Informazioni manipolate da IA.

 

Informazioni manipolate da "IA".

 

 

 

 

“IA” e disinformazione: il World Economic

Forum traccia le minacce alla stabilità globale.

Gybersecurity360.it – Andrea Alberti – (23-1-2024) – ci dice:

 

THE GLOBAL RISKS REPORT.

Attacchi hacker e Malware: le ultime news in tempo reale e gli approfondimenti.

In occasione della pubblicazione del The Global Risks Report, il World Economic Forum ha sottolineato l’urgenza di affrontare le sfide poste dalla” Generative AI”, promuovendo strategie di difesa e governance efficaci per mitigare i rischi e preservare la fiducia nelle istituzioni democratiche e nell’informazione

 

Ai e disinformazione.

Il” World Economic Forum”, riunitosi come da consuetudine a Davos, ha recentemente pubblicato la diciannovesima edizione del “The Global Risks Report”, all’interno della quale si dedica particolare attenzione alle minacce connesse allo sviluppo della Generative AI.

Segnatamente, il rapporto identifica la disinformazione, correlata all’ampio utilizzo della intelligenza artificiale nella società, come il principale rischio globale nei prossimi due anni.

 

Il rapporto rende noti i risultati della “Global Risks Perception Survey “(GRPS), un’indagine che raccoglie il parere di circa 1.500 esperti, analizzando le sfide globali attraverso due distinti orizzonti temporali: 2026 e 2034.

Nello specifico, in riferimento al primo intervallo temporale considerato, la maggioranza dei partecipanti (54%) prospetta un livello di instabilità medio e un rischio moderato che si verifichino catastrofi a livello globale.

La prospettiva assume connotazioni più pessimistiche in riferimento al secondo intervallo temporale, con quasi due terzi dei partecipanti (33 % in più rispetto al primo lasso) che prevedono un panorama mondiale caratterizzato da criticità più rilevanti.

Indice degli argomenti.

Modalità di infiltrazione nei sistemi di IA.

Una diffusione sempre più ampia della disinformazione.

Un rischio per la coesione sociale e l’equilibrio mentale dei cittadini.

Fake news: cresce la strumentalizzazione da parte di attori nazionali.

I rischi dell’uso dell’IA nei contesti militari.

Conclusioni

Modalità di infiltrazione nei sistemi di IA.

Gli esperti interrogati dal WEF manifestano una profonda preoccupazione per il notevole potenziale intrinseco all’intelligenza artificiale.

Ciò avverrà attraverso l’impiego di quattro categorie di attacchi recentemente individuate nel rapporto pubblicato dal “National Institute of Standards and Technology” (NIST).

Tra questi si trovano gli “Evasion attacks”, miranti all’alterazione degli input per influenzare il machine learning, i “Poisoning attacks”, tramite i quali si potrebbe indurre l’IA generativa a redigere articoli contenenti informazioni manipolate, i “Privacy attacks”, capaci di estrarre informazioni sensibili e classificate dai database privati e pubblici ed infine gli “Abuse attacks” in grado di innestare informazioni errate in una fonte web utilizzata in un secondo momento dalla AI.

In base all’analisi fornita dal” Global Risks Report”, le modalità di infiltrazione nei sistemi di intelligenza artificiale in oggetto potrebbero generare conseguenze tangibili al di là del contesto cibernetico, manifestandosi nei seguenti modi:

 

Indirizzamento delle elezioni politiche di alcune tra le maggiori economie del pianeta.

Aumento della polarizzazione della società con l’insorgere di disordini civili e conflitti su larga scala.

Aumento della repressione da parte dei governi al contrasto della proliferazione di informazioni false.

Una diffusione sempre più ampia della disinformazione

In merito al primo scenario delineato, il documento evidenzia come, nei prossimi due anni, una considerevole porzione della popolazione mondiale, approssimativamente tre miliardi di individui, parteciperà agli scrutini elettorali negli gli Stati Uniti, in India, nel Regno Unito, in Messico, in Indonesia e in Russia.

 

L’ampia diffusione di disinformazione in tali contesti elettorali potrebbe influenzare le scelte di voto o minare la legittimità dei nuovi governi appena insediati, con il potenziale di scatenare disordini politici e concorrendo, in tal modo, all’indebolimento a lungo termine delle istituzioni democratiche.

I recenti progressi tecnologici, infatti, hanno intensificato la proliferazione di informazioni erronee, rendendo complesso il tracciamento e il controllo di tali contenuti.

Contestualmente, si assiste a una tendenza in cui la disinformazione si evolve verso modalità sempre più personalizzate e mirate, estendendo la sua influenza anche a piattaforme di messaggistica istantanea come “WhatsApp” e “WeChat”.

In questo contesto, inoltre, l’identificazione delle fake news, soprattutto quelle generate dall’intelligenza artificiale, si rivela problematica, data la sempre più sfumata distinzione tra contenuti prodotti da AI e quelli di origine umana.

 

Un rischio per la coesione sociale e l’equilibrio mentale dei cittadini.

Affrontando il secondo aspetto in esame, emerge come queste campagne manipolative potrebbero rappresentare una potenziale minaccia alla stabilità democratica, con la possibilità di scatenare conflitti interni, atti di violenza e, nei casi più estremi, il collasso delle istituzioni statali.

Inoltre, come già evidenziato nel Global Risks Report del 2023, le società potrebbero polarizzarsi non solo in termini di orientamenti politici, ma anche nelle modalità con cui interpretano la realtà, mettendo a rischio non solo la coesione sociale ma persino l’equilibrio mentale di ogni cittadino.

 

Infatti, riporta il documento, nel contesto in cui emozioni e ideologie offuscano la percezione dei fatti, narrazioni manipolative potrebbero farsi largo nei dibattiti pubblici, influenzando le decisioni in tematiche quali salute pubblica, giustizia sociale, educazione ed ambiente.

Fake news: cresce la strumentalizzazione da parte di attori nazionali.

In merito al terzo e ultimo aspetto, il WEF riscontra come le informazioni erronee possano non solo costituire una fonte di perturbazione sociale, ma anche di strumentalizzazione da parte di attori nazionali al fine di perseguire agende politiche.

Secondo il rapporto, fattori come il decremento della libertà su Internet, il concomitante restringimento dell’accesso a fonti informative più ampie in molteplici nazioni, unitamente alla limitazione della libertà di stampa negli ultimi anni e alla progressiva riduzione di “whistleblowers”, evidenziano una preoccupante tendenza.

 

All’interno di tale scenario, la proliferazione di informazioni inesatte potrebbe anche essere strumentalizzata per rafforzare l’autoritarismo digitale e facilitare l’impiego della tecnologia per il controllo dei cittadini.

Tale fenomeno potrebbe conferire ai governi una crescente autorità nel determinare la veridicità delle informazioni, consentendo a partiti politici di monopolizzare il discorso pubblico e reprimere voci dissidenti, inclusi giornalisti e oppositori.

I rischi dell’uso dell’IA nei contesti militari.

In aggiunta, il rapporto delinea come l’incorporazione delle tecnologie di intelligenza artificiale nei contesti militari, insieme all’utilizzo di tali sistemi per prendere decisioni di natura strategica, potrebbe incrementare il rischio di escalation in ambienti già afflitti da ostilità e favorire la deflagrazione di conflitti latenti.

Negli ultimi anni, potenze di rilevanza globale e regionale hanno dedicato notevoli risorse allo sviluppo di sistemi d’arma guidati dall’intelligenza artificiale, manifestando un incremento dell’autonomia di tali dispositivi.

Al momento attuale, le forze armate terrestri, aeree e navali sono in grado di eseguire operazioni di sorveglianza senza richiedere intervento umano diretto. Nonostante gli sforzi compiuti per stabilire una governance internazionale riguardo al loro impiego, non sono ancora stati formalizzati accordi specifici.

Conclusioni.

Tenendo conto dello scenario appena descritto, il World Economic Forum si è prefisso l’obiettivo di sottolineare l’urgenza di affrontare le sfide poste dalla Generative AI, promuovendo strategie di difesa e governance efficaci per mitigare i rischi e preservare la fiducia nelle istituzioni democratiche e nell’informazione.

Non a caso, il tema principale del WEF di quest’anno è stato quello legato al “Re building trust”, ossia della ricostruzione della fiducia reciproca tra cittadini ed istituzioni, che, in tempi di evoluzione tecnologica sempre più veloce ed incontrollabile, è venuta sempre più scemando.

 

Abbiamo la Storia

Sotto i Nostri Occhi…

Conoscenzealconfine.it – (31 Luglio 2024) - Giuseppe Salamone – ci dice:

 

Si era capito sin da subito che i criminali israeliani avessero come obiettivo quello di aprire “ufficialmente” un altro fronte in Libano.

L’ufficio di Netanyahu dopo la riunione del gabinetto di guerra (non di sicurezza come la chiamano i pennivendoli del TG5) comunica testualmente:

“I membri del gabinetto politico di sicurezza hanno autorizzato il premier Benyamin Netanyahu e il ministro della Difesa Yoav Gallant a decidere le modalità e le tempistiche contro l’organizzazione terroristica di Hezbollah”.

Non si è fatta attendere la luce verde dagli altri criminali di oltre oceano, gli Usa che attraverso il “Consiglio di Sicurezza” dichiarano:

“Gli Stati Uniti continueranno a sostenere gli sforzi per porre fine a questi terribili attacchi lungo la Linea Blu, che deve essere una priorità.

Il nostro sostegno alla sicurezza di Israele è ferreo contro tutte le minacce sostenute dall’Iran, tra cui Hezbollah libanese”.

Hanno costruito un caso su una bugia, nonché l’attacco di Hezbollah.

 Ad oggi non c’è alcuna prova, tantomeno è stata fornita da Israele, che l’attacco sia partito e voluto da loro.

Nella zona interessata e dove oggi si sono tenuti i funerali continuano a ripetere che i morti sono stati causati dalla contraerea israeliana.

Questo passaggio deve essere sottolineato fino allo sfinimento, perché non è possibile che si creino i pretesti ad arte per muovere guerre ricorrendo alla bugia e alla propaganda spudorata.

Non è possibile che con la tecnologia e la velocità di comunicazione che è stata raggiunta, questi criminali riescano ancora a mentire spudoratamente manco fossimo all’epoca della guerra in Vietnam.

Un’ultima cosa, negli ultimi giorni Erdogan ha minacciato Israele dicendo che la Turchia potrebbe entrare in guerra.

 La risposta è arrivata per bocca di Israel Katz, ministro degli esteri di Israele: “Erdogan segue le orme di Saddam Hussein e minaccia di attaccare Israele. Lasciategli solo ricordare cosa è successo lì e come è finita”.

Non è casuale questa risposta perché contiene due messaggi in codice:

il primo che gli Usa sono totalmente a sostegno di Israele e sarebbero disposti ad appoggiarli anche fino ad arrivare a ciò che oggi sembra impossibile perfino immaginare.

La seconda che Saddam non fu ucciso come dissero i criminali statunitensi all’ONU perché aveva armi di distruzione di massa, bensì perché andava fatto fuori “politicamente”.

Oltre al fatto che Katz ha minacciato pubblicamente di uccidere Erdogan, che è a capo del secondo esercito più grande della Nato e uno dei primi a livello mondiale.

Chi altro si potrebbe permettere di usare queste parole contro un leader così influente?

Cavolo, abbiamo la storia sotto i nostri occhi.

Abbiamo milioni di puntini che chiedono a squarciagola di essere solamente uniti. Possibile che nonostante tutto non si riesca ad afferrare cosa stia succedendo, dove stia la verità e chi siano realmente i nemici dell’umanità in quanto criminali naturali, “messianici”, fanatici, arroganti, bugiardi e imperialisti?

 Ah vero, lo share maggiore in Italia ce l’ha “Temptation Island”…

Giuseppe Salamone.

(t.me/Giuseppe Salamone)

 

 

 

L’Ucraina Vuole Negoziare,

l’Ue No… l’ultimo Paradosso

di una Guerra Lunga

Conoscenzealconfine.it – (30 Luglio 2024) - Gianandrea Gaiani – ci dice:

 

Molto sta cambiando sul fronte ucraino. Zelensky ha aperto per la prima volta al negoziato con la Russia. La missione di Orbán non è stata vana e ora anche Trump, in caso di vittoria, promette di porre fine alla guerra. Paradossalmente l’unica che vorrebbe continuare il conflitto è l’Ue.

 

L’Unione Europea non se n’è ancora accorta, ma molte cose stanno cambiando nelle prospettive del conflitto ucraino.

 Prima il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha riconosciuto che la guerra in Ucraina va conclusa il prima possibile incontrando il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato del Vaticano che è stato insignito dell’Ordine al Merito dell’Ucraina.

Già questa è di per sé una notizia se si considera che nel settembre scorso il consigliere del presidente ucraino, “Mikhailo Podolyak,” aveva respinto il tentativo di mediazione della Santa Sede definendo il Papa “filorusso”.

“Penso che tutti capiamo che dobbiamo porre fine alla guerra il più presto possibile per non perdere più vite umane” (fino a ieri invece andava benone… – nota di conoscenze al confine) ha detto Zelensky durante l’incontro, aggiungendo in un’intervista alla BBC di ritenere possibile almeno tentare di porre fine alla guerra prima della fine dell’anno.

Le dichiarazioni del presidente ucraino sono state accolte positivamente dal portavoce del Cremlino, “Dmitry Peskov”, per il quale “questo è ovviamente meglio che affermare che qualsiasi contatto con la parte russa e con il capo dello Stato russo è escluso.

Certamente, parlare di un dialogo è molto meglio che parlare dell’intenzione di combattere fino all’ultimo ucraino.

 Se la conversazione è seria, non possiamo ancora giudicarlo e bisognerà aspettare qualche azione concreta, se ce ne saranno”.

Lo stesso 24 luglio il ministro degli Esteri ucraino, “Dmytro Kuleba”, ha detto a Pechino che l’Ucraina potrebbe essere disponibile a condurre negoziati “con la parte russa” quando Mosca “sarà pronta a farlo in buona fede”. Incontrando a Guangzhou l’omologo cinese,” Wang Yi”, il ministro ucraino ha invitato la Cina a svolgere un ruolo importante nella ricerca di una “pace giusta e stabile”:

obiettivo che la Cina ha ufficializzato di voler perseguire.

Wang ha rassicurato che la Cina sostiene “tutti gli sforzi che favoriscono la pace” nonostante “le condizioni e i tempi non siano ancora maturi”.

Il Cremlino ha commentato con cautela le parole di Kuleba che Peskov ha definito “in sintonia con la nostra posizione”.

Per Mosca uno dei nodi è rappresentato dal decreto con cui Volodymyr Zelensky a fine 2022 ha vietato i colloqui con la Russia di Vladimir Putin, decreto che dovrebbe essere annullato se Kiev vuole davvero negoziare.

È presto per comprendere quando e su quale base si potranno avviare trattative di pace anche tenendo conto delle richieste opposte dei due contendenti.

 L’Ucraina vuole il ritiro totale delle forze russe mentre Mosca pretende l’annessione di 4 regioni già in buona parte occupate militarmente e che Kiev non aderisca alla Nato né ospiti basi o militari occidentali.

Probabile inoltre che nessun negoziato possa consolidarsi prima del voto negli Stati Uniti, per non compromettere la residua credibilità dell’Amministrazione Biden-Harris.

Gli sviluppi diplomatici di questi giorni sono però di grande rilievo, anche se non mancano reazioni poco inclini al dialogo come quella di “Podolyak” (consigliere del presidente) per il quale siglare un accordo con la Russia per fermare la guerra equivarrebbe a firmare un patto con il diavolo.

 “Se volete firmare un accordo con il diavolo, che poi vi trascinerà all’inferno, beh, fate pure. Questo è ciò che è la Russia”.

Posizione forse condivisa da molti “falchi” a Kiev ma non c’è dubbio che la svolta di Zelensky e Kuleba guardi in faccia la realtà e punti ad affrontare con pragmatismo le crescenti difficoltà militari di Kiev, l’incapacità dell’Occidente di continuare a sostenerne lo sforzo bellico e la stanchezza della società ucraina per un conflitto che determina enormi perdite senza possibilità di vittoria all’orizzonte.

Un sondaggio dell’Istituto Internazionale di Sociologia di Kiev ha rilevato che il numero di ucraini contrari a concessioni territoriali alla Russia in cambio della pace continua a diminuire. A luglio era del 55% (rispetto al 74% di dicembre 2023) mentre il 32% le accetterebbe per raggiungere la pace: inoltre un altro sondaggio evidenzia che il 40% degli ucraini ha denaro a malapena per nutrirsi.

Sul piano politico le aperture di Zelensky e Kuleba alle trattative appaiono con tutta evidenza il frutto della missione diplomatica del leader ungherese Viktor Orban che ha presentato a Kiev, Mosca, Pechino e Ankara la bozza di un piano di pace messo a punto con Donald Trump, intenzionato a chiudere in fretta il conflitto e la crisi con la Russia in caso di vittoria alle presidenziali di novembre.

 

Non a caso al termine del tour nelle quattro capitali, Orban è tornato a Mar a Lago da Trump per riferire le reazioni raccolte, e poco dopo Trump ha avuto un colloquio telefonico con lo stesso Zelensky.

 Dalle successive dichiarazioni del presidente ucraino non è difficile ipotizzare che il candidato alla Casa Bianca abbia prospettato il suo piano di pace e abbia sottolineato che la sua amministrazione chiuderebbe il rubinetto di denaro e armi diretti a Kiev.

