La cupola globalista continua il dominio sui popoli sovrani.
La
cupola globalista continua il dominio sui popoli sovrani.
ADATTAMENTO
AL MONDO COMPLESSO.
Pierluigifagan.wordpress.com – (5 luglio 2023)
- Pierluigi Fagan – ci dice:
A chi
mai interessasse, il link al n. 28 di Riflessioni sistemiche, rivista di studio
dell’Associazione Italiana di Epistemologia e Metodologia Sistemiche – AIEMS. A
p. 78 un mio contributo che si ricollega ad un articolo più o meno sullo stesso
argomento nel precedente numero della rivista.
I temi dell’articolo precedente sono
brevemente riassunti all’inizio di questo nuovo.
In
breve, si segnala l’eccezionalità della transizione storica iniziata settanta
anni fa:
1)
triplicazione di esseri umani e Stati in soli settanta anni;
2) adozione mondiale generalizzata dei modi e
forme dell’economia moderna;
3) formazione di un nuovo livello del sistema
mondo in cui la civiltà occidentale -tendenzialmente- contrae il suo peso
percentuale in termini demografici, di potenza economica, di potenza
geopolitica.
La
questione dell’equilibrio generale tra sistema umano e pianeta in termini
eco-climatici e problema delle risorse è conseguente i primi due punti.
Le turbolente questioni geopolitiche, invece, discendono
dal terzo.
Tutto
ciò pone il problema dell’adattamento che è forse il senso più importante di
quella che altrimenti abbiamo chiamato teoria dell’evoluzione ovvero la
compatibilità tra tutte le parti di un insieme in un flusso dinamico di tempo.
Per le
società occidentali, questa verifica adattiva sarà particolarmente
problematica.
Per
affrontare queste problematicità ci vorrebbero società capaci di manifestare
processi di autorganizzazione in quanto proprio la cultura sistemico-complessa
nata proprio in osservazione problematiche di questo tipo, a vari livelli,
questo ha dedotto dai suoi studi su sistemi complessi e contesti dinamici.
Le
nostre società sono ordinate dai fatti economici e questi sono sovraintesi da
una teoria basata proprio sulla logica dell’autorganizzazione ovvero la libera
dinamica dei mercati che mostra, secondo i suoi teorici, facoltà di
intelligenza di processo, la c.d. “mano invisibile”.
Si dà
per scontato che questo ordine dinamico ordinerà poi in senso positivo anche la
società, ma questo “scontato” non lo è affatto.
Questa
convinzione si basa su un riduzionismo indebito e non sostenibile ed in fondo,
mai davvero discusso e sicuramente inverificabile.
Nei
fatti, le società umane sono molto di più che non la loro forma economica.
Per
questo, nell’articolo, ci poniamo il problema di quale sia l’ordinamento
naturale di una società umana, rinvenendolo nella politica, non nell’economia,
cosa per altro nota dai tempi di Aristotele ed anche prima.
Ma da
molti altri anche dopo.
Qual’
è allora la forma di sistema autorganizzato in politica?
L’autogoverno dei Molti ovvero la
“democrazia”.
Non
certo quella forma che tale chiamiamo oggi, ma la democrazia reale, una forma
da sviluppare progressivamente seguendo, come minimo, un pentalogo di principi
illustrati nell’articolo:
recuperare
tempo per l’attività di autogoverno sottraendolo al tempo di lavoro, porsi i
problemi di formazione, informazione, distribuzione, dibattito sulla conoscenza
diffusa tra i soci naturali della società.
Se i
soci del sistema sociale in assetto autorganizzato non hanno conoscenze di ciò
che debbono gestire, certo non ci sarà alcuna “mano invisibile” che farà
tornare i conti.
Non
far tornare i conti significa disadattamento ed il fallimento adattivo porta
con sé molte disgrazie che sarebbe meglio evitare.
Come
si vedrà, abbiamo evitato il lungo elenco dei sogni sul migliore dei mondi
possibili (più giusti, più egalitari, più etici, più ecocompatibili, più di qui
e più di là) tanto ci sono chilometri quadri di biblioteche a disposizione per
farsi idee in merito.
Ci siamo invece concentrati sul terribile
punto espresso nell’undicesima Tesi su “Feuerbach” di Marx: come mettere le nostre società in
grado di cambiare intenzionalmente.
LA
CAOSIFICAZIONE DEGLI AMERICANI.
Pierluigifagan.wordpress.com
– (28 Maggio 2023) - Pierluigi Fagan – ci dice:
In un
doppio post recente sulla crisi della civiltà occidentale, ponevo come un
sottosistema a sé le società anglosassoni, gli Stati Uniti d’America, la Gran
Bretagna ed altre tre minori.
Riguardo gli USA, c’è da segnare come, finita
la presidenza Trump, le notizie date qui su quel mondo sono semplicemente
sparite.
Sulla
Gran Bretagna, talvolta, qualche europeista prova piacere a raccontare i
significativi malesseri britannici addebitandoli alla Brexit, ma niente di più.
Infine,
col nuovo governo, siamo diventati “amici preferiti” tanto dell’uno che
dell’altro.
Nel
caso americano ne va anche della coerenza di allineamento geopolitico con
attualità nel conflitto ucraino, posizione super-partes nello schieramento
politico italiano che per altro, secondo scarni sondaggi, non rifletterebbe per
niente il sentimento maggioritario del Paese.
Quindi
sugli USA, dal punto di vista interno, non c’è niente da dire?
Nel
2022, una storica americana specializzata in conflitto civile (fondazione
storica degli States), ha fatto clamore, sostenendo che in base alla
letteratura di analisi storica generale, si potevano sintetizzare alcuni punti
di crisi che potevano far prevedere l’imminente rischio di scoppio di una
“stasis”.
Secondo “B.F. Walter”, gli Stati Uniti sono oggi dei
perfetti candidati a piombare nella guerra civile.
È
stata seguita da altri autori e molta eco mediatica, sia americana che
britannica, hanno amplificato il tema ponendolo al centro del dibattito
pubblico.
In un
recente articolo di “L. Caracciolo” sulla Stampa, lo studioso usa questa
espressione
“Oggi
l’America non si piace più. Come può affascinare gli altri?”.
Buon annusatore dello spirito del tempo, “Caracciolo”
si è convertito già dall’editoriale sull’ultimo numero di Limes ora in edicola,
alla verità dell’epocale transizione dei poteri nel mondo, segnalando come gli
Stati Uniti abbiano perso l’aurea e con essa il soft power.
Ribadisce
“George Friedman” sulla stessa rivista, nel titolo della sua analisi “Gli Stati
Uniti sono prossimi a un collasso interno”, sorbole!
L’elenco di “Friedman” cita “rivendicazioni
sociali al picco di intensità, questioni morali, religiose, culturali”, poi ci
sono i fallimenti bancari, le revisioni strategiche verso la globalizzazione,
il grande punto interrogativo cinese, ombre scure sui “Big Five” dell’on-line
(che per altro licenziano a manetta) e le oscure sorti progressive
dell’A.I., la
Nasa che pare non sappia più come fare una tuta da astronauta, figuriamoci
mandarlo sulla Luna;
permangono
attriti sui flussi migratori e sempre forti sulla convivenza razziale.
C’è
anche una profonda crisi interstatale/federale che arriva fino al ruolo del
Congresso e della Corte Suprema.
“Mai
nella storia, vi è stato un tale livello di rabbia e disprezzo reciproco tra
gli americani”, è la nota inquietante di Friedman.
Se ne danno davvero di santa ragione su questo e su
quello a livelli veramente pre-isterici, quando non si sparano e fanno e
parlano di cose in modi davvero bizzarri (Dio, aborto, transessuali che
risulterebbero solo lo 0,5% della popolazione, tradizionalismo e progressismo,
pedofilia, complotti surreali et varia).
Questa
agitazione, che più d’uno ha interesse a radicalizzare, trova il suo inferno su
Internet ed i social.
Quanto
ai social, è il formato stesso dell’interazione anonima, con scritto privo di corredo
facciale e comportamentale, costretto in spazi più da battuta che da discorso
argomentato (woke! cristofascista!), la clausura nelle piccole comunità dei comuni pensanti
che si eccitano a vicenda, a dar benzina a braci già ardenti. Radicalizzazione
ci mette del tempo a costruirsi e non si smonta in tempi brevi, deposita
rancori, astio, odio viscerale.
Alla
fine, non è più una questione di argomenti ma di irrigidimenti.
Sebbene
sia una nazione di 330 milioni di persone (con, si stima, 400 mio di armi
private, molte di livello militare) e pure con una composizione assai varia,
tende a spaccarsi semplicemente in due ed il formato “noi contro loro”,
alimenta il suo stesso radicalizzarsi semplificando.
La
semplificazione, del resto, è un tratto caratteristico della mentalità
americana empirico-pragmatica ovvero sovrastimante il fare al posto -o priva-
del pensare.
L’aspettativa
di vita in America è in caduta libera da circa un decennio: è arrivata a 76,1
anni (da
noi è da cinque a dieci anni di più).
Grandi
balzi in avanti tanto della mortalità infantile che di quella generale:
diffusione armi ormai fuori controllo (in America oltre 200 persone al giorno
vengono ferite da armi da fuoco, 120 vengono uccise.
Di queste 120, 11 sono bambini e adolescenti),
tasso di
omicidi tra adolescenti +40% in due anni, overdosi ed abuso farmaci, incidenti
auto.
Nelle
scuole, a molti bambini è imposto un corso di comportamento nel caso qualcuno
entrasse in classe sparando con un mitra.
E meno
male che sono pro-life!
Al 10°
posto per teorica ricchezza pro-capite in realtà gli USA sono 120° per
uguaglianza di reddito (WB 2020), dopo l’Iran ma prima del Congo (RD).
L’ascensore
sociale è rotto da almeno trenta anni, ammesso prima funzionasse davvero.
Americani poveri, in contee povere, in stati
del Sud, muoiono fino a venti anni prima degli altri.
Gli afroamericani cinque anni -in media- prima
dei bianchi.
Col
solo 4,5% della popolazione mondiale hanno il 25% della popolazione carceraria,
spaventoso il grafico di incremento negli ultimi trenta anni.
La
media europea è di 106 incarcerati su 100.000 abitanti, in US è 626, sei volte
tanto che è primato mondiale.
Fatte
le debite proporzioni tra morti per overdose e popolazione totale, per ogni
morto in Italia ce ne sono 50 in USA.
Sebbene
abbiano meno del 5% di popolazione mondiale spendono il 40% del totale mondo in
spesa militare (a cui aggiungere le armi interne).
Se ci si annoia coi libri di storia, basta
guardare nell’immaginario la produzione cinematografico-televisiva per capire
quanto attragga culturalmente la violenza, da quelle parti.
La violenza è la cura dei contrasti sociali,
atteggiamento pre-civile.
Avendo
a norma sociale il libero perseguimento della felicità versione successo
economico-sociale su base competitiva delle qualità individuali nel far soldi,
non avendo idea di come il gioco sia truccato, mancando tradizione di pensiero
e di analisi di tipo europeo (ad esempio per classi), questa massa di reietti, che spesso
vivono in condizioni subumane, ovviamente arrabbiati quando non rintontiti da
tv-alcol-farmaci-droghe, vengono reclutati dalle varie élite per sostenere o
combattere ora questo, ora quel diritto civile.
Il che
alimenta questa tempesta di odio reciproco a livello di “valori”, che siano
della ragione o della tradizione, ma mai economico-sociali.
I
“bianchi” sono oggi il 58% ma nel 1940 erano l’83% ed ancora nel 1990 il 75%,
il trend è chiaro.
Già si sa che perderanno la maggioranza
assoluta nel 2044, tra due decenni.
Peggio per la quota WASP dentro il cluster
“bianchi”, con età media più alta, in piena sindrome “Fort Apache”.
Un
sondaggio 2022 dava a 40% tra i dem e 52% tra i rep, favorevoli a separare
stati rossi e blu in una sorta di secessione ideologica e atti politico-giudici
locali, nonché la pratica tradizionale del -gerrymandering-, una sorta di sartoria dei collegi
elettorali per predeterminare la vittoria di certi candidati nelle forme della
rappresentanza che non è mai proporzionale, sembra esser andata in questa
direzione negli ultimi anni.
Alcuni
rep, da un po’, propagandano l’idea di alzare l’età del voto per evitare che i
più giovani portino voti ai dem.
Questa
idea di divorzio territorial-ideologico è inedita e dà il senso della
profondità della frattura sociale.
Lo screditamento reciproco dei rappresentanti
locali e federali dei due partiti è all’apice.
Del
resto, il crollo di fiducia è molto ampio: chiesa, polizia, giornalisti,
intellettuali, accademia e scuola stessa ed ovviamente i politici che spesso in
realtà sono cercatori di posizione sociale disposti a tutto.
La
guerriglia condotta sulla legittimità dei voti, potrebbe adombrare una ipotesi
ventilata sul “voto contingente” dove in mancanza di un chiaro pronunciamento
(ovvero contestato), ad ogni stato viene attribuito un voto, essendo la
maggioranza degli stati (che hanno però minor popolazione) repubblicani, ecco
qui realizzata l’intenzione che sempre più spesso esce da certe bocche “Noi
siamo una Repubblica, non una democrazia”, il che -per altro- è una limpida
verità.
È del
resto certificato da studi di Princeton e Northwest sui contenuti delle leggi
deliberate dal Congresso, già di dieci anni fa, che gli Stati Uniti sono una
oligarchia e non una democrazia.
È
questa oligarchia che ha interesse ad incendiare il sottostante, lì dove il
popolo si scanna per questioni di diritti civili, razza, prevalenza sessuale e
non per diritti sociali, qualità della vita, ridistribuzione dei redditi e
potere connesso.
Ci
sono presupposti per verificare questa profezia di una ipotetica guerra civile,
profezia che dato il grande rilievo media dato in America rischia di diventare
del tipo “… che si auto-avvera”?
Ci sono parecchie ragioni per dubitarne, sempre che
s’immagini barricate e vasti disordini per strada accompagnati da terrorismo
interno.
Tuttavia,
per quanto l’analisi dovrebbe esser più profonda di quanto permetta un post,
questa analisi specifica sulla crisi interna la società americana certifica che
è il cuore della civiltà occidentale ad esser in crisi profonda.
Per
questo agli europei si consiglierebbe di allentare i legami trans-atlantici,
gli americani sono destinati ad una continua contrazione di potenza mondiale
mentre all’interno danno sempre più di matto su tutto tranne che sul continuo
aumento delle diseguaglianze, malattia mortale per ogni società.
Parecchia
della fenomenologia perversa qui brevemente descritta, ha già contagiato le
nostre società.
Dal
globalismo-neoliberale alla lagna unidimensionale sui diritti civili e non
sociali che eccita l risposta tradizionalista, l’intero immaginario che percola
dalle serie tv e dal cinema, l’intero Internet e la logica dei social, ora dell’A.I.
che discende da un preciso milieu psico-culturale comportamentista (cioè
finalizzato al controllo del comportamento e della cognizione, altro che
“intelligenza”), la ripresa europea ed italiana nelle produzione e commercio di
armi, la
distruzione democratica già programmata dai primi anni ’70, la demagogia,
l’ignoranza aggressiva, il drastico scadimento qualitativo delle élite, la
scomparsa della funzione intellettuale, il semplicismo, l’infantile entusiasmo
tecnologico, una irrazionale fede sul ruolo della tecnica, le epidemie di
solitudine sociale e depressione, la farmaco-dipendenza, la plastificazione
corporea e la manipolazione neurale.
La
crisi del centro anglosassone del sistema occidentale irradia da tempo tutta
l’area di civiltà, anche dove l’antropologia culturale, sociale e storica,
sarebbe ben diversa.
Si
consiglierebbe di cominciare a programmare un divorzio, una biforcazione dei
destini, una rifondazione dell’essere occidentali che chiuda la parentesi
anglosassone.
Viaggiare
i tempi complessi con questa gente alla guida potrebbe esser molto pericoloso.
Democrazie
occidentali.
Laviadellavita.it – (12/12/2022) – Redazione –
ci dice:
Accade
… nelle democrazie occidentali.
La
“Prima” alla Scala … e una domanda scomoda.
Per la
celebre “Prima” del 7 dicembre – perché Milano festeggia in quel giorno il suo
grande santo vescovo e patrono Ambrogio (a proposito, anche la civica
benemerenza data in tale circostanza dal Comune si chiama “Ambrogino d’oro”,
che quest’anno è andato incredibilmente a Marco Cappato, che accompagna gli
italiani a suicidarsi in Svizzera per aggirare la legge italiana leggi) – nel “Palco Reale” del Teatro alla
Scala di Milano, hanno presenziato, secondo tradizione, le più alte cariche
dello Stato: oltre ovviamente al Presidente della Repubblica, quest’anno
c’erano pure delle presenze nuove, peraltro quasi tutte al femminile (a parte il nuovo Presidente del
Senato La Russa), sfoggianti ovviamente lussuosi capi firmati: il nuovo
Presidente del Consiglio dei Ministri (Giorgia Meloni) e il Presidente della Commissione
Europea
(Ursula von der Leyen).
Guardando
quella foto del Palco Reale, può però sorgere pure una scomoda ma scottante
domanda:
chi comanda davvero in Italia?
La
risposta dovrebbe essere già nell’art. 1 della Costituzione, che, com’è noto,
così recita:
“L’Italia
è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al
popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.
L’Italia
non è una Repubblica presidenziale (come la Francia o gli stessi USA), ma
parlamentare.
Il Presidente della Repubblica esercita certo
un grande potere, ma limitato e comunque sottoposto al volere popolare,
rappresentato dalle Camere (regolarmente votate) e dal Governo che ne emerge di
conseguenza (cfr. articoli 83/91 della Costituzione leggi).
Per
questo, all’inizio del suo settennale mandato, il Presidente della Repubblica,
secondo l’art. 91 della Costituzione, giura di fronte alle Camere con la seguente
formula:
«Giuro di essere fedele alla Repubblica e di
osservarne lealmente la Costituzione».
Qualora
non lo facesse o esercitasse un potere che non gli compete, potrebbe essere
destituito!
Qualcuno
in questi giorni ha ad esempio fatto presente che se il Capo dello Stato può
eccezionalmente inviare Messaggi alle Camere (art. 87), cosa peraltro assai
rara, non è contemplato invece un suo intervento di giudizio politico sul
Governo (titolare del potere esecutivo), cosa che spetta invece alle Camere, regolarmente
elette dai cittadini.
Lo
stesso Governo (a cominciare dal Presidente del Consiglio dei Ministri), all’inizio del proprio mandato, giura
solennemente al Quirinale sulla Costituzione e di fronte al Capo dello Stato –
lo abbiamo visto anche di recente – secondo questa formula:
“Giuro
di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le
leggi e di esercitare le mie funzioni nell’interesse esclusivo della Nazione»!
Secondo
il fondamentale “principio di sussidiarietà” (che, unitamente al “principio di
solidarietà”, costituisce il cardine della vita sociale e statale, vedi
Documento aula Dottrina sociale della Chiesa, punti 14 e 15), gli enti superiori sono al
servizio di quelli inferiori e dei singoli cittadini, nel senso di poter
intervenire solo e quando essi non riescano a soddisfare da soli i propri
diritti-doveri (principio di sussidiarietà) o quando lo richieda un legittimo
bene comune (principio di solidarietà).
Questo
vale da parte dello Stato nei confronti della società e dei “corpi intermedi” (enti vari, associazioni,
cooperative, ecc.) e questi stessi nei confronti della famiglia (cardine della società) e dei singoli cittadini (persone).
Certo,
oggi più che mai uno Stato vive anche di rapporti e persino unità sovranazionali;
ma
ancor più queste unità devono essere al servizio degli Stati membri, secondo
appunto il principio di sussidiarietà, e mai al di sopra della sovranità stessa
degli Stati.
L’Italia,
ad esempio, è tra i Paesi fondatori dell’Europa Unita (UE); ma è lecito e
doveroso chiedersi se tale Unione si basi ancora sui quei principi fondativi
(pensati ad esempio da De Gasperi, Schuman e Adenauer) o non sia diventata
invece un fagocitante centro di potere, in obbedienza cieca e totale alle
decisioni di potenti oligarchie occidentali, cioè sotto la regia di potentati
economici e finanziari (banche, che possono infatti decidere di far cadere
governi per giochi finanziari e di borsa… ricordiamo il fatidico “spread”!) e
persino culturali, con nuove ma potenti ideologie, mascherate da “diritti”
(come abbiamo ricordato nell’ultima News del 28.11.2022), imposte ai popoli,
pur se riguardanti ristrettissime minoranze, a suon di diktat e persino di
sanzioni economiche da infliggere agli stessi Paesi membri che desiderano
lecitamente e doverosamente difendere la propria cultura (cristiana) e non
vogliono allinearsi a tali nuove ideologie (peraltro anti cristiche) (vedi
Polonia e Ungheria, che come tutti gli Stati membri finanziano la UE).
