Nuovo ordine internazionale.
Nuovo
ordine internazionale.
L’Ue
Firma Maxi Contratto
per
Vaccino contro l’Aviaria.
Conoscenzealconfine.it
– (13 Giugno 2024) – Redazione – ci dice:
Destinato
ad allevatori e veterinari, ha la durata di 4 anni. Pronte 665mila dosi.
Quindici i paesi coinvolti.
Bruxelles,
11 giugno 2024:
La
“Hera”, braccio operativo della Commissione europea, ha firmato un contratto
con la società farmaceutica inglese “Seqirus” per la fornitura di 665mila dosi
di vaccino a uso umano contro la trasmissione dell’influenza aviaria.
I
vaccini – si legge in una nota della Commissione – sono destinati alle persone
più esposte al rischio di trasmissione, in primo luogo chi lavora in
allevamenti avicoli e i veterinari. Il contratto, che ha la durata di 4 anni,
prevede la possibilità che vengano forniti altri 40 milioni di dosi.
L’autorità
per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie (Hera) della
Commissione, nell’ambito del suo mandato – secondo quanto si legge in una nota
della Commissione – ha firmato a nome degli Stati membri partecipanti, un
contratto quadro congiunto per la fornitura di un massimo di 665 000 dosi di
vaccino pre-pandemico Seqirus contro l’influenza zoonotica.
Grazie
a questo contratto, che avrà una durata di 4 anni, gli Stati membri
partecipanti avranno accesso a contromisure mediche per prevenire l’influenza
aviaria.
Il
vaccino – destinato ai soggetti più esposti al potenziale trasferimento dell’influenza
aviaria, cioè ai lavoratori degli allevamenti di pollame e ai veterinari – ha
lo scopo di prevenire la diffusione di potenziali focolai di influenza aviaria
in Europa “proteggendo” i cittadini e i mezzi di sussistenza.
Quello
di Seqirus – si legge ancora nella nota – è l’unico vaccino preventivo contro
l’influenza aviaria zoonotica attualmente autorizzato nell’Ue.
Quindici
Paesi Ue e dello spazio economico europeo (Danimarca, Lettonia, Francia, Cipro,
Lituania, Malta, Paesi Bassi, Austria, Portogallo, Slovenia, Finlandia, Grecia,
Irlanda, Islanda e Norvegia”… non l’Italia per fortuna) partecipano a questa
operazione.
Il
contratto consente a ciascun Paese partecipante di tenere conto del proprio
contesto di salute pubblica e di ordinare i vaccini in base alle sue esigenze.
Attualmente si stanno preparando le spedizioni alla Finlandia per la
vaccinazione “immediata” dei lavoratori a rischio di esposizione, e altre, ad
altri Paesi, seguiranno.
Si
riparte col “balletto”…
I
soldi degli europei stanno finendo tutti in armi per meglio ammazzare le
persone,
in
vaccini per meglio ammazzare le persone,
in
transizione digitale per meglio schiavizzare i popoli,
in
transizione di genere per meglio rovinare le persone,
in
transizione green per meglio inquinare il mondo e
per
meglio derubare le persone… Viva l’Europa! (nota di conoscenze al confine)
(imolaoggi.it/2024/06/11/ue-firma-maxi-contratto-vaccino-aviaria/)
(ansa.it/canale_saluteebenessere/notizie/sanita/2024/06/11/lue-firma-un-maxi-contratto-per-il-vaccino-contro-laviaria_71c949b2-997c-46d8-a10c-9fef095be167.html)
Nuovo
ordine mondiale:
tre
sfide dal Global South.
Ispionline.it
– (31 luglio 2023) – Aldo Pigoli – Faenza Maxia – ci dicono:
Il
sovvertimento dell’ordine mondiale nato a Bretton Woods passa per
l’allargamento delle iniziative dei BRICS, la de-dollarizzazione e il controllo
di materie prime critiche.
A che
punto è la ridefinizione della governance mondiale? La domanda se la fanno gli
analisti politici di tutto il pianeta, nessuno ha una risposta chiara e
definitiva ma tutti concordano sul fatto che l’idea di una governance mondiale
regolata dal Washington Consensus è tramontata. Il colpo di grazia all’ordine
di Bretton Woods è venuto da una molteplicità di fattori, ultimo e forse
decisivo il binomio pandemia-guerra, piaga “biblica” che si è abbattuta sul
pianeta.
Le
crisi, insegna la storia del Trecento europeo, non portano la fine del mondo.
Semmai introducono un nuovo ordine, dopo una fase di necessario disordine. Oggi
siamo nella fase del disordine, tema di cui abbiamo già argomentato
recentemente, un disordine che cerca una sua ricomposizione nel risolversi, in
un modo o nell’altro, della dialettica in atto tra vecchio Washington Consensus
e nuovo Beijing Consensus.
La
realtà è più complessa. La Cina anela a una translatio imperii e su tale
posizione trova più o meno allineati i Paesi BRICS. Tuttavia, l’obiettivo di Xi
Jinping è che l’imperium transiti da Washington a Pechino, un’idea che non
scalda i cuori né a Mosca e né a New Delhi.
Premesso
ciò, i giochi geopolitici si compiono su tempistiche diverse, e comunque su due
piani: uno tattico, che produce alleanze anche innaturali e comunque a
scadenza; uno strategico, di lungo periodo, che invece produce a tendere
conflittualità e, potenzialmente, future guerre. Oggi siamo nella fase tattica
e il momentum prevede, almeno ad uso delle opinioni pubbliche e della stampa
mondiale, esercizi di compattezza. Ad esempio, un tema che mette d’accordo
tutti gli azionisti dei BRICS, è la fine dell’ordine del dollaro.
La NDB
motore del nuovo ordine multipolare.
Lo
scorso maggio si è riunito il consiglio di amministrazione della New
Development Bank (NDB), istituzione creata nel 2014 e oggi presieduta dalla ex
presidente brasiliana Dilma Rousseff. La NDB rappresenta oggi il punto
d’osservazione più interessante per chi voglia provare a dare una lettura degli
intenti tattici dei BRICS. La banca, infatti si configura come la migliore
punta di lancia in grado di veicolare l’unico vero punto di convergenza fra i
soci fondatori dei BRICS, ovvero l’obiettivo di creare un nuovo ordine economico
multipolare, obiettivo che fa da leitmotiv al 15° summit BRICS di fine agosto a
Johannesburg in Sud Africa.
Sui
BRICS, sul ruolo della NDB, nonché su quello giocato dalle banche cinesi
d’investimento, si è scritto e si scrive tantissimo. Tuttavia, la geopolitica
ci insegna come, prima ancora delle parole, a parlare siano le mappe. Accedendo
al sito della piattaforma BRICS plus, è ampiamente visibile la mappa che
disegna la nuova governance nell’ordine multipolare.
Un
tempo, all’epoca del mondo bipolare, la linea di faglia era longitudinale
sull’asse Ovest-Est. Oggi inizia sempre più ad assomigliare a una diagonale che
rischia di tagliar fuori il mondo occidentale da tutto il Sud-Est del mondo,
con la sola esclusione del continente oceanico e di Giappone e Corea. Il Sud
America, l’Africa e persino il Medio Oriente, appaiono progressivamente sempre
più coinvolti nella sfera d’influenza dei BRICS. Questa diagonale ha due
caratteristiche fortemente strategiche poiché è fatta dai Paesi titolari della
gran parte delle risorse naturali a livello mondiale, non solo idrocarburi (si
pensi al Venezuela e all’Arabia Saudita) ma anche terre rare di cui, Africa e
Sud America sono ricchi. Inoltre, i Paesi che la compongono sono quelli più
popolosi e, si pensi all’Africa, con una ulteriore prospettiva di forte
incremento demografico.
Parola
d’ordine numero 1: il Sud conta
La NDB
è nata nel 2014 come alternativa all’FMI e alla World Bank, istituzioni
percepite da Pechino, motore dell’iniziativa, come troppo legate agli interessi
USA. Nove anni dopo la NDB è cresciuta, ha ammesso fra i suoi membri Bangladesh
(2021), Emirati Arabi (2021) ed Egitto (2023) e sta sempre di più orientando la
propria proposta di valore verso il Sud del mondo, preparandosi ad accogliere
nuovi membri come Argentina, Zimbabwe, Uruguay ed Etiopia, nonché uno stato
chiave dal punto di vista economico ed energetico come l’Arabia Saudita.
Al di
là del fatto che il Brasile – gigante sudamericano e Paese in crescita – sia
uno dei soci fondatori della NDB, appare evidente come quest’ultima sia un
mezzo di penetrazione cinese in regioni che, per duecento anni hanno
rappresentato il cosiddetto “giardino di casa” degli USA.
Oggi
la NDB a guida brasiliana sembra essere, almeno negli intenti propagandistici,
il laboratorio ideale in grado di mixare l’approccio terzo mondista cinese, di
maoista memoria, con la teoria della dipendenza, elaborata in ambiti
sudamericani marxisti negli anni 60-70 e frutto della rielaborazione del
pensiero dell’argentino Raúl Prebisch, basato sulla cosiddetta teoria
“centro-periferia” e sul concetto di sfruttamento: la globalizzazione come
l’abbiamo conosciuta fino ad oggi ha contribuito a rafforzare la convinzione
che le filiere globali del valore, guidate in larga misura dalle multinazionali
occidentali, siano strumenti per drenare risorse e trasferire profitti dalla
periferia al centro, attraverso la supremazia del dollaro a livello valutario e
commerciale.
La
presidente della NDB Rousseff ha recentemente sottolineato come gli obiettivi dell’NDB
siano il finanziamento di investimenti infrastrutturali, con lo scopo di
aiutare i nuovi membri del club bancario a combattere la povertà, creare posti
di lavoro e promuovere uno sviluppo sostenibile dal punto di vista ambientale.
È chiaro l’intento di allargare ulteriormente il club a nuovi membri e come il
vertice di fine agosto dei BRICS sarà probabilmente il luogo in cui verranno
annunciati nuovi pesanti ingressi, l’Argentina in particolare.
Per
l’ingresso dell’Argentina si sta spendendo molto il presidente brasiliano Lula
e recentemente il ministro dell’Economia argentino, Sergio Massa, è stato in
visita nella sede della NDB di Shanghai, in Cina. Oltre all’Argentina, nelle
mire di Lula c’è anche l’idea di un ingresso prospettico del Venezuela. Tali
mosse indicano come il Brasile veda sé stesso sempre più come il Paese
destinato a guidare il Sud America nella prospettiva multipolare che va
configurandosi.
Le
strategie di ampliamento della NDB vanno infine lette in relazione ai progetti
BRICS Plus, ovvero dell’allargamento progressivo a nuovi Paesi, e BRICS
Outreach. Obiettivo di questa seconda iniziativa è focalizzare l’azione sul
“Sud Globale” ed in particolar modo all’Africa subsahariana e australe, anche
grazie al ruolo del Sud Africa.
Parola
d’ordine numero 2: de-dollarizzazione.
Il 30
e 31 maggio scorso, la NDB ha tenuto la sua riunione annuale. La neopresidente
Rousseff ha colto l’occasione per ribadire che il principale obiettivo
(politico) della banca è la de-dollarizzazione del sistema economico globale.
Oggi le economie BRICS rappresentano circa un quarto del Pil mondiale, una
forza tale da ambire, se coordinata, all’obiettivo di breve termine di offrire
il 30% del portafoglio prestiti non più in dollari ma in valute locali. Oggi
siamo nell’intorno del 22%.
De-dollarizzare
ha due obiettivi, uno politico evidente e uno strettamente finanziario,
orientato a interrompere la dipendenza dal dollaro.
Come messo in evidenza da alcune teorie, per
esempio quelle legate al cosiddetto “paradosso di Triffin”, de-dollarizzare può
aiutare i Paesi in via di sviluppo a evitare dolorose fluttuazioni dei tassi di
cambio, con ricadute sulle riserve in valuta estera (dollari) accumulate, il
rischio di contrarre pesanti debiti esteri una generale mancanza di autonomia
monetaria, che spesso genera forti limitazioni all’autonomia politica.
In
questa fase in cui la FED sta aumentando progressivamente e assertivamente i
tassi di interesse, tale azione sta esercitando pressioni al ribasso sulle
valute di molte nazioni del Sud del mondo, rendendo più costosa l’importazione
di prodotti stranieri e il pagamento del debito denominato in dollari. In
ragione di ciò l’obiettivo della NDB è quello di sostituire al dollaro una
pluralità di valute locali da utilizzare per regolare il commercio.
Il
ruolo delle valute digitali nella de-dollarizzazione.
La NDB
ha già emesso obbligazioni denominate nella valuta cinese, il renminbi, ed è
chiaro che la valuta cinese si candida a giocare un ruolo di primazia nel nuovo
sistema. Tuttavia, non è interesse degli altri Paesi BRICS che al dollaro si
sostituisca il renminbi, operazione che risulterebbe a somma zero non generando
vantaggi per il sistema, se non per il principale azionista, Pechino.
La
tendenza alla de-dollarizzazione è oramai tema di dibattito anche in Occidente.
L’economista Zoltan Pozsar a gennaio ha
ammesso sul Financial Times che il privilegio esorbitante del dollaro (la
definizione è di Valéry Giscard d’Estaing), è oramai minacciato e, non solo
dalle spinte dei BRICS attraverso la NDB, ma anche dalla tendenza globale,
anche occidentale, a lanciare le nuove valute digitali, ovvero sistemi di
circolazione del denaro che possono fare a meno del sistema SWIFT. Pozar in
particolare afferma come: “L’ordine monetario basato sul dollaro è già stato
messo in discussione in diversi modi, ma due in particolare spiccano: la
diffusione degli sforzi di de-dollarizzazione e le valute digitali delle banche
centrali (CBDC)”.
Come
spiegato da Pozsar, al di là degli obiettivi “terzomondisti”, de-dollarizzare
anche e soprattutto attraverso le CBDC, significa poter aggirare le sanzioni
occidentali in chiave anti-russa che colpiscono di rimbalzo anche gli interessi
degli altri BRICS. Infatti, come affermato dall’economista americano di origine
ungherese, “La rete emergente basata sulle CBDC – applicata con linee di swap
valutarie bilaterali – potrebbe consentire alle banche centrali dell’Est e del
Sud del mondo di fungere da intermediatori di valuta estera […] il tutto senza
fare riferimento al dollaro e bypassando il sistema bancario occidentale”.
La
capacità dei BRICS di affermarsi, anche in prospettiva, sotto il profilo
monetario è tuttavia limitata da vari fattori, uno dei quali è legato agli
strumenti a oggi presenti che dovrebbero permettere di contrastare o, almeno,
cercare di insediare la leadership del dollaro e del cosiddetto Washington
Consensus: oltre alla NDB è infatti attivo il Contingent Reserve Arrangement
(CRA), pensato quale antagonista del FMI al fine di far fronte alle pressioni
di breve termine sulle riserve valutarie dei Paesi BRICS. Sotto questo profilo,
la Cina è l’unico Paese ad avere una capacità finanziaria e valutaria tale da
rendere questo strumento una reale opportunità, ma ciò necessiterebbe di una
volontà e capacità di Pechino che, in questa fase, sono messe a dura prova.
Un
gruppo dipendente dalle commodities.
Data
la natura dei BRICS e il processo di attuale o potenziale allargamento di
questo “club”, emerge in maniera evidente lo stretto legame tra i Paesi che ne
fanno parte e potrebbero farne parte prossimamente, e il futuro della
transizione energetica e produttiva del pianeta. Non sfugge infatti che tutti i
membri attuali dei BRICS siano grandi produttori e, come nel caso di Cina e
India soprattutto, anche grandi consumatori di materie prime energetiche e
minerarie. L’ingresso di Arabia Saudita, Algeria e Indonesia, per citare alcuni
dei Paesi sotto gli occhi dei riflettori, comporterebbe non solo un incremento
numerico e, in parte, finanziario, dei BRICS ma soprattutto un rafforzamento
del potenziale di “controllo” di asset strategici per l’evoluzione produttiva e
commerciale a livello mondiale e, nello specifico, del mondo occidentale,
Europa in testa.
Sotto
questo profilo, l’ipotesi di sovvertimento della leadership mondiale connessa
con l’ampliamento dei BRICS, riguarderebbe non solo gli aspetti monetari su cui
si potrebbe basare il nuovo ordine mondiale ma le vere e proprie fondamenta
della globalizzazione così come ad oggi è a noi pervenuta, con uno
sbilanciamento significativo in termini di gestione delle supply chains, sia
diretto che indiretto, in molti dei settori strategici.
Lo
scenario potrebbe apparire apocalittico e condurre anche a scelte radicali da
parte di quei Paesi che, sempre di più, risentono della dipendenza dall’accesso
alle fonti e alle arterie dei sistemi produttivi internazionali.
Tuttavia
occorre ricordare, anche in questo caso, che si sta cercando di analizzare e
valutare un’ipotesi, quella di un gruppo di Paesi coeso e organizzato, i BRICS
Plus, che allo stato attuale, nonostante le dichiarazioni che presentano una
visione forte e missioni ben definite, mostra molti più segnali di frattura e
potenziale conflittualità interna al gruppo, che fattori di integrazione
strategica e operativa.
L’allargamento
dei Brics e il piano per
un
nuovo ordine economico internazionale.
Linchiesta.it - Mario Lettieri - Paolo
Raimondi – (2 settembre 2023) – ci dicono:
Al
summit di Johannesburg, Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa hanno deciso
di aprire il loro gruppo di coordinamento a sei nuovi paesi (Argentina, Egitto,
Etiopia, Iran, Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti) nel 2024.
E
stanno studiando la creazione di un’unità di conto, sul modello dell’Ecu
europeo.
I
BRICS sono nati diciotto anni fa non per un capriccio dei loro governi, bensì
come necessaria e irrinunciabile risposta alla grande crisi finanziaria e alle
illusioni di un mondo unipolare, sotto la guida americana.
La ragione della loro nascita persiste tuttora
e con più forza.
Purtroppo vi sono esperti economici e i
politici che “gufano” sulla loro capacità di tenuta o addirittura auspicano il
loro fallimento.
L’hanno
fatto anche riguardo al XV Summit di Johannesburg.
Negli
ultimi tre decenni il mondo è profondamente cambiato.
Sono
emersi nuovi attori economici, a cominciare dalla Cina e dall’India, che
intendono incidere e cambiare i rapporti di forza internazionali.
Il gruppo di coordinamento economico e
politico dei BRICS è solo uno di questi nuovi poli emergenti.
Non
intendono sfidare l’Occidente, come i media affermano, ma contribuire a creare
un nuovo ordine internazionale più equo.
Non è,
quindi, un caso che la “Dichiarazione finale di Johannesburg” metta in primo
piano «l’impegno per un multilateralismo inclusivo e il rispetto del diritto
internazionale, compresi gli scopi e i principi sanciti nella Carta delle
Nazioni Unite come pietra miliare indispensabile, e il ruolo centrale delle
Nazioni Unite in un sistema internazionale in cui gli Stati sovrani cooperano
per mantenere la pace e la sicurezza, per promuovere lo sviluppo sostenibile,
per garantire la promozione e la protezione della democrazia, dei diritti umani
e delle libertà fondamentali per tutti e per promuovere la cooperazione basata
sullo spirito di solidarietà, rispetto reciproco, giustizia e uguaglianza».
Parole chiare.
Siccome,
però, tutto è valutato in “soldoni”, un’occhiata al loro peso economico nel
mondo conferma la loro crescita e la loro influenza.
Tra i
BRICS esistono ovviamente molti orientamenti e percezioni differenti.
Un dato consolidato e in crescita è l’utilizzo
delle monete locali nei commerci.
Si è
parlato fin troppo dell’intenzione dei BRICS di creare una loro moneta
circolante.
Ciò
non è mai stato veramente in agenda.
Essi
hanno molto operato attraverso le monete locali.
Nella
Dichiarazione s’incoraggia il loro uso nel commercio internazionale e nelle
transazioni finanziarie tra i BRICS e i loro partner commerciali.
Si
sostengono il rafforzamento delle reti bancarie e la possibilità di fare
pagamenti nelle valute locali.
La vera novità è che ora essi stanno studiando
la creazione di un’unità di conto, sul modello dell’Ecu europeo prima
dell’entrata in vigore dell’euro.
L’Ecu
non è stata una moneta circolante ma un sistema per favorire il commercio
dentro l’Unione europea e con gli altri paesi, preparando il processo di unione
monetaria, politica e istituzionale dell’Europa.
Il ruolo fondamentale dell’Ecu fu distrutto
nel 1992 dai devastanti attacchi speculativi contro alcune monete, tra cui la
sterlina e la nostra lira.
L’Europa
paga ancora oggi gli effetti negativi di quel sabotaggio.
