Contro l’élite globalista che vuole schiavizzare l’umanità.

 

Contro l’élite globalista che vuole schiavizzare l’umanità.

 

 

Il reddito di cittadinanza preoccupa

i mafiosi, e anche i politici.

Lindipendente.online – (8 AGOSTO 2022) – Alessandro Di Battista – ci dice:

 

«Essenzialmente, in futuro, il lavoro fisico sarà una scelta. Questo è il motivo per cui penso che sarà necessario un reddito di base universale»,

parola di Elon Musk.

Da anni il numero uno di Tesla, la più grande fabbrica di auto elettriche al mondo, ripete questi concetti.

Visitai lo stabilimento Tesla di Palo Alto nel 2018.

Alcuni giorni prima Musk aveva annunciato il licenziamento del 9% dei quasi 40.000 dipendenti dell’azienda.

 In Tesla c’erano i più grandi e moderni robot che io avessi mai visto. Ebbi la sensazione che fossero gli operai ad aiutare i robot a lavorare, non il contrario.

Al di là del personaggio Musk in sé e che piaccia o meno l’automatizzazione è un processo irreversibile che allontanerà sempre più la piena occupazione e questo, ovviamente, avverrà maggiormente nei Paesi più industrializzati.

Musk ritiene che la sola risposta all’aumento della disoccupazione provocato da tale processo sia un reddito universale.

 Io su questo punto la penso come lui.

Tuttavia le resistenze sono molte.

Ancor di più nel nostro Paese, basti osservare la campagna denigratoria verso il reddito di cittadinanza che politicanti strapagati con denaro pubblico stanno portando avanti in vista delle prossime elezioni politiche per guadagnarsi qualche voto in più sulla pelle dei più deboli.

E la mafia ringrazia.

 Sì, la mafia ringrazia.

Nel febbraio del 2020 la Direzione distrettuale antimafia di Palermo ha intercettato una conversazione tra il boss “Giuseppe Incontrera” e “Andrea Damiano”, arrestato per mafia alcuni giorni fa.

 «E con questa minchia di cittadinanza peggio è!».

Queste sono state le parole che” Incontrera” ha utilizzato per descrivere la difficoltà a reclutare giovani spacciatori.

Basterebbe questo – in uno dei Paesi più colpiti al mondo dal crimine organizzato – per comprendere la bontà di uno strumento necessario a far fronte al dramma sociale, necessario ancor di più oggi che l’automatismo allontana la piena occupazione e necessario ad ostacolare il voto di scambio in un Paese dove c’è chi vende il proprio voto in cambio di un buono benzina.

E invece no.

Il principale nemico da abbattere non è la mafia, non sono i conflitti di interessi, non sono le porte girevoli tra politica e finanza, non è la corruzione, non sono le “maxi-consulenze” assegnate da chi è al potere ai propri amici, nella speranza che questi restituiscano il favore in tempi di vacche magre elettorali.

 Il nemico principale è il reddito di cittadinanza.

Mentre nel mondo si parla di reddito universale, i Renzi e le Meloni descrivono qualche centinaio di euro percepiti da persone in estrema sofferenza, uno spreco o «metadone di Stato».

Ciò che indigna particolarmente è che i protagonisti della crociata contro uno strumento presente in quasi tutta Europa siano i politici, in particolare i parlamentari.

 Ebbene quello del parlamentare (posto che per me dovrebbe essere un servizio alla collettività da compiere in un tempo limitato, non un mestiere permanente) è l’unico posto di lavoro che ti garantisce lo stipendio anche in caso di assenze prolungate.

 Sì, agli assenteisti cronici viene decurtata una parte degli emolumenti ma il grosso se lo intascano.

 I parlamentari hanno ogni forma di benefit possibile e immaginabile. Hanno viaggi pagati su tutto il territorio nazionale.

Treni, aerei e navi, anche in prima classe.

E sia chiaro, non gli vengono rimborsati soltanto i viaggi di lavoro, quelli istituzionali o, banalmente gli spostamenti da casa al Parlamento o dal Parlamento a casa.

No, ogni viaggio che decidono di effettuare, anche viaggi di piacere, vacanze, fughe dalle o dagli amanti, spostamenti verso resort di lusso, località balneari o termali, baite di montagne o idilliache calette, vengono regolarmente pagati dalla Camera dei Deputati o dal Senato della Repubblica.

Dunque, da noi cittadini.

 Non vi è alcun controllo.

I parlamentari non sono tenuti a dimostrare che quel viaggio in business class abbia a che fare con l’esercizio del proprio mandato.

Fino alla scorsa legislatura (tale porcata venne abolita dal Movimento 5 Stelle quando il Movimento 5 Stelle si comportava da Movimento 5 Stelle) Camera e Senato pagavano le spese di viaggio (1000 euro all’anno per tutta la vita) anche agli ex-parlamentari.

Tutt’ora i parlamentari hanno a disposizione uffici pagati, utenze pagate, telepass, diarie corpose (fino a 4000 euro al mese per vivere a Roma 2,3 al massimo 4 giorni alla settimana).

Hanno oltre 3600 euro di spese di esercizio del mandato con i quali pagano i collaboratori.

 Tuttavia, possono pagare micragnosi stipendi ai portaborse e tenersi metà del rimborso senza dover rendicontare le spese.

 Inoltre, al termine della legislatura, anche ai furbetti, agli imboscati, viene accreditato l’assegno di fine mandato, una cospicua liquidazione che ammonta a circa 43.000 euro a legislatura.

Ripeto, a legislatura.

Giorgia Meloni, colei che parla di metadone di Stato riferendosi al reddito di cittadinanza, avendo alle spalle quasi quattro legislature ha accumulato la bellezza di 172.000 euro solo di TFR.

 Niente male.

 Casini, se dovesse esser trombato alle prossime elezioni (cosa difficile, dato che un posticino al sole lo trovano sempre) riceverà 440.000 euro di liquidazione.

Non è uno spreco intollerabile se si considera già la sostanziosa indennità che percepiscono?

Costoro hanno mai chiesto al proprio partito di rifiutare i bonifici relativi ai rimborsi elettorali, il famigerato finanziamento pubblico alla politica bocciato dal popolo italiano con il referendum del 1993?

I quasi 2,5 miliardi di euro intascati dai partiti in barba alla volontà popolare non erano metadone di Stato?

Per non parlare della campagna denigratoria che molti giornali – alcuni, tra l’altro, tenuti in vita esclusivamente dal finanziamento pubblico all’editoria – portano avanti contro i percettori del reddito.

Ogni giorno scovano un delinquente che non ne ha diritto, un evasore con il Ferrari che lo percepisce, un’ex-brigatista che magari ha scontato la sua pena e con il reddito ci campa.

Per costoro i conflitti di interessi degli editori o, addirittura i reati, dei loro padroni, non contano.

Conta il truffatore del reddito.

Sia chiaro, chi percepisce il reddito senza averne diritto deve vedersela con la legge.

Servono più controlli?

Facciano più controlli.

Ma voler abolire una norma che ha tenuto in piedi un pezzo di Paese durante la pandemia perché c’è qualcuno che se ne approfitta è da vigliacchi.

 È da natiche al caldo con lo champagne in fresco che non capiscono nulla della sofferenza di centinaia di migliaia, probabilmente milioni di italiani.

 Esistono i falsi invalidi d’altro canto.

Si tratta di mascalzoni che fingono per intascarsi un po’ di denaro dello Stato.

 Qualcuno si è mai sognato di chiedere l’abolizione delle pensioni di invalidità per la presenza di qualche falso cieco?

Qualcuno ha mai proposto la soppressione del trasporto pubblico visto che c’è gente che sale sui bus senza il biglietto?

 

La verità è che oggi proporre l’abolizione del reddito significa strizzar l’occhio a Confindustria.

E c’è chi ritiene impossibile arrivare al potere senza baciare la pantofola dei grandi industriali italiani.

«Il reddito di cittadinanza è disincentivo al lavoro» tuonava, alcuni mesi fa, Carlo Bonomi, presidente di Confindustria.

Le paghe da fame sono il vero disincentivo.

 Poi, sia chiaro, migliorare lo strumento, intervenire su quel che non funziona, “fare il tagliando” ad una misura che non c’è mai stata nella storia repubblicana è più che legittimo.

Direi doveroso.

Ma mettere in discussione lo strumento stesso è indecente.

 

 

Nel 2005 il 3,3% della popolazione italiana aveva serie difficoltà ad arrivare a fine mese.

Oggi la percentuale è triplicata.

Da 1,9 milioni di italiani siamo passati a 5,6.

Una tragedia immane.

 La forbice tra ricchi e poveri si è allargata in modo esponenziale. L’inflazione colpisce chi ha poco, così come il caro vita.

 I conflitti di interessi hanno permesso un accentramento di potere, denaro e appalti in poche mani.

La natalità è ai minimi storici.

Sempre meno figli, sempre meno case di proprietà, sempre più instabilità economica, sociale e psicologica.

 Oggi i poveri non sono più soltanto i disoccupati.

 Oggi può essere povero anche colui che ha un lavoro stabile.

Ma il problema è il reddito di cittadinanza per quei politici che ignorano il mondo reale a causa della loro manchevole visione.

Aveva ragione Eduardo Galeano.

C’è gente così povera, ma così povera, da avere soltanto i soldi.

(Alessandro Di Battista)

 

 

 

 

Elon Musk contro le intelligenze

artificiali: “seri rischi per l’umanità

lindipendente.online – Walter Ferri – ( 30 MARZO 2023) – ci dice:

 

(TECNOLOGIA E CONTROLLO).

Il metaverso sembra un argomento a sé, ora tutti i grandi nomi del settore tech sembrano essere piuttosto interessati alle intelligenze artificiali.

Una delle voci straordinariamente “fuori dal coro” è quella di Elon Musk.

 Il multimiliardario nelle ore scorse ha chiesto espressamente di rallentare il processo di sviluppo di questi strumenti tramite un appello – firmato da un centinaio di esperti – nel quale si profilano «seri rischi per l’umanità».

 La posizione avversa dell’imprenditore è chiara e reiterata sin dal lontano 2014, tuttavia il suo rapporto con le “IA” è anche storicamente molto sfaccettato e ambiguo, soprattutto se si presta orecchio ad alcune indiscrezioni recentemente emerse.

È bene chiarire sin da subito che nel parlare di “intelligenze artificiali”, Musk non faccia riferimento a quei robot pensanti a cui ci hanno abituato i film di fantascienza, bensì ai modelli di linguaggio che negli ultimi mesi hanno fatto notizia e scalpore, ovvero il “Bard” di Google e il sistema “GPT” sviluppato da “OpenAI” e semi-monopolizzato da Microsoft.

 Proprio “OpenAI” rappresenta però un caso curioso: l’azienda ha compiuto i suoi primi passi proprio grazie a un finanziamento a cui ha preso parte lo stesso Musk.

L’uomo d’affari ha infatti investito nel 2015 circa 100 milioni di dollari per dar vita all’allora “start-up no-profit”, una cifra con la quale non solo si era guadagnato il titolo di fondatore, ma anche quello di co-direttore.

Tre anni dopo il clima è drasticamente cambiato ed Elon Musk ha deciso di allontanarsi dal progetto per quello che è stato descritto come uno scrupolo etico necessario ad assicurarsi che non vi fossero conflitti di interessi tra “OpenAI” e un’altra azienda capitanata dall’imprenditore, “Tesla”.

Nonostante il passo indietro, Musk aveva però generosamente mantenuto il suo ruolo di donatore, promettendo di impegnare nella ricerca fino a un miliardo di dollari.

L’idea era quella per cui “OpenAI” avrebbe dovuto sviluppare un approccio open-source all’intelligenza artificiale, cosa che rischiava di venir compromessa dalla necessità dell’industria automotive di ottimizzare i navigatori dedicati alla guida assistita.

A distanza di poco tempo dalla rottura, la” no-profit” ha però creato una divisione “for-profit” – “Open AI LP” –, la quale è finita con l’accorpare su di sé una parte significativa delle attività legate alla distribuzione dell’intelligenza artificiale nota come “GPT”, vanificando il senso della rottura tra le due parti.

 Secondo a delle testimonianze recentemente raccolte da “Semafor”, la situazione sembrerebbe però essere più sfaccettata di quanto non sia stato pubblicamente comunicato.

 

Stando alle indiscrezioni, nel 2018 Musk avrebbe cercato di prendere il pieno controllo di “OpenAI”, un coup giustificato secondo lui dalla necessità di recuperare terreno nei confronti dei ricercatori avversari, quelli di Google.

Il piano d’azione non è andato secondo i calcoli del miliardario e il fallimento lo avrebbe spinto ad abbandonare il gruppo.

Non solo, dopo essersene andato sbattendo la porta, l’uomo non ha onorato gli impegni finanziari annunciati precedentemente e la start-up si sarebbe dunque trovata costretta a scendere sul Mercato proprio a causa dell’immenso buco generato da questa importante mancanza.

A seconda delle fonti alle quali si decide di prestare orecchio, la transizione in seno a Microsoft di “OpenAI” può essere interpretata in vario modo, tuttavia la posizione antagonistica di Musk nei confronti delle intelligenze artificiali rimane inalterata.

Mercoledì 29 marzo 2023 l’imprenditore si è infatti fatto segnatario di una lettera aperta redatta dalla “no-profit Future of Life Institute”. Nel documento si chiede di sospendere tutti gli esperimenti – e le commercializzazioni – dei modelli linguistici volgarmente noti come” IA” per un minimo di sei mesi.

Anzi, a ben leggere, la richiesta è orientata esclusivamente a quegli strumenti che sono «più potenti di GPT-4», un cavillo che finirebbe con il vincolare solamente Google e, appunto, “OpenAI”.

Si tratta di una distinzione importante se si considera che, nel frattempo, Musk ha avviato un progetto di ricerca che mira a creare un’intelligenza artificiale tutta sua che possa tenere testa alle due Big Tech.

Il multimiliardario si sta dunque facendo promotore di una battaglia che, direttamente o indirettamente, gli farebbe guadagnare tempo prezioso al fine di portare avanti i suoi personali progetti imprenditoriali.

Sebbene sia vero che le” IA odierne” siano flagellate da difetti allucinatori, ci sono infatti diversi fattori che fanno mettere in dubbio che dietro alla battaglia di “Future of Life Institute” vi sia un’idea mossa da buona fede, primo tra tutti il fatto che l’entità sia quasi totalmente finanziata dalla” Musk Foundation”.

(Walter Ferri)

 

 

 

Tenere le “IA” lontane dalle

armi nucleari sono troppo poco.

 

Lindipendente.online – Walter Ferri – (28 APRILE 2023) – ci dice:

Nel 2022 il Dipartimento della Difesa statunitense aveva aggiornato la posizione militare USA a riguardo delle armi nucleari dichiarando esplicitamente che l’essere umano debba rimanere “in the loop”, ovvero che non sia possibile delegare le decisioni relative agli ordigni atomici alle intelligenze artificiali.

 Questa posizione non è stata evidentemente sufficiente a risolvere i dubbi dei legislatori a stelle e strisce, i quali hanno sentito la necessità di lavorare a una legge omologa e affine, a tratti ridondante, che dimostra sopra a ogni cosa che le persone al potere hanno ancora difficoltà a comprendere le vere problematiche che si legano alla diffusione delle intelligenze artificiali.

Mercoledì 26 aprile 2023 è stata introdotta la normativa nota come “Block Nuclear Launch by Autonomous Artificial Intelligence Act”, la quale “proibisce l’uso dei fondi federali per lanciare un’arma nucleare utilizzando sistemi d’arma autonomo che non sono soggetti a un controllo umano significativo”.

Si tratta di un codice che ha ricevuto supporto bipartisan e bilaterale, che a suo modo risponde alla paura condivisa che nel futuro macchine prive di consapevolezza ed empatia possano scatenare con le loro azioni un evento potenzialmente cataclismatico.

I precedenti storici d’altronde non mancano.

Nel 1983, un innovativo sistema radar russo aveva notificato a un ufficetto nascosto nelle viscere di Mosca che una grandine di missili nucleari statunitensi stesse per abbattersi sulla nazione.

La storia ci ha dimostrato che l’episodio non fosse altro che un falso allarme, così come un falso allarme fu anche quello che il 28 ottobre del 1962 portò un rivelatore statunitense a segnalare un sedicente attacco atomico da parte di Cuba.

Le macchine non sono mai perfette, tant’è che i leader tecnologici odierni sono i primi a sbandierare le insidie che si celano dietro a un mondo che un domani potrebbe poggiare su delle “IA” capaci di assumere decisioni critiche.

In linea di massima, dunque, tutte le parti politiche si sono dimostrate d’accordo nell’imporre le restrizioni nucleari a uno strumento tanto pericoloso, tuttavia questa posizione illustra con una certa chiarezza che l’attenzione dell’”Amministrazione USA” finisce ancora oggi con il concentrarsi su scenari ipotetici e vagamente fantascientifici, piuttosto che affrontare tematiche concrete e più vicine all’attualità.

 I timori che i robot possano presto soppiantare l’essere umano sono perlopiù considerati iperbolici dagli esperti del settore, o perlomeno da quegli esperti che non sono direttamente coinvolti nel commercializzare applicazioni meno controverse dell’ambiguo strumento.

