Contro l’élite globalista che vuole schiavizzare l’umanità.
Contro
l’élite globalista che vuole schiavizzare l’umanità.
Il
reddito di cittadinanza preoccupa
i
mafiosi, e anche i politici.
Lindipendente.online
– (8 AGOSTO 2022) – Alessandro Di Battista – ci dice:
«Essenzialmente,
in futuro, il lavoro fisico sarà una scelta. Questo è il motivo per cui penso
che sarà necessario un reddito di base universale»,
parola
di Elon Musk.
Da
anni il numero uno di Tesla, la più grande fabbrica di auto elettriche al
mondo, ripete questi concetti.
Visitai
lo stabilimento Tesla di Palo Alto nel 2018.
Alcuni
giorni prima Musk aveva annunciato il licenziamento del 9% dei quasi 40.000
dipendenti dell’azienda.
In Tesla c’erano i più grandi e moderni robot
che io avessi mai visto. Ebbi la sensazione che fossero gli operai ad aiutare i
robot a lavorare, non il contrario.
Al di
là del personaggio Musk in sé e che piaccia o meno l’automatizzazione è un
processo irreversibile che allontanerà sempre più la piena occupazione e
questo, ovviamente, avverrà maggiormente nei Paesi più industrializzati.
Musk
ritiene che la sola risposta all’aumento della disoccupazione provocato da tale
processo sia un reddito universale.
Io su questo punto la penso come lui.
Tuttavia
le resistenze sono molte.
Ancor
di più nel nostro Paese, basti osservare la campagna denigratoria verso il
reddito di cittadinanza che politicanti strapagati con denaro pubblico stanno
portando avanti in vista delle prossime elezioni politiche per guadagnarsi
qualche voto in più sulla pelle dei più deboli.
E la
mafia ringrazia.
Sì, la mafia ringrazia.
Nel
febbraio del 2020 la Direzione distrettuale antimafia di Palermo ha
intercettato una conversazione tra il boss “Giuseppe Incontrera” e “Andrea
Damiano”, arrestato per mafia alcuni giorni fa.
«E con questa minchia di cittadinanza peggio è!».
Queste
sono state le parole che” Incontrera” ha utilizzato per descrivere la
difficoltà a reclutare giovani spacciatori.
Basterebbe
questo – in uno dei Paesi più colpiti al mondo dal crimine organizzato – per
comprendere la bontà di uno strumento necessario a far fronte al dramma
sociale, necessario ancor di più oggi che l’automatismo allontana la piena
occupazione e necessario ad ostacolare il voto di scambio in un Paese dove c’è
chi vende il proprio voto in cambio di un buono benzina.
E
invece no.
Il
principale nemico da abbattere non è la mafia, non sono i conflitti di
interessi, non sono le porte girevoli tra politica e finanza, non è la
corruzione, non sono le “maxi-consulenze” assegnate da chi è al potere ai
propri amici, nella speranza che questi restituiscano il favore in tempi di
vacche magre elettorali.
Il nemico principale è il reddito di
cittadinanza.
Mentre
nel mondo si parla di reddito universale, i Renzi e le Meloni descrivono
qualche centinaio di euro percepiti da persone in estrema sofferenza, uno
spreco o «metadone di Stato».
Ciò
che indigna particolarmente è che i protagonisti della crociata contro uno strumento
presente in quasi tutta Europa siano i politici, in particolare i parlamentari.
Ebbene quello del parlamentare (posto che per me dovrebbe essere un
servizio alla collettività da compiere in un tempo limitato, non un mestiere
permanente) è l’unico posto di lavoro che ti garantisce lo stipendio anche in caso di
assenze prolungate.
Sì, agli assenteisti cronici viene decurtata
una parte degli emolumenti ma il grosso se lo intascano.
I parlamentari hanno ogni forma di benefit
possibile e immaginabile. Hanno viaggi pagati su tutto il territorio nazionale.
Treni,
aerei e navi, anche in prima classe.
E sia
chiaro, non gli vengono rimborsati soltanto i viaggi di lavoro, quelli
istituzionali o, banalmente gli spostamenti da casa al Parlamento o dal Parlamento
a casa.
No,
ogni viaggio che decidono di effettuare, anche viaggi di piacere, vacanze,
fughe dalle o dagli amanti, spostamenti verso resort di lusso, località
balneari o termali, baite di montagne o idilliache calette, vengono
regolarmente pagati dalla Camera dei Deputati o dal Senato della Repubblica.
Dunque,
da noi cittadini.
Non vi è alcun controllo.
I
parlamentari non sono tenuti a dimostrare che quel viaggio in business class
abbia a che fare con l’esercizio del proprio mandato.
Fino
alla scorsa legislatura (tale porcata venne abolita dal Movimento 5 Stelle
quando il Movimento 5 Stelle si comportava da Movimento 5 Stelle) Camera e
Senato pagavano le spese di viaggio (1000 euro all’anno per tutta la vita)
anche agli ex-parlamentari.
Tutt’ora
i parlamentari hanno a disposizione uffici pagati, utenze pagate, telepass,
diarie corpose (fino a 4000 euro al mese per vivere a Roma 2,3 al massimo 4
giorni alla settimana).
Hanno
oltre 3600 euro di spese di esercizio del mandato con i quali pagano i
collaboratori.
Tuttavia, possono pagare micragnosi stipendi
ai portaborse e tenersi metà del rimborso senza dover rendicontare le spese.
Inoltre, al termine della legislatura, anche
ai furbetti, agli imboscati, viene accreditato l’assegno di fine mandato, una
cospicua liquidazione che ammonta a circa 43.000 euro a legislatura.
Ripeto,
a legislatura.
Giorgia
Meloni, colei che parla di metadone di Stato riferendosi al reddito di
cittadinanza, avendo alle spalle quasi quattro legislature ha accumulato la
bellezza di 172.000 euro solo di TFR.
Niente male.
Casini, se dovesse esser trombato alle
prossime elezioni (cosa difficile, dato che un posticino al sole lo trovano
sempre) riceverà 440.000 euro di liquidazione.
Non è
uno spreco intollerabile se si considera già la sostanziosa indennità che
percepiscono?
Costoro
hanno mai chiesto al proprio partito di rifiutare i bonifici relativi ai
rimborsi elettorali, il famigerato finanziamento pubblico alla politica
bocciato dal popolo italiano con il referendum del 1993?
I
quasi 2,5 miliardi di euro intascati dai partiti in barba alla volontà popolare
non erano metadone di Stato?
Per
non parlare della campagna denigratoria che molti giornali – alcuni, tra
l’altro, tenuti in vita esclusivamente dal finanziamento pubblico all’editoria
– portano avanti contro i percettori del reddito.
Ogni
giorno scovano un delinquente che non ne ha diritto, un evasore con il Ferrari
che lo percepisce, un’ex-brigatista che magari ha scontato la sua pena e con il
reddito ci campa.
Per
costoro i conflitti di interessi degli editori o, addirittura i reati, dei loro
padroni, non contano.
Conta
il truffatore del reddito.
Sia
chiaro, chi percepisce il reddito senza averne diritto deve vedersela con la
legge.
Servono
più controlli?
Facciano
più controlli.
Ma
voler abolire una norma che ha tenuto in piedi un pezzo di Paese durante la
pandemia perché c’è qualcuno che se ne approfitta è da vigliacchi.
È da natiche al caldo con lo champagne in
fresco che non capiscono nulla della sofferenza di centinaia di migliaia,
probabilmente milioni di italiani.
Esistono i falsi invalidi d’altro canto.
Si
tratta di mascalzoni che fingono per intascarsi un po’ di denaro dello Stato.
Qualcuno si è mai sognato di chiedere
l’abolizione delle pensioni di invalidità per la presenza di qualche falso
cieco?
Qualcuno
ha mai proposto la soppressione del trasporto pubblico visto che c’è gente che
sale sui bus senza il biglietto?
La
verità è che oggi proporre l’abolizione del reddito significa strizzar l’occhio
a Confindustria.
E c’è
chi ritiene impossibile arrivare al potere senza baciare la pantofola dei
grandi industriali italiani.
«Il reddito di cittadinanza è
disincentivo al lavoro» tuonava, alcuni mesi fa, Carlo Bonomi, presidente di
Confindustria.
Le
paghe da fame sono il vero disincentivo.
Poi, sia chiaro, migliorare lo strumento,
intervenire su quel che non funziona, “fare il tagliando” ad una misura che non
c’è mai stata nella storia repubblicana è più che legittimo.
Direi
doveroso.
Ma
mettere in discussione lo strumento stesso è indecente.
Nel
2005 il 3,3% della popolazione italiana aveva serie difficoltà ad arrivare a
fine mese.
Oggi
la percentuale è triplicata.
Da 1,9
milioni di italiani siamo passati a 5,6.
Una
tragedia immane.
La forbice tra ricchi e poveri si è allargata
in modo esponenziale. L’inflazione colpisce chi ha poco, così come il caro
vita.
I conflitti di interessi hanno permesso un
accentramento di potere, denaro e appalti in poche mani.
La
natalità è ai minimi storici.
Sempre
meno figli, sempre meno case di proprietà, sempre più instabilità economica,
sociale e psicologica.
Oggi i poveri non sono più soltanto i
disoccupati.
Oggi può essere povero anche colui che ha un
lavoro stabile.
Ma il
problema è il reddito di cittadinanza per quei politici che ignorano il mondo
reale a causa della loro manchevole visione.
Aveva
ragione Eduardo Galeano.
C’è
gente così povera, ma così povera, da avere soltanto i soldi.
(Alessandro
Di Battista)
Elon
Musk contro le intelligenze
artificiali:
“seri
rischi per l’umanità”
lindipendente.online
– Walter Ferri – ( 30 MARZO 2023) – ci dice:
(TECNOLOGIA
E CONTROLLO).
Il
metaverso sembra un argomento a sé, ora tutti i grandi nomi del settore tech
sembrano essere piuttosto interessati alle intelligenze artificiali.
Una
delle voci straordinariamente “fuori dal coro” è quella di Elon Musk.
Il multimiliardario nelle ore scorse ha
chiesto espressamente di rallentare il processo di sviluppo di questi strumenti
tramite un appello – firmato da un centinaio di esperti – nel quale si
profilano «seri rischi per l’umanità».
La posizione avversa dell’imprenditore è
chiara e reiterata sin dal lontano 2014, tuttavia il suo rapporto con le “IA” è
anche storicamente molto sfaccettato e ambiguo, soprattutto se si presta
orecchio ad alcune indiscrezioni recentemente emerse.
È bene
chiarire sin da subito che nel parlare di “intelligenze artificiali”, Musk non
faccia riferimento a quei robot pensanti a cui ci hanno abituato i film di
fantascienza, bensì ai modelli di linguaggio che negli ultimi mesi hanno fatto
notizia e scalpore, ovvero il “Bard” di Google e il sistema “GPT” sviluppato da
“OpenAI” e semi-monopolizzato da Microsoft.
Proprio “OpenAI” rappresenta però un caso
curioso: l’azienda ha compiuto i suoi primi passi proprio grazie a un
finanziamento a cui ha preso parte lo stesso Musk.
L’uomo
d’affari ha infatti investito nel 2015 circa 100 milioni di dollari per dar vita
all’allora “start-up no-profit”, una cifra con la quale non solo si era
guadagnato il titolo di fondatore, ma anche quello di co-direttore.
Tre
anni dopo il clima è drasticamente cambiato ed Elon Musk ha deciso di
allontanarsi dal progetto per quello che è stato descritto come uno scrupolo
etico necessario ad assicurarsi che non vi fossero conflitti di interessi tra
“OpenAI” e un’altra azienda capitanata dall’imprenditore, “Tesla”.
Nonostante
il passo indietro, Musk aveva però generosamente mantenuto il suo ruolo di
donatore, promettendo di impegnare nella ricerca fino a un miliardo di dollari.
L’idea
era quella per cui “OpenAI” avrebbe dovuto sviluppare un approccio open-source
all’intelligenza artificiale, cosa che rischiava di venir compromessa dalla
necessità dell’industria automotive di ottimizzare i navigatori dedicati alla
guida assistita.
A
distanza di poco tempo dalla rottura, la” no-profit” ha però creato una
divisione “for-profit” – “Open AI LP” –, la quale è finita con l’accorpare su di sé una parte
significativa delle attività legate alla distribuzione dell’intelligenza
artificiale nota come “GPT”, vanificando il senso della rottura tra le due
parti.
Secondo a delle testimonianze recentemente
raccolte da “Semafor”, la situazione sembrerebbe però essere più sfaccettata di
quanto non sia stato pubblicamente comunicato.
Stando
alle indiscrezioni, nel 2018 Musk avrebbe cercato di prendere il pieno
controllo di “OpenAI”, un coup giustificato secondo lui dalla necessità di
recuperare terreno nei confronti dei ricercatori avversari, quelli di Google.
Il
piano d’azione non è andato secondo i calcoli del miliardario e il fallimento
lo avrebbe spinto ad abbandonare il gruppo.
Non
solo, dopo essersene andato sbattendo la porta, l’uomo non ha onorato gli
impegni finanziari annunciati precedentemente e la start-up si sarebbe dunque
trovata costretta a scendere sul Mercato proprio a causa dell’immenso buco
generato da questa importante mancanza.
A
seconda delle fonti alle quali si decide di prestare orecchio, la transizione
in seno a Microsoft di “OpenAI” può essere interpretata in vario modo, tuttavia
la posizione antagonistica di Musk nei confronti delle intelligenze artificiali
rimane inalterata.
Mercoledì
29 marzo 2023 l’imprenditore si è infatti fatto segnatario di una lettera
aperta redatta dalla “no-profit Future of Life Institute”. Nel documento si
chiede di sospendere tutti gli esperimenti – e le commercializzazioni – dei
modelli linguistici volgarmente noti come” IA” per un minimo di sei mesi.
Anzi,
a ben leggere, la richiesta è orientata esclusivamente a quegli strumenti che
sono «più
potenti di GPT-4», un cavillo che finirebbe con il vincolare solamente Google e, appunto,
“OpenAI”.
Si
tratta di una distinzione importante se si considera che, nel frattempo, Musk
ha avviato un progetto di ricerca che mira a creare un’intelligenza artificiale
tutta sua che possa tenere testa alle due Big Tech.
Il
multimiliardario si sta dunque facendo promotore di una battaglia che,
direttamente o indirettamente, gli farebbe guadagnare tempo prezioso al fine di
portare avanti i suoi personali progetti imprenditoriali.
Sebbene
sia vero che le” IA odierne” siano flagellate da difetti allucinatori, ci sono
infatti diversi fattori che fanno mettere in dubbio che dietro alla battaglia
di “Future of Life Institute” vi sia un’idea mossa da buona fede, primo tra
tutti il fatto che l’entità sia quasi totalmente finanziata dalla” Musk
Foundation”.
(Walter
Ferri)
Tenere
le “IA” lontane dalle
armi
nucleari sono troppo poco.
Lindipendente.online
– Walter Ferri – (28 APRILE 2023) – ci dice:
Nel
2022 il Dipartimento della Difesa statunitense aveva aggiornato la posizione
militare USA a riguardo delle armi nucleari dichiarando esplicitamente che l’essere
umano debba rimanere “in the loop”, ovvero che non sia possibile delegare le
decisioni relative agli ordigni atomici alle intelligenze artificiali.
Questa posizione non è stata evidentemente
sufficiente a risolvere i dubbi dei legislatori a stelle e strisce, i quali
hanno sentito la necessità di lavorare a una legge omologa e affine, a tratti ridondante,
che dimostra sopra a ogni cosa che le persone al potere hanno ancora difficoltà
a comprendere le vere problematiche che si legano alla diffusione delle
intelligenze artificiali.
Mercoledì
26 aprile 2023 è stata introdotta la normativa nota come “Block Nuclear Launch by Autonomous
Artificial Intelligence Act”, la quale “proibisce l’uso dei fondi federali per lanciare
un’arma nucleare utilizzando sistemi d’arma autonomo che non sono soggetti a un
controllo umano significativo”.
Si
tratta di un codice che ha ricevuto supporto bipartisan e bilaterale, che a suo modo risponde alla paura
condivisa che nel futuro macchine prive di consapevolezza ed empatia possano scatenare con le loro azioni
un evento potenzialmente cataclismatico.
I
precedenti storici d’altronde non mancano.
Nel
1983, un innovativo sistema radar russo aveva notificato a un ufficetto
nascosto nelle viscere di Mosca che una grandine di missili nucleari
statunitensi stesse per abbattersi sulla nazione.
La
storia ci ha dimostrato che l’episodio non fosse altro che un falso allarme,
così come un falso allarme fu anche quello che il 28 ottobre del 1962 portò un
rivelatore statunitense a segnalare un sedicente attacco atomico da parte di
Cuba.
Le
macchine non sono mai perfette, tant’è che i leader tecnologici odierni sono i
primi a sbandierare le insidie che si celano dietro a un mondo che un domani
potrebbe poggiare su delle “IA” capaci di assumere decisioni critiche.
In
linea di massima, dunque, tutte le parti politiche si sono dimostrate d’accordo
nell’imporre le restrizioni nucleari a uno strumento tanto pericoloso, tuttavia
questa posizione illustra con una certa chiarezza che l’attenzione
dell’”Amministrazione USA” finisce ancora oggi con il concentrarsi su scenari
ipotetici e vagamente fantascientifici, piuttosto che affrontare tematiche
concrete e più vicine all’attualità.
I timori che i robot possano presto
soppiantare l’essere umano sono perlopiù considerati iperbolici dagli esperti
del settore, o perlomeno da quegli esperti che non sono direttamente coinvolti
nel commercializzare applicazioni meno controverse dell’ambiguo strumento.