I BRICS dovranno tenere in considerazione ciò
che accadde all’Ecu e preparare misure efficaci di difesa contro le
speculazioni.
Dimostrano
di esserne consapevoli quando affermano che «il Contingent Reserve Arrangement
(CRA) continua a essere un meccanismo importante per mitigare gli effetti di
una situazione di crisi, integrando gli accordi finanziari e monetari
internazionali esistenti e contribuendo al rafforzamento della rete di sicurezza
finanziaria globale».
L’impegno
per un nuovo ordine economico internazionale è evidenziato nell’esplicita
richiesta di «una riforma delle istituzioni di Bretton Woods, compreso un ruolo
maggiore per i mercati emergenti e i paesi in via di sviluppo».
La “New
Development Bank” è sempre il centro e il motore delle attività.
Per
rispondere a chi continua a parlare di loro come di un club informale senza
istituzioni, la Dichiarazione riconosce, invece, «i progressi compiuti nello sviluppo
istituzionale dei BRICS e che la loro cooperazione deve accogliere i
cambiamenti e restare al passo con i tempi».
Da
ultimo, e ancora più importante, è l’annuncio di allargare la membership.
«Abbiamo deciso di invitare la Repubblica Argentina, la Repubblica Araba
d’Egitto, la Repubblica Federale Democratica d’Etiopia, la Repubblica Islamica
dell’Iran, il Regno dell’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti a diventare
membri a pieno titolo dei BRICS il primo gennaio 2024.
Inoltre
si accoglie con favore la partecipazione agli incontri di altri ventisei paesi
emergenti come “Amici dei BRICS”».
L’Ue
può essere interessata?
«SERVONO
MEGA INVESTIMENTI
EUROPEI
PER LA COMPETITIVITÀ. NON
PER LA
GUERRA DELLA BANDA ZELENSKY»
Inchiostronero.it - Enrico Toselli – (14-06-
2024) – ci dice:
Le
dimensioni contano, almeno in economia.
E, partendo da questa considerazione, Federico
Fubini sul Corriere riprende – guarda caso – le dichiarazioni di Draghi a
proposito dei ritardi europei a causa degli scarsi investimenti.
Non è
che se lo ha detto Draghi sia per forza sbagliato.
In
questo caso, anzi, ha perfettamente ragione.
L’Europa ha investito troppo poco in quasi
tutti i settori d’avanguardia, tecnologicamente avanzati.
Che si tratti dei semiconduttori o del
comparto farmaceutico o dei trasporti.
Fubini
non aggiunge – non per autocensura ma solo perché è noto a tutti – che se
l’Europa investe poco, l’Italia investe ancora meno.
E se
la produttività italiana è scarsa, è perché gli impianti sono obsoleti e si
punta su manodopera poco qualificata per risparmiare.
Ma
tornando al livello europeo, è evidente che servirebbe uno sforzo congiunto per
sostenere mega investimenti in grado di rilanciare la competitività del Vecchio
Continente.
Però
quel cialtrone di “Stoltenberg” pretende che l’Europa rinunci a 50 miliardi di
euro all’anno per sostenere la guerra di Zelensky.
Però
gli amici di Stoltenberg a Bruxelles pretendono che il ceto medio italiano si
impoverisca o svenda le proprie case per ricoprire gli alloggi con il cappotto
termico.
«GRAZIE
MELONI PER IL SUICIDIO ASSISTITO DEL PAESE».
Le
risorse finanziarie non sono infinite.
Dunque, occorre puntarle su iniziative che
garantiscano crescita e sviluppo per la collettività, non per pochi azionisti
di multinazionali.
Impoverire
gli europei affinché i proprietari di due o tre aziende si arricchiscano
diventando più competitivi, con salari più bassi per accrescere la possibilità
di concorrenza globale, non è una grande prospettiva.
Vietare le vacanze agli italiani perché il
turismo deve essere riservato agli alti spendenti, non è proprio il massimo.
Però
mettere insieme gli investimenti europei è la strada giusta.
Lo si
vede con il patetico Piano Mattei.
Pochi
soldi buttati nel cesso (tanto sono i soldi dei contribuenti) mentre l’Africa
incassa montagne di denaro da Cina, Russia, Turchia, Arabia, Emirati, India.
E le scelte geopolitiche del Continente Nero
premiano i grandi investimenti, non la carità micragnosa dell’Italia.
Che,
con il sostegno europeo, potrebbe essere molto meno ridicola.
I
presunti partiti francesi di estrema
destra prendono in considerazione
l'alleanza
contro Macron nelle
prossime
elezioni anticipate.
Summatynews.hatfinger.com
– Redazione - Nephila – (Giugno 11, 2024)
ci dice:
Macron
sta ora offrendo la Francia alla presunta "estrema destra" su un
piatto d'argento.
I
tedeschi hanno visto la mossa e hanno detto che non c'è possibilità che ci
siano elezioni.
Ma la
Francia...
Ora i giorni sono contati per la cabala
globalista in carica.
I francesi vedono cosa sta succedendo e
vogliono fermarlo.
Non
dimenticate mai che la sinistra in Europa e ora anche negli Stati Uniti si
chiama "estrema destra" qualsiasi partito che sia contro
l'immigrazione illegale.
Questo
significa semplicemente che sono di estrema sinistra, e sempre più persone sono
d'accordo.
Da qui il panico in Europa e negli Stati
Uniti.
Appena
un giorno dopo che il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato
elezioni legislative inaspettate, i principali gruppi di estrema destra
francesi hanno iniziato a discutere di una potenziale alleanza.
Questa alleanza potrebbe sfidare in modo
significativo Macron alle prossime elezioni, uno sviluppo con profonde
implicazioni per la Francia e l'Unione europea in generale.
Le
elezioni anticipate sono state indette da Macron domenica sera a seguito di una
significativa sconfitta del suo partito liberale Renaissance da parte del
Rassemblement National di estrema destra alle elezioni europee, con il
Rassemblement National che ha raccolto il 31,4% dei voti rispetto al 14,6% di
Renaissance.
La
strategia di Macron sembra essere un audace tentativo di contrastare la
crescente ondata di sentimenti nazionalisti e anti-immigrazione, affrontandola
a testa alta in un sondaggio nazionale.
Lunedì
si sono svolte discussioni chiave tra “Marion Maréchal”, la candidata
principale del partito “Riconquista” alle elezioni europee, sua zia “Marine Le
Pen”, che era la candidata presidenziale del Rassemblement National, e “Jordan
Bardella”, il presidente del” Rassemblement National”.
Maréchal,
un tempo parlamentare del” Rassemblement National” e nipote del suo fondatore “Jean-Marie
Le Pen”, aveva cambiato alleanza per unirsi a” Reconquest”, un partito fondato
dal controverso giornalista “Éric Zemmour “prima delle elezioni presidenziali
del 2022.
Nonostante
le dimensioni relativamente ridotte di “Reconquest” – ha appena superato la
soglia del 5% richiesta per eleggere i membri del Parlamento europeo (MEP) –
Maréchal
ha sostenuto che il loro sostegno potrebbe essere cruciale in un'elezione
nazionale molto contestata.
Dopo le elezioni, Maréchal ha espresso un
forte interesse a formare una coalizione di governo con il Rassemblement
National, citando il "risultato storico" raggiunto dalle forze di
destra e la situazione critica in cui versa la Francia.
Marine
Le Pen, in un'intervista televisiva dopo il loro incontro, ha menzionato i suoi
piani per incontrare vari leader politici per costruire potenzialmente una
maggioranza, anche se non ha confermato alcun accordo specifico con Maréchal.
Ha
anche indicato che il Rassemblement National potrebbe prendere in
considerazione la possibilità di non contestare i seggi detenuti dai
parlamentari uscenti del partito conservatore “Les Républicains” se potessero
formare un'alleanza.
La
potenziale unità tra Maréchal e il suo ex partito, tuttavia, non è garantita
poiché sono emersi segni di disaccordo.
Il
presidente di “Riconquista”, Zemmour, sembrava meno convinto dell'idea, e le
tensioni tra lui e Maréchal erano evidenti.
“Bardella”
sottolineò l'atteggiamento costruttivo di Maréchal in contrasto con quello di
Zemmour, indicando un conflitto interno all'interno di “Reconquest”.
Nonostante
queste sfide, il dialogo tra Maréchal e Le Pen ha suggerito un possibile
allineamento a livello nazionale, che potrebbe anche portare a un più ampio
consolidamento delle forze di estrema destra all'interno del Parlamento
europeo. Attualmente, queste forze sono disperse in diversi gruppi politici e
un'alleanza nazionale potrebbe preparare il terreno per una presenza unificata
più forte in Europa.
Nel
frattempo, i principali partiti di sinistra in Francia – i comunisti, i
socialisti, i verdi e il movimento “France Unbowed” – hanno rilasciato una
dichiarazione congiunta in cui esprimono la loro intenzione di introdurre
candidati comuni.
Ciò avviene dopo una precedente alleanza di
successo nelle elezioni nazionali, che ha aumentato significativamente la loro
rappresentanza, ma alla fine ha vacillato a causa di disaccordi su varie
questioni, tra cui i conflitti internazionali e le politiche dell'UE.
Punti
principali:
Il
presidente francese Emmanuel Macron ha indetto elezioni legislative anticipate
a seguito di una significativa sconfitta del suo partito da parte del
Rassemblement National di estrema destra alle elezioni europee.
I
leader di estrema destra Marion Maréchal del partito Riconquista e Marine Le
Pen del Rassemblement National discutono di formare un'alleanza per sfidare
Macron alle elezioni nazionali.
Nonostante
le piccole dimensioni di Reconquest, Maréchal sostiene una coalizione con il
Rassemblement National, facendo leva sui loro "storici" risultati
elettorali europei.
Le
tensioni interne all'interno di Reconquest emergono, mentre Maréchal e il
fondatore del partito Éric Zemmour mostrano segni di disaccordo sulla direzione
dell'alleanza.
Nel
frattempo, i principali partiti di sinistra francesi annunciano l'intenzione di
introdurre candidati comuni, rilanciando un'alleanza di successo ma di breve
durata per contrastare le forze di destra.
La
deputata USA “ Marjorie Taylor Greene”
dice a
Fauci: "Dovresti essere processato
per
crimini contro l'umanità."
Naturalnwes.com
– (13/06/2024) - Ethan Huff – ci dice:
Durante
una recente audizione al Congresso, la deputata Marjorie Taylor Greene (R-Ga.)
ha criticato il criminale di carriera “Tony Fauci” per il suo coinvolgimento
nel genocidio di massa durante la "pandemia" di coronavirus di Wuhan
(COVID-19).
Dopo
che Fauci ha ammesso di aver sempre saputo che i "vaccini" COVID non
erano "efficaci al 100%", offrendo solo "protezioni
limitate", Greene ha messo alla griglia Fauci su varie questioni, tra cui
il suo abuso di cani beagle per esperimenti farmacologici.
Greene
ha presentato a Fauci un'immagine che mostra i corpi senza vita di due beagle
sdraiati su un tavolo.
Ha poi
affrontato Fauci con il fatto che è lui che ha firmato "questi cosiddetti
esperimenti scientifici".
"E
come amante dei cani", ha continuato “Greene”, "voglio dirvi che
questo è disgustoso e malvagio", sottolineando inoltre che i contribuenti
statunitensi sono quelli che hanno pagato per l'abuso e l'omicidio dei cani.
Fauci
ha fatto un sacco di soldi da questi e altri esperimenti raccapriccianti.
Ha
anche incassato ben 710 milioni di dollari in royalties da “Big Pharma” durante
tutta la "pandemia".
"E voglio che sappiate che gli
americani non pagano le tasse per gli animali che vengono torturati in questo
modo", ha detto ancora “Greene”, definendo gli esperimenti
"ripugnanti".
(Sapevi che diverse settimane prima
che la parola COVID fosse usata pubblicamente, Moderna ha spedito prototipi di
"vaccino" a mRNA agli scienziati dell'Università della Carolina del
Nord a Chapel Hill per la valutazione?)
Fauci
ha incassato 710 milioni di dollari in royalties durante il COVID.
Greene
ha chiesto a Fauci a bruciapelo se pensa davvero che sia morale e giusto che
"scienziati e medici vengano pagati" con i soldi dei contribuenti
statunitensi per ottenere brevetti che permettono loro "centinaia di
milioni di diritti d'autore, "specialmente quando il “NIH” e queste
agenzie governative, le agenzie più potenti del nostro paese" stanno
forzando "il distanziamento sociale di un metro e mezzo e l'uso della
mascherina per i bambini".
"Il
popolo americano merita di essere maltrattato in questo modo, signor
Fauci?", ha chiesto.
"Perché tu non sei un 'dottore' – sei
'mister' Fauci nei miei pochi minuti. Dovremmo raccomandarvi di essere
perseguiti.
Dovremmo
scrivere un deferimento penale perché dovresti essere perseguito per crimini
contro l'umanità.
Tu
appartieni alla prigione".
Su “X”,
un certo numero di persone ha applaudito “Green”e per il suo coraggio
nell'affrontare “Fauc”i sui suoi numerosi crimini contro l'umanità.
Uno in
particolare, "Gunther Eagleman, ha scritto che pensa che Fauci dovrebbe
essere imprigionato "per il resto della sua miserabile e patetica
vita".
"Questo
cosiddetto 'dottore' era responsabile dell'AIDS e ha detto un sacco di bugie
anche allora", ha scritto un altro.
"Fauci
ha mentito e la gente è morta, non dimentichiamo i suoi aiutanti “Rochelle
Walensky” e il “dottor Burke”, entrambi ugualmente colpevoli".
Un
altro ha rimproverato Greene per aver sempre parlato ma, a suo parere,
"non ha mai fatto nulla".
Poi
c'è il deputato “Ron Paul” (R-Ky.) che ha avviato un'indagine bipartisan sulle
vere origini del COVID, sulla ricerca illegale sul guadagno di funzione e sui
continui tentativi di Fauci di insabbiare.
Prima
Fauci verrà gettato in prigione, meglio starà il mondo.
L'Ucraina
mantiene una "lista di nemici"
di
persone da assassinare: Elon Musk,
Laura
Loomer, Scott Ritter e Donald Trump
tutti
nominati.
Naturalnews.com
– (06/12/2024) - Ethan Huff – ci dice:
Il
deputato repubblicano Jim Banks (R-Ind.) dice di essere stato appena informato
che il suo nome, insieme a molti altri al Congresso, è su una "lista
segreta dei nemici" compilata dal governo ucraino.
Il
regime di Volodymyr Zelensky considera Banks e gli altri nomi sulla lista
ostili a causa della loro opposizione all'invio di maggiori finanziamenti e
armi a Kiev.
"A
peggiorare le cose", ha scritto Banks in un tweet, "questa lista è
stata pubblicata su un database che ha ricevuto finanziamenti dal governo degli
Stati Uniti".
"Il
mio ufficio si metterà in contatto con gli altri americani che sono stati presi
di mira dal governo ucraino".
Tra
gli altri, anche Elon Musk, David Sacks, Vivek Ramaswamy, JD Vance e Donald
Trump sono nominati nemici del regime ucraino per le cose che hanno detto o
fatto dall'inizio della guerra con la Russia.
Secondo
quanto riferito, Musk si è inserito nella lista a causa del tweet che ha condiviso lo scorso ottobre.
(La
Russia afferma di essere pronta ad attaccare le truppe francesi, mentre il
Regno Unito invia a Zelensky 1.000 droni.)
Tutti
i finanziamenti all'Ucraina devono cessare.
Nella
lista c'è anche “Laura Loomer”, per la quale si è chiesta ad alta voce sui
social media se dovesse o meno preoccuparsi della sua incolumità fisica.
"Gli
ucraini cercheranno di danneggiare fisicamente il presidente Trump?"
“Loomer”
ha inoltre chiesto a” X”:
"Vorrei
parlare con alcuni membri del Congresso di questo argomento.
Perché il nostro governo sta usando i soldi
dei nostri contribuenti per creare liste di nemici percepiti dall'Ucraina?
Questo è folle".
Altri
che hanno twittato in risposta a “Loomer” che anche i loro nomi compaiono nella
lista includono:
Juanita
Broaddrick, Robby Starbuck, Alex Bruesewitz, Mollie Hemingway, Senatore Rand
Paul, Rappresentante Matt Gaetz, Rappresentante Marjorie Taylor Greene, Rappresentante
Jim Jordan, Colonnello Douglas Macgregor.
"Ci
siamo tutti dentro", ha twittato l'account “Amuse X,” seguito dal
candidato presidenziale del 2024 “Robert F. Kennedy Jr”.
"Alcune
persone in quella lista sono state assassinate, quindi non prenderla alla leggera",
ha twittato un altro account, sottolineando inoltre che la” NABU”, la “CIA” e
l'”FBI” fanno tutti parte dell'ufficio "anti-corruzione" in Ucraina.
«Ne
parli con il deputato “Fitzpatrick”. Mettere di nuovo in discussione il
finanziamento dell'Ucraina".
Il “Ron
Paul Institute” ha pubblicato un rapporto sulla lista, che è stato
ufficialmente pubblicato dalla pubblicazione web ucraina "Data Journalism
Agency" (TEXTY) che ne spiega lo scopo.
"Il rapporto, intitolato 'Montagne
russe: dai trumpisti ai comunisti.
Le forze degli Stati Uniti che ostacolano gli aiuti
all'Ucraina e il modo in cui lo fanno' intende diffamare i politici, i
giornalisti e gli influencer dei social media americani come strumenti della
Russia", afferma il rapporto.
La
stessa “TEXTY “ha pubblicato quanto segue, sostenendo che tutti i nomi sulla
lista sono asset russi.
"La
maggior parte delle persone nel nostro studio non ha legami diretti e
comprovati con il governo russo o con i propagandisti.
Tuttavia,
gli argomenti che usano per esortare le autorità a prendere le distanze
dall'Ucraina riecheggiano messaggi chiave della propaganda russa volti a
privare gli ucraini della capacità di difendersi con armi e fondi
occidentali".
Ironia
della sorte, la lista ucraina e il rapporto associato, che afferma di opporsi
alla disinformazione, sono essi stessi pieni di disinformazione.
L'intera
faccenda è propaganda pro-Ucraina che prende di mira direttamente i politici, i
giornalisti e altri americani che si rifiutano di andare d'accordo con l'invio
di denaro e armi a Zelensky.
"Infowars
sulla lista, tra cui me e Kelenmcbreen che ha fatto un eccellente reportage sui
bio-laboratori clandestini in Ucraina", ha twittato “Jamie White”, uno
scrittore di “Infowars”, sulla questione.
Non
per niente definiscono l'Ucraina uno dei regimi più corrotti del mondo.
La
follia della guerra. Un'altra crisi dei missili di Cuba?
USA e
Francia corteggiano la guerra globale.
Globalresearch.ca
– (13 giugno 2024) - Rodney Atkinson – ci dice:
Putin
considera la rappresaglia altrove: i guerrafondai vanno male alle urne.
La
guerra per procura dell'Occidente ucraino contro la Russia continua ad andare
male con l'avanzata russa su tutti i fronti e le grandi perdite di truppe
ucraine.
Peggio
ancora, quelli che sono i leader politici più bellicosi (Biden, Macron e Sunak)
stanno perdendo voti in patria.
Il
presidente francese Macron ha perso malamente le elezioni europee, con il
Rassemblement National che ha raccolto il doppio dei voti del partito
Renaissance di Macron. Ciò ha portato Macron a indire elezioni generali
anticipate e si parla di sue dimissioni da presidente se non vince.
In
Ungheria e in Italia – due dei paesi più contrari alla guerra – gli incumbent
hanno vinto facilmente, anche se l'ungherese Orban ha perso seggi mentre
l'italiana Meloni ha guadagnato seggi.
In Europa, meno del 10% pensa che l'Ucraina
possa vincere la guerra e la maggioranza pensa che vincerà la Russia o ci sarà
un accordo di pace di compromesso.
Nel
Regno Unito il partito conservatore, seguendo fermamente la linea
neoconservatrice degli Stati Uniti sull'Ucraina e autorizzando l'uso delle sue
armi contro il territorio russo, si sta dirigendo verso una sconfitta
storicamente ampia nelle elezioni generali del 4 luglio.
Un
promemoria della crisi dei missili di Cuba.
Mentre
gli elettori in Occidente (i futuri pacificatori Trump e Robert F. Kennedy
negli Stati Uniti sono molto più popolari del guerrafondaio Biden) esprimono i
loro timori per un'escalation verso una vera e propria guerra Russia-NATO, le
recenti mosse della marina russa ricordano sia la crisi dei missili cubani del
1963 che ricordano agli americani l'equivalenza della Russia a Cuba allora e
della NATO in Ucraina oggi!
