Escalation in medio oriente.

 

Escalation in medio oriente.

 

 

Netanyahu Cerca l’Escalation.

Conoscenzealconfine.it – (5 Aprile 2024) - Davide Malacaria – ci dice:

 

L’attacco all’ambasciata iraniana di Damasco poteva far scattare l’escalation.

Teheran risponderà a freddo, evitando la trappola.

L’assassinio del generale “Reza Zahedi”  in un edificio dell’ambasciata iraniana di Damasco, assassinato insieme ad altri membri delle guardie rivoluzionarie, supera un’altra delle linee rosse che normalmente hanno limitato la portata dei conflitti del Secondo dopoguerra, evitando al mondo escalation ingestibili (il mondo guidato da regole esisteva prima dell’89; dopo il crollo del Muro, le regole sono state riscritte a uso e consumo degli Usa…).

 

Anzitutto perché Israele ha colpito un alto ufficiale di una nazione non ufficialmente in guerra.

Per analogia, è come se la Russia uccidesse il capo del Pentagono o il Segretario della Nato perché gli Usa sostengono con armi, intelligence e tanto altro l’Ucraina.

 E per di più all’interno di una nazione sovrana, anch’essa non ufficialmente impegnata nel conflitto in corso, e infrangendo le norme riconosciute da tutto il mondo che fanno delle sedi diplomatiche luoghi inviolabili.

Netanyahu alla Ricerca dell’Escalation.

Gli Stati Uniti hanno subito preso le distanze dall’attacco, comunicando a Teheran che non hanno nulla a che fare con esso (Axios).

Certo, ma resta il sostegno incrollabile a Israele, nonostante la palese, tragica, azione compiuta, che aveva il potenziale di scatenare una guerra su larga scala.

Lo accenna anche “Dagospia”, in una nota tragicomica che fotografa la miseria dell’establishment italiano – il sito in questione subisce tale influenza e la riverbera in modalità popolare – evitando di interpellarsi seriamente sullo strappo compiuto e sulle responsabilità che tale strappo pone sulle spalle degli iraniani, che avevano tutto il diritto di rispondere allo stesso modo.

La tesi che Teheran non ha risposto solo perché sa che sarebbe incenerita dall’alleato americano, come annota il sito, non coglie la drammaticità della situazione, cioè che se gli Usa hanno subito comunicato la loro estraneità è perché non possono permettersi un ingaggio diretto con l’Iran.

Non hanno munizioni sufficienti a sostenere una grande guerra a causa del sostegno all’Ucraina, né sarebbe tanto semplice per loro usare l’aviazione.

 Anzitutto perché Teheran ha i missili ipersonici, contro i quali le portaerei risultano quasi indifese.

 Inoltre, perché Teheran ha una contraerea, al contrario di tutti i nemici affrontati finora dai top gun.

 

Peraltro, l’intervento Usa potrebbe arrivare troppo tardi, dal momento che Teheran ha il potenziale per incenerire Israele prima dell’intervento del golem Usa, reazione che potrebbe innescare l’uso dell’atomica da parte di Tel Aviv.

Quest’ultima possibilità, però, è frenata dal rischio che Teheran, a sua volta, infierisca sia con vettori che con attacchi hacker sulla centrale nucleare di Dimona (attacco-avvertimento del 20 marzo scorso).

 

Insomma, tante le variabili, e tutte a rischio ecatombe, di una eventuale reazione iraniana, che saggiamente ha deciso che la risposta non sarà in modalità escalation, ma a freddo.

Netanyahu, che naviga in acque agitate a causa delle pressioni esterne perché freni la mattanza di Gaza e interne a causa delle contestazioni di sinistra, perché si dimetta, e di destra, perché riponga nel cassetto la norma sulla coscrizione degli ultra-ortodossi (finora esentati dalla leva), sta sparando a caso nel tentativo di allargare il fronte del conflitto, che gli permetterebbe di eludere la tagliola che rischia di schiacciarlo.

È dall’inizio della guerra di Gaza che spera in tale sviluppo e opera di conseguenza, ma l’attacco all’ambasciata segna un punto di svolta.

 Va frenato o vincerà la sua battaglia per la sopravvivenza, incendiando il mondo.

Tale la follia del momento, tale la cecità di quanti, in Occidente e in Israele, plaudono al grande successo dell’operazione.

La Mattanza di “Al-Shifa “e le Invisibili “Kill Zone.”

 

Intanto, sul fronte Gaza si rileva la fine della cosiddetta operazione “Al-Shifa”, che Israele celebra come un grande successo e i palestinesi e diverse organizzazioni umanitarie come l’ennesima mattanza consumata “contro il più grande ospedale di Gaza”, che prima della guerra era assurto a simbolo della sollecitudine della comunità internazionale per gli sventurati della Striscia.

Gli israeliani affermano di aver ucciso 200 persone e di averne arrestate 900 in 14 giorni di scontri.

Secondo fonti diverse i morti sarebbero 300.

Testimoni e operatori sanitari parlano di orrori consumati nel corso dell’attacco.

Rimandiamo alla testimonianza della dottoressa “Paola Manduca”, della “Rete sanitaria italiana per Gaza”.

 

Nella sua testimonianza, l’assedio all’ospedale, con i pazienti lasciati senza cibo, acqua potabile, medicine e guanti (i medici hanno dovuto usare le buste di plastica, finché sono durate);

 il denudamento sistematico, anche per ore, dei medici che hanno tentato di negoziare con gli assedianti;

 le esecuzioni sommarie di tanti civili nei pressi dell’ospedale e di alcuni anche durante il “percorso sicuro” indicato per l’evacuazione.

Dopo l’operazione, l’ospedale è ormai inagibile, essendo stato devastato e bruciato, come denuncia anche “Medecins Sans Frontieres”.

 

Israele nega tutto, ma la bolla della menzogna sta esplodendo.

 Lo evidenzia un articolo di “Haaretz” dal titolo “Israele ha creato delle Kill zone, chiunque vi entra viene colpito”.

Questo il sottotitolo:

“L’esercito israeliano afferma che dall’inizio della guerra a Gaza sono stati uccisi 9.000 terroristi.

 Funzionari della difesa e soldati, tuttavia, dicono ad “Haaretz” che si tratta spesso di civili il cui unico crimine è stato quello di oltrepassare una linea invisibile tracciata dall’IDF”.

Al di là del contenuto, pure significativo, l’importanza dell’articolo sta nel fatto che i soldati israeliani hanno iniziato a parlare di gente uccisa solo perché si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato.

 Prima o poi le voci dal sottosuolo cominceranno a emergere con più forza, com’è avvenuto per gli orrori di “Sabra e Chatila”.

 Anche per questo Netanyahu, e non solo lui, sogna una guerra su larga scala che tutto dilavi.

Quanto alla pressione degli “States” per frenare l’azione israeliana, si registra una certa distensione dopo l’invio di una delegazione di Tel Aviv negli Usa per sanare le divergenze.

Peraltro, l’America continua a essere distratta, non avendo ancora assorbito il “trauma del collasso del ponte di Baltimora”, trauma incrementato dalla paura per l’incidente che ha visto una chiatta urtare un pilone di un altro ponte (stavolta in Oklahoma, senza conseguenze disastrose) e di un incendio divampato sotto le campate di un altro ponte, sito quest’ultimo a Las Vegas, California.

(Davide Malacaria). (lantidiplomatico.it/dettnews-chi_era_il_generale_zahedi_e_le_variabili_nucleari_tra_iran_e_israele/45289_53928/).

Le tappe dell'escalation

in Medio Oriente.

Ansa.it – (12 gennaio 2024) – Redazione Ansa – ci dice:

 

Oltre Gaza: gli attacchi in Libano, Siria, Iraq e Yemen.

Attacco alle basi Houthi in Yemen.    

I raid di Stati Uniti e Regno Unito sulle basi degli Houthi in Yemen sono l'ultimo sviluppo di una guerra che dal 7 ottobre, giorno degli attacchi di Hamas in Israele, ha visto un allargamento delle tensioni in Libano, Siria, Iraq e Mar Rosso.

Nei giorni successivi, gli Houthi yemeniti appoggiati dall'Iran dichiarano il loro sostegno ad Hamas e dicono che prenderanno di mira qualsiasi nave diretta in Israele.

 

 9 OTTOBRE, SI ACCENDE LA FRONTIERA CON IL LIBANO.

Hezbollah ingaggia l'esercito israeliano assieme ad altri della Jihad islamica in una sparatoria alla frontiera, preceduta e seguita da bombardamenti di artiglieria contro zone non abitate del sud del Libano.

Gli scambi di attacchi proseguiranno per tutte le settimane successive di guerra, a eccezione della tregua per lo scambio di ostaggi e prigionieri decretata da Hamas e Israele a novembre.

 

 12 OTTOBRE, ATTACCHI DI ISRAELE IN SIRIA.

Raid aerei attribuiti allo Stato ebraico contro gli aeroporti di Aleppo e Damasco:

negli attacchi vengono presi di mira depositi di armi iraniane custoditi dagli Hezbollah libanesi filo-iraniani presenti in Siria.

 

  18-19 OTTOBRE, DRONI CONTRO LE BASI USA IN SIRIA E IRAQ.

Due Uva prendono di mira la base aerea di al Asad, nell'ovest dell'Iraq, un altro drone viene lanciato su una base nel nord.

Le forze americane li intercettano tutti e tre, distruggendone due ma danneggiando solo il terzo, che provocato feriti lievi tra le forze della coalizione nella base occidentale.

Contemporaneamente, i media arabi riferiscono di attacchi alle basi militari statunitensi in Siria.

 19 OTTOBRE, UNA NAVE DA GUERRA USA ABBATTE TRE MISSILI LANCIATI DALLO YEMEN E DIRETTI A NORD.

Non è immediatamente certo se i razzi fossero diretti contro Israele, ma un dirigente Usa riferisce che Washington non crede che l'obiettivo dell'attacco fosse la nave, dopo le minacce dei ribelli Houthi a Israele.

 

 26 OTTOBRE, ATTACCHI USA IN SIRIA.

Jet militari americani, su ordine di “Joe Biden”, attaccano in Siria gruppi di militanti sostenuti dall'Iran che avevano colpito truppe Usa nel Paese e in Iraq.

 2 NOVEMBRE, MILIZIANI ATTACCANO ISRAELE DALL'IRAQ.

La Resistenza Islamica in Iraq rivendica un attacco contro un obiettivo sulla costa israeliana del Mar Morto. Si tratta del primo attacco contro Israele dal territorio iracheno durante la guerra.

 

 19 NOVEMBRE, GLI HOUTHI DIROTTANO UN MERCANTILE.

Le milizie yemenite attaccano nel Mar Rosso una nave mercantile, accusandola di essere legata ad un uomo d'affari israeliano, e ne prendono il controllo.

Israele afferma che la nave non è israeliana e che non c'è nessun israeliano nel suo equipaggio.

Seguiranno altri attacchi contro le navi commerciali nell'area, con 26 imbarcazioni prese di mira finora.

 

 16 DICEMBRE, “MSC” INTERROMPE LE ROTTE SUL MAR ROSSO.

Il più grande gruppo marittimo del mondo, la “Mediterranean Shipping Company”, annuncia l'interruzione delle rotte del Mar Rosso a causa degli attacchi Houthi, che continuano per tutto il mese.

La decisione segue misure analoghe prese da altri armatori internazionali, tra cui “Maersk”.

 

 18 DICEMBRE, USA ANNUNCIANO LA COALIZIONE ANTI HOUTHI.

Gli Stati Uniti annunciano una coalizione di 10 nazioni contro gli attacchi degli Houthi nel Mar Rosso, con Gran Bretagna, Francia, Italia e Bahrein tra i Paesi che aderiscono in un primo momento all'iniziativa di sicurezza multinazionale.

 

 2 GENNAIO, UCCISO IN UN RAID DI ISRAELE A BEIRUT IL NUMERO DUE DI HAMAS.

Il vicecapo dell'ufficio politico di Hamas, “Saleh Arcuri”, rimane ucciso in un attacco israeliano in un sobborgo di Beirut.

Nel raid muoiono anche “Kalil Al Hayya,” un alto funzionario del gruppo miliziano palestinese, e “Samir Effend”i (detto Abu Amer), contatto principale di Hamas con gli Houthi.

 

9 GENNAIO - USA RESPINGONO UNA PIOGGIA DI DRONI SUL MAR ROSSO.

La nave da guerra britannica “HMS Diamond”, insieme alle navi da guerra statunitensi, respinge con successo il più grande attacco degli Houthi nel Mar Rosso fino ad oggi.

 

 10 GENNAIO - L'ONU CHIEDE LA FINE DEGLI ATTACCHI HOUTHI.

Il “Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite” approva una risoluzione che chiede la fine immediata degli attacchi Houthi e sostiene il diritto degli Stati membri a difendere le proprie navi.

 

 11 GENNAIO - USA E GB ATTACCANO LE BASI HOUTHI IN YEMEN.

Stati Uniti e Regno Unito lanciano raid contro obiettivi Houthi in risposta agli attacchi del gruppo yemenita.

 

 

 

Medio Oriente: escalation

a tutti i costi.

 

Ispionline.it -Redazione - Alessia De Luca – (3 Gen. 2024) – ci dice:

L’uccisione di un esponente di spicco di Hamas in Libano, seguita a poche ore da una doppia esplosione a Kerman, in Iran, alimentano i timori di un’escalation a livello regionale.

L’uccisione in quartiere a sud di Beirut del numero due di Hamas, “Salah al Arcuri”, seguita a poche ore di distanza da un attentato terroristico a Kerman, in Iran, fanno tremare il Medio Oriente.

Mai come in questo momento il rischio di un’escalation regionale del conflitto tra Israele e Hamas era apparsa inevitabile o comunque molto probabile.

 Fonti diverse indicano che dietro l’omicidio di “Al Arcuri” ci sarebbe Israele che però non l’ha rivendicato, ma i segnali di uno scontro più vasto ci sono tutti:

dal persistere dei lanci di razzi incrociati al confine tra il sud del Libano e il nord di Israele, al moltiplicarsi dei raid su Damasco, in Siria, da parte dell’aviazione israeliana, fino agli assalti con droni e missili nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden da parte dei ribelli yemeniti Houthi, vicini all’Iran.

Mentre lunghe ombre si addensano sul futuro della regione, a complicare una situazione già tesissima è intervenuto oggi a Kerman, in Iran, un doppio attentato che ha causato più di cento morti e 170 feriti: due valigie cariche di esplosivo sono deflagrate in mezzo alla folla riunitasi nel cimitero della città, nell’anniversario della morte di “Qassem Soleimani”, ex comandante delle “Guardie Rivoluzionarie” ucciso dagli Stati Uniti il 3 gennaio del 2020.

Se Teheran ha condannato l’attentato ma senza puntare direttamente il dito su nessuno, il tempismo dell’attacco fa temere che ci sia chi – nella regione o fuori – voglia l’escalation a tutti i costi.

Una vittima eccellente?

Tra le tante incognite che incombono sul Medio Oriente, una certezza riguarda il fatto che quello di “Saleh al Arcuri”, ucciso assieme alle sue guardie del corpo alla periferia meridionale della capitale libanese, cuore della roccaforte di Hezbollah, non è l’omicidio di un leader qualsiasi.

Il 58enne era infatti una delle figure politiche dell’organizzazione palestinese più vicine all’Iran e considerato il punto di riferimento dell’ala armata del gruppo – le “Brigate Ezzedine al Qassam” – all’interno dell’ufficio politico di Hamas. 

Su di lui pendeva una taglia emessa dagli Stati Uniti del valore di cinque milioni di dollari.

Già prima dell’inizio della guerra a Gaza diversi analisti avevano ipotizzato che i rapporti tra Hamas e Hezbollah si fossero rinsaldati proprio grazie al ruolo da lui svolto in Libano, dove svolgeva un ruolo simile a quello di “ambasciatore” per conto di Hamas presso Hezbollah.

Dopo l’attacco del 7 ottobre, aveva dichiarato ad Al Jazeera che il movimento non avrebbe discusso un accordo di scambio di prigionieri prima che fosse posta fine all’offensiva israeliana su Gaza.

 “La resistenza è pronta per tutti gli scenari militari – aveva affermato – Non c’è paura o preoccupazione. Vinceremo”.

 

Un successo catastrofico?

Alla luce di tutto ciò è comprensibile che pur non avendolo rivendicato, l’omicidio “Al Arcuri” sia stato accolto a Gerusalemme come una vittoria.

Mentre i leader di Hamas a Gaza, “Yahya Snidar” e “Mohamed Dei “sono infatti ancora ben nascosti da qualche parte nella Striscia, la morte di Arcuri, osserva il quotidiano “Al Sharm al Awsat” è “il primo vero successo che il premier Benjamin Netanyahu può esibire agli occhi dell’opinione pubblica israeliana”.

In questo senso l’eliminazione del numero due di Hamas è una boccata d’ossigeno per un primo ministro bersagliato dalle critiche, ma ad un prezzo di cui non si può non tenere conto:

riguarda la sorte dei 129 ostaggi da tre mesi nelle mani dei miliziani palestinesi.

 L’omicidio infatti ha avuto come prima e immediata conseguenza la sospensione dei colloqui indiretti al Cairo – come confermato da fonti egiziane – finalizzata ad un nuovo scambio di ostaggi a fronte della liberazione di palestinesi detenuti nelle carceri israeliane.

Se il primo ministro Netanyahu continua a insistere che “solo la pressione funzionerà” contro Hamas, i familiari delle persone sequestrate sono sempre più critiche nei confronti della strategia del “pugno di ferro”.

 E secondo un sondaggio condotto dall’Istituto per la democrazia israeliana, solo il 15% degli israeliani vuole che il premier mantenga il suo incarico una volta finita la guerra.

Scongiurare l’escalation si può?

Mentre i segnali di un allargamento della guerra tra Israele e Hamas si moltiplicano, aumentano anche gli appelli di chi chiede di scongiurare l’escalation.

 “La comunità internazionale deve imporre una soluzione al conflitto poiché le parti in guerra non riescono a scendere a patti” ha affermato “Josep Borrell”.

 Intervenendo ad un evento a Lisbona, il capo della politica estera dell’Unione Europea ha detto:

“Credo che in questi trent’anni abbiamo imparato che la soluzione deve essere imposta dall’esterno perché le due parti non riusciranno mai a raggiungere un accordo. Se questa tragedia non finirà presto, l’intero Medio Oriente potrebbe finire in fiamme”.

Anche il presidente russo “Vladimir Putin “è intervenuto sulla situazione nella regione e dopo aver condannato “il terrorismo in tutte le sue forme”, ha affermato che l’attacco a Kerman è stato “scioccante nella sua crudeltà e cinismo”.