Il mondo finanziario è in piena frenesia per le potenzialità offerte dalle “intelligenze artificiali generative” e nel frattempo i leader del settore accompagnano l’attenzione dei legislatori verso ipotetiche problematiche future nella speranza che nessuno si concentri attivamente sulle criticità già ben presenti nei sistemi a disposizione del pubblico.

L’Unione Europea cerca nel frattempo un confronto più sfaccettato attraverso la codifica del cosiddetto “AI Act”, ma anche in questo frangente non è difficile notare che le “Big Tech” stiano sollecitando i legislatori a non essere troppo severi nell’esprimere un giudizio.

È ovviamente un bene che le Amministrazioni si muovano per impedire che un’intelligenza artificiale possa reggere i controlli di un missile atomico – ancora meglio sarebbe se le nazioni dell’emisfero nord firmassero” il Trattato per la proibizione delle armi nucleari” -, ma non bisogna dimenticare che bastano ammennicoli apparentemente poco dannosi quali i social media per fomentare campagne genocide che hanno mietuto decine di migliaia di vite.

 Le “IA generative” sono una risorsa importante, ma sono anche un rischio decisamente più concreto e palpabile di quello rappresentato dalla genesi di una macchina assassina pronta a sterminare l’umanità:

 i legislatori dovrebbero ricordarselo, così come dovrebbero ricordarselo gli elettori a cui i politici rispondono.

(Walter Ferri)

 

 

 

Il “greenwashing” è ancora un grande problema per

 il settore della moda.

Lindipendente.online – Stefano Baudino – (1° MAGGIO 2023) – ci dice:

Sono molte le aziende attive nel “fast fashion” che descrivono i loro capi come frutto di una “produzione sostenibile” – utilizzando nelle etichette parole come “eco”, “green” e “cares” – e che si dicono in prima linea per la promozione di migliori condizioni di lavoro.

 In molti casi, però, tali informazioni non sono veritiere, trattandosi invece di greenwashing, ovvero “ecologismo di facciata”.

Lo ha svelato l’ultimo report di “Greenpeace Germania”, che ha analizzato i dati riportati sulle etichette degli indumenti di 29 aziende che aderiscono alla campagna “Detox”, lanciata dalla stessa organizzazione (che chiede di eliminare le sostanze tossiche per l’uomo e inquinanti per l’ambiente dai capi d’abbigliamento), e quelle di marchi internazionali come “Decathlon” e “Calzedonia/Intimissimi”.

Tantissime le anomalie appurate.

 Tra le più numerose, etichette presentate come certificate ma che in realtà derivano da programmi di sostenibilità aziendali, l’assenza di una verifica di terze parti o della valutazione del rispetto dei migliori standard ambientali e sociali, la mancanza di un sistema di tracciabilità delle filiere e “una falsa narrazione sulla circolarità”.

Inoltre è stato più volte registrato il ricorso massiccio a termini fuorvianti come “sostenibile” o “responsabile” associato a materiali che registrano performances ambientali solo leggermente migliori rispetto alle fibre vergini o convenzionali, il continuo ricorso a mix di fibre come il “Polycotton o Policotone” spesso presentato come più ecologico, nonché la scelta di affidarsi all’indice “Higg” (strumento assolutamente parziale) per valutare la sostenibilità dei materiali.

 

Le uniche iniziative che hanno ottenuto buoni risultati sono quelle di COOP “Naturaline” e Vaude “Green Shape”.

Bocciati, tra gli altri, anche “Decathlon” “Ecodesign”, H&M “Coscious” e Zara “Join Life”.

Per quanto riguarda i marchi italiani sotto esame, “Benetton” e “Calzedonia”, i risultati sono negativi:

nel primo caso sono state appurate in particolare storture e inaccuratezze su quantità e qualità della produzione, nonché sulla definizione ingannevole di “cotone sostenibile”; nel secondo sono state registrate irregolarità sulle dichiarazioni riferite alla tracciabilità delle filiere e sulla gestione delle sostanze chimiche pericolose.

Secondo “Greenpeace”, un ricorso così marcato al “greenwashing” genera “confusione nelle persone, spinte a credere di acquistare prodotti sostenibili ma che in realtà non lo sono”.

 Infatti, “mentre si pubblicizza una” sostenibilità inesistente”, in realtà sono in costante aumento gli abiti fatti di plastica usa e getta derivante dal petrolio, non riciclabili e per lo più prodotti in condizioni di lavoro inaccettabili “.

(Stefano Baudino)

 

 

 

La transizione verde

non ferma lo sfruttamento

delle terre indigene.

Lindipendente.online – Stefano Baudino – (2 MAGGIO 2023) – ci dice:

I progetti per la transizione e l’energia pulita costituiscono una minaccia per i diritti dei popoli indigeni, che vengono tagliati fuori dalle politiche che riguardano l’estrazione e lo sfruttamento delle risorse.

 È questa la grande denuncia emersa in occasione del “22° Forum permanente delle Nazioni Unite sulle questioni indigene” (UNPFII), il più grande raduno internazionale annuale di popoli indigeni, tenutosi dal 17 al 28 aprile presso la sede ONU di New York.

Secondo il rapporto 2023 del Gruppo di lavoro internazionale per gli affari indigeni (IWGIA), infatti, le popolazioni aborigene di tutto il mondo stanno subendo le conseguenze negative dei progetti di estrazione di energia pulita, delle compensazioni di carbonio, delle nuove aree protette e dei grandi progetti infrastrutturali sulle loro terre, nell’ambito degli sforzi di ripresa economica della fase post-pandemica.

Si prevede che la domanda di minerali come il litio, il rame e il nichel, necessari per le batterie che alimentano la rivoluzione energetica, salirà in maniera vertiginosa nei prossimi anni, finendo per quadruplicarsi entro il 2040 e attirare investimenti minerari per 1.700 miliardi di dollari.

Attualmente, più della metà dei progetti di estrazione si trova nelle aree in cui vivono popolazioni indigene o contadine, oppure in zone ad esse limitrofe.

 Il forte rischio è che ciò possa produrre il loro sfratto dai territori, la perdita di mezzi di sussistenza, alla deforestazione e al degrado degli ecosistemi presenti in quelle zone.

Per questo motivo, i delegati hanno chiesto ai Paesi e alle imprese di creare linee guida vincolanti che richiedano la “FPIC” – ovvero il consenso libero, preventivo e informato, che vincolante ancora non è – per tutti i progetti che interessano le popolazioni indigene e le loro terre, nonché rimedi finanziari, territoriali e materiali per i casi in cui le imprese e i Paesi non lo facciano.

La “FPIC” permetterebbe loro infatti di dare o negare il consenso a un progetto che interessi il loro territorio, offrendogli la possibilità di negoziare le condizioni alle quali il progetto sarà concepito, attuato, monitorato e valutato: una volta prestato, il consenso può essere sempre revocato.

L’obiettivo è quello dell’inclusione obbligatoria della “FPIC” negli standard internazionali come le “Linee guida dell’OCSE per le imprese multinazionali”, nonché di esercitare una maggiore pressione sui governi nazionali affinché attuino riforme politiche che includano la responsabilità.

«Ricevo costantemente informazioni sul fatto che i popoli indigeni temono una nuova ondata di investimenti verdi senza il riconoscimento dei loro diritti di proprietà, gestione e conoscenza della terra», ha dichiarato “Calí Tzay”, “Relatore speciale del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni”, che ha evidenziato come, senza l”a FPIC”, l’attuazione delle politiche verdi può seriamente intralciare i diritti degli indigeni.

«L’azione per il clima e gli obiettivi per lo sviluppo sostenibile hanno un impatto sempre maggiore su di noi», ha dichiarato “Joan Carling”, direttore esecutivo di “Indigenous Peoples Rights International”, organizzazione no-profit indigena che lavora per proteggere” i diritti dei popoli aborigeni” in tutto il mondo.

«Eppure […] non facciamo parte della discussione», ha detto” Carling”.

«Per questo lo chiamo “colonialismo verde”: la transizione [energetica] senza il rispetto dei diritti degli indigeni è un’altra forma di colonialismo».

A suo parere, la “FPIC”, di cui nel corso della conferenza si è evidenziato il ruolo crescente nel settore privato, costituirebbe l’elemento cruciale per la sostenibilità a lungo termine dei progetti energetici.

Essa, infatti, non è solo una semplice «lista di controllo per le aziende che vogliono sviluppare progetti su terre indigene», ma un vero e proprio «quadro di riferimento per la partnership, che include opzioni per accordi di equa condivisione dei benefici o memorandum d’intesa, collaborazione o conservazione».

 «Per noi la terra è vita – ha concluso Carling – e abbiamo il diritto di decidere cosa succede sulla nostra terra».

 Stefano Baudino)

 

 

 

“La costruzione dello Stato di biosicurezza in Italia”

(e altrove) – Prima parte: Lo svisceramento

della democrazia: un progetto a lungo termine.

 Transform-italia.it – (06/07/2022) - Peter Cooke – ci dice:

 

Ospitiamo questo articolo che non rappresenta il nostro punto di vista ma che ci sembra utile per aprire un dibattito a sinistra sul pericolo di un controllo sociale sempre più stringente.

La nostra civiltà capitalista neo liberalizzata è entrata ormai in una fase di profondissima crisi.

Gli avvenimenti drammatici della pandemia da Covid-19 possono essere interpretati come sintomi di questa crisi.

 Vanno esaminati infatti in un contesto non solo sanitario, ma anche politico.

Lo scopo della serie di quattro articoli che si propone qui è quello di offrire una spiegazione coerente di un’emergenza politico-sanitaria che ha aperto, o svelato, divisioni profonde nella società occidentale, nel contesto di un sistema “democratico” che, in realtà, maschera – in modo sempre meno convincente – il potere praticamente incontestato di un’oligarchia globalizzata.

La tesi centrale proposta qui è che la pandemia ha offerto al sistema capitalista in crisi l’occasione per la rapida costruzione di un nuovo paradigma di governo in grado di controllare una popolazione globale – e soprattutto occidentale – sempre più turbolenta.

È quest’ultimo un sistema tecnocratico e autoritario che, appoggiandosi sulle riflessioni di Giorgio Agamben, alcuni commentatori denominano ormai “lo Stato di biosicurezza”.

Il primo articolo della serie esamina la questione della “democrazia” occidentale come contesto politico della crisi sanitaria.

Dopo aver spiegato la realtà profondamente oligarchica del sistema attuale creato sistematicamente durante quattro decenni di controrivoluzione neoliberista, esamina l’ideologia della tecnocrazia, cara all’élite globale, come forma di potere.

Finalmente, offre una prima analisi della gestione tecnocratica dell’emergenza pandemica, focalizzandosi sul contesto italiano.

Gli avvenimenti degli ultimi due anni e mezzo sono stati profondamente traumatici.

Dubito perciò che, nelle condizioni attuali, sia ancora umanamente possibile discutere il tema della pandemia Covid-19 con una vera e propria oggettività.

 Inoltre, ogni aspetto del fenomeno pandemico è stato politicizzato.

 In quasi tutti i paesi del mondo occidentale, sulla questione così importante della maniera in cui l’epidemia è stata gestita e rappresentata, la società si è spaccata.

 Non mi sembra possibile prendere una posizione neutrale a riguardo, tanto meno dopo aver cercato di approfondire il tema.

Ciò che segue, benché sia il frutto di molte letture e di lunghe riflessioni, è dunque necessariamente una interpretazione che rimane, almeno in parte, soggettiva.

 Inevitabilmente, è anche una interpretazione politica. Infatti, ciò che m’interessa capire soprattutto in questo sconcertante fenomeno politico-sanitario è come mai sia stato possibile, in un paese “democratico” come l’Italia, gestire un’epidemia in un modo così straordinariamente repressivo.

Si può dire, in verità, che viviamo ormai in una democrazia liberale?

 

È fondamentale capire che, in realtà, la progressiva demolizione del sistema democratico occidentale del dopoguerra è un progetto a lungo termine che risale almeno agli anni 1970.

Questo processo graduale di smantellamento e di svisceramento si è accelerato drammaticamente durante la pandemia, che ha fatto nascere ciò che molti non esitano a denominare “dittatura sanitaria”, benché molti altri respingono il termine con sdegno.

 In effetti, la gestione di questo avvenimento sanitario disastroso, in Italia e altrove, si è caratterizzata da una deriva liberticida che non solo ha sgomentato molti cittadini, infliggendo peraltro sofferenze notevoli a tantissime persone, ma ha anche aperto faglie profonde e dolorose nel tessuto sociale.

Troppa democrazia.

Già dal 1975, gli autori del libro influente” The Crisis of Democracy “sostenevano che c’era “troppa democrazia”.

Il sottotitolo di questo studio, commissionato a tre politologhi di destra, Michel Crozier, Samuel P. Huntingdon e Joji Watanuki, è assai esplicito:

Rapporto sulla governabilità delle democrazie alla Commissione Trilaterale.

Quest’ultima, importantissimo pensatoio oligarchico lanciato a Washington nel 1973, ha svolto, si sa, un ruolo di spicco nel vasto progetto capitalista della globalizzazione neoliberista.

 Gli autori della “Crisi della Democrazia” non si sono limitati a analizzare il problema che rappresentava per i capitalisti nei paesi occidentali questo “eccesso di democrazia”, ma hanno anche proposto delle soluzioni che si sono dimostrate assai efficaci.

I progetti di attacco alle democrazie ideati nel libro sono stati tradotti in tecnica ed applicati sistematicamente.

 I punti centrali della strategia anti-democratica attivata dagli anni settanta in poi si possono riassumere come segue:

de-ideologizzazione della sfera politica;

riduzione dell’interesse dei cittadini alla partecipazione democratica;

trasformazione dell’individuo da cittadino in consumatore;

dirottamento del dibattito politico su binari consentiti predeterminati;

cooptazione dei sindacati;

abbassamento del livello di educazione delle masse;

controllo dei media.

Il risultato dell’attualizzazione di questo piano è stato lo svuotamento progressivo delle strutture democratiche al punto che quello che ne è rimasto oggi si è ridotto, praticamente, a una mera facciata, un guscio vuoto.

Gli inediti e traumatici eventi politici e sociali degli ultimi due anni e mezzo sembrano indicare che l’oligarchia occidentale abbia deciso che il momento sia venuto di demolire – in modo controllato, beninteso – anche questa facciata.

La nuova oligarchia.

Il fatto che la democrazia occidentale si sia trasformata, de facto, in oligarchia è riconosciuto ormai da non pochi commentatori politici.

Descrivendo le tendenze oligarchiche odierne nel suo libro bestseller “Capitalism in the Twenty-First Century”, Thomas Piketty parla addirittura di “un processo in cui i paesi ricchi diventano la proprietà dei loro propri miliardari”.

 

 “Il ‘Capitalismo di oggi è in realtà un’oligarchia di plurimiliardari che detengono il potere, assistiti da un organico di specialisti relativamente ben formati e pagati” spiega “Kees Van der Pijl”.

Nel suo libro del 2020, “The System”, Who Rigged It, How We Fix It (tradotto e pubblicato l’anno seguente in italiano),

Robert Reich scrive:

 “Persino un sistema che si definisce una democrazia può diventare un’oligarchia se il potere finisce per concentrarsi nelle mani di un’élite imprenditoriale e finanziaria.”

Reich riconosce che “L’America ha conosciuto l’oligarchia due volte prima d’ora.”

 La prima volta fu l’epoca della fondazione degli Stati Uniti (“Molti degli uomini che fondarono gli Stati Uniti erano oligarchi bianchi proprietari di schiavi.”);

 la seconda fu l’era di uomini spietati come J. Pierpoint Morgan, John D. Rockefeller, Andrew Carnegie, Cornelius Vanderbilt e Andre Mellon, i famigerati “robber barons” (“baroni della rapina”) dell’industrializzazione sfrenata della fine dell’ottocento e dei primi decenni del novecento.

Fu il “New Deal” di Roosevelt, compiuto durante “la Grande Depressione “con l’obiettivo di scongiurare la minaccia di una rivoluzione, a porre fine all’”oligarchia dei robber barons”, instaurando un equilibrio (tutto relativo) tra il potere del capitale e le esigenze economiche e sociali dei lavoratori.

 “A partire dal 1980 circa”, continua Reich, “è emersa una terza oligarchia americana”.

 

“Reich” si riferisce qui alla controrivoluzione neoliberista, lanciata infatti intorno all’anno 1980 con l’intento (più o meno mascherato) di disfare completamente il sistema del “New Deal”.

Questo processo è risultato inevitabilmente in una disuguaglianza del reddito e della ricchezza sempre più grande.

 Reich descrive la situazione economica negli Stati Uniti come segue:

Tra il 1980 e il 2019 la quota del reddito familiare totale del paese appannaggio dell’1% più ricco della popolazione è più che raddoppiata, mentre il reddito del 90% più povero è cresciuto pochissimo (tenendo conto dell’inflazione).

La retribuzione media di un “CEO” è cresciuta del 940%, quella del lavoratore tipo del 12%.

Negli anni Sessanta il tipico “CEO” di una grande azienda americana guadagnava circa venti volte più del lavoratore tipo;

nel 2019 guadagnava trecento volte tanto.

La disuguaglianza della ricchezza è esplosa ancora più rapidamente. Secondo una ricerca degli economisti”Emmanuel Saez” e “Gabriel Zucman”, negli ultimi quarant’anni la quota della ricchezza totale detenuta dallo 0,1% più ricco – circa 160,000 famiglie americane – è passata da meno del 10% al 20%.

