Chi ama il potere vuole fare affari con le guerre.
Chi
ama il potere vuole fare affari con le guerre.
“Ignorare
la guerra”:
le
società civili russe e l’Ucraina.
Legrandcontinent.eu
- Benjamin Quénelle – (24th Febbraio 2023) – ci dice:
Prospettive.
La
vera vittoria di Vladimir Putin non è di aver neutralizzato l’opposizione e
messo a tacere l’opinione pubblica. È di aver orchestrato un’apatia
generalizzata, una passività mista a paura, alimentando il caos.
Da un
anno Benjamin Quénelle discute con i russi di quello che sta succedendo – ecco
la sua testimonianza.
Iscrizione.
Allo
studente e al professore basta uno sguardo per capirsi.
Gennaio
2022, è un banale giorno di esami all’istituto di linguistica di Mosca.
Nel
bel mezzo delle domande dell’orale, nell’anonimato di un’aula, viene chiesto
allo studente: «definisca cos’è un eufemismo e fornisca degli esempi».
Domanda
anodina, non necessariamente politica, quella del professore.
Quanto
alla risposta, non è priva di malizia.
«“L’operazione
militare speciale” è un buon esempio attuale di formule attenuate che vengono
utilizzate per evitare espressioni più scioccanti e sgradevoli, ma più crude e
reali…», dice lo studente, con la risposta pronta.
Il professore reagisce con un sorriso
complice.
«Tra oppositori all’invasione russa in
Ucraina, a questa guerra che non è la nostra, ci siamo capiti!», confiderà poi.
Con
prudenza però, una precauzione necessaria nel bel mezzo di un’ondata di
repressioni che in Russia soffoca ogni voce critica nei confronti del governo.
È per proteggere le nostre fonti quindi che
nel presente articolo resteremo vaghi in merito all’identità dei nostri numerosi
interlocutori.
Dal 24
febbraio 2022, data dell’inizio dell’“operazione militare speciale” del
Cremlino in Ucraina, secondo la litote ufficiale, la società civile russa si è
abituata tanto alle espressioni semplicistiche quanto alle circonvoluzioni simboliche.
Da una
parte, la propaganda, in televisione ma anche grazie a molteplici intermediari
nella società, ripete le formule di Vladimir Putin tese a giustificare una
presunta operazione di “liberazione” dei territori russi.
Dall’altra,
chi si oppone alle litoti ufficiali, che si esprime in modo indiretto, con
immaginazione e inventiva, e rischia una pena fino a quindici anni di prigione,
secondo le nuove norme sul “discredito” delle forze armate.
Agli
antipodi, queste reazioni opposte hanno spesso causato tensioni
intergenerazionali all’interno delle famiglie:
i più anziani guardano la televisione e si
schierano dalla parte del Cremlino, i più giovani s’informano su Internet e
osano opporsi al governo.
I
primi garantiscono che si tratta di un’operazione salvifica di
“demilitarizzazione” e di “denazificazione” del Paese vicino, inevitabile per
contrastare la minaccia occidentale.
I
secondi confessano la loro vergogna e il loro disgusto, raccontano il coraggio
e la paura davanti alle difficoltà a cui si confronta ogni forma di
contestazione pubblica.
Gli
uni si barricano davanti alle televisioni che trasmettono i canali pubblici —
riflesso tipico dei telespettatori-elettori fedeli al Cremlino.
Gli
altri s’ingegnano, per esempio, per esprimere in modo simbolico il proprio
dissenso: declamare una poesia contro la guerra in una cantina trasformata in
modesto teatro, scrivere un semplice “pace” sulle banconote che passano di mano
in mano, lasciare qualche fiore e una candela ai piedi di un memoriale
improvvisato in omaggio alle vittime ucraine…Gesti solidali, più di
disperazione che di ribellione.
In
realtà, oggi la maggioranza dei russi non appartiene a nessuno dei due gruppi.
Alla
fine, si è preferito ignorare la guerra, smettendo di seguire le informazioni,
tenendosi a distanza dalle fonti di propaganda come da ogni forma di
opposizione, concentrandosi sulla vita privata, rimanendo cauti nelle
discussioni (perfino in famiglia) e stando attenti alle possibili delazioni (al
lavoro, all’università).
Una
specie d’“immigrazione interna” già ben nota all’epoca sovietica.
Alcuni
si rifugiano nell’alcol o negli antidepressivi, il cui consumo sarebbe
aumentato nell’ultimo anno.
Altri
cercano una scappatoia altrove: a Mosca, le sale dei teatri sono piene, e tra
il pubblico dei cinema in cui si proiettano cartoni animati per bambini si
scorgono a volte adulti venuti a cercare un po’ di ossigeno.
Sempre di più, il conflitto in Ucraina è
diventato un argomento da evitare durante le cene di famiglia.
Una forma di passività.
Riguarda
le nonne sazie di propaganda, ma anche i giovani istruiti, con un buon impiego,
che non credono né a Putin né alla propaganda ma la cui sola ambizione è di
restare in disparte e salvaguardare i propri interessi.
La sofferenza degli ucraini ha creato
un’indifferenza diffusa.
Nonostante
i media indipendenti siano stati chiusi e numerosi siti Internet bloccati,
informarsi è ancora possibile.
Ma la gran parte dei russi non lo fa, si
affida al governo.
Nel
paese regna una forma di passività che riguarda le nonne sazie di propaganda,
ma anche i giovani istruiti, con un buon impiego, che non credono né a Putin né
alla propaganda ma la cui sola ambizione è di restare in disparte e salvaguardare
i propri interessi.
Questa
fiducia passiva spiega il forte tasso di sostegno dell’“operazione speciale”,
tra il 70 e l’80%, anche se i risultati dei sondaggi sono da prendere con le
pinze come in ogni regime autoritario.
In passato la popolarità di Vladimir Putin
aveva raggiunto il suo picco al momento delle guerre (in Cecenia, in Georgia,
per l’annessione della Crimea, durante l’operazione in Siria), e anche stavolta
il Presidente e le sue decisioni non sono state rimesse in causa, né il
conflitto in Ucraina pare aver suscitato una presa di coscienza in merito alla
natura stessa del suo potere.
Di
fronte all’offensiva in Ucraina, come da anni di fronte alla profonda
degradazione delle libertà e dello stato di diritto, la maggioranza dei russi
si è rintanata in un’apatia, in un fatalismo che ha preso la forma di
un’incoscienza generalizzata.
«Quella
che lei chiama “apatia”, e che io chiamo “assenza, nelle situazioni, di
qualsiasi istinto biologico di protezione”, è sempre esistita tra i russi: sono
sovietici, è un retaggio ancora forte.
È una questione di genetica, di psichiatria,
di sociologia, di psicanalisi…», spiega ironica Valentina Melnikova in
un’intervista a La Croix L’hebdo.
A
settantasette anni, questa veterana della difesa dei diritti umani è
un’instancabile osservatrice delle contraddizioni della società civile del suo
Paese.
Presidentessa
del Comitato delle madri dei soldati, nel corso degli oltre vent’anni di
Vladimir Putin al Cremlino, dalle guerre in Cecenia fino all’attuale
“operazione speciale”, è sempre stata al fianco delle donne, mogli e madri,
combattute tra il desiderio di verità e le conseguenze dello scetticismo e del
fatalismo post-sovietico.
Per
Valentina Melnikova, come per molti esperti attivisti per i diritti umani in
Russia, non c’è dubbio:
in realtà la “società russa”, al singolare,
intesa come una società civile unica, non esiste.
Sotto
Vladimir Putin come sotto l’Unione sovietica, è soprattutto il regno
dell’ognuno fa per sé.
Con la
creazione del Comitato delle madri dei soldati e di altre organizzazioni come
Memorial, una società civile unita aveva cominciato a vedere la luce negli anni
Novanta quando, parallelamente a questo tipo di attività associative, sono
apparsi alcuni partiti politici, comunisti e nazionalisti ma anche liberali e
indipendenti.
Tuttavia,
a partire dalle elezioni legislative del 2003, solo i membri dei movimenti
sotto il controllo dello Stato hanno il diritto di essere eletti nella Duma.
La
vita politica vera e propria è allora terminata.
«Senza
partiti rappresentativi non può esistere una vera società», avverte Valentina
Melnikova.
A
differenza di Memorial, classificato come “agente straniero” e ormai bandito,
il suo Comitato delle madri dei soldati è stato mantenuto, così come altre
organizzazioni che aiutano i migranti, gli orfani e i disabili.
«Ma siamo solo uffici di assistenza: le
persone vanno e vengono. Non si tratta di una partecipazione generale alla
società», si rammarica Valentina Melnikova, sorpresa e delusa, per esempio, che
l’ondata di rabbia che ha seguito la mobilitazione militare di settembre non
abbia provocato sconvolgimenti politici.
Improvvisamente,
però, la guerra era entrata nella vita quotidiana delle famiglie russe,
colpendo direttamente le famiglie con uomini in età di leva.
Il
malcontento è stato espresso pubblicamente ma, per via del fatalismo o di una
vera adesione, soltanto per denunciare l’organizzazione caotica e arbitraria
della mobilitazione, l’equipaggiamento scarso e la mancanza di un addestramento
che avrebbe dovuto precedere l’invio degli uomini al fronte.
«Ci sono state certo delle reazioni: alcune
famiglie ci hanno chiamato, gli uomini sono fuggiti dal Paese», constata
Valentina Melnikova.
«Ancora una volta, tuttavia, le risposte sono
rimaste individuali. I russi hanno reagito come uccelli che, avvertendo il
pericolo, volano via all’improvviso. Ognuno per sé».
Quanto
alla propaganda, è riuscita a diffamare “i traditori”.
Tra
lutto e rabbia, altrettanto numerose in Russia sono state le reazioni dopo
l’annuncio della morte di quasi 100 soldati, uccisi in un attacco ucraino
durante la notte di Capodanno nella base di Makiïvka, nel mezzo del Donbass —
regione considerata sotto controllo russo.
Il
bilancio delle vittime è probabilmente più elevato, ma le autorità si sono
saggiamente mantenute al di sotto dei 100 morti per evitare di dichiarare un
lutto nazionale.
In dieci
mesi di “operazione speciale”, è stata la prima volta che il governo ha ammesso
una tale battuta d’arresto e, soprattutto, un bilancio così pesante.
Sui social network, e perfino in televisione,
sono apparsi alcuni segnali di protesta.
Tuttavia,
il Cremlino ha continuato ad orchestrare una trasparenza tutta relativa. E la
propaganda, ancora una volta, ha potuto manipolare le opinioni e preparare la popolazione.
Ampiamente
coperta dai media, la morte dei soldati ha permesso di alimentare il desiderio
di vendetta e di alimentare la narrazione ufficiale in vista di una possibile
intensificazione dell’offensiva e di una nuova ondata di mobilitazioni militari.
Sono,
invece, passate inosservate le scomode rivelazioni sull’incompetenza
dell’esercito, in particolare sul fatto che le munizioni sarebbero state
immagazzinate nello stesso edificio in cui si trovavano i soldati, o che questi
ultimi sarebbero stati autorizzati a telefonare con il cellulare permettendo,
di fatto, la loro geolocalizzazione da parte dall’artiglieria ucraina.
Qualcosa
è stato rimesso in questione, nulla in causa.
Per
alcuni russi abituati da tempo a stare lontani dalla politica, l’improvviso
esilio per evitare la mobilitazione militare è stato un momento di rivelazione.
Paradossalmente,
i giovani che hanno trovato rifugio in Georgia, a volte con le loro compagne,
hanno scoperto che il loro Paese, quattordici anni prima dell’invasione
dell’Ucraina, aveva già preso possesso del 20 % del territorio di questa ex
repubblica del Caucaso.
A
Tbilisi,
confrontati spesso per la prima volta con le conseguenze delle politiche
adottate dal loro Presidente, hanno percepito il risentimento dei loro ospiti
nei confronti dei russi.
E quindi anche contro di loro che, assentendo
da più di vent’anni in modo più o meno tacito, sostengono indirettamente il
regime di Vladimir Putin rimanendo indifferenti alla sua politica.
I
georgiani non sono lontani dal condividere ciò che la maggioranza degli ucraini
afferma da un anno: il Cremlino di Vladimir Putin è colpevole, ma tutti i russi
sono responsabili.
Improvvisamente
messi di fronte a questa realtà, gli esuli hanno sperimentato un brusco
risveglio alla coscienza politica.
A Tbilisi, confrontati spesso per la prima
volta con le conseguenze delle politiche adottate dal loro Presidente, hanno
percepito il risentimento dei loro ospiti nei confronti dei russi.
E quindi anche contro di loro che, assentendo
da più di vent’anni in modo più o meno tacito, sostengono indirettamente il
regime di Vladimir Putin rimanendo indifferenti alla sua politica.
Questo
cambiamento riguarda anche quelle poche centinaia di individui che,
allontanatisi dall’anonimato della loro sala da pranzo e dalla solitudine delle
ore passate davanti allo schermo del computer — un’“opposizione da divano”,
come ironizza uno di loro — hanno osato riunirsi attorno ai memoriali
improvvisati in tutta la Russia dopo il bombardamento della città ucraina di
Dnipro, in memoria dei 46 morti del 14 gennaio.
Fonti anonime lo confermano.
È vero
che un anno prima, subito dopo l’inizio dell’“operazione speciale”, alcuni si
erano opposti all’offensiva pubblicando messaggi di collera sui social network.
Li avevano però presto cancellati per paura di
subire ripercussioni, soprattutto al lavoro, o di farne subire ai figli a
scuola.
Da
allora, la gran parte dei russi ha preso l’abitudine di astenersi.
E non
è mai uscita a manifestare, nemmeno in settembre quando è stata lanciata la
mobilitazione militare.
A mezza voce, i russi oggi ammettono che
questo comportamento non è altro che una forma di “codardia”.
Ecco perché, dopo la tragedia di Dnipro,
andare a deporre un semplice mazzo di garofani ai piedi di questi memoriali
improvvisati è stato per loro un atto di liberazione e un gesto vitale di
rispetto per sé stessi.
Non è
molto, ma resta un segnale discreto che ricorda come non tutti i russi
sostengano il Cremlino.
Si
tratta di una piccola minoranza.
Ben
prima del conflitto ucraino, sociologi e politici indipendenti stimavano, senza
potersi basare su supporti statistici veramente affidabili, che il 15-20% dei
russi in età di voto avrebbe potuto esprimere la propria opposizione al
Cremlino di Vladimir Putin se il sistema politico e mediatico lo avesse
permesso, se le elezioni fossero state libere.
Oggi, una percentuale simile è probabilmente
contraria all’offensiva in Ucraina.
L’espressione
di questa opposizione, con un possibile effetto valanga tra la popolazione, è
tanto più difficile dal momento in cui, dopo gli oltre 22.000 arresti nelle
prime settimane del conflitto, ogni forma di manifestazione è stata vietata.
In
più, le autorità hanno intensificato la repressione delle voci critiche a
ridosso dell’anniversario dell’inizio del conflitto.
Nel
2022, la loro tattica consisteva nell’alimentare la paura e nel costringere i
ribelli, soprattutto i media critici, a rispettare regole molto rigide.
Ad esempio, un’organizzazione classificata
come “agente straniero” – stigma che oltretutto complica il lavoro – veniva
tollerata a condizione di rispettare vincoli pesanti e umilianti.
Doveva
per esempio tenere una contabilità dettagliata di ogni entrata e di ogni uscita
e, per ogni pubblicazione, anche sui social network, aggiungere il messaggio:
“diffuso da un’organizzazione riconosciuta come agente straniero”. Una
strategia politica per marginalizzare ancora di più le voci ribelli.
Nel
2023, si è ormai arrivati al divieto puro e semplice e alla messa al bando,
come è successo per Meduza, definita ‟organizzazione indesiderabile” il 25
gennaio.
Qualsiasi
partecipazione alle attività dei media dichiarati “indesiderabili” può generare
pene fino a quattro anni di carcere per i giornalisti, e fino a sei anni per i
suoi organizzatori.
Il
messaggio è chiaro, tanto più che perfino la condivisione sui social network
degli articoli di Meduza da parte degli utenti può potenzialmente essere
considerata come una “partecipazione” alle sue attività e perciò perseguita.
Lo stesso 25 gennaio i tribunali hanno
ordinato lo scioglimento della più longeva ONG per i diritti umani, vietandone
le attività sul territorio russo: il Gruppo Helsinki di Mosca, diretto per
decenni da Lyudmila Alexeeva.
Entrambe
le messe al bando sono state accolte nell’indifferenza generale dell’opinione
pubblica.
Questo
arsenale di misure repressive, così come i continui procedimenti giudiziari per
“fake news” in merito a questioni militari o per “discredito” dell’esercito,
hanno rafforzato la verticalità del potere, una “verticalità della paura” che
da tempo preparava l’offensiva in Ucraina sulla scena politica interna,
eliminando tutte le sentinelle, anche tra le élite.
Allergico
al minimo cambiamento che rischi di turbare la sacrosanta “stabilità” garantita
dal Cremlino, Vladimir Putin ha inoltre nobilitato i suoi attacchi
antioccidentali conferendo loro una dimensione morale.
Una
tale operazione, militare e politica, mira a convincere il popolo russo che il
Presidente, impegnato nella lotta contro quella che chiama la “quinta colonna”,
ha avuto la meglio anche nella lotta antiliberale che conduce in difesa dei
valori tradizionali.
Fin
dalla sua rielezione nel 2018, da buon ideologo mascherato, Vladimir Putin
assicura che, a fronte di un Occidente in pieno declino, Mosca sta costruendo
il futuro, quello del Paese e del mondo.
Nella sua retorica, l’Occidente è un nemico
che cerca di umiliare e distruggere la Russia.
Un messaggio come questo fa eco al
risentimento di molti russi che ritengono di essere stati trattati
ingiustamente dopo la fine della Guerra Fredda.
Alcuni
si sentono finalmente liberi dopo tre decenni di restrizioni, pronti a sfidare
ogni apparenza democratica e liberale per riconquistare una forma di
“autenticità” russa che per essenza, ai loro occhi, è definita precisamente da
questa opposizione all’Occidente.
L’inizio
del conflitto, un anno fa, aveva assunto le sembianze di una vendetta.
I più radicali non nascondevano di voler “dare
una lezione all’Occidente” e oggi, nonostante le difficoltà sul fronte
militare, credono ancora fermamente all’inevitabile vittoria russa.
Nel
suo discorso del 30 settembre 2022, che ufficializzava l’annessione di quattro
territori ucraini, Vladimir Putin ha comparato la “propaganda occidentale”, con
“il suo oceano d’illusioni e false notizie”, alle bugie di Goebbels, a capo
della propaganda nella Germania nazista.
Ne ha
dato una lunga dimostrazione: la sua “operazione militare speciale” va ben
oltre il conflitto in Ucraina.
Il
Presidente ha ripetuto di essere andato a difendere la Russia dall’Occidente,
che accusa di tutti i mali, e ha in particolare criticato il “satanismo” che si
celerebbe dietro alla presunta decadenza perfida e ipocrita degli europei.
Il discorso ha finito per rassicurare e
convincere alcuni, mentre ha ripugnato e preoccupato altri.
Soprattutto,
in verità, è stato accolto con indifferenza dalla maggioranza dell’opinione
pubblica.
La
vera vittoria di Vladimir Putin non è quindi solo quella di aver annientato
l’opposizione e messo a tacere la società civile, ma innanzitutto quella di
aver orchestrato questa apatia generale.
Per
tenersi le mani libere, il Cremlino ha contribuito a creare una mentalità
dell’indifferenza e della passività.
Altamente
organizzata, la propaganda, capace di provocare effetti profondi – non solo in
televisione, ma anche nelle chiese, nelle scuole, nelle università, negli
ambienti culturali e sportivi … – non ha solo invaso i cervelli, li ha
accecati.
Spesso grossolana, ha diffuso, per esempio,
l’idea di una superiorità spirituale e culturale dei russi sugli occidentali.
Sistematica
e permanente, con effetti sottovalutati, ha però soprattutto imposto una forma
di relativismo.
È riuscita a provocare scetticismo
nell’osservare i fatti e fatalismo nel considerare la verità.
Si spiega così il totale rifiuto delle accuse
sulle atrocità commesse dai soldati russi in Ucraina.
Agli
occhi della maggioranza dei russi, tali atrocità sono inconcepibili per mano
degli eredi dell’esercito del “Paese che ha sconfitto il fascismo” — presentati
come soldati che, avendo compiti di protezione e di non-aggressione, non mirano
mai obiettivi civili.
Eppure,
i video e le inchieste degli occidentali lo dimostrano.
Altre
fonti sotto il controllo di Mosca proverebbero, però, il contrario.
Tra i
russi, la confusione è grande: tutto viene messo sullo stesso piano e non c’è
alcun senso critico.
Nel
paese si assiste a un permanente spettacolo di illusioni, una vera e propria
messa in scena che da anni condiziona la società civile.
Le
televisioni, per esempio, organizzano dibattiti per mantenere una parvenza di
vita democratica, ma il messaggio è chiaro.
Ed è pro-Cremlino.
La
Russia di Putin non ha un’ideologia, ma ha il suo 9 maggio, base dell’intera
strategia internazionale e nazionale del Presidente, e soprattutto punto di
riferimento dell’identità nazionale attorno al quale unire il Paese.
Vi contribuiscono anche gli scritti sull’Ucraina
o sul patto Ribbentrop-Molotov di Vladimir Putin, lo storico.
Anche
le scuole sono servite da tramite.
