Escalation in medio oriente.
Escalation
in medio oriente.
Netanyahu
Cerca l’Escalation.
Conoscenzealconfine.it
– (5 Aprile 2024) - Davide Malacaria – ci dice:
L’attacco
all’ambasciata iraniana di Damasco poteva far scattare l’escalation.
Teheran
risponderà a freddo, evitando la trappola.
L’assassinio
del generale “Reza Zahedi” in un
edificio dell’ambasciata iraniana di Damasco, assassinato insieme ad altri
membri delle guardie rivoluzionarie, supera un’altra delle linee rosse che
normalmente hanno limitato la portata dei conflitti del Secondo dopoguerra,
evitando al mondo escalation ingestibili (il mondo guidato da regole esisteva
prima dell’89; dopo il crollo del Muro, le regole sono state riscritte a uso e
consumo degli Usa…).
Anzitutto
perché Israele ha colpito un alto ufficiale di una nazione non ufficialmente in
guerra.
Per
analogia, è come se la Russia uccidesse il capo del Pentagono o il Segretario
della Nato perché gli Usa sostengono con armi, intelligence e tanto altro
l’Ucraina.
E per di più all’interno di una nazione
sovrana, anch’essa non ufficialmente impegnata nel conflitto in corso, e
infrangendo le norme riconosciute da tutto il mondo che fanno delle sedi
diplomatiche luoghi inviolabili.
Netanyahu
alla Ricerca dell’Escalation.
Gli
Stati Uniti hanno subito preso le distanze dall’attacco, comunicando a Teheran
che non hanno nulla a che fare con esso (Axios).
Certo,
ma resta il sostegno incrollabile a Israele, nonostante la palese, tragica,
azione compiuta, che aveva il potenziale di scatenare una guerra su larga
scala.
Lo
accenna anche “Dagospia”, in una nota tragicomica che fotografa la miseria
dell’establishment italiano – il sito in questione subisce tale influenza e la
riverbera in modalità popolare – evitando di interpellarsi seriamente sullo
strappo compiuto e sulle responsabilità che tale strappo pone sulle spalle
degli iraniani, che avevano tutto il diritto di rispondere allo stesso modo.
La
tesi che Teheran non ha risposto solo perché sa che sarebbe incenerita
dall’alleato americano, come annota il sito, non coglie la drammaticità della
situazione, cioè che se gli Usa hanno subito comunicato la loro estraneità è
perché non possono permettersi un ingaggio diretto con l’Iran.
Non
hanno munizioni sufficienti a sostenere una grande guerra a causa del sostegno
all’Ucraina, né sarebbe tanto semplice per loro usare l’aviazione.
Anzitutto perché Teheran ha i missili
ipersonici, contro i quali le portaerei risultano quasi indifese.
Inoltre, perché Teheran ha una contraerea, al
contrario di tutti i nemici affrontati finora dai top gun.
Peraltro,
l’intervento Usa potrebbe arrivare troppo tardi, dal momento che Teheran ha il
potenziale per incenerire Israele prima dell’intervento del golem Usa, reazione
che potrebbe innescare l’uso dell’atomica da parte di Tel Aviv.
Quest’ultima
possibilità, però, è frenata dal rischio che Teheran, a sua volta, infierisca
sia con vettori che con attacchi hacker sulla centrale nucleare di Dimona (attacco-avvertimento del 20 marzo
scorso).
Insomma,
tante le variabili, e tutte a rischio ecatombe, di una eventuale reazione
iraniana, che saggiamente ha deciso che la risposta non sarà in modalità
escalation, ma a freddo.
Netanyahu,
che naviga in acque agitate a causa delle pressioni esterne perché freni la
mattanza di Gaza e interne a causa delle contestazioni di sinistra, perché si
dimetta, e di destra, perché riponga nel cassetto la norma sulla coscrizione
degli ultra-ortodossi (finora esentati dalla leva), sta sparando a caso nel
tentativo di allargare il fronte del conflitto, che gli permetterebbe di
eludere la tagliola che rischia di schiacciarlo.
È
dall’inizio della guerra di Gaza che spera in tale sviluppo e opera di
conseguenza, ma l’attacco all’ambasciata segna un punto di svolta.
Va frenato o vincerà la sua battaglia per la
sopravvivenza, incendiando il mondo.
Tale
la follia del momento, tale la cecità di quanti, in Occidente e in Israele,
plaudono al grande successo dell’operazione.
La
Mattanza di “Al-Shifa “e le Invisibili “Kill Zone.”
Intanto,
sul fronte Gaza si rileva la fine della cosiddetta operazione “Al-Shifa”, che
Israele celebra come un grande successo e i palestinesi e diverse
organizzazioni umanitarie come l’ennesima mattanza consumata “contro il più
grande ospedale di Gaza”, che prima della guerra era assurto a simbolo della
sollecitudine della comunità internazionale per gli sventurati della Striscia.
Gli
israeliani affermano di aver ucciso 200 persone e di averne arrestate 900 in 14
giorni di scontri.
Secondo
fonti diverse i morti sarebbero 300.
Testimoni
e operatori sanitari parlano di orrori consumati nel corso dell’attacco.
Rimandiamo
alla testimonianza della dottoressa “Paola Manduca”, della “Rete sanitaria
italiana per Gaza”.
Nella
sua testimonianza, l’assedio all’ospedale, con i pazienti lasciati senza cibo,
acqua potabile, medicine e guanti (i medici hanno dovuto usare le buste di
plastica, finché sono durate);
il denudamento sistematico, anche per ore, dei
medici che hanno tentato di negoziare con gli assedianti;
le esecuzioni sommarie di tanti civili nei
pressi dell’ospedale e di alcuni anche durante il “percorso sicuro” indicato
per l’evacuazione.
Dopo
l’operazione, l’ospedale è ormai inagibile, essendo stato devastato e bruciato,
come denuncia anche “Medecins Sans Frontieres”.
Israele
nega tutto, ma la bolla della menzogna sta esplodendo.
Lo evidenzia un articolo di “Haaretz” dal titolo
“Israele ha creato delle Kill zone, chiunque vi entra viene colpito”.
Questo
il sottotitolo:
“L’esercito
israeliano afferma che dall’inizio della guerra a Gaza sono stati uccisi 9.000
terroristi.
Funzionari della difesa e soldati, tuttavia,
dicono ad “Haaretz” che si tratta spesso di civili il cui unico crimine è stato
quello di oltrepassare una linea invisibile tracciata dall’IDF”.
Al di
là del contenuto, pure significativo, l’importanza dell’articolo sta nel fatto
che i soldati israeliani hanno iniziato a parlare di gente uccisa solo perché
si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Prima o poi le voci dal sottosuolo
cominceranno a emergere con più forza, com’è avvenuto per gli orrori di “Sabra
e Chatila”.
Anche per questo Netanyahu, e non solo lui, sogna una
guerra su larga scala che tutto dilavi.
Quanto
alla pressione degli “States” per frenare l’azione israeliana, si registra una
certa distensione dopo l’invio di una delegazione di Tel Aviv negli Usa per
sanare le divergenze.
Peraltro,
l’America continua a essere distratta, non avendo ancora assorbito il “trauma
del collasso del ponte di Baltimora”, trauma incrementato dalla paura per
l’incidente che ha visto una chiatta urtare un pilone di un altro ponte
(stavolta in Oklahoma, senza conseguenze disastrose) e di un incendio divampato
sotto le campate di un altro ponte, sito quest’ultimo a Las Vegas, California.
(Davide
Malacaria). (lantidiplomatico.it/dettnews-chi_era_il_generale_zahedi_e_le_variabili_nucleari_tra_iran_e_israele/45289_53928/).
Le
tappe dell'escalation
in
Medio Oriente.
Ansa.it
– (12 gennaio 2024) – Redazione Ansa – ci dice:
Oltre
Gaza: gli attacchi in Libano, Siria, Iraq e Yemen.
Attacco
alle basi Houthi in Yemen.
I raid
di Stati Uniti e Regno Unito sulle basi degli Houthi in Yemen sono l'ultimo
sviluppo di una guerra che dal 7 ottobre, giorno degli attacchi di Hamas in
Israele, ha visto un allargamento delle tensioni in Libano, Siria, Iraq e Mar
Rosso.
Nei
giorni successivi, gli Houthi yemeniti appoggiati dall'Iran dichiarano il loro
sostegno ad Hamas e dicono che prenderanno di mira qualsiasi nave diretta in
Israele.
9 OTTOBRE, SI ACCENDE LA FRONTIERA CON IL
LIBANO.
Hezbollah
ingaggia l'esercito israeliano assieme ad altri della Jihad islamica in una
sparatoria alla frontiera, preceduta e seguita da bombardamenti di artiglieria
contro zone non abitate del sud del Libano.
Gli
scambi di attacchi proseguiranno per tutte le settimane successive di guerra, a
eccezione della tregua per lo scambio di ostaggi e prigionieri decretata da
Hamas e Israele a novembre.
12 OTTOBRE, ATTACCHI DI ISRAELE IN SIRIA.
Raid
aerei attribuiti allo Stato ebraico contro gli aeroporti di Aleppo e Damasco:
negli
attacchi vengono presi di mira depositi di armi iraniane custoditi dagli
Hezbollah libanesi filo-iraniani presenti in Siria.
18-19 OTTOBRE, DRONI CONTRO LE BASI USA IN
SIRIA E IRAQ.
Due
Uva prendono di mira la base aerea di al Asad, nell'ovest dell'Iraq, un altro
drone viene lanciato su una base nel nord.
Le
forze americane li intercettano tutti e tre, distruggendone due ma danneggiando
solo il terzo, che provocato feriti lievi tra le forze della coalizione nella
base occidentale.
Contemporaneamente,
i media arabi riferiscono di attacchi alle basi militari statunitensi in Siria.
19 OTTOBRE, UNA NAVE DA GUERRA USA ABBATTE TRE
MISSILI LANCIATI DALLO YEMEN E DIRETTI A NORD.
Non è
immediatamente certo se i razzi fossero diretti contro Israele, ma un dirigente
Usa riferisce che Washington non crede che l'obiettivo dell'attacco fosse la
nave, dopo le minacce dei ribelli Houthi a Israele.
26 OTTOBRE, ATTACCHI USA IN SIRIA.
Jet
militari americani, su ordine di “Joe Biden”, attaccano in Siria gruppi di
militanti sostenuti dall'Iran che avevano colpito truppe Usa nel Paese e in
Iraq.
2 NOVEMBRE, MILIZIANI ATTACCANO ISRAELE
DALL'IRAQ.
La
Resistenza Islamica in Iraq rivendica un attacco contro un obiettivo sulla
costa israeliana del Mar Morto. Si tratta del primo attacco contro Israele dal
territorio iracheno durante la guerra.
19 NOVEMBRE, GLI HOUTHI DIROTTANO UN
MERCANTILE.
Le
milizie yemenite attaccano nel Mar Rosso una nave mercantile, accusandola di
essere legata ad un uomo d'affari israeliano, e ne prendono il controllo.
Israele
afferma che la nave non è israeliana e che non c'è nessun israeliano nel suo
equipaggio.
Seguiranno
altri attacchi contro le navi commerciali nell'area, con 26 imbarcazioni prese
di mira finora.
16 DICEMBRE, “MSC” INTERROMPE LE ROTTE SUL MAR
ROSSO.
Il più
grande gruppo marittimo del mondo, la “Mediterranean Shipping Company”,
annuncia l'interruzione delle rotte del Mar Rosso a causa degli attacchi
Houthi, che continuano per tutto il mese.
La
decisione segue misure analoghe prese da altri armatori internazionali, tra cui
“Maersk”.
18 DICEMBRE, USA ANNUNCIANO LA COALIZIONE ANTI
HOUTHI.
Gli
Stati Uniti annunciano una coalizione di 10 nazioni contro gli attacchi degli Houthi
nel Mar Rosso, con Gran Bretagna, Francia, Italia e Bahrein tra i Paesi che
aderiscono in un primo momento all'iniziativa di sicurezza multinazionale.
2 GENNAIO, UCCISO IN UN RAID DI ISRAELE A
BEIRUT IL NUMERO DUE DI HAMAS.
Il
vicecapo dell'ufficio politico di Hamas, “Saleh Arcuri”, rimane ucciso in un
attacco israeliano in un sobborgo di Beirut.
Nel
raid muoiono anche “Kalil Al Hayya,” un alto funzionario del gruppo miliziano
palestinese, e “Samir Effend”i (detto Abu Amer), contatto principale di Hamas
con gli Houthi.
9
GENNAIO - USA RESPINGONO UNA PIOGGIA DI DRONI SUL MAR ROSSO.
La
nave da guerra britannica “HMS Diamond”, insieme alle navi da guerra
statunitensi, respinge con successo il più grande attacco degli Houthi nel Mar
Rosso fino ad oggi.
10 GENNAIO - L'ONU CHIEDE LA FINE DEGLI
ATTACCHI HOUTHI.
Il “Consiglio
di Sicurezza delle Nazioni Unite” approva una risoluzione che chiede la fine
immediata degli attacchi Houthi e sostiene il diritto degli Stati membri a
difendere le proprie navi.
11 GENNAIO - USA E GB ATTACCANO LE BASI HOUTHI
IN YEMEN.
Stati
Uniti e Regno Unito lanciano raid contro obiettivi Houthi in risposta agli
attacchi del gruppo yemenita.
Medio
Oriente: escalation
a
tutti i costi.
Ispionline.it
-Redazione - Alessia De Luca – (3 Gen. 2024) – ci dice:
L’uccisione
di un esponente di spicco di Hamas in Libano, seguita a poche ore da una doppia
esplosione a Kerman, in Iran, alimentano i timori di un’escalation a livello
regionale.
L’uccisione
in quartiere a sud di Beirut del numero due di Hamas, “Salah al Arcuri”,
seguita a poche ore di distanza da un attentato terroristico a Kerman, in Iran,
fanno tremare il Medio Oriente.
Mai
come in questo momento il rischio di un’escalation regionale del conflitto tra
Israele e Hamas era apparsa inevitabile o comunque molto probabile.
Fonti diverse indicano che dietro l’omicidio
di “Al Arcuri” ci sarebbe Israele che però non l’ha rivendicato, ma i segnali
di uno scontro più vasto ci sono tutti:
dal
persistere dei lanci di razzi incrociati al confine tra il sud del Libano e il
nord di Israele, al moltiplicarsi dei raid su Damasco, in Siria, da parte
dell’aviazione israeliana, fino agli assalti con droni e missili nel Mar Rosso
e nel Golfo di Aden da parte dei ribelli yemeniti Houthi, vicini all’Iran.
Mentre
lunghe ombre si addensano sul futuro della regione, a complicare una situazione
già tesissima è intervenuto oggi a Kerman, in Iran, un doppio attentato che ha
causato più di cento morti e 170 feriti: due valigie cariche di esplosivo sono
deflagrate in mezzo alla folla riunitasi nel cimitero della città,
nell’anniversario della morte di “Qassem Soleimani”, ex comandante delle “Guardie
Rivoluzionarie” ucciso dagli Stati Uniti il 3 gennaio del 2020.
Se
Teheran ha condannato l’attentato ma senza puntare direttamente il dito su
nessuno, il tempismo dell’attacco fa temere che ci sia chi – nella regione o
fuori – voglia l’escalation a tutti i costi.
Una
vittima eccellente?
Tra le
tante incognite che incombono sul Medio Oriente, una certezza riguarda il fatto
che quello di “Saleh al Arcuri”, ucciso assieme alle sue guardie del corpo alla
periferia meridionale della capitale libanese, cuore della roccaforte di
Hezbollah, non è l’omicidio di un leader qualsiasi.
Il
58enne era infatti una delle figure politiche dell’organizzazione palestinese
più vicine all’Iran e considerato il punto di riferimento dell’ala armata del
gruppo – le “Brigate Ezzedine al Qassam” – all’interno dell’ufficio politico di
Hamas.
Su di
lui pendeva una taglia emessa dagli Stati Uniti del valore di cinque milioni di
dollari.
Già
prima dell’inizio della guerra a Gaza diversi analisti avevano ipotizzato che i
rapporti tra Hamas e Hezbollah si fossero rinsaldati proprio grazie al ruolo da
lui svolto in Libano, dove svolgeva un ruolo simile a quello di “ambasciatore”
per conto di Hamas presso Hezbollah.
Dopo
l’attacco del 7 ottobre, aveva dichiarato ad Al Jazeera che il movimento non
avrebbe discusso un accordo di scambio di prigionieri prima che fosse posta
fine all’offensiva israeliana su Gaza.
“La resistenza è pronta per tutti gli scenari
militari – aveva affermato – Non c’è paura o preoccupazione. Vinceremo”.
Un
successo catastrofico?
Alla
luce di tutto ciò è comprensibile che pur non avendolo rivendicato, l’omicidio “Al
Arcuri” sia stato accolto a Gerusalemme come una vittoria.
Mentre
i leader di Hamas a Gaza, “Yahya Snidar” e “Mohamed Dei “sono infatti ancora
ben nascosti da qualche parte nella Striscia, la morte di Arcuri, osserva il
quotidiano “Al Sharm al Awsat” è “il primo vero successo che il premier
Benjamin Netanyahu può esibire agli occhi dell’opinione pubblica israeliana”.
In
questo senso l’eliminazione del numero due di Hamas è una boccata d’ossigeno
per un primo ministro bersagliato dalle critiche, ma ad un prezzo di cui non si
può non tenere conto:
riguarda
la sorte dei 129 ostaggi da tre mesi nelle mani dei miliziani palestinesi.
L’omicidio infatti ha avuto come prima e
immediata conseguenza la sospensione dei colloqui indiretti al Cairo – come
confermato da fonti egiziane – finalizzata ad un nuovo scambio di ostaggi a
fronte della liberazione di palestinesi detenuti nelle carceri israeliane.
Se il
primo ministro Netanyahu continua a insistere che “solo la pressione
funzionerà” contro Hamas, i familiari delle persone sequestrate sono sempre più
critiche nei confronti della strategia del “pugno di ferro”.
E secondo un sondaggio condotto dall’Istituto
per la democrazia israeliana, solo il 15% degli israeliani vuole che il premier
mantenga il suo incarico una volta finita la guerra.
Scongiurare
l’escalation si può?
Mentre
i segnali di un allargamento della guerra tra Israele e Hamas si moltiplicano,
aumentano anche gli appelli di chi chiede di scongiurare l’escalation.
“La comunità internazionale deve imporre una soluzione
al conflitto poiché le parti in guerra non riescono a scendere a patti” ha
affermato “Josep Borrell”.
Intervenendo ad un evento a Lisbona, il capo
della politica estera dell’Unione Europea ha detto:
“Credo
che in questi trent’anni abbiamo imparato che la soluzione deve essere imposta
dall’esterno perché le due parti non riusciranno mai a raggiungere un accordo.
Se questa tragedia non finirà presto, l’intero Medio Oriente potrebbe finire in
fiamme”.
Anche
il presidente russo “Vladimir Putin “è intervenuto sulla situazione nella
regione e dopo aver condannato “il terrorismo in tutte le sue forme”, ha
affermato che l’attacco a Kerman è stato “scioccante nella sua crudeltà e
cinismo”.
