LA DITTATURA SANITARIA.

 LA DITTATURA SANITARIA.

 

Covid, studio: "Con le reinfezioni

aumenta il rischio di ricovero e morte."

Quotidiano.net -msn.com – Redazione – (11-11-2022) – ci dice:

 

Roma, 11 novembre 2022 - Uno studio statunitense potrebbe ribaltare tutto ciò che sappiamo (o pensavamo di sapere) sulle reinfezioni da Covid:

 secondo i ricercatori della Washington University School of Medicine in St. Louis, in collaborazione con il Veterans Affairs St. Louis Health Care System, le infezioni ripetute - invece di diventare sempre più 'deboli' - aumentano il rischio di insufficienza d'organo e morte.

 I risultati del lavoro sono stati pubblicati su Nature Medicine.

 Covid, i dati degli ultimi sette giorni in Italia.

Da quando la pandemia è iniziata quasi tre anni fa, gli scienziati hanno appreso che un'infezione iniziale può portare a rischi a breve e lungo termine che interessano quasi tutti i sistemi di organi.

 Hanno anche determinato che le persone possono contrarre il Covid una seconda o una terza volta, nonostante acquisiscano anticorpi naturali, spiegano gli esperti.

Ma finora, in linea di principio, la posizione della comunità scientifica era che le reinfezioni comportavano quasi sempre forme meno gravi della malattia.

Con il nuovo studio, i ricercatori hanno scoperto che le infezioni ripetute, in realtà, contribuiscono a un rischio aggiuntivo di condizioni di salute avverse in più sistemi di organi.

Esiti che vanno dal ricovero in ospedale, a disturbi che colpiscono polmoni, il cuore, il cervello e il sangue, i sistemi muscolo-scheletrici e gastrointestinali, fino anche alla morte.

La reinfezione contribuisce anche a innescare diabete, malattie renali e problemi di salute mentale.

Nel complesso, i ricercatori hanno scoperto che le persone con reinfezione da Covid avevano il doppio delle probabilità di morire e tre volte più probabilità di essere ricoverate in ospedale rispetto a quelle senza reinfezione.

 Inoltre, quelle con infezioni ripetute avevano 3 volte e mezzo più probabilità di sviluppare problemi polmonari, tre volte più probabilità di soffrire di malattie cardiache e 1,6 volte più probabilità di sperimentare disturbi cerebrali rispetto ai pazienti che erano stati infettati dal virus una volta.

Per questo studio, i ricercatori hanno analizzato circa 5,8 milioni di cartelle cliniche non identificate in un database gestito dal “Department of Veterans Affairs” degli Stati Uniti, il più grande sistema sanitario integrato della nazione.

 I pazienti rappresentavano più età, razze e sessi.

Gli scienziati hanno creato un set di dati controllato di 5,3 milioni di persone che non sono risultate positive a Covid dal'1° marzo 2020 al 6 aprile 2022.

 Utilizzando lo stesso lasso di tempo, è stato compilato un gruppo di controllo di oltre 443mila persone che erano risultate positive e un altro gruppo di quasi 41.000 persone che avevano due o più infezioni documentate (nessuno con cinque o più infezioni).

Lo studio ha tenuto conto delle varianti come Delta, Omicron e Omicron BA.5.

"Negli ultimi mesi c'è stata un'aria di invincibilità tra le persone che hanno avuto il Covid o hanno fatto vaccinazioni e richiami, e soprattutto tra le persone che hanno avuto un'infezione e hanno anche ricevuto vaccini", come se avessero "una sorta di super-immunità al virus", ha affermato l'autore senior dello studio Ziyad Al-Aly, epidemiologo clinico presso la School of Medicine.

"Senza ambiguità, la nostra ricerca ha dimostrato che contrarre un'infezione una seconda, terza o quarta volta contribuisce a ulteriori rischi per la salute nella fase acuta, cioè i primi 30 giorni dopo l'infezione, e nei mesi successivi, cioè nella fase di Long Covid".

 Inoltre, lo studio ha indicato che il rischio sembra aumentare con ogni infezione.

"Ciò significa che anche se hai avuto 2 infezioni Covid, è meglio evitarne una terza", ha detto Al-Aly.

"E se hai avuto tre infezioni, è meglio evitare la quarta".

Come? "Usando le mascherine, ricevendo tutti i booster indicati, rimanendo a casa quando si è malati.

E facendo anche un vaccino antinfluenzale.

Dobbiamo davvero fare del nostro meglio per ridurre la possibilità di avere una doppia pandemia sia di Covid che di influenza in questa stagione invernale".

Secondo l'ultimo report dell'Istituto superiore di sanità, nel periodo 24 agosto 2021-2 novembre 2022 in Italia sono state registrate oltre 1,35 milioni di reinfezioni, pari al 6,9% del totale dei casi.

La loro incidenza nella settimana 26 ottobre-2 novembre è del 16,6% (28.913 reinfezioni).

 

 

 

 

Intervista al neo presidente della Commissione Sanità del Senato, Zaffini (FdI): “Ereditiamo da Draghi una Nadef che sottofinanzia la sanità. Un medico non può essere no vax ma obbligo ha senso solo con un vaccino immunizzante”.

Quotidianosanità.it – Giovanni Rodriquez – (11-11-2022) – ci dice:

 

Ma non solo, in questa intervista esclusiva al nostro giornale, Zaffini parla anche di riforma della medicina territoriale, “la messa a terra del Pnrr rischia di rimanere solo sulla carta a causa della mancanza di personale”, di regionalismo sanitario, “la regionalizzazione della sanità è un valore ma vanno ridisegnati i confini delle materie concorrenti”, di come imposterà il lavoro in commissione con le opposizioni, “do per scontato ci siano convergenze sul tema salute” e della necessità di fare luce sulle forniture dei vaccini Covid.

11 NOV - In Commissione sanità al Senato potrebbe essere avviata un'indagine sull'acquisto in eccedenza da parte della commissione europea dei vaccini contro il Covid. Ad annunciarlo è il neo presidente della Commissione Affari Sociali, Sanità, Lavoro pubblico e privato, Previdenza sociale di Palazzo Madama Francesco Zaffini di Fratelli d’Italia in questa intervista esclusiva a Quotidiano Sanità.

Diversi i temi affrontati, dalla prossima legge di Bilancio, nella quale si proverà ad affrontare alcune emergenze a partire da quelle legata alla carenza di personale sanitario, alla possibile revisione del Titolo V della Costituzione, fino al progetto di riforma della sanità territoriale.

Presidente Zaffini pensa che in commissione ci potranno essere convergenze con l’opposizione su un tema come quello della salute?

Do per scontato ci siano convergenze sul tema salute come spero anche sugli altri temi.

Devo dire che anche nei miei cinque anni precedenti in Commissione Sanità raramente si è scesi sul piano dell’ideologia e quasi sempre si è mantenuta una certa unità in commissione.

Mi auguro sia possibile proseguire su questa strada anche sul tema del lavoro, del sociale e dell’integrazione socio-sanitaria che sono i grandi blocchi di argomenti sui quali si dovrà esprimere questa nuova commissione.

La legge di Bilancio sarà il primo grande banco di prova per il Governo come per la commissione.

Rispetto alle cifre indicate nella Nadef sia le Regioni che la Corte dei conti lamentano una scarsità di risorse soprattutto in tema di personale e costi legati all’energia.

 Cosa ne pensa?

La legge di bilancio arriverà in Senato dopo l’approvazione alla Camera ed è attesa verso le festività natalizie.

Sulla Nadef abbiamo lavorato per saldi discostandoci di pochissimo rispetto al lavoro che ci siamo ritrovati già fatto.

 Possiamo dire che questa nota di aggiornamento sia il frutto del governo Draghi. Mantenendo i saldi, i grandi problemi sono rimasti tutti sul tappeto.

In manovra potremmo affrontare qualcosa sicuramente, pur consci del fatto che ci troviamo a dover lavorare con un quadro generale veramente drammatico.

Siamo d’accordo sul fatto che le dotazioni trasferite alle Regioni non sono sufficienti, siamo d’accordo anche sul fatto che i silos non sono saltati, abbiamo consapevolezza che nella messa a terra del Pnrr rischiano di rimanere solo sulla carta alcune cose come le Case della comunità a causa della mancanza di personale.

Questa del personale è la vera grande sfida.

Non a caso le precedenti riforme sulle Case della salute hanno fallito proprio su questo punto. Proveremo a dare qualche risposta su questo in manovra.

Le Regioni hanno ragione sul mancato rimborso spese legate al Covid così come sul fatto che si debba tener conto delle attuali bollette energetiche.

Pensiamo quanto arriveranno a spendere ospedali con centinaia di posti letto. Non è possibile che il fondo sanitario resti invariato o vada addirittura a retrocedere.

Con la Nadef del governo precedente torniamo a fare bancomat con la sanità e questo non va bene.

Sul punto, nel lavoro della commissione, mi pongo l’obiettivo di denunciare questo stato di cose.

La sanità deve tornare al centro, non solo in termini di finanziamenti ma anche di impegno per ottimizzare l’allocazione delle risorse. Penso si debba anche rivedere Titolo V.

Pensa sia possibile una revisione costituzionale in questo senso?

La regionalizzazione della sanità è un valore ma vanno ridisegnati i confini delle materie concorrenti.

Con il Covid abbiamo visto ad esempio la diatriba tra Regione Lombardia e Governo su chi dovesse effettuare le chiusure.

 Quella è materia che deve partire dall’iniziativa del ministero, le regioni devono essere però messe nelle condizioni di poter attuare quelle direttive.

 Il piano pandemico deve essere nazionale, non lo possono fare le Regioni ognuna per conto suo.

Ma su questo tema teme frizioni interne alla maggioranza visto che la Lega rispetto a FdI ha una ben più marcata spinta verso il regionalismo ed è inoltre favorevole a una maggiore autonomia?

No, non temo frizioni interne alla maggioranza con la Lega su questo.

Io sono un profondo assertore della regionalizzazione della sanità avendo fatto per tre mandati il consigliere regionale in commissione sanità, quindi so di cosa parlo.

Nei giorni precedenti è esplosa la polemica per il ritorno anticipato del personale sanitario non vaccinato contro il Covid sui luoghi di lavoro. Condivide questa scelta del ministro Schillaci?

C’è un dritto ed un rovescio della medaglia che si compensano.

La decisione del ministro è da condividere perché si prende atto di un’emergenza legata alla mancanza di personale.

Il rispetto delle regole che per noi di centrodestra è prioritario anche se in questo caso viene meno.

C’è però da dire che il Covid è profondamente cambiato e la linea di pensiero prevede oggi mai più obblighi vaccinali e mai più green pass.

Far rientrare i medici in anticipo rispetto al termine fissato per legge può sembrare in conflitto con l’idea di rispetto delle regole ma tiene conto della necessità di dover gestire l’emergenza dovuta alla carenza di personale sanitario.

Cosa ne pensa dell’obbligo vaccinale per gli operatori sanitari, anche per lei il tema attiene unicamente ad una questione deontologica interna agli ordini?

Partiamo da una premessa, questo tema non è assolutamente all’ordine del giorno.

Su questo posso quindi solo darle la mia visione personale.

A mio parere un medico per definizione non può essere un no vax.

 Può essere scettico su alcune campagne vaccinali, come ad esempio sugli open-day con AstraZeneca, un vaccino con il quale si sono riscontrate diverse problematicità e eventi avversi, ma non può essere un no vax.

L’obbligo credo sia però un passo non necessario ad oggi.

Nel momento in cui avessimo a disposizione un vaccino realmente immunizzante nei confronti della trasmissibilità del virus allora si potrebbe prendere in considerazione l’obbligo per quel personale a contatto con i pazienti visto che la vera esigenza è quella di preservare i fragili dal rischio di contagio.

Come pensa si debba portare avanti l’attuale campagna vaccinale?

Sicuramente senza obblighi, la libertà vaccinale è presidio invalicabile per me.

 La gente va convinta e non costretta.

Per convincere gli italiani serve una campagna informativa che dica la verità, non seguendo quindi quanto fatto da Speranza e Draghi che parlavano di vaccini immunizzanti.

Quanto all’andamento della campagna vaccinale penso si debba procedere secondo alcune gerarchie andando ad offrirlo innanzitutto a fragili e over 60.

Ma si dovrebbe offrire loro i nuovi vaccini bivalenti, non quelli vecchi che coprono da un virus che non esiste più.

Oggi si perde tempo nel mettere a disposizione delle Regioni i vaccini aggiornati, come mai?

Si vuole forse smaltire i troppi vaccini vecchi acquistati in eccedenza in sede europea?

Spero che anche in questo senso si faccia in fretta una Commissione d’inchiesta.

 Le aggiungo anche che è mia intenzione proporre un’indagine conoscitiva in Commissione mirata proprio all’acquisto dei vaccini da parte della comunità europea.

Un’ultima domanda sulla riforma della sanità territoriale, anche lei come il sottosegretario Gemmato ha perplessità sul progetto delle Case della comunità?

No, l’impianto del Pnrr è quello, proporremo degli adeguamenti. Sicuramente il progetto delle farmacie dei servizi andrà avanti e sarà valorizzato. Ma da qui a dire che butteremo all’aria il progetto delle Case della comunità ce ne vuole.

(Giovanni Rodriquez-11 novembre 2022).

 

 

 

 

I nuovi piani della Dittatura Sanitaria:

il medico ti guida con joystick e microchip.

Espresso.repubblica.it - Michele Serra – (29 NOVEMBRE 2021) – ci dice:

 

Svelati i complotti della DS: i partiti si chiameranno Fronte dei virologhi e Forza anestesisti e a scuola si imparerà a leggere sui bugiardini.

Sono in vendita anche da Euronics, in comode confezioni da dodici, i nuovi microchip fino o oggi normalmente inseriti nei vaccini anti-Covid: da oggi possono essere ingeriti anche direttamente, senza alcun bisogno di vaccinarsi.

Questa è solo l’ultima, efferata mossa della DS (Dittatura Sanitaria), il cui dominio sul pianeta ormai è definitivo.

Il ritrovamento del Piano di Controllo Mondiale, nel primo cassetto della scrivania del virologo americano Levi-Pumpkin, è la prova definitiva.

Agghiacciante l’inizio: «Il mondo deve cadere sotto il dominio di Big Pharma, degli ebrei, delle banche e di tua sorella».

Il direttorio del piano della DS prevede l’instaurazione, in ogni Paese, di un governo composto da un otorino, un dermatologo, un neurologo e un dentista, tutti ebrei e tutti manovrati dalle banche e da tua sorella.

Servendosi di una app, con il proprio smartphone ogni medico di base sarà in grado di controllare il suo territorio.

Avrà accesso in tempo reale agli esami del sangue, delle urine e delle feci di ciascuno di noi.

Potrà controllare in ogni momento la panoramica dentale e l’ubicazione dei nei, dei porri e delle verruche, più altri dati molto riservati, come l’eventuale abuso di supposte e clisteri, importante per tracciare il comportamento sessuale di ogni soggetto e, se necessario, poterlo ricattare.

Il joystick.

Ogni medico di base, attraverso un joystick che interagisce con i microchip, potrà indirizzare i suoi pazienti, ridotti ad automi, ovunque Big Pharma decida di mandarli: in farmacia a comperare chili di pomate inutili, di ansiolitici e di sapone non-sapone (da risciacquare con acqua non-acqua è da asciugare con non-asciugamani), al supermercato per fare incetta di acqua ossigenata, pannoloni, solette assorbi sudore.

 È una cosa che accade già oggi, ma con la Dittatura Sanitaria questo processo di bulimia farmacologica sarà programmato razionalmente dal governo centrale.

 Le centinaia di persone che bivaccano in ogni Pronto Soccorso perché hanno un foruncolo o il malditesta, verranno indirizzati nei reparti ospedalieri più confacenti agli interessi economici del potere: un anziano in Pediatria deve pagare un ticket molto più alto, idem un maschio in Ginecologia.

L’intero comparto dei rimedi miracolosi contro la caduta dei capelli verrà molto potenziato e la calvizie dichiarata fenomeno anti-patriottico.

I partiti I partiti politici, nella Dittatura Sanitaria, non saranno aboliti.

Per simulare una dialettica democratica sarà consentita la formazione di liste e partiti, purché di ispirazione medica.

 Sono previsti un Fronte dei Virologhi, in posizione egemone, più varie altre formazioni: Anestesisti Uniti, Forza Radiologia, Democrazia Psichiatrica, Ortopedici in Marcia, Logopedia e Libertà, Comitato Esculapio, Buonasera Dottore.

 Il legame sottile tra tutte queste formazioni mediche è che nella lista dei pazienti c’è sempre tua sorella.

La potente corporazione degli infermieri potrà riconoscersi nelle due influenti consorterie “Turno di Giorno” e “Turno di notte”.

La scuola.  Sarà rivoluzionata anche la didattica.

 Alla scuola materna i bambini giocheranno solo con garze e cerotti, alle elementari impareranno a leggere e scrivere usando le scatole dei farmaci e, in quinta, anche il bugiardino.

 Con la licenza media si potranno prescrivere le medicine generiche e così via fino all’Università, dove la Facoltà Unica di Medicina prenderà il posto di tutte le altre.

Le scuole saranno intitolate a eminenti primari e case farmaceutiche, o direttamente ai farmaci più prestigiosi.

Le migliori scuole, come il liceo Formiero di Roma e il liceo femminile Aspirinetta di Milano, saranno accessibili solo ai rampolli della borghesia sanitaria.

Tra i docenti, saranno scandalosamente favoriti gli ebrei e tua sorella.

Cosa c’è nel vaccino.

 La fatidica frase «perché nessuno ci dice che cosa c’è nel vaccino», con l’avvento della DS non avrà più ragione di esistere. La rivelazione tanto attesa, infine, sarà di pubblico dominio: dentro il vaccino c’è vaccino, più piccole tracce di tua sorella e del grafene.

 

 

Montagnier: "Ora parlo io:

è una dittatura sanitaria".

Lanuovabq.it – Alessandra Nucci – (14-08-2021) – ci dice:

 

Il premio Nobel scopritore del virus dell'Aids arriva in Italia, ad ascoltarlo oltre 2000 persone e anche la Bussola:

 “Ci troviamo in una dittatura sanitaria, non più in democrazia. Questi vaccini non sono dei veri vaccini, ma un montaggio complicato di biologia molecolare che è capace di essere un veleno.

È un orrore costringere le persone, adesso i bambini, a farsi inoculare questo preparato molecolare.

 Rinnovo l’appello ai medici perché prescrivano le cure che funzionano.                    Il Green Pass? È un affare di marketing. Noi complottisti? No: sono loro a complottare!".

Luc Montagnier, Premio Nobel per la Medicina 1983, ha l’aria fra il divertito e il gentile, di chi le battaglie di principio è abituato a farle senza scomporsi.

Il più noto delle ormai migliaia di medici e scienziati di tutto il mondo riuniti in associazioni a contrastare la vulgata a senso unico trasmessa dai principali media riguardante le vaccinazioni, l’accademico francese è stato a Firenze in questi giorni per iniziativa di un gruppo di volontari di “Atto Primo” capitanati da Tiziana Vigni e Daniele Granara.

A ascoltarlo un pubblico attentissimo di duemila persone arrivate da ogni parte d’Italia.

 Le risposte del professore, che a più riprese fa un appello ai medici perché prescrivano i farmaci che il Covid lo contrastano e lo guariscono, non potrebbero essere più chiare.

Quello che segue è una sintesi della conferenza stampa e della successiva presentazione al pubblico a cui la Bussola era presente.

 “Ci troviamo in una dittatura sanitaria, non più in democrazia,” esordisce Montagnier, in francese tradotto dall’interprete.

 “Vediamo compiersi un programma orribile, preparato da lungo tempo, scoppiato nel momento voluto, e destinato soprattutto ai paesi ricchi. È questa la principale ragione per cui promuovono una sola soluzione, quella dei vaccini".

“Questi vaccini non sono dei veri vaccini, ma un montaggio complicato di biologia molecolare che è capace di essere un veleno.