All'epoca,
i missili russi a Cuba (a pochi minuti di volo da Washington DC) misero il
mondo sull'orlo di una guerra nucleare.
John
F. Kennedy ha resistito e i missili sono stati ritirati, ma questo mese, dopo
alcuni anni di stretta cooperazione tra Mosca e L'Avana, un gruppo di navi
della Marina russa è arrivato a Cuba.
Tra
questi, la fregata Admiral Gorshkov e il sottomarino nucleare Kazan, in grado
di trasportare missili ipersonici Zircon.
Dovremmo
avere paura? La terza guerra mondiale è imminente?
Potenziare
la guerra.
La
decisione dell'amministrazione Biden di consentire all'Ucraina di utilizzare
armi statunitensi a lungo raggio per colpire il territorio russo per difendere
l'area di “Kharkov” sta inducendo la Russia a contrattaccare prendendo di mira
l'”UAV” da ricognizione strategica americano RQ-4 Global Hawk che opera nel Mar
Nero.
Insieme
agli aerei AWACS della NATO, hanno fornito una costante ricognizione per la
guida dei missili della NATO mirati alla Crimea e alla regione di “Zaporozhye”
da parte delle forze della NATO in nome dell'Ucraina.
Tali
decisioni militari statunitensi potrebbero portare a una pericolosa escalation
e alla prospettiva di un confronto militare diretto russo/americano.
Minaccia
al sistema di allarme nucleare della Russia.
L'attacco
alla stazione radar di “Armavir” paralizza il sistema di allerta precoce russo!
Ciò fa
seguito all'attacco di droni ucraino/americani al più sensibile sistema di
allerta precoce nucleare russo ad Armavir.
Come ha scritto il “dottor Theodore Postol”
del Massachusetts Institute of Technology:
I
droni sono stati guidati verso i loro obiettivi utilizzando la ricognizione
aerea e satellitare degli Stati Uniti (devono intraprendere più azioni evasive
nel corso dei loro voli per eludere i sistemi radar russi, e questo può essere
fornito solo tramite informazioni di puntamento in tempo reale fornite dagli
Stati Uniti).
Gli
operatori dei droni erano probabilmente mercenari addestrati negli Stati Uniti
o truppe statunitensi fuori uniforme.
La
Russia lo sa e quindi lo considera un attacco degli Stati Uniti al suo sistema
di allerta precoce nucleare.
L'attacco
è stato sconsiderato al di là di ogni comprensione.
Qualsiasi
attacco di questo tipo contro il sistema EWS utilizzato per proteggere la
Russia da un attacco nucleare può giustificare, secondo la legge russa, un
attacco nucleare di rappresaglia.
Giustificando
i più seri dubbi sulle frequenti affermazioni di Biden secondo cui gli Stati
Uniti non vogliono la guerra con la Russia, la NATO ha pubblicato piani per il
trasporto di truppe attraverso l'Europa occidentale in caso di guerra con la
Russia.
La
Francia ha recentemente annunciato che schiererà addestratori militari in
Ucraina e donerà aerei da combattimento Mirage 2000 e addestrerà i loro piloti
ucraini.
Gli
alleati della NATO, tra cui Belgio, Norvegia, Danimarca e Paesi Bassi, si sono
impegnati a inviare circa 80 caccia F-16 di fabbricazione statunitense in
Ucraina.
Se
questi F16 sono di stanza in Ucraina, saranno bersagli facili a terra, ma se
vengono fatti volare da paesi vicini come la Romania, allora quegli aeroporti
potrebbero essere presi di mira e innescare una risposta della NATO ai sensi
dell'articolo 5 della clausola di mutua difesa.
Paesi
che forniscono armi per colpire il territorio russo
Visti
i palesi interventi dei paesi della NATO, non solo con sistemi d'arma, ma anche
con agenti addestrati sul terreno in Ucraina e sistemi di puntamento e di guida
missilistica, il presidente Putin sta prendendo in considerazione un
coinvolgimento equivalente in altre parti del mondo.
"Stiamo
pensando che se qualcuno pensa che sia possibile fornire tali armi a una zona
di guerra per colpire il nostro territorio e crearci problemi, perché non
abbiamo il diritto di fornire le nostre armi della stessa classe a quelle
regioni del mondo in cui ci saranno attacchi alle strutture sensibili di quei
paesi che lo stanno facendo contro la Russia?
Ci penseremo".
Ci
sono diverse possibilità, tra cui la Corea del Nord (attacchi alla Corea del
Sud) e l'Iran (attacchi al Regno Unito a Cipro o alla flotta del Golfo degli
Stati Uniti).
Ammutinamento
dell'Ucraina.
È
apparso un video che fornisce un'istantanea della mobilitazione dell'esercito
ucraino, della perdita di truppe, della mancanza di addestramento, del morale
basso e della slealtà.
Tre
soldati ucraini parlano su un treno:
Avevamo
il 20% della brigata rimasta, il resto era morto. Non ci permettevano nemmeno
di prendere i loro corpi.
(Un'altra
voce): Perché non volevano pagare per loro.
(Un'altra
voce): Le persone vengono catturate per strada e spinte a combattere, ma non
sanno come combattere.
E
questo è tutto.
Niente
equipaggiamento, niente munizioni, niente armi.
Ve lo
dico francamente, se dipendesse da me, penso di sì, fratelli miei, così
andremmo a Kiev con i russi, e tutto questo sarebbe finito molto tempo fa.
La
follia di questa guerra cresce man mano che gli attori politici inadeguati
diventano ogni giorno più isterici.
Solo gli elettori possono porre fine a questa
grave crisi.
Alle elezioni del 2024 stanno finalmente
reagendo.
Lo
spread francese-Bund esplode
più di
sempre mentre il mercato
si
prepara al ritorno della crisi
del
debito europeo.
Zerohedge.com
- TYLER DURDEN – ( 14/GIU/2024) – ci dice:
Non
doveva andare così: come discusso in precedenza, la scommessa di Macron di
sciogliere il parlamento e indire elezioni anticipate a due turni il 30 giugno
e il 7 luglio avrebbe dovuto sollevare il morale, "accerchiare le
truppe" e respingere l'"estremismo" della valanga di
"estrema destra" di Marine Le Pen che ha assolutamente schiacciato il
partito di Macron nelle elezioni del Parlamento europeo dello scorso fine
settimana.
Invece, ha aperto il proverbiale vaso di
Pandora e ha persino scatenato speculazioni sul fatto che la “Frexit” - e
persino il più ampio collasso dell'Eurozona che è rimasto dormiente per gran
parte dell'ultimo decennio - potrebbe essere di nuovo incombente.
La
ragione dietro questa catastrofica sequenza di eventi che culminerà in meno di
un mese con elezioni francesi improvvisate è, come sempre, pura arroganza, in
questo caso quella del presidente Emmanuel Macron e della sua alleanza
centrista che, secondo il “Financial Times”,
"potrebbe
trovarsi di fronte a una sconfitta nelle elezioni parlamentari anticipate dopo
che i partiti di sinistra francesi hanno stretto un patto di unità".
Secondo
due nuovi studi per “Le Figaro” e “BFM TV”, solo circa 40 dei parlamentari di
Macron si qualificherebbero per il secondo turno del 7 luglio, in gare di
ballottaggio che sarebbero prevalentemente combattute tra candidati schierati
dall'estrema destra o dal blocco di sinistra per l'assemblea di 589 membri.
I
risultati, come abbiamo notato in precedenza, confermano che la drammatica
scommessa di Macron di sciogliere il parlamento e indire elezioni anticipate
nella speranza di fermare l'ascesa del partito di estrema destra “Rassemblement
National sta per ritorcersi contro in modo spettacolare, e sottolineano anche
che l'esito del voto a due turni del 30 giugno e del 7 luglio potrebbe essere
determinato dalla sinistra.
Come
riporta “Bloomberg”, quattro partiti di sinistra hanno siglato un'alleanza
giovedì per unire le forze nelle prossime elezioni legislative, con i sondaggi
che mostrano che può vincere il secondo blocco più grande dietro il
“Rassemblement National “di Marine Le Pen.
L'alleanza
- che è stata appoggiata dall'ex presidente socialista francese “François
Hollande” - dovrà superare significative divisioni tra i suoi membri, in
particolare sul sostegno militare all'Ucraina e sul rifiuto di” Mélenchon” di
considerare” Hamas” un'organizzazione terroristica.
"C'era un'aspettativa di sindacato
espressa", ha detto il Partito Socialista in una dichiarazione nella tarda
serata di giovedì. "È sigillato".
L'accordo
non ha specificato chi sarebbe stato il loro candidato a primo ministro, ma
“Jean-Luc Mélenchon”, leader del partito di estrema sinistra “France Insoumise”
(France Unbowed, LFI) e figura polarizzante nella politica francese, ha
lasciato intendere giovedì che voleva il lavoro.
“LFI”
si è assicurata la maggior parte dei candidati nella lista comune con il
centro-sinistra, i socialisti, i verdi e i comunisti.
Eppure,
parlando in un'intervista a “TF1” quando la notizia si è diffusa giovedì, “Hollande”
ha detto che i commenti fatti di recente da ”Mélenchon” escluderebbero il
leader di estrema sinistra dal servire in un governo.
L'ex
presidente socialista ha detto di non conoscere i dettagli dell'accordo, ma
deve essere filo-europeo, a favore della permanenza della Francia nella NATO, e
chiedere la pace a Gaza pur riconoscendo l'attacco terroristico di Hamas.
Ha
detto che sarà anche necessario avere misure sulla casa e sul sostegno ai
redditi reali, pur rimanendo credibili.
"La
cosa essenziale è che l'unità sia stata possibile", ha detto “Hollande”.
"Arriva
un momento in cui dobbiamo andare oltre le nostre differenze".
Parlando
in precedenza, l'attuale primo ministro “Gabriel Attal” ha detto che è
"vergognoso" che il Partito socialista – dove ha iniziato la sua
carriera politica – abbia stretto un patto con “France Unbowed”.
"Sto
facendo appello agli elettori di sinistra, socialdemocratici, e ce ne sono
molti, che non si identificano con il programma “France Unbowed”, di sostenere
i nostri candidati", ha detto “Attal”.
In
ogni caso, lo sviluppo inaspettato è un duro colpo per Macron:
se i partiti di sinistra avessero presentato
più candidati per ogni seggio, l'alleanza centrista di Macron avrebbe avuto
maggiori possibilità di passare al secondo turno.
Per qualificarsi per un ballottaggio, un
candidato deve aver ottenuto il sostegno del 12,5% degli elettori registrati.
Con
l'alleanza ora in atto, le possibilità di Macron di emergere dalle elezioni con
una presa più salda sul governo e sulle forze centriste in parlamento sono ora
ufficialmente svanite.
La sua campagna elettorale aveva fatto
aperture ai socialisti, il cui governo Macron ha servito durante la presidenza
di “François Hollande”.
Estrapolando
i risultati delle elezioni parlamentari europee della scorsa settimana al
prossimo primo turno delle elezioni legislative francesi, il “RN” di Le Pen
arriverebbe primo in 362 seggi e la sinistra in 211, secondo i calcoli di Le
Figaro.
Alcuni
analisti hanno messo in guardia contro l'estrapolazione dalle elezioni del
Parlamento europeo, che si svolgono in un unico turno secondo il sistema
proporzionale.
Spesso hanno una bassa affluenza alle urne e
sono usati come voto di protesta contro il governo.
Nel
tentativo di prevenire il panico totale sul fatto che la Francia sarà divisa
tra "estrema sinistra" e "estrema destra" con i centristi
calpestati, “Mathieu Gallard”, sondaggista di Ipsos, ha detto che prevedere la
quota di seggi in questa fase è "solo una questione di intuizione".
I
candidati non sono ancora stati selezionati e i parlamentari in carica spesso
godono di una notevole lealtà locale.
I margini di errore per le intenzioni di voto
in due turni, le competizioni ravvicinate in molte circoscrizioni elettorali e
i dubbi sull'affluenza alle urne hanno reso il "risultato altamente
incerto in questa fase".
Tuttavia,
le previsioni si aggiungono a una serie di sondaggi cupi per il campo di Macron questa
settimana, suggerendo che potrebbe facilmente perdere almeno la metà dei suoi
250 seggi nell'assemblea.
Alla
domanda sui numeri difficili dei sondaggi, un consigliere dell'alleanza di Macron ha detto:
"C'è un sentiero stretto da percorrere e
vedremo come cambieranno le dinamiche nei prossimi giorni.
È
difficile, ma non impossibile".
Passando
da sinistra a destra, un sondaggio “Elabe” per BFM e “La Tribune Dimanche” ha
dato il “RN” al 31% (con 4 per il partito rivale Reconquête), l'alleanza di
sinistra al 28% e l'alleanza centrista di Macron al 18% mentre il centrodestra “Les
Républicains” al 6,5%.
“Elab”e
prevede che il “RN “vincerà tra i 220 e i 270 seggi, la sinistra 150-190 e
l'alleanza di Macron 90-130, un disastro senza precedenti per Macron, che
nonostante i suoi precedenti voti potrebbe non avere altra scelta che
dimettersi.
Il
centrodestra ne prenderebbe 30-40.
Va
ancora peggio per l'establishment liberale e tecnocrate europeo:
i
sondaggi suggeriscono che lo scenario più probabile è un parlamento sospeso, ma
se il “RN” vince con un ampio margine, avrà la pretesa di essere primo ministro
e il diritto di formare un governo.
I partiti
conservatori e di destra francesi stanno lottando per formare un fronte unito
alle elezioni.
I repubblicani sono bloccati in aspre lotte
intestine mentre la maggior parte dei membri anziani del partito stanno
cercando di espellere il loro presidente, “Eric Ciotti”, dopo che ha annunciato
un patto con il “Rassemblement National”.
Si
rifiuta di dimettersi e sta facendo appello al tribunale di Parigi.
E”
Marion Marechal”, la vicepresidente del partito nazionalista “Riconquista”, è
stata espulsa mercoledì scorso, dopo che anche lei ha cercato di formare una
coalizione con Le Pen, che è anche sua zia.
Mentre
le elezioni francesi sono ancora trascorse almeno due settimane, i mercati
francesi - sia azionari che obbligazionari - sono stati distrutti questa
settimana: l'indice CAC 40 è sceso del 2%, completando la sua peggiore
settimana in quasi un anno.
Le banche sono scese di più, con Société
Générale SA in calo del 12% e BNP Paribas SA in calo del 10% sulla settimana.
Ma se
le azioni sono state colpite, il mercato obbligazionario è stato assolutamente
schiacciato:
i
rendimenti obbligazionari francesi a 10 anni (OAT) rispetto alle loro
controparti tedesche sono appena balzati di un record questa settimana mentre
le due obbligazioni divergevano con un tonfo.
Secondo
i dati di Bloomberg, lo spread OAT-bund si è ampliato di 29 punti base questa
settimana a 77 punti base, il massimo dal 2017!
La
prospettiva che l'estrema sinistra ottenga un'influenza sulla politica ha
scosso gli investitori in passato.
Quando
i sondaggi del 2017 hanno mostrato che le elezioni presidenziali potevano
finire in un testa a testa tra Le Pen e Mélenchon, il debito francese è sceso
bruscamente, quadruplicando il suo premio rispetto ai più sicuri omologhi
tedeschi nel giro di pochi mesi.
Questa
volta è ancora peggio, con S&P che ha declassato il rating del credito
francese da AA ad AA, citando deficit più grandi del previsto e frammentazione
politica come ragioni per il declassamento.
Lo
spread OAT-Bund si allarga di un record di 29 pb questa settimana a 77 pb, il
massimo dal 2017.
Ciò avviene mentre i sondaggi mostrano che un'alleanza
politica di sinistra potrebbe vincere il secondo blocco più grande dietro il
Rassemblement National di estrema destra di Marine Le Pen, spingendo il partito
del presidente Emmanuel Macron al terzo posto
E come
va la Francia, così va il resto dell'Eurozona:
anche
il debito periferico è stato martellato nella corsa alle posizioni di uscita;
I rendimenti delle obbligazioni italiane
raggiungono il massimo in quattro mesi rispetto ai colleghi tedeschi, dopo che
il premio è salito di più da marzo 2023.
Alla
fine, tuttavia, lo shock più grande potrebbe essere che - come abbiamo notato
di recente - l'Europa sta per scoprire che dalla grande crisi del debito
sovrano nulla è stato risolto, e invece tutti i problemi sono stati
semplicemente infilati sotto il più grande mucchio di debiti della storia.
E se
la scommessa di Macron fallirà – come sembra ora – e la Francia non sarà in
grado di mantenere l'allegro status quo del "Villaggio Potëmkin",
tutto sta per implodere.
La
scuola di Francoforte e Magnus Hirschfeld:
le
origini della degenerazione morale dell’Occidente.
Lacrunadellago.net
– Cesare Sacchetti – (13/06/2024) – ci dice:
Ovunque
ci si guardi intorno, si vede l’infezione della rivoluzione liberal-marxista
del’68.
Si
vede l’esaltazione della devianza del gender, si vede la scristianizzazione
sempre più galoppante e i luoghi pubblici che vengono dipinti con i colori
della “lobby LGBT” in quello che ormai è a tutti gli effetti un vero e proprio
totalitarismo, solamente più ipocrita e subdolo di quelli del secolo passato, poiché questi almeno avevano la
decenza di non farsi passare come dei luoghi di libertà.
Il
mondo della democrazia liberale è anche e soprattutto questo.
È un
mondo dove si afferma che tutti sono liberi di esprimere il proprio pensiero
per poi scoprire che all’ultimo stadio del cammino della democrazia, l’unico
pensiero che può essere espresso è quello del liberal-progressismo e coloro che
vi si oppongono sono additati come “nemici”.
Non
che da parte nostra si voglia in qualche modo esaltare la tanto riprovevole
dottrina del libero pensiero figlia dell’eretico e negromante Giordano Bruno,
mito della massoneria, per la semplice ragione che questo tipo di filosofia
altro non serve che ad aprire la porta all’errore e alla perversione, i quali
una volta aboliti i precedenti riferimenti della tradizione cristiana non
trovano più ostacoli alla loro dilagante infezione.
Vogliamo
soltanto mettere in risalto l’ipocrisia di cui è intrisa questa filosofia
perché promette libertà e rinchiude invece l’uomo nella peggiore possibile
delle tirannie, quella del degrado, della perversione e della immoralità sempre
più diffusa, e che non risparmia anatemi a coloro che vogliono riportare
decenza in tale degenerazione.
Quando
camminiamo per le strade e vediamo appunto questa “invasione di simboli LGBT”,
ignoriamo però che i padri di questa attuale società della depravazione sono un
gruppo di intellettuali che hanno più di tutti, purtroppo, influenzato la
storia del’900.
Costoro
sono passati alla storia come i filosofi e sociologi della famosa, o meglio,
famigerata scuola di Francoforte, chiamata così perché i suoi fondatori avevano
appunto la loro base operativa nella città tedesca.
La
nascita della scuola di Francoforte.
Sono
gli anni’20 in Germania.
Sono anni di profondo disordine economico e
morale nella Germania della Repubblica di Weimar, la cui fondazione è stata
profondamente influenzata dalle idee del socialismo progressista che aveva
consegnato la Germania post-bellica ad un destino di profonda decadenza.
La
Germania era duramente provata dalle sanzioni imposte a Versailles dopo la
sconfitta patita nella prima guerra mondiale, e quelle sanzioni così
spropositate sono state ritenute da taluni economisti, su tutti “John Maynard
Keynes”, come la diretta causa della successiva presa al potere di Adolf
Hitler, che probabilmente era proprio l’esito che queste forze destabilizzanti
volevano, considerato
il fatto che il partito nazional-socialista ricevette ingenti finanziamenti da
Wall Street e intrattenne stretti rapporti d’affari con imprese legate alla
famiglia Rockefeller.
In
questo decennio, un gruppo di filosofi di origine askenazite quali Adorno,
Marcuse, Horkheimer e Habermas, soltanto per citare gli esponenti più noti,
elaborano quella che passerà alla storia come “teoria critica” in quella che
può definirsi come una sintesi della filosofia materialista marxista e della
psicanalisi di Sigmund Freud, il noto padre della psicologia moderna anch’egli
di origini ebraiche.
Le
idee fondanti della scuola di Francoforte non sono altro che quelle della
destrutturazione.
I
filosofi e i sociologi di questa corrente filosofica parlano di concetti come
“emancipazione” ma in realtà il loro vero unico proposito è quello di porre
fine alla struttura della società tradizionale cristiana per sostituirla con
un’altra liquida, nella quale tutto ciò che prima veniva considerato
naturalmente come devianza diviene semplicemente la nuova “norma”.