 In serata, durante un atteso discorso pronunciato da una località segreta in Libano, anche il leader di Hezbollah “Hasan Nasrallah” è intervenuto sugli sviluppi nella regione accusando Israele dell’uccisione di Al Arcuri:

“Il suo omicidio non rimarrà senza risposta” ha detto, avvertendo che l’immagine di Israele “è ormai decaduta da punto di vista umano, morale e legale” aggiungendo che in tutto il mondo d’ora in poi lo Stato ebraico “sarà visto come uno che uccide e affama bambini e civili”.

 

Il commento

di Mattia Serra, Research Assistant ISPI MENA CENTRE :

 

“L’uccisione di Saleh Arcuri segna un punto di svolta. Se già negli ultimi giorni la situazione al confine tra Libano e Israele stava peggiorando, questa operazione mescola tutte le carte sul tavolo, rendendo il rischio di un’escalation regionale sempre più concreto.

È un gesto forte, rivolto sia alla leadership di Hamas che a quella di Hezbollah.

 Se è vero che l’operazione non impatta sulle capacità militari di Hamas, quest’attacco ha un alto valore simbolico e politico.

Ha colpito una delle figure più di spicco di Hamas in un luogo – il quartiere “Haniyeh “– che è di fatto il quartier generale di Hezbollah.

Per Gaza, le ricadute di questa operazione sono limitate allo stop dei negoziati per la nuova tregua.

 Ma gli occhi sono ora puntati su “Hassan Nasrallah” e sulle prossime decisioni della leadership del partito-milizia.

Il costo di una guerra regionale sarebbe altissimo e le sue conseguenze imprevedibili.”

 (Alessia De Luca, ISPI Advisor for Online Publications).

 

 

 

 

Così la Cina si nasconde:

ecco quale pericolo

corriamo noi.

 Msn.com – Corriere Sera – (6-4-2024) - Federico Rampini – ci dice:

 

La tv di un ristorante di Pechino trasmette il discorso di fine anno del presidente cinese Xi Jinping del 31 dicembre 2023.

«Una quantità crescente dell’informazione sulla Cina, oggi viene fatta da persone che non risiedono in Cina.

La colpa è del governo cinese, che nega o raziona i visti.

 Il risultato è che molti scrivono su questo Paese attingendo a fonti americane, o europee, e non necessariamente ben disposte».

 Vi consegno questa amara riflessione di un collega giornalista, corrispondente a Pechino per uno dei maggiori media statunitensi.

 È importante perché riguarda anche voi.

Non è una considerazione di «bassa cucina» relativa solo al mio mestiere.

 L’Occidente intero subisce un deterioramento nella qualità della sua informazione e delle sue analisi sulla Cina:

la seconda superpotenza militare e tecnologica, la seconda economia mondiale dietro gli Stati Uniti, la prima potenza industriale ed esportatrice del pianeta, nonché un colosso da 1,4 miliardi di abitanti, erede di una civiltà con tremila anni di storia.

Una informazione limitata, scadente o inficiata da pregiudizi sulla Cina può condurci a sbagliare le nostre previsioni e a prendere a nostra volta decisioni errate.

È un problema serio che ci riguarda tutti:

operatori economici, leader politici, classi dirigenti, professionisti e accademici occidentali, siamo tutti bisognosi di informazioni accurate. Non per colpa nostra, stanno diventando merce rara.

Questa considerazione mi ha spinto a dedicare ai miei colleghi un pezzetto del mio recentissimo viaggio in Cina.

Ho passato mezza giornata in un seminario a porte chiuse, da me sollecitato, con un campione molto qualificato di giornalisti residenti nella Repubblica Popolare.

Americani, nordeuropei, asiatici non-cinesi.

 Per la difficoltà crescente che incontrano nel loro mestiere, vi consegnerò i loro racconti tra virgolette, rispettando la consegna dell’anonimato.

Eviterò anche delle caratterizzazioni che potrebbero identificarli facilmente (visto che sono sempre meno numerosi, le autorità hanno buon gioco a individuarli).

Aggiungo che l’incontro è avvenuto dentro una sede diplomatica occidentale, sotto la protezione della sua extra-territorialità, e quindi la mia discrezione è un atto dovuto anche nei confronti dell’ambasciata che ci ha ospitati.

 Per darvi un esempio concreto sulla rarefazione dei corrispondenti esteri:

 due Paesi grandi e importanti come Canada e Australia, che hanno abbondanti relazioni economiche con la Repubblica Popolare ma di recente hanno avuto qualche screzio con” Xi”, non hanno più alcun giornalista in loco.

 Zero.

 Uno dei massimi organi d’informazione statunitensi da quindici corrispondenti è sceso a tre.

Non per sua volontà ma per decisione delle autorità locali, che hanno negato visti o in certi casi hanno espulso i corrispondenti.

Spesso la pandemia è stata usata come un pretesto per accelerare e rendere più drastico questo lavoro di decimazione spietata della stampa estera.

Di recente alla nuova capa dell’ufficio di corrispondenza di una grande televisione occidentale è stato concesso un visto di soli sei mesi e della categoria «non residenti», che non le consente neppure di aprire un conto bancario.

Quest’ultimo dettaglio, visto come funzionano oggi tutti i sistemi di pagamento e quindi l’inutilità delle carte di credito straniere, equivale a negarle l’accesso.

 

I cambiamenti recenti.

Prima di addentrarmi in tutti i dettagli rivelati dai miei colleghi, aggiungo un’altra premessa per situare il contesto storico.

Io fui corrispondente a Pechino – allora per La Repubblica – dal 2004 al 2009.

Era una sorta di «età dell’oro», per diverse ragioni.

Il boom economico era ai massimi, con tassi di crescita del Pil del 10 per cento annuo.

 La censura era già attiva e onnipresente (per esempio, se cercavo notizie sul Dalai Lama la sua biografia su Wikipedia era oscurata mentre avevo accesso solo a notizie ufficiali che lo descrivevano come un terrorista), e io fui fermato dalla polizia due volte, quando mi ero introdotto in Tibet nel 2008 e nello Xinjiang nel 2009 durante rivolte etniche.

Però le sanzioni furono abbastanza lievi, venni ricacciato a Pechino, non mi fu tolto il visto.

Allora almeno noi giornalisti occidentali godevamo di margini di libertà e di tolleranza superiori a quelli attuali.

All’epoca era presidente il grigio e incolore” Hu Jintao”, premier era “Wen Jiabao”, c’era una direzione collegiale, noiosa ma un po’ meno autoritaria rispetto all’accentramento e al culto della personalità di “Xi”.

Vivevamo – non solo noi giornalisti, l’intera classe dirigente occidentale – nella speranza o nell’illusione che quella Cina volesse diventare un po’ più simile a noi, che l’effetto combinato dell’interdipendenza economica e di Internet l’avrebbe resa un po’ più democratica.

Di sicuro sottovalutavamo problemi interni come la corruzione e le diseguaglianze, che hanno favorito l’ascesa al potere di “Xi” e il suo ritorno a ricette più dirigiste.

 La crisi del 2008 a Wall Street ha fatto il resto, perché i dirigenti comunisti hanno «gettato la maschera» e hanno cominciato ad affermare esplicitamente la superiorità del proprio sistema sul nostro.

Un altro cambiamento era cominciato a spuntare nel 2008 che era anche l’anno delle Olimpiadi di Pechino, e me lo ricorda uno dei colleghi che incontro a Pechino:

le contestazioni che accolsero il passaggio della fiaccola olimpica in alcune capitali occidentali scatenarono una reazione furibonda in Cina.

 Il nazionalismo acceso unì le autorità e fasce di popolazione.

Quelle proteste contro la fiaccola – condotte da noi in nome dei diritti umani – furono respinte con la convinzione rabbiosa che «l’Occidente ci è ostile, vuole rovinarci una festa, non vuole ammettere che la Cina è diventata una grande potenza».

 La controreazione sciovinista alle manifestazioni occidentali, era un segnale premonitore dell’ascesa di “XI, che dell’“iper nazionalismo” ha fatto un ingrediente della propria fortuna.

 

«La nostra vita da sorvegliati permanenti».

Torno all’oggi, ed eccovi qui sotto alcune osservazioni dei miei colleghi, raccolte durante la mia lunga intervista collettiva.

 Ribadisco, può sembrarvi autoreferenziale che un giornalista faccia parlare altri giornalisti, ma sono convinto che la situazione attuale dei media in Cina sia un problema serio per noi.

Paradossalmente può contribuire a renderci anti-cinesi, a influenzare la nostra informazione sulla Repubblica Popolare con un sistematico pregiudizio negativo, proprio perché in mancanza di fonti locali finiamo per ascoltare chi sta fuori dalla Cina e magari può avere un interesse ad alimentare un clima da guerra fredda.

Corrispondente A:

 «Rispetto alla situazione in cui lavoravamo cinque o dieci anni fa, adesso siamo molestati continuamente.

 L’atteggiamento delle autorità verso di noi è diventato sempre più ostile.

Tra i cittadini comuni è un po’ diverso.

Alcuni di loro mi dicono: il vostro lavoro è importante, fate qualcosa che i nostri giornalisti locali ormai sono impossibilitati a fare.

 Inoltre la pandemia ha intaccato la credibilità di “Xi”.

La sua reputazione di competenza ha ricevuto un colpo, la fiducia nel governo è diminuita».

Corrispondente B:

«La sorveglianza digitale ora è costante, su tutto quello che facciamo.

Se in questo modo riescono a farmi sentire in uno stato di insicurezza, figuriamoci l’effetto su un giornalista cinese.

Dopo il Covid ci eravamo illusi di ritornare alla normalità.

Invece no.

La nuova normalità è la vigilanza totale instaurata durante la pandemia.

Qualsiasi cosa tu faccia online è automaticamente associata al tuo numero di cellulare e quindi alla tua identità digitale.

Questo non esisteva nella Cina pre-Covid.

Noi stranieri, e qualche cinese, usiamo dei” VPN” per aggirare la censura e una parte del controllo.

Però poi siamo costretti a usare un app locale come “Weixin-WeChat” per comunicare con la maggioranza dei cinesi, e per tutte le transazioni quotidiane, quindi ricadiamo sotto il controllo».

Corrispondente C:

 «Il governo è riuscito in parte a convincere la stessa popolazione cinese che gli occidentali hanno un partito preso, un pregiudizio contro la Cina.

Ogni giorno ci sentiamo ripetere dalle autorità locali: voi dovete raccontare cos’è la vera Cina!

Nella vera Cina, come la intendono loro, non esistono notizie negative».

Corrispondente D:

 «La pressione più pesante è quella esercitata sui nostri collaboratori cinesi.

Sono indispensabili, e sono più vulnerabili di noi.

C’è molta pressione sui cinesi in generale:

se parlano con noi, spesso la polizia gli dice che hanno fatto qualcosa d’illegale».

Ma in una parte del mondo la propaganda di “Xi” funziona.

Corrispondente E:

«Lo sforzo cinese di costruirsi un “soft power”, un’egemonia culturale anche attraverso il controllo dell’informazione, negli ultimi anni si è spostato molto verso il “Grande Sud globale”.

Alle conferenze stampa del ministero degli Esteri ormai l’80% dei corrispondenti stranieri sono accreditati da media dei paesi emergenti.

Alcuni o molti di loro, sono pagati dai cinesi per raccontare storie positive sulla Cina.

Lo si vede dal modo in cui si comportano durante le conferenze stampa: quegli appuntamenti sono diventati delle messe in scena, dei rituali in cui molti corrispondenti dei paesi emergenti si mettono in mostra per esibire la propria benevolenza».

(Global, la newsletter di Federico Rampini).

 

 

 

 

 

ESCALATION IN MEDIO-ORIENTE:

ITALIA PAESE CHIAVE NEL

DIALOGO CON IL LIBANO.

Iari.site.it – Filippo Maria Sardella – (5 Aprile 2024) – ci dice:

 

A seguito dello scoppio del conflitto mediorientale, le condizioni in cui versa la popolazione sono sempre più difficili.

Il limite della disumanità è stato oltrepassato e questo ha richiesto una risposta da parte di Bruxelles, arrivata dal Presidente del Consiglio europeo, “Charles Michel”, il quale ha chiesto “imperativamente” di affrontare il particolare contesto chiedendo un immediato cessate il fuoco per la protezione dei civili.

 

Il Presidente del Consiglio italiano, “Giorgia Meloni”, la scorsa settimana si è recata in visita nella Repubblica del Libano e ha incontrato presso il Palazzo del Governo,” Grand Serrai,” il Primo Ministro, “Njib Mikati.”

Nel corso dell’incontro si è approfondita la circostanza drammatica dei recenti sviluppi sulla guerra mediorientale.

La stabilità libanese è in crisi dal momento che il “movimento sciita Hezbollah “conduce una guerra al fianco dei “sunniti di Hamas,” contro le “IDF”, Forza di Difesa Israeliane. 

Il territorio mediterraneo potrebbe rivestire un ruolo cerniera tra il “sistema europeo” e quello mediorientale, in vista del supporto in ambito “Onu“ ”International Support Group for Lebanon” , lanciato nel 2013 per prestare sostegno e assistenza per la stabilità, la sovranità, e le istituzioni statali del Libano.

La Meloni ha ribadito il sostegno nei settori della cooperazione allo sviluppo, settore nei quali l’Italia è il maggior donatore a livello globale e nel tema della sicurezza con la forza Unifil e la missione bilaterale Mobil.

Una missione che si inquadra nelle attività di formazione e di addestramento del personale militare libanese.

Un incontro vis-à-vis proficuo per entrambi i paesi:

Roma ha sottolineato l’importanza e la necessità di evitare ogni rischio di escalation con il confine con lo Stato ebraico.

Il premier ha rivolto un messaggio positivo nei confronti dei militari che con il loro sacrificio ogni giorno aiutano a costruire la pace, in un mondo dilaniato dai conflitti.

Non è semplice lavorare in territori storici della zona del Nord-Africa e del Medio-Oriente dilaniati dai conflitti interetnici.

 

L’Italia e il Libano vantano una storica amicizia, non solo per le missioni di pace.

Secondo una stima di “Info mercati esteri”, solo lo scorso anno, il paese europeo ha contribuito alla quota di mercato con un 6,1%, classificandolo al quinto posto, mentre come cliente riveste il 18esimo posto.

A livello europeo, l’Italia è il primo Paese fornitore, seguito da Germania, Francia, Regno Unito e Spagna.

 Un mercato in crescita per Roma e che non deve fermare.

Uno sviluppo che potrà contribuire alla stabilizzazione tra i due blocchi occidentale/mediorientale e potrà coadiuvare il lavoro del Libano nel suo ruolo di mediatore nell’area.

 Il contesto da analizzare è ben più complesso da quello che si presenta a livello esterno.

La conflittualità del Medio-oriente con gli studi d’area sono oggetto di ricerche, tesi e studi con lo scopo di arrivare ad una soluzione pacifica.

Uno spiraglio di luce in fondo ad un tunnel complesso.

Storicamente è stata tra i paesi europei, quello più filoarabo.

In questa pagina di storia ancora da scrivere, si può celare un ruolo strategico di apertura tra le due sponde del Mediterraneo.

 

 

 

 

PIANI E LE STRATEGIE NAZIONALI

PER L’ADATTAMENTO AL

CAMBIAMENTO CLIMATICO.

 

Iari.site.it – Filippo Maria Sardella – (17 Gennaio 2024) – ci dice.   

Le continue evoluzioni e crisi climatiche rendono necessarie delle azioni mirate per sviluppare un adattamento a livello globale e nazionale, fornendo un quadro di indirizzo che possa apportare un vantaggio dalle eventuali opportunità delle nuove condizioni climatiche.

Nei giorni scorsi è stato approvato dal Ministero dell’Ambiente, con decreto 434 del 21 dicembre 2023, il “Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici” (PNACC).

Il Piano si pone l’obiettivo di attuare delle strategie mirate per far fronte ai rischi ambientali a livello nazionale e regionale.

Il “PNACC consta di due fasi consecutive tra loro:

 la prima è l’approvazione del Piano stesso, e la seconda è l’avvio delle attività gestita dalla struttura di governance a diversi livelli di governo.

 

L’Italia, per la sua posizione geografica, è una zona altamente critica e soggetta ai rischi naturali derivanti dal cambiamento climatico.

Per questo motivo, si è resa necessaria l’implementazione di azioni finalizzate a migliorare la capacità di adattamento del Paese ai rischi ambientali.

Il Piano prevede sia delle strategie regionali che locali.

 

Impatti dei cambiamenti climatici in Italia negli ultimi anni.

Le conseguenze del cambiamento climatico sono evidenti non solo nelle condizioni metereologiche del Paese, ma anche nei settori economico e sociale.

Nel 2022 l’Italia ha registrato il -40% delle precipitazioni rispetto al periodo 1991-2020, e questo ha comportato danni all’agricoltura.

 Le temperature hanno superato i 40° nelle ultime tre stagioni estive, provocando incendi e una maggiore emissione di CO2 nell’atmosfera.

(Ma la CO2 è più pesante dell’aria e quindi non può SALIRE nell’alta atmosfera! N.D.R.)

 La domanda di energia aumenta d’estate per via delle temperature eccessivamente elevate e diminuisce d’inverno per via del caldo protratto a lungo.

Il settore agroalimentare è quello che più risente degli effetti climatici in corso e, dunque, quello che più ha bisogno di sviluppare una capacità adattiva per ridurre gli effetti negativi del clima.

 Una delle conseguenze dell’aumento delle temperature è la riduzione della resa dei terreni, soprattutto per quanto riguarda le colture stagionali primaverili-estive.

Un altro settore estremamente vulnerabile è quello ittico. L’innalzamento delle temperature del mare porta a uno spostamento di alcune specie marine “a sangue freddo”, che necessitano di mari più freddi per sopravvivere.

 I pescatori locali dovranno implementare nuove strategie di pesca per evitare che gli effetti del cambiamento climatico riducano la redditività della pesca marittima nazionale.

Le strategie regionali e locali.

Le strategie e i piani individuati a livello regionale e locale prevedono tre fasi:

 costruire le basi per l’adattamento, individuare i rischi e trovare le soluzioni, implementare e monitorare le azioni.

Il primo step prevede una comprensione del quadro giuridico in tema ambientale su scala internazionale.

 Tra i principi consuetudinari troviamo il divieto di usi nocivi del territorio, l’obbligo di cooperazione, il principio della salvaguardia dell’ambiente e lo sviluppo sostenibile.

Entrando nello specifico della legislazione nazionale, la Costituzione prevede oggi, all’articolo 9 comma III, la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell’interesse delle generazioni future.

Successivamente, sono stati analizzati i rischi generati dal cambiamento climatico per cercare di diminuire gli impatti generati da esso sul territorio italiano.

 Una volta comprese le normative comunitarie e nazionali, queste sono state declinate specificatamente su scala regionale e locale per arrivare a una strategia che comprenda anche il contesto socioeconomico.

Nel secondo step, per individuare i rischi collegati al cambiamento climatico, sono stati definiti degli indicatori per conoscere lo stato del clima e i possibili scenari futuri.