 Quindi è un orrore costringere delle persone, adesso dei bambini, a farsi inoculare questo preparato molecolare.  Rinnovo l’appello ai medici perché prescrivano le cure che ci sono, e funzionano".

 

Il “green pass”?  Non è utile per la salute pubblica. Il green pass è un affare di marketing.

 “Voglio ripetere con chiarezza: questi vaccini sono inutili, pericolosi e inefficaci. A differenza di quello che ci avevano detto, questi vaccini non impediscono affatto la diffusione del virus".

“È un crimine vaccinare dei bambini, perché anche se adesso non subiscono degli effetti negativi, possono esserci degli effetti a lungo termine oltre a quelli che vediamo adesso. Effetti a lungo termine di cui adesso non siamo a conoscenza".“Ed è un crimine soprattutto perché esistono metodi alternativi per curare questa infezione, che sono anche meno costosi dei vaccini e permetterebbero di liberarci da questa malattia.

Ma sui media non si parla di alternative, di altri tipi di vaccini o di rimedi. E se qualcuno fa notare gli effetti avversi questa persona viene eliminata, quindi viviamo in una vera e propria realtà di menzogna".

“Per questo bisogna condannare il marketing dei grandi produttori farmaceutici, dei medici e degli scienziati e soprattutto dei governi".

In mezzo a tante conferme della drammaticità della situazione che sta vivendo l’umanità, ha alleviato l’atmosfera una battuta su Anthony Fauci.

 Alla domanda sui suoi rapporti con il guru americano, che a differenza di lui ha cambiato diverse versioni dall’inizio dello sconvolgimento coronavirus, è venuta la risposta:

“Ho conosciuto Fauci all’epoca della scoperta del virus dell’AIDS e so che poi ha avuto delle promozioni del suo laboratorio durante tutto quello che è successo. Però - ha sorriso divertito Montagnier - purtroppo non l’ha scoperto lui, il virus dell’AIDS!”

A tratti il pubblico ha preceduto l’interprete, peraltro molto chiaro, applaudendo alle parole del professore già in francese, come quando alla richiesta di esprimere un parere sulla gestione della pandemia (pochissimo supporto da parte della medicina territoriale, “vigile attesa” seguita dall’interruzione di ogni comunicazione con i familiari una volta ospedalizzati, e forte scoraggiamento delle autopsie), Montagnier ha scandito in francese “….  des activités criminels”. Attività che portano alla morte “non solo dei pazienti ma anche dei curanti".

“D’altra parte constatiamo che le stesse misure di cui parlate in Italia ci sono in Francia in Inghilterra e anche altrove quindi sono concertate. Per questo bisogna rispondere a questo gruppo al potere in modo concertato. Ci danno dei complottisti? No: sono loro a complottare!".

La conclusione del professore, contento di essere “à la rétraite”, in pensione, perché ciò lo sottrae alle pressioni che stanno subendo tanti suoi colleghi, è stata che “l’umanità sta sviluppando i motivi della propria scomparsa.

Ma c’è ancora speranza, a condizione di accettare di vivere in un mondo razionale e giusto che accolga anche cose che non sono previste da un piccolo gruppo di persone”, intese come gruppo di persone al potere. Non solo politico.

 

 

 

«Dobbiamo combattere

 la dittatura sanitaria».

Heraldo.it - Stefano Magrella – (10 giugno 2022) – ci dice:

 

Intervista a tutto campo ad Alberto Zelger, candidato sindaco alle elezioni comunali di Verona 2022 per "Verona per la libertà", “Zelger Sindaco” e “Il Popolo della Famiglia”.

Da sempre personaggio controverso in città, promotore dell’altrettanto controverso Congresso Mondiale delle famiglie che si è tenuto a Verona nel marzo del 2019, Alberto Zelger – storico esponente della Lega – ha deciso per questa tornata elettorale di correre da solo, per portare avanti una battaglia, quella contro la “dittatura sanitaria”, che evidentemente sente ancora molto, nonostante ormai tutte i provvedimenti presi dal Governo e dai Comuni per contrastare la pandemia siano ormai stati quasi del tutto abbandonati.

Zelger, a marzo 2022 è passata la notizia che lei è stato espulso dalla Lega. È vero?

«È falso e non ho smentito solo perché non ho avuto materialmente il tempo di farlo, però lo faccio ora.

Nella Lega, vista la mia partecipazione a molti eventi contro il Green Pass e l’obbligo vaccinale, avevano notato questo mio interesse alla causa, non condiviso dal resto del partito (a livello locale e anche nazionale) se non solo da alcuni in maniera confidenziale e non sono stati sorpresi quanto ho comunicato loro la mia candidatura a sindaco con “Verona per la libertà”.

Così il 9 Marzo ho telefonato ai vertici della Lega provinciale e ho segnalato la mia scelta di candidarmi e che contestualmente mi ero iscritto al Comitato Nazionale dei Pubblici Amministratori contro il Green pass, nato in Piemonte a dicembre 2021 e che contava già 600 iscritti di varie parti d’Italia.»

Una questione, quella dell’obbligo vaccinale, che considera centrale in questa campagna comunale?

(Hanno applicato ed esteso  l’obbligo vaccinale a tutti i super cinquantenni: vergogna! Ndr.)

«Prima di uscire dalla Lega ho mandato messaggi a una decina di parlamentari chiedendo che si muovessero contro questa dittatura sanitaria perché la ritenevo un oltraggio alla Costituzione; non s’è mai vista in Italia una simile costrizione. Neanche Stalin aveva reso obbligatorio un passaporto per andare a lavorare.

 Solo Hitler l’avevo fatto: aveva deciso che, per lavorare nel pubblico impiego o in un’azienda statale, ci volesse un certificato genealogico che certificasse la pura razza ariana fino alla quarta generazione.

 

Non si è mai visto neppure che uno non possa prendere l’autobus, che un bagnante venisse inseguito con l’elicottero oppure che un bambino non possa andare a giocare a pallone senza che arrivino i poliziotti a chiedere la certificazione del vaccino, è una roba da dittatura.

Adesso i bambini devono portare la mascherina tutto il giorno con grave danno per la loro salute mentre, per andare al ristorante, invece la mascherina non serve: non c’è alcuna giustificazione scientifica per tutto ciò.»

Sembra che abbia molto a cuore la questione dei giovani e dei bambini

«Ci sono documenti scientifici che dicono che ai bambini la mascherina portata per tante ore può creare danni alla salute fisica oltre che psicologica, al punto che al liceo Maffei, quando sono andato per un incontro con gli altri candidati sindaci, ci hanno detto: “abbiamo bisogno di psicologi che ci aiutino a superare questa crisi” perché non ne possono più i nostri ragazzi di non poter festeggiare un compleanno o di non poter andare in gita assieme.»

Come può un sindaco intervenire su questi capitoli?

«Il sindaco è il tutore della salute pubblica in base all’art. 50 e 54 del testo unico degli enti locali. In tale veste, se afferma che ci sono documenti scientifici, certificati da scienziati (non da Burioni o Ricciardi, che pontificano con un indice accademico – H-index – inferiore a quello del professor Paolo Bellavite, che è stato quasi cacciato dall’Università di Verona) può fare un’ordinanza urgente e contingibile con la quale sollevare i bambini dall’obbligo delle mascherine a scuola.

Può pure organizzare un approfondimento scientifico e giuridico su tutto ciò che riguarda i vaccini e gli effetti avversi, il tutto in un’ottica di trasparenza e priva di conflitti di interesse, non come accade in tv dove vengono invitati solo i pappagalli del ministro Speranza.»

Cosa rimprovera all’attuale sindaco?

«Di non aver fatto nulla contro questa dittatura sanitaria. Anzi, ha fatto ordinanze ancora più restrittive rispetto a quelle del ministro Speranza, talvolta anticipandole, e ponti d’oro per coloro che volevano vaccinare i bambini.»

Da sindaco, allora, quali sono le prime tre cose che farebbe?

«Per prima cosa, via le mascherine ai bambini. Secondo, monitorerei la situazione economica delle famiglie, che hanno perso il lavoro magari anche per gli effetti avversi del vaccino, non per fornire sussidi – con soldi che il Comune non ha – ma per mettere in relazione aziende e lavoratori: l’idea è di corsi per formare operai specializzati così che le aziende non siano costrette a rivolgersi a ucraini o africani.

Terzo, costruire una rete a sostegno delle imprese locali (Comune, Provincia, Regione) che oggi sono in forte sofferenza e così evitare che la gente compri su Amazon.

Un’idea sarebbe una moneta locale, anche se personalmente preferisco l’idea di “buoni” spendibili sia in questa rete di aziende ma anche per i servizi comunali.

Tuttavia, un tassello essenziale per il rilancio di Verona passa attraverso l’aeroporto Catullo, che ha un bacino potenziale di circa quattro milioni e mezzo di abitanti e il 12% del PIL.

 Il problema è che a amministrarlo è la SAVE, una società privata che gestisce anche l’aeroporto Marco Polo di Venezia (più quello di Treviso) e lì dirotta le principali tratte.

 Dobbiamo fare un bando di gara internazionale, elaborato da tecnici sotto la supervisione politica “con il cuore” a Verona e non a Venezia, per farlo guidare da operatori internazionali che siano professionisti della portualità, rilanciando il futuro di una città e di una provincia.»

La sua proposta politica sembra molto aperta verso le libertà individuali. Vale anche per recenti temi referendari come la Cannabis o l’eutanasia?

«Nella mia coalizione c’è una lista, “Il popolo della famiglia. No gender nelle scuole”, che è un altro chiaro target elettorale che condivido.

Tuttavia, in questa fase, la priorità è il ripristino della democrazia, un obiettivo sentito trasversalmente tanto che anche comunisti come Marco Rizzo condividono le nostre idee.»

Nel caso non arrivasse al ballottaggio, cosa consiglierebbe ai suoi elettori?

«La mia è una coalizione trasversale: la battaglia per ripristinare la Costituzione non è tra destra e sinistra, ma tra libertà e dittatura.

Quindi non ho nulla da consigliare: ciascuno dei miei elettori ha già una propria idea e voterà di conseguenza partendo dal presupposto che gli altri candidati, alla fine, sono uguali.»

 

 

 

La vera “dittatura sanitaria”

e le cavie umane di Mussolini.

Linkiesta.it – Riccardo Chiaberge – (27 luglio 2021) – ci dice:

Dal 1925 al 1929 il Duce diede l’autorizzazione a due oscuri ricercatori iscritti al partito, Giacomo Peroni e Onofrio Cirillo, di condurre un esperimento su larga scala a spese di centinaia di persone povere e vulnerabili, in violazione di ogni norma di etica professionale

I salutisti romani di Casa Pound e dintorni, che vanno in piazza con la stella gialla dei non vaccinati, i grilli comunisti torinesi che vedono nel green pass uno strumento subdolo di esclusione sociale e i travaglisti che contestano la competenza di Mario Draghi in campo medico, avrebbero tutti bisogno di un ripassino di storia.

Perché una dittatura sanitaria (e non solo) in Italia l’abbiamo avuta, ed è stata quella del capo del fascismo ed ex socialista rivoluzionario Benito Mussolini.

 Allora, al posto del Covid, c’era la malaria. E nel 1925, con il pretesto delle ricorrenti epidemie, il Duce da tre anni al potere diede l’autorizzazione a due oscuri ricercatori iscritti al partito, Giacomo Peroni e Onofrio Cirillo, di condurre un esperimento su larga scala a spese di centinaia di persone povere e vulnerabili, in violazione di ogni norma di etica professionale.

Un’impresa degna del dottor Mengele (ne parla lo storico di Yale Frank M. Snowden nel suo straordinario libro “La conquista della malaria”, Einaudi 2008).

I due scelgono un gruppo di duemila lavoratori impiegati nella bonifica di aree malariche in Puglia e in Toscana, gli levano il chinino (un farmaco usato per decenni contro la malattia, e che si era dimostrato efficace nel ridurre la mortalità) e gli somministrano del mercurio, un rimedio già ampiamente bocciato dalla comunità scientifica e dal Consiglio Superiore di Sanità.

Obiettivo dell’esperimento, in linea con le aspirazioni del regime, è dimostrare che l’Italia può curare la malaria senza dover dipendere dall’estero (all’epoca i Paesi Bassi hanno il monopolio della produzione di chinino). Una terapia alternativa, autarchica, per fare dispetto a Big Pharma.

I prodi camerati dividono le loro cavie in due gruppi: il primo è abbandonato all’infezione, viene cioè mandato a lavorare all’aperto in un ambiente infestato da zanzare anofele senza protezione alcuna, per capire come la malattia si evolva naturalmente nel corpo umano.

 Al secondo vengono praticate delle iniezioni intramuscolari di mercurio. Quella che i malariologi del littorio chiamano «saturazione» va avanti per quattro anni, fino al 1929.

Non si sa di preciso quante vittime e quante sofferenze abbia provocato l’ardito esperimento, anche se Peroni sostiene che i risultati sono stati «splendidi», tanto da proporre di «mercurializzare» l’intero esercito italiano.

Di opposto parere il Consiglio Superiore di Sanità: i partecipanti all’esperimento si sono ammalati tutti e il mercurio iniettato si è dimostrato totalmente inefficace.

Ma questi per il fascismo sono dettagli, quisquilie rispetto agli interessi superiori della nazione.

Anche la bonifica integrale delle paludi pontine, orgoglio dell’impero, «tornante della storia», una delle «cose buone» fatte dal Duce secondo i nostalgici, ha avuto un costo elevatissimo in termini di vite umane.

Masse di disperati, disoccupati ed ex combattenti da tutta Italia aderiscono alla chiamata del regime e si riversano in quel lembo di terra desolata, accampandosi in modo precario e in condizioni igieniche disastrose, e sottoponendosi a fatiche disumane in mezzo a nugoli di zanzare.

Muoiono a migliaia per incidenti sul lavoro, tubercolosi e ovviamente malaria. Ma che importa: dice Mussolini che la bonifica è come una guerra, e i lavoratori sono soldati che hanno il dovere di morire in battaglia. 

Prima della marcia su Roma la lotta alla malaria era stata una delle bandiere del movimento socialista, oltre che dei liberali giolittiani al potere.

 Per promuovere il chinino di stato nelle campagne, vincendo resistenze e superstizioni, si mobilitavano medici, insegnanti, attivisti e dirigenti di partito, femministe come Anna Kuliscioff e sindacalisti come Argentina Altobelli, leader delle mondine di “Federterra”, una valorosa riformista che al famoso congresso di Livorno del 1921 si schiererà con Turati contro i comunisti.

 Nei primi anni del Novecento questione sociale, questione femminile e questione sanitaria sono strettamente intrecciate (come oggi, del resto).

 La campagna per il chinino trasforma i rapporti di potere, indebolendo i latifondisti e facendo crescere la coscienza di classe dei contadini, ma migliorando anche le loro condizioni di vita e di salute e la loro capacità di difendere i propri diritti. 

La dittatura fascista fa tabula rasa di tutto questo, ma costruisce i suoi successi su decenni di impegno militante e di faticose riforme delle odiate élite liberali e socialiste.

Archiviata la stagione dei diritti e ridotte al silenzio le poche voci di dissenso, Mussolini era libero di intervenire arbitrariamente su tutto, anche in materia sanitaria, fregandosene della scienza e della competenza.

 Lo chiamavano il Grande Medico.

E se dicevi che il Duce non capiva un cazzo non ti invitavano a Otto e mezzo, ma ti davano prontamente il green pass (anzi il black pass) per una indimenticabile vacanza a Ventotene.

 

Meloni nella trappola delle parole:

da "sovranismo" a "dittatura sanitaria".

  Ilfoglio.it - CLAUDIO CERASA – (25 OTT. 2022) - ci dice:

    

E i poteri forti? E la dittatura? E Orbán? E il nazionalismo? L’ingresso nella stagione dei doveri costringerà Meloni a fare scelte dure sui termini da usare. Tutte le parole tossiche che il premier dovrà dribblare, a partire da oggi.

I fatti e le parole.

Quando questa mattina Giorgia Meloni si ritroverà di fronte ai parlamentari della Repubblica per chiedere i voti per la prima fiducia al suo governo dovrà fare i conti con un problema che non riguarderà i numeri alla Camera bensì le giuste parole da usare per provare a mettere insieme due concetti chiave della stagione meloniana: rassicurare senza tradire.

Per rassicurare, Giorgia Meloni sa che dal suo vocabolario dovranno necessariamente sparire alcuni concetti che hanno contribuito a connotare la storia recente della destra italiana.

Meloni, per esempio, non potrà fare un abuso dell’espressione “poteri forti”, per non essere considerata la solita complottista di destra.

Non potrà utilizzare con disinvoltura l’espressione “sostituzione etnica”, per non essere considerata la solita razzista di destra.

Non potrà utilizzare con facilità l’espressione “dittatura sanitaria” avendo Meloni scelto come ministro della Salute un autorevole professore che quella “dittatura” ha contribuito a crearla, a colpi di green pass e vaccini obbligatori.

Non potrà utilizzare con facilità l’espressione “sovranismo”, per evitare di essere considerata in Europa, e non solo lì, come la sorella d’Europa della Le Pen e dei camerati dell’AfD.

Non potrà disegnare con naturalezza nell’aria link con i vecchi amici come “Orbán”, per non essere considerata come la solita sfascista che vuole indebolire l’Europa.

Non potrà fare della “discontinuità” con Draghi un tratto cruciale della sua stagione politica, avendo come primo atto del nuovo governo chiesto all’ex ministro Cingolani di rimanere a darle una mano.

E dovrà trovare dunque un modo, il nuovo premier, per dimostrare che i tre termini chiave del lessico meloniano, “libertà”, “indipendenza” e “crescita”, sono termini non in contraddizione con il dizionario del perfetto sovranista, e che quei termini possono essere difesi, tranquillamente, senza attingere al vocabolario complottista masticato in questi anni dalla destra nazionalista.

Senza cioè attaccare “i burocrati di Bruxelles”.

Senza cioè inneggiare al “modello di Donald Trump”.

 Senza cioè evocare il paradigma “Soros” per spiegare le radici di ogni problema dell’Italia.

Carlo Calenda, leader della federazione che unisce Azione e Italia viva, ha detto ieri che “la destra userà parole di destra per nascondere la mancanza di politiche di destra e la sinistra scenderà in piazza contro le parole di destra per nascondere l’assenza di proposte di sinistra” e il ragionamento dell’ex ministro coglie un punto.

Negli ultimi anni, la destra ha sempre mostrato una certa abilità nell’utilizzare alcuni termini per creare una contrapposizione mediatica con i nemici di sinistra ed è verosimile che, in una stagione tutto sommato dominata dall’agenda dei doveri, buona parte della contrapposizione tra le parti politiche sia legata più alle parole che ai fatti.

E così quando la destra introdurrà le sue idee pro life – parlando in modo generico di “difesa della vita” – lo farà sapendo perfettamente che la reazione che cerca è quella più semplice: far dire alla sinistra che essere a difesa della vita significa essere fascisti.

E così quando la destra utilizzerà l’espressione “nazione” o l’espressione “patrioti” lo farà sapendo perfettamente che la reazione che cerca è quella ovvia: accusare la sinistra di essere contro l’idea che l’Italia debba essere difesa come “patria”.

E così quando la destra continuerà a usare in modo malizioso parole come “merito” (che compare accanto al nome del ministero dell’Istruzione) e parole come “sovranità” (anche se solo alimentare) lo farà sapendo che di fronte alle reazioni della sinistra il gioco sarà semplice: dire che la sinistra è contro il merito e contro la sovranità dell’Italia.

La distanza siderale tra le parole e i fatti determinata dalle urgenze prodotte dall’ingresso prepotente dell’Italia nella dura stagione dei doveri avrà probabilmente un effetto ulteriore sul futuro politico di Giorgia Meloni alla voce “Francia”.

