temuto imperatore di tutti i tempi. Persino
lui infatti, venne sopraffatto dalle trame dei finanzieri che esercitavano un
potere sotterraneo ben maggiore di quello di chi dirigeva gli eserciti.
Cesare
odiava l’usura in quanto lui stessi ne era stato vittima quando dovette
finanziare la campagna di Gallia. Dopo il suo ritorno a Roma quindi, emanò una serie
di leggi con le quali fissò il tasso d’interesse massimo mensile sui prestiti
all’1%, spostò il controllo della zecca dai patrizi allo Stato e stabilì che
quanto pagato dai debitori in eccesso al tasso d’interesse stabilito per legge,
venisse computato nel capitale restituito.
Queste leggi costituivano un attacco mortale contro il
potente ceto usuraio che aveva impoverito vaste fasce di popolazione e suo
figlio adottivo Bruto, era un finanziere avido e senza scrupoli che come
documentato da Cicerone, aveva prestato una enorme somma di denaro all’isola
greca di Salamina al tasso d’interesse del 48%!
Cesare
insomma, non fu assassinato da Bruto e da un gruppo di congiurati il 15 marzo
del 44 a.C. perché aveva tradito gli ideali della Repubblica assumendo i pieni
poteri e la carica di imperatore, bensì per motivi molto meno romantici e assai
più prosaici come soldi e potere.
Per
millenni il braccio di ferro tra potere politico e finanziario è continuato con
vicende alterne fino a quando nel XVIII secolo, i grandi finanzieri apolidi
hanno messo da parte le loro rivalità per unirsi in un unico ‘cartello’
internazionale di super banchieri.
Questo
processo di unione è iniziato con Moses Amschel Rothschild capostipite della
celebre famiglia che ha dato il via ad una serie di matrimoni combinati che
oggi controlla un impero con al vertice della piramide finanziaria mondiale una
casta di persone tutte imparentate tra loro (dai Montefiore ai Rockefeller,
agli Elkann, agli Agnelli ai Warburg e altri).
Tale alleanza ha visto nascere un vero e proprio Stato
negli Stati, ovvero il cosiddetto Stato profondo che persegue propri obiettivi
di dominio (globalizzazione vuol dire infatti concentrazione di tutte le
risorse nelle loro mani) mediante un sistema eterodiretto dalla grande finanza
privata che controlla i governi con il debito, le banche centrali (autonome e
indipendenti dai governi), le borse, le agenzie di rating e i mercati.
Un
esempio in massima sintesi su come la finanza privata controllo anche enti
giuridicamente classificati come pubblici: l’organo decisionale più importante
della Banca d’Italia è l’assemblea dei partecipanti al capitale costituita per
circa il 94% da banche e assicurazioni private.
Il
governatore nominato dal governo invece, ex art.25 dello Statuto ha solo poteri
di rappresentanza della banca verso terzi e può solo emanare proposte di
decisione che per potere avere effetto esecutivo devono essere previamente
approvate dall’assemblea (banche e assicurazioni).
Ciò
crea anche un insanabile conflitto d’interessi tra banca d’Italia che dovrebbe
controllare le banche commerciali e banche commerciali che in realtà
controllano la Banca d’Italia.
Persino
il libero mercato è un’utopia che esiste solo nelle illusorie teorie economiche
liberiste poiché nella realtà dei fatti i soggetti economici dominanti hanno la
forza per imporre le condizioni a loro più favorevoli anche a livello fiscale e
legislativo per pagare meno tasse e ottenere sussidi statali.
Inoltre,
possono agevolmente fagocitare la piccola concorrenza (Amazon docet) o
provocare crisi in cui a sopravvivere sono solo le loro grandi corporation. Non
a caso durante la pandemia, i 10 uomini più ricchi del mondo come Elon Musk,
Jeff Bezos, Bernard Arnault, Bill Gates, Larry Ellison, Larry Page, Sergey
Brin, Mark Zuckerberg, Steve Ballmer e Warren Buffet hanno raddoppiato le loro
ricchezze mentre i piccoli imprenditori fallivano. Non esiste neppure una reale
divisione tra grandi multinazionali e finanza o tra settore farmaceutico,
automobilistico, dei media mainstream o dell’industria militare, poiché tutti i
pacchetti azionari di maggioranza dei grandi gruppi, fanno capo a fondi
d’investimento e titoli della stessa élite del denaro.
In
queste condizioni i governi sono uffici timbri del deep state che ufficialmente
non esiste.
Nel frattempo però continuano ad arrivare
campanelli d’allarme su cosa è realmente la globalizzazione poiché secondo i
dati ufficiali Oxfam, 23 super paperoni controllare possiedono la ricchezza della
metà della popolazione mondiale e ciò senza tenere conto delle società
prestanome usate per evadere le leggi anti-monopolio”.
Più
volte e spesso impropriamente nella galassia cosiddetta “complottista” si parla
del ruolo della massoneria. Quale è stato davvero e qual è il peso che oggi
riveste?
“Per secoli – continua Pizzuti – la
massoneria è stata una società segreta che è servita al potere finanziario per
organizzare rivolte come la rivoluzione francese e diffondere ideologie tese ad
abbattere il vecchio ordine sociale in cui la nobiltà aveva una posizione di
dominio rispetto alla finanza. Il vero collante e motivo di attrazione della
massoneria, lungi dall’essere gli ideali spirituali, erano le ingenti somme di
denaro che confluivano nelle sue casse per attirare le persone di maggior
spicco della società.
Con
piccoli passi alla volta apparentemente scollegati tra loro, la massoneria ha
guidato le trasformazioni sociali epocali che hanno trasformato la politica e
gli Stati moderni con i loro parlamenti in zerbini dell’alta finanza e dei suoi
mercati. Nell’ultimo secolo, però ha gradualmente perso la sua esclusività a
favore dei énuovi club privati e delle think tank mondialiste dell’elite come
il gruppo Bilderberg, la Commissione Trilaterale, il World Economic Forum di
Klaus Schwab, Il club dei Trenta, l’Aspen Institute ecc., dove si accede solo
per cooptazione (chiamata dai piani alti)”.
Negli
ultimi anni l’umanità ha imparato a convivere con diverse emergenze: dal
terrorismo alla pandemia per giungere, ora, alla guerra. In ambito “complottista” il “Deep
State” è stato spesso tirato in ballo…
“Purtroppo
– è il parere dell’autore del libro Marco Pizzuti – è evidentissimo il ruolo
giocato da una governance globale nel provocare crisi dopo crisi che hanno come
scopo quello di portare la società a un nuovo ordine mondiale di tipo
orwelliano.
Nel
mirino ci sono le nostre libertà, il nostro vecchio tenore di vita e la
proprietà privata che i membri dell’élite riuniti a Davos per il World Economic
Forum di Klaus Schwab hanno deciso di ridimensionare drasticamente.
Per quanto riguarda poi l’origine artificiale della
pandemia abbiamo testimonianze eccellenti come quella di Joseph Tritto,
presidente dell’ordine mondiale dei biologi sulla creazione in laboratorio del
virus.
Senza
contare tutte le prove che riguardano la gestione criminale dell’emergenza tesa
a peggiorare la situazione con protocolli di cura letali come la tachipirina e
la vigile attesa, lockdown dimostrati fallimentari da tutti gli studi
comparativi con i Paesi che non li hanno adottati, gli ostacoli alle autopsie
per ritardare la scoperta delle cure, la messa al bando di queste ultime e la
persecuzione dei medici che praticavano efficacemente le terapie domiciliari
salvando innumerevoli vite.
Poi
l’aumento ingiustificato delle materie prime provocato dall’élite con il
pretesto della ripartenza dell’economia dopo i lockdown e infine la guerra
Ucraina, in cui è stata coinvolta anche l’Italia contro la sua Costituzione e i
suoi interessi nazionali e senza neppure un referendum o un dibattito
parlamentare….
Si
tratta di emergenze continue create ad hoc dall’élite, crisi che come insegnano
l’istituto Tavistock e la shock economy, sfruttano la paura per rendere più
docili le masse, adottare
misure restrittive di controllo sulla popolazione volte a reprimere il dissenso
sul nascere mentre la cricca di Davos capitanata da Klaus Schwab concentra un
potere pressoché assoluto nelle sue mani”.
Far
saltare il banco: come il Deep State
frena
la transizione democratica in Sudan.
Geopolitica.info-
VINCENZO ROMANO – (31/07/2022) – ci dice:
Il
Center for Advanced Defense Studies – C4ADS – ha recentemente pubblicato il
rapporto ‘Breaking the Bank. How Military Control of the Economy obstructs
democracy in Sudan’ che traccia un quadro completo di come un cartello formato da
attori affiliati allo stato stia di fatto bloccando la transizione democratica
in Sudan. Tali
attori costituiscono il deep state del paese, controllando le principali
strutture statali nonché pezzi interi di economia, inclusi conglomerati
agricoli, banche e società di importazione medica.
Il
Deep State sudanese.
Il
Deep State sudanese, secondo la definizione data nel rapporto, è composto da
‘funzionari di grado medio-alto della sicurezza e dei servizi civili che
abusano del sistema statale per mantenere la loro rete di potere economico e
politico. All’interno
di esso vi sono diverse fazioni, tra cui le principali sono le Forze Armate Sudanesi
(Sudanese Armed Forces – SAF), le Forze di Supporto Rapido (Rapid Support
Forces – RSF) e, più recentemente, i comandanti ribelli che combattevano contro
il governo federale sudanese.
In
seguito al colpo di stato del 1989, l’ex-presidente Omar Al-Bashir ha
messo in piedi un sistema di potere nel quale una élite ristretta a lui vicina
ha potuto prosperare, consolidando il proprio controllo nei settori chiave
dell’economia e traducendo il potere economico in influenza politica attraverso
la nomina di funzionari in posizioni chiave della pubblica amministrazione.
Ad oggi il deep state beneficia dei meccanismi stabiliti
durante l’epoca Bashir. Le compagnie petrolifere, per fare un esempio, restano
in mano statale, consentendo alle élite militari di controllare l’afflusso di
capitali stranieri e dirigerlo verso le proprie casse.
Le SAF e RSF possiedono banche, società di
importazione e snodi di trasporto creando monopoli verticalmente integrati che
superano la concorrenza delle imprese civili nazionali.
La
transizione democratica: dalla caduta di Bashir al colpo di stato dell’ottobre 2021.
L’11
aprile del 2019, Omar al-Bashir fu estromesso con un colpo di stato guidato da
alti ufficiali militari che si schierarono con i manifestanti scesi in piazza
contro il regime autoritario. Nell’agosto dello stesso anno, i militari sudanesi
stipularono un accordo di power-sharing con i leader politici civili,
inaugurando così il Civil-Led Transitional Government (CLTG).
Il
mandato del CLTG era la supervisione degli affari di stato fino alle elezioni
politiche e lo smantellamento della rete di potere creata da Bashir attraverso
la creazione del Regime Dismantlement Committee (RDC), un comitato contro la corruzione e il
recupero dei beni composto da rappresentanti di partiti politici, esponenti
militari e dell’intelligence.
L’RDC ha emesso più di cinquecento decisioni
recuperando con successo miliardi di dollari acquisiti illecitamente
dall’establishment del regime Al-Bashir.
Nella
sua fase iniziale, il CLTG ha ricevuto il sostegno dell’élite
politico-militare, facendo registrare progressi sostanziali verso la
democratizzazione del paese. Tuttavia, i conglomerati economici costituiti principalmente
da RSF e SAF sono stati solo parzialmente toccati dalla transizione politica.
Sebbene
le reti del deep state e del precedente regime siano fortemente intrecciate,
l’RDC si è ben guardato dal toccarne gli interessi vitali. Questo ha aperto una
spaccatura pubblica tra i membri dell’RDC, il deep state e le Forze per la
Libertà e il Cambiamento (FFC).
I militari hanno accusato l’RDC di corruzione, mentre
i civili hanno accusato i militari di intromissioni indebite nel mandato
indipendente dell’RDC.
Queste
tensioni sono sfociate, il 25 ottobre 2021, nel colpo di stato militare del
generale Al-Burhan, che ha portato all’arresto del primo ministro Hamdok, della
maggior parte del suo gabinetto e almeno venti membri dell’RDC.
Mentre
i militari hanno citato la corruzione della leadership civile come motivo del
colpo di stato, la ragione profonda ha a che vedere con i tentativi di
smantellamento del sistema di potere politico-economico da parte del RDC.
Il colpo di stato ha rappresentato, nella
sostanza, il punto di arrivo inevitabile di una serie di tensioni latenti tra
la componente civile e quella militare per il controllo e la ripartizione delle
risorse del paese.
Il
ruolo delle imprese controllate dallo stato.
Nel
rapporto è stato mappato l’ecosistema delle imprese controllate dallo Stato
(State-controlled enterprises – SCE) in Sudan per valutare in che modo
l’establishment militare esercita il controllo sull’economia del paese,
identificando 408 imprese controllate dallo stato in settori quali
l’agricoltura, il sistema bancario, l’industria militare e quella delle forniture
mediche.
Una
SCE è definita come ‘un’azienda che ha legami [strutturali] con membri del
governo sudanese e/o del deep state, inclusi SAF, RSF o funzionari
dell’intelligence, e vulnerabile alla manipolazione da parte di tali attori’.
È qui
opportuno menzionare i casi più importanti emersi nel rapporto ovvero quello
della Omdurman National Bank (ONB) e della Khaleej Bank, che le SAF e le RSF
rispettivamente controllano per avere accesso alle reti finanziarie globali.
Secondo il rapporto, le SAF, attraverso una rete di enti di beneficenza
fittizi, possiedono l’86% delle azioni della ONB, mentre la Khaleej Bank è
controllata attraverso joint venture tra le RSF e società facenti capo agli
Emirati Arabi Uniti.
In particolare, dal rapporto emerge che la famiglia
del leader delle RSF Mohamad Hamdan Dagalo, detto ‘Hemeti’, controlli il 28%
delle azioni della Khaleej Bank. Inoltre, nel consiglio di amministrazione
della Zadna International Company for Investment Ltd, un conglomerato agricolo di
proprietà dell’esercito che gestisce programmi di irrigazione e gestione di
appezzamenti di terra, siede il fratello di ‘Hemeti’, Abdel Rahim Dagalo.
Quali
conclusioni?
Il
rapporto arriva così alla formulazione delle seguenti conclusioni. In primis, il controllo dell’economia
da parte di attori civili è un prerequisito fondamentale per la transizione
democratica in Sudan.
Il governo militare sta gradualmente
indebolendo le riforme democratiche fatte approvare dal governo di transizione
civile e rafforzando la posizione dell’establishment nei settori economici
chiave del paese.
Fino a quando questa logica prevarrà, i militari
continueranno a detenere tutto il potere, senza lasciare alcun margine ai
civili.
A tal
proposito, i paesi che cercano di sostenere la democrazia in Sudan hanno gli
strumenti per indebolire l’establishment sudanese in quanto: “Governi, organizzazioni non
governative (ONG) e società private hanno un ruolo nello smantellamento del
deep state del Sudan attraverso sanzioni economiche, riduzione degli aiuti e
una maggiore due diligence sugli investimenti privati”.
Finora,
le azioni dei paesi donatori hanno preso prevalentemente di mira le
organizzazioni governative piuttosto che le reti finanziarie e le imprese
appartenenti al potere militare.
Pertanto,
la comunità internazionale può contrastare il potere dell’élite sudanese e
sostenere la transizione democratica attraverso le seguenti misure: colpire le élite militari del paese e
le loro attività attraverso sanzioni mirate contro imprese economiche a loro
associate; riduzione del rischio per gli investimenti e gli aiuti
internazionali attraverso garanzie che questi siano direttamente canalizzati a
favore della popolazione locale, evitando il supporto a società associate a
SAF, RSF e funzionari pubblici sudanesi; rafforzamento del sostegno alle
organizzazioni civili e ai giornalisti che sostengono la trasparenza e
combattono la corruzione in Sudan.
L’ossessione
del “deep state”.
Starmag.it
- Michele Magno – (12 settembre 2020) – ci dice:
(Il
Bloc Notes di Michele Magno)
Sabato
scorso, a Roma, sono scesi nuovamente in piazza i no-vax e i no-mask per
protestare contro l’imperante “dittatura sanitaria”.
Ancorché
impreziosita dalla presenza di pittoreschi personaggi della cultura e dello
spettacolo, conosciuti soprattutto per le loro risse nei talk show televisivi,
la manifestazione ha tradito le attese dei suoi organizzatori. La sparuta
platea dei partecipanti, tuttavia, ha potuto contare sulla benedizione di
monsignor Carlo Maria Viganò. È il prelato che il 7 giugno ha scritto una lettera a Donald
Trump in cui denunciava la “colossale operazione di ingegneria sociale” che si
celerebbe dietro la pandemia, volta ad asservire l’umanità ai loschi interessi
delle cripto-crazie del deep state (non so se anche per lui, come per i seguaci
di QAnon, dedite alla pedofilia e al satanismo).