Se nella primavera del 2022 l’accordo di pace mediato dalla Turchia venne silurato da USA e Gran Bretagna perché “la guerra doveva continuare per logorare la Russia”, oggi che a essersi logorati sono soprattutto l’Ucraina e un Occidente stanco di una guerra che non riesce a vincere, le prospettive di pace vengono promosse da Trump e Orban e cavalcate da Pechino, ormai protagonista di round negoziali e diplomatici di primissimo rilievo anche negli scenari di crisi del Medio Oriente.

In questo contesto appare ancora una volta del tutto anacronistica, marginale, isterica e irrilevante la durissima reazione dell’Unione Europea nei confronti dell’iniziativa diplomatica per la pace di Orban.

La UE è giunta al punto di annullare una serie di incontri previsti a Budapest il mese prossimo in occasione del semestre di presidenza ungherese dell’Unione.

Josep Borrell, Alto rappresentante uscente per gli affari esteri dell’UE dimissionario (e in procinto di venire sostituito dall’estone Kaja Kallas, ancora più “falco” nei confronti di Mosca del socialista spagnolo), ha dichiarato il 23 luglio che all’Ungheria sarà impedito di ospitare la prossima riunione dei ministri degli esteri e della difesa a causa della posizione di Orbán sull’Ucraina e dei suoi sforzi diplomatici recenti.

“Posso dire che tutti gli stati membri, con una sola eccezione (la Slovacchia), sono molto critici su questo comportamento”, ha detto Borrell alla BBC.

 “Penso che sia stato appropriato mostrare questo sentimento e convocare le prossime riunioni del Consiglio degli esteri e della difesa a Bruxelles”.

La decisione unilaterale di Borrell ha suscitato anche critiche:

il ministro degli Esteri spagnolo “José Manuel Albares” ha dichiarato che “La Spagna non sostiene i boicottaggi nell’Unione Europea” mentre il lussemburghese Xavier Bettel ha descritto l’iniziativa di Borrell come “una sciocchezza”, ma anche Francia, Germania e Paesi Bassi hanno espresso riserve.

 Il ministro degli Esteri ungherese “Peter Szijjarto” ha commentato ironicamente: “Che risposta fantastica hanno escogitato. Non voglio ferire i sentimenti di nessuno, ma sembra di essere all’asilo”.

 

In effetti c’è molto di paradossale (se non di ridicolo) in un’Europa incapace in oltre due anni e mezzo di guerra di mettere a punto una solo proposta di negoziato che ostracizza l’Ungheria di Orban colpevole di aver proposto (con successo a quanto pare) una trattativa per far cessare il conflitto ucraino.

All’Europa sembra ancora una volta sfuggire la rapidità con cui sembra potersi evolvere la crisi ucraina.

 Del resto “Ursula von der Leyen” è stata rieletta alla presidenza della Commissione Europea dopo un discorso in cui ha posto l’Unione al fianco dell’Ucraina “fino alla vittoria”.

Una vittoria in cui a quanto sembra neppure gli ucraini credono più.

(Gianandrea Gaiani)

(lanuovabq.it/it/lucraina-vuole-negoziare-lue-no-lultimo-paradosso-di-una-guerra-lunga)

 

 

 

 

L’AI e la manipolazione dell’opinione

pubblica. I rischi e il ruolo dei cittadini

 

 Cybersecitalia.it - Gianluca Aurelio - (22 Febbraio 2024) - Cybernotes, Mondo – ci dice:                                                         

In un mondo in cui l’IA diventa sempre più potente, come possiamo assicurarci che questa tecnologia sia utilizzata per il bene comune ed evitare che diventi uno strumento nelle mani sbagliate?

 L’intelligenza artificiale (IA) irrompe sulla scena geopolitica, innescando un vortice di sfide e opportunità che ridefiniscono il panorama globale.

La sua capacità di plasmare l’opinione pubblica, rimodellare la sicurezza nazionale e influenzare la salute della democrazia richiede un’analisi approfondita e un impegno responsabile da parte di tutti gli attori coinvolti

Immaginate di scorrere il vostro “feed” di social media e di imbattervi in un video che sembra mostrare un politico pronunciare un discorso che in realtà non ha mai fatto.

 Questo scenario, reso possibile dai deepfake generati dall’IA, illustra il potere di questa tecnologia di manipolare l’opinione pubblica e di influenzare le dinamiche geopolitiche.

In un mondo in cui l’IA diventa sempre più potente, come possiamo assicurarci che questa tecnologia sia utilizzata per il bene comune ed evitare che diventi uno strumento nelle mani sbagliate?

 

L’IA e la manipolazione dell’opinione pubblica.

L’IA può essere utilizzata per manipolare l’opinione pubblica in diversi modi.

Ad esempio, può essere utilizzata per creare “deepfake”, ovvero video o audio artificialmente modificati per far sembrare che qualcuno stia dicendo o facendo qualcosa che non ha mai detto o fatto.

Questi contenuti possono essere utilizzati – e sempre più spesso lo sono per diffondere disinformazione, propaganda o per danneggiare la reputazione di un individuo o di un gruppo.

L’IA può anche essere utilizzata per micro targeting, ovvero per indirizzare messaggi personalizzati a specifici segmenti della popolazione.

Questo avviene analizzando i dati online degli utenti, come ad esempio i loro” post” sui social media o la loro cronologia di ricerca.

Il micro targeting può essere utilizzato per influenzare le opinioni degli utenti su una varietà di questioni, tra cui la politica, la religione o il consumo.

L’IA e la geopolitica.

L’IA sta emergendo come un nuovo strumento di potere geopolitico, con implicazioni significative per la stabilità e la sicurezza nazionale e internazionale. Alcuni recenti casi illustrano il suo utilizzo come strumento di propaganda o mezzo di pressione da parte di uno Stato:

1. La campagna di disinformazione cinese contro le proteste di Hong Kong:

Nel 2019, la Cina è stata accusata di aver utilizzato l’IA per diffondere disinformazione e propaganda online per screditare le proteste di Hong Kong. L’operazione, che includeva la creazione di finti account sui social media e la diffusione di “deepfake”, ha avuto un impatto limitato e ha anzi contribuito ad alimentare il risentimento verso il governo cinese.

 

2. Il tentativo di influenzare le elezioni in Tanzania:

Nel 2020, il governo della Tanzania è stato accusato di aver utilizzato l’IA per identificare e intimidire gli oppositori politici.

 L’operazione, che si basava sull’analisi di dati di social media e telefonate, ha avuto un effetto controproducente, rafforzando l’opposizione al governo e

danneggiando la sua reputazione internazionale.

Questi casi evidenziano come l’IA possa essere utilizzata per manipolare l’opinione pubblica e interferire nei processi democratici.

Tuttavia, l’utilizzo di questa tecnologia per scopi geopolitici è ancora agli inizi e i suoi effetti sono spesso limitati.

 

Il ruolo dei cittadini.

I cittadini hanno un ruolo fondamentale nel plasmare il futuro dell’IA.

 È importante che siano consapevoli dei potenziali rischi e benefici dell’IA e che si impegnino a utilizzare questa tecnologia in modo responsabile e, soprattutto, ad essere critici nell’interpretare i contenuti che scorrono ogni giorno sotto i loro occhi.

È importante che ci sia sensibilità da parte nostra sul tema e che venga fatta la giusta pressione sui rappresentanti politici affinché adottino normative adeguate per l’ utilizzo e l’applicazione dell’IA.

 È importante che queste normative siano basate su principi democratici e che tutelino i diritti dei cittadini.

Al momento attuale, a livello normativo c’è ancora molto lavoro da fare, ma l’Unione Europea ha già una proposta di regolamentazione, ovvero l’”Artificial Intelligence Act “(AI Act).

Si tratta di un quadro normativo di riferimento per i Paesi dell’UE, il quale classifica i sistemi di “IA” in base al loro livello di rischio e introduce requisiti specifici per quelli ad alto rischio.

 Il regolamento è attualmente in fase di negoziazione tra il Parlamento Europeo, il Consiglio dell’Unione Europea e la Commissione Europea.

Oltre a questo, però, tutte le applicazioni dell’IA a livello europeo devono sottostare a quanto previsto dal GDPR per il trattamento dei dati personali, il che protegge i dati personali dei cittadini da un’applicazione intensiva ed invasiva di questo strumento da parte dei Governi e delle aziende private.

 

Conclusione.

In un mondo sempre più interconnesso e che maggiormente integra in diversi campi l’intelligenza artificiale, questa può rappresentare uno strumento con un ’enorme potenziale se applicato nella maniera corretta, ma, allo stesso tempo, con una potenziale implicazioni geopolitiche di vasta portata.

La sua capacità di influenzare l’opinione pubblica, la sicurezza nazionale e la democrazia richiede un’analisi approfondita e un impegno responsabile da parte di tutti gli attori coinvolti.

 

 

 

Intelligenza artificiale e

fake news: quando si

crea disinformazione?

  Nidas.it - Chiara Morandini - (Giu. 8, 2024) – ci dice:

 

Negli ultimi decenni il panorama dell’informazione è radicalmente mutato. Cardine del cambiamento è stato senza dubbio l’introduzione dell’intelligenza artificiale (IA).

Nel “digital marketing”, ad esempio, la sua implementazione ha permesso di migliorare la” produttività aziendale”, le analisi di mercato, le strategie di vendita e l’esperienza d’acquisto del cliente, tutto grazie all’elaborazione di grandi quantità di dati in modo rapido e preciso.

Interfacce come ChatGPT, Midjourney o Gen-2, specializzate nella produzione di testi, immagini e video attraverso l’IA, hanno fornito un contributo essenziale nella realizzazione di contenuti per il grande pubblico.

 I loro modelli generativi possono essere infatti addestrati a creare complessi e specifici tipi di output in un semplice click, lasciando libero spazio alla creatività. Tempo e risorse vengono così risparmiate e il lavoro ottimizzato.

Ma non è tutto rose e fiori.

Se da una parte l’intelligenza artificiale si è rivelata essenziale e provvidenziale nel supportare il progresso della comunicazione e nell’affiancare i professionisti del settore, dall’altra può essere anche un pericoloso strumento di disinformazione.

 Queste nuove tecnologie si nutrono di informazioni presenti online – attendibili o meno – e possono inoltre essere istruite con dati falsi o errati, ponendo in questo modo saldi presupposti per la nascita di nuove fake news.

Qual è la portata di questa crisi d’informazione?

Durante l’epidemia di Covid-19 sono trapelate molte notizie, spesso false:

 la correlazione tra l’infezione e il 5G, il vaccino che genera sterilità, l’installazione di microchip sottocutanei, ecc…

Questa campagna di disinformazione ha avuto effetti a dir poco destabilizzanti, non solo sulla fiducia nel sistema sanitario, ma anche sulla gestione della crisi a livello governativo.

 Il risultato finale?

Razzie nei supermercati, nascita di fazioni no-vax, panico generale e tanta frustrazione.

Ma ci sono anche esempi politici.

Una giovane americana del Partito Democratico, “Erica Marsh”, attiva sia nella campagna elettorale del presidente Biden sia per la” Fondazione Obama”, è stata smascherata dal “Washington Post” come “fake”.

 I suoi tweet iper liberali, scritti da IA con informazioni false e manipolate, sono risultati così credibili da riuscire a raccogliere un ampio consenso (130 mila follower), contribuendo a diffondere un’idea di sinistra ridicolizzata per il suo estremismo.

 Facendo leva sul “rage-baiting”, ovvero pubblicando contenuti controversi per generare indignazione, questo enorme “deepfake” è stato in grado di influenzare e fomentare grandi masse in un movimento comune di rivolta.

Questa è la portata delle fake news.

 

Che impatto hanno nel marketing?

Il caso” Pepsi” ci fornisce una risposta.

Nel 2016, appena dopo l’elezione di Trump, è circolata una “fake news” in cui il CEO di PepsiCo, “Indra Nooyi”, avrebbe detto ai fan di Trump di “portare i loro affari altrove”.

Questa notizia, diffusa poi da siti fake, portò a un vasto malcontento dei consumatori nei confronti del brand e a un crollo delle azioni del 5%.

 

Considerando questo, possiamo dire che le “fake news” sono in grado di:

Danneggiare la reputazione di un brand: anche se la notizia viene smentita successivamente, la percezione negativa può rimanere nella mente di chi acquista, generando una sorta di imprinting;

Influenzare le decisioni d’acquisto: se l’utente crede alle fake news riguardanti un prodotto, potrebbe evitare di acquistarlo o scegliere quello di un’altra azienda;

Creare maggior diffidenza verso il brand: lo scetticismo generato da queste menzogne può estendersi anche alle campagne di marketing, rendendo più difficile per le aziende guadagnare fiducia;

Portare a un aumento dei costi: potrebbe essere necessario investire risorse per combattere le fake news.

 Questo include PR d’emergenza, campagne d’informazione e, in alcuni casi, azioni legali;

Minare la fiducia del pubblico nei confronti dei media tradizionali: se inizia a dubitare dell’accuratezza delle informazioni che riceve, potrebbe diventare più resistente alle campagne di marketing veicolate attraverso questi canali.

Qual è il ruolo dell’IA nella creazione di fake news?

Si tratta di un’arma a doppio taglio.

 Nelle giuste mani, diventa uno strumento utile e versatile.

In quelle sbagliate, un mezzo di manipolazione dei contenuti.

Facciamo un esempio:

 ChatGPT elabora indistintamente informazioni tratte dal web, siano esse vere o false, senza alcun sistema di regolamentazione.

Secondo l’analisi di “NewsGuard”, GPT-4 ha infatti ottenuto lo 0% in un’esercitazione ideata per valutare la sua capacità di evitare di diffondere disinformazione su argomenti rilevanti.

Questo modello generativo è in grado di produrre output erronei o totalmente inventati ed essere istruito, allo stesso tempo, con altrettante informazioni sbagliate prese per vere dalla macchina.

Non vi è quindi alcun filtro nella raccolta e successiva diffusione di informazioni.

 I testi generati da ChatGPT possono in questo modo diventare lesivi non solo per i singoli, ma anche per aziende, associazioni o addirittura governi, diventando strumenti per la creazione di dissenso o propaganda.

 L’intervento umano per la verifica dell’output è ancora necessario.

Agli strumenti testuali si aggiungono poi quelli che utilizzano queste tecnologie per creare immagini e video realistici generati dall’intelligenza artificiale, ad esempio il “deepfake”.

Grazie a un vasto database di dati oggi è infatti possibile ricreare eventi mai accaduti o discorsi mai pronunciati.

Spesso, tra i bersagli più gettonati vi sono celebrità o politici immortalati in azioni compromettenti.

Basta quindi un po’ di creatività e un semplice click per genere contenuti in grado di influenzare l’opinione pubblica, con risvolti poco piacevoli.

 

Ma non è tutta colpa dell’IA

Condannare l’intelligenza artificiale come strumento esclusivo al servizio delle fake news sarebbe errato e riduttivo.

In un mondo in cui le informazioni sono destinate ad aumentare, la soluzione più logica è supportare il progresso tecnologico verso il controllo qualitativo dei dati a disposizione dell’IA.

Devono inoltre essere create nuove norme che arginino la disinformazione di questi sistemi generativi di IA in modo da tutelare l’utente.

In questa direzione si sta muovendo la “Commissione Europea “che, ai sensi del “Digital Services Act”, ha portato le più grandi aziende tecnologiche a iscriversi al codice contro la” disinformazione dell’UE”, concretizzando l’azione in un intervento tempestivo nella lotta contro le fake news.

Inoltre, in questa nuova sfida, l’IA può anche diventare lo strumento di risoluzione del problema.

Google e Facebook stanno già ricorrendo ad algoritmi che utilizzano, ad esempio, il “fact checking “– cioè all’analisi di elementi come il profilo, i like o il linguaggio impiegato – per individuare ed eliminare eventuali bot o identità fake.

 

Prevenire è meglio che curare.

Cosa può fare un’azienda per tutelarsi?

 La best practice da attuare in questi casi è: ascoltare la rete.

Per evitare che notizie fasulle trapelino da Internet è consigliabile utilizzare dei “brand monitoring tool” come “Talkwalker”, per tracciare le conversazioni sui social, siti web, blog e forum.

 L’utilizzo di questi strumenti permette infatti di comprendere la percezione del pubblico riguardo un particolare argomento e il suo relativo engagement.

Nel caso di opinioni negative, dubbi o perplessità è inoltre importante rispondere con tempestività e garbo, evitando di ignorare il problema, che al contrario acuisce il malcontento.

A tale scopo sono nati nel tempo i “community manager”, figure specializzate nella gestione delle richieste del pubblico, indispensabili nella gestione di eventuali crisi.

Una parte della propria strategia di mercato deve inoltre considerare l’implementazione di strumenti legali tutelativi contro le fake news.

Si tratta di rettifiche, valutazioni del danno d’immagine oppure riconoscimenti del diritto alla reputazione e all’immagine digitale dell’impresa.

Meglio quindi elaborare in anticipo un “piano di crisis management” oppure di affidarsi a figure professionali specializzate.

E per il singolo?

Riconoscere le fake news è diventato arduo e complesso, specialmente dopo l’arrivo dell’IA.

 L’importante è controllare le proprie fonti, verificare fatti e date, eventuali errori ortografici, di grammatica, immagini o video distorti e URL.