Adorno
e Horkheimer, ad esempio, elaborano un pensiero nel quale si afferma esplicitamente
che il
patriarcato era il primo grande nemico da abbattere per lasciare il posto ad
una società matriarcale, laddove la figura del padre viene vilipesa e perseguitata in
quanto essa agli occhi di questi filosofi è custode dell’autorità.
Il
padre è il vero grande “male” da estirpare nel pensiero neo-marxista e
neo-freudiano poiché egli è la pietra angolare sulla quale si fonda l’antica
società cristiana.
Alcuni
lettori probabilmente trasaliranno nell’apprendere che le attuali espressioni a
favore della società matriarcale volute dalla solita élite progressista e i
prodotti della cinematografia che cercano di demonizzare la società di un
tempo, non sono in realtà altro che una rielaborazione del pensiero di questi
sociologi e filosofi che hanno dedicato la loro vita alla degradazione della
società cristiana.
A
tracciare la via ai filosofi di Francoforte sono stati, su tutti, Marx ed
Engels, entrambi appartenenti alla libera muratoria e anch’essi di origini
ebraiche.
Marx
ed Engels nei loro scritti della prima metà del’800 avevano già seminato il
germe della successiva degenerazione morale che affliggerà il secolo XX.
Engels
nel suo saggio “Origini della famiglia” si esprime apertamente a favore del
matriarcato e Marx sulla stessa linea proporrà una società retta da una
“comunità di donne”.
Non
c’è modo per il comunismo di affermarsi se non quello di rimuovere prima il
pilastro della società cristiana rappresentato appunto dalla famiglia.
La
filosofia marxista deve abbattere la figura del padre per avere quel tipo di
società aperta ad ogni genere di depravazione e aperta alla stessa rinuncia
alla sua identità non solo spirituale, ma anche nazionale.
Marx
ed Engels in realtà sotto questo profilo non fanno altro che esprimere gli
stessi concetti collettivisti espressi dagli illuministi nel XVIII secolo che
similarmente volevano un ritorno allo stato di natura, laddove i figli non
sarebbero stati dei loro padri e delle loro madri, ma della comunità intera, e
in questo non possono sentirsi gli echi degli inquietanti casi dei giorni
nostri, dove i figli vengono strappati alle loro famiglie per poi essere
consegnati agli orchi.
Il
comunismo vuole la morte della famiglia, della patria e di Dio e la scuola di
Francoforte non si discosta per nulla da questo solco tracciato.
Sono
questi filosofi ad elaborare il concetto che i bambini sin dalla più tenera età
debbono essere sottoposti alla sessualizzazione forzosa e all’iniziazione
all’omosessualità, e anche in questa circostanza non possono non venire alla
mente le immagini della nostra contemporaneità dove le porte delle scuole sono “aperte
ai trans” chiamati anche “drag queen” che si avvicinano ai bambini per leggere
le favole e provare a dare al gender un’aura di “normalità”.
La
scuola odierna non è altro che il parto della degenerazione anticattolica e
anticristiana che Adorno e gli altri concepirono molti anni addietro.
Una
volta messo in discussione il pilastro della famiglia, si arriva al passaggio
successivo che è quello di iniziare il bambino sin dalla prima infanzia alla
sessualità, alla masturbazione di gruppo, all’omosessualità e alla pedofilia.
Il
bambino deve essere subito l’oggetto delle attenzioni sessuali degli orchi che
riescono meglio nella loro “impresa” in quanto le istituzioni liberali non
condannano la pedofilia, ma marciano inarrestabili da 60 anni per legalizzare
tale perversione.
La
scuola di Francoforte propone tutto questo. La scuola di Francoforte sostiene
la “necessità” di una sessualizzazione del bambino sulle orme di Sigmund Freud
e di un altro ripugnante personaggio di cui si parla poco.
“Magnus
Hirschfeld”, il padre del transessualismo.
Il
personaggio in questione è il sessuologo Magnus Hirschfeld, fondatore nel 1919
del famigerato Institut für Sexualwissenschaft, Istituto per la scienza
sessuale.
“Hirschfeld”
condivideva le stesse origini ebraiche dei filosofi e dei sociologi della
scuola di Francoforte e lui stesso considerava la sua identità ebraica come
“vitale” ai fini dell’elaborazione delle sue teorie.
Il
sessuologo “Magnus Hirschfeld”.
Non
differentemente da Adorno e gli altri filosofi neo-marxisti, nutriva un forte disprezzo verso il
cristianesimo tanto da definirla una religione “sadomasochistica” poiché il sessuologo riteneva che
l’ascesi fosse una sorta di “dolore” che il credente cristiano si infliggeva
privandosi dei piaceri edonistici che invece deriverebbero dalla rimozione di
ogni freno inibitorio.
“Hirschfeld”
voleva mettere fine all’Occidente cristiano che negli ultimi 2000 anni aveva
impedito, a suo dire, questa ricerca senza limiti del piacere, e questo nella
sua mente perversa si manifestava anche con l’apologia della pedofilia e con il
dilagare della omosessualità.
Nel
suo istituto c’erano appesi alle pareti quadri dei primi travestiti della
storia, in quanto il sessuologo è ritenuto il padre di quello che il mondo LGBT chiama “terzo sesso”
ovvero i cosiddetti trans.
Il
fondatore di questo istituto della perversione riteneva che gli omosessuali
fossero “naturalmente” effeminati e che la soluzione era quello di favorire un
cambio di sesso che ovviamente non può esistere in quanto è biologicamente
impossibile passare da un sesso ad un altro, a meno che non si intenda per
“cambio di sesso” la mutilazione degli organi maschili, vera barbarie che
andrebbe messa al bando ma che la degradazione attuale invece sta persino
promuovendo tra gli adolescenti e i bambini.
Il
sessuologo amava poi collezionare i peni amputati degli omosessuali per
soddisfare probabilmente un’altra sua intima depravazione sessuale.
Nel
suo istituto c’era in abbondanza ovviamente pornografia gay e una sezione di
libri dedicati alla pedofilia e alla bestialità.
È in
questo luogo che i bambini delle scuole venivano portati per essere iniziati a
questa panoplia di perversioni.
Ad
essere di casa da “Hirschfeld” era anche un membro della scuola di Francoforte,
quale “Ernst Bloch”, che aveva le stesse idea in materia di gender ed
omosessualità.
Nel
1921, il padre dell’Institut für Sexualwissenschaft fonda la” Lega Mondiale per
la Riforma sessuale” assieme al” rabbino Karl Abraham”, a dimostrazione che
tale filosofia si dichiara laica e secolare per poi mostrare in profondità un
lato più “spirituale” seppur nel senso negativo del termine.
Le
idee di “Hirschfeld” iniziano intanto a diffondersi in tutta Europa tanto che
la lista di personalità che si avvicina al suo movimento annota personaggi del
calibro di “Bernard Shaw”,” Bertrand Russell” ed “Albert Einstein”.
Nel
1931, si realizza il “sogno” di Hirschfeld, quando il “Dr Levy-Lenz”, anch’egli
di origini askenazite, esegue la prima operazione per il cambio di sesso nella
storia che, come accennato poco fa, non cambia alcunché ma soltanto mutila e
uccide il povero malcapitato che la subisce come accaduto purtroppo a “Lili
Elbe” che dopo aver subito un trapianto di ovaie morirà per le gravi infezioni
soltanto un anno dopo l’operazione.
“Lili
Elbe”, era il travestito danese morto in seguito all’operazione per il “cambio
di sesso”.
L’atmosfera
però intanto sta cambiando in Germania.
L’avvento
del nazional-socialismo fa maturare nella popolazione tedesca una sempre più
profonda avversione e ostilità nei confronti dei neo-marxisti e di Hirschfled.
La
Germania era divenuta sotto Weimar un vero e proprio pozzo di degrado morale.
Berlino
era paragonabile ad una odierna città del Sud-Est asiatico dove ogni anno
milioni di persone si recano in viaggio per praticare il turismo sessuale.
Non
appena Hitler sale al potere, i filosofi della scuola di Francoforte decidono
di lasciare la Germania e la stessa decisione verrà presa da” Hirschfeld” che
morirà nel 1935 a Parigi.
La
guerra per la demoralizzazione dell’Occidente però non si arresta, ma cambia
soltanto luoghi e sedi operative e si sposta negli Stati Uniti, laddove “Adorno”,
“Marcuse” e” Horkheime”r si trasferiranno nelle università più prestigiose del
Paese che diventeranno di fatto le cattedre per portare avanti la
destrutturazione della cristianità.
“Adorno”
e” Horkheimer “nel 1947 scriveranno l’opera “Dialettica dell’Illuminismo” nel
quale affermano esplicitamente che l’antisemitismo sarebbe una sorta di “malattia
mentale” profondamente insita nella mente dei vari popoli, quasi affetti secondo i due
filosofi da una sorta di “peccato originale” senza ovviamente minimamente porsi
il problema del fatto che differenti popoli con differenti culture abbiano
avuto gli stessi problemi di “integrazione”, per così dire, nel corso dei
secoli con le varie comunità ebraiche.
Il
problema, per costoro, è sempre l’altro. È l’altro il malato.
È
l’altro “l’antisemita”.
Sono
sempre i due filosofi ad elaborare il concetto di “fascistometro”, una sorta di
gradazione che stabilisce il livello di “fascismo” nei soggetti che non
vogliono sottoporsi al processo di demoralizzazione del neo-marxismo, e come i
lettori possono vedere la non compianta “Michela Murgia” non ha proprio
inventato nulla, ma si è soltanto limitata ad essere un ripetitore della
filosofia di Francoforte.
La
scuola di Francoforte e la rivoluzione hippie degli anni 60.
L’opera
di degradazione dell’Occidente però non è ancora compiuta.
Negli
anni’50, il mondo della tradizione era ancora essenzialmente intatto.
In Europa Occidentale, le chiese erano ancora
piene e i pilastri della società tradizionale erano alquanto solidi se si pensa
che la demografia dell’epoca era piuttosto florida e le mura cattoliche ancora
non erano state penetrate dal femminismo, uno dei veleni più letali del
pensiero liberal-marxista.
La
scuola di Francoforte per scatenare il suo assalto finale alla cristianità ha
bisogno di penetrare nel cuore della società dell’epoca e per farlo partorisce
la rivoluzione degli anni’60.
Sono
state le opere di “Adorno”, “Marcuse” e “Horkheimer” a formare le menti delle
giovani generazioni dell’epoca nella lotta al “sistema” che allora era alquanto
diverso dall’avere i connotati della società liquida dei giorni nostri.
Giunge
così il tempo dello scatenamento libero delle passioni.
Giunge
il tempo delle varie comunità hippie che sorgono come funghi in Europa e negli
Stati Uniti e che decidono di praticare lo stile di vita del sesso libero,
laddove il matrimonio diventa una sorta di retaggio del passato, e dove il
sesso libero domina la vita di queste comunità estremamente simili ai kibbutz
ebraici che si fondavano sugli stessi precetti.
“Woodstock”
può essere definita come la esaltazione massima di questo stile di vita
distruttivo, anarchico e nichilista.
Woodstock
- Tre giorni di pace, amore e musica – Wikipedia.
Il
famoso raduno di Woodstock del 1969.
L’uomo
rifiuta i valori del mondo cristiano per adottare il nuovo stile di vita
ribelle che non lo conduce verso alcuna liberazione, ma piuttosto soltanto
verso la sua dissoluzione.
Non ci
sono più padri, non ci sono più madri, e non ci sono più figli. C’è il magma
indefinito della promiscuità di gruppo e delle orge così tanto esaltate da
Adorno e dai suoi sodali.
Questa
scuola apre la porta al consumo delle droghe di massa che vengono descritte
falsamente come una via per la “emancipazione” quando in realtà non servono
altro che a produrre degli individui preda delle peggiori pulsioni nichiliste e
individualiste e completamente schiavi delle droghe.
La
musica rock e beat di quegli anni è il mezzo attraverso il quale le giovani
generazioni dell’epoca vengono iniziate alle droghe e al sesso libero e, ancora
una volta, a giocare un ruolo decisivo sono sempre loro, i filosofi di Francoforte.
I
Beatles e Adorno.
La
storia dei Beatles non è quella raccontata dai media mainstream dell’industria
musicale.
Questo gruppo pochi anni prima di conoscere il
successo planetario suonava nei postriboli di Amburgo ed era molto lontano dall’
esprimere le sonorità e i testi che poi produsse una volta raggiunto il
successo negli anni’60.
“John Coleman”, ex membro
dell’intelligence britannica e autori di diversi libri sul comitato dei 300, braccio esecutivo
del potente club di Roma finanziato dalla famiglia Rockefeller, rivelò che a scrivere le canzoni
del gruppo dei quattro ragazzi di Liverpool era proprio” Theodor Adorno”.
La
simbologia degli album dei Beatles pullula di riferimenti al satanismo e di
celebrazione di figure quali Karl Marx e l’occultista e satanista “Aleister
Crowley”, membro
della loggia massonica di Mizraim ed espulso dall’Italia da Benito Mussolini per i
macabri riti praticati dal mago britannico.
“Aleister
Crowley”, viene raffigurato sulla copertina dell’album “Seargeant Pepper”.
Le
masse di quegli anni sono vittime di un enorme processo di ingegneria sociale
pensato espressamente per inculcare nella mente dei giovani dell’epoca l’idea
che ormai il mondo del futuro era uno libero dal “giogo” del patriarcato e dove
la demoralizzazione procedeva senza alcun freno.
L’Italia,
Paese particolarmente in odio al mondo massonico e liberale, non resta
purtroppo immune da tale processo.
Il
primo passo è l’approvazione del divorzio che priva il matrimonio della sua
natura sacramentale voluta da Dio per ridurlo invece ad un mero contratto tra
le parti, libere di scioglierlo in ogni momento.
La
legalizzazione dell’aborto è il passo successivo e alla donna viene assegnata
la facoltà di uccidere il bambino che porta in grembo poiché il femminismo ha
messo al primo posto l’arbitrio della madre sopra il diritto alla vita del
figlio, disumanizzato e trattato come un “parassita”.
La
rivoluzione culturale del liberal-marxismo concepita dai filosofi di
Francoforte ha invaso la nostra società e oggi vediamo i risultati di 60 anni
di degradazione morale, culturale e spirituale.
Vediamo
che le vestigia cattoliche della tradizione sono state abbattute per lasciare
il posto invece a quelle della omosessualizzazione della società, del femminismo,
dell’aborto che ha ucciso 6 milioni di bambini, dei bambini che vengono
sottoposti alla violenza satanica del gender e di ogni possibile perversione che
vuole minare il mondo cristiano che esiste da 2000 anni e di cui Roma e
l’Italia sono state la perfetta incarnazione.
Il
mondo che vediamo oggi è il mondo di una élite di filosofi marxisti e liberali
di origini askenazite che sotto la maschera della sociologia e della filosofia non
avevano altro scopo che portare alla rovina l’Occidente cristiano, riuscendoci
purtroppo in larga parte.
È
stato detto che per combattere i propri nemici, occorre conoscerli bene, e
questa è la raccomandazione che facciamo ai lettori.
Studiate
sempre il nemico poiché se saprete qual è la sua vera natura, saprete qual è
anche l’antidoto per liberarsi di questa infezione.
L’antidoto
può essere soltanto uno.
Ricostruire
quelle mura che la scuola di Francoforte ha abbattuto.
Ricostruire
le fondamenta del vero cattolicesimo pre-conciliare.
Rimettere,
più semplicemente, la chiesa al centro del villaggio.
Come
l'agenda LGBT dell'amministratore
Biden
ha portato i sauditi
ad
abbandonare il petrodollaro.
Lifesitenews.com
- Frank Wright – (14 giugno 2024) – ci dice:
Tentando
persistentemente di esportare la sinistra progressista e condannando i sauditi,
l’amministrazione Biden ha fatto di più per smantellare la potenza straniera
statunitense in Medio Oriente di quanto qualsiasi azione nemica potesse sperare
di ottenere.
Il
presidente degli Stati Uniti Joe Biden cammina (ancora per poco) accanto al principe ereditario
dell'Arabia Saudita Muhammad Bin Salman.
Il Congresso
USA deve impedire all’amministrazione Biden di finanziare guerre in Ucraina e
Israele.
(
LifeSiteNews ) — Il 9 giugno è terminato un accordo di sicurezza tra gli Stati Uniti e
l'Arabia Saudita per vendere il loro petrolio esclusivamente in dollari. Non è
stato rinnovato.
Questo
accordo di sicurezza cinquantennale è stato stipulato il 9 giugno 1974.
Descritto come un “patto fondamentale”, legava la produzione petrolifera
saudita ai cicli elettorali statunitensi, il che significava gas a buon mercato
(e tutto il resto) per gli elettori statunitensi al momento giusto – tutto il
resto e per tempo.
Ora
sta prendendo il posto di un nuovo accordo di sicurezza con i sauditi.
Si
tratta di una realtà che secondo “Arab News “il 12 giugno vede una nuova realtà
sostituire la vecchia: “L’Arabia Saudita ha dettato la propria volontà politica a
Washington”.
Come è
riuscita l’amministrazione Biden a distruggere decenni di influenza
statunitense sull’Arabia Saudita?
Il
capo diplomatico degli Stati Uniti ha ribadito il suo impegno nel fare
pressioni sui sauditi “sulle questioni LGBTQI in ogni conversazione”.
Lo ha
fatto al culmine della crisi nelle relazioni USA-Arabia Saudita lo scorso
giugno – una crisi creata dallo stesso Biden.
La
priorità di” Blinken” non era la preservazione dell’influenza statunitense in
Arabia Saudita, né nel più ampio Medio Oriente – anch’esso svanito.
La
priorità di” Blinken” non era nemmeno quella di preservare il valore del
dollaro americano stesso.
Perdere
i sauditi significa perdere gran parte dello status del dollaro americano come
valuta di riserva mondiale.
I
sauditi non venderanno più il loro petrolio solo in dollari.
Si
sono rifiutati di programmare i tagli alla fornitura di petrolio per favorire i
cicli elettorali interni degli Stati Uniti.
Come è
possibile che le cose siano andate così male?
Biden
ha condotto una campagna per distruggere l’influenza degli Stati Uniti.
Durante
la campagna elettorale del novembre 2019, Joe Biden ha affermato che la sua
politica era quella di punire l'Arabia Saudita:
Di
fatto gli faremo pagare il prezzo e li renderemo di fatto i paria che sono.
Riferendosi
alla guerra saudita nello Yemen, ha aggiunto che la sua amministrazione “porrà
fine alla vendita di materiale ai sauditi laddove stanno andando ad uccidere
bambini”.
Ne è
seguita la condanna per le “violazioni dei diritti umani” da parte dell'Arabia
Saudita, e l'indignazione per l'omicidio del giornalista “Adnan Khashoggi”.
Nel
febbraio 2021, l'amministratore di Biden ha rilasciato informazioni che
collegavano il principe ereditario saudita Muhammad Bin Salman all'omicidio di
Khashoggi.
Questa
notizia è stata usata per dipingere” Bin Salman” come un “paria” e isolarlo dal
potere.
Ci è
riuscito. L’Arabia Saudita si sta ora isolando permanentemente dal potere degli
Stati Uniti. Perché?
Biden
snobba il principe ereditario saudita.
“Joe
Biden” ha deliberatamente insultato il principe ereditario dell’Arabia Saudita,
Mohammed Bin Salman, nel 2021.
All’epoca,
i media del regime descrissero questo come un “affronto” nei confronti del
leader saudita, che descrisse anche come “l’uomo più potente della regione.
"
Cosa
ha detto l’amministratore Biden?
Ha
detto che non parlerà con “MBS”, come è noto, perché è il principe ereditario e
non il re – e quindi non è uguale e “controparte” del presidente Biden.
Questo
insulto ha segnalato una “ricalibrazione” delle relazioni degli Stati Uniti con
i sauditi.
Questa
ricalibrazione ha avuto luogo.
MBS è
sopravvissuto al tentativo di cambio di regime e ha concordato con la posizione
di Biden.
Ha
smesso di parlare con Biden.
“MBS”
si rifiutò di rispondere al telefono a Biden nel 2022.
Lo
stesso fecero gli Emirati Arabi Uniti.
Entrambi
gli ex alleati si stanno ora unendo ai cinesi e ai russi nei BRICS –
un’alternativa non basata sul dollaro al sistema internazionale statunitense.
L’amministrazione
Biden ha fatto di più per smantellare la potenza straniera degli Stati Uniti di
quanto qualsiasi azione nemica potesse sperare di ottenere.
L'influenza
degli Stati Uniti in Medio Oriente è stata sabotata dalla posizione pubblica
dell'amministrazione sulle questioni che diligentemente promuove – contro
l'interesse americano e in un modo tale da far infuriare gli alleati degli
Stati Uniti.