Non
facciamo quindi della UE un “Olimpo” assoluto, che detta divini e inconfutabili
comandamenti e infligge relative condanne e ricatti ai disobbedienti!
(ricordiamo il famoso “Ce lo chiede l’Europa!”)
Tra
l’altro non sono nella UE neppure la Svizzera (che arriva alle porte di Milano,
vedi documento), il Regno Unito (fuggitone con la Brexit) e la Norvegia (che pur è strutturalmente legata
agli altri Paesi scandinavi, che sono invece nella UE).
Anche
l’ONU (Organizzazione
delle Nazioni Unite), sorta lodevolmente dopo la tragedia della II Guerra mondiale,
deve essere soggetta a tali criteri (principio di sussidiarietà e
solidarietà), cosicché promuova corretti rapporti e aiuti internazionali, e non diktat
di ideologie nichiliste e relativiste (tra l’altro di matrice massonica).
Un discorso
a parte merita poi la NATO (OTAN: Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord).
Tale
Patto militare è stato pensato nel 1949 in conseguenza di quanto avvenuto nella
II Guerra Mondiale e dell’intervento militare USA (anche in Italia) che portò
alla “liberazione” dal nazismo tedesco (che aveva causato il conflitto ma ne
uscì sconfitto).
Nacque
così il cosiddetto Patto Atlantico, un’alleanza militare che univa appunto la
sponda occidentale dell’oceano (USA e addirittura il Canada) a quella orientale
(Paesi dell’Europa occidentale).
La
NATO e gli stessi USA conservarono quindi il diritto di avere proprie basi
militari in Europa occidentale (anche in Italia) con il dovere di difendere gli Stati
membri in caso di aggressione militare.
Nonostante
che il “nemico”, vinto, fosse stato il nazismo, fino al 1989 la ragion d’essere
della NATO era costituita principalmente dal dover far fronte al comunismo,
cioè al “blocco sovietico”, in un’Europa spaccata in due dalla “cortina di
ferro” e rimasta fino a quell’anno nel quadro della cosiddetta “Guerra fredda”
tra USA e URSS.
Forse,
dopo il crollo del comunismo e dell’URSS, si doveva più sapientemente
ridiscutere il ruolo della NATO, invece di farla continuamente crescere
nell’Europa centro-orientale , avanzando minacciosamente verso la Russia (che non faceva più paura in quanto
uscita dal crollo del comunismo e dell’URSS praticamente priva di forze
militari ed economiche e pure di peso internazionale).
Persino
in Italia, il tracollo del comunismo e della Russia (1991) ha permesso
immediatamente una “rivoluzione politica”, attuata per via “giudiziaria”:
non
servendo più (anche agli USA/NATO) il baluardo anticomunista della DC, che
storicamente avrebbe dovuto uscire vincitrice dal tracollo del comunismo, è
stata invece subito eliminata per via “giudiziaria” (tangentopoli) e relativa
imponente condanna mediatica.
Tale
operazione, con l’appoggio delle grandi potenze dell’Occidente, poteva ormai
essere a favore anche dello storico antagonista politico (ex-PCI), che non
faceva più paura, neppure agli USA (lo dissero apertamente!), essendo venuta
meno non solo l’ideologia marxista ma pure l’ingente sostegno, anche
finanziario, della Russia!
Anzi
poteva essere anch’esso un ottimo alleato dell’Occidente, come poi è stato!
In quel frangente, però, le “uova nel
paniere” le ha rotte un neonato partito di destra (FI), il cui leader è stato
ovviamente presentato e attaccato per 30 anni come personificazione del male da
combattere (per via giudiziaria e mediatica)!
Negli
ultimi 20 anni, invece, la Russia ha abbondantemente recuperato tali forze, da
giocare pure nello scacchiere geopolitico internazionale (abbiamo visto in
Siria) e certamente non disposta a farsi minacciare dalla NATO né a
sottomettersi ai diktat economici, commerciali e ideologici (persino
nichilisti) dell’Occidente.
Ciò
che sta purtroppo avvenendo in Ucraina è da leggersi in quest’ottica storica,
culturale, economica e geopolitica.
Tra
l’altro, negli ultimi decenni, nel quadro geopolitico ed economico globale, è
prepotentemente emersa la potenza della Cina!
Nuovo padrone del mondo (gli USA non se ne
sono ancora accorti? quando persino gran parte del loro debito pubblico è in
mano alla Cina?), in caso di conflitto mondiale (Dio non voglia!) la Cina non
starebbe tra l’altro certo dalla parte degli USA ma della Russia!
Torniamo
dunque all’imbarazzante domanda di chi comanda davvero nelle democrazie
occidentali …
Le
democrazie occidentali (americane ed europee) sono poi davvero “democratiche” e
rappresentative della “sovranità popolare”?
La
gente sceglie realmente i propri rappresentanti?
Le linee politiche sono davvero decise dal
voto dei cittadini?
E i
cittadini sono davvero in grado di pensare con la propria testa o sono pilotati
dal fagocitante potere mediatico al soldo di occulti potentati economici?
(cioè:
vi formiamo quotidianamente la mente e poi vi chiediamo di esprimere il vostro
pensiero!)
Persino
nelle ultime elezioni presidenziali USA (peraltro con un sistema di
rappresentatività popolare discutibile, secondo Grandi Elettori e diverso ruolo
dei singoli Stati) tale democrazia ha mostrato vistose “crepe”, censure ed
imbrogli… [Tra
l’altro nel 1963 gli USA, che si presentano come madre di tutte le democrazie,
hanno conosciuto persino l’assassinio di un loro Presidente, non certo ad opera
di un folle (peraltro anch’egli subito ucciso), ma forse perché non
perfettamente allineato ai reali poteri occulti!]
Inoltre,
si dovrà prima o poi comprendere come mai in tali democrazie assistiamo in
genere a vistose rinunce, da parte dei cittadini, al loro diritto di voto (il crescente fenomeno
dell’astensionismo).
Dapprima
infatti vincono le “opposizioni” (fin quando salgono al potere, per poi accorgerci che
non si oppongono per nulla);
poi
lievitano i partiti “ribelli” (fin quando non vengono messi alla prova di governo, che li
fa rovinosamente crollare, come abbiamo visto recentemente in Italia); alla fine cresce appunto solo
l’astensionismo, per una sorta di cinica delusione sulle possibilità di una
reale propria incidenza sulle decisioni dei governi!
Torniamo
infine al “Palco Reale” della Scala e alle donne più importanti del mondo (s’è
detto) che il 7 dicembre scorso hanno potuto affacciarvisi.
Il/La
Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni, attualmente unica donna
al mondo a Capo di Governo (almeno così s’è visto al G20 di Bali) e prima nella
storia d’Italia, è riuscita velocemente e trionfalmente a salire a Palazzo
Chigi, secondo finalmente il volere dei cittadini italiani, nonostante un
marcato ostracismo mediatico, anche perché guidò l’unica “opposizione” al
governo precedente!
Ovviamente ha però dovuto subito precipitarsi a
Bruxelles ad ossequiare il potere della UE (non solo per dovere istituzionale ma
per fugare i dubbi sul suo presunto pregiudizio “sovranista”), così come mostrarsi prona (al G20) al
Presidente USA e persino a quello cinese [sul potere interno e mondiale di
Xi-Jinping e sul silenzio internazionale circa i diritti civili negati in Cina
e persino sulle responsabilità cinesi per il Covid-19, che pur ha messo in
ginocchio il mondo, ci siamo soffermati anche nella scorsa News del
28.11.2022].
La
Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen è leader appunto di un’Europa
Unita in assoluta “obbedienza occidentale” (non solo politica, ma economica e
persino ideologica), che impone ai Paesi membri, oltre alla logica delle banche e
dei mercati, ogni ideologia nichilista (abortista, omosessualista,
relativista), con tanto non solo di ostracismo ma di sanzioni a chi osi disobbedire; ed
ora di fatto in guerra con la Russia!
La
Signora, interpellata dai giornalisti mentre faceva il suo elegante ingresso
nell’augusto teatro lirico milanese, prendendo spunto dall’opera lirica russa
rappresentata quella sera (“Boris Godunov” di M. Musorgskij), ha risposto sarcasticamente: “non lasceremo
che Putin cancelli la cultura russa!”.
Cioè: questo è un compito nostro!
Gli
USA … e il mondo cambiato.
Abbiamo
già sottolineato il grande ruolo ricoperto nel mondo dagli USA, specie nel XX
secolo, come del resto in precedenza l’Impero britannico.
Avevamo
pure osservato come gli USA, senza nulla togliere al loro effettivo potere
mondiale (nel bene e nel male), non pare si siano davvero resi conto che il
mondo è cambiato (tranne forse chi ha recentemente tentato di perseguire una
politica estera USA come “America first”), che non possono più pretendere di
essere gli unici padroni di un mondo globalizzato, tanto meno di continuare a
presentarsi sulla scena mondiale come l’impero del “bene” contro quello del
male (gli altri), come la vera “democrazia”, da esportare persino con la guerra (così è stato detto in Iraq, in
Libia e in Siria), e che i loro “interessi” vengano sempre di nuovo presentati
come il progresso e il benessere del mondo intero.
Soffermiamo ancora la nostra attenzione su questo punto
decisivo.
Gli
indizi di una progressiva perdita della pretesa di un potere globale degli
“Americani” (perché gli USA si identificano con l’intero continente americano,
se non addirittura col mondo!), così come progressivamente crollò l’Impero
britannico, si sono in realtà presentati assai presto, già negli anni ’60 del
secolo scorso.
Se nell’ottobre 1962 riuscirono ad opporsi con
fermezza alla Russia sulla pericolosa questione dei missili a Cuba, non
altrettanto successo gli USA ottennero, com’è noto, nel “sud-est asiatico”
(Vietnam).
La
presenza americana nel sud in quel Paese aveva indubbiamente un grande valore
non solo strategico-militare, ma di opposizione al crescente potere del
comunismo, abbracciato dalla Cina di Mao e in via di tragica esportazione in
tutto l’Estremo Oriente (Corea del nord, Vietnam del nord, Laos, Cambogia), con
violenze inaudite, milioni di morti e la soppressione dei più elementari
diritti (mentre in Italia la contestazione giovanile di quegli anni,
potentemente egemonizzata dai comunisti, inneggiava a quelle benefiche
rivoluzioni da “libretto rosso”).
In
Vietnam gli USA dovettero però sostenere una drammatica ed estenuante guerra,
che terminò col loro ritiro [cui seguì il tragico trionfo del comunismo in
quelle terre, con milioni di morti: solo in Cambogia in 4 anni fu ucciso dai
“Khmer rossi” un terzo della popolazione;
e dal
Vietnam “liberato” decine di migliaia di poveretti cercarono persino di fuggire
in mare con piccole imbarcazioni, così da essere definiti “boat people” – vedi
News, 12.09.2020].
Nei decenni
successivi, già nella prima “Guerra del Golfo” (Persico) contro l’Iraq
(1990/1991), operata dagli USA (con 35 Stati) sotto l’egida dell’ONU, pur
presentandosi con una plausibile giustificazione, anche se di facciata, in
quanto risposta all’invasione irachena del Kuwait (peraltro un piccolo emirato
totalmente desertico, dove però gli USA e le grandi compagnie petrolifere
occidentali estraevano e raffinavano il loro petrolio), fu appunto descritta
pure come un’esportazione della “democrazia”, contro il dittatore Saddam
Hussein [peraltro un dittatore, presentato come “personificazione del male”
(come sempre fa l’Occidente con i propri nemici), invece assai meno
integralista islamico rispetto ad altri sceicchi, emiri, califfi e sultani (ad
esempio della penisola arabica, tuttora prosperi ed alleati USA), tanto da
avere un ministro degli esteri addirittura cristiano cattolico caldeo (Tareq
Aziz);
tra l’altro in quella prima guerra contro
l’Iraq, Saddam fu stranamente lasciato in vita (venne invece spettacolarmente
catturato e ucciso nel secondo conflitto iracheno, nel 2003), così come non si
giunse all’occupazione di Baghdad (come invece nel 2003).
Per la prima volta, inoltre, quella guerra
divenne un fatto “mediatico” mondiale (dirette TV, immagini, filmati, talora
falsi o di archivio), come mezzo di “propaganda bellica”, che appunto
presentava gli occidentali come le forze del bene e il dittatore iracheno come
il demonio (ricorda qualcosa di attuale?).
A
proposito di vendita di armi: nella guerra Iran-Iraq (1980/1988), l’Italia
vendeva armi (persino navi militari!) ad entrambi i Paesi!
Più
recentemente, agli inizi del nuovo Millennio, i clamorosi e tragici attentati
terroristici dell’11.09.2001 contro gli USA (plateali distruzioni e uccisioni a
New York e Washington che gli USA non videro in casa propria neppure durante il
secondo conflitto mondiale e che riuscirono a sfuggire o ad essere persino
occultati dall’Intelligence USA!) segnarono certamente una svolta nella pretesa
americana di promuovere la globalizzazione del loro potere.
La
conseguente ritorsione della guerra contro l’Afghanistan (iniziata subito un
mese dopo, nel 2001) e quella contro l’Iraq (nel 2003) – quando peraltro quasi
tutti i terroristi (sui 4 voli di linea di quel terrificante attentato)
provenivano dall’Arabia Saudita, alleato storico degli USA! – sono
ingloriosamente terminate nel 2021 col ritiro USA da entrambi i Paesi, senza
che le sorti di quei Paesi fossero davvero mutate o diventate democratiche,
anzi in Afghanistan ciò ha permesso ai Talebani di andare immediatamente al
potere (vedi
News, 19.08.2021).
Anche
nel 2011, cavalcando le cosiddette Primavere arabe (peraltro da loro ben foraggiate), gli USA, insieme a forze alleate, si
sono sentiti autorizzati, come forze “del bene” e del progresso (democrazie)
contro quelle del male (dittature o governi considerati ostili al “progresso”,
a scelta), ad invadere la Libia (uccidendo il leader Gheddafi il 20.10.2011 e
destabilizzando così totalmente il Paese, peraltro a scapito dell’Italia, sia
per le forniture ENI di petrolio-metano che per la questione dell’immigrazione
clandestina dalle coste libiche, andata totalmente fuori controllo);
così in Siria (fomentando una guerra civile
col chiaro intento di destituire il leader al-Assad e impiantare la propria
influenza).
È però a questo punto che gli USA si sono trovati di
fronte, loro malgrado, al potere geopolitico mondiale davvero mutato (non se
n’erano ancora accorti?), così da trascinarsi in una pericolosa lotta senza
fine:
infatti
la Cina nel frattempo era diventata una potenza mondiale e la Russia aveva
riacquistato la propria forza economica e soprattutto militare;
entrambe grandi potenze non più disposte a
lasciare la leadership mondiale (economica, politica. Ideologica) in mano agli USA e
all’Occidente [si riascolti in merito, a proposito degli USA come esercito del
bene e del progresso dell’umanità contro le forze del male, il forsennato intervento all’ONU
dell’allora Segretario di Stato USA Hillary Clinton sul dovere di intervenire
in Siria, non solo per abbattere il loro sovrano ma per punire nientemeno che
Russia e Cina che si opponevano al bene e al progresso del mondo!]
Non
parliamo poi qui della situazione in Somalia, in conflitto con l’Etiopia
(questa appoggiata dalle truppe USA!): un conflitto senza fine, fallimentare e
lasciato nell’oblio internazionale.
Una
parola ancora sulla NATO …
(Sulla
crescita della NATO in Europa dal 1990 al 2019 vedi:
(cfr.
News, 2.04.2022 e 2.10.2022 e News/documento del 22.10.2022).
Dobbiamo
sottolineare la questione della Turchia, Paese appartenente alla NATO (e
qualcuno vorrebbe persino alla UE!), ma di fatto tornato (con Erdoğan) ad
essere una sorta di “Califfato musulmano sunnita” [peraltro con enormi infiltrazioni in
Europa, mediante moschee, scuole coraniche, e ricattandola, a suon di miliardi
di € ottenuti, con la questione degli immigrati (cfr. News 2.10.2018, 5.12.2019
e 5.03.2019)].
Oltre
ad essere in perenne tensione con la Grecia (pur essendo entrambi Paesi della
NATO!), nel
1974 la Turchia ha invaso Cipro e ne occupa tuttora la parte settentrionale (oggi Stato autonomo, riconosciuto
però solo dalla Turchia).
Com’è
noto, l’isola ha avuto nella storia ed ha pure nel presente un’enorme
importanza strategica, trovandosi nella parte più orientale del Mediterraneo e
quindi pure di fronte all’incandescente Medio Oriente.
Non a
caso fino al 1959 fu un avamposto dell’impero britannico (tuttora, ad esempio, la circolazione
stradale è a sinistra), che conserva nell’isola due basi militari sovrane.
Ha
però dell’incredibile che nel 2004 Cipro (la parte ovviamente non occupata
dalla Turchia, cioè il 59% dell’isola) sia entrata nella UE (mentre appunto non vi sono neppure
la Svizzera e il Regno Unito!) e nel 2008 ha addirittura adottato l’€ (che non c’è neppure in Danimarca,
Svezia, Polonia e Ungheria, Paesi tutti della UE)!
Ci
sono dunque invasioni che provocano sdegno e guerre … ed altre (persino contro un Paese UE, da parte
di un Paese NATO!) che sono silenziate e dimenticate!
Dovremmo
poi ricordare l’intervento armato della NATO (con l’apporto pure dell’Italia!) nella Serbia (con il Kosovo e Montenegro), nel 1999. [C’era già stato un intervento
armato della NATO in Bosnia ed Erzegovina, nel 1995].
[La
Serbia costituisce peraltro l’ultimo residuo della ex-Jugoslavia e del
comunismo nella zona dei Balcani, dove tuttora permane una situazione critica,
che può di nuovo degenerare, e vede ancora la presenza delle forze NATO]
A
proposito di opposizioni che salgono al potere e cambiano divisa …
In
quella circostanza (guerra in Serbia) fu proprio il Presidente del
Consiglio Massimo D’Alema – il leader PD che fin da giovane universitario a
Pisa fu militante e giovane speranza del PCI, quindi ancora con profumo di
“falce e martello” e inneggiante all’Unione Sovietica e alla Cina di Mao! – a
condurre l’Italia a combattere, a fianco della NATO, in Serbia, Montenegro e
Kosovo (su
D’Alema impegnato con la NATO nella guerra in Serbia esiste un sarcastico
commento “comunista”).
Esiste
poi un altro paradosso (di cui abbiamo già parlato, cfr. News, 2.04.2022); quello che all’interno della UE e dei
Paesi NATO (tra
Polonia e Lituania) c’è un territorio appartenente alla Russia (perché prima del 1991 la Lituania
era parte dell’URSS e quindi c’era una continuità territoriale con questa
regione), attorno
alla città di Kaliningrad (ex Königsberg), che è anche un importante porto sul Baltico!
Potremmo
dunque osservare che anche in Europa pare che gli USA (e la NATO) non si siano
ancora accorti della rinascita economica e militare della Russia (oltre che della potenza cinese) e di quanto sia tornato rischioso
provocarla o minacciarla (esiste la risposta
di Putin alla H. Clinton).
La
grave crisi della situazione in Ucraina (in fibrillazione già dal 2014,
quando ha conosciuto di fatto un colpo di Stato e tuttora guidata da un giovane
leader*, già al soldo dell’Occidente), con l’intervento armato della Russia
e l’annessione mediante Referendum del Donetsk e Luhansk e delle regioni di
Zaporozhye e Kherson, è da leggersi in questo mutato panorama geopolitico
europeo e mondiale.
* (V. O. Zelens’kyj (nato il
25.01.1978), presidente dell’Ucraina dal 20.05.2019, è semplicemente un attore,
regista e comico prestato alla politica -basti vedere come si veste, anche
ufficialmente).
Purtroppo,
in questo quadro concitato e pericoloso, si sente parlare con troppa
disinvoltura (anche se fosse solo a scopo deterrente) di possibile conflitto nucleare; il
che condurrebbe il mondo sull’orlo dell’abisso, se non dell’autodistruzione!
[Nella News–documento del 12.01.2022
abbiamo parlato di “possibili catastrofi”, anche nucleari, che incombono
sull’umanità e di quante volte l’umanità si sia già trovata sull’orlo di tale
abisso, anche per possibili errori elettronici]
Ovviamente,
come abbiamo già ricordato nella News del 2.10.2022, ciò che viene propagandato
o censurato anche in Italia sulla questione Ucraina risente della tipica
“informazione da guerra”.
Quando
si entra in guerra – anche l’Italia vi è entrata (anche se ufficialmente la
Costituzione lo vieta, cfr. art. 11), visto che fornisce armi e soldati ad
una delle parti in lotta – è sempre difficile distinguere nettamente il bene
dal male e il vero dal falso.
Tutto
il sistema mediatico deve ovviamente essere “di parte”, con quella sorta di
“manicheismo” da guerra, secondo cui noi (Occidente) siamo il bene e il nemico (Russia, anzi, il solo suo
Presidente) è il male.