Questa
lettera non ha ricevuto l’attenzione che meritava sui giornali, forse perché è
stata considerata come una scontata testimonianza della ben nota ostilità
dell’ex nunzio apostolico a Washington al papato di Jorge Bergoglio. Non è così, o non è solo così. Proviamo
a leggerne insieme alcuni passi significativi:
“Stiamo
assistendo in questi mesi — recita l’incipit — al formarsi di due schieramenti
che definirei biblici: i figli della luce e i figli delle tenebre […]”. Questi
due schieramenti, in quanto biblici, ripropongono la separazione netta tra la
stirpe della Donna e quella del Serpente. Da una parte vi sono quanti, pur con
mille difetti e debolezze, sono animati dal desiderio di compiere il bene,
essere onesti, costituire una famiglia, impegnarsi nel lavoro, dare prosperità
alla Patria, soccorrere i bisognosi e meritare, nell’obbedienza alla Legge di
Dio, il Regno dei Cieli. Dall’altra si trovano coloro che servono sé stessi, non hanno
principi morali, vogliono demolire la famiglia e la Nazione, sfruttare i lavoratori
per arricchirsi indebitamente, fomentare le divisioni intestine e le guerre,
accumulare il potere e il denaro: per costoro l’illusione fallace di un
benessere temporale rivelerà — se non si ravvedono — la tremenda sorte che li
aspetta, lontano da Dio, nella dannazione eterna”.
“Nella
società — prosegue la lettera — convivono queste due realtà contrapposte,
eterne nemiche come eternamente nemici sono Dio e Satana. E pare che i figli
delle tenebre — che identifichiamo facilmente con quel deep state al quale Ella
saggiamente si oppone e che ferocemente le muove guerra anche in questi giorni
— abbiano voluto scoprire le proprie carte, per così dire, mostrando ormai i
propri piani. Erano così certi di aver già tutto sotto controllo, da aver messo
da parte quella circospezione che fino ad oggi aveva almeno in parte celato i
loro veri intenti. Le indagini già in corso sveleranno le vere responsabilità
di chi ha gestito l’emergenza Covid non solo in ambito sanitario, ma anche
politico, economico e mediatico. Scopriremo probabilmente che anche in questa colossale
operazione di ingegneria sociale vi sono persone che hanno deciso le sorti
dell’umanità, arrogandosi il diritto di agire contro la volontà dei cittadini e
dei loro rappresentanti nei governi delle Nazioni”.
E
ancora: “Scopriremo
anche che i moti di questi giorni [dei Black Lives Matter] sono stati provocati
da quanti, vedendo sfumare inesorabilmente il virus e diminuire l’allarme
sociale della pandemia, hanno dovuto necessariamente provocare disordini perché
ad essi seguisse quella repressione che, pur legittima, sarà condannata come
un’ingiustificata aggressione della popolazione. La stessa cosa sta avvenendo
anche in Europa, in perfetta sincronia.
È di
tutta evidenza che il ricorso alle proteste di piazza è strumentale agli scopi di
chi vorrebbe veder eletto, alle prossime presidenziali, una persona che incarni
gli scopi del deep state e che di esso sia espressione fedele e convinta. Non stupirà apprendere, tra qualche
mese, che dietro. gli atti vandalici e le violenze si nascondono ancora una
volta coloro che, nella dissoluzione dell’ordine sociale, sperano di costruire
un mondo senza libertà: ‘Solve et coagula’, insegna l’adagio massonico”.
Qualcuno
potrebbe ironizzare sul linguaggio apocalittico della lettera. Ma c’è poco da
scherzare. Infatti,
l’arcivescovo Viganò è un abile divulgatore di quell’idea del potere che è al
centro delle teorie cospirazioniste di ogni epoca. L’idea cioè che del potere non
vediamo mai il volto, ma soltanto la sua immagine riflessa nello specchio della
storia, della lotta per la sua conquista. Per altro verso, l’idea che il potere
vero stia sempre altrove, sia invisibile e remoto ancorché influentissimo, fa
parte del codice genetico della “sindrome populista”.
Quest’ultima
si basa su due radicate convinzioni: che il popolo sia depositario della
verità e che sia, insieme, vittima dei raggiri della casta dei politicanti. Sul fuoco del populismo soffia poi
la rete, con le crociate contro le élite mondialiste che tessono
incessantemente le loro trame per meglio sottomettere i perdenti della
globalizzazione. Mancano le prove, ma che importa? La loro assenza è la migliore conferma
che il Male agisce di nascosto.
Così
il web, simbolo della modernità, diventa paradossalmente strumento di
resistenza alla modernità, alle innovazioni tecnologiche, alle scoperte
scientifiche, ai progressi della medicina.
C’è
soprattutto un modo per contrastare questi bias cognitivi, come li
chiamerebbero i neuroscienziati: più cultura, più istruzione, più formazione
continua per i giovani e i meno giovani, per chi studia e chi lavora. In un paese che vanta il più alto
numero di analfabeti funzionali in Europa (dati Ocse), non dovrebbe essere
questa una delle principali missioni delle forze laiche e riformiste?
Deep
State & Apparati.
Cristiaminerva.altervista.org
– Cristian Minerva – (20-1-2022) – ci dice:
IL
DEEP STATE È SOLO BUROCRAZIA AMMINISTRATIVA, OPPURE PUO’ ESERCITARE ANCHE
FUNZIONE POLITICA?
Breve inquadramento del DeepState.
Il
DeepState è sostanzialmente lo scheletro dello Stato, ovvero l’insieme degli
apparati che compongono lo Stato, e che imprimono una continuità nella marcia
dello Stato durante l’avvicendamento dei governi.
Cosa
si intende per apparati?
Gli
apparati sono: La magistratura, l’esercito, le forze dell’ordine, i servizi segreti,
ecc.
DARIO
FABBRI (Limes): “Gli apparati in uno Stato funzionante sono essenzialmente quelli che
presentano le ricette che poi dovrà utilizzare la classe politica.”
La
linea di governo quindi scaturisce dall’incontro tra:
– la linea guida portata avanti dagli apparati,
con
– la
linea dell’orientamento politico della classe governante momentaneamente salita
al potere.
LO
STATO NELLO STATO.
Il
Deep State (traduzione: Stato profondo), è il così detto Stato nello Stato.
Come dire:C’è lo Stato presieduto dal Governo
democraticamente eletto dai cittadini per mezzo degli strumenti democratici
convenzionali.
E poi
c’è uno “Stato nello Stato”, fatto dai burocrati, ovvero tutte quelle persone
che ricoprono il proprio incarico all’interno dei vari apparati che compongono
lo Stato medesimo (magistratura, esercito, forze dell’ordine, servizi segreti,
ma anche organi direttivi come ad esempio la Commissione Europea in UE).
I
burocrati sono spesso strettamente interconnessi a Lobby (un esempio
emblematico di questa interconnessione è rappresentato dalla Commissione
Europea: Le Lobby in Europa risiedono infatti direttamente nello stesso palazzo
della Commissione Europea – Lobby).
Quindi
abbiamo che:
Le
lobby condizionano l’operato degli apparati, e gli apparati condizionano
l’operato del governo.
Solitamente
un buon Deep-State che funzioni bene, dovrebbe operare nella direzione
dell’interesse della nazione.
Ovviamente
NON è sempre così.
Ad
esempio in Italia il Deep-State è sempre stato fortemente influenzato dalle
forze estere, e spesso nella direzione opposta a quella dell’interesse
nazionale (se veda ad esempio la vicenda della P2 sottoposta
all’influenza/controllo USA).
Un
esempio contemporaneo di operato visibile di DeepState è il recente scontro che
ha visto il presidente Trump confrontarsi con gli apparati americani (a loro
volta fortemente influenzati dalle Lobby multinazionali private globaliste).
Definizione:
Per
Stato profondo, in inglese ‘deep state’, si intende a livello politico
l’insieme di quegli organismi, legali o meno, che a causa dei loro poteri
economici o militari o strategici condizionano l’agenda degli obiettivi
pubblici dietro e a prescindere delle strategie politiche degli Stati del
mondo, lontano dagli occhi dell’opinione pubblica.
Detto
anche “Stato dentro lo Stato”, è costituito da reti nascoste, segrete, coperte
di potere pubblico.
L’ipotesi
di esistenza di un governo invisibile (detto anche Shadow government, cripto-crazia
o governo segreto) si fonda sostanzialmente sull’idea che il potere politico
reale non risieda nei detentori visibili, ma nelle mani di potentati economici:
nelle monarchie questo avverrebbe con i powers behind the throne, mentre nelle democrazie vi sarebbero potentati
privati che esercitano potere dietro le quinte, utilizzando come schermo gli eletti
nelle assemblee rappresentative.
Lo
stesso governo eletto ufficiale sarebbe sottomesso al governo ombra, che
sarebbe il vero potere esecutivo.
Tipologie
Entità
di questo tipo possono essere per esempio individuate, a seconda dei Paesi,
nelle organizzazioni criminali, nelle lobby economiche, negli organismi
religiosi e negli eventuali loro intrecci, negli organi di Stato, come le forze
armate o le autorità pubbliche (agenzie di intelligence, polizia, polizia
segreta, servizi segreti, agenzie amministrative o di sicurezza, burocrazia
governativa).
Uno
Stato profondo può anche consistere in funzionari di carriera che agiscono in
modo non cospiratorio, ma per promuovere i propri interessi.
L’intento
di uno Stato profondo può includere la continuità dello Stato stesso, il
mantenimento del lavoro per i suoi membri, il potere e l’autorità irrobustiti e
il perseguimento di obiettivi ideologici non sempre a cuore all’opinione
pubblica.
Può
operare in opposizione all’ordine del giorno dei funzionari eletti,
bilanciando, rallentando e ritraducendo le loro politiche, condizioni e
direttive.
Può
anche assumere la forma di enti pubblici o società private che agiscono fuori
dal controllo normativo o governativo.
(Cristian
Minerva)
COSA SONO GLI APPARATI.
GLI
APPARATI STATALI SONO LA PARTE BUROCRATICA DELLO STATO CHE, AL NETTO DELLE
VARIAZIONI POLITICHE, DONA CONTINUITA’ ALLA MACCHINA STATALE.
Il
Deep-State, inteso come entità in ombra che opera per condizionare la vita
politica delle istituzioni può essere suddiviso in 2 sezioni:
– La
sezione degli APPARATI amministrativi veri e propri.
– La
sezione delle ORGANIZZAZIONI di varia natura/matrice (più o meno ufficiali, ma
anche talvolta segrete).
La
sezione delle ORGANIZZAZIONI a sua volta è suddivisa in altre 2 varianti:
–
quella riferita al Deep-State Nazionale.
–
quella riferita al Deep-State Sovra-Nazionale mondialista.
Nel
dettaglio:
1.Esempi
di APPARATI di Stato sono:
– La
magistratura.
– L’esercito.
– La
difesa.
– I
servizi segreti.
– Gli
organi amministrativi dello Stato in genere.
– Le
varie istituzioni/agenzie dello Stato, BancaCentrale in primis.
…per
citare gli apparati salienti.
Negli
Usa gli apparati più rappresentativi sono:
– La National
Security Agency (che include CIA e FBI).
– Il
Pentagono
– Il
dipartimento di Stato
ecc.
Esempi
di ORGANIZZAZIONI di influenza/pressione dello Stato/Stati.
DEEP
STATE NAZIONALE:
– Le
Lobby in genere.
– La
P2 (in Italia).
Ecc.
DEEP
STATE SOVRA-NAZIONALE MONDIALISTA:
– La
Commissione Trilaterale.
– Il
Gruppo Bilderberg.
– Il
Gruppo dei 30.
Ecc.
(Cristian
Minerva)
IL DEEP STATE E’ SOLO BUROCRAZIA
AMMINISTRATIVA, OPPURE PUO’ ESERCITARE ANCHE FUNZIONE POLITICA?
LE
COMPONENTI POLITICHE DELLO STATO SONO ELETTE DAL POPOLO, LE COMPONENTI
BUROCRATICHE DELLO STATO INVECE NO.
C’è la
parte di Stato politica democraticamente eletta dai cittadini tramite elezioni
(quella con incarico temporaneo),e c’è la parte di Stato burocratica che svolge
regolare impiego negli apparati pubblici (quella con incarico permanente).
La
linea guida governativa nazionale scaturisce dal confronto tra le 2 linee sopra
citate.
Dopo
di che:
Quanto
più una delle 2 linee è potente, tanto più questa riuscirà a piegare la linea
guida del paese dalla sua parte.
Domanda:
Ma
qual è la direzione giusta della linea da intraprendere?
Risposta:
La
direzione giusta dovrebbe essere quella dell’interesse nazionale, cioè la linea
che dovrebbe andare a favore della componente maggioritaria della nazione,
quella del così detto 99%.
Il
problema è che gli apparati Statali, nell’assetto istituzionale Neo-Liberista,
siano sempre più collusi/condizionati/influenzati dalle Lobby dei grandi
potentati economici privati, ovvero i gruppi di pressione che difendono gli
interessi della fetta minoritaria della popolazione, quella del così detto 1%.
Ciò fa
sì che la risultante tra le 2 direzioni, tenda sempre di più a propendere verso
gli interessi dell’1% a scapito del 99%.
Le
LOBBY sono considerate, oggi più che mai, uno dei più decisivi organi di
potere.
Le
Lobby sono organizzazioni private che promuovono gli interessi economici delle
società che rappresentano (le multinazionali/corporations che stanno alla base
del “VERO POTERE” appunto) i cui fini sono solo e unicamente di natura
economica/ lucro.
Ebbene,
con la propagazione dell’assetto Neo-Liberista globalista occidentale si è
ottenuto che le Lobby NON solo abbiano aumentato in modo esponenziale il loro
potere di influenza, ma siano addirittura arrivate a presiedere gli organi
istituzionali governativi i quali dovrebbero invece essere rigorosamente
diretti da persone politiche democraticamente elette dai cittadini.
In UE
ad es., le Lobby risiedono direttamente nel palazzo della Commissione-Europea,
ovvero l’organo che dispone dei maggiori poteri, mentre l’organo
democraticamente eletto dai cittadini, cioè il Parlamento Europeo, NON dispone
di pieni poteri.
In “UE”
le lobby (l’1%) hanno più potere di influenza dei cittadini europei (il 99%).
Ci si
rifletta.
(Cristian
Minerva)
DEEP
STATE, STORIA E COSPIRAZIONI
DELLO
STATO DENTRO LO STATO.
Borderlinez.com
– Redazione – (12-9-2022) – ci dice:
Per
Deep State (Stato profondo) si intende a livello politico quell’insieme di
organismi, legali o meno, che grazie al loro potere economico, militare o
semplicemente strategico condizionano per lo più gli obiettivi pubblici. Tutto
ciò viene fatto in maniera nascosta, lontano dagli occhi dell’opinione pubblica
e dalle istituzioni.
Era il
febbraio 2017 quando a poche settimane dall’insediamento del presidente
americano Donald Trump, che cominciano a venir fuori le notizie riguardanti il
leggendario Stato profondo, lo Stato dentro lo Stato chiamato comunemente Deep
State.
Deep
State italiano:
Anche
in Italia, si è già sentito parlare del Deep State, quella sorta di
“istituzione oscura” che ha dire di molti non è altro che un vero e proprio
Governo ombra dentro il Governo che manovra a suo piacimento le redini del
potere rigorosamente dietro le quinte.
Secondo
la teoria del Complotto il Deep State è formato da lobbies massoniche e
specifici apparati di controllo che hanno il potere decisionale sulle nostre
vite a prescindere l’esistenza di quella che dovrebbe essere la democrazia.
Per
fare un esempio lampante, è molto famoso il caso che riguarda le elezioni
presidenziali USA, dove è stata portata avanti l’accusa di brogli secondo la
quale i Democratici, tramite il controllo degli apparati, avrebbero ribaltato
illegalmente l’esito della votazione che riguardava in modo particolare
l’elezione di Donald Trump.
Nel
2016, anno che premiò Donald Trump come Presidente degli Stati Uniti, risuonò
ad esempio l’accusa ad Hillary Clinton
che stabiliva facesse parte proprio di quell’establishment contrario
all’interesse del popolo americano.
Al di
là delle teorie cospirative esiste una possibile sorta di Deep State?
Quando
parliamo di Deep State e al di là di ogni teoria cospirativa, cosa intendiamo?
Esiste un fondo di verità che interessa in primis il sinistro e leggendario
“Governo ombra”?
Se ci
riflettiamo bene, la risposta è decisamente sì! Vi spiego il perché.
L’esempio
più palese in USA è il Pentagono, oggi ha circa 3 milioni di dipendenti,
possiamo considerarlo un organo dove lavora un gran numero di funzionari che
gestiscono agenzie di sicurezza federali, come la Cia (Central Intelligence
Agency) o l’Fbi (Federal Bureau of Investigation).
Come
tutti sappiamo fungono anche come assistenti parlamentari e svolgono
particolari ruoli nelle commissioni del Congresso, nelle amministrazioni
statali, nelle corti di giustizia etc.
Praticamente
senza bisogno di puntare forzatamente al complotto, quando si parla di Pentagono, FBI o
Cia possiamo anche parlare in maniera parallela di Deep State che opera
tranquillamente alla luce del sole e non solo.
Il
Pentagono è l’edificio sede del quartier generale del Dipartimento della difesa
degli Stati Uniti d’America.
Pentagono.
L’FBI (Federal Bureau of Investigation), è
un’agenzia governativa di polizia federale degli Stati Uniti d’America. Ha la
competenza in tutti gli Stati per alcuni reati tra cui l’antiterrorismo, il
crimine organizzato e l’intelligence interna.
La CIA
(Central
Intelligence Agency) è un’agenzia di spionaggio civile del governo federale
degli Stati Uniti d’America, facente parte dell’United States Intelligence
Community, che rivolge le sue attività all’estero.