È così
che questi alleati sono diventati “ex” alleati – e non si tratta solo
dell’Arabia Saudita.
Una
vera controparte: due vecchi deboli?
La
campagna mediatica contro il principe ereditario saudita è stata un tentativo
di minare il suo potere e sostituirlo con quello di qualcuno più utile agli
Stati Uniti e al loro unico partner regionale rimasto, Israele.
Qualcuno
più simile a un vecchio debole senza vero potere.
L’ironia
di questo tentativo di cambio di regime è notevole.
Perché
l'amministrazione Biden ha affermato che la “controparte di Biden è il re”?
Il re
dell’Arabia Saudita è il sovrano solo di nome. È un vecchio con capacità
ridotte.
I
paralleli non finiscono qui. L'amministratore di Biden ha denunciato il vero
sovrano dei sauditi, MBS, per:
usare
il sistema legale contro i suoi avversari politici,
commettere
crimini di guerra in un massacro militare.
Ignorando
le proprie azioni, la brillante idea dell’amministratore Biden è stata invece
quella di “cambiare il regime” di MBS.
Tentativo
fallito di cambio di regime.
Hanno
cercato di sfruttare il potere dei media statunitensi e le questioni
liberal-globaliste come l’agenda LGBT per costringerlo a dimettersi, come
mostra un rapporto di Saudileaks del maggio 2022.
Dopo
che MBS ha smesso di rispondere al telefono nel marzo 2022, l’amministratore di
Biden “ha promesso di imporre ‘conseguenze’ all’Arabia Saudita per la sua
decisione di tagliare la produzione di petrolio in un contesto di prezzi
elevati dell’energia e di elezioni negli Stati Uniti in rapido avvicinamento”.
I
sauditi minacciano di tagliare i legami con gli Stati Uniti.
L’intelligence
trapelata al Washington Post nel giugno 2023 ha affermato che ciò ha fatto
infuriare così tanto i sauditi che hanno minacciato di tagliare tutti i legami
con gli Stati Uniti:
Il
principe ereditario [saudita] ha affermato che "non tratterà più con
l'amministrazione statunitense", si legge nel documento, promettendo
"importanti conseguenze economiche per Washington".
Come
ha deciso di rispondere l’amministratore Biden?
Quello
stesso giugno si è assistito alla guerra lampo gay di “Antony Blinken” contro i
sauditi.
Da
quel fatidico “Cringe Month”, Blinken ha incontrato “MBS” due volte.
In entrambe le occasioni i sauditi si sono rifiutati
di esporre la bandiera americana, in evidente insulto diplomatico.
Riferendo
dell'incontro con MBS in seguito alla disastrosa dichiarazione pro-LGBT di
Blinken, l'agenzia di stampa online “Modern Diplomacy” ha riferito della
scomparsa della bandiera americana, dicendo che l'amministratore di Biden stava
“ballando intorno a Riyadh” per riparare una relazione che ha distrutto.
USA:
Uno zimbello.
Nessuna
delle “conseguenze” minacciate da Biden si è concretizzata. MBS, da parte sua,
ha mantenuto il patto pattuito: tagliare fuori gli Stati Uniti.
Nel
marzo 2024, i sauditi si rifiutarono nuovamente di esporre la bandiera
americana dietro Blinken.
Chi
ride ora? [Fonte:
“X”]
Come
ha affermato Donald Trump, gli Stati Uniti sono uno zimbello a causa della
politica clownesca dell’amministrazione Biden.
I
paralleli del potere.
Naturalmente,
l’amministratore di Biden sta cercando di estradare Julian Assange, che ha
trascorso cinque anni in prigione e rischia una pena detentiva di 175 anni per
aver pubblicato prove di crimini di guerra statunitensi.
L’amministrazione
Biden continua inoltre a fornire miliardi di dollari in contanti e armi per
finanziare il genocidio in corso in Israele.
Questo
impegno sta anche distruggendo l’influenza regionale degli Stati Uniti in Medio
Oriente.
Il nuovo accordo di sicurezza saudita non
entrerà in vigore finché il massacro dei palestinesi sponsorizzato dagli Stati
Uniti non sarà fermato.
Questo è il motivo per cui il mese scorso il “Washington
Post “ha descritto il nuovo accordo tra Stati Uniti e Arabia Saudita come
“morto all’arrivo”.
Non
succederà.
L’alleanza
saudita-americana è finita.
Il
ministro degli Esteri saudita ha affermato il mese scorso che Israele “non può
decidere” se i palestinesi debbano avere uno Stato, e ha sottolineato che la creazione di una patria
palestinese è l’unico mezzo per garantire la sicurezza nazionale a lungo
termine di Israele.
L’amministrazione
Biden ha ceduto ai sauditi.
Biden
ha promesso di renderli un paria – qualcosa di intoccabile perché la sua
reputazione è così sporca.
Lo ha
fatto invece con gli Stati Uniti, che ora sono così disprezzati da aver
compiuto l’impresa quasi impossibile di unire contro di sé quasi tutti i suoi
ex amici e nemici nella regione.
Non è
l’Arabia Saudita ad essere vista dal mondo come un paria.
Si
tratta di Israele, l’alleato numero uno degli Stati Uniti, che non ha né
petrolio né influenza regionale da offrire.
Israele,
tuttavia, ha una cosa importante in comune con l’amministrazione Biden.
[articolo
del “Times of Israel “del 2015.]
Il
tentativo fallito di Biden di “ricalibrare” l’Arabia Saudita aveva tutte le
caratteristiche di un’operazione di cambio di regime fallita.
Diffamazioni
nella stampa sui diritti umani.
Esibizione
politica sulla loro difesa.
Minacce di sanzioni e ritiro delle forniture
di armi e, naturalmente, la promozione della bandiera arcobaleno di Satana.
L’influenza
degli Stati Uniti in Arabia Saudita non è stata distrutta solo perché i sauditi
non diventeranno gay dietro compenso.
È
stato rovinato perché il vecchio Biden non conosce nuovi trucchi.
Non
può stipulare accordi, ma solo distruggerli.
La sua
arrogante dipendenza dall’imposizione del rispetto delle norme ha visto la sua
amministrazione sciogliere una delle partnership strategiche statunitensi più
significative della storia.
Questa
alleanza è ormai storia, così come lo è lo status del dollaro USA come valuta di
riserva mondiale.
Questo
è il risultato dell’ideologia contro la realtà.
Non importa quanto sei bello nei media, alla
fine la realtà ha gli argomenti migliori.
Occorre
dire al Congresso USA di impedire all’amministrazione Biden di finanziare
guerre in Ucraina e Israele.
Mentre
"Joe Biden" rivela che il partito democratico è una "frode di
lunga data", incapace di essere POTUS per altri 4 anni, molto meno per
altri 4 mesi, Hillary viene "preparata" per prendere il suo posto a
novembre.
Allnewspipeline.com
– (14 giugno 2024) - James Kuntsler e
All News Pipeline – ci dicono:
(Biden
si è congelato mentre tutti intorno a lui hanno fatto boogaloo).
“Biden
non sta bene. Lo sanno tutti, anche chi lo sostiene… la differenza è che a loro
non importa e questo è l'aspetto più spaventoso di questa situazione”.
(Edward Dowd)
Stanno
scherzando, vero?
Che
“Joe Biden” sia capace di essere presidente?
Non
solo per un altro mandato di quattro anni, ma proprio qui e ora?
Questo
deve essere il caso più pietoso di gaslighting nazionale dal 218 d.C., quando i
romani installarono il quattordicenne Eliogabalo a fronte del loro impero. Come
"JB", regnò per quattro anni (prima che la guardia pretoriana lo
uccidesse).
Lo
storico danese dell’antica Roma, Barthold Niebuhr, disse di lui: “. . . [Egli]
non aveva assolutamente nulla per compensare i suoi vizi, che sono di un tipo
tale che è troppo disgustoso anche solo alludervi.
Ultimamente,
anche i media hanno iniziato a riportare le disavventure senili di “Joe Biden”.
Giovedì,
durante una foto all'aperto durante l'incontro del G7 in Italia, il vecchio
amico si è semplicemente allontanato dal gruppo di leader mondiali riuniti
finché il primo ministro italiano Giorgia Meloni non è andato a riprenderlo.
All'inizio
della settimana, a una festa del Juneteenth, lo fecero rotolare sul prato della
Casa Bianca come un indiano in un negozio di sigari, dove rimase completamente
congelato mentre tutti intorno a lui facevano boogaloo e applaudivano al ritmo
della musica del giubileo.
Pensi
che la gente stia iniziando a notarlo?
Anche molti membri abituali del Partito Democratico,
fottuti dalla mente, che sono stati benissimo con la demolizione controllata
del nostro paese sotto questo fermaporta umano di un presidente, stanno
mormorando minacciosamente che la truffa è diventata troppo evidente.
Non “Rachel
Maddow”, però.
Il
capo pazzo americano di Woke, regnante su “MSNBC,” ha avvertito questa
settimana che il ritorno di Trump porterebbe lei (e milioni di suoi fan) a
essere rinchiusi in "campi di concentramento".
Forse
hai già notato che “Rachel Maddow” vive in un campo di concentramento della
mente situato all'interno del suo folle cranio.
Non so
te, ma per la prima volta in una vita vissuta attraverso molti decenni di
modernità postbellica presumibilmente razionale, ho sviluppato una visione
comprensiva di come mai le persone in epoche precedenti ricorrevano al rogo
delle streghe.
Sono
dei molestatori pubblici ostinati.
La
loro “magia” ultimamente è la capacità di provocare una psicosi di formazione
di massa, una vera e propria “minaccia alla nostra democrazia” o, più
precisamente, alla nostra repubblica.
“Maddow”,
la lesbica non allevatrice, orgogliosamente schietta, è la prova vivente che la
rinuncia alla maternità è un predittore del disturbo di personalità di
Cluster-B - la condizione che definisce il “Wokery” "progressista" di
questi tempi.
Mi
dispiace un po' di essere quasi soprannaturale con voi a questo proposito, ma
siamo davvero di fronte al fatto che la devastazione nei rapporti sessuali e i
fallimenti nella formazione della famiglia negli ultimi decenni hanno prodotto
una forma molto particolare di anomia nella civiltà occidentale nella
popolazione femminile – e la dinamica ha gravemente squilibrato anche gli
uomini sempre più femminilizzati.
Il
Covid-19 è stato fondamentalmente un evento “Munchausen-by-proxy”, che “ChatGPT”
descrive di conseguenza:
. . .
un disturbo psicologico in cui una persona che si prende cura di lui,
tipicamente un genitore, esagera, inventa o induce malattie o lesioni in una
persona sotto la sua cura, solitamente un bambino.
Il
motivo principale è ottenere attenzione, simpatia o elogi da parte di
professionisti medici e altri, piuttosto che qualsiasi beneficio tangibile come
un guadagno finanziario”.
In
realtà, “ChatGPT “aveva torto riguardo alla parte del guadagno finanziario.
Ci sono stati miliardi guadagnati da Covid da
Big Pharma, comprese centinaia di milioni in royalties distribuite ai
dipendenti della sanità pubblica.
Il
governo ha svolto il ruolo di “madre” nella vicenda Covid, mantenendo voi (i
suoi “figli”) al sicuro.
Hai notato, ne sono certo, che le affermazioni
sulla sicurezza e sui luoghi sicuri sono stati temi importanti in” Wokery” sia
prima che durante Covid.
Ad ogni modo, come al solito con la “sindrome
di Munchausen “per procura, i “bambini” (cioè la popolazione statunitense) sono
stati gravemente danneggiati dal “trattamento”, i vaccini a mRNA.
E come al solito con le madri che mostravano
il disturbo di personalità del gruppo B, i bambini “cattivi” che confutavano la
narrazione e rifiutavano il “trattamento” specificato venivano puniti
severamente.
(Il cluster B è sadico.)
Una
cosa che questo suggerisce è che la cabala che gestisce le cose dietro l’abito
vuoto “Joe Biden” è dominata dalle donne, e la mia ipotesi sarebbero le donne
direttamente associate a Barack Obama:
Susan
Rice, Lisa Monaco, Kathryn Ruemmler, Sally Yates, Valarie Jarrett , Samantha
Power, Avril Haines, Torie Nuland, più o meno una loro combinazione, et altri.
Ho
sostenuto per anni che il motivo che spinge le donne del Partito Democratico
del Cluster-B a impazzire è che Donald Trump rappresenta il papà in casa.
Nel
loro stato d'animo senza confini, nulla minaccia le donne del Cluster-B tanto
quanto l'imposizione di confini da parte di una temibile figura paterna.
Papà per loro è il mostro dei mostri.
Così,
la spietata persecuzione di Trump da parte del regime di “Biden” – come la
plebaglia del villaggio che dava la caccia a Frankenstein con torce e forconi –
e le fantasie, se gli fosse permesso di vivere, di essere mandato nei campi di
concentramento da persone come” Rachel Maddow”.
Non c'è niente come il filo spinato e le torri
di guardia che suggeriscano vividamente l'imposizione di “confini” al tuo
comportamento.
Mi
sono allontanato un po' dal mio tema iniziale riguardante il grottesco gioco di
“fingere” che viene giocato attorno alla candidatura alla rielezione di “Joe
Biden”. Diciamo questo:
è
l'operazione terminale gestita da un “blob Deep State” fuori controllo che ora
perde il suo fascino in grandi quantità ogni giorno mentre la sua epica
disonestà viene smascherata.
Questo
blob aveva alcuni strumenti molto potenti a suo comando per scuotere la gente
di questa terra, in particolare i mezzi di informazione legacy.
La
maggior parte di ciò consisteva in inganno, vale a dire nell’applicazione
tattica della falsità.
L’operazione è stata tragicamente efficace per
alcuni anni, ma le sue vittime – cittadini statunitensi – sono ora in gioco e
stanno ribaltando con rabbia il tabellone del gioco.
Segna questo fatto essenziale della vita: la
verità è solida e le bugie sono fragili. Quindi ora sai cosa dovrà, alla fine,
prevalere.
"Joe Biden" non è lungo per questo
mondo come segno in quel gioco.
Pochi
giorni, direi.
Non è possibile che il Partito Democratico
possa permettersi di metterlo in un’arena di dibattito il 27 giugno con Trump.
Due minuti dopo, "JB" perdeva
segatura e balbettava in modo incoerente.
Il
Partito si sarebbe rivelato una frode per secoli.
E poi,
quando avrai trangugiato la torta di mirtilli il 4 luglio, Hillary Clinton
(meglio conosciuta qui come” Rodan il Rettile Volante”, o “Colei-Di-Che-È-il-Giro”)
sbatterà le sue ali coriacee su... in grande trionfo come sostituto d'emergenza di “JB”.
Sono qui per salvare la nostra democrazia, “caw,
caw”—!
Aspettalo!
Il problema è che le donne pazze sono
esattamente ciò di cui il nostro Paese è stufo e di cui ha finito.
Mentre
tutto ciò che è organizzato su scala “gigantesca” va verso il fallimento, il
grande governo, le aziende e la medicina si aspettano che le crisi diffuse si
intensifichino con malattie croniche e morte diffusa.
Allnewspipeline.com
- James Howard Kunstler e All News
Pipeline – (10 giugno 2024 ) – ci dicono:
"Insieme
possiamo finire il lavoro." – “Joe Biden”
Questa
è la realtà più significativa del quadro mondiale attuale:
i
desideri della classe dirigente vanno in una direzione mentre le dinamiche
reali dell’economia e della politica vanno nella direzione opposta.
I manager desiderano che la gestione dei
sistemi diventi quanto più centralizzata e top-down possibile;
ma gli
stessi sistemi che gestiscono stanno crollando e cercano di riorganizzarsi su
scala più piccola, distribuita localmente.
La tensione che ne deriva è esplosiva.
Perdonatemi
se ribadisco un principio fondamentale che guida questo momento storico.
Tutto
ciò che è organizzato su scala gigantesca si sta avviando verso il fallimento:
i
grandi governi, le aziende giganti, le grandi società di investimento di
capitale, il trasporto marittimo globale, la produzione di energia, la vendita
al dettaglio a catena, l’automobilismo di massa, la grande elettricità, grande
medicina, grande istruzione, grande qualsiasi cosa.
Sono
tutti destinati a fallire mentre i nostri politici ed economisti fanno piani
basati sul loro consolidamento in un mega-sistema super gigantesco che
funzionerà perfettamente grazie alla magia della tecnologia informatica.
I
fallimenti di ciascun sistema gigante non faranno altro che amplificare e
ramificare i fallimenti di tutti gli altri sistemi.
Prendilo come assiomatico.
Ad
esempio, i fantastici fallimenti nell’istruzione superiore ora in mostra, in
gran parte dovuti alla sconfitta marxiana dell’eccellenza, impiantano una
generazione di incompetenti in tutte le gerarchie gestionali.
Ciò si tradurrà in una matrice insidiosa di
cattivi processi decisionali.
Il principio Pareto 80-20 garantirà che l’80%
di tutta l’energia istituzionale si concentrerà sul sostegno delle istituzioni
in fallimento con decisioni sbagliate che si sommano a modelli di business
falliti (mentre il 20% sarà effettivamente impiegato nell’attuazione delle
decisioni sbagliate come politica).
Ciò spiega come il “Dipartimento dei trasporti
di Pete Buttigieg” abbia speso 7,5 miliardi di dollari per costruire sette
stazioni di ricarica per auto elettriche.
Allo
stesso modo, se hai un problema medico urgente, l'80% degli impiegati
amministrativi nel tuo studio medico di base (con l'aiuto delle coorti della
compagnia di assicurazione sanitaria con cui devono coordinarsi) riuscirà
effettivamente a ritardare il trattamento il più a lungo possibile, con buone
probabilità di vietarlo del tutto.
E se ti capita di ricevere un trattamento, c'è
anche un'ottima possibilità che tu riceva una diagnosi errata e subisca lesioni
iatrogene.
Il
principio 80-20 spiega la straordinaria cattiva gestione dell’evento Covid-19,
in particolare la “commercializzazione” dei vaccini a mRNA come rimedi
miracolosi che si sono rivelati tutt’altro che benefici.
Il risultato di quella catena di cattive
decisioni farà sì che qualsiasi crisi sanitaria diffusa derivante dagli effetti
a lungo termine dei vaccini Covid di Pfizer e Moderna distrugga il sistema
ospedaliero.
(È già in corso.)
Si può estrapolare questo grandioso fallimento
di competenza all’Organizzazione Mondiale della Sanità e ai suoi sforzi per
orchestrare una nuova crisi pandemica.
Potresti
aver notato che è sempre più difficile ottenere pezzi di ricambio per qualsiasi
macchina, soprattutto per le automobili.
Questo
è un sintomo del fallimento di diversi sistemi integrati che ora stanno
crollando:
la
produzione di prodotti in terre lontane, il disordine dei prezzi nel settore
delle navi portacontainer, il collasso del sistema di autotrasporto americano
(e con esso, il just-in-time) modello di inventario) e l’incapacità dei
concessionari di automobili di trovare meccanici competenti (mentre la classe
media in declino non può più permettersi di acquistare le auto che vende con i
programmi di finanziamento più liberali).
Aspettatevi
che tutto ciò si intensifichi.
Vedrete
una disfunzione simile nel sistema che consegna il cibo alla popolazione del
nostro Paese.
Anche
così come funzionano attualmente, con i supermercati ampiamente forniti, il
trionfo di un processo decisionale inadeguato ha portato l’80% dei prodotti
venduti a essere una qualche forma di sciroppo di mais trasformato e cereali
OGM commercializzati come snack “divertenti” che hanno distrutto il mercato e
la salute di moltissimi cittadini (e sopraffatto il sistema sanitario con
malattie croniche) .
Il collasso del sistema alimentare
statunitense sta ora procedendo con la politica idiota del nostro governo (in
realtà ogni governo della civiltà occidentale lo sta facendo) minando le
operazioni agricole, e soprattutto le piccole aziende agricole, con una
regolamentazione vergognosa.
Il
pretesto per tutto ciò è l’isteria delirante sul “cambiamento climatico”.
Dà ai
manager qualcosa da gestire male.
Naturalmente
anche gli agricoltori su larga scala ne sono colpiti, ma il loro modello di
business è già compromesso in altri modi, principalmente a causa dei costi giganteschi
dei loro “input” – carburante, fertilizzanti, erbicidi e pesticidi, e del
denaro preso in prestito per ottenere il raccolto.
La gestione politica ed economica ha
organizzato le cose in modo che, in teoria, i piccoli agricoltori falliti si
consolideranno nelle aziende agricole giganti (che stanno anch'esse fallendo),
ma si può vedere come funzionerà.