Ed è
pure ovvio che si raccolgano e divulghino dei dati, peraltro difficilmente
verificabili in modo obiettivo, che avvalorino tale propria tesi.
Ancora
armi!
In
tale contesto, di fatto sempre più incandescente, l’Italia continua ad inviare
armi all’Ucraina (nonostante che la nostra Costituzione ripudi la guerra – cfr. art. 11
vedi)!
Se già
il governo Draghi aveva inviato armi all’Ucraina, per un valore di 450 milioni
di € (e siamo in piena crisi economica ed
energetica, causata prima dalla pandemia e dalle relative politiche,
restrittive se non suicide, poi proprio a causa delle stesse sanzioni alla Russia!), anche il nuovo governo Meloni ha in
questi giorni deciso di continuare a fornire armi all’Ucraina per tutto il
2023, sempre per un valore di circa almeno 450 milioni di €)! (Senza alcuna autorizzazione del nostro Parlamento
abbiamo dichiarato - di fatto - guerra alla Russia! N.D.R)
A
proposito ancora di corsa agli armamenti (vedi Flash-News del 6.07.2021,
12.08.2021, 4.12.2021), ecco un’ultima notizia:
“ Italia, Regno Unito e Giappone” hanno
in questi giorni stretto un’alleanza “senza precedenti” nel settore della
difesa, al fine di produrre entro il 2024 (per essere però operativo entro il
2035) il
nuovo aereo da combattimento Tempest, jet supersonico di sesta generazione (che
dovrà sostituire l’attuale caccia Eurofighter Typhoon .
Teniamo inoltre presente che si tratta di spese
ingenti (tra
l’altro in un momento di crisi economica come questa)!
Intanto,
a proposito della crescente tensione tra USA e Cina, gli USA hanno recentemente
stanziato 12 miliardi di $ per difendere Taiwan dalla Cina.
(È di
normale conoscenza che il governo USA voglia conquistare il mondo intero per
adeguarlo al commercio internazionale libero! N.D.R)
Ma si
vuole davvero andare verso una nuova Guerra mondiale?
Sui
grandi armamenti in corso, a mo’ di tragico preludio di un’imminente Grande
Guerra, eravamo già intervenuti (vedi ad es. News, 2.04.2022).
Così
come abbiamo già riflettuto (cfr. News/documento del 1.03.2022) sul senso della storia e sull’inquietante
attualità, senza dimenticare la presenza e i ripetuti accorati richiami della
“Regina della pace”, Maria SS.ma Immacolata!
Ultime
notizie … sul fronte occidentale.
A
proposito dell’apostasia dal cristianesimo e della montante “dittatura del
relativismo” nelle democrazie occidentali [ultima notizia delle News,
28.11.2022.“Diritti … à la carte”]
USA.
Clienti rifiutati da un ristorante perché cristiani.
Un
noto ristorante del centro storico di Richmond (Virginia, USA), ha rifiutato l’ingresso
ad un gruppo di cristiani, in quanto notoriamente contrari all’aborto e
all’ideologia LGBTQ+.
Questa
la giustificazione del ristorante (su Instagram):
“In
otto anni di servizio abbiamo raramente rifiutato qualcuno che voleva cenare da
noi. Questa volta, invece, l’abbiamo fatto.
Molti
del nostro staff sono membri della comunità LGBTQ+;
quindi
abbiamo rifiutato la prenotazione di un gruppo cristiano conservatore, che non
gli riconosce i diritti e che è pure contro l’aborto, dunque per nulla
inclusivo “.
Verso
un Natale “winter-day”?
Sotto
le pressioni culturali anticristiane, marxiste, laiciste, ma anche di mode USA,
molte feste cristiane, laddove non sono state soppresse, hanno almeno cambiato
nome e significato, ponendo in atto una vera e propria colonizzazione ed
espropriazione culturale dei nostri Paesi.
(Ne
abbiamo ampiamente parlato nel documento sui “Calendari” e in molte News).
L’unica
solennità cristiana che non sono riusciti a rimuovere o a mutarvi il nome (e in Italia è rimasta anche festa
civile*) è
quella dell’8 dicembre (Immacolata Concezione della B. V. M.).
*(
L’Immacolata, solennità “cattolica”, oltre che in Italia, è festa civile (8
dicembre) anche in Portogallo, Spagna, Austria, Liechtenstein, nei Cantoni
cattolici della Svizzera, a Malta, ma è pure tornata festa (anche civile) nei
Paesi ex-comunisti come Albania e Macedonia del Nord -ex regione jugoslava).
Strano,
perché tra l’altro questo titolo è di grande pregnanza teologica ma non è certo
di facile comprensione (viene infatti spesso confuso, persino da molti credenti, con
il concepimento verginale di Gesù da parte di Maria SS.ma, che è invece un
altro contenuto di fede, celebrato il 25 marzo).
Tale
sublime titolo mariano implica infatti la dottrina del “peccato originale” (di cui appunto per singolare
privilegio, in virtù della stessa futura Passione di Cristo, ne è venuta al
mondo esente la Vergine Santa).
La questione teologica del “peccato originale” è
altrettanto ardua da analizzare, ma è decisiva per comprendere Cristo e la Sua
missione (la nostra Redenzione) e quindi la stessa fede cristiana.
Se
l’Illuminismo (e di conseguenza la cultura ancor oggi dominante) ha negato il “peccato originale” [l’uomo sarebbe naturalmente e
spontaneamente buono, da cui l’idea del “buon selvaggio”, per poi non riuscire
più a spiegare l’origine del male!], anche l’attuale fede cristiana sembra sempre più dimenticarlo
se non addirittura negarlo;
tant’è vero che non se ne parla più nelle
catechesi, nelle omelie e neppure nella stessa celebrazione del Battesimo [che toglie il “peccato originale”
(presente anche in un neonato), come pure tutti i peccati (nel Battesimo degli
adulti)].
Questo
contenuto teologico e titolo mariano (Immacolata Concezione) è stato proclamato
come “dogma”, cioè come contenuto irrinunciabile della fede cattolica, dal
Beato Pio IX nel 1854.
Ma è stato confermato dalla Madonna stessa a Lourdes
il 25.03.1858, rivelandosi all’ignara fanciulla Bernadette proprio con questo
arduo titolo! (il
che convinse finalmente il Parroco che non poteva trattarsi di
un’autosuggestione o una menzogna della bambina!)
Un
segno che l’Immacolata vince sempre e presto trionferà sulle potenze
anti-cristiche del male (come da Lei preannunciato)?
Non è
poi significativo che persino l’URSS sia poi improvvisamente crollata proprio
l’8 dicembre 1991!
Dobbiamo
infine fare una considerazione sul Natale, ormai vicino.
Sotto
il comunismo ateo, in Unione Sovietica si cercò in tutti i modi di far
dimenticare il Natale (quello ortodosso si celebra il 7 gennaio, secondo il
calendario “giuliano”).
Il potere comunista cercò di sopprimerlo, poi
di trasformarlo in una generica Festa dell’Inverno, con un protagonista
che non poteva essere Babbo Natale (avrebbe saputo troppo di Occidente!), per cui inventarono Nonno Gelo!
Ciò
scandalizzava e pareva impossibile ai rari cristiani dell’Occidente che ne
venivano a conoscenza (arrivava dunque a tanto il comunismo ateo)! Però poi nelle democrazie occidentali
le cose non sono andate meglio.
Quanti
parlano ancora, nelle società occidentali, in televisione come nei
supermercati, nei giornali come nelle feste, fino agli addobbi natalizi (che
cominciano ai primi di novembre, cosa che negli anni ’60 si vedeva solo negli
USA!), di Natale (cioè Nascita) di N. S. Gesù Cristo?
Natale
di Chi? che Nascita si festeggia? Chi è il Festeggiato? perché è il più grande
“dono” (da cui la tradizione dello scambio dei doni) che Dio Padre ha fatto
all’umanità?
L’apostasia
del comunismo era più grossolana, evidente e riconoscibile; quindi meno
pericolosa e persuasiva.
Infatti
è crollata, insieme al potere comunista e all’ideologia marxista; ed è
fortemente rinata (o riemersa) la fede cristiana!
Quella
occidentale “tipo woke” è apparentemente meno violenta, ma più pericolosa, in
quanto soft, propria di un imperialismo culturale che pare col tempo non
lasciare scampo, nemmeno ai bambini!
Le
Feste cristiane rimangono, ma senza contenuti o con nuovi contenuti, nuovi
nomi, nuove usanze … il tutto sotto l’impero del dio-mercato.
Per
chi ha occhi per vedere (per lume di ragione o per grazia di Dio), il progetto
non pare però meno satanico!
A
proposito … Anche la cristiana solennità di “Tutti i Santi” (1° novembre) è
stata da
poco trasformata, con un imperialismo culturale che dagli USA in pochi decenni
ha raggiunto tutto l’Occidente, perfino l’Italia (compreso i bambini, le
scuole, le famiglie), nell’apparentemente innocua – in realtà con forti tratti
persino satanici!* – festa (o notte) di Halloween!
* (Nelle sette esoteriche e sataniche è
esplicitamente celebrata come Festa di Satana, coi relativi e macabri riti; ma
non è difficile coglierne i segni anche nelle simbologie e maschere, ormai
diffuse persino tra i nostri bambini!)
Ora
anche l’Avvento (preparazione al S. Natale) comincia a trasformarsi nei
Winter-days (ne è riprova la nuova iniziativa commerciale della McDonald’s, per il
1-25 dicembre)!
Pronti
per un venturo 25 dicembre come “Winter-Day”?
L'accordo
per conferire all'OMS
l’autorità
di dettare le politiche
pandemiche
globali.
Sinistrainrete.info
- Kevin Stocklin – (14 -3-2023) – ci dice:
Sul
sito “The Epoch Times” un articolo che spiega i gravi pericoli insiti
nell'accordo, in via di attuazione accelerata entro il 2024, attraverso il
quale i governi degli stati aderenti dovrebbero attribuire ad un organismo
internazionale come l'OMS il potere di determinare le politiche sanitarie
globali, ossia quelle politiche fortemente restrittive delle libertà che i
governi non riescono più ad imporre in casa propria.
L'aspetto
forse più grottesco sta nel progetto di controllo globale sulla
'disinformazione' che rischia di mettere in discussione le verità ufficiali di
volta in volta consacrate.
Un
vero e proprio Ministero della Verità a livello globale.
L'amministrazione
Biden si sta preparando a firmare un accordo "giuridicamente
vincolante" con l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) che, secondo
gli esperti, darebbe all'agenzia sanitaria delle Nazioni Unite con sede a
Ginevra l'autorità di dettare la politica sanitaria americana durante una
pandemia.
(L’Oms riceve cospicui finanziamenti da Gates, Soros, & C e dal Deep State Usa -
N.D.R).
Nonostante
le diffuse critiche alla risposta da parte dell'OMS alla pandemia COVID, a
settembre 2022 il segretario alla salute e ai servizi umani degli Stati Uniti “Xavier
Becerra” ha partecipato a un incontro col direttore generale dell'OMS “Tedros
Adhanom Ghebreyesus” per annunciare "il Dialogo Strategico USA-OMS".
Insieme,
hanno sviluppato una "piattaforma per massimizzare la partnership di lunga
data USA-OMS e per proteggere e promuovere la salute di tutte le persone in
tutto il mondo, compreso il popolo americano".
Queste
discussioni e altre hanno dato vita a una "bozza zero" (pdf) di un
trattato sulle pandemie, pubblicata il 1° febbraio, che avrà poi bisogno della
ratifica da parte di tutti i 194 stati membri dell'OMS.
Una
riunione dell'organo negoziale intergovernativo dell'OMS è prevista per il 27
febbraio per elaborare la stesura finale, che sarà poi sottoposta alla firma
degli stati membri prima della ratifica.
Scritta
all’insegna del “mondo unito nell’equità", la bozza zero attribuisce
all'OMS il potere di dichiarare e gestire un'emergenza pandemica globale.
Una
volta dichiarata un'emergenza sanitaria, tutti i firmatari, compresi gli Stati
Uniti, si sottoporranno all'autorità dell'OMS per quanto riguarda trattamenti e
regolamenti governativi come lockdown, obblighi vaccinali, catene di
approvvigionamento globali e monitoraggio e sorveglianza delle popolazioni.
La
questione se un trattato internazionale abbia il potere di dettare la politica
interna senza l'approvazione dei legislatori è controversa.
"I
trattati non prevalgono sulla nostra Costituzione", ha scritto il deputato”
Thomas Massie” (R-Ky.) su Twitter il 27 febbraio.
"Se
un trattato pretende di sostituire la nostra Costituzione, quel trattato è
inapplicabile", ha scritto “Massie”.
Risposta
centralizzata alla pandemia.
Ma
anche altri diffidano di accordi internazionali che potrebbero centralizzare
l'autorità o la risposta alle pandemie.
"Vogliono
vedere una risposta centralizzata, basata su vaccini e farmaci, e molto
restrittiva in termini di controllo delle popolazioni", ha detto a “The
Epoch Times” “David Bell”, medico della sanità pubblica ed ex membro dello staff
dell'OMS specializzato in politiche epidemiche.
"Decideranno
loro cos'è un'emergenza sanitaria e stanno mettendo in atto un meccanismo di
sorveglianza che assicurerà che ci siano potenziali emergenze da
dichiarare".
Il
trattato sulla pandemia dell'OMS fa parte di un impegno a doppio binario, in
coincidenza con un'iniziativa dell'”Assemblea mondiale della sanità” volta a
creare nuovi regolamenti globali sulla pandemia che gli esperti temono possano
anche sostituire le leggi degli Stati membri.
L'”Assemblea
mondiale della sanità” è l'organo normativo dell'OMS, composto da
rappresentanti degli Stati membri.
“Entrambe
[le iniziative] sono mortalmente pericolose”, ha detto a “The Epoch Times” “Francis
Boyle”, professore di diritto internazionale presso il “College of Law”
dell’Università dell’Illinois.
“Una o
entrambe le iniziative istituirebbero uno stato di polizia medica mondiale
sotto il controllo dell'OMS, e in particolare del direttore generale dell'OMS,
Tedros,( noto
uomo politico con tendenze predatorie N.D.R).
"Se
l’una o l’altra iniziativa passeranno, Tedros o il suo successore saranno in
grado di emettere ordini che arriveranno fino ai medici di base".
Il
medico “Meryl Nass” ha dichiarato a “The Epoch Times”:
“Se queste regole vengono approvate come sono
attualmente, a me, in quanto medico, verrà detto cosa sono autorizzato a dare e
cosa mi è proibito dare a un paziente, ogni volta che l'OMS dichiarerà una
emergenza sanitaria pubblica.
Quindi
possono dirti che hai a disposizione “remdesivir”, ma non puoi avere “idrossiclorochina”
o” ivermectina”.
Quello
che stanno dicendo è anche che credono nell'equità, il che significa che tutti
nel mondo verranno vaccinati, che ne abbiano bisogno o meno, che siano già
immuni o meno.
Per
quanto riguarda i trattamenti medici, l'accordo richiederebbe ai paesi membri
di "monitorare
e regolamentare i prodotti correlati alla pandemia che siano scadenti e
falsificati".
Sulla
base della precedente politica dell'OMS e dell'amministrazione Biden, ciò
probabilmente includerebbe costringere le popolazioni ad assumere vaccini di nuova
concezione, impedendo ai medici di prescrivere trattamenti non vaccinali o altri
farmaci.
Aggirare
il Senato e la Costituzione?
Una
questione chiave che riguarda l'accordo è se l'amministrazione Biden possa
vincolare gli Stati Uniti a trattati e accordi senza il consenso del Senato,
richiesto dalla Costituzione.
La “bozza zero ammette che, secondo il diritto
internazionale, i trattati tra paesi devono essere ratificati dai legislatori
nazionali, rispettando così il diritto dei cittadini a prestare il proprio
consenso.
Tuttavia,
la bozza include anche una clausola secondo cui l'accordo entrerà in vigore su
base "provvisoria" non appena sarà firmato dai delegati dell'OMS e
sarebbe, quindi, legalmente vincolante per i paesi membri senza la ratifica dei
legislatori.
"Chiunque
abbia redatto questa clausola era a conoscenza quanto me del diritto costituzionale
degli Stati Uniti e del diritto internazionale, e l'ha inserita deliberatamente
per eludere il potere del Senato di dare il proprio parere e la propria
autorizzazione ai trattati, e farli entrare in vigore in via provvisoria
immediatamente dopo la firma", ha affermato” Boyle”.
Inoltre, "l'amministrazione Biden
assumerà la posizione secondo cui si tratta di un accordo esecutivo
internazionale che il Presidente può concludere di sua iniziativa senza
l'approvazione del Congresso, ed è vincolante per gli Stati Uniti d'America,
compresi tutti i funzionari statali e locali democraticamente eletti,
governatori, procuratori generali e funzionari sanitari”.
Secondo
“Boyle”, diverse decisioni della “Corte Suprema degli Stati Uniti “potrebbero supportare
la posizione dell'amministrazione Biden.
Per
esempio la
sentenza sullo “Stato del Missouri vs. Olanda”, in cui la Corte Suprema ha
stabilito che i trattati sostituiscono le leggi statali, mentre altre sentenze,
come “Stati Uniti vs. Belmont”, hanno stabilito che gli accordi esecutivi senza
il consenso del Senato possono essere giuridicamente vincolanti, in base alla
forza dei trattati.
Ci
sono parallelismi tra l'accordo pandemico dell'OMS e un recente accordo fiscale
globale dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE),
che l'amministrazione Biden ha firmato, sebbene i repubblicani affermino che
non ha "alcuna speranza" di un'approvazione legislativa.
Nell'accordo
“OCSE “sono previste sanzioni che consentono ai paesi stranieri di punire le
società americane nel caso che l'accordo non venga ratificato dagli Stati
Uniti.
Come
con l'”accordo fiscale dell'OCSE”, i funzionari dell'amministrazione stanno
tentando di rivolgersi alle organizzazioni internazionali perché impongano
delle politiche che sono state respinte dagli elettori americani.
Secondo
la Costituzione degli Stati Uniti, l'assistenza sanitaria non ricade sotto
l'autorità del governo federale; è competenza degli stati.
Secondo
“Boyle”, l'amministrazione Biden ha ritenuto che questo fosse uno sgradito
ostacolo ai suoi tentativi di imporre agli americani obblighi vaccinali e
mascherine, dato che i tribunali stabiliscono che le agenzie federali non hanno
questa autorità.
"Per
aggirare questo problema, si sono rivolti all'OMS, sia per i regolamenti che
per il trattato, per aggirare l'opposizione interna", ha detto Boyle.
Secondo
la “bozza zero”, i firmatari intenderebbero "rafforzare la capacità e le
prestazioni delle autorità di regolamentazione nazionali e aumentare
l'armonizzazione dei requisiti normativi a livello internazionale e regionale".
Attueranno
anche un "approccio di governo e società globali a livello nazionale"
che includerà i governi nazionali, i governi locali e le società private.
La”
bozza zero” afferma che il nuovo accordo è necessario a causa del
"catastrofico fallimento della comunità internazionale nel mostrare
solidarietà ed equità in risposta alla pandemia del coronavirus (COVID-19)".
Un
rapporto dell'”Independent Panel for Pandemic Preparedness and Response” (pdf)
dell'OMS ha definito la performance dell'OMS come un "cocktail
tossico" di decisioni sbagliate.
La co-presidente “Ellen Johnson Sirleaf “ha parlato
alla BBC di "una miriade di fallimenti, lacune e ritardi".
Le soluzioni proposte da quel rapporto,
tuttavia, non suggeriscono una maggiore autonomia locale o un processo
decisionale diversificato, ma piuttosto una maggiore centralizzazione, più potere e più soldi per l'OMS.
"Sorveglianza
sanitaria unica" e disinformazione.
L'accordo
sulla pandemia dell'OMS richiede agli Stati membri di implementare la "One Health surveillance".
One Health è un concetto che è stato adottato
dalle Nazioni Unite, dai Centri per il controllo e la prevenzione delle
malattie, dalla Banca mondiale e da altre organizzazioni globali.
"Il
termine originariamente significava un modo di vedere la salute umana e animale
come collegate - a volte lo sono - in modo da poter migliorare la salute umana
agendo in modo più ampio", ha detto “Bell”.
“Questo
concetto è stato distorto e ora viene utilizzato per affermare che tutte le
attività umane e tutti i problemi all'interno della biosfera influiscono sulla
salute e sono quindi di competenza della sanità pubblica.
Quindi la salute pubblica può essere interpretata in
modo da includere il clima, o il razzismo, o la gestione della pesca, e il
concetto viene utilizzato per affermare che anche affrontare le emissioni di
carbonio è un problema di salute, e quindi una 'emergenza' sanitaria".
La
bozza zero dell'OMS afferma che ‘Sorveglianza Sanitaria Unica' significa
..." la definizione verrà ulteriormente elaborata nelle bozze future.