Il
mondo finanziario è in piena frenesia per le potenzialità offerte dalle “intelligenze artificiali generative” e nel frattempo i leader del settore
accompagnano l’attenzione dei legislatori verso ipotetiche problematiche future
nella speranza che nessuno si concentri attivamente sulle criticità già ben
presenti nei sistemi a disposizione del pubblico.
L’Unione
Europea cerca nel frattempo un confronto più sfaccettato attraverso la codifica
del cosiddetto “AI Act”, ma anche in questo frangente non è difficile notare
che le “Big Tech” stiano sollecitando i legislatori a non essere troppo severi
nell’esprimere un giudizio.
È
ovviamente un bene che le Amministrazioni si muovano per impedire che
un’intelligenza artificiale possa reggere i controlli di un missile atomico –
ancora meglio sarebbe se le nazioni dell’emisfero nord firmassero” il Trattato per la proibizione delle
armi nucleari” -, ma non bisogna dimenticare che bastano ammennicoli apparentemente
poco dannosi quali i social media per fomentare campagne genocide che hanno
mietuto decine di migliaia di vite.
Le “IA generative” sono una risorsa importante, ma
sono anche un rischio decisamente più concreto e palpabile di quello
rappresentato dalla genesi di una macchina assassina pronta a sterminare
l’umanità:
i legislatori dovrebbero ricordarselo, così
come dovrebbero ricordarselo gli elettori a cui i politici rispondono.
(Walter
Ferri)
Il “greenwashing” è ancora un grande problema per
il settore della moda.
Lindipendente.online
– Stefano Baudino – (1° MAGGIO 2023) – ci dice:
Sono
molte le aziende attive nel “fast fashion” che descrivono i loro capi come
frutto di una “produzione sostenibile” – utilizzando nelle etichette parole
come “eco”, “green” e “cares” – e che si dicono in prima linea per la
promozione di migliori condizioni di lavoro.
In molti casi, però, tali informazioni non
sono veritiere, trattandosi invece di greenwashing, ovvero “ecologismo di
facciata”.
Lo ha
svelato l’ultimo report di “Greenpeace Germania”, che ha analizzato i dati
riportati sulle etichette degli indumenti di 29 aziende che aderiscono alla
campagna “Detox”, lanciata dalla stessa organizzazione (che chiede di eliminare le sostanze
tossiche per l’uomo e inquinanti per l’ambiente dai capi d’abbigliamento), e quelle di marchi internazionali
come “Decathlon” e “Calzedonia/Intimissimi”.
Tantissime
le anomalie appurate.
Tra le più numerose, etichette presentate come
certificate ma che in realtà derivano da programmi di sostenibilità aziendali, l’assenza di una verifica di terze
parti o della valutazione del rispetto dei migliori standard ambientali e
sociali, la
mancanza di un sistema di tracciabilità delle filiere e “una falsa narrazione
sulla circolarità”.
Inoltre
è stato più volte registrato il ricorso massiccio a termini fuorvianti come
“sostenibile” o “responsabile” associato a materiali che registrano
performances ambientali solo leggermente migliori rispetto alle fibre vergini o
convenzionali, il
continuo
ricorso a mix di fibre come il “Polycotton o Policotone” spesso presentato come
più ecologico, nonché la scelta di affidarsi all’indice “Higg” (strumento
assolutamente parziale) per valutare la sostenibilità dei materiali.
Le uniche
iniziative che hanno ottenuto buoni risultati sono quelle di COOP “Naturaline”
e Vaude “Green Shape”.
Bocciati,
tra gli altri, anche “Decathlon” “Ecodesign”, H&M “Coscious” e Zara “Join
Life”.
Per
quanto riguarda i marchi italiani sotto esame, “Benetton” e “Calzedonia”, i
risultati sono negativi:
nel
primo caso sono state appurate in particolare storture e inaccuratezze su
quantità e qualità della produzione, nonché sulla definizione ingannevole
di “cotone sostenibile”; nel secondo sono state registrate irregolarità sulle dichiarazioni
riferite alla tracciabilità delle filiere e sulla gestione delle sostanze
chimiche pericolose.
Secondo
“Greenpeace”, un ricorso così marcato al “greenwashing” genera “confusione nelle persone, spinte a
credere di acquistare prodotti sostenibili ma che in realtà non lo sono”.
Infatti, “mentre si pubblicizza una”
sostenibilità inesistente”, in realtà sono in costante aumento gli abiti fatti di plastica usa e
getta derivante dal petrolio, non riciclabili e per lo più prodotti in condizioni di lavoro inaccettabili
“.
(Stefano
Baudino)
La
transizione verde
non
ferma lo sfruttamento
delle
terre indigene.
Lindipendente.online
– Stefano Baudino – (2 MAGGIO 2023) – ci dice:
I
progetti per la transizione e l’energia pulita costituiscono una minaccia per i
diritti dei popoli indigeni, che vengono tagliati fuori dalle politiche che
riguardano l’estrazione e lo sfruttamento delle risorse.
È questa la grande denuncia emersa in occasione
del “22°
Forum permanente delle Nazioni Unite sulle questioni indigene” (UNPFII), il più grande raduno internazionale
annuale di popoli indigeni, tenutosi dal 17 al 28 aprile presso la sede ONU di
New York.
Secondo
il rapporto 2023 del Gruppo di lavoro internazionale per gli affari indigeni
(IWGIA), infatti, le popolazioni aborigene di tutto il mondo stanno subendo le
conseguenze negative dei progetti di estrazione di energia pulita, delle compensazioni di carbonio,
delle nuove aree protette e dei grandi progetti infrastrutturali sulle loro
terre, nell’ambito degli sforzi di ripresa economica della fase post-pandemica.
Si
prevede che la domanda di minerali come il litio, il rame e il nichel,
necessari per le batterie che alimentano la rivoluzione energetica, salirà in
maniera vertiginosa nei prossimi anni, finendo per quadruplicarsi entro il 2040
e attirare investimenti minerari per 1.700 miliardi di dollari.
Attualmente,
più della metà dei progetti di estrazione si trova nelle aree in cui vivono popolazioni
indigene o contadine, oppure in zone ad esse limitrofe.
Il forte rischio è che ciò possa produrre il loro
sfratto dai territori, la perdita di mezzi di sussistenza, alla deforestazione
e al degrado degli ecosistemi presenti in quelle zone.
Per questo
motivo, i delegati hanno chiesto ai Paesi e alle imprese di creare linee guida
vincolanti che richiedano la “FPIC” – ovvero il consenso libero, preventivo
e informato, che vincolante ancora non è – per tutti i progetti che
interessano le popolazioni indigene e le loro terre, nonché rimedi finanziari,
territoriali e materiali per i casi in cui le imprese e i Paesi non lo facciano.
La
“FPIC” permetterebbe loro infatti di dare o negare il consenso a un progetto
che interessi il loro territorio, offrendogli la possibilità di negoziare le
condizioni alle quali il progetto sarà concepito, attuato, monitorato e
valutato: una volta prestato, il consenso può essere sempre revocato.
L’obiettivo
è quello dell’inclusione obbligatoria della “FPIC” negli standard internazionali
come le “Linee
guida dell’OCSE per le imprese multinazionali”, nonché di esercitare una maggiore
pressione sui governi nazionali affinché attuino riforme politiche che
includano la responsabilità.
«Ricevo
costantemente informazioni sul fatto che i popoli indigeni temono una nuova
ondata di investimenti verdi senza il riconoscimento dei loro diritti di
proprietà, gestione e conoscenza della terra», ha dichiarato “Calí Tzay”, “Relatore speciale del Consiglio dei
diritti umani delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni”, che ha evidenziato come, senza l”a
FPIC”, l’attuazione delle politiche verdi può seriamente intralciare i diritti
degli indigeni.
«L’azione
per il clima e gli obiettivi per lo sviluppo sostenibile hanno un impatto
sempre maggiore su di noi», ha dichiarato “Joan Carling”, direttore esecutivo di “Indigenous Peoples Rights
International”, organizzazione
no-profit indigena che lavora per proteggere” i diritti dei popoli aborigeni”
in tutto il mondo.
«Eppure
[…] non facciamo parte della discussione», ha detto” Carling”.
«Per
questo lo chiamo “colonialismo verde”: la transizione [energetica] senza il
rispetto dei diritti degli indigeni è un’altra forma di colonialismo».
A suo
parere, la “FPIC”, di cui nel corso della conferenza si è evidenziato il ruolo
crescente nel settore privato, costituirebbe l’elemento cruciale per la
sostenibilità a lungo termine dei progetti energetici.
Essa,
infatti, non è solo una semplice «lista di controllo per le aziende che vogliono
sviluppare progetti su terre indigene», ma un vero e proprio «quadro di riferimento per la
partnership, che include opzioni per accordi di equa condivisione dei benefici o
memorandum d’intesa, collaborazione o conservazione».
«Per noi la terra è vita – ha concluso Carling
– e abbiamo
il diritto di decidere cosa succede sulla nostra terra».
Stefano Baudino)
“La
costruzione dello Stato di biosicurezza in Italia”
(e
altrove) – Prima parte: Lo svisceramento
della
democrazia:
un progetto a lungo termine.
Transform-italia.it – (06/07/2022) - Peter
Cooke – ci dice:
Ospitiamo
questo articolo che non rappresenta il nostro punto di vista ma che ci sembra
utile per aprire un dibattito a sinistra sul pericolo di un controllo sociale
sempre più stringente.
La
nostra civiltà capitalista neo liberalizzata è entrata ormai in una fase di
profondissima crisi.
Gli
avvenimenti drammatici della pandemia da Covid-19 possono essere interpretati
come sintomi di questa crisi.
Vanno esaminati infatti in un contesto non
solo sanitario, ma anche politico.
Lo
scopo della serie di quattro articoli che si propone qui è quello di offrire
una spiegazione coerente di un’emergenza politico-sanitaria che ha aperto, o
svelato, divisioni profonde nella società occidentale, nel contesto di un
sistema “democratico” che, in realtà, maschera – in modo sempre meno convincente – il potere praticamente incontestato
di un’oligarchia globalizzata.
La
tesi centrale proposta qui è che la pandemia ha offerto al sistema capitalista in crisi
l’occasione per la rapida costruzione di un nuovo paradigma di governo in grado
di controllare una popolazione globale – e soprattutto occidentale – sempre più
turbolenta.
È
quest’ultimo un sistema tecnocratico e autoritario che, appoggiandosi sulle
riflessioni di Giorgio Agamben, alcuni commentatori denominano ormai “lo Stato di biosicurezza”.
Il
primo articolo della serie esamina la questione della “democrazia” occidentale
come contesto politico della crisi sanitaria.
Dopo
aver spiegato la realtà profondamente oligarchica del sistema attuale creato
sistematicamente durante quattro decenni di controrivoluzione neoliberista,
esamina l’ideologia
della tecnocrazia, cara all’élite globale, come forma di potere.
Finalmente,
offre una prima analisi della gestione tecnocratica dell’emergenza pandemica, focalizzandosi sul contesto
italiano.
Gli
avvenimenti degli ultimi due anni e mezzo sono stati profondamente traumatici.
Dubito
perciò che, nelle condizioni attuali, sia ancora umanamente possibile discutere
il tema della pandemia Covid-19 con una vera e propria oggettività.
Inoltre, ogni aspetto del fenomeno pandemico è
stato politicizzato.
In quasi tutti i paesi del mondo occidentale,
sulla questione così importante della maniera in cui l’epidemia è stata gestita
e rappresentata, la società si è spaccata.
Non mi sembra possibile prendere una posizione
neutrale a riguardo, tanto meno dopo aver cercato di approfondire il tema.
Ciò
che segue, benché sia il frutto di molte letture e di lunghe riflessioni, è
dunque necessariamente una interpretazione che rimane, almeno in parte,
soggettiva.
Inevitabilmente, è anche una interpretazione
politica.
Infatti, ciò che m’interessa capire soprattutto in questo sconcertante fenomeno
politico-sanitario è come mai sia stato possibile, in un paese “democratico”
come l’Italia, gestire un’epidemia in un modo così straordinariamente
repressivo.
Si può
dire, in verità, che viviamo ormai in una democrazia liberale?
È
fondamentale capire che, in realtà, la progressiva demolizione del
sistema democratico occidentale del dopoguerra è un progetto a lungo termine che
risale almeno agli anni 1970.
Questo
processo graduale di smantellamento e di svisceramento si è accelerato
drammaticamente durante la pandemia, che ha fatto nascere ciò che molti non
esitano a denominare “dittatura sanitaria”, benché molti altri respingono il
termine con sdegno.
In effetti, la gestione di questo avvenimento
sanitario disastroso, in Italia e altrove, si è caratterizzata da una deriva
liberticida che non solo ha sgomentato molti cittadini, infliggendo peraltro
sofferenze notevoli a tantissime persone, ma ha anche aperto faglie profonde e
dolorose nel tessuto sociale.
Troppa
democrazia.
Già
dal 1975, gli autori del libro influente” The Crisis of Democracy “sostenevano che c’era “troppa
democrazia”.
Il
sottotitolo di questo studio, commissionato a tre politologhi di destra, Michel Crozier, Samuel P. Huntingdon
e Joji Watanuki, è assai esplicito:
Rapporto
sulla governabilità delle democrazie alla Commissione Trilaterale.
Quest’ultima,
importantissimo
pensatoio oligarchico lanciato a Washington nel 1973, ha svolto, si sa, un ruolo di spicco nel vasto progetto
capitalista della globalizzazione neoliberista.
Gli autori della “Crisi della Democrazia” non si sono limitati a analizzare
il problema che rappresentava per i capitalisti nei paesi occidentali questo “eccesso di democrazia”, ma hanno anche proposto delle
soluzioni che si sono dimostrate assai efficaci.
I
progetti di attacco alle democrazie ideati nel libro sono stati tradotti in
tecnica ed applicati sistematicamente.
I punti centrali della strategia
anti-democratica attivata dagli anni settanta in poi si possono riassumere come
segue:
de-ideologizzazione
della sfera politica;
riduzione
dell’interesse dei cittadini alla partecipazione democratica;
trasformazione
dell’individuo da cittadino in consumatore;
dirottamento
del dibattito politico su binari consentiti predeterminati;
cooptazione
dei sindacati;
abbassamento
del livello di educazione delle masse;
controllo
dei media.
Il
risultato dell’attualizzazione di questo piano è stato lo svuotamento
progressivo delle strutture democratiche al punto che quello che ne è rimasto
oggi si è ridotto, praticamente, a una mera facciata, un guscio vuoto.
Gli
inediti e traumatici eventi politici e sociali degli ultimi due anni e mezzo
sembrano indicare che l’oligarchia occidentale abbia deciso che il momento sia
venuto di demolire – in modo controllato, beninteso – anche questa facciata.
La
nuova oligarchia.
Il
fatto che la democrazia occidentale si sia trasformata, de facto, in oligarchia
è riconosciuto ormai da non pochi commentatori politici.
Descrivendo
le tendenze oligarchiche odierne nel suo libro bestseller “Capitalism in the Twenty-First
Century”, Thomas Piketty parla addirittura di
“un processo in cui i paesi ricchi diventano la proprietà dei loro propri
miliardari”.
“Il ‘Capitalismo di oggi è in realtà un’oligarchia di
plurimiliardari che detengono il potere, assistiti da un organico di
specialisti relativamente ben formati e pagati” spiega “Kees Van der Pijl”.
Nel
suo libro del 2020, “The System”, Who Rigged It, How We Fix It (tradotto e pubblicato l’anno
seguente in italiano),
Robert
Reich
scrive:
“Persino un sistema che si definisce una democrazia
può diventare un’oligarchia se il potere finisce per concentrarsi nelle mani di
un’élite imprenditoriale e finanziaria.”
Reich
riconosce che “L’America ha conosciuto l’oligarchia due volte prima d’ora.”
La prima volta fu l’epoca della fondazione degli
Stati Uniti (“Molti degli uomini che fondarono gli Stati Uniti erano oligarchi
bianchi proprietari di schiavi.”);
la seconda fu l’era di uomini spietati come J. Pierpoint Morgan, John D.
Rockefeller, Andrew Carnegie, Cornelius Vanderbilt e Andre Mellon, i famigerati
“robber barons” (“baroni della rapina”) dell’industrializzazione sfrenata della
fine dell’ottocento e dei primi decenni del novecento.
Fu il “New
Deal” di Roosevelt, compiuto durante “la Grande Depressione “con l’obiettivo di
scongiurare la minaccia di una rivoluzione, a porre fine all’”oligarchia dei
robber barons”, instaurando un equilibrio (tutto relativo) tra il potere del
capitale e le esigenze economiche e sociali dei lavoratori.
“A partire dal 1980 circa”, continua Reich, “è emersa una terza oligarchia
americana”.
“Reich”
si riferisce qui alla controrivoluzione neoliberista, lanciata infatti intorno all’anno 1980 con l’intento (più o meno
mascherato) di disfare completamente il sistema del “New Deal”.
Questo
processo è risultato inevitabilmente in una disuguaglianza del reddito e della
ricchezza sempre più grande.
Reich descrive la situazione economica negli
Stati Uniti come segue:
Tra il
1980 e il 2019 la quota del reddito familiare totale del paese appannaggio
dell’1% più ricco della popolazione è più che raddoppiata, mentre il reddito
del 90% più povero è cresciuto pochissimo (tenendo conto dell’inflazione).
La
retribuzione media di un “CEO” è cresciuta del 940%, quella del lavoratore tipo
del 12%.
Negli
anni Sessanta il tipico “CEO” di una grande azienda americana guadagnava circa
venti volte più del lavoratore tipo;
nel
2019 guadagnava trecento volte tanto.
La
disuguaglianza della ricchezza è esplosa ancora più rapidamente. Secondo una
ricerca degli economisti”Emmanuel Saez” e “Gabriel Zucman”, negli ultimi
quarant’anni la quota della ricchezza totale detenuta dallo 0,1% più ricco –
circa 160,000 famiglie americane – è passata da meno del 10% al 20%.