In serata, durante un atteso discorso
pronunciato da una località segreta in Libano, anche il leader di Hezbollah “Hasan
Nasrallah” è intervenuto sugli sviluppi nella regione accusando Israele
dell’uccisione di Al Arcuri:
“Il
suo omicidio non rimarrà senza risposta” ha detto, avvertendo che l’immagine di
Israele “è ormai decaduta da punto di vista umano, morale e legale” aggiungendo
che in tutto il mondo d’ora in poi lo Stato ebraico “sarà visto come uno che
uccide e affama bambini e civili”.
Il
commento
di
Mattia Serra, Research Assistant ISPI MENA CENTRE :
“L’uccisione
di Saleh Arcuri segna un punto di svolta. Se già negli ultimi giorni la
situazione al confine tra Libano e Israele stava peggiorando, questa operazione
mescola tutte le carte sul tavolo, rendendo il rischio di un’escalation
regionale sempre più concreto.
È un
gesto forte, rivolto sia alla leadership di Hamas che a quella di Hezbollah.
Se è vero che l’operazione non impatta sulle
capacità militari di Hamas, quest’attacco ha un alto valore simbolico e
politico.
Ha
colpito una delle figure più di spicco di Hamas in un luogo – il quartiere “Haniyeh
“– che è di fatto il quartier generale di Hezbollah.
Per
Gaza, le ricadute di questa operazione sono limitate allo stop dei negoziati
per la nuova tregua.
Ma gli occhi sono ora puntati su “Hassan
Nasrallah” e sulle prossime decisioni della leadership del partito-milizia.
Il
costo di una guerra regionale sarebbe altissimo e le sue conseguenze
imprevedibili.”
(Alessia De
Luca, ISPI Advisor for Online Publications).
Così
la Cina si nasconde:
ecco
quale pericolo
corriamo
noi.
Msn.com – Corriere Sera – (6-4-2024) - Federico
Rampini – ci dice:
La tv
di un ristorante di Pechino trasmette il discorso di fine anno del presidente
cinese Xi Jinping del 31 dicembre 2023.
«Una
quantità crescente dell’informazione sulla Cina, oggi viene fatta da persone
che non risiedono in Cina.
La
colpa è del governo cinese, che nega o raziona i visti.
Il risultato è che molti scrivono su questo
Paese attingendo a fonti americane, o europee, e non necessariamente ben
disposte».
Vi consegno questa amara riflessione di un collega
giornalista, corrispondente a Pechino per uno dei maggiori media statunitensi.
È importante perché riguarda anche voi.
Non è
una considerazione di «bassa cucina» relativa solo al mio mestiere.
L’Occidente intero subisce un deterioramento
nella qualità della sua informazione e delle sue analisi sulla Cina:
la
seconda superpotenza militare e tecnologica, la seconda economia mondiale
dietro gli Stati Uniti, la prima potenza industriale ed esportatrice del
pianeta, nonché un colosso da 1,4 miliardi di abitanti, erede di una civiltà
con tremila anni di storia.
Una
informazione limitata, scadente o inficiata da pregiudizi sulla Cina può
condurci a sbagliare le nostre previsioni e a prendere a nostra volta decisioni
errate.
È un
problema serio che ci riguarda tutti:
operatori
economici, leader politici, classi dirigenti, professionisti e accademici
occidentali, siamo tutti bisognosi di informazioni accurate. Non per colpa
nostra, stanno diventando merce rara.
Questa
considerazione mi ha spinto a dedicare ai miei colleghi un pezzetto del mio
recentissimo viaggio in Cina.
Ho
passato mezza giornata in un seminario a porte chiuse, da me sollecitato, con
un campione molto qualificato di giornalisti residenti nella Repubblica
Popolare.
Americani,
nordeuropei, asiatici non-cinesi.
Per la difficoltà crescente che incontrano nel
loro mestiere, vi consegnerò i loro racconti tra virgolette, rispettando la
consegna dell’anonimato.
Eviterò
anche delle caratterizzazioni che potrebbero identificarli facilmente (visto
che sono sempre meno numerosi, le autorità hanno buon gioco a individuarli).
Aggiungo
che l’incontro è avvenuto dentro una sede diplomatica occidentale, sotto la
protezione della sua extra-territorialità, e quindi la mia discrezione è un
atto dovuto anche nei confronti dell’ambasciata che ci ha ospitati.
Per darvi un esempio concreto sulla
rarefazione dei corrispondenti esteri:
due Paesi grandi e importanti come Canada e
Australia, che hanno abbondanti relazioni economiche con la Repubblica Popolare
ma di recente hanno avuto qualche screzio con” Xi”, non hanno più alcun
giornalista in loco.
Zero.
Uno dei massimi organi d’informazione
statunitensi da quindici corrispondenti è sceso a tre.
Non
per sua volontà ma per decisione delle autorità locali, che hanno negato visti
o in certi casi hanno espulso i corrispondenti.
Spesso
la pandemia è stata usata come un pretesto per accelerare e rendere più
drastico questo lavoro di decimazione spietata della stampa estera.
Di
recente alla nuova capa dell’ufficio di corrispondenza di una grande
televisione occidentale è stato concesso un visto di soli sei mesi e della
categoria «non residenti», che non le consente neppure di aprire un conto
bancario.
Quest’ultimo
dettaglio, visto come funzionano oggi tutti i sistemi di pagamento e quindi
l’inutilità delle carte di credito straniere, equivale a negarle l’accesso.
I
cambiamenti recenti.
Prima
di addentrarmi in tutti i dettagli rivelati dai miei colleghi, aggiungo
un’altra premessa per situare il contesto storico.
Io fui
corrispondente a Pechino – allora per La Repubblica – dal 2004 al 2009.
Era
una sorta di «età dell’oro», per diverse ragioni.
Il
boom economico era ai massimi, con tassi di crescita del Pil del 10 per cento
annuo.
La censura era già attiva e onnipresente (per esempio, se cercavo notizie sul
Dalai Lama la sua biografia su Wikipedia era oscurata mentre avevo accesso solo
a notizie ufficiali che lo descrivevano come un terrorista), e io fui fermato dalla polizia due
volte, quando mi ero introdotto in Tibet nel 2008 e nello Xinjiang nel 2009
durante rivolte etniche.
Però
le sanzioni furono abbastanza lievi, venni ricacciato a Pechino, non mi fu
tolto il visto.
Allora
almeno noi giornalisti occidentali godevamo di margini di libertà e di
tolleranza superiori a quelli attuali.
All’epoca
era presidente il grigio e incolore” Hu Jintao”, premier era “Wen Jiabao”,
c’era una direzione collegiale, noiosa ma un po’ meno autoritaria rispetto
all’accentramento e al culto della personalità di “Xi”.
Vivevamo
– non solo noi giornalisti, l’intera classe dirigente occidentale – nella
speranza o nell’illusione che quella Cina volesse diventare un po’ più simile a
noi, che l’effetto combinato dell’interdipendenza economica e di Internet
l’avrebbe resa un po’ più democratica.
Di
sicuro sottovalutavamo problemi interni come la corruzione e le diseguaglianze,
che hanno favorito l’ascesa al potere di “Xi” e il suo ritorno a ricette più
dirigiste.
La crisi del 2008 a Wall Street ha fatto il
resto, perché i dirigenti comunisti hanno «gettato la maschera» e hanno
cominciato ad affermare esplicitamente la superiorità del proprio sistema sul
nostro.
Un
altro cambiamento era cominciato a spuntare nel 2008 che era anche l’anno delle
Olimpiadi di Pechino, e me lo ricorda uno dei colleghi che incontro a Pechino:
le
contestazioni che accolsero il passaggio della fiaccola olimpica in alcune
capitali occidentali scatenarono una reazione furibonda in Cina.
Il nazionalismo acceso unì le autorità e fasce
di popolazione.
Quelle
proteste contro la fiaccola – condotte da noi in nome dei diritti umani –
furono respinte con la convinzione rabbiosa che «l’Occidente ci è ostile, vuole
rovinarci una festa, non vuole ammettere che la Cina è diventata una grande
potenza».
La controreazione sciovinista alle manifestazioni
occidentali, era un segnale premonitore dell’ascesa di “XI, che dell’“iper nazionalismo”
ha fatto un ingrediente della propria fortuna.
«La
nostra vita da sorvegliati permanenti».
Torno
all’oggi, ed eccovi qui sotto alcune osservazioni dei miei colleghi, raccolte
durante la mia lunga intervista collettiva.
Ribadisco, può sembrarvi autoreferenziale che
un giornalista faccia parlare altri giornalisti, ma sono convinto che la
situazione attuale dei media in Cina sia un problema serio per noi.
Paradossalmente
può contribuire a renderci anti-cinesi, a influenzare la nostra informazione
sulla Repubblica Popolare con un sistematico pregiudizio negativo, proprio
perché in mancanza di fonti locali finiamo per ascoltare chi sta fuori dalla
Cina e magari può avere un interesse ad alimentare un clima da guerra fredda.
Corrispondente
A:
«Rispetto alla situazione in cui lavoravamo
cinque o dieci anni fa, adesso siamo molestati continuamente.
L’atteggiamento delle autorità verso di noi è
diventato sempre più ostile.
Tra i
cittadini comuni è un po’ diverso.
Alcuni
di loro mi dicono: il vostro lavoro è importante, fate qualcosa che i nostri
giornalisti locali ormai sono impossibilitati a fare.
Inoltre la pandemia ha intaccato la
credibilità di “Xi”.
La sua
reputazione di competenza ha ricevuto un colpo, la fiducia nel governo è
diminuita».
Corrispondente
B:
«La
sorveglianza digitale ora è costante, su tutto quello che facciamo.
Se in
questo modo riescono a farmi sentire in uno stato di insicurezza, figuriamoci
l’effetto su un giornalista cinese.
Dopo
il Covid ci eravamo illusi di ritornare alla normalità.
Invece
no.
La
nuova normalità è la vigilanza totale instaurata durante la pandemia.
Qualsiasi
cosa tu faccia online è automaticamente associata al tuo numero di cellulare e
quindi alla tua identità digitale.
Questo
non esisteva nella Cina pre-Covid.
Noi
stranieri, e qualche cinese, usiamo dei” VPN” per aggirare la censura e una
parte del controllo.
Però
poi siamo costretti a usare un app locale come “Weixin-WeChat” per comunicare con la maggioranza dei cinesi, e per
tutte le transazioni quotidiane, quindi ricadiamo sotto il controllo».
Corrispondente
C:
«Il governo è riuscito in parte a convincere
la stessa popolazione cinese che gli occidentali hanno un partito preso, un
pregiudizio contro la Cina.
Ogni
giorno ci sentiamo ripetere dalle autorità locali: voi dovete raccontare cos’è
la vera Cina!
Nella
vera Cina, come la intendono loro, non esistono notizie negative».
Corrispondente
D:
«La pressione più pesante è quella esercitata
sui nostri collaboratori cinesi.
Sono
indispensabili, e sono più vulnerabili di noi.
C’è
molta pressione sui cinesi in generale:
se
parlano con noi, spesso la polizia gli dice che hanno fatto qualcosa
d’illegale».
Ma in
una parte del mondo la propaganda di “Xi” funziona.
Corrispondente
E:
«Lo
sforzo cinese di costruirsi un “soft power”, un’egemonia culturale anche
attraverso il controllo dell’informazione, negli ultimi anni si è spostato
molto verso il “Grande Sud globale”.
Alle
conferenze stampa del ministero degli Esteri ormai l’80% dei corrispondenti
stranieri sono accreditati da media dei paesi emergenti.
Alcuni
o molti di loro, sono pagati dai cinesi per raccontare storie positive sulla
Cina.
Lo si
vede dal modo in cui si comportano durante le conferenze stampa: quegli appuntamenti sono diventati
delle messe in scena, dei rituali in cui molti corrispondenti dei paesi emergenti
si mettono in mostra per esibire la propria benevolenza».
(Global,
la newsletter di Federico Rampini).
ESCALATION
IN MEDIO-ORIENTE:
ITALIA
PAESE CHIAVE NEL
DIALOGO
CON IL LIBANO.
Iari.site.it
– Filippo Maria Sardella – (5 Aprile 2024) – ci dice:
A
seguito dello scoppio del conflitto mediorientale, le condizioni in cui versa
la popolazione sono sempre più difficili.
Il
limite della disumanità è stato oltrepassato e questo ha richiesto una risposta
da parte di Bruxelles, arrivata dal Presidente del Consiglio europeo, “Charles
Michel”, il quale ha chiesto “imperativamente” di affrontare il particolare
contesto chiedendo un immediato cessate il fuoco per la protezione dei civili.
Il
Presidente del Consiglio italiano, “Giorgia Meloni”, la scorsa settimana si è
recata in visita nella Repubblica del Libano e ha incontrato presso il Palazzo
del Governo,” Grand Serrai,” il Primo Ministro, “Njib Mikati.”
Nel
corso dell’incontro si è approfondita la circostanza drammatica dei recenti
sviluppi sulla guerra mediorientale.
La
stabilità libanese è in crisi dal momento che il “movimento sciita Hezbollah “conduce
una guerra al fianco dei “sunniti di Hamas,” contro le “IDF”, Forza di Difesa
Israeliane.
Il
territorio mediterraneo potrebbe rivestire un ruolo cerniera tra il “sistema
europeo” e quello mediorientale, in vista del supporto in ambito “Onu“ ”International
Support Group for Lebanon” , lanciato nel 2013 per prestare sostegno e
assistenza per la stabilità, la sovranità, e le istituzioni statali del Libano.
La
Meloni ha ribadito il sostegno nei settori della cooperazione allo sviluppo,
settore nei quali l’Italia è il maggior donatore a livello globale e nel tema
della sicurezza con la forza Unifil e la missione bilaterale Mobil.
Una
missione che si inquadra nelle attività di formazione e di addestramento del
personale militare libanese.
Un
incontro vis-à-vis proficuo per entrambi i paesi:
Roma
ha sottolineato l’importanza e la necessità di evitare ogni rischio di
escalation con il confine con lo Stato ebraico.
Il
premier ha rivolto un messaggio positivo nei confronti dei militari che con il
loro sacrificio ogni giorno aiutano a costruire la pace, in un mondo dilaniato
dai conflitti.
Non è
semplice lavorare in territori storici della zona del Nord-Africa e del
Medio-Oriente dilaniati dai conflitti interetnici.
L’Italia
e il Libano vantano una storica amicizia, non solo per le missioni di pace.
Secondo
una stima di “Info mercati esteri”, solo lo scorso anno, il paese europeo ha
contribuito alla quota di mercato con un 6,1%, classificandolo al quinto posto,
mentre come cliente riveste il 18esimo posto.
A
livello europeo, l’Italia è il primo Paese fornitore, seguito da Germania,
Francia, Regno Unito e Spagna.
Un mercato in crescita per Roma e che non deve
fermare.
Uno
sviluppo che potrà contribuire alla stabilizzazione tra i due blocchi
occidentale/mediorientale e potrà coadiuvare il lavoro del Libano nel suo ruolo
di mediatore nell’area.
Il contesto da analizzare è ben più complesso
da quello che si presenta a livello esterno.
La
conflittualità del Medio-oriente con gli studi d’area sono oggetto di ricerche,
tesi e studi con lo scopo di arrivare ad una soluzione pacifica.
Uno
spiraglio di luce in fondo ad un tunnel complesso.
Storicamente
è stata tra i paesi europei, quello più filoarabo.
In
questa pagina di storia ancora da scrivere, si può celare un ruolo strategico
di apertura tra le due sponde del Mediterraneo.
PIANI
E LE STRATEGIE NAZIONALI
PER
L’ADATTAMENTO AL
CAMBIAMENTO
CLIMATICO.
Iari.site.it
– Filippo Maria Sardella – (17 Gennaio 2024) – ci dice.
Le
continue evoluzioni e crisi climatiche rendono necessarie delle azioni mirate
per sviluppare un adattamento a livello globale e nazionale, fornendo un quadro
di indirizzo che possa apportare un vantaggio dalle eventuali opportunità delle
nuove condizioni climatiche.
Nei
giorni scorsi è stato approvato dal Ministero dell’Ambiente, con decreto 434
del 21 dicembre 2023, il “Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti
climatici” (PNACC).
Il
Piano si pone l’obiettivo di attuare delle strategie mirate per far fronte ai
rischi ambientali a livello nazionale e regionale.
Il
“PNACC consta di due fasi consecutive tra loro:
la prima è l’approvazione del Piano stesso, e la seconda è l’avvio delle attività gestita
dalla struttura di governance a diversi livelli di governo.
L’Italia,
per la sua posizione geografica, è una zona altamente critica e soggetta ai
rischi naturali derivanti dal cambiamento climatico.
Per
questo motivo, si è resa necessaria l’implementazione di azioni finalizzate a
migliorare la capacità di adattamento del Paese ai rischi ambientali.
Il
Piano prevede sia delle strategie regionali che locali.
Impatti
dei cambiamenti climatici in Italia negli ultimi anni.
Le
conseguenze del cambiamento climatico sono evidenti non solo nelle condizioni
metereologiche del Paese, ma anche nei settori economico e sociale.
Nel
2022 l’Italia ha registrato il -40% delle precipitazioni rispetto al periodo
1991-2020, e questo ha comportato danni all’agricoltura.
Le temperature hanno superato i 40° nelle
ultime tre stagioni estive, provocando incendi e una maggiore emissione di CO2
nell’atmosfera.
(Ma la
CO2 è più pesante dell’aria e quindi non può SALIRE nell’alta atmosfera!
N.D.R.)
La domanda di energia aumenta d’estate per via
delle temperature eccessivamente elevate e diminuisce d’inverno per via del
caldo protratto a lungo.
Il
settore agroalimentare è quello che più risente degli effetti climatici in
corso e, dunque, quello che più ha bisogno di sviluppare una capacità adattiva
per ridurre gli effetti negativi del clima.
Una delle conseguenze dell’aumento delle
temperature è la riduzione della resa dei terreni, soprattutto per quanto
riguarda le colture stagionali primaverili-estive.
Un
altro settore estremamente vulnerabile è quello ittico. L’innalzamento delle
temperature del mare porta a uno spostamento di alcune specie marine “a sangue
freddo”, che necessitano di mari più freddi per sopravvivere.
I pescatori locali dovranno implementare nuove
strategie di pesca per evitare che gli effetti del cambiamento climatico
riducano la redditività della pesca marittima nazionale.
Le
strategie regionali e locali.
Le
strategie e i piani individuati a livello regionale e locale prevedono tre
fasi:
costruire le basi per l’adattamento,
individuare i rischi e trovare le soluzioni, implementare e monitorare le
azioni.
Il
primo step prevede una comprensione del quadro giuridico in tema ambientale su
scala internazionale.
Tra i principi consuetudinari troviamo il divieto di
usi nocivi del territorio, l’obbligo di cooperazione, il principio della
salvaguardia dell’ambiente e lo sviluppo sostenibile.
Entrando
nello specifico della legislazione nazionale, la Costituzione prevede oggi,
all’articolo 9 comma III, la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli
ecosistemi, anche nell’interesse delle generazioni future.
Successivamente,
sono stati analizzati i rischi generati dal cambiamento climatico per cercare
di diminuire gli impatti generati da esso sul territorio italiano.
Una volta comprese le normative comunitarie e
nazionali, queste sono state declinate specificatamente su scala regionale e
locale per arrivare a una strategia che comprenda anche il contesto
socioeconomico.
Nel
secondo step, per individuare i rischi collegati al cambiamento climatico, sono
stati definiti degli indicatori per conoscere lo stato del clima e i possibili
scenari futuri.
È
possibile ricavare gli indicatori dai satelliti, che misurano le temperature
atmosferiche, i livelli degli oceani, la percentuale di scioglimento dei
ghiacci.