Qualunque
cosa comporti alla fine la” One Health surveillance”, comunque i firmatari
devono investire in essa, implementarla e rafforzarla'".
Nel
settembre 2022, la Banca Mondiale ha approvato un “Financial Intermediary Fund”
per finanziare, tra le altre cose, la “sorveglianza sanitaria unica”.
Sul
tema dell’informazione sulle pandemie, i firmatari concordano inoltre di
sostenere la versione ufficiale.
In
particolare, "condurranno regolarmente operazioni di ascolto e analisi
sociale per identificare la prevalenza e i profili della disinformazione"
e "progetteranno strategie di comunicazione e messaggistica rivolte al
pubblico per contrastare notizie fuorvianti, disinformazione, e notizie false,
rafforzando così la fiducia del pubblico".
Ciò è
in linea con gli sforzi dell'amministrazione Biden per, come ha affermato l'ex
addetta stampa della Casa Bianca “Jennifer Psaki”,
"assicurarsi
che le società di social media siano a conoscenza delle ultime narrazioni
pericolose per la salute pubblica ... e si impegnino a comprendere meglio ed
applicare le politiche delle piattaforme dei social media.”
Nel
frattempo, il sottosegretario generale delle Nazioni Unite “Melissa Fleming “ha
dichiarato, in un “panel” del “World Economic Forum del 2022 a Davo”s, in
Svizzera, intitolato "Contrastare la disinformazione":
"Noi
possediamo la scienza e pensiamo che il mondo dovrebbe saperlo".
La
narrazione ufficiale durante la pandemia di COVID includeva il sostegno a
lockdown, chiusura delle scuole e uso delle mascherine, tutte misure che da
allora si sono rivelate inefficaci a fermare la diffusione del virus e dannose
per la salute pubblica.
Un
gruppo di oltre 900.000 medici, epidemiologi e scienziati della sanità
pubblica, nel 2020 hanno firmato congiuntamente la ‘Dichiarazione di Great
Barrington’, esprimendo "gravi preoccupazioni per le conseguenze dannose
sulla salute fisica e mentale delle politiche prevalenti sul COVID-19".
Questa
dichiarazione è stata ampiamente derisa come pericolosa disinformazione ed è
stata censurata sui social media.
"Le opinioni che sono state cancellate
non erano altro che idee ortodosse sulla salute pubblica", ha detto “Bell”.
Fino
al 2019, le linee guida sulla salute pubblica "dicevano specificamente che
cose come chiusure prolungate delle frontiere, chiusura di negozi, ecc. erano
dannose, in particolare per le persone a basso reddito, e non dovevano essere
fatte oltre poche settimane".
Coloro
che hanno spinto per i lockdown "erano molto chiari sul fatto che ciò che
stavano raccomandando per il COVID sarebbe stato estremamente dannoso e che il
danno avrebbe superato il vantaggio", ha affermato Bell.
“Sono stati
chiari perché l'hanno messo per iscritto prima, e non c'è niente di nuovo
nell'idea che l'impoverimento delle persone riduca l'aspettativa di vita.
Qualcosa ha fatto drasticamente cambiare le loro menti e quel qualcosa non era
un’evidenza, quindi possiamo solo supporre che fosse una pressione da parte di
interessi costituiti".
A
gennaio, un sondaggio presentato al “World Economic Forum” rilevava che la
fiducia del pubblico nel governo dall'inizio della pandemia era crollata,
sebbene i partecipanti al sondaggio non riuscissero a spiegare le ragioni del
calo di fiducia.
Invece,
la discussione al panel, intitolata "Contrastare la Sfiducia", si è concentrata sulla lotta alle
fonti di notizie canaglia che sfidavano la narrativa centrale.
Adesione
degli Stati Uniti all'OMS.
Nel
luglio 2020, l'allora presidente Donald Trump ha ritirato gli Stati Uniti
dall'adesione all'OMS.
Citando
la pessima performance dell'agenzia sanitaria nel rispondere alla pandemia di
COVID e i suoi legami con il Partito Comunista Cinese, Trump ha affermato che
anche i finanziamenti statunitensi di circa mezzo miliardo di dollari all'anno
sarebbero cessati.
In
risposta, l'allora candidato alla presidenza Joe Biden prometteva:
"Nel mio primo giorno da Presidente,
tornerò a far parte dell'OMS e ripristinerò la nostra leadership sulla scena
mondiale".
Biden ha mantenuto la sua promessa e ha fatto
un ulteriore passo avanti, negoziando l'accordo sulla pandemia.
Oggi,
i legislatori del GOP stanno tentando di rilanciare l’impegno a far uscire gli
Stati Uniti dall'OMS.
Il 12
gennaio, House Republicans ha introdotto il "No Taxpayer Funding for the
World Health Organization Act", che è stato sponsorizzato da 16
rappresentanti.
"Incanalare
milioni di dollari dei contribuenti verso la corrotta Organizzazione Mondiale
della Sanità che serve il Partito Comunista Cinese è uno schiaffo in faccia
alle laboriose famiglie americane che lottano sotto un'inflazione record e a
tutti coloro le cui vite e mezzi di sussistenza sono stati rovinati e distrutti
dalla pandemia di COVID”.
Il rappresentante “Chip Roy” (R-Texas), lo
sponsor principale della proposta, ha dichiarato:
"L'OMS...
ha elogiato la Cina per la sua 'leadership' all'inizio del COVID-19 e non ha
fatto nulla per attribuire al Partito Comunista Cinese la responsabilità della
diffusione del COVID-19."
L'accordo
sulla pandemia, ha detto a “The Epoch Times” un portavoce di “Roy”, "è
solo un altro motivo per tagliare i finanziamenti all'OMS".
Ridefinire
la sovranità e i diritti umani.
La “bozza
zero dell'accordo” afferma che la sovranità nazionale resta una priorità, ma
entro certi limiti.
“Gli
Stati hanno, in conformità con la Carta delle Nazioni Unite e i principi del
diritto internazionale, il diritto sovrano di determinare e gestire il loro
approccio alla salute pubblica”, dichiara la bozza, “a condizione che le
attività sotto la loro giurisdizione o controllo non causino danni ai loro
popoli e ad altri paesi”.
L'accordo
afferma che anche i diritti umani sono importanti e impone che "le persone
che vivono sotto qualsiasi restrizione alla libertà di movimento, come
quarantene e isolamenti, abbiano un accesso sufficiente a farmaci, servizi
sanitari e altre necessità e diritti".
L'accordo
presenta i diritti umani come "equità sanitaria, attraverso un'azione
risoluta sulle determinanti sociali, ambientali, culturali, politiche ed
economiche della salute".
In
linea con tale concetto, paesi come l'Austria sono arrivati al punto di
criminalizzare il rifiuto di ricevere il vaccino COVID.
Da
qualche parte all'interno degli Stati Uniti, come ad esempio a New York City,
sono stati resi obbligatori dei passaporti vaccinali per l'accesso agli spazi
pubblici, dividendo i residenti tra una classe privilegiata di vaccinati e una
classe di secondo livello di non vaccinati.
Tuttavia,
altri vedono i diritti umani non in termini di salute collettiva, ma piuttosto
come diritti individuali, che includono cose come la sovranità personale, la
capacità degli individui di fare le proprie scelte, il diritto delle persone di
avere voce in capitolo nelle decisioni mediche che le riguardano, la libertà di
parola, di movimento e di riunione.
Dopo
la seconda guerra mondiale e le ideologie fasciste, nazionalsocialiste e
comuniste basate sul controllo da parte dello stato, "si è capito che ci
deve essere un fondamentale riconoscimento della sovranità degli
individui", ha detto Bell.
Le
dichiarazioni sui diritti umani del dopoguerra sottolineavano che, anche
durante i periodi di crisi, “nasciamo con dei diritti, siamo tutti uguali e
quei diritti sono inviolabili.
Tutto
questo viene molto annacquato o decisamente spazzato via.
“Penso
che questo problema sia molto, molto più ampio; si tratta del tipo di società
in cui vogliamo vivere. Crediamo nell'uguaglianza o crediamo in un sistema
feudale in cui abbiamo al vertice poche persone che controllano la società,
dicendo agli altri cosa fare?
Questa è la direzione in cui stiamo andando”.
I
funzionari dell'OMS, del Dipartimento della salute e dei servizi umani degli
Stati Uniti e della Banca mondiale non hanno risposto a una richiesta di
commento da parte di “The Epoch Times”.
Hanno
Disperatamente Bisogno
della
Nuova Pandemia:
gli
Indizi portano al 2025!
Conoscenzealconfine.it
– (22 Settembre 2023) - Enzo Di Frenna - ci dice:
Il
Nuovo Ordine Mondiale dei Rothschild & Rockefeller ha disperatamente
bisogno di una nuova pandemia ed emergenza mondiale.
Tutti
gli indizi recenti portano al 2025, ma il loro assalto potrebbe scattare anche
nel 2024 e stavolta potrebbero indurre anche una carestia alimentare.
L’élite
impazzita (condotta
da delinquenti! N.D.R) sta perdendo terreno con la sconfitta in Ucraina della NATO
da parte della Russia, l’avanzata dei paesi BRICS (Brasile, Russia, India,
Cina, Sudafrica) che sta favorendo la distruzione del dollaro (da sempre moneta
di oppressione dei banchieri Rothschild);
intanto Donal Trump è in netto vantaggio nei
sondaggi per le nuove elezioni presidenziali a novembre 2024, le politiche
green faticano a decollare e la verità sui vaccini velenosi sta venendo a galla
in tutto il mondo.
Vediamo quindi di capire cosa sta succedendo, cosa
possiamo fare per metterci in salvo, ed infine quando finirà questo calvario
iniziato nel 2020.
I
Segnali del “Nuovo Assalto Globale” entro il 2025:
PRIMO
SEGNALE – A maggio 2023 i principali giornali e media globalisti riportano la
notizia che un gruppo di scienziati americani annuncia che è in arrivo una
nuova pandemia nel 2025.
Ecco
alcuni Link…
–
SkyTG24 – Covid,
scienziati USA: “Rischio di una nuova pandemia entro il 2025“.
–
Sanità Informazione – Covid: entro il 2025 nuova ondata. Intanto in Asia +454% di
casi.
–
Affari Italiani – In arrivo una nuova pandemia entro il 2025, l’allarme choc
dagli Usa: L’americano
Washington Post rivela che un team di scienziati americani avrebbe avvertito la
Casa Bianca di una nuova imminente pandemia.
–
Quotidiano Sanità – L’alert dell’Oms: “Il mondo deve prepararsi ad una
possibile pandemia più letale del Covid “.
Perché
proprio il 2025 e non il 2024 o 2026?
Perché
gli scienziati scelgono proprio il 2025?
Intanto
diciamo subito che a ottobre 2019 la” Jhon Opkins University”, insieme alla
“Fondazione Rockefeller” e la “Bill & Melinda Gates Foundation”, tenne
l’”Evento 201”, cioè una esercitazione per gestire una pandemia mondiale di
coronavirus che poi è scoppiata a gennaio 2020 ed è durata tre anni circa (fino
al 2023, anno in cui ancora si parla di vaccinare i 60enni a ottobre).
La
“Jhon Opkins University” (finanziata dai Rockefeller) ha previsto anche una
nuova pandemia mortale nel triennio 2025-2028.
Dovrebbe iniziare nel 2025, quando alla Casa
Bianca entrerà il 46esimo presidente degli Stati Uniti.
È un
tentativo di impedire a Donal Trump di vincere le elezioni presidenziali a
novembre 2024?
(Link
Report Spars 2025…)
SECONDO
SEGNALE – Di recente sul mio canale Telegram ho pubblicato il video di “Calin
Georgescu,” ex membro ONU e del Club di Roma, con il quale rivela che nel 2016
doveva iniziare la pandemia, ma la vittoria imprevista di Trump ha sconvolto i
piani dell’élite.
Nel
2017 avevano previsto la guerra alla Russia, nel 2020 una terribile carestia
mondiale.
Quindi,
spiega Georgescu, la loro agenda è stata spostata di quattro anni. Ecco come:
Nel
2020 hanno fatto fermato Trump e scatenato la pandemia.
Nel
2022 hanno iniziato la guerra alla Russia.
Nel
2025 (dice Georgescu) attiveranno la carestia mondiale (poco dopo le nuove
elezioni americane nel 2024) e probabilmente a ridosso di una seconda pandemia
super mortale.
TERZO
SEGNALE – Il 16 agosto 2023 il generale “IGOR KIRILLOV”, capo delle truppe di
protezione nucleare, chimica e biologica (NBC) delle Forze Armate della
Federazione Russa, ha denunciato che gli Stati Uniti si stanno preparando una
nuova pandemia globale e rappresentano una minaccia per la sicurezza di molti
paesi.
Il video è sconvolgente, pieno zeppo di nomi e
cognomi, circostanze e prove documentali proiettate su uno schermo gigante.
Tutti
i telegiornali e i giornali del mondo avrebbero dovuto aprire con questa
notizia sconvolgente, invece sono rimasti in silenzio.
Esiste
il VIDEO con la traduzione in italiano fatta dai ragazzi di “Detoxed Info”.
Dunque
i maligni globalisti del Nuovo Ordine Mondiale stanno armando i loro laboratori
militari per scatenare un nuovo infernale virus nei paesi occidentali?
Sono
messi alle corde e tentano il tutto per tutto?
Tutto
sembra indicare che l’intenzione è sparigliare le carte con l’ennesima
emergenza sanitaria globale e cercare di rompere l’assedio che l’élite sta
subendo.
QUARTO
SEGNALE – Il 25 agosto 2023 entra in vigore il “Digital Services Act” e il “Digital
Markets Act”, la nuova normativa europea che impone alle grandi piattaforme
digitali di censurare la “disinformazione” sui social.
Ma Big
tech ha già iniziato a chiudere la bocca a molti.
Nel
mese di agosto You Tube ha iniziato a chiudere i canali che mettono in dubbio
le direttive dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ha cancellato i
video che scagionano Trump dalla falsa insurrezione il 6 gennaio 2020, ha
cancellato il video dell’ex ministro Roberto Cingolani nel quale dichiarava nel
2014 che hanno creato nei nanorobot iniettabili, della grandezza di pochi
micron.
Se
scrivete “Cingolani nanorobot” su You Tube non esce più nulla e avvisa che il
video è stato rimosso. (Per fortuna avevo salvato la versione integrale! Presto lo
pubblicherò… )
Le sue
affermazioni confermano che hanno creato una nanotecnologia gestibile da remoto
che esegue istruzioni nel corpo umano, dopo essere stata inoculata con una
normale puntura di siringa.
Perché
You Tube l’ha cancellato?
Stanno
forse per scatenare una nuova emergenza pandemica e vogliono eliminare ogni
traccia che provi l’uso di nanotecnologia nei vaccini e nei farmaci?
Intanto
anche in altri Paesi la censura sui social media è ripresa in modo feroce.
La self publisher “Maria Zeee” segnala che in
Australia è entrata in vigore una legge che assegna pesanti sanzioni chi
pubblica disinformazione.
In Canada va molto peggio:
il
governo di Justin Trudeau ha approvato una legge che blocca i canali social che
pubblicano notizie su covid, vaccini, cambiamento climatico.
Ho
visto alcuni profili bannati con la scritta “su questi argomenti devi
informarti sui media ufficiali”.
In Francia
è stata approvata una legge che autorizza a spiare i giornalisti scomodi. In
Germania un noto blogger critico contro le politiche del governo ha subito il
blocco del conto bancario.
E dal 25 agosto è calata la mannaia della
censura imposta a tutti i paesi dall’Unione Europea…
QUINTO SEGNALE – A partire dal 18
agosto 2023 la propaganda globale dei mass media corrotti ha sincronizzato
l’allarme per la nuova variante covid “Eris”, che starebbe aumentato in tutto
il mondo.
Chi è Eris?
Una
divinità greca che porta caos, rabbia, conflitto. Il suo nome latino è
Discordia.
Il 20
agosto 2023 “Alex Jones” di “InfoWars” ha rivelato in esclusiva che l’élite
globalista (diretta da delinquenti. N.D.R) ha intenzione di far partire nuove
restrizione e blocchi dal mese di ottobre 2023
per far “deragliare le elezioni presidenziali nel 2024”.
Sempre
in agosto gli ospedali in Irlanda hanno ricominciato a imporre restrizioni
COVID, inclusa la limitazione delle visite ai propri cari.
Cosa
Possiamo Fare per Difenderci e Salvarci?
Innanzitutto
bisogna fare scorte alimentari per almeno sei mesi.
Scegliete derrate a lunga scadenza (almeno
fino al 2026).
Poi
fate scorta degli altri beni di prima necessità; carta igienica, acqua in
bottiglia, sapone, ecc.
Procuratevi
un generatore solare di energia (ad esempio un Bluetti).
Se
potete, attrezzate un piccolo orto e procuratevi e semi in anticipo (con i
fertilizzanti).
Si
possono coltivare insalate anche nei vasi sul terrazzo (su You Tube ci sono
molti video tutorial).
Rafforzate
la salute con la sana alimentazione, i giusti integratori, grandi quantità di
acqua da bere, l’allenamento fisico e la meditazione.
Rafforzate anche la mente e lo spirito.
Scegliete
i pochi canali seri di informazione indipendente (che trovate quasi tutti su
Telegram) e non avvelenate la mente con troppe notizie negative.
Praticate brevi periodi di Digiuno Digitale, la pratica fisica e spirituale che
ho ideato (e
su cui ho pubblicato un libro proprio ad agosto 2023).
(Enzo
Di Frenna) - (t.me/enzodifrenna/6997)
(enzodifrenna.info/hanno-disperatamente-bisogno-della-nuova-pandemia-gli-indizi-portano-al-2025/)
“Mali
prevenibili"? Lawfare paralizza gli
europei (e gli Stati Uniti?)
Patrioti
dell'immigrazione.
Unz.com - JOHN DERBYSHIRE – (22 SETTEMBRE 2023)
– ci dice:
Attualmente
ci sono tre ondate mondiali di immigrazione clandestina che ruggiscono sulla spiaggia:
L'onda
che arriva a nord e a ovest dall'Africa e dal Medio Oriente, attraverso il
Mediterraneo fino all'Unione Europea.
L'ondata
più piccola, ma ancora drammatica, di clandestini che attraversano la Manica
dall'UE nel Regno Unito (che non è più nell'UE – ricordate la Brexit?).
L'onda
ruggente attraverso l'America centrale fino al nostro confine meridionale e
attraverso le rive (= spiaggia) del Rio Grande.
Le tre
ondate coinvolgono governi diversi con approcci diversi.
Questa
prima ondata, quella che si abbatte sull'UE, è ovviamente la preoccupazione del
governo dell'UE.
Il
governo dell'UE, tuttavia, è una cosa fragile e inefficace, sempre colpito qua
e là dalla politica degli Stati membri;
Quindi
questa è politicamente la più complicata delle tre ondate.
La
responsabilità di affrontare la seconda ondata più piccola – quella diretta a
nord attraverso la Manica – ricade sul governo britannico.
E la
terza ondata, quella che in questo momento sta annegando il nostro confine
meridionale, è tutta nostra!
Quindi,
come stanno affrontando queste autorità governative – l'UE e i suoi Stati
membri, il Regno Unito e gli Stati Uniti – come stanno affrontando queste tre
grandi ondate di persone provenienti da paesi latini in cerca di sicurezza e
prosperità per sé stessi nelle nostre democrazie liberali avanzate?
Stanno
andando male, davvero male.
Perché?
C'è un fattore comune?
C'è qualcosa nella vita pubblica di Germania, Francia,
Italia, Regno Unito e Stati Uniti che impedisce loro di far fronte alle grandi
onde?
Penso
di poter citare almeno due, forse tre fattori comuni.
Uno:
il dogma dei diritti, come in "Diritti civili" e "Diritti
umani".
Vedi
sotto.
Due:
senso di colpa.
La
maggior parte delle persone che cavalcano queste onde nei nostri paesi ispirano
senso di colpa, in un modo o nell'altro, negli europei bianchi.
I loro
antenati erano sudditi delle nostre amministrazioni coloniali o imperiali;
O nel caso dei neri, le persone della loro
razza erano schiave dei bianchi.
Ci
sentiamo male per tutto questo e vogliamo fare ammenda.
Tre (o
forse un sottofattore del Numero Due): etno-masochismo bianco.
Questo
secondo fattore lascia aperta la domanda:
perché le nazioni bianco-europee che non erano
giocatori, o non grandi giocatori, nel colonialismo o nella schiavitù sembrano
soffrire dello stesso senso di colpa degli americani, degli inglesi e dei
francesi?
La
Germania si può spiegare a causa di
(a)
alcune piccole avventure coloniali in Africa, e
(b) il
persistente senso di colpa per le persecuzioni razziali nel Terzo Reich.
Ma
cosa spiega la Svezia?
In
primo luogo, la legge sui "diritti", certamente un grande giocatore.