 

 

 

 

 

Ex Vicepresidente Pfizer:

“Mancano Prove dell’Esistenza del

 “Virus” Covid-19 o di Qualsiasi Altro… “

Conoscenzealconfine.it – (1° Agosto 2024) - Redazione - dott. Michael Yeadon- ci dice:

 

Vicepresidente di Pfizer,: “non esiste nessun virus, piuttosto c’è stato un attacco pianificato per uccidere i civili”.

Il dott. “Michael Yeadon”, che in precedenza ha ricoperto il ruolo di vicepresidente e capo scienziato per le allergie e le malattie respiratorie della Pfizer, si è unito a una schiera di altri scienziati nel sostenere che non ci sono prove sufficienti che il virus COVID-19 o qualsiasi altro virus esista realmente.

E quindi, non c’è stata alcuna pandemia, ma piuttosto l’uccisione di molte persone con “un attacco mostruoso e pianificato da tempo contro civili indifesi tramite una pianificazione coordinata, letale e centralizzata”.

 

“Ammettiamolo. Le prove sono che i nostri governi ci odiano e ci vogliono morti”, ha scritto il dirigente in pensione in una dichiarazione estesa a LifeSiteNews.

Yeadon che ha lavorato per oltre 30 anni per le più grandi aziende farmaceutiche del mondo, ha raggiunto la posizione di ricerca più importante nel suo campo presso Pfizer, prima di dimettersi nel 2011 per fondare la propria azienda biotecnologica, Ziarco, che ha poi venduto a Novartis nel 2017.

 

Lo scienziato britannico è noto per le sue acute critiche all’ “operazione sovranazionale” del COVID-19, in particolare ai cosiddetti vaccini che, a suo dire, mirano a “mutilare e uccidere deliberatamente”.

In un’intervista del 2022, Yeadon raccontò che, a seguito di conversazioni con alcuni colleghi scienziati che erano giunti alla convinzione che la virologia stessa si basasse sulla premessa non consolidata che i “virus” esistano realmente, fu infastidito dai loro ragionamenti.

Ma dopo una significativa ricerca personale, alla fine “si rese conto” di non riuscire “più a mantenere” la sua “comprensione riguardante i virus respiratori” e, dopo aver ottenuto ulteriori informazioni, “è crollata del tutto la possibilità che i virus respiratori, come descritti, esistano… Non esistono”, ha concluso.

Per almeno un paio di decenni, alcuni scienziati medici hanno sottolineato che “nessuna particella è mai stata sequenziata, caratterizzata, studiata con validi esperimenti controllati e si è dimostrata come adatta alla definizione di virus”, e quindi la virologia “ha costantemente fallito nel soddisfare i propri requisiti per dimostrare che i virus esistono”.

Inoltre, la ricercatrice canadese” Christine Massey” ha inoltrato richieste di accesso alle informazioni (FOI) a centinaia di istituzioni scientifiche in 40 paesi diversi “chiedendo qualsiasi documentazione di chiunque nel mondo abbia mai trovato questo presunto virus (SARS-CoV-2) nei fluidi corporei, nei tessuti o negli escrementi di qualsiasi persona in qualsiasi parte del mondo da parte di chiunque”.

“Ad oggi, abbiamo ricevuto risposte da 216 istituzioni diverse in 40 paesi diversi. E finora, nessuno è stato in grado di fornirci nemmeno un record“, e inoltre, “non possono citare alcun record”, ha affermato.

 “Quindi hanno tutti ammesso di non avere un campione del presunto virus e non conoscono nemmeno nessun altro che abbia mai ottenuto un campione di questo presunto virus”.

Massey e i suoi colleghi hanno fatto altre richieste FOI simili, cercando “qualsiasi traccia di un presunto virus che presumibilmente infetta gli esseri umani purificato da una persona malata.

E hanno ammesso di non averne affatto”.

La causa dell’aumento dei decessi non è dovuta a nessun virus, ma piuttosto a “un attacco mostruoso e pianificato da tempo contro civili indifesi attraverso una pianificazione coordinata, letale e centralizzata” che incorpora protocolli mortali per ospedali e case di cura, lockdown, test PCR fraudolenti e iniezioni basate su geni “progettati intenzionalmente per ferire, uccidere e ridurre la fertilità”.

 

Il punto più difficile da credere per i lettori, per il quale fornisce questo “trigger warning”, è che la letteratura scientifica rivela effettivamente che “le malattie respiratorie acute” come raffreddori e influenza “NON sono causate da virus e, inoltre, NON SONO CONTAGIOSE”.

Pertanto, “non possono essere infettive.

 Ciò esclude la descrizione mendace di queste malattie come causate da particelle submicroscopiche infettive chiamate virus “.

Yeadon”, che è anche uno specialista in tossicologia, fornisce poi alcune speculazioni su cosa causi realmente la malattia se non ci sono virus a farlo e avverte che, dopo averla fatta franca con questo crimine di massa chiamato COVID-19, “gli autori lo faranno di nuovo”…

(lifesitenews.com/news/former-pfizer-vp-michael-yeadon-explains-why-theres-no-evidence-for-the-existence-of-any-viruses/)

(redazionesera.altervista.org/covid-ex-vicepresidente-di-pfizer-non-esiste-nessun-virus-piuttosto-ce-stato-un-attacco-pianificato-per-uccidere-i-civili/)

 

 

 

 

Fake news e intelligenza artificiale:

 le nuove sfide dell’informazione digitale.

  180gradi.org - (3 Luglio 2024) - Maria Anna Catera – ci dice:

 

Siamo in un’era in cui il primato digitale è indiscusso: l’informazione e la divulgazione stanno vivendo una repentina evoluzione e questo per via dell’arrivo delle tecnologie informatiche.

L’ascesa, inoltre, dei social network ha influito nel modo di fare giornalismo, tuttavia questo sta avendo dei risvolti problematici connessi al fatto che in rete si vive senza regole.

Ognuno di noi è a conoscenza dell’abisso che aprono i social, nella loro degenerazione informativa che però, purtroppo, sta aprendo nuove strade e nuovi modi di fare notizia.

 Questo sfortunatamente ha dato spazio ad un mix spinoso e complesso di contenuti interamente (o parzialmente) falsi o errati.

Da questo possiamo dedurre che vi sono delle criticità contemporanee riguardanti il giornalismo dei nostri tempi, che si mostrano come sfide per le istituzioni politiche di oggi.

L’uso dei social, come “Istagram”, “TikTock”, consente anche di saltare del tutto l’intermediazione dei giornalisti, il famoso quarto potere, perché i leader politici preferiscono arrivare al pubblico direttamente attraverso lanci e post.

Questa forma di populismo deteriora la democrazia che si basa sul bilanciamento dei poteri (esecutivo, legislativo, giudiziario ecc…).

 

La disinformazione dei media, ove siamo costantemente connessi online, è un tema scottante, poiché l’informazione va incontro ad un continuo processo di manipolazione, è dunque opportuno, che si legga o si scriva, un pezzo di giornale, si verifichino le fonti, poiché la diffusione di notizie false e alterate è davvero molto estesa.

In questo panorama il giornalismo ha prospettive poco floride.

Le fake news cavalcano l’onda del web, arrivano prima dell’informazione corretta e fanno più scalpore; raccontano storie succulente.

D’altronde l’inganno è uno dei problemi etici più comuni nel giornalismo dell’era digitale.

 

Ma il giornalismo, al di là delle fake news, è di fronte ad un’altra sfida. L’intelligenza artificiale ha cambiato il modo di fare informazione nel bene e nel male.

I media tradizionali mantengono ancora una correttezza e purezza dell’informazione ma sarà sempre più diffusa l’utilizzazione dell’AI per svolgere compiti di ricerca, l’analisi dei dati e addirittura la scrittura di articoli.

Grazie a questa nuova tecnologia, l’analisi di grandi quantità di dati, è diventata più efficiente.

 Inoltre i Media sono in grado di utilizzare algoritmi per personalizzare il contenuto in base alle preferenze degli utenti.

Quindi se da una parte l’IA è di grande aiuto, dall’altra può essere dannosa per l’informazione giornalistica e per la società.

 I bot (programmi che riproducono comportamenti umani in modo automatico) e gli algoritmi, infatti, possono essere programmati per diffondere informazioni false e manipolare la percezione pubblica su determinati argomenti.

Perciò da un lato si possono creare notizie in modo rapido ed efficiente e si può migliorare la produttività dei giornalisti, ma dall’altro i contenuti di queste notizie create potrebbero risultare poco originali e poco strutturati.

 Il rischio è che il ruolo del giornalista venga del tutto rimpiazzato dall’IA, questo significherebbe perdita di posti di lavoro nel settore dell’informazione, la svalutazione della professionalità e lo sminuimento dell’etica giornalistica.

Insomma questa tecnica di apprendimento presenta delle sfide significative per l’informazione giornalistica, ma è doveroso che i giornalisti e i loro sindacati siano consapevoli di queste minacce e si informino per affrontarle in modo ragionevole.

L’evoluzione del giornalismo, in generale grazie alla diffusione web e dei social, ha influenzato anche il giornalismo investigativo.

 Da un canto internet ha reso più facile e veloce la diffusione delle notizie e ha permesso ai giornalisti di raggiungere un pubblico più ampio e variegato. Dall’altro però ha messo i professionisti di fronte ad ardui problemi.

 L’enorme quantità di informazioni disponibili online, compresa quelle con fonti poco affidabili, mette i cronisti di fronte ad un grosso lavoro, particolarmente faticoso, di verificare i fatti prima di pubblicare una notizia.

La diffusione di notizie false o manipolate può compromettere la loro credibilità.

Il Web ha però parallelamente anche fattori positivi, ovvero si possono utilizzare strumenti digitali per raccogliere e analizzare dati in modo più efficiente, e si possono trovare fonti poco reperibili e testimoni che altrimenti non sarebbero accessibili.

 In ogni caso il giornalismo d’inchiesta resta una colonna portante del giornalismo stesso per il suo ruolo di controllo del potere e di tutela dell’interesse pubblico, utilizzando anche le intercettazioni telefoniche   alle quali si vorrebbe mettere il bavaglio.

Questo tipo di comunicazione si propone di indagare su questioni di interesse pubblico, rivelando informazioni nascoste, corrotte e fraudolente;

 si concentra spesso su casi di corruzione, scandali politici, abusi di potere o altre questioni sociali importanti.

 Chi se ne occupa mette in luce fatti scomodi o celati per scoprire la verità.

 Il giornalismo d’inchiesta è fondamentale perché verifica l’operato delle istituzioni, ne garantisce la trasparenza e l’onestà nel pubblico interesse.

 

 

 

Come l’Intelligenza Artificiale

 ci salverà delle fake news.

Ninja.it – (1° Febbraio 2024) – Fabio Casciabanca – ci dice:

 

L'”AI Age” dovrà confrontarsi con fenomeno della disinformazione spinto i massimi livelli da algoritmi potentissimi.

“La verità ha un linguaggio semplice e non bisogna complicarlo”:

con queste parole il noto “drammaturgo greco Euripide” definiva uno dei concetti più discussi della storia e, con il passare dei secoli, la stessa discussione si è accesa ancora di più fino ad arrivare ad un punto quasi critico all’interno della cosiddetta “AI Age”.

La causa scatenante dietro allo sviluppo di questo scenario?

Le fake news, ovvero le classiche “bufale” che, stando ad una serie di ricerche condotte sulle principali testate internazionali da “Espresso Communication” in vista dell’”AI Week” in programma dall’8 al 12 aprile, sono motivo di ansia e preoccupazione per i cittadini di tutto il mondo.

La paura delle fake news è globale.

Le prime conferme in merito giungono da una recente indagine condotta su scala globale dal “The Guardian”, secondo cui il fenomeno coinvolge quasi 9 persone su 10 (85%).

 

Stando, invece, ad un’ulteriore ricerca effettuata dall’Università di Oxford, che prende in analisi solo UK, Stati Uniti e Germania, la percentuale sfiora il 60%.

E ancora, “El Paìs” specifica che miliardi di persone in tutto il mondo, nel corso dell’anno corrente, dovranno prendere decisioni, soprattutto in occasione di eventi specifici come le elezioni politiche, con l’ombra delle fake news e, di conseguenza, risultare influenzati da loro stesse nel momento in cui saranno chiamati a prendere una decisione.

La paura delle fake news in Italia.

E in Italia?

 Stando a quanto indicato da” Eurispes”, quasi 7 persone su 10 si considerano preoccupate dallo scenario attuale, in particolar modo, per colpa delle notizie pubblicate e diffuse sui social media.

La situazione generale risulta ancora più allarmante una volta scoperti i risultati dell’indagine elaborata da” World Economic Forum” e ripresa da “Irish News”:

l’intelligenza artificiale, a causa delle nuove piattaforme basate sulla “Generative AI”, amplificherebbe la diffusione di contenuti fake e, di conseguenza, la disinformazione online.

 

Intelligenza Artificiale e fake news.

Ora una domanda sorge spontanea:

esiste una soluzione per invertire un trend, giorno dopo giorno, sempre più preoccupante?

La risposta è sì ed è la tanto discussa intelligenza artificiale.

Com’è possibile che diventi un alleato della verità?

 

In primis, lo spiega “Medium”:

 l’AI, attraverso l’elaborazione del “linguaggio naturale” e il “deep learning”, è in grado di analizzare il contenuto, il sentiment e la struttura dei singoli articoli al fine di rilevare modelli e incoerenze che potrebbero indicare falsità o imprecisioni.

Un esempio concreto viene offerto dal “Massachusetts Institute of Technology”, i cui ricercatori hanno sviluppato un sistema “AI centered” in grado di determinare la veridicità di una news con una precisione pari al 70%, valutando il pezzo sia da un punto di vista linguistico sia analizzando il contesto storico di appartenenza.

Ulteriori indicazioni in merito giungono dall’Italia e, nello specifico, da esperti del Bel Paese, ovvero “Giacinto Fiore” e “Pasquale Viscanti”, fondatori della “community Intelligenza Artificiale Spiegata Semplice” e organizzatori dell’”AI Week”, evento di punta del settore in cui si parlerà molto della tecnologia del momento applicata all’universo informativo in presenza di ospiti internazionali:

 

“L’AI non sarà mai un nemico dell’umanità e, di conseguenza, non lo sarà nemmeno dell’informazione.

Anzi, più andremo avanti, più sarà essenziale affidarsi all’”artificial intelligence” perché, con l’ausilio di algoritmi e piattaforme ad hoc, può identificare esagerazioni, pregiudizi e altri indicatori di disinformazione.

 In questo modo, la tecnologia diventa un vero e proprio «artificial detective» in grado di preservare la salute mediatica ed informativa globale.

 Quello delle fake news, relazionate all’AI, è un tema molto attuale e, proprio per questo, verrà definito nel migliore dei modi in occasione dell’ormai imminente edizione dell’”AI Week,” in programma dall’8 al 12 aprile con due giornate in presenza al “Palacongressi di Rimini”, con i maggiori esperti del settore riuniti per parlare di questo tema e di molto altro”.

Fanno seguito alle parole di “Fiore” e “Viscanti”, nuovi spunti interessanti sul tema fake news e artificial intelligence, questa volta offerti da “Virginia Padovese”, “Managing Editor and VP Partnerships, “Europe di NewsGuard”:

“Imparare a conoscere le enormi potenzialità dell’intelligenza artificiale è oggi fondamentale.

Affinché l’uso degli strumenti che abbiamo a disposizione sia proficuo, dobbiamo capirne non solo i benefici ma anche i rischi.

Pensando ai rischi legati alla disinformazione, sia per le aziende che per i cittadini, risulta importante maturare la consapevolezza che questi rischi esistono.

Serve investire nella formazione per imparare a riconoscere le caratteristiche dei contenuti manipolati e serve allocare risorse per lo sviluppo di strumenti in grado di rilevarli.

Si tratta di identificare e comprendere il sottile equilibrio tra nuove potenzialità e pericolosi limiti:

dobbiamo essere aperti al nuovo e disposti a sperimentare ciò che l’IA ci offre capendo bene quali vantaggi possiamo trarre e quali misure di sicurezza dobbiamo mettere in atto.”

 

L’intelligenza Artificiale per contrastare le fake news.

Partendo dalle dichiarazioni degli esperti, l’intelligenza artificiale può essere applicata in maniera strategica e mirata al fine di contrastare la diffusione della “misinformation”.

 

In primis, l’AI, una volta integrata in appositi algoritmi, è capace di analizzare la fonte di provenienza dei singoli articoli, valutandone l’accuratezza.

In caso di feedback negativo sull’attendibilità del website di riferimento, come provato anche dall’”Università di Harvard”, propone una serie di soluzioni alternative a seconda della ricerca che l’utente è interessato a portare avanti.

 In secondo luogo, la tecnologia del momento pone la lente d’ingrandimento sul nome dell’autore che si è occupato della stesura del pezzo:

 a questo proposito, caricando l’articolo su piattaforme ad hoc, è possibile scansionare lo scenario strutturato, partendo da una banca dati smisurata, per individuare eventuali anomalie e, soprattutto, distinguere i giornalisti in carne ed ossa dai cosiddetti “fake reporter”, ovvero “creatori di news inesistenti.”

 

E ancora, un altro aspetto di assoluta rilevanza per l’AI in ottica rilevamento delle news false riguarda lo studio del contesto storico.

Infatti, esistono sistemi che esaminano le notizie, confrontando gli spunti contenuti in loro stesse con lo scenario generale e, a seconda del risultato finale, decidono se consigliarle ai singoli utenti come spunti interessanti da leggere oppure no.