Oggi
queste famiglie posseggono una ricchezza pari quasi a quella del 90% delle
famiglie più povere messe assieme.
L’intera metà inferiore della popolazione
americana oggi possiede appena l’1,3% della ricchezza totale.
La
conseguenza necessaria di questa crescente disuguaglianza economica è stata una
crescente disuguaglianza di potere politico.
“Le
grandi imprese, i CEO e un manipolo di persone estremamente ricche”, osserva “Reich”,
“hanno più influenza di ogni altro gruppo paragonabile dai tempi dei “baroni
della rapina”.
A
differenza del reddito o della ricchezza, il potere è un gioco a somma zero:
più ce n’è a la vertice, meno ce n’è altrove”.
Per
varie ragioni storiche, le condizioni economiche e politiche degli Stati Uniti
rappresentano un caso estremo nel mondo occidentale, ma la tendenza verso una
concentrazione sempre maggiore di ricchezza economica e di potere politico al
vertice della società caratterizza tutte le “democrazie” occidentali.
Essendo
il
neoliberismo un progetto essenzialmente oligarchico, una delle conseguenze inevitabili
del suo sviluppo incontrastato nel corso degli ultimi quattro decenni è stata la distruzione quasi
totale della democrazia rappresentativa e l’instaurazione di una potente
oligarchia globalista.
La
barbarie del neoliberismo.
È
importante capire a che punto questa ideologia neoliberista, che ha smantellato
progressivamente il sistema molto più equilibrato del “New Deal”, rappresenti
una forma di violenza.
Il
termine “neoliberismo” si riferisce a politiche economiche che promuovono la
subordinazione integrante della società al capitale (“il mercato”).
Sotto
la sua maschera teorica, è una forma di “raw capitalism” (“capitalismo crudo”),
un
fenomeno fondamentalmente predatorio che cerca sempre di imporre la legge del
più forte, noncurante
degli effetti distruttivi delle sue azioni sul piano umano, sociale, ecologico,
ecc.
Fa
parte, in realtà, di quella barbarie del ventesimo e del ventunesimo secolo
denunciata da Giuliano Pontara nel primo capitolo di L’Antibarbarie.
Naomi Klein descrive nel suo libro seminale “The Shock Doctrine” come le teorie estremiste del teorico
americano del neoliberismo “Milton Friedman” furono applicate per la prima
volta nel Cile, sulla scia del colpo di stato (fomentato dalla CIA) di Augusto Pinochet
che nel 1973 rovesciò il governo socialista, democraticamente eletto, di
Salvador Allende.
Le misure drastiche di privatizzazione, liberalizzazione
del mercato e riduzione massiccia delle spese pubbliche proposte da Friedman
(la classica ricetta neoliberista), che secondo lui sarebbero risultato, dopo
lo “shock” iniziale, in “un miracolo economico” risultarono invece in una
catastrofe economica – “una orgia di auto-mutilazione” per dirla con le parole
del Economist – che devastò il paese e instaurò nella società cilena
disuguaglianze enormi.
Nel
1988, quando l’economia cilena si era finalmente stabilizzata, il 45% della
popolazione era caduta nella povertà e il ceto medio era stato decimato.
Nello
stesso tempo, il decimo più ricco aveva visto crescere il suo reddito dell’83%.
Ancora
oggi, il Cile rimane uno dei paesi più disuguali del mondo.
La “controrivoluzione neoliberista” in Cile fu
dunque un’operazione assolutamente spietata che risultò in un incremento di
ricchezza massiccio per il segmento più ricco della società al costo
dell’impoverimento delle masse.
L’esperimento
cileno si replicò in numerosi paesi.
Tristemente
notorie rimangono le violenze fisiche orripilanti, commesse a vasta scala, che
accompagnarono la controrivoluzione neoliberista sotto le dittature militari
instaurate con il sostegno della CIA negli anni 1970 nell’America Latina e
altrove.
Lo
stesso tipo di crimine di stato commesso sistematicamente nel Cile di Pinochet
caratterizzò anche i regimi dittatoriali del Brasile e dell’Argentina, per
esempio.
Come
osserva Klein, il sadismo, anche se ha avuto certamente la sua parte in questo
disgustoso fenomeno, non basta a spiegare tutto un sistema di incarcerazione,
tortura, assassinio e sparizioni.
Poco
prima di essere abbattuto dai militari, l’attivista argentino “Rodolfo Walsh”
scrisse:
“È nella politica economica di questo
governo che scopriamo non solo la spiegazione dei crimini, ma anche un’atrocità
più grande che punisce milioni di esseri umani con la miseria pianificata”
Le
riforme neoliberiste imposte a partire degli anni ottanta nei paesi occidentali
– negli Stati Uniti e nel Regno Unito in primis – rappresentano anche lì un
processo fondamentalmente violento.
Anche se non accompagnata dal sistema di
violenza fisica spietata vigente nei regimi dittatoriali, nei paesi occidentali
“democratici” abbiamo vissuto da quarant’anni una controrivoluzione brutale che
ha avuto come conseguenza diretta l’instaurazione progressiva di una sempre più
grande violenza economica strutturale.
Perché il neoliberismo impone la povertà, e la
povertà, come diceva Gandhi, è una delle forme peggiori di violenza.
Un
potere sovranazionale anti-democratico.
Nell’era
della globalizzazione finanziaria e economica guidata dall’anglosfera, gli
Stati individuali stanno perdendo sempre più la loro sovranità effettiva;
ormai
tutte le decisioni politiche ed economiche più importanti sono prese a livello
sovranazionale in un contesto tutt’altro che trasparente.
Si
parla in questo senso dell’“internazionalizzazione dello Stato”.
In questo “Stato internazionalizzato”, i
gestori del sistema monetario e finanziario (le banche centrali
sovranazionali), le grandi corporations multinazionali e una rete di
istituzioni private (fondazioni, pensatoi oligarchici, NGO, ecc.) esercitano
un’influenza preponderante sui governi che nessun movimento politico è in grado
di contrastare.
Nel
contesto europeo, il ruolo essenziale svolto dall’Unione Europea – che in
realtà è una istituzione profondamente anti-democratica – è quello di imporre la volontà del
cartello capitalista oligarchico.
Ormai,
gli stati europei hanno devoluto gran parte della propria sovranità a poteri
tecnocratici non elettivi.
Il
risultato sconcertante dell’ascendenza incontestata dei poteri finanziari e
commerciali apolidi – “la caste des banquiers commerçants” – è che, per citare la ricercatrice
francese Valérie Bugault, “ormai gli Stati non sono più che gusci vuoti”.
Mantenere
la facciata democratica, l’illusione della democrazia, è da molto tempo una delle funzioni principali sia dei media mainstream
sia dei politici.
Già
dal 1995, nel suo saggio “The Unconscious Civilisation”, “John Ralston Saul
metteva in luce la tendenza socioculturale a mascherare, nel linguaggio come
nell’informazione, il
vero sistema di potere che ha poco a che vedere con gli assunti legittimanti
dei moderni ordinamenti occidentali: democrazia, trasparenza, rule of law.
Il
sistema di potere odierno è organizzato, invece, secondo principi di monopolio/cartello
privato delle risorse primarie, di stretto controllo dell’informazione pubblica
e di governo distante – sempre più distante – dalle popolazioni.
Si può
“aggiustare” la democrazia?
“Robert
Reich” crede che, malgrado l’instaurazione de facto negli Stati Uniti di una
oligarchia sempre più ricca e sempre più influente, è ancora possibile
ripristinare la democrazia.
Secondo
lui, è un sistema che si può “aggiustare”.
È questo un ottimismo che, nelle circostanze
attuali, può sembrare alquanto ingenuo.
Su
questo punto, “Rana Dasgupta”, nella sua analisi accurata “The Silenced Majority: Can America
Still Afford Democracy?”, è molto più pessimista di Reich.
Dasgupta
esamina la crisi politica prolungata degli Stati Uniti nel contesto di tendenze
storiche e economiche più vaste.
La sua
tesi centrale è che le condizioni economiche contemporanee non favoriscono più
la permanenza del sistema democratico occidentale e che stiamo tornando alla
situazione di potere capitalista oligarchico che caratterizzava l’epoca che
precedeva la Rivoluzione Industriale.
Si
parla infatti, in questo contesto, di un fenomeno assai inquietante:
il neo-feudalesimo.
È
comunque essenziale capire che la democrazia è semplicemente il risultato di
concessioni politiche e sociali che il lavoro a potuto strappare dal capitale
in certe circostanze storiche.
Oggigiorno,
la classe operaia, e più generalmente il principio del lavoro, ha perso gran
parte del suo potere contrattuale di fronte al capitale, grazie soprattutto
allo smantellamento della produzione industriale – in gran parte trasferita in
Cina e in altri paesi asiatici poco democratici – e alle nuove tecnologie
digitali che stanno rendendo sempre più inutili gli operai, ma anche i
professionisti.
Allo
stesso tempo sta emergendo una fusione di tecnologie capaci di distruggere le
frontiere tra i mondi fisici, digitali e biologici.
Si
tratta della “Quarta Rivoluzione Industriale” cara a Klaus Schwab, il fondatore
e direttore del “World Economic Forum” (WEF).
Secondo
un “White Paper” del WEF, nell’anno 2030, fra il 13 e il 23% della popolazione
mondiale diventerà temporaneamente o permanentemente disoccupato.
Infatti,
una parte sempre più grande della popolazione sta diventando economicamente e socialmente inutile per il sistema capitalista.
Se i
popoli stanno diventando economicamente superflui per un’oligarchia capitalista
internazionale che, in un modo sempre più evidente, controlla praticamente
tutto, i popoli si trovano in una situazione pericolosa.
Nello
stesso tempo, la gestione di questi miliardi di persone “inutili” rappresenta
per l’oligarchia un problema assai grande.
Infatti, gli effetti cumulativi del processo di
globalizzazione neoliberista, che ha prodotto non solo grandi incrementi di
ricchezza, ma anche disuguaglianze economiche enormi, precarizzazione del
lavoro a vasta scala e grandissima distruzione sociale, morale ed ecologica, si
manifestano in un fermento sociale a livello globale senza precedenti.
Controllare
il popolo con la paura e la sorveglianza.
Questo
problema è diventato sempre più urgente dopo il crollo economico del 2008 che
non ha fatto altro che accelerare una lotta sociale a scala globale.
Non solo questa catastrofe finanziaria ha fatto capire
quanto fragile – per non dire insostenibile – fosse diventata l’economia
occidentale finanziarizzata, questo “late-stage financialised capitalism” così
squilibrato e instabile, in preda a una speculazione sfrenata e avventata a
scala gigantesca ed una corruzione sempre più dilagante –, ma il salvataggio
massiccio delle banche, i” famigerati bailouts”, nello stesso momento in cui
milioni di disoccupati perdevano tutto, ha fatto capire al popolo che gli interessi
del 99% dei cittadini contavano ben poco in confronto a quelli del 1% più ricco
– l’oligarchia, precisamente.
Dopo 2008, osserva “Van der Pijls”, “ogni record di
fermento sociale è stato infranto”.
Contenere,
impedire, reprimere, manipolare e sciogliere in tutti i modi i grandi movimenti
di protesta – potenzialmente rivoluzionari – nati sulla scia del disastro del 2008 è
diventato una delle priorità più importanti del sistema capitalista in crisi.
Un
passo importante verso la costruzione di un nuovo sistema di governo in grado
di controllare i popoli occidentali sempre più impoveriti, sempre più
precarizzati e sempre più arrabbiati è stato già rappresentato dal “War on
Terror “di George W. Bush, una “guerra” lanciata a seguito degli attentati terroristici
del “9/11” nel 2001.
Le
stragi spettacolari compiute dall’”Al Qaeda” hanno offerto al regime di Bush
l’occasione per giustificare l’invasione del Afganistan e dell’Iraq,
rilanciando in questo modo l’industria militare prima di saccheggiare le risorse
naturali di questi due sfortunati paesi.
Non
solo, ma 45 giorni dopo gli attentati dell’11 settembre, il governo americano
passò il famigerato “Patriot Act”, una legge importante che ha limitato i
diritti e le libertà dei cittadini americani con il preteso della necessità di
difendere il Paese contro il terrorismo.
In
questo modo, ogni cittadino americano è divenuto, in realtà, sospettato. Allo
stesso tempo, il governo americano ha instaurato quel sistema illegale di
sorveglianza di massa – il programma di “Total Information Awareness” – svelato
più tardi da” Edward Snowden”.
Paradossalmente,
si può interpretare la “Guerra contro il terrore” come una forma di terrorismo
di Stato.
Come
osservò “Al Gore” nel 2004, il terrorismo, che rappresenta la strumentalizzazione
della paura per uno scopo politico, intende “travisare la realtà politica di una
nazione suscitando nel popolo una paura massicciamente sproporzionata rispetto
al vero pericolo che i terroristi sono in grado di rappresentare”.
Secondo
Gore, il corso precipitoso di Bush verso la guerra contro l’Iraq costituiva una
forma di terrorismo.
Bush
aveva terrorizzato la sua propria nazione con l’avvertimento completamente
ingannevole secondo cui “impiegando armi chimiche, biologiche, o, in futuro, anche
nucleari, ottenute con l’aiuto dell’Iraq, i terroristi erano in grado […] di
uccidere migliaia o centinaia di migliaia di persone in questo paese”.
“Il presidente Bush e la sua amministrazione”,
fece notare Gore, “ha fatto ingurgitare al popolo americano una paura dell’Iraq
grandemente esagerata, una paura completamente sproporzionata in confronto al
pericolo che quel paese rappresenta in realtà”.
Lo
Stato americano aveva adottato una strategia terroristica nei confronti del
popolo americano.
Siccome,
dopo decenni di politiche economiche e sociali neoliberiste, il capitalismo non
è più in grado di offrire alla popolazione un contratto sociale accettabile –
anzi, il neoliberismo rappresenta la negazione del contratto sociale – governare con la paura è diventata
una strategia centrale del mondo occidentale.
Siamo entrati ormai nell’epoca dello stato di
emergenza permanente, della guerra permanente:
“La
guerra è resa endemica”, spiega “Jeff Halper”, “poiché non è né possibile né desiderabile
porre termine allo ‘stato di emergenza permanente’ […].
Pacificare
l’umanità diventa l’unico modo di scongiurare la guerra, ma quell’impresa è
diventata un progetto totalitario violento, senza fine”.
Torneremo alla questione del nuovo
totalitarismo nel terzo articolo.
“Oltre
la libertà e la dignità.”
L’instaurazione
di un sistema di sorveglianza statale dei cittadini è stata accompagnata – e
facilitata – dall’emergere di un nuovo sistema economico che, in uno studio
fondamentale, “Shoshana Zuboff “denomina “surveillance capitalism” – “il
capitalismo della sorveglianza”.
Conviene
però notare che sin dall’inizio la rivoluzione “IT” è stata formata dal
paradigma del “Total Information Awareness” nel contesto di una guerra della classe dominante
contro il popolo e che tutte le grandi ditte della Big Tech mantengono relazioni strette
con il Pentagono.
Il
sistema del “capitalismo della sorveglianza”, sviluppato dai tech giants della
Silicon Valley, con Google e Facebook in testa, si basa sempre di più non solo
sullo sfruttamento economico (e politico) dei dati – di ogni genere – raccolti
furtivamente dagli utenti, ma anche sulla manipolazione dei comportamenti del
consumatore (e anche degli elettori).
È
questo un tipo di potere subdolo che Zuboff chiama “instrumentarian”. In questo
ambito, le imprese tech approfittano, con una precisione sempre maggiore, degli
strumenti creati dagli psicologi comportamentali, come il famoso o notorio” B.
F. Skinner”, che s’interessano soprattutto del comportamento di gruppo, di
gregge.
Questi
scienziati, infatti, svilupparono inizialmente le loro tecniche di
manipolazione psicologica studiando gli animali.
Non
c’è, da questo punto di vista, alcuna differenza fondamentale tra il gregge
animale e il gruppo umano;
tutt’e
due si possono dirigere dall’alto utilizzando metodi psicologici appropriati.
Secondo
“Skinner”,
nel suo famigerato libro “Beyond Freedom & Dignity” (Oltre la libertà e la
dignità), il libro arbitrio e la libertà di scelta dell’individuo cari al
liberalismo occidentale sono in realtà una semplice illusione e, per il bene comune, la società va
gestita continuamente dagli scienziati utilizzando strumenti psicologici.
È la sua una visione del mondo essenzialmente
tecnocratica; a Skinner non piaceva per niente la democrazia.
“Zuboff”
osserva con rammarico che quando il libro di Skinner uscì nel 1971 suscitò
grande scalpore, mentre che cinquant’anni dopo, “La credenza che possiamo noi stessi
scegliere il nostro destino viene assediato, e, in una inversione drammatica
della situazione, il sogno di una tecnologia in grado di predire e dirigere il
comportamento – per il quale Skinner subì tanto disprezzo pubblico – è
diventato ormai un fatto fiorente.
Adesso,
questo obiettivo attrae un capitale immenso, il genio umano, l’elaborazione
scientifica, interi ecosistemi di istituzionalizzazione, e il fascino che accompagnerà sempre il
potere”.
Dalla
sorveglianza statale di massa e dal capitalismo della sorveglianza, con la sua
crescente enfasi sulla modificazione del comportamento, non è molto grande il
passo che conduce al sistema di “Credito Sociale” che si sta sviluppando
attualmente in Cina.
Lo
scopo di questo nuovo sistema, spiega il sinologo “Rogier Creemers”, è quello
di “utilizzare
l’esplosione dei dati personali […] per migliorare il comportamento dei
cittadini […].