Deep
State e la Guerra del Terrore.
La
forza del Deep State, raggiunse l’apice negli anni di quella che viene definita
War on
Terror (guerra
al terrore) dopo il grave attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre.
Gli
attentati dell’11 settembre 2001 furono una serie di quattro attacchi suicidi
coordinati compiuti contro obiettivi civili e militari degli Stati Uniti
d’America da un gruppo di terroristi appartenenti all’organizzazione terroristica
Al Qaida.
Gli
attacchi causarono la morte di 2 977 persone (più 19 dirottatori) e il
ferimento di oltre 6 000. Negli anni successivi si verificarono ulteriori
decessi a causa di tumori e malattie respiratorie legate alle conseguenze degli
attacchi.
Per
questi motivi, e per gli ingenti danni infrastrutturali causati, tali eventi
sono spesso considerati dall’opinione pubblica come i più gravi attentati
terroristici dell’età contemporanea.
Attentato
alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001.
In
quel periodo vennero versati trilioni di dollari nella Homeland Security (il
dipartimento anti-terrorismo), le agenzie di sicurezza aumentarono fino a
diventare 17, per non parlare del fatto che il potere della Cia, dell’Fbi e
della Nsa crebbe in dismisura.
Detto
ciò anche se non dovesse esistere un Deep State come descritto da quei
“cattivoni” dei complottisti, una cosa è alquanto sicura, esiste un Governo amministrativo
(prevalentemente militare) che coabita con il Governo politico, questo non si limita solo a gestire l’impianto
burocratico statunitense, ma influenza
anche (e spesso determina) le scelte politiche del Paese.
Donald
Trump contro le agenzie federali.
Per
capire nello specifico il potere delle organizzazioni federali, possiamo
prendere come esempio il caso di Donald Trump, quando ha provato ad avvicinarsi
alla Russia. Trump da sempre, è stato alla ricerca di un rapporto più stretto con il
Cremlino, infatti l’ex presidente Usa ha tentato invano di stabilire un punto
di contatto con Putin.
Sappiamo
tutti quanti che gli apparati statunitensi, “reduci” ancora di quello che è il
ricordo della Guerra Fredda con l’Ex Urss, glielo hanno impedito.
Le
agenzie federali lo hanno accusato a più riprese di aver indebolito l’alleanza
della NATO, per non parlare dei rapporti con gli alleati asiatici lungo il
litorale del Pacifico.
(Una indagine che riguarda le opinioni
del popolo americano, ha mostrato come la maggioranza creda che esista un
gruppo di ufficiali e funzionari non eletti che influenza segretamente la
politica statunitense, e l’80% crede che le agenzie federali monitorino le loro
vite di nascosto.)
QAnon
e il Deep State.
Probabilmente
i maggiori sostenitori del Deep State è l’organizzazione chiamata con il nome
QAnon, un gruppo politico di estrema destra.
I suoi
membri sostengono una teoria considerata complottistica, secondo la quale
esisterebbe un ipotetico Stato occulto dentro lo Stato che avrebbe agito contro
l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump e i suoi sostenitori.
Secondo
QAnon il Deep State (il nome di questo presunto Stato occulto) è corrotto e
colluso, avrebbe reti di pedofilia a livello globale, esercita pratiche
ebraiche e cabale oscure e in linea generale ha l’obiettivo primario di dominare il
Mondo.
QAnon è
nata proprio per questo, scardinare il Deep State per evitare l’occulto
programma del Nuovo ordine Mondiale.
Resta
il fatto, che ufficialmente nessuna delle accuse che sono state diffuse dai
QAnon si è mai dimostrata fondata sui fatti.
Ad
oggi QAnon viene considerata l’organizzazione complottista più inquietante
degli Stati Uniti d’America, con la forte convinzione che dietro a molte figure politiche
democratiche e star di Hollywood si nascondano oscure pratiche e giri di
pedofilia miste a satanismo.
La
Chiesa mediti sulla realtà
dello
'Stato profondo'.
Lanuovabq.it
– Stefano Fontana – (29-11-2021) -ci dice:
Nel
momento in cui appare sempre più evidente uno Stato profondo internazionale che
pilota i governi e le varie emergenze, il favore di tanti nella Chiesa per una
governance globale appare ingenuo. Piuttosto questa realtà di intrecci di
interessi e obiettivi nascosti al pubblico, meriterebbe una seria riflessione.
Si
respira oggi un sentimento persistente che i governi cosiddetti democratici non
sono i reali governanti e che sotto le apparenti forme costituzionali si
installa, o si è già installato, un sistema parallelo che rimane nell’ombra ma
che detiene il potere effettivo dentro ogni Stato e più ancora nelle
organizzazioni sopranazionali e internazionali. Questa è la problematica dello
Stato profondo.
Nel
2016 Mike Lofgren ha pubblicato il libro The Deep State.
The
fall of the Constitution and the rise of a shadow Government [Lo Stato profondo. La caduta della
Costituzione e l’ascesa di un Governo ombra].
Lofgren
aveva lavorato per trent’anni a Washington come consulente per le questioni
budgetarie della Difesa a servizio del Congresso e del Senato.
Nel suo libro egli parla dell’esistenza di uno Stato
profondo che va ben oltre la concentrazione di potere del “complesso
militar-industriale” denunciata da Eisenhower come principale pericolo per la
democrazia americana.
Lofgren cerca di mostrare che Stato profondo
significa che il governo americano è diventato uno spettacolo di marionette e
fornisce particolari di cosa questo abbia significato per Clinton, George W.
Bush e Obama.
Lofgren
spiega così la nozione in questione:
«L’espressione
‘Stato profondo’ venne inventata in Turchia e sarebbe un sistema composto da
elementi di alto livello dentro i servizi di informazione, dell’esercito, della
sicurezza, del sistema giudiziario e del crimine organizzato. Nell’ultimo
romanzo dello scrittore britannico John Le Carré, A delicate Truth, un
personaggio descrive lo Stato profondo come ‘la cerchia sempre più larga di
esperti non governativi provenienti dal mondo delle banche, dell’industria e
del commercio, che sono stati autorizzati ad accedere a informazioni altamente
riservate, non disponibili in questa misura nemmeno a Whitehall e a
Westminster’.
Utilizzo
quindi questa espressione per indicare una associazione ibrida di elementi
del governo e di persone provenienti dagli alti livelli della finanza e
dell’industria e che è effettivamente in grado di governare gli Stati Uniti senza fare
riferimento al consenso dei governati espresso attraverso il processo politico
formale».
Per
Stato profondo si intendono quindi due cose legate tra loro. La prima è un disordine funzionale
dentro la pubblica amministrazione: settori che si autonomizzano come accade
per esempio per la magistratura in Italia; ministeri, polizia, stati maggiori
dell’esercito che frenano o fanno deviare le decisioni del potere centrale; le
reti massoniche, lo spionaggio, la corruzione. Lo Stato profondo sarebbe un
complesso formato da responsabili della diplomazia armata, le grandi compagnie
industriali, i think thanks o i media attraverso i quali esercitare la propria
influenza, assieme al possesso di immense risorse finanziarie.
Dal
disordine funzionale al crimine il passo è però breve e questo è appunto la
seconda cosa che si intende per Stato profondo. Queste filiere e agganci inconfessati
sarebbero uno Stato parallelo, godrebbero di fatto di una definizione di
obiettivi diversi da quelli che sono ufficialmente stabiliti, risponderebbero ad altre regole
etiche e di responsabilità rispetto a quelle previste dal diritto comune. Si
tratterebbe di una ibridazione tra elementi legali e illegali.
Il
regime democratico moderno ha sempre conosciuto un dualismo costitutivo: da un lato l’affermazione della
sovranità popolare esercitata tramite le elezioni, dall’altro il potere reale
di una oligarchia che intende ottenere periodicamente la conferma del proprio
potere grazie alle elezioni, ma è libera per il resto di agire per i propri
interessi più vari.
Finora
però la cosa era rimasta dentro il quadro dello Stato-nazione.
Ora la
situazione è cambiata, come segnala lo stato di emergenza permanente in cui ci
troviamo. Ci
sono grandi somiglianze tra quanto accade nei diversi Paesi “democratici” e in
alcune organizzazioni internazionali e sopranazionali – ONU, OMS, UE – che
conoscono lo stesso tipo di ibridazione constatabile negli Stati che ne sono
membri. È
così nata una superstruttura mondiale, caratterizzata dall’assorbimento della
politica nell’economia.
Se
questa è la nozione di Stato profondo, diventa interessante fare qualche
osservazione a lato. La prima riguarda la democrazia che, già fragile per sua
natura, conosce nello Stato profondo il proprio de profundis.
Ammesso
anche che la nozione di “potere del popolo” sia corretta, lo Stato profondo
corrode alle radici questo concetto. Lo Stato profondo pilota la politica, pilota
le emergenze anche sanitarie, pilota i governi.
La
seconda riguarda il concetto di governance globale, caro anche ad alcuni
documenti della Dottrina sociale della Chiesa che, di fronte allo Stato
profondo, si dimostrano ingenui.
No ad
un governo mondiale ma sì ad una governance globale, si dice. Ma lo Stato profondo dimostra di
potere svolgere molto bene questo ruolo da governance globale. Quindi, meglio andare cauti.
In terzo luogo la posizione attuale della Chiesa
cattolica è troppo sbilanciato a favore delle istituzioni sia statali che sovra-statali
che globali, senza tenere conto però della presenza dello Stato profondo sotto
le loro parvenze presentabili.
Se gli
oratori milanesi
educano
al “gender”.
Lanuovabq.it
– Tommaso Scandroglio – (26-09-2022) – ci dice:
Il
sussidio diffuso dalla Fondazione per gli Oratori Milanesi (FOM) per il nuovo
anno pastorale ignora Cristo, i sacramenti, la vita eterna, e parla invece di identità
di genere e orientamento sessuale. È l'appiattimento totale su categorie psicologiche e
sociologiche dettate dal mondo.
La
Fondazione diocesana per gli Oratori Milanesi (FOM) ha presentato le linee
guida per la formazione degli adolescenti per il nuovo anno pastorale, linee guida che si chiamano
Attraverso.
Al
capitolo “Affettività” il sussidio afferma che l’adolescenza è una fase di
passaggio in cui il ragazzo “sperimenta differenti visioni di sé che lo accompagneranno ad
una maggiore consapevolezza della propria identità, del proprio genere e della
propria capacità di mettersi in relazione con l’altro”. Più avanti si aggiunge: “Quando parliamo di affettività e
sessualità entrano in gioco diverse dimensioni che in passato erano unite tra
loro mentre oggi sono disgiunte: identità biologica, orientamento sessuale,
identità di genere, ruolo di genere. Come io mi definisco rispetto a
queste 4 dimensioni? Si potrebbe iniziare l’anno pastorale riflettendo su
questo tema e invitando gli adolescenti a partecipare ad un weekend di
fraternità per approfondire il tema dell’identità sessuale e della differenza
di genere”. Infine si indica il “codice binario” (il sesso maschile e quello
femminile) come punto di riferimento imprescindibile.
Alcune
considerazioni.
La
prima: la
formazione cristiana dei ragazzi ormai prescinde da Cristo. Ossia non si parla più di Dio, dei
sacramenti, della vita eterna, di Maria, etc. bensì è tutto schiacciato sul
piano psicologico e sociologico. Tra l’altro è una impostazione questa che è vecchia
almeno di mezzo secolo.
Vogliamo
essere innovativi? Torniamo all’antico.
Seconda
considerazione: espressioni come “identità di genere”, “ruolo di genere” e “differenza di
genere” sono espressioni ideologiche, ossia coniate appositamente
dall’ideologia gender per sdoganare un pensiero rivoluzionario anticristiano e
quindi non appartengono e non devono appartenere al lessico del credente. Usare queste parole significa già
accettare tutto il portato culturale rivoluzionario presente in esse.
Terza
considerazione: il sussidio ci spiega che “identità biologica, orientamento sessuale,
identità di genere, ruolo di genere” una volta erano dimensioni tra loro unite,
ma oggi non è più così. Innanzitutto questo è vero per le cosiddette identità
biologica (sesso biologico), identità di genere (percezione di sé come
appartenente al mondo maschile o femminile), e ruolo di genere (assegnazione
sociale del proprio ruolo sessuale). Ossia una volta, nella quasi totalità
dei casi, chi era ad esempio maschio, si sentiva maschio e veniva considerato
come maschio. Oggi accade ancora così nella maggior parte dei casi, anche se le
eccezioni sono aumentate.
L’orientamento
sessuale invece indica un’attrazione verso una persona di un certo sesso e
sicuramente non si identificava con le dimensioni prima citate, ma si distingueva da esse perché
appunto riguarda l’attrazione fisica affettiva e non l’appartenenza sessuale
che comunque è presupposto implicito.
Ma al
di là di queste sottigliezze, la FOM pare andare dietro al mainstream, ossia: ormai queste
suddivisioni sono entrare nella coscienza collettiva e quindi le accettiamo
anche noi.
Non ci
stupiremmo se nel weekend dedicato a queste tematiche si passasse il tempo a
domandare ad un ragazzo se si sente maschio o femmina e se prova attrazione
verso persone dello stesso sesso o di sesso diverso. Domande a cui poi non seguirebbe una
indicazione precisa di cosa la Chiesa insegni a riguardo, perché l’importante è
ascoltare senza fiatare. In breve il problema è questo: vero è che la vulgata corrente impone
queste nuove griglie concettuali, ma il cattolico non le deve far proprie, le
deve criticare alla luce di una sana antropologia.E quindi l’errore è duplice: in primis credere che queste
tematiche siano più importanti di altre quali il peccato, la salvezza e la
santità solo perché il mondo ne parla in continuazione e dunque non ci si può
esimere dal trattarle. Un secondo errore è nel volerle approcciare non secondo
un’antropologia cattolica bensì secondo la concezione propria della teoria del
gender che
poi, vanamente, si cerca di interpretare secondo principi cristiani: il riferimento al codice binario è
già di per sé illuminante.
Ma
anche se si volesse indagare il maschile e il femminile, che lo si faccia come
ha insegnato Giovanni Paolo II nelle sue catechesi sulla teologia del corpo. E dunque, si vuole che il ragazzo si
comporti da uomo? Parlategli dei martiri cristiani che non ebbero paura di dare
la propria vita per Cristo. Istruitelo sulla virtù della fortezza – il vincente trova le soluzioni, il
perdente trova le scuse - del coraggio – non vergognarsi di dirsi e mostrarsi
cristiano in pubblico - della lealtà, su cosa sia la nobiltà d’animo e sul
senso della responsabilità: tenere fede alla parola data, assumersi gli oneri
delle proprie scelte, avere il coraggio di ammettere le proprie colpe, etc. E poi insegnategli a comportarsi da
uomini nel modo di parlare, di scrivere, di vestire, nella scelta dei propri
svaghi, dell’uso del proprio tempo, etc.
Volete
che una ragazza impari ad essere femminile? Parlatele di Maria, dell’eroismo di
una Gianna Beretta Molla, del polso di ferro che avevano le badesse in epoca
medioevale, della bellezza del pudore e della castità, due virtù estremamente
seducenti per i maschietti. E lasciate l’ “identità gender e i codici binari” a chi
schifa tutto questo.
Università
della Calabria, lezione di
Caracciolo
su Deep State:
dall’America
all’Italia.
Calabriaeconomia.it
– Lucio Caracciolo – (10-6-2021) – ci dice:
Il
Deep State, lo Stato profondo, rappresenta la continuità degli interessi
nazionali e non ha molto a che fare con la politica”.
È
questo il passaggio iniziale della lezione del Direttore di “Limes” Lucio
Caracciolo al Master in Intelligence dell’Università della Calabria diretto da
Mario Caligiuri.
“Gli
Stati Profondi – ha detto – presentano una dimensione visibile, costituita dalla
burocrazia e dalle istituzioni, e un’altra invisibile, identificata con l’intelligence
e gli apparati della difesa. Ogni Deep State ha caratteristiche proprie, per esempio in Cina lo Stato, lo
Stato Profondo e il Partito Comunista sono la stessa cosa, così come lo Stato profondo israeliano protegge
gli ebrei di tutto il mondo oppure i Servizi britannici hanno una credibilità superiore
che deriva dal proprio retroterra imperiale”.
“Ci
sono – ha proseguito – fattori comuni, rappresentati dalla garanzia della
continuità dell’amministrazione (patrimonio di competenze quasi sempre
superiori a quello di chi si avvicenda nel ruolo politico), dal carattere
sacrale (sacerdoti delle liturgie dello Stato), dalla malattia professionale
(prigionieri della corporazione con il rischio di non aggiornare le competenze,
applicando ricette vecchie a problemi nuovi), dall’arroganza (tentazione di
condizionare o sostituire il potere politico, vedi in Italia i vari governi dei
tecnici), dall’intelligence (imprescindibile presenza dello stato profondo,
identificando il fondo del fondo)”.
A
quest’ultimo proposito, Caracciolo ha citato il Direttore del SISMI Gianfranco
Battelli: “Mi
sembra fin troppo ovvio che i Servizi debbano operare anche in modo illegale”.
Il
fondatore di “Limes” ha poi citato il “Dialogo sul potere” di Carl Schmitt evidenziando l’importanza
dell’anticamera del Trono che spesso condiziona le decisioni del Trono. Infatti, le scelte del potente
dipendono quasi sempre dal modo con cui vengono filtrate le informazioni che
rappresentano “un mare sconfinato di verità e menzogna, realtà e possibilità,
un corridoio verso la sua anima”.