Fino a qualche tempo fa, per Meloni, la Francia era il simbolo di un neocolonialismo inaccettabile (ricordate la storia del franco africano?), era il simbolo di un paese predatorio (ricordate le polemiche per ogni azienda italiana comprata dalla Francia?), era il simbolo di un paese a cui l’Italia aveva svenduto la sua sovranità (alla firma del trattato del Quirinale, tra Italia e Francia, Meloni disse che con quell’accordo l’Italia aveva dato  “una delega in bianco a Parigi per trattare a nome nostro con la Germania”).

E invece oggi, come raccontato dal Figaro, in un contesto europeo all’interno del quale le posizioni della Francia e della Germania sembrano essere distanti su molti dossier, la parola “Francia”, nella grammatica meloniana, potrebbe diventare improvvisamente il contrario rispetto a quello che è stata fino a qualche tempo fa.

Non il simbolo di tutto ciò da cui l’Italia deve proteggersi ma il simbolo di tutto ciò di cui ha bisogno l’Italia, in termini di alleanze, per proteggersi di più.

 Le parole sono importanti, e fino a questo punto Meloni non arriverà, ma ascoltare il discorso di Meloni oggi sarà interessante non tanto per capire che numeri avrà il nuovo governo ma per capire fino a che punto, a parole oltre che con i fatti, il nuovo presidente del Consiglio inizierà a spiegare ai suoi follower perché la difesa del nazionalismo è inversamente proporzionale alla difesa dell’interesse nazionale.

 

 

 

 

La tubercolosi è una vera

“dittatura sanitaria”. Ma non ci interessa.

Altreconomia.it- Duccio Facchini — (1° Novembre 2021) - ci dice:

 

Per la prima volta in oltre dieci anni il numero dei decessi da tubercolosi è aumentato: 1,5 milioni di morti nel 2020. L’impatto del Covid-19 è stato devastante. Poche multinazionali tengono in ostaggio milioni di persone.

La multinazionale Cepheid ha recentemente bloccato la commercializzazione di una nuova tecnologia (GeneXpert) legata ai test diagnostici della tubercolosi.

Una vera dittatura sanitaria è in atto ma non ci interessa: è quella della tubercolosi (TB).

 Il 14 ottobre di quest’anno l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha pubblicato il report globale annuale sull’evoluzione epidemiologica dell’infezione e tracciato un quadro sulle risposte fornite da 197 Paesi.

“Per la prima volta in oltre 10 anni –ha denunciato Medici Senza Frontiere, nel silenzio generale– il numero di decessi da TB è aumentato da 1,4 milioni del 2019 a 1,5 milioni avvenuti nel 2020, soprattutto a causa dell’impatto devastante della pandemia di Covid-19 che ha limitato la somministrazione di cure per la TB, ivi inclusi i servizi diagnostici”.

I nuovi casi di TB diagnosticati e riportati al sistema di sorveglianza nazionale dei diversi Paesi sono scesi infatti da 7,1 milioni nel 2019 a 5,8 milioni nel 2020.

“Questa allarmante riduzione nell’individuazione e segnalazione dei nuovi casi riflette un’interruzione sia per quanto riguarda le forniture mediche sia la richiesta di servizi diagnostici”, osserva MSF.

Chi ha in mano il pallino dei servizi diagnostici è l’azienda statunitense Cepheid, fornitrice del test GeneXpert, che in 10 anni ha beneficiato di qualcosa come oltre 250 milioni di dollari di investimenti pubblici per sviluppare e lanciare la tecnologia.

Il ritorno per la collettività è stato naturalmente minimo: i test diagnostici costano tantissimo, specie per i Paesi a basso reddito, e la multinazionale si è addirittura “rifiutata di fornire informazioni trasparenti su costi di produzione e margini di profitto per i test diagnostici utilizzati, tra le altre infezioni, anche per TB e Covid-19”.

Non solo: Cepheid ha da poco bloccato la commercializzazione della nuova tecnologia GeneXpert - “un sistema portatile ben strutturato chiamato Omni che si ricarica a batteria”, come ricorda MSF-, messa a punto per supplire alle carenze del test già esistente.

 Lo ha fatto senza dare una spiegazione o predisporre contromisure per attutire il colpo.

 Stijn Deborggraeve, consulente per la diagnostica della campagna per l’accesso ai farmaci di MSF, ha speso parole nette:

 “È inaccettabile che molte delle persone colpite da questa malattia non abbiano accesso a test diagnostici di cui hanno urgentemente bisogno solo perché aziende come Cepheid antepongono gli interessi economici alle vite umane”.

Un modo di comportarsi “semplicemente scandaloso” che rappresenta “l’esempio emblematico dell’azienda farmaceutica che pone il profitto e l’interesse dei propri azionisti al di sopra delle vite delle persone”.

 In gioco è anche l’accesso alle cure per i minori affetti da tubercolosi resistente ai farmaci.

 MSF chiede da tempo che nei Paesi con un alto tasso di TB sia garantito l’accesso alle “formulazioni pediatriche della bedaquilina (prodotta da Johnson&Johnson, ndr) e del delamanid (prodotto da Otsuka e dal suo partner Viatris, ndr)”.

Sono “regimi” per via orale che semplificherebbero il trattamento nei minori, “eliminando l’utilizzo di farmaci a somministrazione parenterale che possono causare sordità, e rendendo il regime terapeutico più breve, meno nocivo e più efficace”. Anche qui Big Pharma detta legge.

“Il prezzo elevato del delamanid, pari a 1.700 dollari per ogni ciclo di trattamento, ha limitato in modo significativo l’accesso al farmaco in molti Paesi -ha spiegato Mabel Morales, coordinatrice medica di MSF in India-.

A Nuova Delhi i negoziati con Otsuka e Viatris non hanno condotto a risultati e i produttori si sono rifiutati di abbassare il prezzo di 942 dollari, a cui attualmente Viatris vende il farmaco in Sudafrica.

Anche il prezzo delle formulazioni pediatriche di bedaquilina rimane troppo elevato”.

Altro che gratuità delle cure che dalle nostre parti qualche “schiavo che si rimira con gli occhi del padrone” -per citare Eduardo Galeano, a 50 anni dalla prima edizione de “Le vene aperte dell’America Latina”- si permette il lusso di disprezzare.

MSF propone di “abbattere lo status quo”: le case farmaceutiche Johnson&Johnson e Otsuka devono “permettere il rifornimento di farmaci generici e abbassare i prezzi”. Perché questa sì che è una “dittatura”.

 

 

La bomba di Putin. Che cosa ci attende

secondo Thomas Friedman

nella guerra tra Russia e Occidente.

msn.com-First on line – Redazione – (13-11-2022) – ci dice:

 

Crisi energetica.

Non ci sarà né la bomba sporca, né l’atomica, ci sarà invece la bomba dell’energia. È questa la bomba che Putin sta costruendo.

Ecco la tesi di uno degli opinionisti più accreditati dal “New York Times”, Thomas L. Friedman che si dice venga letto avidamente anche dal leader maximo cinese Xi Jinping sempre affamato di idee del decadente Occidente.

Nei paragrafi che seguono cerchiamo di sintetizzare il punto di vista di Friedman che è molto diafano.

La guerra del generale inverno.

Man mano che gli ucraini avanzano nei territori proditoriamente annessi alla Federazione russa cresce l’inquietudine del mondo sulla possibilità che Putin decida di ricorrere, come ultima ratio, alla bomba atomica. In realtà Putin sta preparando un altro tipo bomba non meno devastante.

“È la bomba del petrolio e del gas che sta forgiando proprio sotto i nostri occhi e con il nostro involontario aiuto – e che potrebbe verosimilmente esplodere quest’inverno” scrive Friedman.

Se lo facesse il costo dell’energia potrebbe spiccare il volo verso la stratosfera rendendo così proibitivo riscaldarsi, lavorare e viaggiare.

 

Attacco all’energia: il mondo occidentale potrebbe dividersi.

Le ripercussioni politiche sarebbero gigantesche. Il fronte occidentale potrebbe dividersi e spingere molti paesi a ricercare un qualche tipo di accordo “sporco” con Mosca per porre fine a questa situazione ovviamente insostenibile.

Negli Stati Uniti per esempio i repubblicani di Trump, ma anche i progressisti Dem Usa stanno inquietandosi per i crescenti costi del conflitto ucraino.

In sintesi: Putin sta combattendo una guerra su un doppio fronte, militare per fermare sul terreno l’avanza dell’esercito ucraino e politico per sfiancare, per mezzo del costo dell’energia, la volontà degli alleati di aiutare e sostenere l’Ucraina.

Il primo passo di questa strategia consiste nel distruggere il sistema di infrastrutture energetiche dell’Ucraina e mettere al freddo la popolazione civile.

Il secondo è quello di usare il prezzo del gas e del petrolio per compiere lo stesso tipo di operazione nei confronti delle popolazioni dei paesi che sono alleati dell’Ucraina.

Al momento l’Occidente non ha una strategia sulle risorse energetiche per attenuare l’impatto di questa bomba che è per tutto il suo sistema di coesione sociale e politica una prospettiva a dir poco spaventosa.

La contraddizione dell’Occidente che vuole 5 cose incompatibili tra loro.

Quando si parla di energia gli occidentali vogliono cinque cose e le vogliono tutte anche se sono incompatibili tra di loro.

E Putin sta proprio avvantaggiandosi da questa incongruenza della posizione occidentale.

Ecco le cinque cose che vogliono gli occidentali e che sono palesemente incompatibili tra di loro.

La decarbonizzazione dell’economia il più rapidamente possibile per attenuare le conseguenze del cambiamento climatico.

Il prezzo della benzina, del gasolio e del gas per il riscaldamento al livello più basso in modo da non dover cambiare lo stile di vita rinunciando, per esempio, a qualche viaggio superfluo, indossando un maglione di lana in casa o facendo qualcosa per risparmiare il consumo individuale di energia.

La cacciata dei regimi dell’Iran, del Venezuela e dell’Arabia Saudita continuando a voler pagare poco, usare la loro energia e ad estrarla nelle quantità che serve agli occidentali.

Trattare le compagnie petrolifere e del gas come dei paria e dei dinosauri che dovrebbero tirarci fuori dalla crisi petrolifera per poi andarsene a morire tranquillamente da qualche parte lasciando che le nuove brillanti società del solare e dell’eolico prendono il loro posto alla testa della catena energetica.

La costruzione di nuovi oleodotti e gasdotti o linee di trasmissione di energia alternative senza che farli passare in prossimità lontano degli orti, dai giardini e dei cortili delle loro abitazioni.

Chiarezza sulle priorità e sugli obiettivi

In una guerra energetica come quella che stiamo vivendo è necessario essere chiari sugli obiettivi e sulle priorità.

Succede però che l’alleanza occidentale non ha una scala di priorità in materia di energia, ma solo vaghe aspirazioni con obiettivi contrastanti tra di loro e l’illusione di poterli raggiungere tutti come per magia.

Scrive Friedman: “Se ci ostiniamo in questa posizione ci troveremo in un mare di guai se Putin sgancerà davvero la bomba energetica che sta preparando per il prossimo Natale”.

E già vediamo succedere qualcosa.

L’America ha iniziato ad attingere alle riserve strategiche.

Gli Stati Uniti, per esempio, stanno iniziando ad attingere alle loro riserve strategiche di petrolio.

Il presidente Biden ha infatti annunciato l’utilizzo di 15 milioni di barili dalla riserva strategica durante il mese di dicembre le quali vanno ad aggiungersi ai 180 milioni di barili utilizzati per mantenere i prezzi della benzina al livello più basso possibile in vista delle elezioni di medio termine.

A quanto pare la manovra ha aiutato Biden e i democratici a limitare i danni. Secondo il “Washington Post”, dopo questo intervento, le riserve strategiche degli Stati Uniti d’America si sono ridotte al 57% rispetto alla quota ottimale.

Putin desidera che l’America utilizzi subito la maggior parte del suo cuscino di riserva strategica di petrolio proprio come è successo con i tedeschi che hanno rinunciato all’energia nucleare e si sono resi dipendenti dal gas naturale russo a basso costo

Che cosa succede in Europa?

Putin sta osservando attentamente anche quello che succede in Europa. L’Unione Europea si sta preparando a bloccare le importazioni di greggio dalla Russia via mare.

Questa decisione, insieme a quella di Germania e Polonia di bloccare le importazioni tramite oleodotti, dovrebbe ridurre circa il 90% le attuali importazioni di petrolio dalla Russia.

 

Si sta inoltre valutando di vietare alle compagnie assicurative europee la copertura alle spedizioni, ai servizi di intermediazione e ai finanziamenti per l’esportazione di petrolio dalla Russia verso paesi terzi.

Si ritiene che questa misura possa ridurre drasticamente il numero di clienti del petrolio russo.

 In quel caso I russi sarebbero costretti ad abbassare il prezzo del loro greggio a un a quello stabilito dagli europei e dagli americani per ottenere la copertura assicurativa delle petroliere che trasportano il loro greggio.

Funzionerà?

A commento di queste misure Friedman scrive: “Le mie fonti nell’industria petrolifera dubitano seriamente che il fissare dei prezzi per le forniture dell’OPEC possa funzionare.

 L’Arabia Saudita, partner russo dell’OPEC plus, non è certo interessata a accettare un precedente nel quale il prezzo del petrolio viene fissato in questo modo”.

Per di più il commercio internazionale del petrolio è caratterizzato da molte zone grigie dove operano faccendieri e strutture al limite della legalità che prosperano sui commerci con l’Asia e sulle distorsioni del mercato.

Una di queste zone grigie, per esempio, è l’interruzione del tracciamento durante il trasporto del petrolio.

 Le petroliere impegnate in attività borderline spengono il dispositivo di tracciamento per poi riaccenderlo giorni dopo aver effettuato la consegna. In questo modo riescano a riciclare il petrolio russo.

Il materiale che trasporta una sola petroliera di grandi dimensioni può valere 250 milioni di dollari.

Pertanto l’incentivo nei confronti delle attività grigie è a dir poco enorme.

È dunque probabile che queste misure su cui contano gli americani e gli europei non funzioneranno e che quindi si dovranno cercare altre strade che per il momento risultano alquanto indefinite.

È vero che non è facile trovarle.

Succede in Cina.

Adesso si sta aggiungendo un nuovo giocatore sospetto alla partita, è la Cina.

 La Cina ha in tasca qualsiasi tipo di contratto a lungo termine a prezzo fisso per l’acquisto gas liquefatto dal Medio oriente.

Lo prende a circa 100 dollari a barile equivalente di petrolio.

È successo però che, a causa della politica zero COVID, l’economia cinese ha subito un forte rallentamento e così è accaduto al consumo di gas.

Allora la Cina ha preso una parte del gas che le era stato venduto al prezzo di 100 dollari e lo ha rivenduto all’Europa e ad altri paesi a prezzo fortemente maggiorato (circa 300 dollari al barile equivalente di petrolio).

Xi Jinping, avendo già ottenuto il suo terzo mandato come segretario generale del Partito comunista, potrebbe allentare le restrizioni legate al Covid.

Se la Cina tornerà a un consumo normale di gas verrà posta fine all’esportazione verso l’Europa e quindi la disponibilità di gas si farà ancora più esigua.

Potrebbe succedere in Russia.

Dato tutto questo, come ipotizzato da Friedman, a dicembre Putin potrebbe bloccare per 30 o 60 giorni tutte le esportazioni di petrolio e gas russo verso i Paesi che sostengono l’Ucraina, piuttosto che sottostare al prezzo del petrolio fissato da parte dell’Unione Europea.

Questa misura sarebbe sostenibile per la Russia solo nel breve periodo.

Ma potrebbe raggiungere lo scopo.

E questa sarebbe proprio la bomba energetica che Putin intende regalare all’Occidente per Natale.

 In questo scenario il petrolio potrebbe arrivare a 200 dollari al barile, con un aumento proporzionale del prezzo del gas naturale.

Si parla di 10-12 dollari per la benzina alla pompa negli Stati Uniti.

 Il bello di questa bomba energetica per Putin è che, a differenza dell’esplosione di una bomba nucleare – che unirebbe tutto il mondo contro di lui – l’esplosione di una bomba sul prezzo del petrolio dividerebbe l’Occidente dall’Ucraina.

La possibile risposta dell’Occidente.

Bisogna convincersi, secondo Friedman, che l’Occidente, se non vuole implorare Arabia, Iran e Venezuela ad aumentare la produzione, deve costruire un proprio arsenale energetico pari, se non più grande, di quello militare.

Siamo in una guerra energetica.

C’è bisogno di energia di ogni tipo.

Gli investitori nel campo delle energie fossili devono essere rassicurati sul fatto che, a patto di produrre nel modo più pulito possibile, avranno un posto importante nel futuro energetico dell’Occidente, accanto al solare, all’eolico, all’idroelettrico e agli altri produttori di energia pulita che i legislatori americani ed europei stanno promuovendo con i loro provvedimenti sul clima “ordinati da Klaus Schwab”.

Friedman conclude in questo modo: “Lo so. Non è l’ideale. Non è il punto in cui speravo che saremmo arrivati nel 2022. Ma siamo a questo punto, e qualsiasi altra cosa è davvero pensiero magico – e l’unica persona che non si lascerà ingannare è Vladimir Putin”.

(Thomas L. Friedman, Putin Is Onto Us, “The New York Times”, 25 ottobre 2022).

 

 

 

 

 DOMINIO GLOBALE

ATTRAVERSO IL FURTO ELETTORALE.

 Jameshfetzer.com – (12 novembre 2022) -Blog di James Fetzer - Alexandra Bruce – ci dicono:

 

Le elezioni di medio termine negli Stati Uniti sono state rubate, le elezioni presidenziali brasiliane sono state rubate e la scorsa settimana, Patrick Byrne ha fatto rivelazioni scioccanti su come Hunter Biden abbia recentemente cercato di corrompere il regime iraniano con un accordo che avrebbe fruttato 800 milioni di dollari per la famiglia criminale Biden e permesso agli iraniani di mantenere dozzine di missili nucleari.

Ci sono molti, molti altri casi di picchi discutibili presentati che devono essere ampiamente condivisi e indagati!

Inoltre, le macchine per il voto in diversi stati hanno subito enormi problemi in tutto il paese e questo ovviamente deve essere indagato di nuovo.

A partire da giovedì pomeriggio, da quando i seggi in Arizona si sono chiusi il giorno delle elezioni, martedì, sono stati rilasciati i risultati di circa 62.000 schede elettorali per la contea di Maricopa, in Arizona, sede di Phoenix e delle comunità circostanti, 62.000.

Maricopa County ha circa 4,5 milioni di abitanti. Sulla base dei distretti che rimangono non conteggiati, True the Vote e altri stanno dicendo che non vedono scenari rimanenti in cui Kari Lake non sia il prossimo governatore dell'Arizona.

Nella corsa per il senatore della Pennsylvania, John Fetterman, cerebroleso, ha "vinto" con una valanga di voti sul dottor Oz, portando Gregg Phillips di True the Vote a dire:

"CRITICA: Le persone nella contea di Allegheny, PA, dovrebbero sapere che i vostri leader hanno venduto voi e l'America alla Cina.

Inoltre, abbiamo prove inconfutabili che l'intero file di registrazione degli elettori dell'Autorità Palestinese vive su un server in Cina.

E i numeri di serie delle macchine, i numeri dei pacchetti elettorali, e non l'hanno rubato.

 Lo hanno dato al PCC e al PLA. Questo è il motivo per cui siamo stati messi in prigione. Dovevano metterci a tacere. Non ci siederemo a un tavolo. Non staremo zitti".

A proposito, Gregg Phillips e Catherine Engelbrecht sono stati rilasciati dal carcere di Houston lunedì, dopo quasi una settimana di custodia, quando i loro avvocati hanno fatto appello all'ordine di oltraggio del giudice distrettuale federale Kenneth Hoyt alla Corte d'appello degli Stati Uniti per il 5 ° circuito, sostenendo che la conclusione era errata, perché il giudice non sa come funzionano i computer e la coppia dovrebbe essere rilasciata.

Per aggiungere la beffa al danno mercoledì sera, la contea di Los Angeles ha abbandonato il caso contro il CEO di Konnech, Eugene Yu!