Tramite
una corretta stima degli scenari futuri – del periodo 2036-2065 – sarà
possibile identificare gli effetti futuri del cambiamento climatico e
sviluppare un adeguato piano di adattamento per affrontarli.
In
seguito, sulla base degli scenari futuri identificati, verranno stabiliti degli
obiettivi generali e specifici.
Gli
obiettivi generali comprendono una visione d’insieme del territorio, tra i
quali rientra la conoscenza e la consapevolezza diffusa tra i cittadini
rispetto ai cambiamenti climatici, o ancora la capacità di prepararsi a eventi
inattesi.
Gli obiettivi specifici sono modus operandi di
una determinata comunità per superare gli impatti negativi ambientali.
Saranno
poi stabilite le azioni prioritarie, sulla base di alcuni criteri come
l’urgenza, la fattibilità economica, la flessibilità, tramite una mappatura
delle azioni regionali, comunali o dell’Ente locale.
Per
poter misurare l’efficacia e l’efficienza degli obiettivi stabiliti, vengono
fissati dei target qualitativi e quantitativi.
I primi sono esposti in maniera descrittiva, i
secondi potranno essere utilizzati solo se sono disponibili dei dati numerici
di base.
L’ultimo
step è quello di implementazione e monitoraggio delle azioni individuate nella
fase precedente.
Il compito di implementare e monitorare le
azioni sarà affidato a strutture settoriali, come Uffici, Direzioni, Agenzie,
con missioni prevalentemente tecnico-gestionali.
Per
una buona riuscita di questa fase, verranno utilizzati cinque tipi di
strumenti, in relazione agli obiettivi da raggiungere:
strumenti
giuridici, economici, strategici, di partnership e di informazione.
Il
monitoraggio prevede la diffusione degli obiettivi, delle azioni individuate,
dei risultati attesi e/o raggiunti, in modo da favorire la partecipazione
civica e aumentare la consapevolezza di questo tema.
Infine,
la fase di valutazione prevede un’analisi dei risultati, al fine anche di
modificare o aggiornare il” Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti
Climatici”.
L’importanza
del Piano si evince dai fenomeni metereologici in corso, destinati ad aumentare
negli anni a venire, per questo è necessaria una governance multisettoriale per
via della trasversalità degli impatti provocati e dei diversi settori
socioeconomici coinvolti.
IL
MECCANISMO: COME L'”ORDINE”
BASATO
SU REGOLE INVENTATE
STA
SCENDENDO VERSO LA BARBARIE.
Comedonchisciotte.org
– Markus -Redazione – Pepe Escobar -Strategic-culture.su – (7 aprile 2024) – ci
dice:
Gli
europei non saranno mai in grado di replicare la collaudata macchina
riciclatrice di soldi degli Egemoni.
“La terribile ombra
d’un invisibile Potere fluttua
in mezzo a noi,
benché non vista – e visita
questo svariato
mondo con incostante ala,
come le brezze
dell’estate che strisciano di fiore in fiore.
Come raggi di luna
che dietro una montagna fitta di pini scrosciano,
visita con sguardo
incostante
il cuore e il volto
di ogni uomo;
come colori e
armonie la sera,
come nuvole disperse
nel chiarore delle stelle,
come il ricordo
d’una musica fuggita,
come qualcosa che
per sua grazia possa
essere cara, e
tuttavia più cara per il suo mistero.”
(Shelley, Inno alla bellezza
intellettuale)
Mentre
l’”Organizzazione del Terrore Nord Atlantico “celebra il suo 75° compleanno,
portando il motto di “Lord Ismay” a livelli sempre più alti (“tenere gli
americani dentro, i russi fuori e i tedeschi giù”), quella spessa tavola di
legno norvegese che si atteggia a “Segretario Generale” ha proposto un’allegra “iniziativa”
per creare un fondo di 100 miliardi di euro allo scopo armare l’Ucraina nei
prossimi cinque anni.
Tradotto,
per quanto riguarda il fronte cruciale dello scontro NATO-Russia: uscita
parziale dell’Egemone – già ossessionato dalla prossima guerra per sempre
contro la Cina;
entrata
in scena dell’eterogenea accozzaglia di “chihuahua europei straccioni e
deindustrializzati”, tutti profondamente indebitati e per la maggior parte
impantanati nella recessione.
Qualcuno
con un “QI” superiore alla temperatura ambiente nel quartier generale della “NATO”
ad Haren, a Bruxelles, ha avuto l’ardire di chiedersi come sarebbe possibile
raggranellare una tale fortuna, dato che la “NATO” non ha alcuna leva per
raccogliere fondi tra gli Stati membri.
Dopo
tutto, gli europei non saranno mai in grado di replicare la collaudata macchina
riciclatrice di soldi degli Egemoni.
Per
esempio, supponendo che il pacchetto di 60 miliardi di dollari proposto dalla
Casa Bianca per l’Ucraina venga approvato dal Congresso degli Stati Uniti – e
non lo sarà – almeno il 64% del totale non arriverà mai a Kiev: sarà riciclato all’interno del
complesso industriale-militare.
Ma la
situazione si fa ancora più distopica:
“Norwegian
Wood”, sguardo robotico, braccia che si agitano, crede davvero che la sua
proposta non implicherà una presenza militare diretta della NATO in Ucraina – o
nel Paese 404;
qualcosa
che è già un dato di fatto sul terreno da un bel po’, a prescindere dalle
sibilanti isterie guerrafondaie di “Le Petit Roi” a Parigi (Peskov: “Le
relazioni Russia-NATO sono scese ad un confronto diretto”).
Ora,
allo spettacolo dei letali cartoni animati sul fronte del “NATO stan”, in Asia
occidentale si aggiunge l’esibizione delle portaerei dell’Egemone, che intanto
porta a livelli indescrivibili il suo progetto di massacro/soffocamento su
scala industriale a Gaza – l’olocausto meticolosamente documentato e osservato in un
contorto silenzio dai “leader” del Nord globale.
La
relatrice speciale dell’ONU, “Francesca Albanese”, ha riassunto correttamente
il tutto:
l’entità
affetta da psicopatologia biblica “ha intenzionalmente ucciso i lavoratori del “WCK”
in modo che gli sponsor si ritirassero e i civili di Gaza potessero continuare
ad essere tranquillamente affamati.
Israele sa che i Paesi occidentali e la
maggior parte dei Paesi arabi non muoveranno un dito per i palestinesi“.
La
“logica” dietro l’attacco deliberato a tre riprese al convoglio umanitario,
chiaramente riconoscibile, di operatori che alleviavano la fame a Gaza, era
quella di far sparire dalle notizie un episodio ancora più orrendo:
il genocidio all’interno di un genocidio
dell’ospedale “Al-Shifa”, responsabile di almeno il 30% di tutti i servizi
sanitari a Gaza.
Al-Shifa
è stato bombardato, incenerito, causando l’uccisione a sangue freddo di oltre
400 civili, in molti casi letteralmente schiacciati dai bulldozer, tra cui
medici, pazienti e decine di bambini.
Quasi
contemporaneamente, la “banda degli psicopatici biblici” ha completamente sventrato la “Convenzione
di Vienna” – una cosa che nemmeno i nazisti storici avevano mai fatto – colpendo la missione
consolare/residenza dell’ambasciatore iraniano a Damasco.
Si è
trattato di un attacco missilistico contro una missione diplomatica, che gode
dell’immunità, sul territorio di un Paese terzo, contro il quale la banda non è
in guerra.
E per
di più causando la morte del generale “Mohammad Reza Zahedi”, comandante della “Forza
Quds” dell’“IRGC” in Siria e Libano, del suo vice “Mohammad Hadi Hajizadeh” e
di altri ufficiali, per un totale di 10 persone.
Traduzione:
un atto di terrore contro due Stati sovrani, Siria e Iran. Equivalente al
recente attacco terroristico al “Crocus City Hall” di Mosca.
La
domanda inevitabile risuona in tutti gli angoli delle terre della “Maggioranza
Globale”:
come
possono questi terroristi de facto farla franca con tutto questo, ancora e
ancora?
I fili
del totalitarismo liberale.
Quattro
anni fa, all’inizio di quelli che in seguito ho definito i “Raging Twenties“,
iniziavamo ad assistere al consolidamento di una serie di concetti intrecciati
che definivano un nuovo paradigma.
Stavamo
acquisendo familiarità con nozioni come “circuit breake”r, ciclo di feedback
negativo, stato di eccezione, necro -politica e neofascismo ibrido.
Con
l’avanzare del decennio, la nostra situazione potrebbe essere alleviata da un
duplice barlume di speranza:
la spinta verso il multipolarismo, guidata
dalla partnership strategica Russia-Cina, con l’Iran che gioca un ruolo chiave,
unito alla totale rottura, in diretta, dell'”ordine internazionale basato sulle
regole”.
Tuttavia,
affermare che la strada da percorrere sarà lunga e tortuosa è la madre di tutti
gli eufemismi.
Quindi,
per citare “Bowie”, l’ultimo, grande esteta:
dove
siamo adesso?
Prendiamo questa analisi molto acuta del
sempre coinvolgente “Fabio Vighi” dell’“Università di Cardiff” e modifichiamola
ulteriormente.
Chiunque
applichi il pensiero critico al mondo che ci circonda è in grado di percepire
il collasso del sistema.
Si
tratta di un sistema chiuso, facilmente definibile come totalitarismo liberale.
Cui
bono? Lo 0,0001%.
Non
c’è nulla di ideologico in questo.
Seguiamo
il denaro.
Il
ciclo di retroazione negativa che lo definisce è in realtà il ciclo del debito.
Un
meccanismo criminalmente antisociale tenuto in piedi da – che altro – una
psicopatologia, acuta quanto quella esibita dai genocidi biblici in Asia
occidentale.
Il
meccanismo è messo in atto da una triade.
1.
L’élite finanziaria transnazionale, le superstar dello 0,0001%.
2.
Subito sotto, lo strato politico-istituzionale, dal Congresso degli Stati Uniti
alla Commissione Europea (CE) di Bruxelles, nonché i “leader” della élite
compradora del Nord e del Sud del mondo.
3.
L’ex “intellighenzia”, ora essenzialmente composta da funzionari stipendiati,
dai media al mondo accademico.
Questa
iper-mediatizzazione istituzionalizzata della realtà è, di fatto, il “Meccanismo”.
È
questo meccanismo che ha controllato la fusione della “pandemia” prefabbricata
– completa di ingegneria sociale hardcore venduta come “blocco umanitario” –
in, ancora una volta, guerre per sempre, dal “Progetto Genocidio a Gaza” all’ossessione della
russofobia/cancella cultura insita nel Progetto Guerra per Procura in Ucraina.
Questa
è l’essenza della Normalità Totalitaria:
il Progetto per l’Umanità delle “élite”
dell’Occidente collettivo, spaventosamente mediocri e autoproclamatesi “Grande
Reset”.
Ucciderli
dolcemente con l’intelligenza artificiale.
Un
vettore chiave dell’intero meccanismo è l’interconnessione diretta e viziosa
tra l’euforia tecno-militare e il settore finanziario iper-inflazionato, ora in
balia dell’“IA”.
Si
tratta, ad esempio, di modelli di” IA” come “Lavender“, testati sul campo nel
laboratorio del campo di sterminio di Gaza.
Letteralmente:
intelligenza artificiale che programma lo sterminio degli esseri umani.
E sta accadendo, in tempo reale. Chiamatelo “Progetto
Genocidio IA”.
Un
altro vettore, già sperimentato, è insito nell’affermazione indiretta della “tossica
Medusa Ursula von der Lugen”: essenzialmente, la necessità di produrre armi come vaccini
Covid.
Questo
è il fulcro di un piano per utilizzare i finanziamenti dell’UE da parte dei
contribuenti europei per “aumentare il finanziamento” di “contratti congiunti
per le armi”.
Si
tratta di una conseguenza della spinta della “von der Lugen” a produrre i
vaccini Covid – una gigantesca truffa legata alla Pfizer per la quale sta per essere
indagata e probabilmente smascherata dalla Procura dell’UE.
Con le
sue stesse parole, parlando della proposta di truffa sulle armi: “L’abbiamo fatto per i vaccini e per
il gas”.
Chiamatela
“Armonizzazione dell’ingegneria sociale 2.0″.
In
mezzo a tutta questa vasta palude di corruzione, l’agenda dell’Egemone rimane
abbastanza palese: mantenere la sua egemonia militare – in diminuzione –
prevalentemente talassocratica, a prescindere da tutto, come base per la sua
egemonia finanziaria; proteggere il dollaro statunitense; e proteggere quei
debiti incommensurabili e impagabili in dollari statunitensi.
E
questo ci porta al pacchiano modello economico del turbocapitalismo, venduto
dai media collettivi dell’Occidente:
il ciclo del debito, il denaro virtuale, preso in
prestito senza sosta per far fronte all'”autocrate” Putin e all'”aggressione
russa”.
Questo
è un sottoprodotto chiave della cruda analisi di” Michael Hudson” sulla
sindrome FIRE” (Finance-Insurance-Real Estate).
Entra
in scena l’Uro
boro: il
serpente che si morde la coda.
Ora la follia intrinseca del meccanismo porta
inevitabilmente il capitalismo da casinò a ricorrere alla barbarie.
Una
barbarie senza limiti, del tipo “Crocus City Hall” e del “Progetto Genocidio di
Gaza”.
Ed è
così che il “Meccanismo” genera istituzioni – da Washington a Bruxelles ai
centri del “Nord globale” fino alla” genocida Tel Aviv “– ridotte allo stato di assassini
psicotici, alla mercé della Grande Finanza/FIRE (oh, che favolose opportunità
immobiliari sul mare disponibili nella Gaza “libera”).
Come
possiamo sfuggire a questa follia?
Avremo
la volontà e la disciplina di seguire la visione di “Shelley” e di evocare, in
“questa
vasta valle di lacrime”, lo spirito trascendente della bellezza, dell’armonia,
dell’equanimità e della giustizia?
(Pepe
Escobar - strategic-culture.su).
(strategic-culture.su/news/2024/04/05/mechanism-how-order-based-on-made-up-rules-descending-into-savagery/).
L’EUROPA
VA ALLA GUERRA.
Comedonchisciotte.org
- Redazione CDC – ConiareRivolta.org – (31 Marzo 2024) - ci dice:
Il
conflitto tra Russia e Ucraina pare impantanato in una sostanziale situazione
di stallo che allontana sempre più l’ipotesi di una risoluzione militare degli eventi
I mesi passano, uno dopo l’altro e uno
identico all’altro, con un portato di morte e distruzione che monta a
dismisura.
Nulla
di tutto questo, però, pare scalfire la determinazione con cui le principali
potenze occidentali perseverano nell’applicare all’Ucraina il principio del ‘vai avanti tu, che a me viene da
ridere’,
continuando a soffiare sulle braci di una guerra per procura.
Nonostante
il martellamento incessante e a reti unificate della propaganda bellicista,
però, l’opinione pubblica nei Paesi occidentali coinvolti a vario titolo nel
conflitto mostra segni crescenti di fatica e insofferenza nei confronti di un
mostro che sembra sfuggito di mano.
C’è
bisogno quindi di ravvivare il copione e provare, tramite la diffusione ad hoc
di panico e irrazionalità, a rinfocolare la bellicosità della popolazione
europea.
Il
ruolo dell’agitatore è affidato, questa volta, a uno dei volti più scialbi e
insignificanti della tecnocrazia europea, quel “Charles Michel” il cui mandato
come “Presidente del Consiglio Europeo” è in scadenza e che quindi può essere
mandato in avanscoperta e bruciato all’occorrenza.
In una
recente lettera inviata al Consiglio Europeo, “Michel” tuona: “Urgenza, intensità e determinazione
incrollabile sono imperative…È inoltre giunto il momento per un autentico
cambiamento di paradigma in relazione alla nostra sicurezza e difesa. Sono
decenni che l’Europa non investe a sufficienza nella propria sicurezza e
difesa. Ora che ci troviamo di fronte alla più grande minaccia per la sicurezza
dalla Seconda guerra mondiale, è tempo di adottare misure radicali e concrete
per essere pronti a difenderci e mettere l’economia dell’UE sul ‘piede di
guerra’.”
Una
chiamata alle armi vera e propria, sguaiata nei suoi toni incendiari quanto
sfacciata nel dichiarare, poche righe dopo quelle appena riportate, quali sono
gli interessi di fondo che stanno davvero a cuore a “Michel e a tutti i cantori
dell’“armiamoci e partite”:
“Dobbiamo inoltre aiutare l’industria della
difesa ad accedere ai finanziamenti pubblici e privati e ridurre gli oneri e
gli ostacoli normativi”;
la guerra – così come era stato per la
pandemia – come occasione da non lasciarsi sfuggire per alimentare il profitto.
L’appello
di “Charles Michel” può non avere riscaldato i cuori delle persone comuni, ma
non è stato lasciato passare invano.
Hanno risposto infatti, in un caso in maniera
diretta e in un altro in maniera ideale, due insigni e autorevoli economisti,
qui più che mai impegnati a interpretare quel ruolo di ‘sicofanti del capitale’
che Marx aveva prefigurato per questa categoria.
“Daniel
Gros”, tedesco, esperto di ‘cose europee’, bocconiano e direttore del think
tank “Center for European Policy Studies”, in un’intervista a “La Stampa”,
parte constatando “che l’Ue si debba preparare alla guerra, mi sembra ovvio
visto che un conflitto è già in corso”.
In
maniera più felpata rispetto a “Michel”, sulle cui parole è chiamato ad
esprimersi, prosegue notando che, fosse per lui, non bisognerebbe parlare di
‘economia di guerra’, fosse solo per il fatto che gli aspetti economici di un
nostro coinvolgimento più attivo nel conflitto non sono quelli più importanti.
Infatti,
“ciò che
occorre è un cambiamento psicologico, prima che sociale.
Ci
siamo abituati alla pace e al fatto che non ci fosse alcuna minaccia dal punto
di vista militare.
Adesso però dobbiamo abituarci al pensiero che
esiste questo pericolo. È questa la parte più importante”.
Bisogna
alimentare il terrore, per cambiare la maniera di pensare della popolazione dei
Paesi europei e arruolarla nei ranghi della guerra a tutti i costi.
Non
può mancare, infine, una tirata di orecchie all’Italia per la situazione dei
suoi conti pubblici e una allusione ammiccante all’austerità, la vera passione
di “Gros” (insieme alla guerra, a quanto pare):
«(L’Italia) avrebbe la capacità di fare molto
di più per sostenere l’Ucraina e la difesa europea.
Ma l’equilibrio politico, e anche mentale, è
tale che gli sforzi accessori per queste due voci sarebbero in deficit.
Non è
una situazione congeniale. Se guardiamo i Paesi che a oggi sostengono l’Ucraina
e spingono per un incremento della spesa militare europea troviamo un elemento
comune a tutti.
Hanno
conti in ordine e un basso deficit”.
C’è un
protagonista finale di questa carrellata degli orrori, un amico di lunga data
di questo blog.
“Francesco
Giavazzi”, altro bocconiano di ferro, già consigliere principale di “Mario
Draghi” durante la Presidenza del Consiglio di quest’ultimo, fa sfoggio di un
cinismo economicista difficile da immaginare:
ascoltare
per credere.