Caracciolo
ha poi evidenziato che meno forte è la politica e più forte è lo Stato profondo
così come attraverso la Rete sul Deep State sono state proiettate innumerevoli
teorie del complotto.
Ha quindi affrontato il Deep State degli Stati Uniti,
paese leader nel mondo, dove operano, spesso in competizione, diversi Stati
Profondi.
Il più
importante e il più ricco è quello del Pentagono che dispone di 600 miliardi di
dollari, a
fronte di 15/20 miliardi della CIA e di 10/11 del NSA, con 3 milioni e 300 mila
dipendenti, più del resto dell’amministrazione federale statunitense.
“Gli
USA – ha rilevato – sono storicamente una potenza marittima, erede di quella
britannica. Per il
Pentagono la
priorità americana è la Cina, orientando in quella direzione l’attenzione
militare e di intelligence.
Nelle
politiche del Dipartimento di Stato invece l’obiettivo principale è ancora la Russia, storico
avversario della guerra fredda. Anche per la CIA la priorità è ancora il Paese di Putin,
poiché la Cina è considerata in declino, a causa delle fragilità e dei suoi
limiti di sviluppo.
Secondo
il docente,
“gli USA, per manifestare la propria egemonia nel mondo, hanno bisogno di
alleati: i
più affidabili sono i Five Eyes, gruppo di Paesi capeggiato dagli States e
composto da Regno Unito, Canada, Nuova Zelanda e Australia. Con altre Nazioni pure alleate, si
esprime qualche prudenza, come con la Germania, sia per fattori storici e
culturali e sia per il timore che possa diventare una testa di ponte russa o
cinese oppure il fulcro di una rinnovata potenza Europea. Ha proseguito
sostenendo che “lo Stato profondo americano ha delle contraddizioni al suo interno che
per essere risolte hanno necessità di una sintesi politica centrale”.
Ha
quindi ribadito l’enorme dispiegamento dello Stato profondo americano, del
quale fanno parte anche il potere giudiziario, che ha la capacità di orientare
fortemente la politica americana, e anche le grandi compagnie di Silicon
Valley, che gestiscono a livello mondiale internet, inizialmente sviluppato a
livello militare.
In tale ambito ha ribadito che uno dei maggiori temi
con cui l’intelligence si dovrà confrontare saranno inevitabilmente gli
sviluppi dell’intelligenza artificiale.
Caracciolo
ha poi approfondito lo Stato Profondo italiano, precisando che il nostro Paese
è fortemente condizionato dal contesto.
Le sue
analisi sono partite dal 1992, punto di origine della decadenza dello Stato che
attualmente sta esponendo l’Italia a rischi per i quali è attrezzata. “Questa debolezza – ha detto – si
riflette direttamente su tutti gli apparati dello Stato. Infatti nel 1992 è entrato in crisi
il sistema basato sui partiti, che in una qualche misura formavano i quadri
dello Stato, sviluppavano un Cursus honorum interno e promuovevano una
pedagogia politica. Il potere di supplenza di altri poteri, come la magistratura,
ha poco inciso.
La
riforma del titolo V della Costituzione con il decentramento dei poteri ha
peggiorato la situazione, con una cronica difficoltà a stabilire chi deve
effettivamente decidere e con la proliferazione di una legislazione
contraddittoria, incerta e scritta con un linguaggio a volte improbabile.
E la
recente proposta di autonomia differenziata regionale potrebbe rappresentare un
ulteriore decadimento”.
Per
Caracciolo “in Italia il problema principale è rappresentato dalle tendenze
demografiche particolarmente negative, mentre la debolezza della politica ha
consentito ad altri Paesi di acquistare asset strategici nazionali, influenzare
la nostra politica economica e operare sul nostro territorio con le loro
intelligence.
Se la
demografia è declinante e la produttività è piatta mancano le condizioni della
crescita che potrebbe essere rilanciata con l’attrazione di investimenti esteri”.
“Un
altro elemento che contribuisce alle difficoltà attuali – ha proseguito – è l’ideologia del vincolo esterno, che ha avuto tra i sostenitori
Guido Carli, Beniamino Andreatta e Tommaso Padoa Schioppa.
Questa
impostazione parte dall’assunto che il Paese è ingovernabile e che quindi c’è
bisogno di apporti esterni, evidenziando in questo modo le diffidenze delle
tecnocrazie e dello Stato profondo verso le caratteristiche dello Stato
italiano. Si è trattato di una cessione di
sovranità e a volte anche di dignità, come dimostrano la vicenda dell’euro e la
non praticabile previsione costituzionale del pareggio di bilancio”.
Da
tenere conto che attualmente il deficit dello Stato è di 2.300 miliardi di
euro, ossia circa il 132 per cento del nostro Pil.
Per il
docente “una
vicenda esemplare da cui si desume il deficit tecnico di classe politica è
rappresentato dal memorandum relativo alla via della seta, il cui approdo
marittimo in Italia è conteso tra Genova e Trieste. Dacché i nostri
rappresentanti si erano recati in Cina per sottoscriverlo nel novembre del 2018
e nel marzo di quest’anno è annunciata in Italia la visita del presidente
cinese Xi Jinping, ci è stato fatto notare che non è opportuno fare parte della
NATO e poi stipulare accordi con il suo principale avversario rappresentato
dalla Cina, che tra l’altro si sta inserendo nelle grandi reti dei servizi e
nelle telecomunicazioni nazionali”.
Secondo
Caracciolo “abbiamo
purtroppo raggiunto un grado di inconsapevolezza che era in gran parte estraneo
alla prima repubblica e un livello di irresponsabilità che è molto grave in un
Paese con una criminalità organizzata così penetrante. Le classi dirigenti non
si possono formare e sostituire dall’oggi al domani ma il primo passo è
prendere realmente coscienza di dove ci troviamo”.
La “Grande
Trasformazione” sta
procedendo
a Ritmo sostenuto.
Fisicaquantistica.it
- Clementino De Amici – (14 Luglio 2022) – ci dice:
È
ormai molto evidente che la grande trasformazione verso un passaggio dei poteri
dal Deep State alla cosiddetta “Alleanza” sta procedendo a ritmo sostenuto.
Non si
tratta però di un passo indietro del Deep State. Piuttosto del fatto che
l’Alleanza militare mondiale sta infliggendo continui colpi mortali al vecchio
regime dispotico chiamato anche “Cabala”.
In
questa fase stiamo assistendo alla caduta di governi che erano controllati dal
Deep State, di primaria importanza sulla scena mondiale per l’influenza che
avevano a livello globale.
Riportiamo
un breve riassunto dello stato attuale del lavoro di smantellamento. Spicca anche il nome dell’Italia,
che, sebbene sia stata bistrattata da lungo tempo, tuttavia, a livello di
importanza strategica è considerata la “testa” del serpente.
Infatti
qui si trovano le 13 famiglie di origine Fenicia che tenevano sotto scacco tutto
l’andamento delle scelte politiche Italiane e del mondo.
Ma
poi, sempre sul nostro territorio c’è il Vaticano, che pur essendo giuridicamente
un’altra nazione, in realtà è un tutt’uno con la politica e gli affari Italiani
e controlla strettamente tutte le scelte politiche italiane e mondiali. Ed è anche in prima linea per il
riciclaggio di denaro sporco.
Ora è
venuto anche il nostro tempo. Per la liberazione intendo. Perché la rimozione
del governo la dobbiamo salutare come uno degli atti finali prima del grande e
glorioso Evento a cui assisteremo a breve.
Non
dobbiamo però cadere in inganno. La rimozione non vuol dire “si passa a nuove elezioni”
e tutto continua come prima. “Si cambia tutto per non cambiare niente”,
affermava un capo mafia per ripulirsi e rifarsi un look “pulito”. No… non si
tratta di questo. È l’entrata in campo di “Gesara”, che cambia tutto, ma
proprio tutto. Il marcio va estinto e basta.
Per
quanto riguarda la caduta dello Sri Lanka, i piani principali prevedevano di
utilizzare questo paese come campo di test per vedere come un Governo possa
cadere e poi il paese essere riavviato rapidamente attraverso la valuta digitale NESARA/GESARA
sostenuta dall’oro.
In
Libano si stanno svolgendo operazioni militari collegate agli arresti e alla
caduta di generali del Deep State. La mafia khazariana e i governi di Estonia,
Israele, Sri Lanka, Regno Unito e Irlanda sono caduti.
I più
grandi regimi mafiosi Khazariani negli Stati Uniti, in Francia, in Canada e in
Italia sono in corso di smantellamento, grazie a operazioni militari segrete e
vengono portati al collasso.
In
Francia, Macron stava abbandonando la sua posizione quando sono iniziate le
indagini penali su di lui. Il regime statunitense di Biden è in caduta libera
mentre perfino i media mainstream si rivoltano contro di lui. Il Washington Post e il New York
Times stanno attaccando i “liberal Dem Usa” e mettendo in dubbio l’autorità di
Biden e l’intera amministrazione. Le informazioni scandalose trapelate dal
laptop e dal telefono di Hunter Biden hanno colpito la scena mondiale, mentre
MSM News parla apertamente di questi scandali e interroga la Presidenza degli
Stati Uniti a riguardo.
L’Europa
è in pieno collasso a causa del crollo dei mercati e della chiusura delle
piccole banche, mentre i media mainstream iniziano a riferire sulla recessione.
Putin
ha riassunto bene la situazione mondiale dicendo: “È l’inizio del crollo
dell’ordine mondiale in stile americano… è la transizione dall’egocentrismo
americano liberale e globalista a un mondo veramente multipolare”.
Cosa
contraddistingue la fase finale? Più di un fattore certamente. Ma più di ogni
altra cosa è l’“esposizione” a rivestire un’importanza primaria. Ed il perché è facilmente intuibile.
Infatti, in un contesto di persone ancora annebbiate da una propaganda
martellante da parte dei media al soldo della Cabala, è importante
controbilanciare la menzogna con l’esposizione mediatica dei personaggi
corrotti, perlopiù di alto rango e posizione sociale elevata e che vengano
messe in evidenza le loro azioni criminali.
Questo
significa che prima del grande passaggio a Gesara, (la nuova moneta dopo il dollaro
Usa)
ancora più persone avranno visto e compreso da che parte sta la corruzione e
l’inganno.
(Clementino
De Amici- fisicaquantistica.it- t.me/clementino DeAmici)
Così
il “deep state Usa” ha
tramato
contro Trump.
Nicolaporro.it
- Beatrice Nencha – (16 Settembre 2021) – ci dice:
Immaginate
se si scoprisse, un domani, che il generale Figliuolo ha tenuto colloqui
riservati con i capi dell’opposizione, in merito al depotenziamento del premier
Mario Draghi. E se spuntasse, magari da uno scoop di un editorialista politico,
che lo stesso generale era solito tenere riunioni con i capi dell’intelligence
per sabotare le direttive del presidente del Consiglio italiano, arrogando a sé
ogni potere militare e mettendone a conoscenza le potenze straniere. Tutto
questo, nel Belpaese, difficilmente potrebbe accadere. Dato che i militari, dai
tempi del Duce, non hanno più contato molto. Salvo riesumarli, ciclicamente da
parte di qualche penna autorevole, per minacciosi quanto ipotetici golpe di
Stato. Ovvero come spauracchio per forze politiche giudicate troppo
indisciplinate e riottose.
Tradimento,
generale anti-Trump sotto accusa.
Questo
è invece lo scenario che si profila oggi in America. Dove è finito sotto la
graticola – con l’accusa di sedizione e tradimento da parte dei Repubblicani –
il capo di stato maggiore dell’Esercito Mark Alexander Milley.
Il generale viene pesantemente coinvolto nel
nuovo esplosivo libro” Peril”, firmato dal leggendario cronista investigativo
del Watergate Bob Woodward e dal collega Robert Costa.
I due analisti di punta del Washington Post
hanno ascoltato centinaia di fonti della Casa Bianca, del Pentagono, dei
servizi segreti, e hanno ricostruito alcuni dei momenti più convulsi durante il
passaggio di consegne tra l’uscente presidente Donald J. Trump e il suo
successore Joe Biden.
Un passaggio di testimone avvelenato, in cui
Milley avrebbe rivestito un ruolo da king-maker. Ma all’interno di quello che gli
americani chiamano il “deep state”. Lo Stato occulto e parallelo, sinora
riferito, da parte dei media, al solo Trump e al movimento dei suoi seguaci di
Qanon.
Secondo
gli autori del libro, il generale statunitense avrebbe oltrepassato in più
occasioni il suo ruolo, impedendo a Trump di disporre dei codici delle armi
nucleari – sebbene Trump non abbia mai dichiarato di volerle utilizzare – e
accentrando a sé ogni potere strategico.
Secondo
quanto riportato dal sito Usa Today, Milley avrebbe istruito i vertici in
carica al comando centrale militare, nella “war room” del Pentagono, “di non
prendere ordini da nessuno senza il suo coinvolgimento”.
La decisione di accentrare nelle mani del super
generale tutti i poteri operativi miliari sarebbe stata assunta (e quindi
condivisa) durante una serie di vertici top secret tenuti da Milley con alti
dirigenti della Cia, del Pentagono e in due contatti riservati avvenuti con gli
allora leader democratici dell’opposizione, alla Camera e al Senato,
rispettivamente Nancy Pelosi e Chuck Schumer.
Potenziale
golpe.
Ma c’è
di più, e di più grave, nelle pagine del già annunciato bestseller. Sinora agli
americani è stato sempre raccontato che l’unica potenziale insurrezione
(sventata) è stata quella avvenuta il 6 gennaio dentro Capitol Hill, da parte
dei militanti trumpiani e dei suprematisti bianchi.
Se
fosse vero quanto ricostruito da Woodward e Costa, in realtà sarebbe stato il
pluridecorato generale Milley, decano delle forze armate Usa, ad aver messo in
atto un potenziale golpe.
Un
atto di sovversione “effettuato da persone non elette e non responsabili. Se
fosse vero, questo sarebbe un fatto senza precedenti: sarebbe tradimento ed è
un crimine” ha dichiarato il popolare giornalista di Fox News, Tucker Carlson, martedì scorso in prima serata
durante il suo show.
A
gennaio 2021 Milley sarebbe stato pronto anche a rimuovere con la forza dalla
Casa Bianca il presidente Trump, di cui era il più alto consigliere per le
strategie militari, da lui ritenuto “una seria minaccia alla stabilità del
Paese” in quanto aveva messo in discussione la legittimità delle elezioni.
Durante un colloquio tra il generale e Nancy
Pelosi, la portavoce alla Camera gli avrebbe detto testualmente: “Trump è
matto. Sai che è matto… È matto e quello che ha fatto ieri dimostra ancora di
più la sua pazzia”. Replica del generale: “I agree with you on everything”.
“Concordo su tutto”.
USA, I
Democratici e il mainstream
disposti
a rischiare la terza guerra mondiale
con la Russia per vincere i midterm 2022
e mantenere il potere?
Zelensky
è il nuovo idolo da adorare?
Agenparl.eu
– Luigi Camilloni – (17-3-2022) – ci dice:
(AGENPARL)
– Roma, 17 marzo 2022 – I media e i Democratici stanno scatenando il panico
attorno alla crisi in Ucraina che potrebbe portarci direttamente nella terza
guerra mondiale, il tutto nel tentativo di vincere i midterm del 2022 – e
sembra che sempre più repubblicani stanno abboccando a questa trappola.
L’ignoranza
del presente nasce fatalmente dall’incomprensione del passato, afferma con
saggezza Marc Bloch, e quindi diamo un’occhiata al recente periodo come mezzo
per capire cosa sta succedendo.
Cinque
anni fa, tutti nel tentativo di rovesciare un presidente Trump debitamente
eletto, i Democratici, i media e il deep State hanno inventato la bufala della
collusione russa.
Quando
ciò fallì, l’omicidio di George Floyd fu usato come scusa per bruciare e saccheggiare
un numero infinito di città gestite dai Democratici.
Quando
ciò non è riuscito, l’influenza cinese è stata sfruttata per distruggere le
piccole imprese, mettere alla gogna gli elettori di Trump e ostacolare la
crescita dei bambini con l’aiuto delle maschere.
In
tutti e tre i casi, in soli cinque anni, i media e i Democratici hanno
manipolato gli eventi trasformandoli in epoche di neo-maccartismo.
Tanto
per iniziare sono stati introdotti dei test di purezza in grado di separare il
grano dalla gramigna…
Eri
contro Trump o con la Russia che truccava le elezioni negli USA. Hai sostenuto
i terroristi del Black Lives Matter o eri un razzista. O eri disposto a
mascherare i bambini piccoli e distruggere i mezzi di sussistenza degli
scettici sui vaccini e delle piccole imprese, oppure eri un serial killer.
Questi
test di purezza arrivavano con falsi idoli che si dovevano adorare: Robert
Mueller, George Floyd e Anthony Fauci (sotto inchiesta).
Questo
è ciò che accade quando si ha un partito politico incapace di governare.
L’elitarismo del Partito Democratico è costato loro la classe operaia. Inoltre,
quasi ogni città che governano è un centro simile al Terzo Mondo o diretta in
quella direzione. Vogliono bambini mascherati per sempre, prezzi elevati della
benzina, frontiere aperte… E si potrebbe andare avanti a non finire.