È possibile ricavare gli indicatori dai satelliti, che misurano le temperature atmosferiche, i livelli degli oceani, la percentuale di scioglimento dei ghiacci.

Tramite una corretta stima degli scenari futuri – del periodo 2036-2065 – sarà possibile identificare gli effetti futuri del cambiamento climatico e sviluppare un adeguato piano di adattamento per affrontarli.

In seguito, sulla base degli scenari futuri identificati, verranno stabiliti degli obiettivi generali e specifici.

Gli obiettivi generali comprendono una visione d’insieme del territorio, tra i quali rientra la conoscenza e la consapevolezza diffusa tra i cittadini rispetto ai cambiamenti climatici, o ancora la capacità di prepararsi a eventi inattesi.

 Gli obiettivi specifici sono modus operandi di una determinata comunità per superare gli impatti negativi ambientali.

Saranno poi stabilite le azioni prioritarie, sulla base di alcuni criteri come l’urgenza, la fattibilità economica, la flessibilità, tramite una mappatura delle azioni regionali, comunali o dell’Ente locale.

Per poter misurare l’efficacia e l’efficienza degli obiettivi stabiliti, vengono fissati dei target qualitativi e quantitativi.

 I primi sono esposti in maniera descrittiva, i secondi potranno essere utilizzati solo se sono disponibili dei dati numerici di base.

L’ultimo step è quello di implementazione e monitoraggio delle azioni individuate nella fase precedente.

 Il compito di implementare e monitorare le azioni sarà affidato a strutture settoriali, come Uffici, Direzioni, Agenzie, con missioni prevalentemente tecnico-gestionali.

Per una buona riuscita di questa fase, verranno utilizzati cinque tipi di strumenti, in relazione agli obiettivi da raggiungere:

strumenti giuridici, economici, strategici, di partnership e di informazione.

Il monitoraggio prevede la diffusione degli obiettivi, delle azioni individuate, dei risultati attesi e/o raggiunti, in modo da favorire la partecipazione civica e aumentare la consapevolezza di questo tema.

Infine, la fase di valutazione prevede un’analisi dei risultati, al fine anche di modificare o aggiornare il” Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici”.

 

L’importanza del Piano si evince dai fenomeni metereologici in corso, destinati ad aumentare negli anni a venire, per questo è necessaria una governance multisettoriale per via della trasversalità degli impatti provocati e dei diversi settori socioeconomici coinvolti.

 

 

 

IL MECCANISMO: COME L'”ORDINE”

BASATO SU REGOLE INVENTATE

STA SCENDENDO VERSO LA BARBARIE.

Comedonchisciotte.org – Markus -Redazione – Pepe Escobar -Strategic-culture.su – (7 aprile 2024) – ci dice:

 

Gli europei non saranno mai in grado di replicare la collaudata macchina riciclatrice di soldi degli Egemoni.

 

“La terribile ombra d’un invisibile Potere fluttua

in mezzo a noi, benché non vista – e visita

questo svariato mondo con incostante ala,

come le brezze dell’estate che strisciano di fiore in fiore.

Come raggi di luna che dietro una montagna fitta di pini scrosciano,

visita con sguardo incostante

il cuore e il volto di ogni uomo;

come colori e armonie la sera,

come nuvole disperse nel chiarore delle stelle,

come il ricordo d’una musica fuggita,

come qualcosa che per sua grazia possa

essere cara, e tuttavia più cara per il suo mistero.”

(Shelley, Inno alla bellezza intellettuale)

 

Mentre l’”Organizzazione del Terrore Nord Atlantico “celebra il suo 75° compleanno, portando il motto di “Lord Ismay” a livelli sempre più alti (“tenere gli americani dentro, i russi fuori e i tedeschi giù”), quella spessa tavola di legno norvegese che si atteggia a “Segretario Generale” ha proposto un’allegra “iniziativa” per creare un fondo di 100 miliardi di euro allo scopo armare l’Ucraina nei prossimi cinque anni.

Tradotto, per quanto riguarda il fronte cruciale dello scontro NATO-Russia: uscita parziale dell’Egemone – già ossessionato dalla prossima guerra per sempre contro la Cina;

entrata in scena dell’eterogenea accozzaglia di “chihuahua europei straccioni e deindustrializzati”, tutti profondamente indebitati e per la maggior parte impantanati nella recessione.

Qualcuno con un “QI” superiore alla temperatura ambiente nel quartier generale della “NATO” ad Haren, a Bruxelles, ha avuto l’ardire di chiedersi come sarebbe possibile raggranellare una tale fortuna, dato che la “NATO” non ha alcuna leva per raccogliere fondi tra gli Stati membri.

Dopo tutto, gli europei non saranno mai in grado di replicare la collaudata macchina riciclatrice di soldi degli Egemoni.

Per esempio, supponendo che il pacchetto di 60 miliardi di dollari proposto dalla Casa Bianca per l’Ucraina venga approvato dal Congresso degli Stati Uniti – e non lo sarà – almeno il 64% del totale non arriverà mai a Kiev: sarà riciclato all’interno del complesso industriale-militare.

 

Ma la situazione si fa ancora più distopica:

“Norwegian Wood”, sguardo robotico, braccia che si agitano, crede davvero che la sua proposta non implicherà una presenza militare diretta della NATO in Ucraina – o nel Paese 404;

qualcosa che è già un dato di fatto sul terreno da un bel po’, a prescindere dalle sibilanti isterie guerrafondaie di “Le Petit Roi” a Parigi (Peskov: “Le relazioni Russia-NATO sono scese ad un confronto diretto”).

 

Ora, allo spettacolo dei letali cartoni animati sul fronte del “NATO stan”, in Asia occidentale si aggiunge l’esibizione delle portaerei dell’Egemone, che intanto porta a livelli indescrivibili il suo progetto di massacro/soffocamento su scala industriale a Gaza – l’olocausto meticolosamente documentato e osservato in un contorto silenzio dai “leader” del Nord globale.

 

La relatrice speciale dell’ONU, “Francesca Albanese”, ha riassunto correttamente il tutto:

l’entità affetta da psicopatologia biblica “ha intenzionalmente ucciso i lavoratori del “WCK” in modo che gli sponsor si ritirassero e i civili di Gaza potessero continuare ad essere tranquillamente affamati.

 Israele sa che i Paesi occidentali e la maggior parte dei Paesi arabi non muoveranno un dito per i palestinesi“.

La “logica” dietro l’attacco deliberato a tre riprese al convoglio umanitario, chiaramente riconoscibile, di operatori che alleviavano la fame a Gaza, era quella di far sparire dalle notizie un episodio ancora più orrendo:

 il genocidio all’interno di un genocidio dell’ospedale “Al-Shifa”, responsabile di almeno il 30% di tutti i servizi sanitari a Gaza.

Al-Shifa è stato bombardato, incenerito, causando l’uccisione a sangue freddo di oltre 400 civili, in molti casi letteralmente schiacciati dai bulldozer, tra cui medici, pazienti e decine di bambini.

Quasi contemporaneamente, la “banda degli psicopatici biblici” ha completamente sventrato la “Convenzione di Vienna” – una cosa che nemmeno i nazisti storici avevano mai fatto – colpendo la missione consolare/residenza dell’ambasciatore iraniano a Damasco.

Si è trattato di un attacco missilistico contro una missione diplomatica, che gode dell’immunità, sul territorio di un Paese terzo, contro il quale la banda non è in guerra.

E per di più causando la morte del generale “Mohammad Reza Zahedi”, comandante della “Forza Quds” dell’“IRGC” in Siria e Libano, del suo vice “Mohammad Hadi Hajizadeh” e di altri ufficiali, per un totale di 10 persone.

Traduzione: un atto di terrore contro due Stati sovrani, Siria e Iran. Equivalente al recente attacco terroristico al “Crocus City Hall” di Mosca.

La domanda inevitabile risuona in tutti gli angoli delle terre della “Maggioranza Globale”:

come possono questi terroristi de facto farla franca con tutto questo, ancora e ancora?

 

I fili del totalitarismo liberale.

 

Quattro anni fa, all’inizio di quelli che in seguito ho definito i “Raging Twenties“, iniziavamo ad assistere al consolidamento di una serie di concetti intrecciati che definivano un nuovo paradigma.

Stavamo acquisendo familiarità con nozioni come “circuit breake”r, ciclo di feedback negativo, stato di eccezione, necro -politica e neofascismo ibrido.

Con l’avanzare del decennio, la nostra situazione potrebbe essere alleviata da un duplice barlume di speranza:

 la spinta verso il multipolarismo, guidata dalla partnership strategica Russia-Cina, con l’Iran che gioca un ruolo chiave, unito alla totale rottura, in diretta, dell'”ordine internazionale basato sulle regole”.

Tuttavia, affermare che la strada da percorrere sarà lunga e tortuosa è la madre di tutti gli eufemismi.

Quindi, per citare “Bowie”, l’ultimo, grande esteta:

dove siamo adesso?

 Prendiamo questa analisi molto acuta del sempre coinvolgente “Fabio Vighi” dell’“Università di Cardiff” e modifichiamola ulteriormente.

 

Chiunque applichi il pensiero critico al mondo che ci circonda è in grado di percepire il collasso del sistema.

Si tratta di un sistema chiuso, facilmente definibile come totalitarismo liberale.

Cui bono? Lo 0,0001%.

Non c’è nulla di ideologico in questo.

Seguiamo il denaro.

Il ciclo di retroazione negativa che lo definisce è in realtà il ciclo del debito.

Un meccanismo criminalmente antisociale tenuto in piedi da – che altro – una psicopatologia, acuta quanto quella esibita dai genocidi biblici in Asia occidentale.

Il meccanismo è messo in atto da una triade.

1. L’élite finanziaria transnazionale, le superstar dello 0,0001%.

2. Subito sotto, lo strato politico-istituzionale, dal Congresso degli Stati Uniti alla Commissione Europea (CE) di Bruxelles, nonché i “leader” della élite compradora del Nord e del Sud del mondo.

3. L’ex “intellighenzia”, ora essenzialmente composta da funzionari stipendiati, dai media al mondo accademico.

 

Questa iper-mediatizzazione istituzionalizzata della realtà è, di fatto, il “Meccanismo”.

 

È questo meccanismo che ha controllato la fusione della “pandemia” prefabbricata – completa di ingegneria sociale hardcore venduta come “blocco umanitario” – in, ancora una volta, guerre per sempre, dal “Progetto Genocidio a Gaza” all’ossessione della russofobia/cancella cultura insita nel Progetto Guerra per Procura in Ucraina.

Questa è l’essenza della Normalità Totalitaria:

 il Progetto per l’Umanità delle “élite” dell’Occidente collettivo, spaventosamente mediocri e autoproclamatesi “Grande Reset”.

Ucciderli dolcemente con l’intelligenza artificiale.

Un vettore chiave dell’intero meccanismo è l’interconnessione diretta e viziosa tra l’euforia tecno-militare e il settore finanziario iper-inflazionato, ora in balia dell’“IA”.

 

Si tratta, ad esempio, di modelli di” IA” come “Lavender“, testati sul campo nel laboratorio del campo di sterminio di Gaza.

Letteralmente: intelligenza artificiale che programma lo sterminio degli esseri umani.

 E sta accadendo, in tempo reale. Chiamatelo “Progetto Genocidio IA”.

 

Un altro vettore, già sperimentato, è insito nell’affermazione indiretta della “tossica Medusa Ursula von der Lugen”: essenzialmente, la necessità di produrre armi come vaccini Covid.

Questo è il fulcro di un piano per utilizzare i finanziamenti dell’UE da parte dei contribuenti europei per “aumentare il finanziamento” di “contratti congiunti per le armi”.

Si tratta di una conseguenza della spinta della “von der Lugen” a produrre i vaccini Covid – una gigantesca truffa legata alla Pfizer per la quale sta per essere indagata e probabilmente smascherata dalla Procura dell’UE.

Con le sue stesse parole, parlando della proposta di truffa sulle armi: “L’abbiamo fatto per i vaccini e per il gas”.

Chiamatela “Armonizzazione dell’ingegneria sociale 2.0″.

In mezzo a tutta questa vasta palude di corruzione, l’agenda dell’Egemone rimane abbastanza palese: mantenere la sua egemonia militare – in diminuzione – prevalentemente talassocratica, a prescindere da tutto, come base per la sua egemonia finanziaria; proteggere il dollaro statunitense; e proteggere quei debiti incommensurabili e impagabili in dollari statunitensi.

E questo ci porta al pacchiano modello economico del turbocapitalismo, venduto dai media collettivi dell’Occidente:

 il ciclo del debito, il denaro virtuale, preso in prestito senza sosta per far fronte all'”autocrate” Putin e all'”aggressione russa”.

Questo è un sottoprodotto chiave della cruda analisi di” Michael Hudson” sulla sindrome FIRE” (Finance-Insurance-Real Estate).

 

Entra in scena l’Uro boro: il serpente che si morde la coda.

 Ora la follia intrinseca del meccanismo porta inevitabilmente il capitalismo da casinò a ricorrere alla barbarie.

Una barbarie senza limiti, del tipo “Crocus City Hall” e del “Progetto Genocidio di Gaza”.

Ed è così che il “Meccanismo” genera istituzioni – da Washington a Bruxelles ai centri del “Nord globale” fino alla” genocida Tel Aviv “– ridotte allo stato di assassini psicotici, alla mercé della Grande Finanza/FIRE (oh, che favolose opportunità immobiliari sul mare disponibili nella Gaza “libera”).

Come possiamo sfuggire a questa follia?

Avremo la volontà e la disciplina di seguire la visione di “Shelley” e di evocare, in “questa vasta valle di lacrime”, lo spirito trascendente della bellezza, dell’armonia, dell’equanimità e della giustizia?

(Pepe Escobar - strategic-culture.su).

(strategic-culture.su/news/2024/04/05/mechanism-how-order-based-on-made-up-rules-descending-into-savagery/).

 

L’EUROPA VA ALLA GUERRA.

Comedonchisciotte.org - Redazione CDC – ConiareRivolta.org – (31 Marzo 2024) - ci dice: 

 

Il conflitto tra Russia e Ucraina pare impantanato in una sostanziale situazione di stallo che allontana sempre più l’ipotesi di una risoluzione militare degli eventi

 I mesi passano, uno dopo l’altro e uno identico all’altro, con un portato di morte e distruzione che monta a dismisura.

Nulla di tutto questo, però, pare scalfire la determinazione con cui le principali potenze occidentali perseverano nell’applicare all’Ucraina il principio del ‘vai avanti tu, che a me viene da ridere’, continuando a soffiare sulle braci di una guerra per procura.

 

Nonostante il martellamento incessante e a reti unificate della propaganda bellicista, però, l’opinione pubblica nei Paesi occidentali coinvolti a vario titolo nel conflitto mostra segni crescenti di fatica e insofferenza nei confronti di un mostro che sembra sfuggito di mano.

C’è bisogno quindi di ravvivare il copione e provare, tramite la diffusione ad hoc di panico e irrazionalità, a rinfocolare la bellicosità della popolazione europea.

Il ruolo dell’agitatore è affidato, questa volta, a uno dei volti più scialbi e insignificanti della tecnocrazia europea, quel “Charles Michel” il cui mandato come “Presidente del Consiglio Europeo” è in scadenza e che quindi può essere mandato in avanscoperta e bruciato all’occorrenza.

In una recente lettera inviata al Consiglio Europeo, “Michel” tuona: “Urgenza, intensità e determinazione incrollabile sono imperative…È inoltre giunto il momento per un autentico cambiamento di paradigma in relazione alla nostra sicurezza e difesa. Sono decenni che l’Europa non investe a sufficienza nella propria sicurezza e difesa. Ora che ci troviamo di fronte alla più grande minaccia per la sicurezza dalla Seconda guerra mondiale, è tempo di adottare misure radicali e concrete per essere pronti a difenderci e mettere l’economia dell’UE sul ‘piede di guerra’.”

Una chiamata alle armi vera e propria, sguaiata nei suoi toni incendiari quanto sfacciata nel dichiarare, poche righe dopo quelle appena riportate, quali sono gli interessi di fondo che stanno davvero a cuore a “Michel e a tutti i cantori dell’“armiamoci e partite”:

 “Dobbiamo inoltre aiutare l’industria della difesa ad accedere ai finanziamenti pubblici e privati e ridurre gli oneri e gli ostacoli normativi”;

 la guerra – così come era stato per la pandemia – come occasione da non lasciarsi sfuggire per alimentare il profitto.

 

L’appello di “Charles Michel” può non avere riscaldato i cuori delle persone comuni, ma non è stato lasciato passare invano.

 Hanno risposto infatti, in un caso in maniera diretta e in un altro in maniera ideale, due insigni e autorevoli economisti, qui più che mai impegnati a interpretare quel ruolo di ‘sicofanti del capitale’ che Marx aveva prefigurato per questa categoria.

 

“Daniel Gros”, tedesco, esperto di ‘cose europee’, bocconiano e direttore del think tank “Center for European Policy Studies”, in un’intervista a “La Stampa”, parte constatando “che l’Ue si debba preparare alla guerra, mi sembra ovvio visto che un conflitto è già in corso”.

In maniera più felpata rispetto a “Michel”, sulle cui parole è chiamato ad esprimersi, prosegue notando che, fosse per lui, non bisognerebbe parlare di ‘economia di guerra’, fosse solo per il fatto che gli aspetti economici di un nostro coinvolgimento più attivo nel conflitto non sono quelli più importanti.

Infatti, “ciò che occorre è un cambiamento psicologico, prima che sociale.

Ci siamo abituati alla pace e al fatto che non ci fosse alcuna minaccia dal punto di vista militare.

 Adesso però dobbiamo abituarci al pensiero che esiste questo pericolo. È questa la parte più importante”.

Bisogna alimentare il terrore, per cambiare la maniera di pensare della popolazione dei Paesi europei e arruolarla nei ranghi della guerra a tutti i costi.

Non può mancare, infine, una tirata di orecchie all’Italia per la situazione dei suoi conti pubblici e una allusione ammiccante all’austerità, la vera passione di “Gros” (insieme alla guerra, a quanto pare):

 «(L’Italia) avrebbe la capacità di fare molto di più per sostenere l’Ucraina e la difesa europea.

 Ma l’equilibrio politico, e anche mentale, è tale che gli sforzi accessori per queste due voci sarebbero in deficit.

Non è una situazione congeniale. Se guardiamo i Paesi che a oggi sostengono l’Ucraina e spingono per un incremento della spesa militare europea troviamo un elemento comune a tutti.

Hanno conti in ordine e un basso deficit”.

C’è un protagonista finale di questa carrellata degli orrori, un amico di lunga data di questo blog.

“Francesco Giavazzi”, altro bocconiano di ferro, già consigliere principale di “Mario Draghi” durante la Presidenza del Consiglio di quest’ultimo, fa sfoggio di un cinismo economicista difficile da immaginare:

ascoltare per credere.