Oggi queste famiglie posseggono una ricchezza pari quasi a quella del 90% delle famiglie più povere messe assieme.

 L’intera metà inferiore della popolazione americana oggi possiede appena l’1,3% della ricchezza totale.

 

La conseguenza necessaria di questa crescente disuguaglianza economica è stata una crescente disuguaglianza di potere politico.

“Le grandi imprese, i CEO e un manipolo di persone estremamente ricche”, osserva “Reich”, “hanno più influenza di ogni altro gruppo paragonabile dai tempi dei “baroni della rapina”.

A differenza del reddito o della ricchezza, il potere è un gioco a somma zero: più ce n’è a la vertice, meno ce n’è altrove”.

Per varie ragioni storiche, le condizioni economiche e politiche degli Stati Uniti rappresentano un caso estremo nel mondo occidentale, ma la tendenza verso una concentrazione sempre maggiore di ricchezza economica e di potere politico al vertice della società caratterizza tutte le “democrazie” occidentali.

Essendo il neoliberismo un progetto essenzialmente oligarchico, una delle conseguenze inevitabili del suo sviluppo incontrastato nel corso degli ultimi quattro decenni è stata la distruzione quasi totale della democrazia rappresentativa e l’instaurazione di una potente oligarchia globalista.

La barbarie del neoliberismo.

È importante capire a che punto questa ideologia neoliberista, che ha smantellato progressivamente il sistema molto più equilibrato del “New Deal”, rappresenti una forma di violenza.

Il termine “neoliberismo” si riferisce a politiche economiche che promuovono la subordinazione integrante della società al capitale (“il mercato”).

Sotto la sua maschera teorica, è una forma di “raw capitalism” (“capitalismo crudo”), un fenomeno fondamentalmente predatorio che cerca sempre di imporre la legge del più forte, noncurante degli effetti distruttivi delle sue azioni sul piano umano, sociale, ecologico, ecc.

Fa parte, in realtà, di quella barbarie del ventesimo e del ventunesimo secolo denunciata da Giuliano Pontara nel primo capitolo di L’Antibarbarie.

 Naomi Klein descrive nel suo libro seminale “The Shock Doctrine” come le teorie estremiste del teorico americano del neoliberismo “Milton Friedman” furono applicate per la prima volta nel Cile, sulla scia del colpo di stato (fomentato dalla CIA) di Augusto Pinochet che nel 1973 rovesciò il governo socialista, democraticamente eletto, di Salvador Allende.

 Le misure drastiche di privatizzazione, liberalizzazione del mercato e riduzione massiccia delle spese pubbliche proposte da Friedman (la classica ricetta neoliberista), che secondo lui sarebbero risultato, dopo lo “shock” iniziale, in “un miracolo economico” risultarono invece in una catastrofe economica – “una orgia di auto-mutilazione” per dirla con le parole del Economist – che devastò il paese e instaurò nella società cilena disuguaglianze enormi.

Nel 1988, quando l’economia cilena si era finalmente stabilizzata, il 45% della popolazione era caduta nella povertà e il ceto medio era stato decimato.

Nello stesso tempo, il decimo più ricco aveva visto crescere il suo reddito dell’83%.

Ancora oggi, il Cile rimane uno dei paesi più disuguali del mondo.

 La “controrivoluzione neoliberista” in Cile fu dunque un’operazione assolutamente spietata che risultò in un incremento di ricchezza massiccio per il segmento più ricco della società al costo dell’impoverimento delle masse.

L’esperimento cileno si replicò in numerosi paesi.

Tristemente notorie rimangono le violenze fisiche orripilanti, commesse a vasta scala, che accompagnarono la controrivoluzione neoliberista sotto le dittature militari instaurate con il sostegno della CIA negli anni 1970 nell’America Latina e altrove.

Lo stesso tipo di crimine di stato commesso sistematicamente nel Cile di Pinochet caratterizzò anche i regimi dittatoriali del Brasile e dell’Argentina, per esempio.

Come osserva Klein, il sadismo, anche se ha avuto certamente la sua parte in questo disgustoso fenomeno, non basta a spiegare tutto un sistema di incarcerazione, tortura, assassinio e sparizioni.

Poco prima di essere abbattuto dai militari, l’attivista argentino “Rodolfo Walsh” scrisse:

È nella politica economica di questo governo che scopriamo non solo la spiegazione dei crimini, ma anche un’atrocità più grande che punisce milioni di esseri umani con la miseria pianificata”

 

Le riforme neoliberiste imposte a partire degli anni ottanta nei paesi occidentali – negli Stati Uniti e nel Regno Unito in primis – rappresentano anche lì un processo fondamentalmente violento.

 Anche se non accompagnata dal sistema di violenza fisica spietata vigente nei regimi dittatoriali, nei paesi occidentali “democratici” abbiamo vissuto da quarant’anni una controrivoluzione brutale che ha avuto come conseguenza diretta l’instaurazione progressiva di una sempre più grande violenza economica strutturale.

 Perché il neoliberismo impone la povertà, e la povertà, come diceva Gandhi, è una delle forme peggiori di violenza.

Un potere sovranazionale anti-democratico.

Nell’era della globalizzazione finanziaria e economica guidata dall’anglosfera, gli Stati individuali stanno perdendo sempre più la loro sovranità effettiva;

ormai tutte le decisioni politiche ed economiche più importanti sono prese a livello sovranazionale in un contesto tutt’altro che trasparente.

Si parla in questo senso dell’“internazionalizzazione dello Stato”.

 In questo “Stato internazionalizzato”, i gestori del sistema monetario e finanziario (le banche centrali sovranazionali), le grandi corporations multinazionali e una rete di istituzioni private (fondazioni, pensatoi oligarchici, NGO, ecc.) esercitano un’influenza preponderante sui governi che nessun movimento politico è in grado di contrastare.

Nel contesto europeo, il ruolo essenziale svolto dall’Unione Europea – che in realtà è una istituzione profondamente anti-democratica è quello di imporre la volontà del cartello capitalista oligarchico.

Ormai, gli stati europei hanno devoluto gran parte della propria sovranità a poteri tecnocratici non elettivi.

Il risultato sconcertante dell’ascendenza incontestata dei poteri finanziari e commerciali apolidi – “la caste des banquiers commerçants” – è che, per citare la ricercatrice francese Valérie Bugault, “ormai gli Stati non sono più che gusci vuoti”.

 

Mantenere la facciata democratica, l’illusione della democrazia, è da molto tempo una delle funzioni principali sia dei media mainstream sia dei politici.

Già dal 1995, nel suo saggio “The Unconscious Civilisation”, “John Ralston Saul metteva in luce la tendenza socioculturale a mascherare, nel linguaggio come nell’informazione, il vero sistema di potere che ha poco a che vedere con gli assunti legittimanti dei moderni ordinamenti occidentali: democrazia, trasparenza, rule of law.

Il sistema di potere odierno è organizzato, invece, secondo principi di monopolio/cartello privato delle risorse primarie, di stretto controllo dell’informazione pubblica e di governo distante – sempre più distante – dalle popolazioni.

Si può “aggiustare” la democrazia?

“Robert Reich” crede che, malgrado l’instaurazione de facto negli Stati Uniti di una oligarchia sempre più ricca e sempre più influente, è ancora possibile ripristinare la democrazia.

Secondo lui, è un sistema che si può “aggiustare”.

 È questo un ottimismo che, nelle circostanze attuali, può sembrare alquanto ingenuo.

Su questo punto, “Rana Dasgupta”, nella sua analisi accurata “The Silenced Majority: Can America Still Afford Democracy?”, è molto più pessimista di Reich.

Dasgupta esamina la crisi politica prolungata degli Stati Uniti nel contesto di tendenze storiche e economiche più vaste.

La sua tesi centrale è che le condizioni economiche contemporanee non favoriscono più la permanenza del sistema democratico occidentale e che stiamo tornando alla situazione di potere capitalista oligarchico che caratterizzava l’epoca che precedeva la Rivoluzione Industriale.

Si parla infatti, in questo contesto, di un fenomeno assai inquietante:

 il neo-feudalesimo.

È comunque essenziale capire che la democrazia è semplicemente il risultato di concessioni politiche e sociali che il lavoro a potuto strappare dal capitale in certe circostanze storiche.

Oggigiorno, la classe operaia, e più generalmente il principio del lavoro, ha perso gran parte del suo potere contrattuale di fronte al capitale, grazie soprattutto allo smantellamento della produzione industriale – in gran parte trasferita in Cina e in altri paesi asiatici poco democratici – e alle nuove tecnologie digitali che stanno rendendo sempre più inutili gli operai, ma anche i professionisti.

Allo stesso tempo sta emergendo una fusione di tecnologie capaci di distruggere le frontiere tra i mondi fisici, digitali e biologici.

Si tratta della “Quarta Rivoluzione Industriale” cara a Klaus Schwab, il fondatore e direttore del “World Economic Forum” (WEF).

Secondo un “White Paper” del WEF, nell’anno 2030, fra il 13 e il 23% della popolazione mondiale diventerà temporaneamente o permanentemente disoccupato.

Infatti, una parte sempre più grande della popolazione sta diventando economicamente e socialmente inutile per il sistema capitalista.

Se i popoli stanno diventando economicamente superflui per un’oligarchia capitalista internazionale che, in un modo sempre più evidente, controlla praticamente tutto, i popoli si trovano in una situazione pericolosa.

Nello stesso tempo, la gestione di questi miliardi di persone “inutili” rappresenta per l’oligarchia un problema assai grande.

 Infatti, gli effetti cumulativi del processo di globalizzazione neoliberista, che ha prodotto non solo grandi incrementi di ricchezza, ma anche disuguaglianze economiche enormi, precarizzazione del lavoro a vasta scala e grandissima distruzione sociale, morale ed ecologica, si manifestano in un fermento sociale a livello globale senza precedenti.

Controllare il popolo con la paura e la sorveglianza.

Questo problema è diventato sempre più urgente dopo il crollo economico del 2008 che non ha fatto altro che accelerare una lotta sociale a scala globale.

 Non solo questa catastrofe finanziaria ha fatto capire quanto fragile – per non dire insostenibile – fosse diventata l’economia occidentale finanziarizzata, questo “late-stage financialised capitalism” così squilibrato e instabile, in preda a una speculazione sfrenata e avventata a scala gigantesca ed una corruzione sempre più dilagante –, ma il salvataggio massiccio delle banche, i” famigerati bailouts”, nello stesso momento in cui milioni di disoccupati perdevano tutto, ha fatto capire al popolo che gli interessi del 99% dei cittadini contavano ben poco in confronto a quelli del 1% più ricco – l’oligarchia, precisamente.

 Dopo 2008, osserva “Van der Pijls”, “ogni record di fermento sociale è stato infranto”.

Contenere, impedire, reprimere, manipolare e sciogliere in tutti i modi i grandi movimenti di protesta – potenzialmente rivoluzionari – nati sulla scia del disastro del 2008 è diventato una delle priorità più importanti del sistema capitalista in crisi.

Un passo importante verso la costruzione di un nuovo sistema di governo in grado di controllare i popoli occidentali sempre più impoveriti, sempre più precarizzati e sempre più arrabbiati è stato già rappresentato dal “War on Terror “di George W. Bush, una “guerra” lanciata a seguito degli attentati terroristici del “9/11” nel 2001.

Le stragi spettacolari compiute dall’”Al Qaeda” hanno offerto al regime di Bush l’occasione per giustificare l’invasione del Afganistan e dell’Iraq, rilanciando in questo modo l’industria militare prima di saccheggiare le risorse naturali di questi due sfortunati paesi.

Non solo, ma 45 giorni dopo gli attentati dell’11 settembre, il governo americano passò il famigerato “Patriot Act”, una legge importante che ha limitato i diritti e le libertà dei cittadini americani con il preteso della necessità di difendere il Paese contro il terrorismo.

In questo modo, ogni cittadino americano è divenuto, in realtà, sospettato. Allo stesso tempo, il governo americano ha instaurato quel sistema illegale di sorveglianza di massa – il programma di “Total Information Awareness” – svelato più tardi da” Edward Snowden”.

Paradossalmente, si può interpretare la “Guerra contro il terrore” come una forma di terrorismo di Stato.

Come osservò “Al Gore” nel 2004, il terrorismo, che rappresenta la strumentalizzazione della paura per uno scopo politico, intende “travisare la realtà politica di una nazione suscitando nel popolo una paura massicciamente sproporzionata rispetto al vero pericolo che i terroristi sono in grado di rappresentare”.

Secondo Gore, il corso precipitoso di Bush verso la guerra contro l’Iraq costituiva una forma di terrorismo.

Bush aveva terrorizzato la sua propria nazione con l’avvertimento completamente ingannevole secondo cui “impiegando armi chimiche, biologiche, o, in futuro, anche nucleari, ottenute con l’aiuto dell’Iraq, i terroristi erano in grado […] di uccidere migliaia o centinaia di migliaia di persone in questo paese”.

 “Il presidente Bush e la sua amministrazione”, fece notare Gore, “ha fatto ingurgitare al popolo americano una paura dell’Iraq grandemente esagerata, una paura completamente sproporzionata in confronto al pericolo che quel paese rappresenta in realtà”.

Lo Stato americano aveva adottato una strategia terroristica nei confronti del popolo americano.

Siccome, dopo decenni di politiche economiche e sociali neoliberiste, il capitalismo non è più in grado di offrire alla popolazione un contratto sociale accettabile – anzi, il neoliberismo rappresenta la negazione del contratto sociale – governare con la paura è diventata una strategia centrale del mondo occidentale.

 Siamo entrati ormai nell’epoca dello stato di emergenza permanente, della guerra permanente:

“La guerra è resa endemica”, spiega “Jeff Halper”, “poiché non è né possibile né desiderabile porre termine allo ‘stato di emergenza permanente’ […].

Pacificare l’umanità diventa l’unico modo di scongiurare la guerra, ma quell’impresa è diventata un progetto totalitario violento, senza fine”.

 Torneremo alla questione del nuovo totalitarismo nel terzo articolo.

 

“Oltre la libertà e la dignità.”

L’instaurazione di un sistema di sorveglianza statale dei cittadini è stata accompagnata – e facilitata – dall’emergere di un nuovo sistema economico che, in uno studio fondamentale, “Shoshana Zuboff “denomina “surveillance capitalism” – “il capitalismo della sorveglianza”.

Conviene però notare che sin dall’inizio la rivoluzione “IT” è stata formata dal paradigma del “Total Information Awareness” nel contesto di una guerra della classe dominante contro il popolo e che tutte le grandi ditte della Big Tech mantengono relazioni strette con il Pentagono.

Il sistema del “capitalismo della sorveglianza”, sviluppato dai tech giants della Silicon Valley, con Google e Facebook in testa, si basa sempre di più non solo sullo sfruttamento economico (e politico) dei dati – di ogni genere – raccolti furtivamente dagli utenti, ma anche sulla manipolazione dei comportamenti del consumatore (e anche degli elettori).

È questo un tipo di potere subdolo che Zuboff chiama “instrumentarian”. In questo ambito, le imprese tech approfittano, con una precisione sempre maggiore, degli strumenti creati dagli psicologi comportamentali, come il famoso o notorio” B. F. Skinner”, che s’interessano soprattutto del comportamento di gruppo, di gregge.

Questi scienziati, infatti, svilupparono inizialmente le loro tecniche di manipolazione psicologica studiando gli animali.

Non c’è, da questo punto di vista, alcuna differenza fondamentale tra il gregge animale e il gruppo umano;

tutt’e due si possono dirigere dall’alto utilizzando metodi psicologici appropriati.

Secondo “Skinner”, nel suo famigerato libro “Beyond Freedom & Dignity” (Oltre la libertà e la dignità), il libro arbitrio e la libertà di scelta dell’individuo cari al liberalismo occidentale sono in realtà una semplice illusione e, per il bene comune, la società va gestita continuamente dagli scienziati utilizzando strumenti psicologici.

 È la sua una visione del mondo essenzialmente tecnocratica; a Skinner non piaceva per niente la democrazia.

“Zuboff” osserva con rammarico che quando il libro di Skinner uscì nel 1971 suscitò grande scalpore, mentre che cinquant’anni dopo, “La credenza che possiamo noi stessi scegliere il nostro destino viene assediato, e, in una inversione drammatica della situazione, il sogno di una tecnologia in grado di predire e dirigere il comportamento – per il quale Skinner subì tanto disprezzo pubblico – è diventato ormai un fatto fiorente.

Adesso, questo obiettivo attrae un capitale immenso, il genio umano, l’elaborazione scientifica, interi ecosistemi di istituzionalizzazione, e il fascino che accompagnerà sempre il potere”.

Dalla sorveglianza statale di massa e dal capitalismo della sorveglianza, con la sua crescente enfasi sulla modificazione del comportamento, non è molto grande il passo che conduce al sistema di “Credito Sociale” che si sta sviluppando attualmente in Cina.

Lo scopo di questo nuovo sistema, spiega il sinologo “Rogier Creemers”, è quello di “utilizzare l’esplosione dei dati personali […] per migliorare il comportamento dei cittadini […].

Agli individui e alle imprese saranno assegnati punti in relazione a vari aspetti del loro comportamento – dove vai, che cosa compri e chi conosci – e questi punti saranno integrati in una base di dati comprensiva connessa non solo all’informazione governativa, ma anche ai dati raccolti da imprese private”.