Ho
letto l'eccellente articolo di “Douglas Murray” sul numero del 23 settembre del
“London Spectator”:
"I
politici non possono vincere sull'immigrazione illegale".
“Murray”
spiega un punto che ha sconcertato molti di noi. Egli afferma il punto come una
domanda:
Gli
europei voteranno per i politici che vogliono fermare la migrazione. Quei
politici possono anche entrare in carica, ma la situazione non cambierà. Come
può essere?
Il
primo esempio:
il
primo ministro italiano Giorgia Meloni.
È
stata eletta solo un anno fa su una piattaforma fortemente conservatrice,
promettendo in particolare di ridurre l'immigrazione clandestina.
Si è
dimostrata incapace di farlo.
Come
abbiamo riportato, l'isola italiana di Lampedusa nelle ultime due settimane ha
avuto così tanti clandestini provenienti dal Nord Africa che ora superano la
popolazione italiana dell'isola di oltre tre a uno.
Perché
Meloni non ha potuto fare nulla per impedirlo?
Perché ora sta smistando tutti questi
clandestini in Sicilia e nell'Italia continentale invece di deportarli in
Africa?
Come
risposta, “Douglas Murray” ci ricorda Matteo Salvini, che è stato ministro
dell'Interno italiano – approssimativamente equivalente al nostro procuratore
generale – 2018-19; ed è oggi Vice Primo Ministro.
Salvini
era forte sull'immigrazione clandestina.
Quando
le ONG – organizzazioni non governative, vale a dire gruppi buonisti finanziati
da personaggi del calibro di George Soros – hanno salvato gli stranieri
illegali in mare nel Mediterraneo e li hanno portati in Italia, Salvini non li
ha lasciati sbarcare.
Ciò ha
portato Salvini a essere perseguito nei tribunali italiani – due volte! – nel
febbraio 2020 e di nuovo nel luglio dello stesso anno.
Le accuse erano di rapimento dei clandestini.
Queste accuse non portarono a nulla, ma
seguirono altre cause legali.
E
naturalmente nelle cause politiche il processo è la punizione.
Quindi
probabilmente, ipotizza “Douglas Murray”, Giorgia Meloni nutre una paura molto
ragionevole che se intraprende un'azione decisiva contro gli invasori si
troverà rapidamente a dedicare tutto il suo tempo e denaro al “lawfare “lanciato contro di lei dai querelanti
che belano sui "diritti umani".
E non
è solo l'Italia.
Murray
ci parla di “Inger Stojberg”, una politica danese.
È
stata ministro dell'immigrazione della Danimarca durante la crisi del 2015,
quando la tedesca Angela Merkel stava sventolando milioni di clandestini dal
Medio Oriente.
La
signora “Stojberg” ha fatto approvare leggi nel parlamento danese per
scoraggiare i clandestini dall'andare nel suo paese.
Le leggi hanno funzionato e la Danimarca è
ancora oggi inospitale per gli stranieri illegali.
Le ONG
(di quel
sant’uomo di Soros! N.D.R) hanno comunque reagito contro di lei.
Nel
2021 è stata messa sotto accusa e condannata dal parlamento danese per aver
spinto una politica che separa i bambini illegali dagli adulti.
La sua condanna è stata di sessanta giorni di
carcere, anche se ha finito per indossare un braccialetto alla caviglia.
Quindi
“le organizzazioni per i diritti umani” sono un grosso ostacolo per i governi
dell'UE che fanno qualsiasi cosa per contrastare l'ingresso illegale nei loro
paesi.
Lo
stesso vale per il Regno Unito.
I politici britannici non hanno mostrato tanto
acciaio quanto Salvini e Stojberg, ma hanno fatto alcuni deboli sforzi per
difendere le loro coste.
Un
anno e mezzo fa l'allora primo ministro del Regno Unito, “Boris Johnson”, ha
promulgato un programma per inviare stranieri illegali – beh, alcuni stranieri
illegali – nel paese africano del Ruanda per essere processati.
Le ONG
per i "diritti umani" sono entrate in azione, la Corte europea dei
diritti dell'uomo è stata coinvolta, e da allora ci sono state cause legali e
appelli.
A un
anno e mezzo dalla promulgazione, zero stranieri illegali sono stati inviati in
Ruanda.
C'è
qualche questione fondamentale con i diritti umani?
Vediamo.
I
diritti umani meritano ovviamente di essere difesi.
Sono
un elemento essenziale nell'etica di una società civile.
Ricordo
di aver sentito dalla mia infanzia nel 1950 la gente comune che lavorava
inglese non istruita protestare che "Conosco i miei diritti!"
Allo
stesso modo con i diritti civili negli Stati Uniti.
Le umiliazioni subite dai neri americani fino
a sessant'anni fa dovevano essere corrette.
Li abbiamo corretti.
Dal
punto di vista della classe e della razza, la Gran Bretagna e l'America sono
posti più giusti ora di quanto non fossero ai tempi dei miei nonni.
Detto
questo, sta diventando sempre più difficile “evitare la conclusione che abbiamo
superato il limite dei diritti”.
Il
fantastico libro di “Christopher Caldwell” del 2021 “The Age of Entitlement” ci
ha mostrato il pungiglione nella coda delle nostre riforme dei diritti civili
della metà del 20 ° secolo.
“Steve
Sailer” ha avuto commenti correlati l'altro giorno quando ha recensito il nuovo
libro di” Richard Hanania” “The Origins of Woke”:
Piuttosto
che annunciare "Missione compiuta" e andare a cercare altri lavori, le forze trionfanti della burocrazia
dei diritti civili sono diventate invece il flagello di forme sempre più
esoteriche di discriminazione, come l'impatto disparato, l'ambiente ostile
dovuto alla cattiva parola, le molestie sessuali e l'accesso ai disabili.
Sono
intervenuti sempre più sul posto di lavoro americano a favore di membri
lamentosi di gruppi protetti, che coltivavano una cultura della denuncia [The
Business of Diversity, TakiMag, 20 settembre 2023].
Quel
tizio inglese della mia infanzia che diceva indignato a qualche figura
autoritaria che "Conosco i miei diritti!" avrebbe protestato per aver accusato
ingiustamente di qualcosa che non aveva fatto, o di essere stato escluso da
qualche luogo pubblico in cui poteva entrare legalmente, o qualcosa di simile
portata.
Il suo
equivalente oggi potrebbe essere indignato dal fatto che qualcuno si sia
rivolto a lui con il pronome sbagliato.
Sì,
dovremmo essere attenti ai diritti umani, compresi i diritti delle persone in
altri paesi.
Questo è un approccio propriamente umano e
cristiano.
E a
parte le questioni pratiche, ci sono alcune questioni profonde della filosofia
coinvolte.
“Paul
Gottfried” e “Michael Anton” hanno recentemente lottato a braccio di ferro
sulla natura e l'origine dei diritti nelle pagine della rivista “Chronicles2,
se volete qualche istruzione su questo da due persone eccezionalmente
intelligenti [Le
tradizioni ereditate sono più credibili dei diritti naturali, di Paul
Gottfried, 15 settembre 2023].
Sfortunatamente,
il nostro concetto di diritti dipende dal tempo, dal luogo e dalle persone.
Dipendente
dal tempo:
cinquant'anni fa nessuno pensava che il matrimonio tra
persone dello stesso sesso fosse un diritto.
Al
giorno d'oggi puoi perdere il lavoro per aver detto che non lo è.
Protestare
contro il fatto che "conosco i miei diritti!" non ti riporterà
indietro il tuo lavoro.
Dipendente
dal luogo.
Ecco
il Vice Presidente di ChiCom Han Zheng che si è rivolto ieri all'Assemblea
Generale delle Nazioni Unite:
Poiché
i paesi hanno storie, tradizioni e condizioni diverse, dobbiamo e possiamo solo
esplorare un percorso di sviluppo dei diritti umani adatto alle nostre
condizioni nazionali in risposta ai bisogni del nostro popolo.
[La Cina minaccia Taiwan, insiste che i
diritti umani sono relativi nel discorso delle Nazioni Unite, di “Frances
Martel”, Breitbart, 21 settembre 2023].
Il
defunto senatore Edward Kennedy, spostando l'Immigration Act del 1965
attraverso il Congresso, ci ha promesso che "il mix etnico di questo paese
non sarà sconvolto".
Chiaramente
il senatore Kennedy pensava che i cittadini di una nazione consolidata come la
nostra avessero diritto alla stabilità demografica.
Sono d'accordo: ma ovviamente molte altre
persone non sono d'accordo con me e con il defunto senatore.
Quindi
sì:
l'intera faccenda dei diritti ha ambiguità e
anfrattuosità da risolvere.
Penso
che sarebbe utile disporre di un elenco chiaro di diritti, concordati a
maggioranza, su ogni questione controversa che ci si presenta con la stessa
forza con cui la questione dell'immigrazione clandestina si sta presentando in
questo momento.
“Sot”
il dogma dei diritti umani è stato il primo fattore.
Il
secondo, che potrebbe anche abbracciare il terzo, era il senso di colpa degli
europei bianchi per il colonialismo e la schiavitù.
Se
questo è davvero un fattore, potrebbe presto diventare ancora più grande.
Perché?
Perché
il flusso migratorio potrebbe diventare più nero.
La
grande alluvione del Mediterraneo del 2015 è stata prevalentemente bianca.
Era
bianco europeo e mediorientale, ma molto poco africano nero.
Nella
lista dei "Paesi di origine" di Wikipedia il primo paese
nero-africano era l'Eritrea al numero sei.
I primi cinque paesi erano bianchi, o comunque
non neri-africani: Siria, Kosovo, Afghanistan, Albania e Iraq.
Le
migliaia di persone che si sono riversate a Lampedusa la scorsa settimana
erano, al contrario, quasi interamente africane nere, provenienti dal sud del
deserto del Sahara
[Meloni
ha fatto una campagna per fermare l'immigrazione. Non funziona., di Anthony
Faiola, Washington Post, 14 settembre 2023].
Questo
non è ancora vero per i boat people del Mediterraneo in generale.
Chi arriva a Lampedusa proviene dalla Tunisia,
dove un'economia in crisi ha portato a “pogrom” contro i neri africani
insediati lì, come ho descritto la settimana scorsa.
Sempre
più storie sui boat people del Mediterraneo sembrano avere neri nelle immagini
di accompagnamento, però.
Questo
è vero anche nel Mediterraneo orientale:
la
Grecia, ad esempio, ha clandestini provenienti dalla Somalia, dall'Eritrea e
dall'Etiopia.
[Grecia: gli esperti di diritti condannano la
"violenza razzista" contro i richiedenti asilo, UN.org, 23 agosto
2023]
Lo
tsunami della Manica è ancora prevalentemente bianco, con l'Eritrea di nuovo al
numero sei e il Sudan al numero sette.
I numeri da uno a cinque sono Iran, Albania,
Iraq, Afghanistan e Siria.
[Persone
che attraversano la Manica in piccole imbarcazioni, The Migration Observatory,
21 luglio 2023].
Tuttavia,
molti di coloro che attraversano il Mediterraneo si stanno dirigendo verso il
Regno Unito, in particolare quelli provenienti da paesi anglofoni dell'Africa
nera come Nigeria, Ghana, Sierra Leone, Uganda, Kenya e Tanzania.
Se il
mix mediterraneo sta davvero diventando più nero, il mix della Manica seguirà
l'esempio dopo un anno o due.
Da qui
il senso di colpa che intorpidisce ulteriormente la capacità dei politici di
agire.
Non
c'è colpa etnica più forte di quella che i bianchi europei provano nei
confronti dei neri, nemmeno la colpa etnica generalizzata dei tedeschi
post-WW2.
L'implicazione
principale è naturalmente che se i politici non trovano un po' di coraggio,
l'Europa stessa diventerà più nera.
Dati i
numeri molto diversi per popolazione e fertilità in
(a)
Europa bianca e
(b)
Africa nera, l'intero continente europeo potrebbe, entro il 2060 o il 2070, essere
come Lampedusa è adesso:
tre quarti neri, un quarto bianchi.
Anche
se le cose non andranno così lontano, l'Europa potrebbe finire con tutte le
tensioni e il rancore bianco-nero di cui soffrono oggi gli Stati Uniti.
Non
credo che arriveremo mai a un accordo generale sulla causa di questi problemi o
sulla loro soluzione, ma nessuno può negarne l'esistenza, o che saremmo un
paese più felice e più armonioso senza di loro.
Ne
consegue che in un universo alternativo in cui gli Stati Uniti non hanno mai
avuto molti neri, questo sarebbe un paese migliore in cui vivere.
Questo
non significa implicare nulla di negativo su nessuna delle due razze.
Nel
suo umano e comprensivo discorso del 1862 agli uomini liberi alla Casa Bianca,
Abraham Lincoln disse:
Voi e
noi siamo razze diverse. Abbiamo tra noi una differenza più ampia di quella che
esiste tra quasi tutte le altre due razze.
[Discorso
sulla colonizzazione a una delegazione di 14 agosto 1862}
Questo
è vero ancora oggi, 161 anni dopo: controlla le statistiche sulla criminalità,
il livello di istruzione, le famiglie distrutte, ecc.
Siamo
razze diverse.
Questo
era un problema nel 1862; Oggi è un problema.
Qualunque
cosa tu pensi delle ragioni e delle cause del problema, una nazione sarebbe
saggia per evitare quel problema se può.
Le nazioni d'Europa possono, non permettendo
l'insediamento di massa dei neri.
Questo
paese, gli Stati Uniti, ha iniziato con una grande sottopopolazione di neri.
Non riuscimmo mai a persuadere un gran numero di loro ad andarsene, anche se
Abraham Lincoln ci provò.
Dobbiamo
quindi affrontare i problemi che si presentano nel miglior modo possibile, in
uno spirito di patriottismo e di comune umanità.
Altri
paesi ci guardano, però, con pietà e orrore.
Il grande statista britannico “Enoch Powell”, ad
esempio, nel suo famoso discorso del 1968 contro l'immigrazione di massa nel
Terzo Mondo.
Quel
fenomeno tragico e intrattabile che osserviamo con orrore dall'altra parte
dell'Atlantico, ma che vi è intrecciato con la storia e l'esistenza degli Stati
stessi, ci sta venendo incontro qui di nostra spontanea volontà e della nostra negligenza.
Le
parole iniziali di quel discorso furono, giusto per ricordarvi:
“La
funzione suprema dell'arte di governare è quella di provvedere contro i mali
prevenibili”.
Gli
inglesi andarono avanti con l'immigrazione di massa di neri a prescindere.
Oggi i
neri sono il quattro per cento della popolazione di Inghilterra e Galles, ma il
13 per cento e mezzo dei detenuti.
Ora è
troppo tardi per gli inglesi.
Ma per
altri paesi europei, i problemi razziali che affliggono oggi il Regno Unito e
gli Stati Uniti sono "mali prevenibili".
Gli
europei saranno abbastanza saggi da impedirli? Lo scopriremo.
(John
Derbyshire scrive una quantità incredibile su tutti i tipi di argomenti per
tutti i tipi di punti vendita.)
Come
gli Stati Uniti, attraverso i “Verdi
e i Rossi”, stanno distruggendo l'Europa
Il
crollo dell'Occidente, estate/autunno 2023.
Unz.com
- HANS VOGEL – (22 SETTEMBRE 2023) – ci dice:
La
Commissione europea non eletta, impegnata a sostenere i "valori
occidentali", ha emesso un decreto che vieta ai russi di portare oggetti
personali quando entrano nell'UE.
Sebbene
agli europei piacciano i francesi, i tedeschi, gli italiani, i polacchi e gli
ungheresi, i russi non possono più venire in uno stato membro dell'UE guidando
la propria auto e devono lasciare dietro di sé i loro laptop, telefoni
cellulari, shampoo e dozzine di altri oggetti necessari.
In quella che è essenzialmente una
dimostrazione di impotenza, i commissari politici dell'EuSSR a Bruxelles hanno ordinato
l'umiliazione di qualsiasi russo che voglia o abbia bisogno di visitare l'UE.
Conoscendo
il livello intellettuale e morale della piccola donna corrotta che guida la
Commissione e degli altri commissari, questa decisione non è certo una
sorpresa.
Lei e gli altri commissari sono semplicemente
troppo ottusi per rendersi conto di aver dato l'ennesima prova della loro
totale impotenza e incompetenza.
Soprattutto, il “Politbureau dell'UE” sta rivelando un
livello di meschinità che si tende a trovare solo tra i bambini in età
prescolare.
È la
testimonianza più convincente del crollo dell'UE iniziato dopo l'invasione
russa dell'Ucraina all'inizio del 2022.
In
questo contesto, le notizie dall'Europa diventano improvvisamente
significative. Tutto indica la velocità accelerata del collasso politico,
economico, sociale e culturale.
Ironia della sorte, questo processo è stato avviato
dalle stesse élite dominanti europee, alla fine per volere dei loro signori
statunitensi sui fiumi Potomac e Hudson.
Il
crollo dell'Europa è evidente ovunque si guardi.
C'è stato un tempo in cui i treni in Europa,
specialmente in paesi come la Germania e i Paesi Bassi, viaggiavano in orario e
i viaggi in treno erano affidabili, sicuri e protetti.
Oggi i treni sono sospesi a caso, e quelli che
circolano, lo fanno con lunghi ritardi, con l'effetto che non si sa quando si
arriva alla destinazione scelta.
I
posti a sedere spesso non sono disponibili e di notte, guidare i treni è ancora
più una scommessa perché i passeggeri sono a rischio di essere molestati,
abusati e picchiati.
Ancora
di più nel trasporto urbano, come metropolitane, autobus e tram.
Tutto
sembra fragile e strano, o sul punto di crollare o già in caduta libera.
Che si tratti di trasporti pubblici, scaffali
di supermercati non sufficientemente forniti, l'imbarazzante aumento dei nativi
europei che chiedono l'elemosina per le strade o, peggio ancora, il numero
sempre crescente di senzatetto, il crollo è evidente.
In
Italia, medici e infermieri, stanchi delle pessime condizioni di lavoro negli
ospedali italiani e desiderosi di stipendi dignitosi, stanno lasciando il
paese.
Stanno prendendo lavoro in Arabia Saudita che,
nel tentativo di migliorare il suo sistema sanitario, offre stipendi fino a
20.000 euro al mese ai professionisti medici.
In
molte grandi città europee, le strade non sono più sicure, soprattutto di notte
e in alcuni quartieri.
Anche se questo di per sé non è una novità, la
differenza con i tempi precedenti è che la polizia ha deciso di smettere di
pattugliare in alcune aree di luoghi come Malmö, Bruxelles e un certo numero di
città della Ruhr in Germania.
Allo
stesso tempo, un numero crescente di "richiedenti asilo", per lo più
provenienti dal Vicino Oriente islamico e dall'Africa, sta arrivando in Europa.
È
stato a lungo sottolineato che queste persone non vengono per indulgere nella
cultura europea:
per ammirare
le cattedrali gotiche, la pittura barocca e per ascoltare Bach e Mozart.
Non
gliene frega niente di ciò che una volta ha reso l'Europa un posto così
meraviglioso e invidiabile.
Piuttosto,
vengono per le elemosine, l'alloggio gratuito e per molestare le donne europee.
Ora,
con gli eventi in Ucraina che fungono da catalizzatore, sta diventando sempre
più chiaro ciò che è effettivamente a portata di mano:
la distruzione pianificata e organizzata dell'Europa a
beneficio degli Stati Uniti.
Solo
dopo il crollo dell'Unione Sovietica e del socialismo nell'Europa orientale fu
finalmente possibile per il regime di Washington avviare la fase finale di un
progetto iniziato all'inizio degli anni del '20esimo’ secolo.
Pochi
si rendono conto che dopo la conquista e l'occupazione statunitense di gran
parte dell'Europa dal 1943 al 1945, gli americani hanno istituito
un'organizzazione politica locale principalmente fedele agli Stati Uniti.
Niente
di nuovo qui, poiché tutti i conquistatori e colonizzatori hanno sempre fatto
questo nel corso della storia.
Le
autorità di occupazione statunitensi decisero di trasformare i vari partiti
socialdemocratici europei nei loro fedeli sostenitori locali.
Questa
scelta era piuttosto ovvia, perché i conservatori politici europei e i partiti
politici cattolici e protestanti erano comunque a favore degli Stati Uniti.
Contavano
sugli Stati Uniti per proteggerli dal comunismo.
È un
dato di fatto che a metà degli anni 1940, i comunisti erano una forza politica
formidabile in tutta Europa.
Nelle elezioni del 1945 e del 1946 (in Belgio,
Paesi Bassi, Francia, Italia, Danimarca e Norvegia), tra un ottavo e un quarto
dell'elettorato votò comunista.
In Cecoslovacchia (1946) era quasi il quaranta
per cento, un record.
Quando
tra il 1944 e il 1949 la cortina di ferro era caduta in tutto il continente,
gli Stati Uniti avevano bisogno di un contrappeso più solido per neutralizzare
il pericolo comunista nelle terre che occupavano.