L’occasione è la presentazione di un recente libro di “Olivier Blanchard”. Dopo decenni passati a decantare le virtù dell’austerità espansiva – l’idea secondo la quale tagliare la spesa pubblica, cioè chiudere ospedali, licenziare dipendenti pubblici, tagliare le pensioni etc., ha effetti benefici sull’economia di un Paese – “Giavazzi” si trova a fare i conti con la realtà degli ultimi anni, in cui l’intervento massiccio dello Stato nell’economia è stato il singolo fattore che ha evitato il collasso delle principali economie avanzate.

Ecco, quindi, che il nostro deve impelagarsi in giri di parole e ragionamenti contorti per provare a tenersi in equilibrio tra una condanna del debito pubblico – che rimane comunque la ragion di vita profonda – e tutta una serie di casi eccezionali e straordinari in cui il debito pubblico può essere accettato.

 L’Ucraina è, per Giavazzi, un caso di scuola in cui il debito pubblico può essere tollerato.

Questo Paese ha, infatti, necessità di indebitarsi per continuare a sostenere lo sforzo bellico.

Ma i soldi presi a prestito oggi andranno restituiti un domani (ai Paesi occidentali che oggi continuano a soffiare sul fuoco), e quindi siamo di fronte a una rogna che le generazioni ucraine presenti passano alle generazioni ucraine future. Ma questo scambio è, per una volta, accettabile.

La generazione di oggi, infatti, paga “combattendo e, purtroppo, sempre più spesso morendo”.

 La generazione successiva, invece, “si troverà, speriamo, in un Paese libero e quindi è giusto che debba pagare”.

In pochi minuti di video, una rappresentazione impeccabile del punto di vista di un pezzo di élite europea:

l’Ucraina come pedina per finalità politiche tutte interne all’occidente e come paradigma di tutto quanto c’è di sbagliato nell’operato delle istituzioni europee, sia per quanto riguarda gli aspetti economici, sia per quanto riguarda la politica estera.

Da un lato, infatti, si ripropone la solita suggestione secondo cui l’indebitamento pubblico di oggi debba essere restituito successivamente, come un qualsiasi debito privato.

 Questo costrutto ideologico privo di fondamento serve esclusivamente a edificare il castello retorico del “non ci sono i soldi” e della “coperta troppo corta”.

Dall’altro, dietro i mille proclami di vicinanza al popolo ucraino, non si scorge neanche un vago principio di solidarietà da parte dell’élite europea a fronte di una popolazione massacrata dalla guerra, comunque la si pensi sulle cause del conflitto:

cara Ucraina, ora piangi i morti e poi paga i debiti!

Benvenuta nell’Unione Europea…

 

Le parole di “Michel”, di “Gros”, di Giavazzi”, vanno prese sul serio.

 E vanno usate per mostrare la follia di chi vuole continuare a trascinarci in un conflitto in cui a vincere sono solamente gli interessi di pochi privilegiati, sulla pelle di chi in guerra ci muore.

(ConiareRivolta.org è un collettivo di economisti indipendenti.)

(coniarerivolta.org/2024/03/28/leuropa-va-alla-guerra/)

 

 

 

Il piano ucraino dell'attacco al municipio di Crocus

 per dare inizio ai pogrom

etnici e alla guerra civile in Russia.

 Unz.com - JOHN HELMER – (5 APRILE 2024) – ci dice:

 

"L'unità della società multietnica russa", ha detto giovedì il presidente “Vladimir Putin” al Congresso dei sindacati russi, "è la principale condizione fondamentale del nostro successo.

A questo proposito, e sulla base dei risultati iniziali dell'indagine, abbiamo motivo di credere che l'obiettivo principale di coloro che hanno architettato il sanguinoso e atroce attacco terroristico a Mosca fosse quello di danneggiare la nostra unità".

Putin sta ripetendo il messaggio – quattro volte in due settimane: il 23 marzo, il 25 marzo e il 2 aprile – perché è vero.

Un altro dato che è vero è che durante il periodo di Eltsin, quando gli studenti universitari di Mosca mi chiesero cosa pensassi dell'antisemitismo in Russia, dissi:

 i russi sono la tribù bianca più primitiva del mondo – sono ostili alle altre tribù, gli ebrei, i ceceni, gli armeni, i ciukci, gli uzbeki, i tagiki – tutti allo stesso modo.

Dopo che questa sociologia fu elaborata, gli inviti a tenere conferenze nelle università di Mosca cessarono.

 

Il problema sociologico che hanno i nemici della Russia è che le tribù bianche straniere, come i galiziani dell'Ucraina, gli anglosassoni e la banda “Blin-Noodle” che governa Washington , commettono il primitivo errore sociologico di pensare di poter scatenare una guerra intercomunitaria all' interno della Russia, per indebolirla e spezzarla.

 I servizi segreti britannici (MI6) fecero i loro primi tentativi falliti durante la rivoluzione bolscevica e la guerra civile che ne seguì.

 La “Central Intelligence Agency” (CIA) degli Stati Uniti e l'MI6 hanno pianificato la stessa cosa dal 1945, aumentando le risorse e accelerando i loro sforzi nel Caucaso durante l'amministrazione Eltsin degli anni '90.

Non sorprende quindi che siano convinti le loro controparti ucraine ad attuare lo stesso schema.

 Martedì di questa settimana, il “Tempi” di Londra ha titolato questo piano "L'Ucraina alimenta le tensioni anti-immigrati in Russia". Il giornale – nei “19 esimo” secolo soprannominato "The Thunderer", ora di proprietà di “Rupert Murdoch”, soprannominato "The Dirty Digger" – ha riportato un'intervista con “Andrei Kovalenko”, capo del Centro ucraino per contrastare la disinformazione (CCD).

Armando le comunità etniche locali come i tagiki in Russia, l'obiettivo operativo, secondo Kovalenko, è "sfruttare le divisioni e la sfiducia tra l'opinione pubblica russa".

“Kovalenk”o ammette la strategia ucraina dietro l'attacco degli uomini armati tagiki al municipio di Crocus il 22 marzo.

 Ma i membri delle tribù straniere hanno frainteso di nuova la sociologia russa.

 L'attacco è fallito nel suo obiettivo di guerra.

La teoria del conflitto interetnico in Russia è stata testata l'ultima volta a Mosca nel gennaio 2022 dal “Centro Levada”, un sondaggista registrato come agente straniero nel 2016.

Dal 2011 “Levada” ha esaminato gli atteggiamenti dell'etnia russa nei confronti di altri gruppi etnici, sottolineando per le proprie ragioni ciò che lo “staff di Levada” chiama antisemitismo.

I risultati dei sondaggi nel corso degli anni mostrano che il sentimento russo positivo e negativo si è mosso su diverse misure di distanza sociale – accettazione come familiari, amici, vicini, cittadini, lavoratori temporanei con visto – in direzioni diverse per i diversi gruppi etnici.

Il miglioramento della percezione russa degli ucraini e degli ebrei è stato bruscamente invertito dalla guerra di Kiev nel Donbass e poi dalla guerra israeliana contro Gaza.

Al contrario, gli sforzi politici, economici e mediatici dell'amministrazione Putin per coltivare relazioni strategiche con la Cina, gli stati africani e il Caucaso, compresa la Cecenia, hanno accentuato il positivo, diminuito il negativo.

(levada.ru/)

Inoltre, l'indagine di “Gudkov” del dicembre 2021 ha confermato che nel mercato del lavoro russo il problema dei lavoratori migranti si è intensificato, sebbene “i dati Levada” non comunicati mostrino che il saldo tra sentiment positivo e negativo variava notevolmente tra regioni e città e tra fasce di reddito e di età;

 Vale a dire, c'è una correlazione per classe sociale.

 

 

Si pronunciano “Lev Gudkov” al think tank statale a Washington e “John Helmer” durante il corso di sociologia statunitense.

La classe nel significato sovietico o marxista non viene misurata o riportata da Gudkov e dai sociologi Levada.

 Seguono la dottrina accademica statunitense; rifiutano che "la realtà è marxista", come disse una volta “Michael Parenti”.

 

Nelle sue valutazioni pubbliche sull'attacco al municipio di Crocus, il presidente Putin ha attentamente bilanciato gli elementi del sostegno pubblico per combattere i nemici stranieri della Russia e per porre rimedio alle tensioni del mercato del lavoro interno.

Parallelamente, dal 22 marzo c'è stata una nuova spinta da parte della polizia e dei pubblici ministeri per reprimere l'immigrazione clandestina dall'Asia centrale e la corruzione dei funzionari statali che l'ha avuta o incoraggiata.

Non c'è marxismo nei principali media di Mosca, ma c'è la realtà.

Ieri,” Yevgeny Krutikov “ha pubblicato questa analisi del piano ucraino per l'attacco al municipio di Crocus da parte di uomini armati tagiki per incitare alla violenza razziale intercomunitaria nelle città russe.

Il saggio appare sulla piattaforma semiufficiale di analisi politica e geostrategica” Vzglyad” .

Omesso dall'analisi è se, se i quattro uomini armati fossero sfuggiti alla cattura da parte delle forze russe e avessero attraversato il confine ucraino, avrebbero avuto più valore nel piano ucraino da morti che da vivi.

La traduzione in inglese è letterale senza modifiche. Sono state aggiunte illustrazioni con didascalie.

(vz.ru/world/2024/4/4/1261542.html)

(4 aprile 2024.

L'Ucraina parla del suo legame con l'attacco terroristico al municipio di Crocus

Di Yevgeny Krutikov)

 

La direzione dei servizi speciali ucraini ammette apertamente che "infiammano le tensioni etniche" in Russia "con l'aiuto dell'informazione".

 In quali modi e strumenti il regime di Kiev semina il conflitto etnico nel nostro Paese e come stanno realmente andando le cose con le tensioni interetniche?

Gli agenti ucraini stanno conducendo una campagna di operazioni psicologiche (psyops), che mira a destabilizzare la Russia dopo l'attacco terroristico al municipio di Crocus incitando ai conflitti etnici.

 Lo ha detto al quotidiano britannico “The Times” “Andrei Kovalenko”, capo del “Centro per la lotta alla disinformazione” (CPD) presso il “Consiglio di sicurezza e difesa nazionale” (NSDC) dell'Ucraina.

(thetimes.co.uk).

Secondo “Kovalenko”, per l'Ucraina, provocare tensione tra gruppi etnici all'interno della Russia è "terreno fertile".

 Dopo l'attacco terroristico al municipio di Crocus a Mosca, gli agenti ucraini sono diventati più attivi nei canali Telegram e stanno cercando di incitare al conflitto etnico utilizzando l'origine etnica dei terroristi.

 Tra i detenuti, i quattro autori diretti sono cittadini del “Tagikistan”.

"Naturalmente, è molto utile per noi sostenere eventuali divisioni nazionali lì [in Russia] e riscaldarle con l'aiuto dell'informazione... Stiamo usando tutto ciò che possiamo perché sappiamo che alimentando le tensioni etniche, stiamo indebolendo la Russia ", ha detto Kovalenko.

Il “Times” rileva che il “CPD dell'Ucraina” sta cercando attraverso i “canali tagiki di Telegram” di suscitare simpatia per i terroristi, che sono stati malmenati quando sono stati arrestati dalle forze di sicurezza russe.

Gli agenti ucraini provocano così i cittadini tagiki contro le forze dell'ordine russe.

Parallelamente, ci sono stati altri tentativi di mettere i russi contro i migranti o di provocare conflitti tra altri gruppi etnici o religiosi.

 Il capo del “Centro presso il Consiglio di sicurezza nazionale” ha anche affermato che Kiev ha alimentato varie voci per mettere russi e ceceni l'uno contro l'altro.

Innanzitutto è sorprendente che i capi dei servizi speciali ucraini – se consideriamo come servizi speciali il “Centro per la lotta alla disinformazione” (CPD) e il “Centro per l'informazione e le operazioni psicologiche” (CIPsO) – si impegnino regolarmente in tali sessioni di auto-divulgazione.

Non molto tempo fa, il “capo del servizio di sicurezza ucraino” (SBU), “Vitaly Malyuk”, ha confessato di aver organizzato attacchi terroristici sul territorio della Russia, e il ministero degli Esteri russo ha chiesto a Kiev di estradarlo.

 Forse gli ucraini sono semplicemente obbligati a riferire pubblicamente al pubblico occidentale il lavoro svolto?

È anche significativo che l'Ucraina approvi apertamente l'idea stessa dell'attacco terroristico al municipio di Crocus.

"L'obiettivo principale dei terroristi e dei loro clienti è seminare discordia e panico, conflitto e odio nel nostro Paese, per dividere la Russia dall'interno", ha detto il presidente russo “Vladimir Putin” dopo l'evento.

Il fatto che la leadership dei servizi speciali ucraini confermi questo obiettivo, infatti, dimostra ancora una volta il legame del regime di Kiev con gli organizzatori e gli esecutori di questo crimine.

Ma la cosa principale è che “Kovalenko” sta "vendendo" un mito all'Occidente, per usare un eufemismo.

In Russia non esiste una "spaccatura nazionale dopo l'attacco terroristico", anche se il nemico sta facendo sforzi significativi per fomentare la discordia.

Non esiste nemmeno un'"ondata di xenofobia".

Gli ucraini e gli esuli liberali russi trasmettono ai politici, agli esperti e ai media occidentali una visione distorta della Russia e dei suoi processi interni.

È un pio desiderio.

In particolare, solo pochi mesi fa, il” capo dell'Agenzia federale [russa] per gli affari etnici”, “Igor Barinov”, ha affermato che dall'inizio dell'operazione speciale in Russia, non si è verificato alcun conflitto significativo su questioni etniche e sono stati registrati motivi interreligiosi.

"I nostri oppositori in Occidente hanno scelto come obiettivo le relazioni interreligiose, credono che questo sia un punto debole del nostro Paese, e attraverso questo stanno cercando di sconvolgere la situazione politica interna, indebolire il sostegno pubblico all'Operazione Militare Speciale.

E nonostante ciò vediamo che la politica nazionale dello Stato ha resistito alla sfida", ha detto “Barinov”.

 

L'attacco terroristico al municipio di Crocus è senza dubbio un evento mostruoso, ma in termini di entità di ciò che sta accadendo, è di dimensioni inferiori rispetto all'operazione speciale ucraina che va avanti da più di due anni.

Ciò significa che il suo impatto sulla società russa sarà minore.

In questo senso, le dichiarazioni dei servizi speciali ucraini fanno il gioco della Russia.

 Le informazioni errate che l'Occidente riceve dal regime di Kiev portano a valutazioni errate e allo sviluppo di decisioni sbagliate basate su di esse.

Basta assistere ad alcuni dibattiti sulla Russia presso il noto “centro analitico britannico Chatham House” con il coinvolgimento di esperti accademici locali, per rendere conto di quanto sia lontana dalla realtà la loro idea di vita in Russia e i sentimenti dei cittadini russi.

Lascia che continuino a commettere errori.

 

La Russia è unica non solo per la sua diversità etnica, ma anche per la forma stessa di convivenza di popoli e gruppi religiosi diversi.

 In Russia, durante tutto il suo percorso storico, non c'è stata quasi nessuna assimilazione forzata di piccoli popoli.

Inoltre, le culture, le lingue e le identità minoritarie sono state mantenute a livello statale, soprattutto durante il periodo sovietico.

Da un lato, questa era una condizione per la pace interetnica in un paese grande e diversificato.

 Ma d'altra parte, era tra le minoranze, che hanno mantenuto la loro identità etnica grazie alla politica di Mosca, che le forze esterne cercavano i "combattenti contro l'imperialismo russo" più radicali.

La diversità interna della Russia è sempre stata percepita dagli attori esterni come la nostra debolezza, una condizione del "non monolite".

Da ciò è nata l'idea degli oppositori della Russia di dividere il nostro Paese principalmente su base nazionale. Duecento anni fa, gli inglesi e i turchi sconvolsero il Caucaso, i francesi provocarono i polacchi e, in epoca sovietica, gli americani alimentarono i dissidenti e i loro movimenti provenienti dalle repubbliche nazionali dell'URSS.

La didascalia di un manifesto sovietico non datato dice:

"Lunga vita all'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche – grande Patria socialista, l'indistruttibile comunità multinazionale dei popoli fratelli è l'incarnazione vivente dei principi dell'internazionalismo proletario".

L'Unione Sovietica (Russia storica) crollò, tra l'altro, a causa della "bomba atomica" sposata da Lenin, lo status delle repubbliche dell'URSS. Ciononostante, la rapida crescita del nazionalismo alla fine degli anni '80 è stata il risultato del crollo ideologico del regime sovietico e del forte indebolimento del sistema di potere statale, e non la causa principale di questo indebolimento.

Negli Stati baltici sovietici, ad esempio, le forze nazionaliste estreme non sono state attive fino a un certo punto, fino a quando non si sono rese conto che Mosca non avrebbe – non era in grado o non intendeva – punire il separatismo a titolo definitivo.

E questo nonostante il fatto che la CIA abbia pompato agenti e denaro negli Stati baltici per decenni, compreso l'impegno attivo in operazioni psicologiche.

Dal 1949 al 1955 l'”operazione Jungle! dell'MI6 britannico tentò di far sbarcare agenti in Polonia e negli Stati baltici con imbarcazioni veloci.

Ora il regime di Kiev e i suoi servizi speciali si vantano di operazioni di questo tipo contro la Russia – e un giornale britannico sta apprezzando questi dettagli.

Dal punto di vista della legislazione russa, ci troviamo di fronte ad attività sovversive e antistatali che possono essere caratterizzate come terrorismo, incitamento al rovesciamento del potere statale e incitamento all'odio etnico.

Di conseguenza, anche le strutture ucraine pertinenti dovrebbero essere caratterizzate da noi come terroristi e i loro leader come leader di organizzazioni terroristiche.

 Inoltre, i giornali che danno loro una piattaforma sono come propagandisti del terrore.

 

 

 

Speranza “Intoccabile”: il Verdetto

che Offende la Giustizia.

Conoscenzealconfine.it – (7 Aprile 2024) - Davide Donateo – ci dice:

 

Archiviato il procedimento contro Roberto Speranza, il consiglio dei ministri salva l’ex ministro.

Il Tribunale dei Ministri ha archiviato l’ultimo procedimento a carico di Roberto Speranza, ex Ministro della Salute, riguardante la gestione della pandemia e delle campagne vaccinali.

Cadono tutte le accuse tra le quali quella di omicidio.

 I danneggiati: “Senza indagini la giustizia ci è negata”.

Una sentenza che fa infuriare chiunque sia alla ricerca di giustizia e trasparenza.

Roberto Speranza, ex ministro della Salute, viene scagionato da un’indagine sulle sue azioni riguardanti i vaccini anti-Covid.

Questa è la decisione del Tribunale dei Ministri, che, seguendo la mossa della Procura di Roma, decide di chiudere il caso presentato dal “Comitato Ascoltami” e altre organizzazioni.

Questa è una mazzata per coloro che chiedevano semplicemente che le azioni di chi detiene il potere fossero esaminate attentamente.