L’occasione
è la presentazione di un recente libro di “Olivier Blanchard”. Dopo decenni
passati a decantare le virtù dell’austerità espansiva – l’idea secondo la quale
tagliare la spesa pubblica, cioè chiudere ospedali, licenziare dipendenti
pubblici, tagliare le pensioni etc., ha effetti benefici sull’economia di un
Paese – “Giavazzi” si trova a fare i conti con la realtà degli ultimi anni, in
cui l’intervento massiccio dello Stato nell’economia è stato il singolo fattore
che ha evitato il collasso delle principali economie avanzate.
Ecco,
quindi, che il nostro deve impelagarsi in giri di parole e ragionamenti
contorti per provare a tenersi in equilibrio tra una condanna del debito
pubblico – che rimane comunque la ragion di vita profonda – e tutta una serie
di casi eccezionali e straordinari in cui il debito pubblico può essere
accettato.
L’Ucraina è, per Giavazzi, un caso di scuola in cui il
debito pubblico può essere tollerato.
Questo
Paese ha, infatti, necessità di indebitarsi per continuare a sostenere lo
sforzo bellico.
Ma i
soldi presi a prestito oggi andranno restituiti un domani (ai Paesi occidentali
che oggi continuano a soffiare sul fuoco), e quindi siamo di fronte a una rogna
che le generazioni ucraine presenti passano alle generazioni ucraine future. Ma
questo scambio è, per una volta, accettabile.
La
generazione di oggi, infatti, paga “combattendo e, purtroppo, sempre più spesso
morendo”.
La generazione successiva, invece, “si
troverà, speriamo, in un Paese libero e quindi è giusto che debba pagare”.
In
pochi minuti di video, una rappresentazione impeccabile del punto di vista di
un pezzo di élite europea:
l’Ucraina
come pedina per finalità politiche tutte interne all’occidente e come paradigma
di tutto quanto c’è di sbagliato nell’operato delle istituzioni europee, sia
per quanto riguarda gli aspetti economici, sia per quanto riguarda la politica
estera.
Da un
lato, infatti, si ripropone la solita suggestione secondo cui l’indebitamento
pubblico di oggi debba essere restituito successivamente, come un qualsiasi
debito privato.
Questo costrutto ideologico privo di
fondamento serve esclusivamente a edificare il castello retorico del “non ci
sono i soldi” e della “coperta troppo corta”.
Dall’altro,
dietro i mille proclami di vicinanza al popolo ucraino, non si scorge neanche
un vago principio di solidarietà da parte dell’élite europea a fronte di una
popolazione massacrata dalla guerra, comunque la si pensi sulle cause del
conflitto:
cara
Ucraina, ora piangi i morti e poi paga i debiti!
Benvenuta
nell’Unione Europea…
Le
parole di “Michel”, di “Gros”, di Giavazzi”, vanno prese sul serio.
E vanno usate per mostrare la follia di chi
vuole continuare a trascinarci in un conflitto in cui a vincere sono solamente
gli interessi di pochi privilegiati, sulla pelle di chi in guerra ci muore.
(ConiareRivolta.org
è un collettivo di economisti indipendenti.)
(coniarerivolta.org/2024/03/28/leuropa-va-alla-guerra/)
Il
piano ucraino dell'attacco al municipio di Crocus
per dare inizio ai pogrom
etnici e alla guerra civile in Russia.
Unz.com - JOHN HELMER – (5 APRILE 2024) – ci
dice:
"L'unità
della società multietnica russa", ha detto giovedì il presidente “Vladimir
Putin” al Congresso dei sindacati russi, "è la principale condizione
fondamentale del nostro successo.
A
questo proposito, e sulla base dei risultati iniziali dell'indagine, abbiamo
motivo di credere che l'obiettivo principale di coloro che hanno architettato
il sanguinoso e atroce attacco terroristico a Mosca fosse quello di danneggiare
la nostra unità".
Putin
sta ripetendo il messaggio – quattro volte in due settimane: il 23 marzo, il 25
marzo e il 2 aprile – perché è vero.
Un
altro dato che è vero è che durante il periodo di Eltsin, quando gli studenti
universitari di Mosca mi chiesero cosa pensassi dell'antisemitismo in Russia,
dissi:
i russi sono la tribù bianca più primitiva del
mondo – sono ostili alle altre tribù, gli ebrei, i ceceni, gli armeni, i ciukci,
gli uzbeki, i tagiki – tutti allo stesso modo.
Dopo
che questa sociologia fu elaborata, gli inviti a tenere conferenze nelle
università di Mosca cessarono.
Il
problema sociologico che hanno i nemici della Russia è che le tribù bianche
straniere, come i galiziani dell'Ucraina, gli anglosassoni e la banda “Blin-Noodle”
che governa Washington , commettono il primitivo errore sociologico di pensare
di poter scatenare una guerra intercomunitaria all' interno della Russia, per
indebolirla e spezzarla.
I servizi segreti britannici (MI6) fecero i
loro primi tentativi falliti durante la rivoluzione bolscevica e la guerra
civile che ne seguì.
La “Central Intelligence Agency” (CIA) degli Stati
Uniti e l'MI6 hanno pianificato la stessa cosa dal 1945, aumentando le risorse
e accelerando i loro sforzi nel Caucaso durante l'amministrazione Eltsin degli
anni '90.
Non
sorprende quindi che siano convinti le loro controparti ucraine ad attuare lo
stesso schema.
Martedì di questa settimana, il “Tempi” di
Londra ha titolato questo piano "L'Ucraina alimenta le tensioni
anti-immigrati in Russia". Il giornale – nei “19 esimo” secolo
soprannominato "The Thunderer", ora di proprietà di “Rupert Murdoch”,
soprannominato "The Dirty Digger" – ha riportato un'intervista con “Andrei
Kovalenko”, capo del Centro ucraino per contrastare la disinformazione (CCD).
Armando
le comunità etniche locali come i tagiki in Russia, l'obiettivo operativo,
secondo Kovalenko, è "sfruttare le divisioni e la sfiducia tra l'opinione
pubblica russa".
“Kovalenk”o
ammette la strategia ucraina dietro l'attacco degli uomini armati tagiki al
municipio di Crocus il 22 marzo.
Ma i membri delle tribù straniere hanno
frainteso di nuova la sociologia russa.
L'attacco è fallito nel suo obiettivo di
guerra.
La
teoria del conflitto interetnico in Russia è stata testata l'ultima volta a
Mosca nel gennaio 2022 dal “Centro Levada”, un sondaggista registrato come
agente straniero nel 2016.
Dal
2011 “Levada” ha esaminato gli atteggiamenti dell'etnia russa nei confronti di
altri gruppi etnici, sottolineando per le proprie ragioni ciò che lo “staff di
Levada” chiama antisemitismo.
I
risultati dei sondaggi nel corso degli anni mostrano che il sentimento russo
positivo e negativo si è mosso su diverse misure di distanza sociale –
accettazione come familiari, amici, vicini, cittadini, lavoratori temporanei
con visto – in direzioni diverse per i diversi gruppi etnici.
Il
miglioramento della percezione russa degli ucraini e degli ebrei è stato
bruscamente invertito dalla guerra di Kiev nel Donbass e poi dalla guerra
israeliana contro Gaza.
Al
contrario, gli sforzi politici, economici e mediatici dell'amministrazione
Putin per coltivare relazioni strategiche con la Cina, gli stati africani e il
Caucaso, compresa la Cecenia, hanno accentuato il positivo, diminuito il
negativo.
(levada.ru/)
Inoltre,
l'indagine di “Gudkov” del dicembre 2021 ha confermato che nel mercato del
lavoro russo il problema dei lavoratori migranti si è intensificato, sebbene “i
dati Levada” non comunicati mostrino che il saldo tra sentiment positivo e
negativo variava notevolmente tra regioni e città e tra fasce di reddito e di
età;
Vale a dire, c'è una correlazione per classe
sociale.
Si
pronunciano “Lev Gudkov” al think tank statale a Washington e “John Helmer”
durante il corso di sociologia statunitense.
La
classe nel significato sovietico o marxista non viene misurata o riportata da
Gudkov e dai sociologi Levada.
Seguono la dottrina accademica statunitense;
rifiutano che "la realtà è marxista", come disse una volta “Michael
Parenti”.
Nelle
sue valutazioni pubbliche sull'attacco al municipio di Crocus, il presidente
Putin ha attentamente bilanciato gli elementi del sostegno pubblico per
combattere i nemici stranieri della Russia e per porre rimedio alle tensioni
del mercato del lavoro interno.
Parallelamente,
dal 22 marzo c'è stata una nuova spinta da parte della polizia e dei pubblici
ministeri per reprimere l'immigrazione clandestina dall'Asia centrale e la
corruzione dei funzionari statali che l'ha avuta o incoraggiata.
Non
c'è marxismo nei principali media di Mosca, ma c'è la realtà.
Ieri,”
Yevgeny Krutikov “ha pubblicato questa analisi del piano ucraino per l'attacco
al municipio di Crocus da parte di uomini armati tagiki per incitare alla
violenza razziale intercomunitaria nelle città russe.
Il
saggio appare sulla piattaforma semiufficiale di analisi politica e
geostrategica” Vzglyad” .
Omesso
dall'analisi è se, se i quattro uomini armati fossero sfuggiti alla cattura da
parte delle forze russe e avessero attraversato il confine ucraino, avrebbero
avuto più valore nel piano ucraino da morti che da vivi.
La
traduzione in inglese è letterale senza modifiche. Sono state aggiunte
illustrazioni con didascalie.
(vz.ru/world/2024/4/4/1261542.html)
(4
aprile 2024.
L'Ucraina
parla del suo legame con l'attacco terroristico al municipio di Crocus
Di
Yevgeny Krutikov)
La
direzione dei servizi speciali ucraini ammette apertamente che "infiammano
le tensioni etniche" in Russia "con l'aiuto dell'informazione".
In quali modi e strumenti il regime di Kiev semina il
conflitto etnico nel nostro Paese e come stanno realmente andando le cose con
le tensioni interetniche?
Gli
agenti ucraini stanno conducendo una campagna di operazioni psicologiche
(psyops), che mira a destabilizzare la Russia dopo l'attacco terroristico al
municipio di Crocus incitando ai conflitti etnici.
Lo ha detto al quotidiano britannico “The
Times” “Andrei Kovalenko”, capo del “Centro per la lotta alla disinformazione”
(CPD) presso il “Consiglio di sicurezza e difesa nazionale” (NSDC)
dell'Ucraina.
(thetimes.co.uk).
Secondo
“Kovalenko”, per l'Ucraina, provocare tensione tra gruppi etnici all'interno
della Russia è "terreno fertile".
Dopo l'attacco terroristico al municipio di
Crocus a Mosca, gli agenti ucraini sono diventati più attivi nei canali
Telegram e stanno cercando di incitare al conflitto etnico utilizzando
l'origine etnica dei terroristi.
Tra i detenuti, i quattro autori diretti sono
cittadini del “Tagikistan”.
"Naturalmente,
è molto utile per noi sostenere eventuali divisioni nazionali lì [in Russia] e
riscaldarle con l'aiuto dell'informazione... Stiamo usando tutto ciò che
possiamo perché sappiamo che alimentando le tensioni etniche, stiamo
indebolendo la Russia ", ha detto Kovalenko.
Il “Times”
rileva che il “CPD dell'Ucraina” sta cercando attraverso i “canali tagiki di
Telegram” di suscitare simpatia per i terroristi, che sono stati malmenati
quando sono stati arrestati dalle forze di sicurezza russe.
Gli
agenti ucraini provocano così i cittadini tagiki contro le forze dell'ordine
russe.
Parallelamente,
ci sono stati altri tentativi di mettere i russi contro i migranti o di
provocare conflitti tra altri gruppi etnici o religiosi.
Il capo del “Centro presso il Consiglio di sicurezza
nazionale” ha anche affermato che Kiev ha alimentato varie voci per mettere
russi e ceceni l'uno contro l'altro.
Innanzitutto
è sorprendente che i capi dei servizi speciali ucraini – se consideriamo come
servizi speciali il “Centro per la lotta alla disinformazione” (CPD) e il “Centro
per l'informazione e le operazioni psicologiche” (CIPsO) – si impegnino
regolarmente in tali sessioni di auto-divulgazione.
Non
molto tempo fa, il “capo del servizio di sicurezza ucraino” (SBU), “Vitaly
Malyuk”, ha confessato di aver organizzato attacchi terroristici sul territorio
della Russia, e il ministero degli Esteri russo ha chiesto a Kiev di
estradarlo.
Forse gli ucraini sono semplicemente obbligati a
riferire pubblicamente al pubblico occidentale il lavoro svolto?
È
anche significativo che l'Ucraina approvi apertamente l'idea stessa
dell'attacco terroristico al municipio di Crocus.
"L'obiettivo
principale dei terroristi e dei loro clienti è seminare discordia e panico,
conflitto e odio nel nostro Paese, per dividere la Russia dall'interno",
ha detto il presidente russo “Vladimir Putin” dopo l'evento.
Il
fatto che la leadership dei servizi speciali ucraini confermi questo obiettivo,
infatti, dimostra ancora una volta il legame del regime di Kiev con gli
organizzatori e gli esecutori di questo crimine.
Ma la
cosa principale è che “Kovalenko” sta "vendendo" un mito
all'Occidente, per usare un eufemismo.
In
Russia non esiste una "spaccatura nazionale dopo l'attacco
terroristico", anche se il nemico sta facendo sforzi significativi per
fomentare la discordia.
Non
esiste nemmeno un'"ondata di xenofobia".
Gli
ucraini e gli esuli liberali russi trasmettono ai politici, agli esperti e ai
media occidentali una visione distorta della Russia e dei suoi processi
interni.
È un
pio desiderio.
In
particolare, solo pochi mesi fa, il” capo dell'Agenzia federale [russa] per gli
affari etnici”, “Igor Barinov”, ha affermato che dall'inizio dell'operazione
speciale in Russia, non si è verificato alcun conflitto significativo su
questioni etniche e sono stati registrati motivi interreligiosi.
"I
nostri oppositori in Occidente hanno scelto come obiettivo le relazioni
interreligiose, credono che questo sia un punto debole del nostro Paese, e
attraverso questo stanno cercando di sconvolgere la situazione politica
interna, indebolire il sostegno pubblico all'Operazione Militare Speciale.
E
nonostante ciò vediamo che la politica nazionale dello Stato ha resistito alla
sfida", ha detto “Barinov”.
L'attacco
terroristico al municipio di Crocus è senza dubbio un evento mostruoso, ma in
termini di entità di ciò che sta accadendo, è di dimensioni inferiori rispetto
all'operazione speciale ucraina che va avanti da più di due anni.
Ciò
significa che il suo impatto sulla società russa sarà minore.
In
questo senso, le dichiarazioni dei servizi speciali ucraini fanno il gioco
della Russia.
Le informazioni errate che l'Occidente riceve
dal regime di Kiev portano a valutazioni errate e allo sviluppo di decisioni
sbagliate basate su di esse.
Basta
assistere ad alcuni dibattiti sulla Russia presso il noto “centro analitico
britannico Chatham House” con il coinvolgimento di esperti accademici locali,
per rendere conto di quanto sia lontana dalla realtà la loro idea di vita in
Russia e i sentimenti dei cittadini russi.
Lascia
che continuino a commettere errori.
La
Russia è unica non solo per la sua diversità etnica, ma anche per la forma
stessa di convivenza di popoli e gruppi religiosi diversi.
In Russia, durante tutto il suo percorso
storico, non c'è stata quasi nessuna assimilazione forzata di piccoli popoli.
Inoltre,
le culture, le lingue e le identità minoritarie sono state mantenute a livello
statale, soprattutto durante il periodo sovietico.
Da un
lato, questa era una condizione per la pace interetnica in un paese grande e
diversificato.
Ma d'altra parte, era tra le minoranze, che
hanno mantenuto la loro identità etnica grazie alla politica di Mosca, che le
forze esterne cercavano i "combattenti contro l'imperialismo russo"
più radicali.
La
diversità interna della Russia è sempre stata percepita dagli attori esterni
come la nostra debolezza, una condizione del "non monolite".
Da ciò
è nata l'idea degli oppositori della Russia di dividere il nostro Paese
principalmente su base nazionale. Duecento anni fa, gli inglesi e i turchi sconvolsero
il Caucaso, i francesi provocarono i polacchi e, in epoca sovietica, gli
americani alimentarono i dissidenti e i loro movimenti provenienti dalle
repubbliche nazionali dell'URSS.
La
didascalia di un manifesto sovietico non datato dice:
"Lunga
vita all'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche – grande Patria
socialista, l'indistruttibile comunità multinazionale dei popoli fratelli è
l'incarnazione vivente dei principi dell'internazionalismo proletario".
L'Unione
Sovietica (Russia storica) crollò, tra l'altro, a causa della "bomba
atomica" sposata da Lenin, lo status delle repubbliche dell'URSS. Ciononostante, la rapida crescita del
nazionalismo alla fine degli anni '80 è stata il risultato del crollo
ideologico del regime sovietico e del forte indebolimento del sistema di potere
statale, e non la causa principale di questo indebolimento.
Negli
Stati baltici sovietici, ad esempio, le forze nazionaliste estreme non sono
state attive fino a un certo punto, fino a quando non si sono rese conto che
Mosca non avrebbe – non era in grado o non intendeva – punire il separatismo a
titolo definitivo.
E
questo nonostante il fatto che la CIA abbia pompato agenti e denaro negli Stati
baltici per decenni, compreso l'impegno attivo in operazioni psicologiche.
Dal
1949 al 1955 l'”operazione Jungle! dell'MI6 britannico tentò di far sbarcare
agenti in Polonia e negli Stati baltici con imbarcazioni veloci.
Ora il
regime di Kiev e i suoi servizi speciali si vantano di operazioni di questo
tipo contro la Russia – e un giornale britannico sta apprezzando questi
dettagli.
Dal
punto di vista della legislazione russa, ci troviamo di fronte ad attività
sovversive e antistatali che possono essere caratterizzate come terrorismo,
incitamento al rovesciamento del potere statale e incitamento all'odio etnico.
Di
conseguenza, anche le strutture ucraine pertinenti dovrebbero essere
caratterizzate da noi come terroristi e i loro leader come leader di
organizzazioni terroristiche.
Inoltre, i giornali che danno loro una
piattaforma sono come propagandisti del terrore.
Speranza
“Intoccabile”: il Verdetto
che
Offende la Giustizia.
Conoscenzealconfine.it
– (7 Aprile 2024) - Davide Donateo – ci dice:
Archiviato
il procedimento contro Roberto Speranza, il consiglio dei ministri salva l’ex
ministro.
Il
Tribunale dei Ministri ha archiviato l’ultimo procedimento a carico di Roberto
Speranza, ex Ministro della Salute, riguardante la gestione della pandemia e
delle campagne vaccinali.
Cadono
tutte le accuse tra le quali quella di omicidio.
I danneggiati: “Senza indagini la giustizia ci
è negata”.
Una
sentenza che fa infuriare chiunque sia alla ricerca di giustizia e trasparenza.
Roberto
Speranza, ex ministro della Salute, viene scagionato da un’indagine sulle sue
azioni riguardanti i vaccini anti-Covid.
Questa
è la decisione del Tribunale dei Ministri, che, seguendo la mossa della Procura
di Roma, decide di chiudere il caso presentato dal “Comitato Ascoltami” e altre
organizzazioni.
Questa
è una mazzata per coloro che chiedevano semplicemente che le azioni di chi
detiene il potere fossero esaminate attentamente.