Quindi
la scelta è caduta sui socialdemocratici.
Sebbene
marxisti, rifiutarono le tattiche rivoluzionarie per raggiungere l'ascesa
politica.
Da
quel momento, giovani ambiziosi e promettenti socialdemocratici sono stati resi
beneficiari di borse di viaggio e borse di studio negli Stati Uniti e di altri
junket assortiti, trasformandoli nei più fedeli sostenitori degli Stati Uniti.
Cioè,
fino alla caduta del muro di Berlino e al conseguente crollo dell'URSS.
A quel
punto, tutti i partiti socialdemocratici dell'Europa occidentale abbracciarono
il neoliberismo (intrinsecamente in contrasto con la loro filosofia politica
originale), diventando così semplicemente una sorta di partiti conservatori.
La differenza ideologica tra la sinistra politica e la
destra politica è scomparsa nel processo e i termini sono stati spogliati del
loro significato politico.
Tuttavia,
con il pericolo comunista fuori strada e i socialdemocratici che avevano perso
il loro ruolo di barriera contro il comunismo, gli Stati Uniti avevano ancora
bisogno di una base di sostegno politico affidabile e leale all'interno dei
loro stati vassalli europei.
Il rafforzamento è stato presto trovato nei
cosiddetti partiti "verdi", una sorta di partiti socialdemocratici,
ma con una piattaforma ambientale aggiunta e spesso anche con una decisa
torsione femminista dell'equità.
Questi
nuovi partiti hanno fatto appello alla crescente categoria di giovani
professionisti urbani politicamente ingenui con nozioni romantiche sul
"cibo salutare" e altre questioni alla moda.
Con il
loro insistente clamore per "aiuti allo sviluppo" per il "Terzo
Mondo", erano anche tipicamente razzisti, anche se nascosti dietro un velo
di paternalismo.
Dopo
che nel 1998 il Partito Verde tedesco (Bündnis 90/Grüne) era entrato nel governo
in una coalizione con il socialdemocratico SPD, i verdi ebbero presto la
possibilità di mostrare i loro veri colori.
Nel 1999, guidati dal veterano verde” Joschka
Fischer”, erano i sostenitori più rumorosi del bombardamento della NATO sulla
Jugoslavia.
Oggi,
i Verdi detengono più del dieci per cento dei seggi (73 su 705) nel Parlamento
europeo, con il compito di approvare le decisioni prese dalla Commissione
europea.
Dal
2021 i Verdi tedeschi sono di nuovo al potere in una coalizione con i socialdemocratici.
Questo
governo ha presieduto allo smantellamento dell'industria tedesca e alla
distruzione del suo tessuto sociale.
Promuovendo
l'energia eolica e solare inaffidabile e dannosa per l'ambiente a spese del
petrolio e del gas naturale russi a prezzi accessibili, fomentando la continua
immigrazione di massa di africani e asiatici, i Verdi sono anche la principale
forza trainante del partito della guerra tedesco.
Mostrando un odio viscerale per la Russia, i russi e
tutto ciò che è russo, i Verdi insistono su sontuose consegne di armi
all'Ucraina.
Le
guerre sono sempre servite da catalizzatore, accelerando i processi già in
corso e aggravandone gli effetti negativi, e la guerra in Ucraina non fa
eccezione.
Oggi, come tre generazioni fa, la battaglia
sul fronte orientale sta portando alla distruzione della Germania.
Sta
anche portando alla distruzione dell'Europa, almeno dell'Unione europea, e
questo viene fatto per volere degli Stati Uniti.
Finché
l'Europa avrà una base industriale e un mercato di consumo attraente, c'è
sempre il rischio che un giorno si alleerà con la Russia, cosa che gli Stati
Uniti non perdoneranno mai.
Pertanto, gli Stati Uniti hanno intensificato
gli sforzi per attirare capitali e industrie europee.
È
stato sottolineato che gli Stati Uniti vogliono trasferire l'industria europea
sulle proprie coste e trasformare l'Europa in una colonia su vasta scala il cui
unico ruolo sarà quello di acquistare prodotti statunitensi.
I
socialdemocratici e soprattutto i Verdi stanno facendo esattamente ciò che i
loro padroni statunitensi si aspettano e stanno facendo gli straordinari per
realizzarlo.
L’anarco-tirannia
governa
l’America
unz.com - JAMES EDWARDS – (21 SETTEMBRE 2023)
– ci dice:
“Tou
Thao “è diventato un agente di polizia di Minneapolis perché voleva servire la
sua comunità.
E ora
quest’uomo coraggioso, coscienzioso e onorevole rischia quasi cinque anni di
prigione per aver fatto proprio questo.
Perché?
Perché
era in servizio sulla scena della morte di” George Floyd” e ha lavorato per
calmare e trattenere una folla di sobillatori che non avevano idea di cosa
stesse realmente accadendo o semplicemente non gli importava.
Thao
ha contribuito a prevenire una rivolta mortale quel giorno. Per la sua ricompensa, ora
trascorrerà mezzo decennio in prigione.
Durante
la sentenza, quando il giudice gli chiese se avesse qualcosa da dire, “Thao”
dichiarò umilmente di non aver fatto nulla di male, che la sua coscienza era
pulita e si rifiutò di fingere il contrario.
È raro vedere qualcuno che è stato
perseguitato da “un tribunale farsa” in nome della “diversità” rifiutarsi di umiliarsi, e “Thao”
dovrebbe essere congratulato per il suo coraggio.
“Tou
Thao”, “Derek Chauvin” e gli altri due agenti di Minneapolis presenti sulla
scena quel giorno si sentono senza dubbio storditi e increduli.
Hanno
servito fedelmente la loro città il 25 maggio 2020, proteggendola da un
criminale drogato e fuori controllo che rappresentava un pericolo evidente e
presente per la comunità e che si è ripetutamente rifiutato di smettere di
resistere con la forza all’arresto.
Nessuno degli agenti ha fatto nulla di male e
ora sono in prigione, “Chauvin” forse per il resto della sua vita.
Ognuno di loro probabilmente trascorre gran
parte della giornata chiedendosi: "Cosa diavolo è successo al paese che
amo?"
Per
rispondere a questa domanda, dovrebbero rivolgersi agli scritti del defunto
“Sam Francis”, uno dei più grandi filosofi politici americani.
“ Sam
Francis” non solo predisse che ciò sarebbe accaduto, ma creò anche una parola
per descriverlo: anarco-tirannia.
Poiché vedeva le cose così chiaramente e
diceva la verità in modo così profetico, “Francis” rappresentava una minaccia
per l’establishment “conservatore”, ed è stato licenziato dal suo lavoro di
editorialista dopo che “Dinesh D’Souza” lo aveva definito “razzista”.
Invece
di evitarlo e rovinargli la vita, i conservatori (Dem Usa) avrebbero dovuto
ascoltare “Sam Francis”, perché ora viviamo nell’incubo da lui predetto tanti
anni fa:
un’America
nella morsa dell’anarco-tirannia.
L’anarco-tirannia è uno stato di cose in cui il
governo lascia impazzire i criminali violenti, e allo stesso tempo rende la
vita un inferno per i cittadini onesti, reprimendo infrazioni minori,
criminalizzando certi tipi di pensiero e di parola e punendo severamente coloro
che hanno commesso un errore.
Il
coraggio di difendere sé stessi o la propria comunità.
L’anarco-tirannia
è qui e sta peggiorando continuamente.
Hai visto innumerevoli video di grandi bande
di neri che prendono d'assalto qualsiasi cosa, dai minimarket ai rivenditori di
lusso, prendendo tutto ciò che possono e fuggendo.
Proprio
di recente una banda di due dozzine di persone ha rubato beni per un valore di
300.000 dollari dal negozio Yves St. Laurent a Glendale, in California.
Nelle
rare occasioni in cui questi ladri vengono catturati, di solito si scopre che
hanno una lunga fedina penale, ma le autorità sono andate piano con loro in
nome della “giustizia razziale”.
Molti
di questi furti non sarebbero mai avvenuti se non fosse stato per il fatto che
gli agenti di polizia di tutta l’America sono sempre più riluttanti a
interagire con i sospetti neri per paura di essere accusati di profilazione
razziale e addirittura di finire dietro le sbarre per “brutalità della
polizia”.
Hai
sentito parlare di molti di questi casi, ma hai sentito parlare di Ed French?
Era un
fotografo bianco di 71 anni a cui hanno sparato a sangue freddo da una coppia
nera a San Francisco nel 2017.
Entrambi gli assassini avevano lunghi
precedenti penali, anche se avevano solo 19 e 20 anni.
L'omicidio è stato ripreso da una telecamera
di sorveglianza, e la donna ha confessato di avergli sparato, ma nel maggio di
quest'anno una giuria etnicamente diversificata ha rifiutato di condannarla per
omicidio.
Ma
puoi scommettere che se Ed French avesse avuto la consapevolezza che la coppia si stava
preparando a derubarlo e avesse usato una pistola per difendersi, ora starebbe
ricevendo il trattamento di McMichaels (uno degli esempi più sfacciati di anarco-tirannia mai
visti).
La
situazione peggiora.
Il 10
agosto 2017, un uomo bianco di 77 anni, Ernest Martin Stevens, era seduto nel suo camion in un
parcheggio vicino a casa sua a Hardeeville, nella Carolina del Sud.
Un
uomo di colore, il 28enne Devon Dontray Dunham, gli si è avvicinato e ha chiesto
all'anziano di "dargli un passaggio".
Disarmato e temendo giustamente che stesse per
essere rubato dall'auto, Stevens iniziò ad allontanarsi.
Dunham, arrabbiato per non aver ottenuto un
passaggio, sparò otto volte nel camion con la sua pistola da 9 millimetri, uccidendo
Stevens.
Due
anni fa, Dunham fu processato per l'omicidio.
Aveva
confessato la sparatoria e testimoni oculari dell'omicidio testimoniarono
contro di lui.
Incredibilmente,
Dunham fu assolto da tutte le accuse dopo che la giuria aveva deliberato per
sole due ore.
Nel
2017, nella stessa città in cui “Tou Thao” è stato appena condannato, un agente
di polizia nero, Mohamed Noor, ha ucciso a colpi di arma da fuoco una donna bianca
disarmata semplicemente per essersi avvicinata alla sua macchina.
Il suo nome era Justine Damond e aveva solo 40 anni.
Nel
2019, Noor è stato giudicato colpevole di omicidio di terzo grado e condannato
a 12 anni di carcere.
Ma nel
settembre 2021, dopo un anno e mezzo di rivolte, proteste e richieste di
“giustizia razziale”, la Corte Suprema del Minnesota ha annullato la sua
condanna per omicidio, trasformandola in omicidio colposo di secondo grado.
Noor è stato rilasciato dal carcere nel giugno 2022.
Ha trascorso tre anni in prigione per aver ucciso una
donna bianca disarmata, mentre Thao è stato condannato a quasi cinque anni per
aver tentato di mantenere l'ordine e proteggere i cittadini di Minneapolis, e
non ha mai nemmeno toccato George Floyd.
Sempre
in Minnesota, questa volta a Rochester, si verifica un altro orribile caso di
anarco-tirannia che ogni americano deve conoscere.
Il 30
gennaio di quest’anno, Mohamed Bakari Shei è stato condannato per aver
violentato ripetutamente due bambini:
uno di
quattro anni e l’altro di nove anni.
In una
società sana, questi atti indicibili meriterebbero la pena di morte. Ma Shei non è stato condannato a
morte: ha avuto sei mesi di prigione della contea, libertà vigilata e servizio
comunitario.
L’anno
scorso, quando due bande nere si spararono dozzine di colpi l’una contro
l’altra in un quartiere tranquillo in pieno giorno, il pubblico ministero nero
di Chicago ha rifiutato di sporgere denuncia, definendolo “combattimento
reciproco”.
Mentre
state leggendo questo articolo, il giovane veterano Daniel Penny rischia 15 anni di prigione dopo aver
trattenuto un pazzo delirante e ostile su un vagone della metropolitana di New
York che urlava alla gente e diceva che aveva voglia di uccidere qualcuno.
Nel
frattempo, la città di New York sta pagando 13 milioni di dollari, una media di
10.000 dollari a testa, alle persone arrestate per rivolte durante le proteste
violente e distruttive seguite alla morte di George Floyd.
Potrei
continuare.
Viviamo
in tempi bui.
I poteri forti in America hanno essenzialmente
dato ai criminali violenti il messaggio che possono fare praticamente ciò che
vogliono, e se qualcuno di noi ha l’ardire di cercare di difendere sé stesso, o
la nostra comunità, probabilmente passerà almeno diversi anni in prigione.
Ogni
giorno che passa la situazione peggiora e ogni settimana porta con sé nuove
storie dell'orrore.
Sam
Francis ha
cercato di metterci in guardia, ma l'America non ha ascoltato, e ora uomini
buoni e coraggiosi come Tou Thao, i McMichael e decine di altri vengono sacrificati
al culto della diversità.
Possa
Dio benedire questi uomini e darci il coraggio di sollevarci e distruggere
l’anarco-tirannia e restaurare la nazione che era una volta.
(James Edwards ospita il programma
radiofonico Political Cesspool).
UN’ALTRA
VISIONE DEL MONDO.
Notizie
in pillole.
Italiaveranews.it
- Lucia Garofoli – (08/06/2022) – ci dice:
ELEZIONI
2023.
L’America
dice che se avremo un governo di destra andremo a catafascio. L’Europa dice che
i mercati ci puniranno.
Macron
(uomo Bilderberg e Rothschild) vuole Draghi fino al 2028.
Vi
siete mai chiesti come mai siamo l’unica nazione al mondo con lo stato di
emergenza di guerra per una guerra che non ci appartiene a 2000 km distanza?
L’articolo
60 della costituzione recita: “La Camera dei deputati e il Senato della
Repubblica sono eletti per cinque anni. La durata di ciascuna Camera non può
essere prorogata se non per legge e soltanto in caso di guerra”. Siccome SIAMO
IN GUERRA (anche se la grande maggioranza degli italiani non lo vuole) allora
Draghi potrebbe ritardare le elezioni.
IL NEMICO DELL’ITALIA NON È PUTIN, È DRAGHI.
Il
sito russo GAZETA.RU riporta i successi quotidiani dell’esercito russo. Ogni
giorno vengono abbattuti depositi e veicoli militare ucraini.
Il
sito russo RBC.RU afferma che stanno iniziando le esportazioni di grano ucraino
in Russia. Lo dice il ministro dell’agricoltura e dell’alimentazione Yuri
Pronko. I primi 50 vagoni – più di 3mila tonnellate – saranno inviati in Russia
il 10 giugno, ma in futuro si vuole aumentare il ritmo delle consegne a 120-130
al giorno.
Cosa
credeva Draghi e la Ue? Che potevano sanzionare la Russia senza alcuna
ripercussione? Ucraina e Russia insieme rappresentano il 32% del grano del
mondo e nutrirà la Russia, non l’Europa che si è schierata per una guerra che
non le appartiene.
La
Russia ha raddoppiato l’esportazione di petrolio in India.
L’indice
di gradimento di Putin in Russia è salito all’81%
IL COMITATO DEI 300, L’OSCURO GOVERNO MONDIALE.
All’interno
della City di Londra, controllato dalle 13 dinastie di banchieri e finanzieri
più ricchi e potenti del mondo, c’è il Comitato dei 300.
Si
tratta dei 300 uomini più potenti del mondo che controllano e manipolano
governi, eserciti, politici, tutte le BCE, i Bilderberg, l’Aspen, il G30, il
Forum di Davos, la Nato, la Ue, l’Oms, L’Ema, l’economia, i media, le
multinazionali e molto altro.
Loro
sono anche i “burattinai” della tua vita. Se davvero vuoi essere un uomo
“libero” prima devi sapere che hai dei carcerieri e chi sono. Se saperne di più: (bit.ly/3OQxsGN)
EFFETTI
AVVERSI:
Lo
scienziato “Peter Doshi “denunciò sul” British Medical Journal” un problema di
trasparenza dei dati da parte degli enti regolatori:
una sentenza del tribunale distrettuale del
Texas ha imposto a Pfizer la pubblicazione, a un ritmo di 55.000 pagine al
mese, dei documenti relativi al proprio operato sui vaccini anti-covid di loro
produzione.
Quali sono le ultime novità che questi
documenti riservati contengono? “Peter Doshi” rivela:
«Si può leggere che Pfizer – dal lancio di
Comirnaty alla fine del 2020 – ha assunto 600 nuovi dipendenti per far fronte
al volume di segnalazioni ricevute sugli eventi avversi.
Con la
revisione di arrivare a 1.800 addetti in più, entro la prima metà del È un
numero impressionante per il personale».
SERVITORE
DEL POPOLO.
Su
Netflix c’’è la serie “Servitore del Popolo” con protagonista Zelensky. La
serie è assolutamente amabile.
Autore e regista riescono a rendere l’idea di
un mondo politico e lavorativo corrotto ad ogni livello, ma in chiave
umoristica (seppur veritiera).
Zelensky
è un insegnante di storia che quasi per caso diviene presidente ed è l’unico
(con 5 del suo team) ad essere onesto.
Lotta,
con pochi risultati, contro la corruzione globale.
Ripetiamo:
è davvero divertente e Zelensky interpreta benissimo la sua parte: un
presidente che ogni persona vorrebbe.
Da qui
il colpo di genio: lo propongono alle elezioni e ben 3 ucraini su 4 lo votano
(oltre il 74%).
Peccato
però che nella realtà sia diventato un presidente corrotto, molto peggio degli
oligarchi corrotti e manipolatori che combatteva nella serie TV.
Nella
guerra molti ucraini innocenti.
LA
CITY DI LONDRA CONTROLLA LA FINANZA IL DENARO …. E LA TUA VITA.
Bertolt
Brecht (poeta) scrisse: “E’ più criminale fondare una banca o rapinarla?”.
Banche,
case farmaceutiche, governi: non fa differenza.
Dietro
tutto questo ci sono sempre gli stessi poteri finanziari, che tutto
influenzano, che tutto manipolano.
Soprattutto
la tua vita, anche se non ne sei conscio.
Hanno
la loro sede nella City di Londra che non è un quartiere della città ma un vero
e proprio Stato indipendente all’interno dell’Inghilterra.
Ha i suoi tribunali, leggi, bandiera e forze
di polizia – non fa parte dell’Inghilterra. È uno Stato sovrano indipendente.
Non paga nessuna tassa!
Da qui, l’alta finanza, quella potentissima,
domina il mondo.
CINA –
USA.
La
Cina ha preso seriamente le minacce (di guerra) di Biden in merito a Taiwan e
ora punta a riunire tutti i Paesi anti Stati Uniti.
Si tratta del “Global Security Initiative “(GSI),
una coalizione di Paesi che vogliono contrastare l’egemonia statunitense e
Nato.
Vi
aderiscono Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa ma interessa anche a
Uruguay, Nicaragua, Cuba, Pakistan, Indonesia e Siria.
I punti chiave sono 2:
la “non interferenza e il rancore contro
l’egemonismo statunitense”; è un’alternativa alla Nato.
Solo
che la Nato è il braccio armato degli interessi USA.
Non ha
mai difeso nessuno. Ci usano per i loro interessi.
Il GSI
è un duro colpo ai poteri occulti che vorrebbero instaurare nel pianeta un
unico governo mondiale (NWO) di servi microchippati e controllati.
MOSTRIAMO
A TUTTI QUANTO CI DISGUSTA.
Era un
uomo Goldman Sachs, definito liquidatore dei beni italiani e vile affarista dall’ex
presidente Cossiga, continua a fare gli interessi dei “comparuzzi” di Goldman
Sachs.
Accusato
(da Gioele Magaldi) di essere un penta-massone affiliato a 5 potenti Ur-Lodges
(e Draghi non gli ha mai fatto causa), membro del G30, connesso alla filosofia
fabiana (come scritto da Davide Rossi nel suo libro) da quando è al governo non
ne ha azzeccata una.
Ha
discriminato con l’infame tessera verde.
Fa il
guerrafondaio finanziando (con i soldi degli italiani in un Italia fortemente
indebitata) la guerra di “altrove”.
Ha più
volte violato la costituzione, ha calpestato i referendum (su acqua e nucleare)
del popolo italiano.
Ha
anestetizzato la democrazia con 51 voti di fiducia.
UCRAINA:
PERCHE’ I RUSSI PROCEDONO LENTAMENTE?
Dal
sito russo Life.ru:
in una
riunione del Consiglio della Difesa della CSTO, il ministro Sergei Shoigu ha
affermato che le forze armate russe stavano deliberatamente rallentando il
ritmo dell’offensiva in Ucraina.
Ciò è
necessario affinché tutti i civili possano lasciare in sicurezza gli
insediamenti circondati.
Secondo
lui, l’esercito russo, a differenza delle forze armate ucraine, non colpisce
obiettivi civili e ancor di più non combatte i civili.