Secondo l'ufficiale dell'intelligence in pensione, Harry il Greco, Eugene Yu è stato arrestato il 4 ottobre all'aeroporto di Lansing, nel Michigan, mentre tentava di fuggire in Cina.

"Ad aiutare nel tentativo di fuga di Yu c'erano il governatore del Michigan Gretchen Whitchmer, l'FBI e la Homeland Security", dice Harry.

Dice che Yu lavora per: FBI, DHS, il governatore Whitmer, il Partito Comunista Cinese (PCC) e ilJimmy Carter Center delle Nazioni Unite (ONU), che Harry aggiunge abbia anche aiutato Yu nel suo tentativo di fuga dagli Stati Uniti.

In realtà, Harry pensa che sia possibile che Yu sia già riuscito a fuggire. In un recente post, scrive:

"Quali prove ci sono che Eugene Wei Yu sarà alla sua udienza questa mattina?

 Gli avvocati della difesa mentono come l'FBI.

 Come fanno a sapere che è Yu?

La foto segnaletica di Yu è stata cancellata dai registri del dipartimento dello sceriffo di Ingham Co, il 6 ottobre.

Non hanno alcuna traccia che Yu sia mai stato nella loro prigione.

Le sue impronte digitali, l'altezza, il peso, i capelli e il colore degli occhi non sono mai stati inseriti quando Yu è stato portato nella loro prigione.

Anche la fedina penale di Yu con la polizia di stato del Michigan è stata cancellata.

 

Yu ha lasciato il suo quartier generale negli Stati Uniti a East Lansing, Michigan, il 14 ottobre.

 L'avvocato difensore di Yu ha consegnato all'accusa una copia di un alibi fraudolento dell'FBI.

È stato firmato da un anonimo agente dell'FBI di Houston, Texas.

Nessuno ha chiesto che questo documento fosse sigillato.

Ha detto che l'FBI ha garantito che nessuno dei dati di Yu dalle sue aziende è finito in Cina.

Questo affidavit dell'FBI era un record pubblico il mese scorso, ma ora non lo è. "

Harry predisse che questo falso affidavit sarebbe stato usato per far archiviare il caso di Yu e Lo!

Il procuratore di Los Angeles finanziato da George Soros, George Gascon, ha lasciato cadere le sue accuse di appropriazione indebita e cospirazione contro Eugene Yu.

Dice che i giornalisti erano alla finestra del Fifth Floor Bond Department presso la Corte Superiore di Giustizia Penale Clara Shortridge Foltz mercoledì, telecamere in mano, volendo sapere chi raccoglie il rimborso del CEO di Konnech, la cauzione in contanti di $ 500.000 di Yu.

Si chiede, sarà il doppio di Eugene Yu, un'altra spia cinese o la moglie di Yu, Donna Wang, MD?

 O sarà il socio in affari Konnech di Yu, Michael Lee di BlackRock, San Francisco?

L'obbligazione di 500.000 dollari di Yu è stata pubblicata dalla sua società, Konnech, che Harry dice che ha sede a Wuhan, in Cina.

Il quartier generale statunitense di Konnech è stato lasciato libero a East Lansing, Michigan, il 14 ottobre.

 

Dal 2005, l'azienda si è specializzata in software elettorali che truccano le elezioni attraverso registrazioni fraudolente degli elettori innescate dai codici a barre su schede postali militari false e non verificabili.

Tore Maras aveva menzionato qualcosa di simile l'altro giorno, che i codici QR difettosi erano responsabili dell'enorme quantità di guasti alla stampante elettorale.

Harry è stato estremamente offeso, dicendo che, insieme al Carter Center delle Nazioni Unite, Konnech ha truccato le recenti elezioni del Senato degli Stati Uniti in Arizona, Georgia, New Mexico e Pennsylvania, ma il messaggio che stiamo ricevendo da Catherine Engelbrecht è diverso. Ha detto:

"Ciao a tutti. Volevo assicurarmi che tutti voi vedeste le notizie dalla contea di Los Angeles.

Siamo pienamente consapevoli della situazione. Nonostante l'attenzione nel titolo, l'indagine a Los Angeles sta continuando – e LA è solo una delle tante.

 Questo è tutt'altro che finito. Mantenete la fede. Continueremo a fornire aggiornamenti come possiamo."

Venerdì, Harry ha illuminato la sua sintonia riguardo a questo caso, postando che i procuratori di Los Angeles presenteranno nuove accuse contro il CEO di Konnech, Jianwei "Eugene" Wei Yu il prossimo anno.

I rapporti non confermati che ho visto su TRUTHSocial sono che l'FBI ha fornito agli investigatori della contea di Los Angeles le prove Konnech.

Un gran giurì era seduto e hanno fatto spiegare loro le leggi sulla sicurezza nazionale ed elettorale.

Sono state poi mostrate le prove che, in diretta violazione di ogni contratto EMS e militare della contea degli Stati Uniti firmato con i funzionari della contea e del Dipartimento della Difesa, Konnech stava trasferendo dati vitali in Cina e li stava archiviando lì.

Il Gran Giurì restituì un'accusa e Gascon dovette lasciarla andare avanti. Ma mentre Gascon non può fermare un gran giurì già seduto e non può ignorare un'accusa del gran giurì, come animale politico può aspettare fino a poco dopo le elezioni per archiviare il caso.

Cosa che ha appena fatto.

Gascon non ha detto che Konnech e Yu sono innocenti.

Non ha detto che il gran giurì ha sbagliato, che le prove non dimostrano che sono stati commessi crimini.

Ha detto: "Mi rifiuto di perseguire questo caso".

Secondo Jennifer Van Laar di RedState, i funzionari cinesi con privilegi di "super-amministrazione" hanno avuto accesso al sistema Konnech qui negli Stati Uniti.

Se il sistema di giustizia penale civile è così corrotto che si rifiuta di perseguire palesi crimini di sicurezza nazionale che coinvolgono furti e massicce compromissioni di dati elettorali civili, così come le informazioni di identificazione personale, la posizione, la mobilitazione e la sicurezza operativa di centinaia di migliaia di personale militare chiave degli Stati Uniti, presumibilmente, i tribunali militari saranno costretti ad agire.

Tore Marasha ha offerto importanti approfondimenti su tutto questo nel suo podcast di mercoledì e ha presentato un'interessante strategia per vincere questa battaglia evitando prima il "negazionismo elettorale", sostenendo che le elezioni sono state rubate ma sfidando le macchine sulla base del fatto che violano i nostri diritti del 4 ° e 1 ° emendamento.

 

 

Chiede: "Chi possiede i dati scansionati otticamente sulla tua scheda elettorale, che sono collegati al tuo ID e che registrano il tuo voto? Qualcuno sta raccogliendo i tuoi dati di voto e nessuno sa a chi li sta vendendo".

Dice che le macchine devono andare, non solo perché estraggono i tuoi dati, ma perché i dati raccolti possono essere utilizzati per costringerti a sottometterti ai desideri di terzi.

 Con l'ascesa della cultura comunista della cancellazione, i potenziali datori di lavoro potrebbero non assumerti se hai votato per un candidato MAGA, per esempio.

Raccomanda a tutti noi di inviare richieste FOIA ai nostri Segretari di Stato e chiedere loro, chi possiede quei dati di scansione ottica?

Stanno estraendo le nostre informazioni di identificazione private e come votiamo senza il nostro consenso e chi, esattamente raccoglie e trae profitto dai dati dello scanner ottico?

E perché Konnech dovrebbe spedire tali dati in Cina?

La risposta è essere in grado di penalizzarti quando portano la valuta digitale e il punteggio di credito sociale.

L'esercito ha già pagato a Konnech milioni di dollari per fare proprio questo.

Tore ritiene che i dati di voto vengano dati o venduti alla società del generale Jim Jones e John Brennan, Clear Forceper la loro piattaforma di rischio comportamentale, uno strumento che viene venduto ai dipartimenti delle risorse umane in tutto il paese e che viene utilizzato per costruire il “sistema di credito sociale negli Stati Uniti”.

Nel film estremamente importante, che vi incoraggio tutti a guardare, Shadow Gate, Tore spiega come il generale Jones abbia preso il software “Shadownet” che era stato sviluppato per essere usato contro il nemico durante la guerra in Iraq e lo abbia trasformato nella tecnologia Clear-Force che ora è stata rivolta contro la popolazione degli Stati Uniti.

Dice che il generale Jones ha rivenduto e reinventato Shadownet, per creare il programma "Magic-Wheel" che è ora utilizzato nei tribunali di Washington, per assicurarsi che mettano insieme le giurie più compromesse, in modo che possano lanciare i casi lì.

La micro-gestione di questa tecnologia su scala globale richiederebbe l'integrazione con l'Intelligenza Artificiale.

Immagina l'Intelligenza Artificiale che gestisce autonomamente “Shadownet” e “ClearForce”, a livello globale!

Tutto questo fa parte della spinta internazionale per un'applicazione autonoma della legge e per rimuovere il fattore umano.

Attualmente, diverse caratteristiche dell'attuale programma Interpol indicano che stanno già utilizzando un'iterazione della tecnologia Shadownet e ClearForce.

Tore dice che per fermare questo “Nuovo Ordine Mondiale”, devi smettere di fornire loro informazioni e che l'argomento sulla privacy contro le macchine per il voto li accecherà.

Nelle notizie sulle elezioni del 2020, durante l'ultimo Reawaken America Tour lo scorso fine settimana a Branson MO, Patrick Byrne ha sganciato alcune bombe della verità strabilianti o ciò che ha definito "10.000 anni di crimini" rivelando pubblicamente le informazioni che ha fatto sul palco.

Consiglio vivamente di andare a guardarlo.

Dice: "La Guardia Pretoriana dello Stato Profondo è un gruppo di persone corrotte del Seal Team Six.

Ora, metà del Seal Team Six sta bene, brave persone e circa la metà o meno della metà sono corrotte.

 E dopo l'11/9, sono stati sparsi attraverso il resto del governo. Hanno formato un anello pretoriano attorno allo Stato Profondo...

Questo gruppo di cattivi del Seal Team Six, che è stato sparso in tutto il governo, sta usando lo Stato di sicurezza nazionale per proteggere l'anello Biden-Clinton.

E tutti gli strumenti che sono disponibili per le persone che lavorano in NSA, CIA, NRO, FBI ... Quindi abbiamo un enorme problema di controspionaggio".

Poi entra nel modo in cui, mentre lavorava di recente in Medio Oriente, gli è stato detto che Hunter Biden aveva contattato il governo iraniano per consentire loro di tenere missili nucleari in cambio di accordi simili con la famiglia criminale Biden che li avrebbe pagati centinaia di milioni di dollari.

Mike Lindell dice che gli esperti di sicurezza informatica con cui lavora stavano monitorando le elezioni brasiliane e che hanno rilevato il furto di 5,1 milioni di voti e il giornalista Matthew Tyrmand ha fatto un eccellente reportage sulle elezioni rubate in Brasile ed era con Emerald Robinson martedì per parlare di ciò che sta accadendo in Brasile.

(Alexandra Bruce)

 

 

 

 

 

Il Mondo Virtuale

va in Pezzi… Reali!

Conoscenzealconfine.it – (14 Novembre 2022) - Augusto Grandi – ci dice:

 

Il carcere creato dal sistema ha fatto riscoprire la voglia di libertà, di rapporti umani “veri”. Zuckerberg dovrà inventarsi qualcosa di diverso

Elon Musk si compra Twitter – ad un prezzo folle – e appena arrivato licenzia migliaia di dipendenti.

Forse esagera un po’ ed è costretto a richiamare qualcuno.

Tra ironie, accuse, attacchi. E minacce dall’Unione europea che teme una liberazione dei contenuti ammessi nei tweet.

“Ci penseremo noi a censurare! “avvertono gli “euro-cialtroni”.

Intanto Zuckerberg si appresta a licenziare migliaia di lavoratori di Meta (ex Facebook) senza suscitare grandi proteste.

Perché lui è buono e censura chi non è politicamente corretto.

Ma al di là delle reazioni dei chierici al servizio del bene assoluto, è interessante notare come tutto ciò che è legato al mondo virtuale sta andando in crisi.

 Le piattaforme social, innanzitutto, ma anche le cripto valute (il valore del Bitcoin è passato dai 68mila dollari del novembre 2021 ai circa 20mila del novembre di quest’anno), mentre il mercato degli Nft è calato del 95%.

Il grande esperimento sociale degli arresti domiciliari di massa per Covid pare fallito.

 I lavoratori chiusi in casa hanno scoperto che una riunione tra persone è più utile dell’ormai insopportabile video conferenza con tutte le faccine sullo schermo, con interlocutori in giacca e mutanda, con collegamenti a spese del lavoratore.

 E nessuno pare aver voglia di delegare sé stesso ad un avatar sul meta-verso.

Il carcere creato dal sistema ha fatto riscoprire la voglia di libertà, di rapporti umani “veri”, di incontri reali.

Ovviamente le piattaforme aiutano per mantenere rapporti con chi è lontano.

 Ma, per il resto, è rinata la voglia di socializzare, di pranzare con gli amici, di parlare guardandosi negli occhi.

 Il meta-verso può essere anche un gioco a cui dedicare qualche ora settimanale, ma pochissimi hanno voglia di trasformarlo in una seconda vita alternativa, rilanciando il fallimentare “Second Life” di qualche anno fa, in versione abbellita e tecnologicamente avanzata.

Non è la tecnologia, il problema.

Ma la falsità della vita nel meta-verso.

Potrà andar bene per falliti, per disperati, per chi non ha un amico vero né una persona che lo ami. Ma tutti gli altri preferiranno una pizza in compagnia, due calci ad un pallone, una chiacchierata al bar, uno spettacolo a teatro, un concerto dal vivo, un bacio reale.

E Zuckerberg dovrà inventarsi qualcosa di diverso, perché non basterà la sua censura per cancellare la voglia di vivere davvero.

(Augusto Grandi - electomagazine.it/il-mondo-virtuale-va-a-pezzi-reali/)

 

 

 

 

Approccio Critico Analitico aggiornato

a Quanto sta accadendo in Ucraina.

 

Conoscenzealconfine.it – (13 Novembre 2022) - Claudio Martinotti Doria – ci dice:

 

Coloro che festeggiano il ritiro delle truppe e della popolazione russa dalla parte settentrionale dell’Oblast di Kherson temo non abbiano mai letto Sun Tzu: “L’arte della guerra”.

Probabilmente sono gli stessi che hanno ritenuto fosse una grande vittoria la conquista ucraina dell’oblast di Kharkiv un paio di mesi fa, che in realtà è stata possibile grazie a una ritirata russa, eseguita ordinatamente e con pochissime perdite di uomini e mezzi.

In estrema sintesi, il generale Sergey Surovikin (denominato Armageddon), fin da quando ha assunto il comando delle operazioni militari in Ucraina, aveva anticipato che avrebbe dovuto prendere decisioni difficili e facilmente equivocabili, cioè che avrebbero assunto il sapore della sconfitta.Questo perché dallo studio della situazione sul campo, si era subito reso conto di come alcune posizioni fossero alla lunga indifendibili, soprattutto tenendo conto di alcuni fattori oggettivi.

In primo luogo, il forte incremento di apporto e supporto NATO in uomini e mezzi fornito all’Ucraina, soprattutto a livello di intelligence, comando e controllo e comunicazioni: in soldoni significa che la NATO sorveglia le posizioni e mosse russe e le segnala all’artiglieria ucraina e alle forze armate.

Inoltre il regime nazista ucraino non si fa alcuno scrupolo morale e conduce una guerra sporca, esattamente come farebbero dei veri nazisti, bombardando obiettivi civili, uccidendo i civili ritenuti collaborazionisti (e basta veramente poco per essere considerati tali), bombarda le centrali nucleari per provocare un incidente radioattivo, prepara una bomba sporca (radioattiva) da far esplodere per poi accusare i russi, compie atti di sabotaggio in territorio russo su addestramento anglosassone, non esiterebbe a far saltare delle dighe per allagare i territori controllati dai russi, provocando numerose vittime civili, ecc.

Consapevole di questi rischi il generale Armageddon ha valutato l’elevata probabilità che tutte queste opzioni fossero adottate dagli ucraini, anche in modalità contemporanea o in rapida sequenza, e le ha anticipate.

Apparentemente le sue mosse, approvate dal Ministero della Difesa russo, sembrano sconfitte, o a essere indulgenti, delle ritirate strategiche, che lasciano ampi margini di manovra militare ma soprattutto politica propagandistica all’avversario, cioè alla NATO e ai suoi utili idioti sacrificabili, cioè gli ucraini.

Oppure, sempre a essere indulgenti, potrebbero preludere a degli accordi sottobanco tra la NATO (leggasi USA) e la Russia per un cessate il fuoco, una tregua o un vero e proprio accordo, come avrebbero dovuto negoziare fin dallo scorso autunno (un anno fa).

 Ma quest’ultimo caso è il meno credibile, a meno che serva solo a guadagnare tempo per consentire a entrambe le parti in causa di organizzare i loro veri progetti e obiettivi, perché non potrà mai esserci alcuna fiducia reciproca.

I russi perché sanno benissimo che gli USA sono totalmente inaffidabili e non esiterebbero un istante a infrangere un accordo (anche se lo farebbero insidiosamente salvando le apparenze),

e gli USA non applicherebbero mai un accordo a loro sfavorevole avendo come obiettivo risaputo la distruzione della Russia e la sua frantumazione e sfruttamento intensivo.

Pertanto alla pace non si perverrà mai, proseguiranno fino alla sconfitta di uno dei due avversari.

Dopo queste precisazioni doverose, veniamo alla realtà dei fatti.

Le scelte recentemente operate dalla Russia derivano dalla loro cultura e dottrina militare, la priorità per loro è salvare vite umane, non sacrificare invano i propri soldati o esporre a rischi la propria popolazione.

 Quindi all’occorrenza ci si ritira su posizioni più difendibili e meno rischiose, anche se potrebbe sembrare una sconfitta dal punto di vista militare.

Dopo di che ci si organizza nel migliore dei modi possibili per conseguire i propri obiettivi. Il generale Inverno si sta avvicinando, ed è la stagione nella quale i russi combattono al meglio delle loro prestazioni.

Circa 80mila soldati di rinforzo sono già arrivati nel sud dell’Ucraina e altri 220mila arriveranno antro fine mese e i primi di dicembre, raddoppiando di fatto le risorse umane militari disponibili, compresi i mezzi bellici.

L’inferiorità numerica rispetto agli ucraini verrà annullata. Nel frattempo continuerà il bombardamento alle infrastrutture ucraine per ridurli al buio, al freddo, riducendo drasticamente i collegamenti, le comunicazioni, i trasferimenti di truppe e mezzi, le riserve alimentari, gli approvvigionamenti, ecc.

Ogni tentativo ucraino di condurre offensive sarà stroncato sul nascere, continuando a colpire duramente con la superiorità dell’artiglieria, provocando gravi perdite allo schieramento avversario, le loro difese sull’altra sponda del fiume Dnepr diverranno invalicabili.

Dopo di che si attenderanno gli eventi, cioè lo sviluppo della situazione in Ucraina, nell’UE e nella NATO.

Il tempo lavora a favore dei russi, perché la situazione in occidente e in Ucraina può solo peggiorare.

Se l’Occidente non scenderà a più miti e intelligenti consigli, se al contrario riterrà di essere a un passo dalla vittoria e abuserà della pazienza russa, allora quando sarà il momento propizio, l’orso russo colpirà dando delle zampate feroci dove meno se lo aspettano, e questa volta saranno dolorose; andranno fino in fondo, con determinazione.

Del resto l’unico linguaggio che capiscono è quello della forza, e siccome per eccesso di superbia e supponenza, si ritengono i più forti, solo di fronte a una evidente e sonora sconfitta possono rendersi conto della loro effettiva debolezza.

Il terreno ceduto finora dai russi non significa nulla rispetto a quello che potrebbero ottenere al momento propizio, cogliendo i segnali di debolezza dello schieramento nemico, intervenendo con tutta la loro potenza di fuoco e di proiezione con un’adeguata tempistica ed accurata organizzazione.