Quindi,
nel tentativo di distrarre da quanto sta accadendo negli USA, gli americani
sono stati colpiti da tre ere di neo-maccartismo di seguito, tre il panico
generale, ma il quattro è di gran lunga il più terrificante.
Si
spera che la guerra di Vladimir Putin contro l’Ucraina si concluda con la sua
umiliazione. Ma desiderarlo e approvare sanzioni economiche contro la Russia
non basta.
In un
mondo sano di mente, una guerra che si svolge in un paese che non ha alcun
interesse strategico per gli USA sarebbe la storia numero quattro o cinque,
dopo l’inflazione, i prezzi del gas e la criminalità. Ma invece di concentrarsi
su questioni che contano per gli americani di tutti i giorni, i Democratici e i
loro alleati dei media stanno freneticamente fabbricando il panico intorno
all’Ucraina.
Stavolta
ci è stato dato un nuovo idolo da adorare, il presidente ucraino Volodymyr
Zelensky, e i test di purezza… Stiamo inserendo nella lista nera artisti russi
(compresi quelli morti), stiamo uccidendo un numero infinito di posti di lavoro
russi, stiamo bloccando l’esportazione di medicinali. Mi chiedo ma tutto questo
non è folle? Perché dovremmo farci nemico il popolo russo?
Ma a
quanto pare niente di tutto questo conta.
Ancora
più spaventose sono le crescenti richieste di una no-fly zone sull’Ucraina, un
atto che porterebbe, senza dubbio, a una guerra calda tra Stati Uniti e Russia.
Una
no-fly zone significa che abbatteremo gli aerei russi.
La
disinformazione dei media sulle no-fly zone mescolata a tutta la manipolazione
emotiva intorno alla guerra ha – almeno secondo un sondaggio – ha portato il
74% del paese a favorire una no-fly zone. Esatto: secondo almeno un sondaggio,
il 74 per cento del popolo americano vuole entrare in guerra (vera) con la
Russia. Non i filmati presi dai video game che vengono spacciati per reali.
Il
panico morale ha anche contagiato alcuni membri del GOP che chiedono
un’escalation militare contro la Russia:
“Il
rappresentante degli Stati Uniti Brian Mast, R-Fla., afferma di sostenere
l’imposizione di una no-fly zone sull’Ucraina, nonostante i rischi associati
all’abbattimento degli aerei russi da parte degli Stati Uniti e all’escalation
del conflitto”.
“Maria
Elvira Salazar, (repubblicana) che rappresenta il 27° distretto congressuale
della Florida, ha detto ai giornalisti di aver ‘assolutamente’ sostenuto le
richieste del presidente ucraino Volodymyr Zelensky per una no-fly zone quando
le è stato chiesto mercoledì.’
“Sen.
Roger Wicker (R-Miss.) ha approvato l’idea di creare una no-fly zone
sull’Ucraina durante l’invasione russa del paese dell’Europa orientale, che
diventa ogni giorno più letale mentre le truppe russe mettono d’assedio i
centri abitati”.
Ma il
vincitore su tutti è….
Il
senatore repubblicano della Carolina del Sud Lindsey Graham ha annunciato domenica che avrebbe sostenuto
una no-fly zone applicata dalla NATO sull’Ucraina se Vladimir Putin avesse
usato armi chimiche sui civili lì.
La
scorsa settimana, mentre testimoniava davanti al Senato degli Stati Uniti, il
sottosegretario di Stato Victoria Nuland, un famigerato Deep Stater, ha ammesso
quanto segue:
“L’Ucraina
ha strutture di ricerca biologica che, in effetti, ora siamo piuttosto
preoccupati che le truppe russe possano cercare di ottenere il controllo”. Ma
Nuland ha continuato dicendo che se c’è un attacco chimico o biologico, è certa
al 100% che la Russia sarà responsabile. “È la classica tecnica russa”, ha
detto, “incolpare l’altro ragazzo di ciò che stanno pianificando di fare da
soli”.
Aspetta
un attimo… che mi sta sfuggendo qualcosa…
Tale
affermazione lascia perplessi ed attoniti perché sembra ritornare indietro con
lo stesso odore delle armi di distruzione di massa che ha portato gli USA in
una futile guerra di 20 anni in Iraq…
È
questo il gioco ora? Inizieremo, nolenti o volenti, ad abbattere i jet russi
(cioè, andare in guerra con la Russia) perché siamo certi al 100 per cento che
se si verifica qualche evento biologico, la colpa è della Russia?
I
media e alcuni americani guerrafondai sono così disperati da nascondere il
fatto che l’Ucraina ha davvero queste strutture biologiche che l’ex
rappresentante Tulsi Gabbard (D-HI) è stato accusato come un traditore per aver
sollecitato cautela, per paura che queste strutture fossero “violate o
compromesse inavvertitamente o di proposito”.
E come
la mettiamo sul fatto che con una donazione di $ 59,95, il Daily Beast,
quotidiano di estrema sinistra, ha suggerito che Gabbard è stato ‘comprato da
un “agente russo”.
E poi
c’è nientemeno che il leader repubblicano al Senato degli Stati Uniti, Mitch
McConnell (R-KY), che cerca di aggirare Biden:
Per
quanto riguarda la guerra in corso in Ucraina, mi sembra che il presidente
ritenga che qualsiasi sforzo per aiutare gli ucraini sia potenzialmente
provocatorio per i russi. Guarda, le provocazioni sono già avvenute. La guerra
è in corso.
Dobbiamo
fare tutto il possibile per aiutare i nostri amici ucraini, a parte, come siamo
tutti d’accordo, mettere le truppe americane oltre la linea della NATO.
Sfortunatamente,
l’amministrazione continua a trascinare i piedi. Anche quando fanno la cosa
giusta, la fanno troppo tardi. L’amministrazione deve ricevere il messaggio di
cui abbiamo bisogno per aiutare gli ucraini in ogni modo possibile.
In
alternativa, i Democratici e i media stanno facendo pressioni su Biden per
aggirare i repubblicani, per usare il panico per dipingere il GOP come debole
nei confronti dell’Ucraina. Ciò non significherebbe solo che i Democratici e
Biden dovrebbero intensificare la propria retorica e guerrafondaia, ma
aumenterebbe anche quella del GOP:
“’Siamo
Zelenskyj Democratici. E i repubblicani di Putin sarebbero il mio adesivo per
paraurti”,
ha detto mercoledì in un’intervista il presidente del Comitato per la campagna
del Congresso democratico, il rappresentante Sean Patrick Maloney (DN.Y.).
La
riluttanza di Biden a combattere con più forza gli attacchi repubblicani
riflette sia il timore che la situazione in Ucraina possa degenerare
ulteriormente, sia uno sforzo per ridurre al minimo lo svolgimento della
politica interna nelle delicate questioni degli affari esteri.
Ma
quale è la conclusione, la dura verità?
In
primis, il fatto che ciò che la Russia sta facendo all’Ucraina costituisca
un’atrocità non è sufficiente per giustificare la guerra o rischiare la guerra.
Secondo,
l’Ucraina non è un problema prioritario per gli USA, e se questo panico
fabbricato ad hoc infetta ancora la loro politica e decidono di farne un loro
problema, ciò significherebbe che sono stati manipolati per rischiare la terza
guerra mondiale senza una ragione valida.
Terzo,
che tutta questa febbre di guerra riguarda una cosa sola: salvare i Democratici
dall’oblio nel midterm del 2022.
In
altre parole per gli americani se l’Ucraina sconfigge la Russia, evviva. Se
l’Ucraina cadesse in Russia, sarebbe un peccato, ma non è un loro problema.
L’unica
cosa che attualmente gli americani sono in vigile attesa è che non intendono
sottovalutare la volontà dei media e del Partito Democratico di fare tutto il
possibile per proteggere il loro potere.
Forse
per i Democratici, la terza guerra mondiale vale la pena se significa mantenere
il potere.
2016-2020
(?): LA GUERRA SOTTERRANEA
TRA
TRUMP E IL “DEEP STATE”.
PROMEMORIA
PER JOE BIDEN.
Iari.site
- Vito Fatuzzo – (18 Dicembre 2020) – ci dice:
Nell’accademia
politologica, il termine “Deep State” trae origine dallo Stato profondo turco
(Derin Devlet), per indicare la fazione secolarista kemalista dell’esercito,
della polizia, delle burocrazie e dei tribunali che si opponeva all’Islam
politico locale.
Il
termine “Stato profondo” è stato generalmente applicato a sistemi istituzionali
di tipo autoritario, come il Mukhabarat egiziano – l’efferato sistema di
intelligence e sicurezza interna del Cairo – o i silovikirussi, gli ex
esponenti del KGB e dei servizi di sicurezza ascesi in politica, oggi
rappresentati da un loro figlio, Vladimir Putin, al vertice dello Stato. Ma
esso può essere certamente esteso, seppur con le adeguate differenze in termini
di finalità e modalità d’azione, anche ai sistemi costituzionali
liberaldemocratici. Ogni grande, media e piccola potenza ne dispone – si pensi
al Civil Service britannico e alla burocrazia “sacrale” giapponese.
Negli
ultimi anni il concetto è divenuto di pubblico dominio, essendo stato
strumentalizzato ed utilizzato in modo spregiativo da Trump, da alcuni
esponenti paleocon come Pat Buchanan e Alex Jones, da siti espressione dell’Alt
Rightcome Breitbart News, per descrivere quei settori delle burocrazie statali
(come la Cia, il Fbi, il Dipartimento di Giustizia – DoJ) legati alle ultime
Amministrazioni democratiche, i Big Tech californiani e i media mainstream
delle coste, che avrebbero colluso contro il Presidente, persino progettandone
l’assassinio, per ribaltarne l’elezione, ostacolarne il riavvicinamento alla
Russia e minarne l’agenda politica, basata su una retorica anti-establishment e
su una promessa di decentramento di potere da Washington D.C. al popolo
dell’America profonda.
Sino
al delirio escatologico di teorie del complotto, come QAnon, nata sul web
nell’ottobre 2017 e diffusasi a livello pandemico in parallelo al cammino di
Sars-Cov-2. Secondo i suoi seguaci esisterebbe una Cabala internazionalista
pluto-massonica che governa il mondo, dedita alla pedofilia, al cannibalismo,
alla corruzione e al traffico di droga e composta da esponenti del Deep State (Pentagono,
Cia, Fbi), dell’alta finanza (da George Soros in giù), della Silicon Valley, di
Hollywood, dei grandi network mediatici e da politici – democratici e
repubblicani – anti-trumpiani (da Hillary Clinton a Barack Obama sino a John
McCain), contro la cui “dittatura mondiale” Trump, sostenuto e protetto dalle
“forze del bene” – il popolo, le Forze Armate e i reparti dell’intelligence
militare e dalla Nsa, scese in campo nel 2016 per lottare contro le “forze del
male” – i cabalisti, imprigionarli, compiendo così la catarsi e salvando
l’umanità dall’apocalisse nel giorno del “Grande Risveglio”.
Frequentemente,
lo Stato profondo americano è stato identificato con quel ”complesso
militare-industriale”, per usare la famosa espressione del Presidente Dwight Eisenhower,
che secondo Mike Lofgren, ex funzionario della Casa Bianca, sarebbe stato
concepito, nel passaggio tra le fasi finali del secondo conflitto mondiale e la
nascente Guerra Fredda, con il Progetto Manhattan per la costruzione della
bomba atomica, elaborato da scienziati e militari nella massima segretezza e
nel sincretismo tra Stato e Tékhnē. Michael Glennon, professore di diritto
internazionale alla Tufts University, lo ha raffigurato in un “doppio governo”.
Il
primo, visibile, rappresentato dalle istituzioni plasmate dai padri fondatori
(Presidente, Congresso, tribunali). Il secondo, stealth, costituito dalle
strutture di sicurezza nazionale che plasmano la direzione generale della
politica estera e sulle quali il controllo sostanziale del Presidente è
piuttosto sfumato.
L’idea
di un governo parallelo, segreto e potentissimo è affascinante, ma anche
abbastanza lontana dalla realtà.
Lo
Stato profondo, altro non è che l’insieme di funzionari di carriera, come tali
privi di vincoli elettorali, che operano al di sotto dei vertici ministeriali
di nomina politica soggetti a spoil system e che lavorano per gli apparati di
sicurezza nazionale (militari, diplomatici, Intelligence Community e forze
dell’ordine) e per le tecnocrazie amministrative (Dipartimento del Tesoro,
Dipartimento del Commercio, ecc.). Cui si aggiunge la pletora di lobbisti,
analisti di think tank, collaboratori, mercenari e consulenti esterni privati
ingaggiati a contratto (contractors) e legati al governo attraverso il c.d.
meccanismo di “porte girevoli”.
Deputati
a garantire il normale e quotidiano funzionamento del potere esecutivo e la
continuità di lungo periodo delle sue politiche, a prescindere dalle
contingenze elettorali e dal colore politico dell’Amministrazione al potere,
bilanciando le spinte popolari dal basso e il potere presidenziale dall’alto.
Attuando,
influenzando, manipolando, ritardando ed anche ostacolando attivamente o resistendo passivamente alle policies
del decisore politico democraticamente eletto, qualora gli interessi politici,
espressione della volontà popolare, entrino in conflitto con gli interessi
nazionali e con la strategia geopolitica del paese.
Un
moloch composto da milioni di persone che ha conosciuto uno sviluppo
ipertrofico connesso all’aumento delle funzioni e delle competenze esecutive
che la potenza americana andava acquisendo parallelamente alla sua espansione
imperiale. Sino a divenire burocrazia dalla giurisdizione e dalla mentalità
universale.
Talmente
vasta da essere descritta come la più “seria minaccia per la sicurezza degli
Usa” da Donald Rumsfled, ex Segretario alla Difesa di G.W. Bush. Gli Usa
dispongono della struttura governativa più grande del pianeta. Quanto avrebbe
sicuramente allarmato i framers, come Madison e Washington, profondamente
diffidenti da tutto ciò che risuonasse come statalista, sostenitori di una
“Repubblica leggera”, contrari ad un Big Government considerato pericoloso per
la libertà individuale.
Un’architettura
di potere contro la quale qualsiasi Presidente che intendesse perseguire agende
politiche e tattiche non in linea con la strategia del paese è destinato a
cedere.
Ciò
non vuol dire che gli apparati determinino unilateralmente la politica estera
della superpotenza.
Questa, infatti, è il frutto di un articolato processo
decisionale inter-agenzia che coinvolge Congresso (potere ideologico e di
borsa), Casa Bianca (potere di indirizzo) e burocrazie strategiche (Pentagono,
Dipartimento di Stato – DoS, Cia, Nsa, ecc.), con un ruolo di mediazione
esercitato dal National Security Council (Nsc).
L’espressione
“Stato profondo” rischia, inoltre, di portare fuori strada, in quanto arriva a
“reificare” lo Stato presumendo che la miriade di dipartimenti ed agenzie che
lo compongono agiscano sotto una direzione centrale, come un blocco unitario.
Non
tenendo conto di come esistano diverse fazioni in lotta fra loro, anche per
bieche questioni di potere, di influenza e di risorse. Di come le varie
strutture siano portatrici di interessi e di visioni diverse, persino opposte,
sulla postura del paese all’estero, sulla scala gerarchica delle minacce
strategiche che lo riguardano e sulle soluzioni tattiche da predisporre per
affrontare quest’ultime.
Ad
esempio, se per Foggy Bottom e per Langley l’Europa resta il primario teatro
geostrategico del globo perché è ancora la Russia il nemico principale della
superpotenza, da contenere militarmente e diplomaticamente, per il Pentagono,
oggi, la minaccia strategica numero uno è la Cina, cui impedire di trasformarsi
in potenza marittima. Da qui la necessità di un ribilanciamento di forze verso
l’asse Indo-Pacifico.
Gli
scontri tra Casa Bianca e burocrazie statali non sono poi una novità assoluta
dell’Amministrazione Trump.
Anche
se negli ultimi 4 anni l’attrito tra potere politico e burocrazie ha raggiunto
inauditi livelli di intensità. Perché estremo era lo iato tra la visione di politica estera,
nazionalista e protezionista (America First), del Presidente e quella liberale, imperiale,
dell’establishment di politica estera e sicurezza nazionale.
Trump,
figlio di una parte dell’oligarchia newyorkese in battaglia con altri gruppi di
potere, è stato, al contempo, uno strumento, un “prodotto e un bersaglio dello
Stato profondo”.
Gli
apparati ne hanno sposato le iniziative ritenute in linea con i propositi
strategici della superpotenza. Ne hanno sostenuto l’assedio a tutto campo alla
Cina e la “massima pressione” su Iran e Venezuela. Il DoS ne ha sposato
l’approccio bastone-carota sulla Corea del Nord e il rafforzamento dell’asse
arabo-israeliano in Medio Oriente. La Cia ha apprezzato il rafforzamento delle
alleanze indo-pacifiche (Australia, India, Giappone) e l’atteggiamento
minaccioso verso Berlino.
Allo
stesso tempo, gli apparati ne hanno limitato il progetto “eversivo” di
smantellare l’impero per tornare Repubblica convenzionale. Quanto promesso da Trump alla classe
media impoverita dalla globalizzazione, ovvero dalla stessa sovraesposizione
imperiale del paese, per alleviarne la radicata sofferenza, materiale e
psicologica.
Il
Pentagono ha costantemente annacquato i ritiri di truppe – dall’Afghanistan
alla Germania – ripetutamente annunciati dal presidente.