Il
provvedimento di archiviazione, composto da una trentina di pagine, ha
esaminato alcuni aspetti legati agli effetti dei vaccini sull’uomo, le
procedure di autorizzazione e di acquisto delle dosi.
È importante sottolineare che non è la prima
volta che Speranza viene salvato dall’archiviazione delle denunce a suo carico.
Già lo
scorso giugno era stata archiviata dal Tribunale dei Ministri di Brescia
un’altra indagine, riguardo alle accuse della Procura di Bergamo nell’ambito di
un’inchiesta per epidemia colposa sulle mancate zone rosse.
Anche
in quel caso, i giudici avevano accolto la richiesta di archiviazione della
Procura, ritenendo che non vi fossero basi sufficienti per procedere.
Speranza
stesso ha commentato il verdetto su Facebook, sottolineando di aver sempre
agito nel pieno rispetto delle sue prerogative istituzionali, con l’unico
obiettivo di tutelare la salute pubblica.
Ha
dichiarato di aver seguito le indicazioni della comunità scientifica, ponendo
la vita delle persone come priorità assoluta.
Ha
anche fatto riferimento alle difficoltà incontrate, inclusa una campagna d’odio
nei suoi confronti alimentata da alcuni organi di comunicazione.
L’accusa
contro Speranza era seria: dalle accuse di omicidio colposo alla somministrazione di
farmaci non idonei.
Questi non sono piccoli reati, ma la corte
decide di voltare le spalle alle richieste di giustizia giunte dalla società
civile.
La
reazione non si fa attendere: l’associazione Ali (Avvocati liberi) e il Comitato Ascoltami
esprimono il loro disgusto. Non c’è giustizia quando chi detiene il potere può sfuggire
alle conseguenze delle proprie azioni.
Questa
decisione sottolinea un problema più grande:
la narrazione di una campagna vaccinale impeccabile e
priva di errori non regge alla luce delle azioni di coloro che dovrebbero
essere responsabili della sua gestione.
Il
caso di Speranza non è solo un incidente isolato.
Riflette
un sistema giudiziario che favorisce i potenti a discapito del popolo.
È
scandaloso che mentre l’Europa indaga sulla gestione dei vaccini (sì, beh… vedremo come andrà a finire
anche quella indagine… – nota di conoscenzealconfine), in Italia un ex ministro della Salute
possa evitare l’indagine.
Solo
di recente, il 3 aprile, Speranza è stato oggetto di insulti e minacce durante
la presentazione del suo libro a Ostia, sul litorale romano.
I contestatori, vittime di danni da vaccino,
lo hanno definito “assassino” mentre Speranza era protetto addirittura dalla
polizia in assetto anti-sommossa presente per garantire la sua sicurezza.
L’evento è stato spostato infatti per motivi
di sicurezza nella sala consiliare del municipio.
Della
serie: “Mi dispiace ma Io so io e voi non siete un cazzo” (nota di
conoscenzealconfine.)
(Davide
Donateo)
(newsacademy.it/news/2024/04/05/archiviato-il-procedimento-contro-roberto-speranza-il-consiglio-dei-ministri-salva-il-ministro/).
Zelensky
disperato, ora parla
di
sconfitta. Nelli Feroci:
non è
la resa.
"Ma
considera perso l’Est."
Msn.com – Quitidiano.net - ANTONIO DEL PRETE –
(7 aprile 2024) – ci dice:
Roma,
7 aprile 2024 – Il pessimismo della ragione induce Volodymyr Zelensky a difendere il
difendibile, rinunciando ai territori persi.
È per
mantenere la sovranità su quella parte di Ucraina non ancora occupata dai russi
che il leader di Kiev si affida agli aiuti degli alleati occidentali.
La
pensa così l’ambasciatore “Ferdinando Nelli Feroci”, presidente dell’ “Istituto
Affari internazionali” (Iai).
Ambasciatore,
ieri l’ennesimo appello disperato di Zelensky, che invoca aiuti militari. Gli
alleati sono pronti a fornire contributi immediati?
"Evidentemente
ci sono difficoltà oggettive.
Lo
dimostrano proprio le reiterate richieste di Kiev.
Il problema principale riguarda quello che
finora è stato il principale fornitore di armi, cioè gli Stati Uniti.
I repubblicani, infatti, stanno bloccando la
decisione sul relativo stanziamento al Congresso".
È una
questione di politica interna o c’entra la simpatia di “Trump” per “Putin”?
"Prevalentemente
di politica interna.
Bloccare
la decisione sugli aiuti all’Ucraina collegandola a impegni sul contrasto
dell’immigrazione dal Messico è stato strumentale.
Lo
scopo?
Mettere
in difficoltà Biden in vista delle prossime presidenziali.
Se
anche gli aiuti venissero sbloccati in tempi ragionevolmente brevi, occorrerà
altro tempo per inviare le armi a Kiev e addestrare gli ucraini a utilizzarli,
soprattutto per quanto riguarda i Patriot".
Perché
l’Europa non supplisce?
"Al
di là delle questioni politiche e finanziarie, in Europa scarseggiano
proiettili di artiglieria, missili e sistemi anti-aerei".
Veniamo
alla situazione sul campo: i russi guadagnano terreno?
"Sì,
ma l’avanzamento lungo l’estesa linea del fronte è piuttosto modesto.
D’altra
parte, assistiamo a un arretramento delle linee ucraine che, fatte salve rare
incursioni con aerei e missili, ormai sono sulla difensiva.
Fonti
accreditate ritengono possibile l’ipotesi di uno sfondamento russo nelle
prossime settimane".
(Zelensky: "Perderemo la guerra
senza gli aiuti Usa”. Dailymotion)
Zelensky
ha rilanciato l’idea di una conferenza di pace in Svizzera dicendo che nei
prossimi giorni sarà stabilita la data. È pronto a negoziare?
"Sì,
ma alle sue condizioni. Quindi temo che si tratti di una iniziativa con poche
prospettive. Tanto più che la Federazione Russa non è stata invitata a questa
conferenza".
E
Putin in questo momento avrebbe convenienza a trattare?
"Putin
ha tutto l’interesse ad attendere novembre, quando le presidenziali americane
potrebbero riportare Trump alla Casa Bianca. Quindi, allo stato sono pessimista
sulla possibilità di avvio di un negoziato".
Ma in
queste condizioni Zelensky non farebbe meglio ad affidarsi alla diplomazia per
non perdere altro terreno?
"Dipende
dalla base negoziale. Il presidente ucraino ha sempre ribadito che non intende
rinunciare ai territori invasi dai russi. E Mosca, d’altra parte, non potrebbe
accontentarsi di niente di meno del riconoscimento de iure della situazione sul
terreno".
Tuttavia
Zelensky è passato dalla retorica della vittoria agli appelli disperati. Come
si traduce il messaggio politico nella lingua della diplomazia?
"Le
sue parole non sono la premessa per una resa, ma una richiesta all’Occidente
affinché lo aiuti a difendere il difendibile, cioè la parte dell’Ucraina non
ancora occupata dai russi".
Qual’
è invece l’obiettivo dell’Occidente?
"Quello
di sempre, cioè convincere Putin a venire a patti, costringerlo a una soluzione
politico-diplomatica. Peraltro, dalla riunione ministeriale della Nato è emersa
una novità importante".
Quale?
"Il
segretario generale Stoltenberg ha proposto di affidare all’Alleanza Atlantica
il coordinamento degli aiuti militari all’Ucraina, finora responsabilità del
cosiddetto “formato Ramstein”, che era presieduto dal segretario alla Difesa
americano.
La ragione?
Il
rischio di una prossima nuova Amministrazione americana meno disponibile ad
impegnarsi a sostegno dell’Ucraina.
Da qui l’idea di un trasferimento alla Nato di
questa responsabilità.
Gli
aiuti continuerebbero comunque ad essere decisi e messi a disposizione dai
singoli Paesi membri della Alleanza".
L’ipotesi
di truppe occidentali sul terreno è realistica?
"No,
lo confermano le reazioni dei principali alleati della Francia, da cui arriva
questa suggestione.
Italia
e Germania, infatti, hanno ribadito la linea del massimo dell’assistenza
all’Ucraina ma senza coinvolgimento diretto".
Eppure
il Cremlino parla di uno scontro diretto già in atto tra Nato e Russia.
"Propaganda
di regime. Putin, tutto compreso, è un politico razionale e non credo che abbia
interesse ad attaccare Paesi dell’Alleanza Atlantica. Sa bene cosa rischia. Non
ci sono pericoli nel breve termine".
La
situazione in Medio Oriente influisce anche sul conflitto ucraino?
"Domanda
complessa. Tenderei a escludere un coinvolgimento diretto di Mosca nell’attacco
del 7 ottobre, ma se c’è un Paese che ha beneficiato del raid di Hamas, è
proprio la Russia.
Per
qualche mese, infatti, i media occidentali, si sono dimenticati della guerra in
Ucraina.
Inoltre, sullo scacchiere mediorientale si
sono riprodotti grosso modo gli stessi schieramenti geopolitici che si
fronteggiano nell’Est europeo".
Il
generale ucraino “Budanov” è ora in pressing sulla Germania per i missili
‘intelligenti’ Taurus: perché possono essere la svolta.
La
prossima crisi "più grande del Covid": paralisi
dell'approvvigionamento energetico,
delle
comunicazioni, dei trasporti.
Lo
scenario di "attacco informatico"
del
WEF, "inaugura il grande reset".
Globalresearch.ca
- Prof. Michel Chossudovsky – (8 aprile 2024) – ci dice:
WEF:
"Ci sarà un'altra crisi. Sarà più significativo. Sarà più veloce di quello
che abbiamo visto con il COVID".
Introduzione
e aggiornamento dell'autore.
Il
World Economic Forum (WEF), che rappresenta le élite finanziarie occidentali,
ha svolto un ruolo chiave nel lancio del lockdown dell'11 marzo 2020, che ha
favorito un processo mondiale di caos economico e sociale.
Ha inoltre sostenuto il lancio del vaccino
contro il Covid-19 nel novembre 2020, che (ampiamente documentato) ha favorito
(in tutto il mondo) una tendenza all'aumento della mortalità e della morbilità.
E ora
ci stanno "promettendo" una crisi che è "molto peggio del
Covid".
Negli
ultimi quattro anni, a partire da gennaio 2020, " l'innesco deliberato del
caos" è diventato parte di un'agenda ampia e complessa:
la
guerra in Ucraina,
l'aumento
dei prezzi dell'energia,
l'attivazione
di fallimenti,
il
crollo dell'attività economica,
povertà
diffusa, carestia e disperazione.
Nei
recenti sviluppi, Washington ha approvato
il
genocidio di Israele diretto contro il popolo palestinese.
Un'agenda
militare USA-NATO-Israele nel dispiegarsi contro il Medio Oriente allargato.
Le
minacce degli Stati Uniti contro l'Iran.
Minacce
USA-NATO dirette contro la Federazione Russa.
Confronto
diretto contro la Cina.
Attacchi
informatici.
L'articolo
che segue si concentra sui pericoli della guerra informatica, annunciati per la
prima volta dal World Economic Forum (WEF) nel 2020.
Nel
2021, il WEF ha condotto una simulazione di attacchi informatici che
coinvolgono uno scenario di paralisi dell'alimentazione, delle comunicazioni,
dei trasporti, di Internet.
Klaus
Schwab ha lasciato intendere senza mezzi termini, sulla base di "uno
scenario simulato", che un attacco informatico:
"
Potrebbe portare a un arresto completo dell'approvvigionamento energetico, dei
trasporti, dei servizi ospedalieri, della nostra società nel suo complesso...
Da
questo punto di vista, la crisi del COVID-19 sarebbe vista come un piccolo
disturbo rispetto a un grande attacco informatico".
Il
film "Leave the World Behind" di Barack e Michelle Obama:
attacco
informatico, "caos sincronizzato", collasso, "guerra civile."
Di
recente è emerso un altro elemento controverso.
Disponibile
su “Netflix”, Hollywood ha rilasciato " Leave the World Behind" prodotto dall'ex presidente Barack
Obama e dalla First Lady Michelle Obama, basato sulla sceneggiatura del romanzo
di “Rumaan Alam”.
Il
regista è “Sam Esmail”.
"Leave
the World Behind" descrive il disfacimento della società sulla scia di un attacco a
sorpresa da parte di un aggressore sconosciuto, che " prevede un attacco informatico
alla rete elettrica degli Stati Uniti".
Il
romanzo di “Rumaan Alam” "Leave the World Behind" è stato pubblicato
nell'ottobre 2020, diversi mesi dopo la campagna di paura e il
"lockdown" per il Covid-19 dell'11 marzo 2020.
In
un'intervista con “The Guardian”: (26 ottobre 2021 ) “Rumaan Alam” dice:
"
Non avevo mai sentito la parola coronavirus prima di febbraio 2020. A un
livello molto elementare, il libro drammatizza l'essere intrappolati in casa e
non avere abbastanza informazioni – ed è successo che sia stato pubblicato in
una realtà in cui molti lettori sentivano di essere intrappolati nel loro caso
e di non avere abbastanza informazioni. Quindi è una strana risonanza ...
Il
rapporto individuale con l'ansia per il clima, l'assurdità del momento
contemporaneo, il nostro rapporto distorto con la tecnologia. La gente pensa e
parla di queste cose, quindi ha senso che ci siano libri su di essa.
... Le
persone di cui sto parlando sono le persone che sono. Il giorno in cui è
iniziato il lockdown, qual è stata la prima cosa che abbiamo fatto? A parte
fare la spesa, tutti quelli che conosco, me compreso, sono andati a fare la
spesa...
Secondo”
Joseph Mercola “in una recensione attentamente studiata del film "Lascia il mondo dietro":
L’
attacco informatico farà apparire la “pandemia
di COVID” come un inconveniente minore rispetto a quanto più volte
"promesso" negli ultimi anni dal fondatore del World Economic Forum
(WEF)” Klaus Schwab”.
"Lasciati
il mondo alle spalle" non predica ideologie di preparazione né indulgere in
fantasie apocalittiche.
Piuttosto, offre uno sguardo sulle potenziali
ramificazioni dei guasti sociali e sulla capacità della condizione umana sia di
disperazione che di resilienza (Mercola , 7 gennaio 2024).
Il
romanzo di “Rumaan Alam” descrive gli impatti sociali di un blackout che
colpisce l'intera costa orientale degli Stati Uniti.
Non ci
sono prove concrete in questa fase che i produttori e il regista di "Leave the World Behind" fossero a conoscenza della simulazione di un attacco informatico
condotta dal World Economic Forum (WEF) per la prima volta nel luglio 2020.
La questione richiede ulteriori indagini.
Esiste
il Video: "Lasciare il mondo alle
spalle."
Simulazione
“WEF Cyber Polygon” 2020.
Un
"attacco terroristico informatico" progettato che porta a
interruzioni senza precedenti?
È qualcosa che dovremmo prendere sul serio?
Il
World Economic Forum ci avverte di una nuova crisi con "implicazioni
economiche e sociali ancora più significative di COVID19".
"Proteggere
adeguatamente le persone", afferma a suo tempo l'ex primo ministro
britannico Tony Blair nel video sopra indicato.
"
Quale minaccia potrebbe avere un impatto maggiore?"
Esiste
il video del “ contadino dell'era glaciale”:
"analizza
l'esercitazione da tavolo "Cyber Polygon" del WEF, i suoi
partecipanti e la programmazione predittiva intorno a un incombente attacco
informatico su larga scala alle infrastrutture critiche che scatenerebbe un
Inverno Oscuro e contribuirà ad inaugurare il Grande Reset".
Esiste
il Video: La prossima crisi "più grande del Covid".
“Jeremy
Jurgens “, direttore generale del WEF:
Le
parole di “Jeremy Jurgens” ,
amministratore delegato del WEF e capo del “Centro per la quarta rivoluzione
industriale del WEF”:
"Credo che ci sarà un'altra crisi.
Sarà più significativo.
Sarà
più veloce di quello che abbiamo visto con il COVID.
L'impatto sarà maggiore e, di conseguenza, le
implicazioni economiche e sociali saranno ancora più significative".
Qual è
l'asso nella manica di Klaus Schwab?
Un taglio
geopolitico:
la simulazione del poligono cibernetico del 2021.
Lo
scenario di simulazione dei poligoni cibernetici del WEF del 2021 aveva
un'ovvia inclinazione geopolitica "contraddittoria".
L'evento
è stato presieduto dal primo ministro russo “Mikhail Mishustin” e numerose
istituzioni finanziarie, media ed enti di comunicazione russi sono stati
invitati dal WEF.
All'evento
hanno partecipato 48 paesi, 41 i partner di cui 10 dalla Russia e dal
Kazakistan :
tra
questi figurano l'agenzia di stampa
TASS, NTV , Sberbank , la più grande
banca russa e un'istituzione finanziaria leader a livello mondiale, il “Gruppo Mail.ru” , la più grande della
Russia. provider Internet, MTS, il
principale gruppo di telecomunicazioni russo, l'Ufficio legale statale della
regione di Omsk , Siberia.
Potenti
istituti finanziari bancari del Kazakistan.
Tra
gli altri.
Esistono
anche i presupposti del programma di formazione , che si basano sugli “hacker
informatici dei terroristi”.
È ampiamente
documentato:
il World Economic Forum (WEF) è stato determinante nel
sostenere l'agenda militare USA-NATO nei confronti dell'Ucraina.
Non ha
partecipato neppure un rappresentante della Repubblica popolare cinese.
La “Cyber Polygon Simulation” (luglio 2021)
aveva lo scopo di favorire lo scontro tra Cina e Russia?
Gli
attacchi informatici sono contemplati come parte di un'agenda militare globale?
Il
processo di "digitalizzazione totale"
Nel
novembre 2023, come documentato in un articolo di “Peter Koenig”, le élite
finanziarie sono passate dalla "simulazione di scenari" alla vera e
propria "implementazione".
Hanno
affidato alla “Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo”
(UNCTAD) "
il ruolo di portabandiera... dell'assalto mortale della digitalizzazione
totale".
Koenig
si concentra sulla " smantellamento di una società digitale", che
potrebbe essere condotto sotto forma di un attacco informatico mondiale (proprio come sottolineato da Klaus
Schwab nella sua dichiarazione del 2021).
(Michel
Chossudovsky, Ricerca globale, 8 aprile 2024).
I
massicci finanziamenti degli Stati Uniti
per la guerra biologica hanno creato
un "complesso industriale biobellico –
vax" – che minaccia di inghiottire
l'Occidente.
Unz.com
- CHARLES BAUSMAN – (5 APRILE 2024) – ci dice:
Le
prove russe rispecchiano le affermazioni di RFK, Tucker, Elon, Tulsi. Ancora un
altro blob di "tutta la società" con una vita propria.
Nomi -
da un rapporto russo sul mega-blob di armi biologiche - vaccini degli Stati
Uniti.
Punto
principale:
sono nuovo su questo argomento, e dopo aver
scritto questo articolo e aver lasciato invecchiare per un giorno o due (sempre
una buona idea quando ci si avventura in qualcosa di nuovo e complicato), mi
sono reso conto che la migliore intuizione che ho avuto da quando ho letto su
questo e ho cercato di dargli un senso, è che il massiccio finanziamento da
parte dello stato di sicurezza degli Stati Uniti per le armi biologiche per
decenni ha creato un "blob" che ha divorato enormi sezioni di società
– comprese le grandi case farmaceutiche e il nostro sistema sanitario.
La
nostra dipendenza dai vaccini è in gran parte il risultato di questo
finanziamento della guerra biologica.