C’è un particolare esiziale che è stato sottovalutato finora, anzi, è stato interpretato al contrario.

 I russi sono una nazione e un popolo coeso (più popoli uniti) con una guida coerente nella quale ripongono fiducia. L’Occidente è un calderone eterogeneo, disunito, comandato dalla NATO a guida USA, che persegue esclusivamente gli interessi anglosassoni a scapito degli europei, pertanto i dissapori e le conflittualità interne aumenteranno sempre più esasperandosi.

Anche se inizialmente si manifesteranno in maniera sotterranea e subdola, non è affatto una vera alleanza con un’unità d’intenti, ma un’accozzaglia di egoismi tenuti insieme dall’ipocrisia, dalla minaccia e dal ricatto.

Di fronte a rischi gravi e concreti quest’accozzaglia crollerà come un castello di carte. Ognuno andrà per la sua strada e si salvi chi può.

È solo questione di tempo, e non si dovrà aspettare molto.

(Cav. Dottor Claudio Martinotti Doria - cavalieredimonferrato.it/)

 

 

 

 

Il piano B.

Il governo: PNRR fuori tempo, così non va.

Energia al posto di opere irrealizzabili.

Ilsole24ore.com - Giorgio Santilli – (13 novembre 2022) – ci dice:

 

Meloni, Giorgetti e Fitto dicono che il Piano ha bisogno di un restyling. Fitto verificherà tempi di conclusione ed extracosti, per poi decidere con Bruxelles cosa mandare avanti.

Dopo la cabina di regia sul Pnrr presieduta da Giorgia Meloni, il governo apre ufficialmente il capitolo della revisione del Piano o, meglio, della sua ridiscussione con Bruxelles.

Un piano B da costruire passo dopo passo.

Si va verso una proposta di revisione del piano - non tutto insieme ma opera per opera - per eliminare gli interventi che si dovessero rivelare irrealizzabili per eccesso di costi o per forti ritardi prevedibili sui tempi di realizzazione.

E liberare così risorse destinate a progetti di investimento nel settore dell’energia, considerata la vera priorità oggi da Meloni.

I due fronti.

Questa strategia ha due punti di attacco.

Il primo è un fitto confronto del ministro per gli Affari europei e il Pnrr, Raffaele Fitto, con la commissione Ue per dimostrare la situazione dei singoli interventi e concordare con la commissione, in tempi non lunghi, quali vadano confermati e quali accantonati o sostituiti.

Il secondo è la discussione in sede Ue del “Repower Eu” che consentirà ai Paesi membri di aggiungere al Pnrr un capitolo energetico.

Le due cose per l’Italia vanno insieme perché “Repower Eu” dovrebbe essere finanziato soprattutto con le quote residue di prestiti Eu non utilizzate per il Pnrr e l’Italia invece le ha già impegnate tutte.

Deve quindi liberare risorse dai progetti attuali per inserire progetti energetici. Resta sullo sfondo - ma questa è un’altra partita - anche la strada di utilizzare in chiave energetica risorse inutilizzate di fondi di coesione Ue e di Fondo sviluppo coesione.

La linea di premier e ministri. Ma andiamo per ordine e partiamo dalle posizioni che mercoledì 9 novembre il governo ha preso pubblicamente per rendere plastica la necessità di modificare il Pnrr.

Nessuno lo ha detto così esplicitamente, perché Bruxelles vigila e non ammette una modifica in blocco del Piano, ma le dichiarazioni di premier e ministri indicano chiaramente la direzione di marcia.

Anzitutto la premier che, nell’incontro con le parti sociali, ha detto di volere «una alleanza sulla sicurezza energetica» fondata sulle risorse del Pnrr.

 Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, era stato più esplicito nella sua audizione parlamentare sulla Nadef:

 «A quadro normativo attuale il piano così come approvato non si riesce a fare nei tempi previsti», ha detto, aggiungendo che «urge una modifica del quadro normativo e auspico che la discussione in sede europea», in particolare su”Repower Eu”, «arrivi più presto possibile a una positiva conclusione».

 E Fitto, da Bruxelles, si sbilancia a dire «che serve più flessibilità sugli investimenti» finanziati con il Pnrr e con gli altri fondi Ue, ma soprattutto spiega che «il Pnrr è nato prima della guerra e oggi i problemi sono costi e quote».

Proprio queste due, come abbiamo visto, sono le leve del confronto che Fitto sta costruendo con Bruxelles:

gli extracosti frenano lo svolgimento ordinato degli interventi infrastrutturali; le quote potranno essere riviste con la spinta di “Repower Eu”.

I punti oscuri nell’“eredità” Draghi.

C’è un terzo elemento che traspare da molti interventi di ministri e della stessa premier:

la convinzione che l’attuazione del Piano lasciata da Draghi lasci molti punti oscuri, non nel raggiungimento degli obiettivi di fine 2022, per cui il cammino viene confermato abbastanza tranquillo, quanto per l’iter che dovrebbe portare nel 2023 all’aggiudicazione delle molte gare e all’avvio dei cantieri.

Martedì 15 confronto sul crono-programma.

Per avere carte da portare a Bruxelles, Fitto cura anche il fronte interno: sta avviando in questi giorni un monitoraggio dettagliato degli investimenti previsti dal Pnrr e martedì 15 novembre dedicherà l’intera giornata al confronto con i ministeri proprio sullo stato del crono-programma.

Una sorta di cabina di regia informale che il ministro intende tenere con periodicità costante una volta a settimana.

 Non si accontenterà di ricevere dai ministri giustificazioni formali o fotografie sfocate della situazione.

Anche perché il suo obiettivo è illustrare alla commissione tutti i ritardi del Piano, soprattutto quelli ereditati.

La risoluzione sulla Nadef.

E mentre il governo lavora al nuovo film sul Pnrr la maggioranza sembra ancora guardare a quello vecchio.

Nella risoluzione sulla Nadef i partiti della maggioranza chiedono al governo di «individuare specifiche risorse da destinare a spese in conto capitale, al fine di salvaguardare il raggiungimento degli obiettivi del Pnrr e del Pnc e di garantire un adeguato livello di investimenti, anche per la sicurezza nazionale tenendo conto degli impegni assunti in relazione alla grave crisi internazionale in atto in Ucraina».

 

 

Una richiesta apparentemente in sintonia con la vecchia strategia del governo Draghi che aveva trovato 10 miliardi di risorse nazionali aggiuntive nel 2022 per pagare gli extracosti delle opere infrastrutturali e salvare così il Pnrr e la sua attuazione.

La strategia Meloni-Giorgetti.

Meloni e Giorgetti hanno già fatto capire di aver cambiato strategia: niente compensazioni agli extracosti per il 2023, almeno per il momento.

 E si capisce perché: accollarsi gli extracosti anche quest’anno frenerebbe la ricontrattazione con Bruxelles dei contenuti del Piano, frenerebbe il piano B.

 

 

 

Misteriosi coaguli che stanno uccidendo

le persone causati dalle proteine spike

del vaccino covid, rivela il documento.

Vaccinedeaths.com - Ethan Huff – (11/08/2022/) – ci dice:

 

Un documento in due parti pubblicato dai dottori Yuhong Dong e Jordan Vaughn approfondisce il fenomeno dei coaguli di "vaccino" del coronavirus di Wuhan (Covid-19), incluso come si formano, come rilevarli precocemente e come trattarli efficacemente.

Nel caso ve lo foste perso, l'“Operazione Warp Speed “ha scatenato una pandemia mortale di coaguli indotti dal jab, che sembrano essere fatti di strani materiali che non sono sangue. Scienziati indipendenti stanno sezionando questi coaguli fibrosi e riportando le loro scoperte, che sono a dir poco scioccanti.

Uno di loro è la dottoressa Jane Ruby, che è apparsa sul "Health Ranger Report" (HRR) per discutere della loro natura "auto-assemblante" e della presenza di "nanofili", che apparentemente vengono impiantati nei corpi dei "completamente vaccinati".

Dong e Vaughn citano i risultati dell'imbalsamatore autorizzato Larry Mills, che descrive gli oggetti come "strani coaguli" che sono apparsi all'interno dei corpi dei cadaveri "dall'epidemia di covid".

"Questi coaguli sono molto gommosi e molto lunghi quando escono dalle vene che usiamo durante la procedura di imbalsamazione", ha detto Mills, un direttore funebre in Alabama, a The Epoch Times. "Sembrano davvero essere come i lombrichi. Non l'ho mai visto nella mia carriera fino ad ora".

Un altro imbalsamatore che ha riportato risultati simili è Richard Hirschman, che è apparso anche su HRR di recente per attirare l'attenzione su questo fenomeno. Prima della truffa, solo il 5-10% dei cadaveri conteneva questi coaguli, ma ora è più della metà, dice.

"Posso dirvi con certezza che i coaguli che Richard ha mostrato online sono un fenomeno a cui non ho assistito fino probabilmente alla metà dello scorso anno", ha detto un altro imbalsamatore autorizzato che ha scelto di rimanere anonimo.

"Questo è praticamente tutto ciò che ho da dire al riguardo. Non ho alcuna conoscenza di ciò che sta causando i coaguli, ma apparentemente hanno iniziato a manifestarsi intorno alla metà del 2021".

Le proteine spike sono il "primo domino rovesciato" nella formazione di coaguli covid shot.

Disimballare la natura di questi coaguli e come si formano è una cosa in corso, ma questo ultimo studio indica specificamente le proteine spike come uno dei tanti percorsi "non tradizionali" attraverso i quali si sviluppano.

Dal momento che presumibilmente invadono direttamente le cellule dell'epitelio, le proteine spike sono il "primo domino rovesciato" nella formazione di questi strani e insoliti coaguli, dicono Dong e Vaughn.

"I successivi effetti a cascata causano finalmente la coagulazione del sangue", hanno scritto in un esposto per il Times.

La storia ufficiale è che SARS-CoV-2, che non è ancora stato isolato, entra nelle cellule umane attraverso un recettore proteico chiamato enzima di conversione dell'angiotensina 2, o ACE2.

Le cellule endoteliali (ECs) esprimono un'abbondanza di ACE2, che risiede sulla superficie interna di ogni vaso sanguigno in tutto il corpo.

Questo "li rende un bersaglio diretto dell'infezione virale", secondo Dong e Vaughn, che indicano altre ricerche che suggeriscono che la proteina spike stessa danneggia direttamente la struttura e la funzione delle CE, anche compromettendo i mitocondri e sottoregolando ACE2, che ha lo scopo di proteggere le CE.

"I ricercatori hanno osservato che entrambe le parti S1 e S2 della proteina spike possono indurre le EC umane ad esprimere un picco di citochine pro-infiammatorie (IL6, IL1B, TNF-alfa e chemochine CXCL1 e CXCL2)", scrive il duo.

"Successivamente, il rilascio di citochine avvia la molecola simile a uno switch (E-selectina) sulla membrana cellulare endoteliale, consentendo loro di attaccarsi con le cellule immunitarie, avviando così i successivi processi patologici".

 

Le proteine spike sembrano anche attivare l'infiammazione nelle EC inducendo una rottura delle proteine connettive tra EC e vasi sanguigni, interrompendo efficacemente il corretto funzionamento dell'intero sistema circolatorio.

Le proteine spike "potrebbero essere solo la punta dell'iceberg", avvertono gli esperti.

In breve, le proteine spike puntano il primo domino, che poi colpisce il secondo, seguito dal terzo, fino a formare coaguli a tal punto che la vittima muore di una morte spesso improvvisa e raccapricciante.

Chiamando le proteine spike la "pistola fumante" in questo inquietante fenomeno di coaguli di colpo, Dong e Vaughn dicono che ciò che hanno scoperto è solo la punta dell'iceberg.

"Ci sono molti altri eventi che potrebbero essere attribuiti ai problemi di coagulazione tra cui morte improvvisa, eventi cardiovascolari, morte cardiaca, ictus, disabilità, eventi trombotici, ecc.", dicono.

"I vasi sanguigni sono in tutti i nostri organi. I problemi dei vasi potrebbero spiegare una vasta gamma di sintomi dalla disfunzione al lieve declino del nostro cervello, cuore, polmone e estremità".

Quindi cosa può fare una persona per superare i danni alla salute causati dalle iniezioni covid?

La prima e più ovvia risposta è quella di non farsi prendere in giro in primo luogo. Questo ti proteggerà da qualsiasi tipo di insufficienza cardiovascolare indotta dal jab.

Se sei già stato colpito, dai un'occhiata alla nostra precedente copertura che evidenzia i meriti del tè verde (epigallocatechina gallato), zinco e idrossiclorochina, tre rimedi che hanno aiutato molte persone a superare i danni causati dal plandemic.

Ci sono anche prove che suggeriscono che alcune molecole di guarigione nei broccoli possono aiutare il corpo a superare il danno alle proteine spike in particolare nel cervello, che è un altro organo vitale in cui le proteine spike si accumulano e causano danni cerebrali (cioè demenza e fallimento cognitivo).

"Questo riguarda solo le persone che hanno ricevuto i vaccini, non quelli che hanno appena avuto il covid", ha osservato un commentatore su come un semplice test "positivo" per l'influenza Fauci senza iniezioni non comporterà la formazione di questi coaguli mortali.

Le ultime notizie sui colpi di coaguli covid possono essere trovate su “ChemicalViolence.com.”

(TheEpochTimes.com -- NaturalNews.com)

 

 

 

 

Il palcoscenico è pronto per le truppe da

combattimento statunitensi in Ucraina.

Unz.com - MIKE WHITNEY – (11 NOVEMBRE 2022) – ci dice:

 

"Se qualcuno dall'esterno interferisce in Ucraina, dovrebbe sapere questo: se creano minacce per noi ... Risponderemo immediatamente. Abbiamo tutti gli strumenti di cui abbiamo bisogno per rispondere, e tutte le decisioni su questa (questione), sono già state prese".

(Il presidente russo Vladimir Putin)

Non c'è dubbio che la ritirata da Kherson sia stata un occhio nero per l'esercito russo.

Non c'è dubbio che il generale che ha ordinato l'evacuazione abbia preso la decisione giusta.

È vero, l'ottica è terribile, ma l'ottica non vince le guerre.

Strategia, valore e potenza di fuoco vincono le guerre. Il generale russo Sergey Surovikin sembra cogliere questo fatto, motivo per cui ha preso l'impopolare decisione di ritirarsi.

Surovikin avrebbe potuto fare la scelta politicamente più accettabile e difendere Kherson fino alla fine, ma i rischi superavano di gran lunga i benefici.

 A detta di tutti, i 25.000 soldati russi in città avrebbero potuto essere facilmente circondati e annientati dall'artiglieria ucraina.

Inoltre, Surovikin sarebbe stato costretto a impegnare più truppe in una missione di salvataggio che non avrebbe fatto avanzare minimamente la strategia militare complessiva della Russia.

L'obiettivo immediato della Russia è quello di completare la liberazione del Donbas, un compito che non è ancora finito e che richiede più truppe che erano state bloccate a Kherson.

A tutti gli effetti, la ritirata da Kherson è stata un gioco da ragazzi.

Se lo scenario da incubo si fosse svolto – come molti si aspettavano – e migliaia di soldati russi fossero finiti circondati e massacrati in difesa di una città che ha poco valore strategico, allora il sostegno popolare alla guerra in Russia sarebbe svanito da un giorno all'altro.

Né Putin né Surovikin potevano permettersi di correre questo rischio.

Così, invece, hanno optato per fare le valigie ed evacuare finché potevano, il che, naturalmente, ha suscitato la furia dei loro critici che stanno ancora saltando fuori di testa.

La buona notizia, tuttavia, è che il disastro delle pubbliche relazioni di Kherson non avrà alcun impatto significativo sull'esito della guerra. La Russia è ancora sulla buona strada per raggiungere tutti i suoi obiettivi strategici, nonostante le insidie che ha incontrato lungo la strada.

Ecco un breve riassunto del ritiro russo da un'intervista con il colonnello Douglas McGregor:

"Quando il generale Surovikin prese il comando... fu deciso che la Russia avrebbe aspettato un'operazione decisiva per porre fine alla guerra. In altre parole, non più semplicemente difendendo l'Ucraina meridionale e il territorio che abbiamo annesso, non più aspettative di negoziati con nessuno – quelli sono finiti – dobbiamo porre fine alla guerra.

Come si fa a porre fine alla guerra? Bene, lanci operazioni che sono così devastanti nella loro distruttività che il nemico non può resistergli.

Tuttavia, se hai intenzione di farlo, dovrai ridimensionare le attività correnti. (come Kherson) In altre parole, devi apportare cambiamenti sul terreno, mescolare le truppe, cambiare gli impegni in materia di risorse perché ora stai costruendo forze che non sono ancora nel sud dell'Ucraina ... ma si stanno preparando con questa mobilitazione di 300.000 soldati integrati in questa nuova forza per le operazioni future.

 Che arriverà quest'inverno una volta che il terreno si congelerà.... Quindi, considererei (il ritiro) come una decisione operativa con benefici a breve termine a sostegno della strategia a lungo termine di costruire questo enorme potere d'attacco ... I russi non ripongono più alcuna fiducia nei negoziati.

 Non credo che potremmo dire nulla ai russi a questo punto che li convincerebbe a fermarsi". ("EVERYTHING changes in 4 weeks: Interview with Colonel Douglas MacGregor", youtube)

Quindi, secondo McGregor, il riposizionamento delle truppe è la chiave per la strategia generale che è cambiata sotto Surovikin.

Sotto il nuovo comandante, l'obiettivo principale delle operazioni militari è l'annientamento di tutte le forze e le risorse che consentono al nemico di continuare a fare la guerra.

Sospetto che ciò significhi la rimozione del regime di Zelensky e dei suoi servizi di sicurezza, ma potrei sbagliarmi.

 In ogni caso, l'imminente offensiva russa sarà molto più in linea con una guerra terrestre convenzionale con armi combinate che con l'operazione militare speciale che abbiamo visto fino a questo punto.

 Mosca è determinata a risolvere la questione il più rapidamente possibile e con la forza necessaria. Non ci saranno più scherzi.

Detto questo, recenti rapporti suggeriscono che l'amministrazione Biden potrebbe schierare truppe da combattimento statunitensi nel teatro in risposta a qualsiasi escalation russa che potrebbe minacciare di alterare il corso della guerra.

Se questi rapporti si riveleranno accurati, allora la tanto attesa offensiva invernale potrebbe innescare una conflagrazione diretta tra Stati Uniti e Russia.

 Data la traiettoria della guerra fino a questo punto, pensiamo che sia solo una questione di tempo prima che Washington emerga da dietro i suoi delegati e ingaggi le truppe russe sul campo di battaglia.

Ci sono molte indicazioni che il Pentagono si sta già preparando per questa eventualità.

Le comunicazioni segrete tra il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan e l'ex ambasciatore russo a Washington, Yuri Yushakov, e l'ex capo dell'FSB, Nikolai Patrushev, suggeriscono che Sullivan ha avvertito le sue controparti russe che gli Stati Uniti non avrebbero permesso alla Russia di risolvere il conflitto alle proprie condizioni, ma avrebbero preso tutte le misure necessarie per impedire una vittoria russa decisiva.

Dai un'occhiata a questo estratto da un'altra intervista con il colonnello Douglas McGregor:

 

McGregor – "Jake Sullivan ha parlato dei pericoli dell'escalation... Ha semplicemente detto: "Vediamo le prove che voi, la Russia, vi state preparando a intensificare questo conflitto".

Il che è vero; abbiamo parlato di questa (imminente offensiva invernale russa). "E vi stiamo mettendo in guardia contro questo" (ha detto Sullivan).

 L'implicazione non detta a questo punto, è che siamo pronti a saltare in questo conflitto in qualche modo perché non vi permetteremo di dividere l'Ucraina.

 Non vi permetteremo di combattere e vincere questa guerra alle vostre condizioni.