Agli
individui e alle imprese saranno assegnati punti in relazione a vari aspetti
del loro comportamento – dove vai, che cosa compri e chi conosci – e questi
punti saranno integrati in una base di dati comprensiva connessa non solo
all’informazione governativa, ma anche ai dati raccolti da imprese private”.
Il nuovo sistema cinese sorveglia il
comportamento “buono” e “cattivo” in varie attività finanziarie e sociali.
Le ricompense e le punizioni sono assegnate
automaticamente, allo scopo di plasmare il comportamento individuale e
collettivo in modo di “costruire sincerità” nella vita economica, sociale e
politica.
“L’intenzione”,
spiega” Mara Hvistendhal!, “è che ogni cittadino cinese sia seguito tramite una scheda
compilata da dati provenienti da fonti pubbliche e privati”.
A
molti potrebbe forse sembrare inverosimile l’idea di instaurare un sistema
simile nei paesi “democratici” dell’occidente, ma quello che vediamo svolgersi
nella Cina governata dal repressivo Partito Comunista è la costruzione di una realtà
inquietante che, secondo Zuboff, “ci permette di contemplare una versione di un
nostro futuro definito dalla fusione comprensiva del” potere instrumentarian”
con il “potere statale”.
Il
sistema di Credito Sociale non è altro, in realtà, che la realizzazione, tramite gli
strumenti invasivi offerti dalla rivoluzione digitale, della visione tecnocratica di “B. F.
Skinner “e dei suoi seguaci:
una
vita umana “oltre
la libertà e la dignità”.
La
tecnocrazia.
A
questo punto sarà opportuno aprire una parentesi sulla tecnocrazia. Dopo tutto, la gestione della
pandemia da Covid-19 è stato un esercizio strettamente tecnocratico.
Denunciata
già dal 1933 in modo indimenticabile da “Aldous Huxley” nel suo romanzo
distopico “Brave New World”, la tecnocrazia rimane un’ideologia
importantissima.
Anzi,
il suo potere va sempre crescendo.
La
breve discussione che segue si basa in gran parte sugli studi fondamentali di “Patrick
Wood”, soprattutto il suo libro più recente, “Technocracy: The Hard Road to
World Order”.
La
tecnocrazia, intesa come ideologia, ha le sue radici storiche nello scientismo
utopista del pensatore francese “Henri de Saint-Simon” (1760-1825).
Saint-Simon
afferma la superiorità dello scienziato, definito come “l’uomo che prevede”, su
tutti gli altri uomini.
Lo
scientismo, insieme alla sua progenie la tecnocrazia, funziona da surrogato
della religione, sostituendo la fede in Dio con la fede nella Scienza e nella
Tecnologia.
La
scienza, secondo questa visione del mondo, salverà l’umanità instaurando la
nuova Utopia tecnocratica.
Gli scienziati e i tecnocrati sono dunque i preti di
questa pseudo-religione.
Secondo
loro, soltanto la scienza ha la capacità di risolvere tutti i problemi della
società, e la scienza dev’essere applicata alla vita senza sentimentalismo –
anzi, senza sentimenti.
In
questa visione essenzialmente materialista, la natura – e anche l’essere umano
– non è altro che un complesso meccanismo;
chi
capisce il funzionamento del meccanismo ha il dovere di controllarlo. Il potere
dev’essere messo nelle mani di un’élite tecnocratica – per il bene comune,
s’intende – e qualsiasi opposizione a questa concentrazione di potere
anti-democratica è considerata profondamente sbagliata e va combattuta in tutti
i modi.
Niente
deve ostacolare la realizzazione dell’Utopia.
L’ideologia
tecnocratica predomina nell’ambito dell’élite globale – Bill Gates offre un esempio perfetto
di questa tendenza – e la sua visione profondamente anti-democratica è alla base di
tutti i grandi progetti globali, come lo Sviluppo sostenibile, l’Agenda 21 e l’Agenda
2030.
Ormai
una tecnocrazia globalista domina le Nazioni Unite e l’Unione Europea e si
dedica assiduamente a soppiantare la sovranità nazionale con il preteso di
risolvere i problemi globali tramite l’imposizione di metodi tecnocratici
centralizzati.
Uno di
questi problemi è quello delle pandemie.
Conviene
osservare a questo punto che la tecnocrazia è essenzialmente una forma di
potere e che s’intreccia ormai strettamente con gli interessi dell’oligarchia
globalista.
Anzi,
si palesa sempre di più che la tecnocrazia sia diventata lo strumento essenziale
che questa oligarchia sta utilizzando per esercitare il suo potere sul mondo.
Non
dovrebbe dunque sorprendere che la pandemia sia stata gestita in modo
tecnocratico.
Nel
suo saggio “Sulle ‘ragioni’ dell’emergenza”, pubblicato alla fine del libro
recente di Mariano Bizzarri, Covid-19:
Un’epidemia
da decodificare, il filosofo Massimo Cacciari spiega che “l’ideologia della
Scienza, fino a tonalità religiose, che Bizzarri denuncia, è parte integrante
del sistema tecnico-economico-politico che sta dominando le nostre vite (e
dunque nient’affatto qualcosa di meramente ‘sovrastrutturale’)”.
Questo
sistema sta dominando infatti le nostre vite sempre di più e sta creando una realtà
sempre più distopica.
Perché,
come avvertiva “Huxley in Brave New World”, i tentativi umani per creare
l’Utopia – in
questo caso l’Utopia tecnocratica – finiscono sempre per creare invece la
Distopia.
La
religione della scienza nella gestione della pandemia.
“Bizzarri
“denuncia un fenomeno inquietante che ha caratterizzato l’atteggiamento di
molte persone durante l’epidemia da Covid-19:
È di
moda che le persone di cultura medio-alta dichiarino di non essere “religiose”
(se non apertamente atee), dicendo invece che ripongono la loro “credenza”
nella scienza, parlando di questa come se sostituisse la religione.
È
curioso come sotto stress, soprattutto ora che il Covid ci ricorda che la morte
esiste – nonostante ci si affanni a rimuoverne la presenza nelle nostre società
epicuree ed edonistiche – riemerga il sentimento religioso in forme aberranti e
deviate.
La fede
viene oggi risposta nella “scienza”, credendo che questa sia fonte di verità
assoluta e univoca.
In questo, la maggior parte delle persone non
fanno che trasferire la ricerca della certezza dalla religione alla scienza.
Anche
Giorgio Agamben si preoccupa di questa aberrazione.
In un
libro importante, “A che punto siamo?”
L’epidemia come politica, pubblicato nel 2020, il
filosofo si domanda
“Com’è
potuto avvenire che un intero Paese sia, senza accorgersene, eticamente e
politicamente crollato di fronte a una malattia?”
L’Italia, infatti, ha abdicato “ai propri
principi etici e politici”.
“Come
abbiamo potuto accettare”, scrive ancora Agamben, “soltanto in nome di un
rischio che non era possibile precisare che le persone che ci sono care e degli
esseri umani in generale non soltanto morissero da soli ma che, cosa mai
avvenuta prima nella storia da Antigone a oggi, che i loro cadaveri fossero
bruciati senza un funerale?”
Il
filosofo denuncia anche “la Chiesa, che, facendosi ancella della scienza ormai
diventata la vera religione del nostro tempo, ha radicalmente rinnegato i suoi
principi essenziali.
La
Chiesa sotto un papa che si chiama Francesco ha dimenticato che Francesco
abbracciava i lebbrosi.
Ha dimenticato che una delle opere della
misericordia è quella di visitare gli ammalati.
Ha
dimenticato che i martiri insegnano che si deve essere disposti a sacrificare
la vita piuttosto che la fede e che rinunciare al proprio prossimo significa
rinunciare alla fede”.
Infatti,
la scienza, o piuttosto lo scientismo, è diventata “la vera religione del
nostro tempo” perché l’intera storia dell’umanità ci insegna che gli esseri
umani non possono vivere senza religione, senza fede, così che quando perdono
la fede in una vera religione – o in una religione diventata falsa, corrotta e
malvagia – si
affrettano di creare una pseudo-religione, una nuova ideologia in grado di
soddisfare il bisogno profondissimo di credere.
Ho personalmente sentito dire da un italiano,
cattolico praticante d’altronde, che si vanta di rispettare moltissimo le
“verità della scienza”, che il vaccino era “un dogma della fede”.
Ma la scienza – quella vera – non ha dogmi, li ha solo
la religione.
Citiamo
qui ancora le parole accorate di “Mariano Bizzarr”i:
La
ricerca scientifica è stata l’amore della mia vita.
Ma
ora, dopo più di quarant’anni vissuti in laboratorio e nelle corsie
ospedaliere, mi sento tradito, sgomento come chi possa scoprire – solo a tarda
età – di aver mal riposto il proprio affetto in colei, che come diceva De André
“non lo amava niente”.
Le decisioni pronunciate in nome della scienza
sono diventate arbitri di vita, di morte, condizioni imprescindibili per
consentire l’accesso a libertà che pure dovrebbero essere fondamentali.
Tutto
ciò che conta è stato influenzato dalla scienza, dagli esperti che la
interpretano e da coloro che impongono misure basate sulle interpretazioni
mediatiche, ritorte e stravolte nel contesto della guerra politica.
Ovviamente, questa “scienza” nulla ha a che vedere con
la Scienza, quella vera, che per sua natura rifugge dalle affermazioni
assolute, dal trionfalismo, e avversa il sensazionalismo preferendo il più
tormentato – ma assolutamente più onesto – rifugio del dubbio.
Non che la situazione fosse idilliaca prima
del Covid; ma
oggi, le norme basilari che impongono alla ricerca scientifica onestà
intellettuale, disinteresse, cauto scetticismo e disponibilità al confronto e
alla condivisione dei dati sono apertamente e sistematicamente violate.
Ciò
che descrive qui Bizzarri, con tanta amarezza, è la strumentalizzazione
politica della scienza.
È la
scienza messa al servizio della tecnocrazia.
La
scienza ufficiale, “la vera religione del nostro tempo”, è diventata uno strumento
di oppressione, come lo era diventata per tanti secoli anche la religione
ufficiale.
Le
statistiche e la gestione tecnocratica dell’emergenza sanitaria.
Offrirò
nel secondo articolo un’analisi critica della gestione sanitaria della pandemia
da Covid-19.
Qui,
invece, voglio sottolineare il modo strettamente tecnocratico in cui è stata
gestita l’emergenza.
In
questa gestione le statistiche, i dati, hanno svolto un ruolo centrale.
Si potrebbe dire infatti, senza esagerazione, che i dati costituiscono il sangue
di quell’essere gigantesco è disumano che si chiama Tecnocrazia.
Senza i dati, le cifre, le statistiche, non
può vivere.
I dati
sulla pandemia – numeri di “casi”, “decessi”, “ricoverati”, ecc. – emessi
costantemente dai governi e accettati, diffusi e commentati in modo totalmente
acritico dai media, servivano a costruire nella mente della popolazione una
situazione drammatica che potesse giustificare ingerenze senza precedenti nella
vita dei cittadini, ingerenze che, de facto, li spogliavano dai loro diritti
costituzionali.
Ciò
che conta, osservava già dal 1995 uno studioso della contabilità, non è che i
dati siano affidabili, ma che vengano presentati in un modo che sembra neutrale e
factual (basata sui fatti) in modo di non poter essere messi in discussione; i dati devono sembrare
intrinsecamente veri.
Per la
tecnocrazia, i dati sono fonte di potere.
In
Italia, durante la prima fase della pandemia, la campagna ufficiale
d’informazione aveva il compito d’influenzare nella popolazione la percezione
della realtà, infondendo paura tramite la diffusione di dati mettendo in
evidenza la gravità della crisi.
Lo
strumento principale di questa campagna è stato la conferenza stampa tenuta dal
commercialista e revisore dei conti “Angelo Borreli”, capo dell’Unità di
Protezione Civile, trasmessa ogni giorno alle ore 18 da tutti i canali di
notizie televisivi.
L’impatto di questi “bollettini di guerra” è
stato grandissimo: secondo Auditel, nel mese di marzo 2020, quando il virus si
stava diffondendo attraverso l’Italia, ben cinque milioni di persone guardavano
la conferenza stampa ogni giorno.
Inoltre,
i media italiani facevano costantemente riferimento ai bollettini, in programmi
televisivi come “I Numeri della Pandemia” e anche nella stampa cartacea.
Durante
la seconda fase della strategia pandemica ufficiale, le conferenze stampa erano
tenute da “Domenico Arcuri”, il “Commissario straordinario per l’emergenza
epidemiologica” (anche lui commercialista e revisore dei conti di primo
livello), nominato dal governo il 18 marzo 2020.
Arcuri
si focalizzava soprattutto sui numeri dei decessi e dei ricoveri in terapia
intensiva.
Paragonava
frequentemente la situazione ad una guerra.
Il 18 aprile, per esempio, il Commissario
spiegò che nella città di Milano durante la Seconda Guerra Mondiale, 2.000
civili furono uccisi dai bombardamenti, mentre il virus aveva preso la vita di
11.815 italiani in soli due mesi.
Grazie
allo stato di paura e d’incertezza fomentato dalla diffusione costante di
statistiche allarmanti, gli italiani si sono adattati rapidamente alle nuove
misure invasive ed a un tenore di vita molto diminuito.
L’utilizzazione
delle informazioni numeriche è una strategia di legittimazione governativa di
lunga data e si è dimostrata, anche in passato, molto efficace nel far
accettare in modo acritico dalle popolazioni i dati forniti dai media.
A che
punto però tutti questi dati così impressionanti, diffusi in modo martellante dai
media italiani, erano affidabili e significativi?
Già
dal 2 giugno 2020, Luca Ricolfi, Presidente e Responsabile scientifico della “Fondazione
Hume”, esperto di analisi dati, affermava che “dei dati è stato fatto un uso folle”
e che “la qualità dei dati della Protezione Civile è pessima”.
È importante osservare che questi dati erano
sempre presentati senza alcuna contestualizzazione:
per esempio, le cifre di decessi da
coronavirus erano pubblicate senza alcun riferimento ai numeri di decessi
normali nello stesso periodo dell’anno, e non venivano mai paragonate ai
decessi provocati abitualmente dall’influenza stagionale.
Più
grave ancora è il fatto – analizzato nel secondo articolo – che i risultati dei
tamponi erano completamente inaffidabili, perché i test producevano
automaticamente una certa percentuale di falsi negativi, ma soprattutto
un’altissima percentuale di falsi positivi, cioè molte persone risultavano
positive, ma non erano in realtà né infette né infettanti.
Ma,
nei dati ufficiali i “positivi” venivano sempre presentati come “casi”.
Nello
stesso tempo, i dati sui morti da coronavirus erano anch’essi inaffidabili, le
cifre essendo sicuramente molto gonfiate dallo strano e innovativo sistema di
conteggio che confondeva chi moriva di Covid con chi moriva con il Covid (cioè
che testava positivo al tampone molecolare), un sistema che violava tutte le
linee guida internazionali.
La
correlazione non è causazione. Inoltre, i tassi di mortalità erano basati su
una frazione cui elementi non erano conosciuti con precisione.
La
cifra più importante da capire in qualsiasi epidemia è quella del tasso di
mortalità mediano.
Nel
luglio di 2020, dopo l’analisi di vari studi scientifici, l’epidemiologo
eminente di Stanford, “John Ioannidis”, dimostrò che il tasso di mortalità
mediano per Covid-19 era solo 0.27%, l’equivalente di una brutta influenza
stagionale.
Il governo italiano non ha mai diffuso questa
informazione essenziale.
“Puoi
fare molto coi numeri”, osservano gli scienziati tedeschi “Sucharit Bhakdi e “Karina
Reiss”, “Soprattutto,
puoi spaventare la gente”.
Stiamo
parlando dunque della creazione di ciò che costituisce, in verità, un intero
sistema di falsa contabilità.
“Quella
che stiamo vivendo”, scriveva Agamben ad aprile 2020, “prima di essere una inaudita
manipolazione delle libertà di ciascuno, è, infatti, una gigantesca operazione
di falsificazione della verità”.
Infatti, la manipolazione dei dati in Italia
(e in altri paesi) durante la pandemia – denunciata ormai da molti scienziati –
fa inevitabilmente pensare al detto inglese “Lies, damned lies and statistics”.
Le
statistiche, infatti, possono essere le peggiori delle menzogne.
Nella
tecnocrazia, le statistiche – vere o false che siano – svolgono soprattutto la
funzione di influenzare la mente dei cittadini e di giustificare le misure,
spesso oppressive, imposte dal governo.
Non esito ad affermare che la campagna
d’informazione ufficiale condotta in Italia durante la pandemia non sia stata
altro che una
campagna di pura propaganda degna di un regime totalitario, degna infatti
dell’orwelliano Ministero della Verità.
Una
tecnocrazia sanitaria mondiale corrotta.
Il
tecnocrate si rappresenta sempre come “l’uomo della scienza”, un essere fatto
di oggettività, disinteresse e neutralità politica.
La
realtà è diversa.
E
questa realtà è diventata estremamente importante dal momento che una
tecnocrazia sanitaria ha assunto il potere sulla vita delle popolazioni.
“Marco Pizzuti” non esagera quando scrive che
“Nel corso della storia non era mai
accaduto prima che i vertici della sanità mondiale potessero assumere il
controllo delle nazioni fino al punto di poter sospendere i diritti
fondamentali dei loro cittadini, impedire i funerali e separare le famiglie in
base alle decisioni di comitati tecno-scientifici che sono la diretta
emanazione degli interessi particolari dell’industria farmaceutica”.
La corruzione dilagante, sistemica, che
imperversa ormai da tanti anni nel mondo farmaceutico-sanitario è un tema che
sarà trattato più a lungo nel terzo articolo.