 Il nuovo sistema cinese sorveglia il comportamento “buono” e “cattivo” in varie attività finanziarie e sociali.

 Le ricompense e le punizioni sono assegnate automaticamente, allo scopo di plasmare il comportamento individuale e collettivo in modo di “costruire sincerità” nella vita economica, sociale e politica.

“L’intenzione”, spiega” Mara Hvistendhal!, “è che ogni cittadino cinese sia seguito tramite una scheda compilata da dati provenienti da fonti pubbliche e privati”.

 

A molti potrebbe forse sembrare inverosimile l’idea di instaurare un sistema simile nei paesi “democratici” dell’occidente, ma quello che vediamo svolgersi nella Cina governata dal repressivo Partito Comunista è la costruzione di una realtà inquietante che, secondo Zuboff, “ci permette di contemplare una versione di un nostro futuro definito dalla fusione comprensiva del” potere instrumentarian” con il “potere statale”.

Il sistema di Credito Sociale non è altro, in realtà, che la realizzazione, tramite gli strumenti invasivi offerti dalla rivoluzione digitale, della visione tecnocratica di “B. F. Skinner “e dei suoi seguaci:

una vita umana “oltre la libertà e la dignità”.

La tecnocrazia.

A questo punto sarà opportuno aprire una parentesi sulla tecnocrazia. Dopo tutto, la gestione della pandemia da Covid-19 è stato un esercizio strettamente tecnocratico.

Denunciata già dal 1933 in modo indimenticabile da “Aldous Huxley” nel suo romanzo distopico “Brave New World”, la tecnocrazia rimane un’ideologia importantissima.

Anzi, il suo potere va sempre crescendo.

La breve discussione che segue si basa in gran parte sugli studi fondamentali di “Patrick Wood”, soprattutto il suo libro più recente, “Technocracy: The Hard Road to World Order”.

 

La tecnocrazia, intesa come ideologia, ha le sue radici storiche nello scientismo utopista del pensatore francese “Henri de Saint-Simon” (1760-1825).

Saint-Simon afferma la superiorità dello scienziato, definito come “l’uomo che prevede”, su tutti gli altri uomini.

Lo scientismo, insieme alla sua progenie la tecnocrazia, funziona da surrogato della religione, sostituendo la fede in Dio con la fede nella Scienza e nella Tecnologia.

La scienza, secondo questa visione del mondo, salverà l’umanità instaurando la nuova Utopia tecnocratica.

 Gli scienziati e i tecnocrati sono dunque i preti di questa pseudo-religione.

Secondo loro, soltanto la scienza ha la capacità di risolvere tutti i problemi della società, e la scienza dev’essere applicata alla vita senza sentimentalismo – anzi, senza sentimenti.

In questa visione essenzialmente materialista, la natura – e anche l’essere umano – non è altro che un complesso meccanismo;

chi capisce il funzionamento del meccanismo ha il dovere di controllarlo. Il potere dev’essere messo nelle mani di un’élite tecnocratica – per il bene comune, s’intende – e qualsiasi opposizione a questa concentrazione di potere anti-democratica è considerata profondamente sbagliata e va combattuta in tutti i modi.

Niente deve ostacolare la realizzazione dell’Utopia.

L’ideologia tecnocratica predomina nell’ambito dell’élite globale Bill Gates offre un esempio perfetto di questa tendenza – e la sua visione profondamente anti-democratica è alla base di tutti i grandi progetti globali, come lo Sviluppo sostenibile, l’Agenda 21 e l’Agenda 2030.

Ormai una tecnocrazia globalista domina le Nazioni Unite e l’Unione Europea e si dedica assiduamente a soppiantare la sovranità nazionale con il preteso di risolvere i problemi globali tramite l’imposizione di metodi tecnocratici centralizzati.

Uno di questi problemi è quello delle pandemie.

Conviene osservare a questo punto che la tecnocrazia è essenzialmente una forma di potere e che s’intreccia ormai strettamente con gli interessi dell’oligarchia globalista.

Anzi, si palesa sempre di più che la tecnocrazia sia diventata lo strumento essenziale che questa oligarchia sta utilizzando per esercitare il suo potere sul mondo.

 

Non dovrebbe dunque sorprendere che la pandemia sia stata gestita in modo tecnocratico.

Nel suo saggio “Sulle ‘ragioni’ dell’emergenza”, pubblicato alla fine del libro recente di Mariano Bizzarri, Covid-19:

Un’epidemia da decodificare, il filosofo Massimo Cacciari spiega che “l’ideologia della Scienza, fino a tonalità religiose, che Bizzarri denuncia, è parte integrante del sistema tecnico-economico-politico che sta dominando le nostre vite (e dunque nient’affatto qualcosa di meramente ‘sovrastrutturale’)”.

Questo sistema sta dominando infatti le nostre vite sempre di più e sta creando una realtà sempre più distopica.

Perché, come avvertiva “Huxley in Brave New World”, i tentativi umani per creare l’Utopia – in questo caso l’Utopia tecnocratica – finiscono sempre per creare invece la Distopia.

La religione della scienza nella gestione della pandemia.

“Bizzarri “denuncia un fenomeno inquietante che ha caratterizzato l’atteggiamento di molte persone durante l’epidemia da Covid-19:

È di moda che le persone di cultura medio-alta dichiarino di non essere “religiose” (se non apertamente atee), dicendo invece che ripongono la loro “credenza” nella scienza, parlando di questa come se sostituisse la religione.

È curioso come sotto stress, soprattutto ora che il Covid ci ricorda che la morte esiste – nonostante ci si affanni a rimuoverne la presenza nelle nostre società epicuree ed edonistiche – riemerga il sentimento religioso in forme aberranti e deviate.

La fede viene oggi risposta nella “scienza”, credendo che questa sia fonte di verità assoluta e univoca.

 In questo, la maggior parte delle persone non fanno che trasferire la ricerca della certezza dalla religione alla scienza.

Anche Giorgio Agamben si preoccupa di questa aberrazione.

In un libro importante, “A che punto siamo?”

 L’epidemia come politica, pubblicato nel 2020, il filosofo si domanda

“Com’è potuto avvenire che un intero Paese sia, senza accorgersene, eticamente e politicamente crollato di fronte a una malattia?”

 L’Italia, infatti, ha abdicato “ai propri principi etici e politici”.

“Come abbiamo potuto accettare”, scrive ancora Agamben, “soltanto in nome di un rischio che non era possibile precisare che le persone che ci sono care e degli esseri umani in generale non soltanto morissero da soli ma che, cosa mai avvenuta prima nella storia da Antigone a oggi, che i loro cadaveri fossero bruciati senza un funerale?”

Il filosofo denuncia anche “la Chiesa, che, facendosi ancella della scienza ormai diventata la vera religione del nostro tempo, ha radicalmente rinnegato i suoi principi essenziali.

La Chiesa sotto un papa che si chiama Francesco ha dimenticato che Francesco abbracciava i lebbrosi.

 Ha dimenticato che una delle opere della misericordia è quella di visitare gli ammalati.

Ha dimenticato che i martiri insegnano che si deve essere disposti a sacrificare la vita piuttosto che la fede e che rinunciare al proprio prossimo significa rinunciare alla fede”.

Infatti, la scienza, o piuttosto lo scientismo, è diventata “la vera religione del nostro tempo” perché l’intera storia dell’umanità ci insegna che gli esseri umani non possono vivere senza religione, senza fede, così che quando perdono la fede in una vera religione – o in una religione diventata falsa, corrotta e malvagia – si affrettano di creare una pseudo-religione, una nuova ideologia in grado di soddisfare il bisogno profondissimo di credere.

 Ho personalmente sentito dire da un italiano, cattolico praticante d’altronde, che si vanta di rispettare moltissimo le “verità della scienza”, che il vaccino era “un dogma della fede”.

 Ma la scienza – quella vera – non ha dogmi, li ha solo la religione.

Citiamo qui ancora le parole accorate di “Mariano Bizzarr”i:

La ricerca scientifica è stata l’amore della mia vita.

Ma ora, dopo più di quarant’anni vissuti in laboratorio e nelle corsie ospedaliere, mi sento tradito, sgomento come chi possa scoprire – solo a tarda età – di aver mal riposto il proprio affetto in colei, che come diceva De André “non lo amava niente”.

 Le decisioni pronunciate in nome della scienza sono diventate arbitri di vita, di morte, condizioni imprescindibili per consentire l’accesso a libertà che pure dovrebbero essere fondamentali.

Tutto ciò che conta è stato influenzato dalla scienza, dagli esperti che la interpretano e da coloro che impongono misure basate sulle interpretazioni mediatiche, ritorte e stravolte nel contesto della guerra politica.

 Ovviamente, questa “scienza” nulla ha a che vedere con la Scienza, quella vera, che per sua natura rifugge dalle affermazioni assolute, dal trionfalismo, e avversa il sensazionalismo preferendo il più tormentato – ma assolutamente più onesto – rifugio del dubbio.

 Non che la situazione fosse idilliaca prima del Covid; ma oggi, le norme basilari che impongono alla ricerca scientifica onestà intellettuale, disinteresse, cauto scetticismo e disponibilità al confronto e alla condivisione dei dati sono apertamente e sistematicamente violate.

Ciò che descrive qui Bizzarri, con tanta amarezza, è la strumentalizzazione politica della scienza.

È la scienza messa al servizio della tecnocrazia.

La scienza ufficiale, “la vera religione del nostro tempo”, è diventata uno strumento di oppressione, come lo era diventata per tanti secoli anche la religione ufficiale.

Le statistiche e la gestione tecnocratica dell’emergenza sanitaria.

Offrirò nel secondo articolo un’analisi critica della gestione sanitaria della pandemia da Covid-19.

Qui, invece, voglio sottolineare il modo strettamente tecnocratico in cui è stata gestita l’emergenza.

In questa gestione le statistiche, i dati, hanno svolto un ruolo centrale.

 Si potrebbe dire infatti, senza esagerazione, che i dati costituiscono il sangue di quell’essere gigantesco è disumano che si chiama Tecnocrazia.

 Senza i dati, le cifre, le statistiche, non può vivere.

I dati sulla pandemia – numeri di “casi”, “decessi”, “ricoverati”, ecc. – emessi costantemente dai governi e accettati, diffusi e commentati in modo totalmente acritico dai media, servivano a costruire nella mente della popolazione una situazione drammatica che potesse giustificare ingerenze senza precedenti nella vita dei cittadini, ingerenze che, de facto, li spogliavano dai loro diritti costituzionali.

Ciò che conta, osservava già dal 1995 uno studioso della contabilità, non è che i dati siano affidabili, ma che vengano presentati in un modo che sembra neutrale e factual (basata sui fatti) in modo di non poter essere messi in discussione; i dati devono sembrare intrinsecamente veri.

Per la tecnocrazia, i dati sono fonte di potere.

In Italia, durante la prima fase della pandemia, la campagna ufficiale d’informazione aveva il compito d’influenzare nella popolazione la percezione della realtà, infondendo paura tramite la diffusione di dati mettendo in evidenza la gravità della crisi.

Lo strumento principale di questa campagna è stato la conferenza stampa tenuta dal commercialista e revisore dei conti “Angelo Borreli”, capo dell’Unità di Protezione Civile, trasmessa ogni giorno alle ore 18 da tutti i canali di notizie televisivi.

 L’impatto di questi “bollettini di guerra” è stato grandissimo: secondo Auditel, nel mese di marzo 2020, quando il virus si stava diffondendo attraverso l’Italia, ben cinque milioni di persone guardavano la conferenza stampa ogni giorno.

Inoltre, i media italiani facevano costantemente riferimento ai bollettini, in programmi televisivi come “I Numeri della Pandemia” e anche nella stampa cartacea.

 

Durante la seconda fase della strategia pandemica ufficiale, le conferenze stampa erano tenute da “Domenico Arcuri”, il “Commissario straordinario per l’emergenza epidemiologica” (anche lui commercialista e revisore dei conti di primo livello), nominato dal governo il 18 marzo 2020.

Arcuri si focalizzava soprattutto sui numeri dei decessi e dei ricoveri in terapia intensiva.

Paragonava frequentemente la situazione ad una guerra.

 Il 18 aprile, per esempio, il Commissario spiegò che nella città di Milano durante la Seconda Guerra Mondiale, 2.000 civili furono uccisi dai bombardamenti, mentre il virus aveva preso la vita di 11.815 italiani in soli due mesi.

Grazie allo stato di paura e d’incertezza fomentato dalla diffusione costante di statistiche allarmanti, gli italiani si sono adattati rapidamente alle nuove misure invasive ed a un tenore di vita molto diminuito.

L’utilizzazione delle informazioni numeriche è una strategia di legittimazione governativa di lunga data e si è dimostrata, anche in passato, molto efficace nel far accettare in modo acritico dalle popolazioni i dati forniti dai media.

A che punto però tutti questi dati così impressionanti, diffusi in modo martellante dai media italiani, erano affidabili e significativi?

Già dal 2 giugno 2020, Luca Ricolfi, Presidente e Responsabile scientifico della “Fondazione Hume”, esperto di analisi dati, affermava che “dei dati è stato fatto un uso folle” e che “la qualità dei dati della Protezione Civile è pessima”.

 È importante osservare che questi dati erano sempre presentati senza alcuna contestualizzazione:

 per esempio, le cifre di decessi da coronavirus erano pubblicate senza alcun riferimento ai numeri di decessi normali nello stesso periodo dell’anno, e non venivano mai paragonate ai decessi provocati abitualmente dall’influenza stagionale.

Più grave ancora è il fatto – analizzato nel secondo articolo – che i risultati dei tamponi erano completamente inaffidabili, perché i test producevano automaticamente una certa percentuale di falsi negativi, ma soprattutto un’altissima percentuale di falsi positivi, cioè molte persone risultavano positive, ma non erano in realtà né infette né infettanti.

Ma, nei dati ufficiali i “positivi” venivano sempre presentati come “casi”.

Nello stesso tempo, i dati sui morti da coronavirus erano anch’essi inaffidabili, le cifre essendo sicuramente molto gonfiate dallo strano e innovativo sistema di conteggio che confondeva chi moriva di Covid con chi moriva con il Covid (cioè che testava positivo al tampone molecolare), un sistema che violava tutte le linee guida internazionali.

La correlazione non è causazione. Inoltre, i tassi di mortalità erano basati su una frazione cui elementi non erano conosciuti con precisione.

La cifra più importante da capire in qualsiasi epidemia è quella del tasso di mortalità mediano.

Nel luglio di 2020, dopo l’analisi di vari studi scientifici, l’epidemiologo eminente di Stanford, “John Ioannidis”, dimostrò che il tasso di mortalità mediano per Covid-19 era solo 0.27%, l’equivalente di una brutta influenza stagionale.

 Il governo italiano non ha mai diffuso questa informazione essenziale.

“Puoi fare molto coi numeri”, osservano gli scienziati tedeschi “Sucharit Bhakdi e “Karina Reiss”, “Soprattutto, puoi spaventare la gente”.

 

Stiamo parlando dunque della creazione di ciò che costituisce, in verità, un intero sistema di falsa contabilità.

“Quella che stiamo vivendo”, scriveva Agamben ad aprile 2020, “prima di essere una inaudita manipolazione delle libertà di ciascuno, è, infatti, una gigantesca operazione di falsificazione della verità”.

 Infatti, la manipolazione dei dati in Italia (e in altri paesi) durante la pandemia – denunciata ormai da molti scienziati – fa inevitabilmente pensare al detto inglese “Lies, damned lies and statistics”.

Le statistiche, infatti, possono essere le peggiori delle menzogne.

Nella tecnocrazia, le statistiche – vere o false che siano – svolgono soprattutto la funzione di influenzare la mente dei cittadini e di giustificare le misure, spesso oppressive, imposte dal governo.

 Non esito ad affermare che la campagna d’informazione ufficiale condotta in Italia durante la pandemia non sia stata altro che una campagna di pura propaganda degna di un regime totalitario, degna infatti dell’orwelliano Ministero della Verità.

Una tecnocrazia sanitaria mondiale corrotta.

Il tecnocrate si rappresenta sempre come “l’uomo della scienza”, un essere fatto di oggettività, disinteresse e neutralità politica.

La realtà è diversa.

E questa realtà è diventata estremamente importante dal momento che una tecnocrazia sanitaria ha assunto il potere sulla vita delle popolazioni.

 “Marco Pizzuti” non esagera quando scrive che

Nel corso della storia non era mai accaduto prima che i vertici della sanità mondiale potessero assumere il controllo delle nazioni fino al punto di poter sospendere i diritti fondamentali dei loro cittadini, impedire i funerali e separare le famiglie in base alle decisioni di comitati tecno-scientifici che sono la diretta emanazione degli interessi particolari dell’industria farmaceutica”.

 La corruzione dilagante, sistemica, che imperversa ormai da tanti anni nel mondo farmaceutico-sanitario è un tema che sarà trattato più a lungo nel terzo articolo.

 Ci limiteremo qui ad osservare che l’”Organizzazione Mondiale della Sanità”, ovvero il massimo organo della sanità pubblica a livello globale, non è forse in realtà l’autorità scientifica imparziale descritta dai canali d’informazione ufficiali.