La
Cia, l’Fbi e il DoJ hanno avviato una campagna legale “preventiva” contro Trump
e i membri del suo entourage per delegittimarne l’elezione, al fine di
indebolirlo politicamente e tenerlo sotto scacco. Per scongiurare qualsiasi
entente con il Cremlino.
Questo
era lo scopo del “Russiaprobe” – l’indagine avviata dall’Fbi e scaturita nel rapporto del
procuratore speciale Mueller sull’interferenza elettorale russa ai danni del
Comitato Nazionale Democratico di Hillary Clinton e sulle presunte collusioni
con funzionari russi di esponenti del team Trump – e del “Kievgate” – l’indagine sulle pressioni
esercitate da Trump e da suoi collaboratori sul governo ucraino affinché
avviasse indagini su Hunter Biden per danneggiare politicamente il padre Joe,
minacciando, in caso contrario, la sospensione degli aiuti militari e che
costerà al tycoon la richiesta di impeachment, poi respinta dal Senato
repubblicano.
La
Casa Bianca ha reagito a quest’offensiva, provando ad acquisire il controllo
sulle strutture federali per paralizzare le azioni degli apparati. Scegliendo
lealisti di orientamento conservatore, ospiti fissi di Fox News, al posto di
funzionari nominati dai democratici Obama e Clinton, licenziati ovvero
beneficiati con il più classico promoveatur ut amoveatur.
Si è
presentato alla propria base elettorale come vittima di una caccia alle streghe
ordita dal sistema di potere washingtoniano per delegittimare quest’ultimo e
screditarlo agli occhi dell’opinione pubblica.
Joe
Biden è consapevole di dover ottenere il consenso degli apparati per centrare
la propria agenda.
Con le
sue prime nomine di Gabinetto – che il Senato dovrà confermare o respingere –
ha segnalato la volontà di una distensione, selezionando uomini come Antony
Blinken e Jake Sullivan, provenienti dal tradizionale establishment
internazionalista, legato alle burocrazie federali, per rendere meno
imprevedibile la politica estera americana agli occhi di alleati e partner.
Il
prepotere. Le forme
del
deep state italiano.
Lavocedelpatriota.it
- Emanuele Merlino – (12 Maggio 2021) ci dice:
In
questi anni strutture sovranazionali formalmente non politiche sono riuscite ad
effettuare sconvolgimenti politico-economici di portata enorme, aggirando
parlamenti e governi nazionali.
Esiste un deep state in Italia? La risposta è
sì.
Almeno secondo Flaminia Camilletti,
giornalista freelance e autrice de “Il prepotere. Le forme del deep state
italiano” pubblicato da Eclettica edizioni. Un volume fondamentale per capire
quali sono i motivi dell’immobilizzazione italiana degli ultimi venti anni.
Questo
libro infatti si offre come uno spunto di riflessione sul modo in cui agisce il
deep state in Italia.
Il
prepotere composto dalle élites sovra-statali e dai poteri oligarchici è
riuscito a infiltrarsi in tutti i settori strategici più importanti d’Italia:
dalla finanza, alla stampa, dalle infrastrutture, alla sanità per arrivare alla
politica.
Le teorie di pensatori come Noam Chomsky, Joseph
Stiglitz, Paul Krugman, Joseph Nye, Ezra Pound, Olivier Blanchard, Giulio
Tremonti, Antonella Stirati, Guido Rossi, e molti altri, sono perfettamente
osservabili nella realtà dei nostri dossier più recenti e tramite i loro studi
Flaminia Camilletti riesce a collegare i puntini di temi apparentemente slegati
tra loro.
Come
scrive sul suo libro “Levando sovranità agli Stati nazionali si è dato libero sfogo
ai mercati finanziari di far man bassa nelle Nazioni, imponendo la progressiva
scomparsa del ceto medio e l’annullamento quasi completo della spesa pubblica
grazie a politici deboli e compiacenti.
Si è dichiarata
guerra prima al welfare state e poi ai ceti medi e lo si fa ponendo i diritti
civili al di sopra di quelli sociali, spostando l’attenzione dai problemi
di tutti sui problemi di pochi, creando una guerra tra poveri che non può che giovare
gli interessi privati delle oligarchie.”
La
prefazione è stata scritta da Camilla Conti, giornalista de La Verità che si è
occupata del caos vaccini di questi mesi e negli anni soprattutto di crisi
bancarie, specialmente Mps.
“Siena
e la sua banca, che hanno scritto uno dei capitoli cruciali della storia del
sistema finanziario italiano negli ultimi venti anni, rappresentano
perfettamente il lato più oscuro e perverso del deep state e del potere funesto
di alcuni oligarchi”.
Questo tema si presenta perfettamente attuale se si
pensa al dibattito gonfiato sui temi del ddl Zan nei giorni in cui si
consegnava il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza italiano.
Il
modello Italia è ancora tutto da costruire, abbandonare l’emulazione estera e
puntare sulle proprie specificità è l’unica strada da percorrere, ma per fare
questo ci vogliono politica e rappresentanza. Ed è qui che si inserisce bene il
punto di vista politico di Carlo Fidanza, capo delegazione di Fratelli d’Italia
al Parlamento Europeo e autore della postfazione.
“Formazione
di una classe di funzionari pubblici culturalmente vicini, realizzazione di
strumenti di comunicazione indipendenti capaci di scavalcare le censure dei
GAFAM (Google,
Apple, Facebook, Amazon, Microsoft), riforma dell’ordinamento giudiziario per
limitare il peso delle correnti in magistratura, norme stringenti sulle “porte
girevoli” tra potere politico, finanziario e giudiziario.
Sono
solo alcune delle urgenze a cui mettere mano se non si vuole capitolare di
fronte all’assalto del deep state.
Questo
libro intende proporre suggestioni nuove per provare a capire cos’è nel sistema
Italia che non ha funzionato, ma soprattutto perché.
Non
puoi hackerare ciò
che
non è digitalizzato.
L'arma
segreta del "deep state" italiano.
Ilfoglio.it
- SAVERIO RAIMONDO – (01 GIU 2022) ci dice:
I
filorussi Killnet hanno invitato il governo ad aumentare gli stipendi della
squadra del Csirt, i nostri specialisti di cybersicurezza. Bravi, senza dubbio,
ma come possono gli hacker sabotare qualcosa che è già mal funzionante di suo?
Per non parlare della quantità di scartoffie che lotta insieme a noi.
Sullo
stesso argomento:
Se
Putin si dà al telemarketing, siamo finiti.
Il nemico è fra noi! Contro i russi serve gente brava
a Wordle.
Hacker
russi contro l’inflazione: ieri, nello stesso giorno in cui l’Istat ha certificato
l’aumento generalizzato dei prezzi (+6,9 per cento a maggio) – e l’Ocse qualche
giorno fa ha diramato i dati che dimostrano che i nostri stipendi sono bloccati
al 1990 (i nostri salari sono talmente inadeguati che alcuni vengono ancora
corrisposti in lire) – su Telegram il gruppo di hacker filorussi Killnet ha
invitato il governo italiano ad aumentare lo stipendio “di diverse migliaia di
dollari” alla squadra del Csirt (Computer Security Incident Response Team), gli
specialisti che lavorano all’agenzia di cybersicurezza nazionale italiana,
perché – secondo le recensioni lasciate dal nemico – sono “eccellenti” e “bravi
professionisti” nel respingere gli attacchi russi al nostro sistema
informatico.
Domenica, il Csirt aveva alzato il livello di guardia
sugli obiettivi digitali sensibili italiani: erano stati annunciati dalla
propaganda russa “devastanti attacchi all’Italia” nella giornata di lunedì 30
maggio – del resto, da attaccare il Donbas agli attacchi DDoS è un attimo,
basta fare click sulla tastiera invece che sul grilletto.
E
invece, qualcosa non ha funzionato: i nostri siti, per la precisione. Lunedì 30
maggio il sito di Poste italiane è effettivamente andato in tilt, ma per un
guasto tecnico dovuto ad aggiornamenti di manutenzione.
Il mal
funzionamento della rete italiana e dei nostri siti internet è una garanzia per
la nostra cybersicurezza: come possono gli hacker sabotare qualcosa che è già
mal funzionante di suo?
Se un
hacker russo mettesse le mani su un sito governativo l’unico rischio che
correremmo è che improvvisamente funzioni.
Il
discorso è sistemico: se aeroporti e stazioni italiane dovessero andare in down a
causa di attacchi informatici, il traffico aereo e quello ferroviario
subirebbero ritardi clamorosi, cioè una giornata normale per qualunque
viaggiatore italiano in perenne attesa del proprio treno o aereo in ritardo.
Ma non
possiamo riposare sugli allori:
di
fronte a una cyber emergenza sempre più concreta, possiamo e dobbiamo
rafforzare la difesa dei nostri dati e delle nostre infrastrutture digitali.
Ricorrendo
a una grande tradizione nazionale, una gloriosa riserva di stato che pur se
appannata dalla retorica dei tempi fortunatamente non è mai stata del tutto
dismessa, continuando a operare nell’ombra: la carta.
Nonostante
siano decenni che in Italia sia in corso un processo di digitalizzazione,
questa “elettronicizzazione” del paese ha tempi geologici; e quindi sono ancora
vive e lottano insieme a noi le carte, le scartoffie, i plichi.
Il deep state italiano sono le raccomandate, le
pratiche, i fascicoli, gli incartamenti, le carte bollate, i fogli; il deep web
italiano è di carta.
Il
Metaverso in Italia esiste già: è una copia cartacea del mondo reale.
E come
possono i russi hackerare la cellulosa?
Al
massimo possono arrivare ad attaccare e mandare in tilt stampanti e fotocopiatrici;
ma vorrà dire che faremo tutto a mano – sistema per altro ancora in uso in
molti uffici e realtà produttive del paese.
Certo,
la carta costa cara (e in generale tutta la cancelleria mica te la regalano);
ma del resto si tratta di un’emergenza, e a mali estremi, estremi rimedi. Dopotutto l’Italia è ancora
digitalmente arretrata: sfruttiamo questo nostro limite trasformandolo in una
risorsa, in un super potere! Si cessi dunque la produzione di carte d’identità
elettroniche; e si torni all’autocertificazione scritta a mano come durante il
lockdown.
SPY
FINANZA/ E se la crisi ucraina fosse spinta dal Deep State Usa?
Pubblicazione:
15.02.2022 Ultimo aggiornamento: 07:11 - Mauro Bottarelli
E se
per dare una spiegazione a quanto sta accadendo fra Russia e Ucraina bisognasse
guardare in America, nel cuore profondo del Deep State
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Il
presidente Usa Joe Biden (LaPresse)
E se
per dare una spiegazione a quanto sta accadendo fra Russia e Ucraina bisognasse
guardare in America? Nel cuore profondo dell’America del potere, quel Deep
State per anni bistrattato come entità da mera ricostruzione dietrologica ma
che in realtà si sostanzia unicamente come insieme dei corpi intermedi dello
Stato, agenzie di intelligence e federali in testa. La trepidante attesa del
SuperBowl di Los Angeles, infatti, domenica è stata accompagnata da due notizie
che hanno squassato la politica a stelle e strisce.
TERZA
GUERRA MONDIALE.
"Putin
non la vuole, ma
la sua
vera carta è la Bielorussia".
Ilsussidiario.net
– Mauro Bottarelli – (15-02-2022) - ci dice:
SPY
FINANZA- E se la crisi ucraina fosse spinta dal Deep State Usa?
E se
per dare una spiegazione a quanto sta accadendo fra Russia e Ucraina bisognasse
guardare in America?
Nel
cuore profondo dell’America del potere, quel Deep State per anni bistrattato
come entità da mera ricostruzione dietrologica ma che in realtà si sostanzia
unicamente come insieme dei corpi intermedi dello Stato, agenzie di
intelligence e federali in testa.
La trepidante attesa del SuperBowl di Los
Angeles, infatti, domenica è stata accompagnata da due notizie che hanno
squassato la politica a stelle e strisce.
Primo,
37 deputati Repubblicani del Congresso capeggiati dal rappresentante del Texas,
Ronny Jackson, hanno infatti firmato una lettera nella quale esprimono viva
preoccupazione per la salute mentale del Presidente e chiedono che lo stesso si
sottoponga al più presto a un test cognitivo, come al tempo fece anche Donald
Trump.
Non un’accusa da poco per l’uomo più potente
del mondo, non fosse altro perché detiene i codici delle valigette nucleari.
E
soprattutto perché la questione non appare affatto campata in aria.
Da mesi si susseguono infatti gli episodi
pubblici in cui il Commander-in-chief appare assente, incapace di argomentare o
addirittura di trovare le parole per esprimersi.
Un
handicap latente che non è sfuggito all’opinione pubblica, come mostra questa
grafica relativa al sondaggio compiuto non più tardi dello scorso novembre
dalla prestigiosa testata Politico in collaborazione con Morning Consult e dal
quale si evince come il 48% degli americani sia preoccupato per la salute
mentale dell’inquilino della Casa Bianca contro il 46% che invece lo ritiene in
uno stato di efficienza.
Al
netto del gap a sfavore dell’equilibrio psicologico del Presidente, ad
aggravare il quadro il fatto che solo il mese precedente il vantaggio di chi
riteneva Joe Biden fit to lead era di 21 punti.
Un tracollo.
Secondo
fatto, il Consigliere Speciale, John Durham, ha rivelato nel corso di un
processo che la campagna elettorale di Hillary Clinton complottò per infiltrare
quella di Donald Trump attraverso servers della Casa Bianca al fine di
fabbricare false accuse di collusioni con i russi.
Nemmeno
a dirlo, l’ex Presidente ha tuonato via Twitter, parlando di scandalo maggiore
del Watergate, ma a rendere la questione tanto delicata quanto attuale c’è il
fatto che al centro del caso Alfa Bank, di cui si sta discutendo in tribunale e
su cui Durham ha lanciato la sua granata, ci sia un ex consigliere e poi
funzionario della campagna elettorale di Hillary Clinton, Jake Sullivan.
Il quale, casualmente, oggi è nientemeno che
Consigliere per la sicurezza nazionale di Joe Biden.
Di
fatto, l’uomo incaricato anche di gestire l’affaire Ucraina. Sgradevole
coincidenza temporale. E una connection di interessi incrociati e
inconfessabili che fa riflettere. Quantomeno, alla luce degli ultimi accadimenti
diplomatici.
Perché
sempre ieri, in quello che è apparso un momento degno del teatro dell’assurdo
di Ionesco, il Presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha chiesto ufficialmente
all’intelligence Usa prove concrete del loro allarme rispetto a un’imminente
invasione russa, indicata addirittura con la datazione precisa del 16 febbraio.
A
Kiev, infatti, domenica regnava la calma assoluta. Tanto che il Presidente
ucraino avrebbe deciso per l’inusuale passo proprio per il panico che le
continue dichiarazioni Usa stavano instillando nella popolazione,
apparentemente senza un motivo reale incombente.
Casualmente, però, dopo un’ora di telefonata con Joe
Biden, il numero uno ucraino pare aver cambiato un pochino approccio, facendo
emanare un appello alle linee aeree internazionali al fine di evitare il
sorvolo civile sopra il Mar Nero fino a venerdì, giorno in cui si concluderanno
le esercitazioni navali russe.
Cosa si saranno detti i due?
Biden
avrà fornito prove di intelligence al suo omologo, tali da suscitare in lui il
seme del dubbio e del timore?
Una
cosa è certa: appare altamente improbabile la casualità rispetto alla messe di
criticità esplose in sole 24 ore attorno alla presidenza Biden, una delle quali
in strettissima connessione con quello che all’epoca che fu chiamato Russiagate
e portò addirittura alla procedura di impeachment di Donald Trump.
Ed
ecco che una teoria alternativa prende corpo.
E se in realtà non fosse Mosca, bensì
Washington ad avere tutto l’interesse a destabilizzare l’Ucraina, al fine di
evitare che il segreto inconfessabile che giace sepolto a Kiev venga alla luce?
Ovvero,
il cosiddetto Ucraina-gate.
Cioè
le connessioni fra Joe Biden e il regime di Poroshenko prima e Zelensky poi, al
centro delle quali figurava l’assunzione del figlio del Presidente, Hunter, nel
cda del colosso del gas ucraino, Burisma, nel 2014, subito dopo il golpe di
Piazza Maidan.
Nella
fattispecie, tutto ciò che ruota attorno alla figura di Victor Shokin, quel
Procuratore capo che stava proprio investigando sulla corruzione e la
malversazione di fondi nel gigante statale.
Il
quale, per quanto sconosciuto, rappresenta infatti una figura esiziale della
recente storia americana.
Perché
da un lato è l’uomo che, a detta dei Democratici, incarnava la prova concreta
del tentativo di Donald Trump di sabotare le elezioni del 2020, avendo il
Presidente fatto pressioni su Kiev perché investigasse sempre più a fondo al
fine di screditare il competitor.
Nemmeno
a dirlo, la base dell’impeachment.
Dall’altro
lato, invece, Victor Shokin rappresenta una sorta di Antonio Di Pietro ucraino,
il quale – lungi dall’essere corrotto o al soldo dell’Amministrazione Trump –
stava investigando seriamente e senza doppi fini.
E
proprio per questo nel 2016 divenne argomento di conversazione a quattr’occhi
fra l’allora Presidente ucraino, Viktor Poroshenko e proprio Joe Biden,
all’epoca inviato dell’uscente Amministrazione Obama per l’Ucraina.