Ci limiteremo qui ad osservare che l’”Organizzazione
Mondiale della Sanità”, ovvero il massimo organo della sanità pubblica a
livello globale, non è forse in realtà l’autorità scientifica imparziale
descritta dai canali d’informazione ufficiali.
Infatti,
nel contesto dello svisceramento della democrazia esaminato qui, è essenziale
capire che, al termine di un lungo processo di neo liberalizzazione delle
istituzioni, ormai l’OMS rappresenta gli interessi di una oligarchia capitalista
globalizzata.
La
sovranità dell’OMS è una sovranità derivata.
“A causa della sua nuova dipendenza
finanziaria [sorta negli anni 1990]”, osserva “Van der Pijl”, “cadde, come il
nuovo ordine neoliberale nell’insieme, sotto il dominio del capitale,
implementato dallo Stato internazionalizzato”.
“Pizzuti” spiega come l’ente riceve la maggior
parte del suo budget – ben 4,6 miliardi di dollari su 5,6 – dalle donazioni
volontarie provenienti da aziende e fondazioni private.
L’autore
aggiunge che “ben i tre quarti delle sue risorse finanziare provengono direttamente
dall’industria farmaceutica e in particolare dai produttori dei vaccini”.
Nel
biennio 2016-2017, per esempio, le donazioni volontarie hanno rappresentato
quasi l’87% del budget totale dell’OMS e il British Medical Journal ha
documentato che solo nel 2017 l’80% di questi fondi era condizionato a una
precisa agenda decisa dai donatori privati.
Già dal 2011 Il Sole 24 Ore denunciava la totale
perdita di credibilità dell’OMS come ente pubblico:
da almeno trent’anni, “l’OMS ha perso il
controllo, prima delle proprie politiche e poi delle proprie finanze”, un
cambiamento che “ha avuto inizio negli anni in cui le sorti del mondo venivano
ridisegnate secondo il modello neo-liberista”.
L’articolo
illustra la perdita di controllo delle politiche sanitarie dell’OMS con
l’esempio del “decennio dei vaccini annunciato da Bill Gates all’assemblea
mondiale a maggio”.
Tenendo
conto del ruolo di primo piano svolto da Bill Gates durante la pandemia da
Covid-19, non è indifferente sapere che sin dai primi 2000 il plurimiliardario
ha iniziato a trasferire i suoi affari dal mondo del software al settore
farmaceutico, comprando pacchetti di azioni delle più grandi case
farmaceutiche;
che,
dopo gli Stati Uniti, la Bill & Melinda Gates Foundation è attualmente il
secondo finanziatore in assoluto dell’OMS (con la GAVI Alliance, anch’essa
fondata da Gates, che occupa il terzo posto);
e che
lo stesso Gates viene considerato dai dipendenti dell’OMS come il suo
“amministratore delegato”.
Gli
interessi di Gates si focalizzano in particolar modo sui vaccini – che il
miliardario ha riconosciuto come estremamente lucrosi – e sulle campagne di
prevenzione sanitaria dell’OMS.
Le
donazioni importantissime di Gates consentono all’autoproclamato
“filantrocapitalista” di decidere le priorità dell’OMS insieme a quelle dei
governi colpiti dalle emergenze sanitarie.
Sono i
desideri di Gates e delle case farmaceutiche che hanno realizzato “il decennio
dei vaccini”.
L’Organizzazione
Mondiale della Sanità è ormai parte integrante di una “tecnocrazia globalizzata gestita da
un’oligarchia capitalista internazionale” dedicata unicamente all’incremento
costante dei suoi profitti e del suo potere.
È
questa una realtà assai inquietante per chiunque tenga ai valori liberali di
democrazia e libertà o alla priorità della salute e del benessere dell’umanità
intera sui profitti economici e sugli interessi politici dei pochi. Stando le cose così, forse non è
tanto saggio fidarsi troppo delle direttive provenienti dall’OMS.
Il
neoliberismo trionfante ha provocato non solo una profondissima crisi
economica, sociale e politica che sta travolgendo il mondo, ma una grandissima
perdita di credibilità delle istituzioni pubbliche, che sono diventate in
realtà delle Public-Private Parternships in cui il potere decisionale è
ritenuto non dal pubblico, ma dal privato.
Per
dirla con altre parole, la sfera pubblica è stata divorata dalla sfera privata.
Un
singolo episodio importantissimo servirà a far capire il modus operandi
dell’OMS contemporaneo guidato dagli interessi del capitalismo oligarchico.
Si
tratta dello scandalo clamoroso – subito insabbiato – che La Stampa del 7 giugno
2010 chiamava “La grande truffa della ‘suina’”.
La
“truffa” è stata scoperta e denunciata dal medico tedesco “Wolfgang Wodarg”,
presidente dell’Assemblea
parlamentare del Comitato sanitario del Consiglio d’Europa.
Il 26 gennaio del 2010, l’OMS è stata invitata
al “Consiglio d’Europa di Strasburgo” per rispondere alla mozione “Le false
pandemie, una minaccia per la salute”.
Wodarg accusò l’OMS di aver terrorizzato il
mondo con epidemie ingiustificate, l’ultima nella serie essendo quella suina
del 2009:
“Milioni di persone sono state vaccinate
inutilmente, com’è possibile che l’OMS sia arrivata a promuovere una iniziativa
così sciocca e costosa?
Prima
l’aviaria, ora la suina.
Per
l’OMS è una tragica perdita di credibilità”.
La
Commissione Sanità accusò l’OMS di avere creato una “falsa pandemia”:
“Il
Consiglio d’Europa vuole sapere se l’OMS si è fatta condizionare dall’industria
farmaceutica, che grazie alla pandemia ha registrato incassi record. Ma gli
scenari pandemici annunciati non si sono avverati. Una bufala gigantesca o un
errore di valutazione?”
È
interessante notare che il 4 maggio 2009, solo qualche settimana prima di
dichiarare la pandemia dall’influenza suina A/H1N1, l’OMS aveva cambiato la sua
definizione di pandemia, abbassando notevolmente le condizioni requisite: non
era più necessario che un’epidemia si diffondesse rapidamente in molti paesi,
che ci fosse un’assenza d’immunità o un’immunità inadeguata, o che ci fosse una
quantità estrema di decessi o di malattie gravi; ormai bastava la diffusione di
un nuovo virus, una quantità di malati superiore al normale – e la decisione di
dichiarare una pandemia.
Secondo
“Van der Pijl”, il piano sul quale fu basato il cambiamento di definizione era
stato scritto dall”’IFPMA”, un gruppo che promuove gli interessi dell’industria
farmaceutica, insieme alla “DCVMN”, un’organizzazione dei produttori di vaccini
per il mondo in sviluppo.
L’OMS
respinse le accuse di corruzione, che tacciò da “complottismo”, ma in seguito
fu stabilito da un’indagine condotta dal Consiglio d’Europa che gli esperti
dell’ente sanitario che avevano fatto alzare l’allarme al livello 6 (il
massimo) avevano tutti gravi conflitti d’interessi dovuti ai loro legami con i
produttori dei vaccini.
Non
solo, ma il 19 maggio, tre settimane prima della dichiarazione della pandemia,
una delegazione di trenta case farmaceutiche aveva visitato il quartiere
generale dell’OMS a Geneva per consultare il Direttore Generale Margaret Chan.
Analisti
finanziari hanno calcolato che le case farmaceutiche guadagnarono più di sette
miliardi di dollari quando i governi, allarmati inutilmente dall’OMS,
comprarono vaccini dalle case farmaceutiche in grande quantità.
La
maggior parte di questi stock fu buttata via.
Gli
esperti avevano gonfiato enormemente il rischio rappresentato dall’influenza
suina A/H1N1, che in realtà era più debole dell’influenza stagionale.
Sulla scia della dichiarazione ufficiale di
pandemia, i media, i virologi e i governi del mondo occidentale avevano
terrorizzato la popolazione con dichiarazioni allarmistiche sull’imminente
morte di decine di milioni di persone, convincendo milioni a farsi vaccinare
inutilmente.
Quando la falsa pandemia fu sventata, i media
lasciarono cadere nel vuoto questo gravissimo episodio di corruzione.
“Il giorno dopo”, scrive Pizzuti, “come se niente
fosse, i virologi scomparvero dai salotti televisivi e i grandi canali
d’informazione iniziarono a parlare d’altro mentre le istituzioni governative
di tutto i mondo si eclissarono senza prendere alcun provvedimento che potesse
evitare il ripetersi di quanto accaduto”.
Tutto
quell’intreccio di conflitti di interessi, istituzioni sanitarie “catturati”
dall’industria, esperti venduti e mass media che lavorano, non per informare le
popolazioni, ma per servire gli interessi dell’oligarchia capitalista, è
rimasto completamente intatto.
Covid
19 e la “Grande Trasformazione.”
Siccome
la “truffa” gigantesca della pandemia da influenza A/H1N1 è stata realizzata
senza che nessuno fra gli implicati abbia mai dovuto pagare le conseguenze, è
legittimo domandarsi perché questa operazione enormemente lucrosa non potesse
ripetersi.
È
anche legittimo chiedersi se la pandemia da Covid-19 non sia stata, in realtà,
la ripetizione, ad una scala molto più vasta, della stessa truffa, attuata
questa volta con scopi non solo economici, ma anche politici. È questa una
domanda che non pochi commentatori si sono fatti.
Non
voglio esaminare a questo punto le teorie del complotto che sono state
sviluppate a riguardo non solo nel mondo dei “complottisti” della Rete ma nelle
pagine di libri seri e ben documentati.
Ciò
che voglio sottolineare qui invece è che le politiche messe in essere durante
l’emergenza sanitaria hanno comunque servito ad accelerare enormemente varie
agende convergenti care all’oligarchia globalista. Nell’estate di 2020 Klaus Schwab,
il presidente del World Economic Forum, ha dato un nuovo nome a l’insieme di
queste agende: il “Great Reset”65.
“Now
is the time for a ‘Great Reset’” – “È ora il momento per un ‘Grande Reset’” – annunciò Schwab
alla riunione annuale del World Economic Forum, a Davos (Svizzera), il 3 giugno
2020:
“I
governi dovrebbero attuare riforme attese da tempo che promuovono risultati più
equi. […]
Noi
dobbiamo costruire basi completamente nuove per i nostri sistemi economici e
sociali”.
Qualche
giorno dopo, “Kristalina Georgieva,” il direttore generale del “Fondo Monetario
Internazionale”, pubblicò un discorso intitolato “Dal Grande Lockdown alla Grande
Trasformazione”.
Secondo
lei, la serrata delle economie e le misure di repressione che avevano sospeso
la libertà di movimento di milioni di persone, distruggendo allo stesso tempo
centinaia di migliaia di piccole imprese e provocando fame e miseria nei paesi
poveri e danni psicologici nei paesi ricchi, offrivano grandi “opportunità”,
come la “trasformazione digitale” e la possibilità di muoversi verso una
società eco-sostenibile.
Le
implicazioni poco rassicuranti di questa “Grande Trasformazione”, di questo
“Grande Reset”, presentato al mondo come una nuova visione economico-sociale altruista,
equa, e ecologica, benché promossa dagli stessi poteri capitalisti che hanno
devastato e schiavizzato il mondo, sarà esaminata nel quarto articolo. Sottolineiamo qui invece che al cuore
di questa trasformazione epocale è la “Quarta Rivoluzione Industriale”,
strettamente legata ad un nuovo sistema di controllo sociale.
Grandi
passi verso la realizzazione di questi due fenomeni interconnessi sono stati
compiuti nel corso della pandemia, con l’instaurazione su scala massiccia del
lavoro a distanza, cioè il lavoro da casa tramite il computer durante i lockdown;
l’instaurazione
della didattica a distanza (DAD), e l’imposizione in alcuni paesi, come
l’Italia, del “passaporto vaccinale” o “Green Pass” che, come vedremo
nell’ultimo articolo, più che un sistema di controllo epidemiologico
rappresenta un sistema digitale di controllo sociale.
Dagli
sconvolgimenti epocali provocati dalla pandemia da Covid-19 sta emergendo un
nuovo mondo.
La
realtà assai inquietante di questo mondo, di questo nuovo normale, sarà
esaminata nel terzo e nel quarto articolo.
Il
secondo articolo sarà invece dedicato ad un’analisi critica della gestione
sanitaria dell’epidemia.
Perché
la gestione è stata non solo sanitaria, ma anche, e allo stesso tempo,
politica: nel
nuovo paradigma che i governi occidentali stanno costruendo in fretta, il
sanitario e il politico sono strettamente legati. La salute umana si sta
trasformando in biosicurezza.
(Peter Cooke è professore in pensione
dell’Università di Manchester)
Incendio
di una democrazia.
Opinione.it
– Gerardo Coco – (24 febbraio 2022) – ci dice:
In
questi ultimi giorni abbiamo assistito in tempo reale alla trasformazione del
Canada da regime democratico a totalitario ma non c’è stato un politico
occidentale che di fronte all’incendio di questa democrazia liberale, che brucia
diritti umani e libertà civili, abbia urlato “al fuoco!”, né abbia riconosciuto
ciò che sta accadendo.
I
media e praticamente tutte le principali organizzazioni per i diritti civili
del pianeta, hanno o quasi ignorato la repressione di “Justin Trudeau” o
dipinto la rivolta pacifica dei camionisti canadesi come atto terroristico.
E se
questo incendio si diffondesse rapidamente in diverse democrazie liberali?
Forse
che i leader occidentali vorrebbero poter fare ciò che sta facendo il primo
ministro canadese e invidiano la sua presa di potere autoritaria?
È
difficile non pensarlo dopo che hanno assaporato due anni del potere di polizia
sanitaria.
La loro resistenza a rinunciarvi dovrebbe essere
l’avvertimento che, per giustificare più poteri statali e la sospensione delle
libertà, sarebbero pronti a creare altre emergenze, naturalmente in linea con le direttive della “macchina
tecnocratica globale” di cui sono servitori.
Trudeau,
ormai dittatore a tutti gli effetti, scavalcando il Parlamento, ha introdotto la legge marziale
sguinzagliando contro i camionisti la polizia che ha dimostrato al mondo intero
di non essere diversa dai nazisti tedeschi per i quali la scusa era sempre la
stessa: quella di eseguire solo ordini.
È
tragico che stiano difendendo Trudeau che, presa la strada oscura della
dittatura, sequestra i conti bancari di persone che legittimamente protestano e
sceglie di
distruggere sulla scena mondiale l’immagine del suo Paese come nazione libera,
rispettosa della legge e porto sicuro per il capitale internazionale.
Chi,
ora, investe in Canada dopo che il suo vice primo ministro, “Christina Ferland, ha ammesso che,
ai sensi dell’Emergency Act, le banche possono congelare o sospendere
immediatamente i conti bancari senza un ordine del tribunale ed essere protette
dalla responsabilità civile?
Fu il
crollo della fiducia a far fuggire i capitali dalla Germania e far nascere in
Svizzera le leggi sulla segretezza bancaria.
Sia durante l’iperinflazione di Weimar, sia
durante il nazismo, l’apparato politico germanico proibì il possesso di denaro
al di fuori del Paese spingendo la Svizzera a creare conti numerati segreti per
proteggere i tedeschi in fuga dal regime.
Come i tedeschi, ora anche i canadesi,
camionisti compresi, per aggirare Trudeau stanno aprendo conti in dollari
americani al di fuori del sistema bancario canadese.
La
polizia canadese aveva una scelta:
o
difendere il popolo e la nazione da Trudeau, essendo questi un vero e proprio
traditore che prende ordini da un’entità straniera:
il
World economic forum (Wef), o unirsi alla tirannia che distruggerà il futuro
del suo Paese.
Finora si è schierata con la tirannia e contro le loro
stesse famiglie. Trudeau e la Ferland, che è nel Consiglio del “Wef”, sono
burattini del fondatore di questa organizzazione, Klaus Schwab che li ha
indottrinati su un’agenda globalista e anti-umana che cerca di schiavizzare l’umanità, il Great Reset, un’agenda globale
per eliminare la proprietà privata e instaurare una forma di “marxismo
tecnocratico” su scala globale lasciando ricchezza e potere nelle mani di una
ristretta élite dopo aver eliminato libertà, libero mercato e classi medie.
Schwab (in video) si vanta apertamente di essere il
burattinaio dei leader occidentali e di essersi infiltrato nei loro governi per
promuovere questa agenda.
Ciò
spiega l’uniformità delle politiche Covid dei Paesi del “mondo libero” che
hanno sospeso le libertà civili con blocchi tirannici, mascherine, vaccini,
passaporti e dati falsi sulla pandemia.
Il
Covid-19 non è stato altro che un pezzo del puzzle di questa agenda per
ridisegnare l’economia mondiale e creare un Governo mondiale che richiede il
controllo e la sottomissione delle masse.
Ecco
perché, tanto per cominciare, la vicepremier canadese Ferland ha affermato di
voler rendere permanente l’invasivo sistema di sorveglianza finanziaria per
distruggere e reprimere in modo assoluto le proteste per le libertà civili e
de-finanziare ogni opposizione.
I
parlamentari e i capi delle province canadesi dovrebbero essere consapevoli che
la violenza nelle strade di Ottawa contro i camionisti potrebbe essere
scatenata anche contro di loro.
Storicamente,
infatti, cosa succede, quando una nazione democratica viene assassinata?
I parlamentari non sembrano capire che ora il
loro ex collega, Justin Trudeau, può arrestare non solo i camionisti, la cui
legittima protesta è stata dichiarata illegale, ma anche gli stessi
parlamentari leader dell’opposizione.
Questo potrebbe essere il passo successivo di
questa presa di potere.
I tiranni cercano di sospendere i normali
processi parlamentari abbastanza a lungo da svuotare i poteri del corpo
legislativo, per garantire che quando e se un Parlamento si riunisce di nuovo
sia solo un’assemblea cerimoniale.