 E le immagini e i video presenti negli articoli sono soggetti ad analisi?

 

Ovviamente sì:

esistono” app AI centered “che, con l’aggiunta di filigrane digitali impercettibili all’occhio umano, capiscono se un’immagine è realizzata da professionisti in carne ed ossa oppure da “artificial platforms” poco consigliate.

Lo stesso lavoro può essere fatto sui video, scansionando la voce delle persone o soggetti presenti all’interno della riproduzione.

 

Consigli per la verifica delle notizie con l’AI.

Ecco, quindi, il vademecum “AI addicted “degli esperti per analizzare le news presenti sul web e verificarne i livelli di autenticità:

 

Verificare la fonte: algoritmi dotati d’intelligenza artificiale valutano l’autenticità della fonte di un determinato articolo, dando in seguito un feedback utile all’utente di riferimento.

Lasciarsi guidare dall’AI: nel momento in cui un website viene ritenuto obsoleto o fake, l’artificial intelligence consiglia una serie di soluzioni alternative per effettuare le ricerche desiderate.

Identificare l’autore: piattaforme “AI centered” scansionano l’articolo in questione e, attraverso una banca dati di riferimento, rilevano, e approvano, solo i pezzi generati da reporter in carne ed ossa.

Analizzare il contesto storico: confrontando gli spunti proposti da una news in particolare con quelli dello scenario di riferimento, la tecnologia consiglia/sconsiglia la lettura del contenuto agli occhi del reader coinvolto.

Scansionare immagini e video: con l’aggiunta di filigrane digitali impercettibili all’occhio umano e il controllo accurato delle voci nelle singole riproduzioni, l’AI è capace di valutare con precisione l’attendibilità di ogni singolo approfondimento.

 

Intelligenza artificiale, un milanese

 su quattro la usa, il 67% teme che

 possa creare fake news. «Servono regole»

  Milano.corriere.it – (29-4-2024) - Elisabetta Andreis – ci dice:

 

La ricerca elaborata da “Ipsos” per «Unipol Changes»: l’85% degli intervistati usa l' “Ai” per tradurre, il 54% per organizzare un viaggio.

I milanesi sono i più ottimisti d’Italia sulle possibilità di diminuire la disoccupazione giovanile grazie alle opportunità d’impiego offerte dall’intelligenza artificiale;

al contempo, gli stessi sono anche i più spaventati rispetto alle fake news che l’uso strumentale dell’ “Ai” può generare.

 

Nella ricerca che è stata elaborata da “Ipsos “per «Unipol Changes», i milanesi si distinguono inoltre per essere «smart»:

 il 26% è infatti capace di usare “Chat Gpt” e altre funzioni dell’Intelligenza artificiale, e già ne approfitta in vari ambiti del proprio quotidiano.

 Nello specifico, entrando nelle singole voci, l’85% la usa per tradurre, il 54% per organizzare un viaggio, il 44% si fa consigliare su come investire i propri risparmi e il 41% per una diagnosi medica, quando i sintomi sono poco chiari.

Da una parte quindi i milanesi si affidano — o almeno fanno domande e cercano risposte dai software di Intelligenza artificiale —, dall’altra usano il senso critico e hanno già elaborato nei confronti del tema un’opinione a luci e ombre.

Apprezzano i consigli che possono arrivare dalle applicazioni ma temono (67%) la creazione di notizie fasulle, fuorvianti o manipolate da qualcuno.

 Il 56% poi è sicurissimo che nei prossimi cinque anni questo ambito innescherà nuove e interessanti opportunità di lavoro per i giovanissimi e per le persone portatrici di qualche disabilità, ma allo stesso tempo il 33% teme che quelli appena più «maturi» e in carriera — oppure anche le persone con una bassa scolarizzazione, e magari in particolare gli immigrati o una parte di essi — perderanno posizioni perché non riusciranno a stare al passo con i nuovi tempi;

e ancora, il 32% hanno paura di finire sempre più isolati e alienati, ognuno a lavorare nel proprio mondo, senza spirito di squadra.

Proseguiamo ulteriormente leggendo la ricerca:

 il 28% pensa che l’Intelligenza artificiale, che tra le tante, tantissime cose consente di creare fotografie, video, addirittura film e personaggi andando per tentativi e in pochissimo tempo, sulla scorta di mille ipotesi diverse potrebbe alla fine minacciare la creatività umana risultando in qualche modo «superiore» e dunque creare ostacoli specie allo sviluppo di agenzie di pubblicità, agli sceneggiatori, agli scrittori, alle imprese artigianali.

In generale però l’83% degli intervistati ritiene che in ogni ambito prevarranno i vantaggi:

l’Intelligenza artificiale porterà sviluppi principalmente nella digitalizzazione della pubblica amministrazione e nelle esperienze di acquisto (entrambe secondo il 60% degli intervistati), nel vivere esperienze culturali (58%) e negli spostamenti e mobilità (54%).

 

Le fake news «peggiori» vanno a danno della reputazione dei singoli (30%), della sicurezza, dell’economia (29%), attraverso manipolazioni del mercato o delle tendenze economiche e dei diritti umani (25%), con la pubblicazione di informazioni che potrebbero incitare all’odio o alla discriminazione.

Del resto i milanesi hanno un’alta considerazione di sé:

solo l’8% teme concretamente di non saper distinguere una notizia falsa da quelle vere.

Gli intervistati ritengono infine urgente l’inserimento di leggi severe sull’uso dell’Ia (46%), la formazione dei cittadini sul tema (34%), la responsabilizzazione delle piattaforme media (31%) e lo sviluppo di contro-tecnologie per rilevare la disinformazione (27%).

Rispetto all’«Ai act» approvato dall’Europarlamento il 13 marzo, per gli intervistati è «solo un punto di partenza».

 

 

 

LA IGNOBILE BOXE OLIMPIONICA

 PARIGINA E SOLITE COLPE DI PUTIN

 Lapekoranera.it – (02/08/2024) - Manlio Lo Presti – ci dice:

Consiglio di leggere cosa ha scritto in data odierna “Gramellini “il giornalista buonista in prima pagina del “corriere della sera” sulla identificazione genetica del pugile olimpionico algerino.

Alleghiamo la copia del suo articolo.

Il maggiordomo “globalista elettrico green” con le “treccine plurisex”, come un pilota automatico, ha girato sbrigativamente la colpa alle destre e ad oligarca russo di quel cornuto maledetto multi canceroso di Putin.

Egli afferma, nel suo articolo una riflessione che cito testualmente:

“Non esistono più regole condivise né autorità riconosciute”.

Costui però non identifica chi sono coloro che hanno scritto quelle “Regole” e nemmeno chi sono quelli che hanno creato e chi sono quelli che attualmente guidano le “Autorità” oggi sempre più contestate.

 Costui le dà per scontate.

Sono tutte di emanazione angloamericana e quindi incaricate ex cathedra di irrogare dall’alto il “Verbo globalista” incarnato “Vers. 2.0” .

Costui ignora, volutamente, che una crescente parte del mondo le rifiuta, le contesta e non le accetta.

 Una parte sempre più ampia del pianeta non crede alla favolistica irrogata spocchiosamente dall’alto dalla cosiddetta “comunità internazionale”, una piccola minoranza numerica di chiarissima matrice anglosassone.

 I dissidenti non rientrano nelle riflessioni del nostro autore.

Non meritano citazioni perché subumani, fascisti, complottisti, ignoranti in automatico!

Per la corrente intellettuale progressista a cui egli appartiene, è “giusto e perfetto” creare e diffondere il caos sociale, la censura di opere non conformi alla “teologia woke-dem-elettrica-plurisex” e, a” tutela dell’ideologia”, si contempla anche la eliminazione, anche fisica, dei dissidenti.

Nessun dubbio li sfiora.

 Questi killeraggi seriali “democratici” sono da considerare atti di progresso!

Quando però si contesta l’autorevolezza di organismi mondiali inutili, costosi e totalmente incapaci di svolgere la propria vocazione operativa, e si pongono in discussione i loro contenuti anglo centrici, allora – come un interruttore – scatta l’accusa di fascismo, complottismo, putinismo, con le correlate cacce all’uomo”.

Vorrei far notare che i cinesi non sono quasi mai citati né sono colpiti da cacce all’uomo che è uno sport riservato ai soli russi.

Poco importa che la casta autoreferenziale del PCC sia la mandante di numerose devastazioni e di uno spietato neocolonialismo in Africa provocando danni immensi.

 Questa “dimenticanza” è attivata perché sono protetti dalla titanica azione di riciclaggio dei soldi occidentali saccheggiati ai cittadini di tutto il mondo?

 Meglio evitare grane e scagliarsi contro i fascisti veri o presunti e contro Mosca.

Il giornalista cita una scienziata?

Ebbene anche qui è possibile citare lo scienziato “Carlo Rovelli” quando, davanti ad uno stupito “Formigli”, tracciò uno scarno ma eloquente disegnino dicendo la frase “ce la raccontano” al punto 13:6 del filmato visionabile: (youtu.be/0Db0PBemzUk?si=ECaFAb_zDmHkZhJR).

 Rovelli afferma che questa minoranza industriale-militare dell’anglosfera narra una trama alla quale il 90% del pianeta non crede.

 (youtu.be/0Db0PBemzUk?si=ECaFAb_zDmHkZhJR). 

Anche” Rovelli” sarà colpito dalla “Fatwa targata dem “diventando “fascista terrapiattista “perché dubita della plausibilità della favolistica progressista con le treccine?

Attento prof. Rovelli!

Anche qui scatta il riflesso pavloviano a colpire le destre di merda da sterminare e contro il “Fascismo Eterno”, uno slogan di facile presa creato e diffuso dall’astuto “Progressista Eterno” “Umberto Eco”.

La “grande firma” del “corrierone” non fa cenno al caos socioeconomico provocato per decenni dal buonismo inclusivo distruttivo della “corrente americana woke” sostenuta e ampiamente finanziata dalla aristocrazia venale proprietaria dei colossi aziendali dell’anglosfera.

 Cioè i veri responsabili dell’inquinamento del pianeta.

 Un caos ecologista-con-le-treccine provocato per nascondere le loro responsabilità inquinanti così gravi da meritare un processo di Norimberga.

Anche lui, come da anni la Boldrini, egli accusa la destra:

(adnkronos.com/politica/parigi-2024-boldrini-polemica-surreale-della-destra-ha-condizionato-carini_4yinCy5gfnxjazjsNE3l7T)

È un riflesso automatico.

Una coazione a ripetere.

Ecco un altro esempio di caccia all’uomo, tipico sport sanguinario dei “Dem mondiali” a cui obbediscono i “progressisti al caviale de’ noantri “che non parlano mai di lavoro e attuano a parole l’inclusione creando migranti abbandonati a sé stessi e manovalanza delle otto mafie tuttora operanti liberamente nella ex-Italia.

 La colpa delle mafie è anche in questo caso, imputabile frontalmente all’attuale governo della “stronza” della Meloni, come ha detto il protetto governatore della Campania.

 Un’offesa che non ha suscitato alcuna doverosa reazione da parte delle le solite e reattive femministe perché costei non è una donna ma una fascista da sterminare!

Costui non fa alcun cenno ai danni provocati dalla pianificata inerzia di precedenti governi di sinistra e dai 5/6 governi tecnici dagli stessi creati, sempre in tema di finta inclusione a parole.

Di questo, il fedele scriba progressista non parla.

Gli Alti Comandi ordinano di effettuare a ripetizione massacri mediatici contro la destra, e il compito, suo e di altri scribi, è quello di tenere la ex-Italia in uno permanente stato di odio che alimenta la guerra ibrida in corso.

Ma questo non è considerato istigazione all’odio da parte dei controllori di un noto canale americano in rete.

Il compito è eseguito.

Troppo comodo accusare Putin, ormai in condizioni di non nuocere e ridotto all’immobilità da almeno 28 tumori, secondo quanto martellato per mesi dalla stampa schierata globalista di ben precisi giornalini nazionali.

O forse non è vero?

Anche la ossessiva aggressione mediatica diffamatoria contro nemici che hanno la sfacciataggine di non piegarsi al “Sinedrio Dem” della anglosfera “non mi sembra un esempio di alto giornalismo.

Il corrierista ha il diritto a scrivere ma tutti noi abbiamo eguale diritto di contestare e di dubitare dei contenuti senza per questo diventare fascisti complottisti terrapiattisti incolti (la cultura deve essere di sinistra altrimenti non è tale) e, ovviamente,  filorussi (anche qui mai filocinesi, sempre chissà perché)…

Smettiamola con il moralismo e il giustizialismo ad intermittenza.

La “doppia morale” non è affatto un atto di correttezza ma diventa una clava per avere sempre ragione.

Basta con le furbizie…

 

 

 

 

Perché BlackRock vuole

mettere le mani sul Venezuela.

Lacrunadellago.net – (02/08/2024) – Cesare Sacchetti – ci dice:

 

Siamo alle solite.

Ogni qualvolta ci sono le elezioni in Venezuela, assistiamo alla solita isteria dei media mainstream che accendono la macchina del falso e puntualmente parlano di “frode elettorale”.

Non importa molto ai loro occhi se di prove di questa “frode” non ce ne siano e non ne siano state nemmeno mostrate dalla opposizione venezuelana guidata da un personaggio come “Maria Corina Machado”, sulla quale diremo meglio più avanti.

Ai media interessa promuovere una certa narrazione, ed è quella che il Venezuela da 24 anni a questa parte sia diventato una sorta di feroce “dittatura” soltanto perché in questo Paese da quasi un quarto di secolo non c’è un governo che compiace le istanze della cosiddetta anglosfera.

Ora se ci soffermiamo un attimo a guardare i fatti e prendere in esame il sistema venezuelano, vediamo che esso è molto più serio e rigoroso di quello che c’è, ad esempio, in diversi Paesi europei o negli Stati Uniti e le frodi sono alquanto complesse a causa di un controllo incrociato tra voto cartaceo e voto elettronico e suggeriamo di dare uno sguardo alla ottima spiegazione del voto in Venezuela fatta dall’agenzia di stampa “BreakThrough News”.

Infatti esiste l’analisi del voto in Venezuela fatta dall’agenzia “BreakThrough”

 

Vogliamo ricordare qui, a titolo di esempio, che negli Stati Uniti sono andati a votare diversi immigrati irregolari oppure che hanno votato anche i morti nel 2020 attraverso la famigerata frode ai danni di Trump, ma qui ovviamente per i media Occidentali di frode non c’era l’ombra, nonostante le prove della truffa fossero evidenti e visibili a tutti.

Vogliamo anche ricordare quanto accaduto alle elezioni europee in Italia, nelle quali in diversi casi nei verbali c’erano delle firme di elettori che non erano ancora andati al seggio e non erano ancora andati a votare, e sarebbe alquanto interessante sapere chi sono quelle mani “fantasma” che hanno votato al posto dei loro legittimi proprietari.

In Venezuela questo non è accaduto e il voto è stato, fino a prova contraria, regolare e sancito anche da diversi osservatori internazionali che di certo non possono considerarsi amici di questo Paese.

Potremmo metterla in questi termini.

 Le elezioni degli “amici” sono sempre regolari, mentre quelle dei nemici sono sempre una “frode”, a dimostrazione dell’ipocrita doppio standard che governa le sempre più corrotte democrazie Occidentali.

 

A dare il via al fiume di menzogne anche in questa occasione è stato il “Washington Post” che ha proposto un suo exit poll nel quale affermava che l’opposizione in Venezuela avrebbe vinto con il 65% di voti, peccato però che non c’è traccia di questo 65% nei voti reali e a questo punto appare chiaro che i sondaggi dei vari istituti Occidentali sono come i numeri al lotto.

Ne puoi dare quanti ne vuoi, ma essi non esistono nella realtà.

Una volta compreso che in Venezuela non c’è stata frode e che le elezioni sono state regolari sarebbe il caso di soffermarsi ora sulla storia recente di questo Paese e sul perché ci sia una feroce battaglia su di esso da 25 anni a questa parte.

Il Venezuela: da colonia dell’anglosfera a Chavez.

Il Venezuela fino alla fine degli anni 90 era sostanzialmente una periferia dell’anglosfera in America Latina.

Washington ha sempre messo in atto la dottrina Monroe per quello che riguarda l’intero continente americano, e tale dottrina si è tramutata semplicemente nel dominio dell’impero americano per tutto il Sudamerica.

Il Sudamerica è una zona di mondo che pullula di risorse naturali.

 Ci sono oro, petrolio, rame, zinco e altri metalli che sono strategici per la produzione di molti materiali e fanno gola alle “potenti corporation angloamericane” che vogliono avere il controllo di quelle risorse per dominare i mercati.

Un esempio dello scontro di interessi tra i Paesi dell’America Latina e il potere economico dell’anglosfera è quello al quale si assistette ai tempi della presidenza di Salvador Allende in Cile.

 

Il Cile è un Paese nel quale ci sono ricchissime miniere di rame e queste, come noto, rappresentano una risorsa strategica per la distribuzione dell’energia elettrica, in quanto i cavi usati per portare la corrente sono in rame, uno dei conduttori migliori e meno costosi tra le materie prime più pregiate.

In Cile, la compagnia che controllava la produzione nazionale di rame era la celebre “Anaconda”, e se guardiamo un po’ alla storia di questa società, vediamo che i nomi che la controllavano erano quelli delle onnipresenti famiglie della finanza askenazita, quali i Rothschild e i Rockefeller.