Le banali riunioni genitori-insegnanti
all’inizio del trimestre si sono trasformate nell’ultimo anno in lezioni di
storia.
Il preside dà la parola a un ufficiale che,
salito in cattedra, alimenta la narrazione contro i “nazisti” di ieri e di
oggi, poi ripete ciò che le famiglie hanno già sentito sui canali televisivi
del Cremlino.
Le lezioni di alzabandiera e quelle per
imparare a cantare l’inno nazionale, che sono organizzate nei cortili delle
scuole ogni lunedì mattina, seguite dalle “lezioni sulle cose importanti” (tra
cui il patriottismo), sono servite alla propaganda per raggiungere anche i più
giovani.
In
realtà non è altro che la continuazione di quanto iniziato anni fa, con le
tradizionali mostre sulla “Grande Guerra patriottica” del 1941-1945, nei
cortili delle scuole, che sono state il punto di partenza per tutto un insieme
di insegnamenti patriottici unidirezionali.
Tra
passato e presente, per capire la società civile russa, la sua tendenza a
sostenere senza alcun senso critico l’offensiva in Ucraina, una data s’impone:
il 9 maggio.
È una
data chiave per i russi, una delle loro feste preferite, momento di
raccoglimento e di celebrazione in memoria della “Grande Guerra patriottica” e
dei soldati sovietici che sconfissero la Germania nazista.
La parata militare sulla Piazza Rossa non è
che l’evento più visibile di quelli organizzati per celebrare l’eroismo russo
di fronte al nemico e alimentare il patriottismo per diverse settimane.
All’inizio dell’offensiva in Ucraina, tra
febbraio e marzo 2022, ben prima che il conflitto si complicasse, erano molti i
russi che, con aria di sfida, ripetevano in televisione un argomento ben collaudato:
«L’Occidente avrebbe dovuto capirlo fin dalla
nostra vittoria nel 1945: è inutile fare pressione sulla Russia.
Napoleone
e Hitler hanno fallito. Non ci riuscirete nemmeno questa volta».
La
storia è in effetti una delle basi su cui si fonda il regno di Vladimir Putin e
la sua azione sulla società civile.
Ben
prima dell’offensiva in Ucraina —“operazione speciale” per cacciare i fascisti
da Kiev secondo la spiegazione ufficiale —, per anni il Cremlino ha incentrato
la sua narrazione politica sulla vittoria dell’URSS contro la Germania nazista,
vera e propria cornice ideologica creata grazie alla sacralizzazione della
“Grande Guerra patriottica”.
La
Russia di Putin non ha un’ideologia, ma ha il suo 9 maggio, base dell’intera
strategia internazionale e nazionale del Presidente, e soprattutto punto di
riferimento dell’identità nazionale attorno al quale unire il Paese.
Vi contribuiscono anche gli scritti
sull’Ucraina o sul patto Ribbentrop-Molotov di Vladimir Putin, lo storico.
Questo
clima politico influenza soprattutto i giovani, un pubblico prioritario a cui
la propaganda del Cremlino si rivolge per condizionare la società civile.
Ogni anno, in occasione del 9 maggio, Memorial
organizza un concorso di resoconti storici per i giovani tra i 14 e i 18 anni.
Se si leggono gli elaborati pubblicati nel
corso degli anni, ci si rende conto che l’ONG lo aveva previsto:
il passato sovietico è idealizzato molto più
di quanto non lo fosse vent’anni fa, con Stalin presentato prima di tutto come
l’eroe che ha vinto il nazismo.
Il lavoro di Memorial, ormai vietato, operava
contro il discorso ufficiale.
A differenza della Germania post-nazista,
nella Russia post-sovietica gli sforzi per produrre una riflessione critica sul
passato nazionale sono stati rari, tanto più che la caotica uscita dal
comunismo ha creato nella società una profonda nostalgia per la cosiddetta
“stabilità” della vita sotto l’Unione sovietica.
Una
“stabilità” che le conseguenze economiche causate dal conflitto in Ucraina
mettono però ormai in discussione.
Anche
dal punto di vista delle élite, questa “stabilità” è perturbata.
Ma il mutismo del mondo degli affari e delle
poche figure liberali un tempo influenti ha confermato che non ci sono crepe
nel sostegno di questa parte della società al regime di Putin.
Dietro le quinte, certamente molti sono
critici nei confronti dell’offensiva in Ucraina.
Tra
frustrazione e irritazione, sono numerosi a mettere in questione il Cremlino –
in questione, ma non per questo sotto accusa…Vinti dalla stessa apatia generale
e ansiosi di proteggere innanzitutto i loro interessi economici, la stragrande
maggioranza degli uomini d’affari non si è espressa, né ha incoraggiato un
ricambio del potere politico.
Tra
rabbia e preoccupazione, l’élite russa si lascia di fatto andare al tempo
stesso al proprio malessere e all’inazione.
Molti
desiderano la fine di Putin.
Ma
nessuno è pronto a impegnarsi per provocarla.
Il dubbio, tuttavia, riguarda gli obiettivi
stessi del Cremlino:
alcune
tra le figure più influenti del mondo degli affari che in passato gravitavano
attorno al Cremlino non esitano più a definirlo un «enorme errore».
I
membri della comunità imprenditoriale confessano, con giri di parole, di non
capire, a un anno dall’inizio del conflitto, quale sia l’obiettivo del Cremlino
contro l’Ucraina e al di là, contro l’Occidente.
Ma
quasi tutti continuano a fare affari — in modo diverso, certo, a causa delle
sanzioni occidentali.
Per il
momento, cercano di salvare ciò che possono in Russia, avendo perso molto in
Occidente a causa delle misure statunitensi ed europee.
Per quanto riguarda l’élite politica liberale,
che più di tutte potrebbe incoraggiare il cambiamento, non è mai stata tanto
marginalizzata.
Ad
esempio, è vero che l’ex ministro delle Finanze Alexei Kudrin, oppostosi in
privato all’offensiva e alle sue conseguenze ma assente dai radar pubblici, è
tornato alla ribalta.
Ma solo per accettare una nuova posizione in “Yandex”,
il Google russo, che dovrà ora aiutare a destreggiarsi tra la libertà di
Internet e l’acquisizione da parte dello Stato.
Anche tra i liberali, i pochi grandi nomi
ancora attivi hanno accettato di continuare a ricoprire ruoli chiave nel
sistema di Vladimir Putin.
Ad
esempio, German
Gref, amministratore delegato di Sberbank, la più grande banca del Paese, osa
appena mettere discretamente in guardia in merito alle conseguenze negative
dell’operazione militare sull’economia.
Insomma, non c’è una figura che sembri poter
incarnare l’autorità di un movimento di protesta.
La
maggior parte dei liberali un tempo influenti e degli imprenditori fondamentalmente
contrari agli attuali avvenimenti a Mosca hanno lasciato il Paese.
Se ne
stanno con le mani in mano e aspettano che il peggio passi.
L’atmosfera
è molto diversa da quella che si respirava alla fine degli anni Novanta quando,
al tramonto dell’era Eltsin e all’alba dell’era Putin, il sistema era in
frantumi.
Le
élite non vi si riconoscevano più, e gli appetiti aumentavano: dietro le
quinte, tutti si davano da fare, brigavano.
Oggi,
al contrario, moltissimi si sono rifugiati nella loro vita privata, silenziosi
e in attesa, a Dubai o sulle spiagge del Venezuela.
Si muoveranno solo quando i loro interessi lo
richiederanno.
Le
sanzioni occidentali contro i russi dello scorso anno, che vietavano loro di
volare, effettuare trasferimenti bancari e ottenere visti, hanno avuto in gran
parte un effetto controproducente, perché hanno colpito soprattutto la classe
media di Mosca e delle principali città.
Paradossalmente, si tratta proprio di quella
parte della popolazione che si oppone maggiormente al Cremlino.
Peraltro,
le sanzioni occidentali contro i russi dello scorso anno, che vietavano loro di
volare, effettuare trasferimenti bancari e ottenere visti, hanno avuto in gran
parte un effetto controproducente, perché hanno colpito soprattutto la classe
media di Mosca e delle principali città.
Paradossalmente,
si tratta proprio di quella parte della popolazione che si oppone maggiormente
al Cremlino.
La classe operaia cara a Vladimir Putin, i
russi più poveri, rimarrà indigente e fedele.
I più ricchi, dipendenti dal regime,
rimarranno benestanti e fedeli. Tra i due, la classe media rimane bloccata.
Additata
dall’Ucraina, punita dall’Europa, la classe media non è incoraggiata nei suoi
slanci anti-Cremlino.
Al
contrario: molti si trovano costretti a sostenere il regime quando potrebbero
invece essere il motore del cambiamento a Mosca.
Tre
decenni dopo la fine dell’Unione sovietica, che aveva suscitato speranze in un
Paese senza tradizione democratica, questa ondata generalizzata di apatia nei
confronti del conflitto in Ucraina contrasta con le manifestazioni
anti-Cremlino del 2011-2012.
Dieci
anni prima dell’“operazione militare speciale”, fino a 100mila manifestanti
gridavano «Ukhodi!» nelle strade di Mosca.
Questo
«Vattene!» era rivolto a Vladimir Putin.
La dinamica classe media assetata di libertà
politiche che protestava all’epoca si è poi ammorbidita, assorbita nelle
preoccupazioni quotidiane.
I più politicizzati hanno continuato, ma le
centinaia di incarcerazioni e le crescenti minacce di procedimenti giudiziari
sono riuscite a intimidirli.
Tanto
più che un ribelle può essere arrestato non solo il giorno stesso in cui compie
la sua azione ma anche più tardi, grazie al riconoscimento facciale e alle
migliaia di telecamere installate ovunque.
L’estensione
del campo di applicazione della lista degli “agenti stranieri” ha rafforzato
questo clima di paura.
Il campionato del radicalismo si sta
intensificando.
Una
sorta di gara dell’assurdo in cui i falchi che volano attorno a Vladimir Putin
sembrano voler dimostrare al leader che stanno combattendo i presunti nemici, i
presunti membri di questa “quinta colonna” finanziata dall’estero.
Parallelamente,
la propaganda ha finito per conquistare e convincere anche molte famiglie:
alcuni
degli oppositori del 2012 sono diventati nel 2022 sostenitori dell’offensiva in
Ucraina.
Di
fronte al sistema occidentale, considerato ormai in declino, il Cremlino mette
in scena la propria visione della democrazia.
È un
discorso che piace ad alcuni russi, anche tra gli ex contestatori.
Ma in
realtà la stragrande maggioranza non è né favorevole né contraria.
I più
anziani ricordano il caos degli anni Novanta dopo l’uscita dal comunismo, e
associano la democrazia alla crisi economica, alla corruzione della politica e
all’ascesa degli oligarchi.
I più
giovani hanno imparato a vivere la loro vita senza interessarsi alla politica.
Per la Russia non si può parlare di un’opposizione – termine che si riferisce
alla democrazia parlamentare.
Ben
prima delle conseguenze negative della mobilitazione militare dello scorso
settembre, qualche malcontento aveva già scosso la società a causa del calo del
potere d’acquisto, dei danni ecologici, della corruzione e del record di
mortalità dovuto al Covid-19.
In realtà, sono numerose le questioni sociali
(scuola, giustizia, elezioni locali, ecc.) al centro delle preoccupazioni
quotidiane dei russi che rinviano indirettamente al problema della libertà.
Ma, al
di là di certo un microcosmo, chi non è contento non protesta.
E
manca una visione generale che guidi il desiderio di cambiamento in un
movimento più ampio.
Confrontandosi
a queste contraddizioni, troppo a lungo gli osservatori occidentali hanno
scambiato i propri desideri per realtà, anticipando le ondate di protesta.
La Russia e le sue “società civili”, al plurale, sono
spesso viste e giudicate con occhi e prismi europei: ci si limita così a Vladimir Putin,
alle torri del Cremlino, alla mancanza di libertà di espressione e alla
semplicistica conclusione «non hanno che da fare la loro rivoluzione come gli ucraini
hanno fatto la loro Maidan».
Questa
interpretazione ignora la realtà della società civile russa per la quale la
libertà in quanto tale è ben lungi dall’essere una priorità.
“Zelensky salito al potere con un
colpo
di Stato,
guerra è tra
Russia
e Nato”, intervista a Luciano Canfora
Ilriformista.it
- Umberto De Giovannangeli — (12 Marzo 2022) – ci dice:
Una
voce fuori dal coro.
Per
“vocazione”. Controcorrente, anche quando sa che le sue considerazioni si
scontrano con una narrazione consolidata, mainstream.
Luciano Canfora, filologo, storico, saggista,
professore emerito dell’Università di Bari, membro del Consiglio scientifico
dell’Istituto dell’Enciclopedia italiana e direttore della rivista Quaderni di
Storia (Dedalo Edizioni), è così.
Sempre stimolante, comunque la si pensi.
E le
sue riflessioni sulla guerra d’Ucraina ne sono una conferma.
Professor
Canfora, in queste drammatiche settimane, in molti si sono cimentati nel
definire ciò che sta avvenendo ad Est.
Qual è
la sua di definizione?
Punto
uno, è un conflitto tra potenze.
È
inutile cercare di inchiodare sull’ideologia i buoni e i cattivi, le democrazie
e i regimi autocratici… Ciò che sfugge è che il vero conflitto è tra la Russia
e la Nato. Per interposta Ucraina.
Che si è resa pedina di un gioco più grande.
Un gioco che non è iniziato avanti ieri ma è cominciato
almeno dal 2014, dopo il colpo di Stato a Kiev che cacciò Yanukovich.
È una guerra tra potenze.
Quando
i vari giornaletti e giornalistucoli dicono ecco gli ex comunisti che si
schierano…
Una
delle solite idiozie della nostra stampa.
Io
rivendico il diritto di dire che le potenze in lotta sono entrambe lontane
dalla mia posizione e dalle mie scelte, perché le potenze in lotta fanno
ciascuna il loro mestiere.
E né
gli uni né gli altri sono apprezzabili.
Nascondere
le responsabilità degli uni a favore degli altri è un gesto, per essere un po’
generosi, perlomeno anti-scientifico.
C’è
chi sostiene che per Putin la vera minaccia non era tanto l’ingresso
dell’Ucraina nella Nato o la sua adesione all’Ue, quanto il sistema democratico
che in quel Paese ai confini con la Russia si stava sperimentando.
Lei come la pensa?
Usiamo
un verso del sommo Leopardi: “Non so se il riso o la pietà prevale” dinanzi a schemi di
questo tipo…
I
riflessi della guerra in Ucraina
nello
scacchiere indo-pacifico.
Ispionline.it
– (23 Mar 2022) – Francesca Baronio – ci dice:
Se
restano differenze nella lettura di come si poteva evitare la guerra in
Ucraina, e di quali ne saranno le conseguenze, unanime è invece l’opinione che
il conflitto abbia ricompattato il fronte occidentale, dividendo così il mondo.
La
rappresentazione plastica di questa divisione si è consumata il 2 marzo scorso
alle Nazioni Unite, quando la risoluzione dell’Assemblea Generale di condanna
dell’invasione russa è stata approvata con 141 voti a favore, 35 astenuti, 5
contrari.
La risoluzione ha avuto forte eco anche nella
regione dell’Indo-Pacifico, dove è destinata ad influenzare il sistema delle
alleanze, rinforzandone alcune e indebolendone altre.
Certamente
non stupisce che all’Onu l’unico paese asiatico a votare contro la mozione a
sostegno dell’Ucraina sia stato la Corea del Nord.
Mentre
15 paesi dell'Asia-Pacifico non solo hanno votato a favore, ma hanno
co-sponsorizzato la risoluzione:
Australia,
Cambogia, Fiji, Giappone, Kiribati, Isole Marshall, Micronesia, Nuova Zelanda,
Palau, Papua Nuova Guinea, Corea del Sud, Samoa, Singapore e Timor Est e
Tailandia.
I voti
dei Paesi del Sud Est asiatico.
Nonostante
la riluttanza della maggior parte dei governi a prendere una posizione ferma
contro l'aggressione russa e la scialba dichiarazione dell’ASEAN (Association
of Southeast Asian Nations) la maggior parte della regione ha sostenuto la
risoluzione.
Dei 10
membri dell'ASEAN ben otto – Brunei, Cambogia, Indonesia, Malesia, Myanmar,
Filippine, Singapore e Tailandia – hanno votato a favore, così come Timor Est,
non membro dell'Associazione.
Se non
è stato un evento inaspettato il voto di Singapore, il più stretto alleato
americano della regione, o quello delle Filippine, dove gli americani hanno
basi navali, non era invece scontato il voto della Tailandia.
Il Paese guidato da un ex generale, eletto a
seguito del colpo di Stato del 2014, negli ultimi anni ha allacciato legami
sempre più stretti con la Cina, spesso a discapito del tradizionale alleato
americano.
Occorre
mettere in evidenza però che, nonostante il voto, Bangkok ad oggi non ha mai
fatto una dichiarazione di condanna, e non c’è da aspettarsi che voglia mettere
a rischio i rapporti con i russi.
A differenza di molti Paesi dell’area, la
Tailandia non dipende dal Cremlino per le armi, ma per il turismo.
I
russi sono infatti fra i visitatori più numerosi nel Regno e il settore
turistico conta circa per il 23% del Pil del Paese.
Ha
stupito anche il voto della Cambogia, che assieme al Laos rappresenta l’asse
cinese del sud asiatico, anche perché appare difficile immaginare che Phnom
Penh possa aver votato a favore della risoluzione senza aver prima informato
Pechino.
Una
scelta probabilmente dettata dal fatto che – al momento – la Cambogia presiede
l’ASEAN, nel quale la maggior parte dei Paesi chiede di schierarsi con
l’Ucraina, ma forse anche un segnale di Pechino e della sua posizione sulla
questione che continua ad essere ondivaga.
Non fa
invece testo il voto del Myanmar:
il
seggio del Paese alle Nazioni Unite è ancora detenuto da Kyaw Moe Tun,
ambasciatore nominato dal governo civile estromesso dal colpo di stato militare
dello scorso anno.
Pesa,
invece, l’astensione del Vietnam, il Paese con le prospettive più alte di
crescita dell’intero sud est asiatico (un +8 % secondo il DBS Group di
Singapore) che ha saputo attirare quegli investimenti internazionali che negli
ultimi anni hanno lasciato la Cina.
Ma è
anche un Paese su cui gli americani puntano come partner strategico per
controbilanciare il ruolo della Cina.
Hanoi,
però, pratica da anni la politica dei due forni.
Da un
lato, chiede aiuto agli Stati Uniti per difendere gli arcipelaghi delle isole
Paracelso e Spratly, rivendicate da Pechino;
dall’altro,
mantiene saldo lo storico asse “comunista” del mondo, con la Russia e la Cina.
E a
giudicare da come la guerra fra Ucraina e Russia viene ignorata dai media
nazionali, è chiaro che il Partito Comunista vietnamita farà di tutto per
evitare una scelta di campo.
La
cautela dell’Asia meridionale.
Nell'Asia
meridionale sono stati 4 i voti a favore della mozione Ucraina: Afghanistan,
Bhutan, Maldive e Nepal.
E 4 astenuti: Bangladesh, India, Pakistan e
Sri Lanka.
In
Afghanistan si è ripetuta la situazione del Myanmar, poiché la delegazione
delle Nazioni Unite è ancora composta da rappresentanti dell'ex governo della
Repubblica Afghana, e quindi filo americani.
Fra
gli astenuti a spiccare è chiaramente l’India, partner indispensabile del Quad,
l’alleanza fra Stati Uniti, Australia, Giappone e India, tornata in auge con la
nuova amministrazione americana.
“È
improbabile che l'India condanni pubblicamente la Russia”, afferma Harsh Pant,
direttore dello “Strategic Studies Programme dell’Observer Research Foundation”
di Delhi. “
In
parte ci sono ragioni operative, in quanto l’India ha appena evacuato i circa 2mila
studenti indiani che si trovavano in Ucraina, e per fare questo Modi ha avuto
necessità di parlare sia con Putin che Zelenski.
Ma la
ragione principale è che il 50-60% degli armamenti indiani sono russi.
L'India ha cercato di diversificare forniture militari
sin dalla fine della Guerra Fredda, oggi compra anche da Stati Uniti, Francia e
Israele, ma benché i rifornimenti militari dalla Russia siano diminuiti, il
legame è ancora troppo forte per essere bruscamente interrotto.
Modi
sta affrontando una sfida importantissima al confine himalayano, dove tuttora
l’esercito indiano fronteggia quello cinese.
La
dipendenza dell’India dalla Russia è a scopo di difesa e non può essere
sostituita dall'oggi al domani.
Delhi è in una posizione difficile, ha bisogno della
Russia e delle sue armi, ma anche degli Stati Uniti e dell'Occidente per
gestire le mire espansionistiche di Pechino”.
Una
sfida equilibrista quella di Modi, stretto fra alleanze occidentali e la
storica amicizia con la Russia, che ha scelto nuovamente di astenersi il 4
marzo, quando a Ginevra il Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite ha
approvato a stragrande maggioranza una risoluzione a favore di una commissione
internazionale d'inchiesta sulle violazioni dei diritti umani in Ucraina da
parte russa.
Cina
attendista mentre il Giappone sostiene l’Occidente.
“La
questione ucraina è un momento chiarificatore e determinante. Si tratta di un
momento topico che chiama a una scelta, o sei da una parte o dall'altra, i paesi
non potranno restare in bilico a lungo.”
Questo il parere di D”erek Mitchell”, Presidente del “National
Democratic Institute” (NDI), nonché esperto dell’area.