Qui,
sto prendendo in prestito pesantemente le “idee di Mike Benz” che ha descritto un fenomeno simile nel
"complesso industriale della censura".
Sono
convinto che l'opera di “Benz “sia un evento di enorme importanza che viene
ancora sottovalutato.
Ha
ottenuto una grande esposizione a causa di un recente video di “Tucker” e le
persone stanno iniziando a prenderne atto.
Non posso esortarvi abbastanza a seguirlo su
Twitter e capire cosa sta dicendo.
Una delle intuizioni centrali di “Benz” è che i
massicci finanziamenti dello stato di sicurezza per anni, e la necessità di
aggirare le leggi, portano a un fenomeno di "intera società", in cui
lo stato di sicurezza coopta interi settori della società – media, università,
governo, IT, ecc. – al fine di sostenere i propri obiettivi di censura.
Lo
chiama "il blob". Inizia con dati degli inizi nel 2016.
Mentre
pensavo a tutta questa connessione tra armi biologiche e vaccini, mi sono reso
conto che è molto simile.
In questo caso il massiccio finanziamento è
andato avanti per decenni, ed è stato molto più grande. Il risultato di entrambi è ugualmente
pericoloso: per me, mettere a tacere la libertà di parola è tanto grave quanto
essere avvelenati da armi biologiche e vax.
Ecco
l'articolo che ho scritto originariamente.
L'intuizione
più importante è il parallelo con le idee di “Benz”.
(Mosca,
Russia.)
La maggior parte probabilmente sarebbe
d'accordo sul fatto che stiamo assistendo a una grande lotta tra il bene e il
male.
L'elenco degli orrori rivelati è lungo, alcuni
più terrificanti di altri.
La mia
lista di alcuni dei peggiori:
l'avvelenamento del cibo, dell'acqua e dell'aria;
frodi elettorali su larga scala, massicci
programmi governativi per eliminare la libertà di parola, sorveglianza di
massa, genocidio dei palestinesi e una possibilità molto reale che scoppi la
Terza Guerra Mondiale.
È una
battaglia campale, con entrambe le parti che otterranno vittorie e sconfitte su
un ampio fronte.
Quando mi chiedo, dove potrebbero essere
vulnerabili i buoni?
dove i cattivi potrebbero infliggere un colpo
devastante? una delle opzioni più spaventose e, purtroppo, del tutto plausibile
sarebbe quella di scatenare un'arma biologica devastante sul mondo.
L'ho pensato da quando il Covid ci ha colpito,
e anche prima.
Stanno
emergendo prove sempre più indiscutibili che, sfortunatamente, questa è una
possibilità molto reale:
si
scopre che gli Stati Uniti hanno un enorme programma segreto di armi biologiche
che risale al 1947 e che negli ultimi due decenni è esploso in termini di
dimensioni e finanziamenti.
La sua
portata è cresciuta a tal punto ed è così complessa da sfidare una semplice
descrizione, ma ricercatori, politici, informatori, giornalisti e burocrati di
tutto il mondo stanno lentamente mettendo insieme i pezzi – e la Russia ha
molto da aggiungere per collegare i punti.
Secondo
RFK Jr., 13.000 scienziati in tutto il mondo sono attualmente impiegati da
esso, finanziati da molte $miliardi, lavorando duramente in circa 400
laboratori, inventando chissà quali orrori, nuovi vaccini e armi biologiche in
tandem, costando molti $miliardi in spese dirette, e chissà quante centinaia di
miliardi di dollari o addirittura trilioni di dollari di costi indiretti per la
società.
Alcuni
sostengono che questo “blob”, se non viene fermato, e se non decima l'umanità
con la malattia, potrebbe mandare in bancarotta l'Occidente.
Nessuno
sa quali armi potrebbero essere già state sviluppate, in attesa di essere
dispiegate, o quanto gli scienziati illusi siano vicini a qualche sinistra
scoperta.
Come
giornalista che vive a Mosca da molti anni, so che i media russi ne parlano fin
dai tempi sovietici, e no, non è "propaganda".
Esiste una comunità di esperti in Russia il
cui lavoro in un modo o nell'altro si interseca con questo argomento –
giornalisti, scienziati, militari russi, burocrati, ecc., e hanno sempre affermato che
l'attività degli Stati Uniti in quest'area è molto più estesa e nefasto di
quanto il pubblico occidentale si renda conto.
Ha
fatto notizia durante e intorno all'invasione russa della Georgia nel 2008, con
le affermazioni russe secondo cui lì c'erano” misteriosi biolab statunitensi”,
molto probabilmente per applicazioni militari. L'argomento è diventato scottante
durante l'attuale conflitto in Ucraina, quando la Russia ha affermato di aver
sequestrato laboratori simili, insieme a documenti incriminanti.
E poi
c'è la debacle del Covid, con i governi russo e cinese che ora accusano il
Covid di essere un'arma biologica statunitense rilasciata deliberatamente o
accidentalmente.
Ciò
che mi ha portato a scrivere questo articolo (o forse questa serie) è che
recentemente mi sono reso conto che una narrativa simile sta guadagnando
terreno negli Stati Uniti.
L'impatto maggiore deriva da un nuovo libro di
RFK Jr.
Alcuni potrebbero ricordare che ha recentemente
pubblicato un libro che distrugge completamente Fauci, e pensa che sia quello. Quanti libri può scrivere questo
ragazzo e anche candidarsi alla presidenza?
Ma non
è quello, quello di cui parlo è uscito a dicembre dell'anno scorso, dopo quello
di Fauci, e
si intitola ' The Wuhan Cover up'.
Il titolo non rende davvero il concetto
principale, ovvero che gli Stati Uniti hanno un enorme programma di armi
biologiche che minaccia di inghiottire il mondo intero.
Viene
ignorato dai media blob, ma elogiato dai media onesti.
Le
prove russe rispecchiano le affermazioni di RFK, Tucker, Elon e Tulsi.
Ma non
è solo RFK.
Tucker,
Elon, Tulsi e Rand Paul ci stanno lavorando.
“Rand
Paul” ha recentemente annunciato nuove udienze al Congresso. L'ultima volta che lo ha fatto nel
2022 ha assolutamente malmenato Fauci, esponendolo come un bugiardo e un
truffatore.
E ci
sono molti giornalisti eccellenti che approfondiscono, di cui parleremo più
avanti.
Ci
sono buone ragioni per sospettare che ciò che la Russia ha da contribuire a
svelare questa storia potrebbe essere molto prezioso.
Per
decenni sotto l'Unione Sovietica, la Russia ha avuto un programma di armi
biologiche che è stato interrotto dopo il crollo dell'URSS, ora ripreso
(puramente difensivo secondo i russi), a causa del rapido perseguimento da
parte degli Stati Uniti.
Ciò significa generazioni di scienziati di
alto livello e spie con finanziamenti sostanziali il cui compito è quello di
capire come vengono sviluppare queste armi, cosa stanno facendo gli Stati
Uniti, di cosa sono capaci queste armi, le prove che vengono sviluppate e come
difendersi da esse.
Ci
sono pochissimi paesi al mondo con le risorse e le competenze scientifiche e di
intelligence per essere una forza in questo campo, e la Russia è esattamente
tra i primi 3, insieme a Cina e Stati Uniti.
"Svelare"
è il termine giusto qui, perché il quadro emergente è così complesso e ampio
che è difficile persino per gli esperti ricostruirlo, oscurato in un pantano di
scienza incomprensibile, che abbraccia strutture politiche, grandi aziende farmaceutiche,
media e mondo accademico, e "filantropia", per citarne alcuni.
In
nessun modo pretendo o desidero essere un esperto.
Rabbrividisce il pensiero.
Gli
sport cruenti, ovvero la storia e la politica, sono sempre stati la mia
passione e, più recentemente, il cristianesimo.
Quando le persone blaterano di cellule e
membrane, genomi ed eliche di DNA o qualsiasi altra cosa, onestamente, divento
impaziente.
Ma
quando mi sono reso conto che queste due narrazioni parallele si stavano
sviluppando in Russia e in Occidente, in gran parte indipendenti l'una
dall'altra, mi è venuto in mente che probabilmente sarebbe stato un servizio
pubblico a colmare le due realtà e a rendere ciò che dicono i russi più
accessibile a tutti.
Pubblico
e ricercatori occidentali.
La mia
comprovata incompetenza in campo scientifico è un vantaggio, poiché mi
costringe a spiegare le cose in termini comprensibili a un vasto pubblico.
Sicuramente
hai familiarità con il fenomeno dei giornalisti che lanciano in giro parole da
10 dollari, cercando disperatamente di nascondere che non hanno idea di cosa
stanno parlando?
Non sto commettendo questo errore.
Ammetto
liberamente di non comprendere la scienza dietro tutto questo, né mi interessa,
né ne ho il tempo.
Quello
che posso fare è collegare alcuni punti che sono semplici e ovvi.
Il mio
obiettivo è renderlo il più accessibile possibile a un vasto pubblico, perché
ciò che ci viene detto è molto, molto importante e, come ho detto sopra, è uno
dei peggiori pericoli che ci minacciano.
Un'ulteriore
prova del fatto che Kennedy e gli altri abbiano scoperto qualcosa è una serie
di articoli che si trovano rapidamente sull' inter web dei soliti sospetti
sponsorizzati da “blob”, che sostengono in modo esaustivo, citando
"esperti", che tutte queste affermazioni sono sciocchezze o
propaganda russa.
Articoli
da $ 10 parole.
Questo
è spesso un segno sicuro che qualcosa non va.
Ho
evitato anche di affrontare questo pasticcio a causa della sua complessità.
Il
tempo necessario per capirlo anche superficialmente ha un costo proibitivo.
Forse alcuni di voi hanno familiarità con il
lavoro inestimabile e innovativo di “Mike Benz” nel denunciare il
"complesso censura-industriale".
Meglio
seguirlo su Twitter.
Credo
che questo disastro delle armi biologiche sia grande, importante e complicato,
e abbia delle somiglianze, nel modo in cui una massiccia quantità di
finanziamenti governativi ha favorito e cooptato intere industrie e settori,
creando un blob che ha una vita propria, e come è guidato dallo stato fantasma.
La differenza tra me e Benz è che lui ha
passato 5 anni a sbrogliarlo, mentre io ho passato un paio di pomeriggi
(scusate, è tutto quello che ho).
Sto
scrivendo questo perché penso che sia importante, e davvero non voglio che i
miei figli o i vostri vengano colpiti da un super-insetto sponsorizzato da uno
psicopatico.
Inizierò
con il delineare il quadro che emerge dall'Occidente.
Il
lavoro pesante è nel libro di “Kennedy”:
I
servizi segreti statunitensi sono ossessionati dalle armi biologiche sin dalla
fine della Seconda Guerra Mondiale, quando, nella loro genialità, le adottarono
come un ottimo modo per combattere l'URSS.
Una
storia lunga e raccapricciante in cui gli Stati Uniti li hanno usati contro i
loro avversari nel corso dei decenni e li hanno testati sulla propria
popolazione e su altri paesi, tutto tenuto top secret.
Lo
sviluppo di vaccini è inerente allo sviluppo di armi biologiche, perché l'idea
stessa delle armi biologiche è inventarne una e poi inventare un vaccino, in
modo da poterlo usare sul tuo avversario senza che la tua fazione si ammali.
Il
motore della ricerca sul “guadagno di funzione” non sono gli antidoti alle
malattie, ma piuttosto l'invenzione di armi biologiche.
Lo”
stato profondo” ha utilizzato l'11 settembre per giustificare la massiccia
espansione del programma, presentato ingannevolmente al pubblico come misura
difensiva contro il "terrorismo".
Enormi
quantità dei dollari delle vostre tasse sono state spese per questo, molti,
molti miliardi, risucchiando un gran numero di cervelli dalla scienza che
potrebbero effettivamente aiutare l'umanità.
I finanziamenti sono così ingenti che hanno
inghiottito e corrotto l'intero pano polio delle agenzie mediche,
farmaceutiche, accademiche, editoriali e di sanità pubblica, con tutto ora
concentrato su armi, vaccini e risposta alla pandemia, ovvero blocchi, censura,
ecc. i finanziamenti sono arrivati in vero stile spettrale, attraverso ritagli
e false "fondamenta".
Questa
ricerca è stata fatta in tutto il mondo, anche, contro intuitivamente, in
collaborazione con i cinesi. (Il libro fornisce una buona spiegazione del perché questo
ha effettivamente senso).
Il “Covid”
è stata un'arma biologica degli Stati Uniti che è stata rilasciata,
accidentalmente o deliberatamente.
Attualmente
ci sono 400 laboratori di armi biologiche collegati agli Stati Uniti sparsi in
tutto il mondo, alimentati da questo flusso di denaro proveniente dai
contribuenti statunitensi.
Questo
“blob” richiede, tra le altre cose, tracciamento, sorveglianza e censura
orwelliani, perché è una questione di "sicurezza nazionale".
L'intera
faccenda si è trasformata in uno dei maggiori motori del globalismo.
Conclusione:
chiudete l'intera dannata cosa prima che distrugga l'umanità.
Non ho
avuto il tempo di leggerlo.
L'ho
ottenuto da un'eccellente e più dettagliata descrizione da “Substack” di “Debbie
Lerman”.
Consiglio
vivamente la lettura per ulteriori dettagli strabilianti.
Voglio
mantenerlo il più breve e accessibile possibile, quindi solo molto veloce,
qualche altra roba buona.
Uno
dei miei giornalisti investigativi preferiti,” Larry Romanoff”, che per ragioni
che non comprendo del tutto non è molto seguito in Occidente, (è un americano
che vive in Cina) ha appena rilasciato informazioni devastanti sull'argomento.
Una
volta veniva pubblicato su “Unz”, ma per qualche motivo ha smesso di farlo, e
non si occupa di social media.
Si
tratta fondamentalmente di un libro, pubblicato sotto forma di 17 articoli.
È principalmente una storia scioccante delle armi
biologiche statunitensi, ma copre anche gli ultimi sviluppi e conclude anche
che Covid era una fuga di armi biologiche statunitensi.
È un buon complemento al libro di Kennedy.
Inoltre non ho avuto il tempo di leggerlo, ma
il lavoro precedente di “Romanoff è oro” (consiglio vivamente di verificarlo)
e, sfogliando questi, sembra che lo siano anche loro.
Una
delle argomentazioni di “Romanoff” è che il “CDC” si maschera da agenzia
sanitaria civile, ma in realtà fa parte dell'establishment della difesa
statunitense, da cui prende ordini.
“Debbie
Lerman” è arrivata ad una conclusione simile.
Una relazione simile è stata recentemente scoperta tra
l'RKI (la versione tedesca del CDC) e l'esercito tedesco.
Un
altro prezioso contributo viene da “Katherine Watt “(Substack), una
ricercatrice legale che spiega come la legislazione che fa rispettare tutta
questa spazzatura sia stata abilmente elaborata nelle nostre leggi nel corso
dei decenni.
Ottimo “pod cast” recente con “James Deling” pole, o
una versione breve su Rumble – Substack di “Toby Rogers” ha anche alcune buone
intuizioni che spiegano come le tesi di” RFK” significano che questo programma
di armi biologiche/vaccini probabilmente manderà in bancarotta la società
occidentale, consumando tutto ciò che la circonda in malattia.
E,
naturalmente, vale la pena seguire bio- clandestine su Twitter o Telegram,
grazie ai quali ho iniziato a venire a conoscenza di tutta questa roba.
Ecco
un buon articolo sulla storia delle “armi biologiche statunitensi” di “Aaron
Good”.
Questo
è tutto ciò per cui ho tempo oggi.
Se volete che scriva di più, fatemelo sapere
nei commenti.
Il passo successivo sarebbe quello di esporre
ciò che i russi stanno dicendo.
Ho
ascoltato un paio dei loro “podcast” e ho parlato con uno dei maggiori esperti.
Ho
ricevuto una telefonata dall'addetto stampa del generale” Igor Kirillov “al
Ministero della Difesa.
Kirillov,
che è a capo delle forze di difesa russe per le armi biologiche, è
l'artiglieria pesante nello spazio russo su questo, bombardando l'Occidente con
presentazioni “power point” con molti cerchi e frecce che mostrano come le
diverse parti del blob lavorano insieme, facendo nomi, brandendo 20.000 pagine
di documenti potenzialmente sequestrati in Ucraina che dovrebbero ricevere.
Da
quello che ho trovato su internet non riesco a farne testa o racconti, ma forse
me lo possono spiegare.
Il suo
dipartimento realizza anche video accattivanti che ritraggono il loro lavoro
quotidiano.
Sembra
molto serio:
Anche
un importante diplomatico russo è entrato nella mischia delle informazioni, e
poi c'è “Vasily Nebenzya” alle Nazioni Unite, che ha avanzato accuse simili.
E ci
sono più giornalisti e scienziati russi all'opera.
Sicuramente
c'è qualcosa lì, non credi?
Da
quello che sono riuscito a raccogliere, confermano molto di ciò che dicono
Kennedy e altri, e li precedono.
Alcune
delle rivelazioni che ho riscontrato sono piuttosto degne di nota. C'è qualcosa
di buono lì, è solo questione di tirarlo fuori.
Come
ho detto, non ho molto tempo, ma posso facilmente raccogliere le cose facili
semplicemente seduti in superficie e lanciarle nelle inter web. Forse qualcuno
con più capacità di me può farne uso.
Le
radici ebraiche
della
furia di Gaza.
Intervista
di Mike Whitney con Ron Unz.
Unz.com - RON UNZ E MIKE WHITNEY – (11 MARZO
2024) – ci dice:
Ron
Unz:
Penso
che la causa sia una complessa miscela di tutti questi diversi fattori,
ciascuno dei quali è più importante per individui diversi.
Ma ovviamente l'evento scatenante è stato il
“raid di grande successo di Hamas del 7 ottobre” e lo shock e l'orrore totali
che ha inflitto a una società israeliana molto compiacente.
Come
ho scritto a dicembre:
Per
anni, molte migliaia di palestinesi sono stati tenuti prigionieri senza
processo in Israele, spesso in condizioni brutali, e tra questi prigionieri
c'erano un gran numero di donne e bambini.
Quindi “Hamas” sperava di catturare alcuni israeliani
che avrebbero potuto essere scambiati per la loro libertà, e ci è riuscito
oltre i loro sogni più sfrenati, riportando a Gaza circa 240 prigionieri.
Nelle
interviste successive con i media israeliani e stranieri, gli ostaggi ebrei
rilasciati o salvati hanno descritto quanto bene e rispettosamente fossero
stati trattati dai loro sequestratori di “Hamas”.
Questo
straordinario risultato militare è stato una diretta conseguenza dell'arroganza
e dell'eccessiva fiducia degli israeliani, che avevano dato per scontato che le
molte centinaia di milioni di dollari investiti nelle difese del confine di
Gaza, dotate di banchi di sensori elettronici ad alta tecnologia e sistemi di
controllo remoto azionavano mitragliatrici, rendendoli impermeabili a qualsiasi
attacco di “Hamas”.
Ma
questi ultimi hanno utilizzato piccoli droni poco costosi e altre tattiche
innovative per disabilitare quelle difese, per poi sfondare la barriera in
numerosi punti.
Ciò ha
consentito a 1.500 militanti di Hamas armati alla leggera di attraversare e
invadere numerose basi militari, kibbutz militari e stazioni di polizia, alcune
delle quali all'interno del territorio israeliano.