Dal
momento che Kiev non vuole prendersi cura dei propri cittadini e organizzare la
loro evacuazione dai territori dove continuano i combattimenti, l’esercito
russo deve assumersi questo lavoro.
Ciò
richiede molto tempo e fatica, il che rallenta notevolmente la velocità di
avanzamento.
SOROS.
Il
fine dell’azione di Soros (un capitalista globalista), è appiattire le varie
civiltà (cancellando ogni diversità e tradizione) in nome di una pretesa
superiorità di un unico governo mondiale.
Le
grandi ONG e le fondazioni filantropiche sono diventate i comitati d’affari
della cupola tecno capitalistica.
La patina “benevola” serve a catturare –
comprandolo – il consenso di massa per neutralizzare il conflitto sociale e
imporre il dominio tecno-scientifico, annullando la sovranità, a favore dei
signori del denaro.
La sua
presunta generosità “umanitaria” ha creato un mondo in cui i miliardari
esercitano più potere che mai.
La sua
esperienza nel trarre profitto dalle crisi connaturate al sistema mondo
capitalistico lo rende protagonista in molteplici scenari di congiuntura e
difficoltà economica e sociale causando turbolenze geopolitiche.
IL
BATTAGLIONE AZOV.
LiberoQuotidiano.it
scrive:
“I
soldati del Battaglione Azov guidati dal comandante “Denis Prokopenno” usavano
i civili ucraini di Mariupol come scudi umani.
L’accusa arriva da “Zamid Alievich Chalaev”,
comandante delle truppe cecene che combattono a fianco dei russi. … impediva
loro di fuggire e sparava su chi tentava di farlo.
Mentre
ero lì ho ascoltato una comunicazione tra unità di quel reggimento. Volevano
sapere cosa fare di un furgone diretto fuori città e il comando ha ordinato di
distruggerlo nonostante fosse pieno di civili.
Noi
non abbiamo mai fatto cose del genere, abbiamo sempre contribuito
all’evacuazione dei civili”.
“Costantino
Sivkov”, perito militare russo, afferma:
“Questo
raggruppamento di “Azov” e altre forze, tra cui la Guardia Nazionale e le forze
del Corpo dei Marines, al momento dell’accerchiamento ammontava a circa 25 mila
persone.
Nessuno
di loro è fuggito. O sono morti o si sono arresi”.
LA
VERITA’, NON BELLA, SULL’EMA.
Avresti
mai pensato che l’”Agenzia Europea del farmaco” (EMA) è diretta da chi ha
lavorato per il lobbying di 30 multinazionali del farmaco?
Che è
finanziata dalle case farmaceutiche che dovrebbero controllare?
Che
diversi che ci lavorano sono accusati di conflitti di interesse?
Che
non è trasparente, che occulta ed è persino “accusata” di corruzione?
E questa dovrebbe vigilare sulla nostra
salute?
MEDICI
UCRAINI SOSTITUISCONO MEDICI ITALIANI.
La
dottoressa “De Mari”, che fin da subito aveva criticato l’inefficace, quanto
criminale, protocollo del “Ministro Speranza” “Tachipirina e vigile attesa”,
ora tuona contro l’impietosa sostituzione di medici italiani con medici ucraini
– si badi bene NON VACCINATI – sospesi per non aver ceduto al ricatto
vaccinale.
E
aggiunge: “Un medico invece di scappare dal proprio Paese in guerra, dovrebbe
rimanere là, soccorrere i feriti e, se donna e madre, ad occuparsi dei propri
figli”.
VACCINI
SICURI?
Uno
studio pubblicato in Francia da “Laurent Mucchielli”, direttore al CNRS, “Centro
nazionale delle ricerche scientifiche di Parigi”, dice:
“La
realtà mostra che questi vaccini hanno più effetti collaterali di quelli che li
hanno preceduti.
Nei Paesi Bassi si raggiunge un tasso di 2,7
decessi per 100.000 vaccinati.
In Francia e negli Stati Uniti, questo tasso
sale a circa 3,7 decessi ogni 100.000 vaccinati.
E in
Gran Bretagna questo tasso sale addirittura a 4,3 decessi ogni 100.000
vaccinati, probabilmente a causa di AstraZeneca”.
A luglio
2021, su 160 milioni di americani sottoposti alla vaccinazione sono stati
correlati più di 6.000 decessi, verificatisi principalmente entro 48 ore dalla
vaccinazione.
IL
MARITO DI URSULA SI OCCUPA DI TERAPIE GENICHE.
Affariitaliani.it
scrive:
“Deve essere chiaro: Ursula van der Leyen, il
nostro principale acquirente di vaccini in centinaia di milioni di unità, ha un
marito,” Heiko”, che gestisce “Orgenesis”, una società specializzata in terapia
genica.
Proprio le stesse tecnologie coinvolte nei
vaccini a mRna utilizzate dalle più note case farmaceutiche contro il Covid.
Sarà
un caso ma sono le stesse su cui la moglie Ursula ha chiuso in fretta i
contratti d’emergenza con Pfizer, al centro di numerosi dubbi e diatribe.
Alla
luce di tutti questi intrecci e sovrapposizioni, non ci possono essere piani B
oltre la vaccinazione, quelli tanto auspicati dal filosofo italiano Massimo
Cacciari”.
(Cuori Ribelli telegram)
OMS:
Solo rinviate ma non evitate le modifiche al Regolamento Sanitario Internazionale.
(stralcio).
Molti
commentatori hanno salutato con favore la presunta bocciatura delle modifiche
al “Regolamento Sanitario Internazionale” (International Health Regulations,
generalmente abbreviate con l’acronimo “IHR”).
Le
modifiche erano state proposte dall’amministrazione Biden e disegnavano uno
scenario a dir poco inquietante.
Il direttore generale dell’OMS, il rieletto
Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha il potere di dichiarare una pandemia o epidemia
globale o locale;
l’OMS a questo punto suggerisce ai paesi
interessati, una serie di misure da adottare che consistono fondamentalmente in
limitazioni al commercio, alla libertà di circolazione e alla libertà di cura e
di autodeterminazione sanitaria.
Il tutto sullo sfondo del piano dell’OMS di
rafforzare per il futuro sia la copertura vaccinale globale sia l’adozione di
un certificato vaccinale internazionale in forma digitale.
In
realtà la bocciatura, inizialmente guidata dall’opposizione di vari paesi
africani che saggiamente avevano subodorato l’inganno, si è trasformata in una
semplice rinvio, condito dalla decisione di abbreviare i termini per l’entrata
in vigore delle riforme.
Le
proposte americane rimangono sul tappeto con il loro contenuto altamente
inquietante.
In
buona sostanza i documenti predisposti dall’amministrazione USA sono stati
adottati dalla 75ma assemblea dell’OMS con l’invito agli stati membri a
proporre modifiche entro il 22 settembre 2022.
Quello
che appare inquietante del testo proposto sono le modalità di tipo mafioso
previste per l’adozione di misure sanitarie.
Se, infatti, l’OMS si convince che in un
determinato paese vi è un allarme sanitario “offre” al paese in questione la
propria assistenza.
Laddove il paese non accetti l’offerta (di
quelle che non si possono rifiutare, evidentemente), l’OMS condividerà con gli
altri paesi le informazioni riguardanti l’allarme sanitario con la conseguenza,
facilmente prevedibile, di un completo isolamento del paese affetto da una vera
o presunta pandemia o epidemia dal commercio internazionale, dal turismo, dai
mezzi di trasporto.
Si prevede (come risulta a pag. 5 della bozza
americana), che in seguito alla notifica concernente l’esistenza di una
situazione di allarme sanitario gli stati membri debbano comunicare tutte le
informazioni rilevanti compresi i dati derivanti dal sequenziamento genetico.
Ovviamente
non si fa menzione dei possibili diritti dei cittadini i cui dati genetici
dovrebbero essere comunicati all’OMS e che potrebbero essere in disaccordo.
(Avvocato
A. Fusillo - difendersiora.it)
Globalisti
vs tradizionalisti:
come
funziona l’intreccio
tra
Russia e Africa.
It.insideover.com
- Jean Marie Reure – (19 NOVEMBRE 2022) – ci dice:
“L’élite
occidentale, in particolare quella francese, è uno stupratore politico,
economico e psicologico plurisecolare”.
Questa
è solo una delle tante, colorite invettive lanciate contro l’occidente dal
panafricanista “Kemi Seba”, al secolo “Stellio Gilles Robert Capo Chichi”,
nella sua lectio magistralis presso l’”Istituto Statale di Mosca per le
Relazioni Internazionali” (Mgimo).
È il 24 Ottobre e presso quello che”
Kissinger” definì come “l’Harvard di Mosca” si tiene il forum intitolato
“Russia-Africa: what’s next?”.
Invitato
di spicco è proprio” Seba”, un attivista franco-beninese legato all’ecosistema
informazionale russo.
Il suo
intervento verte sul ruolo del panafricanismo nella resistenza multipolare
all’oligarchia occidentale ed è principalmente rivolto ad una platea di giovani
universitari russi.
Al di là della propaganda, delle espressioni
colorite e dei toni profetici, il discorso di “Seba” è interessante poiché
evidenzia il tentativo di costruzione di una narrazione alternativa a quella
dell’occidente, volta ad approfondire il legame fra Russia ed Africa.
Se il
rinnovato interesse russo per l’Africa si manifesta già nel 2019 durante il “forum
di Sochi”, l’invasione dell’Ucraina sembra aver accelerato questo processo.
Il
Cremlino mirava infatti ad una guerra lampo in Ucraina, eppure a più di 160
giorni dall’inizio delle ostilità il conflitto continua e non si intravede
alcuna soluzione negoziale.
Il perdurare della guerra porta quindi
inevitabilmente a una polarizzazione delle posizioni della comunità
internazionale, in una dinamica che potrebbe ricordare quella dei blocchi della
Guerra Fredda.
In
quest’ottica per Mosca è fondamentale tessere delle relazioni con Paesi al di
fuori dell’occidente, al fine di non rimanere completamente isolata.
L’intervento di “Kemi Seba” permette quindi di
comprendere meglio la strategia di Mosca per conquistare cuori e menti delle
popolazioni africane e dei loro governanti.
Una
narrazione alternativa.
Come
ogni discorso revisionista, quello di “Seba” (e quindi per estensione quello
della propaganda russa), si costruisce in opposizione all’Occidente.
La prima distinzione che emerge nell’oratoria di “Seba”
è quindi quella fra l’“Occidente collettivo” e il “non occidente”.
Questa
dicotomia, che nelle parole del panafricanista assume anche una sfumatura
culturale, ricalca
il tema dell’unipolarismo occidentale a guida americana in contrapposizione al
multipolarismo inclusivo di cui la Russia è fervente sostenitrice.
Cosa
unisce quindi Africa e Russia?
Non
solo il non essere parte dell’Occidente, ma anche l’aver subito “le azioni dell’élite occidentale che
hanno causato il crollo dell’Urss” e che impongono ai popoli africani “una costante
instabilità”.
Sono
quindi “la violenza, l’arroganza, l’insolenza e l’indecenza dall’élite
(occidentale)” ad unire russi e africani.
La guerra in Ucraina non è un’invasione ma un
atto di difesa della sovranità russa a fronte dell’espansionismo della Nato.
La visione di Zelensky, marionetta
dell’occidente, ha numerosi epigoni in Africa, da “Macky Sall” (Presidente
dell’Unione Africana) a “Mahmat Déby” (Presidente del Ciad e alleato chiave
della Francia nello sforzo di stabilizzazione del “Sahel”). Per “Seba” il mondo
non è quello descritto dalla BBC, dalla CNN o da France24:
è un
mondo dove l’occidente “globalista” ha dichiarato guerra al “resto del mondo”.
Nella
visione del presidente dell’ong “Urgences Panafricanistes” esistono due
blocchi, il primo è formato dai popoli tradizionali che difendono la propria
identità, le proprie tradizione e visioni del mondo.
L’altro
è quello dei globalisti, che si ammantano del termine progresso per promuovere
una visione neoliberale della società e dell’economia.
Questo secondo blocco si oppone alla tradizione,
rifiuta il metafisico e l’immateriale (non crede cioè a Dio) e “opera per
diffondere il materialismo, la decadenza, la degenerazione, la distruzione dei
valori del popolo e della famiglia”.
Il
blocco “globalista” tenterebbe quindi di imporre aggressivamente la propria
visione della società, attraverso il concetto di democrazia che “non è che un
modello di gestione del potere occidentale”.
Paesi
quali la Cina, la Turchia, l’Iran e – naturalmente – la Russia assurgono allora
a difensori del non-occidente, resistendo alle rivoluzioni dei colori
orchestrate dall’occidente per destabilizzare il resto del mondo.
Il discorso di “Seba”, che ricorda almeno in
parte la propaganda sovietica negli anni di maggior tensione durante la Guerra
Fredda, raggiunge un tale livello di mistificazione della realtà che potrebbe
quasi far sorridere un lettore “occidentale”.
Eppure,
toccando dei punti dolenti della memoria storica della popolazioni russe (come
il crollo del regime sovietico) e africane (il colonialismo, l’imposizione
dall’alto di un modello di democrazia liberale), riscuote un grande interesse,
dimostrato per esempio dal numero di seguaci di “Seba” sui suoi social.
Dalla
teoria alla pratica.
Le
parole di “Seba “e di altri attivisti pro-russi, sebbene (o proprio perché)
intrise di propaganda, hanno in realtà un impatto significativo sulla realtà
africana, in particolare nella fascia del “Sahel”.
Opinioni come quelle di “Stellio Capo Chichi”
costituiscono infatti il brusio di sottofondo che alimenta il sentimento
anti-francese in Mali, Burkina, Ciad, Repubblica Centrafricana, Togo, Benin ed
altri paesi africani.
Non
sono certo i discorsi di “Kemi Seba” o “Nathalie Yamb” ad aver causato due
colpi di stato in meno di un anno in Burkina Faso, o ad aver determinato la
scelta del colonnello “Assimi Goita”, Presidente della giunta militare al
potere in Mali, di rivolgersi a Mosca rompendo pressoché ogni contatto con
Parigi.
Discorsi
come quello qui riportato hanno però contributo ad infiammare le folle e a
predisporre la popolazione all’arrivo dei famigerati contractors di Wagner.
Non
solo:
il sentimento anti-francese alimentato dalla
propaganda russa a novembre dell’anno scorso ha anche riunito migliaia di
manifestanti nelle strade di “Kaya”, capoluogo di una provincia settentrionale
del “Burkina Faso”.
L’obiettivo della folla era quello di bloccare
importanti convogli logistici dell’esercito francese partiti dalla Costa
d’Avorio in direzione del Niger, perché accusati di voler ri-colonizzare il
Paese senza per altro aver diminuito l’instabilità della regione.
L’episodio
di” Kaya” conferma anche il crescente peso dell’influenza Russa in Africa.
Se con le sanzioni varate dall’occidente l’agenzia di
stampa russa Sputnik ha perso milioni di lettori in Europa, Sputnik France è
stato recentemente rinominato Sputnik Afrique, sottolineando la crescente
influenza dell’informazione controllata dal Cremlino in Africa.
Non è
quindi un caso che il 9 novembre Emmanuel Macron, in un discorso pronunciato
dall’hangar della portaelicotteri Dixmude, abbia annunciato la fine
dell’operazione Barkhane contestualmente alla presentazione della Revue
Nationale Strategique (Rns).
L’Rns
è un documento programmatico che ha per obiettivo quello di guidare le
politiche di difesa e i conseguenti investimenti fino al 2030.
L’elemento
di maggior novità in questo documento programmatico è l’elevazione del concetto
di “influenza” al ruolo di “funzione strategica”.
L’influenza
consiste proprio nella capacità di vincere i cuori e le menti, di influenzare
le popolazioni veicolando determinati sentimenti.
Quello anti-francese è sicuramente una delle
ragioni che hanno portato alla fine di “Barkhane”, dato il significativo
peggioramento delle condizioni operative.
La
sfida per la Francia e per l’Occidente collettivo è allora quella di passare da
una postura reattiva ad una proattiva.
Come
si possano però condurre delle campagne di influenza pur rispettando i valori
fondanti delle democrazie occidentali rimane per ora una grande incognita.
Aleksandr
Dugin: «Evola, il populismo
e la
Quarta Teoria Politica».
Blog.ilgiornale.it
– Andrea Scarabelli – (25 giugno 2018) – ci dice:
(Il
blog di Andrea Scarabelli).
Uno
dei tratti del nostro disgraziato tempo consiste nella facilità con cui si
dispensano etichette, a intellettuali così come a correnti e fenomeni politici.
Di destra o di sinistra, populisti o elitisti,
progressisti o conservatori…
Nella
realtà dei fatti, tuttavia, l’unico discrimine è quello che oppone
intellettuali passatisti e altri che preferiscono essere contemporanei del
futuro.
Il
secondo gruppo (non poi così nutrito, a dire il vero) comprende spiriti nati in
anticipo di qualche decennio – se non addirittura di secoli, come Nietzsche –
sulla tabella di marcia della Storia, avanguardie di una realtà in procinto di
dispiegarsi nella sua totalità.
La storia dei grandi precursori, di questi
viventi cortocircuiti del Tempo, non è stata ancora scritta.
Nell’attesa, sarà bene imparare a
riconoscerli.
Settimana
scorsa Alexandr Dugin, il cui nome non ha bisogno di presentazioni, è venuto a
Milano a presentare il suo” Putin contro Putin”, appena dato alle stampe per i
tipi di AGA.
Poco
tempo prima, del “consigliere di Putin” (qualifica giornalistica sempre
rigettata a piè sospinto dal diretto interessato) era uscita una monumentale “Quarta
Teoria Politica”, pubblicata da “Nova Europa” nella traduzione di Camilla
Scarpa e con una prefazione di Luca Siniscalco.
Più
che un libro, “La Quarta Teoria Politica” è un autentico crocevia di passato,
presente e futuro, che discute l’esaurirsi delle categorie della modernità e
gli scenari a venire.
Allo
stato attuale delle cose, come si diceva, “Dugin” è tra i pochi contemporanei
del futuro, e questo libro ne è la dimostrazione, l’inveramento di uno spirito
acuto teso a superare le tre teorie politiche della modernità – liberalismo, fascismo e comunismo – le quali, dopo aver infiammato il
Novecento, «secolo delle ideologie» par excellence, hanno perso forza
propulsiva, dimostrandosi incapaci di interpretare il nuovo.
Occorrono nuove ermeneutiche, nuove prassi,
nuovi metodi: sono le sfide del nostro tempo a chiedercelo.
E noi dobbiamo essere alla loro altezza.
È da tutto ciò che nasce la “Quarta Teoria Politica”,
“rottamazione” (volendo usare un termine à la page) delle tre precedenti
teorie, sforzo titanico di aderire allo” Zeitgeist”, sguardo trasversale e
anticonformista capace di coniugare Tradizione e modernità, universum e
pluriversum – una «metafisica del populismo», come leggiamo al suo interno.
Un
libro in qualche modo legato alla realtà storico-destinale della Russia, ma
anche manifesto di un mondo multipolare, a più dimensioni, del tutto contrario
a quello monoteistico sognato da mondialisti e globalisti e avverso al
“razzismo storiografico” che vede la modernità come apice supremo
dell’evoluzione umana.
Chi fosse a caccia di facili ricette può
lasciar perdere: questo libro non fa per lui.
La “Quarta
Teoria Politica” non è un impianto dottrinario ma anzitutto un metodo, una
visione del mondo.
Non è
un’ideologia, ma una metafisica della storia, allergica all’attivismo fine a sé
stesso che va tanto di moda oggi e fautrice di un mutamento anzitutto interiore.
A provarlo è, tra le altre cose, la presenza di una
serie di autori impolitici (nel senso dato da Thomas Mann) e non allineati, tra
cui spicca, sin dalle prime pagine, “Julius Evola”, antica passione di Dugin,
che anni fa ha realizzato un’analisi “da sinistra” delle sue idee.
Proprio facendo riferimento al filosofo
romano, assieme a Luca Siniscalco sono andato a intervistarlo, chiedendogli
com’è venuto a conoscenza delle sue opere, e qual è stato il primo libro di
Evola ad aver letto.
E ora,
la parola a Dugin.
Ho
conosciuto Evola da alcuni tra i miei maestri e amici russi, che a loro volta
hanno scoperto il pensiero tradizionalista negli anni Sessanta.
Allora
ero solo un bambino.
All’inizio degli anni Ottanta sono entrato in
contatto con un gruppo molto ristretto, praticamente inesistente in Russia,
ignoto ai circoli ufficiali e composto interamente da dissidenti.
Erano la minoranza della minoranza, a livello
quasi infinitesimale.
Come
nel senso di Guénon [ride], che stabilisce una differenza tra infinitesimale e
inesistente, no?
Nei “Principi
del calcolo infinitesimale”, usciti anche in italiano…
Certamente.
Ebbene,
loro avevano una portata infinitesimale ma esistevano comunque [ride].