“L'India
è certamente un paese che dovrà affrontare questo problema, a mano a mano che
la guerra andrà avanti. La stessa impasse in cui si trova la Cina, che sta
facendo di tutto per evitare di dover prendere una posizione netta.”
Una
convinzione che conferma anche “Bonnie Glaser”, responsabile del “Programma
Asia del German Marshall Fund”:
“Penso
che Xi Jinping sia stato colto di sorpresa.
L'ideale per la Cina sarebbe stata una soluzione
diplomatica in cui la NATO concordava sul fatto che non ci sarebbe stato un
ulteriore allargamento, magari con divisioni fra gli Stati Uniti e i propri alleati.
Una
situazione da cui Pechino avrebbe tratto giovamento.
In realtà, hanno constatato esattamente
l'opposto, vale a dire una coesione senza crepe del fronte occidentale.
Certo,
la Cina ha l'opportunità di aiutare la Russia a mitigare l'impatto delle
sanzioni, imposte alla Russia dagli Stati Uniti e i suoi alleati, tramite le
banche cinesi.
Ma
dubito che Pechino si spingerà troppo oltre.
Non credo che la Cina non sia disposta a
mettere a rischio il proprio accesso al sistema bancario internazionale, non
vorrà rischiare ulteriori restrizioni all'accesso all'alta tecnologia che ad
oggi è già un problema.”
“La Cina ha scelto una causa che contraddice tutto il
suo credo politico”, continua “Derek Mitchell”,
“dal
fatto che i conflitti si risolvono con la diplomazia, alla difesa
dell’integrità territoriale, al principio di sovranità… ossia l’essenza dell’idea
dell’Unica Cina.
La teoria stessa che permette agli occhi di
Pechino di considerare Taiwan come una provincia ribelle, il cui destino è
nell’orbita della grande Cina.
Per
uscire da quest’impasse ideologica, l’escamotage è quello di accusare Stati
Uniti e Nato di essere la causa del conflitto.
Ma nonostante i cinesi non parlino di
aggressione russa all’Ucraina, l’imbarazzo rimane”.
Chi
non ha cambiato rotta e anzi sembra diventare ogni giorno più filoccidentale è
il Giappone.
"Se
tolleriamo l'uso della forza per cambiare lo status quo, ciò avrà un impatto
anche sull'Asia”, ha detto il Primo Ministro “Kishida Fumio”, che non ha
esitato a imporre sanzioni che ricalcano quelle occidentali a Mosca.
Sanzioni alla Russia che sono state imposte
anche da Singapore e Corea del Sud. Seoul ha vietato le esportazioni di
articoli strategici: elettronica, semiconduttori, computer, informazioni,
sensori e laser, aderendo anche alle misure sullo Swift bancario.
Linea
che dovrebbe essere confermata anche dal neopresidente, il conservatore “Yoon
Suk-yeol”, del “People Power Party” che in campagna elettorale ha mostrato di
auspicare un maggiore allineamento con l’alleato statunitense.
Quest’ultimo
elemento si accompagna poi alla crescente intransigenza mostrata dai
conservatori nei confronti della Cina e alla disponibilità a riprendere il
dialogo interrotto col Giappone, nel quadro di una rinnovata intesa tra le
democrazie contro gli autoritarismi dell’Asia orientale.
I
rischi degli effetti della guerra su Taiwan.
In
realtà nell’Asia più filoccidentale (Singapore, Taiwan, Corea del Sud,
Giappone, Indonesia e Filippine) si sta insinuando l’idea che l'aggressione del
presidente russo, Vladimir Putin, nei confronti dell'Ucraina potrebbe
incoraggiare il suo omologo cinese, Xi Jinping, a fare lo stesso con Taiwan.
Per
questo, pur essendoci state molte chiarificazioni da Pechino su come i due casi
non siano lontanamente sovrapponibili, l’invasione russa in Ucraina ha portato
una vera e propria ondata di solidarietà a Taipei.
Oltre alla scontata condanna della Presidente “Tsai
Ing-wen”, che ha detto di sentire forte empatia per l’Ucraina:
“Stiamo
tutti assistendo all’invasione di un Grande Paese contro un Paese infinitamente
più piccolo”, a Taiwan si è scatenata una vera gara di solidarietà per la
raccolta di aiuti agli ucraini, coordinata dal Ministero degli esteri…
Negli
ultimi fine settimana si sono susseguite manifestazioni davanti alla
rappresentanza russa sull’isola e nel quartiere di “Huashan 1914 Creative Park”,
un’area fitta di caffè e bar molto frequentata dai giovani.
Le
prime mosse dell’Amministrazione Biden avevano fatto capire come gli Stati
Uniti fossero concentrati sul fare dell’Indo-Pacifico il centro della nuova
politica estera americana.
Ora
sono in molti a chiedersi se la guerra in Ucraina potrà permettere
all’amministrazione statunitense di continuare a farsi carico di un peso così
impegnativo.
E se la Cina non vorrà approfittare
dell’impegno statunitense sul fronte europeo, magari accelerando un’azione aggressiva
su Taiwan.
“La
Cina non ama farsi dettare la propria agenda da eventi esterni,” afferma Derek
Mitchell
.
“Certo non penso che aspetteranno per sempre, ma l’agenda cinese quest’anno è
molto fitta.
Xi Jinping ha il XX Congresso del Partito,
deve pensare alla sua rielezione e fare in modo che il patto con la Russia non
gli si ritorca contro;
poi
hanno i loro problemi economici interni, e infine la pandemia, i cui recenti
sviluppi a Hong Kong confermano che il capitolo non è ancora chiuso.
Penso
piuttosto che, come al solito, la Cina stia studiando quanto sta succedendo ed
imparando.
In
questo caso, credo che l’osservazione produrrà qualche elemento di deterrenza
in più.
Hanno già l’esempio del Myanmar dove il forte
esercito birmano, a più di un anno di distanza, non riesce ad avere ragione di
un paese poverissimo ma determinato a resistere, e che quindi resta
disfunzionale.
Ricordiamo
che il Myanmar è fondamentale per Pechino per lo sbocco sul Golfo del Bengala.
La
Cina non aveva messo in conto che la guerra avrebbe interessato l’intera
Ucraina, anche questa, parte fondante del suo progetto della via della Seta.
E
anche qui devono constatare come Putin non avesse calcolato la resistenza
ucraina.
Situazione
che mette Pechino in una posizione riprovevole da un punto di vista umanitario,
e di nuovo economicamente disfunzionale.
Spero,
quindi, che la Cina impari la lezione che non bisogna sottovalutare le società
democratiche.
Possiamo
sembrare divisi e deboli finché non ci attacchi, ma possiamo diventare
piuttosto forti e uniti molto rapidamente.”
È
probabile che la narrativa cinese cercherà di usare il conflitto sventolando lo
spauracchio afghano e ucraino, per mandare messaggi tesi a scoraggiare la
voglia indipendentista di Taipei:
“non
potete fidarvi degli americani perché al momento del bisogno vi lasceranno da
soli”.
Ma il
massacro delle città ucraine, la resistenza e la solidarietà europea, che
questa volta si è spinta sino all’invio di armi, potrebbero avere l’effetto
opposto. Rinsaldare sempre più il fronte occidentale, e forse persino stanare
quei Paesi che, come India e Vietnam, chiedono protezione senza esporsi.
La
mediazione cinese?
“Esiste
anche la possibilità che Pechino voglia mediare, che voglia ricoprire il ruolo
di eroe”, aggiunge Mitchell, “cosa che gli è stata chiesta da più parti, ma non
so se Pechino sia pronta, e, in ogni caso non credo che si esporrà senza la
certezza di un successo”.
Se la
Cina sia pronta a una mediazione, è in effetti, ancora da capire, anche se la
recente telefonata fra Xi Jinping e il presidente Biden, sembra aprire degli
spiragli.
La
censura sui media cinesi si è fatta più morbida, qua e là appaiono immagini
della guerra ucraina.
Una
nuova direttiva spiega che bisogna evitare post pro-russi e anti Ucraina, così
come post pro-ucraini e anti Russia, mentre prima opinioni favorevoli alla
Russia erano tollerate.
Vietato però criticare la “partnership
strategica” fra Xi e Putin.
Il Presidente cinese ci ha investito 10 anni e
ora ha paura che si riveli un boomerang.
“Nonostante
la telefonata a Biden e la condanna della guerra, la Cina continuerà a
mantenere un atteggiamento in bilico fra le ragioni russe, e la necessità di
riconoscere la sovranità dell’Ucraina”, commenta “Yun Sun, “China programme
director dello Stimson Center”, al China Morning Post.
“Non
credo che Pechino abbia interesse a dare armi a Mosca. Ma, se da un lato questa
guerra danneggia la Cina, per le inevitabili conseguenze economiche
sull’economia mondiale, dall’altro le consente una posizione di rendita perché
tiene gli Stati Uniti e Nato impegnati sul fronte europeo, a scapito del tanto
proclamata politica del Pivot to Asia.
C’è
poi da capire che possibilità reali avrebbe la Cina di fermare la guerra e
Putin”.
Certo
è che la guerra fra russi e ucraini ha scaldato l’anima dei taiwanesi,
risvegliando manifestazioni di solidarietà in Myanmar, fra i dissidenti di Hong
Kong, in Tailandia, a Singapore, in Australia, in Nuova Zelanda e in Giappone.
Sviluppi
che non possono che preoccupare Pechino.
Ed è anche in quest’ottica che va analizzata
la richiesta del Presidente cinese, durante la telefonata a Biden, che ha
rivendicato per Usa e Cina la guida del mondo, e quindi il riconoscimento di
pari dignità con gli Stati Uniti:
"dobbiamo guidare lo sviluppo delle
relazioni Cina-Usa sulla strada giusta, ma dobbiamo anche assumerci le nostre
responsabilità internazionali per compiere gli sforzi per la pace e la
tranquillità nel mondo".
La
telefonata tra Xi e Biden può rappresentare un’apertura per una nuova stagione
di dialogo, pur non chiarendo il nodo di Taiwan, confermando che da questa
guerra non nasce solo una nuova Europa, ma un nuovo mondo.
“I
guerrieri vittoriosi prima vincono e poi vanno in guerra”, diceva “Sun Tsu”,
famoso generale e filosofo cinese.
Questo
per dire che ci vorrà del tempo per capire che direzione prenderà la Cina, e
che Pechino stessa temporeggerà prima di decidere la prossima mossa.
(Francesca
Baronio)
Il
mondo avrebbe tollerato il folle
comportamento
bruto dell'America
a
tempo indeterminato.
Poi
hanno fatto le sanzioni russe.
Unz.com - ANDREW ANGLIN – (26 APRILE 2023) –
ci dice:
L'America
è il bruto pazzo.
Il
mondo ora si rende conto che non c'è un tetto alla quantità di danni che questo
paese farà, e capisce la parte peggiore di tutte: che non puoi più aspettarti
che agisca nel proprio interesse.
Le
persone stanno andando fuori di testa e stanno solo cercando di fare tutto il
possibile per prevenire il danno.
La
Banca d'Indonesia lancerà il suo sistema di pagamento nazionale con carta a
maggio come parte di una strategia per ridurre la dipendenza dai sistemi
stranieri e proteggere le transazioni dalle ricadute geopolitiche, ha riferito
lunedì l'agenzia di stampa RIA Novosti.
Secondo
quanto riferito, il governatore della banca centrale Perry Warjiyo ha
dichiarato che il paese sta ufficialmente lanciando carte nazionali fisiche
"in stretta collaborazione con il governo e l'Associazione indonesiana
delle carte di credito (AKKI)".
A marzo,
il regolatore ha annunciato che si stava preparando a eliminare gradualmente
Visa e Mastercard mentre cerca maggiore autonomia sulla sua infrastruttura di
pagamento riducendo al minimo il ruolo dei fornitori di pagamenti stranieri.
Il
presidente indonesiano Joko Widodo in precedenza ha esortato le autorità
regionali a svezzarsi dai sistemi di pagamento esteri e iniziare a utilizzare
carte emesse dalle banche locali.
Ha
sostenuto che l'Indonesia aveva bisogno di proteggersi dalle interruzioni
geopolitiche, citando le sanzioni occidentali contro il settore finanziario
russo per il conflitto in Ucraina.
"Dobbiamo
ricordare le sanzioni imposte dagli Stati Uniti alla Russia. Visa e Mastercard
potrebbero essere un problema", ha avvertito.
Agli
Stati Uniti è stato praticamente permesso di fare tutto ciò che volevano per
sempre perché hanno mantenuto il sistema finanziario funzionante.
Mandi
un paio di scimmie, dici che hai una cosa con un po’ di polvere e alcune voci
che non puoi trovare, e il mondo è come "sì, certo, vai avanti e inizia una
massiccia guerra decennale senza motivo e uccidi più di un milione di persone".
Poi il
mondo torna per il secondo round:
"E hey, se voi scimmie volete solo
continuare, sapete, a invadere e distruggere paesi a caso periodicamente,
fatelo totalmente.
E se
ti piace, sai, fanculo con i leader usando le loro stesse popolazioni per
rovesciarli, anche questo è bello.
E il 100% sgancia bombe su persone a caso con
i droni.
E hey,
puoi anche andare avanti e gestire siti di tortura segreti in tutto il mondo,
dove rapisci le persone e le getti in un buco in Polonia senza accuse per
decenni.
E puoi
pubblicare foto di persone che torturerai.
Video
di voi stessi che uccidete i randos. Qualunque cosa, ragazzi. Non preoccuparti
nemmeno.
È
tutto freddo."
L'America
è stata il bruto pazzo almeno dalla fine della seconda guerra mondiale, quando
hanno battuto i buoni.
E il
mondo intero fondamentalmente lo ha tollerato.
Dopo
il crollo dell'URSS, la Russia ha tollerato così tanto.
Il mondo ha tollerato tanto, così tanto.
Queste
folli guerre contro i musulmani, che tutti sapevano solo legate alla paranoia
ebraica, erano completamente tollerate.
Ma
poi, per qualche ragione – per qualche ragione non abbiamo ancora una
spiegazione – il bruto pazzo ha deciso di armare il sistema monetario che gli
era stato affidato di custodire.
Questo
ha cambiato assolutamente tutto.
Ora
puoi avere il tappeto tirato fuori da sotto tutta la tua economia perché lo zio
Sam ha in testa che non gli piace qualcosa che hai fatto.
Mi
piace indicare la pagina Wikipedia "Conflitti post-sovietici".
L'invasione
dell'Ucraina del 2022 è l'articolo numero 38 di quella lista.
È il
38° punto.
Puoi
andare a guardare la lista.
Ci
sono elementi che sono chiaramente molto più importanti, in sé e per sé, molto
più significativi e molto più difficili da giustificare di questa invasione del
Donbass.
Naturalmente,
sappiamo che questa è una mossa di potere contro la Russia, un paese che gli
ebrei vogliono sottomettere, ma l'atto di trasformare questo nel conflitto più
importante dalla seconda guerra mondiale avrebbe potuto facilmente essere
perché “Creepy
Uncle Sam” si
è svegliato dalla parte sbagliata del letto.
Immaginate
quanto fosse più importante la Crimea in termini di ogni singola metrica.
È
stata la cosa più importante che sia mai successa, quando Putin ha preso la
Crimea nel 2014?
O le persone vi stavano addirittura prestando
attenzione? Era anche la notizia principale di quel mese?
E poi,
per la prima volta in assoluto, gli Stati Uniti hanno deciso di armare
completamente il sistema del dollaro contro la Russia come un modo per punirli
per le infrazioni percepite contro "l'ordine basato sulle regole".
Il
mondo, che aveva tollerato così tanto, andò fuori di testa.
Durante
la seconda guerra mondiale, la Germania non fu mai espulsa dalla BRI.
Questo
sistema finanziario, e il controllo degli Stati Uniti su di esso, era sacro.
Ecco
perché avete questa nuova alleanza totale tra Russia e Cina.
È per
questo che la Cina ha mediato la pace con l'Iran e l'Arabia Saudita e ha posto
fine alla guerra dello Yemen (che, a differenza della scaramuccia di confine con
l'Ucraina, è stata una vera guerra).
È per
questo che ora hai l'intero pianeta, ad eccezione dei catamiti di Creepy Uncle Sam in Europa, che cerca di trovare un modo per
togliere l'inferno dal percorso del bruto pazzo.
Se
nemici sanguinari come l'Iran e l'Arabia Saudita possono fare amicizia su
questo, non c'è motivo per cui la Cina e l'India non possano fare amicizia su
questo.
Non c'è motivo per cui il mondo intero non
possa riunirsi per isolare il bruto pazzo.
Il
problema, così com'è, è che il mondo è ancora dollarizzato, e non puoi
semplicemente farlo sparire.
Ma ora
è la missione di tutti i paesi più potenti e popolosi del mondo farlo sparire.
Questa
è la vera posta in gioco della guerra in Ucraina.
Non so
se la Russia avrebbe dovuto prendere "Bakhmat" più velocemente.
Sembra
che avrebbero dovuto, ma stavano combattendo tutta la NATO.
Non sappiamo quanti PMC americani ci siano, a parte
tutte le armi.
Non ho
idea se la Russia prenderà Odessa o Kharkov. Francamente, non so nemmeno se
Zelensky invaderà la Crimea.
Forse
ha assunto la flotta del capitano” Jack Sparrow”.
Non
sono nel gioco delle previsioni di guerra.
Tutti stanno perdendo in quella partita, male.
Ci sono alcune persone che conosco nella vita
reale che hanno detto "sarà solo questa cosa della trincea strisciante per
anni",
ma non conosco nessuna figura importante che scriva o faccia altre apparizioni
sui media in inglese che abbia detto questo.
Praticamente
tutti prevedono una vittoria imminente per l'una o l'altra parte.
Ma
ecco il punto: non importa.
Finché
la Russia non perde abbastanza da provocare una rivoluzione colorata nel loro
paese (cosa
che non è possibile – è troppo tardi per questo ora), allora i movimenti militari sono totalmente
irrilevanti.
Entrambe
le parti possono continuare a sostenere di essere Davide e Golia e spiegare tutto ciò che non va per
la loro strada mentre i bambini ucraini e i prigionieri russi si uccidono a vicenda
nelle trincee.
Nel
frattempo, il mondo intero è concentrato sul tentativo di trovare una via
d'uscita da questo sistema del dollaro, dove il mondo non è tenuto in
ostaggio da un paese di pazzi.
Non è
del tutto diverso dalla trama del terzo film del “Cavaliere Oscuro”, dove “Bane”
arma una testata nucleare nel centro della città.
Vari eventi accadono e si verificano vari
intrighi tra varie figure, ma tutto si riduce alla bomba atomica nel centro della
città, che alla fine dà a “Bane” il potere di fare quello che vuole.
Ricordate,
ha fatto saltare i ponti e ha bloccato tutti all'interno della città con la
bomba.
Predicò anche la liberazione.
Tutti
gli eventi del film ruotavano attorno alla bomba, con i vari combattimenti che
significavano poco.
In
realtà, è tutto fondamentalmente esattamente così, tranne che “Bane è figo” e non costringerebbe mai nessuno a fare
sesso anale gay, o fare fisting anale - per non parlare del doppio fisting.
Stranamente,
gli Stati Uniti sembrano credere di poter in qualche modo vincere questo sul
campo di battaglia.
L'Ucraina
è irrilevante di per sé, ma se la NATO dovesse invadere, ciò significherebbe
quasi certamente che anche la Cina si impegnerebbe.
Nel
frattempo, ci sono nuove continue discussioni sull'idea di un'invasione di
Taiwan (provocare
o mettere in scena un'invasione cinese per giustificare un'invasione
americana).
Questo
scenario non ha senso per me.
Ho
letto alcuni dei vari documenti “RAND” e “CSIS”, e non sembrano essere stati
scritti per lo scopo per cui affermano di essere stati scritti, più di quanto i
giochi di guerra sembrino essere progettati per produrre dati effettivamente
utilizzabili.
Suppongo
che l'ovvia implicazione sarebbe che sono progettati per spingere i cinesi, per
cercare di provocare un'invasione, per causare malcontento tra i ranghi della
leadership del PCC, ma se sono in grado di capirlo, sicuramente i cinesi
possono capirlo, e sicuramente gli americani possono capire che i cinesi
possono capirlo.
Non
c'è alcuno scenario di guerra con la Cina che porti gli Stati Uniti a mantenere
il controllo di Taiwan, per non parlare di un cambio di regime a Pechino.
Sembra
probabile che perderebbero il controllo della Corea del Sud, del Giappone e
delle Filippine, e forse finirebbero anche con qualche vergogna simbolica in
Australia.
Ci
sono solo due opzioni:
La
leadership degli Stati Uniti è totalmente fuori controllo, popolata interamente
da persone squilibrate che sono stupide e / o malate di mente (se guardi persone come “Jake
Sullivan” o “Ned Price”, o per quella materia, “Victoria Nuland”, questo sembra
avere molto senso), o
la
leadership degli Stati Uniti finge di essere totalmente fuori controllo.
Se la
prima cosa fosse il caso, a tutte le persone non squilibrate che operano
all'interno del governo verrebbe detto e semplicemente si suppone che la
seconda cosa stia accadendo.
Ho
scritto in precedenza (in luoghi che attualmente non riesco a localizzare) che è praticamente impossibile eseguire
un sistema complicato completamente su bugie, perché un sistema complesso
richiede un qualche tipo di comunicazione franca.
In questo sistema, ogni persona che dice la
verità (o
dice qualcosa che la leadership non ama, che sia vero o no) viene licenziata.