L’ascesa al potere di Allende dopo le elezioni del 1970 rappresenta un problema poiché il nuovo presidente decide di nazionalizzare le risorse di rame che passano sotto il controllo dello Stato.

Henry Kissinger decide così di risolvere il “problema” dei Rockefeller attraverso l’organizzazione di un colpo di Stato che depone Allende nel 1973 e mette al suo posto Pinochet, l’uomo “benedetto” da Washington e dall’anglosfera.

Quello che si è verificato in Cile è il conflitto che ha influenzato tutto il secolo scorso, ovvero quello tra gli Stati nazionali sempre più depotenziati progressivamente della loro sovranità dopo la fine della seconda guerra mondiale, e i vari potentati della finanza di New York e Londra, che sono stati, purtroppo, i veri detentori del potere nel secolo scorso.

Il processo al quale si assiste in Venezuela non è molto dissimile da quello che si è verificato in Cile.

Hugo Chavez e le nazionalizzazioni del Venezuela.

Nel 1998 sale al potere un uomo che non è stato scelto in anticipo dai poteri dell’anglosfera e che decide di restituire le risorse petrolifere nazionali al Paese e al suo popolo.

Quell’uomo è l’ex ufficiale dell’esercito Hugo Chávez che si guadagna un trionfo elettorale in quell’anno tale da aggiudicarsi il 58% delle preferenze.

Chávez segue il percorso seguito e tracciato da Allende già nel 1971.

 Il presidente venezuelano attua una serie di nazionalizzazioni sotto la sua presidenza, che finirà soltanto con la sua precoce morte nel 2013, e che manda su tutte le furie quelli che erano i veri padroni del Paese fino al 1997.

Se si dà uno sguardo alle industrie nazionalizzate dallo statista venezuelano si vede che gli attori che hanno pagato lo scotto delle sue politiche economiche sono, ad esempio, la francese Total e le americane Exxon e ConocoPhillips, alle quali Chavez tolse i diritti di sfruttamento di progetti petroliferi nella regione dell’Orinoco nel 2007.

La consultazione dell’azionariato di queste corporation ci aiuta a comprendere quali interessi stava toccando il leader venezuelano.

La Exxon e la ConocoPhillips sono di proprietà degli ormai “leggendari” fondi di investimento BlackRock e Vanguard nei quali ci siamo imbattuti in svariate occasioni, poiché questi due fondi detengono il controllo dell’economia mondiale.

Chavez conduce una battaglia per la sovranità del suo Paese e tale battaglia non può non passare dalla riconquista delle risorse nazionali.

A Washington non sono affatto contenti del nuovo corso politico intrapreso dal Paese, e nel 2002, la “lobby sionista neocon” tenta di rovesciare il presidente in un golpe diretto dal famigerato “John Bolton”, politico americano di origini ebraiche, membro dellamministrazione “Bush”, nonché architetto della guerra all’Iraq nel 2003,  e vicinissimo alla potente lobby filo-israeliana dell’”AIPAC” che esercita un fortissimo ruolo di controllo sul Congresso americano.

Ora se alcuni lettori pensano di poter derubricare il presidente venezuelano nella categoria dei marxisti o dei comunisti, ci dispiace informarli che sono in errore a meno che questi non siano così superficiali come alcuni commentatori angloamericani che non appena sentono parlare di nazionalizzazioni gridano immediatamente al “comunismo”.

L’economia del Venezuela ha seguito un modello di economia mista dal 1998 in poi e, sotto molti aspetti, Chavez non ha fatto altro che ispirarsi al percorso seguito dall’Italia dagli anni’30 in avanti quando fu costituito l’IRI ai tempi del fascismo, e che fu poi anche il pilastro della riscossa della rinascita economica italiana nel dopoguerra.

La proprietà privata dei piccoli e medi imprenditori venezuelani non fu mai messa in discussione e anche per ciò che riguarda la filosofia morale del chavismo si può affermare che in esso c’è ben poco di comunista o marxista.

Non c’è stata traccia della secolarizzazione che i regimi comunisti hanno portato in altre parti del mondo dal momento che lo stesso Chávez affermava che non bisognava ispirarsi al leninismo e al trotzkismo ma piuttosto ai valori della fede cristiana.

Se proprio si volesse cercare di iscrivere il chavismo in una corrente politica, a nostro parere questo è molto più vicino alla impostazione del socialismo nazionale e invece molto lontano dal territorio del marxismo.

Chavez spiega come il suo partito debba ispirarsi ai valori cristiani.

“Maria Corina Machado”: la donna dell’anglosfera.

E questa impostazione sovranista del chavismo è rimasta immutata anche sotto il mandato di Maduro, a differenza di quello che vorrebbe fare invece l’attuale leader dell’opposizione della quale si accennava in precedenza, Maria Corina Machado, che ha un’agenda politica che potrebbe definirsi come una sintesi politica delle istanze liberali e marxiste.

La Machado vorrebbe infatti interrompere e rovesciare il percorso economico seguito dal Venezuela per riconsegnare le industrie petrolifere, quelle dell’energia elettrica e delle telecomunicazioni ai soliti fondi di BlackRock e Vanguard, e ciò significherebbe semplicemente che il Paese tornerebbe ad essere di proprietà dei Rothschild e dei Rockefeller.

Il Venezuela sotto l’opposizione verrebbe sottoposto ad una brutale ondata di privatizzazioni e le risorse strategiche del Paese passerebbero dalle mani dello Stato a quelle dei potentati stranieri che tornerebbero ad essere i dominus indiscussi del Paese.

La leader della opposizione venezuelana ha in mente anche quella che potrebbe essere definita una destrutturazione morale delle radici cristiane del Paese attraverso una vera e propria secolarizzazione del Venezuela.

La Machado propone infatti la legalizzazione dell’aborto, la distribuzione della cannabis, i matrimoni gay, e, come se già non fosse abbastanza, l’eutanasia.

Appare evidente che questa cosiddetta destra liberale venezuelana non è molto distante da una versione venezuelana del partito radicale italiano in quanto questi punti sono presi direttamente dall’agenda di quella famiglia di partiti liberali e progressisti che hanno trasformato diversi Paesi, ad esempio l’Olanda, in fetidi pozzi di corruzione morale senza più traccia alcuna delle precedenti radici cristiane.

 

La Machado ha chiaramente un solo scopo.

Quello di trasformare il Venezuela in una nuova colonia nelle mani dei signori dell’anglosfera e questo spiega anche come la politica venezuelana sia da tempo in stretto contatto con gli esponenti del mondo neocon americano, tanto che l’ex presidente Bush la ricevette alla Casa Bianca già nel 2005.

Infatti George Bush riceve Maria Corina Machado alla Casa Bianca nel maggio del 2005.

Voler quindi provare a definire il Venezuela come “comunista” o la leader della destra liberal-marxista come una “paladina della libertà” non sarebbe altro che un grave errore di analisi che finirebbe per ingannare il lettore e portarlo a sostenere paradossalmente gli interessi dell’alta finanza globalista in Venezuela.

La battaglia per il Venezuela è quella che ogni Paese che una leadership non sottomessa ai voleri di BlackRock e Vanguard dovrebbe combattere.

Negli anni passati probabilmente molti lettori ricordano che questo Paese ha attraversato una dura crisi economica, e ovviamente se si sfogliano le pagine dei quotidiani Occidentali, si vedrà che ciò è stato il risultato delle sue presunte politiche marxiste, mai esistite in realtà, quando invece quanto accadeva in Venezuela era il diretto risultato di una feroce guerra economica che non si è mai interrotta da quando Chavez divenne presidente nel 1998.

È la guerra per conquistare questo Paese e farlo tornare parte del cortile dell’anglosfera sempre più piccolo e sempre più in crisi.

Il presidente Maduro ha fatto una riflessione molto intelligente in questi giorni quando si è soffermato a commentare i tentativi di rovesciare il suo governo tramite l’ennesima rivoluzione colorata.

Maduro ha affermato che coloro che stanno cercando di mettere fine alla sua presidenza sono gli stessi poteri che hanno cercato di uccidere Trump e che hanno ucciso JFK.

Il filo che lega questa sovversione internazionale è sempre quello della “finanza askenazita” e dei suoi signori quali i citati Rothschild, Rockefeller, DuPont e Morgan.

Sono loro che vogliono instaurare un governo fantoccio in Venezuela. Sono loro che da più di un secolo soffocano la libertà dei popoli e la sovranità delle nazioni.

I documenti declassificati USA:

il golpe di Washington e della

massoneria che fece eleggere Giovanni XXIII.

Lacrunadellago.net – (31/07/2024) – Cesare Sacchetti – ci dice:

 

Si addensavano nubi molto nere sul conclave del 1958.  Era un’epoca estremamente tormentata nella Chiesa, una epoca dove stavano da tempo fermentando dei cambiamenti che avrebbero poi sconvolto la millenaria tradizione di questa istituzione.

Si era spento da poco Pio XII, uno dei più grandi pontefici della storia, sebbene già negli anni successivi della sua morte alcuni storici liberali assieme alla stampa dello stesso orientamento allestirono una infame campagna di diffamazione ai suoi danni.

Costoro si adoperarono per far passare papa Pacelli per un collaborazionista della Germania Nazista, quando i documenti sono lì a smentire tale falsità.

Se c’è stato un uomo che aveva da subito riconosciuto in Hitler una grave minaccia per l’Europa quello era proprio Pio XII che già nei primi anni del suo pontificato scrisse alle varie cancellerie europee sostenendo la necessità di un golpe in Germania per rovesciare il cancelliere che stava trascinando il suo Paese, e poi il mondo intero in un’altra guerra mondiale, esattamente come volevano i poteri del sionismo internazionale.

Si è accusato Pacelli di contiguità con il nazismo quando il pontefice espresse sin da subito una ferma condanna nei confronti di un movimento che era stato in realtà sostenuto sin dal principio dal congresso sionista mondiale e dalla sua sezione in Germania, che aveva persino firmato un accordo con il fuhrer, la famigerata “Haavara” della quale parlammo in una precedente occasione.

Hitler non nasce dal nulla.

Hitler nasce perché ambienti molto potenti a New York si assicurarono di fargli avere ingenti finanziamenti sin dal 1929, quando il partito nazista era poco più che insignificante e molto lontano dalla vertiginosa scalata al potere che riuscì a compiere negli anni successivi.

A dare prova dei finanziamenti che il partito nazista ricevette da Wall Street fu già nei primi anni’30 “Sidney Warburg” che scrisse un libro nel 1933 intitolato “Le origini finanziarie del nazional-socialismo”, nel quale si racconta in dettaglio come le “banche della finanza askenazita di New York”, in particolare la famiglia Rockefeller, avevano tutto l’interesse a favorire l’ascesa politica del messia del nazismo per poter poi trascinare l’Europa in un altro conflitto indispensabile per poter giungere a degli obiettivi già prestabiliti, quali la nascita dell’ONU, archetipo del governo mondiale, e lo stato ebraico, vera e propria ossessione della famiglia Rothschild.

Assistiamo dunque ad un fenomeno che potrebbe essere definito proiezionismo. Gli ambienti che fecero la fortuna politica di Hitler accusarono il Vaticano di non aver fatto abbastanza per fermare Hitler, nonostante Pio XII fosse stata la prima grande voce autorevole a mettere in guardia sul pericolo che rappresentava la Germania nazista e nonostante fossero stati gli stessi portatori di tale falsa accusa a consentire l’ascesa del cancelliere tedesco.

A questa accusa infamante, come se già non bastasse, se ne deve aggiungere un’altra, quale quella di non aver fatto abbastanza per aiutare gli ebrei, nonostante sia stata una fonte al di sopra di ogni sospetto, il rabbino di Gerusalemme, “Isaac Herzog”, a ringraziare personalmente Sua Santità per l’impegno profuso nel salvare gli ebrei perseguitati dal nazismo, mentre il congresso sionista mondiale gioiva di quelle persecuzioni senza le quali non si sarebbe mai potuti giungere alla nascita dello stato di Israele.

Il pontificato di Pio XII era stato un caposaldo della tradizione cattolica e c’erano potenti forze massoniche e i soliti ambienti angloamericani che auspicavano a tutti i costi una forte interruzione della continuità pastorale del Vaticano per mettere sul soglio pontificio un uomo che potesse far entrare la Chiesa nel tempio della modernità e dei diritti umani partoriti dalla infausta rivoluzione francese.

Un giornalista americano,” Stephen Kokx”, ha condiviso su “X” un documento declassificato del dipartimento di Stato americano, all’epoca sotto l’amministrazione Eisenhower, uomo molto vicino a Israele, che dimostra come Washington avesse una sua talpa all’interno del conclave che stava informando gli Stati Uniti di tutto ciò che accadeva nelle stanze vaticane e dentro la cappella Sistina.

Esiste il documento del dipartimento di Stato americano dell’11 ottobre del 1958.

C’era una battaglia feroce per la Chiesa.

Le potenze angloamericane e le varie istituzioni mondialiste americane quali il “Bohemian Grove” e il” Council on Foreign Relations”avevano una visione molto precisa del futuro che attendeva l’umanità.

Questi istituti, come noto, auspicavano e auspicano la formazione di una governance mondiale, una sorta di moloch autoritario che si imponga sul mondo intero, e avochi a sé la sovranità delle singole nazioni.

E ad ispirare il “sogno” di edificare un impero mondiale, non è certo un segreto, è la religione seguita dal mondialismo, che come è ormai evidente a qualsiasi osservatore dotato di onestà intellettuale, non è soltanto quella della secolarizzazione e dell’ateismo di Stato che ha uno scopo finale e definitivo.

La secolarizzazione è soltanto la maschera indossata dal liberalismo che una volta caduti tutti i veli, si propone di instaurare un culto luciferiano globale e l’orrenda esibizione delle Olimpiadi di Parigi è soltanto l’ultimo esempio definitivo del disvelamento della vera identità del mondo moderno progressista e liberale.

Se volessimo andare ancora più indietro nel tempo per comprendere tale filosofia, potremmo soffermarci a leggere le lettere che il fondatore degli Illuminati di Baviera, “Adam Weishaupt”, scriveva ai suoi fedeli collaboratori ai quali spiegava come ai vari iniziati non dovesse essere rilevato come questa setta volesse mettere al bando il cristianesimo, un segreto che andava custodito gelosamente e rivelato soltanto a quegli adepti che mostravano le caratteristiche ideali per servire gli scopi degli Illuminati.

Questo mondo non poteva giungere al suo scopo senza entrare prima nelle viscere della Chiesa Cattolica, poiché la esistenza di questa istituzione e la sua adesione alla dottrina cattolica di sempre già di per sé impedisce la manifestazione del governo mondiale e della sua annessa religione misterica, e qui possiamo comprendere ancora una volta perfettamente quanto San Paolo affermava rispetto alla “funzione del katechon”, ovvero quel concetto che esprime la funzione di contenimento della Chiesa verso l’avanzata del mondo moderno.

Il modernismo può essere considerato come quel fiume che vuole invadere il mondo e la Chiesa Cattolica invece è la diga che lo deve contenere.

Questo ci aiuta a comprendere perché nell’ottica dei suoi nemici la Chiesa andava infiltrata e soggiogata.

Al conclave del 1958 abbiamo una manifestazione piena di questa infiltrazione.

Washington seguiva da vicino le fasi dell’elezione del nuovo pontefice e la fonte che stava informando il dipartimento di Stato americano auspicava che non fossero eletti pontefici uomini come il cardinal Siri e Ottaviani, giudicati sotto certi aspetti “obsoleti” e con una visione “non realistica” degli affari contemporanei, e ciò semplicemente sta a significare che questi due porporati erano integri e non erano disposti a scendere a patti con coloro che volevano trasformare la Chiesa in una sorta di moderno tempio “cattolico” dei diritti umani.

 

Gregorio XVII: il papa che non fu.

Quello che non viene raccontato ancora oggi al grande pubblico è quello che può considerarsi a tutti gli effetti come un vero e proprio colpo di Stato vaticano.

Sentiamo molto parlare sedicenti esperti “vaticanisti” di sede impedita e del pontificato di Ratzinger che non si sarebbe mai interrotto ma non sentiamo mai tali “esperti” raccontare la vicenda che cambiò la storia della Chiesa e del mondo intero negli anni successivi al conclave del 1958.

A raccontare quello che accadde sotto la volta della Cappella Sistina fu un ex agente dell’FBI,” Paul L. Williams”, che citò dei documenti declassificati del dipartimento di Stato americano nei quali si narra la vera storia di quel drammatico conclave.

Una volta iniziati gli scrutini era emersa chiaramente una maggioranza a favore del cardinal Siri, storico arcivescovo di Genova dal 1946 al 1987.

 

Il cardinal Giuseppe Siri.

Siri, come si accennava in precedenza, aveva la fama di essere un intransigente tradizionalista ed era considerato dallo stesso papa Pio XII come il suo successore più degno.

Il 26 ottobre del 1958 sembrava essere tutto finito quando dal celebre camino del Vaticano si vide uscire una fumata bianca tanto che la radio della Santa Sede annunciò entusiasta l’elezione di un pontefice che però non si affacciò come previsto sul balcone di San Pietro come accade ogni volta che un nuovo papa viene eletto dal conclave.

Nello scrutinio successivo, viene ancora una volta confermato Siri che aveva anche scelto apparentemente il nome di Gregorio XVII, in continuità con i pontefici che denunciarono il pericolo modernista, ma a quel punto i cardinali francesi si opposero alla elezione in un gesto apertamente eversivo e ventilarono persino la fantomatica possibilità che potessero scoppiare dei disordini dal lato comunista della cortina di Ferro se il porporato genovese fosse diventato papa.