Il provvedimento di archiviazione, composto da una trentina di pagine, ha esaminato alcuni aspetti legati agli effetti dei vaccini sull’uomo, le procedure di autorizzazione e di acquisto delle dosi.

 È importante sottolineare che non è la prima volta che Speranza viene salvato dall’archiviazione delle denunce a suo carico.

Già lo scorso giugno era stata archiviata dal Tribunale dei Ministri di Brescia un’altra indagine, riguardo alle accuse della Procura di Bergamo nell’ambito di un’inchiesta per epidemia colposa sulle mancate zone rosse.

Anche in quel caso, i giudici avevano accolto la richiesta di archiviazione della Procura, ritenendo che non vi fossero basi sufficienti per procedere.

Speranza stesso ha commentato il verdetto su Facebook, sottolineando di aver sempre agito nel pieno rispetto delle sue prerogative istituzionali, con l’unico obiettivo di tutelare la salute pubblica.

Ha dichiarato di aver seguito le indicazioni della comunità scientifica, ponendo la vita delle persone come priorità assoluta.

Ha anche fatto riferimento alle difficoltà incontrate, inclusa una campagna d’odio nei suoi confronti alimentata da alcuni organi di comunicazione.

 

L’accusa contro Speranza era seria: dalle accuse di omicidio colposo alla somministrazione di farmaci non idonei.

 Questi non sono piccoli reati, ma la corte decide di voltare le spalle alle richieste di giustizia giunte dalla società civile.

La reazione non si fa attendere: l’associazione Ali (Avvocati liberi) e il Comitato Ascoltami esprimono il loro disgusto. Non c’è giustizia quando chi detiene il potere può sfuggire alle conseguenze delle proprie azioni.

Questa decisione sottolinea un problema più grande:

 la narrazione di una campagna vaccinale impeccabile e priva di errori non regge alla luce delle azioni di coloro che dovrebbero essere responsabili della sua gestione.

Il caso di Speranza non è solo un incidente isolato.

Riflette un sistema giudiziario che favorisce i potenti a discapito del popolo.

È scandaloso che mentre l’Europa indaga sulla gestione dei vaccini (sì, beh… vedremo come andrà a finire anche quella indagine… – nota di conoscenzealconfine), in Italia un ex ministro della Salute possa evitare l’indagine.

Solo di recente, il 3 aprile, Speranza è stato oggetto di insulti e minacce durante la presentazione del suo libro a Ostia, sul litorale romano.

 I contestatori, vittime di danni da vaccino, lo hanno definito “assassino” mentre Speranza era protetto addirittura dalla polizia in assetto anti-sommossa presente per garantire la sua sicurezza.

 L’evento è stato spostato infatti per motivi di sicurezza nella sala consiliare del municipio.

Della serie: “Mi dispiace ma Io so io e voi non siete un cazzo” (nota di conoscenzealconfine.)

(Davide Donateo)

(newsacademy.it/news/2024/04/05/archiviato-il-procedimento-contro-roberto-speranza-il-consiglio-dei-ministri-salva-il-ministro/).

 

 

 

Zelensky disperato, ora parla

di sconfitta. Nelli Feroci:

non è la resa.

"Ma considera perso l’Est."

 Msn.com – Quitidiano.net - ANTONIO DEL PRETE – (7 aprile 2024) – ci dice:

 

Roma, 7 aprile 2024 – Il pessimismo della ragione induce Volodymyr Zelensky a difendere il difendibile, rinunciando ai territori persi.

È per mantenere la sovranità su quella parte di Ucraina non ancora occupata dai russi che il leader di Kiev si affida agli aiuti degli alleati occidentali.

La pensa così l’ambasciatore “Ferdinando Nelli Feroci”, presidente dell’ “Istituto Affari internazionali” (Iai).

Ambasciatore, ieri l’ennesimo appello disperato di Zelensky, che invoca aiuti militari. Gli alleati sono pronti a fornire contributi immediati?

"Evidentemente ci sono difficoltà oggettive.

Lo dimostrano proprio le reiterate richieste di Kiev.

 Il problema principale riguarda quello che finora è stato il principale fornitore di armi, cioè gli Stati Uniti.

 I repubblicani, infatti, stanno bloccando la decisione sul relativo stanziamento al Congresso".

È una questione di politica interna o c’entra la simpatia di “Trump” per “Putin”?

 

"Prevalentemente di politica interna.

Bloccare la decisione sugli aiuti all’Ucraina collegandola a impegni sul contrasto dell’immigrazione dal Messico è stato strumentale.

Lo scopo?

Mettere in difficoltà Biden in vista delle prossime presidenziali.

Se anche gli aiuti venissero sbloccati in tempi ragionevolmente brevi, occorrerà altro tempo per inviare le armi a Kiev e addestrare gli ucraini a utilizzarli, soprattutto per quanto riguarda i Patriot".

Perché l’Europa non supplisce?

"Al di là delle questioni politiche e finanziarie, in Europa scarseggiano proiettili di artiglieria, missili e sistemi anti-aerei".

 

Veniamo alla situazione sul campo: i russi guadagnano terreno?

"Sì, ma l’avanzamento lungo l’estesa linea del fronte è piuttosto modesto.

D’altra parte, assistiamo a un arretramento delle linee ucraine che, fatte salve rare incursioni con aerei e missili, ormai sono sulla difensiva.

Fonti accreditate ritengono possibile l’ipotesi di uno sfondamento russo nelle prossime settimane".

 

(Zelensky: "Perderemo la guerra senza gli aiuti Usa”. Dailymotion)

Zelensky ha rilanciato l’idea di una conferenza di pace in Svizzera dicendo che nei prossimi giorni sarà stabilita la data. È pronto a negoziare?

"Sì, ma alle sue condizioni. Quindi temo che si tratti di una iniziativa con poche prospettive. Tanto più che la Federazione Russa non è stata invitata a questa conferenza".

E Putin in questo momento avrebbe convenienza a trattare?

"Putin ha tutto l’interesse ad attendere novembre, quando le presidenziali americane potrebbero riportare Trump alla Casa Bianca. Quindi, allo stato sono pessimista sulla possibilità di avvio di un negoziato".

Ma in queste condizioni Zelensky non farebbe meglio ad affidarsi alla diplomazia per non perdere altro terreno?

"Dipende dalla base negoziale. Il presidente ucraino ha sempre ribadito che non intende rinunciare ai territori invasi dai russi. E Mosca, d’altra parte, non potrebbe accontentarsi di niente di meno del riconoscimento de iure della situazione sul terreno".

 

Tuttavia Zelensky è passato dalla retorica della vittoria agli appelli disperati. Come si traduce il messaggio politico nella lingua della diplomazia?

"Le sue parole non sono la premessa per una resa, ma una richiesta all’Occidente affinché lo aiuti a difendere il difendibile, cioè la parte dell’Ucraina non ancora occupata dai russi".

Qual’ è invece l’obiettivo dell’Occidente?

 

"Quello di sempre, cioè convincere Putin a venire a patti, costringerlo a una soluzione politico-diplomatica. Peraltro, dalla riunione ministeriale della Nato è emersa una novità importante".

Quale?

"Il segretario generale Stoltenberg ha proposto di affidare all’Alleanza Atlantica il coordinamento degli aiuti militari all’Ucraina, finora responsabilità del cosiddetto “formato Ramstein”, che era presieduto dal segretario alla Difesa americano.

 La ragione?

Il rischio di una prossima nuova Amministrazione americana meno disponibile ad impegnarsi a sostegno dell’Ucraina.

 Da qui l’idea di un trasferimento alla Nato di questa responsabilità.

Gli aiuti continuerebbero comunque ad essere decisi e messi a disposizione dai singoli Paesi membri della Alleanza".

 

L’ipotesi di truppe occidentali sul terreno è realistica?

"No, lo confermano le reazioni dei principali alleati della Francia, da cui arriva questa suggestione.

Italia e Germania, infatti, hanno ribadito la linea del massimo dell’assistenza all’Ucraina ma senza coinvolgimento diretto".

Eppure il Cremlino parla di uno scontro diretto già in atto tra Nato e Russia.

"Propaganda di regime. Putin, tutto compreso, è un politico razionale e non credo che abbia interesse ad attaccare Paesi dell’Alleanza Atlantica. Sa bene cosa rischia. Non ci sono pericoli nel breve termine".

 

La situazione in Medio Oriente influisce anche sul conflitto ucraino?

"Domanda complessa. Tenderei a escludere un coinvolgimento diretto di Mosca nell’attacco del 7 ottobre, ma se c’è un Paese che ha beneficiato del raid di Hamas, è proprio la Russia.

Per qualche mese, infatti, i media occidentali, si sono dimenticati della guerra in Ucraina.

 Inoltre, sullo scacchiere mediorientale si sono riprodotti grosso modo gli stessi schieramenti geopolitici che si fronteggiano nell’Est europeo".

Il generale ucraino “Budanov” è ora in pressing sulla Germania per i missili ‘intelligenti’ Taurus: perché possono essere la svolta.

 

 

 

 

La prossima crisi "più grande del Covid": paralisi dell'approvvigionamento energetico,

delle comunicazioni, dei trasporti.

Lo scenario di "attacco informatico"

del WEF, "inaugura il grande reset".

Globalresearch.ca - Prof. Michel Chossudovsky – (8 aprile 2024) – ci dice:

 

WEF: "Ci sarà un'altra crisi. Sarà più significativo. Sarà più veloce di quello che abbiamo visto con il COVID".

Introduzione e aggiornamento dell'autore.

Il World Economic Forum (WEF), che rappresenta le élite finanziarie occidentali, ha svolto un ruolo chiave nel lancio del lockdown dell'11 marzo 2020, che ha favorito un processo mondiale di caos economico e sociale.

 Ha inoltre sostenuto il lancio del vaccino contro il Covid-19 nel novembre 2020, che (ampiamente documentato) ha favorito (in tutto il mondo) una tendenza all'aumento della mortalità e della morbilità.

E ora ci stanno "promettendo" una crisi che è "molto peggio del Covid".

Negli ultimi quattro anni, a partire da gennaio 2020, " l'innesco deliberato del caos" è diventato parte di un'agenda ampia e complessa:

la guerra in Ucraina,

l'aumento dei prezzi dell'energia,

l'attivazione di fallimenti,

il crollo dell'attività economica,

povertà diffusa, carestia e disperazione.

Nei recenti sviluppi, Washington ha approvato

il genocidio di Israele diretto contro il popolo palestinese.

Un'agenda militare USA-NATO-Israele nel dispiegarsi contro il Medio Oriente allargato.

Le minacce degli Stati Uniti contro l'Iran.

Minacce USA-NATO dirette contro la Federazione Russa.

Confronto diretto contro la Cina.

Attacchi informatici.

L'articolo che segue si concentra sui pericoli della guerra informatica, annunciati per la prima volta dal World Economic Forum (WEF) nel 2020.

Nel 2021, il WEF ha condotto una simulazione di attacchi informatici che coinvolgono uno scenario di paralisi dell'alimentazione, delle comunicazioni, dei trasporti, di Internet.

Klaus Schwab ha lasciato intendere senza mezzi termini, sulla base di "uno scenario simulato", che un attacco informatico:

" Potrebbe portare a un arresto completo dell'approvvigionamento energetico, dei trasporti, dei servizi ospedalieri, della nostra società nel suo complesso...

Da questo punto di vista, la crisi del COVID-19 sarebbe vista come un piccolo disturbo rispetto a un grande attacco informatico".

Il film "Leave the World Behind" di Barack e Michelle Obama:

attacco informatico, "caos sincronizzato", collasso, "guerra civile."

Di recente è emerso un altro elemento controverso.

Disponibile su “Netflix”, Hollywood ha rilasciato " Leave the World Behind" prodotto dall'ex presidente Barack Obama e dalla First Lady Michelle Obama, basato sulla sceneggiatura del romanzo di “Rumaan Alam”.

Il regista è “Sam Esmail”.

"Leave the World Behind" descrive il disfacimento della società sulla scia di un attacco a sorpresa da parte di un aggressore sconosciuto, che " prevede un attacco informatico alla rete elettrica degli Stati Uniti".

 

Il romanzo di “Rumaan Alam” "Leave the World Behind" è stato pubblicato nell'ottobre 2020, diversi mesi dopo la campagna di paura e il "lockdown" per il Covid-19 dell'11 marzo 2020.

In un'intervista con “The Guardian”: (26 ottobre 2021 ) “Rumaan Alam” dice:

" Non avevo mai sentito la parola coronavirus prima di febbraio 2020. A un livello molto elementare, il libro drammatizza l'essere intrappolati in casa e non avere abbastanza informazioni – ed è successo che sia stato pubblicato in una realtà in cui molti lettori sentivano di essere intrappolati nel loro caso e di non avere abbastanza informazioni. Quindi è una strana risonanza ...

Il rapporto individuale con l'ansia per il clima, l'assurdità del momento contemporaneo, il nostro rapporto distorto con la tecnologia. La gente pensa e parla di queste cose, quindi ha senso che ci siano libri su di essa.

... Le persone di cui sto parlando sono le persone che sono. Il giorno in cui è iniziato il lockdown, qual è stata la prima cosa che abbiamo fatto? A parte fare la spesa, tutti quelli che conosco, me compreso, sono andati a fare la spesa...

Secondo” Joseph Mercola “in una recensione attentamente studiata del film "Lascia il mondo dietro":

L’ attacco informatico  farà apparire la “pandemia di COVID” come un inconveniente minore rispetto a quanto più volte "promesso" negli ultimi anni dal fondatore del World Economic Forum (WEF)” Klaus Schwab”.

"Lasciati il mondo alle spalle" non predica ideologie di preparazione né indulgere in fantasie apocalittiche.

 Piuttosto, offre uno sguardo sulle potenziali ramificazioni dei guasti sociali e sulla capacità della condizione umana sia di disperazione che di resilienza (Mercola , 7 gennaio 2024).

 

Il romanzo di “Rumaan Alam” descrive gli impatti sociali di un blackout che colpisce l'intera costa orientale degli Stati Uniti.

Non ci sono prove concrete in questa fase che i produttori e il regista di "Leave the World Behind" fossero a conoscenza della simulazione di un attacco informatico condotta dal World Economic Forum (WEF) per la prima volta nel luglio 2020.

 La questione richiede ulteriori indagini.

 

Esiste il  Video: "Lasciare il mondo alle spalle."

Simulazione “WEF Cyber Polygon” 2020.

Un "attacco terroristico informatico" progettato che porta a interruzioni senza precedenti?

 È qualcosa che dovremmo prendere sul serio?

Il World Economic Forum ci avverte di una nuova crisi con "implicazioni economiche e sociali ancora più significative di COVID19".

"Proteggere adeguatamente le persone", afferma a suo tempo l'ex primo ministro britannico Tony Blair nel video sopra indicato.

" Quale minaccia potrebbe avere un impatto maggiore?"

Esiste il video del “ contadino dell'era glaciale”:

"analizza l'esercitazione da tavolo "Cyber Polygon" del WEF, i suoi partecipanti e la programmazione predittiva intorno a un incombente attacco informatico su larga scala alle infrastrutture critiche che scatenerebbe un Inverno Oscuro e contribuirà ad inaugurare il Grande Reset".

Esiste il Video: La prossima crisi "più grande del Covid".

“Jeremy Jurgens “, direttore generale del WEF:

Le parole di  “Jeremy Jurgens” , amministratore delegato del WEF e capo del “Centro per la quarta rivoluzione industriale del WEF”:

"Credo che ci sarà un'altra crisi. Sarà più significativo.

Sarà più veloce di quello che abbiamo visto con il COVID.

 L'impatto sarà maggiore e, di conseguenza, le implicazioni economiche e sociali saranno ancora più significative".

Qual è l'asso nella manica di Klaus Schwab?

Un taglio geopolitico: la simulazione del poligono cibernetico del 2021.

Lo scenario di simulazione dei poligoni cibernetici del WEF del 2021 aveva un'ovvia inclinazione geopolitica "contraddittoria".

L'evento è stato presieduto dal primo ministro russo “Mikhail Mishustin” e numerose istituzioni finanziarie, media ed enti di comunicazione russi sono stati invitati dal WEF.

All'evento hanno partecipato 48 paesi, 41 i partner di cui 10 dalla Russia e dal Kazakistan :

tra questi figurano  l'agenzia di stampa TASS, NTV ,  Sberbank , la più grande banca russa e un'istituzione finanziaria leader a livello mondiale, il  “Gruppo Mail.ru” , la più grande della Russia. provider Internet,  MTS, il principale gruppo di telecomunicazioni russo, l'Ufficio legale statale della regione di Omsk , Siberia.

Potenti istituti finanziari bancari del Kazakistan.

Tra gli altri.

Esistono anche i presupposti del programma di formazione , che si basano sugli “hacker informatici dei terroristi”.

È ampiamente documentato:

 il World Economic Forum (WEF) è stato determinante nel sostenere l'agenda militare USA-NATO nei confronti dell'Ucraina.

Non ha partecipato neppure un rappresentante della Repubblica popolare cinese.

 La “Cyber Polygon Simulation” (luglio 2021) aveva lo scopo di favorire lo scontro tra Cina e Russia?

Gli attacchi informatici sono contemplati come parte di un'agenda militare globale?

 

Il processo di "digitalizzazione totale"

Nel novembre 2023, come documentato in un articolo di “Peter Koenig”, le élite finanziarie sono passate dalla "simulazione di scenari" alla vera e propria "implementazione".

Hanno affidato alla “Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo” (UNCTAD) " il ruolo di portabandiera... dell'assalto mortale della digitalizzazione totale".

Koenig si concentra sulla " smantellamento di una società digitale", che potrebbe essere condotto sotto forma di un attacco informatico mondiale (proprio come sottolineato da Klaus Schwab nella sua dichiarazione del 2021).

(Michel Chossudovsky, Ricerca globale, 8 aprile 2024).

 

 

 

I massicci finanziamenti degli Stati Uniti

 per la guerra biologica hanno creato

 un "complesso industriale biobellico

 vax" – che minaccia di inghiottire l'Occidente.

Unz.com - CHARLES BAUSMAN – (5 APRILE 2024) – ci dice:

 

Le prove russe rispecchiano le affermazioni di RFK, Tucker, Elon, Tulsi. Ancora un altro blob di "tutta la società" con una vita propria.

Nomi - da un rapporto russo sul mega-blob di armi biologiche - vaccini degli Stati Uniti.

Punto principale:

 sono nuovo su questo argomento, e dopo aver scritto questo articolo e aver lasciato invecchiare per un giorno o due (sempre una buona idea quando ci si avventura in qualcosa di nuovo e complicato), mi sono reso conto che la migliore intuizione che ho avuto da quando ho letto su questo e ho cercato di dargli un senso, è che il massiccio finanziamento da parte dello stato di sicurezza degli Stati Uniti per le armi biologiche per decenni ha creato un "blob" che ha divorato enormi sezioni di società – comprese le grandi case farmaceutiche e il nostro sistema sanitario.