Guardate il modo in cui “Mark Milley” si muove
in punta di piedi, dicendo queste piccole cose e tornando indietro.
“Milley
“sembra credere che gli Stati Uniti abbiano qualcosa di vicino alla prontezza
zero.
Quindi,
affinché una situazione non squilibrata sia il caso qui, “Milley” dovrebbe
fingere di credere che i militari non siano pronti, presumibilmente per
confondere i russi e i cinesi.
Ma come farebbe l'apparato dei” think tank” a rendersi
conto di questa falsità?
Ovviamente,
puoi passare attraverso e porre un milione di domande diverse come questa, e
per quanto sono in grado di dire, non puoi mai arrivare da nessuna parte con
esso.
Per lo
meno, la stragrande maggioranza del governo degli Stati Uniti e dei suoi vari
apparati non capisce cosa sta succedendo o quali sono i loro piani – a parte il
fatto che
hanno una bomba al neutrone armata nella forma del sistema finanziario globale, ma che alla fine sarà disarmata se
non faranno qualcosa per impedire ai cinesi di affermarsi pienamente come centro
del potere economico e politico globale.
I
Parlamentari dell’UE Avvertono
dei
Pericoli dell’Euro Digitale:
“Fermate
Questo Progetto! “
Conoscenzealconfine.it – (27 Aprile 2023) - Alessia
C. F. (ALKA) – ci dice:
Il 19
aprile il Parlamento europeo ha discusso dell’euro digitale.
Diversi
eurodeputati hanno messo in guardia dai pericoli della valuta digitale.
L’eurodeputato
Marcel de Graaff (FVD) ha sottolineato che i cittadini avranno presto un conto
presso la Banca Centrale Europea (BCE).
“La
BCE non può fallire e questo dà sicurezza in caso di shock finanziari, ma dà
anche al governo un grande potere di controllo e di coercizione sui cittadini”,
ha detto De Graaff.
“La
preoccupazione maggiore dei cittadini è che in futuro il governo possa limitare
le loro spese.
Ad
esempio, per i prodotti a base di carne e il carburante.
O che
si arrivi a una sorta di sistema di credito sociale come in Canada, dove il
conto viene bloccato se si è critici nei confronti del governo”, ha proseguito.
L’euro
digitale dovrebbe soddisfare i seguenti requisiti:
gli
acquisti non dovrebbero essere riconducibili al prodotto, il saldo dovrebbe
poter essere ritirato direttamente come contante e il saldo non dovrebbe essere
programmabile.
“Questo
dovrebbe essere sancito per legge”, ha detto.
“Molte
sono le critiche al progetto dell’euro digitale. Comprensibile.
La BCE lo userà presto per fissare tassi
d’interesse negativi e programmare il nostro denaro:
consentire
solo le spese approvate dal governo!
L’UE deve prendere sul serio le obiezioni:
Fermate
questo progetto!”
Anche
l’eurodeputato dell’SGP “Bert-Jan Ruissen” ritiene che dovremmo fermare questo
progetto.
“Le
critiche all’euro digitale stanno crescendo da tutte le parti. Ed è comprensibile”, ha dichiarato “Ruissen”, aggiungendo che con l’euro digitale
la BCE assumerà un’enorme posizione di potere.
Una
recente analisi della “commissione ECON” del Parlamento europeo dimostra che
non c’è alcun mercato per l’euro digitale.
“Direi: prendiamo sul serio queste
preoccupazioni e fermiamo questo progetto. I rischi e le incertezze sono
semplicemente troppo grandi “.
(Alessia
C. F.-ALKA)
(uncutnews.ch/eu-parlamentarier-warnen-vor-den-gefahren-des-digitalen-euro-stoppen-sie-dieses-projekt/)
(orazero.org/i-parlamentari-dellue-avvertono-dei-pericoli-delleuro-digitale-fermate-questo-progetto/)
“DEEP
STATE - L’OMBRA DEL QUARTO REICH”
(di Gemmana
Leoni)
Fin
dalle prime pagine si può accedere alla Storia, in questo caso una storia ricostruita
con un rigoroso metodo di ricerca.
È un “Giornalismo d'inchiesta” quello di
Germana Leoni, da scrivere con la maiuscola per distinguerlo dal giornalismo
ridotto a mezzo di propaganda delle "verità" del sistema dominante.
Questo
testo ci conduce attraverso eventi chiave della storia contemporanea, che la narrazione del mainstream
politico-mediatico deforma o nasconde.
Un
libro destinato a tutti, ma soprattutto a coloro che cercano nel silenzio
assordante della narrazione storica i meccanismi occulti che regolano gli
eventi più importanti della nostra contemporaneità.
Un
saggio che si propone di contestualizzare i singoli conflitti che, a partire
dall’immediato dopoguerra, si sono susseguiti fino ad oggi.
Gli
episodi apparentemente isolati, una volta ordinati nella loro consequenzialità,
costituiscono
i tasselli di un grande puzzle.
Questo
“Grande
Disegno” è
delineato, a
detta dell’autrice Gemmana Leoni, dall’annientamento anglo-americano di ogni altro “competitor”
con la finalità di instaurare una “forma di diretta subordinazione delle altre potenze
mondiali”.
In
tale ottica la struttura di esercizio del potere utilizza da una parte i media
per imporre la dittatura del “pensiero unico”, da un’altra si avvale di meccanismi occulti che
travalicano i confini del diritto umano e di quello internazionale:
ecco
che il
superamento della giurisdizione degli stati sovrani e il perseguire ogni forma
di dissenso rappresentano, citando” Aldous Huxley”, “un campo di concentramento per
l’intera società, dove le persone saranno private della libertà ma finiranno col
goderne...”.
Il
saggio "Deep State" ne evidenzia i passaggi strutturali e i metodi:
dalla
semplice manipolazione delle menti fino all’alterazione delle facoltà cerebrali, a sua volta ascrivibili alla
militarizzazione della scienza.
Testimonianze
e documenti ufficiali fanno emergere una struttura di potere “occulta” che affonda le sue radici nell’espatrio
di uomini e capitali a garanzia della rinascita di un “Quarto Reich” in un futuro in cui i tempi
sarebbero stati più propizi.
Che
quel futuro sia ora?
(Ogni
riferimento all’attuale governo nazista dell’Europa è puramente casuale. N.D.R.)
Gli
Agricoltori si Scagliano contro
Sanchez
per Aver Distrutto
i
Bacini in Piena Siccità: “Siamo Pazzi?”
Conoscenzealconfine.it – (26 Aprile 2023) - Maurizio
Blondet – Marta Arce - ci dicono:
Attenzione
a quello che sta avvenendo in Spagna: esattamente come in plandemia, si fanno
le cose al contrario per aggravare artificiosamente le cose… in questo caso
riguardanti siccità/” cambiamento climatico”.
Demolizione
Dighe in Spagna:
–
2021: 108 Dighe,
–
2022: 148 Dighe,
– 2023
(fino ad aprile): 43 Dighe.
L’articolo
qui sotto è di Marta Arce (libertaddigital.com/autores/marta-arce/):
Il
Governo intende “Liberare i Fiumi” in modo che “Anguille, Salmoni e Storioni”
possano risalire il Letto del Fiume senza Ostacoli.
Gli
agricoltori, disperati per la siccità, avvertono di dover affrontare una
“perdita totale della campagna”.
Tuttavia,
il governo afferma che sta “distruggendo i bacini idrici” per garantire che i
fiumi scorrano liberamente e che i pesci possano circolare senza ostacoli.
Infatti,
l’anno scorso, il governo Sanchez ha demolito 108 dighe e sbarramenti
nell’ambito delle misure dell’Agenda 2030.
(I
Pazzi sono coloro che hanno progettato e scritto l’Agenda 2030! N.D.R.)
Con i
prezzi alimentari già alle stelle, gli agricoltori avvertono che la situazione
potrebbe essere ancora più catastrofica se non disponessero più di argini per
poter irrigare.
La
Spagna è in una siccità meteorologica a lungo termine.
Il 15% della penisola è in situazione di
emergenza e il 28,4% in stato di allerta e preallerta.
La situazione non sembra migliorare nella parte
restante del mese di aprile, che si avvia a diventare il più secco da record,
dal 1961.
La
situazione è drammatica, secondo l’organizzazione agricola UPA, perché la
maggior parte delle aziende agricole e zootecniche sono in “fallimento tecnico”
con una “perdita totale della campagna”.
I contadini del bacino del Guadalquivir che
possono, inizieranno ad irrigare per risparmiare quello che possono con appena
385 ettometri cubi, una quantità di acqua chiaramente insufficiente.
In
questo scenario di siccità, il governo si vanta di “guidare” la distruzione dei bacini in Europa.
Secondo
i dati dello stesso ministero per la Transizione ecologica, nel 2021 la Spagna
è stato il Paese in Europa che ha rimosso più dighe: 108, quasi la metà delle
239 smantellate nel continente.
L’ultimo
di cui è stata ordinata la demolizione, nonostante l’opposizione dei residenti,
è il piccolo bacino idrico di Valdecaballeros (Estremadura) che, con una
capacità di 13 ettometri cubi, rifornisce diversi paesi della zona.
La
diga di Yecla de Yeltes (Salamanca) è ormai storia, così come la diga
dell’Inferno (Pontevedra) e la diga di Hozseca (Guadalajara).
La diga di Los Toranes (Teruel) è stata
salvata grazie alla lotta degli abitanti della zona, che ne hanno rivendicato
l’importanza nel fornire acqua per l’irrigazione, combattere gli incendi e la
sua attrazione turistica.
Infine, la diga è stata salvata dalla
demolizione perché il comune di Teruel l’ha dichiarata “patrimonio culturale
aragonese”.
Distruggi
i Bacini Idrici per “Liberare i Fiumi”.
È
stato il governo di José Luis Rodríguez Zapatero che nel 2005 ha creato la “Strategia
Nazionale di Ripristino del Fiume”, nel contesto della Direttiva dell’Unione
Europea denominata “Water Framework” e in linea con gli obiettivi dell’Agenda
2030 delle Nazioni Unite.
Il motivo principale dello smantellamento
delle dighe è quello di “liberare i fiumi” in modo che ritornino nei loro
canali naturali e così “anguille, salmoni e storioni” possano risalire il letto
del fiume senza ostacoli.
Citando
le dichiarazioni rilasciate su TVE dal commissario per l’acqua della
Confederazione idrografica del Duero, Ignacio Rodríguez, in Spagna stiamo
demolendo le dighe che forniscono acqua agli agricoltori perché “qui ci sono un certo numero di
persone a cui piacciono i fiumi e non le pentole, e noi abbiamo tutto pieno di
pentole e padelle.”
E ha aggiunto: “Recuperare la naturalità dei fiumi è
qualcosa di necessario, bello e produttivo sotto tutti i punti di vista”,
perché i pesci “non possono più né salire né scendere”.
Da “SOS
Rural”, la piattaforma che riunisce più di cento associazioni del mondo rurale,”
Víctor Viciedo” sottolinea che in questo ragionamento
“c’è
una grande bugia” perché gli ostacoli nel fiume, naturali o artificiali che siano, “hanno creato un palude che ha vita
propria”.
Inoltre, aggiunge, “forse lo scorrimento dei fiumi è
molto facile in Europa, ma la Spagna è secca e se non sbarriamo l’acqua, non
una goccia d’acqua raggiunge il Mediterraneo in estate “.
“Dobbiamo
arginare l’acqua in modo che la gente beva, che la gente mangi e generi energia
pulita con le cascate.
Abbiamo
bisogno di acqua per l’irrigazione e per generare energia e cosa fa il governo?
Distrugge le dighe in modo che l’acqua scorra
e i pesciolini raggiungano il mare? Ma siamo a posto di testa?” chiede” Viciedo”.
Dighe
“Obsolete”.
Secondo
i dati dello stesso “Ministero della Transizione Ecologica”, fino al 2021 “sono
stati demoliti in totale 634 sbarramenti e dighe obsolete nei fiumi spagnoli e
sono stati costruiti fino a 612 sistemi di passaggio dei pesci”.
In
questo caso, il termine “obsoleto” è fuorviante.
Non è
vero che si tratta di dighe “obsolete o inadeguate alle circostanze”, come la
definisce la RAE.
Significa
semplicemente che la concessione è scaduta, anche se la diga è ancora
necessaria per l’approvvigionamento idrico.
“Terminata
la concessione di una diga, lo Stato ne ha ripreso lo sfruttamento o l’ha
rimessa a gara pubblica.
E ora, invece di tenersi la diga, in modo che
i paesi della zona continuino ad irrigare, ciò che lo Stato fa è abbattere la
diga.
Ma niente è obsoleto.
Le
dighe continuano ad arginare l’acqua, i contadini continuano a usarla e svolge
anche la sua funzione di “fermare le esondazioni dei fiumi”, sottolinea Viciedo.
(Marta Arce) – (libertaddigital.com/autores/marta-arce)
(Maurizio
Blondet) – (maurizioblondet.it/gli-agricoltori-si-scagliano-contro-sanchez-per-aver-distrutto-i-bacini-in-piena-siccita-siamo-pazzi/)
Guerra
in Ucraina: cosa
pensano
gli italiani?
Sondaggio
ISPI.
Ispionline.it – Redazione – (5 Apr. 2022) – ci
dice:
A sei
settimane dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, quello che avrebbe
dovuto essere una blitzkrieg si è trasformato in un conflitto protratto.
Così
anche le opinioni degli italiani hanno potuto ormai stabilizzarsi, mentre il
dibattito pubblico si è arricchito di una pluralità di voci differenti.
Con la
Storia tornata a bussare prepotentemente alle porte d’Europa, l’Ue e molti dei
suoi governi stanno imboccando direzioni nettamente diverse rispetto a quelle
tracciate poco più di un mese fa:
sanzioni alla Russia, armi all’Ucraina e
riarmo, diversificazione energetica.
Con
questo sondaggio ISPI realizzato da IPSOS, cerchiamo di tastare il polso degli
italiani.
Chi è
il principale responsabile di questo conflitto, e come potrà finire?
È
giusto armare l’Ucraina, e sono giuste le sanzioni?
Che
fare in caso di crisi energetica?
E
quanto è percepito il rischio di un possibile conflitto nucleare?
1.
Putin “indiziato” numero uno. NATO corresponsabile?
Malgrado
il dibattito sulle responsabilità del conflitto continui a imperversare, gli
italiani continuano a essere piuttosto netti:
oltre
6 su 10 individuano nel Presidente russo Vladimir Putin il principale
responsabile, percentuale che sale al 74% se si escludono gli indecisi.
Rimane
tuttavia un 22% di italiani che pensa che il principale indiziato del conflitto
in corso sia da ricercarsi nella NATO (17%) o, minoritariamente, nel Presidente
ucraino Volodymyr Zelensky (5%).
2. Gli
italiani sperano in un accordo di pace
Se
interrogata su quale possa essere il più probabile esito della guerra in
Ucraina, la maggioranza relativa degli italiani (44%) è concorde:
solo con un accordo di pace in cui ciascuna
delle parti rinunci a qualcosa.
Seguono, quasi appaiate, soluzioni minoritarie
come la resa incondizionata dell’Ucraina (11%), un colpo di stato in Russia
(10%) o l’intervento militare della NATO (9%).
Sulle
risposte a questa domanda pesa probabilmente l’andamento stesso del conflitto,
che a fine marzo era ormai entrato in una fase di stallo e vedeva un parziale
ritiro delle forze russe dai dintorni di Kiev.
Allontanando così l’ipotesi di una netta
sconfitta militare da parte del governo di Kiev.
3. No
secco all’intervento NATO.
Se gli
italiani sono sostanzialmente dubbiosi sull’opportunità di inviare armi
all’Ucraina, sono invece molto più convinti nello scongiurare un’eventuale
escalation militare che porti la NATO ad intervenire direttamente nel
conflitto.
Il 60,1% degli intervistati sostiene infatti
che l’Alleanza Atlantica non dovrebbe entrare in campo in nessun caso, mentre
meno del 20% auspica un’azione militare diretta.
Del
resto è bene ricordare che, a rigor di trattati internazionali, solo in caso di
aggressione ad uno degli Stati membri della NATO una risposta collettiva
sarebbe possibile.
4.
Armi all’Ucraina, Italia spaccata.
Per
aiutare la popolazione ucraina a respingere l’invasione russa è giusto che
l’Unione Europea fornisca armi?
Su
questo, l’opinione degli italiani è molto divisa:
le percentuali di coloro che sono a favore o
contrari sostanzialmente si equivalgono.
Al 38,6%
di no si contrappongono il 28,6% di intervistati d’accordo con l’invio di armi
e il 9,1% che vorrebbero fornire a Kiev armi ancora più potenti.
Fa
riflettere anche il 23,7% di incerti: si tratta evidentemente di un quesito che
coinvolge anche considerazioni di carattere morale su cui è difficile prendere
una posizione netta.
5.
Grandi dubbi sulle sanzioni.
Una
maggioranza relativa di italiani (49%) si dice favorevole alle sanzioni alla
Russia perché possono contribuire a risolvere il conflitto.
Una maggioranza
che sale fino al 56% se escludiamo le persone indecise.
Ciò
tuttavia ci restituisce l’immagine di un paese che sulle sanzioni rimane
spaccato: significa infatti che il 37% degli italiani, e il 44% di chi esprime
una opinione, si dice sfavorevole alle sanzioni contro Mosca.
Tra i
favorevoli, inoltre, prevale nettamente l’opinione di chi è convinto che le
sanzioni danneggino comunque l’economia italiana (30%) contro chi si dice
convinto che le sanzioni danneggino soprattutto la Russia (18%).
6.
Meno consumi, più carbone e nucleare: in crisi “vale tutto”?
Sono
quasi nove italiani su dieci (86%) quelli che si dicono disposti a ridurre i
propri consumi in caso di una crisi energetica generata dal conflitto.
Si
tratta di un numero molto elevato, e in qualche modo sorprendente.
D’altronde,
visto il forte aumento delle bollette di luce e gas, già più che raddoppiate
rispetto all’anno scorso, è probabile che alcuni di loro stiano già oggi
adottando strategie di riduzione dei consumi.
A
sorprendere è però anche la disponibilità degli italiani a discutere di fonti
energetiche “scomode”.
Quasi
sei su dieci (59%) si dice infatti disposto ad accettare l’utilizzo di
ulteriori centrali a carbone, e circa la metà degli intervistati (51%) si dice
addirittura disponibile a discutere l’ipotesi di un’Italia che torni a
investire nel nucleare.
Si
tratterebbe di un forte cambiamento rispetto solo a gennaio scorso, quando una
rilevazione” Swg” evidenziava come la quota di italiani favorevoli a riconsiderare
la possibilità di utilizzare il nucleare fosse ferma al solo 33%.
7.
Profughi: sì all’accoglienza, ma per quanto tempo?
Quella
a favore di un’accoglienza in Italia dei profughi ucraini è una maggioranza
schiacciante: 85% di sì contro un 7% di no.
Tuttavia,
è sufficiente scavare più a fondo per incontrare una profonda linea di frattura
che spacca praticamente a metà il “fronte” dei favorevoli all’accoglienza.
Se il
44% degli intervistati si dice infatti favorevole a un’accoglienza
incondizionata, il 41% di loro si dice favorevole ad accogliere i profughi solo
per un tempo limitato.
Il
rischio è dunque che, nel caso questa accoglienza dovesse durare più a lungo
(per esempio a causa del protrarsi del conflitto), le persone che oggi sono
ancora nel bacino dei favorevoli entrino a far parte dei contrari.
In quel caso, le cose per i profughi accolti
(in maggioranza donne, 52%, e minori, 38%) potrebbero cominciare a farsi
complicate.
8.
Crisi “nucleare”: la temono sette italiani su dieci.
Malgrado
un accordo negoziale tra Ucraina e Russia appaia agli italiani come l’esito più
probabile di questa guerra, un numero molto elevato di loro continua a nutrire
forti paure sulla possibilità che una parte nel conflitto arrivi all’impiego
dell’arma nucleare.
Oltre sette italiani su dieci (71%), infatti,
ritengono che l’uso di armi nucleari nel corso di questo conflitto sia una
minaccia realistica.
Robert
F. Kennedy Jr. e Donald Trump:
il
pugno sinistra-destra
al
fascismo corporativista.
Globalresearch.ca
– (27 aprile 2023) - Rodney Atkinson – ci dice:
Il
corporativismo, con la sua progenie fascismo e nazismo, è sostenuto dai
totalitarismi di sinistra e di destra e i suoi avversari libertari provengono
anche da sinistra e da destra.
A
"sinistra" sia i "comunisti" che i "socialisti del
welfare" si oppongono al corporativismo e a "destra" i
capitalisti democratici e le piccole imprese combattono il corporativismo.
La
quasi totale irrilevanza delle nozioni di "sinistra" e
"destra" l'ho esposta nel mio libro del 1988 “The Emancipated Society”, sostenendo al posto del paradigma
"orizzontale" della sinistra destra l'asse autoritario-libertario
"verticale".
Ora
abbiamo negli Stati Uniti due candidati presidenziali che tagliano il sistema
partitico corrotto che – in tutti i cosiddetti paesi occidentali "democratici"
– si sono
uniti in una cospirazione corporativa contro i loro popoli, dando loro un voto
ma nessuna scelta.
Il
sistema presidenziale degli Stati Uniti offre alle persone una migliore
possibilità di votare per un cambiamento filosofico completo - o almeno sfidare
apertamente lo status quo.
E
finalmente ora abbiamo sia la tradizionale "sinistra" (Partito Democratico) che la tradizionale "destra" (il Partito Repubblicano)
individui che minacciano l'establishment corporativista – Robert F. Kennedy Jr.
e Donald Trump.