L'IDF
è stato letteralmente sorpreso a sonnecchiare, con molte delle sue sentinelle
addormentate o lontane dalle loro postazioni, e” Hamas “ha ottenuto un successo
iniziale di gran lunga superiore alle loro aspettative.
La
risposta israeliana a questo attacco militare devastante e del tutto
inaspettato è stata di panico, disorganizzazione e grilletto facile, con i
piloti di elicotteri Apache incapaci di distinguere gli amici dai nemici sulla
strada e limitandosi a far esplodere qualsiasi cosa si muovesse.
Le
riprese video mostrano che centinaia di auto israeliane sono state incenerite
dai missili “Hellfire” , con alcuni di questi veicoli guidati da militanti di “Hamas”
con o senza ostaggi israeliani e altri guidati da civili israeliani in fuga.
Dalla
metà degli anni '80, Israele ha adottato una controversa politica militare nota
come “Direttiva
Annibale, in base alla quale tutti gli
israeliani catturati da militanti palestinesi che non possono essere
prontamente salvati devono essere uccisi per evitare che diventino ostaggi.
7 ottobre come "una messa di Annibale".
Carri
armati e missili ad alto potenziale esplosivo sono stati usati per far saltare
gli edifici occupati dai combattenti di “Hamas” e dai loro prigionieri
israeliani, uccidendo tutti.
Sulla
base delle prove esistenti, penso che forse solo 100-200 civili israeliani
disarmati potrebbero essere stati uccisi dai combattenti di “Hamas 2, in molti
casi inavvertitamente, mentre tutti gli altri sono morti per mano dell'esercito
israeliano dal grilletto facile.
Ma
ammettere fatti così imbarazzanti avrebbe inferto un colpo tremendo al governo
israeliano, così invece gli sforzi di propaganda sono stati messi in moto,
promuovendo le menzogne più ridicole e le bufale delle atrocità che coinvolgono
bambini decapitati, bambini cotti nei forni e diffusi stupri di gruppo e
mutilazioni sessuali di “Hamas”, nessuno dei quali sembra avere alcun
fondamento nella realtà.
(Gaza
e i pericoli della paranoia ebraica Ron Unz · Ron Unz · • 18 dicembre 2023)
Non
solo questa ondata di propaganda disonesta ha contribuito a nascondere
l'umiliazione militare di Israele, ma ha anche alimentato un'enorme rabbia
popolare, producendo un sostegno quasi universale al brutale massacro di
ritorsione di decine di migliaia di civili indifesi di Gaza che seguì presto.
Secondo
“Max Blumenthal”, i sondaggi hanno mostrato che fino al 98% degli israeliani
sostiene i massicci attacchi in corso contro Gaza, e quasi la metà ritiene che
la risposta militare di Israele sia stata in realtà troppo contenuta.
Questa
strategia si sposava perfettamente anche con gli obiettivi di lunga data dei
membri più estremisti del gabinetto di Benjamin Netanyahu, che per motivi
religiosi hanno sempre chiesto l'espulsione di tutti i palestinesi e la
creazione di un Grande Israele che si estendesse "dal fiume al mare",
popolato esclusivamente da ebrei.
La
sopravvivenza del governo di Netanyahu dipendeva interamente da quella piccola
fazione politica, e credeva che il loro sostegno si sarebbe consolidato se la sua
operazione militare fosse riuscita a uccidere o cacciare tutti i palestinesi.
Un
tale risultato lo avrebbe anche consacrato come una figura di spicco nella
storia nazionale di Israele, il leader che ha finalmente raggiunto l'espansione
territoriale permanente che molti dei suoi predecessori avevano a lungo
desiderato.
Nel
frattempo, ogni settimana di continuo combattimento ritardava qualsiasi indagine pubblica
sul suo disastroso fallimento del 7 ottobre, che sperava potesse essere alla
fine riscattato da una vittoria militare e da una conquista territoriale.
Domanda
2: Razzismo
israeliano?
Il
razzismo gioca un ruolo nel modo in cui i palestinesi vengono trattati?
Ron
Unz:
Come ho discusso in un lungo articolo del
2018, la parola "razzismo" è un termine troppo blando per descrivere
l'atteggiamento del giudaismo ortodosso tradizionale nei confronti di tutti i
non ebrei.
Attingendo al lavoro fondamentale del “prof.
israeliano Israel Shahak”, ho evidenziato alcuni fatti importanti:
Se
queste questioni rituali costituissero le caratteristiche centrali del
giudaismo religioso tradizionale, potremmo considerarlo come una sopravvivenza
piuttosto colorata ed eccentrica dei tempi antichi.
Ma
sfortunatamente, esiste anche un lato molto più oscuro, che riguarda
principalmente il rapporto tra ebrei e non ebrei, con il termine altamente
dispregiativo goyim spesso usato per descrivere questi ultimi.
Per dirla senza mezzi termini, gli ebrei hanno
un'anima divina e i goy no, essendo semplicemente bestie con sembianze umane.
In
effetti, la ragione principale dell'esistenza dei non ebrei è quella di servire
come schiavi degli ebrei, con alcuni rabbini di altissimo rango che
occasionalmente affermano questo fatto ben noto.
Nel 2010, il principale rabbino sefardita di
Israele ha usato il suo sermone settimanale per dichiarare che l'unica ragione
dell'esistenza dei non ebrei è servire gli ebrei e lavorare per loro.
La riduzione in schiavitù o lo sterminio di
tutti i non ebrei sembra un obiettivo ultimo implicito della religione.
Le
vite degli ebrei hanno un valore infinito, mentre quelle dei non ebrei non ne
hanno affatto, il che ha ovvie implicazioni politiche.
Ad
esempio, in un articolo pubblicato, un eminente rabbino israeliano spiegava che
se un ebreo avesse bisogno di un fegato, sarebbe perfettamente accettabile e
addirittura obbligatorio uccidere un gentile innocente e prendere il suo.
Forse
non dovremmo essere troppo sorpresi che oggi Israele sia ampiamente considerato
come uno dei centri mondiali del traffico di organi.
Come
ulteriore illustrazione dell'odio ribollente che l'ebraismo tradizionale
irradia verso tutti coloro che hanno un background diverso, salvare la vita di
un non ebreo è generalmente considerato improprio o addirittura proibito, e
intraprendere qualsiasi azione del genere di sabato sarebbe una violazione
assoluta dell'editto religioso.
Tali dogmi sono certamente ironici, data la
diffusa presenza di ebrei nella professione medica durante gli ultimi secoli,
ma sono venuti alla ribalta in Israele quando un medico militare di mentalità
religiosa li ha presi a cuore e la sua posizione è stata sostenuta dalle più
alte autorità religiosa del paese.
“Shahak”
sottolinea anche la natura assolutamente totalitaria della società ebraica
tradizionale, in cui i rabbini avevano il potere di vita e di morte sui loro
fedeli, e spesso cercavano di punire la deviazione ideologica o l'eresia usando
questi mezzi.
Erano
indignati dal fatto che questo diventasse difficile man mano che gli stati
diventavano più forti e proibivano sempre più tali esecuzioni private.
I
rabbini liberalizzatori furono a volte assassinati e “Baruch Spinoza”, il famoso filosofo ebreo dell'Età
della Ragione, sopravvisse solo perché le autorità olandesi si rifiutarono di
permettere ai suoi compagni ebrei di ucciderlo.
Data
la complessità e la natura eccezionalmente controversa di questo argomento,
vorrei esortare i lettori che trovano questo argomento di interesse a
trascorrere tre o quattro ore leggendo il” brevissimo libro di Shahak”, e poi
decidere da soli se le sue affermazioni sembrano plausibili e se potrei aver
inavvertitamente li ho fraintesi.
Oltre
alle copie su “Amazon”, l'opera può essere trovata anche su “Archive.org” e una
copia HTML molto comoda è anche disponibile gratuitamente su Internet.
Il mio
incontro, dieci anni fa, con la schietta descrizione di “Shahak” delle vere
dottrine del giudaismo tradizionale è stato certamente una delle rivelazioni
che più hanno cambiato il mondo di tutta la mia vita.
Ma man mano che gradualmente digerivo tutte le
implicazioni, tutti i tipi di enigmi e fatti sconnessi diventavano
improvvisamente molto più chiari.
C'erano anche alcune notevoli ironie, e non
molto tempo dopo ho scherzato con un mio amico (ebreo) dicendogli che avevo improvvisamente scoperto
che il “nazismo” poteva essere meglio descritto come "ebraismo per
deboli" o forse ebraismo praticato da “Madre Teresa di Calcutta”.
Potrebbe
effettivamente esserci una verità storica più profonda dietro questa ironia.
Penso
di aver letto qua e là che alcuni studiosi ritengono che Hitler possa aver
modellato alcuni aspetti della sua dottrina nazionalsocialista incentrata sulla
razza sull'esempio ebraico, il che ha davvero perfettamente senso.
Dopotutto,
vedeva che, nonostante il loro piccolo numero, gli ebrei avevano acquisito un
enorme potere nell'Unione Sovietica, nella Germania di Weimar e in numerosi
altri paesi in tutta Europa, in parte a causa della loro estremamente forte
coesione etnica, e probabilmente pensava che il suo stesso popolo germanico,
essendo molto più grandi in numero e con risultati storici potrebbero fare
ancora meglio se adottassero pratiche simili.
È
anche interessante notare che un buon numero dei principali pionieri razzisti
dell'Europa del XIX secolo provenivano da un particolare background etnico.
Ad
esempio, i miei libri di storia avevano sempre menzionato con disapprovazione
il tedesco “Max Nordau” e l'italiano “Cesare Lombroso” come due delle figure
fondanti del razzismo europeo e delle “teorie eugenetiche”, ma è stato solo di recente che ho
scoperto che “Nordau” era stato anche il cofondatore con “Theodor Herzl” del
movimento sionista mondiale, mentre il suo principale trattato razzista “Degenerazione”,
fu dedicato a” Lombroso”, suo mentore ebreo.
Ovviamente
al giorno d'oggi il “Talmud” difficilmente viene letto regolarmente tra gli
ebrei comuni, e sospetto che, ad eccezione dei fortemente ortodossi e forse
della maggior parte dei rabbini, appena una piccola parte sia consapevole dei
suoi insegnamenti altamente controversi.
Ma è
importante tenere presente che fino a poche generazioni fa, quasi tutti gli
ebrei europei erano profondamente ortodossi, e anche oggi direi che la
stragrande maggioranza degli ebrei adulti avesse nonni ortodossi.
Modelli
culturali e atteggiamenti sociali altamente distintivi possono facilmente
penetrare in una popolazione considerevolmente più ampia, soprattutto in quella
che rimane ignara dell'origine di tali sentimenti, una condizione che rafforza
la loro influenza non riconosciuta.
Una
religione basata sul principio "Ama il tuo prossimo" può o meno
essere praticabile nella pratica, ma una religione basata sul principio
"Odia il tuo prossimo" potrebbe avere effetti a catena culturale a
lungo termine che si estendono ben oltre la comunità diretta delle persone
profondamente pie.
Se a quasi tutti gli ebrei per mille o duemila
anni è stato insegnato a provare un odio ribollente verso tutti i non ebrei e
hanno anche sviluppato un'enorme infrastruttura di disonestà culturale per
mascherare tale atteggiamento, è difficile credere che una storia così
sfortunata abbia avuto assolutamente nessuna conseguenza per il nostro mondo
attuale, o per quello di un passato relativamente recente.
(American
Pravda: Stranezze della religione ebraica Ron Unz •Recensione di The Unz• 16
luglio 2018).
Domanda
3: Il
massacro della farina.
Vede
qualche ragione strategica per cui i carri armati israeliani avrebbero sparato
sui palestinesi affamati radunati nei camion degli aiuti per procurarsi cibo
per le loro famiglie o si è trattato solo di un atto di violenza sadica
destinato a intimidire le vittime?
Ron
Unz:
Proprio
come nel caso dell'intera operazione militare israeliana a Gaza, potrebbero
esserci diversi fattori dietro il massacro israeliano di quei palestinesi
affamati e disperati durante un'operazione di distribuzione di cibo.
In
primo luogo, al giorno d'oggi l'esercito israeliano e la sua struttura di
comando sono sempre più pieni di ebrei fortemente religiosi, e ho sottolineato
che le dottrine del giudaismo tradizionale considerano la vita dei non ebrei
come priva di qualsiasi valore, essendo i non ebrei semplicemente animali nella
vita quotidiana, una forma di uomini.
In effetti, un eminente rabbino israeliano una
volta dichiarò pubblicamente che "mille vite di non ebrei non valgono
l'unghia di un ebreo".
Pertanto,
massacrare i palestinesi in gran numero non ha alcuna importanza.
In un
simile quadro ideologico, se una folla considerevole di palestinesi disarmati
si avvicina troppo alle forze militari israeliane e le rende un po' nervose, la
risposta più appropriata è quella di scacciarli con colpi di carri armati
esplosivi e colpi di mitragliatrice, magari uccidendo molti di loro. E solo loro nel processo.
Ovviamente,
gli israeliani sono ancora indignati per il riuscito raid di “Hamas” del 7
ottobre, un'operazione che ha ucciso più soldati israeliani di quanti ne
fossero morti nei precedenti cinquant'anni di guerra, quindi il massacro di
qualche palestinese in più aiuta a riequilibrare ulteriormente i conti.
Inoltre,
il terrore inflitto potrebbe rendere i palestinesi molto più cauti nel cercare
eventuali scorte di cibo in futuro, aumentando così l'efficacia del blocco
della fame imposto da Israele contro la popolazione di Gaza.
Penso
che una ragionevole analogia storica possa essere trovata nell'enorme rivolta
degli schiavi che afflisse Roma durante il I secolo a.C.
Grandi
forze di schiavi guidate da un ex gladiatore di nome “Spartaco” si dimostrarono
sorprendentemente efficaci contro le unità militari romane inviate contro di
loro, e trascorsero diversi anni con successo bruciando ville senatorie e
saccheggiando le campagne italiane finché non furono finalmente sconfitte e
represse.
I romani indignati si vendicarono
crocifiggendo circa 6.000 schiavi catturati lungo l'intera Via Appia,
infliggendo quelle morti atroci sia come punizione che come mezzo esemplare per
scoraggiare eventuali future rivolte di schiavi.
In
linea con questo tipo di dure ritorsioni romane, una delle principali
organizzazioni europee per i diritti umani ha ora documentato che le forze
israeliane hanno iniziato a uccidere palestinesi passando sui loro corpi vivi
con carri armati e altri veicoli militari.
Prima
di essere pixelata, l'immagine originale su Internet era piuttosto
raccapricciante.
Il
corpo di un prigioniero palestinese, schiacciato mentre era vivo da un carro
armato israeliano.
Suppongo
che molti israeliani agitati credano ancora alla realtà dell'atrocità-bufala
secondo cui “Hamas” ha decapitato 40 bambini israeliani.
Così,
forse, presto vedremo gli israeliani decapitare 400 bambini palestinesi come
rappresaglia per quel crimine immaginario.
Domanda
4: La
creazione di uno Stato ebraico.
L'operazione
militare israeliana di 5 mesi a Gaza ha cambiato il suo modo di pensare sulla
saggezza di creare uno stato ebraico?
Ron
Unz:
Come
accade per la maggior parte di noi, mentre crescevo ho attinto la mia
conoscenza del mondo dai media mainstream e quindi ho sempre avuto una visione
molto positiva di Israele, ammirando il grande successo che aveva ottenuto
nonostante l'aspra ostilità dei suoi vicini arabi.
Da adolescente, ricordo di aver celebrato”
l'audace raid israeliano di Entebbe nel 1976”, che liberò con successo gli
ostaggi tenuti da un gruppo di terroristi tedeschi e palestinesi, un incidente
poi rappresentato in diverse produzioni di Hollywood.
Ma per
me la svolta avvenne nel 1982, quando Israele lanciò la sua invasione del tutto
ingiustificata del Libano.
Quell'operazione
uccise molte migliaia di civili libanesi e culminò nell'enorme massacro nei
campi profughi di” Sabra” e “Chatila”, in cui furono massacrati centinaia o
addirittura migliaia di donne e bambini palestinesi, alcuni dei quali in modo
particolarmente raccapricciante.
L'accademico
dissidente israeliano “Israel Shahak” aveva predetto correttamente quegli
eventi scioccanti, ma io lo avevo liquidato come un pazzo, quindi da quel
momento in poi presi le sue opinioni molto più sul serio.
Non
molto tempo dopo, il “New York Times” e altri importanti mezzi di informazione
rivelarono che, da giovane leader sionista di destra, il primo ministro israeliano in
carica era stato un grande ammiratore dell'Italia fascista e, dopo lo scoppio
della seconda guerra mondiale, aveva ripetutamente cercato per arruolare la sua
fazione sionista nell'alleanza militare dell'Asse di Hitler e Mussolini.
Alla
fine scoprii anche che durante gli anni '30 il movimento sionista tradizionale
guidato da “David Ben-Gurion” aveva formato un partenariato economico cruciale
con la Germania nazista, che pose le basi per la creazione dello “Stato di
Israele”.
(Pravda
americana: ebrei e nazisti Ron Unz · La recensione di Unz - • 6 agosto 2018).
Sebbene
questi fatti notevoli fossero importanti, ancora più importante è stato il
fatto che tali rivelazioni esplosive sono state nascoste con successo per più
di quarant'anni da tutti i nostri media occidentali filo-israeliani.
Questo mi ha convinto che non potevo fidarmi di una
sola parola che i media dicevano su Israele o sul conflitto in Medio Oriente.
Pertanto,
nel corso degli anni e dei decenni successivi, ho gradualmente vagliato questa
grande massa di propaganda disonesta, cercando di estrarre una versione più
accurata degli eventi.
Come ho discusso in un lungo articolo alla
fine dell'anno scorso, le vere circostanze della creazione di Israele nel 1948
erano davvero piuttosto scandalose, poiché i coloni sionisti pesantemente
armati, la maggior parte dei quali arrivati relativamente di recente, usarono una campagna di massacri e
brutali atrocità per espellere alcuni 800.000 palestinesi nativi provenienti
dalle terre che avevano abitato nei duemila anni precedenti.
(American
Pravda: La Nakba e l'Olocausto -Ron Unz •Recensione di The Unz• 11 dicembre
2023).
Anche
se in questi giorni, l'IDF è molto meglio armato e può contare su missili e
bombe avanzati forniti dagli americani per infliggere la maggior parte della
sua distruzione, altrimenti non sembra esserci una grande differenza tra gli
eventi di tre generazioni fa e quelli di oggi, con le forze sioniste in
entrambi i casi che si affidano al terrore per cacciare gli abitanti delle
terre che cercano di acquisire.
In effetti, quasi tutti gli abitanti di Gaza di oggi
sono i discendenti di palestinesi che erano stati violentemente espulsi dalle
loro case originarie durante quel precedente “ciclo di pulizia etnica”.
Mentre
la recente storia dei militanti di “Hamas” che arrostivano un bambino
israeliano in un forno era semplicemente una bufala di atrocità, abbiamo
testimonianze oculari che nel 1948 i militanti sionisti gettarono
effettivamente un giovane ragazzo palestinese in un forno e lo bruciarono vivo,
con la sua pistola. E il padre lo seguì presto.
Questo
solleva un punto interessante.
La
proiezione psicologica è un aspetto importante del comportamento umano, con gli
individui che spesso presumono che gli altri pensino sulla stessa linea.