Napolitano– Sapete se Sullivan ha menzionato la presenza dei 40.000 soldati statunitensi (101st Airborne) in Polonia?

Mcgregor – Non lo sappiamo – sulla base del linguaggio che è trapelato nel paragrafo che ho ricevuto da un'altra fonte, che lui (Sullivan) ha implicato che hanno 90.000 soldati in Polonia e Romania, e che, potenzialmente, se la Russia si intensificasse, presumibilmente – sulla scala che pensiamo che i russi aumenteranno – che noi (gli Stati Uniti) potremmo essere pronti a saltare.

E saremmo entrati con 40.000 soldati statunitensi, 30.000 soldati polacchi e 20.000 soldati rumeni. Sullivan ha chiarito che siamo in grado di intervenire".

Quello che non sappiamo è cosa hanno detto i russi in risposta, perché se sei russo, la linea rossa è chiara: 'Se ti trasferisci in Ucraina, sarai in guerra con la Russia'. Sembra che lo neghiamo".

Napolitano – "Lasciatemi dire chiaramente: siete della convinzione, ... che Jake Sullivan... ha minacciato i russi che se avessero attraversato queste linee rosse, avrebbero incontrato la resistenza militare degli Stati Uniti in Ucraina?

McGregor – Penso che l'implicazione sia stata fatta. Questa è l'impressione che sto avendo e non penso che dovremmo essere sorpresi di questo perché la posizione dell'Ucraina si sta deteriorando molto rapidamente ... E siamo molto preoccupati per un collasso ucraino.

Alcune stime indicano che l'intera economia e la struttura sociale crolleranno entro 60 giorni.

Alcuni dicono che stanno andando alla mobilitazione generale in Ucraina in questo momento, che potrebbe includere le donne, perché la loro base di manodopera è esaurita.

E, ricordate, le persone continuano a lasciare l'Ucraina il più possibile perché nessuno vuole rimanere bloccato in un paese che a breve non avrà elettricità, elettricità, e dove ci saranno problemi a procurarsi acqua e cibo.

La situazione in Ucraina è terribile".

Napolitano– Cosa ci fanno 40.000 soldati statunitensi nel 101° aviotrasportato in Polonia?

McGregor – Si stanno preparando per le operazioni di combattimento...

Napolitano – Il Dipartimento della Difesa ha dato al Presidente degli Stati Uniti piani per l'ingresso di truppe statunitensi in Ucraina? È fatta?

Macgregor– Penso che questi piani siano stati certamente discussi se non informati a Jake Sullivan.

Certamente, il Segretario di Stato (Anthony Blinken) ne è consapevole.

Non so cosa abbiano detto al presidente. La mia speranza è che abbia ricevuto qualche briefing.

Ancora una volta, tutto questo è molto grave perché siamo nel bel mezzo di un'elezione e questo potrebbe accadere senza alcuna consultazione con il Congresso.

Napolitano– Qual è lo stato dei 300.000 riservisti che Putin ha chiamato un mese fa?

Macgregor– La maggior parte di loro sono già stati integrati in formazioni e unità – molti di loro sono andati in unità che erano sotto-forza che ora sono tornate alla "piena forza".

Alcuni sono andati in nuove unità. (Nota: penso che McGregor potrebbe sbagliarsi su questo. Altri analisti suggeriscono che finora solo 80.000 riservisti sono stati inviati in Ucraina. Il processo potrebbe richiedere alcuni mesi prima che l'intera distribuzione sia conclusa) .

È quasi completo ma, la linea di fondo è che la bassa temperatura in Ucraina è stata di 37 gradi.

Ciò significa che sarai ancora bloccato nel fango sia che tu stia attaccando o difendendo.

Fino a quando il terreno non si congela, non credo che accadrà molto... Ma quando arriva l'inverno e il terreno si congela, è allora che i russi attaccheranno.

E vediamo prove di questo da almeno tre direzioni diverse, tra cui est, sud-est e nord.

E, a giudicare dall'accumulo (militare) e dai sistemi d'arma che sono in atto e dai rifornimenti disponibili, questa è un'offensiva progettata per porre fine alla guerra. Se lo farà o no, non lo sappiamo. Ma penso che questa sia l'idea.

McGregor– C'è un'ultima cosa con cui vorrei lasciarvi: quando il generale Surovikin, il comandante del teatro occidentale, ha accettato la sua nomina, ha fatto queste brevi osservazioni.

 Ha detto: "Una soluzione siriana per l'Ucraina è inaccettabile".

 In altre parole, non permetteremo che l'Ucraina cada sotto l'influenza di vari attori che mantengono l'Ucraina in uno stato di tumulti permanenti e di guerra. Questo è un segnale molto chiaro, che quando lanceranno (l'offensiva invernale) hanno intenzione di porre fine al conflitto.

 Quindi, sarebbe molto poco saggio per noi intralciare questo. Semplicemente non abbiamo il livello di supporto per garantire il successo". ("Questa è una linea rossa in Ucraina", colonnello Douglas MacGregor, Giudicare la libertà).

La Russia è ora pronta a fare tutto il necessario per vincere rapidamente la guerra e rimpolpare l'esercito ostile che rappresenta una minaccia per la sua sicurezza nazionale.

 Se le forze statunitensi si unissero ai combattimenti, il calcolo per vincere potrebbe cambiare drasticamente, ma gli obiettivi strategici rimarrebbero gli stessi.

 Non ci si può aspettare che nessuna nazione viva in pace quando una pistola è puntata alla sua testa.

Questo è il motivo per cui Putin si è opposto all'adesione alla NATO per l'Ucraina, ed è per questo che viene combattuta la guerra attuale.

 

 

 

 

Dittatura sanitaria’? Ci metto la firma!

Ilfattoquotidiano.it -Ricky Farina – (24-3-2021) – ci dice:

O vaccino o declino. Che si sappia. E per declino parlo di specie, a cascata tutto il resto. Non è un problema di opinione o culturale, la Natura non fa prigionieri né firma armistizi a prescindere. Premia i migliori.

Ma a primavera genera fiori.

 

Poi aggiunge che “ogni capa è tribunale” del principe de Curtis, in arte Totò. E ci mancherebbe, ponetevi tutte le domande che volete, ma datevi anche le risposte giuste, almeno provateci.

La vera perplessità riguarda la distribuzione equa dei vaccini e il loro monopolio da parte delle case farmaceutiche, e sono state dette bellissime parole a riguardo da una donna: l’europarlamentare francese Manon Aubry.

Un discorso tosto, di quelli che restano appiccicati alla memoria.

Se tengono i brevetti, le case farmaceutiche vanno nazionalizzate”.

Detto questo, se per dittatura sanitaria si intende che dobbiamo vaccinarci tutti per uscire dal terreno paludoso della pandemia, che dobbiamo farci iniettare un vaccino per tornare a veder un film sul grande schermo del cinema, o per tornare ad applaudire un attore sulla nuda scena di un teatro, se si intende che dobbiamo subire un ago per tornare a vivere senza coprifuoco, e così liberarci dalla “sindrome di Cenerentola”, se si intende che dobbiamo avere fiducia, anzi fede, nella scienza medica, in modo da liberarci da queste catene casalinghe che ci costringono alla saggezza pascaliana che ci ammoniva così: “Tutta l’infelicità degli uomini deriva da una sola causa, dal non sapere starsene in pace, in una camera”, beh, con tutto il rispetto per Pascal, baratto anche un solo attimo di infelicità nella vita fluente en plein air contro tutta questa serenità che ormai mi è insopportabile e che finisco per mettere sotto il tappeto di casa, come la polvere.

Uscire di casa, liberamente. Fare tardi. Sbronzarsi di normalità.

Tutto questo non è più utopia, l’umanità è drogata di normalità, ha bisogno delle sue dosi di vaccino, e tutto questo è possibile, la luce del famoso tunnel è vicina, e fuori c’è il bancone di un bar dove possiamo dire con infinita estasi: “Agostino, il solito!” (Agostino è il mio amico barista).

L’estasi minimale di un caffè sorseggiato in libertà, altro che allucinazioni mistico-religiose alla Teresa d’Avila!

 Un minimo di fiducia negli altri ci vuole per vivere serenamente, se prendo un aereo sono costretto a fidarmi delle competenze del pilota, se devo essere operato sono costretto a fidarmi delle competenze del chirurgo, in caso contrario vivrei malissimo, dovrei farmi tutto da solo, operarmi da solo, e io da solo non so fare nulla, quasi nulla, diciamo che sono molto bravo a darmi piacere erotico da solo, ma non di più.

Ho scelto AstraZeneca e sono tranquillo perché guardo i numeri.

Chi vi parla di “dittatura sanitaria” vuole surrettiziamente farvi credere che il programma di Draghi di vaccinazione sia un programma di sterminio.

Non credete agli idioti che vogliono farvi credere questo, sono ragionamenti fraudolenti!

C’è un incendio e c’è bisogno di ognuno di noi per spegnerlo. Dopo il vaccino forse avrete per due giorni il mal di testa, forse.

Che dite? Un mal di testa vale una pandemia?

Avete presente Vercingetorige, Quinto Sertorio, Pietro Micca, Carlo Pisacane, Nelson Mandela? Tutta gente con le palle, con gli attributi.

 Avete presente i pionieri dello spazio cosmico e di quello interiore? Tutta gente coraggiosa che si tuffa nel mistero e nell’ignoto. Avete presente un minatore?

Avete presente una madre che partorisce? E un bambino che gioca agli indiani?

E quelli che danno da mangiare ai coccodrilli?

Avete presente che forza ci vuole e che coraggio ad alzare le palpebre al mattino? Sipario su vertigini di luce divorante.

 

 

Avete presente i complottisti che minimizzavano la pandemia a mera influenza o poco più?

Ecco, adesso questi cuor di leone, questi spiriti indomiti, questi vigliacchi, e diciamolo con franchezza, queste gracili comparse dell’Essere, se prima minimizzavano ora ingigantiscono, ebeti fifoni, una iniezione di un vaccino come se fosse l’iniezione mortale.

Torniamo ad amarci sulle panchine, senza mascherine. Torniamo a vivere.

 

 

 

Covid: Cina fra ‘dittatura sanitaria’ e vaccino inefficace. Cosa sta accadendo

A Shanghai milioni di persone in lockdown a fronte di pochi casi. La politica 'zero Covid' non ha funzionato, il vaccino nemmeno, e ora il malcontento popolare cresce.

15 Aprile 2022 15:19

 

 

 

 

Covid: Cina fra ‘dittatura sanitaria’

e vaccino inefficace. Cosa sta accadendo.

Quifinanza.it – Redazione – (15 aprile 2022) – ci dice:

 

A fronte di un numero esiguo di casi di Covid-19, la Cina è nuovamente alle prese con lockdown di massa imposti dal governo di Pechino. Una situazione esplosiva che riguarda soprattutto Shanghai, dove forniture di cibo e di beni di prima necessità scarseggiano ogni ora di più. La situazione nella città più grande della Cina, terza al mondo, dove i residenti sono stati letteralmente rinchiusi nelle loro case, è talmente radicale da essere stata persino etichettata come un “disastro umanitario” dal direttore dell’Australian Strategic Policy Institute, Michael Shoebridge.

Tensione a Shanghai.

Ad alzare ulteriormente la tensione, sui social sono divenuti virali i video ripresi per la strada in cui si vedono cittadini – a cui è stato sostanzialmente imposto di lasciare i loro appartamenti ai pazienti Covid – lamentarsi con la polizia.

Gli agenti, completamente bardati con tutte ignifughe e mascherine, hanno risposto effettuando numerosi arresti.

E in questo quadro la locuzione ‘dittatura sanitaria’ – spesso utilizzata a sproposito in Occidente – assume una propria dignità lessicale.

Politica di contenimento e vaccino “Sinovac” inefficiente.

Parlando della situazione in Cina, Massimo Ciccozzi – responsabile dell’Unità di Statistica medica ed Epidemiologia della Facoltà di Medicina e Chirurgia del Campus Bio-Medico di Roma – ricorda all’Adnkronos che il “paese in realtà non ha molti casi di Covid rispetto a noi, ma vuole ‘zero contagi’, perciò gli standard di riferimento sono diversi dai nostri.

 E usano la durezza che vediamo.

Ma oggi stanno utilizzando il ‘pugno di ferro’ con un virus completamente diverso. Contro Omicron sono infatti necessarie strategie mirate.

 Se il lockdown aveva degli effetti con il virus di Wuhan, con questa variante in circolazione, che contagia almeno 9 volte di più con una sintomatologia più leggera, anche un lockdown stretto non ha lo stesso effetto.

Non so quindi quanto verrà ripagata la sofferenza richiesta ai cittadini di Shanghai”.

Il parere dell’epidemiologo Lopalco.

“La nuova ondata Covid in Cina è il risultato di scelte sbagliate. Il Paese ha perseguito fin dall’inizio la cosiddetta politica zero-Covid, cioè di interventi massicci di isolamento, quarantene e lockdown per impedire la diffusione del virus” ma “questo tipo di politica sanitaria può avere senso per breve tempo, per arginare cioè l’emergenza e dare il tempo al sistema sanitario di attrezzarsi con terapie più efficaci e, soprattutto, con la vaccinazione.

Purtroppo la campagna vaccinale in Cina non ha funzionato a causa della bassissima efficacia dei vaccini utilizzati “.

Così l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco, docente di igiene all’Università del Salento analizzando, per l’Adnkronos Salute, la risposta ‘forte’ della Cina – come mostrano le immagini dei confinamenti forzati provenienti da Shanghai – alla nuova ondata pandemica.

“La Cina quindi – continua Lopalco – si è trovata a fronteggiare l’ondata di Omicron avendo la popolazione completamente scoperta dal un punto di visto immunitario.

Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: è come se, per loro, la pandemia fosse iniziata ora.

A questo va aggiunto che i metodi coercitivi che si stanno utilizzando a Shanghai non solo sono riprovevoli sul piano dei diritti umani, ma anche tutto sommato inutili perché non fanno altro che rimettere in campo una strategia di controllo che si è dimostrata fallimentare”.

 

 

 

La decisione di imporre il “Green Pass “non è scientifica.

Non siamo in “dittatura sanitaria” ma stiamo

costruendo istituzioni e società sempre più “totali”.

Stiamo riscrivendo le libertà individuali.

Orticalab.it- Mareco Staglianò – Prof. Ricci - (10 agosto 2021) – ci dicono:

 

Paolo Ricci, Ordinario di Public Accountability presso il Dipartimento di Scienze Politiche della Federico II, individua nel green pass l’ultimo segno di una deriva molto pericolosa:

«Non si discute il vaccino ma di come si stanno modificando le priorità di una società.

Tutto in nome del rischio zero, ma per dirla con Morin “L’élimination totale du risque conduit à l’élimination totale de la vie”»

 

Professore Ricci, a partire da oggi i cittadini italiani potranno accedere a bar e ristoranti al chiuso, palestre, cinema, teatri, concerti, fiere e piscine, parchi divertimento, centri termali, sale bingo e casinò esibendo la certificazione verde.

 A partire da settembre in ragione del decreto Covid approvato ieri in Cdm, la certificazione sarà obbligatoria per tutto il personale scolastico ed universitario, a partire dai docenti, per viaggi di lunga percorrenza in treno, aereo, e navi e non si esclude un’estensione dell’obbligo anche al trasporto pubblico locale.

Siamo in dittatura sanitaria?

«Caro direttore, la questione è delicata e può essere osservata da diverse prospettive.

 Giuridica, sanitaria, economica, quella che a me più interessa è la dimensione politica e riguarda le radici delle nostre democrazie.

Quello che i governi oggi decidono è sempre meno il frutto di un dibattito politico pubblico.

Il dibattito non è più nei parlamenti, emozioni e stati d’animo mutano rapidamente, sospinti da narrazioni spesso tenebrose e poco rassicuranti, che privilegiano la paura.

Ho seguito il dibattito di questi giorni e sono sempre più convinto delle perplessità di Agamben e Cacciari.

Qui non si discute dell’importanza del farmaco vaccino, ci mancherebbe, ma di come si stanno modificando le priorità di una società sotto il peso di numeri e informazioni mediche e sanitarie.

Non si tratta di una dittatura sanitaria, assolutamente no, ma di istituzioni e società sempre più totali.

Siamo tutti sottoposti agli stessi trattamenti.

 Stiamo costruendo “istituzioni totali”, con le parole di Ervin Goffman; sarà pur legittimo chiedersi se è giusto e se saremo in grado di liberarcene e come.

Tutto accade nella rincorsa del rischio zero; a tal proposito illuminanti le parole di Edgar Morin: “L’élimination totale du risque conduit à l’élimination totale de la vie”».

Ma siamo in pandemia e viviamo in una democrazia liberale, che fine fa il primato della scienza?

Fino a che punto condizionare le libertà individuali? La scienza queste domande non è tenuta a farsele e non se le pone mai

«La decisione del Green Pass non è scientifica, lo dicono anche gli scienziati. La politica sembra consegnarsi alla scienza per le decisioni che appaiono più impopolari, ma la decisione resta politica e deve rispondere a logiche più complesse della stessa scienza.

 È la politica che deve rispondere alle domande di fondo: fino a che punto stressare i valori esistenti?

 Fino a che punto condizionare le libertà individuali?

 Fino a che punto comprimere queste libertà e con quali conseguenze?

 La scienza queste domande non è tenuta a farsele e non se le pone mai.

La politica dovrebbe fare sintesi anche tra posizioni culturali e ideologiche diverse. La scienza ha un primato sul progresso dell’umanità non sulla esistenza delle singole società.

L’intreccio è indiscutibile, ma politica e scienza devono rimanere distinte. Spero di non sorprendere nessuno se, semplificando, ricordo a me stesso che la scienza non è infallibile, fa proprio dell’eliminazione dei suoi errori l’elemento essenziale per progredire. Ciò, sempre per semplificare, la distingue significativamente dalla politica».

Sta forse dicendo che la nostra libertà è sotto attacco?

«No, non sono preoccupato di una riduzione delle libertà individuali ma di una loro riscrittura di fatto, riscrittura spesso leggera e superficiale, soprattutto dettata da una emergenza narrata in modalità e con contenuti molto discutibili.

 Vogliamo una società più coesa ed inclusiva e produciamo costantemente, attraverso la disinformazione, divisioni e disuguaglianze.

Quanta intolleranza sta scatenando la gestione della pandemia?

Leggevo della proposta di impiegare i campioni olimpici per convincere i giovani a vaccinarsi.

Ma il vaccino non è una merendina della salute, non occorrono testimonial.

La chiave per me è un’altra: una comunicazione scientifica accurata, decisioni tempestive e coerenti, organizzazioni efficienti.

Non è questo che vogliamo? Pratichiamolo.

Nel frattempo, stiamo pregiudicando ulteriormente la sanità pubblica, modificandone le priorità in ottica Covid, e dividendo la società».

Fin quando saremo liberi di discutere della libertà, in piazza o sui giornali, vorrà di quando che siamo liberi. O no?

Sono aumentati i luoghi della discussione, si pensi ai social, e si sono blindati i luoghi della decisione, si rifletta sulla decretazione d’urgenza e sui DPCM.

«Non sono d’accordo. Dipende, quali democrazie e libertà desideriamo?

 Oramai è evidente una tendenza in atto nel mondo, nel segno di democrazie sempre più illiberali: votare non basta.

Ci sono tante piccole e grandi autocrazie che si sono affermate, alcune molto visibili, altre subdole, altrettanto pericolose.

Il fenomeno viene da lontano, ha le sue origini alla fine degli anni ‘70.

Svuotare di potere i luoghi più complessi, come i parlamenti, e accrescere il potere di singoli leader, come avviene negli esecutivi.

Molte riforme sono state segnate dall’esigenza del decisionismo, fortemente voluto da una certa economia di mercato e da una certa finanza.

Possiamo metterla così: sono aumentati i luoghi della discussione, si pensi ai social, e si sono blindati i luoghi della decisione, si rifletta sulla decretazione d’urgenza e sui DPCM.

La discussione influenza poco le decisioni, da un lato, e risulta sempre più influenzata dalla facile disinformazione, dall’altro.