Infatti, nel contesto dello svisceramento della democrazia esaminato qui, è essenziale capire che, al termine di un lungo processo di neo liberalizzazione delle istituzioni, ormai l’OMS rappresenta gli interessi di una oligarchia capitalista globalizzata.

La sovranità dell’OMS è una sovranità derivata.

 “A causa della sua nuova dipendenza finanziaria [sorta negli anni 1990]”, osserva “Van der Pijl”, “cadde, come il nuovo ordine neoliberale nell’insieme, sotto il dominio del capitale, implementato dallo Stato internazionalizzato”.

 “Pizzuti” spiega come l’ente riceve la maggior parte del suo budget – ben 4,6 miliardi di dollari su 5,6 – dalle donazioni volontarie provenienti da aziende e fondazioni private.

L’autore aggiunge che “ben i tre quarti delle sue risorse finanziare provengono direttamente dall’industria farmaceutica e in particolare dai produttori dei vaccini”.

 

Nel biennio 2016-2017, per esempio, le donazioni volontarie hanno rappresentato quasi l’87% del budget totale dell’OMS e il British Medical Journal ha documentato che solo nel 2017 l’80% di questi fondi era condizionato a una precisa agenda decisa dai donatori privati.

 Già dal 2011 Il Sole 24 Ore denunciava la totale perdita di credibilità dell’OMS come ente pubblico:

 da almeno trent’anni, “l’OMS ha perso il controllo, prima delle proprie politiche e poi delle proprie finanze”, un cambiamento che “ha avuto inizio negli anni in cui le sorti del mondo venivano ridisegnate secondo il modello neo-liberista”.

L’articolo illustra la perdita di controllo delle politiche sanitarie dell’OMS con l’esempio del “decennio dei vaccini annunciato da Bill Gates all’assemblea mondiale a maggio”.

 

Tenendo conto del ruolo di primo piano svolto da Bill Gates durante la pandemia da Covid-19, non è indifferente sapere che sin dai primi 2000 il plurimiliardario ha iniziato a trasferire i suoi affari dal mondo del software al settore farmaceutico, comprando pacchetti di azioni delle più grandi case farmaceutiche;

che, dopo gli Stati Uniti, la Bill & Melinda Gates Foundation è attualmente il secondo finanziatore in assoluto dell’OMS (con la GAVI Alliance, anch’essa fondata da Gates, che occupa il terzo posto);

e che lo stesso Gates viene considerato dai dipendenti dell’OMS come il suo “amministratore delegato”.

Gli interessi di Gates si focalizzano in particolar modo sui vaccini – che il miliardario ha riconosciuto come estremamente lucrosi – e sulle campagne di prevenzione sanitaria dell’OMS.

Le donazioni importantissime di Gates consentono all’autoproclamato “filantrocapitalista” di decidere le priorità dell’OMS insieme a quelle dei governi colpiti dalle emergenze sanitarie.

Sono i desideri di Gates e delle case farmaceutiche che hanno realizzato “il decennio dei vaccini”.

 

L’Organizzazione Mondiale della Sanità è ormai parte integrante di una “tecnocrazia globalizzata gestita da un’oligarchia capitalista internazionale” dedicata unicamente all’incremento costante dei suoi profitti e del suo potere.

È questa una realtà assai inquietante per chiunque tenga ai valori liberali di democrazia e libertà o alla priorità della salute e del benessere dell’umanità intera sui profitti economici e sugli interessi politici dei pochi. Stando le cose così, forse non è tanto saggio fidarsi troppo delle direttive provenienti dall’OMS.

Il neoliberismo trionfante ha provocato non solo una profondissima crisi economica, sociale e politica che sta travolgendo il mondo, ma una grandissima perdita di credibilità delle istituzioni pubbliche, che sono diventate in realtà delle Public-Private Parternships in cui il potere decisionale è ritenuto non dal pubblico, ma dal privato.

Per dirla con altre parole, la sfera pubblica è stata divorata dalla sfera privata.

 

Un singolo episodio importantissimo servirà a far capire il modus operandi dell’OMS contemporaneo guidato dagli interessi del capitalismo oligarchico.

Si tratta dello scandalo clamoroso – subito insabbiato – che La Stampa del 7 giugno 2010 chiamava “La grande truffa della ‘suina’”.

La “truffa” è stata scoperta e denunciata dal medico tedesco “Wolfgang Wodarg”, presidente dell’Assemblea parlamentare del Comitato sanitario del Consiglio d’Europa.

 Il 26 gennaio del 2010, l’OMS è stata invitata al “Consiglio d’Europa di Strasburgo” per rispondere alla mozione “Le false pandemie, una minaccia per la salute”.

 Wodarg accusò l’OMS di aver terrorizzato il mondo con epidemie ingiustificate, l’ultima nella serie essendo quella suina del 2009:

 “Milioni di persone sono state vaccinate inutilmente, com’è possibile che l’OMS sia arrivata a promuovere una iniziativa così sciocca e costosa?

Prima l’aviaria, ora la suina.

Per l’OMS è una tragica perdita di credibilità”.

La Commissione Sanità accusò l’OMS di avere creato una “falsa pandemia”:

“Il Consiglio d’Europa vuole sapere se l’OMS si è fatta condizionare dall’industria farmaceutica, che grazie alla pandemia ha registrato incassi record. Ma gli scenari pandemici annunciati non si sono avverati. Una bufala gigantesca o un errore di valutazione?”

 

È interessante notare che il 4 maggio 2009, solo qualche settimana prima di dichiarare la pandemia dall’influenza suina A/H1N1, l’OMS aveva cambiato la sua definizione di pandemia, abbassando notevolmente le condizioni requisite: non era più necessario che un’epidemia si diffondesse rapidamente in molti paesi, che ci fosse un’assenza d’immunità o un’immunità inadeguata, o che ci fosse una quantità estrema di decessi o di malattie gravi; ormai bastava la diffusione di un nuovo virus, una quantità di malati superiore al normale – e la decisione di dichiarare una pandemia.

Secondo “Van der Pijl”, il piano sul quale fu basato il cambiamento di definizione era stato scritto dall”’IFPMA”, un gruppo che promuove gli interessi dell’industria farmaceutica, insieme alla “DCVMN”, un’organizzazione dei produttori di vaccini per il mondo in sviluppo.

 

L’OMS respinse le accuse di corruzione, che tacciò da “complottismo”, ma in seguito fu stabilito da un’indagine condotta dal Consiglio d’Europa che gli esperti dell’ente sanitario che avevano fatto alzare l’allarme al livello 6 (il massimo) avevano tutti gravi conflitti d’interessi dovuti ai loro legami con i produttori dei vaccini.

Non solo, ma il 19 maggio, tre settimane prima della dichiarazione della pandemia, una delegazione di trenta case farmaceutiche aveva visitato il quartiere generale dell’OMS a Geneva per consultare il Direttore Generale Margaret Chan.

 

Analisti finanziari hanno calcolato che le case farmaceutiche guadagnarono più di sette miliardi di dollari quando i governi, allarmati inutilmente dall’OMS, comprarono vaccini dalle case farmaceutiche in grande quantità.

La maggior parte di questi stock fu buttata via.

Gli esperti avevano gonfiato enormemente il rischio rappresentato dall’influenza suina A/H1N1, che in realtà era più debole dell’influenza stagionale.

 Sulla scia della dichiarazione ufficiale di pandemia, i media, i virologi e i governi del mondo occidentale avevano terrorizzato la popolazione con dichiarazioni allarmistiche sull’imminente morte di decine di milioni di persone, convincendo milioni a farsi vaccinare inutilmente.

 Quando la falsa pandemia fu sventata, i media lasciarono cadere nel vuoto questo gravissimo episodio di corruzione.

 Il giorno dopo”, scrive Pizzuti, “come se niente fosse, i virologi scomparvero dai salotti televisivi e i grandi canali d’informazione iniziarono a parlare d’altro mentre le istituzioni governative di tutto i mondo si eclissarono senza prendere alcun provvedimento che potesse evitare il ripetersi di quanto accaduto”.

 

Tutto quell’intreccio di conflitti di interessi, istituzioni sanitarie “catturati” dall’industria, esperti venduti e mass media che lavorano, non per informare le popolazioni, ma per servire gli interessi dell’oligarchia capitalista, è rimasto completamente intatto.

 

Covid 19 e la “Grande Trasformazione.”

Siccome la “truffa” gigantesca della pandemia da influenza A/H1N1 è stata realizzata senza che nessuno fra gli implicati abbia mai dovuto pagare le conseguenze, è legittimo domandarsi perché questa operazione enormemente lucrosa non potesse ripetersi.

È anche legittimo chiedersi se la pandemia da Covid-19 non sia stata, in realtà, la ripetizione, ad una scala molto più vasta, della stessa truffa, attuata questa volta con scopi non solo economici, ma anche politici. È questa una domanda che non pochi commentatori si sono fatti.

Non voglio esaminare a questo punto le teorie del complotto che sono state sviluppate a riguardo non solo nel mondo dei “complottisti” della Rete ma nelle pagine di libri seri e ben documentati.

Ciò che voglio sottolineare qui invece è che le politiche messe in essere durante l’emergenza sanitaria hanno comunque servito ad accelerare enormemente varie agende convergenti care all’oligarchia globalista. Nell’estate di 2020 Klaus Schwab, il presidente del World Economic Forum, ha dato un nuovo nome a l’insieme di queste agende: il “Great Reset”65.

 

“Now is the time for a ‘Great Reset’” – “È ora il momento per un ‘Grande Reset’” – annunciò Schwab alla riunione annuale del World Economic Forum, a Davos (Svizzera), il 3 giugno 2020:

“I governi dovrebbero attuare riforme attese da tempo che promuovono risultati più equi. […]

Noi dobbiamo costruire basi completamente nuove per i nostri sistemi economici e sociali”.

Qualche giorno dopo, “Kristalina Georgieva,” il direttore generale del “Fondo Monetario Internazionale”, pubblicò un discorso intitolato “Dal Grande Lockdown alla Grande Trasformazione”.

Secondo lei, la serrata delle economie e le misure di repressione che avevano sospeso la libertà di movimento di milioni di persone, distruggendo allo stesso tempo centinaia di migliaia di piccole imprese e provocando fame e miseria nei paesi poveri e danni psicologici nei paesi ricchi, offrivano grandi “opportunità”, come la “trasformazione digitale” e la possibilità di muoversi verso una società eco-sostenibile.

 

Le implicazioni poco rassicuranti di questa “Grande Trasformazione”, di questo “Grande Reset”, presentato al mondo come una nuova visione economico-sociale altruista, equa, e ecologica, benché promossa dagli stessi poteri capitalisti che hanno devastato e schiavizzato il mondo, sarà esaminata nel quarto articolo. Sottolineiamo qui invece che al cuore di questa trasformazione epocale è la “Quarta Rivoluzione Industriale”, strettamente legata ad un nuovo sistema di controllo sociale.

Grandi passi verso la realizzazione di questi due fenomeni interconnessi sono stati compiuti nel corso della pandemia, con l’instaurazione su scala massiccia del lavoro a distanza, cioè il lavoro da casa tramite il computer durante i lockdown; l’instaurazione della didattica a distanza (DAD), e l’imposizione in alcuni paesi, come l’Italia, del “passaporto vaccinale” o “Green Pass” che, come vedremo nell’ultimo articolo, più che un sistema di controllo epidemiologico rappresenta un sistema digitale di controllo sociale.

 

Dagli sconvolgimenti epocali provocati dalla pandemia da Covid-19 sta emergendo un nuovo mondo.

La realtà assai inquietante di questo mondo, di questo nuovo normale, sarà esaminata nel terzo e nel quarto articolo.

Il secondo articolo sarà invece dedicato ad un’analisi critica della gestione sanitaria dell’epidemia.

Perché la gestione è stata non solo sanitaria, ma anche, e allo stesso tempo, politica: nel nuovo paradigma che i governi occidentali stanno costruendo in fretta, il sanitario e il politico sono strettamente legati. La salute umana si sta trasformando in biosicurezza.

(Peter Cooke è professore in pensione dell’Università di Manchester)

 

 

 

Incendio di una democrazia.

Opinione.it – Gerardo Coco – (24 febbraio 2022) – ci dice:

 

In questi ultimi giorni abbiamo assistito in tempo reale alla trasformazione del Canada da regime democratico a totalitario ma non c’è stato un politico occidentale che di fronte all’incendio di questa democrazia liberale, che brucia diritti umani e libertà civili, abbia urlato “al fuoco!”, né abbia riconosciuto ciò che sta accadendo.

I media e praticamente tutte le principali organizzazioni per i diritti civili del pianeta, hanno o quasi ignorato la repressione di “Justin Trudeau” o dipinto la rivolta pacifica dei camionisti canadesi come atto terroristico.

E se questo incendio si diffondesse rapidamente in diverse democrazie liberali?

 

Forse che i leader occidentali vorrebbero poter fare ciò che sta facendo il primo ministro canadese e invidiano la sua presa di potere autoritaria?

È difficile non pensarlo dopo che hanno assaporato due anni del potere di polizia sanitaria.

 La loro resistenza a rinunciarvi dovrebbe essere l’avvertimento che, per giustificare più poteri statali e la sospensione delle libertà, sarebbero pronti a creare altre emergenze, naturalmente in linea con le direttive della “macchina tecnocratica globale” di cui sono servitori.

Trudeau, ormai dittatore a tutti gli effetti, scavalcando il Parlamento, ha introdotto la legge marziale sguinzagliando contro i camionisti la polizia che ha dimostrato al mondo intero di non essere diversa dai nazisti tedeschi per i quali la scusa era sempre la stessa: quella di eseguire solo ordini.

È tragico che stiano difendendo Trudeau che, presa la strada oscura della dittatura, sequestra i conti bancari di persone che legittimamente protestano e sceglie di distruggere sulla scena mondiale l’immagine del suo Paese come nazione libera, rispettosa della legge e porto sicuro per il capitale internazionale.

Chi, ora, investe in Canada dopo che il suo vice primo ministro, “Christina Ferland, ha ammesso che, ai sensi dell’Emergency Act, le banche possono congelare o sospendere immediatamente i conti bancari senza un ordine del tribunale ed essere protette dalla responsabilità civile?

Fu il crollo della fiducia a far fuggire i capitali dalla Germania e far nascere in Svizzera le leggi sulla segretezza bancaria.

 Sia durante l’iperinflazione di Weimar, sia durante il nazismo, l’apparato politico germanico proibì il possesso di denaro al di fuori del Paese spingendo la Svizzera a creare conti numerati segreti per proteggere i tedeschi in fuga dal regime.

 Come i tedeschi, ora anche i canadesi, camionisti compresi, per aggirare Trudeau stanno aprendo conti in dollari americani al di fuori del sistema bancario canadese.

 

La polizia canadese aveva una scelta:

o difendere il popolo e la nazione da Trudeau, essendo questi un vero e proprio traditore che prende ordini da un’entità straniera:

il World economic forum (Wef), o unirsi alla tirannia che distruggerà il futuro del suo Paese.

 Finora si è schierata con la tirannia e contro le loro stesse famiglie. Trudeau e la Ferland, che è nel Consiglio del “Wef”, sono burattini del fondatore di questa organizzazione, Klaus Schwab che li ha indottrinati su un’agenda globalista e anti-umana che cerca di schiavizzare l’umanità, il Great Reset, un’agenda globale per eliminare la proprietà privata e instaurare una forma di “marxismo tecnocratico” su scala globale lasciando ricchezza e potere nelle mani di una ristretta élite dopo aver eliminato libertà, libero mercato e classi medie.

 Schwab (in video) si vanta apertamente di essere il burattinaio dei leader occidentali e di essersi infiltrato nei loro governi per promuovere questa agenda.

Ciò spiega l’uniformità delle politiche Covid dei Paesi del “mondo libero” che hanno sospeso le libertà civili con blocchi tirannici, mascherine, vaccini, passaporti e dati falsi sulla pandemia.

Il Covid-19 non è stato altro che un pezzo del puzzle di questa agenda per ridisegnare l’economia mondiale e creare un Governo mondiale che richiede il controllo e la sottomissione delle masse.

Ecco perché, tanto per cominciare, la vicepremier canadese Ferland ha affermato di voler rendere permanente l’invasivo sistema di sorveglianza finanziaria per distruggere e reprimere in modo assoluto le proteste per le libertà civili e de-finanziare ogni opposizione.

I parlamentari e i capi delle province canadesi dovrebbero essere consapevoli che la violenza nelle strade di Ottawa contro i camionisti potrebbe essere scatenata anche contro di loro.

Storicamente, infatti, cosa succede, quando una nazione democratica viene assassinata?

 I parlamentari non sembrano capire che ora il loro ex collega, Justin Trudeau, può arrestare non solo i camionisti, la cui legittima protesta è stata dichiarata illegale, ma anche gli stessi parlamentari leader dell’opposizione.

 Questo potrebbe essere il passo successivo di questa presa di potere.

 I tiranni cercano di sospendere i normali processi parlamentari abbastanza a lungo da svuotare i poteri del corpo legislativo, per garantire che quando e se un Parlamento si riunisce di nuovo sia solo un’assemblea cerimoniale.

In questa fase non si torna a uno stato precedente dell’ordine della società civile senza una guerra civile.

 Purtroppo, non esiste un modo pacifico per affrontare una dittatura e questo sembra essere il destino del Canada.