La manovra dei francesi a quanto pare purtroppo sortì i suoi effetti e Siri fu costretto a rinunciare sotto quelle che sembravano essere chiaramente delle gravi minacce rivolte non solo alla sua persona, ma alla Chiesa tutta.

A leggere quanto disse padre “Paolo Perrotta” sussisteva la minaccia che il Vaticano potesse subire una sorta di attacco nucleare, una minaccia, come si legge nelle pagine del libro “Il segreto della tomba vuota di padre Pio”scritto da “Franco Adessa”, collaboratore di don Villa, molto vicino a padre Pio, che era stata già manifestata da “Avro Manhattan”, scrittore di origini ebraiche, che scrisse che se la Chiesa non avesse smesso di “ingerire” negli affari politici internazionali essa avrebbe potuto ricevere un castigo come quello subito dal Giappone, vittima dei bombardamenti nucleari di Hiroshima e Nagasaki.

Le forze occulte della sovversione, come definite da “don Curzio Nitoglia”, erano pienamente all’opera per lanciare il loro colpo di Stato in Vaticano che purtroppo riuscì poiché Siri rinunciò sotto tali gravi minacce, e il cardinale genovese ebbe a dire nel 1985 nel corso di una conversazione con il giornalista francese” Louis Hubert Remy” che quanto accaduto in quei giorni era qualcosa di davvero terribile che apparentemente lo sconvolgeva ancora profondamente a distanza di 27 anni.

Al posto di Siri giunse l’uomo voluto da Washington e dalle massonerie.

Giunge “Angelo Roncalli “che era noto per avere simpatie comuniste e per essere un iniziato alla massoneria francese.

 

Secondo quanto riferisce infatti padre “Malachi Martin”, in Vaticano sono custodite tutte le prove dell’appartenenza alla massoneria di Roncalli, e lo stesso sacerdote americano rivelò che ad “iniziare Giovanni XXIII alla libera muratoria” era stato il presidente francese “Vincent Auriol”.

Auriol era anche ben consapevole che Roncalli aveva delle tendenze pedofile e tale orribile e inconfessabile segreto era stato custodito dagli alti ambienti massonici che avevano promesso al cardinale con simpatie comuniste di diventare pontefice a patto che questi poi inaugurasse un Concilio.

Viene da sorridere, amaramente, all’appellativo che la stampa liberale diede a questo pontefice, ovvero il “papa buono”, e questo lascia capire quali siano gli standard di “bontà” seguiti da lor signori.

Roncalli comunque tenne fede alla promessa fatta ai suoi maestri nella massoneria francese.

Roncalli aprì le porte della Chiesa alla modernità.

Roncalli iniziò il percorso della Chiesa liberale che non si è mai interrotto purtroppo e che vede ogni singolo pontefice che si è seduto sul soglio di Pietro dal 1958 in poi portatore non più delle Verità di Fede che la Chiesa ha custodito per 2000 anni, ma espressione di un’altra chiesa, quella falsa dei diritti umani e dei cosiddetti “fratelli maggiori”.

Giovanni XXIII fu anche l’uomo che disobbedì alla Madonna di Fatima che aveva chiesto espressamente che la terza parte del segreto o il terzo segreto, a seconda delle diverse interpretazioni degli esperti, fosse rivelato entro il 1960, e fu ancora una volta il sacerdote “Malachi Martin” a rivelare che “Roncalli” mise il veto per la rivelazione di quanto detto dalla Vergine che aveva annunciato una grande apostasia dentro la Chiesa nel 1917.

Roncalli non voleva che il mondo sapesse che la Madonna aveva annunciato che pontefici come lui avrebbero trascinato la Chiesa dentro una serie di errori e apostasie che sono state la diretta causa dell’attuale pontificato di” Jorge Mario Bergoglio”.

Se si leggono gli atti del concilio si trovano parole come ecumenismo, diritti umani, dialogo tra religioni e se si guardano le parole e le azioni dei successori di Roncalli, quali Paolo VI, al secolo “Giovanni Montini”, anche lui iniziato alla massoneria, si riscontra tutto quello di cui oggi parla” Bergoglio”.

La falsa chiesa non è stata costruita in un giorno, ma nel giro di molti decenni e questa infiltrazione altro non è che il risultato di un piano diabolico per partorire una chiesa alla rovescia che piuttosto che diffondere il Vangelo di Cristo è impegnata nel diffondere quello di Satana.

La Madonna lo aveva previsto con più di 3 secoli di anticipo.

Già nel 1634 la Vergine rivelò a madre “Mariana de Jesus Torres quale destino attendeva la Chiesa ma ha anche detto nelle sue successive apparizioni che il suo Cuore Immacolato avrebbe trionfato e che la istituzione fondata da Cristo sarebbe stata riportata al suo antico splendore.

È questo quello che ignorano, o fingono di ignorare, i vari massoni e mondialisti che hanno cercato di trascinare l’umanità nel “loro infernale Grande Reset”.

Ignorano che non sono loro ad essere in controllo, ma è sempre e solo Dio.

 

 

Il satanismo delle Olimpiadi di Parigi

e le false flag di Israele:

cronache di un potere al tramonto.

Lacrunadellago.net – Cesare Sacchetti – (28/07/2024) - ci dice:

 

 

I malcapitati, è proprio il caso di dirlo, che hanno dovuto sorbirsi la cerimonia inaugurale delle Olimpiadi di Parigi probabilmente si staranno ancora stropicciando gli occhi oppure avranno ancora conati di vomito per lo spettacolo offerto.

Non è stata certo una cerimonia per ricordare l’antico spirito ellenico che ha inaugurato questa gloriosa tradizione che può considerarsi a pieno titolo come uno dei tesori ereditati dal mondo greco-romano, così bistrattato dal mondo protestante Nord-Europeo.

A Parigi c’era una vera e propria febbre satanica che ha intriso la cerimonia dall’inizio alla fine.

Non poteva essere altrimenti quando si è vista una blasfema rappresentazione del cenacolo di Cristo, sostituito da una tavolata di trans, pederasti e diremmo anche pedofili, poiché se si guardano con più attenzione le immagini, si vedrà che c’è un tizio con i genitali di fuori vicino ad un bambino.

Esiste il tipo che ostenta i suoi genitali vicino ad un bambino.

Il Cristo Salvatore dell’umanità e Re dell’universo viene sostituito da una sorta di donna cannone che ha sopra il capo una aureola che ha il chiaro scopo di vezzeggiare la divinità di Nostro Signore.

E questa “signora” ora è emerso essere tale “Barbara Butch”, dj francese di origini ebraiche così come ha radici askenazite il direttore “artistico” di tale sacrilega parata, ovvero “Thomas Jolly”, e lasciamo che siano i lettori a tirare le conclusioni su quale pensiero e religione ispiri tanto odio nei confronti della cristianità.

A Parigi è apparso comunque evidente che Satana e i suoi utili idioti hanno scelto di non nascondersi più dietro la tradizionale simbologia esoterica e massonica, già abbastanza rivelatrice per chi la sa osservare, ma hanno deciso di venire allo scoperto per farci ingoiare tutto il loro fetido pozzo degli orrori anticristiani.

E se già lo “spettacolo” di per sé non era abbastanza aberrante con questa carrellata di oscenità, c’è stato anche uno sbeffeggiamento altrettanto blasfemo nei confronti dei sovrani di Francia attraverso una orrida rappresentazione di Maria Antonietta, moglie di Luigi XVI, decapitata e con la sua testa tra le mani.

La rivoluzione francese ancora oggi si può considerare a pieno titolo come il trionfo dello spirito della modernità.

Sappiamo che ci sono alcuni lettori che ancora oggi parlano di “democrazia” oppure di “diritti umani” forse non consci che questo simulacro di falsi miti del mondo moderno non aveva, e non ha, altro fine se non quello di sostituire la religione di Dio con quella dell’uomo.

È il passaggio dalla città di Dio di agostiniana memoria a quella dell’uomo nella quale non c’è più alcun valore assoluto se non quello che di volta in volta l’uomo stesso stabilisce essere giusto o sbagliato.

C’è il mondo cangiante dei falsi valori, c’è l’anarchia nella quale ogni uomo può sopraffare il prossimo o imporre il male soltanto in base al nietzscheano principio che il più forte può farlo in virtù della sua volontà di potenza e al diavolo qualsiasi concezione di carità cristiana e di amore per il prossimo.

A Parigi, la massoneria è di casa dall’1700 e noi ci sforziamo da tempo di ripetere a quella categoria di stolti auto razzisti imbevuti di questo veleno liberale che la riscossa non è da ricercarsi nella terra francese, dal momento che questa è chiaramente ben contaminata dallo spirito delle logge e dai liberi muratori quali Voltaire e Rousseau, che non esitavano a dichiarare tutto il loro odio verso la Chiesa e il cristianesimo nelle loro lettere, tanto da appellare quest’ultimo come “l’infame”.

Ai vari apologeti dell’ateismo e della ostilità generale verso ogni religione in questo momento staranno probabilmente fischiando le orecchie, ma ancora una volta abbiamo un messaggio per costoro.

Sappiate che non siete affatto la soluzione al problema che rappresenta la civiltà alla rovescia del “Nuovo Ordine Mondiale”, ma siete pienamente parte del problema.

Siete ripetitori dei cattivi maestri quali il “massone di origine ebraica”, Karl Marx, o il già citato Nietzsche, che aveva elaborato una filosofia della sopraffazione che ancora oggi viene studiata, non a caso, nelle varie sette sataniche, quali la Chiesa di Satana, fondata nel 1966 dall’occultista di origini ebraiche, “Szandor LaVey”.

Ci è capitato di ripeterlo recentemente e pensiamo che ormai sia chiaro a coloro che hanno occhi per vedere e che non hanno il cuore e lo spirito contaminato da qualche esoterista e ciarlatano di turno che l’unico vero antidoto a questa infezione può essere solo e soltanto il ritorno a Dio.

La società moderna e liberale è la diretta conseguenza del 1789 francese e la “Madonna” a “La Salette” ci aveva avvertito che questo Paese che stava seminando brutture e blasfemie di vario tipo un giorno sarebbe stato punito.

A giudicare da quanto la Vergine ci disse a Fatima e da quanto poi ci confermò ancora una volta a Garabandal dal 1961 al 1965, e ad Akita nel 1973, il tempo a disposizione per i portatori dell’apostasia dentro e fuori la Chiesa appare essere poco e personalmente abbiamo avuto questa sensazione vedendo le oscenità di Parigi.

Questo pensiero e questo mondo sono ormai definitivamente morti.

 I suoi architetti sanno che la manifestazione definitiva di questa società degli orrori e del male assoluto è ormai definitivamente sfumata, e siamo giunti ormai nella fase dell’ostentazione e della provocazione più assoluta.

Costoro vogliono “soltanto” provare a trascinare assieme a loro nel pozzo della perdizione più dissennata il maggior numero di anime possibili, e siamo di conseguenza di fronte ad una bestia che sta per ritornare nel pozzo dal quale è uscita ma che fino a quando avrà tempo, ancora poco, cercherà in ogni modo di spargere il suo sozzume e la sua corruzione attorno a essa.

Non desta nemmeno sorpresa che alla cerimonia ci fosse un personaggio come “Mattarella” che già negli anni passati aveva manifestato una certa riverenza nei confronti del Talmud, testo “sacro” del moderno giudaismo nel quale abbondano gli insulti contro Cristo, e ciò ancora una volta dovrebbe far riflettere qualche “ingenuo” sul fatto che la secolarizzazione portata in dote dalla rivoluzione francese è soltanto un camuffamento del liberalismo per giungere alla sostituzione di una religione, il cattolicesimo tradizionalista, con un’altra, quella” ecumenica della teosofia” e del “talmudismo”.

Ora Mattarella riceve il Talmud dai rappresentanti della comunità ebraica.

250 anni di stagione dei diritti umani hanno ridotto l’Europa così e ormai vediamo che sono sempre più numerosi coloro che non ne vogliono più sapere di questa società infetta e sono sempre più numerosi coloro che invocano un ritorno alla tradizione.

Appaiono davvero maturi i tempi per il compimento della profezia di padre Pio che predisse il ritorno della monarchia in Italia, con la corona che con ogni probabilità dovrebbe posarsi sul capo di “Aimone di Savoia d’Aosta”, membro dell’altro ramo della famiglia Savoia e non di quello che tradì l’Italia, che, casualmente, è rientrato in Italia negli ultimi due anni dopo una lunga permanenza in Russia.

Il declino e la solitudine dello stato ebraico.

 

Così come assistiamo ad un assalto spirituale di questi ambienti ormai sempre più furiosi e schiumanti di rabbia per la battaglia perduta, vediamo al contempo agitarsi i leader di quello stato che avrebbe dovuto sedere sul trono del mondialismo, ovvero Israele.

Ancora prima che iniziassero le Olimpiadi, sono giunte alcune dichiarazioni del ministro degli Esteri israeliano,” Israel Katz”, che prima che venissero inaugurato i giochi aveva ventilato il rischio di attacchi e attentati da parte dell’Iran per destabilizzare l’evento.

E questo cognome certamente evoca ricordi che si riferiscono ad un’altra” Katz”, Rita, membro dell’intelligence israeliana che annunciava sempre in esclusiva gli attentati degli islamisti, forse perché questi, come abbiamo avuto di vedere in precedenza, sono gestiti spesso da Israele che si serve di loro per giungere ai suoi scopi.

Il tempismo di queste dichiarazioni è stato comunque puntualmente seguito da atti di sabotaggio contro la rete ferroviaria francese seguiti da incendi contro altre strutture chiave.

Non è certo un segreto che quando ambienti israeliani annunciano determinati attacchi terroristici orditi dall’Iran sono nella stragrande maggioranza dei casi tutti atti commessi e preparati dal famigerato servizio segreto israeliano, il Mossad, che ha una lunga storia al riguardo.

Ad esempio, si può ricordare il caso del bombardamento dell’ambasciata israeliana nel 1994 a Londra che, come rivelò un ex agente del servizio segreto britannico, “Annie Machon”, fu concepito ed eseguito da agenti del Mossad israeliano che poi accusarono i palestinesi dell’attacco terroristico.

Israele non ha esitato ad attaccarsi da sola pur di far credere all’opinione pubblica che il terrorista era il palestinese sotto la “kefiah” e non l’agente del Mossad che magari porta la “kippah”.

Se invece volessimo restare sempre in terra di Francia per quello che riguarda le operazioni di falsa bandiera, come non ricordare il famigerato caso dell’assalto alla sede di Charlie Hebdo, settimanale francese noto per le sue irridenti e blasfeme vignette contro la religione, soprattutto quella cristiana.

Nel 2015 venne detto che un commando di terroristi islamici marciò verso la redazione della rivista, e una volta giunto dentro uccise 11 persone.

Quello che non fu detto fu quanto rivelato da “Ellie Katsnelson”, uno pseudonimo adottato da una nobildonna tedesca vicina alla “famiglia Rothschild”, che disse che il commando era formato da agenti del Mossad e che la proprietà della redazione di Charlie Hebdo era della famiglia Rothschild.

In tal caso saremmo di fronte ad un “lavoretto” tutto fatto e concepito nelle stanze dei soliti noti che da un lato prima favoriscono l’immigrazione senza limiti di musulmani di estrazione afro-asiatica, e poi dall’altro cercano lo scontro tra mondo cristiano e islam, in una logica terribilmente simile a quanto” Albert Pike” scrisse a “Mazzini” quando gli disse che la terza guerra mondiale avrebbe dovuto essere propiziata dalla guerra tra cristianesimo e islam, sapientemente instillata dagli ambienti sionisti.

Israele ha bisogno di agitare tale spauracchio per poter compiere il “sogno” dei fondatori del sionismo come “Theodor Herzl” e giungere così alla fondazione di un impero israeliano.

Netanyahu è questa richiesta che ha fatto quando è andato al Congresso americano.

Ha proposto l’istituzione di una NATO del Medio Oriente nella quale gli Stati Uniti e la sua imponente macchina militare si mettono ancora una volta al servizio di Sion per scatenare la tanto agognata guerra all’Iran e arrivare alla nascita della Grande Israele.

Il premier israeliano è tale desiderio che ha espresso probabilmente a Trump, ma purtroppo per lui avrà trovato ancora una volta le porte saldamente chiuse.

Nonostante le solite dichiarazioni di presunta amicizia nei confronti dello stato ebraico, Trump non ha dato a Israele ciò che voleva.

Israele voleva gli Stati Uniti per scatenare le solite guerre su procura.

Netanyahu invece si è trovato di fronte un presidente che ha iniziato a ritirare le truppe americane dal Medio Oriente e che, non attraverso le parole ma con gli atti concreti, ha fatto capire chiaramente che il tempo delle guerre scatenate da Washington per compiacere Tel Aviv è finito e non tornerà più.

Lo stato ebraico è da solo, e non riesce nemmeno a sconfiggere Hezbollah per suo conto, figuriamoci l’Iran che nelle passate settimane ha inflitto una storica umiliazione a Israele quando ha bombardato il suo suolo mentre Tel Aviv restava a guardare con la sua bucherellata difesa chiamata “Iron Dome”, scudo di ferro, anche se di ferro nella contraerea israeliana ce n’è veramente ben poco.

Dalle parti del quotidiano “Haaretz”, espressione della “sinistra progressista israeliana”, sembrano averlo compreso molto bene.