La nostra dipendenza dai vaccini è in gran parte il risultato di questo finanziamento della guerra biologica.

Qui, sto prendendo in prestito pesantemente le “idee di Mike Benz” che ha descritto un fenomeno simile nel "complesso industriale della censura".

Sono convinto che l'opera di “Benz “sia un evento di enorme importanza che viene ancora sottovalutato.

Ha ottenuto una grande esposizione a causa di un recente video di “Tucker” e le persone stanno iniziando a prenderne atto.

 Non posso esortarvi abbastanza a seguirlo su Twitter e capire cosa sta dicendo.

 Una delle intuizioni centrali di “Benz” è che i massicci finanziamenti dello stato di sicurezza per anni, e la necessità di aggirare le leggi, portano a un fenomeno di "intera società", in cui lo stato di sicurezza coopta interi settori della società – media, università, governo, IT, ecc. – al fine di sostenere i propri obiettivi di censura.

Lo chiama "il blob". Inizia con dati degli inizi nel 2016.

 

Mentre pensavo a tutta questa connessione tra armi biologiche e vaccini, mi sono reso conto che è molto simile.

 In questo caso il massiccio finanziamento è andato avanti per decenni, ed è stato molto più grande. Il risultato di entrambi è ugualmente pericoloso: per me, mettere a tacere la libertà di parola è tanto grave quanto essere avvelenati da armi biologiche e vax.

 

Ecco l'articolo che ho scritto originariamente.

L'intuizione più importante è il parallelo con le idee di “Benz”.

(Mosca, Russia.)

 La maggior parte probabilmente sarebbe d'accordo sul fatto che stiamo assistendo a una grande lotta tra il bene e il male.

 L'elenco degli orrori rivelati è lungo, alcuni più terrificanti di altri.

La mia lista di alcuni dei peggiori:

 l'avvelenamento del cibo, dell'acqua e dell'aria;

 frodi elettorali su larga scala, massicci programmi governativi per eliminare la libertà di parola, sorveglianza di massa, genocidio dei palestinesi e una possibilità molto reale che scoppi la Terza Guerra Mondiale.

 

È una battaglia campale, con entrambe le parti che otterranno vittorie e sconfitte su un ampio fronte.

 Quando mi chiedo, dove potrebbero essere vulnerabili i buoni?

 dove i cattivi potrebbero infliggere un colpo devastante? una delle opzioni più spaventose e, purtroppo, del tutto plausibile sarebbe quella di scatenare un'arma biologica devastante sul mondo.

 L'ho pensato da quando il Covid ci ha colpito, e anche prima.

Stanno emergendo prove sempre più indiscutibili che, sfortunatamente, questa è una possibilità molto reale:

si scopre che gli Stati Uniti hanno un enorme programma segreto di armi biologiche che risale al 1947 e che negli ultimi due decenni è esploso in termini di dimensioni e finanziamenti.

La sua portata è cresciuta a tal punto ed è così complessa da sfidare una semplice descrizione, ma ricercatori, politici, informatori, giornalisti e burocrati di tutto il mondo stanno lentamente mettendo insieme i pezzi – e la Russia ha molto da aggiungere per collegare i punti.

Secondo RFK Jr., 13.000 scienziati in tutto il mondo sono attualmente impiegati da esso, finanziati da molte $miliardi, lavorando duramente in circa 400 laboratori, inventando chissà quali orrori, nuovi vaccini e armi biologiche in tandem, costando molti $miliardi in spese dirette, e chissà quante centinaia di miliardi di dollari o addirittura trilioni di dollari di costi indiretti per la società.

Alcuni sostengono che questo “blob”, se non viene fermato, e se non decima l'umanità con la malattia, potrebbe mandare in bancarotta l'Occidente.

Nessuno sa quali armi potrebbero essere già state sviluppate, in attesa di essere dispiegate, o quanto gli scienziati illusi siano vicini a qualche sinistra scoperta.

 

Come giornalista che vive a Mosca da molti anni, so che i media russi ne parlano fin dai tempi sovietici, e no, non è "propaganda".

 Esiste una comunità di esperti in Russia il cui lavoro in un modo o nell'altro si interseca con questo argomento – giornalisti, scienziati, militari russi, burocrati, ecc., e hanno sempre affermato che l'attività degli Stati Uniti in quest'area è molto più estesa e nefasto di quanto il pubblico occidentale si renda conto.

 

Ha fatto notizia durante e intorno all'invasione russa della Georgia nel 2008, con le affermazioni russe secondo cui lì c'erano” misteriosi biolab statunitensi”, molto probabilmente per applicazioni militari. L'argomento è diventato scottante durante l'attuale conflitto in Ucraina, quando la Russia ha affermato di aver sequestrato laboratori simili, insieme a documenti incriminanti.

E poi c'è la debacle del Covid, con i governi russo e cinese che ora accusano il Covid di essere un'arma biologica statunitense rilasciata deliberatamente o accidentalmente.

Ciò che mi ha portato a scrivere questo articolo (o forse questa serie) è che recentemente mi sono reso conto che una narrativa simile sta guadagnando terreno negli Stati Uniti.

 L'impatto maggiore deriva da un nuovo libro di RFK Jr.

 Alcuni potrebbero ricordare che ha recentemente pubblicato un libro che distrugge completamente Fauci, e pensa che sia quello. Quanti libri può scrivere questo ragazzo e anche candidarsi alla presidenza?

Ma non è quello, quello di cui parlo è uscito a dicembre dell'anno scorso, dopo quello di Fauci, e si intitola ' The Wuhan Cover up'.

 Il titolo non rende davvero il concetto principale, ovvero che gli Stati Uniti hanno un enorme programma di armi biologiche che minaccia di inghiottire il mondo intero.

Viene ignorato dai media blob, ma elogiato dai media onesti.

Le prove russe rispecchiano le affermazioni di RFK, Tucker, Elon e Tulsi.

Ma non è solo RFK.

Tucker, Elon, Tulsi e Rand Paul ci stanno lavorando.

“Rand Paul” ha recentemente annunciato nuove udienze al Congresso. L'ultima volta che lo ha fatto nel 2022 ha assolutamente malmenato Fauci, esponendolo come un bugiardo e un truffatore.

E ci sono molti giornalisti eccellenti che approfondiscono, di cui parleremo più avanti.

Ci sono buone ragioni per sospettare che ciò che la Russia ha da contribuire a svelare questa storia potrebbe essere molto prezioso.

Per decenni sotto l'Unione Sovietica, la Russia ha avuto un programma di armi biologiche che è stato interrotto dopo il crollo dell'URSS, ora ripreso (puramente difensivo secondo i russi), a causa del rapido perseguimento da parte degli Stati Uniti.

 Ciò significa generazioni di scienziati di alto livello e spie con finanziamenti sostanziali il cui compito è quello di capire come vengono sviluppare queste armi, cosa stanno facendo gli Stati Uniti, di cosa sono capaci queste armi, le prove che vengono sviluppate e come difendersi da esse.

Ci sono pochissimi paesi al mondo con le risorse e le competenze scientifiche e di intelligence per essere una forza in questo campo, e la Russia è esattamente tra i primi 3, insieme a Cina e Stati Uniti.

"Svelare" è il termine giusto qui, perché il quadro emergente è così complesso e ampio che è difficile persino per gli esperti ricostruirlo, oscurato in un pantano di scienza incomprensibile, che abbraccia strutture politiche, grandi aziende farmaceutiche, media e mondo accademico, e "filantropia", per citarne alcuni.

 

In nessun modo pretendo o desidero essere un esperto.

 Rabbrividisce il pensiero.

Gli sport cruenti, ovvero la storia e la politica, sono sempre stati la mia passione e, più recentemente, il cristianesimo.

 Quando le persone blaterano di cellule e membrane, genomi ed eliche di DNA o qualsiasi altra cosa, onestamente, divento impaziente.

Ma quando mi sono reso conto che queste due narrazioni parallele si stavano sviluppando in Russia e in Occidente, in gran parte indipendenti l'una dall'altra, mi è venuto in mente che probabilmente sarebbe stato un servizio pubblico a colmare le due realtà e a rendere ciò che dicono i russi più accessibile a tutti.

Pubblico e ricercatori occidentali.

La mia comprovata incompetenza in campo scientifico è un vantaggio, poiché mi costringe a spiegare le cose in termini comprensibili a un vasto pubblico.

Sicuramente hai familiarità con il fenomeno dei giornalisti che lanciano in giro parole da 10 dollari, cercando disperatamente di nascondere che non hanno idea di cosa stanno parlando?

 Non sto commettendo questo errore.

Ammetto liberamente di non comprendere la scienza dietro tutto questo, né mi interessa, né ne ho il tempo.

Quello che posso fare è collegare alcuni punti che sono semplici e ovvi.

Il mio obiettivo è renderlo il più accessibile possibile a un vasto pubblico, perché ciò che ci viene detto è molto, molto importante e, come ho detto sopra, è uno dei peggiori pericoli che ci minacciano.

 

Un'ulteriore prova del fatto che Kennedy e gli altri abbiano scoperto qualcosa è una serie di articoli che si trovano rapidamente sull' inter web dei soliti sospetti sponsorizzati da “blob”, che sostengono in modo esaustivo, citando "esperti", che tutte queste affermazioni sono sciocchezze o propaganda russa.

Articoli da $ 10 parole.

Questo è spesso un segno sicuro che qualcosa non va.

Ho evitato anche di affrontare questo pasticcio a causa della sua complessità.

Il tempo necessario per capirlo anche superficialmente ha un costo proibitivo.

 Forse alcuni di voi hanno familiarità con il lavoro inestimabile e innovativo di “Mike Benz” nel denunciare il "complesso censura-industriale".

Meglio seguirlo su Twitter.

Credo che questo disastro delle armi biologiche sia grande, importante e complicato, e abbia delle somiglianze, nel modo in cui una massiccia quantità di finanziamenti governativi ha favorito e cooptato intere industrie e settori, creando un blob che ha una vita propria, e come è guidato dallo stato fantasma.

 La differenza tra me e Benz è che lui ha passato 5 anni a sbrogliarlo, mentre io ho passato un paio di pomeriggi (scusate, è tutto quello che ho).

Sto scrivendo questo perché penso che sia importante, e davvero non voglio che i miei figli o i vostri vengano colpiti da un super-insetto sponsorizzato da uno psicopatico.

Inizierò con il delineare il quadro che emerge dall'Occidente.

Il lavoro pesante è nel libro di “Kennedy”:

 

I servizi segreti statunitensi sono ossessionati dalle armi biologiche sin dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, quando, nella loro genialità, le adottarono come un ottimo modo per combattere l'URSS.

Una storia lunga e raccapricciante in cui gli Stati Uniti li hanno usati contro i loro avversari nel corso dei decenni e li hanno testati sulla propria popolazione e su altri paesi, tutto tenuto top secret.

Lo sviluppo di vaccini è inerente allo sviluppo di armi biologiche, perché l'idea stessa delle armi biologiche è inventarne una e poi inventare un vaccino, in modo da poterlo usare sul tuo avversario senza che la tua fazione si ammali.

Il motore della ricerca sul “guadagno di funzione” non sono gli antidoti alle malattie, ma piuttosto l'invenzione di armi biologiche.

Lo” stato profondo” ha utilizzato l'11 settembre per giustificare la massiccia espansione del programma, presentato ingannevolmente al pubblico come misura difensiva contro il "terrorismo".

Enormi quantità dei dollari delle vostre tasse sono state spese per questo, molti, molti miliardi, risucchiando un gran numero di cervelli dalla scienza che potrebbero effettivamente aiutare l'umanità.

 I finanziamenti sono così ingenti che hanno inghiottito e corrotto l'intero pano polio delle agenzie mediche, farmaceutiche, accademiche, editoriali e di sanità pubblica, con tutto ora concentrato su armi, vaccini e risposta alla pandemia, ovvero blocchi, censura, ecc. i finanziamenti sono arrivati in vero stile spettrale, attraverso ritagli e false "fondamenta".

Questa ricerca è stata fatta in tutto il mondo, anche, contro intuitivamente, in collaborazione con i cinesi. (Il libro fornisce una buona spiegazione del perché questo ha effettivamente senso).

Il “Covid” è stata un'arma biologica degli Stati Uniti che è stata rilasciata, accidentalmente o deliberatamente.

Attualmente ci sono 400 laboratori di armi biologiche collegati agli Stati Uniti sparsi in tutto il mondo, alimentati da questo flusso di denaro proveniente dai contribuenti statunitensi.

Questo “blob” richiede, tra le altre cose, tracciamento, sorveglianza e censura orwelliani, perché è una questione di "sicurezza nazionale".

L'intera faccenda si è trasformata in uno dei maggiori motori del globalismo.

Conclusione: chiudete l'intera dannata cosa prima che distrugga l'umanità.

Non ho avuto il tempo di leggerlo.

L'ho ottenuto da un'eccellente e più dettagliata descrizione da “Substack” di “Debbie Lerman”.

Consiglio vivamente la lettura per ulteriori dettagli strabilianti.

 

Voglio mantenerlo il più breve e accessibile possibile, quindi solo molto veloce, qualche altra roba buona.

Uno dei miei giornalisti investigativi preferiti,” Larry Romanoff”, che per ragioni che non comprendo del tutto non è molto seguito in Occidente, (è un americano che vive in Cina) ha appena rilasciato informazioni devastanti sull'argomento.

Una volta veniva pubblicato su “Unz”, ma per qualche motivo ha smesso di farlo, e non si occupa di social media.

Si tratta fondamentalmente di un libro, pubblicato sotto forma di 17 articoli.

 È principalmente una storia scioccante delle armi biologiche statunitensi, ma copre anche gli ultimi sviluppi e conclude anche che Covid era una fuga di armi biologiche statunitensi.

 È un buon complemento al libro di Kennedy.

 Inoltre non ho avuto il tempo di leggerlo, ma il lavoro precedente di “Romanoff è oro” (consiglio vivamente di verificarlo) e, sfogliando questi, sembra che lo siano anche loro.

 

Una delle argomentazioni di “Romanoff” è che il “CDC” si maschera da agenzia sanitaria civile, ma in realtà fa parte dell'establishment della difesa statunitense, da cui prende ordini.

“Debbie Lerman” è arrivata ad una conclusione simile.

 Una relazione simile è stata recentemente scoperta tra l'RKI (la versione tedesca del CDC) e l'esercito tedesco.

Un altro prezioso contributo viene da “Katherine Watt “(Substack), una ricercatrice legale che spiega come la legislazione che fa rispettare tutta questa spazzatura sia stata abilmente elaborata nelle nostre leggi nel corso dei decenni.

 Ottimo “pod cast” recente con “James Deling” pole, o una versione breve su Rumble – Substack di “Toby Rogers” ha anche alcune buone intuizioni che spiegano come le tesi di” RFK” significano che questo programma di armi biologiche/vaccini probabilmente manderà in bancarotta la società occidentale, consumando tutto ciò che la circonda in malattia.

E, naturalmente, vale la pena seguire bio- clandestine su Twitter o Telegram, grazie ai quali ho iniziato a venire a conoscenza di tutta questa roba.

Ecco un buon articolo sulla storia delle “armi biologiche statunitensi” di “Aaron Good”.

 

Questo è tutto ciò per cui ho tempo oggi.

 Se volete che scriva di più, fatemelo sapere nei commenti.

 Il passo successivo sarebbe quello di esporre ciò che i russi stanno dicendo.

Ho ascoltato un paio dei loro “podcast” e ho parlato con uno dei maggiori esperti.

Ho ricevuto una telefonata dall'addetto stampa del generale” Igor Kirillov “al Ministero della Difesa.

Kirillov, che è a capo delle forze di difesa russe per le armi biologiche, è l'artiglieria pesante nello spazio russo su questo, bombardando l'Occidente con presentazioni “power point” con molti cerchi e frecce che mostrano come le diverse parti del blob lavorano insieme, facendo nomi, brandendo 20.000 pagine di documenti potenzialmente sequestrati in Ucraina che dovrebbero ricevere.

Da quello che ho trovato su internet non riesco a farne testa o racconti, ma forse me lo possono spiegare.

Il suo dipartimento realizza anche video accattivanti che ritraggono il loro lavoro quotidiano.

Sembra molto serio:

Anche un importante diplomatico russo è entrato nella mischia delle informazioni, e poi c'è “Vasily Nebenzya” alle Nazioni Unite, che ha avanzato accuse simili.

E ci sono più giornalisti e scienziati russi all'opera.

Sicuramente c'è qualcosa lì, non credi?

Da quello che sono riuscito a raccogliere, confermano molto di ciò che dicono Kennedy e altri, e li precedono.

Alcune delle rivelazioni che ho riscontrato sono piuttosto degne di nota. C'è qualcosa di buono lì, è solo questione di tirarlo fuori.

Come ho detto, non ho molto tempo, ma posso facilmente raccogliere le cose facili semplicemente seduti in superficie e lanciarle nelle inter web. Forse qualcuno con più capacità di me può farne uso.

 

 

Le radici ebraiche

della furia di Gaza.

Intervista di Mike Whitney con Ron Unz.

 Unz.com - RON UNZ E MIKE WHITNEY – (11 MARZO 2024) – ci dice:

 

Ron Unz:

Penso che la causa sia una complessa miscela di tutti questi diversi fattori, ciascuno dei quali è più importante per individui diversi.

 Ma ovviamente l'evento scatenante è stato il “raid di grande successo di Hamas del 7 ottobre” e lo shock e l'orrore totali che ha inflitto a una società israeliana molto compiacente.

Come ho scritto a dicembre:

Per anni, molte migliaia di palestinesi sono stati tenuti prigionieri senza processo in Israele, spesso in condizioni brutali, e tra questi prigionieri c'erano un gran numero di donne e bambini.

 Quindi “Hamas” sperava di catturare alcuni israeliani che avrebbero potuto essere scambiati per la loro libertà, e ci è riuscito oltre i loro sogni più sfrenati, riportando a Gaza circa 240 prigionieri.

Nelle interviste successive con i media israeliani e stranieri, gli ostaggi ebrei rilasciati o salvati hanno descritto quanto bene e rispettosamente fossero stati trattati dai loro sequestratori di “Hamas”.

Questo straordinario risultato militare è stato una diretta conseguenza dell'arroganza e dell'eccessiva fiducia degli israeliani, che avevano dato per scontato che le molte centinaia di milioni di dollari investiti nelle difese del confine di Gaza, dotate di banchi di sensori elettronici ad alta tecnologia e sistemi di controllo remoto azionavano mitragliatrici, rendendoli impermeabili a qualsiasi attacco di “Hamas”.

Ma questi ultimi hanno utilizzato piccoli droni poco costosi e altre tattiche innovative per disabilitare quelle difese, per poi sfondare la barriera in numerosi punti.

Ciò ha consentito a 1.500 militanti di Hamas armati alla leggera di attraversare e invadere numerose basi militari, kibbutz militari e stazioni di polizia, alcune delle quali all'interno del territorio israeliano.