In
questa fase non si torna a uno stato precedente dell’ordine della società
civile senza una guerra civile.
Purtroppo, non esiste un modo pacifico per
affrontare una dittatura e questo sembra essere il destino del Canada.
Ps:
Ventiquattro ore dopo aver scritto il presente articolo, Trudeau è stato costretto ad
abbandonare il suo Emergency Act poiché, in seguito al congelamento dei conti
bancari senza un ordine del tribunale, un’incredibile quantità di denaro è
fuggita dalle banche canadesi.
La
domanda di dollari è più che triplicata con un aumento del 500 per cento solo
nelle 24 ore precedenti.
Questo
è il problema dei politici.
Sono semplicemente incapaci di prendere
decisioni intelligenti.
Trudeau
ha creato una crisi molto seria e la semplice revoca del suo atto di emergenza
non convincerà il capitale internazionale a fidarsi del Canada finché lui sarà
al potere.
(Gerardo
Coco)
Agenda
Covid fallita:
le élite hanno festeggiato troppo presto
, la
resistenza passa dall’anti-globalismo
Presskit.it
– Redazione – (9 ottobre 2022) – ci dice:
(Brandon
Smith”, pubblicato su “Alt-Market.us)
I
globalisti “hanno molto sopravvalutato l’apatia del pubblico quando si tratta
di autoritarismo”.
Le persone si stanno svegliando l’anti
globalismo sta diventando mainstream.
Questa la tesi di fondo sostenuta in un
articolo da “Brandon Smith”, pubblicato su “Alt-Market.us.”
““I globalisti si stavano davvero crogiolando nel
bagliore della loro presunta vittoria.
Pensavano
di tenere noi buzzurri per la collottola e che il loro piano fosse quasi
assicurato.
Ma come ho sostenuto dall’anno scorso, le
élite del denaro potrebbero aver festeggiato un po’ troppo presto.”
“Ho
notato in passato che i criminali tendono a vantarsi della loro criminalità
quando credono che non ci sia niente che qualcuno possa fare al riguardo.
Francamente,
nel loro narcisismo molti di loro non possono fare a meno di godersi il momento
e far sapere a tutti quanto sono “superiori” per il resto di noi.
Abbiamo
assistito a molti momenti come questo da parte di elitari all’interno delle
istituzioni globaliste negli ultimi due anni al culmine del pandemonio pandemico.
C’erano
persone come gli accademici globalisti del MIT che proclamavano che “non saremmo mai tornati alla
normalità”
e che avremmo dovuto accettare la perdita di molte delle nostre libertà per il
resto della nostra vita per combattere la diffusione del covid.
C’erano
persone come Klaus Schwab che dichiaravano l’inizio del “Great Reset” e il
lancio di quella che la folla di Davos chiama la “4a rivoluzione industriale”.
Ci sono stati anche MOLTI leader politici come Joe
Biden che si sono pavoneggiati sul palco dei media accusando gli oppositori
ideologici (per lo più conservatori) di essere “nemici della democrazia”.
Se la
loro visione di “democrazia” è la tirannia medica e l’espansione forzata del
marxismo culturale, o se la loro idea di democrazia è la cooperazione del
governo con il monopolio delle corporazioni e la cancellazione dei principi
fondanti del nostro paese, allora sì, suppongo di essere davvero un nemico
della “democrazia.”
I
globalisti si stavano davvero crogiolando nel bagliore della loro presunta
vittoria.
Pensavano
di avere noi contadini per la collottola e che il loro programma fosse quasi
assicurato.
Ma come ho sostenuto dall’anno scorso, le
élite del denaro potrebbero aver festeggiato un po’ troppo presto.
L’agenda
covid è completamente fallita se l’obiettivo era implementare mandati e
restrizioni di lunga data in tutto il Nord America e in Europa.
Se
vuoi sapere quale sarebbe stato il successo per i globalisti, esamina la Cina
con i suoi infiniti cicli di blocco e i passaporti dei vaccini digitali.
Le élite volevano quel risultato per
l’Occidente e non l’hanno ottenuto. Ci sono andati vicini, ma milioni di
americani, canadesi ed europei hanno mantenuto la loro posizione e il costo per
costringerci a obbedire sarebbe stato troppo grande.
Anche
Joe Biden ha ammesso apertamente che la pandemia è finita.
Hanno
abbandonato i mandati perché sapevano che se fosse arrivata la guerra,
avrebbero perso.
Se
l’obiettivo della fabbrica della paura della pandemia era semplicemente quello
di iniettare nella popolazione i vaccini mRNA, anche qui hanno fallito.
Con
molti stati negli Stati Uniti al 40% non vaccinati (secondo i numeri ufficiali)
e molte parti del mondo con grandi popolazioni non vaccinate, esiste un enorme
gruppo di controllo per i vaccini covid.
Se ci
saranno problemi di salute in costante sviluppo associati all’mRNA vax (come la
miocardite), il pubblico saprà cosa li ha causati a causa di questo gruppo di
controllo.
I globalisti avevano bisogno di una
vaccinazione quasi al 100% e non l’hanno ottenuta.
Neanche
vicino.
Non
c’è via di scampo per loro: hanno molto sopravvalutato l’apatia del pubblico
quando si tratta di autoritarismo.
La ribellione è troppo grande e alla fine
saranno ritenuti responsabili delle loro trasgressioni.
Caso
in questione:
le ultime elezioni in Italia hanno portato a
una vittoria schiacciante per la coalizione conservatrice e il nuovo primo
ministro (e prima donna primo ministro), Georgia Meloni, questa settimana ha
pronunciato un entusiasmante discorso di vittoria che ha esposto direttamente l’invasione
dell’estrema sinistra delle nazioni occidentali, il globalismo e la velenosa
collusione con le multinazionali hanno svegliato il silenzio del dissenso.
Ha
chiesto un ritorno alla libertà e qual è stata la risposta dei media
mainstream?
La
chiamano “fascista”.
Le
elezioni italiane sono solo una piccola parte di una tendenza in corso, un
risveglio del popolo alle minacce imminenti presentate dai globalisti, e i
globalisti non possono fermarlo.
La
paura tra loro è palpabile.
L’anti-globalismo sta diventando mainstream e
le persone inizieranno a cercare risposte.
Perché
le nostre condizioni economiche sono state così degradate? Perché stiamo
affrontando una crisi stagflazionistica?
Perché i prezzi di tutto continuano a salire?
Perché
abbiamo quasi perso tutte le nostre libertà civili in nome della lotta contro
un virus con un tasso di mortalità per infezione mediano ufficiale dello 0,23%?
Perché vengono istituiti controlli inutili sul
carbonio nel mezzo di una crisi della catena di approvvigionamento?
Perché
i politici e le banche stanno peggiorando le cose?
La
protesta pubblica per una resa dei conti sta crescendo e sono le teste dei
globalisti che finiranno sul ceppo.
Tutte
le strade verso la distruzione riconducono a loro e alle politiche che hanno
imposto alla popolazione.
Naturalmente,
quando i criminali si sentono messi alle strette, a volte appiccano incendi e
prendono ostaggi in un ultimo disperato tentativo di sopravvivere e scivolare
attraverso la rete.
Credo che ci stiamo avvicinando a quel
palcoscenico di questo terribile dramma.
È
importante accettare le condizioni del campo di battaglia così come sono e non
sottovalutare il nemico.
La verità è che i globalisti hanno mezzi
estensivi a loro disposizione per devastare e hanno già messo in moto alcuni di
questi disastri.
Come
ho avvertito molti anni fa (nel lontano 2017 nel mio articolo “The Economic End Game Continues”), le tensioni con le nazioni
orientali vengono utilizzate per sminuire il ruolo del dollaro USA come valuta
di riserva mondiale e come “valuta petro”.
Il conflitto sta causando anche carenza di
risorse e debolezza della catena di approvvigionamento, per non parlare di una
crisi energetica in Europa che ora è irreversibile con il sabotaggio dei
gasdotti Nord.
Il
verde è solo una tassa: con
il
nuovo sistema europeo
colpite
anche case e rifornimenti.
Presskit.it
– Redazione – 21 aprile 2023) – ci dice:
Via
libera del Parlamento Ue alla riforma del sistema “Ets”, saranno colpite anche
le case e i rifornimenti di carburanti fossili.
Ci
sarà anche un dazio per i prodotti importati dall’estero in base alla loro
“componente” di inquinamento.
Risultato: costerà tutto di più.
L’Europa spinge per ridurre i consumi e di
conseguenza aumentare la povertà di chi già è in difficoltà.
Si
chiama “Fit for 55”, la strategia dell’Unione europea che mira a ridurre almeno
del 55% le emissioni di gas serra entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990.
Tutte
tasse: si prevedono la riforma dell’”Ets”, il” Cbam”, e il nuovo Fondo sociale
per il clima.
L’”Ets”
è il sistema di scambio di emissioni dell’Unione europea.
Il sistema è nei fatti una tassa: chi più
inquina (mette più CO2), più paga.
Finora, dell’”Et”s hanno fatto parte
l’industria pesante (acciaierie, raffinerie e cementifici, per esempio), le
centrali elettriche fossili e il trasporto aereo civile.
Il Parlamento ha inoltre adottato
l’inclusione, per la prima volta, nel sistema “Ets” delle emissioni prodotte
dal settore marittimo, e la revisione del sistema di scambio di quote di
emissioni per il trasporto aereo.
I
biglietti costeranno, di conseguenza di più.
Attaccate
anche le case e le auto private: la riforma prevede anche la creazione di un
nuovo sistema “Ets 2” per i carburanti per trasporto su strada e per gli
edifici, per determinare il prezzo delle emissioni anche in questi settori dal
2027.
“Cbam”,
il nuovo Meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere, è una misura
protezionistica, che si traduce in una nuova tassa.
La
normativa imporrà alle aziende importatrici nell’Ue di prodotti coperti dal
sistema “Ets” di comunicare la quantità di emissioni contenute nelle merci alla
frontiera, per poi acquistare certificati di emissioni corrispondenti al prezzo
che avrebbero pagato per produrre i beni all’interno dell’Ue.
Il “Cbam” sarà introdotto gradualmente dal
2026 al 2034, in concomitanza con l’eliminazione progressiva delle quote
gratuite nell’”Ets”.
Il
nuovo meccanismo include ferro, acciaio, cemento, alluminio, fertilizzanti,
elettricità, idrogeno ed emissioni indirette in determinate condizioni.
Fondo
sociale per il clima dell’Ue che entrerà in vigore nel 2026 con una dotazione di
86,7 miliardi, di cui 65 provenienti dal bilancio dell’Ue (il resto lo
metteranno gli Stati), quindi li pagheremo noi con le nostre tasse.
Ne beneficeranno
le famiglie vulnerabili, le microimprese e gli utenti dei trasporti
particolarmente colpiti dalla povertà energetica.
I
testi legislativi dovranno ora essere approvati formalmente anche dal Consiglio.
Saranno quindi pubblicati sulla Gazzetta ufficiale
dell’Ue ed entreranno in vigore 20 giorni dopo.
Ursula
von der Leyen denunciata
per “usurpazione di funzioni e titoli”,
“distruzione
di atti pubblici” e” corruzione”
Presskit.it
– Redazione – (9 aprile 2023) – ci dice:
Dal
Belgio parte una pesante denuncia personale e penale contro Ursula von der
Leyen. È accusata di “usurpazione di funzioni e titoli”, “distruzione di atti
pubblici” e “corruzione”.
Indaga
il giudice istruttore finanziario “Frédéric Frenay” di Liegi. Si tratta della
prima denuncia penale contro la presidente della commissione europea.
Ursula
von der Leyen è accusata nei fatti di essersi sostituita al governo federale
durante la pandemia di Covid-19, negoziando un mega-contratto per i vaccini via
SMS con l’amministratore delegato di Pfizer e poi aver cancellato i messaggi in
questione.
È
accusata di aver sostituito “senza alcun mandato” gli Stati membri dell’UE –
compreso il governo federale belga – negoziando in modo “diretto e segreto”, in
particolare tramite SMS, contratti di acquisto di vaccini con il CEO di Pfizer,
Albert Bourla, durante la pandemia di Covid-19.
La
denuncia riguarda il contratto da 35 miliardi di euro per l’acquisto dei
vaccini Covid.
Per quanto riguarda le finanze pubbliche
belghe, secondo il denunciante sarebbero state danneggiate dalle trattative di
Ursula von der Leyen con Pfizer in merito a un mega-contratto firmato il 19
maggio 2021 dalla Commissione e dall’azienda americana.
Si
tratta del terzo contratto siglato dall’esecutivo europeo con l’azienda
newyorkese.
E questo è di gran lunga il più importante:
copre 1,8 miliardi di dosi di vaccino, dove i primi due contratti con Pfizer
riguardavano ciascuno “solo” 300 milioni di dosi.
Il
Belgio ha acquistato 25,1 milioni di dosi in sovrannumero, ovvero il 62% di
tutti i vaccini consegnati.
Quasi la metà di questi vaccini “in eccesso”
(11,7 milioni di dosi) sono stati acquistati da Pfizer.
La
denuncia è stata presentata da” Frédéric Baldan”, 35 anni, lobbista
professionista accreditato presso le istituzioni europee.
È specializzato nelle relazioni commerciali
tra l’Unione Europea e la Cina.
Nel 2019 ha partecipato uno dopo l’altro alla
missione economica della Regione di Bruxelles-Capitale a Shenzen, poi alla
missione federale a Pechino e Shanghai alla presenza della principessa Astrid.
Nel
2021 il suo cliente principale è stata la start-up carolo Venyo, una pepita
vallone nell’aeronautica allora alla ricerca di un acquirente.
Il lobbista europeo, che vive non lontano da
Hannut in provincia di Liegi, si è costituito parte civile e ha valutato il suo
danno non patrimoniale in 50.000 euro.
Ritiene che il comportamento del presidente
von der Leyen abbia minato “le finanze pubbliche del Belgio” e “la fiducia del
pubblico”.
Quest’ultima
è definita nella denuncia come la “convinzione collettiva nello Stato come
potere istituzionale per il conseguimento del bene comune”.
In un certo senso, negoziando senza mandato,
da solo e di nascosto con il grande capo della Pfizer, al posto del governo
belga, il presidente della Commissione avrebbe minato la fiducia dei cittadini
nel potere pubblico dello Stato belga.
La
Corte dei conti europea ha individuato queste negoziazioni “in solitaria” di
von der Leyen in una relazione speciale sull’acquisizione di vaccini,
pubblicata lo scorso settembre.
“Non
abbiamo ricevuto alcuna informazione sui negoziati preliminari per il più
grande contratto dell’Ue”, si legge a pagina 33.
Il
custode delle finanze Ue aveva chiesto alla Commissione di fornirle, per questo
mega-appalto, l’elenco degli esperti scientifici consultati e i consigli
ricevuti, il calendario dei negoziati, i verbali delle discussioni ei dettagli
dei termini concordati.
Non ha ricevuto nulla.
Anche
la Corte dei conti europea conferma che le regole negoziali fissate dalla
Commissione sono state violate da Ursula von der Leyen:
“Durante il mese di marzo 2021, il presidente
della Commissione ha condotto le trattative preliminari per un contratto con
Pfizer/BioNTech.
Questo
è l’unico contratto per il quale la squadra negoziale congiunta non ha
partecipato in questa fase dei negoziati, contrariamente a quanto previsto
nella decisione della Commissione sull’acquisizione di vaccini contro il
COVID-19.»
In
precedenza Ursula von der Leyen era stata oggetto di denunce amministrative
contro la Commissione al Mediatore europeo (da un giornalista tedesco) e alla
Corte di giustizia dell’Unione europea (dal New York Times).
Con
questa nuova denuncia, il Deletegate assume per la prima volta una svolta penale in uno dei 27
Stati membri dell’UE.
E, qui, non è più la Commissione ad essere
presa di mira per mancanza di trasparenza.
Ne è presidente, a titolo personale, per atti
punibili dal codice penale belga.
Lo
scorso ottobre, la Procura europea (EPPO) ha confermato di aver aperto
un’indagine sull’intero processo di acquisizione dei vaccini anti-Covid-19
nell’Unione europea.
In sostanza, non è mai filtrato nulla.
Ma la natura degli SMS scambiati tra Ursula
von der Leyen e Albert Bourla dovrebbe logicamente costituire uno degli aspetti
di questa indagine.
Se questi messaggi sono stati effettivamente
cancellati dallo smartphone del presidente della Commissione, una copia
dovrebbe essere ancora in quello di Albert Bourla.
Chi
potrebbe essere sequestrato dalla Procura europea.
O dal
giudice istruttore di Liegi.
(levif.be/international/union-europeenne/une-plainte-penale-en-belgique-contre-ursula-von-der-leyen-dans-laffaire-des-sms-avec-pfizer-info-le-vif/)
Fermiamo
il Mondo… Adesso!
Fisicaquantistica.it – (8 Settembre 2022) - Bruno
Marro – ci dice:
Il
mondo è cambiato. Siamo cambiati noi dentro. Noi che non abbiamo accettato
questa “rivoluzione/involuzione”; sono cambiati coloro che l’hanno accettata
nella speranza di una nuova libertà.
I
“Potenti” della terra vogliono sottometterci, cambiare il nostro modo di vita,
ridurre tutti a “schiavi” nel nome di una illusoria “decrescita felice”.
Vogliono trasformare l’umanità in miliardi di
“umanoidi” che possono così controllare facilmente.
La libertà e la democrazia dell’intero pianeta
sono in pericolo.
So che
molti non crederanno che questo avverrà.
So che
molti penseranno che questo tipo di “cassandre” vanno evitate per non
ulteriormente caricare la popolazione di pensieri oscuri.
Ma il
cambiamento è già arrivato, ha già cambiato la vita di tutti noi.