Fatta eccezione per quelle più antiche e consolidate, le democrazie appaiono sempre più fragili, incapaci di interloquire, di intermediare, di incidere.

 Anche l’Italia mi pare sia retta da un tecnico, e mi pare che guidi un esecutivo in gran parte costituito da tecnici, almeno nei posti chiave.

Preciso, in questo contesto per me tecnico ha solo un significato: non eletto.

 I tecnici hanno quozienti politici e ideologici altissimi, ma hanno un “piccolo” limite: sono nominati e non rispondono democraticamente del loro operato».

I dati ci dicono che soltanto evocando l’introduzione del green pass obbligatorio sono schizzate, in tutto il Paese, le richieste di vaccinazione.

Insomma, è un fatto che la nostra società nel corso di questi decenni è drammaticamente regredita sul terreno culturale, è un fatto che viviamo in un contesto sociale nel quale l’analfabetismo funzionale dilaga.

L’imposizione, in piena emergenza sanitaria, è forse l’unica via percorribile

«Condivido. Questo dato si è purtroppo ben consolidato. L’analfabetismo funzionale è andato crescendo con la stravagante socializzazione del pensiero.

Le forme di produzione e di scambio del pensiero, con l’avvento della tecnologia, hanno subito radicali mutamenti.

Meno pensiero critico e più calcolo economico.

Questa trasformazione ha riguardato tutti. È evidente che le masse si muovono emulando e si governano facilmente preparando bene i percorsi delle loro esistenze».

Un ultimo passaggio sulla prospettiva economica del Paese. I dati ci dicono che l’Italia sta trainando la ripresa in Europa, ed il green pass dovrebbe aiutare questo trend. Quale la sua opinione?

«L’Italia sembra crescere a prescindere dal green pass, vedremo se il dato si stabilizzerà o se addirittura crescerà ulteriormente.

Molto difficile fare previsioni economiche attendibili.

Una cosa appare sicura: per ora l’economia cresce per mezzo dei volani tradizionali. Ancora presto parlare di economia verde e di transizione ecologica».

Grazie professore.

«A Lei».

(Marco Staglianò)

 

Sembra una dittatura (sanitaria).

Lospiffero.com - Enrico Bettini – (22 Dicembre 2021) – ci dice:        

L’impressione di molti è che si stia andando, dritto filato, verso uno Stato totalitario e antidemocratico, panottico e controllore inflessibile della vita di ognuno (altroché rispetto della privacy!) e che ci renderebbe sostanzialmente consumatori indifferenziati e schiavi.

È il modello cinese dei crediti sociali, da tempo attuale e funzionante grazie ai rapidissimi avanzamenti della tecnologia. In altre parole: stiamo passando dalla società di disciplina (sorvegliata con telecamere generiche in strade, piazze, stazioni etc.) alla società controllata operante sul singolo cittadino (riconoscimento facciale, chip sottopelle, quantum dots, nanotecnologie etc.).

È ormai certo che sia esistito, e che esista tutt’ora, un progetto globalista, già in nuce e latente da molto tempo (c’è chi lo fa risalire addirittura alla fondazione della Banca d’Inghilterra nel 1684), nato nel clima dell’élite culturale anglosassone di allora, che si riteneva superiore (e in effetti per molti aspetti lo era) e quindi legittimata a governare il nostro mondo ed i popoli dell’orbe terracqueo.

Nel 1884, in questi ambienti e con queste premesse, nacque la Fabian Society che, sotto l’apparenza pacifica, benefica e filantropica (un lupo travestito da pecora, il suo logo) sosteneva invece teorie eugenetiche, razziste, malthusiane e antidemocratiche.

Molti furono i fabiani, influenti e potenti, che condizionarono gli eventi mondiali. Financo ad arrivare ai giorni nostri con personaggi contemporanei.

Anche nel Nord America ci fu un fenomeno analogo: quello delle scuole e delle università rodhesiane, fondate dal magnate (filantropo anche lui, guarda caso) Cecil Rhodes (1853-1902), che contribuirono a consolidare la cultura suprematista dell’uomo bianco anglosassone, calvinista o protestante, dominatore del mondo, popolato da esseri inferiori, bisognosi di una guida forte e sicura.

Ma qual è la storia di Cecil Rhodes? Lui era un adolescente britannico cagionevole di salute che emigrò nel clima mite del Sud Africa dove si appassionò talmente ai diamanti che, finanziato dai Rothschild (che già allora avevano capito l’importanza basilare della gestione monetaria!), diventò ricchissimo e proprietario di quei vastissimi territori che poi formeranno lo Stato della Rhodesia, chiamato così in suo onore e che oggi è stato diviso e rinominato in Zambia e Zimbabwe.

Le scuole e le università rhodesiane (tra cui Oxford) sfornarono anch’esse influenti politici Usa di primo piano (Clinton e i Bush per esempio) al punto tale da essere visti come un potente partito trasversale a quello Democratici e ai Repubblicani.

È facile immaginare quale sia stato, e quali sia, l’obiettivo strategico dei rhodesiani, ovviamente in linea con l’educazione ricevuta e con i princìpi fatti propri:

il New World Order (NWO), ovvero il Nuovo Ordine Mondiale, di cui Bush padre parlava spesso, invocandolo peraltro senza infingimenti.

Ovvero quel mondo ampiamente preconizzato da scrittori fabiani, o vicini a quell’ambiente, nei notissimi romanzi distopici:

“Il padrone del mondo” di Robert Hugh Benson (1907); “Il mondo nuovo” di Aldous Huxley (1932) e “1984” di George Orwell (1949).

Si capisce quindi come e perché sia potuto nascere il “Great Reset” di Klaus Schwab, unificatore ideale dei progetti fabiani e rhodesiani, annunciato al “World Economic Forum” del 2020.

 È un progetto di ossimorica sintesi tra comunismo e liberismo estremi, che mira a resettare il mondo (quasi come fosse un computer o una memoria di massa) dopo il Covid19, che tanti danni ha provocato all’umanità.

L’epidemia, dolosa o meno, ha infatti fornito il pretesto per instaurare una situazione emergenziale, che pare non finire mai, e che ha di fatto creato, almeno in Italia, uno Stato duale (Giorgio Agamben) affiancato a quello ufficiale, gestito da soggetti diversi da quelli usualmente deputati, che ha quella forza di legge che non ha più la Legge ufficiale, teoricamente ancora vigente.

L’emergenza sanitaria è quindi causa sostanziale dell’attuale situazione che alcuni descrivono come dittatura sanitaria e che va contro i princìpi fondamentali dell’uomo in quanto tale, ovvero contro quelli della Costituzione italiana (1947), contro i 10 Codici di Norimberga (1947) e la Dudu, Dichiarazione universale dei diritti umani (1948), contro la Convenzione di Oviedo sui diritti umani e la biomedicina (1997), nonché contro la più recente Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea (2000).

A questo proposito è opportuno ricordare che tutte le dittature sono iniziate per rimediare ad una vera, o presunta, situazione emergenziale e che sono nate con il consenso dei popoli, ipnotizzati e convinti da una martellante propaganda unidirezionale e difficile da contrastare.

Il caso da manuale è quello di Hitler che, dopo il doloso incendio del Reichstag nel 1933, non trovò nessun ostacolo a far dichiarare lo stato d’emergenza con il quale furono aboliti gran parte dei diritti civili previsti nella Costituzione della Repubblica di Weimar.

L’altro caso, più vicino a noi, è quello di Mussolini che, con largo consenso popolare, ottenne legalmente l’incarico dal Re per rimediare alla situazione caotica che si era creata in Italia per le proteste dei lavoratori agricoli e degli operai socialisti.

Non ci si può neanche dimenticare che tutte le dittature sono iniziate con il sostegno finanziario di chi poteva permetterselo e lo riteneva vantaggioso, nonché con il consenso dei mezzi di comunicazione, in buona fede o meno.

 Nel caso di Hitler il sostegno finanziario venne dai banchieri (addirittura di religione ebraica!) e, nel caso di Mussolini, dalla ricca borghesia italiana agricola o industriale.

Sono quindi evidenti, per chi le vuole vedere, le analogie storiche con l’attuale situazione italiana, molto pericolosa sul piano democratico e la perdita dei diritti fondamentali dell’uomo.

Ecco perché dobbiamo esserne consapevoli.

 

 

La dittatura sanitaria e

la libertà d’informazione.

Ilcittadino.it - Lorenzo Rinaldi – (7-2-2022) – ci dice:

 

I volantini affissi contro la nostra sede venerdì sera e la risposta del direttore de «il Cittadino».

La dittatura sanitaria e la libertà d’informazione.

Uno dei volantini affissi da ignoti sulla sede de “Il Cittadino”.

Nella serata di venerdì, mentre in redazione eravamo al lavoro per chiudere il numero del sabato, sul portone della nostra sede sono stati affissi una serie di manifesti con l’elenco delle testate giornalistiche e televisive che percepirebbero soldi per la diffusione del terrorismo sanitario.

 Letteralmente l’elenco comprende “i canali della nuova dittatura sanitaria del Draghistan”.

Non intendiamo dare enfasi all’accaduto e dunque gli dedichiamo giusto poche righe.

Ad altri è andata peggio, alcuni giornalisti negli scorsi mesi sono stati aggrediti alle manifestazioni di piazza e pochi giorni fa la sede de «L’Eco di Bergamo» è stata imbrattata di vernice (azioni e avvertimenti usuali nel fascismo).

Nel nostro caso, al prode che approfittando delle tenebre ha compiuto l’eroico gesto davanti alla redazione, ricordiamo solo che per raccontare il Covid e le sue conseguenze ci siamo sempre affidati alla scienza e ai medici, cioè alle fonti più autorevoli che esistano.

È ben strano poi che per denunciare la presunta dittatura sanitaria si scelga di mettere nel mirino i giornali e le televisioni, cioè la libertà di informazione.

La chiudiamo qui. Senza enfasi, come promesso, perché in fondo di poca cosa si tratta.

Solo un’ultima annotazione: crediamo sia arrivato il momento di stemperare il clima di contrapposizione e di provare a ricucire la società, con pazienza (tanta) e buon senso.

 I vaccini hanno salvato vite e la scienza (medici e statistici) ci dice che in questo momento chi ha una dose booster finisce raramente in terapia intensiva.

Ai numeri non si può mentire.

 

 

 

La dittatura economica

usa l’espediente sanitario.

Antudo.info - Economie, Editoriali – (Gennaio 15, 2022) – ci dice: 

 

La strategia Draghi di convivenza col virus può essere sintetizzata nella formula: dal Covid Zero al Covid Free.

Già l’istituzione del Green Pass come certificato di libero accesso al lavoro e ai servizi pubblici rispondeva a questa scelta.

Per sostenere la necessità della Carta, Draghi è giunto a pronunciare argomentazioni completamente destituite di fondamento (realizzare ambienti immunizzati tra vaccinati).

Nella nuova formulazione del Covid Free, nel senso che il Coronavirus può circolare liberamente tanto ci sarà il vaccino a difenderci, finisce la narrazione della protezione dei vecchi e dei fragili, giacché a pagarne il costo saranno proprio vecchi e fragili (magari vaccinati, poiché sui grandi numeri settantenni, ottantenni e immunodepressi pagheranno comunque un prezzo salato alle nuove direttive del Governo).

 La Scienza e l’opinionismo scientifico.

Quanto sta accadendo in questi giorni svela, dunque, che non ci troviamo in alcuna dittatura sanitaria, se con questa espressione si volesse indicare una cessione di sovranità del potere politico alla comunità scientifica.

 Al contrario, proprio gli scienziati, ai quali ci si era affidati nel primo momento di smarrimento all’inizio del 2020, si trovano a dovere, di volta in volta, trovare le motivazioni scientifiche, per giustificare le scelte politiche del Governo.

Li si vede così, sempre gli stessi, a sostenere nel tempo tesi contrastanti, ma tutte dotate di validazione perché sostenute da specialisti, in quella confusione mediatica in cui si scambia l’esperimento scientifico (verificabile, riproducibile) con l’opinionismo scientifico.

Come sarebbe stato possibile assorbire senza colpo ferire previsioni così mal riuscite (l’eradicazione del virus con il lockdown, l’immunità di gregge con il 60/70% di vaccinati)?

 

Anche lo scontro (sui giornali, nelle televisioni) tra si vax e no vax serve a dare legittimazione alle scelte governative.

In questa prospettiva non sono i politici a confrontarsi con coloro che contrastano la politica sanitaria del Governo.

A questo scopo vengono chiamati gli scienziati. I mezzi di comunicazione, cioè, si prestano alla strategia di scegliere un ordine del discorso nel quale le voci critiche non possono che uscirne sconfitte.

È tendenzioso, infatti, fare discutere di variante delta o omicron un virologo con un epistemologo. In questo modo, in un flusso discorsivo pre-coordinato, la critica politica, filosofica, giuridica non possono che uscirne come sconnesse dalla gravità della fase.

D’altronde, a medici, virologi e a epidemiologi critici, le poltrone televisive sono rapidamente sottratte.

Altro che dittatura sanitaria

La dittatura, dunque, non è sanitaria, ma economica.

 La politica sanitaria del Governo è tutta piegata alle esigenze della produzione e della distribuzione.

Prioritario è salvare l’economia e questo diventa la legge. Come prima lo era l’uscita dal debito, salvo poi produrne all’infinito.

Per assicurare la totale riapertura Draghi si affida ad una strategia probabilistica, ad una scommessa basata sul fatto che impedendo una vita sociale ai non vaccinati si riduce l’impatto sugli ospedali e si mantiene il numero dei morti dentro un range moralmente sopportabile.

Ma i calcoli probabilistici, si sa, sono per propria natura incerti, soprattutto quando le variabili in campo sono così tante e applicare ad un sistema complesso, come quello di un mondo in preda ad una pandemia, una logica semplice come quella del vantaggio economico è quanto di più imprudente si possa fare.

Peraltro, alcuni recenti pronunciamenti delle agenzie sanitarie internazionali più importanti sulla progressiva riduzione dell’efficacia del vaccino nei mesi successivi all’inoculazione e sulla progressiva riduzione della copertura del vaccino all’aumentare del numero dei richiami, aumentano l’incertezza e fanno della politica sanitaria del Governo una strategia disperata, che espone a rischi difficilmente calcolabili.

Non c’è dubbio che l’irruzione sulla scena di un virus così epidemico è cosa imprevedibile, ma dobbiamo accettare il fatto che il problema  è anche evidentemente legato alla vita sociale nelle nostre città e al sistema produttivo e di distribuzione che definiscono un ambiente fortemente vantaggioso per il diffondersi dell’epidemia.

Gli interventi necessari che aspettiamo.

Una politica sanitaria accorta e prudente dovrebbe tenere conto di questi aspetti. E le politiche governative dovrebbero essere finalizzate a ridurre i rischi e introdurre trasformazioni che riducano la circolazione del virus.

 Investimenti nella sanità, nei trasporti, nella scuola dovrebbero essere il primo atto in funzione di una riduzione della diffusione dell’infezione.

Invece, il tema della libertà, fortemente contrastato nella propaganda mainstream come espressione di deresponsabilizzazione ed egoismo individualista, torna prepotentemente sulla scena nella forma più odiosa: nella libertà d’impresa.

La Pandemia dello sviluppo.

È questa la forma della dittatura dell’economia. In una conta ardita e cinica il rischio di contagio derivato dalle attività sociali (libera circolazione delle persone, vita in comune, attività ludica, manifestazioni politiche e sindacali) viene sacrificato per essere poi speso nelle attività lavorative, nella distribuzione e nel consumo delle merci.

 È questa la trasformazione che abbiamo sotto gli occhi e che, per essere governata, ha richiesto una torsione in senso autoritario delle istituzioni e delle forme della rappresentanza politica.

 La pandemia non è più un incidente, non è più una sospensione del regime ordinario. La pandemia ha cambiato il mondo ed è con la società della pandemia che avremo a che fare nel nostro tempo.

 

 

 

 

CAOS E POLITICA:

DALLA «DITTATURA SANITARIA» ALLE…

 ingerenze di Putin, passando per l’eterno Berlusconi.

Labottegadelbarbieri.org – Daniele Barbieri - Ignazio Sanna – (22 Agosto 2022) – ci dice:

 

«Grande è la confusione sotto il cielo» disse una volta Confucio (ma c’è chi attribuisce la frase a Mao Zedong).

E noi possiamo dirlo di nuovo oggi.

Non solo e non tanto perché la Cina è fra i protagonisti delle vicende politiche ed economiche contemporanee, ma proprio perché la confusione è il concetto che caratterizza meglio di altri ciò che accade in Italia e nel mondo, in politica e nella società.

La frase di Confucio continua così: «la situazione, quindi, è eccellente». L’apparente paradosso si spiega con il concetto, piuttosto orientale, che il caos e la confusione siano potenzialmente in grado di produrre qualcosa di buono, basta volersi impegnare per realizzare un cambiamento positivo.

Allora proviamo a considerare alcuni degli elementi che a questa confusione contribuiscono, accompagnati dalla speranza che possa ancora succedere qualcosa di buono nel prossimo futuro.

Cominciamo dall’allineamento immotivato fra coloro che hanno giustamente criticato la pessima gestione della pandemia COVID-19 (da parte del governo italiano) e quelli che ritengono Putin sia dalla parte della ragione.

Spesso si tratta delle stesse persone.

 Non vedo coerenza nel sostenere insieme queste due posizioni.

 Infatti, se è vero che USA e Europa hanno commesso diversi errori nei rapporti con la Russia, da quando Gorbacev, e mal gliene incolse, decise di porre fine all’esperienza dell’Unione Sovietica, è altrettanto vero che Putin ha deciso di riportare indietro l’orologio della storia riprendendo il confronto/scontro con le democrazie occidentali all’incirca dove erano rimaste prima del crollo del muro di Berlino.

 Non va dimenticato né sottovalutato che Putin è una ex-spia sovietica, a capo sì di una grande nazione ma nella quale si avvelenano i suoi (di Putin) oppositori politici.

Dove si sbattono in galera i dissidenti con un trattamento orwelliano come per Aleksei Navalny;

Dove si assassinano i giornalisti che non gli piacciono, come Anna Politkovskaya. Dove ogni forma di dissenso è contrastata duramente, vedi il caso delle Pussy Riot. Sarà forse per questo che piace tanto a Berlusconi?

È vero che gli USA si sono macchiati di tante nefandezze, basti ricordare l’appoggio dei servizi segreti al golpista Pinochet in Cile.

Ma dovrebbe essere fin troppo ovvio che i loro torti non possono giustificare in alcun modo quelli dell’attuale dittatore neo-stalinista russo.

Non è e non può essere una gara a chi è meno peggio.

 C’è chi attacca Zelensky, probabilmente abboccando agli ami gettati dalla propaganda putiniana.

Infatti la propaganda neo-sovietica ha giustificato l’invasione del Paese confinante con la sua pretesa denazificazione.

Ma se questo è un motivo valido – e ovviamente non lo è – se ne dovrebbe dedurre che occorre invadere la Grecia per liberarla da Alba Dorata o l’Italia per liberarla da Casa Pound e Forza Nuova.

Sembra dunque evidente che si tratti di un’autentica sciocchezza.

Resta che delegittimare gli avversari con ogni mezzo possibile, in tempo di guerra come in tempo di pace, è l’arma preferita delle contrapposte propagande.

Resta da chiedersi come sia possibile che chi contesta l’introduzione del green pass come forma di controllo dei cittadini sia a favore di un dittatore sanguinario che fa ben peggio.

Se si tratta di esponenti della destra che cercano di approfittarne (e sembra funzioni) a scopi elettorali la cosa un senso ce l’ha, per quanto esecrabile.

 Ma se si tratta di pensatori indipendenti è davvero incomprensibile.

Possibile che il fascino nudo e crudo del complottismo (a prescindere) sia l’unica ragione che spinge queste persone a schierarsi contemporaneamente pro e contro le libertà individuali e/o collettive?

Ma forse un’altra ragione c’è.