Il titolo di Haaretz sul disinteresse di Trump per Israele.

“Haaretz” scrive che è inutile che si cerchi una qualche sponda con Trump, poiché a quest’ultimo importa ben poco del Medio Oriente.

E noi crediamo che lo sappia molto bene anche Netanyahu che infatti dopo la frode elettorale del 2020 non aveva esitato a cercare riparo tra le braccia di Biden, dato che Trump non era affatto disposto a scatenare una guerra contro l’Iran.

Siamo giunti quindi ai titoli di coda.

Lo stato ebraico non solo non conoscerà alcuna espansione ma il suo futuro appare incerto e la possibilità di una guerra civile tra queste due fazioni, quella del sionismo messianico, e quella dell’ebraismo secolare, appare sempre più concreta.

È un’epoca che volge al termine.

Non è la fine della storia come affermava lo storico liberale dell’anglosfera, “Francis Fukuyama”, che sosteneva che la democrazia liberale e l’impero americano erano l’ultima fermata della storia.

La storia invece è andata alla fermata successiva.

Quella dove non c’è più né il dominio dell’anglosfera né quello della democrazia liberale né quello dello stato ebraico.

 

Lo Stato di diritto

in Israele.

Unz.com - Filippo Giraldi – (1° agosto 2024) – ci dice:

 

Esiste solo per gli ebrei.

C'è qualcuno in Israele che gode di una posizione di potere e che cosa significa veramente le espressioni "diritti umani" e "stato di diritto"?

 Gli sviluppi degli ultimi dieci mesi a Gaza suggerirebbero il "No", che il governo israeliano, il suo sistema legale e la sua creazione esistono esclusivamente per autorizzare lo Stato a fare tutto ciò che desidera, che nella versione attuale include l'eliminazione del genocida popolo palestinese e il furto della sua terra e delle sue proprietà per essere incorporato in un Grande Israele che plausibilmente includerà le alture del Golan siriano già annesse, così come tutta La Palestina che va dal fiume Giordano al Mar Mediterraneo.

 

Ma anche data la fondamentale disonestà sullo Stato ebraico e su ciò che rappresenta, c'è qualcosa di veramente spaventoso in alcuni recenti sviluppi che suggeriscono che il governo degli Stati Uniti di lunga data asseconda Israele e i suoi presunti interessi hanno avvelenato il calice, rendendo gli americani assolutamente complici dei crimini di guerra israeliani e di altri crimini assortiti contro l'umanità.

E il livello di controllo su Washington da parte di Israele garantisce virtualmente che la situazione non potrà peggiorare.

 

Mi riferisco, naturalmente, alla recente visita di stato del primo ministro criminale di guerra del mondo, Benjamin Netanyahu, a Washington, dove è stato venerato sia dal Congresso che dalla Casa Bianca, insieme a considerevoli servitori da parte dei media fortemente influenzati dagli ebrei.

Netanyahu, per dirla in breve, ha parlato per un'ora nel suo discorso al Congresso degli Stati Uniti, emettendo bugie su menzogne.

 E le creature del Congresso hanno risposto con un'esplosione d'amore combinata con totale sottomissione, consegnando 53 standing ovation, quasi una al minuto.

L'ovazione più esuberante si è verificata quando Netanyahu ha denunciato i circa 50.000 manifestanti che hanno circondato il Campidoglio per esprimere il loro disgusto per la presenza dell'assassino di massa ebreo.

Bibi ha definito i manifestanti, alcuni dei quali sono stati spruzzati con spray al peperoncino e arrestati da una forte presenza di polizia, tra cui 360 poliziotti importati da New York City freschi di pestaggi contro i manifestanti alla Columbia University, "utili idioti pagati dall' Iran".

Quella particolare menzogna produsse parossismi di celebrazione tra i membri del Congresso che saltellavano e salutavano.

Alla luce di questa performance, c'è qualcuno che ha bisogno di una conferma che la libertà di parola sembra essere fuori dall'agenda quando si tratta di Israele e dei pagliacci che nominalmente rappresentano il popolo americano a Washington, che una volta hanno giurato di sostenere la Costituzione, ma ora dobbiamo parlare male dello Stato ebraico come un "crimine d'odio"?

 In effetti, al Congresso sono stati presentati proposte di legge in tal senso.

È interessante ripercorrere il suo discorso per determinare ciò che Netanyahu stava cercando di realizzare e quali bugie pensava di poterla fare franca.

In realtà, non ha fatto altro che mentire mentre incolpava la maggior parte dei suoi vicini, in particolare l'Iran, per i disordini che Israele ha causato in Medio Oriente negli ultimi 75 anni.

E prevedibilmente, la gran parte della copertura dell'apparizione di Netanyahu nei media mainstream il giorno successivo è stata inefficace e persino elogiativa.

In generale rifletteva quello che è stato salutato come il "discorso infuocato" di Bibi che "non ha ceduto di un centimetro", che ha promesso di continuare a combattere fino a quando non si sarà raggiunta la "vittoria totale".

"È uno scontro tra barbarie e civiltà.

È uno scontro tra coloro che glorificano la morte e coloro che santificano la vita". Ironia della sorte, Netanyahu aveva ragione sullo scontro di civiltà, anche se si sbagliava su chi rappresenta quale parte:

 Israele, sostenuto completamente dagli Stati Uniti, è il male puro.

E la visita di Netanyahu dovrebbe essere vista come una chiamata alle armi.

 Lo Stato ebraico sta lottando economicamente e militarmente nella sua guerra di sterminio a Gaza e sa che non è in grado di affrontare Hezbollah e l'Iran, quindi ha deciso di lasciare che siano gli Stati Uniti a fare il lavoro pesante.

 Leggendo tra le righe ciò che è accaduto negli incontri con i due aspiranti alla presidenza così come con un non compos-mentis Joe Biden, è chiaro che Netanyahu si aspetta che i ragazzi e le ragazze americane facciano la sua lotta per lui oltre a coprire i costi.

 

La complicità americana nel genocidio di Gaza così come nelle due possibili guerre in Libano e Iran dovute all'appoggio israeliano è una tragedia per tutte le parti coinvolte, ma il danno arrecato alle future generazioni di cittadini americani non può essere riparato.

Il nostro Paese ha fatto molte cose brutte, ma questa totale alleanza con il male assoluto è un tradimento del diritto di nascita di ogni americano.

Quindi quanto in basso si può scendere, ma alla storia di Netanyahu in visita al Congresso si è presto aggiunta un'altra storia davvero terribile che dimostra che non c'è fondo al male nelle menti e nei cuori dei leader israeliani così come nella grande maggioranza dei cittadini israeliani?

Persone, che “Mondoweiss” chiama un "genocidio dall'alto e dal basso".

Pochi americani sono consapevoli delle atrocità che avvengono in virtù di quello che gli israeliani scelgono di chiamare il loro sistema legale.

Esiste un corpus di leggi applicabile per proteggere gli ebrei e i loro interessi, ma laddove tali interessi si scontrano con quelli dei nativi palestinesi, siano essi cristiani o musulmani, solo un risultato è accettabile anche quando ha luogo qualcosa di paragonabile a una procedura legale.

 Ciò ha consentito l'orribile movimento degli insediamenti con qualcosa come 800.000 coloni ebrei che hanno rubato terre palestinesi e altre proprietà e ha fatto sì che i palestinesi che furono cacciati dalle loro case con la forza quando fu fondato Israele non abbiano la possibilità di tornare alle proprie case.

Nella sua forma più estrema, ferire gravemente o addirittura uccidere un palestinese, cosa che avviene regolarmente, spesso per mano di coloni pesantemente armati, è un crimine che non viene quasi mai perseguito.

Per citare solo un esempio recente, la giornalista palestinese “Shireen Abu Akleh”, che indossava un giubbotto da giornalista ben visibile, è stata uccisa a colpi di arma da fuoco da un cecchino dell'esercito israeliano nel maggio 2022.

 Nonostante le ripetute richieste che il suo omicidio fosse pienamente indagato, nessuno è stato informato. mai identificato o punito per l'omicidio.

 Negli ultimi anni Israele ha ucciso anche altri 20 giornalisti senza che nessuno sia stato punito.

Spesso i soldati israeliani restano a guardare e osservano i crimini che coinvolgono autori ebrei, senza mai intercedere per aiutare la vittima araba.

Se i palestinesi resistono vengono immediatamente etichettati come "terroristi" e non hanno alcun diritto di autodifesa contro gli occupanti, siano essi militari o nominalmente civili.

Una storia apparsa una settimana dopo la visita di Netanyahu illustra perfettamente i due livelli di giustizia in Israele e nei territori occupati.

Attualmente ci sono quasi 10.000 palestinesi nelle carceri israeliane, numero che è aumentato notevolmente da quando è iniziata la guerra contro Gaza.

 Molti sono abitanti di Gaza, ma un numero crescente proviene dalla Cisgiordania, anch'essa presa di mira per la "colonizzazione" e la possibile annessione.

Molti sono trattenuti in quella che viene definita "detenzione preventiva", nella quale non sono accusati di alcun crimine, non compaiono in nessun tribunale e sono trattenuti per volontà dell'esercito o della polizia israeliana.

In prigione vengono spesso torturati e fatti morire di fame.

 Se mai verranno rilasciati, mostreranno i segni della tortura e i gruppi israeliani per i diritti umani, tra gli altri testimoni, hanno fornito prove sostanziali di ciò che sta accadendo a porte chiuse.

I soldati israeliani, da parte loro, non sono timidi riguardo a ciò che fanno ai palestinesi, pubblicando online foto e video di palestinesi morti, torture nelle aree di detenzione e la gioiosa distruzione di case e proprietà a Gaza.

 

La storia è la seguente:

ci sono un certo numero di centri di detenzione gestiti dall'esercito israeliano che vengono generalmente utilizzati per torturare i prigionieri palestinesi, non nel vecchio ruolo di "intelligence" per ottenere "informazioni", ma solo per l'intrattenimento dei soldati, che sono i carcerieri.

 

“Sde Teiman,” uno di questi centri nella regione meridionale del deserto del Negev, ha recentemente fatto notizia a causa di un tipo di tortura particolarmente oltraggioso inflitto da dieci soldati incaricati dei prigionieri.

Secondo quanto riferito, le condizioni a “Sde Taiman” includevano "shock elettrici, amputazioni dovute a cattive condizioni, gravi percosse, interventi chirurgici senza anestesia, musica ad alto volume fino a far sanguinare le orecchie dei detenuti, morti dovute a cattive condizioni igieniche, torture sistematiche e abusi sessuali".

 

Un palestinese di Gaza sarebbe stato sodomizzato in serie e altrimenti violentato nel luogo di detenzione utilizzando vari strumenti tra cui anche un telefono cellulare che è stato inserito nel retto dell'uomo e acceso per il divertimento dei soldati israeliani.

Anche alla vittima era stato inserito un bastone di legno in modo simile e si credeva che fosse solo uno dei tanti altri prigionieri a essere trattati allo stesso modo, il che sembra essere sistematico in tutte le strutture di detenzione gestite dall'esercito.

 L'attività è stata scoperta solo quando la vittima ha iniziato a sanguinare pesantemente sia internamente che esternamente e non era in grado di camminare con una "grave ferita nella zona del retto," che potrebbe essersi verificata se o quando il telefono è stato rimosso dall'interno di lui e lui è stato preso in un ospedale dove venne rivelato quanto era accaduto.

 L'esercito, insolitamente, ha inviato alcuni poliziotti militari al centro per trattenere i soldati e interrogarli, ma i sospettati hanno reagito usando spray al peperoncino e costruendo barriere.

Quando nove degli uomini (uno dei quali è scomparso ingiustamente) sono stati infine portati in una vicina base militare a “Beit Lid”, i parlamentari si sono confrontati quasi immediatamente con una folla inferocita di civili, composta in gran parte da coloni e ultranazionalisti, guidati da diversi parlamentari del partito Likud, che chiedeva che i soldati fossero liberati.

Ne seguì qualcosa di simile a una mischia.

La folla indisciplinata ha gridato il suo sostegno alla tortura e ha persino chiesto l'esecuzione sommaria dei prigionieri palestinesi, che è stata una "opzione" sostenuta da alcuni nel governo Netanyahu.

I rivoltosi sono stati così aggressivi che hanno effettivamente fatto irruzione nella base militare israeliana e c'è stato un notevole sostegno alle loro azioni anche da parte del ministro della Giustizia” Yariv Levin”, che si è detto "scioccato" nel vedere le truppe dell'IDF arrestate per essere interrogate "in un modo che è adatto per arrestare criminali pericolosi".

Ha aggiunto che i soldati stavano facendo un "lavoro sacro" alla base.

 Il membro di estrema destra della “Knesset”” Simcha Rotman” ha definito i soldati "eroi", attaccando invece i "sistemi di giustizia e controllo" israeliani per averli detenuti.

Tipicamente, più tardi nel corso della giornata, quando la stampa gli ha chiesto informazioni sulle accuse di stupro, il vice portavoce del Dipartimento di Stato americano “Vedant Patel” si è rifiutato di dire se lo stupro di gruppo e la tortura dei prigionieri palestinesi sarebbero considerati un crimine di guerra, anche se dimostrato in modo definitivo da testimoni e altre prove.

 Patel ha spiegato:

"Quindi le denunce di abusi sono profondamente preoccupanti, e siamo stati chiari e coerenti con Israele e l'IDF sul fatto che devono trattare tutti i detenuti umanamente e con dignità in conformità con il diritto umanitario".

 Ha detto che gli Stati Uniti avrebbero lasciato che in questo caso si svolgesse un "giusto processo".

I media occidentali che si stanno prendendo la briga di coprire la storia si rifiutano persino di usare la parola "stupro" o "sodomia" in riferimento alle accuse, con la “BBC” che descrive come i soldati sono accusati di "maltrattare gravemente un prigioniero palestinese" mentre il “Nuovo Il York Times” preferisce chiamarlo " sospetto abuso ".

Al centro della discussione c'è il fatto che solo la “Knesset israeliana” ha una proposta di legge formulata per la prima volta nel 2022 dall'attuale ministro della Sicurezza nazionale “Itamar Ben-Gvir” che darebbe l'immunità automatica a qualsiasi soldato o poliziotto che uccida o ferisce gravemente un palestinese.

L'immunità non si applica se la vittima è ebrea.

La legge non è ancora passata attraverso il parlamento, ma molti conservatori in Israele credono che sia la linea guida utilizzata de facto dai militari e dalla magistratura.

“Ben-Gvir” ha infatti denunciato l'interrogatorio dei nove uomini come "vergognoso", aggiungendo che l'establishment della sicurezza israeliano dovrebbe sostenere i soldati e "imparare dal servizio carcerario: il trattamento leggero dei terroristi è finito. I soldati hanno bisogno del nostro pieno sostegno".

Ben-Gvir” sostiene anche un disegno di legge separato che autorizzerebbe l'esecuzione sistematica dei prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane.

 Inoltre non si applica agli ebrei.

 In una dichiarazione video, Ben-Gvir ha affermato che Israele dovrebbe essere in grado di uccidere i prigionieri palestinesi con un "colpo alla testa".

Ha anche raccomandato che ai prigionieri palestinesi venga dato cibo appena sufficiente per mantenerli in vita fino all'entrata in vigore della legge sulle esecuzioni.

Quindi, quando si tratta di diritti umani, Israele vive in un altro universo parallelo dove esiste un insieme di regole per gli ebrei e un altro per i gentili.

Forse la brutalità facilmente visibile evidente nel recente discorso di Netanyahu al Congresso, insieme a storie come quella di “Sde Teiman” e all'orrore quotidiano inflitto agli abitanti di Gaza, determineranno una sorta di risveglio per il pubblico americano, che è stato pesantemente propagandato e continua a credere nel mito del perpetuo vittimismo del popolo ebraico.

 Le vere vittime del "miracolo di Israele" sono coloro che nei paesi occidentali la diaspora ebraica continua a comprare e manipolare, nonché i poveri palestinesi costretti a vivere sotto una forma di repressione e umiliazione quotidiana quasi inimmaginabile.

(Philip M. Giraldi, Ph.D., è direttore esecutivo del Council for the National Interest, una fondazione educativa deducibile dalle tasse 501(c)3)

 

 

 

 

L'omicidio di “Ismail Haniyeh”.

 Unz.com - Patrick Lawrence – (31 luglio 2024) – ci dice:

 

Alcune riflessioni, scritte con urgenza in risposta all'urgenza del momento, sull'assassinio di Ismail Haniyeh, nelle prime ore di martedì.

 Il 62enne presidente del Politburo di Hamas, assassinato durante una visita ufficiale in Iran, era il capo negoziatore dell'organizzazione nei colloqui volti a produrre un cessate il fuoco a Gaza e il rilascio degli ostaggi israeliani detenuti da Hamas e dei prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane.

Questi colloqui potrebbero ora essere definitivamente morti.

Questa è una notizia, ma non una notizia: è evidente da tempo che il regime di Netanyahu – e gli Stati Uniti, per ovvia estensione – non sono mai stati seri riguardo a un accordo per porre fine al genocidio delle Forze di Occupazione Israeliane a Gaza.

 Questo è ormai fuori discussione, nonostante le sciocchezze farinose del regime Biden al contrario.

Per quanto importante sia questa conclusione, si deve considerare l'omicidio di Haniyeh nel suo contesto più ampio.

Da questa prospettiva possiamo giungere ad alcune utili comprensioni.