Il
cambiamento dei potenti non si fermerà e l’umanità intera è in pericolo.
Di
questo passo perderemo non solo la nostra libertà personale, ma la nostra
identità, la nostra anima, il nostro cuore.
Ci
hanno cambiati malgrado noi – o almeno malgrado una buona parte di noi si sia
opposta dall’inizio a questa criminale manovra.
Ci hanno separati, impauriti, ridotti a umili
servi che ottemperano a tutte le loro direttive.
Non tutti vero, ma quelli che non si sono
piegati, non sono riusciti a fermare questa deriva liberticida.
Bisogna
essere di più. Bisogna essere in molti, bisogna essere più determinati e
fermare questo mondo.
Dobbiamo
credere di poterli fermare.
Dobbiamo
affermare a gran voce che questo mondo non lo vogliamo. Non ci appartiene.
Non è
il mondo nel quale vogliamo vivere e far crescere i nostri figli. Dobbiamo
essere molti di più e dobbiamo assolutamente fermarli.
Non
possiamo più permettere che facciano un altro passo, un’altra mossa.
Siamo stati troppo pigri, siamo stati troppo
lenti, siamo stati troppo accondiscendenti.
Abbiamo creduto nella forza popolare, nel
popolo.
Abbiamo
creduto che non sarebbero mai arrivati a questo.
Abbiamo
pensato che in un modo o nell’altro l’intera popolazione mondiale, si sarebbe
ribellata e sarebbe riuscita a fermare questi criminali.
Non è
andata così. Non abbiamo fermato niente.
Ci
hanno cambiati, e siamo cambiati anche noi che in qualche modo ci siamo ribellati.
I
“potenti” della terra, parlano ormai di “trasformazione” del genere umano.
Fanno i loro convegni alla luce del sole, non si
nascondono neanche più. Sciorinano dati su quel che sarà l’umanità tra qualche
decina di anni. Umani trasformati da “pastiglie”, vaccini e altre porcherie,
che possono essere manipolati a piacere, possono essere finalmente loro
schiavi.
Non
sono parole o scenari di un “folle” che delira.
Se avete la possibilità di cercare con cura su
internet, troverete scritti, filmati e interviste ai potenti, che delirano sul
futuro del mondo.
Hanno cominciato a cambiare la gente molti
anni fa.
Sono arrivati oltre al limite del possibile e
non si fermeranno sino al compimento del loro piano.
Dobbiamo
fermarli e subito. La nostra libertà, la libertà dell’intero pianeta è in
pericolo.
Nel
nostro paese, a settembre andremo a votare.
Illuderanno così tutti, di avere ancora il
potere di cambiare le cose con il voto.
Non
sarà così. Non facciamoci ingannare.
Chiunque
andrà al potere, chiunque ci governerà, è un corrotto criminale in mano ai
potenti della terra.
Siamo
ormai in mano ad un manipolo di malviventi che governano Media, Televisioni,
Giudici, Parlamentari, Capitani di industria, e tutto quanto serve a loro per
procedere nella trasformazione di questo pianeta, nella trasformazione
dell’intera umanità.
Io non
so se sia stato Dio o chiunque altro o qualunque altra cosa che ci ha permesso
di arrivare su questo pianeta, nascere e godere delle bellezze della vita.
Di
certo il suo il loro scopo, non era questo.
Nessuno avrebbe dato in mano una sfera così
bella, così infinitamente incredibile nello spazio infinito, così piena di
tramonti, albe, campi, fiumi e miliardi di piccole cose che fanno di questo
pianeta che abbiamo chiamato “Terra”, una cosa unica e preziosa nell’universo,
per distruggerla così.
Siamo
stati messi qui nella bellezza, per averne cura, per salvaguardarla, farla
crescere e lasciarla a chi viene dopo di noi in tutta la sua grandezza originaria.
Invece, abbiamo squarciato ogni angolo di
questa meraviglia, abbiamo calpestato vite umane, natura e cieli, in nome di un
ulteriore benessere, di una vita che credevamo migliore di quella che avevamo.
Siamo
stati stolti e ingenui, mentre già nell’alba dell’umanità, pochi criminali
tramavano per arrivare a questo punto.
La
democrazia del mondo intero sta per essere rovesciata e quello che troveremo,
sarà un orrendo buio e nero incubo dal quale non usciremo più.
Dobbiamo
rialzare le teste, raccogliere le forze e scagliarci con violenza contro questa
prospettiva.
Sì,
molti di noi probabilmente resteranno stesi a terra, molti di noi non faranno
rientro a casa, ma quello che dobbiamo riprenderci in mano, quello che è in
gioco, è la nostra vita, la nostra libertà, il nostro mondo, l’intero pianeta.
Lo
hanno fatto prima di noi i nostri bisnonni, i nostri padri e ora tocca a noi.
Non
possiamo più assistere impassibili a questa terribile nube nera che sta per
avvolgere la nostra terra.
Coloro
che hanno a cuore il pianeta, la razza umana e il futuro dei propri figli, non
possono più attendere.
È tempo di assumersi ognuno le proprie
responsabilità e fare ognuno la propria parte.
Coloro
che continuano a far finta di niente, che continueranno a far finta di niente, saranno responsabili della più grande
catastrofe umanitaria, e prima o poi, dovranno renderne conto a tutti.
Stiamo
rotolando verso il baratro infinito e il bordo è sempre più vicino. Diffondiamo
questo appello, chiamiamoci tutti a raccolta.
Fermiamo
il mondo adesso!
(Bruno
Marro)
(brunomarro.blogspot.com/2022/08/fermiamo-il-mondo-adesso.htm)
Bisogna
combattere il Globalismo
dell’Ordine
Unico Mondiale –
L’ascesa
e la caduta della Bestia
Inx.ilclic.it
– (Agosto 14, 2022) - Peter Koenig – ci dice:
(globalresearch.ca)
La
leggenda narra che quando tutto va male e la gente spera in tempi migliori, le
cose devono peggiorare, prima che possa emergere una nuova era di pace e di
armonia.
Forse
ora ci troviamo a questo bivio. La Bestia sta crescendo. Ma la sua caduta è in
vista.
Dobbiamo
capire che la Bestia è grande. È enorme. È così straordinariamente grande che
l’umanità non ha mai affrontato qualcosa di simile nella storia conosciuta.
Quindi,
è meglio essere ben preparati.
Immaginate
che un piccolo fazzoletto o un fazzoletto da taschino (un minuscolo accessorio
decorativo per il bavero della giacca) sia nel bel mezzo di un enorme lenzuolo,
cinque volte le dimensioni normali, e che il suo obiettivo sia quello di
controllare il lenzuolo.
Questa è l’élite del culto globalista, che mira a
convertire la popolazione mondiale in un “Ordine Unico Mondiale” (OWO).
Non
accadrà.
È un’immagine così assurda che potrebbe essere stata
concepita solo da un megalomane – che è ciò che sono il WEF, il suo padrone,
Klaus Schwab e i suoi controllori, che elargiscono i soldi da dietro le quinte.
Non
importa quanto potenti pensino di essere, e tiranneggino il mondo intero per
renderlo loro schiavo, noi, il Popolo, faremo in modo che ciò non accada. Le fratture nei ranghi dell’OWO
sono già chiaramente visibili.
Il
nuovo motto è: ciao, ciao all’OWO-Globalismo e benvenuto al nuovo mondo multipolare.
In
realtà, è un mondo che sta gradualmente polarizzandosi in direzione est-ovest,
con un Occidente che sta decadendo sempre più velocemente e in modi diversi –
dal punto di vista monetario, in termini di etica politica, nel sostegno
vacillante dei governi occidentali (e di quelli che finora si sono considerano
occidentali) e con due terzi, almeno, dei cittadini occidentali, che si oppongono con
veemenza ai loro governi.
Attenzione,
non siamo ancora arrivati al punto di collasso dell’Occidente.
Tuttavia,
la crepa nel muro, da cui traspare la luce [parafrasando una famosa canzone di
Leonard Cohen], ci dà una grossa speranza che la luce prevalga.
Il
Grande Quadro: cos’è?
Il
Grande Quadro ha tre rami principali, tre obiettivi principali che la Bestia
deve raggiungere. Immaginate la Bestia come una mostruosa piovra dai molteplici
tentacoli. I punti non sono necessariamente elencati in ordine di priorità, ma
piuttosto come un approccio simultaneo e comprendono:
i) Lo
spopolamento generalizzato, un genocidio, in tutto il mondo; un’agenda
eugenista su cui i Gates, i Rockefeller ed altri hanno già lavorato per
decenni, tenendo presente che anche le generazioni precedenti erano ossessionate
dall’eugenetica. Meno persone, meno “mangiatori inutili” – e consumatori di risorse scarse
e non rinnovabili. Così lo presenta senza mezzi termini Yuval Noah Hariri, “intellettuale”
israeliano e stretto consigliere di Klaus Schwab, l’eterno CEO del WEF.
ii) Il trasferimento di ricchezza dalle
fasce basse e medie ai vertici – l’élite, i miliardari, gli individui, la
finanza multinazionale, come BlackRock, Vanguard, State Street; altri attori
possono includere Fidelity, City Bank, Bank of America ecc.
I
primi tre gruppi, da soli, hanno un azionariato interconnesso e possono agire
come un’unica entità, controllando in tutto il mondo una cifra stimata di 25
trilioni di dollari, il che conferisce loro un potere di leva finanziaria di
gran lunga superiore ai 100 trilioni di dollari (come metro di paragone il PIL
mondiale è di circa 90 trilioni di dollari), avendo così il controllo virtuale su
ogni Paese del mondo.
iii) La digitalizzazione generale, per
collegare tutto con tutto, con le potentissime onde ultracorte 5G e presto 6G.
Attraverso queste onde elettromagnetiche, potrebbero accedere al nostro
cervello.
È il
sogno proibito di Klaus Schwab. Include passaporti vaccinali digitali unificati a
livello mondiale, gestiti attraverso il famigerato QR-code o simili, con una
capacità di memorizzazione delle informazioni praticamente illimitata.
Attualmente
[il QR-code] ha un potenziale di memorizzazione di oltre 30.000 informazioni
per ciascuno di noi. Chi gestisce il QR-code vi conosce meglio di quanto vi
conosciate voi stessi. È una versione aggiornata dell’Agenda ID2020 di Bill Gates.
La
digitalizzazione potrebbe, come primo passo, includere un chip sotto la pelle
di ogni cittadino sopravvissuto – attualmente su base volontaria in alcuni
Paesi nordici, come Svezia e Danimarca, che memorizza e monitora ogni
informazione su di voi, comprese le cartelle cliniche, i conti bancari, con chi
parlate, dove viaggiate, dove e cosa acquistate – e un sacco di altre cose,
penso abbiate capito.
In
seguito, sarà probabilmente solo un’impronta digitale elettronica nella forma o
nella capacità di un codice QR o di un suo successore, che verrà inserita nei
nostri corpi attraverso un campo elettromagnetico iniettato nel nostro flusso
sanguigno – ad esempio con l’ossido di grafene – all’interno di un vaccino
Covid o, eventualmente, di un qualsiasi vaccino inventato e imposto alla
popolazione.
Il
prossimo potrebbe essere il “nuovo” vaccino antinfluenzale, già annunciato come
una novità, praticamente non testato, ma pronto per la stagione autunnale.
Siate consapevoli e attenti!
Il
denaro digitale, che già domina ampiamente il Nord globale, diventerà la norma
entro la scadenza dell’Agenda 2030, o prima, se NOI, il Popolo, non lo
fermeremo. – E sì, possiamo farlo.
Il denaro digitale ci renderebbe schiavi digitali; il
denaro digitale potrebbe essere bloccato a piacimento dalla Congrega del Culto,
o addirittura rubato, a seconda del nostro comportamento.
Non
c’è da preoccuparsi:
secondo Klaus Schwab, alla fine non possederemo nulla
ma saremo felici – questo è il finale parafrasato del Grande Reset. La nostra
mente non penserà più in modo autonomo, ma il 5G e l’ossido di grafene
iniettato dal vaccino Covid e da altri vaccini ancora da venire, trasformeranno
gli esseri umani nei cosiddetti “transumani” (espressione usata da Klaus Schwab
in un’intervista del 2016 alla TV svizzera francese), sostanzialmente degli
schiavi inutili e sacrificabili, dal momento che i robot e l’intelligenza
artificiale (IA) avranno sostituito gli esseri umani nei loro ruoli.
Questi
obiettivi sono tutti affrontati in un modo o nell’altro nel Great Reset del
WEF. Può valere la pena darci un’occhiata. La maggior parte delle biblioteche
contattate ha risposto con un sorriso: non hanno il libro, preferiscono non
associarsi a questo piano mostruoso.
Il
programma globalista si sta gradualmente disintegrando. Si veda questo articolo
sulla tendenza anti-globalista del WEF di Davos, maggio 2022.
Eppure,
i globalisti continuano a combattere. Un gioco senza speranza. Potrebbero
essere in grado di estendere la loro spinta globalista ancora per un po’, con
continue menzogne, enormi ricchezze finanziarie acquisite immoralmente e, in
gran parte, illegalmente, potrebbero causare milioni di vittime – e, Dio non
voglia, portarci alla Terza Guerra Mondiale, che potrebbe trasformarsi in una
guerra nucleare vera e propria.
La
Bestia sta ancora crescendo. Questo però non significa che stia vincendo.
Molti
di noi potrebbero non accorgersene. È discreta, ma letale. Nonostante tutta la
sua discrezione, continua ad annunciare ciò che sta pianificando, ciò che ha in
serbo per l’umanità. Il Culto, il Culto Luciferiano, a cui probabilmente
appartiene la Bestia, per avere successo deve annunciare le sue azioni con
largo anticipo. Per evitare che loro, quelli del Culto, possano non prosperare.
Gli
avvertimenti del Culto.
Negli
ultimi 50 anni, il Culto ci aveva ripetutamente messo in guardia. Ci aveva
sempre detto con largo anticipo cosa loro e i loro tirapiedi stavano
progettando. E questo con crescente intensità negli ultimi due o tre decenni.
Solo alcuni esempi. La maggior parte di noi ha convenientemente ignorato i loro
avvertimenti.
Il
Vertice della Terra di Rio del 1992 – nome ufficiale Conferenza delle Nazioni
Unite sull’Ambiente e lo Sviluppo (UNCED) – si era tenuto a Rio de Janeiro, in
Brasile, dal 3 al 14 giugno 1992. Si basava sulla famosa (e infame)
pubblicazione del Club di Roma del 1971 “Limits to Growth, A Simulation Model
of World Population, Environment and Economics.” Il modello prevedeva un
disastro ambientale nei prossimi 50-100 anni, cioè a partire da adesso.
Il
Club di Roma, alias il Vertice della Terra, aveva dato l’impulso a quella che
oggi è nota come l’Agenda del Riscaldamento Globale e del Cambiamento
Climatico, con il suo contorno commerciale, il Green New Deal.
Dovete
sapere che il Club di Roma non era un’invenzione europea, come il nome potrebbe
farvi credere. Era stata un’iniziativa dei Rockefeller.
L’11
settembre era stato l’evento mortale e violento che aveva annunciato una nuova
era: un’era di aumento del controllo totale, di privazione delle libertà
personali, di restrizioni con controlli di sicurezza aeroportuali spesso
umilianti e imbarazzanti. Poche settimane dopo l’orrenda e ben organizzata
devastazione dell’11 settembre, dal Congresso era stato approvato il “Patriot
Act.” Era stato preparato molto prima dell’11 settembre. Privava i cittadini statunitensi di
quasi il 90% dei loro diritti umani e di cittadinanza.
Leggi
simili di tipo emergenziale sono state approvate con facilità in Europa e negli
altri cosiddetti “Paesi occidentali,” e ci riferiamo ai Paesi che seguono la
dottrina politica e monetaria statunitense.
La maggior parte del Nord globale, o Occidente
(che comprende anche Australia, Giappone, Corea del Sud e Nuova Zelanda), vive
attualmente sotto una sorta di “legislazione d’emergenza,” che, in larga
misura, scavalca i parlamenti nazionali per le questioni che riguardano il
programma del Grande Reset.
La
maggior parte delle loro popolazioni non ha la minima idea che i loro
Parlamenti sono stati in gran parte esautorati.
Il
Rapporto Rockefeller del 2010 suddivideva i contenuti dell’Agenda 2030 delle
Nazioni Unite in quattro capitoli.
Il
primo descrive lo scenario Lockstep.
Più o
meno quello che il mondo, i 193 Paesi membri dell’ONU, hanno vissuto dopo il
lockdown a livello mondiale per la plandemia di Covid-19. A passo di marcia,
ogni governo ha seguito le stesse severe regole di distruzione dei diritti
umani, dettate dall’OMS e inculcate e rese obbligatorie con la paura.
Si
veda il Rapporto Rockefeller 2010 – i capitoli “Il quadro dello scenario” e
“Narrazioni dello scenario” sono di particolare interesse.
Bill
Gates – TedTalk febbraio 2010 a San Diego – aveva sostenuto che:
“Se
facciamo un buon lavoro (vaccinando), possiamo ridurre la popolazione mondiale
del 10-15%.”
Si
trattava solo di un test per valutare la reazione della gente.
Era
però anche un annuncio di ciò che sarebbe accaduto in futuro. Come ormai
sappiamo, il loro obiettivo finale per quel che riguarda popolazione mondiale è
nell’ordine del mezzo miliardo di persone, come indicato sulle Georgia
Guidestones, che sono state recentemente vandalizzate.
Non
c’è da preoccuparsi, la cabala non arriverà mai a questo genocidio di massa. Ma
ha già fatto danni immensi e, se non viene fermata, continuerà ad uccidere le
persone, molte delle quali nei modi più atroci.