Tra
non molto, tutte le aziende agricole non saranno più in grado di produrre e,
dopo un periodo di scarsità di cibo, forse di carestia, si assisterà
all’emergente riorganizzazione dell’agricoltura su piccola scala senza il peso
morto della regolamentazione governativa.
Il
peso morto scomparirà perché il governo avrà distrutto la propria legittimità
prendendo così tante decisioni sbagliate che hanno portato al fallimento
ramificato dei sistemi del tipo sopra descritto.
Il governo sarà anche affamato a livello
operativo dal fallimento del suo sistema di finanziamento (tassazione) poiché i
suoi economisti e le loro controparti manageriali nella finanza distruggono il
nostro denaro attraverso i loro spietati tentativi di creare capitale falso con
la forza principale.
(Teoria monetaria moderna).
Il
risultato di tutto ciò è che le dinamiche reali negli affari umani contano più
dei grandiosi desideri dei mega-manager.
Possono
desiderare il massimo controllo su tutto ciò che vogliono, ma la storia sta
portando il mondo in un'altra direzione.
I
nostri sistemi guasti per il cibo, la medicina, l’istruzione e il commercio si
auto-riorganizzeranno dopo un periodo di disordine scomodo, forse addirittura
di disastro epico.
Spero
che tu veda e capisca come funziona.
I
media si sciolgono mentre Trump “ruba” (sì, questa è la parola usata dai
mass media liberali) giovani elettori, ispanici e una piccola parte di elettori
neri –
alla fine ammettono di pensare di “possedere” alcuni dati demografici.
Allnewspipeline.com
- Susan Duclos – (13 giugno 2024) . ci dice:
Donald
Trump ha rivelato molto negli anni da quando è sceso in ascensore nel 2015 e ha
annunciato la sua candidatura alla presidenza.
Ha
esposto la portata della parzialità dei media liberali, qualcosa che era ovvio
prima che Trump entrasse nell’arena politica, ma neanche lontanamente così
palese come dopo l’annuncio.
Ha
smascherato i membri repubblicani dell'"uni partito", che sono
fondamentalmente democratici sotto mentite spoglie, il che ha portato a
sbarazzarsi di molti di loro, anche se i conservatori hanno ancora molta strada
da fare per separare i veri conservatori dai RINO (Repubblicani solo di nome).
Dei 10
repubblicani che hanno votato per mettere sotto accusa Trump, solo due sono
rimasti al Congresso.
Le sue
tre nomine, la conferma e l’insediamento di giudici della Corte Suprema, e la
successiva sentenza “Roe v. Wade”, che ha rimandato la questione dell’aborto
agli Stati, hanno messo in luce l’impegno fanatico dei democratici verso
l’uccisione dei più vulnerabili tra noi, i non nati.
Si è sempre saputo che i democratici e i
liberali (in molti casi la stessa cosa, dal momento che i moderati sono una
razza in via di estinzione) erano favorevoli all’aborto più dei repubblicani e
dei conservatori, ma fino a che punto sono disposti a spingersi pur di uccidere
i bambini non ancora nati, è stato reso pubblico manifestazione nazionale dopo
la sentenza “Roe v, Wade”.
Trump
ha anche messo in luce l’estrema parzialità e la compromissione delle agenzie
di intelligence federali, e di specifici membri di tali agenzie, che hanno
lavorato attivamente contro Trump quando era in carica.
Immaginate
qualche agenzia federale, o membri di quelle agenzie, che lavorano attivamente
contro il loro capo in qualsiasi altro paese?
In
alcuni paesi quei membri sarebbero stati perseguiti e incarcerati, e in altri
paesi le azioni traditrici contro i loro leader sarebbero state punite con la
pena di morte. Perfino le aziende e le imprese licenzierebbero almeno chiunque
lavorasse attivamente contro il bene dell’azienda.
La più
grande lamentela che sentiamo nei confronti di Trump da parte dei conservatori
è il suo rifiuto di riconoscere i danni arrecati dall’operazione” Warp Speed”,
che era la fretta di sviluppare un vaccino contro il Covid, in particolare le
cosiddette “danni da vaccino”, che includono la morte.
Ancora una volta, essendo un germofobo, Trump
ha sempre favorito gli “esperti” medici, quindi molti capiscono che forse non
era il migliore per ricoprire una carica durante una pandemia, anche se creata
deliberatamente in un laboratorio.
Un'altra
cosa che Trump ha esposto è stata l'impegno che i social media e i giganti
della Big Tech avrebbero fatto per uccidere i media indipendenti, in
particolare i siti web che collettivamente hanno costretto i media a
riconoscere alcuni argomenti come lo scandalo via email di Hillary Clinton, i
suoi problemi di salute quando è svenuta all'età di 9 anni e a 11 la cerimonia
commemorativa.
Un’altra azione che ha fatto cadere il peso
delle Big Tech e dei giganti dei social media sulla testa di Independent Media,
è stata la segnalazione veritiera dei pregiudizi dei media, dove oltre il 90%
delle storie MSM su Trump erano ostili e negative.
Non
siamo riusciti a trovare un'immagine migliore di ciò che “Red Flag News” aveva
sul loro sito web fino alla fine del loro hosting e alla chiusura dell'intero
sito, ma dal momento che era il 2017, le cose sembrano scomparire nel buco
della memoria di Internet.
La
nostra paura più grande è che i lettori dell'”ANP “si sveglino con un messaggio
come quello che “Red Flag News “aveva sul loro sito web ormai defunto (il loro
collegamento ora reindirizza a una pagina Twitter ), spiegando che a causa
della censura iniziata sul serio dopo le elezioni del 2016 in cui i media
indipendenti hanno aiutato collettivamente Donald Trump a battere Hillary
Clinton, eravamo fuori dal mercato.
Per il
resto dell'anno già pagato per l'hosting del sito web, le persone sarebbero
ancora in grado di commentarsi a vicenda sulle storie più vecchie, ma non
sarebbero in arrivo nuovi contenuti.
Una
delle cose più importanti esposte da Trump sarà discussa nella sezione
successiva.
I
DEMOCRATICI E I MEDIA LIBERALI PENSANO DI POSSEDERE CERTI DATI DEMOGRAFICI...
Nel
corso degli anni i democratici hanno dato per scontato che più fasce
demografiche della popolazione appartenessero a loro, perché storicamente
quelle fasce demografiche hanno votato per loro in percentuali estremamente
elevate, ma Trump ha messo in luce il fatto che i democratici in realtà pensano
di “possedere” quelle popolazioni.
I
neri, gli ispanici e il voto dei giovani hanno precedentemente favorito i
democratici, e abbiamo spesso riferito nel corso degli anni che se un candidato
repubblicano potesse ottenere solo dal 5% al 10% di questi gruppi, i
democratici si troverebbero in un mondo di dolore.
In
questo ciclo elettorale vediamo rapporti costanti con titoli come
"L'impennata di Trump nei sondaggi con gli elettori neri stordisce gli
analisti della CNN: 'Veramente storico.'
Non
fraintendetemi, i neri continuano a sostenere in modo schiacciante i
democratici, ma la reazione dei media al raddoppio del sostegno di Trump tra
gli elettori neri sta causando shock tra i media, e tra coloro che presumono
che i neri debbano votare con i democratici, come se li possedessero.
"Mio
Dio", ha detto reagendo alla media dei sondaggi, che mostrava che il
sostegno di Trump tra gli elettori neri è più che raddoppiato al 22% rispetto
al 2020.
Biden, nel frattempo, ha visto un calo del
12%, anche se detiene ancora un 47- vantaggio del punto.
Ho
dovuto ridere di quella citazione diretta "mio Dio mio".
Lo
choc è palpabile.
Stessa
cosa vale per “Hispanics”, un sito di sinistra (cioè di estrema sinistra poiché
anche quelli che valutano i siti web sono di sinistra),” The Conversation”,
riferisce che "qualsiasi mossa verso Trump tra questi gruppi [ispanici] è
particolarmente interessante", spiegandone il motivo, ossia è perché
"gli ispanici storicamente si sono prestati ai democratici".
Ancora
una volta, gli autori sono scioccati dal fatto che gli elettori democratici li
trattino come se fossero loro che osano gravitare verso Trump.
Tra
gli ispanici, questa mossa è molto più diffusa della mossa dei neri verso
Trump.
Ecco i
numeri che stanno spaventando i democratici:
Il
grafico mostra anche che il divario tra il sostegno a Biden e quello a Trump ha
iniziato a ridursi dopo la vittoria di quest’ultimo nel 2016.
Nel 2020 il 44% dei voti ispanici è andato a
Biden e solo il 16% a Trump, con un gap di 28 punti.
Secondo le intenzioni di voto nel sondaggio
YouGov del 2024, il divario è ora di sei punti.
Il
divario di 28 punti a favore dei democratici si è ridotto a soli 6 punti.
Mentre
lo shock palpabile da solo indica semplicemente che credono di possedere quei
voti, un nuovo pezzo di “Axios”, un altro sito web di sinistra, riguardante i
giovani elettori, finalmente abbandona la pretesa dei democratici di non
“possedere” alcuni segmenti della popolazione.
Ho
fatto uno screenshot del titolo di “Axios” , nel caso in cui si rendessero
conto di ciò che hanno ammesso e lo cambiassero.
Rubare!
La
definizione di "rubare" da Dictionary.com afferma ": prendere
(la proprietà di un altro o di altri) senza permesso o diritto, soprattutto
segretamente o con la forza.
L’ultimo
sondaggio del “New York Times/Siena” sui probabili elettori vede il presidente
Biden con solo 2 punti di vantaggio su Trump tra quelli tra i 18 e i 29 anni.
Un
recente sondaggio di “Quinnipiac” vede Trump avanti di un punto tra gli
elettori registrati tra i 18 e i 34 anni.
Al
contrario, gli “exit poll della CNN “hanno mostrato che Biden ha vinto il voto
dei giovani di età compresa tra i 18 e i 29 anni con 24 punti percentuali nel
2020, e che Hillary Clinton lo ha vinto con 19 punti nel 2016.
Hanno
finalmente smesso di fingere di non credere di possedere certi elettori, perché
non si accusa qualcuno di avergli rubato qualcosa se non crede che l'oggetto, o
in questo caso, il gruppo demografico, gli appartenga.
LINEA
DI FONDO....
Nel
2016, repubblicani e conservatori sapevano che i media stavano perseguitando
Trump con notizie negative, quindi i siti web di “Independent Media” hanno
lavorato collettivamente per aggirare i media tradizionali e hanno contribuito
a far eleggere Trump presidente.
Non
guastava il fatto che Hillary Clinton non piacesse.
Nel
2020, i media indipendenti non pensavano che “Dementia Joe” avesse una
possibilità e, collettivamente, non abbiamo spinto quanto potevamo.
Anche gli elettori repubblicani non si sono
presentati allo stesso ritmo del 2016.
Il risultato di entrambi sono stati quattro
anni di politiche Biden,” Bidenomics e Bidenflation”.
Quest’anno
Trump ha guadagnato terreno tra gli ispanici, i neri, i giovani elettori e i
bianchi, che già avevano percentuali maggiori per Trump rispetto agli altri
gruppi demografici.
Nel
2024 la scelta è tra altri quattro anni uguali oppure Trump.
Gli
elettori dovrebbero agire di conseguenza.
Trump
perseguita lo stallo
dei
colloqui sul clima globale.
Politico.eu
- ZIA WEISE – (13 GIUGNO 2024) - ci dice:
La
conferenza delle Nazioni Unite sul clima tenutasi a Bonn si è interrotta con
irritazione mentre tutti aspettano le elezioni americane.
Lo
spettro del ritorno di Donald Trump aleggiava da due settimane di trattative
diplomatiche a Bonn.
BONN,
Germania – La sola idea di un ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca sta già
ribaltando i negoziati globali sul clima.
Lo
spettro del suo ritorno aleggiava su due settimane di negoziati diplomatici a
Bonn, dove quasi 200 paesi si sono incontrati per colloqui ma i risultati sono
stati scarsi.
Un motivo chiave? Trump, secondo numerosi
negoziatori.
Il
fatto che ritorni o meno alla Casa Bianca sarà fondamentale per il risultato
della conferenza annuale sul clima di quest’anno, COP29, che si terrà appena
sei giorni dopo le elezioni negli Stati Uniti.
Ciò ha
creato un grosso dilemma per i diplomatici che si preparano all’evento,
soprattutto perché il loro compito principale in questo momento è quello di
elaborare un accordo storico per finanziare l’azione per il clima – un concetto
che Trump disdegna.
“Dobbiamo
tenere conto di un possibile cambiamento nel presidente degli Stati Uniti e di
cosa ciò significherebbe in termini di finanza climatica”, ha affermato un
negoziatore senior di un paese europeo, a cui è stato concesso l’anonimato per
parlare apertamente delle discussioni a porte chiuse.
Gli
altri paesi sviluppati, come quelli dell’Unione Europea, si preoccupano di
concordare un obiettivo finanziario al quale Washington potrebbe non
contribuire, lasciandoli a pagare il conto.
Ma un
approccio attendista fino a novembre rischia di lasciare i leader mondiali
impreparati a prendere decisioni alla “COP29”, che si terrà a “Baku”, in
Azerbaigian.
“Abbiamo
fatto una deviazione sulla strada per “Baku”.
Troppe
questioni sono rimaste irrisolte.
Ci
sono ancora troppi punti sul tavolo”, ha avvertito giovedì il capo del clima
delle Nazioni Unite “Simon Stiell” nel suo discorso di chiusura a Bonn.
La
mancanza di progressi ha innervosito i negoziatori. Alla richiesta di
descrivere lo stato dei colloqui, la maggior parte dei cittadini di Bonn ha
optato per vari sinonimi di “lento”.
Come
ha affermato “Mohamed Adow,” direttore del think tank energetico! Power Shift
Africa”:
“È
ingiusto nei confronti della lumaca dire che i colloqui procedono a passo di
lumaca”.
Il
risultato è un’irritazione quasi uniforme, esplosa allo scoperto martedì
durante un dibattito pubblico sulla finanza climatica.
"Francamente,
avrei potuto immaginare un modo migliore per trascorrere il mio compleanno che
in questa stanza ad ascoltare la frustrazione", ha sbuffato la
negoziatrice svizzera” Gabriela Blatter”.
Complicazioni
elettorali.
Con
l’accordo di Parigi del 2015, i paesi ricchi – responsabili della maggior parte
delle emissioni nell’atmosfera che provocano il riscaldamento del pianeta – si
sono impegnati a fornire aiuti finanziari ai paesi in via di sviluppo per
aiutarli a ripulire le loro economie e prepararsi ad impatti come
l’innalzamento del livello del mare.
Ma nel
corso delle due settimane di colloqui a Bonn, i paesi sviluppati non sono stati
disposti a discutere una cifra specifica.
Vogliono che le ricche economie emergenti,
come la Cina, si uniscano a loro nel fornire denaro per alleviare la pressione
sui bilanci nazionali – e gli europei vorrebbero sapere se possono contare su
Washington.
"C'è un'alta probabilità che presto ci
troveremo in un mondo in cui gli Stati Uniti presenteranno il secondo ritiro
dall'accordo di Parigi", ha affermato “Michai Robertson”, negoziatore
dell'Alleanza dei piccoli stati insulari, riferendosi alla decisione di Trump
del 2017 di abbandonare il clima globale con un patto.
"Questa è una delle ragioni per cui
l'Unione Europea e altri non hanno proposto una cifra", ha aggiunto. “Le
persone si stanno preparando per questa possibilità.”
La
presidenza azera della COP29 si prepara a complicazioni elettorali.
Oltre agli Stati Uniti, l’UE ha appena
compiuto una svolta giusta nelle sue elezioni e la Francia potrebbe fare lo
stesso in una prossima votazione parlamentare.
"Cerchiamo
di integrare questo nella nostra strategia negoziale", ha detto giovedì a
POLITICO “Yalchin Rafiyev,” il capo negoziatore dell'Azerbaigian.
"Siamo
anche in consultazione con i [paesi] che terranno queste elezioni per vedere
quale potrebbe essere il piano B", ha aggiunto, rifiutandosi di
approfondire quel piano.
Il
baratro della finanza climatica.
Gli
aiuti climatici domineranno i colloqui sul clima di quest’anno, in cui il
compito principale che i negoziatori dovranno affrontare sarà quello di
stabilire un nuovo obiettivo di finanziamento a lungo termine per sostituire
l’attuale obiettivo di 100 miliardi di dollari all’anno.
Tale
impegno è stato raggiunto solo nel 2022, con due anni di ritardo, inasprendo i
negoziati sul clima tra paesi sviluppati e in via di sviluppo.
Ora, i
paesi in via di sviluppo guidati da India, Egitto e Arabia Saudita stanno
proponendo un nuovo obiettivo annuale compreso tra 1.000 e 1.400 miliardi di
dollari a partire dal 2025, una proposta che ha sbalordito i paesi sviluppati.
“Non è
utile. Non è questo lo scenario a cui guardiamo”, ha detto il negoziatore
europeo.
I paesi
in via di sviluppo, notando che molti di loro si trovano ad affrontare livelli
di debito schiaccianti, sostengono anche che i finanziamenti dovrebbero essere
in gran parte forniti sotto forma di sovvenzioni o almeno prestiti a condizioni
favorevoli.
E il denaro dovrebbe provenire dai contribuenti, non
da enti filantropici o banche di sviluppo, dicono.
I
paesi ricchi dicono che è impossibile.
"La finanza pubblica internazionale non
raggiungerà nessuno degli obiettivi dell'Accordo di Parigi", ha affermato
il negoziatore europeo.
L’aiuto pubblico totale allo sviluppo nel 2022
ammonta a circa 200 miliardi di dollari, ha aggiunto un altro diplomatico
europeo.
Secondo
i risultati delle Nazioni Unite, i paesi in via di sviluppo avranno bisogno di
almeno 6mila miliardi di dollari per attuare i loro piani climatici entro il
2030. Sebbene i finanziamenti del settore privato siano benvenuti, l’obiettivo
deve dare un peso alla finanza pubblica, ha insistito un importante negoziatore
latinoamericano.
"Non
possiamo controllare i flussi privati", ha detto il negoziatore, a cui è
stato concesso l'anonimato per divulgare i dettagli degli incontri diplomatici.
“Il rischio è che ci ritroveremo con una cifra
astronomica che è solo aria”.
Un
esasperato “Kevin Adams,” negoziatore capo della finanza climatica presso il
Dipartimento di Stato americano, si è lamentato durante il dibattito di martedì
del fatto che i paesi in via di sviluppo continuano ad aumentare l'obiettivo:
“Mi piacerebbe sapere da dove viene quella
cifra di 1,4 trilioni di dollari.
Ho
appena ricevuto una raffica di messaggi che dicevano: non era 1.3?
Il
costo è aumentato di 100 miliardi di dollari tra oggi e ieri?
Ma
molti, compresa la Cina, hanno accusato i paesi sviluppati per la mancanza di
progressi.
“Ricordiamo
in questo momento che nessuno dei partiti dei paesi sviluppati ci ha fornito
alcun obiettivo.
Come
può questo processo essere veloce?” ha affermato il negoziatore finanziario
cinese “Chao Feng”, criticando le richieste dei paesi ricchi di contribuire con
denaro alle economie emergenti.
Coloro
che dipendono maggiormente dagli aiuti climatici ora temono che la mancanza di
progressi a Bonn si tradurrà in negoziati affrettati dell’ultimo minuto e
finanziamenti insufficienti, soprattutto se i paesi ricchi saranno distratti
dalle elezioni.
"Molti
di noi temono che se ci sarà un cambio di governo, se verranno eletti partiti
contrari all'azione per il clima, se gli Stati Uniti avranno lo stesso problema
con Trump del 2016, saremo nei guai", ha detto un negoziatore senior di “The
Least Al” gruppo dei Paesi sviluppati (PMS)a cui è stato concesso l'anonimato
per parlare apertamente.
“Ma il
tempo stringe”, hanno aggiunto, “e non stiamo ancora discutendo di questioni
reali”.
Superato
dalla realtà.
Diversi
partecipanti a Bonn hanno messo in guardia da un vuoto di leadership nel
periodo precedente alla COP29, con l’UE ancora assorbita nel ciclo elettorale
per i mesi a venire e la campagna statunitense che entra nella sua fase più
calda.
"Comando?
No, non c'è leadership", ha detto il capo negoziatore egiziano Mohamed
Nasr.
Le elezioni nei paesi sviluppati “presentano
molte sfide”, ha aggiunto.
“Ma
non possiamo semplicemente fermare il processo di cambiamento climatico a causa
dell’incertezza politica”.
Ciò
rischia non solo di ritardare i colloqui sulla finanza, ma anche gli sforzi per
ridurre le emissioni di gas serra che riscaldano il pianeta, ha avvertito “Tom
Evans”, consulente politico senior presso il “think tank E3G” dopo i colloqui
di Bonn.