Ps: Ventiquattro ore dopo aver scritto il presente articolo, Trudeau è stato costretto ad abbandonare il suo Emergency Act poiché, in seguito al congelamento dei conti bancari senza un ordine del tribunale, un’incredibile quantità di denaro è fuggita dalle banche canadesi.

La domanda di dollari è più che triplicata con un aumento del 500 per cento solo nelle 24 ore precedenti.

Questo è il problema dei politici.

 Sono semplicemente incapaci di prendere decisioni intelligenti.

Trudeau ha creato una crisi molto seria e la semplice revoca del suo atto di emergenza non convincerà il capitale internazionale a fidarsi del Canada finché lui sarà al potere.

(Gerardo Coco)

 

 

 

Agenda Covid fallita:

 le élite hanno festeggiato troppo presto

, la resistenza passa dall’anti-globalismo

Presskit.it – Redazione – (9 ottobre 2022) – ci dice:

(Brandon Smith”, pubblicato su “Alt-Market.us)

 

I globalisti “hanno molto sopravvalutato l’apatia del pubblico quando si tratta di autoritarismo”.

 Le persone si stanno svegliando l’anti globalismo sta diventando mainstream.

 Questa la tesi di fondo sostenuta in un articolo da “Brandon Smith”, pubblicato su “Alt-Market.us.”

 ““I globalisti si stavano davvero crogiolando nel bagliore della loro presunta vittoria.

Pensavano di tenere noi buzzurri per la collottola e che il loro piano fosse quasi assicurato.

 Ma come ho sostenuto dall’anno scorso, le élite del denaro potrebbero aver festeggiato un po’ troppo presto.”

“Ho notato in passato che i criminali tendono a vantarsi della loro criminalità quando credono che non ci sia niente che qualcuno possa fare al riguardo.

Francamente, nel loro narcisismo molti di loro non possono fare a meno di godersi il momento e far sapere a tutti quanto sono “superiori” per il resto di noi.

Abbiamo assistito a molti momenti come questo da parte di elitari all’interno delle istituzioni globaliste negli ultimi due anni al culmine del pandemonio pandemico.

C’erano persone come gli accademici globalisti del MIT che proclamavano che “non saremmo mai tornati alla normalità” e che avremmo dovuto accettare la perdita di molte delle nostre libertà per il resto della nostra vita per combattere la diffusione del covid.

C’erano persone come Klaus Schwab che dichiaravano l’inizio del “Great Reset” e il lancio di quella che la folla di Davos chiama la “4a rivoluzione industriale”.

 Ci sono stati anche MOLTI leader politici come Joe Biden che si sono pavoneggiati sul palco dei media accusando gli oppositori ideologici (per lo più conservatori) di essere “nemici della democrazia”.

Se la loro visione di “democrazia” è la tirannia medica e l’espansione forzata del marxismo culturale, o se la loro idea di democrazia è la cooperazione del governo con il monopolio delle corporazioni e la cancellazione dei principi fondanti del nostro paese, allora sì, suppongo di essere davvero un nemico della “democrazia.”

I globalisti si stavano davvero crogiolando nel bagliore della loro presunta vittoria.

Pensavano di avere noi contadini per la collottola e che il loro programma fosse quasi assicurato.

 Ma come ho sostenuto dall’anno scorso, le élite del denaro potrebbero aver festeggiato un po’ troppo presto.

L’agenda covid è completamente fallita se l’obiettivo era implementare mandati e restrizioni di lunga data in tutto il Nord America e in Europa.

Se vuoi sapere quale sarebbe stato il successo per i globalisti, esamina la Cina con i suoi infiniti cicli di blocco e i passaporti dei vaccini digitali.

 Le élite volevano quel risultato per l’Occidente e non l’hanno ottenuto. Ci sono andati vicini, ma milioni di americani, canadesi ed europei hanno mantenuto la loro posizione e il costo per costringerci a obbedire sarebbe stato troppo grande.

Anche Joe Biden ha ammesso apertamente che la pandemia è finita.

Hanno abbandonato i mandati perché sapevano che se fosse arrivata la guerra, avrebbero perso.

Se l’obiettivo della fabbrica della paura della pandemia era semplicemente quello di iniettare nella popolazione i vaccini mRNA, anche qui hanno fallito.

Con molti stati negli Stati Uniti al 40% non vaccinati (secondo i numeri ufficiali) e molte parti del mondo con grandi popolazioni non vaccinate, esiste un enorme gruppo di controllo per i vaccini covid.

Se ci saranno problemi di salute in costante sviluppo associati all’mRNA vax (come la miocardite), il pubblico saprà cosa li ha causati a causa di questo gruppo di controllo.

 I globalisti avevano bisogno di una vaccinazione quasi al 100% e non l’hanno ottenuta.

Neanche vicino.

Non c’è via di scampo per loro: hanno molto sopravvalutato l’apatia del pubblico quando si tratta di autoritarismo.

 La ribellione è troppo grande e alla fine saranno ritenuti responsabili delle loro trasgressioni.

Caso in questione:

 le ultime elezioni in Italia hanno portato a una vittoria schiacciante per la coalizione conservatrice e il nuovo primo ministro (e prima donna primo ministro), Georgia Meloni, questa settimana ha pronunciato un entusiasmante discorso di vittoria che ha esposto direttamente l’invasione dell’estrema sinistra delle nazioni occidentali, il globalismo e la velenosa collusione con le multinazionali hanno svegliato il silenzio del dissenso.

Ha chiesto un ritorno alla libertà e qual è stata la risposta dei media mainstream?

La chiamano “fascista”.

Le elezioni italiane sono solo una piccola parte di una tendenza in corso, un risveglio del popolo alle minacce imminenti presentate dai globalisti, e i globalisti non possono fermarlo.

La paura tra loro è palpabile.

 L’anti-globalismo sta diventando mainstream e le persone inizieranno a cercare risposte.

Perché le nostre condizioni economiche sono state così degradate? Perché stiamo affrontando una crisi stagflazionistica?

 Perché i prezzi di tutto continuano a salire?

Perché abbiamo quasi perso tutte le nostre libertà civili in nome della lotta contro un virus con un tasso di mortalità per infezione mediano ufficiale dello 0,23%?

 Perché vengono istituiti controlli inutili sul carbonio nel mezzo di una crisi della catena di approvvigionamento?

Perché i politici e le banche stanno peggiorando le cose?

 

La protesta pubblica per una resa dei conti sta crescendo e sono le teste dei globalisti che finiranno sul ceppo.

Tutte le strade verso la distruzione riconducono a loro e alle politiche che hanno imposto alla popolazione.

Naturalmente, quando i criminali si sentono messi alle strette, a volte appiccano incendi e prendono ostaggi in un ultimo disperato tentativo di sopravvivere e scivolare attraverso la rete.

 Credo che ci stiamo avvicinando a quel palcoscenico di questo terribile dramma.

È importante accettare le condizioni del campo di battaglia così come sono e non sottovalutare il nemico.

 La verità è che i globalisti hanno mezzi estensivi a loro disposizione per devastare e hanno già messo in moto alcuni di questi disastri.

Come ho avvertito molti anni fa (nel lontano 2017 nel mio articolo “The Economic End Game Continues”), le tensioni con le nazioni orientali vengono utilizzate per sminuire il ruolo del dollaro USA come valuta di riserva mondiale e come “valuta petro”.

 Il conflitto sta causando anche carenza di risorse e debolezza della catena di approvvigionamento, per non parlare di una crisi energetica in Europa che ora è irreversibile con il sabotaggio dei gasdotti Nord.

 

Il verde è solo una tassa: con

il nuovo sistema europeo

colpite anche case e rifornimenti.

Presskit.it – Redazione – 21 aprile 2023) – ci dice:

 

Via libera del Parlamento Ue alla riforma del sistema “Ets”, saranno colpite anche le case e i rifornimenti di carburanti fossili.

Ci sarà anche un dazio per i prodotti importati dall’estero in base alla loro “componente” di inquinamento.

 Risultato: costerà tutto di più.

 L’Europa spinge per ridurre i consumi e di conseguenza aumentare la povertà di chi già è in difficoltà.

Si chiama “Fit for 55”, la strategia dell’Unione europea che mira a ridurre almeno del 55% le emissioni di gas serra entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990.

Tutte tasse: si prevedono la riforma dell’”Ets”, il” Cbam”, e il nuovo Fondo sociale per il clima.

L’”Ets” è il sistema di scambio di emissioni dell’Unione europea.

 Il sistema è nei fatti una tassa: chi più inquina (mette più CO2), più paga.

 Finora, dell’”Et”s hanno fatto parte l’industria pesante (acciaierie, raffinerie e cementifici, per esempio), le centrali elettriche fossili e il trasporto aereo civile.

 Il Parlamento ha inoltre adottato l’inclusione, per la prima volta, nel sistema “Ets” delle emissioni prodotte dal settore marittimo, e la revisione del sistema di scambio di quote di emissioni per il trasporto aereo.

I biglietti costeranno, di conseguenza di più.

Attaccate anche le case e le auto private: la riforma prevede anche la creazione di un nuovo sistema “Ets 2” per i carburanti per trasporto su strada e per gli edifici, per determinare il prezzo delle emissioni anche in questi settori dal 2027.

“Cbam”, il nuovo Meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere, è una misura protezionistica, che si traduce in una nuova tassa.

La normativa imporrà alle aziende importatrici nell’Ue di prodotti coperti dal sistema “Ets” di comunicare la quantità di emissioni contenute nelle merci alla frontiera, per poi acquistare certificati di emissioni corrispondenti al prezzo che avrebbero pagato per produrre i beni all’interno dell’Ue.

 Il “Cbam” sarà introdotto gradualmente dal 2026 al 2034, in concomitanza con l’eliminazione progressiva delle quote gratuite nell’”Ets”.

Il nuovo meccanismo include ferro, acciaio, cemento, alluminio, fertilizzanti, elettricità, idrogeno ed emissioni indirette in determinate condizioni.

Fondo sociale per il clima dell’Ue che entrerà in vigore nel 2026 con una dotazione di 86,7 miliardi, di cui 65 provenienti dal bilancio dell’Ue (il resto lo metteranno gli Stati), quindi li pagheremo noi con le nostre tasse.

Ne beneficeranno le famiglie vulnerabili, le microimprese e gli utenti dei trasporti particolarmente colpiti dalla povertà energetica.

I testi legislativi dovranno ora essere approvati formalmente anche dal Consiglio.

 Saranno quindi pubblicati sulla Gazzetta ufficiale dell’Ue ed entreranno in vigore 20 giorni dopo.

 

 

 

Ursula von der Leyen denunciata

per “usurpazione di funzioni e titoli”,

“distruzione di atti pubblici” e” corruzione

 

Presskit.it – Redazione – (9 aprile 2023) – ci dice:

Dal Belgio parte una pesante denuncia personale e penale contro Ursula von der Leyen. È accusata di “usurpazione di funzioni e titoli”, “distruzione di atti pubblici” e “corruzione”.

Indaga il giudice istruttore finanziario “Frédéric Frenay” di Liegi. Si tratta della prima denuncia penale contro la presidente della commissione europea.

Ursula von der Leyen è accusata nei fatti di essersi sostituita al governo federale durante la pandemia di Covid-19, negoziando un mega-contratto per i vaccini via SMS con l’amministratore delegato di Pfizer e poi aver cancellato i messaggi in questione.

È accusata di aver sostituito “senza alcun mandato” gli Stati membri dell’UE – compreso il governo federale belga – negoziando in modo “diretto e segreto”, in particolare tramite SMS, contratti di acquisto di vaccini con il CEO di Pfizer, Albert Bourla, durante la pandemia di Covid-19.

La denuncia riguarda il contratto da 35 miliardi di euro per l’acquisto dei vaccini Covid.

 Per quanto riguarda le finanze pubbliche belghe, secondo il denunciante sarebbero state danneggiate dalle trattative di Ursula von der Leyen con Pfizer in merito a un mega-contratto firmato il 19 maggio 2021 dalla Commissione e dall’azienda americana.

Si tratta del terzo contratto siglato dall’esecutivo europeo con l’azienda newyorkese.

 E questo è di gran lunga il più importante: copre 1,8 miliardi di dosi di vaccino, dove i primi due contratti con Pfizer riguardavano ciascuno “solo” 300 milioni di dosi.

 

Il Belgio ha acquistato 25,1 milioni di dosi in sovrannumero, ovvero il 62% di tutti i vaccini consegnati.

 Quasi la metà di questi vaccini “in eccesso” (11,7 milioni di dosi) sono stati acquistati da Pfizer.

La denuncia è stata presentata da” Frédéric Baldan”, 35 anni, lobbista professionista accreditato presso le istituzioni europee.

 È specializzato nelle relazioni commerciali tra l’Unione Europea e la Cina.

 Nel 2019 ha partecipato uno dopo l’altro alla missione economica della Regione di Bruxelles-Capitale a Shenzen, poi alla missione federale a Pechino e Shanghai alla presenza della principessa Astrid.

Nel 2021 il suo cliente principale è stata la start-up carolo Venyo, una pepita vallone nell’aeronautica allora alla ricerca di un acquirente.

 Il lobbista europeo, che vive non lontano da Hannut in provincia di Liegi, si è costituito parte civile e ha valutato il suo danno non patrimoniale in 50.000 euro.

 Ritiene che il comportamento del presidente von der Leyen abbia minato “le finanze pubbliche del Belgio” e “la fiducia del pubblico”.

Quest’ultima è definita nella denuncia come la “convinzione collettiva nello Stato come potere istituzionale per il conseguimento del bene comune”.

 In un certo senso, negoziando senza mandato, da solo e di nascosto con il grande capo della Pfizer, al posto del governo belga, il presidente della Commissione avrebbe minato la fiducia dei cittadini nel potere pubblico dello Stato belga.

La Corte dei conti europea ha individuato queste negoziazioni “in solitaria” di von der Leyen in una relazione speciale sull’acquisizione di vaccini, pubblicata lo scorso settembre.

“Non abbiamo ricevuto alcuna informazione sui negoziati preliminari per il più grande contratto dell’Ue”, si legge a pagina 33.

Il custode delle finanze Ue aveva chiesto alla Commissione di fornirle, per questo mega-appalto, l’elenco degli esperti scientifici consultati e i consigli ricevuti, il calendario dei negoziati, i verbali delle discussioni ei dettagli dei termini concordati.

 Non ha ricevuto nulla.

Anche la Corte dei conti europea conferma che le regole negoziali fissate dalla Commissione sono state violate da Ursula von der Leyen:

 “Durante il mese di marzo 2021, il presidente della Commissione ha condotto le trattative preliminari per un contratto con Pfizer/BioNTech.

Questo è l’unico contratto per il quale la squadra negoziale congiunta non ha partecipato in questa fase dei negoziati, contrariamente a quanto previsto nella decisione della Commissione sull’acquisizione di vaccini contro il COVID-19.»

In precedenza Ursula von der Leyen era stata oggetto di denunce amministrative contro la Commissione al Mediatore europeo (da un giornalista tedesco) e alla Corte di giustizia dell’Unione europea (dal New York Times).

Con questa nuova denuncia, il Deletegate assume per la prima volta una svolta penale in uno dei 27 Stati membri dell’UE.

 E, qui, non è più la Commissione ad essere presa di mira per mancanza di trasparenza.

 Ne è presidente, a titolo personale, per atti punibili dal codice penale belga.

Lo scorso ottobre, la Procura europea (EPPO) ha confermato di aver aperto un’indagine sull’intero processo di acquisizione dei vaccini anti-Covid-19 nell’Unione europea.

 In sostanza, non è mai filtrato nulla.

 Ma la natura degli SMS scambiati tra Ursula von der Leyen e Albert Bourla dovrebbe logicamente costituire uno degli aspetti di questa indagine.

 Se questi messaggi sono stati effettivamente cancellati dallo smartphone del presidente della Commissione, una copia dovrebbe essere ancora in quello di Albert Bourla.

Chi potrebbe essere sequestrato dalla Procura europea.

O dal giudice istruttore di Liegi.

(levif.be/international/union-europeenne/une-plainte-penale-en-belgique-contre-ursula-von-der-leyen-dans-laffaire-des-sms-avec-pfizer-info-le-vif/)

 

 

 

 

Fermiamo il Mondo… Adesso!

 Fisicaquantistica.it – (8 Settembre 2022) - Bruno Marro – ci dice:

 

Il mondo è cambiato. Siamo cambiati noi dentro. Noi che non abbiamo accettato questa “rivoluzione/involuzione”; sono cambiati coloro che l’hanno accettata nella speranza di una nuova libertà.

I “Potenti” della terra vogliono sottometterci, cambiare il nostro modo di vita, ridurre tutti a “schiavi” nel nome di una illusoria “decrescita felice”.

 Vogliono trasformare l’umanità in miliardi di “umanoidi” che possono così controllare facilmente.

 La libertà e la democrazia dell’intero pianeta sono in pericolo.

So che molti non crederanno che questo avverrà.

So che molti penseranno che questo tipo di “cassandre” vanno evitate per non ulteriormente caricare la popolazione di pensieri oscuri.

Ma il cambiamento è già arrivato, ha già cambiato la vita di tutti noi.

Il cambiamento dei potenti non si fermerà e l’umanità intera è in pericolo.

Di questo passo perderemo non solo la nostra libertà personale, ma la nostra identità, la nostra anima, il nostro cuore.