L’OMS
aveva dichiarato nel 2014 il decennio delle vaccinazioni – riferendosi al
decennio dal 2020 al 2030, cioè all’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Qualcuno
ha prestato attenzione? – Come faceva l’OMS a saperlo? Forse Bill Gates sussurrava gli
ordini nelle “sale dell’OMS” dove si raccolgono le “donazioni.” Convenientemente, ogni riferimento
a questo avvertimento dell’OMS è scomparso da Internet.
Giugno
2016 – inaugurazione del tunnel svizzero del Gottardo – una bizzarra e
diabolica celebrazione, con danze sessuali luciferiane, strane uccisioni e
morti – lontanamente collegate alla costruzione del tunnel. Pieno di
simbolismo.
La
spiegazione di Google –
“Sebbene
i tunnel simboleggino certamente i viaggi, essi rappresentano più spesso il
passaggio da una fase all’altra della vita. Nel suo significato più
primordiale, il tunnel simboleggia il canale del parto. Proprio come un feto si
evolve e viaggia verso l’esterno, così fanno i personaggi di una storia.”
Si
veda anche il video di 6 min. video dell’inaugurazione del tunnel del Gottardo.
È
certamente un passaggio attraverso le tenebre. Non c’è da sorprendersi. Né il
male né Lucifero hanno mai progettato un mondo di luce per noi, la gente
comune. Al contrario, più ci tengono nell’oscurità, più paura instillano, più
controllo ottengono. E questo è ciò che sembra vogliano fare. Non avranno
successo. Non ci riusciranno.
Event
201 del 18 ottobre 2019 a New York –
Il 18 ottobre 2019 a New York, il Johns Hopkins Center
for Health Security, in collaborazione con il World Economic Forum (WEF) e la
Bill and Melinda Gates Foundation, aveva ospitato l’Event 201, un’esercitazione
di alto livello contro le pandemie.
Il
sito web dell’evento descrive l’esercitazione come “un evento in cui i
partenariati pubblico/privato saranno necessari durante la risposta ad una
grave pandemia, al fine di ridurne le conseguenze economiche e sociali su larga
scala.” L’obiettivo reale dell’esercitazione era proprio l’opposto, tramite un
coronavirus.
Per
una strana coincidenza, poche settimane dopo, all’inizio del 2020, si era
diffuso un coronavirus chiamato SARS-Cov-2, alias Covid-19.
L’OMS
lo aveva dichiarato pandemico l’11 marzo 2020, quando i decessi segnalati, a
livello mondiale, erano meno di 5000. Sapendo ciò che sappiamo oggi, ci si può
chiedere: quanto sono affidabili questi rapporti sui decessi – allora e oggi?
Confrontate
questo dato con i 52.000 decessi legati all’influenza negli Stati Uniti durante
la stagione influenzale 2017/2018. L’influenza comune non è mai stata dichiarata
pandemia.
Ora
veniamo avvertiti dell’imminente scarsità di cibo e di energia che porterà ad
un inverno freddo e ad una carestia; e poi ad una grossa recessione preceduta
da un’orrenda inflazione a due cifre – che a sua volta scatenerà fallimenti,
disoccupazione, povertà, miseria – e altre morti.
L’ascesa
della Bestia non è indisturbata. Ci sono forze che spingono in altre direzioni,
che tentano di farla crollare, di metterla di traverso e che la faranno a
pezzi. L’enorme crepa nel muro, che lascia trasparire la Luce, diventa sempre
più grande. Quando la luce raggiungerà un numero sufficiente di persone, una
massa critica, il regno della Bestia potrebbe essere vicino alla fine.
Non
siamo ancora a quel punto. Purtroppo. Ma dobbiamo pensare positivo. Ispirarci a
vicenda spiritualmente. Creare un’unione mentale e spirituale. Noi, popolo
risvegliato, possiamo porre fine a questa era diabolica.
Seguendo
lo schema menzionato sopra, la Bestia può essere rappresentata come una
mostruosa piovra dai molteplici tentacoli. Ogni tentacolo ha la sua missione
mortale. Molti tentacoli hanno dei sotto tentacoli. Nel caso in cui un
tentacolo venga tagliato, gli altri continueranno la loro opera e quello
mozzato ricrescerà con ancora più vigore. Questo è il concetto.
Dobbiamo
essere consapevoli e coscienti di questi scenari multipli e del quadro generale
che costituiscono, in modo da non lasciare che la nostra attenzione venga
deviata da un singolo scenario – ad esempio, la narrazione sulla plandemia e
sul vaccino.
Sebbene sia importante, deve essere collegata
a tutti gli altri “scenari-tentacolo,” per non perdere di vista gli obiettivi
generali dell’Agenda del Grande Reset, alias Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
Vogliamo
fermare questa criminale epidemia artificiale di miseria e morte nel suo
complesso, nella sua interezza. Se lo facciamo a compartimenti stagni, le
nostre possibilità di sconfiggere la Bestia diminuiscono notevolmente. La
Congrega del Culto conta sul fatto che siamo distratti da uno o due tentacoli,
mentre gli altri continuano a lavorare – quasi indisturbati – per raggiungere
gradualmente i loro obiettivi.
È
importantissimo e essere consapevoli che tutti i tentacoli sono collegati tra
loro. In questa guerra non ci sono coincidenze e non c’è un solo fronte.
L’intera umanità, indipendentemente da dove ci troviamo al mondo, è in prima
linea. Questo significa anche che non c’è scampo.
A meno
che, e questo è fondamentale, non ci svegliamo. Questa è la nostra via di fuga.
Noi,
il Popolo, dobbiamo vedere la luce e salire ad un altro livello, dove
l’oscurità della Bestia non potrà più raggiungerci. Abbiamo bisogno di una
massa critica perché il nostro Potere Popolare sia abbastanza forte da
trascinare noi, e tutta l’umanità, su un piano diverso, più alto e illuminato.
Per
fare questo, per coloro che sono già svegli, che vedono la Bestia, che vedono i
tentacoli e le loro macchinazioni come strumenti per uccidere, è estremamente
importante che non perdano di vista l’obiettivo generale del Grande Reset,
l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e la Quarta Rivoluzione Industriale, cioè il
Grande Quadro.
Quando
combattiamo un tentacolo, ad esempio la narrazione Covid, che pure è
importante, dobbiamo sempre ricordare che ce ne sono altri, e che la Covid è
solo un dente della ruota, nell’ingranaggio distruttivo del Grande Reset.
Il
tentacolo Covid ha molti sotto-tentacoli: Big Pharma è uno di questi; l’obbligo
vaccinale è un altro; l’inutile e socialmente degradante mascheramento forzato,
il distanziamento sociale e il lavoro a distanza sono tutti modi per umiliare,
separare e isolare gli individui.
E così via.
Tutti
questi sistemi si integrano perfettamente l’uno con l’altro, rafforzandosi a
vicenda, psicologicamente con la paura, e, fisicamente, con varie malattie,
diverse da quelle riconducibili alla Covid, cioè tutti i tipi di cancro,
leucemie, insufficienze epatiche, renali e cardiache – e molto altro ancora;
tutte patologie potenzialmente mortali. In effetti, hanno già causato un numero
di morti esponenzialmente superiore a quello che si dice abbia causato la
pandemia Covid.
Non
sarebbe quindi saggio concentrare tutte le nostre conoscenze scientifiche nel
dibattito sui vaccini o sull’infezione da coronavirus (è vero o non è vero?).
Non ha importanza.
Perchè,
così facendo, facciamo il gioco del diavolo.
Sebbene
sia d’obbligo identificare la frode Covid – descrivendo scientificamente la
truffa da parte di medici, virologi e altri scienziati, questo non è di gran
lunga sufficiente. Il grande pubblico deve capire l’imbroglio, in modo da
potersi liberare dalla paura che distrugge il sistema immunitario.
Gli
obiettivi generali del Reset sono sotto gli occhi di tutti. Pertanto, dobbiamo
smascherare e collegare a tutti gli altri tentacoli della Piovra-Bestia la
frode del Culto e la paura che essa provoca. Dobbiamo combattere l’intera
Narrativa del GRANDE RESET nel suo insieme e in modo solidale.
Gli
altri tentacoli della Piovra-Bestia.
La
paura, già menzionata in precedenza, è un altro tentacolo mortale.
È ben noto in psicologia che la paura – la
tensione costante causata dalla paura – abbassa le difese immunitarie.
Ci rende sempre più vulnerabili a tutti i tipi
di malattie, tra cui una miriade di tumori diversi e varie patologie degli
organi vitali.
Tutte queste malattie possono essere fatali,
e, a quel punto, sarà quasi impossibile risalire alla causa della malattia e
del decesso, che era stata causata dal tossico “vaccino Covid.”
La
paura è una delle armi più potenti della Bestia. Non solo la paura distrugge la
nostra immunità naturale, ma ci rende ciechi e obbedienti. Ciechi ai nostri
diritti umani. Per paura, vi rinunciamo, sperando che la Bestia ci protegga.
Invece, stiamo diventando schiavi – schiavi dei nostri governi, che, a loro volta,
sono servi del WEF – e della Bestia.
Il
cambiamento climatico –
l’agenda sempre più ferocemente propagandata
secondo cui il pianeta si riscalderà, e che noi esseri umani siamo i colpevoli,
in quanto utilizziamo quantità eccessive di combustibili fossili, creando i
cosiddetti gas serra e portando le temperature del pianeta alle stelle.
Come già detto, questa è la continuazione
dell’agenda del Club di Roma avviata dai Rockefeller per schiavizzare il mondo
(occidentale) attraverso il senso di colpa.
Noi,
del credo o della cultura giudaico-cristiana del Nord occidentale e globale,
siamo preda del senso di colpa come parte della nostra educazione basata
proprio sul senso di colpa.
Fa parte della nostra eredità religiosa e
culturale.
Pertanto,
siamo estremamente vulnerabili quando ci viene detto che noi, esseri umani,
siamo colpevoli della morte e della distruzione causate dal cambiamento
climatico.
La
Bestia gioca su questa vulnerabilità. E con grande successo.
Come a
rafforzare l’agenda verde, la narrazione del cambiamento climatico, i Paesi
dell’Europa meridionale – Spagna, Grecia, Portogallo, Francia, Italia e gli
Stati Uniti transatlantici – sono afflitti da ondate di caldo estremo, spesso
interrotte da alluvioni improvvise e mortali.
Nel
frattempo, gli incendi boschivi provocati dall’uomo distruggono le foreste,
quegli stessi polmoni che forniscono ossigeno alla vita sulla Terra.
Lo
scopo è quello di rafforzare l’agenda sul cambiamento climatico.
Guardate
il video di 1 minuto, ripreso da un vigile del fuoco, in cui un “elicottero di
soccorso” appicca il fuoco alle foreste della Spagna meridionale. Il testo è in
spagnolo, ma il video si spiega da solo; non c’è bisogno di un testo.
La
verità ci viene nascosta o addirittura censurata. L’universo, compresa la
nostra cara e generosa Madre Terra, non è mai fermo. È costantemente in
movimento. Non solo fisicamente, ma anche dal punto di vista della temperatura.
Il
nostro egocentrismo ci fa credere che noi, con la nostra breve vita – in media
meno di 100 anni -, siamo al centro dell’universo, che tutto ciò che accade
avviene nel corso della nostra vita, cioè i cambiamenti/modifiche climatiche
estreme.
Negli
ultimi due mesi il Nord del mondo ha vissuto ondate di calore mai viste prima e
periodi record senza pioggia.
Come
riferito da Francia, Spagna, Germania, Svizzera e altri Paesi europei, nonché
da alcune parti degli Stati Uniti, si tratta di periodi di caldo e siccità mai
sperimentati da quando sono iniziate le misurazioni meteorologiche, in alcuni
Paesi già nel XVII secolo.
In altri all’inizio del XX secolo. Il caldo
incessante in Europa, così come negli Stati Uniti, sta distruggendo le colture
alimentari, contribuendo alla carenza di cibo a livello mondiale, che porterà
alla carestia, alla disperazione e, infine, alla morte.
Come
sotto-tentacolo della Bestia, ancora più paura, perdita dei raccolti, carestia
– morte.
Sebbene
non sia menzionato né dimostrato, questo fenomeno record (ancora da analizzare
e accertare) sembrerebbe quasi un “clima ingegnerizzato.”
Rientrerebbe tipicamente nel tipo di ricerca
DARPA e nella tecnologia rilasciata dalla DARPA.
La “DARPA” è un think tank sponsorizzato dal
Pentagono. I modelli meteorologici modificati sono armi potenti. Lavorano in
silenzio, causando carenze alimentari, carestie e morte – e contribuendo in più
modi all’agenda del Grande Reset.
Riduzione
dei terreni agricoli.
Anche
uno sforzo concertato di riduzione dei terreni agricoli fa parte dell’agenda
del Grande Reset. Bill Gates sta acquistando terreni agricoli in tutti gli
Stati Uniti e anche in altre parti del mondo. Si dice che possieda già un sacco
di terreni agricoli in Ucraina.
Ormai
Gates possiede circa 300.000 ettari dei terreni agricoli più produttivi,
soprattutto negli Stati Uniti ma anche in altre parti del mondo.
I
terreni agricoli di proprietà di Gates non produrranno carne bovina, con il
pretesto del gas metano che contribuirebbe all’allarme globale. Secondo il
concetto di Gates di riduzione del cibo, i suoi terreni agricoli potrebbero non
produrre affatto raccolti alimentari, accelerando gli Hunger Games.
Allo
stesso modo, il governo olandese guidato da Mark Rutte, un discepolo
dell’Accademia per giovani leader globali di Klaus Schwab, è deciso a ridurre
del 30% i terreni agricoli olandesi. I Paesi Bassi sono il secondo esportatore mondiale
di prodotti agricoli, dopo gli Stati Uniti.
Gli agricoltori
olandesi sono scesi in piazza da quasi due mesi per protestare contro la
confisca forzata dei loro terreni da parte del governo per ridurre la
produzione. Finora senza alcun risultato.
La
riduzione dei trasporti internazionali.
L’industria
del trasporto aereo è gravemente colpita dalle riduzioni dei voli, a causa di
carenze di personale, in gran parte artificiali, e di restrizioni Covid assai
poco attraenti (obbligo vaccinale per il personale di molte compagnie aeree).
Si dice che questo abbia portato a significative riduzioni dei voli, proprio
durante le vacanze estive del Nord globale.
La
situazione finanziaria di molte compagnie aeree occidentali è precaria e
potrebbe diventarle ancora di più, dato che i prezzi di kerosene, benzina ed
energia continuano a salire.
I
padroni del Grande Reset non vogliono persone che viaggiano. Non sono facili da
controllare come chi non si muove.
Questo
tentacolo ha almeno due scopi:
i) mantiene le persone ferme, più isolate le
une dalle altre e dai movimenti globali;
e ii)
le persone che non possono muoversi possono essere più timorose e meglio
controllabili.
Energia
– Gas, benzina, elettricità, carenza di energia
Le
conseguenze sono molteplici. Come il cambiamento climatico, la scarsità di
energia ha ripercussioni su tutto. La spinta alla crescita delle nostre
economie si basa sull’energia. La carenza di energia porta alla recessione,
alla diminuzione della produzione economica, alla riduzione della forza lavoro
e alla povertà, miseria, malattie e, sì, alla morte.
Ma non
siamo in una situazione di carenza energetica. La carenza di energia è stata
creata artificialmente – con il pretesto della guerra tra Ucraina e Russia,
che, a sua volta, è stata creata per servire l’agenda del Grande Reset: stragi,
crolli economici, bancarotte, povertà – con conseguente spostamento di beni dal
basso e dal centro verso la piccola élite in cima – e l’accelerazione
dell’ascesa di una digitalizzazione totale – dal denaro al cervello umano.
Ma non
c’è alcuna carenza di energia. È stato tutto creato artificialmente dai maestri
del WEF e del Grande Reset.
Naturalmente
ci sono molti altri “tentacoli,” sotto-tentacoli e motivazioni per ciò che
stiamo vivendo nei mesi estivi caldi e senza pioggia del Nord globale.
Ma il
concetto è chiaro. Se vi chiedete costantemente: “Cui bono?” O “Chi ne
beneficia?” – La risposta vi condurrà sempre alla stessa vile piovra con i suoi
molteplici e mortali tentacoli, chiamata Grande Reset.
Questo
modello di mondo desiderato e descritto da Klaus Schwab e da altri del WEF, è un mondo che va verso un sistema
ultra-neoliberale, con gli esseri umani in gran parte ridotti di numero, mentre
quelli che sopravviveranno saranno diventati “transumani” (termine di Schwab),
manipolabili dal 5G e presto dal 6G, per essere felici di non possedere nulla.
Per
riassumere il tutto, ricordiamoci dei pericoli legati al controllo digitale
onnipresente:
Attenzione
al QR-Code; Ricordate l’Agenda ID2020?
Come
nota finale, un breve video (6 agosto 2022) del Dr. Vernon Coleman, sul
pericoloso vaccino per la nuova influenza, e, se avete a cuore i vostri
bambini, leggete questo, come parte di un file pdf inserito nel video:
Queste
sono le ultime parole del dottor Coleman:
“Siate
consapevoli. Fate attenzione.
Non
credete a ciò che dicono i governi. Mettete in guardia tutti. Ricordate che non siete
soli. Sempre più persone si stanno svegliando. E, una volta sveglie, non
torneranno a dormire. Siamo già una forza molto più grande di quanto i cospiratori
vogliano far credere. Se vogliamo vincere questa guerra, dobbiamo combattere con
passione, con la verità e con determinazione. Nessuna mascherina, nessun test,
nessun vaccino. Non fidatevi del governo, dei mass media e ricordate: abbiamo
Dio dalla nostra parte.”
(Peter
Koenig- globalresearch.ca)
(globalresearch.ca/rise-fall-beast/5789391)
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