Nel
suo recente discorso di lancio della candidatura presidenziale a Boston,
Kennedy ha criticato:
le
partnership di corporazioni e governi per truffare e gasare il pubblico;
la
spericolata campagna di avventurismo militare a scopo di lucro che ha mandato
in bancarotta gli Stati Uniti, culminando ora nel fiasco dell'Ucraina;
la
risposta pasticciata al Covid-19 e gli imbrogli aziendali che l'hanno indotta;
la
corruzione finanziaria che sta portando l'America all'inflazione e alla bancarotta.
Riconosce
l'asse corporativo dello Stato (Deep State) che è sempre più incontestabile
democraticamente e i media politicizzati che mettono a tacere il dissenso e le
alternative nella politica, nella scienza, nella vita intellettuale e nella
medicina.
Robert
F. Kennedy, Jr. è in corsa per la presidenza nel 2024.
Come
Donald Trump, che è stato bandito da “Twitter”, Kennedy è stato bandito da “Youtube”
e “Instagram”.
Trump era un riluttante COVID
"Lockdowner" e Kennedy sottolinea le terribili conseguenze per la
salute - i blocchi erano:
"una
guerra ai bambini americani", citando uno studio della Brown University
che ha rilevato che i bambini hanno perso 22 punti QI.
"I
bambini di tutto il paese hanno mancato le loro pietre miliari" a causa
dei blocchi.
"Qual è la risposta del CDC?
Il CDC cinque mesi fa ha rivisto le sue pietre
miliari in modo che ora un bambino non dovrebbe più camminare a 1 anno ...
Camminano a 18 mesi.
E un
bambino ora non deve avere 50 parole in 24 mesi, sono 30 mesi.
Quindi,
invece di risolvere il problema, stanno cercando di nasconderlo".
Proprio
come Donald Trump è stato vittima di truffe comprovatamente fallaci dello stato
profondo e del “msm” come il “dossier Steele”, la menzogna dell'interferenza
russa e "il laptop di Hunter Biden era disinformazione russa"
menzogna (come Mike Morell un ex direttore della CIA ha appena ammesso) così
Kennedy è accusato di essere un "anti vaxxer" e venditore ambulante
di "disinformazione".
Kennedy
ha ricordato al suo pubblico il trattamento di suo padre e di suo zio da parte
dello stato profondo (Deep State) che entrambi hanno cercato di contrastare e
portare sotto il controllo democratico - ed entrambi pagando con le loro vite.
John F. Kennedy aveva minacciato "di distruggere la CIA in mille pezzi
e disperderli ai quattro venti".
L'odio
di alcuni repubblicani dell'establishment per Donald Trump, il disgregatore
della "destra", rispecchia l'impopolarità di Kennedy tra la
"sinistra".
Chi
l'ha detto?
"Stiamo
trasferendo il potere da Washington, D.C. e restituendolo a voi, il popolo
americano".
"Per
troppo tempo, un piccolo gruppo nella capitale della nostra nazione ha raccolto
i frutti del governo mentre il popolo ne ha sopportato il costo.
"Washington
prosperò, ma il popolo non condivise la sua ricchezza. I politici prosperarono,
ma i posti di lavoro se ne andarono e le fabbriche chiusero. L'establishment ha
protetto sé stesso, ma non i cittadini del nostro paese.
Mentre
festeggiavano nella capitale della nostra nazione, c'era poco da festeggiare
per le famiglie in difficoltà in tutta la nostra terra".
Beh,
queste parole avrebbero potuto essere dette da Kennedy o Trump perché entrambi identificano lo “Stato corporativo centralizzato e
incontestabile”, gestito a beneficio sia dell'establishment di sinistra che di
destra come nemico del popolo in un paese in cui la responsabilità democratica ha lasciato
il posto al” fascismo corporativo”, sia negli affari interni che internazionali.
Sia Trump che Kennedy si oppongono agli
sconsiderati interventi stranieri e al loro enorme costo. Entrambi sarebbero
operatori di pace.
In
realtà le parole di cui sopra sono tratte dal discorso di insediamento del
presidente Donald Trump.
RFK
Jr. prende una forte posizione
contro
la guerra e anti-impero
nella
corsa presidenziale 2024.
Globalresearch.ca
- 25 aprile 2023 - John V. Walsh – ci dice:
(Antiwar.com)
Una
candidatura da non ignorare quando si parla di pace.
Robert
Francis Kennedy, Jr., verso l'inizio del suo annuncio del 19 aprile di
candidarsi alla presidenza nel Partito Democratico, pronunciò queste parole:
"Cinquantacinque
anni fa, il mese scorso, mi sono seduto come un ragazzo di 14 anni dietro mio
padre mentre ora annunciava in una sala del caucus del Senato a Washington, DC,
la sua campagna per la presidenza degli Stati Uniti.
E mio
padre all'epoca era nella stessa, per molti versi, nella stessa posizione in
cui mi trovo oggi.
Stava
correndo contro un presidente del suo stesso partito.
Stava correndo contro una guerra.
Correva
contro, correva in un momento di polarizzazione senza precedenti nel nostro
paese".
In
questo modo il figlio ci dice subito che sta "correndo contro una
guerra", la crudele guerra per procura degli Stati Uniti di Joe Biden contro la
Russia usando
gli ucraini come carne da cannone.
Ci ha
ricordato che a suo padre erano state date pochissime possibilità di vincere e
sentiva che probabilmente avrebbe perso.
Ma il giorno del suo assassinio, RFK aveva
vinto le primarie della California, uno stato urbano, e il South Dakota, uno
stato rurale.
Il figlio ci sta dicendo che la sua è una
candidatura da non cancellare alla leggera. RFKJr era al 14% tra gli elettori
di Biden anche prima che lo annunciasse.
E quasi il 44% dei democratici vuole chiunque
tranne Biden, con solo il 25% che vorrebbe che corresse nel 2024.
Perché
la guerra contro l'Ucraina ha negoziato un accordo?
Un
video dell'intero discorso di due ore, impressionante in molti modi, si trova
assieme ad una trascrizione.
Kennedy
non lesse da un testo preparato, anche se il discorso sembrava essere
accuratamente delineato.
Aveva
un'aria rinfrescante di informalità.
E merita un ascolto attento.
Molti
dei punti del discorso sono riassunti nella sezione "Pace" nel sito
web della campagna di RFKJr, “Kennedy2024.com”, come segue:
"La
spesa annuale legata alla difesa è vicina a un trilione di dollari.
Manteniamo 800 basi militari in tutto il
mondo.
Il dividendo della pace che avrebbe dovuto arrivare
dopo la caduta del muro di Berlino non è mai stato riscattato.
Ora
abbiamo un'altra possibilità.
Come
presidente, Robert F. Kennedy, Jr. inizierà il processo di svolgimento dell'impero.
Riporteremo a casa le truppe.
Smetteremo di accumulare debiti impagabili per
combattere una guerra dopo l'altra.
L'esercito
tornerà al suo ruolo di difendere il nostro paese.
Metteremo
fine alle guerre per procura, alle campagne di bombardamenti, alle operazioni
segrete, ai colpi di stato, ai paramilitari e a tutto ciò che è diventato così
normale che la maggior parte delle persone non sa che sta accadendo.
Ma sta
accadendo, un costante drenaggio delle nostre forze.
È tempo di tornare a casa e ripristinare
questo paese".
"Quando
una nazione imperiale bellicosa si disarma di propria iniziativa, stabilisce
ovunque un modello per la pace.
Non è troppo tardi per noi per lasciare
volontariamente andare l'impero e servire invece la pace, come una nazione forte
e sana".
E
sull'Ucraina:
"In
Ucraina, la priorità più importante è porre fine alle sofferenze del popolo
ucraino, vittime di una brutale invasione russa, e anche vittime delle
macchinazioni geopolitiche americane che risalgono almeno al 2014.
Dobbiamo
prima essere chiari:
la
nostra missione è aiutare i coraggiosi ucraini a difendere la loro sovranità?
O è
usare l'Ucraina come pedina per indebolire la Russia?
Robert
F. Kennedy sceglierà il primo.
Troverà
una soluzione diplomatica che porti la pace in Ucraina e riporti le nostre
risorse dove appartengono.
Offriremo di ritirare le nostre truppe e i
missili nucleari dai confini della Russia.
La Russia ritirerà le sue truppe dall'Ucraina
e garantirà la sua libertà e indipendenza.
Le forze di pace delle Nazioni Unite
garantiranno la pace alle regioni orientali di lingua russa.
Metteremo
fine a questa guerra.
Metteremo
fine alle sofferenze del popolo ucraino.
Questo sarà l'inizio di un più ampio programma
di smilitarizzazione di tutti i paesi.
"Dobbiamo
smettere di vedere il mondo in termini di nemici e avversari.
Come scrisse John Quincy Adams, "gli americani non vanno
all'estero in cerca di mostri da distruggere".
Queste
sono parole forti e categorie realistiche come "impero", "guerre
per procura", "colpi di stato", "macchinazioni geopolitiche
risalenti al 2014", tutti brutti fatti imperiali a cui allude
eufemisticamente o per niente nei media mainstream.
Questa
è una candidatura che non può essere ignorata o ridotta esclusivamente ai pro e
contro dei vaccini mRNA o dei litigi della famiglia Kennedy sulla candidatura
come hanno fatto i media mainstream.
Ad
esempio, nella sua breve copertura in ultima pagina, il New York Times, il
principale portavoce dell'establishment imperiale, non c'è mai menzione della
guerra con un'altra potenza nucleare che ora incombe sulle nostre teste!
Questo
non vuol dire che dovremmo accettare tutte le parole di RFKJr al valore
nominale.
Ma
dato l'attuale entusiasmo per la guerra in ogni angolo dell'establishment
politico del Partito Democratico e tra gran parte della sua base, è difficile vedere la candidatura di
RFKJr come opportunistica.
La sua
candidatura merita di essere trattata con scetticismo come tutte le
candidature, ma non cinicamente.
Il
discorso dovrebbe essere ascoltato attentamente in questo spirito.
(Antiwar.com)
(John
V. Walsh, professore di fisiologia e neuroscienze in una scuola di medicina nel
Massachusetts, ha scritto su questioni di pace e assistenza sanitaria per il
San Francisco Chronicle, EastBayTimes / San Jose Mercury News, Asia Times, LA
Progressive, Antiwar.com, Consortium News, CounterPunch e altri.)
Piani
ucraini per la
terza
guerra mondiale.
Globalresearch.ca
– (27 aprile 2023) - Bradley Devin – ci dice:
L'Ucraina
è un animale messo alle strette e progetta di scagliarsi come tale.
La
fuga di documenti classificati sulla piattaforma di gioco e “chat Discord”
continua ad essere un tesoro di informazioni sulla guerra per procura
dell'America con la Russia in Ucraina.
Precedenti
rivelazioni dalla fuga di notizie “Discord” suggerivano che l'Ucraina fosse un
animale messo alle strette.
Gli
ultimi mostrano che potrebbe scatenarsi come tale.
Il
Washington Post ha riferito lunedì che i documenti della fuga di notizie
affermavano che gli Stati Uniti dovevano costringere l'Ucraina a ritirarsi da
un attacco diretto a Mosca.
Di
volta in volta, gli Stati Uniti hanno dovuto frenare o esprimere seria
preoccupazione interna sui piani dell'Ucraina di combattere la Russia, non solo
in Ucraina o anche all'interno dei confini della Russia, ma anche in Medio
Oriente e Nord Africa.
Un
rapporto classificato della National Security Agency (NSA) degli Stati Uniti ha
affermato che il maggior generale “Kyrylo Budanov”, che dirige la direzione
principale dell'intelligence (HUR) per il ministero della difesa ucraino, ha
incaricato uno dei suoi ufficiali il 13 febbraio "di prepararsi per gli
attacchi di massa del 24 febbraio".
L'Ucraina doveva colpire "con tutto ciò
che l'HUR aveva".
Il rapporto della NSA ha anche detto che i
funzionari ucraini hanno scherzato sull'uso del TNT per colpire Novorossiysk,
una città portuale del Mar Nero a est della penisola di Crimea.
Il
Post ha affermato che una tale operazione sarebbe "in gran parte
simbolica", ma "dimostrerebbe comunque la capacità dell'Ucraina di
colpire in profondità all'interno del territorio nemico".
“Budanov”
ha la reputazione di essere un cannone sciolto.
In
precedenza, ha affermato che il presidente russo Vladimir Putin era malato
terminale e impiegava controfigure per apparizioni pubbliche.
Apparentemente è convinto che l'Ucraina
travolgerà e respingerà l'invasione russa, compresa la Crimea, che la Russia ha
annesso nel 2014, questa estate.
Ecco
perché sembra che l'apparato di intelligence degli Stati Uniti abbia iniziato a
monitorare le mosse e le comunicazioni di “Budanov”.
E “Budanov”sembra
saperlo.
Il
Post ha aggiunto che, quando ha intervistato “Budanov” in alcune occasioni
dallo scoppio della guerra, i giornalisti hanno sentito rumore bianco o musica
in sottofondo nell'ufficio del generale maggiore.
Questa
volta, tuttavia, sembra che gli Stati Uniti abbiano impedito che il cannone
vagante esplodesse.
Il 22
febbraio, la CIA ha diffuso internamente un rapporto classificato secondo cui
l'HUR "aveva accettato, su richiesta di Washington, di posticipare gli
attacchi" su Mosca.
Tuttavia,
la CIA ha anche detto che "non vi è alcuna indicazione" che il
Servizio di sicurezza dell'Ucraina (SBU) abbia "accettato di posticipare i
propri piani per attaccare Mosca intorno alla stessa data".
Attacchi
di droni alle basi aeree russe: una grande escalation nella guerra scritta a
Washington.
L'SBU
ha anche apparentemente rimandato qualsiasi piano che avrebbe potuto avere per
colpire in profondità il territorio russo nel primo anniversario dell'invasione
russa.
Tuttavia,
gli sforzi degli Stati Uniti per scoraggiare gli attacchi ucraini sul territorio
russo sono durati solo così a lungo.
Circa una settimana dopo l'anniversario
dell'invasione russa, il Cremlino ha accusato i droni ucraini di colpire
infrastrutture relativamente vicine a Mosca.
Tali
attacchi di droni sono la norma per il corso delle recenti operazioni militari
dell'Ucraina all'interno del territorio russo.
Lo
scorso ottobre, la Russia ha accusato l'Ucraina di attacchi di droni contro la
sua flotta del Mar Nero in Crimea.
Sebbene
l'autenticità non sia stata confermata, le riprese video mostrano un drone che
si dirige verso una nave mentre quelli che sembrano essere spari colpiscono
l'acqua intorno alla nave russa.
Il
Cremlino ha affermato che un dragamine è stato danneggiato nell'attacco.
Poi, a
dicembre, i droni ucraini avrebbero colpito” Engels-2”, una base aerea militare
a circa 400 miglia all'interno del territorio russo.
I droni hanno colpito anche altri due
aeroporti militari e un impianto petrolifero nella provincia di Kursk.
L'Ucraina
sembra ora raggiungere ulteriormente il territorio russo ed è meno ambigua sul
suo coinvolgimento in questi attacchi.
All'inizio del conflitto, l'Ucraina ha spesso
negato di aver avuto un ruolo negli attacchi alle installazioni e alle
infrastrutture russe all'interno dei suoi confini, come l'incidente con
autobomba nell'agosto 2022 che ha ucciso” Daria Dugina”, figlia di “Aleksandr
Dugin”, un nazionalista russo e convinto sostenitore dell'invasione russa.
Nonostante
le ripetute smentite ucraine, la comunità di intelligence degli Stati Uniti
ritiene che l'Ucraina fosse dietro l'attacco.
In
un'intervista al Post a gennaio, tuttavia, “Budanov” ha negato
contemporaneamente il coinvolgimento dell'Ucraina in molti di questi attacchi e
ha affermato che sarebbero continuati.
Tali
attacchi "hanno infranto le loro illusioni di sicurezza", ha riferito
“Budanov”.
"Ci
sono persone che piazzano esplosivi. Ci sono droni. Fino a quando non verrà
ripristinata l'integrità territoriale dell'Ucraina, ci saranno problemi
all'interno della Russia".
Altre
rivelazioni dai documenti trapelati da “Discord”:
l'Ucraina
vuole espandere la portata del conflitto oltre quella dell'Europa continentale
e portare i russi al lavoro in Medio Oriente e Nord Africa.
Il
rapporto della NSA ha affermato che l'HUR di “Budanov” ha pianificato di
attaccare il “Gruppo Wagner” – un appaltatore militare russo con una
reputazione di brutalità i cui membri hanno assistito all'offensiva ucraina –
nel paese africano del Mali.
I
servizi del Gruppo Wagner sono mantenuti dal governo del Mali per la sicurezza
e l'addestramento delle proprie forze militari.
Il
documento della NSA affermava: "Non è noto in quale fase fossero
attualmente le operazioni [in Mali] e se l'HUR abbia ricevuto l'approvazione
per eseguire i suoi piani", secondo il Post.
Allo
stesso tempo, l'HUR stava sviluppando piani per colpire le forze russe in Siria
collaborando con i curdi.
Secondo
quanto riferito, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha messo il “kibosh”
sull'offensiva delle operazioni speciali in Medio Oriente, ma almeno uno dei
documenti esaminati dal Post ha affermato che gli sforzi per attaccare le
risorse russe in Siria che evitano la colpevolezza ucraina potrebbero ancora
essere sul tavolo per il governo ucraino.
Non
sono questi i piani per una guerra mondiale?
Gli
Stati Uniti non sarebbero responsabili se il governo ucraino, che sia
militarmente che finanziariamente sarebbe defunto senza quasi 100 miliardi di
dollari in aiuti statunitensi, decidesse di andare avanti con tali piani?
L'amministrazione
Biden negherebbe qualsiasi colpevolezza nell'iniziare la terza guerra mondiale,
ovviamente.
Indicherebbe il fatto che gli Stati Uniti
proibiscono l'uso degli aiuti militari che danno all'Ucraina per colpire la
Russia.
Pertanto,
gli Stati Uniti mantengono molta voce in capitolo sui piani di battaglia
dell'Ucraina e hanno sventato con successo i grandi piani ucraini di colpire
Mosca e molti altri obiettivi russi in diverse occasioni.
Anche
i funzionari ucraini lo hanno ammesso in privato.
Spesso,
se l'Ucraina vuole utilizzare un sistema missilistico fornito dagli Stati Uniti
per colpire un obiettivo, il personale militare statunitense in Europa deve
confermare le coordinate o fornire le coordinate stesse.
L'amministrazione
Biden e il blob di politica estera che sostiene il coinvolgimento degli Stati
Uniti in Ucraina potrebbero pensare che questo renda il nostro coinvolgimento
ancora migliore.
Non è
così.
Rivela
chi sta davvero conducendo questa guerra contro la Russia.
L'Ucraina,
che è stata un'operazione di riciclaggio di denaro per i ben collegati in
Occidente nell'ultimo decennio (vedi Hunter Biden), continua ad essere proprio
questo.
L'Ucraina è il procuratore dell'impero
liberale americano nel vero senso della parola.
I
sistemi d'arma, le munizioni e le attrezzature militari che gli Stati Uniti
forniscono all'Ucraina mantengono un certo livello di fungibilità e aiutano i
dollari più delle attrezzature fisiche.
Fornire aiuti militari, anche con le attuali
stringhe allegate, espande il bacino di risorse dell'Ucraina, il che significa
che possono dedicare ciò che è "loro" alle operazioni e ai teatri che
si adattano alla loro fantasia.
Frenare
l'Ucraina sta diventando sempre più difficile e finanziare gli sforzi militari
dell'Ucraina è sempre più rischioso.
Questo
è chiaro dalla valutazione americana dei piani di guerra dell'Ucraina rivelati
nella fuga di notizie “Discord”.
Le teste dovrebbero rotolare contro il
Pentagono, il Dipartimento di Stato e la Casa Bianca per aver camminato
ciecamente in un conflitto che l'Ucraina vuole diventare globale.
(Bradley
Devlin è un reporter dello staff di “The American Conservative”).
Il
mondo sta cambiando, ma
Washington
se ne sta
finalmente
accorgendo?
Globalresearch.ca
– (27 aprile 2023) - Ted Snider – ci dice:
Le
recenti dichiarazioni di due funzionari dell'amministrazione Biden suggeriscono
che gli Stati Uniti stanno finalmente notando che il mondo intorno a loro sta
cambiando.
L'11
aprile, il direttore della CIA “William Burns” ha parlato al “Baker Institute
for Public Policy” della “Rice University”.
In una
dichiarazione alquanto sbalorditiva che, forse, non è stata articolata così
chiaramente e pubblicamente prima, Burns ha detto che siamo in uno di
"quei tempi di transizione che arrivano un paio di volte al secolo.
Oggi gli Stati Uniti hanno ancora una mano
migliore da giocare rispetto a tutti i nostri rivali, ma non sono più l'unico
grande ragazzo del blocco geopolitico.
E la nostra posizione a capotavola non è
garantita".
La
classificazione di “Burns” della transizione che sta avvenendo ora come una
"transizione che arriva un paio di volte al secolo" riecheggia il
commento del presidente cinese Xi Jinping al presidente russo Vladimir Putin il
mese scorso che "Insieme, dovremmo portare avanti questi cambiamenti che
non sono avvenuti per 100 anni" e riconosce il significato del cambiamento
geopolitico tettonico che si sta verificando.