Questa schizofrenia sembra il risultato di decenni di pesante e ininterrotta campagna propagandistica berlusconiana, in cui menzogne e verità sono mescolate a tal punto da rendere difficile capire cosa sia vero e cosa falso. Vediamo qualche esempio recente.

Sallusti, direttore di «Libero», quotidiano in prima fila di tale propaganda, può sparare in prima pagina che Letta (Enrico, non Gianni) è una spia al servizio dei russi, salvo poi spiegare che si tratta di una finzione per smascherare l’attacco della “sinistra” a Salvini.

Ovviamente, a margine di questa pagliacciata, si è guardato bene dal ricordare come in passato la Lega dia stata accusata di prendere tangenti dagli uomini di Putin, o che qualche tempo fa Salvini abbia fatto una figuraccia internazionale grazie alla coraggiosa presa di posizione di un sindaco polacco, peraltro di destra, che era andato incautamente ad incontrare ma che appunto ha correttamente rinfacciato all’uomo dei mojito (e dei 49 milioni “spariti”) di essere sempre stato dalla parte del guerrafondaio che viene dal KGB.

Ancora, in un editoriale de «Il giornale» (quotidiano di proprietà della famiglia Berlusconi) l’attuale direttore cioè Augusto Minzolini – a suo tempo a dirigere il TG1 perché nascondesse le notizie a Berlusconi sgradite (perciò ribattezzato da Marco Travaglio “Scodinzolini”) sostiene che la caduta di Draghi sia responsabilità del solo M5S di Conte.

Chi invece dà notizie vere ricorda come sia stata anche l’astensione di Forza Italia e Lega oltre a quella del M5S (nell’ultimo voto di fiducia sul governo) a spingere Draghi a presentare le dimissioni.

Se aggiungiamo che nella parte bassa dello schermo molte tv italiane fanno scorrere una serie di notizie inutili (come il successo dell’ultimo canzonettista di turno) o demenziali, con l’evidente scopo di stordire ulteriormente il malcapitato telespettatore – allevato a una dieta di Bruno Vespa e Maria De Filippi – non ne esce un bel quadro.

Mentre il centro-sinistra con molto centro e pochissima sinistra (quasi banale notare come il PD sia ormai un partito neodemocristiano, sostanzialmente centrista) discute di questioni comunque serie – come la difesa della Costituzione o l’emergenza climatica – le destre si accapigliano pubblicamente su chi farà il ministro e chi il capo del governo, dimostrando per l’ennesima volta, ove mai ci fosse qualche dubbio, di essere interessati esclusivamente al potere, alle famose poltrone.

E quando viene fuori cosa vorrebbero fare se torneranno al governo si tratta di proposte che mettono a rischio la democrazia (presidenzialismo), aggravano l’ingiustizia sociale a favore dei ricchi (Flat Tax) e disumanizzano ulteriormente la gestione delle migrazioni (blocchi navali).

 Non a caso uno degli idoli delle destre italiane è l’aspirante golpista Donald Trump, a sua volta grande estimatore di Putin.

Ciliegina sulla torta l’alleanza elettorale fra Italia Viva di Renzi, che al momento pare più morta che viva, e Azione di Calenda, la cui unica azione politica di rilievo al momento è imbarcare due berlusconiane doc come Gelmini e Carfagna, diventando di fatto la quinta colonna di quelle destre che dice di avversare. Poteva andare peggio: non ha imbarcato Brunetta, il peggior ministro della storia d’Italia.

Per quanto riguarda ancora i cosiddetti “no vax” schierati a favore di Putin, può darsi sia io a sbagliare ma trovo decisamente demenziali iniziative come la manifestazione di Modena dello scorso aprile (per quanto molto poco riuscita in termini numerici) in cui si difendeva la “vittima” Putin e si attaccava «la dittatura sanitaria».

 Il sospetto è, ancora una volta, che tali manifestazioni di dissenso siano frutto della pluriennale manipolazione delle notizie, confezionate in un frullato in cui tutto è uguale a tutto, dove delinquenti e persone oneste vengono messi sullo stesso piano, e purché i primi siano abbastanza ricchi e potenti si concede loro di difendersi accusando chi li richiama alle loro responsabilità, secondo una pratica parodistica del principio del contraddittorio.

Di conseguenza tutto è legittimo, anche il massacro sistematico di civili in una guerra assurda, mentre alcuni media italiani fanno da portavoce alle menzogne di Lavrov presentandole come notizie.

C’è un punto però sul quale sono d’accordo con chi non è convinto dalla sollecitudine nell’aiutare gli ucraini a difendersi.

 E cioè che i governi occidentali sembrano interessarsi poco o nulla di guerre altrettanto nefaste, in cui continuano a morire un gran numero di vittime civili: come la pluriennale guerra di occupazione che lo Stato di Israele (non gli ebrei, come vorrebbero certi propagandisti) combatte contro tutto il popolo palestinese, vessato senza sosta e ridotto alla fame.

 Particolarmente grave in questo contesto, e in linea con il trattamento riservato nella Russia di Putin ai giornalisti non allineati al potere, l’assassinio della giornalista di «Al Jazeera» Shireen Abu Akleh a opera di militari israeliani.

Per concludere sulle prossime elezioni va ricordato come Silvio Berlusconi anni fa abbia accusato di golpismo la magistratura italiana per la condanna dell’avvocato Cesare Previti.

 Il quale stette in prigione una sola notte nell’Italia dove chi ruba un pollo va in galera sul serio e senza sconti.

 O possiamo ricordare come sempre Berlusconi, politicante dalle frequentazioni mafiose (non dimentichiamoci del boss Vittorio Mangano), abbia attaccato i magistrati, colpevoli di fare il proprio dovere per esempio indagando sulle affermazioni del pentito di mafia Spatuzza.

Un articolo di commento a uno dei tanti sciagurati provvedimenti legislativi partoriti da Berlusconi e i suoi è apparso nel dicembre 2009 su «Il Fatto Quotidiano» a firma di Nando Dalla Chiesa, il cui padre fu assassinato dalla mafia: «La parola “fine” alle battaglie di Pio La Torre e Libera».

In esso si spiega molto bene che la decisione di mettere all’asta i beni sequestrati alla mafia è per quest’ultima un autentico regalo perché può facilmente ricomprarseli grazie ai prestanome.

«È la prima legge in materia di mafia che il governo sforna dopo gli avvertimenti che vengono dalle file di Cosa Nostra» scrive Dalla Chiesa, dopo il sostanziale avallo alle dichiarazioni di Spatuzza da parte di boss in carcere come uno dei fratelli Graviano.

Se ancora non bastasse, Silvio il barzellettiere, paladino della libertà e liberale fino al midollo (a suo dire) ha fatto parte dell’organizzazione eversiva P2 capeggiata da Licio Gelli, risultata implicata nella strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980.

Il “Piano di rinascita democratica” della P2 ha visto realizzarsi in questi anni alcuni obiettivi.

Con questo bel curriculum, come nulla fosse, il giovane Silvio, alla tenera età di 85 anni, si candida di nuovo in Parlamento, per guidare il Paese assieme ai razzisti filo-putiniani della Lega e alla destra estrema di FdI (personaggi quali La Russa e Santanchè si commentano da soli).

 Il cerchio si chiude con la constatazione che uno dei principali quotidiani italiani, «Il Corriere della Sera» ha fatto uno scoop ridicolo su una decina di personaggi per lo più poco noti dimenticandosi dei veri putiniani d’Italia (Berlusconi e Salvini, per dire).

In questo bel quadretto il titolo de “La Repubblica”, «Berlusconi torna all’attacco: “Disinformazione comunista”».

È quasi commovente: tanto più che, anche se nell’articolo si parla d’altro, il suo pensiero è sempre rivolto all’amichetto del cuore, il “comunista” Putin.

 

 

OMS, dittatura sanitaria

e governo mondiale.

  Ariannaedirice.it - Roberto Pecchioli – (29/05/2022) – ci dice:

(EreticaMente)

La guerra ingaggiata dalle oligarchie per il dominio sulle nostre vite – il biopotere – vive un nuovo capitolo.

La dittatura sanitaria che ci ha confinati, mascherati, assoggettati all’esperimento dell’inoculazione di massa di sieri genici per contrastare l’epidemia di Sars-Cov 2 è riuscita.

In alto, nelle stanze di chi comanda, sono soddisfatti: i popoli si sono rivelati docili oltre le previsioni.

 I mattoni della dittatura sanitaria sono diventati le fondamenta di un edificio in costruzione da almeno settanta anni, quello del governo mondiale.

Ora è più facile procedere nella realizzazione dei piani oligarchici.

L’ OMS – Organizzazione Mondiale della Sanità – un’istituzione dipendente dall’ONU, in realtà nelle mani di chi la finanzia, rivendica più potere sulle nostre vite e il diritto di imporci direttamente le sue scelte, scavalcando Stati, governi, popoli.

L’opinione pubblica è indifferente o confusa, bombardata e tramortita da quasi due anni e mezzo da una narrazione mediatica terrorizzante, alla quale è diventato impossibile sottrarsi.

In uno dei pochi frammenti giunti fino a noi, il filosofo greco Democrito scriveva: nulla sappiamo in verità, poiché la verità è chiusa in fondo a un pozzo.

 Oggi la verità è in bella vista, ma quasi impossibile da distinguere nel mare magnum della comunicazione, delle news, del baccano a senso unico tra le luci accecanti del circo della menzogna.

Restiamo ai fatti.

Si tiene a Ginevra l’assemblea mondiale dell’OMS: singolare coincidenza che la Svizzera ospiti negli stessi giorni l’incontro di Davos del Forum Economico Mondiale.

Tra le intemerate di – “Klaus Schwab, Soros e compagnia pessima” sulla necessità di distruggere la Russia e tutto ciò che si frappone al loro progetto globalista, e il “Trattato sulle Pandemie” proposto dall’OMS ci sono punti in comune, non solo geografici e temporali.

Innanzitutto, giova ribadire che l’OMS non è una paladina della salute china sui malanni degli uomini per alleviarli, ma un formidabile grumo di potere largamente finanziato da Big Pharma, l’industria che fa profitto sulle malattie, nonché dalle fondazioni dei sedicenti filantropi, Bill Gates in testa.

 È un pilastro della privatizzazione del mondo attraverso il controllo delle istituzioni transnazionali. Gli interessi dell’OMS non coincidono con i nostri.  Tutti ottimi motivi per guardare con sospetto” il trattato pandemico”.

Si tratta, in sostanza, di una pesantissima cessione di sovranità all’OMS – ovvero ai suoi padroni – con le solite giustificazioni sulla tutela della salute pubblica.

 Il trattato rappresenta una minaccia alla sovranità nazionale e alla libertà individuale, poiché le clausole proposte prevedono l’identificazione digitale e persino incentivi economici per enfatizzare o addirittura creare future “emergenze sanitarie.”

Bill Gates organizzò esercitazioni anti pandemiche e continua a strologare di nuove, più spaventose epidemie. Sa qualcosa che nasconde al volgo, o mette in atto il controllo oligarchico dei popoli, superflui, fastidiosi sciami umani che tanto disturbano il circolo dei miliardari?

Il trattato sarà sottoscritto probabilmente nel 2024 e solo provvisoriamente sono stati sventati, grazie a una mobilitazione partita dagli Stati Uniti, i suoi effetti peggiori, i tredici emendamenti del governo Usa al Regolamento Sanitario Internazionale (RSI).

Il RSI stabilisce i poteri dell’OMS, dettandone le condizioni; ogni modifica ha un impatto enorme e immediato sulle nostre vite.

 Il Trattato è un pericolo gigantesco, ma le modifiche al RSI sono più facili da attuare, poiché è sufficiente un voto della stessa OMS.

Tra l’altro, verrebbe modificata la definizione di pandemia, considerando tale anche un’emergenza “potenziale”.

Ecco a che cosa mirano i frequenti allarmi di Gates e la grancassa mediatica su emergenze inesistenti o enfatizzate.

 Il riferimento al vaiolo delle scimmie è ovvio, in attesa della peste dell’unicorno, animale di fantasia.

Si parla altresì di un equivoco “allarme intermedio di salute pubblica”.

La privatizzazione della sanità sarebbe assicurata anche dalla nuova composizione allargata del “Comitato di Emergenza”, gli “esperti” nelle cui mani rimetteremo la nostra vita, tecnocrati non eletti con poteri immensi, nominati – sentenzia virtuosamente il testo proposto – tenendo in debito conto i principi di equa rappresentanza di età, genere e geografia.

Una tirannia equa e politicamente corretta, in cui il criterio di competenza è subordinato alle solite ubbie delle quote e della “discriminazione positiva”. Sulla nostra pelle.

L’attacco alla sovranità degli Stati nazionali è il tema ricorrente di tutto il documento.

Lo scopo di ogni modifica è indebolire i governi trasferendo i poteri al “Comitato di Emergenza”, ossia ai rappresentanti di chi paga l’orchestra e decide la musica.

Non si parlerà più di consultazione degli Stati, ma di semplice informazione: un foglio d’ordine.

 L’OMS diventerebbe legalmente superiore agli Stati.

Vaga e inquietante è anche la nozione di “Stati interessati” alle pandemie, il cui effetto sarà controllare – cioè imporre – le politiche sanitarie e le scelte terapeutiche dell’OMS.

 Un altro emendamento permette la segnalazione delle presunte epidemie anche a “fonti esterne”, diverse cioè dalle autorità sanitarie governative.

Strada aperta alle ONG, ad attori economici e altri soggetti privati.

Una ONG (magari controllata da Big Pharma, da un “filantropo” o da apparati riservati di Stati stranieri) potrebbe recapitare all’OMS dati che ipotizzano l’esistenza di una grave malattia in Italia senza verificarli con il governo nazionale.

Qualche malpensante complottista potrebbe ipotizzare che qualcuno, in base a tali meccanismi, possa creare una pandemia dal nulla.

 Un laboratorio privato riferisce dati falsi o esagerati che portano alla dichiarazione di “potenziale emergenza”, consentendo la creazione di un “Comitato di emergenza”, con esperti di qualunque Stato affermi di poter essere investito dalla malattia.

Gli esperti (a fattura?) tra i quali inevitabilmente non pochi avranno legami con i giganti produttivi del settore, potrebbero confermare la veridicità delle notizie ricevute e il “comitato di conformità” dichiarerà carenti le infrastrutture di quello Stato.

Generosamente, l’OMS offrirà sostegno e assistenza tecnica per rispondere alle eventuali future pandemie. Il ricatto è completo. Il livello di paura globale è stato positivamente testato e qualche filantropo, a sopracciglia aggrottate, dà già l’allarme per morbi peggiori del Coronavirus.

Tra chi ha messo in guardia l’opinione pubblica c’è monsignor Carlo Maria Viganò, il vescovo avversario di Bergoglio.

Al di là delle polemiche interne alla Chiesa cattolica, Viganò rammenta che in caso di approvazione del regolamento e poi del trattato, “l’OMS avrà l’autorità di imporre in maniera esclusiva tutte le regole in caso di pandemia, ivi comprese quarantene, lockdown, vaccinazioni obbligatorie e passaporti vaccinali.

Si tenga presente che questa organizzazione gode dell’immunità e i suoi membri non possono essere processati né condannati in caso di crimini.

Tecnocrati non eletti avranno più potere di quello che i cittadini conferiscono ai propri rappresentanti con il voto.

“Ipotizza altresì che l’appropriazione da parte dell’OMS di un potere statuale abbia come obiettivo impedire ogni opposizione all’Agenda 2030 dell’ONU e dell’associazione privata WEF (Forum Economico Mondiale), volta a un immenso cambio antropologico, il Grande Reset.

L’Agenda 2030 in ambito sanitario punta alla drastica riduzione dei servizi medici e ospedalieri, alla privatizzazione dei sistemi sanitari e alla generalizzazione dei vaccini.

Soprattutto, Viganò rileva che la governance sanitaria globale è un tassello fondamentale del Nuovo Ordine Mondiale, ovvero del governo unico mondiale.

 Il lasciapassare vaccinale, che in Italia chiamiamo “green pass” per conferirgli un’aura di ecologia sociale, è il meccanismo di digitalizzazione generale di ciascun individuo – ridotto a codice – programmato per raccogliere e rendere disponibili al potere tutti i dati che ci riguardano, sanitari, biometrici, economici, fiscali e chissà che altro, sul modello del credito sociale cinese, la patente a punti di cittadino docile, il certificato universale di buona condotta e conformità al potere.

La logica è quella del biopotere: controllo più dominio più profitto privato di pochi colossi industriali, finanziari, tecnologici. È evidente che il Covid 19 ha condotto a misure e obblighi di massa spesso privi di fondamento scientifico, entusiasticamente sostenuti dai vertici delle istituzioni sanitarie.

 Le conseguenze economiche, sociali e sulla salute dei famigerati lockdown sono state di gran lunga superiori ai benefici. Non lo dicono pochi strampalati o i professionisti che si sono opposti alle politiche pandemiche pagando un prezzo altissimo in termini morali e professionali. Si tratta delle conclusioni di un’istituzione “di sistema” il John Hopkins Institute.

Il dubbio avanzato dai ricercatori è raggelante: siamo sicuri che una gestione unica da parte dell’Organizzazione mondiale della Sanità, alla luce degli evidenti interessi finanziari, sia la cosa migliore?

Il problema è che il nuovo trattato pandemico è spinto soprattutto dal governo americano e dal suo vassallo fedele, la “Commissione dell’Unione Europea”.

 Come sempre, le intenzioni dichiarate sono virtuose; si cede sovranità al fine di “rafforzare la capacità e la resilienza nazionale, regionale e globale per le future pandemie”. 

Ci scusi il lettore per il paragone, ma quando sentiamo parlare di resilienza tendiamo a mettere mano alla pistola (che non possediamo) come Goebbels davanti alla parola cultura.

Il presidente Biden e la sua aiutante di campo europea Von der Leyen hanno concordato “la struttura di sicurezza sanitaria pubblica a livello mondiale”.

L’agenda ha un vasto programma, che commuove il popolo credulone ma atterrisce noi.

Gli emendamenti di cui abbiamo parlato e che per ora non sono stati accolti sono frutto dei vertici delle potenze sedicenti liberali, esportatrici di libertà e democrazia.

Nel frattempo, l’UE continua a firmare contratti per sieri anti Covid esclusivamente con Pfizer e BioNTech.

Milioni di dosi, miliardi di ricavi per i colossi di Big Pharma controllati da pochi fondi speculativi onnipotenti.

L’ OMS, temiamo, oltreché architrave del Nuovo Ordine Mondiale, è un comitato d’affari dei signori che hanno in mano le nostre vite, la nostra salute e sanno tutto di ciascuno di noi.

Che cosa facciano concretamente i cosiddetti movimenti sovranisti non è dato sapere. Forse sono impegnati nella propaganda bellica.

Uno spiraglio di speranza viene dal governo della Germania, che sembra prendere le distanze dalle iniziative della Commissione presieduta dalla tedesca Ursula, valchiria transatlantica.

Un altro soggetto si oppone con decisione al trattato pandemico. È il World Council for Health, coalizione di scienziati, medici, giuristi.

In una lettera aperta ai “cittadini di tutto il mondo, ai governi, ai presidenti, ai ministri della salute e ai media indipendenti”, il WCH denuncia severamente le “aspirazioni” dell’OMS definite una “presa di potere”.

L’accordo è ritenuto “una minaccia alla sovranità e ai diritti inalienabili”. “Aumenterebbe il potere già schiacciante dell’OMS di dichiarare infondatamente delle pandemie, imporre chiusure disumane e imporre trattamenti costosi, pericolosi e inefficaci contro la volontà del popolo”.

Anche noi, come Il WCH, siamo convinti che i popoli abbiano il diritto di decidere su ciò che riguarda la vita e la salute.

Non dobbiamo permettere all’OMS (ovvero a Bill Gates, Big Pharma e l’amministrazione Usa e UE) di controllare l’agenda sanitaria mondiale, imporre la sorveglianza biologica, esautorare Stati e governi.

 

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