I
paesi devono presentare alle Nazioni Unite nuovi e più ambiziosi piani d’azione
per il clima entro febbraio 2025, ma “questa conversazione è a basso consumo
energetico”, ha affermato. “Le persone sono alla ricerca di leadership in un
contesto in cui è difficile vederne alcuna”.
Il
vertice COP28 dello scorso anno a Dubai si è concluso con un appello epocale da
parte dei 200 paesi partecipanti alla conferenza alla “transizione dai
combustibili fossili”, ma a Bonn si è discusso poco su come trasformare quelle
parole in azioni.
“È
scomparso dall'agenda. Questo è piuttosto allarmante”, ha detto “Evans”.
Sia
per quanto riguarda la finanza che le emissioni, i negoziatori sono preoccupati
per la realtà del cambiamento climatico che prende il sopravvento sul processo
diplomatico.
Quando
i partecipanti sono arrivati a Bonn la scorsa settimana, la Germania
meridionale stava affrontando inondazioni mortali causate da precipitazioni
estreme – il tipo di disastro che secondo gli scienziati diventerà più
frequente e più grave con ogni decimo di grado di riscaldamento planetario.
Anche
il Reno – sulle cui sponde si trova il quartier generale dell’organismo delle
Nazioni Unite per il clima – ha minacciato di straripare la scorsa settimana.
“Quel
fiume è salito velocemente”, ha detto il negoziatore senior dell’America
Latina.
"I colloqui qui sembrano disconnessi dal
mondo esterno."
Pochi
minuti dopo, sul Reno ancora teso contro le sue sponde, passò una chiatta
contenente carbone.
(Questa
storia è stata aggiornata per correggere una cifra nella citazione di “Kevin
Adams”, capo negoziatore sulla finanza climatica presso il Dipartimento di
Stato degli Stati Uniti).
Come”
von der Leyen” potrebbe
ancora perdere il lavoro.
Politico.eu
– (11 giugno 2024) - KARL MATHIESEN E BARBARA MOENS – ci dicono:
Se non
riuscirà a conquistare l’intera coalizione centrista, il massimo esecutivo
dell’UE avrà bisogno dei Verdi o anche dell’estrema destra.
Entrambe
le opzioni sono complicate.
La
CDU/CSU e Ursula Von Der Leyen tengono il raduno finale della campagna prima
delle elezioni europee.
BRUXELLES
– Il partito di Ursula von der Leyen ha passato gran parte dell’anno a
criticare i Verdi definendoli eco-estremisti. Ora potrebbe averne bisogno per
sopravvivere.
Il
presidente della Commissione europea e candidato principale del Partito
popolare europeo (PPE), di centrodestra, ha concluso il conteggio dei voti di
domenica con una maggioranza risicata che molti si aspettano si rivelerà un
miraggio.
Ciò le lascia alcune strade per vincere un
secondo mandato quinquennale alla guida dell’esecutivo dell’UE, la più ovvia
delle quali è un’alleanza che si estende dai conservatori che promuovono
l’industria, ai Verdi preoccupati per il clima.
Il
pallottoliere del Parlamento europeo è in equilibrio per von der Leyen dopo che
un’ondata
di estrema destra ha schiacciato il centro.
Ha
bisogno di 361 deputati per approvarla per un secondo mandato;
la
coalizione di gruppi centristi che l’ha eletta l’ultima volta – il suo stesso
PPE, i Socialisti e Democratici di centrosinistra (S&D) e il liberale Renew
– ha vinto quasi 400 seggi.
Ma i
funzionari del partito si aspettano che almeno il 10% di questi eurodeputati
non voterà per von der Leyen, negandole la maggioranza.
Se il
capo dell’UE non riesce a ottenere abbastanza voti dai tre gruppi più grandi
per passare, si trova di fronte a una scelta:
cercare il sostegno dei Verdi, che vogliono
garanzie sul clima che il suo PPE odierà; avvicinarsi al partito di estrema
destra del primo ministro italiano Giorgia Meloni e rischiare di perdere la sua
coalizione;
oppure
fare entrambe le cose e sperare che tutti decidano semplicemente che
preferirebbero avere a che fare con lei piuttosto che con le alternative.
Per i
Verdi, la loro posizione è un lato positivo gravemente offuscato dopo
un’elezione disastrosa.
Il
partito ha perso più di un quarto dei suoi seggi mentre il clima è scivolato in
basso tra le preoccupazioni degli elettori.
Eppure,
nella migliore delle ipotesi, il PPE dei Verdi e della von der Leyen è un tenue
matrimonio combinato, nella peggiore un divorzio pronto ad arrivare.
L’eurodeputato
olandese “Bas Eickhout”, il candidato principale dei Verdi, ha detto a
“POLITICO” che il suo partito vuole garanzie che von der Leyen non tocchi le
leggi esistenti del “Green Deal”.
Ma il
PPE vuole fare esattamente questo: toccare il” Green Deal”.
Far
quadrare queste due posizioni apparentemente inconciliabili sarà “la sfida più
grande”, ha affermato “Eickhout”.
Festeggia
oggi, negozia domani.
Almeno
sul momento è stata una domenica sera trionfante e delirante per la von der
Leyen, che ha portato il suo partito a una maggiore quota di seggi in
Parlamento.
Ora,
però, deve avviare trattative tese per assicurarsi i voti di cui ha bisogno per
restare impiegata a Bruxelles, con tutti che vogliono sfruttare qualunque
vantaggio abbiano.
“Eickhout”
ha dichiarato a “POLITICO” che i Verdi potrebbero sostenere von der Leyen ma
hanno bisogno di garanzie che le leggi dell’UE che tracciano un percorso verso
la neutralità climatica entro il 2050 non verranno toccate.
Ha
anche affermato che i Verdi vogliono promesse di riduzione dell’inquinamento
agricolo, una questione politicamente esplosiva per il PPE.
Von
der Leyen ha un interesse personale nel proteggere il “Green Deal”: dopo tutto,
è stato il più grande risultato politico del suo primo mandato.
Inoltre, dato il risultato elettorale a
destra, alcuni verdi potrebbero essere tentati di sostenere von der Leyen
piuttosto che rischiare un presidente della Commissione senza alcun interesse
nell’agenda verde.
Un
alto funzionario del PPE aveva previsto che i Verdi si sarebbero divisi, con
quelli del paese natale di von der Leyen che si sarebbero allineati anche se ci
fosse stato un ulteriore accordo con la destra italiana.
“Alla
fine, i Verdi tedeschi saranno transazionali, proprio come la Meloni”, ha detto
il funzionario.
Ma
qualsiasi alleanza sarà tutt’altro che comoda.
Il PPE
e i Verdi hanno opinioni quasi incompatibili sulle principali questioni
climatiche, come la conservazione della natura, l’agricoltura e l’industria
automobilistica.
La
sfida si è cristallizzata domenica sera quando il leader del partito PPE “Manfred
Weber” ha
detto a “POLITICO” che il partito avrebbe presto discusso la sua richiesta di
revocare il divieto del 2035 sulle vendite di auto con motori a combustione –
un pilastro centrale del tentativo dell’UE di mettere sulle strade più auto
rispettose del clima.
Ciò
contravverrebbe direttamente alla posizione dei Verdi contrari al passo
indietro.
Le
difficoltà si moltiplicano solo quando si prendono in considerazione altri
potenziali partner.
Ad
esempio, von der Leyen ha detto che sarebbe disposta a collaborare con il
partito Fratelli d’Italia della Meloni.
“Eickhout”,
tuttavia, ha affermato che i Verdi non si uniranno mai a una coalizione che
coinvolga il gruppo di quel partito al Parlamento europeo, i” Conservatori” e “Riformisti
europei “di destra (ECR).
“Sicuramente
non ne faremo parte. E questa è davvero una linea rossa che tracciamo molto
chiaramente”, ha detto “Eickhout”.
L’esodo
potrebbe allargarsi rapidamente.
"Se
è con l'ECR, è senza di noi", ha detto lunedì mattina “Giacomo Filibeck,”
segretario generale del “Partito dei socialisti europei di centrosinistra”, il
cui gruppo “S&D” ha ottenuto il secondo maggior numero di seggi in
Parlamento, durante un evento POLITICO.
“Filbeck”
ha aggiunto che la protezione del “Green Deal” sarà al centro delle loro
richieste politiche e ha affermato che un'alleanza con "i nostri compagni
amici verdi è sicuramente una possibilità".
Prima
di arrivare lì...
Date
queste dinamiche complesse, von der Leyen potrebbe preferire perseguire il
percorso di minor resistenza, senza i Verdi o l’ECR.
Ciò
implica innanzitutto ottenere l’approvazione dei 27 leader nazionali dell’UE,
una prospettiva che sembra più probabile dopo che il presidente francese “Emmanuel
Macron” ha dichiarato lunedì che l’avrebbe appoggiata.
Poi
dovrà evitare defezioni dalla sua coalizione centrista – “PPE, S&D e Renew “–
che richiederà una “buona, vecchia fustigazione americana”, secondo il
segretario generale del PPE “Thanasis Bakolas”, riferendosi alla pratica di
usare incentivi o minacce per convincere i legislatori mettersi in riga.
La
porta si aprirà leggermente di più se i gruppi centristi riusciranno ad
attirare alcuni eurodeputati non allineati ad unirsi alle loro fila.
Attualmente
sono fluttuanti circa 100 deputati e il PPE sta corteggiando diverse
delegazioni nazionali.
“Weber”,
il leader del PPE, ha detto domenica a un” partito elettorale sciccoso” a
Bruxelles che avrebbe chiesto ad altri gruppi centristi di rispettare il voto e
sostenere il candidato del PPE.
Poi
von der Leyen si è fatta avanti per rivolgersi ai fedeli.
Ha
dichiarato che è stata una “buona giornata” per il partito, ma ha lasciato
intendere che presto la vittoria potrebbe iniziare a sembrare una sconfitta.
"Ora
festeggiamo", ha detto. "Domani, lavoriamo".
(Elisa
Braun e Eddy Wax hanno contribuito con un reportage da Bruxelles).
IL
PETRODOLLARO È MORTO?
Comedonchisciotte.org
– Simplicius – CptHook – (15 Giugno 2024) – ci dice:
Le
voci si susseguono mentre le potenze monetarie puntano tutto sull'ultimo colpo
di scena.
Giorgia
Meloni e sei anatre zoppe.
Si
stanno verificando alcuni sviluppi davvero interessanti per quanto riguarda la
situazione bancaria e finanziaria in Russia e nel mondo.
In
primo luogo, per preparare il terreno:
si dice che l’Arabia Saudita abbia rifiutato
di rinnovare il suo presunto “accordo petrodollaro” ormai cinquantennale,
firmato – di nuovo, presumibilmente – il 9 giugno 1974.
Il
problema è che non esiste una fonte valida che riporti questa notizia: se si
risale alle sue origini, essa proviene da un gruppo di falsi siti web oscuri,
come i vecchi “Sorcha Faal” “chesignificapuntocom”.
Certo,
alcuni siti abbastanza legittimi come” Gateway Pundit “stanno riportando la
notizia, ma si limitano a fare da eco alla storia senza una fonte valida.
Quindi,
purtroppo, questa storia sembra essere per lo più falsa.
Tuttavia, credo che si tratti principalmente
di una rielaborazione di eventi reali che hanno già avuto luogo.
Non
sembra esserci una scadenza precisa di 50 anni terminata pochi giorni fa ma,
piuttosto, che l’Arabia Saudita ha già segnalato che l’accordo si è di fatto
annullato nel corso degli ultimi anni.
Ma il
motivo per cui la storia è estremamente rilevante in ogni caso, nonostante sia
una formulazione un po’ fasulla di eventi reali in corso, è dovuto agli altri
enormi sviluppi che si stanno verificando in questo momento, e al modo in cui
il petrodollaro saudita gioca criticamente in tutto questo.
Ora la
grande storia ruota attorno alla riunione del G7 e all’improvviso nuovo
pacchetto di sanzioni imposte ai mercati azionari russi con l’intento di farli
crollare:
Una
nuova serie di sanzioni statunitensi contro il” Moscow Exchange” (MOEX), il
“National Clearing Centre” e il “National Settlement Depository” della Russia
minerà ulteriormente il ruolo del dollaro.
Invece,
la Russia ha tolto completamente il dollaro e l’euro dalle contrattazioni e
sembra che ora si stia scatenando una grande tempesta sui mercati finanziari
globali.
Sulla
scia della mossa del Tesoro americano, la “Banca Centrale Russa” ha annunciato
la sospensione delle negoziazioni e dei regolamenti di strumenti consegnabili
in dollari ed euro, aggiungendo che queste operazioni sarebbero continuate
“over-the-counter (OTC)”, cioè direttamente tra le banche russe e i loro
clienti.
La banca ha chiarito ai russi che i loro
depositi in valuta estera rimangono sicuri nonostante le sanzioni.
A ciò
si aggiunge il fatto che in questo momento chiave i partecipanti al G7 hanno
deciso di iniziare a utilizzare i fondi sovrani rubati alla Russia per donarli
all’Ucraina.
Ma,
prima di tutto, c’è una fregatura:
non stanno usando i fondi stessi, ma piuttosto
gli “interessi maturati” dalla detenzione di quei fondi, che per ora ammontano
a 50 miliardi di dollari.
Inoltre, a quanto pare, il denaro è costituito
per lo più da prestiti, per i quali i fondi sono usati come garanzia.
Ursula
ha annunciato con orgoglio il furto dei fondi sovrani:
Secondo
alti funzionari dell’amministrazione Biden, il prestito diventerà attivo entro
la fine dell’anno e farà sì che sia la Russia a pagarlo rispetto ai
contribuenti statunitensi e ai Paesi del G7.
“La
Russia paga”, ha detto un funzionario.
“Le
entrate derivano dal flusso di interessi sui beni immobilizzati, e questo è
l’unico modo giusto per essere ripagati.
Per
ora il capitale non viene toccato. Ma abbiamo la possibilità di sequestrare il
capitale in un secondo momento, se c’è la volontà politica”.
Come
si può vedere, non si sta toccando il capitale, ma si sta creando uno strumento
di prestito; il classico trucco del mestiere della schifosa cabala dell’usura.
Ma
anche questo sforzo sta già incontrando ostacoli:
Qui la
situazione si fa interessante.
Come ho detto, la Russia si è immediatamente
vendicata ritirando l’euro e il dollaro, con una serie di ripercussioni.
In
primo luogo, il Rublo per ora è salito drammaticamente a 87 contro il dollaro.
Poi, la Russia ha annunciato un’altra iniziativa a favore dello Yuan per
sostituire completamente il dollaro:
(rt.com/business/599225-yuan-moscow-exchange-trading)/
Ecco
il lungo ma dettagliatissimo riassunto di un analista:
La
Banca di Russia e la Borsa di Mosca si stanno preparando alle sanzioni dal
marzo 2022, i protocolli di risposta sono stati formalizzati nel settembre ‘22,
attuati nell’ottobre ‘22 e adattati per tutto il 2023.
Le
revisioni sono in corso dal 2024, quindi non ci sono sorprese e tutto dovrebbe
svolgersi in modo relativamente indolore.
I
principali adattamenti hanno riguardato la creazione di conti di corrispondenza
con le banche cinesi, la realizzazione di infrastrutture per il trading dello
yuan e l’espansione del mercato over-the-counter.
A
maggio la quota dello yuan ha raggiunto un altro massimo storico nella
struttura del mercato dei cambi, raggiungendo il 53,6% rispetto all’1% di
inizio 2022.
Oltre
il 99% del volume di scambi è occupato da yuan, dollaro ed euro.
Sempre
a maggio la quota del mercato over-the-counter sul volume totale degli scambi
di valuta estera è stata del 58,1% (ad aprile – 56,4%).
Nel
mercato over-the-counter, la quota dello yuan è salita al 39,2%.
Non ci
sarà una paralisi del mercato dei cambi, perché il fatturato si sposterà nel
circuito ombra del mercato over-the-counter – la trasparenza diminuirà, gli
spread si allargheranno, le commissioni aumenteranno e la liquidità peggiorerà.
Non
c’è nulla di buono e non c’è un solo aspetto positivo, ma dal punto di vista
della sopravvivenza del sistema, i rischi fondamentali sono coperti.
Nel
breve termine, il panico potrebbe aumentare la domanda di dollari ed euro, ma
nel medio termine la domanda probabilmente diminuirà.
La
parte più significativa dell’analisi:
Nel 1°
trimestre del 2024 le esportazioni in valuta dei Paesi non amici hanno
rappresentato il 21,5% rispetto all’86% all’inizio del 2022, e le importazioni
il 27,8% rispetto al 66% all’inizio del 2022.
Nei prossimi 6 mesi, la domanda di valute dei
Paesi non amici nelle attività di commercio estero potrebbe diminuire
ulteriormente, ma non azzerarsi, perché la posizione di principio di molte
controparti è quella di regolare esclusivamente in “valuta forte”.
Quindi
dal 2022 l’utilizzo di valute non amiche è già crollato dall’86% al 21,5%, e
ora crollerà ancora di più con le ultime azioni.
Ma
prima di passare agli sviluppi convergenti, i rischi a breve e medio termine
sono reali:
Quali
conseguenze possono derivare dalla cessazione del commercio in dollari ed euro
in Russia?
Nei
prossimi sei mesi il rischio di un crollo delle esportazioni e delle
importazioni aumenterà del 10-25% a causa dell’impossibilità di pagare le
transazioni commerciali con l’estero in dollari ed euro, fatto che potrebbe
portare a una carenza di importazioni critiche, rallentando l’attività di
investimento.
I ricavi delle esportazioni potrebbero
diminuire.
Scenario dell’Iran nei primi anni dopo le dure
sanzioni.
Una
carenza di importazioni può esacerbare i processi inflazionistici all’interno
della Federazione Russa a causa di un’eccedenza della massa monetaria in rubli
e dell’assenza di punti di distribuzione della stessa.
In
teoria, i regolamenti dei contratti commerciali con l’estero possono essere
effettuati al di fuori della Borsa di Mosca attraverso vari meccanismi del
mercato over-the-counter, ma tutto dipende dalle specifiche dei contratti.
Le grandi controparti eviteranno tali schemi.
Non
c’è intesa sul funzionamento del “Fondo Nazionale di Previdenza”, sulla “regolamentazione
fiscale” e sui” meccanismi di intervento sui cambi”– siamo in attesa di
chiarimenti da parte della Banca di Russia.
C’è il
rischio di un degrado delle transazioni in valuta estera con la Cina a causa
del timore di sanzioni secondarie.
C’è una probabilità non nulla che le grandi
banche cinesi evitino qualsiasi interazione con la Borsa di Mosca, la NCC e la
NSD, avendo esperienza di una partecipazione limitata all’integrazione
valutaria in assenza di sanzioni.
È probabile che nelle singole banche cinesi di
piccole dimensioni vengano assegnati uffici di rappresentanza speciali per le
comunicazioni finanziarie con la Russia.
Gli
Stati Uniti stanno rafforzando il controllo extraterritoriale sul rispetto
delle sanzioni, che include le controparti dei Paesi della CSI, degli Emirati
Arabi Uniti, della Turchia e di Hong Kong che, a differenza della Cina,
rispettano il regime sanzionatorio con maggiore attenzione.
C’è il
rischio di instaurare una dittatura da parte della Cina, in quanto unica
controparte attraverso la quale la Russia avrà contatti con il mondo esterno,
fatto che limiterà la sovranità della Russia nel quadro della determinazione
del commercio estero e dell’attività economica estera.
Tale disposizione impone restrizioni alle
operazioni commerciali e di investimento della Russia nel mondo esterno, quando
quasi tutte le transazioni esterne possono avvenire con l’approvazione diretta
di funzionari cinesi.
I
costi di cambio aumenteranno e i tempi delle transazioni si allungheranno, il
che si ripercuoterà direttamente attraverso ritardi significativi nelle
consegne e nei pagamenti (accumulo di crediti nei confronti delle controparti russe).
La
carenza di dollari e di euro può influire sulla capacità di adempiere agli
obblighi esterni nei confronti di creditori e investitori, che sono poco meno
che completamente denominati nelle valute di Paesi non amici (debito estero).
Sebbene il debito estero sia diminuito di
oltre il 40% dall’inizio del 2022 (353 -> 208 miliardi), questo fattore non
può essere cancellato.
Prima delle sanzioni, dollari ed euro erano
difficili da trovare durante il giorno, e lo sono ancora di più adesso.
L’esperienza
del blocco delle sanzioni su un grande Paese (l’Iran) non ha portato a nulla di
buono:
transazioni
di baratto e scambio diretto di merci, schemi finanziari ombra e intermediari
che aumentano i costi, contrabbando, ma l’uso delle criptovalute è in aumento.