Il
mondo unipolare è estinto ed è stato sostituito da un mondo multipolare in
evoluzione in cui gli Stati Uniti "non sono più l'unico grande ragazzo del
blocco geopolitico".
Il
ruolo diplomatico della Cina nel mediare un accordo tra Arabia Saudita e Iran
ha dimostrato che "la posizione dell'America a capo del tavolo non è
garantita".
La
partnership in continuo rafforzamento tra Russia e Cina ha inclinato il peso
del mondo verso uno multipolare.
A marzo, Xi ha visitato Putin a Mosca, dove non solo
hanno "riaffermato la natura speciale della partnership Russia-Cina",
ma "hanno firmato una dichiarazione sull'approfondimento del partenariato
strategico e dei legami bilaterali che stanno entrando in una nuova era".
Ma le
relazioni sino-russe nel nuovo mondo multipolare non sono solo bilaterali.
I paesi si stanno allineando per unirsi
alle organizzazioni multipolari guidate da Cina e Russia come i BRICS e
l'Organizzazione per la cooperazione di Shanghai.
Dall'appello
al multipolarismo tra le molte nazioni africane che hanno partecipato alla
conferenza Russia-Africa in un mondo multipolare a Mosca a marzo,
all'affermazione dell'Arabia Saudita che "non crediamo nella
polarizzazione o nella selezione tra un partner e l'altro", alla continua
cooperazione diplomatica ed economica dell'India con Russia e Cina, alla
promessa del Brasile di sostenere e rafforzare il multilateralismo, al
sorprendente appello della Francia affinché l'Europa diventi un "terzo
polo", i paesi di tutto il mondo stanno lasciando il mondo unipolare guidato
dagli Stati Uniti per la neutralità in un mondo multipolare.
La
linea più importante della dichiarazione congiunta Cina-Francia.
Uno
dei meccanismi del multipolarismo è l'emancipazione dal monopolio del dollaro
USA.
La
maggior parte del commercio internazionale è condotto in dollari e la maggior
parte delle riserve valutarie sono detenute in dollari.
Come
gli Stati Uniti hanno recentemente dimostrato a Cuba, Venezuela, Iran e Russia,
la posizione del dollaro gli consente di essere armato in modo molto potente e
rapido.
Le
sanzioni non solo hanno accelerato l'evoluzione del mondo multipolare creando
una comunità di paesi sanzionati che si rivolgono l'uno all'altro, formando un
secondo polo, ma hanno anche indebolito il mondo unipolare guidato dagli Stati
Uniti indebolendo la volontà di dipendere dal dollaro.
Nella
seconda sorprendente dichiarazione di un funzionario degli Stati Uniti, il
segretario al Tesoro “Janet Yellen” ha detto il 16 aprile:
"C'è
il rischio quando usiamo sanzioni finanziarie legate al ruolo del dollaro che
nel tempo potrebbero minare l'egemonia del dollaro".
Ha spiegato: "Naturalmente, crea un desiderio
da parte della Cina, della Russia, dell'Iran di trovare un'alternativa".
E
trovare un'alternativa che hanno.
La dichiarazione di Yellen suggerisce che gli Stati
Uniti stanno cominciando a riconoscere che sfuggire al monopolio del dollaro
USA sta guadagnando slancio come meccanismo per porre fine, non solo
all'"egemonia del dollaro", ma degli stessi Stati Uniti.
Le
recenti dimostrazioni della capacità americana di tagliare fuori i paesi che lo
sfidano hanno risvegliato l'opposizione.
Diversi
paesi e regioni, tra cui Russia, Cina, India, Iran, Brasile, Arabia Saudita,
Francia, America Latina, BRICS e Unione economica eurasiatica, hanno tutti
espresso interesse e persino fatto passi verso la fuga parziale dal dollaro
USA.
Russia
e Cina stanno ora conducendo il 65% del loro commercio nelle loro valute.
La Cina e il Brasile stanno ora conducendo
scambi bilaterali nelle proprie valute, così come la Cina e il Pakistan.
L'Iran
e la Russia stanno ora regolando il commercio di rial e rubli invece di dollari
e recentemente hanno annunciato di aver aggirato il sistema finanziario
statunitense collegando i loro sistemi bancari come alternativa allo “SWIFT”
per il commercio tra loro.
L'Arabia
Saudita ha detto che non vede "problemi" nel commercio di petrolio in
valute diverse dal dollaro USA.
L'Unione economica eurasiatica ha concordato
"una transizione graduale" dal regolare il commercio in "valuta
estera" agli "insediamenti in rubli".
“Robert Rabil”, professore di scienze
politiche alla Florida Atlantic University, afferma che gli Emirati Arabi
Uniti, l'Egitto e Israele hanno tutti fatto qualche movimento lontano dal
dollaro USA.
Il
Brasile ha sollevato l'idea di una valuta latinoamericana.
E il presidente brasiliano Lula da Silva ha
recentemente chiesto:
"Perché
ogni paese dovrebbe essere legato al dollaro per il commercio?
Chi ha deciso che il dollaro sarebbe stata la
valuta [mondiale]?"
"Perché", ha suggerito, "una
banca come la banca BRICS non può avere una valuta per finanziare il commercio
tra ... Paesi BRICS?"
I BRICS e la SCO stanno entrambi considerando
di abbandonare il dollaro a favore del commercio nelle valute degli Stati
membri.
Mentre
l'attività americana suggerisce una politica estera che va avanti, ignara del
nuovo terreno in cui è entrata, le recenti dichiarazioni di “Burns” e “Yellen “suggeriscono
che almeno alcuni nell'amministrazione Biden stanno iniziando a notare che il
mondo sta cambiando.
L'egemonia
degli Stati Uniti, la sua "posizione a capotavola", non è più
"garantita".
(Ted
Snider è un editorialista regolare sulla politica estera e la storia degli
Stati Uniti presso “Antiwar.com” e “The Libertarian Institute”.)
Il
lato oscuro della rivoluzione
dei
veicoli elettrici. Batterie
tossiche,
nichel e cromo esavalente
Globalresearch.ca
– (26 aprile 2023) - Steve Hanley – ci dice:
Le
auto elettriche non sono fatte di alito d'angelo e sole.
I
danni ambientali devono essere ridotti al minimo man mano che la rivoluzione
dei veicoli elettrici avanza.
Mentre
la rivoluzione “EV” prende velocità, i sostenitori delle auto elettriche amano
sottolineare che le auto elettriche non lasciano emissioni di anidride
carbonica nella loro scia.
Né
emettono inquinamento da ossido di azoto o particolato fine dai tubi di
scarico. (Nota:
tutti i pneumatici perdono alcune particelle mentre si usurano e i veicoli
elettrici, essendo un po’ più pesanti delle auto convenzionali equivalenti,
possono lasciare più pezzi di pneumatici, ma il particolato più dannoso per la
salute umana è quello creato quando i combustibili fossili vengono bruciati.
Per definizione, le auto elettriche non aggiungono nulla di tutto ciò all'aria
che respiriamo.)
Tuttavia,
per quanto accogliamo con favore la rivoluzione dei veicoli elettrici, non possiamo
ignorare che la produzione e le catene di approvvigionamento che la rendono
possibile hanno tutti impatti ambientali che degradano il mondo in cui viviamo.
In
particolare, l'estrazione mineraria – che ci fornisce le materie prime di cui abbiamo
bisogno per produrre alluminio, ferro, rame, platino, nichel e manganese, tra
gli altri – spesso comporta lo scavo di enormi quantità di depositi minerali
che vengono poi lavorati per produrre i prodotti finali utilizzati nella
produzione.
Nichel
e cromo esavalente.
Conosciamo
tutti le segnalazioni di abusi sul lavoro minorile associati all'estrazione del
cobalto nella “DCR”.
Questi rapporti sono così gravi che c'è una
grande spinta per ridurre o eliminare l'uso del cobalto nelle batterie agli
ioni di litio.
Ma un
modo per ridurre la quantità di cobalto è aumentare la quantità di nichel.
La maggior parte dei conducenti di veicoli
elettrici non ha idea da dove provenga il nichel nelle loro batterie.
Secondo”
The Guardian”, una fonte principale è la piccola isola di Obi, una delle 17.508
isole dell'Indonesia.
Arrivarci
non è facile.
Richiede
un volo di 3 ore e mezza da Giacarta, seguito da un viaggio notturno in
traghetto, e infine un viaggio di 1 ore in barca per arrivare a “Kawasi”, un
villaggio di 2.2 persone vicino a una delle più grandi miniere di nichel in
Indonesia.
Il
sito da 4 miliardi di dollari in cui si trova la miniera è di proprietà del
gruppo “Harita” con sede in Indonesia e della cinese” Lygend Mining”.
Il
produttore cinese di componenti per batterie “GEM”, che fornisce componenti per
batterie a molti dei principali produttori di batterie del mondo, ha firmato un
accordo per l'acquisto di nichel dalla società, “PT Halmahera Persada Lygend”.
Il
prossimo cartello simile all'OPEC potrebbe essere nei metalli delle batterie.
Ma la
gente di” Kawasi” dice di avere paura a causa dell'inquinamento creato dalla
miniera.
Il “Guardian” riferisce che ci sono stati 900
casi segnalati di infezioni respiratorie acute nel 2020, metà dei quali in
bambini di età pari o inferiore a 4 anni.
Secondo
i funzionari sanitari indonesiani, l'incidenza di tali infezioni a “Kawasi” è
stata di poco inferiore al 20% nel 2020, rispetto a una media nazionale del 9%.
"La
differenza [da quando è iniziata l'estrazione] è enorme.
La spiaggia era ancora pulita, il mare non era
fangoso come questo e non ancora rosso.
La
gente pescava ancora davanti alle loro case", dice un'infermiera che vive
nel villaggio dal 2009, prima che la miniera entrasse in funzione.
"La
tendenza dei casi [più alti] di “ARI” è iniziata contemporaneamente all'inizio
anche dell'esplorazione [mineraria]".
Una
donna che vive nel villaggio dice:
"Continuo
a pensare: c'è futuro per i bambini?"
“Il
Guardian” ha prelevato campioni di acqua dalla fonte di acqua potabile per il
villaggio e li ha fatti testare in un laboratorio certificato dal governo.
I risultati hanno mostrato che il livello di
cromo esavalente – Cr6 – era di 60 parti per miliardo.
Il
governo indonesiano ha fissato il massimo consentito a 50 ppb.
Cr6
può causare danni al fegato, problemi riproduttivi e danni allo sviluppo se
ingerito o inalato.
L'esposizione a lungo termine attraverso
l'acqua potabile è stata anche collegata al cancro allo stomaco.
È lo
stesso cancerogeno che ha avuto un ruolo di primo piano nella causa di “Erin
Brockovich” contro” PG&E” che ha portato a uno dei più grandi accordi
legali nella storia degli Stati Uniti nel 1996.
L'azienda
risponde.
Non
sorprende che la compagnia mineraria affermi che i propri test mostrano un
livello accettabile di Cr6 nell'acqua potabile locale.
Sostiene che l'agente cancerogeno è comune
nelle aree tropicali e le sue operazioni non hanno contribuito alla sua
presenza.
Dice
di aver testato l'acqua di sorgente vicino a “Kawasi” dal 2013 al 2021.
Questi
test hanno dimostrato che soddisfaceva gli standard di qualità dell'acqua
stabiliti dal governo, con Cr6 registrato nell'intervallo da 5 a 40 ppb.
Ha
detto che i suoi test hanno dimostrato che non c'era scarico di “Cr6” dal suo
sistema o impatto sulla qualità dell'acqua delle sorgenti di “Kausi”.
“Halmahera
Persada Lygend” ha affermato che gli impatti positivi e negativi dei suoi
progetti sono stati valutati in un'analisi di impatto ambientale, che è stata rivista e approvata dal
governo.
Ha
anche detto che gli uffici ambientali provinciali e distrettuali hanno condotto
regolarmente ispezioni in loco per rivedere le operazioni aziendali e prelevare
campioni per l'analisi, se necessario.
Il
boom dei prezzi del nichel e una "corsa agli armamenti di batteria"
hanno visto una corsa allo sviluppo delle miniere, ma ci sono timori che la
supervisione normativa non sia riuscita a tenere il passo con il ritmo dello
sviluppo.
"Loro
[il governo indonesiano] stanno cercando di rimuovere la burocrazia per rendere
l'industria più attraente per gli investimenti, ma senza adeguate valutazioni
ambientali, potrebbe essere rischioso dato il modo in cui l'industria si sta
dirigendo", afferma l'esperto indonesiano di estrazione del nichel “Steven
Brown”.
“Matthew
Baird”, un avvocato ambientale con sede nel sud-est asiatico, dice a” The
Guardian” che ritenere le compagnie minerarie e la catena di approvvigionamento
responsabili dell'inquinamento è difficile, specialmente quando potrebbero
esserci più fonti per la contaminazione.
"Queste
grandi operazioni minerarie si trovano in aree molto inaccessibili e dove
operano di fatto come una 'città aziendale' del governo locale", dice.
"Le compagnie minerarie possono incolpare
altri problemi e che tutti possono essere corretti, ma poiché sono lì, c'è una
probabilità che stiano contribuendo al problema".
Molti
lettori ricorderanno come le “aziende del fracking” amano puntare il dito in
diverse direzioni per deviare la colpa da sé stesse per i terremoti, le acque
sotterranee inquinate e l'esplosione dell'acqua del rubinetto.
È lo stesso playbook inventato dall'industria
del tabacco.
"Non puoi provare quale sbuffo di fumo o
quale particolare sigaretta abbia causato il tuo cancro ai polmoni, quindi non
puoi ritenerci responsabili".
Se nessuno è responsabile, allora tutto è permesso.
Per
coloro che potrebbero essere influenzati da tali smentite, prenditi un momento
per guardare le foto del fiume rosso arrugginito che scorre vicino alle
operazioni minerarie presenti nell'articolo di “The Guardian” e chiediti se lo
berresti o permetteresti ai tuoi figli di nuotarci dentro.
La
rivoluzione dei veicoli elettrici.
I
produttori investono molto tempo e sforzi per assicurarsi che le aziende che
fanno parte della loro catena di approvvigionamento aderiscano ai loro standard
ambientali.
Contattata da “The Guardian”, Mercedes-Benz ha
dichiarato di aver preso sul serio le accuse e di aver immediatamente
contattato il suo fornitore diretto per chiarire le questioni sollevate, anche
se non acquista direttamente nichel.
La
produzione è un affare sporco.
Le fabbriche richiedono la bonifica della terra,
l'assemblaggio di ferro, acciaio e cemento, l'energia elettrica per far
funzionare tutti i macchinari e spesso migliaia di chilometri di emissioni di
trasporto per portare le materie prime alla fabbrica e i prodotti finiti ai
consumatori.
Il
messaggio per la rivoluzione “EV” è questo:
se
cerchiamo di attenerci a uno standard più elevato, dobbiamo tenere anche tutti
coloro che sono coinvolti in uno standard più elevato.
Parliamo spesso di esternalità non tassate che
consentono alle compagnie di combustibili fossili di prosperare.
Dobbiamo
assicurarci di non chiudere un occhio su simili esternalità non tassate quando
si verificano nella produzione di veicoli elettrici.
(Steve
Hanley scrive dell'interfaccia tra tecnologia e sostenibilità dalla sua casa in
Florida).
Quando
finirà la guerra in Ucraina?
Un
anno dopo, proviamo a rispondere.
Euironews.com
– Kal Berjikian – (24-2-2023) – ci dice:
I militari ucraini sparano con un carro
d'artiglieria francese Cesar calibro 155 mm/52 contro le posizioni russe in
prima linea nella regione ucraina orientale del Donbass.
La
previsione finale di un esperto, il professor “Andrew Cottey” dell'University
College di Cork (Irlanda):
"Un
lungo scenario di guerra, descritto come una sorta di conflitto congelato, in
cui si avrà un cessate il fuoco o un armistizio, ma il conflitto rimarrà
assolutamente irrisolto"
All'inizio
dell'invasione su vasta scala dell'Ucraina da parte della Russia, il 24
febbraio 2022, il mondo ha assistito letteralmente sotto shock.
L'aspettativa
era questa: le forze russe avrebbero preso d'assalto la capitale ucraina Kiev nel
giro di pochi giorni.
Invece,
in un anno di guerra, le forze ucraine hanno costantemente (e con successo)
respinto le truppe russe.
Ma
quelle vittorie sono arrivate a caro prezzo: migliaia di persone sono morte e più
di 8 milioni di persone sono fuggite in Europa.
Le
tensioni tra Nato e Mosca sono arrivate a livelli da Guerra Fredda.
Quando
finirà la guerra in Ucraina?
In
questo anno di guerra, la Russia ha, a volte, preso temporaneamente il
controllo di vaste aree del territorio ucraino. E le forze ucraine ne hanno
recuperato con successo gran parte.
Ma
questo avanti-e-indietro potrebbe significare che la guerra "è qui per
restare", almeno nell'immediato futuro.
Ne è
convinto “Mathieu Droin”, "visiting fellow" presso il “Center for
Strategic and International Studies”.
"Possiamo
vedere che l'equilibrio di potere della situazione militare è piuttosto in
stallo sul campo. Entrambi i Paesi] sono convinti di poter ancora prevalere
militarmente".
Scenari
ed esiti di guerra.
“Andrew Cottey”, professore presso il
Dipartimento di governo e politica dell'University College di Cork (Irlanda),
ha fornito a Euronews alcuni possibili esiti della guerra.
Il
primo –
che
sarebbe il più ottimistico dal punto di vista di Kiev - è che le forze ucraine
si muovano con successo verso Mariupol, sulla costa del Mar Nero, tagliando
fuori le forze russe dalla parte meridionale del Paese.
La
mossa "metterebbe anche la Crimea a rischio e, quindi, potenzialmente
potremmo assistere a un collasso delle forze russe e l'Ucraina potrebbe
effettivamente vincere", ha spiegato Cottey.
Un'altra
opzione sarebbe
una situazione di stallo militare, ad oltranza, per tutto il 2023.
La sua
previsione finale è che non ci sarà una vera conclusione.
(Prof.
Andrew Cottey -University College - Cork -Irlanda)
L'Ucraina
entrerà a far parte della Nato?
Prima
dell'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, Kiev era già un partner
attivo della Nato, inviando proprie truppe in Afghanistan durante la missione
dell'Alleanza in quel Paese.
Dal
febbraio 2022, il rapporto Nato-Kiev si è rapidamente rafforzato.
"Chiaramente
il conflitto sta portando l'Ucraina molto più vicino alla Nato, perché
l'Alleanza non sta inviando i propri soldati in Ucraina, ma gli Stati membri
stanno concedendo all'Ucraina tutti i loro carri armati, veicoli corazzati,
sistemi antiaerei e artiglieria, per aiutarla resistere", ha detto a Euronews “Jamie
Shea”, ex vice Segretario Generale della Nato.
Guerra
in Ucraina: come può la Nato aumentare la produzione di munizioni?
La
piena adesione alla Nato garantirebbe all'Ucraina un grado di protezione molto
più elevato contro la Russia, cosa che un partenariato, da solo, non permette.
Uno
degli aspetti chiave della Nato è il famoso Articolo 5: "Un attacco a uno Stato membro
è un attacco a tutti".
Ciò
significa che, in caso di attacco a uno Stato membro, tutti gli altri membri
della Nato aiuterebbero militarmente a difenderlo.
Tuttavia,
la Nato impone anche che i Paesi che desiderano aderire all'Alleanza non
possano avere controversie territoriali irrisolte all'interno dei propri
confini.
"L'adesione
dell'Ucraina è altamente improbabile, finché infuria la guerra", spiega “Mathieu Droin”.
"Ciò
significa che finché ci saranno truppe russe sul suolo ucraino, l'adesione
dell'Ucraina costringerebbe la Nato e la Russia a confrontarsi direttamente nel
paese", aggiunge.
La
Nato non può tenere l'Ucraina in una sorta di "sala d'attesa"
permanente, dichiarando il proprio "Sì" in linea di principio
all'adesione, ma senza mai fissare una data".
I
combattimenti potrebbero estendersi ad altri paesi?
Molti
nella comunità internazionale temevano che il conflitto potesse estendersi al
di fuori dei confini dell'Ucraina.
Ma
mentre i combattimenti vanno avanti, quell'idea sembra progressivamente meno
probabile, nonostante ciò che “Mathieu Droin” chiama "errori di
calcolo", come un missile che ha colpito la Polonia a novembre, causando
due vittime.
Perché,
ha aggiunto “Droin”, un'escalation in Europa non è nell'interesse di nessuno.
“È
giusto dire che nessuno vuole un'escalation.
Per il
momento, non è nell'interesse della Russia.
E non è, ovviamente, nell'interesse della
Nato.
Quindi,
ci sono linee concordate secondo cui il conflitto dovrebbe rimanere entro i
confini dell'Ucraina"
Non è
escluso, invece, che potranno essere più "attacchi ibridi" o
"attacchi informatici ibridi" al di fuori dell'Ucraina.
Mentre
infuria la guerra in Ucraina, per quanto tempo la vicina Moldova può rimanere
neutrale?
All'inizio
di febbraio, la presidente della Moldova, “Maia Sandu”, ha riferito che il
Cremlino stava tramando un potenziale colpo di stato all'interno dei suoi
confini.
Un'accusa
che Mosca ha negato.
Del
resto, a fine novembre 2021 anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky
accennò ad un possibile colpo di stato in Ucraina, architettato da Putin.
Poi,
due mesi dopo...
Ma la
guerra potrebbe allargarsi, secondo il professor” Cottey”, se la Russia usasse
davvero armi nucleari in Ucraina.