Il
contenuto di quella conversazione è noto, tanto che lo stesso Presidente Usa lo
confermò nel corso di un incontro al Council on Foreign Relations.
Vi
evito di perdere quasi un’ora di tempo:
la
parte interessante inizia al minuto 51:58, quando potrete godervi le capriole
carpiate con cui l’inquilino della Casa Bianca vende alla platea la teoria del
qui pro quo.
Insomma, se Kiev voleva il rinnovo del prestito da un
miliardo di dollari approvato da Washington, doveva silurare il troppo zelante
Procuratore capo. Detto fatto, Poroshenko acconsentì. Da lì, l’inizio della
procedura di impeachment e tutto ciò che ne conseguì, fino al voto del novembre
2020.
E cosa
c’entra tutto questo con lo stand-off in atto in Crimea?
Primo,
recenti memos del Dipartimento di Stato hanno dimostrato come sei mesi prima
del siluramento di Victor Shokin, l’amministrazione Usa si definisse
impressionata dall’ambizioso programma anti-corruzione di Kiev e portato avanti
proprio dal Procuratore capo.
Di
colpo, divenuto invece un corrotto da far rimuovere.
Il
problema è che quanto accaduto è noto a molti in Ucraina. Moltissimi.
Ma
soprattutto al Presidente Zelensky, il quale – fanno sapere i bene informati –
avendo perso nel 2014 la Russia come partner commerciale, ora necessita di un
appoggio economico permanente.
Ma,
conscio che l’Ue non aprirà mai le porte a Kiev, ha optato per la sponda Usa.
La quale, a sua volta, però ha fallito nel garantire all’Ucraina la priorità
assoluta: il boicottaggio di Nord Stream 2, poiché quel gasdotto farà perdere
miliardi di diritti di transito alle casse statali di Kiev, bypassandone il
territorio.
Ed
ecco che Zelensky si sarebbe fatto leone e avrebbe minacciato gli Usa, nella
fattispecie il loro Presidente, ventilando la possibilità che i retroscena
dell’affaire Shokin possano venire a galla.
Praticamente,
la fine dell’Amministrazione Biden, un altro Watergate e la clamorosa
riabilitazione pubblica della figura politica di Donald Trump. Inaccettabile.
Al
punto da introdurre la duplice ipotesi.
Da un
lato, forzare la mano con la Germania, affinché invii segnali sempre più chiari
di messa in discussione dell’infrastruttura.
Non a
caso, oggi Olaf Scholz sarà a Mosca, ma, soprattutto, il neo-rieletto
Presidente Frank-Walter Steinmeier nel corso del suo discorso di insediamento
di domenica ha dato vita a un irrituale attacco contro Mosca, chiedendo che la Russia
allenti il proprio cappio attorno all’Ucraina, al fine di evitare sanzioni
senza precedenti.
Dall’altro,
forzare la mano a tal punto con l’isteria bellica da creare le condizioni per
uno scontro fra Mosca e Kiev, utilizzando quasi certamente come detonatore la
regione ribelle del Donbass.
E magari una falsa flag. A quel punto, le priorità di Kiev
sarebbero state ben altre rispetto a Nord Stream 2 e alla volontà di
scoperchiare il vaso di Pandora della connection dei Biden con l’Ucraina.
Inoltre,
la classica mossa che garantisce di prendere due piccioni con una fava: isolare
la Russia dal mondo e soprattutto dall’Ue, scaricandole addosso le
responsabilità di un’invasione e spingendola giocoforza nelle braccia della
Cina. La
polarizzazione da neo-Guerra fredda che piace al Pentagono e a larga parte del
Deep State.
Una
cosa è certa, in questo vortice di ipotesi.
Un
conflitto è già scoppiato. Ma in seno al corpaccione del potere in America,
quasi la guerra civile scatenatasi il 6 gennaio a Capitol Hill stesse
attendendo da tempo l’arrivo del suo secondo tempo. La resa dei conti. Il Deep
State è alacremente al lavoro. Joe Biden sempre più pericolosamente ostaggio.
Stati
Uniti, il ritorno di Trump:
i
candidati del tycoon
vincono
alle primarie.
Ilmattino.it
- Anna Guaita – (5 Maggio 2022) – ci dice:
Nella
sua villa di Miami, circondato da collaboratori plaudenti, martedì sera Donald
Trump ha di nuovo assaporato una vittoria elettorale, anche se indirettamente.
Lontanissimo
dalla residenza di Mar-a-Lago, in un Ohio ancora sotto nuvole e piogge
invernali, il sostegno dell’ex presidente ha portato alla vittoria nelle
primarie repubblicane il candidato che tutti giudicavano sfavorito, JD Vance.
L’autore
di un famoso romanzo sulle comunità bianche lasciate indietro dalla
globalizzazione, «Hillbilly Eulogy» (“Eulogia dei Buzzurri”, tradotto in Italia
con Eulogia Americana) si era candidato alle primarie, per correre a novembre
per il seggio lasciato libero dal senatore Rob Portman, uno dei pochi che non
si erano allineati ciecamente con Trump.
La vittoria di Vance è indubbiamente un
successo di Trump, come il suo portavoce ha sottolineato: «Il potere dell’approvazione
del presidente Trump è innegabile, e la promessa del suo movimento Maga non
solo definirà le elezioni di metà mandato, ma vincerà per gli anni a
venire».
Il
fenomeno Vance sta appassionando la stampa americana, considerato che nel 2016
lo scrittore era uno dei più accesi anti-Trump, e anzi definì l’allora
candidato presidenziale «un esempio di eroina culturale».
Ma da
quell’exploit sul palcoscenico americano, Vance ha fatto marcia indietro, ha
minimizzato l’enfasi sulla necessità di una responsabilità personale che aveva
mirabilmente descritto in Hillbilly Elegy e ha invece cavalcato la teoria che
forze oscure del deep state minacciano gli innocenti lavoratori americani.
Un mea
culpa diretto a Trump, e a Trump piacciono molto coloro che si «pentono» e
vanno a baciargli l’anello. Così l’ex presidente ha accolto l’ex nemico in un
caldo abbraccio vincente.
Alla fine Vance ha riportato il 32% dei voti
repubblicani, il che vuol dire che un 58% di elettori dello stesso partito ha
scelto gli altri cinque candidati, sparpagliando il voto.
Riusciranno ora i repubblicani a compattare il
partito a novembre? L’Ohio nel 2020 andò a Trump, non a Biden, ed è chiaro che
intende giocarci un ruolo importante.
I
democratici schierano contro Vance il popolare deputato Tim Ryan, che ha vinto
le primarie in souplesse, e che da 20 anni viene rieletto a netta maggioranza,
anche lui bianco, moderato, uomo venuto dal nulla, e difensore delle classi
dimenticate dalla globalizzazione e dal balzo tecnologico.
Nelle
primarie dell’Ohio ci sono stati anche altri fenomeni che potrebbero farci
presagire come si svolgeranno le elezioni nei prossimi mesi.
Il
governatore Mike DeWine, non trumpiano, ha rivinto alle primarie ed è scontato
che sarà rieletto a novembre.
Trump
ha però riportato ottimi risultati anche con altri due candidati, meno
importanti di Vance e meno famosi: Madison Gilbert, una ex Miss Ohio, Max
Miller, ex suo consigliere alla Casa Bianca e JR Majewski, un suo devoto nonché
seguace del movimento complottista di Qanon.
Nel
campo avversario, intanto, Ryan ha vinto le primarie per il seggio di senatore
sconfiggendo la sfidante liberal Morgan Harper, mentre Shontel Brown ha avuto
la meglio contro l’ultra-liberal Nina Turner per un seggio alla Camera.
Sia
Ryan che Brown sono candidati appoggiati da Biden.
Harper
e Turner erano le candidate della sinistra del partito, spalleggiate da Bernie
Sanders e Alexandra Ocasio Cortez.
Di
fatto si può dire che in Ohio si sta riproducendo la sfida Trump-Biden,
considerato che i candidati allineati con il presidente e l’ex presidente hanno
prevalso sugli sfidanti, rafforzando le loro presa sui rispettivi partiti.
Le
prossime settimane saranno interessanti soprattutto per vedere se Trump riesce
a mantenere la presa che ha dimostrato in Ohio: secondo vari osservatori l’ex
presidente ha fatto alcune scommesse rischiose nelle prossime primarie. Se continuerà
a vincere, non ci saranno più dubbi che la sua morsa sulla base del partito è
ferrea.
Il
potere delle multinazionali:
così
plasmano l’economia globale occidentale.
It.insideover.com
- Andrea Muratore – (6 APRILE 2022) – ci dice:
Qual è
il vero potere delle imprese multinazionali? Sono gli attori decisivi
nell’economia contemporanea o la loro influenza è irreggimentata nella fase
attuale?
Diverse
visioni si contrappongono quando si parla del capitalismo delle grandi
corporation, protagoniste della globalizzazione e delle sue dinamiche. Come
cambia il mondo dell’economia negli anni della pandemia, della competizione tra
sistemi-Paese, della disuguaglianza generalizzata su scala globale?
Qualsiasi
discorso ha in mezzo le multinazionali nel loro ruolo di creatrici di posti di
lavoro e innovazione, di pontieri dei legami economici tra Stati e di attori
dotati di agende strategiche proprie. Ma anche nella loro versione di grandi
attori capaci di eludere il fisco dei Paesi di riferimento, accusati di
distruggere economie locali e comunità, perfino di plasmare un uomo a immagine
e somiglianza del loro business, cittadino piuttosto che consumatore.
E
proprio sul tema delle grandi imprese multinazionali si concentra l’issue
mensile del magazine inglese di Inside Over, dal titolo “The Power of Corporations”.
Cinque
autori, cinque visioni di assoluta qualità e competenza per capire in che modo
le grandi multinazionali condizionano il nostro sistema economico su scala
globale e in che misura, invece, la loro proiezione globale sia una minaccia
per la nostra società, la democrazia, i rapporti umani e tra comunità.
Cinque
articoli accomunati da un filo rosso che li attraversa come un minimo comune
denominatore:
come può
la politica riconquistare spazio e affermarsi come regolatrice e conduttrice
del gioco nel quadro di un sistema che vede potentati economici gestire dati,
strategie, piani di lungo periodo con grande facilità e acquisire un potere
negoziale notevole nei confronti degli Stati?
Se lo
è chiesto Chris Griswold, Policy Director del think tank statunitense American Compass,
riguardo al più complesso e controverso sistema di imprese multinazionali oggi
esistente,
quello del big tech che è alla base della supremazia informatica statunitense
su scala globale.
Quanto
è potente Big Tech?
Quanta
rilevanza ha nell’organizzare la vita pubblica statunitense?
Griswold
si dichiara favorevole a un intervento pubblico nello Stato favorevole a
preservare la democrazia e l’organicità nei rapporti sociali e di lavoro
all’interno della società americana. Ispirato dalla Dottrina Sociale della
Chiesa e dagli economisti italiani Stefano Zamagni e Luigino Bruni, ritiene che
la via per il controllo di Big Tech passi per la “civilizzazione” delle forze
di mercato e per la stretta regolazione del loro accesso a dati e informazioni
personali degli utenti.
Governing
Big Tech in America: l’analisi di Chris Griswold.
Su
questo filone anche il professor Nick Srniceck, docente di Digital Economy al
King’s College di Londra, che ha spiegato come grandi aziende quali Amazon,
Apple, Facebook, Google e Microsoft non siano più solo multinazionali ma vere e
proprie piattaforme di servizi alimentate dalla gestione di algoritmi e dallo
sfruttamento intensivo dei dati degli utenti e della loro profilazione.
La
pandemia di Covid-19 ha portato queste aziende verso quota 1,5 trilioni di
dollari complessivi di vendite nel 2021, una cifra di poco inferiore al Pil
dell’Italia,
e Srniceck si domanda, pensando principalmente al caso Amazon, in che misura questo gigantismo possa
essere sostenibile in un contesto che propugna, a parole, economia di mercato,
libera concorrenza e difesa dell’occupazione.
Platforms
and Pandemics: lo
strapotere di Amazon e dei suoi parenti stretti dopo il Covid-19 nell’articolo
di Nick Srniceck.
Amazon
rappresenta il capitalismo del consumo, dell’istantaneo, della digitalizzazione
dei commerci. E per Jeremy Lent questo capitalismo rischia di portare la
società umana sull’orlo dell’abisso. Filosofo e pensatore, Lent ha denunciato
nel suo articolo gli effetti dell’ideologia neoliberista che sdogana il primato
delle multinazionali e dell’economia di mercato sulla politica e la società
umana.
E ha scatenato
una caccia senza tregua all’accumulazione seriale, alla devastazione
dell’ambiente e dei beni comuni, allo smantellamento dei rapporti sociali e comunitari.
The
World on the Brink of the Abyss: lo strapotere del modello neoliberista secondo Jeremy Lent.
In che
misura le multinazionali possono essere contenute? Francesco Saraceno non ha dubbi: una
leva fondamentale che può essere utilizzata è quella della politica fiscale,
che è in grado di contenere i profitti e le prospettive operative delle
multinazionali riconducendole nell’alveo del governo pubblico dell’economia.
Economista e vicedirettore di dipartimento a Science Po, Saraceno ricorda che
dal 1980 al 2020 la tassa globale media sui profitti delle multinazionali è
scesa dal 46 al 26%.
E che
la cooperazione globale per contenere le fughe di capitali verso i paradisi
fiscali,
di cui recentemente si è iniziato a vedere un primo segno di creazione di struttura,
può essere un primo passo verso una gestione più sostenibile.
Containing
Multinationals: What
can States do? Francesco Saraceno spiega l’importanza della leva fiscale.
Infine,
last but not least, Massimo Amato, storico dell’Economia dell’Università Bocconi
parla di un tipo molto particolare e discusso di multinazionale: il mercato
finanziario in tutta la sua complessità. La Grande Recessione e la pandemia ci
hanno insegnato che il potere dei mercati finanziari lasciati liberi di
autoregolarsi è destinato a franare e a creare gravi esternalità sociali.
E
propone di contro un’analisi in cui il ruolo di Stato, banche centrali e
mercati finanziari come fattori dell’efficienza economica in un sistema va
bilanciato lasciando spazio alle necessità di tutte le parti in causa.
Global
financial markets: present and future: l’analisi di Massimo Amato sul
governo della finanza.
La
complessità del mondo si rafforza anno dopo anno e le grandi dinamiche della
politica e dell’economia globale lo testimoniano.
Ma –
questo ci ricordano gli autori – anche laddove si parla di grandi potentati
economici dotati di influenza politica e sociale non dobbiamo dimenticarci che
anche l’economia e la finanza sono plasmate dal fattore umano.
Ed è
proprio mettendo l’economia e le imprese al servizio dell’uomo che si potrà
capire quanto, in prospettiva, il mondo sarà influenzato dal potere delle
corporations.
La
crescita del potere
delle
multinazionali.
Volerelaluna.it
– Rocco Artifoni – (29-10-2021) – ci dice:
(Centro
Nuovo Modello di Sviluppo)
Le
multinazionali hanno più potere degli Stati nazionali.
La
frase può sembrare scontata, ma può risultare vera soltanto se viene
documentata.
A
questo provvede meritoriamente il Centro Nuovo Modello di Sviluppo coordinato
da Francesco Gesualdi, che pubblica da 11 anni un report ‒ ben strutturato
anche graficamente ‒ con aggiornamenti sulle 200 più importanti multinazionali
a livello planetario.
Analizzando
i dati relativi all’anno 2020 emergono aspetti rilevanti. Anzitutto che tra le prime 100 entità
economiche mondiali, 30 sono governi di Stati e 70 sono multinazionali.
Il che dimostra la correttezza della frase
iniziale. In questo confronto tra entrate pubbliche e fatturati privati in cima
alla classifica ci sono gli USA, seguiti da Cina e Germania.
La
Walmart, al primo posto tra le multinazionali, si colloca al 9° posto,
precedendo stati come Spagna, Russia, India, Australia e Brasile.
Il
2020 ‒ a causa della pandemia ‒ è stato un anno orribile. Tutti i bilanci degli
Stati hanno chiuso con forti deficit.
Non è accaduto lo stesso alle multinazionali: soltanto
30 tra le prime 200 hanno chiuso in perdita, mentre 170 hanno registrato utili.
Questi
dati mostrano con chiarezza da quale parte stia pendendo la bilancia del potere
economico e finanziario.
È
anche interessante verificare quali siano le multinazionali che hanno avuto una
crescita consistente negli ultimi 10 anni.
Anzitutto
Amazon che nel 2010 era al 269° posto, cioè
fuori dalla classifica dei Top 200 e che l’anno scorso troviamo incredibilmente
al 3° posto assoluto.
Notevole
anche la performance di Apple, che dal 111° di dieci anni fa è passata al 6° posto nel
2020.
Raggruppando
le multinazionali per settori, in base al fatturato il 22% si occupa di
commercio e trasporti, il 21% di finanza e assicurazioni, l’11% di energia e
petrolio, il 10% di elettronica e computer, l’8% di autoveicoli.
La prima multinazionale nel settore del
commercio è la Walmart con un fatturato di 559 miliardi di dollari.
Nel
settore dell’energia il primo posto è occupato dalla China National Petroleum
con un fatturato di 284 miliardi.
Tra i
costruttori di auto in cima alla classifica si attesta la Toyota Motor con 257
miliardi di dollari.