Ci hanno cambiati malgrado noi – o almeno malgrado una buona parte di noi si sia opposta dall’inizio a questa criminale manovra.

 Ci hanno separati, impauriti, ridotti a umili servi che ottemperano a tutte le loro direttive.

 Non tutti vero, ma quelli che non si sono piegati, non sono riusciti a fermare questa deriva liberticida.

Bisogna essere di più. Bisogna essere in molti, bisogna essere più determinati e fermare questo mondo.

Dobbiamo credere di poterli fermare.

Dobbiamo affermare a gran voce che questo mondo non lo vogliamo. Non ci appartiene.

Non è il mondo nel quale vogliamo vivere e far crescere i nostri figli. Dobbiamo essere molti di più e dobbiamo assolutamente fermarli.

Non possiamo più permettere che facciano un altro passo, un’altra mossa.

 Siamo stati troppo pigri, siamo stati troppo lenti, siamo stati troppo accondiscendenti.

 Abbiamo creduto nella forza popolare, nel popolo.

Abbiamo creduto che non sarebbero mai arrivati a questo.

Abbiamo pensato che in un modo o nell’altro l’intera popolazione mondiale, si sarebbe ribellata e sarebbe riuscita a fermare questi criminali.

Non è andata così. Non abbiamo fermato niente.

Ci hanno cambiati, e siamo cambiati anche noi che in qualche modo ci siamo ribellati.

I “potenti” della terra, parlano ormai di “trasformazione” del genere umano.

 Fanno i loro convegni alla luce del sole, non si nascondono neanche più. Sciorinano dati su quel che sarà l’umanità tra qualche decina di anni. Umani trasformati da “pastiglie”, vaccini e altre porcherie, che possono essere manipolati a piacere, possono essere finalmente loro schiavi.

Non sono parole o scenari di un “folle” che delira.

 Se avete la possibilità di cercare con cura su internet, troverete scritti, filmati e interviste ai potenti, che delirano sul futuro del mondo.

 Hanno cominciato a cambiare la gente molti anni fa.

 Sono arrivati oltre al limite del possibile e non si fermeranno sino al compimento del loro piano.

 

Dobbiamo fermarli e subito. La nostra libertà, la libertà dell’intero pianeta è in pericolo.

Nel nostro paese, a settembre andremo a votare.

 Illuderanno così tutti, di avere ancora il potere di cambiare le cose con il voto.

Non sarà così. Non facciamoci ingannare.

Chiunque andrà al potere, chiunque ci governerà, è un corrotto criminale in mano ai potenti della terra.

Siamo ormai in mano ad un manipolo di malviventi che governano Media, Televisioni, Giudici, Parlamentari, Capitani di industria, e tutto quanto serve a loro per procedere nella trasformazione di questo pianeta, nella trasformazione dell’intera umanità.

Io non so se sia stato Dio o chiunque altro o qualunque altra cosa che ci ha permesso di arrivare su questo pianeta, nascere e godere delle bellezze della vita.

Di certo il suo il loro scopo, non era questo.

 Nessuno avrebbe dato in mano una sfera così bella, così infinitamente incredibile nello spazio infinito, così piena di tramonti, albe, campi, fiumi e miliardi di piccole cose che fanno di questo pianeta che abbiamo chiamato “Terra”, una cosa unica e preziosa nell’universo, per distruggerla così.

 

Siamo stati messi qui nella bellezza, per averne cura, per salvaguardarla, farla crescere e lasciarla a chi viene dopo di noi in tutta la sua grandezza originaria.

 Invece, abbiamo squarciato ogni angolo di questa meraviglia, abbiamo calpestato vite umane, natura e cieli, in nome di un ulteriore benessere, di una vita che credevamo migliore di quella che avevamo.

Siamo stati stolti e ingenui, mentre già nell’alba dell’umanità, pochi criminali tramavano per arrivare a questo punto.

La democrazia del mondo intero sta per essere rovesciata e quello che troveremo, sarà un orrendo buio e nero incubo dal quale non usciremo più.

Dobbiamo rialzare le teste, raccogliere le forze e scagliarci con violenza contro questa prospettiva.

Sì, molti di noi probabilmente resteranno stesi a terra, molti di noi non faranno rientro a casa, ma quello che dobbiamo riprenderci in mano, quello che è in gioco, è la nostra vita, la nostra libertà, il nostro mondo, l’intero pianeta.

Lo hanno fatto prima di noi i nostri bisnonni, i nostri padri e ora tocca a noi.

Non possiamo più assistere impassibili a questa terribile nube nera che sta per avvolgere la nostra terra.

Coloro che hanno a cuore il pianeta, la razza umana e il futuro dei propri figli, non possono più attendere.

 È tempo di assumersi ognuno le proprie responsabilità e fare ognuno la propria parte.

Coloro che continuano a far finta di niente, che continueranno a far finta di niente, saranno responsabili della più grande catastrofe umanitaria, e prima o poi, dovranno renderne conto a tutti.

Stiamo rotolando verso il baratro infinito e il bordo è sempre più vicino. Diffondiamo questo appello, chiamiamoci tutti a raccolta.

Fermiamo il mondo adesso!

(Bruno Marro)

(brunomarro.blogspot.com/2022/08/fermiamo-il-mondo-adesso.htm)

 

 

 

 

Bisogna combattere il Globalismo

dell’Ordine Unico Mondiale –

L’ascesa e la caduta della Bestia

Inx.ilclic.it – (Agosto 14, 2022) - Peter Koenig – ci dice:

(globalresearch.ca)

 

La leggenda narra che quando tutto va male e la gente spera in tempi migliori, le cose devono peggiorare, prima che possa emergere una nuova era di pace e di armonia.

Forse ora ci troviamo a questo bivio. La Bestia sta crescendo. Ma la sua caduta è in vista.

Dobbiamo capire che la Bestia è grande. È enorme. È così straordinariamente grande che l’umanità non ha mai affrontato qualcosa di simile nella storia conosciuta.

Quindi, è meglio essere ben preparati.

Immaginate che un piccolo fazzoletto o un fazzoletto da taschino (un minuscolo accessorio decorativo per il bavero della giacca) sia nel bel mezzo di un enorme lenzuolo, cinque volte le dimensioni normali, e che il suo obiettivo sia quello di controllare il lenzuolo.

 Questa è l’élite del culto globalista, che mira a convertire la popolazione mondiale in un “Ordine Unico Mondiale” (OWO).

Non accadrà.

 È un’immagine così assurda che potrebbe essere stata concepita solo da un megalomane – che è ciò che sono il WEF, il suo padrone, Klaus Schwab e i suoi controllori, che elargiscono i soldi da dietro le quinte.

Non importa quanto potenti pensino di essere, e tiranneggino il mondo intero per renderlo loro schiavo, noi, il Popolo, faremo in modo che ciò non accada. Le fratture nei ranghi dell’OWO sono già chiaramente visibili.

 

Il nuovo motto è: ciao, ciao all’OWO-Globalismo e benvenuto al nuovo mondo multipolare.

In realtà, è un mondo che sta gradualmente polarizzandosi in direzione est-ovest, con un Occidente che sta decadendo sempre più velocemente e in modi diversi – dal punto di vista monetario, in termini di etica politica, nel sostegno vacillante dei governi occidentali (e di quelli che finora si sono considerano occidentali) e con due terzi, almeno, dei cittadini occidentali, che si oppongono con veemenza ai loro governi.

 

Attenzione, non siamo ancora arrivati al punto di collasso dell’Occidente.

 

Tuttavia, la crepa nel muro, da cui traspare la luce [parafrasando una famosa canzone di Leonard Cohen], ci dà una grossa speranza che la luce prevalga.

 

Il Grande Quadro: cos’è?

 

Il Grande Quadro ha tre rami principali, tre obiettivi principali che la Bestia deve raggiungere. Immaginate la Bestia come una mostruosa piovra dai molteplici tentacoli. I punti non sono necessariamente elencati in ordine di priorità, ma piuttosto come un approccio simultaneo e comprendono:

 

i) Lo spopolamento generalizzato, un genocidio, in tutto il mondo; un’agenda eugenista su cui i Gates, i Rockefeller ed altri hanno già lavorato per decenni, tenendo presente che anche le generazioni precedenti erano ossessionate dall’eugenetica. Meno persone, meno “mangiatori inutili” – e consumatori di risorse scarse e non rinnovabili. Così lo presenta senza mezzi termini Yuval Noah Hariri, “intellettuale” israeliano e stretto consigliere di Klaus Schwab, l’eterno CEO del WEF.

 

ii) Il trasferimento di ricchezza dalle fasce basse e medie ai vertici – l’élite, i miliardari, gli individui, la finanza multinazionale, come BlackRock, Vanguard, State Street; altri attori possono includere Fidelity, City Bank, Bank of America ecc.

 

I primi tre gruppi, da soli, hanno un azionariato interconnesso e possono agire come un’unica entità, controllando in tutto il mondo una cifra stimata di 25 trilioni di dollari, il che conferisce loro un potere di leva finanziaria di gran lunga superiore ai 100 trilioni di dollari (come metro di paragone il PIL mondiale è di circa 90 trilioni di dollari), avendo così il controllo virtuale su ogni Paese del mondo.

 

iii) La digitalizzazione generale, per collegare tutto con tutto, con le potentissime onde ultracorte 5G e presto 6G. Attraverso queste onde elettromagnetiche, potrebbero accedere al nostro cervello.

È il sogno proibito di Klaus Schwab. Include passaporti vaccinali digitali unificati a livello mondiale, gestiti attraverso il famigerato QR-code o simili, con una capacità di memorizzazione delle informazioni praticamente illimitata.

 

Attualmente [il QR-code] ha un potenziale di memorizzazione di oltre 30.000 informazioni per ciascuno di noi. Chi gestisce il QR-code vi conosce meglio di quanto vi conosciate voi stessi. È una versione aggiornata dell’Agenda ID2020 di Bill Gates.

 

La digitalizzazione potrebbe, come primo passo, includere un chip sotto la pelle di ogni cittadino sopravvissuto – attualmente su base volontaria in alcuni Paesi nordici, come Svezia e Danimarca, che memorizza e monitora ogni informazione su di voi, comprese le cartelle cliniche, i conti bancari, con chi parlate, dove viaggiate, dove e cosa acquistate – e un sacco di altre cose, penso abbiate capito.

 

In seguito, sarà probabilmente solo un’impronta digitale elettronica nella forma o nella capacità di un codice QR o di un suo successore, che verrà inserita nei nostri corpi attraverso un campo elettromagnetico iniettato nel nostro flusso sanguigno – ad esempio con l’ossido di grafene – all’interno di un vaccino Covid o, eventualmente, di un qualsiasi vaccino inventato e imposto alla popolazione.

 

Il prossimo potrebbe essere il “nuovo” vaccino antinfluenzale, già annunciato come una novità, praticamente non testato, ma pronto per la stagione autunnale.

 Siate consapevoli e attenti!

 

Il denaro digitale, che già domina ampiamente il Nord globale, diventerà la norma entro la scadenza dell’Agenda 2030, o prima, se NOI, il Popolo, non lo fermeremo. – E sì, possiamo farlo.

 Il denaro digitale ci renderebbe schiavi digitali; il denaro digitale potrebbe essere bloccato a piacimento dalla Congrega del Culto, o addirittura rubato, a seconda del nostro comportamento.

 

Non c’è da preoccuparsi:

 secondo Klaus Schwab, alla fine non possederemo nulla ma saremo felici – questo è il finale parafrasato del Grande Reset. La nostra mente non penserà più in modo autonomo, ma il 5G e l’ossido di grafene iniettato dal vaccino Covid e da altri vaccini ancora da venire, trasformeranno gli esseri umani nei cosiddetti “transumani” (espressione usata da Klaus Schwab in un’intervista del 2016 alla TV svizzera francese), sostanzialmente degli schiavi inutili e sacrificabili, dal momento che i robot e l’intelligenza artificiale (IA) avranno sostituito gli esseri umani nei loro ruoli.

 

Questi obiettivi sono tutti affrontati in un modo o nell’altro nel Great Reset del WEF. Può valere la pena darci un’occhiata. La maggior parte delle biblioteche contattate ha risposto con un sorriso: non hanno il libro, preferiscono non associarsi a questo piano mostruoso.

 

Il programma globalista si sta gradualmente disintegrando. Si veda questo articolo sulla tendenza anti-globalista del WEF di Davos, maggio 2022.

 

Eppure, i globalisti continuano a combattere. Un gioco senza speranza. Potrebbero essere in grado di estendere la loro spinta globalista ancora per un po’, con continue menzogne, enormi ricchezze finanziarie acquisite immoralmente e, in gran parte, illegalmente, potrebbero causare milioni di vittime – e, Dio non voglia, portarci alla Terza Guerra Mondiale, che potrebbe trasformarsi in una guerra nucleare vera e propria.

 

La Bestia sta ancora crescendo. Questo però non significa che stia vincendo.

 

Molti di noi potrebbero non accorgersene. È discreta, ma letale. Nonostante tutta la sua discrezione, continua ad annunciare ciò che sta pianificando, ciò che ha in serbo per l’umanità. Il Culto, il Culto Luciferiano, a cui probabilmente appartiene la Bestia, per avere successo deve annunciare le sue azioni con largo anticipo. Per evitare che loro, quelli del Culto, possano non prosperare.

 

Gli avvertimenti del Culto.

Negli ultimi 50 anni, il Culto ci aveva ripetutamente messo in guardia. Ci aveva sempre detto con largo anticipo cosa loro e i loro tirapiedi stavano progettando. E questo con crescente intensità negli ultimi due o tre decenni. Solo alcuni esempi. La maggior parte di noi ha convenientemente ignorato i loro avvertimenti.

 

Il Vertice della Terra di Rio del 1992 – nome ufficiale Conferenza delle Nazioni Unite sull’Ambiente e lo Sviluppo (UNCED) – si era tenuto a Rio de Janeiro, in Brasile, dal 3 al 14 giugno 1992. Si basava sulla famosa (e infame) pubblicazione del Club di Roma del 1971 “Limits to Growth, A Simulation Model of World Population, Environment and Economics.” Il modello prevedeva un disastro ambientale nei prossimi 50-100 anni, cioè a partire da adesso.

 

Il Club di Roma, alias il Vertice della Terra, aveva dato l’impulso a quella che oggi è nota come l’Agenda del Riscaldamento Globale e del Cambiamento Climatico, con il suo contorno commerciale, il Green New Deal.

 

Dovete sapere che il Club di Roma non era un’invenzione europea, come il nome potrebbe farvi credere. Era stata un’iniziativa dei Rockefeller.

 

L’11 settembre era stato l’evento mortale e violento che aveva annunciato una nuova era: un’era di aumento del controllo totale, di privazione delle libertà personali, di restrizioni con controlli di sicurezza aeroportuali spesso umilianti e imbarazzanti. Poche settimane dopo l’orrenda e ben organizzata devastazione dell’11 settembre, dal Congresso era stato approvato il “Patriot Act.” Era stato preparato molto prima dell’11 settembre. Privava i cittadini statunitensi di quasi il 90% dei loro diritti umani e di cittadinanza.

 

Leggi simili di tipo emergenziale sono state approvate con facilità in Europa e negli altri cosiddetti “Paesi occidentali,” e ci riferiamo ai Paesi che seguono la dottrina politica e monetaria statunitense.

 La maggior parte del Nord globale, o Occidente (che comprende anche Australia, Giappone, Corea del Sud e Nuova Zelanda), vive attualmente sotto una sorta di “legislazione d’emergenza,” che, in larga misura, scavalca i parlamenti nazionali per le questioni che riguardano il programma del Grande Reset.

 

La maggior parte delle loro popolazioni non ha la minima idea che i loro Parlamenti sono stati in gran parte esautorati.

Il Rapporto Rockefeller del 2010 suddivideva i contenuti dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite in quattro capitoli.

Il primo descrive lo scenario Lockstep.

Più o meno quello che il mondo, i 193 Paesi membri dell’ONU, hanno vissuto dopo il lockdown a livello mondiale per la plandemia di Covid-19. A passo di marcia, ogni governo ha seguito le stesse severe regole di distruzione dei diritti umani, dettate dall’OMS e inculcate e rese obbligatorie con la paura.

Si veda il Rapporto Rockefeller 2010 – i capitoli “Il quadro dello scenario” e “Narrazioni dello scenario” sono di particolare interesse.

 

Bill Gates – TedTalk febbraio 2010 a San Diego – aveva sostenuto che:

“Se facciamo un buon lavoro (vaccinando), possiamo ridurre la popolazione mondiale del 10-15%.”

 

Si trattava solo di un test per valutare la reazione della gente.

 

Era però anche un annuncio di ciò che sarebbe accaduto in futuro. Come ormai sappiamo, il loro obiettivo finale per quel che riguarda popolazione mondiale è nell’ordine del mezzo miliardo di persone, come indicato sulle Georgia Guidestones, che sono state recentemente vandalizzate.  

Non c’è da preoccuparsi, la cabala non arriverà mai a questo genocidio di massa. Ma ha già fatto danni immensi e, se non viene fermata, continuerà ad uccidere le persone, molte delle quali nei modi più atroci.