“Se la
Russia dovesse usare armi nucleari, l'Occidente potrebbe essere direttamente
coinvolto nella guerra in Ucraina in termini di dispiegamento di militari nel
Paese.
E, ovviamente, questo è uno scenario molto
preoccupante.
Ma
molti analisti pensano che sia "ragionevolmente improbabile".
Non
sarebbe militarmente conveniente per la Russia e avrebbe tutta una serie di conseguenze
molto negative per Mosca".
La
de-dollarizzazione entra nel vivo.
Unz.com - PEPE ESCOBAR – (27 APRILE 2023) – ci
dice:
È
ormai accertato che lo status del dollaro USA come valuta di riserva globale si
sta erodendo.
Quando
i media occidentali corporativi iniziano ad attaccare seriamente la narrativa
della de-dollarizzazione del mondo multipolare, sai che il panico a Washington
è pienamente iniziato.
I
numeri: la quota in dollari delle riserve globali era del 73% nel 2001, del 55%
nel 2021 e del 47% nel 2022.
Il
punto chiave è che l'anno scorso la quota del dollaro è scivolata 10 volte più
velocemente della media degli ultimi due decenni.
Ora
non è più inverosimile proiettare una quota globale in dollari di solo il 30%
entro la fine del 2024, in coincidenza con le prossime elezioni presidenziali
statunitensi.
Il
momento decisivo – il vero innesco che ha portato alla caduta dell'egemone – è
stato nel febbraio 2022, quando oltre 300 miliardi di dollari in riserve estere
russe sono stati "congelati" dall'occidente collettivo, e ogni altro
paese del pianeta ha iniziato a temere per le proprie riserve di dollari all'estero.
C'è stato
un certo sollievo comico in questa mossa assurda, però:
l'UE "non riesce a trovarla" la
maggior parte.
Ora
spunto per alcuni attuali sviluppi essenziali sul fronte del trading.
Oltre
il 70% degli accordi commerciali tra Russia e Cina ora utilizza il rublo o lo
yuan, secondo il ministro delle finanze russo Anton Siluanov.
Russia
e India stanno commerciando petrolio in rupie.
Meno di quattro settimane fa,” Banco Bocom BBM”
è diventata la prima banca latinoamericana a iscriversi come partecipante
diretto al “Cross-Border Interbank Payment System” (CIPS), che è l'alternativa
cinese al sistema di messaggistica finanziaria guidato dall'occidente, “SWIFT”.
La
cinese “CNOOC” e la francese “Total” hanno firmato il loro primo commercio di “GNL
in yuan” attraverso lo “Shanghai Petroleum and Natural Gas Exchange”.
L'accordo
tra Russia e Bangladesh per “la costruzione della centrale nucleare di Rioppor”
aggirerà anche il dollaro USA.
Il
primo pagamento di $ 300 milioni sarà in yuan, ma la Russia cercherà di passare
i prossimi in rubli.
Il
commercio bilaterale della Russia e della Bolivia ora accetta insediamenti in
Bolivia.
Questo
è estremamente pertinente, considerando che la spinta di “Rosatom” è una parte
cruciale dello sviluppo dei depositi di litio in Bolivia.
In
particolare, molti di questi scambi coinvolgono paesi BRICS – e oltre.
Almeno
19 nazioni hanno già chiesto di aderire ai BRICS +, la versione estesa della
principale istituzione multipolare del 21 ° secolo, i cui membri fondatori sono
Brasile, Russia, India e Cina, poi Sud Africa.
I ministri degli esteri dei cinque paesi
inizieranno a discutere le modalità di adesione per i nuovi membri in un
prossimo vertice di giugno a Città del Capo.
I
BRICS, allo stato attuale, sono già più rilevanti per l'economia globale
rispetto al G7.
Gli
ultimi dati del FMI rivelano che le cinque nazioni BRICS esistenti
contribuiranno per il 32,1% alla crescita globale, rispetto al 7,29% del G9.
Con
Iran, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Turchia, Indonesia e Messico come
possibili nuovi membri, è chiaro che i principali attori del Sud del mondo
stanno iniziando a concentrarsi sull' “istituzione multilaterale” per
eccellenza in
grado di distruggere l'egemonia occidentale.
Il
presidente russo Vladimir Putin e il principe ereditario saudita Mohammad bin
Salman (Mbps) stanno lavorando in totale sincronia mentre la partnership di
Mosca con Riyadh nell'OPEC + si metastatizza in BRICS +, parallelamente
all'approfondimento del partenariato strategico Russia-Iran.
Mbps
ha volontariamente guidato l'Arabia Saudita verso il nuovo trio di potere
dell'Eurasia Russia-Iran-Cina (RIC), lontano dagli Stati Uniti.
Il
nuovo gioco in Asia occidentale è il BRIICSS in arrivo – che presenta,
sorprendentemente, sia l'Iran che l'Arabia Saudita, la cui storica
riconciliazione è stata mediata da un altro peso massimo dei BRICS, la Cina.
È
importante sottolineare che l'evoluzione del riavvicinamento Iran-Arabia
Saudita implica anche una relazione molto più stretta tra il “Consiglio di
cooperazione del Golfo” (GCC) nel suo complesso e il partenariato strategico
Russia-Cina.
Ciò si
tradurrà in ruoli complementari – in termini di connettività commerciale e
sistemi di pagamento – per il corridoio internazionale di trasporto nord-sud
(INSTC), che collega Russia-Iran-India, e il corridoio economico Cina-Asia
centrale-Asia occidentale, un pilastro chiave dell'ambiziosa iniziativa
multimiliardaria di Pechino” Belt and Road Initiative” (BRI).
Oggi,
solo il Brasile, con il suo presidente “Luiz Inácio Lula Da Silva ingabbiato
dagli americani e una politica estera irregolare, corre il rischio di essere relegato
dai BRICS allo status di attore secondario.
Oltre
BRIICSS.
Il
treno della de-dollarizzazione è stato spinto allo status di alta velocità
dagli effetti accumulati del caos della catena di approvvigionamento legato al
Covid e delle sanzioni occidentali collettive sulla Russia.
Il
punto essenziale è questo:
i BRICS hanno le materie prime e il G7
controlla la finanza.
Questi ultimi non possono coltivare materie
prime, ma i primi possono creare valute, specialmente quando il loro valore è
legato a beni tangibili come oro, petrolio, minerali e altre risorse naturali.
Probabilmente
il fattore chiave è che i prezzi del petrolio e dell'oro si stanno già
spostando verso Russia, Cina e Asia occidentale.
Di
conseguenza, la domanda di obbligazioni denominate in dollari sta lentamente ma
inesorabilmente crollando.
Trilioni di dollari USA inizieranno
inevitabilmente a tornare a casa, frantumando il potere d'acquisto del dollaro
e il suo tasso di cambio.
La
caduta di una valuta armata finirà per distruggere l'intera logica dietro la
rete globale degli Stati Uniti di 800 + basi militari e i loro bilanci
operativi.
Da
metà marzo, a Mosca, durante il “Forum economico della Comunità degli Stati
Indipendenti” (CSI) – una delle principali organizzazioni intergovernative in
Eurasia formata dopo la caduta dell'URSS – un'ulteriore integrazione viene
attivamente discussa tra il CSI, l'”Unione economica eurasiatica” (EAEU), l'”Organizzazione
per la cooperazione di Shanghai” (SCO) e i BRICS.
Le
organizzazioni eurasiatiche che coordinano il contrattacco all'attuale sistema
guidato dall'Occidente, che calpesta il diritto internazionale, non è stato per
caso uno
dei temi chiave del discorso del ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov alle
Nazioni Unite all'inizio di questa settimana.
Non è
nemmeno un caso che quattro stati membri della “CS”I – la Russia e tre
"stan" dell'Asia centrale – abbiano fondato la “SCO” insieme alla
Cina nel giugno 2001.
La
combinazione globalista Davos/Great Reset, a tutti gli effetti pratici, ha
dichiarato guerra al petrolio subito dopo l'inizio dell'operazione militare
speciale russa (SMO) in Ucraina.
Hanno
minacciato l'OPEC+ di isolare la Russia – o altro, ma hanno fallito in modo
umiliante.
L'OPEC+,
effettivamente gestito da Mosca-Riyadh, ora governa il mercato petrolifero
globale.
Le
élite occidentali sono in preda al panico.
Soprattutto dopo “la bomba di Lula sul suolo
cinese” durante la sua visita con Xi Jinping, quando ha invitato tutto il Sud
del mondo a sostituire il dollaro USA con le proprie valute nel commercio
internazionale.
Christine
Lagarde, presidente della Banca centrale europea (BCE), ha recentemente
dichiarato al “Council of Foreign Relations “di New York – il cuore della matrice
dell'establishment statunitense – che "le tensioni geopolitiche tra Stati Uniti e
Cina potrebbero aumentare l'inflazione del 5% e minacciare il dominio del
dollaro e dell'euro".
La
svolta monolitica attraverso i media mainstream occidentali è che le economie
BRICS che commerciano normalmente con la Russia "creano nuovi problemi per
il resto del mondo".
Questa
è una totale assurdità: crea solo problemi al dollaro e all'euro.
L' “occidente
collettiv”o sta raggiungendo la” Desperation Row” – ora programmata con il
sorprendente annuncio di un ticket presidenziale Biden-Harris negli Stati Uniti
di nuovo in corsa nel 2024.
Ciò
significa che i gestori neo-con dell'amministrazione statunitense
raddoppieranno il loro piano per scatenare una guerra industriale contro Russia
e Cina entro il 2025.
Il
petroyuan vieneth.
E
questo ci riporta alla de-dollarizzazione e a ciò che sostituirà la valuta di
riserva egemonica del mondo.
Oggi, il “GCC” rappresenta oltre il 25% delle
esportazioni globali di petrolio (l'Arabia Saudita si attesta al 17%).
Oltre il 25% delle importazioni di petrolio
della Cina proviene da Riyadh.
E la
Cina, prevedibilmente, è il principale partner commerciale del GCC.
Lo”
Shanghai Petroleum and Natural Gas Exchange” è entrato in attività nel marzo
2018.
Qualsiasi produttore di petrolio, da qualsiasi
luogo, può vendere a Shanghai in yuan oggi.
Ciò significa che l'equilibrio di potere nei
mercati petroliferi si sta già spostando dal dollaro USA allo yuan.
Il
problema è che la maggior parte dei produttori di petrolio preferisce non
tenere grandi scorte di yuan;
Dopo tutto, tutti sono ancora abituati al
petrodollaro.
Suggerimento per Pechino che collega i futures
sul greggio a Shanghai alla conversione dello yuan in oro.
E tutto questo senza toccare le enormi riserve
auree della Cina.
Questo
semplice processo avviene tramite scambi di oro istituiti a Shanghai e Hong
Kong.
E non
a caso, si trova al centro di una nuova valuta per aggirare il dollaro in
discussione dall'EAEU.
Il
dumping del dollaro ha già un meccanismo:
sfruttare appieno i futuri contratti
petroliferi della “Shanghai Energy Exchange” in yuan.
Questo
è il percorso preferito per la fine del petrodollaro.
La proiezione
di potenza globale degli Stati Uniti si basa fondamentalmente sul controllo
della valuta globale.
Il
controllo economico è alla base della dottrina del "Full Spectrum
Dominance" del Pentagono.
Eppure
ora, anche la proiezione militare è nel caos, con la Russia che mantiene
un'avanzata irraggiungibile sui missili ipersonici e Russia-Cina-Iran in grado
di schierare una serie di killer di portaerei.
L'Egemone
– aggrappato a un cocktail tossico di neoliberismo, demenza sanzionatoria e
minacce diffuse – sta sanguinando dall'interno.
La
de-dollarizzazione è una risposta inevitabile al collasso del sistema.
In un
ambiente” Sun Tzu 2.0”, non c'è da meravigliarsi che la partnership strategica
Russia-Cina non mostri alcuna intenzione di interrompere il nemico quando è
così impegnato a sconfiggere sé stesso.
La
vendetta dell'impero:
incendiare
l'Eurasia meridionale.
Unz.com
- PEPE ESCOBAR – (22 APRILE 2023) – ci dice:
La
dissonanza cognitiva collettiva mostrata dal “branco di iene con facce lucide” che
guidano la politica estera degli Stati Uniti non dovrebbe mai essere
sottovalutata.
Eppure
quegli psicopatici
neo-conservatori straussiani sono stati in grado di ottenere un successo tattico.
L'Europa
è una nave di pazzi diretti verso Scilla e Cariddi – con quisling come il
francese “Le Petit Roi” e il tedesco “Liver Sausage Chancellor” che collaborano
alla debacle, con tanto di gallerie che annegano in un vortice di moralismo
isterico.
Sono
coloro che guidano l'Egemone che stanno distruggendo l'Europa.
Non la
Russia.
Ma poi
c'è “The Big Picture of The New Great Game 2.0”.
Due
analisti russi, con mezzi diversi, hanno elaborato una tabella di marcia
sorprendente, abbastanza complementare e abbastanza realistica.
Il
generale “Andrei Gurulyov”, in pensione, è ora membro della Duma.
Ritiene
che la guerra NATO contro Russia sul suolo ucraino finirà solo entro il 2030 –
quando l'Ucraina avrebbe sostanzialmente cessato di esistere.
La sua
scadenza è il 2027-2030 – qualcosa che nessuno finora ha osato prevedere.
E "cessare di esistere", secondo “Gurulyov”,
significa effettivamente scomparire da qualsiasi mappa.
Implicita è la conclusione logica
dell'”Operazione Militare Speciale” – ribadita più e più volte dal “Cremlino e
dal Consiglio di Sicurezza”:
la smilitarizzazione
e la denazificazione dell'Ucraina; stato neutrale; nessuna adesione alla NATO;
e "indivisibilità della sicurezza", allo stesso modo, per l'Europa e
lo spazio post-sovietico.
Quindi,
fino a quando non avremo questi fatti sul terreno,” Gurulyov” sta
essenzialmente dicendo che il Cremlino e lo Stato Maggiore russo non faranno
concessioni.
Nessun
"conflitto congelato" imposto dalla “Beltway “o “falso cessate il
fuoco”, che tutti sanno non sarà rispettato, proprio come gli “accordi di
Minsk” non sono mai stati rispettati.
Eppure
Mosca, abbiamo un problema.
Per
quanto il Cremlino possa sempre insistere che questa non è una guerra contro i
fratelli e i cugini ucraini slavi – il che si traduce in nessun” Shock'n Awe”
in stile americano che polverizza tutto ciò che è in vista – il verdetto di”
Gurulyov” implica che la distruzione dell'attuale, canceroso e corrotto stato
ucraino è un must.
Un”
sitrep” completo del crocevia cruciale, così com'è, sostiene correttamente che
se la Russia è stata in Afghanistan per 10 anni, e in Cecenia, tutti i periodi
combinati, per altri 10 anni, l'attuale “SMO” – altrimenti descritto da alcune
persone molto potenti a Mosca come una "quasi guerra" – e per di più
contro la piena forza della NATO, potrebbe durare altri 7 anni.
Il “sitrep”
sostiene anche correttamente che per la Russia l'aspetto cinetico della
"quasi guerra" non è nemmeno il più rilevante.
In
quella che a tutti gli effetti pratici è una guerra all'ultimo sangue contro il
neoliberismo occidentale, ciò che conta davvero è un Grande Risveglio russo –
già in vigore:
"L'obiettivo della Russia è quello di
emergere nel 2027-2030 non come un semplice 'vincitore' in piedi sulle rovine
di un paese già dimenticato, ma come uno stato che si è riconnesso con il suo
arco storico, ha ritrovato sé stessa, ha ristabilito i suoi principi, il suo
coraggio nel difendere la sua visione del mondo".
Sì,
questa è una guerra di civiltà, come Alexander Dugin ha magistralmente
sostenuto.
E si tratta di una rinascita della civiltà.
Eppure,
per gli
psicopatici neo-conservatori straussiani, questo è solo un altro racket per
far precipitare la Russia nel caos, installare un burattino e rubare le sue
risorse naturali.
Fuoco
nel buco.
L'analisi
di “Andrei Bezrukov £integra perfettamente quella di “Gurulyov “(anche, in russo).
“Bezrukov”
è un ex colonnello dell'”SVR” (intelligence straniera russa) e ora professore
della cattedra di analisi applicata dei problemi internazionali presso “MGIMO”
e presidente del “think tank” “Council on Foreign and Defense Policy”.
“Bezrukov”
sa che l'Impero non accetterà l'imminente, massiccia umiliazione della NATO in
Ucraina.
E
anche prima della possibile tempistica 2027-2030 proposta da “Gurulyov”,
sostiene, è destinata a incendiare l'Eurasia meridionale – dalla Turchia alla
Cina.
Il
presidente Xi Jinping, nella sua memorabile visita al Cremlino il mese scorso,
ha detto al presidente Putin che il mondo sta subendo cambiamenti "mai
visti in 100 anni".
“Bezrukov”,
opportunamente, ci ricorda lo stato delle cose allora:
"Negli
anni dal 1914 al 1945, il mondo era nello stesso stato intermedio in cui si
trova ora.
Quei
trent'anni hanno cambiato completamente il mondo:
dagli
imperi e dai cavalli all'emergere di due potenze nucleari, l'ONU e il volo
transatlantico.
Stiamo
entrando in un periodo simile, che questa volta durerà circa vent'anni".
L'Europa,
prevedibilmente, "si allontanerà", poiché "non è più il centro
assoluto dell'universo".
In
mezzo a questa ridistribuzione del potere, “Bezrukov “torna a uno dei punti
chiave di un'analisi fondamentale sviluppata nel recente passato da “Andre
Gunder Frank”:
"200-250 anni fa, il 70% della produzione
era in Cina e in India.
Stiamo
tornando a circa lì, che corrisponderà anche alla dimensione della popolazione".
Quindi
non c'è da meravigliarsi che la regione in più rapido sviluppo – che “Bezrukov”
caratterizza come "Eurasia meridionale" – possa diventare una
"zona a rischio", potenzialmente convertita dall'Egemone in un enorme
barile di potere.
Sottolinea
come l'Eurasia meridionale sia costellata da confini contrastanti – come in
Kashmir, Armenia-Azerbaigian, Tagikistan-Kirghizistan.
L'egemone è destinato a investire in una
fiammata di conflitti militari sui confini contesi e tendenze separatiste (ad esempio
in Belucistan).
“Operazioni
nere della CIA” a bizzeffe.
La
Russia sarà comunque in grado di cavarsela, secondo “Bezrukov”:
"La
Russia ha grandi vantaggi, perché siamo il più grande produttore di cibo e
fornitore di energia.
E
senza energia a basso costo non ci saranno progressi e digitalizzazione.
Inoltre, siamo il collegamento tra Oriente e
Occidente, senza il quale il continente non può vivere, perché il continente
deve commerciare.
E se il Sud brucia, le rotte principali non
saranno attraverso gli oceani del Sud, ma del Nord, principalmente via
terra".
La
sfida più grande per la Russia sarà quella di mantenere la stabilità interna:
"Tutti
gli stati si divideranno in due gruppi in questo punto di svolta storico:
quelli che possono mantenere la stabilità interna e muoversi ragionevolmente,
senza spargimento di sangue nel prossimo ciclo tecnologico – e poi quelli che
non sono in grado di farlo, che scivolano fuori strada, che sbocciano una
sanguinosa resa dei conti interna come abbiamo avuto cento anni fa.
Questi ultimi torneranno indietro di dieci o
vent'anni, successivamente si leccheranno le ferite e cercheranno di
raggiungere tutti gli altri.
Quindi
il nostro compito è mantenere la stabilità interna".
Ed è
qui che il” Grande Risveglio” accennato da “Gurulyov”, o la Russia che si
riconnette con il suo vero “ethos di civiltà”, come direbbe Dugin, giocherà il
suo ruolo unificante.
C'è
ancora molta strada da fare – e una guerra contro la NATO da vincere.
Nel frattempo, in altre notizie, gli “Hack di Egemoni
“stanno girando che il Nord Atlantico si è trasferito nel sud della Cina.
Buonanotte, e buona fortuna.
PRODUTTORI
DI CARNE
NEL
PANICO PER LE NOTIZIE
SUL
VACCINO MRNA.
Comedonchisciotte.org
– Redazione CDC- Dott. Joseph Mercola – (19 Aprile 2023) – ci dice:
(articles.mercola.com)
LA
STORIA IN SINTESI.
I
produttori di carne suina utilizzano “vaccini” personalizzati a base di mRNA
sulle loro mandrie dal 2018, senza informare il pubblico.
Tutti
i “vaccini” personalizzati a base di mRNA non sono stati testati.
Solo
la piattaforma di mRNA è stata approvata.
Secondo
la “National Cattlemen’s Beef Association”, “non esistono vaccini a base di
mRNA attualmente autorizzati per l’uso nei bovini da carne negli Stati Uniti “.
Tuttavia, un lobbista dell’associazione sostiene di
aver “vaccinato due volte” la propria mandria con un “vaccino” a mRNA contro la
malattia respiratoria bovina.
L’Università
dello Stato dell’Iowa ha iniziato a sperimentare un “vaccino” a mRNA contro il
virus respiratorio sinciziale bovino il 1° ottobre 2021.
Il
disegno di legge 1169 del Missouri richiede l’etichettatura dei prodotti che
possono alterare i suoi geni.
Le
lobby della Big Ag si oppongono fermamente.
La
scorsa settimana ho riportato la notizia che i produttori di carne suina
utilizzano “vaccini” personalizzabili a base di mRNA sulle loro mandrie dal 2018,
senza informare il pubblico.