Nel
corso dell'ultimo secolo o più, gli attivisti ebrei agitati sono diventati
famosi per accusare falsamente i loro avversari di commettere le atrocità più
estreme e grottesche, e mi chiedo se alcune di queste non rappresentano i loro
sogni delle punizioni che vorrebbero infliggere ai loro nemici se la situazione
fosse cambiata.
Un
aspetto particolarmente problematico della creazione di Israele riguarda un
aspetto diverso del comportamento ebraico.
In un articolo del 2018 ho notato la tendenza degli
ebrei a raggrupparsi e spesso a farsi prendere da una pericolosa frenesia:
Per
fare un'analogia approssimativa, una piccola quantità di uranio è relativamente
inerte e innocua, e lo è del tutto se distribuita all'interno di minerale a
bassa densità.
Ma se
una quantità significativa di uranio per uso militare è sufficientemente
compressa, allora i neutroni rilasciati dagli atomi di fissione causeranno
rapidamente la fissione di altri atomi, con il risultato finale di quella
reazione a catena critica che sarà un'esplosione nucleare.
Allo
stesso modo, anche un ebreo molto agitato può non avere alcun impatto negativo,
ma se il gruppo di tali ebrei agitati diventa troppo numeroso e si raggruppa
troppo strettamente, possono lavorare l'un l'altro in una terribile frenesia,
forse con conseguenze disastrose sia per sé stessi che per la loro società più
ampia.
Ciò è particolarmente vero se quegli ebrei
agitati cominciano a dominare alcuni nodi chiave del controllo di alto livello,
come gli organi politici o mediatici centrali di una società.
Gli
ebrei di Israele costituiscono ovviamente l'esempio più completo di tale
raggruppamento, quindi forse non dovrebbero essere troppo sorpresi dalla loro
reazione ideologica a catena estremamente frenetica degli ultimi cinque mesi.
Sfortunatamente,
questo ha portato alla loro furia eccezionalmente sanguigna a Gaza, che sembra
anche essere pienamente approvata da molti o dalla maggior parte degli ebrei
americani, specialmente quelli più importanti e influenti.
Domanda
5: I lanci
aerei di cibo in America.
Una
settimana fa, il presidente degli Stati Uniti “Joe Biden” si è impegnato a
organizzare lanci di aiuti nel nord di Gaza.
Ma c'è
già abbastanza cibo per sfamare l'intera popolazione bloccata nei camion
proprio fuori dal valico di Rafah.
Perché
Biden non insiste semplicemente affinché Israele consenta la consegna di quel
cibo il prima possibile?
Si
tratta solo di una trovata pubblicitaria o Biden è sincero nel voler nutrire i
palestinesi affamati?
Ron
Unz:
Penso
che questa strana situazione rappresenti l'assoluta e totale umiliazione
dell'America, nonostante le sue vanagloriose affermazioni di essere l'unica
superpotenza mondiale.
Abbiamo
dimostrato al mondo intero che il nostro Paese è ormai diventato niente più che una
colonia politica di Israele, gestita da un governo fantoccio sotto il completo controllo
della lobby
filo-israeliana e dei suoi donatori finanziari.
Molti
hanno sottolineato che, sebbene il presidente israeliano Benjamin Netanyahu sia
una figura molto debole e assediata nel suo stesso paese, lui e i suoi alleati
esercitano certamente un controllo maggiore sul Congresso degli Stati Uniti,
compresi sia democratici che repubblicani, rispetto al presidente Joe Biden o a
qualsiasi leader repubblicano.
Nell'impero
britannico della fine del XIX secolo, l'India aveva una popolazione molte volte
più numerosa di quella della stessa Gran Bretagna, ma il subcontinente era
interamente sotto il controllo britannico.
I
leader indiani non avevano voce in capitolo sulla propria politica estera, che
invece era determinata da pochi individui dall'altra parte del mondo.
Penso
che il rapporto dell'America con Israele si stia rapidamente avvicinando alla
stessa situazione.
Il
presidente “Biden” si trova ad affrontare una sfida di rielezione molto
difficile, con gran parte della sua base elettorale democratica indignata per
le scene di devastazione e fame tra i palestinesi di Gaza che vedono ogni
giorno sui loro social media.
Quindi vorrebbe ovviamente mitigare i suoi
problemi politici garantendo che il cibo venga consegnato ai palestinesi
affamati di Gaza.
Nel
frattempo, gli israeliani hanno distribuito allegramente un video su Telegram
che mostra un cane affamato a Gaza che mangia il corpo di un bambino
palestinese morto.
Domanda
6: Il
"genocidio" di Israele.
L'appellativo
di "genocidio" è stato affibbiato a Israele come una lettera
scarlatta.
Pensa
che i leader israeliani colgano davvero le implicazioni a lungo termine di
questa designazione?
Ron
Unz:
Penso che i leader israeliani siano diventati
così arroganti, così isolati e così fiduciosi nel loro completo controllo
politico sull'enorme potere degli Stati Uniti e dei loro media da non avere la
minima preoccupazione su ciò che la gente del paese mondo pensa.
Ciò
spiega il massacro pubblico dei civili indifesi di Gaza mediante bombe,
proiettili e fame.
Dopotutto,
gli israeliani e i loro predecessori sionisti hanno commesso liberamente per
generazioni i crimini e le atrocità peggiori, senza mai incorrere in alcuna
sanzione.
Invece,
quasi tutte quelle azioni oscure sono state nascoste con successo dai loro
alleati mediatici o sono state quasi del tutto dimenticate.
Come
ho scritto all'inizio del 2020:
In
effetti, l'inclinazione delle fazioni sioniste più di destra verso
l'assassinio, il terrorismo e altre forme di comportamento essenzialmente
criminale era davvero notevole.
Ad
esempio, nel “1943 Shamir” aveva organizzato l'assassinio del suo rivale di
fazione, un anno dopo che i due uomini erano fuggiti insieme dalla prigione per
una rapina in banca in cui erano stati uccisi alcuni passanti, e sosteneva di
aver agito per scongiurare l'assassinio pianificato di “David”.
Ben-Gurion, il massimo leader sionista e
futuro primo ministro fondatore di Israele.
“Shamir
e la sua fazione” continuarono certamente questo tipo di comportamento negli
anni '40, assassinando con successo” Lord Moyne”, il ministro britannico per il
Medio Oriente, e il “conte Folke Bernadotte”, il negoziatore di pace delle
Nazioni Unite, sebbene fallirono nei loro altri tentativi di uccidere il
presidente americano Harry Truman.
E così doveva succedere con il ministro degli
Esteri britannico Ernest Bevin, e i loro piani per assassinare Winston
Churchill apparentemente non sono mai andati oltre la fase di discussione.
Il suo gruppo è stato anche il pioniere
dell'uso di autobombe terroristiche e di altri attacchi esplosivi contro
obiettivi civili innocenti, tutto molto prima che arabi o musulmani avessero
mai pensato di usare tattiche simili;
e la
fazione sionista più numerosa e "moderata" di “Begin” fece più o meno
lo stesso.
Per
quanto ne so, i primi sionisti avevano un record di terrorismo politico quasi
ineguagliato nella storia del mondo, e nel 1974 il primo ministro “Menachem
Begin “una volta si vantò con un intervistatore televisivo di essere stato il
padre fondatore del terrorismo in tutto il mondo.
Uno
dei più grandi attacchi terroristici della storia prima dell'11 settembre fu
l'attentato del 1946 al “King David Hotel” di Gerusalemme da parte di militanti
sionisti vestiti da arabi, che uccise 91 persone e distrusse in gran parte la
struttura.
Nel
famoso” affare Lavon del 1954”, agenti israeliani lanciarono un'ondata di
attacchi terroristici contro obiettivi occidentali in Egitto, con l'intenzione
di incolpare i gruppi arabi anti-occidentali.
Ci
sono forti affermazioni secondo cui nel 1950 gli agenti del Mossad israeliano
iniziarono una serie di attentati terroristici sotto falsa bandiera contro
obiettivi ebraici a Baghdad, usando con successo quei metodi violenti per
convincere la millenaria comunità ebraica irachena a emigrare nello stato
ebraico...
L'enorme
portata dell'influenza filo-israeliana nei circoli politici e mediatici
mondiali ha fatto sì che nessuno di questi brutali attacchi abbia mai suscitato
serie ritorsioni e, in quasi tutti i casi, sono stati rapidamente gettati nel
dimenticatoio, tanto che oggi probabilmente non più di uno su Israele.
Ma
solo un centinaio di americani ne sono addirittura a conoscenza. Inoltre, la maggior parte di questi
incidenti sono venuti alla luce per circostanze fortuite, quindi possiamo
facilmente sospettare che molti altri attacchi di natura simile non siano mai
entrati a far parte della documentazione storica.
Quando
i paesi sviluppano un senso di totale impunità, le loro azioni possono
intensificarsi costantemente.
Poiché
Israele e il suo governo non sono mai stati chiamati a rispondere o puniti per
nessuno dei loro crimini, le loro trasgressioni sono diventate sempre più
audaci e audaci con il passare dei decenni.
Ad
esempio, come parte dei suoi sforzi per la non proliferazione, il presidente “John
F. Kennedy” era determinato a impedire a Israele di acquisire armi nucleari,
facendo di quel progetto una delle sue principali iniziative di politica
estera.
Ha esercitato un'enorme pressione verso questo
obiettivo, minacciando Israele di tutti i finanziamenti americani e avviando la
distruzione legale della sua lobby politica tagliare, il predecessore
dell'AIPAC.
Tutte
queste politiche americane sono state immediatamente invertite dopo
l'assassinio di Kennedy nel 1963, e in quello stesso articolo del 2020 ho
delineato le prove forti, forse anche schiaccianti, che il Mossad israeliano ha svolto un
ruolo centrale nella morte del nostro presidente, uno degli eventi più famosi del
ventesimo secolo, così come nel successivo assassinio di suo fratello, il
senatore Robert F. Kennedy, quando quest'ultimo si candidò alla presidenza
pochi anni dopo.
(American
Pravda:il "giudizio finale" degli omicidi del Mossad sull'assassinio
di JFK -Ron Unz •The Unz Review• 27 gennaio 2020).
Nel
1967, Israele lanciò un deliberato attacco aereo e marittimo contro la “USS
Liberty” con l'intenzione con l'intenzione di non lasciare sopravvissuti,
uccidendo o ferendo oltre 200 militari americani prima che la notizia
dell'attacco raggiungesse la nostra sesta flotta e gli israeliani si
ritirassero.
Quell'incidente
fu l'assalto più sanguinoso contro una nave americana dalla Seconda Guerra
Mondiale e se qualsiasi altra nazione fosse stata responsabile, il nostro Paese
avrebbe sicuramente dichiarato guerra.
Invece,
il governo americano e i media hanno completamente nascosto la storia di
quell'evento nell'ultimo mezzo secolo, così che ancora oggi pochi americani
sono consapevoli che sia mai accaduto.
(Pravda
americana: Ricordando la libertà-Ron Unz · La recensione di Unz • 18 ottobre
2021).
Poi,
nel 2001, Israele affrontò una crisi disperata quando i diffusi attentati
suicidi della “Seconda Intifada palestinese” ne minacciarono la sopravvivenza,
con numerose nazioni arabe ostili che sostenevano quella campagna.
Ma gli
improvvisi attacchi dell'11 settembre contro l'America hanno cambiato
totalmente la situazione strategica, consentendo ai “Neoconservatori
ferocemente filo-israeliani” di ottenere immediatamente il controllo della”
sbalordita amministrazione di George W. Bush”.
Sotto
la loro influenza, la Guerra al Terrore divenne il fulcro della politica estera
americana, e nel corso dei successivi dodici anni l'unica superpotenza mondiale
distrusse la maggior parte dei principali avversari regionali di Israele, tra
cui Iraq, Libia e Siria, quasi attaccando l'Iran in diverse occasioni.
L'anno scorso ho ricapitolato le prove forti,
persino schiaccianti, che il Mossad israeliano era stato responsabile degli
attacchi dell'11 settembre che hanno ribaltato con successo la difficile
situazione di Israele.
(Pravda
americana: Ricordando il movimento per la verità sull'11 settembre Ron Unz · La
recensione di Unz • 11 settembre 2023)
Considerate
tre generazioni di totale impunità israeliana, è facile capire perché i leader
israeliani oggi sembrano così indifferenti riguardo alle accuse di genocidio
che il loro Paese deve affrontare.
Il
Sudafrica ha fornito una memoria legale di 91 pagine che documentava le sue
accuse alla Corte internazionale di giustizia, e quei giuristi hanno confermato
tali accuse in una serie di sentenze quasi unanimi.
La
maggior parte degli osservatori si aspettava naturalmente che tali formidabili
sviluppi giuridici avrebbero costretto gli israeliani a ritirarsi dagli
attacchi a Gaza, ma questi ultimi hanno invece dimostrato il loro totale
disprezzo per quell'organismo internazionale raddoppiando i loro sforzi,
continuando i bombardamenti e riducendo ulteriormente il cibo e l'acqua a
disposizione dei cittadini.
La popolazione
affamata di Gaza è di due milioni.
Tuttavia,
è possibile che il governo israeliano abbia commesso un grave errore di
calcolo.
I loro crimini passati sono stati repressi con
successo dai guardiani filo-israeliani dei media mainstream, impedendo a quasi
tutte le persone nel mondo di prenderne coscienza.
Ma
negli ultimi anni il nostro panorama informativo è stato drasticamente
trasformato dall'avvento di Internet, dei social media e di numerose
piattaforme video.
Ciò ha permesso che le immagini orribili e non
filtrate della devastazione di Gaza fossero viste in tutto il mondo, anche da
gran parte del nostro elettorato, in particolare dai giovani americani che
fanno molto affidamento su questi nuovi canali di informazione.
Il risultato è stato un'ondata di proteste
enormi e spontanee in molti paesi occidentali e in molte università americane.
Rompendo
la morsa mediatica di cui hanno avuto a lungo i partigiani di Israele, questi
cambiamenti tecnologici possono avere importanti conseguenze politiche.
Un numero sorprendentemente elevato di
elettori democratici in Michigan e Minnesota si è rifiutato di sostenere il
presidente “Joe Biden” nelle loro primarie, sollevando timori che le sue
prospettive di rielezione di novembre contro l'ex presidente Donald Trump
possano scivolare via.
E in un'elezione suppletiva britannica, “George
Galloway”, un fiero sostenitore di Gaza e critico di Israele, ha ottenuto più
voti del totale di tutti i candidati dei principali partiti britannici,
suggerendo che le preoccupazioni per Gaza stavano diventando un'importante
questione politica anche in quel paese.
Domanda
7:
L'impatto di” Aaron Bushnell”.
La
foto di “Aaron Bushnell” sta circolando sui social media di tutto il mondo.
La
maggior parte delle persone sembra essere stata molto commossa dal suo
straordinario atto di abnegazione.
Secondo
lei, l' “autoimmolazione di Bushnell” ha contribuito a cambiare il modo in cui
la gente pensa a ciò che sta accadendo a Gaza?
Ron
Unz:
Penso che le conseguenze potrebbero essere enormi.
Ho sentito che i principali media americani
hanno rapidamente fatto "scomparire" la storia dopo un giorno o due,
in modo che avesse poca influenza sugli americani più anziani che fanno
affidamento su quei mezzi di informazione tradizionali.
Ma
ovunque – sui social media e sulle emittenti non occidentali – l'impatto deve
essere stato gigantesco.
Mettiamo
la scarpa sull'altro piede.
Supponiamo
che un militare russo si sia bruciato vivo davanti al Cremlino come atto di
protesta personale contro la guerra del suo paese in Ucraina.
Sicuramente
i media occidentali avrebbero trattato quell'evento come la notizia più
importante del mondo per giorni, addirittura settimane, dichiarando che
dimostrava che il presidente Vladimir Putin aveva perso il sostegno del suo
stesso popolo e che il suo regime fatiscente era destinato al collasso.
La leadership e il popolo di Russia, Cina,
Iran e di tutti gli altri paesi che non sono totalmente sotto il controllo dei
media americani devono vedere questo incidente più o meno allo stesso modo.
Per
quanto ne so, nulla di simile è mai accaduto prima nella storia americana, e
solo molto raramente in altri paesi del mondo.
Un
monaco buddista del Vietnam del Sud si diede fuoco nel 1963 per protestare
contro le politiche del suo governo e pochi mesi dopo il regime al potere a cui
si opponeva fu rovesciato.
Nel 2010 un venditore di cibo tunisino si è
immolato e la sua morte ha dato il via alla “Primavera Araba”, facendo cadere i
governi di tutto il Nord Africa e del Medio Oriente.
Sebbene
il dominio americano sui media globali fornisca una notevole misura di
protezione contro tali forze popolari, penso che il nostro regime potrebbe aver
subito un duro colpo.
I
media governano il nostro mondo, essendo di gran lunga più potenti dei
battaglioni di carri armati o delle armi nucleari poiché agiscono come una
forza di controllo mentale, modellando i pensieri e le convinzioni degli
individui che impiegano quelle armi fisiche.
Non
sarei sorpreso se il valore in dollari della copertura mediatica globale del “sacrificio
personale di Bushnell” ammontasse a miliardi. Non è certo un risultato di
sacrificio insignificante per uno sconosciuto di 25 anni privo di abilità
speciali.
In effetti, è difficile immaginare
qualcos'altro che avrebbe potuto fare che avesse così alte possibilità di successo
e un maggiore impatto positivo.
“Bushnell”
era cresciuto in una comunità cristiana isolata, consapevole fin dall'infanzia
che la figura fondatrice della sua stessa religione era morta di una morte
orribile sulla Croce per redimere l'umanità.
Quindi
il sacrificio di sé e il martirio erano sempre stati un elemento centrale della
sua fede.
Inoltre,
ogni individuo che si arruola nell'esercito deve riconoscere che un giorno
potrebbe essere chiamato a fare il sacrificio supremo per il proprio paese, e “Bushnell”
non era certo il solo a considerare illegittimo il nostro regime al potere, le
cui politiche erano completamente antitetiche ai valori del paese che aveva
giurato di difendere.
Quindi,
per certi aspetti, il suo destino non è stato molto diverso da quello di
qualsiasi militare americano patriottico che è morto tra i rottami in fiamme
del suo aereo o carro armato distrutto.
Per
anni mi è stato abbastanza evidente che il governo nazionale americano aveva
perso quasi tutta la sua legittimità politica, essendo qualcosa di molto più
vicino alla carcassa in decadenza della defunta e incompiuta URSS che alla repubblica
che conoscevamo una volta.
Il “sacrificio
personale di Bushnell” ha fornito un segnale a quell'amara realtà e potrebbe
anche averci portato un passo più vicino al crollo di quel regime.
“L'ascesa
dei BRICS e la caduta degli USSA? Ron Unz •Recensione di The Unz• 4 settembre
2023)
Per
ragioni simili, penso che le decine di migliaia di abitanti di Gaza morti non
hanno perso la vita invano.
Invece,
il loro martirio ha dominato i media globali negli ultimi cinque mesi,
rivelando definitivamente al mondo intero il fallimento morale del sistema
internazionale che li aveva condannati al loro destino.
Probabilmente
centinaia di milioni di persone in tutto il mondo hanno iniziato a porsi
domande che prima non avrebbero mai preso in considerazione.
Ho il sospetto che i responsabili della
distruzione di Gaza possano rimpiangere il giorno in cui hanno contribuito ad
aprire porte che alla fine vorrebbero fossero state tenute ben chiuse.
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