L'IDF è stato letteralmente sorpreso a sonnecchiare, con molte delle sue sentinelle addormentate o lontane dalle loro postazioni, e” Hamas “ha ottenuto un successo iniziale di gran lunga superiore alle loro aspettative.

 

La risposta israeliana a questo attacco militare devastante e del tutto inaspettato è stata di panico, disorganizzazione e grilletto facile, con i piloti di elicotteri Apache incapaci di distinguere gli amici dai nemici sulla strada e limitandosi a far esplodere qualsiasi cosa si muovesse.

Le riprese video mostrano che centinaia di auto israeliane sono state incenerite dai missili “Hellfire” , con alcuni di questi veicoli guidati da militanti di “Hamas” con o senza ostaggi israeliani e altri guidati da civili israeliani in fuga.

 

Dalla metà degli anni '80, Israele ha adottato una controversa politica militare nota come “Direttiva Annibale, in base alla quale tutti gli israeliani catturati da militanti palestinesi che non possono essere prontamente salvati devono essere uccisi per evitare che diventino ostaggi.

 7 ottobre come "una messa di Annibale".

Carri armati e missili ad alto potenziale esplosivo sono stati usati per far saltare gli edifici occupati dai combattenti di “Hamas” e dai loro prigionieri israeliani, uccidendo tutti.

 

Sulla base delle prove esistenti, penso che forse solo 100-200 civili israeliani disarmati potrebbero essere stati uccisi dai combattenti di “Hamas 2, in molti casi inavvertitamente, mentre tutti gli altri sono morti per mano dell'esercito israeliano dal grilletto facile.

Ma ammettere fatti così imbarazzanti avrebbe inferto un colpo tremendo al governo israeliano, così invece gli sforzi di propaganda sono stati messi in moto, promuovendo le menzogne più ridicole e le bufale delle atrocità che coinvolgono bambini decapitati, bambini cotti nei forni e diffusi stupri di gruppo e mutilazioni sessuali di “Hamas”, nessuno dei quali sembra avere alcun fondamento nella realtà.

(Gaza e i pericoli della paranoia ebraica Ron Unz · Ron Unz · • 18 dicembre 2023)

Non solo questa ondata di propaganda disonesta ha contribuito a nascondere l'umiliazione militare di Israele, ma ha anche alimentato un'enorme rabbia popolare, producendo un sostegno quasi universale al brutale massacro di ritorsione di decine di migliaia di civili indifesi di Gaza che seguì presto.

Secondo “Max Blumenthal”, i sondaggi hanno mostrato che fino al 98% degli israeliani sostiene i massicci attacchi in corso contro Gaza, e quasi la metà ritiene che la risposta militare di Israele sia stata in realtà troppo contenuta.

Questa strategia si sposava perfettamente anche con gli obiettivi di lunga data dei membri più estremisti del gabinetto di Benjamin Netanyahu, che per motivi religiosi hanno sempre chiesto l'espulsione di tutti i palestinesi e la creazione di un Grande Israele che si estendesse "dal fiume al mare", popolato esclusivamente da ebrei.

La sopravvivenza del governo di Netanyahu dipendeva interamente da quella piccola fazione politica, e credeva che il loro sostegno si sarebbe consolidato se la sua operazione militare fosse riuscita a uccidere o cacciare tutti i palestinesi.

Un tale risultato lo avrebbe anche consacrato come una figura di spicco nella storia nazionale di Israele, il leader che ha finalmente raggiunto l'espansione territoriale permanente che molti dei suoi predecessori avevano a lungo desiderato.

Nel frattempo, ogni settimana di continuo combattimento ritardava qualsiasi indagine pubblica sul suo disastroso fallimento del 7 ottobre, che sperava potesse essere alla fine riscattato da una vittoria militare e da una conquista territoriale.

 

Domanda 2: Razzismo israeliano?

Il razzismo gioca un ruolo nel modo in cui i palestinesi vengono trattati?

Ron Unz:

 Come ho discusso in un lungo articolo del 2018, la parola "razzismo" è un termine troppo blando per descrivere l'atteggiamento del giudaismo ortodosso tradizionale nei confronti di tutti i non ebrei.

 Attingendo al lavoro fondamentale del “prof. israeliano Israel Shahak”, ho evidenziato alcuni fatti importanti:

Se queste questioni rituali costituissero le caratteristiche centrali del giudaismo religioso tradizionale, potremmo considerarlo come una sopravvivenza piuttosto colorata ed eccentrica dei tempi antichi.

Ma sfortunatamente, esiste anche un lato molto più oscuro, che riguarda principalmente il rapporto tra ebrei e non ebrei, con il termine altamente dispregiativo goyim spesso usato per descrivere questi ultimi.

 Per dirla senza mezzi termini, gli ebrei hanno un'anima divina e i goy no, essendo semplicemente bestie con sembianze umane.

In effetti, la ragione principale dell'esistenza dei non ebrei è quella di servire come schiavi degli ebrei, con alcuni rabbini di altissimo rango che occasionalmente affermano questo fatto ben noto.

 Nel 2010, il principale rabbino sefardita di Israele ha usato il suo sermone settimanale per dichiarare che l'unica ragione dell'esistenza dei non ebrei è servire gli ebrei e lavorare per loro.

 La riduzione in schiavitù o lo sterminio di tutti i non ebrei sembra un obiettivo ultimo implicito della religione.

Le vite degli ebrei hanno un valore infinito, mentre quelle dei non ebrei non ne hanno affatto, il che ha ovvie implicazioni politiche.

Ad esempio, in un articolo pubblicato, un eminente rabbino israeliano spiegava che se un ebreo avesse bisogno di un fegato, sarebbe perfettamente accettabile e addirittura obbligatorio uccidere un gentile innocente e prendere il suo.

Forse non dovremmo essere troppo sorpresi che oggi Israele sia ampiamente considerato come uno dei centri mondiali del traffico di organi.

Come ulteriore illustrazione dell'odio ribollente che l'ebraismo tradizionale irradia verso tutti coloro che hanno un background diverso, salvare la vita di un non ebreo è generalmente considerato improprio o addirittura proibito, e intraprendere qualsiasi azione del genere di sabato sarebbe una violazione assoluta dell'editto religioso.

 Tali dogmi sono certamente ironici, data la diffusa presenza di ebrei nella professione medica durante gli ultimi secoli, ma sono venuti alla ribalta in Israele quando un medico militare di mentalità religiosa li ha presi a cuore e la sua posizione è stata sostenuta dalle più alte autorità religiosa del paese.

 

“Shahak” sottolinea anche la natura assolutamente totalitaria della società ebraica tradizionale, in cui i rabbini avevano il potere di vita e di morte sui loro fedeli, e spesso cercavano di punire la deviazione ideologica o l'eresia usando questi mezzi.

Erano indignati dal fatto che questo diventasse difficile man mano che gli stati diventavano più forti e proibivano sempre più tali esecuzioni private.

I rabbini liberalizzatori furono a volte assassinati e “Baruch Spinoza”, il famoso filosofo ebreo dell'Età della Ragione, sopravvisse solo perché le autorità olandesi si rifiutarono di permettere ai suoi compagni ebrei di ucciderlo.

Data la complessità e la natura eccezionalmente controversa di questo argomento, vorrei esortare i lettori che trovano questo argomento di interesse a trascorrere tre o quattro ore leggendo il” brevissimo libro di Shahak”, e poi decidere da soli se le sue affermazioni sembrano plausibili e se potrei aver inavvertitamente li ho fraintesi.

Oltre alle copie su “Amazon”, l'opera può essere trovata anche su “Archive.org” e una copia HTML molto comoda è anche disponibile gratuitamente su Internet.

 

Il mio incontro, dieci anni fa, con la schietta descrizione di “Shahak” delle vere dottrine del giudaismo tradizionale è stato certamente una delle rivelazioni che più hanno cambiato il mondo di tutta la mia vita.

 Ma man mano che gradualmente digerivo tutte le implicazioni, tutti i tipi di enigmi e fatti sconnessi diventavano improvvisamente molto più chiari.

 C'erano anche alcune notevoli ironie, e non molto tempo dopo ho scherzato con un mio amico (ebreo) dicendogli che avevo improvvisamente scoperto che il “nazismo” poteva essere meglio descritto come "ebraismo per deboli" o forse ebraismo praticato da “Madre Teresa di Calcutta”.

Potrebbe effettivamente esserci una verità storica più profonda dietro questa ironia.

Penso di aver letto qua e là che alcuni studiosi ritengono che Hitler possa aver modellato alcuni aspetti della sua dottrina nazionalsocialista incentrata sulla razza sull'esempio ebraico, il che ha davvero perfettamente senso.

Dopotutto, vedeva che, nonostante il loro piccolo numero, gli ebrei avevano acquisito un enorme potere nell'Unione Sovietica, nella Germania di Weimar e in numerosi altri paesi in tutta Europa, in parte a causa della loro estremamente forte coesione etnica, e probabilmente pensava che il suo stesso popolo germanico, essendo molto più grandi in numero e con risultati storici potrebbero fare ancora meglio se adottassero pratiche simili.

È anche interessante notare che un buon numero dei principali pionieri razzisti dell'Europa del XIX secolo provenivano da un particolare background etnico.

Ad esempio, i miei libri di storia avevano sempre menzionato con disapprovazione il tedesco “Max Nordau” e l'italiano “Cesare Lombroso” come due delle figure fondanti del razzismo europeo e delle “teorie eugenetiche”, ma è stato solo di recente che ho scoperto che “Nordau” era stato anche il cofondatore con “Theodor Herzl” del movimento sionista mondiale, mentre il suo principale trattato razzista “Degenerazione”, fu dedicato a” Lombroso”, suo mentore ebreo.

Ovviamente al giorno d'oggi il “Talmud” difficilmente viene letto regolarmente tra gli ebrei comuni, e sospetto che, ad eccezione dei fortemente ortodossi e forse della maggior parte dei rabbini, appena una piccola parte sia consapevole dei suoi insegnamenti altamente controversi.

Ma è importante tenere presente che fino a poche generazioni fa, quasi tutti gli ebrei europei erano profondamente ortodossi, e anche oggi direi che la stragrande maggioranza degli ebrei adulti avesse nonni ortodossi.

Modelli culturali e atteggiamenti sociali altamente distintivi possono facilmente penetrare in una popolazione considerevolmente più ampia, soprattutto in quella che rimane ignara dell'origine di tali sentimenti, una condizione che rafforza la loro influenza non riconosciuta.

Una religione basata sul principio "Ama il tuo prossimo" può o meno essere praticabile nella pratica, ma una religione basata sul principio "Odia il tuo prossimo" potrebbe avere effetti a catena culturale a lungo termine che si estendono ben oltre la comunità diretta delle persone profondamente pie.

 Se a quasi tutti gli ebrei per mille o duemila anni è stato insegnato a provare un odio ribollente verso tutti i non ebrei e hanno anche sviluppato un'enorme infrastruttura di disonestà culturale per mascherare tale atteggiamento, è difficile credere che una storia così sfortunata abbia avuto assolutamente nessuna conseguenza per il nostro mondo attuale, o per quello di un passato relativamente recente.

(American Pravda: Stranezze della religione ebraica Ron Unz •Recensione di The Unz• 16 luglio 2018).

Domanda 3: Il massacro della farina.

Vede qualche ragione strategica per cui i carri armati israeliani avrebbero sparato sui palestinesi affamati radunati nei camion degli aiuti per procurarsi cibo per le loro famiglie o si è trattato solo di un atto di violenza sadica destinato a intimidire le vittime?

 

Ron Unz:  

Proprio come nel caso dell'intera operazione militare israeliana a Gaza, potrebbero esserci diversi fattori dietro il massacro israeliano di quei palestinesi affamati e disperati durante un'operazione di distribuzione di cibo.

In primo luogo, al giorno d'oggi l'esercito israeliano e la sua struttura di comando sono sempre più pieni di ebrei fortemente religiosi, e ho sottolineato che le dottrine del giudaismo tradizionale considerano la vita dei non ebrei come priva di qualsiasi valore, essendo i non ebrei semplicemente animali nella vita quotidiana, una forma di uomini.

 In effetti, un eminente rabbino israeliano una volta dichiarò pubblicamente che "mille vite di non ebrei non valgono l'unghia di un ebreo".

Pertanto, massacrare i palestinesi in gran numero non ha alcuna importanza.

In un simile quadro ideologico, se una folla considerevole di palestinesi disarmati si avvicina troppo alle forze militari israeliane e le rende un po' nervose, la risposta più appropriata è quella di scacciarli con colpi di carri armati esplosivi e colpi di mitragliatrice, magari uccidendo molti di loro. E solo loro nel processo.

 

Ovviamente, gli israeliani sono ancora indignati per il riuscito raid di “Hamas” del 7 ottobre, un'operazione che ha ucciso più soldati israeliani di quanti ne fossero morti nei precedenti cinquant'anni di guerra, quindi il massacro di qualche palestinese in più aiuta a riequilibrare ulteriormente i conti.

Inoltre, il terrore inflitto potrebbe rendere i palestinesi molto più cauti nel cercare eventuali scorte di cibo in futuro, aumentando così l'efficacia del blocco della fame imposto da Israele contro la popolazione di Gaza.

Penso che una ragionevole analogia storica possa essere trovata nell'enorme rivolta degli schiavi che afflisse Roma durante il I secolo a.C.

Grandi forze di schiavi guidate da un ex gladiatore di nome “Spartaco” si dimostrarono sorprendentemente efficaci contro le unità militari romane inviate contro di loro, e trascorsero diversi anni con successo bruciando ville senatorie e saccheggiando le campagne italiane finché non furono finalmente sconfitte e represse.

 I romani indignati si vendicarono crocifiggendo circa 6.000 schiavi catturati lungo l'intera Via Appia, infliggendo quelle morti atroci sia come punizione che come mezzo esemplare per scoraggiare eventuali future rivolte di schiavi.

In linea con questo tipo di dure ritorsioni romane, una delle principali organizzazioni europee per i diritti umani ha ora documentato che le forze israeliane hanno iniziato a uccidere palestinesi passando sui loro corpi vivi con carri armati e altri veicoli militari.

Prima di essere pixelata, l'immagine originale su Internet era piuttosto raccapricciante.

Il corpo di un prigioniero palestinese, schiacciato mentre era vivo da un carro armato israeliano.

Suppongo che molti israeliani agitati credano ancora alla realtà dell'atrocità-bufala secondo cui “Hamas” ha decapitato 40 bambini israeliani.

Così, forse, presto vedremo gli israeliani decapitare 400 bambini palestinesi come rappresaglia per quel crimine immaginario.

 

Domanda 4: La creazione di uno Stato ebraico.

L'operazione militare israeliana di 5 mesi a Gaza ha cambiato il suo modo di pensare sulla saggezza di creare uno stato ebraico?

 

Ron Unz:

Come accade per la maggior parte di noi, mentre crescevo ho attinto la mia conoscenza del mondo dai media mainstream e quindi ho sempre avuto una visione molto positiva di Israele, ammirando il grande successo che aveva ottenuto nonostante l'aspra ostilità dei suoi vicini arabi.

 Da adolescente, ricordo di aver celebrato” l'audace raid israeliano di Entebbe nel 1976”, che liberò con successo gli ostaggi tenuti da un gruppo di terroristi tedeschi e palestinesi, un incidente poi rappresentato in diverse produzioni di Hollywood.

 

Ma per me la svolta avvenne nel 1982, quando Israele lanciò la sua invasione del tutto ingiustificata del Libano.

Quell'operazione uccise molte migliaia di civili libanesi e culminò nell'enorme massacro nei campi profughi di” Sabra” e “Chatila”, in cui furono massacrati centinaia o addirittura migliaia di donne e bambini palestinesi, alcuni dei quali in modo particolarmente raccapricciante.

L'accademico dissidente israeliano “Israel Shahak” aveva predetto correttamente quegli eventi scioccanti, ma io lo avevo liquidato come un pazzo, quindi da quel momento in poi presi le sue opinioni molto più sul serio.

Non molto tempo dopo, il “New York Times” e altri importanti mezzi di informazione rivelarono che, da giovane leader sionista di destra, il primo ministro israeliano in carica era stato un grande ammiratore dell'Italia fascista e, dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale, aveva ripetutamente cercato per arruolare la sua fazione sionista nell'alleanza militare dell'Asse di Hitler e Mussolini.

Alla fine scoprii anche che durante gli anni '30 il movimento sionista tradizionale guidato da “David Ben-Gurion” aveva formato un partenariato economico cruciale con la Germania nazista, che pose le basi per la creazione dello “Stato di Israele”.

(Pravda americana: ebrei e nazisti Ron Unz · La recensione di Unz - • 6 agosto 2018).

Sebbene questi fatti notevoli fossero importanti, ancora più importante è stato il fatto che tali rivelazioni esplosive sono state nascoste con successo per più di quarant'anni da tutti i nostri media occidentali filo-israeliani.

 Questo mi ha convinto che non potevo fidarmi di una sola parola che i media dicevano su Israele o sul conflitto in Medio Oriente.

Pertanto, nel corso degli anni e dei decenni successivi, ho gradualmente vagliato questa grande massa di propaganda disonesta, cercando di estrarre una versione più accurata degli eventi.

 Come ho discusso in un lungo articolo alla fine dell'anno scorso, le vere circostanze della creazione di Israele nel 1948 erano davvero piuttosto scandalose, poiché i coloni sionisti pesantemente armati, la maggior parte dei quali arrivati relativamente di recente, usarono una campagna di massacri e brutali atrocità per espellere alcuni 800.000 palestinesi nativi provenienti dalle terre che avevano abitato nei duemila anni precedenti.

(American Pravda: La Nakba e l'Olocausto -Ron Unz •Recensione di The Unz• 11 dicembre 2023).

Anche se in questi giorni, l'IDF è molto meglio armato e può contare su missili e bombe avanzati forniti dagli americani per infliggere la maggior parte della sua distruzione, altrimenti non sembra esserci una grande differenza tra gli eventi di tre generazioni fa e quelli di oggi, con le forze sioniste in entrambi i casi che si affidano al terrore per cacciare gli abitanti delle terre che cercano di acquisire.

 In effetti, quasi tutti gli abitanti di Gaza di oggi sono i discendenti di palestinesi che erano stati violentemente espulsi dalle loro case originarie durante quel precedente “ciclo di pulizia etnica”.

Mentre la recente storia dei militanti di “Hamas” che arrostivano un bambino israeliano in un forno era semplicemente una bufala di atrocità, abbiamo testimonianze oculari che nel 1948 i militanti sionisti gettarono effettivamente un giovane ragazzo palestinese in un forno e lo bruciarono vivo, con la sua pistola. E il padre lo seguì presto.

 

Questo solleva un punto interessante.

La proiezione psicologica è un aspetto importante del comportamento umano, con gli individui che spesso presumono che gli altri pensino sulla stessa linea.