Successivamente,
mi sono imbattuto in Imperialismo pagano, nella sua versione tedesca, Heidnischer Imperialismus.
Rimasi
talmente impressionato da quell’opera che decisi di tradurla immediatamente in
russo.
Fu un incontro cruciale, direi radicale.
L’universo descritto da Evola conteneva il miglior
impianto ideale che avessi mai incontrato.
Allora
non riuscivo a capirne il perché:
provenivo
da una famiglia comunista, normale, appartenente alla classe media, eppure
sentivo di appartenere all’universo descritto da Evola più di quanto non mi
accadesse con quello in cui vivevo.
Era
una certezza priva di alcun tipo di fondamento.
Nel
frattempo ebbi modo di curare la traduzione di vari libri di René Guénon dal
francese.
Ebbene, da allora – era l’inizio degli anni
Ottanta – mi considero un tradizionalista, e niente è cambiato essenzialmente
fino ad ora.
Appartengo a quest’universo, a tutti gli
effetti.
Quali
opere di Evola ha letto successivamente?
“Cavalcare
la tigre”, seguito
da “Rivolta
contro il mondo moderno”.
E poi
tutto il resto: “La tradizione ermetica”, “Il mistero del Graal”, “Metafisica
del sesso”, “Gli uomini e le rovine”…
Qual è
la sua opera di Evola preferita?
Sono
tutte molto importanti, ma quella che preferisco è “Cavalcare la tigre”.
Ha
esercitato un fondamentale influsso metafisico su di me, soprattutto con il
concetto di “Uomo differenziato”, che si trova costretto a vivere nella
modernità pur appartenendo a un mondo differente.
È proprio a partire da questa idea che ho sviluppato
le mie analisi sul “Soggetto radicale”, vale a dire l’”uomo della Tradizione”
gettato in “un mondo senza Tradizione”.
Com’è
possibile per un tipo umano del genere, mi sono chiesto, vivere in un mondo in
cui la “Tradizione non è presente”, senza cioè aver ricevuto alcun tipo di
tradizione…?
Ebbene,
nasce da qui il “Soggetto radicale”, che non si risveglia quando il fuoco del
sacro è acceso, ma quando fuori di sé non trova niente legato alla Tradizione.
In che
senso?
L’essenza
della verità è di tipo sacro.
Oggi
domina il nulla, ma non è possibile che il nulla esista.
Il
nulla è solo una forma esteriore, al cui interno arde il sacro.
È
proprio quando è saltata la trasmissione regolare delle forme del sacro che
appare quello che io chiamo” Soggetto radicale”.
E qui torniamo all’”Uomo differenziato”, che
oggi è forse addirittura più importante della “Tradizione stessa”.
Forse
la Tradizione è scomparsa proprio per cedere il passo al Soggetto radicale.
Da
questo punto di vista, paradossalmente il tradizionalismo oggi è più importante
della stessa Tradizione.
Tutte
queste idee, dedotte da “Cavalcare la tigre”, non implicano ovviamente la
restaurazione di ciò che fu, ma la scoperta di aspetti che nel passato nemmeno
esistevano.
Non si
tratta di un “mero conservatorismo”, dunque.
Per
nulla.
Noi
non vogliamo restaurare alcunché, ma far ritorno all’Eterno, che è sempre
fresco, sempre nuovo:
questo
ritorno è dunque un procedere in avanti, non a ritroso.
Il
Soggetto radicale, inoltre, si manifesta tra un ciclo che finisce e uno che
nasce. Questo spazio liminale è più importante di tutto ciò che sta prima e di
tutto ciò che verrà dopo.
Potremmo
utilizzare un’immagine tratta dalla dottrina tradizionale dei “quattro cicli”,
delle Quattro Età (dell’Oro, dell’Argento, del Bronzo e del Ferro), diffusa in
tradizioni molto diverse:
la
restaurazione dell’Età dell’Oro, da questo punto di vista, è meno importante
rispetto allo spazio che sta tra la fine dell’Età del Ferro e l’inizio della
stessa Età dell’Oro.
Che poi è lo spazio in cui viviamo noi.
Tutti
questi aspetti, per tornare a Evola, secondo me sono impliciti nella sua idea
di “Uomo differenziato”.
Di
recente è stato pubblicato il suo libro “La Quarta Teoria Politica”.
Il
soggetto chiamato a questa nuova metafisica della storia è il “Dasein”,
l’esserci di cui ha parlato “Martin Heidegger”.
Nel “Dasein” c’è un’eco del “Soggetto radicale”?
Fino a
un certo punto.
Il Dasein, in realtà, non è il Soggetto
radicale, ma, come è stato detto, si riallaccia a Heidegger.
Tra
l’altro, credo che Evola non avesse compreso molto bene Heidegger.
In “Cavalcare
la tigre” ne dà un giudizio superficiale:
Heidegger
è invece più interessante e profondo.
Ho
studiato per anni il suo pensiero, scrivendo quattro libri su di lui.
L’aspetto
importante del “Dasein” è che descrive l’uomo non come un’entità data. Di solito pensiamo all’uomo usando
categorie come individuo, classe, società, nazione, che però sono solo forme
secondarie.
Volendo definire l’uomo nella sua radice più profonda, il “Dasein” è ciò che
rimane quando lo liberiamo da tutti questi preconcetti culturali.
Non è
molto facile comprenderlo:
bisogna
operare una radicale distruzione – o decostruzione – di tutti gli aspetti socio-culturali,
storici, religiosi (anche tradizionali) attribuiti all’uomo.
Il “Dasein”
non corrisponde a nessuna delle definizioni dell’uomo.
Non è
individuo, non è collettività, né Anima, Spirito o Corpo:
tutto
ciò è secondario.
È invece una pura presenza dell’intelletto,
che si schiude solo quando ci troviamo di fronte alla morte.
Quell’essere
alla morte di cui parla Heidegger…
Non si
può parlare di “Dasein” senza un confronto con la morte.
In
quel momento non ci sono più nomi, né individui: è allora che si spalanca
l’essenza del “Dasein”.
È necessario, come propone Heidegger,
ripensare tutti i concetti della politica, della società, della filosofia,
della cultura e dei rapporti con la natura prendendo le mosse da
quest’esperienza radicale ed esistenziale, da tale momento pensante.
Solo a
partire da questo spazio esistenziale libero da tutto il resto è possibile
ricostruire un’ontologia scientifica, un’ontologia politica, un’ontologia
socio-culturale… Ma sempre e solo a partire da questo” Risveglio esistenziale”.
E tale “Risveglio” non è un’idea trascendente,
ma un’esperienza immanente, che deve tornare a essere la radice della politica.
Nella
Quarta Teoria Politica ha interpretato anche il concetto di popolo alla luce
del “Dasein”…
Il “Dasein”,
a tutti gli effetti, è il popolo.
Senza
popolo, non può esistere alcuna entità pensante.
Il
popolo assicura infatti una lingua, una storia, uno spazio e un tempo.
Tutto.
Riflettendosi,
il Dasein si fa popolo.
Non mi
riferisco al concetto di collettività, che è solo un insieme di individui.
Al di
fuori del popolo, noi non siamo niente.
E il popolo esiste solo in quanto “Dasein”,
non individualmente, né collettivamente.
È una forma esistenziale di comprendere il popolo, che
si oppone alle teorie dei liberali, con la loro idea vuota e insignificante di
individuo;
alle teorie dei comunisti, basate su classi e
collettività, concetti altrettanto vuoti che non si oppongono affatto a quelli
liberali, poiché questo tipo di collettività è solo un agglomerato di atomi
individuali, come già detto;
e,
infine, alle teorie dei nazionalisti, che si rifanno al concetto di Stato
nazionale, altra idea borghese antitetica all’Impero e all’idea del Sacro.
Evola,
in questo senso, ha operato una critica assai radicale del nazionalismo. Quelli liberali, comunisti e
nazionalisti sono tutti tentativi antiquati di interpretare il soggetto della
politica.
Sono
le tre teorie politiche che la Quarta scalzerà…
È così
che arriviamo al “Dasein”, soggetto della Quarta Teoria Politica.
Esso
non può fare a meno del popolo: è infatti impossibile rinunciare alla lingua,
alla storia, a una certa mentalità… È impossibile pensare senza una lingua, no?
La mia
è una visione metafisica dell’intelletto e della linguistica, dalla storia e
della società.
Basandosi su tutto ciò, rinunciando alle tre
teorie politiche della modernità – comunismo, nazionalismo e liberalismo –
dobbiamo costruire una nuova visione del mondo, una politica in senso
esistenziale capace di dare una risposta a tutte le sfide del presente:
il nostro rapporto con gli altri, il gender,
l’idea di un mondo multipolare… Occorre ripensare tutto questo al di fuori
della modernità occidentale.
Ebbene,
è proprio comparando questa costruzione teorica e i tre regimi della modernità
occidentale che è nata la “Quarta Teoria Politica”.
Ha visto
incarnarsi tale teoria in qualche forma politica attuale?
Lo
sciismo moderno è un’espressione, in ambito islamico, della Quarta Teoria
Politica.
Il mio libro è stato tradotto in persiano, ed è stato
sottolineato che parla della politica iraniana…!
Che infatti non è comunista, né liberale, né
nazionalista.
Credo
che il cosiddetto “populismo” – compreso quello italiano – sia una forma della
Quarta Teoria Politica.
Nemmeno i populisti sono fascisti o comunisti, e sono
profondamente antiliberali.
Il populismo
è una reazione esistenziale dei popoli, che evidentemente non sono morti, come
vorrebbero i liberali, i mondialisti e i globalisti.
Sono
tutti esercizi preparatori della Quarta Teoria Politica – che d’altronde
potrebbe essere definita una forma di populismo integrale.
Né di
destra, né di sinistra, provvisto naturalmente di simpatie verso la giustizia
sociale e l’ordine morale.
Da
questo punto di vista, la Quarta Teoria Politica è la metafisica del populismo.
Eppure,
gli aspetti metapolitici del cosiddetto “populismo” sono passati inosservati in
Italia…
Al populismo
vengono applicate etichette di destra – fascista, nazionalsocialista – o di
sinistra – comunista, maoista, trotskista… Ma anticomunismo e antifascismo sono
solo tentativi di spaccare il popolo.
Il
populismo propone di abbandonarli entrambi, insieme ai dogmi del nazionalismo e
del comunismo, unendo le forze popolari – di destra e sinistra – per giungere
al populismo integrale, facendo fronte comune contro i liberali, i globalisti,
i mondialisti, residui ultimi del ciclo ultimo dell’Occidente.
Sono
convinto che i mondialisti di oggi siano i peggiori – peggiori dei fascisti
così come dei comunisti.
Una rivoluzione contro di loro sarà l’ultima
missione escatologica d’Occidente.
Il
popolo tenterà una resistenza organica, esistenziale.
La Quarta Teoria Politica, inoltre, apre la strada al
recupero di tutto ciò che non è moderno né occidentale:
il pre-moderno, il post-moderno,
l’anti-moderno, l’Asia, la tradizione romana, il cristianesimo ortodosso, la
Grecia, l’Islam.
La
modernità occidentale è l’insieme di tutto ciò che vi è di più negativo, i
Soros, i globalisti, i liberali…
Farla
finita con il liberalismo significherà superare tutto ciò che nell’Occidente ha
un carattere nefasto.
È una
lotta escatologica, evidentemente:
e qui
la Quarta Teoria Politica si ricongiunge al tradizionalismo.
Sempre,
va da sé, con uno sguardo aperto al futuro.
Tornando
a quel che si diceva prima, “Dasein” e “Soggetto radicale” sono dunque
differenti?
Sono
simili, ma non credo sia possibile stabilirne un’identità.
Sono
concetti nati in contesti diversi.
Ho
scritto un libro sul “Soggetto radicale e il suo doppio” – nell’accezione di
Antonin Artaud, Il teatro e il suo doppio.
Per me, il “Soggetto radicale” è un modo
d’essere contro il mondo moderno, senza alcuna ragione particolare, senza
essere aristocratici o cristiani… Insomma, senza aver alcun tipo di contatto
con una “Tradizione viva”.
Ebbene, è quello il momento della forma
concreta e operativa del Soggetto radicale, che si apre subito alla “Tradizione”,
essendone una forma.
Ma questa è una rivolta che non proviene da fuori, ma
dal di dentro.
È ovviamente una forma molto particolare di
metafisica.
Una
metafisica interiore, per così dire…
È l’”Uomo
differenziato,” appunto.
Non in
quanto conte o barone, e nemmeno poiché cristiano, cristiano, pagano, sufi o
cose di questo tipo.
L’Occidente
non ha niente di tutto ciò:
ecco
perché, come sostiene Evola, arriverà per primo alla rinascita, alla
restaurazione, al ciclo nuovo, rispetto all’Oriente.
L’Occidente si trova ora nel fondo
dell’abisso.
Ma è
quello il luogo in cui rinascerà il “Soggetto radicale”.
Il
libro sul Soggetto radicale è ovviamente in russo…
Certo.
Andrebbe
tradotto…
Credo
che la sola lingua, la sola cultura che potrebbe capirlo sia quella italiana.
La
cultura di Evola, la lingua in cui fu scritto “Cavalcare la tigre”, una cultura
che ha profonde conoscenze tradizionali.
Gli inglesi non conoscono affatto Evola.
In
Francia è considerato solamente come uno dei tanti discepoli di Guénon, oppure
è ridotto al fascismo.
Dunque,
non sarebbero in grado di comprendere il mio libro.
Sarebbe
un’ottima idea tradurlo in italiano.
La “Quarta
Teoria Politica “critica l’”Individuo Assoluto di Evola” – precisando anche che
questa espressione, in senso tradizionale, può riferirsi all’”atman indù”.
Secondo
lei, com’è avvenuto il passaggio di Evola dall’”Individuo Assoluto” ai grandi
spazi della “Tradizione”?
Credo
si tratti di una mera questione terminologica.
Io non
critico il concetto di “Individuo Assoluto evoliano”, ma quello di individuo,
che è un concetto relativo per definizione.
L’espressione Individuo Assoluto supera in sé stessa
l’individualismo. Credo quindi si tratti di una mera questione linguistica.
La
teoria di Evola si comprende meglio, a mio giudizio, ricorrendo al concetto di
Persona, anziché di individuo.
La persona è una forma che può essere assoluta o
relativa, ma è sempre legata alle relazioni con gli altri – in senso
orizzontale o verticale, è sempre l’intersezione di diverse relazioni.
La
Persona Assoluta è quindi la forma dell’”Assoluto personificato”.
Questa è l’idea tradizionale di “selbst”.
Martin
Heidegger parla ad esempio del selbst del Dasein: è precisamente l’Individuo Assoluto
– o Soggetto Radicale.
Lo si
può comparare con il “Param Atman”, che sta al centro di tutto anche quando non
è centro, anche in assenza di una simmetria che gli dia una forma.
Per avere un centro dobbiamo infatti essere in
presenza di una figura che lo presupponga.
Ma in
un mondo postmoderno e rizomatico il centro manca:
il
Soggetto Radicale è sempre centro, anche laddove non è possibile averne uno.
È una forma di trascendenza immanente.
Diversi
anni fa ha messo a punto un’interessante lettura di Evola, per così dire,
“visto da sinistra”.
Può spiegarci brevemente di che si tratta?
Era
una piccola provocazione che sollevava una questione molto seria:
non è
possibile leggere Evola come fanno molti individui piccolo-borghesi e
conservatori.
Evola
non appartiene alla destra economica, ma è contro il mondo moderno.
E il
mondo moderno può essere di sinistra così come di destra.
La sua
è una rivolta assoluta contro il mondo che ci circonda, contro lo status quo,
una rivolta incompatibile con il conservatorismo di destra, il grande capitale,
la borghesia, la xenofobia, tutte posizioni che racchiudono in sé un
conformismo piccolo-borghese.
Evola
invita a intraprendere una lotta assoluta, è questa la verità.
Chi
non accetta tale invito si schiera di fatto in difesa del mondo moderno.
Non è
possibile essere tradizionalisti e accettare le forme dell’occidentalismo
moderno, del capitalismo, del liberalismo e del conservatorismo.
Per
questo ho voluto porre l’accento sul fatto che il pensiero di Evola è
rivoluzionario, conducendo a una rivolta provvista, in questo senso, di
un’anima “di sinistra”, finalizzata alla distruzione di tutti i princìpi dello
status quo.
Il suo
potrebbe essere, per così dire, un “anarchismo di Destra”, sviluppato appunto
in “Cavalcare la tigre”.
In
quel saggio lei ha anche riflettuto anche sull’interpretazione “tradizionale”
del rapporto tra lavoratori e borghesi…
Credo
che la difesa della borghesia contro il proletariato di Evola e Guénon sia un
errore legato all’applicazione della teoria che vede quattro caste nelle
società indoeuropee.
La prima era sacerdotale e la seconda
guerriera, degli kshatrya:
sennonché, a differenza di Evola e Guénon,
sono convinto che la terza casta debba essere identificata con quella dei
contadini.
“Georges
Dumézil” ha mostrato che nella tradizione indoeuropea le caste sono tre, non
quattro.
Se le cose stanno così, allora la borghesia non è
nemmeno una casta, bensì un gruppo costituito da contadini incapaci di vivere
nei campi che si mossero verso le città.
I più onesti si trasformarono nei proletari;
i peggiori, invece, nei capitalisti.
La
borghesia divenne così una casta che riuniva i guerrieri peggiori, che avevano
paura di lottare, e i contadini che non volevano lavorare.
Era l’unione degli individui peggiori di tutte
le caste.
Ecco perché non bisogna difendere la
borghesia, non essendo una vera casta indoeuropea.
Odiando
sacerdoti, guerrieri e contadini, ha creato una realtà avversa a tutte le caste
tradizionali indoeuropee.
È
interessante notare come la rivoluzione socialista – il comunismo sovietico –
fosse orientato dapprima contro la borghesia, non tanto contro guerrieri,
sacerdoti o contadini.
Così
credo sia possibile concepire, per così dire, un socialismo – o un comunismo –
indoeuropeo del tutto avverso alla borghesia, che non rappresenta in alcun modo
la Tradizione.
Questa
mia analisi, si badi, non è una critica a Evola, che odiava la borghesia, lo
status quo e il mondo moderno, ma piuttosto una correzione e un’integrazione
della sua teoria.
Come
appare allora l’Evola antiborghese “visto da Sinistra”?
Se
oggi la borghesia è il nemico assoluto, tutto ciò che non è moderno,
occidentale e borghese, è dalla nostra parte:
lo
sono i cinesi, i russi, gli africani, gli arabi, tutti gli occidentali che si
oppongono al liberalismo.
Quest’ultimo,
infatti, è la cristallizzazione peggiore dell’Era Oscura di cui hanno parlato
le dottrine tradizionali.
In questa prospettiva, l’Evola antimoderno e
antiliberale è un rivoluzionario totale.
Potremmo ripetere a proposito di Evola ciò che
René Alleau disse di Guénon, definendolo «il pensatore più radicale e
rivoluzionario di Marx».
Lo è
molto più di quei tradizionalisti che vivono da borghesi, limitandosi a una
lettura sterile e improduttiva del pensiero di Tradizione.
Costoro
sono i traditori della Tradizione: se le cose stanno così, mi stanno più
simpatici gli anarchici.
Credo
che l’ordine borghese debba essere distrutto.
La mia
tesi è una logica conseguenza delle posizioni evoliane e tradizionaliste.
E come
si rapporta alla Quarta Teoria Politica?
La
Quarta Teoria Politica propone lo stesso, in modo più accademico, con la
decostruzione del liberalismo, dell’eurocentrismo e del modernismo.
Non è
dogmatica, ma è un invito a esercitare il pensiero e la critica.
Alcuni
propongono di trovare un nome a questa teoria.
È inutile farlo: essa delineerà uno spazio
concettuale che troverà il proprio nome in un momento futuro, a tempo debito.
Ma già
oggi è possibile lavorare con questo concetto, preparando il terreno per la sua
manifestazione.
Gli
iraniani, come i cinesi, possono vedere nel loro assetto politico una
manifestazione storica della Quarta Teoria Politica.
È un invito aperto.
Questo è il lato debole ma anche forte
dell’espressione “Quarta Teoria Politica”.
Voglio
precisare che non si tratta di un mascheramento della Terza Teoria Politica –
del fascismo – ma di un paradigma realmente alternativo ai primi tre.
Fascismo,
comunismo e liberalismo sono del tutto intrisi di modernità.
Io
critico il fascismo nei suoi aspetti borghesi, razzisti e nazionalisti.
La
Quarta Teoria Politica spalanca un altro spazio concettuale.
Il
problema è che quasi tutto ciò che continuiamo a pensare appartiene al retaggio
delle prime tre teorie politiche.
Bisogna
compiere una grande purificazione interiore per sviluppare in modo fruttuoso il
tradizionalismo e allo stesso tempo la “Quarta Teoria Politica”, che è la forma
logica di un certo sviluppo di alcuni aspetti del “tradizionalismo” stesso.
Commenti
Posta un commento