In ogni caso, le conseguenze sono evidenti:
rallentamento del fatturato commerciale, contrabbando, aumento dei costi.
La
crescita del commercio estero in valuta nazionale (rubli) è inevitabile, ma con
le sue specificità – ci sono pochi soggetti disposti ad accettare rubli e in un
volume limitato – i Paesi della CSI, la Cina, in parte l’India, l’Iran, alcuni
Paesi dell’Africa e dell’America Latina (questi ultimi hanno un fatturato
commerciale insignificante).
C’è il
rischio che si crei un mercato dei cambi “a due livelli”: il tasso di cambio ufficiale e il
tasso di cambio “nero”.
Quando
sarà operativo, il sistema di pagamento dei BRICS porterà sicuramente a un
miglioramento.
Come
si evince da quanto sopra, le preoccupazioni a medio termine sono numerose.
Tuttavia,
l’opportunità d’oro risiede nel fatto che ci troviamo in un grande punto di
snodo della storia, la quarta svolta come la chiamano alcuni.
La Russia ha la presidenza dei BRICS e si
prevede che spingerà l’iniziativa per una valuta BRICS e una nuova
riformulazione dell’intero sistema globale.
I ministri dei BRICS si sono riuniti a
Nizhny Novgorod il 10 giugno e, per darci un assaggio di ciò che verrà, hanno
pubblicato i seguenti punti chiave, riassunti da “Arnaud Bertrand”:
1 –
Riforma globale dell’ONU: i Paesi sono “favorevoli a una riforma globale delle
Nazioni Unite, compreso il Consiglio di Sicurezza,“ con l’obiettivo di renderlo
più democratico e di “aumentare la rappresentanza dei Paesi in via di sviluppo
tra i membri del Consiglio“.
2 –
Riforma globale del sistema finanziario: “riconoscono la necessità di una
riforma globale dell’architettura finanziaria mondiale per rafforzare la voce
dei Paesi in via di sviluppo e la loro rappresentanza nelle istituzioni
finanziarie internazionali“. Hanno inoltre “sottolineato l’importanza di un
maggiore uso delle valute locali nelle transazioni commerciali e finanziarie
tra i Paesi BRICS“.
3 –
Richiamare all’ordine Israele e sostenere lo Stato palestinese: “I ministri
hanno espresso seria preoccupazione per il continuo e palese disprezzo di
Israele per il diritto internazionale, la Carta delle Nazioni Unite, le
risoluzioni delle Nazioni Unite e le ordinanze della Corte“. Inoltre
“sostengono la piena adesione della Palestina alle Nazioni Unite” e
“l’istituzione di uno Stato di Palestina sovrano, indipendente e vitale, in
linea con i confini internazionalmente riconosciuti del giugno 1967, con Gerusalemme
Est come capitale“.
4 –
Condanna delle “misure coercitive unilaterali” e del protezionismo: non hanno
nominato gli Stati Uniti, ma questa sezione non lascia dubbi relativamente a
chi si riferissero: “[I ministri] hanno espresso preoccupazione per l’uso di
misure coercitive unilaterali, che sono incompatibili con i principi della
Carta delle Nazioni Unite e producono effetti negativi sulla crescita
economica, sul commercio, sull’energia, sulla salute e sulla sicurezza
alimentare, in particolare nei Paesi in via di sviluppo“. Nella stessa ottica
si sono anche “opposti a misure protezionistiche unilaterali, che
deliberatamente interrompono le catene di approvvigionamento e produzione
globali e distorcono la concorrenza .“
I
punti 1 e 2, in particolare, sono stati abbinati ad altri punti riguardanti la
riforma dell’OMC e del G20 – che sarà presieduto dai Paesi BRICS da ora fino al
2025 – e l’attenzione all’uso delle valute nazionali:
I
Ministri hanno sottolineato l’importanza di un maggiore utilizzo delle valute
locali nelle transazioni commerciali e finanziarie tra i Paesi BRICS. Hanno
ricordato il paragrafo 45 della Dichiarazione di Johannesburg II che incarica i
Ministri delle Finanze e i Governatori delle Banche Centrali dei Paesi BRICS di
esaminare la questione delle valute locali, degli strumenti e delle piattaforme
di pagamento e di riferire ai Leader dei BRICS.
In
questo momento cruciale, quindi, l’attenzione si concentra sempre più sulla
de-dollarizzazione, proprio mentre il mondo è testimone della criminalità
finanziaria e della condotta immorale “dell’Ordine basato sulle regole”.
Questo
avviene anche in un momento in cui decine di nuove nazioni chiedono di entrare
a far parte dei BRICS e al 16° vertice dei BRICS, che si terrà a ottobre di
quest’anno, si prevede che un’altra sfilza di Paesi sarà accettata come membro.
Come
possiamo vedere, i BRICS stanno attualmente tenendo la propria versione dei
giochi olimpici in Russia, la più grande mai realizzata finora, in parallelo e
in alternativa ai giochi estivi di Parigi che inizieranno a breve.
A poco a poco, i BRICS stanno creando una
visione alternativa più equa del mondo, in cui la coercizione, la
cancellazione/censura su Internet e il furto di fondi sovrani non sono un’arma
praticabile.
Il ritmo sta iniziando a salire rapidamente e,
nel giro di pochi anni, il modello occidentale potrebbe essere in grave
difficoltà, dato che il mondo intero si affaccerà alla visione positiva offerta
dall’ordine guidato da Cina e Russia.
Secondo
il “FT”, a causa della precaria “militarizzazione finanziaria” dell’Occidente,
i Paesi hanno ridotto del 5% i propri cespiti in euro:
(ft.com/content/7e7bcb76-2d4b-41b1-8cea-73bebf74724b)
La
quota di valuta estera detenuta in euro a livello mondiale è diminuita l’anno
scorso, tra i timori che i piani di utilizzo dei beni russi congelati per
finanziare l’Ucraina possano erodere ulteriormente l’appetibilità della moneta
unica europea.
In un
rapporto pubblicato mercoledì, la “Banca Centrale Europea “ha dichiarato che lo
scorso anno gli altri Paesi hanno ridotto le attività in euro nelle loro
riserve bancarie centrali di circa 100 miliardi di euro, con un calo di quasi
il 5%.
L’euro
è sceso dal 25% al minimo di tre anni del 20%.
La sua
quota di scambi commerciali è scesa dello 0,7%.
La BCE
avverte che “militarizzare” le valute non fa che renderle meno attraenti,
mettendo in pericolo la capacità dell’UE di emettere debito a basso costo.
I membri dell’UE detengono 13.800 miliardi di
euro (14.700 miliardi di dollari). Mezzo punto percentuale (50 pb) equivale a
quasi 70 miliardi di euro in più che i Paesi dell’UE spenderebbero in un anno
per pagare gli interessi.
E,
notizia bomba, il rappresentante della Camera “Thomas Massie” riferisce che
Trump sta ventilando l’abolizione completa dell’imposta sul reddito, se entrerà
in carica:
Improvvisamente,
le vecchie teorie strampalate di NESARA/GESARA non sembrano più così assurde.
In
breve, tutti gli eventi in corso si stanno preparando per provocare
potenzialmente un enorme momento “cigno nero” nel 2025, che potrebbe scuotere
le fondamenta dell’intero sistema finanziario occidentale.
Ed è qui che entra in gioco la situazione saudita:
la KSA è ora membro a pieno titolo dei BRICS e
ha già segnalato la disponibilità ad accettare lo yuan per le vendite di
petrolio alla Cina, per cui sappiamo che – come minimo – l’ipotesi della
scomparsa del petrodollaro non è una teoria cospirativa:
La
domanda principale non è dove andranno le cose, ma quanto velocemente: la loro
traiettoria è quasi certa, resta solo da vedere quanto velocemente i Paesi
vicini ai BRICS riusciranno a concordare i meccanismi e a raccogliere
l’iniziativa per metterli in pratica.
Per
decenni l’idea di abbandonare il dollaro è sembrata ridicola, soprattutto per
le nazioni più piccole e meno potenti, che non hanno la stessa capacità di
azione di una superpotenza come la Russia.
Ma ora
che la Russia sta mostrando loro la strada, facendo da pioniere e dimostrando
che non c’è nulla di spaventoso nell’infrangere la barriera mentale della
schiavitù coloniale e dell’egemonia finanziaria imposte, possiamo aspettarci
che il resto del mondo segua rapidamente l’esempio della Russia;
una
volta infranto lo spettro, è come sfondare un pavimento di supporto psicologico
o un tetto di resistenza nel mercato azionario, dopo il quale le cose possono
precipitare o salire alle stelle con una velocità imprevedibile.
In
sostanza, l’idea che viene trasmessa è che stiamo arrivando a un momento in cui
sembra che tutti stiano raddoppiando, puntando tutto sulle loro carte vincenti
e “mostrando la mano” nella guerra finanziaria parallela che infuria sotto la
superficie di quella cinetica.
Chiaramente la Russia non sta implorando il
perdono e ha invece raddoppiato l’accelerazione della de-dollarizzazione.
È solo
una questione di tempo prima che le cose comincino a complicarsi per la parte
che ha in mano le carte più basse, o il cui bluff viene scoperto.
Dato
che i fondamentali di Russia e Cina sono eccellenti rispetto a quelli
dell’Occidente – e in particolare degli Stati Uniti, con il loro scandaloso
126% di rapporto debito/PIL – per quanto riguarda la struttura del debito, la
crescita economica, la disoccupazione, l’inflazione e tutte le altre metriche
chiave, è chiaro chi sarà lasciato con i pantaloni abbassati nel prossimo
futuro.
Per
non parlare del bagno di sangue a cui stiamo assistendo nella politica globale,
con le fazioni controllate dallo “Stato profondo” che si stanno nascondendo e
che culmineranno solo con la sconfitta dei Democratici alle presidenziali del
2024.
In quasi tutti i modi possibili, il 2025 sarà
un anno di svolta storica.
Come
ultima grande sintesi dell’assoluta assurdità della follia terminale
dell’Occidente in decadenza, mentre sovvertono disperatamente le norme più
fondamentali del loro regime finanziario avvelenato nel modo più egregiamente
illogico e insensato, mentre annegano nella tossicità auto-creata della loro
follia criminale – da “SwanEconomy” su TG.
È in
arrivo la truffa finanziaria del secolo: l’UE è pronta a diventare la
principale responsabile per volere degli USA.
Il
mondo assisterà presto al più grande furto di denaro della storia.
Davanti
ai nostri occhi, il principale committente (gli Stati Uniti) insieme
all’esecutore (l’Unione Europea) stanno cercando di mascherare il più possibile
il furto della parte “congelata” dei beni sovrani della Russia come una
transazione legale.
Esiste
già un consenso preliminare di tutti i membri del G7.
Cosa
sta succedendo?
Gli
Stati Uniti intendono concedere un prestito di 50 miliardi di dollari al regime
di Kiev.
Il
compito degli europei è quello di trasferire i beni “congelati” della
Federazione Russa per un ammontare di circa 260 miliardi di dollari allo status
di garanzia finanziaria (pegno) nell’ambito del prestito americano.
Non si
può prendere sul serio il ragionamento secondo cui solo i proventi dei 260
miliardi di dollari di asset saranno utilizzati per garantire il prestito
americano: l’ammontare della garanzia deve essere almeno pari all’entità del
prestito.
È ovvio che il reddito degli asset è molto
inferiore a 50 miliardi di dollari.
Allo
stesso tempo, Washington non intende trasferire alcun denaro a Kiev. I fondi saranno consegnati al
complesso militare-industriale americano per la produzione di armi.
In
questo caso, gli europei dovranno assumersi il lavoro più sporco: si tratta
essenzialmente di rubare i beni della Federazione Russa, per poi trasferirli
agli Stati Uniti, ma nell’ambito di uno schema presumibilmente “legale”.
Tutti
i rischi connessi e l’azione penale, come credono a Washington, riguarderanno
solo gli europei, ma non gli americani.
Del
resto, cosa vediamo dal punto di vista degli specialisti dei mercati
finanziari? Gli Stati Uniti intendono concedere un prestito a un Paese il cui rating
del debito sovrano è inferiore allo zoccolo duro.
Cioè,
stanno consapevolmente concedendo un prestito a un debitore che non lo
restituirà.
Si
tratta di una follia o di una sorta di truffa per riciclaggio di denaro (quasi ricalcando, in grande, lo
schema dei famosi mutui sub-prime che portarono alla bolla del 2008, N.d.T.).
Tuttavia,
il fatto che le garanzie siano a volte più elevate dovrebbe, dal punto di vista
di Washington, rendere tale prestito come se non fosse discutibile.
Ma perché ciò accada, le autorità statunitensi
hanno bisogno che gli europei cambino lo status dei beni “congelati” della
Russia in quello di garanzia.
Nella
situazione di fallimento della capacità di credito del Paese, nessuno, a meno
che non si tratti di un piano criminale, concederà un prestito solo a fronte di
“redditi da attività” se non c’è alcuna garanzia che il creditore possa
ottenere le attività nel caso in cui il debitore non riesca a rimborsare il
prestito.
Il
mondo ricorda molto bene che dopo il 2014 le autorità ucraine non concessero
alla Russia un prestito sovrano di 3 miliardi di dollari con interessi.
Naturalmente,
Kiev lo ha poi fatto per decisione di Washington per mano della Corte Suprema
del Regno Unito.
Ma
quando i debiti devono essere restituiti a Washington, ecco che le “regole”
sono diverse, o meglio, accordi di banditismo.
Ora le
ancelle delle autorità statunitensi in Europa devono “trascinare” i beni dalla
Russia al “punto” legale necessario, dal quale saranno messi in tasca alle
autorità statunitensi.
I
politici europei sono diventati lo zimbello di tutti, perché la decisione per
la stessa “Euroclear belga”, dove si trova la maggior quantità di denaro russo,
non viene presa nemmeno dalle autorità belghe, né dalla leadership dell’UE.
La
decisione è presa dal G7, che non include il Belgio e non ha il diritto di
decidere su questioni che riguardano la reputazione dell’intera UE.
Gli Stati Uniti continuano a umiliare i loro
vassalli, ma li stanno già portando al limite, scontentando ulteriormente gli
europei.
E
l’inizio di un cambiamento politico sta sorgendo in Europa.
Pensate
che gli Stati Uniti e l’UE perderanno la fiducia di tutto il mondo non
occidentale dopo la truffa?
In
breve:
gli
Stati Uniti vogliono che l’Europa si assuma tutti i rischi e le responsabilità
in proporzione alla quantità di fondi sovrani russi che detengono, mentre
questi vengono usati come garanzia per trasferire il prestito agli appaltatori
della difesa statunitensi, che si arricchiranno per conto degli europei
impoveriti – che bel piano.
Non
posso tralasciare il pezzo forte di tutto l’evento, da parte di “Dmitry
Medvedev” in una delle sue invettive più truculente e schiumanti:
“Ecco
le nuove sanzioni americane. Presto ce ne saranno altre europee. Dobbiamo
rispondere a queste sanzioni?
Sembra
di no, il loro numero si misura già in decine di migliaia.
Abbiamo
imparato a convivere e a svilupparci con esse.
D’altra
parte, è necessario. Non solo per le autorità, per lo Stato, ma per tutto il
nostro popolo in generale.
A
tutti coloro che amano la nostra Madrepatria – la Russia.
Dopo
tutto, loro – gli Stati Uniti e i loro maledetti alleati – ci hanno dichiarato
guerra senza regole!
Come
reagire? Ne ho già parlato una volta, ma vale la pena ripeterlo.
Ogni
giorno dobbiamo cercare di infliggere il massimo danno a quei Paesi che hanno
imposto queste restrizioni al nostro Paese e a tutti i nostri cittadini.
Un
danno a tutto ciò che può essere danneggiato.
Danni
alle loro economie, alle loro istituzioni e ai loro governanti.
[Colpire]
il benessere dei loro cittadini, la loro fiducia nel futuro.
Per
fare questo, dobbiamo continuare a cercare le vulnerabilità critiche delle loro
economie e colpirle in tutti i settori.
Causare
danni in tutti i luoghi, paralizzando il lavoro delle loro aziende e agenzie
governative.
Trovare problemi nelle loro tecnologie più
importanti e colpirli senza pietà. Distruggere letteralmente l’energia,
l’industria, i trasporti, le banche e i servizi sociali. Instillare la paura di
un imminente collasso di tutte le infrastrutture critiche.
Hanno
paura di consegnare le nostre armi ai nemici del mondo occidentale? Dobbiamo
trasferire loro tutti i tipi di armi possibili, tranne quelle nucleari (per
ora)!
Hanno
paura dell’anarchia e dell’esplosione della criminalità nelle grandi città?
Dobbiamo aiutarli a disorganizzare le loro amministrazioni comunali!
Hanno
paura della guerra nello spazio?
Questo
significa che riceveranno anche questa. C
he
tutto si fermi per loro, che tutto si deteriori, che tutto vada in malora!
Hanno
paura delle esplosioni sociali?
Organizziamole!
Dobbiamo
gettare nella loro sfera mediatica tutti i più inquietanti incubi notturni e
utilizzare tutti i loro terribili dolori fantasma.
Non c’è più bisogno di risparmiare la loro
psiche!
Lasciamoli
rabbrividire nelle loro case accoglienti, lasciamoli rabbrividire sotto le
coperte.
Strillano
per il nostro uso delle fake news?
Trasformiamo
la loro vita in un incubo completamente folle in cui non saranno in grado di
distinguere la finzione selvaggia dalla realtà del giorno, il male infernale
dalla routine della vita.
E
nessuna regola per quanto riguarda il nemico!
Che ottengano tutto per aver danneggiato la
Russia, e nel modo più doloroso possibile!
Tutti
possono contribuire!
Ricordate:
Quid
pro quo!
Pegno
per pegno!
“Frattura
per frattura, occhio per occhio, dente per dente; qualsiasi danno abbia fatto a
una persona gli sarà restituito.”
(Levitico
24:20)”.
In
effetti, per l’occasione Medvedev ha scritto un intero articolo su “Rossiskaya
Gazeta, facendo eco alla negazione di se stessi citata da Putin a proposito del
famigerato “Ballo del Vampiro”.
“L’umanità
deve finalmente liberarsi dell’eredità del sistema coloniale. Il tempo delle
metropoli è scaduto”.
Apocalypseos
riassume su “X”:
Gli
Stati Uniti sono diventati una neo-metropoli delle sanzioni globali, violando
la sovranità di Paesi terzi, e le sanzioni secondarie sono tentativi di
distruggere interi Paesi.
L’Occidente
crea artificialmente crisi economiche, utilizza l’agenda verde per mantenere
l’elitarismo e, attraverso il monopolio delle corporazioni informatiche,
elimina coloro le cui opinioni contraddicono le sue linee guida.
Sarà
possibile liberare l’Ucraina dalle catene neocoloniali dell’Occidente solo dopo
aver completato tutti i compiti dell’operazione speciale.
Il Sud
globale non vuole seguire la “formula Zelensky” e recidere i legami a lungo
termine con la Russia.
L’Occidente
utilizza il “neocolonialismo del debito” per mantenere l’influenza nel Sud
globale.
All’Armenia
vengono promesse “montagne d’oro” in cambio di una completa fedeltà, ma per”
Yerevan” non si apriranno le porte del “club dell’élite”.
Parigi
cercherà di mantenere il più a lungo possibile la sua presenza in Africa con
una moneta nascosta, il che è fondamentale per Macron.
La
Russia spera che la cooperazione nel formato BRICS – Unione Africana raggiunga
un nuovo livello qualitativo.
L’Occidente
resisterà allo sradicamento del neocolonialismo; è necessario aumentare
l’interazione di tutte le forze nella lotta contro questo fenomeno.
Le ex
metropoli vogliono ancora parassitare i Paesi che dipendono da loro, solo in
modo più sofisticato.
L’Occidente
ha reagito ferocemente al movimento di lotta al neocolonialismo “Per la libertà
delle nazioni!”, cercando di disturbare il congresso di fondazione.
La
formazione di un nuovo sistema di relazioni internazionali è una questione del
prossimo futuro; in esso non ci sarà posto per sanzioni, sfruttamento e
menzogne.
Sempre
più Paesi vogliono vivere in pace, senza l’eredità del sistema coloniale e
secondo i principi dell’uguaglianza sovrana.
Il
nuovo ordine mondiale policentrico sarà pragmatico, la diversificazione delle
connessioni è la chiave della stabilità economica.
(Simplicius76Simplicius76, approfondite analisi di
geopolitica e dei conflitti, con un pizzico di ironia.)
(simplicius76.substack.com/p/petrodollar-dead-rumors-swirl-as).
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