La
questione è venuta a galla solo dopo che l’avvocato “Tom Renz” ha iniziato a
promuovere una nuova legge nel Missouri (House Bill 1169) che ha contribuito a
scrivere che richiederebbe l’etichettatura dei prodotti a base di mRNA.
In un
tweet del 1° aprile 2023 (e no, non si trattava di un pesce d’aprile), Renz ha dichiarato:
“BREAKING
NEWS: i lobbisti delle associazioni di allevatori di bestiame e di suini in
diversi Stati hanno CONFERMATO che utilizzeranno vaccini a base di mRNA nei
suini e nelle mucche QUESTO MESE.
DOBBIAMO
SOSTENERE LA HB1169 DEL MISSOURI.
È
LETTERALMENTE l’UNICA possibilità che abbiamo per impedirlo… NESSUNO conosce
gli impatti di questa pratica, ma siamo tutti potenzialmente esposti al rischio
di una #morteimprovvisa se non la fermiamo”.
L’agenda
transumanista e la sua attenzione per il cibo.
In
pochi giorni, i media alternativi si sono occupati di questa storia e “Renz” ha
iniziato a fare la sua parte condividendo le prove che dimostrano che il governo degli Stati Uniti sta
lavorando all’integrazione dei vaccini negli alimenti da almeno due decenni.
In un’intervista
del 2 aprile 2023 con “Naomi Wolf”, Ph.D., Renz ha dichiarato:
“[Bill]
Gates, l’OMS [Organizzazione Mondiale della Sanità], una tonnellata di queste
università: stanno tutti parlando di includere vaccini a mRNA come parte del
cibo.
Modificheranno
i geni di questi alimenti per renderli vaccini a mRNA”.
L’industria
non vuole che tu sappia cosa sta facendo.
Le
pressioni delle” lobby di Big Ag” contro questa proposta di legge che richiede
la trasparenza dell’industria su questo importante tema sono state enormi, e
uno dei motivi potenziali è che dovrebbero ammettere che ogni tipo di alimento
potrebbe essere stato vaccinato con vaccini a mRNA, avere modifiche genetiche o
essere modificato per essere utilizzato come vaccino per gli esseri umani.
Questo
non solo potrebbe distruggere” Big Ag”, ma avrebbe anche un serio impatto su
eventuali tentativi surrettizi di “Big Pharma” di utilizzare
l’approvvigionamento alimentare come strumento per distribuire vaccini
all’insaputa dei consumatori.
In
breve,” Renz” sospetta che l’agenda transumanista dei globalisti venga portata avanti in segreto utilizzando la terapia genica nella
produzione alimentare.
Non
posso fare a meno di chiedermi se l’industria non si renda conto di come la
terapia genica dell’mRNA nel bestiame possa influire sui consumatori, oppure se
voglia nascondere il fatto che sta usando la terapia genica perché sa che può
influire anche sugli esseri umani.
Globalisti
sicofanti come il fondatore del World Economic Forum Klaus Schwab hanno ammesso apertamente di voler
alterare l’umanità, sia a livello genetico che attraverso l’incorporazione di
intelligenza artificiale e nanotecnologie nel corpo umano.
E,
utilizzando il COVID-19 come copertura, sono riusciti a trasformare l’intera
popolazione mondiale in cavie per questa pericolosa sperimentazione.
Come sottolineato
da “Renz “nell’intervista di “Real America’s Voice” di cui sopra, sappiamo per
certo che le iniezioni di mRNA COVID non hanno alcun effetto benefico in
termini di prevenzione dell’infezione da COVID.
I
“vaccini” a mRNA nel bestiame non sono stati testati.
Se le
iniezioni di mRNA COVID non prevengono l’infezione, perché dovremmo pensare che
le iniezioni di mRNA per le infezioni virali e batteriche nei suini funzionino
meglio?
Uno degli aspetti più inquietanti
dell’utilizzo di “vaccini” a base di mRNA nei suini è il fatto che tutti questi
vaccini sono per definizione non testati.
Come
spiega “Merck” sul suo sito web, il suo “vaccino suino personalizzato”, “Sequivity”,
non è un vaccino.
“Sequivity”,
non è un vaccino ma, piuttosto, una piattaforma che permette di personalizzare
all’infinito i “vaccini a mRNA”.
I
vaccini personalizzati a base di mRNA che vengono creati grazie a “Sequivity”
non sono assolutamente testati.
Ecco come funziona:
Un
agente patogeno viene raccolto e inviato a un laboratorio diagnostico.
Il
gene di interesse viene sequenziato e inviato elettronicamente agli analisti di
“Sequivity”.
Una
versione sintetica del gene di interesse viene sintetizzata e inserita nella
piattaforma di produzione dell’RNA.
Le
particelle di RNA rilasciate dalle cellule di produzione incubate vengono
raccolte e formulate in un “vaccino” personalizzato.
Come
ha osservato “Zoetis”, il più grande produttore di farmaci e vaccini
veterinari:
“Sequivity ha condotto studi di sicurezza ed
efficacia basati sulla piattaforma con un primo lotto sperimentale, che
probabilmente non è quello richiesto dai clienti per i loro prodotti “.
Qual era
il campione iniziale?
L’mRNA
contro una malattia batterica avrà lo stesso effetto sugli animali dell’mRNA
contro un’infezione virale?
Quali
“geni di interesse” vengono scelti?
Se
vengono selezionate “le proteine spike”, potrebbero essere patogene come la
proteina spike della SARS-CoV-2?
Negli
ambienti “CAFO” con elevate popolazioni di animali, le mutazioni non si
diffonderanno in quanto i batteri e i virus sono sottoposti a una costante
pressione vaccinale “personalizzata” per adattarsi e diventare più pericolosi?
Queste
sono solo alcune delle domande che necessitano di una risposta.
In fin
dei conti, il fatto che le vaccinazioni a base di mRNA possano essere
personalizzate all’infinito senza test di sicurezza dimostra quanto il
Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti e la Food and Drug
Administration siano in crisi.
È
semplicemente impossibile garantire che le iniezioni di mRNA personalizzate
siano sicure.
Il fatto che la piattaforma stessa funzioni e
permetta questa personalizzazione NON dimostra la sicurezza e l’efficacia delle
iniezioni preparate.
L’approvazione
della piattaforma non dimostra nemmeno che il cibo sia sicuro per il consumo
dopo essere stato trattato con l’mRNA.
Latte
vaccino usato per immunizzare i topi.
Come
riportato dal “Dr. Peter McCullough”, i ricercatori cinesi hanno dimostrato che
il cibo può essere trasformato in un vaccino.
“L’approvvigionamento
alimentare della nazione può essere manipolato dalle agenzie di salute pubblica
per influenzare i risultati della popolazione…
Ora si
sta prendendo in considerazione una via di somministrazione orale specifica per
la vaccinazione COVID-19 utilizzando l’mRNA nel latte di mucca.
“Zhang
e colleghi “hanno dimostrato che un codice mRNA abbreviato di 675 coppie di
basi poteva essere caricato in pacchetti di fosfolipidi chiamati mesosomi derivati
dal latte e poi, utilizzando lo stesso latte, essere somministrato ai topi.
Il
tratto gastrointestinale dei topi ha assorbito gli mesosomi e l’mRNA deve
essere arrivato nel flusso sanguigno e nel tessuto linfatico perché nei topi nutriti sono stati prodotti
anticorpi contro la proteina SARS-CoV-2 Spike (dominio legante il recettore) …
Considerati
i danni che i vaccini a base di mRNA hanno generato in termini di lesioni,
disabilità e decessi, questi dati sollevano notevoli questioni etiche.
Il
progetto COVID degli Stati Uniti ha dimostrato che il 25% degli americani è
riuscito a non farsi vaccinare.
Questo
tipo di persone si opporrebbe fortemente alla presenza di mRNA
nell’alimentazione, in particolare se ciò avvenisse in modo surrettizio o con
un’etichettatura/avvertenze minime…
Per
coloro che hanno assunto uno dei vaccini COVID-19, avere il vaccino del latte
come offerta dell’EUA consentirebbe di caricare ancora di più l’organismo con
l’mRNA sintetico che si è dimostrato resistente alle “ribonucleasi” e può
risiedere in modo permanente nel corpo umano.
Queste
osservazioni mi portano a concludere che la tecnologia dell’mRNA è appena
entrata in una fase di sviluppo completamente nuova e molto più oscura.
Aspettiamoci
ulteriori ricerche e resistenze all’mRNA nella nostra alimentazione.
I cinesi hanno appena compiuto il primo di
quelli che probabilmente saranno molti altri passi pericolosi per il mondo”.
Anche
la carne di manzo sarà trattata con l’mRNA?
Al
momento, non ci sono prove che indichino che i bovini da carne vengano trattati
con “vaccini” a mRNA personalizzabili, né in Europa né negli Stati Uniti.
Anche
la “National Cattlemen’s Beef Association “ha smentito la notizia, affermando
che “non ci sono vaccini a mRNA attualmente autorizzati per l’uso nei bovini da
carne negli Stati Uniti”.
Detto
questo, la “Cattlemen’s Association” ha precedentemente confermato l’intenzione
di utilizzare vaccini a mRNA nei bovini,) che potrebbero riguardare sia i
bovini da latte che quelli da carne.
Il tempo ci dirà se l’indignazione pubblica
fermerà questi piani.
È chiaro che l’Associazione degli allevatori è
preoccupata per le voci che circolano su internet e che indicano che l’mRNA è
già in uso.
Il 3
aprile 2023, il commissario del “Dipartimento dell’Agricoltura del Texas”, “Sid
Miller”, ha rilasciato una dichiarazione in cui promette di condurre una
valutazione dei rischi della tecnologia prima della sua adozione:
“Da
quando la notizia dello sviluppo di vaccini a base di mRNA e di trattamenti a
base di mRNA per il bestiame è giunta all’attenzione del “Dipartimento
dell’Agricoltura del Texas”, abbiamo lavorato per sviluppare una valutazione
dei rischi associati a questa tecnologia basata su dati di fatto e scientifici.
La
nostra analisi includerà la ricerca clinica, la struttura della legge texana
esistente e l’impatto pubblico, economico e produttivo delle diverse politiche
che potremmo adottare.
Il mio obiettivo è quello di garantire che
l’agricoltura del Texas rimanga sicura, affidabile, sana e del tutto priva di
tecnologie pericolose o non provate.
Personalmente
prendo la questione molto seriamente.
Non ci
sono idee politiche.
Solo
una proposta ben ragionata e ben studiata, basata su un’ampia gamma di input da
parte di stakeholder, scienziati, agronomi e altri esperti.
La “TDA” sta esaminando la questione e
condividerà le vostre preoccupazioni. Restate sintonizzati…”
Confusione
causata dal lobbista dell’”Associazione degli allevatori di bestiame”.
Ciò
che sta causando una notevole confusione sulla questione è una dichiarazione
fatta dal lobbista della “National Cattlemen’s Beef Association” Shannon Cooper
davanti alla “Camera del Missouri”.
“Cooper”
ha detto ai membri della Camera di aver recentemente “vaccinato due volte” la
sua mandria con “vaccini che hanno questo mRNA “.
Secondo “Cooper”, il “vaccino” con mRNA
somministrato era per la malattia respiratoria bovina.
Si è
confuso?
Ha forse creduto erroneamente che il vaccino
somministrato contenesse mRNA? Oppure la “National Cattlemen’s Beef Association”
non è corretta nell’affermare che non esistono vaccini a base di mRNA approvati
per i bovini negli Stati Uniti?
Oppure,
vengono utilizzati vaccini sperimentali a base di mRNA senza approvazione?
Chi
può saperlo a questo punto?
Quello
che sappiamo è che si stanno sviluppando “vaccini” a base di mRNA contro le
malattie respiratorie dei bovini.
“L’Università
dello Stato dell’Iowa” ha iniziato a sperimentare un “vaccino” a base di mRNA
contro il virus respiratorio sinciziale dei bovini il 1° ottobre 2021.
La data di conclusione del progetto è indicata
al 30 settembre 2026.
Secondo
la presentazione della sperimentazione, i topi sarebbero stati utilizzati per
stabilire la prova di concetto.
Le mucche saranno utilizzate nel secondo anno
della sperimentazione. Supponendo che si rispetti la tabella di marcia, ciò
significa che le mucche verranno sperimentate alla fine del 2023 e/o nel 2024.
Il
bestiame vaccinato con l’mRNA è sicuro da mangiare?
Considerando
che le autorità sanitarie insistono sul fatto che le vaccinazioni COVID sono
sicure, non c’è da stupirsi che insistano anche sul fatto che non ci sono
problemi associati al consumo di carne trattata con mRNA.
Ma
possiamo fidarci di loro?
Che ne
è delle cellule che ora vengono dirottate dall’istruzione dell’mRNA estraneo
per creare nuove proteine?
Queste
proteine sono sicure da consumare?
Per
quanto tempo le particelle nano-lipidiche si conservano nei tessuti?
Il
bestiame, come i suini, viene vaccinato di routine contro diverse malattie e
molti di questi vaccini devono essere somministrati in momenti specifici per
garantire che non rimangano residui nella carne.
Quindi,
quando i suini ricevono queste iniezioni di mRNA personalizzate?
E
potrebbero esserci residui di vaccino a base di mRNA nella carne di maiale che
acquisti?
I
vaccini vengono quasi sempre somministrati nel quarto posteriore dell’animale
e, secondo gli sviluppatori di vaccini a mRNA, l’mRNA rimane nel punto di
iniezione.
Questa
teoria è stata da tempo dimostrata falsa, poiché è stato dimostrato che l’mRNA
del vaccino COVID si distribuisce in tutto il corpo umano.
Ma è
logico che l’mRNA si concentri maggiormente nel punto di iniezione.
Nel
bestiame, questa potrebbe essere una cattiva notizia, visto che i quarti
posteriori sono di solito il luogo in cui si trovano i tagli di carne migliori.
Per
questo motivo, è importante sapere se l’mRNA è rimasto nell’animale al momento
della macellazione.
Al momento
non abbiamo modo di saperlo.
Non
sappiamo nemmeno quanto tempo esattamente l’mRNA sintetico rivestito di lipidi
rimanga nel corpo.
Non
sappiamo nemmeno per quanto tempo l’”antigene prodotto dalle cellule
dell’animale in risposta a un’iniezione di mRNA personalizzata rimanga nel
corpo” e se ingerire quell’antigene possa avere ripercussioni sulla salute
umana.
I
ricercatori di Stanford hanno scoperto che la proteina spike prodotta in
risposta all’iniezione COVID rimane nel corpo umano per almeno 60 giorni e la
proteina spike è la causa della maggior parte dei problemi di salute associati
al vaccino.
Potrebbe
essere lo stesso per i farmaci a base di mRNA utilizzati negli animali?
I
maiali possono essere uccisi a partire dalle 6 settimane di vita fino ai 10
mesi, il che non lascia molto tempo all’mRNA e/o all’antigene per essere
eliminati.
Un
noto portavoce dell’industria difende i vaccini a base di mRNA del bestiame.
A
parte le numerose domande aperte, il fatto che siano” i noti portavoce di Big
Pharma” a essere citati dai media, assicurandoci che gli animali sottoposti a
iniezione di mRNA sono sicuri da mangiare, è un’altra bandiera rossa.
In questo caso, il “Dr. Kevin Folta” insiste che
l’mRNA è innocuo.
“Folta”,
professore
di orticoltura dell’Università della Florida, è un sostenitore di lunga data
degli organismi geneticamente modificati (OGM).
Ha
anche sostenuto la sicurezza del glifosato e nel 2015 è stato scoperto a
mentire sui suoi legami finanziari con Monsanto.
Ora si è schierato a favore dell’iniezione di mRNA nel
bestiame.
Come
riportato dal “Cowboy State Daily”:
“I
legislatori di Arizona, Idaho e Missouri hanno introdotto una legislazione
relativa all’uso di vaccini a base di mRNA negli alimenti. La proposta di legge
dell’Arizona limita solo l’etichettatura di questi alimenti come biologici. La
proposta di legge dell’Idaho modifica la legge statale per proibire la vendita
di questi alimenti a meno che non sia presente un’etichetta che indichi
chiaramente la presenza del vaccino nell’alimento.
La
proposta di legge del Missouri richiede un’etichetta ben visibile con la
dicitura “Prodotto per la terapia genica”.
“Il
dottor Kevin Folta” ha dichiarato al “Cowboy State Dail” che l’etichetta
“terapia genica” proposta è imprecisa.
Significa
che non hanno idea di cosa stiano cercando di regolamentare”, ha detto Folta,
“perché non c’è integrazione nel DNA.
Si tratta di un insieme transitorio di
istruzioni, come una chiavetta USB.
Non è
un disco rigido” …
L’RNA messaggero
è presente in modo naturale come parte del funzionamento delle cellule del
corpo.
L’mRNA è ovunque e non si può vivere senza
mRNA”, ha detto Folta…
“Folta” ha affermato che i vaccini non
possono entrare nel cibo che le persone mangiano.
L’mRNA
è una molecola estremamente instabile.
Ecco perché funziona.
È
molto temporaneo.
Quindi,
quando un animale viene macellato o una pianta muore, l’mRNA è la prima cosa
che se ne va”, ha detto Folta.”
Molti
di voi sapranno esattamente cosa c’è di sbagliato nelle argomentazioni di “Folta”,
secondo cui l’mRNA è “ovunque” e quindi innocuo, e che la sua attività è
temporanea perché è così instabile.
L’mRNA negli scatti è sintetico e NON si rompe
come fa l’mRNA normale.
“Folta”
sta chiaramente ingannando le persone ed è difficile credere che non sia
intenzionale, considerando il fatto che chiunque conosca anche solo un minimo
la tecnologia di codifica dell’mRNA sa che l’mRNA sintetico è stato progettato
per evitare una rapida degradazione ed è ulteriormente stabilizzato dal nano
lipide.
Quindi, le argomentazioni di “Folta” sono
nulle fin dall’inizio.
Pensieri
finali.
In
futuro, sarà estremamente importante rimanere al corrente di ciò che sta
accadendo al nostro approvvigionamento alimentare.
Molti di noi sono rimasti sorpresi nel
constatare che le iniezioni di mRNA vengono utilizzate nei suini già da diversi
anni.
Presto anche i bovini potrebbero ricevere
queste iniezioni di mRNA personalizzate, che potrebbero interessare sia la
carne bovina che i prodotti caseari.
Per il
momento, consiglio vivamente di evitare i prodotti a base di carne di maiale.
Oltre all’incertezza che circonda questi “vaccini” a
base di mRNA non testati, la carne di maiale è anche molto ricca di acido linoleico, un grasso omega-6 dannoso che causa
malattie croniche.
Speriamo
che gli allevatori di bestiame si rendano conto del pericolo che questa
tecnologia mRNA rappresenta per i loro profitti e la rifiutino.
In
caso contrario, trovare carne e latticini che non siano stati sottoposti a
“terapia genetica” potrebbe diventare una vera e propria sfida.
“Will
Harris”,
di White Oak Pasture a Bluffton in Georgia, è un allevatore che si è già
espresso contro i “vaccini” a base di mRNA nel bestiame.
In un
tweet del 10 aprile 2023, “White” Oak Pastures ha dichiarato:
“Si parla della possibilità che gli
animali domestici vengano presto vaccinati con l’mRNA.
Vogliamo
che i nostri clienti sappiano che non vaccineremo i nostri animali con vaccini
a base di mRNA.
Crediamo
che ci sia un tempo e un luogo per le vaccinazioni, ma che queste debbano
essere usate con parsimonia.
Se il
bestiame viene allevato in un ambiente in cui può esprimere i propri istinti
naturali, probabilmente non avrà bisogno di molti (o addirittura nessuno)
vaccini.
Speriamo
di riuscire un giorno ad eliminare tutti i vaccini dalla nostra fattoria – ci
siamo vicini, ma non ancora.
Tutti
dovrebbero sapere che oltre l’80% degli antibiotici prodotti oggi viene
consumato dagli animali domestici…
Sarebbe
logico che le aziende produttrici di vaccini, per passare da “molto redditizie”
a “oscenamente redditizie”, dovessero conquistare il mercato dell’agricoltura
animale.
Non
sono sicuro che questo passerà mai per legge, ma, legge o no,” Big Ag” è
fortemente influenzata da “Big Pharma”.
Le
multinazionali della carne sceglierebbero sicuramente di imporre questo tipo di legge se ci fosse
l’opportunità di condividere i profitti.
Per
concludere, sappi che:
Non
crediamo in un approccio generalizzato e uguale per tutti alla nostra salute o
al nostro bestiame.
Non
aggiungeremo vaccinazioni al nostro bestiame – ci stiamo muovendo nella direzione
opposta sperando di farne meno.
(E ne
facciamo già poche).
Se
questo verrà adottato e si scatenerà il “panico” per il cibo proveniente da
bestiame che non ha ricevuto il vaccino MRNA, sceglieremo di soddisfare la
richiesta dei nostri membri e dipendenti più fedeli.
Se non fai parte di questo gruppo, non
possiamo garantirti che avremo un prodotto per te.
Non
stiamo certo cercando di diffondere il panico, ma intendiamo informare i nostri
clienti su come opereremo in caso di aumento della domanda.
Abbiamo sbagliato durante la pandemia e non lo
faremo di nuovo”.
(Dr.
Joseph Mercola - mercola.com)
(Il
Dr. Joseph Mercola è un medico osteopata americano convinto sostenitore delle
medicine alternative.)
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