Nel corso dell'ultimo secolo o più, gli attivisti ebrei agitati sono diventati famosi per accusare falsamente i loro avversari di commettere le atrocità più estreme e grottesche, e mi chiedo se alcune di queste non rappresentano i loro sogni delle punizioni che vorrebbero infliggere ai loro nemici se la situazione fosse cambiata.

Un aspetto particolarmente problematico della creazione di Israele riguarda un aspetto diverso del comportamento ebraico.

 In un articolo del 2018 ho notato la tendenza degli ebrei a raggrupparsi e spesso a farsi prendere da una pericolosa frenesia:

Per fare un'analogia approssimativa, una piccola quantità di uranio è relativamente inerte e innocua, e lo è del tutto se distribuita all'interno di minerale a bassa densità.

Ma se una quantità significativa di uranio per uso militare è sufficientemente compressa, allora i neutroni rilasciati dagli atomi di fissione causeranno rapidamente la fissione di altri atomi, con il risultato finale di quella reazione a catena critica che sarà un'esplosione nucleare.

Allo stesso modo, anche un ebreo molto agitato può non avere alcun impatto negativo, ma se il gruppo di tali ebrei agitati diventa troppo numeroso e si raggruppa troppo strettamente, possono lavorare l'un l'altro in una terribile frenesia, forse con conseguenze disastrose sia per sé stessi che per la loro società più ampia.

 Ciò è particolarmente vero se quegli ebrei agitati cominciano a dominare alcuni nodi chiave del controllo di alto livello, come gli organi politici o mediatici centrali di una società.

Gli ebrei di Israele costituiscono ovviamente l'esempio più completo di tale raggruppamento, quindi forse non dovrebbero essere troppo sorpresi dalla loro reazione ideologica a catena estremamente frenetica degli ultimi cinque mesi.

Sfortunatamente, questo ha portato alla loro furia eccezionalmente sanguigna a Gaza, che sembra anche essere pienamente approvata da molti o dalla maggior parte degli ebrei americani, specialmente quelli più importanti e influenti.

 

Domanda 5: I lanci aerei di cibo in America.

Una settimana fa, il presidente degli Stati Uniti “Joe Biden” si è impegnato a organizzare lanci di aiuti nel nord di Gaza.

Ma c'è già abbastanza cibo per sfamare l'intera popolazione bloccata nei camion proprio fuori dal valico di Rafah.

Perché Biden non insiste semplicemente affinché Israele consenta la consegna di quel cibo il prima possibile?

Si tratta solo di una trovata pubblicitaria o Biden è sincero nel voler nutrire i palestinesi affamati?

 

Ron Unz:

Penso che questa strana situazione rappresenti l'assoluta e totale umiliazione dell'America, nonostante le sue vanagloriose affermazioni di essere l'unica superpotenza mondiale.

Abbiamo dimostrato al mondo intero che il nostro Paese è ormai diventato niente più che una colonia politica di Israele, gestita da un governo fantoccio sotto il completo controllo della lobby filo-israeliana e dei suoi donatori finanziari.

Molti hanno sottolineato che, sebbene il presidente israeliano Benjamin Netanyahu sia una figura molto debole e assediata nel suo stesso paese, lui e i suoi alleati esercitano certamente un controllo maggiore sul Congresso degli Stati Uniti, compresi sia democratici che repubblicani, rispetto al presidente Joe Biden o a qualsiasi leader repubblicano.

Nell'impero britannico della fine del XIX secolo, l'India aveva una popolazione molte volte più numerosa di quella della stessa Gran Bretagna, ma il subcontinente era interamente sotto il controllo britannico.

I leader indiani non avevano voce in capitolo sulla propria politica estera, che invece era determinata da pochi individui dall'altra parte del mondo.

Penso che il rapporto dell'America con Israele si stia rapidamente avvicinando alla stessa situazione.

Il presidente “Biden” si trova ad affrontare una sfida di rielezione molto difficile, con gran parte della sua base elettorale democratica indignata per le scene di devastazione e fame tra i palestinesi di Gaza che vedono ogni giorno sui loro social media.

 Quindi vorrebbe ovviamente mitigare i suoi problemi politici garantendo che il cibo venga consegnato ai palestinesi affamati di Gaza.

Nel frattempo, gli israeliani hanno distribuito allegramente un video su Telegram che mostra un cane affamato a Gaza che mangia il corpo di un bambino palestinese morto.

Domanda 6: Il "genocidio" di Israele.

L'appellativo di "genocidio" è stato affibbiato a Israele come una lettera scarlatta.

Pensa che i leader israeliani colgano davvero le implicazioni a lungo termine di questa designazione?

 

Ron Unz:

 Penso che i leader israeliani siano diventati così arroganti, così isolati e così fiduciosi nel loro completo controllo politico sull'enorme potere degli Stati Uniti e dei loro media da non avere la minima preoccupazione su ciò che la gente del paese mondo pensa.

Ciò spiega il massacro pubblico dei civili indifesi di Gaza mediante bombe, proiettili e fame.

Dopotutto, gli israeliani e i loro predecessori sionisti hanno commesso liberamente per generazioni i crimini e le atrocità peggiori, senza mai incorrere in alcuna sanzione.

Invece, quasi tutte quelle azioni oscure sono state nascoste con successo dai loro alleati mediatici o sono state quasi del tutto dimenticate.

Come ho scritto all'inizio del 2020:

In effetti, l'inclinazione delle fazioni sioniste più di destra verso l'assassinio, il terrorismo e altre forme di comportamento essenzialmente criminale era davvero notevole.

Ad esempio, nel “1943 Shamir” aveva organizzato l'assassinio del suo rivale di fazione, un anno dopo che i due uomini erano fuggiti insieme dalla prigione per una rapina in banca in cui erano stati uccisi alcuni passanti, e sosteneva di aver agito per scongiurare l'assassinio pianificato di “David”.

 Ben-Gurion, il massimo leader sionista e futuro primo ministro fondatore di Israele.

“Shamir e la sua fazione” continuarono certamente questo tipo di comportamento negli anni '40, assassinando con successo” Lord Moyne”, il ministro britannico per il Medio Oriente, e il “conte Folke Bernadotte”, il negoziatore di pace delle Nazioni Unite, sebbene fallirono nei loro altri tentativi di uccidere il presidente americano Harry Truman.

 E così doveva succedere con il ministro degli Esteri britannico Ernest Bevin, e i loro piani per assassinare Winston Churchill apparentemente non sono mai andati oltre la fase di discussione.

 Il suo gruppo è stato anche il pioniere dell'uso di autobombe terroristiche e di altri attacchi esplosivi contro obiettivi civili innocenti, tutto molto prima che arabi o musulmani avessero mai pensato di usare tattiche simili;

e la fazione sionista più numerosa e "moderata" di “Begin” fece più o meno lo stesso.

Per quanto ne so, i primi sionisti avevano un record di terrorismo politico quasi ineguagliato nella storia del mondo, e nel 1974 il primo ministro “Menachem Begin “una volta si vantò con un intervistatore televisivo di essere stato il padre fondatore del terrorismo in tutto il mondo.

Uno dei più grandi attacchi terroristici della storia prima dell'11 settembre fu l'attentato del 1946 al “King David Hotel” di Gerusalemme da parte di militanti sionisti vestiti da arabi, che uccise 91 persone e distrusse in gran parte la struttura.

Nel famoso” affare Lavon del 1954”, agenti israeliani lanciarono un'ondata di attacchi terroristici contro obiettivi occidentali in Egitto, con l'intenzione di incolpare i gruppi arabi anti-occidentali.

Ci sono forti affermazioni secondo cui nel 1950 gli agenti del Mossad israeliano iniziarono una serie di attentati terroristici sotto falsa bandiera contro obiettivi ebraici a Baghdad, usando con successo quei metodi violenti per convincere la millenaria comunità ebraica irachena a emigrare nello stato ebraico...

L'enorme portata dell'influenza filo-israeliana nei circoli politici e mediatici mondiali ha fatto sì che nessuno di questi brutali attacchi abbia mai suscitato serie ritorsioni e, in quasi tutti i casi, sono stati rapidamente gettati nel dimenticatoio, tanto che oggi probabilmente non più di uno su Israele.

Ma solo un centinaio di americani ne sono addirittura a conoscenza. Inoltre, la maggior parte di questi incidenti sono venuti alla luce per circostanze fortuite, quindi possiamo facilmente sospettare che molti altri attacchi di natura simile non siano mai entrati a far parte della documentazione storica.

Quando i paesi sviluppano un senso di totale impunità, le loro azioni possono intensificarsi costantemente.

Poiché Israele e il suo governo non sono mai stati chiamati a rispondere o puniti per nessuno dei loro crimini, le loro trasgressioni sono diventate sempre più audaci e audaci con il passare dei decenni.

Ad esempio, come parte dei suoi sforzi per la non proliferazione, il presidente “John F. Kennedy” era determinato a impedire a Israele di acquisire armi nucleari, facendo di quel progetto una delle sue principali iniziative di politica estera.

 Ha esercitato un'enorme pressione verso questo obiettivo, minacciando Israele di tutti i finanziamenti americani e avviando la distruzione legale della sua lobby politica tagliare, il predecessore dell'AIPAC.

Tutte queste politiche americane sono state immediatamente invertite dopo l'assassinio di Kennedy nel 1963, e in quello stesso articolo del 2020 ho delineato le prove forti, forse anche schiaccianti, che il Mossad israeliano ha svolto un ruolo centrale nella morte del nostro presidente, uno degli eventi più famosi del ventesimo secolo, così come nel successivo assassinio di suo fratello, il senatore Robert F. Kennedy, quando quest'ultimo si candidò alla presidenza pochi anni dopo.

(American Pravda:il "giudizio finale" degli omicidi del Mossad sull'assassinio di JFK -Ron Unz •The Unz Review• 27 gennaio 2020).

Nel 1967, Israele lanciò un deliberato attacco aereo e marittimo contro la “USS Liberty” con l'intenzione con l'intenzione di non lasciare sopravvissuti, uccidendo o ferendo oltre 200 militari americani prima che la notizia dell'attacco raggiungesse la nostra sesta flotta e gli israeliani si ritirassero.

Quell'incidente fu l'assalto più sanguinoso contro una nave americana dalla Seconda Guerra Mondiale e se qualsiasi altra nazione fosse stata responsabile, il nostro Paese avrebbe sicuramente dichiarato guerra.

Invece, il governo americano e i media hanno completamente nascosto la storia di quell'evento nell'ultimo mezzo secolo, così che ancora oggi pochi americani sono consapevoli che sia mai accaduto.

(Pravda americana: Ricordando la libertà-Ron Unz · La recensione di Unz • 18 ottobre 2021).

Poi, nel 2001, Israele affrontò una crisi disperata quando i diffusi attentati suicidi della “Seconda Intifada palestinese” ne minacciarono la sopravvivenza, con numerose nazioni arabe ostili che sostenevano quella campagna.

Ma gli improvvisi attacchi dell'11 settembre contro l'America hanno cambiato totalmente la situazione strategica, consentendo ai “Neoconservatori ferocemente filo-israeliani” di ottenere immediatamente il controllo della” sbalordita amministrazione di George W. Bush”.

Sotto la loro influenza, la Guerra al Terrore divenne il fulcro della politica estera americana, e nel corso dei successivi dodici anni l'unica superpotenza mondiale distrusse la maggior parte dei principali avversari regionali di Israele, tra cui Iraq, Libia e Siria, quasi attaccando l'Iran in diverse occasioni.

 L'anno scorso ho ricapitolato le prove forti, persino schiaccianti, che il Mossad israeliano era stato responsabile degli attacchi dell'11 settembre che hanno ribaltato con successo la difficile situazione di Israele.

(Pravda americana: Ricordando il movimento per la verità sull'11 settembre Ron Unz · La recensione di Unz • 11 settembre 2023)

Considerate tre generazioni di totale impunità israeliana, è facile capire perché i leader israeliani oggi sembrano così indifferenti riguardo alle accuse di genocidio che il loro Paese deve affrontare.

Il Sudafrica ha fornito una memoria legale di 91 pagine che documentava le sue accuse alla Corte internazionale di giustizia, e quei giuristi hanno confermato tali accuse in una serie di sentenze quasi unanimi.

La maggior parte degli osservatori si aspettava naturalmente che tali formidabili sviluppi giuridici avrebbero costretto gli israeliani a ritirarsi dagli attacchi a Gaza, ma questi ultimi hanno invece dimostrato il loro totale disprezzo per quell'organismo internazionale raddoppiando i loro sforzi, continuando i bombardamenti e riducendo ulteriormente il cibo e l'acqua a disposizione dei cittadini.

La popolazione affamata di Gaza è di due milioni.

Tuttavia, è possibile che il governo israeliano abbia commesso un grave errore di calcolo.

 I loro crimini passati sono stati repressi con successo dai guardiani filo-israeliani dei media mainstream, impedendo a quasi tutte le persone nel mondo di prenderne coscienza.

Ma negli ultimi anni il nostro panorama informativo è stato drasticamente trasformato dall'avvento di Internet, dei social media e di numerose piattaforme video.

 Ciò ha permesso che le immagini orribili e non filtrate della devastazione di Gaza fossero viste in tutto il mondo, anche da gran parte del nostro elettorato, in particolare dai giovani americani che fanno molto affidamento su questi nuovi canali di informazione.

 Il risultato è stato un'ondata di proteste enormi e spontanee in molti paesi occidentali e in molte università americane.

 

Rompendo la morsa mediatica di cui hanno avuto a lungo i partigiani di Israele, questi cambiamenti tecnologici possono avere importanti conseguenze politiche.

 Un numero sorprendentemente elevato di elettori democratici in Michigan e Minnesota si è rifiutato di sostenere il presidente “Joe Biden” nelle loro primarie, sollevando timori che le sue prospettive di rielezione di novembre contro l'ex presidente Donald Trump possano scivolare via.

 E in un'elezione suppletiva britannica, “George Galloway”, un fiero sostenitore di Gaza e critico di Israele, ha ottenuto più voti del totale di tutti i candidati dei principali partiti britannici, suggerendo che le preoccupazioni per Gaza stavano diventando un'importante questione politica anche in quel paese.

 

Domanda 7: L'impatto di” Aaron Bushnell”.

La foto di “Aaron Bushnell” sta circolando sui social media di tutto il mondo.

La maggior parte delle persone sembra essere stata molto commossa dal suo straordinario atto di abnegazione.

Secondo lei, l' “autoimmolazione di Bushnell” ha contribuito a cambiare il modo in cui la gente pensa a ciò che sta accadendo a Gaza?

 

Ron Unz:

 Penso che le conseguenze potrebbero essere enormi.

 Ho sentito che i principali media americani hanno rapidamente fatto "scomparire" la storia dopo un giorno o due, in modo che avesse poca influenza sugli americani più anziani che fanno affidamento su quei mezzi di informazione tradizionali.

Ma ovunque – sui social media e sulle emittenti non occidentali – l'impatto deve essere stato gigantesco.

 

Mettiamo la scarpa sull'altro piede.

Supponiamo che un militare russo si sia bruciato vivo davanti al Cremlino come atto di protesta personale contro la guerra del suo paese in Ucraina.

Sicuramente i media occidentali avrebbero trattato quell'evento come la notizia più importante del mondo per giorni, addirittura settimane, dichiarando che dimostrava che il presidente Vladimir Putin aveva perso il sostegno del suo stesso popolo e che il suo regime fatiscente era destinato al collasso.

 La leadership e il popolo di Russia, Cina, Iran e di tutti gli altri paesi che non sono totalmente sotto il controllo dei media americani devono vedere questo incidente più o meno allo stesso modo.

Per quanto ne so, nulla di simile è mai accaduto prima nella storia americana, e solo molto raramente in altri paesi del mondo.

Un monaco buddista del Vietnam del Sud si diede fuoco nel 1963 per protestare contro le politiche del suo governo e pochi mesi dopo il regime al potere a cui si opponeva fu rovesciato.

 Nel 2010 un venditore di cibo tunisino si è immolato e la sua morte ha dato il via alla “Primavera Araba”, facendo cadere i governi di tutto il Nord Africa e del Medio Oriente.

Sebbene il dominio americano sui media globali fornisca una notevole misura di protezione contro tali forze popolari, penso che il nostro regime potrebbe aver subito un duro colpo.

I media governano il nostro mondo, essendo di gran lunga più potenti dei battaglioni di carri armati o delle armi nucleari poiché agiscono come una forza di controllo mentale, modellando i pensieri e le convinzioni degli individui che impiegano quelle armi fisiche.

Non sarei sorpreso se il valore in dollari della copertura mediatica globale del “sacrificio personale di Bushnell” ammontasse a miliardi. Non è certo un risultato di sacrificio insignificante per uno sconosciuto di 25 anni privo di abilità speciali.

 In effetti, è difficile immaginare qualcos'altro che avrebbe potuto fare che avesse così alte possibilità di successo e un maggiore impatto positivo.

“Bushnell” era cresciuto in una comunità cristiana isolata, consapevole fin dall'infanzia che la figura fondatrice della sua stessa religione era morta di una morte orribile sulla Croce per redimere l'umanità.

Quindi il sacrificio di sé e il martirio erano sempre stati un elemento centrale della sua fede.

Inoltre, ogni individuo che si arruola nell'esercito deve riconoscere che un giorno potrebbe essere chiamato a fare il sacrificio supremo per il proprio paese, e “Bushnell” non era certo il solo a considerare illegittimo il nostro regime al potere, le cui politiche erano completamente antitetiche ai valori del paese che aveva giurato di difendere.

Quindi, per certi aspetti, il suo destino non è stato molto diverso da quello di qualsiasi militare americano patriottico che è morto tra i rottami in fiamme del suo aereo o carro armato distrutto.

Per anni mi è stato abbastanza evidente che il governo nazionale americano aveva perso quasi tutta la sua legittimità politica, essendo qualcosa di molto più vicino alla carcassa in decadenza della defunta e incompiuta URSS che alla repubblica che conoscevamo una volta.

Il “sacrificio personale di Bushnell” ha fornito un segnale a quell'amara realtà e potrebbe anche averci portato un passo più vicino al crollo di quel regime.

 

“L'ascesa dei BRICS e la caduta degli USSA? Ron Unz •Recensione di The Unz• 4 settembre 2023)

Per ragioni simili, penso che le decine di migliaia di abitanti di Gaza morti non hanno perso la vita invano.

Invece, il loro martirio ha dominato i media globali negli ultimi cinque mesi, rivelando definitivamente al mondo intero il fallimento morale del sistema internazionale che li aveva condannati al loro destino.

Probabilmente centinaia di milioni di persone in tutto il mondo hanno iniziato a porsi domande che prima non avrebbero mai preso in considerazione.

 Ho il sospetto che i responsabili della distruzione di Gaza possano rimpiangere il giorno in cui hanno contribuito ad aprire porte che alla fine vorrebbero fossero state tenute ben chiuse.

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