 

L’OMS aveva dichiarato nel 2014 il decennio delle vaccinazioni – riferendosi al decennio dal 2020 al 2030, cioè all’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Qualcuno ha prestato attenzione? – Come faceva l’OMS a saperlo? Forse Bill Gates sussurrava gli ordini nelle “sale dell’OMS” dove si raccolgono le “donazioni.” Convenientemente, ogni riferimento a questo avvertimento dell’OMS è scomparso da Internet.

 

Giugno 2016 – inaugurazione del tunnel svizzero del Gottardo – una bizzarra e diabolica celebrazione, con danze sessuali luciferiane, strane uccisioni e morti – lontanamente collegate alla costruzione del tunnel. Pieno di simbolismo.

 

La spiegazione di Google –

“Sebbene i tunnel simboleggino certamente i viaggi, essi rappresentano più spesso il passaggio da una fase all’altra della vita. Nel suo significato più primordiale, il tunnel simboleggia il canale del parto. Proprio come un feto si evolve e viaggia verso l’esterno, così fanno i personaggi di una storia.”

 

Si veda anche il video di 6 min. video dell’inaugurazione del tunnel del Gottardo.

 

È certamente un passaggio attraverso le tenebre. Non c’è da sorprendersi. Né il male né Lucifero hanno mai progettato un mondo di luce per noi, la gente comune. Al contrario, più ci tengono nell’oscurità, più paura instillano, più controllo ottengono. E questo è ciò che sembra vogliano fare. Non avranno successo. Non ci riusciranno.

 

Event 201 del 18 ottobre 2019 a New York –

 Il 18 ottobre 2019 a New York, il Johns Hopkins Center for Health Security, in collaborazione con il World Economic Forum (WEF) e la Bill and Melinda Gates Foundation, aveva ospitato l’Event 201, un’esercitazione di alto livello contro le pandemie.

 

Il sito web dell’evento descrive l’esercitazione come “un evento in cui i partenariati pubblico/privato saranno necessari durante la risposta ad una grave pandemia, al fine di ridurne le conseguenze economiche e sociali su larga scala.” L’obiettivo reale dell’esercitazione era proprio l’opposto, tramite un coronavirus.

 

Per una strana coincidenza, poche settimane dopo, all’inizio del 2020, si era diffuso un coronavirus chiamato SARS-Cov-2, alias Covid-19.

L’OMS lo aveva dichiarato pandemico l’11 marzo 2020, quando i decessi segnalati, a livello mondiale, erano meno di 5000. Sapendo ciò che sappiamo oggi, ci si può chiedere: quanto sono affidabili questi rapporti sui decessi – allora e oggi?

Confrontate questo dato con i 52.000 decessi legati all’influenza negli Stati Uniti durante la stagione influenzale 2017/2018. L’influenza comune non è mai stata dichiarata pandemia.

 

Ora veniamo avvertiti dell’imminente scarsità di cibo e di energia che porterà ad un inverno freddo e ad una carestia; e poi ad una grossa recessione preceduta da un’orrenda inflazione a due cifre – che a sua volta scatenerà fallimenti, disoccupazione, povertà, miseria – e altre morti.

L’ascesa della Bestia non è indisturbata. Ci sono forze che spingono in altre direzioni, che tentano di farla crollare, di metterla di traverso e che la faranno a pezzi. L’enorme crepa nel muro, che lascia trasparire la Luce, diventa sempre più grande. Quando la luce raggiungerà un numero sufficiente di persone, una massa critica, il regno della Bestia potrebbe essere vicino alla fine.

Non siamo ancora a quel punto. Purtroppo. Ma dobbiamo pensare positivo. Ispirarci a vicenda spiritualmente. Creare un’unione mentale e spirituale. Noi, popolo risvegliato, possiamo porre fine a questa era diabolica.

 

Seguendo lo schema menzionato sopra, la Bestia può essere rappresentata come una mostruosa piovra dai molteplici tentacoli. Ogni tentacolo ha la sua missione mortale. Molti tentacoli hanno dei sotto tentacoli. Nel caso in cui un tentacolo venga tagliato, gli altri continueranno la loro opera e quello mozzato ricrescerà con ancora più vigore. Questo è il concetto.

Dobbiamo essere consapevoli e coscienti di questi scenari multipli e del quadro generale che costituiscono, in modo da non lasciare che la nostra attenzione venga deviata da un singolo scenario – ad esempio, la narrazione sulla plandemia e sul vaccino.

 Sebbene sia importante, deve essere collegata a tutti gli altri “scenari-tentacolo,” per non perdere di vista gli obiettivi generali dell’Agenda del Grande Reset, alias Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

 

Vogliamo fermare questa criminale epidemia artificiale di miseria e morte nel suo complesso, nella sua interezza. Se lo facciamo a compartimenti stagni, le nostre possibilità di sconfiggere la Bestia diminuiscono notevolmente. La Congrega del Culto conta sul fatto che siamo distratti da uno o due tentacoli, mentre gli altri continuano a lavorare – quasi indisturbati – per raggiungere gradualmente i loro obiettivi.

 

È importantissimo e essere consapevoli che tutti i tentacoli sono collegati tra loro. In questa guerra non ci sono coincidenze e non c’è un solo fronte. L’intera umanità, indipendentemente da dove ci troviamo al mondo, è in prima linea. Questo significa anche che non c’è scampo.

 

A meno che, e questo è fondamentale, non ci svegliamo. Questa è la nostra via di fuga.

Noi, il Popolo, dobbiamo vedere la luce e salire ad un altro livello, dove l’oscurità della Bestia non potrà più raggiungerci. Abbiamo bisogno di una massa critica perché il nostro Potere Popolare sia abbastanza forte da trascinare noi, e tutta l’umanità, su un piano diverso, più alto e illuminato.

 

Per fare questo, per coloro che sono già svegli, che vedono la Bestia, che vedono i tentacoli e le loro macchinazioni come strumenti per uccidere, è estremamente importante che non perdano di vista l’obiettivo generale del Grande Reset, l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e la Quarta Rivoluzione Industriale, cioè il Grande Quadro.

 

Quando combattiamo un tentacolo, ad esempio la narrazione Covid, che pure è importante, dobbiamo sempre ricordare che ce ne sono altri, e che la Covid è solo un dente della ruota, nell’ingranaggio distruttivo del Grande Reset.

 

Il tentacolo Covid ha molti sotto-tentacoli: Big Pharma è uno di questi; l’obbligo vaccinale è un altro; l’inutile e socialmente degradante mascheramento forzato, il distanziamento sociale e il lavoro a distanza sono tutti modi per umiliare, separare e isolare gli individui.

 E così via.

Tutti questi sistemi si integrano perfettamente l’uno con l’altro, rafforzandosi a vicenda, psicologicamente con la paura, e, fisicamente, con varie malattie, diverse da quelle riconducibili alla Covid, cioè tutti i tipi di cancro, leucemie, insufficienze epatiche, renali e cardiache – e molto altro ancora; tutte patologie potenzialmente mortali. In effetti, hanno già causato un numero di morti esponenzialmente superiore a quello che si dice abbia causato la pandemia Covid.

Non sarebbe quindi saggio concentrare tutte le nostre conoscenze scientifiche nel dibattito sui vaccini o sull’infezione da coronavirus (è vero o non è vero?).

 Non ha importanza.

 

Perchè, così facendo, facciamo il gioco del diavolo.

 

Sebbene sia d’obbligo identificare la frode Covid – descrivendo scientificamente la truffa da parte di medici, virologi e altri scienziati, questo non è di gran lunga sufficiente. Il grande pubblico deve capire l’imbroglio, in modo da potersi liberare dalla paura che distrugge il sistema immunitario.

Gli obiettivi generali del Reset sono sotto gli occhi di tutti. Pertanto, dobbiamo smascherare e collegare a tutti gli altri tentacoli della Piovra-Bestia la frode del Culto e la paura che essa provoca. Dobbiamo combattere l’intera Narrativa del GRANDE RESET nel suo insieme e in modo solidale.

 

Gli altri tentacoli della Piovra-Bestia.

 

La paura, già menzionata in precedenza, è un altro tentacolo mortale.

 È ben noto in psicologia che la paura – la tensione costante causata dalla paura – abbassa le difese immunitarie.

 Ci rende sempre più vulnerabili a tutti i tipi di malattie, tra cui una miriade di tumori diversi e varie patologie degli organi vitali.

 Tutte queste malattie possono essere fatali, e, a quel punto, sarà quasi impossibile risalire alla causa della malattia e del decesso, che era stata causata dal tossico “vaccino Covid.”

 

La paura è una delle armi più potenti della Bestia. Non solo la paura distrugge la nostra immunità naturale, ma ci rende ciechi e obbedienti. Ciechi ai nostri diritti umani. Per paura, vi rinunciamo, sperando che la Bestia ci protegga. Invece, stiamo diventando schiavi – schiavi dei nostri governi, che, a loro volta, sono servi del WEF – e della Bestia.

 

Il cambiamento climatico

 l’agenda sempre più ferocemente propagandata secondo cui il pianeta si riscalderà, e che noi esseri umani siamo i colpevoli, in quanto utilizziamo quantità eccessive di combustibili fossili, creando i cosiddetti gas serra e portando le temperature del pianeta alle stelle.

 Come già detto, questa è la continuazione dell’agenda del Club di Roma avviata dai Rockefeller per schiavizzare il mondo (occidentale) attraverso il senso di colpa.

Noi, del credo o della cultura giudaico-cristiana del Nord occidentale e globale, siamo preda del senso di colpa come parte della nostra educazione basata proprio sul senso di colpa.

 Fa parte della nostra eredità religiosa e culturale.

Pertanto, siamo estremamente vulnerabili quando ci viene detto che noi, esseri umani, siamo colpevoli della morte e della distruzione causate dal cambiamento climatico.

La Bestia gioca su questa vulnerabilità. E con grande successo.

Come a rafforzare l’agenda verde, la narrazione del cambiamento climatico, i Paesi dell’Europa meridionale – Spagna, Grecia, Portogallo, Francia, Italia e gli Stati Uniti transatlantici – sono afflitti da ondate di caldo estremo, spesso interrotte da alluvioni improvvise e mortali.

Nel frattempo, gli incendi boschivi provocati dall’uomo distruggono le foreste, quegli stessi polmoni che forniscono ossigeno alla vita sulla Terra.

Lo scopo è quello di rafforzare l’agenda sul cambiamento climatico.

Guardate il video di 1 minuto, ripreso da un vigile del fuoco, in cui un “elicottero di soccorso” appicca il fuoco alle foreste della Spagna meridionale. Il testo è in spagnolo, ma il video si spiega da solo; non c’è bisogno di un testo.

La verità ci viene nascosta o addirittura censurata. L’universo, compresa la nostra cara e generosa Madre Terra, non è mai fermo. È costantemente in movimento. Non solo fisicamente, ma anche dal punto di vista della temperatura.

Il nostro egocentrismo ci fa credere che noi, con la nostra breve vita – in media meno di 100 anni -, siamo al centro dell’universo, che tutto ciò che accade avviene nel corso della nostra vita, cioè i cambiamenti/modifiche climatiche estreme.

Negli ultimi due mesi il Nord del mondo ha vissuto ondate di calore mai viste prima e periodi record senza pioggia.

Come riferito da Francia, Spagna, Germania, Svizzera e altri Paesi europei, nonché da alcune parti degli Stati Uniti, si tratta di periodi di caldo e siccità mai sperimentati da quando sono iniziate le misurazioni meteorologiche, in alcuni Paesi già nel XVII secolo.

 In altri all’inizio del XX secolo. Il caldo incessante in Europa, così come negli Stati Uniti, sta distruggendo le colture alimentari, contribuendo alla carenza di cibo a livello mondiale, che porterà alla carestia, alla disperazione e, infine, alla morte.

Come sotto-tentacolo della Bestia, ancora più paura, perdita dei raccolti, carestia – morte.

Sebbene non sia menzionato né dimostrato, questo fenomeno record (ancora da analizzare e accertare) sembrerebbe quasi un “clima ingegnerizzato.”

 Rientrerebbe tipicamente nel tipo di ricerca DARPA e nella tecnologia rilasciata dalla DARPA.

 La “DARPA” è un think tank sponsorizzato dal Pentagono. I modelli meteorologici modificati sono armi potenti. Lavorano in silenzio, causando carenze alimentari, carestie e morte – e contribuendo in più modi all’agenda del Grande Reset.

 

Riduzione dei terreni agricoli.

Anche uno sforzo concertato di riduzione dei terreni agricoli fa parte dell’agenda del Grande Reset. Bill Gates sta acquistando terreni agricoli in tutti gli Stati Uniti e anche in altre parti del mondo. Si dice che possieda già un sacco di terreni agricoli in Ucraina.

Ormai Gates possiede circa 300.000 ettari dei terreni agricoli più produttivi, soprattutto negli Stati Uniti ma anche in altre parti del mondo.

I terreni agricoli di proprietà di Gates non produrranno carne bovina, con il pretesto del gas metano che contribuirebbe all’allarme globale. Secondo il concetto di Gates di riduzione del cibo, i suoi terreni agricoli potrebbero non produrre affatto raccolti alimentari, accelerando gli Hunger Games.

 

Allo stesso modo, il governo olandese guidato da Mark Rutte, un discepolo dell’Accademia per giovani leader globali di Klaus Schwab, è deciso a ridurre del 30% i terreni agricoli olandesi. I Paesi Bassi sono il secondo esportatore mondiale di prodotti agricoli, dopo gli Stati Uniti.

 

Gli agricoltori olandesi sono scesi in piazza da quasi due mesi per protestare contro la confisca forzata dei loro terreni da parte del governo per ridurre la produzione. Finora senza alcun risultato.

La riduzione dei trasporti internazionali.

L’industria del trasporto aereo è gravemente colpita dalle riduzioni dei voli, a causa di carenze di personale, in gran parte artificiali, e di restrizioni Covid assai poco attraenti (obbligo vaccinale per il personale di molte compagnie aeree). Si dice che questo abbia portato a significative riduzioni dei voli, proprio durante le vacanze estive del Nord globale.

La situazione finanziaria di molte compagnie aeree occidentali è precaria e potrebbe diventarle ancora di più, dato che i prezzi di kerosene, benzina ed energia continuano a salire.

I padroni del Grande Reset non vogliono persone che viaggiano. Non sono facili da controllare come chi non si muove.

Questo tentacolo ha almeno due scopi:

 i) mantiene le persone ferme, più isolate le une dalle altre e dai movimenti globali;

e ii) le persone che non possono muoversi possono essere più timorose e meglio controllabili.

 

Energia – Gas, benzina, elettricità, carenza di energia

 

Le conseguenze sono molteplici. Come il cambiamento climatico, la scarsità di energia ha ripercussioni su tutto. La spinta alla crescita delle nostre economie si basa sull’energia. La carenza di energia porta alla recessione, alla diminuzione della produzione economica, alla riduzione della forza lavoro e alla povertà, miseria, malattie e, sì, alla morte.

 

Ma non siamo in una situazione di carenza energetica. La carenza di energia è stata creata artificialmente – con il pretesto della guerra tra Ucraina e Russia, che, a sua volta, è stata creata per servire l’agenda del Grande Reset: stragi, crolli economici, bancarotte, povertà – con conseguente spostamento di beni dal basso e dal centro verso la piccola élite in cima – e l’accelerazione dell’ascesa di una digitalizzazione totale – dal denaro al cervello umano.

 

Ma non c’è alcuna carenza di energia. È stato tutto creato artificialmente dai maestri del WEF e del Grande Reset.

Naturalmente ci sono molti altri “tentacoli,” sotto-tentacoli e motivazioni per ciò che stiamo vivendo nei mesi estivi caldi e senza pioggia del Nord globale.

Ma il concetto è chiaro. Se vi chiedete costantemente: “Cui bono?” O “Chi ne beneficia?” – La risposta vi condurrà sempre alla stessa vile piovra con i suoi molteplici e mortali tentacoli, chiamata Grande Reset.

Questo modello di mondo desiderato e descritto da Klaus Schwab e da altri del WEF, è un mondo che va verso un sistema ultra-neoliberale, con gli esseri umani in gran parte ridotti di numero, mentre quelli che sopravviveranno saranno diventati “transumani” (termine di Schwab), manipolabili dal 5G e presto dal 6G, per essere felici di non possedere nulla.

Per riassumere il tutto, ricordiamoci dei pericoli legati al controllo digitale onnipresente:

Attenzione al QR-Code; Ricordate l’Agenda ID2020?

Come nota finale, un breve video (6 agosto 2022) del Dr. Vernon Coleman, sul pericoloso vaccino per la nuova influenza, e, se avete a cuore i vostri bambini, leggete questo, come parte di un file pdf inserito nel video:

Queste sono le ultime parole del dottor Coleman:

“Siate consapevoli. Fate attenzione.

Non credete a ciò che dicono i governi. Mettete in guardia tutti. Ricordate che non siete soli. Sempre più persone si stanno svegliando. E, una volta sveglie, non torneranno a dormire. Siamo già una forza molto più grande di quanto i cospiratori vogliano far credere. Se vogliamo vincere questa guerra, dobbiamo combattere con passione, con la verità e con determinazione. Nessuna mascherina, nessun test, nessun vaccino. Non fidatevi del governo, dei mass media e ricordate: abbiamo Dio dalla nostra parte.”

(Peter Koenig- globalresearch.ca)

(globalresearch.ca/rise-fall-beast/5789391)

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