Il
dossier curato dal Centro Nuovo Modello di Sviluppo contiene anche schede di
approfondimento sulle multinazionali dei farmaci e dei vaccini, su Amazon,
sull’economia dei militari in Egitto e Myanmar, sulla comunicazione dei grandi
gruppi che cercano di presentarsi con la faccia pulita di chi ha a cuore le
persone, l’ambiente ecc.
Da
segnalare la scheda dedicata agli stipendi d’oro nel 2020 dei top manager
italiani, pubblici e privati, che non sembrano aver risentito della crisi.
Michael
Manley di Stellantis ha ricevuto un compenso di 11,7 milioni, John Elkann di
Exor 8,5 milioni, Francesco Starace di Enel 7,5 milioni e Claudio Descalzi di
Eni 6,0 milioni.
La
media degli stipendi dei top manager delle società quotate alla Borsa di Milano
è di circa 2 milioni di euro, cioè 36 volte la retribuzione media degli altri
lavoratori di queste società.
Questi
dati dovrebbero far riflettere, poiché è evidente che il potere economico
privato sta crescendo a discapito dell’interesse pubblico.
In
questa prospettiva non risulta fuori luogo quanto scriveva Louis D. Brandeis,
membro della Suprema Corte degli Stati Uniti: «Possiamo avere la democrazia o la
ricchezza concentrata nelle mani di pochi, ma non possiamo avere entrambe le
cose».
(Rocco
Artifoni)
I3. IL
POTERE DELLE MULTINAZIONALI.
Storiauniversale.it
– Redazione – (20-2-2022) – ci dice:
«Possiamo
avere la democrazia o la ricchezza concentrata nelle mani di pochi ma non
possiamo avere entrambe le cose». (Louis D. Brandeis, giudice della Corte Suprema degli
Stati Uniti).
«Nella
nostra epoca, i padroni del mondo sono le conglomerate multinazionali, le
enormi istituzioni finanziarie, gli imperi commerciali e così via. La vile
massima che li guida è: “Tutto per noi e niente per gli altri”». (Noam Chomsky, da Chi sono i
padroni del mondo, 2016)
Nel
gioco della globalizzazione così concepita la fanno da padrone le
multinazionali, le quali chiaramente non riguardano solo gli USA.
È
innegabile però che nel XX secolo le multinazionali più importanti e potenti
abbiano avuto come centro operativo strategico, politico ed
economico-finanziario proprio gli USA.
Nonostante
una tendenza verso un sempre maggiore multipolarismo il primato statunitense
resta confermato anche dai dati più recenti:
nel
2014 nella top 200 delle multinazionali quelle statunitensi sono 61, più di
ogni altra nazione, ossia il 33,85% del fatturato complessivo della lista.
Per
far capire la dimensione assunta dal fenomeno basti pensare che in una
classifica delle prime 100 entità economiche mondiali (in cui gli Stati siano
rappresentati in base ai bilanci governativi), 68 sono multinazionali e solo 32
governi.
La
multinazionale con il fatturato più grosso, Wal-Mart, fa girare più soldi di
paesi come Spagna, India, Australia o Russia. Ne consegue evidentemente un potere
politico non indifferente: molte multinazionali hanno fatturati superiori al
prodotto interno lordo degli Stati in cui operano e usano il loro potere per
condizionare le scelte di governi e parlamenti.
il-potere-delle-multinazionali.
Nel
suo libro Confessioni di un sicario dell’economia, John Perkins descrive i
metodi usati per corrompere i capi di Stato del Sud del mondo, anche se
l’attività di lobby avviene più spesso in forma organizzata per avere più peso.
Alcune
delle associazioni create dalle multinazionali appositamente per svolgere
attività di lobby politica sono: ERT (European Roundtable of Industrialists),
USCIB (United States Council for International Business), ICC (International
Chamber of Commerce), TBD (Transatlantic Bussiness Dialogue). Organismi di cui
fanno parte Coca-Cola, Procter & Gamble, Danone, Unilever, Fiat e molte
altre multinazionali. Cerchiamo di capire meglio come funzioni tale pratica: lo
si spiega bene nella sesta edizione del rapporto Top 200.
La
crescita del potere delle multinazionali elaborato ormai da diversi anni dal
“Centro Nuovo Modello di Sviluppo”:
«Contro
il loro interesse, gli Stati si stanno sempre più organizzando per garantire
alle multinazionali una posizione giuridica pari alla loro. Segno della loro
totale sudditanza al potere economico.
[…]
Uno degli accordi che ha fatto scuola è stato il Nafta, trattato stipulato fra
Stati Uniti, Messico e Canada ed entrato in vigore il 1° gennaio 1994.
In
materia di investimenti prevede perfino l’obbligo per lo stato ospitante di
garantire un quadro giuridico interno caratterizzato da stabilità,
prevedibilità e coerenza. Un chiaro monito a non cambiare le leggi.
E chi
lo fa deve sapere che qualora la nuova norma arrechi danno alle imprese estere
impiantate nel paese, queste possono chiedere un indennizzo per il danno subito.
Molti
accordi sugli investimenti hanno ripreso questa clausola e il numero di imprese
che pretendono un indennizzo per i danni subiti dall’introduzione di nuove
leggi è in crescita.
I
giudizi possono tenersi in varie sedi internazionali, le parti decidono quale.
Una
sede storica è la Banca Mondiale che già nel 1965 aveva istituito l’Icsid
(International Center for Settlement of Investment Dispute) un centro per la
risoluzione delle controversie sugli investimenti.
Dal
1987 al 2016 i casi giudiziari avviati dalle multinazionali contro gli stati
sono stati 696, alcuni dei quali fortemente allarmanti da un punto di vista
della sovranità popolare e del bene comune».
In una
globalizzazione occidentale -costruita politicamente su misura per gli
interessi statunitensi non deve stupire che le 50 più importanti aziende
americane detengano all’estero, in paradisi fiscali, oltre 1600 miliardi di
dollari, come denuncia l'OXFAM.
È stato recentemente ricordato dalla stampa
statunitense che «le grandi multinazionali spendono all’incirca 2,5 miliardi di
dollari l’anno in azioni di lobbying tese non solo a comprare il favore della
politica nei confronti di riforme del fisco lasche e pro-business, ma anche il
silenzio nei confronti di pratiche controproducenti per il benestare sociale
come l’evasione fiscale estera».
Marx
ricordava che lo Stato non è altro che il comitato d'affari della borghesia.
Quanto detto finora dovrebbe aver chiarito a sufficienza lo strapotere del
Capitale negli USA.
Cerchiamo
di vedere esempi concreti, casi paradigmatici di settori produttivi chiave
della classica economia “secondaria”, cercando di far emergere, attraverso i
prossimi capitoli, il collegamento tra le multinazionali e l'imperialismo
militar-politico statunitense, ben vivo tutt'oggi e causa del sottosviluppo di
ampie aree del “Terzo Mondo”, oltre che di ricadute sociali e umane “interne”.
Scegliamo per ora solo alcune multinazionali
statunitensi, usando a piene mani la preziosa opera I crimini delle
multinazionali di K. Werner & H. Weiss37, ricordando che l'elenco potrebbe
essere molto, molto più lungo.
10.
NAZISTI AL SERVIZIO
DELLA
CIA CONTRO L'URSS.
Storiauniversale.it
– Alessandro Pascale – (25-2-2022) ci dice:
«Reinhard
Gehlen, il generale delle SS che dirigeva la “sezione sovietica” dello
spionaggio nazista, fu “arruolato” da Allen Dulles già prima che la guerra
finisse. Divenne dapprima magna pars dei “servizi” in Germania federale, quindi
passò direttamente negli USA, nella CIA». (Luciano Canfora).
Oltre
ai fatti raccontati da Pauwels si può aggiungere un ultimo ideale capitolo che
conferma episodi già denunciati da vari studiosi, tra cui un Canfora
bersagliato di polemiche per aver osato ricordarli in un libro pubblicato per
la collana Fare l'Europa: si allude al fatto che gli USA abbiano salvato e messo alle
proprie dipendenze centinaia di nazisti con l'obiettivo di continuare la lotta
contro il bolscevismo.
A
riguardo un libro molto importante è” I segreti del Quarto Reich” (2016) di Guido Caldiron.
Riportiamo
alcuni estratti di una bella recensione che ne mette in luce gli aspetti
salienti:
«Sul
banco degli imputati di Norimberga, però, non sedettero tanti criminali del
Terzo Reich: alcuni […] riuscirono a eclissarsi, insieme a centinaia di
personaggi minori, grazie agli aiuti ricevuti dalla Croce Rossa Internazionale,
dal Vaticano, dai servizi segreti statunitensi (Cic, Oss, Cia) e britannici
(MI6). […] La connivenza tra i membri del Terzo Reich e il governo statunitense
provocò la sdegnata reazione di Simon Wiesenthal, l’attivista sionista che, nel
1947, creò in Austria un Centro di Documentazione sugli ex nazisti e trascorse
la propria vita a ricercarli. […]
Wiesenthal,
nel saggio “Giustizia, non vendetta” […] deprecò che molti ex gerarchi nazisti
fossero stati “riutilizzati senza difficoltà come agenti della Cia,
semplicemente perché erano in grado di sfoggiare l’anticomunismo cui erano
stati addestrati sotto Hitler e asserivano di possedere precise conoscenze
dell’Est europeo”.
Caldiron rileva, infatti, come “appena il nemico
principale dell’Occidente tornò a essere il comunismo sovietico, […] nazisti e
fascisti furono rapidamente dimenticati”.
[…] Il
presidente americano Harry Truman, nel marzo 1947, espose la “dottrina del
contenimento” nei confronti dell’Urss, che prevedeva l’arruolamento all’interno
della Cia e di altri servizi segreti di “un certo numero di criminali di guerra
nazisti e fascisti provenienti da ogni parte d’Europa”.
Le
attività antisovietiche comprendevano – come sostiene la storica inglese
Frances Saunders – “propaganda, guerra economica, azioni dirette preventive
incluse il sabotaggio, l’antisabotaggio, le distruzioni e i piani di
evacuazione, la sovversione contro Stati ostili con assistenza a movimenti
clandestini di resistenza, guerriglia e liberazione”.
[…] Un’altra importante informazione
fornita da Caldiron riguarda la cosiddetta operazione “Paperclip”, cioè la fuga di circa 1600
scienziati, ingegneri, medici e tecnici del Terzo Reich, i quali emigrarono
negli Usa tra il 1945 e il 1952.
Secondo la giornalista americana Annie
Jacobsen, essi proseguirono “il loro lavoro sugli armamenti al soldo del
governo statunitense, sviluppando razzi, mettendo a punto armi biologiche e
chimiche e facendo progredire la medicina aeronautica e spaziale”.
Tra
gli scienziati coinvolti nell’operazione “Paperclip” ci furono anche alcuni criminali
nazisti: Otto Ambros, un chimico che aveva collaborato alla produzione di gas
nervini micidiali come il tabun e il sarin; Walter Schreiber, un chirurgo che
aveva torturato molti internati del campo di Dachau; Wernher von Braun, un
ingegnere e ufficiale delle Ss che aveva progettato i micidiali razzi V2,
mietendo migliaia di vittime civili in Gran Bretagna, e che avrebbe poi
collaborato alle missioni aerospaziali statunitensi».
Alcuni
di questi aspetti sono peraltro stati anticipati addirittura da fonti
governative, come ci spiega un articolo del Corriere della Sera del 2010:
«Dopo
la sconfitta del Terzo Reich gli Stati Uniti ospitarono più criminali di guerra
nazisti di quanto si sospettasse e lo nascosero agli alleati. Ne fecero uso in
particolare la Cia, lo spionaggio, e in secondo luogo la Nasa, l’ente spaziale.
Lo svela un rapporto del Ministero della giustizia, più precisamente del suo
Office of special investigation (Osi) istituito nel ’79, rapporto venuto in
possesso del New York Times.
Il
rapporto, di cui il Ministero della giustizia aveva già consegnato una parte,
pesantemente censurata, agli Archivi della sicurezza nazionale, consta di 600
pagine e racconta molte storie. […] i casi più clamorosi di cui parla il
rapporto sono quelli di Otto Von Bolschwing e di Arthur Rudolph.
Bolschwing era il braccio destro di Adolph Eichmann,
uno dei massimi architetti dello sterminio degli ebrei, che venne poi catturato
dal servizio segreto israeliano in Argentina e processato e condannato a morte
in Israele.
Bolschwing
si stabilì negli Stati Uniti nel ’54 e fu assunto dalla Cia, che preparò un
dossier a suo discarico nell’eventualità che venisse scoperto. L’Osi, che aveva
il compito di fare giustizia dei criminali di guerra nazisti, avviò la
procedura di estradizione in Germania nell’81.
Bolschwing
morì quell’anno.
Rudolph
era l’ex direttore della Mittelwerk, la fabbrica del Terzo Reich responsabile
della produzione dei razzi V2. Fu portato negli Stati Uniti nel ’45 nel quadro
della Operation
paperclip,
il programma di trasferimento negli Usa degli scienziati nazisti, per lavorare
alla produzione di missili.
Più tardi fu assunto dalla Nasa, che si era già
affidata a un suo collega, Von Braun, per il programma spaziale. Anni dopo, la Nasa lo onorò come “il
padre del missile Saturno” per le esplorazioni spaziali.
L’Osi
accertò che Rudolph aveva impiegato manodopera schiava e cercò di deportarlo.
Come Bolschwing, lo scienziato morì prima che vi
riuscisse. Un terzo caso fu quello di Tscherim Soobzokov, un ex SS che prese la
residenza nel New Jersey, e che per motivi mai precisati fu protetto dal
Ministero della giustizia.
I suoi trascorsi divennero pubblici nell’80 ma
non fu processato nonostante le proteste delle comunità ebraiche.
Soobzokov
venne ucciso in un attentato – una bomba in casa – nell’85 e i suoi assassini
non furono mai scoperti. […] il New York Times […] afferma che nei documenti si trovano
anche le prove che durante le seconda guerra mondiale la Svizzera comprò dai
nazisti oro di ebrei vittime dell’Olocausto.
Questa
circostanza fu sempre tenuta nascosta, ma di essa sarebbe stato al corrente il
Dipartimento di stato».
Un
altro articolo del 2015 riporta sempre sul Corriere21 questa notizia:
nazisti-al-servizio-della-cia-contro-l-urss-
Manifesto Sovietico, 1966: «Civiltà, stile americano».
«Oltre
venti milioni di dollari spesi dal governo degli Stati Uniti per provvedere ad
assistenza di tipo previdenziale di oltre 130 persone sospettate di essere
criminali nazisti riusciti comunque a passare indisturbati tra le maglie della
burocrazia americana installandosi nel paese, alcuni da diversi decenni.
Lo rivela un rapporto che verrà diffuso a
giorni e di cui l’Associated Press ha preso visione.
Si è
giunti a tali conclusioni proprio in seguito ad un’inchiesta dell’Ap che ha
innescato le verifiche dell’ente di controllo sulle attività previdenziali con
la comparazione di informazioni provenienti da più fonti e da diverse agenzie
federali americane, per arrivare a tracciare una “mappa” dai tratti inaspettati
con una “utenza” oltre le aspettative di persone che si sospetta abbiano fatto
parte delle SS, che si siano macchiati di crimini nazisti o che comunque
abbiano partecipato o alle atrocità commesse dal Terzo Reich durante la seconda
guerra mondiale: tutti nella lista degli individui che ricevono o hanno
ricevuto sussidi e benefit negli Stati Uniti dal febbraio 1962 e fino al
gennaio 2015 quando è entrata in vigore il No Social Security for Nazis Act,
testo che ha posto fine al pagamento della pensione per quattro specifici casi.
Si
tratta quindi di un documento senza precedenti, che non indica nomi e cognomi,
ma svela la dimensione di una realtà non così lontana nel tempo ma che spesso
sfugge all’osservazione, come l’arrivo negli Stati Uniti di migliaia di ex
nazisti - fino a 10mila secondo alcuni calcoli […].
Non è
tutto: vi
è anche il sospetto che proprio l’“incentivo” previdenziale sia stato in alcune
occasioni utilizzato di fatto per espellere, senza sollevare troppa polvere,
alcuni degli individui sospettati di essersi macchiati di quei crimini di
guerra, offrendo in sostanza la possibilità di mantenere i “sussidi” se
lasciavano volontariamente il paese - o se riuscivano a fuggire - prima di
essere espulsi.
Il
dipartimento di Giustizia respinge l’ipotesi di questa “prassi”, restano
tuttavia le cifre che risultano di certo sproporzionate rispetto alla entità
del fenomeno così come fino ad ora è stato percepito.
Secondo
i documenti analizzati, fino al marzo 1999 erano stati 28 i sospetti criminali
nazisti che avevano usufruito in totale di 1,5 milioni di dollari in assistenza
previdenziale dopo essere stati rimossi dal suolo americano. Da allora la Ap
calcola che la somma è cresciuta in maniera sostanziale».
Sulla
stessa notizia c'è un'altra precisazione utile fatta da un altro giornale:
«Secondo
l’inchiesta della Ap, durata due anni, tra le persone che hanno ricevuto i
benefici della Social Security americana ci sono ufficiali e militari
sospettati di essersi macchiati di crimini di guerra.
La pensione sarebbe stata pagata anche a
soldati tedeschi che parteciparono allo sterminio del ghetto di Varsavia dove
furono uccisi 13 mila ebrei, e ad un collaboratore dei nazisti che rese
possibile l’arresto e l’esecuzione di migliaia di ebrei in Polonia».
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