Qualche bilancia può ora cadere dagli occhi di chi è decisamente illuso.

 

Il terrorista Israele non ha riconosciuto la responsabilità di questo atto dalle conseguenze enormi, ma è spesso rimasto in silenzio nella sua lunga storia di omicidi di questo tipo, in particolare quando queste operazioni violano la sovranità di un'altra nazione.

Questo non è importante.

Chiunque pensi che gli israeliani non abbiano ucciso Haniyeh in questo momento, un momento di accresciuto significato politico e diplomatico, è o compulsivamente ingenuo o compulsivamente cieco al carattere inesauribilmente pernicioso del regime sionista.

Haniyeh si era recato a Teheran per partecipare all'insediamento di” Masoud Pezeshkian”, un riformista recentemente eletto presidente dell'Iran, ed era stato bivaccato in una residenza per veterani dell'esercito a Teheran Nord, il quartiere alla moda della capitale.

L'IRNA, l'agenzia di stampa statale della Repubblica islamica, ha riferito che un missile a guida di precisione ha ucciso Haniyeh e la sua guardia del corpo nella residenza alle 2 del mattino di martedì.

In un articolo pubblicato più tardi nel corso della giornata, “Military Watch”, la rivista online indipendente, ha detto che se l'attacco è stato confermato come un attacco aereo, è probabile che sia stato un jet da combattimento F-35, un aereo in grado di eludere i sistemi di difesa aerea iraniani, che lo ha effettuato.

 L'F-35 è un caccia stealth che gli Stati Uniti hanno finora venduto a 16 paesi, tra cui Israele, che, nel 2018, è diventato il primo paese a schierare il jet in combattimento.

 

Gli israeliani potrebbero aver fatto affidamento sull'intelligence e sull'assistenza mirata degli Stati Uniti per eseguire un'operazione di questa straordinaria precisione, anche se ciò non è ora confermato.

Ciononostante, ci vuole altrettanta ingenuità per presumere che il regime di Biden, dalla Casa Bianca alle agenzie di intelligence e al Pentagono, non fosse a conoscenza del complotto di assassinio degli israeliani.

Consideriamo la tempistica dell'omicidio di Haniyeh a questo proposito.

Ha fatto seguito di sei giorni al discorso aggressivo e guerriero di Benjamin Netanyahu davanti a una sessione congiunta del Congresso.

 È arrivato poche ore dopo che i jet israeliani, secondo il racconto del regime sionista, hanno assassinato” Fu'ad Shukr,” il comandante militare di Hezbollah, in un sobborgo di Beirut.

 Questo è stato in risposta a un attacco missilistico sabato scorso su un campo da calcio sulle alture del Golan che ha ucciso 12 persone.

Mentre Israele ha immediatamente incolpato Hezbollah per le vittime delle alture del Golan, non ha presentato alcuna prova a sostegno di ciò, Hezbollah ha negato la responsabilità, il gruppo libanese non vuole provocare una guerra con Israele e non otterrebbe alcun guadagno percepibile prendendo di mira un campo sportivo.

La mia lettura dell'incidente delle alture del Golan:

 anche se non ci sono motivi per trarre conclusioni in assenza di prove, è del tutto plausibile che si sia trattato di una provocazione sotto falsa bandiera da parte degli israeliani per avvicinare di un passo una guerra con il Libano.

 Per favore, non fingete di essere scioccati:

le vittime nel Golan erano drusi siriani, non ebrei israeliani, e se pensate che il regime israeliano sia incapace di uccidere civili non ebrei per la causa sionista, non avete letto le notizie negli ultimi nove mesi, o 76 anni, se è per questo.

Più in merito alla tempistica, Haniyeh è tornato da poco da una conferenza di tutti i partiti a Pechino, dove 14 fazioni palestinesi, Hamas e Fatah le più importanti, hanno concordato di impegnarsi per la formazione di un governo di unità nazionale dopo quasi due decenni di rivalità e conflitti interni.

Questo può o non può dare i suoi frutti, come molti analisti hanno sottolineato. Ma possiamo misurare l'importanza dei tre giorni di colloqui notando che Haniyeh è salito su un aereo per parteciparvi e Wang Yi, il ministro degli Esteri cinese per tutte le imprese, ha messo il suo nome sui lavori.

 Dubito che gli israeliani arrivino al punto di prendere in considerazione queste cose, ma uccidendo Haniyeh hanno sputato in faccia a uno statista molto influente che rappresenta una nazione molto influente.

 

La scorsa primavera gli israeliani hanno ucciso tre dei figli di Haniyeh e diversi dei loro figli, mentre il padre e il nonno, che risiedevano in Qatar per poter viaggiare fuori da Gaza per conto delle varie iniziative diplomatiche di Hamas, erano a buon punto nei negoziati del Cairo per un cessate il fuoco.

 Haniyeh, il cui dolore faccio fatica a immaginare, continuò.

Dovremmo collocare questo in un contesto storico.

 

Mercoledì “Mehdi Hasan”, giornalista e co-fondatore della società di media “Zeteo”, ha pubblicato un'eccellente storia della pratica israeliana di uccidere i negoziatori di alto livello di Hamas proprio mentre stavano avanzando verso l'uno o l'altro accordo di pace in una o nell'altra circostanza.

 "Israele ha una storia di uccisione di leader di Hamas che stanno cercando di garantire il cessate il fuoco" è una lettura che fa riflettere.

L'unica conclusione disponibile è che gli israeliani non sono mai stati seri riguardo a nient'altro che allo sterminio delle persone con cui fingono di negoziare.

Marzo 2004:

lo sceicco Ahmed Yassin, una figura spirituale di spicco e co-fondatore di Hamas, viene assassinato mentre usciva da una moschea, sulla sua sedia a rotelle, poiché era tetraplegico.

Yassin aveva avanzato, pochi mesi prima, un accordo di pace a lungo termine con Israele se – non c'è un grosso problema qui, non si direbbe – "uno stato palestinese sarà istituito in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza".

Aprile 2004:

Abdel Aziz al-Rantisi, successore di Yassin, viene ucciso in un attacco missilistico mentre tenta di mantenere in vita l'iniziativa di pace di Yassin.

 

Novembre 2012:

 Ahmed Jabari, un alto comandante militare di Hamas, viene assassinato, dando il via alla breve ma mortale guerra che le Forze di Occupazione Israeliane, le IOF, hanno chiamato – non lo sapevate – Operazione Pilastro di Difesa.

“Jabari” era in trattative segrete con “Gershon Baskin”, un importante attivista pacifista israeliano, nel tentativo di redigere un accordo che avrebbe prodotto "una tregua a lungo termine", che “Jabari” considerava nel migliore interesse dei palestinesi.

E ora Ismail Haniyeh si unisce ai caduti, ognuno di loro cerca un accordo pragmatico con il regime sionista, e proprio perché ognuno di loro era impegnato in questo sforzo.

 

È tempo ancora una volta di ricordarcelo:

Hamas e i suoi leader hanno una lunga storia di ricerca flessibile di accordi, come vari diplomatici occidentali e funzionari dell'intelligence hanno riconosciuto nel corso degli anni.

Etichettare il gruppo come una "organizzazione terroristica" in modo tale da non dover capire più nulla è stata, quindi, un'assurdità cinicamente distruttiva da quando Hamas ha preso il controllo di Gaza nel 2006.

Questo rozzo e falso rifiuto ha avuto origine, non dimentichiamolo mai, con quello che è di gran lunga il regime terroristico più pericoloso del Medio Oriente ed è promosso più assiduamente dagli Stati Uniti, che, si potrebbe facilmente sostenere, hanno la loro lunga storia di attività terroristiche nella regione e oltre.

 

Alcune conclusioni, mentre i palestinesi si preparano a seppellire Ismail Haniyeh:

Il terrorista Israele non prende assolutamente sul serio la pace o un accordo negoziato di qualsiasi tipo con il popolo palestinese, indipendentemente da chi essi, i palestinesi, scelgano di rappresentarlo.

E' tempo che la comunità internazionale smetta di fingere il contrario, in particolare, ma non solo, insistendo sul fatto che una soluzione a due Stati rimane una prospettiva reale.

Ne consegue che il regime sionista è di fatto, e fino a prova contraria, dedito allo sterminio o all'espulsione della popolazione palestinese a Gaza e in Cisgiordania. L'incredulità su questo punto non è più scusabile, se mai lo è stata.

Israele è deciso a perseguire una guerra più ampia nella regione, incentrata sulla distruzione della Repubblica islamica.

Non ha alcuna intenzione di moderare questa ossessione.

L'assassinio di Haniyeh, insieme all'intensificarsi delle provocazioni contro l'Iran, lungo il confine di Israele con il Libano e in Cisgiordania, indicano che vede il momento presente come la sua opportunità per rendere questa guerra una realtà.

Israele sa molto bene che non può vincere la guerra che brama.

Per quanto assiduamente cercherà questa guerra, è precisamente la misura in cui cercherà di coinvolgere gli Stati Uniti in essa.

Questo è ciò che rende così pericolosa l'accoglienza follemente intemperante che Netanyahu ha ricevuto al Congresso il 24 luglio.

Infine, e più in generale, è tempo di riconoscere che Israele è incapace di una seria arte di governare perché non ha alcun interesse in essa e non gode, di conseguenza, di relazioni diplomatiche sane ed equilibrate con gli altri membri della comunità delle nazioni.

 Se questa realtà non è a questo punto evidente, si dimostrerà col tempo inconfutabile.

Invece, nella sua regione Israele si affida alla brutalità o alla minaccia di essa in nome della vendetta dell'Antico Testamento.

E la protezione americana è la chiave per l'approccio dello stato dell'apartheid alle sue circostanze immediate.

Anche se, per esempio, si raggiungesse un accordo tra Riyadh e Tel Aviv – e non tratteniamo il respiro – Israele non lo avrebbe fatto;

Non avrebbe potuto.

Gli Stati Uniti avranno costretto o corrotto – o entrambi – due stati clienti.

 

Nel resto del mondo, Israele dipende principalmente dalla simpatia, dall'eterno vittimismo e dalla manipolazione delle coscienze colpevoli degli europei.

Tra gli americani si aggiunge l'incessante corruzione e le intimidazioni a malapena celate della lobby israeliana applicate a una classe politica decadente che è di volta in volta avida e pietrificata.

Per decenni ho considerato la Palestina la piaga suppurante sulla carne dell'umanità.

 La causa e il rimedio sono diventati più evidenti.

 

 

 

Israele ha appena oltrepassato

la linea rossa di Hezbollah e dell'Iran:

si profila la Terza Guerra Mondiale

Unz.com - Michael Hudson – (1° agosto 2024) – ci dice:

 

DANNY HAIPHONG:

Benvenuti a tutti. Buon pomeriggio. Questo è il tuo ospite, Danny Haiphong. Come potete vedere, sono affiancato da due ospiti molto speciali, entrambi ospiti di ritorno nel programma, anche se è passato troppo tempo per entrambi.

Abbiamo il famoso economista “Michael Hudson”, autore prolifico.

E abbiamo la dottoressa “Jill Stein”, candidata alle presidenziali del Partito Verde 2024, attivista di lunga data, semplice amministratrice di pace da molto tempo.. “Michael”, “Jil”l, grazie mille per esservi uniti a me oggi.

 

JILL STEIN: È fantastico essere qui.

Quindi ho supportato Jill Stein in passato. Incoraggio le persone a esaminare la sua campagna.

È una dei pochi, se non l'unico candidato nella corsa elettorale del 2024 a non essere comprato e posseduto dall'”AIPAC”. E ovviamente, guardando sicuramente il lavoro di “Michael Hudson”.

Ma volevo iniziare subito perché penso che questo sia un momento molto urgente nel mondo, che ha enormi conseguenze sia per gli Stati Uniti che per il futuro dell'umanità.

E questa è la raffica di eventi emersi nelle ultime 48 ore circa.

Abbiamo appena avuto “Ismail Hassania” [Ismail Haniyeh].

Era un negoziatore di Hamas, uno dei massimi leader del Politburo, assassinato in Iran il 31 luglio.

Quindi la data di questo streaming.

E prima ancora, abbiamo avuto Israele, proprio il giorno prima, che bombardava Beirut in reazione a un attacco molto sospetto sulle alture di Golan, che ha ucciso 12 persone, molti dei quali giovani.

Ora riceviamo anche notizie non confermate su un possibile comandante dell'”IRGC” [Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica], comandante iraniano, ucciso a Damasco.

Suona familiare?

Ad aprile è successo qualcosa del genere, che ha portato ad un'operazione iraniana per dissuadere Israele da ulteriori attacchi.

Si è trattato di un attacco israeliano all'ambasciata a Damasco nell'aprile del 2024. Finora si tratta di notizie non confermate.

 

Ma Michael, forse possiamo rivolgerci a te. Sai, come lo vedi in base alla tua analisi geopolitica ed economica?

Questo tipo di spirale, a quanto pare, porta Israele ad ampliare questa guerra a livello regionale e globale, perché, ovviamente, stiamo anche entrando nel punto di un anno.

Vi state avvicinando molto al traguardo di un anno della campagna genocida complessiva a Gaza.

 

MICHAEL HUDSON:

Beh, dici Israele, ma in realtà è Israele negli Stati Uniti.

E tutto questo è successo subito dopo che Netanyahu è venuto al Congresso e ha incontrato a Washington i leader del Partito Democratico e poi Trump.

Quindi penso che sia davvero la politica dei neoconservatori.

 Hanno lavorato fianco a fianco.

E conosco queste persone da oltre 50 anni.

 

Ho lavorato per diversi anni con il consigliere di Netanyahu, “Uzi Arad”, all'Hudson Institute.

 Abbiamo fatto insieme viaggi in giro per il mondo, litigando.

E so quali sono le loro idee e ideologie.

E in realtà non si tratta solo di apartheid, ma della sensazione che se Israele non uccide i palestinesi, i palestinesi uccideranno gli israeliani come rappresaglia per ciò che gli israeliani stanno facendo loro.

E quindi, una volta feriti i palestinesi, ciò ti fa pensare in modo molto simile a ciò che l'America pensa con l'Iran.

Ebbene, guardiamo a ciò che abbiamo fatto all'Iran. Devono odiarci. Pertanto, faranno qualcosa per noi. Pertanto li attaccheremo.

 

Quindi penso che i neoconservatori di Washington credano che la guerra sarà inevitabile.

L'America sta lottando per il controllo del Vicino Oriente perché il Vicino Oriente controlla il petrolio.

E la politica estera americana si è basata sul controllo delle forniture alimentari provenienti dalle aziende agricole americane e sul controllo del commercio di petrolio, perché se riesci a controllare il commercio di petrolio, puoi spegnere l'elettricità, il riscaldamento e la corrente elettrica delle persone.

 E l'uso dell'energia da parte dei lavoratori è la radice della produttività.

E il modo in cui i militari pensano – e di nuovo, ho lavorato con loro per anni – è il tempismo, che ci permette di essere in una posizione migliore ora di quanto non saremo l'anno prossimo o no.

E penso che l'esercito americano si renda conto che la Russia e la Cina e gli altri paesi eurasiatici si stanno unendo.

La capacità americana di combattere militarmente sta diminuendo.

E per i militari, questo significa che se non facciamo la guerra ora e aspettiamo fino al prossimo anno in futuro, saremo sempre meno in grado di vincere.

Ebbene, la realtà è che perderanno ovunque andranno, a meno che non scoppi una guerra atomica e la scacchiera venga ribaltata.

E penso che la loro sensazione sia che gli americani stiano facendo tutto il possibile, dall'Ucraina a Israele all'Iran, per cercare di fomentare una ritorsione in modo che poi possano dire, ah, siamo sotto attacco, stiamo semplicemente difendendo noi stessi, e una volta che dici alla tua popolazione e ai tuoi elettori che questa è una guerra per la difesa, come sanno i nazisti, puoi sempre ottenere un... come disse Goebbels, puoi sempre avere una popolazione dalla tua parte se dici che è per la difesa.

 

Quindi sono molto preoccupato che i neoconservatori dicano che non ci sarà mai un momento migliore o almeno meno peggiore di adesso per entrare in guerra nel Vicino Oriente.

 Questo sembra essere il fattore scatenante, e anche i militari hanno detto in tutti i modi che hanno organizzato la sequenza militare, l'America perde.

Non perderanno così tanto adesso come in futuro.

E questo è molto pericoloso, data la mentalità che hanno, e la mentalità che hanno per controllare il Vicino Oriente, altrimenti il resto del mondo non sarà neo liberalizzato.

È davvero... siamo a una divisione di civiltà.

 Che tipo di società e che tipo di economia avrà il mondo?

Sarà un'economia neo liberalizzata e privatizzata, o sarà, esito a dire socializzata, diciamo semplicemente un tipo di economia democratica progressista e reale?

 

DANNY HAIPHONG:

 Prima di farti entrare qui, Jill, voglio solo correggermi. Sono Ismail Haniyeh. Probabilmente sto ancora massacrando il nome, ma volevo assicurarmi di averlo corretto prima di dartelo.

Dottor Stein, per favore.

 

JILL STEIN:

Sì, e vorrei aggiungere qualcosa a ciò che ha detto Michael. La questione non è solo che tipo di mondo avremo, ma se avremo un mondo o no, perché le parole di “Martin Luther King” suonano più vere che mai.

Il mio Paese è oggi il più grande fornitore di violenza nel mondo. Vero negli anni '60, ancora più vero oggi.

 

Facendo eco a quello che hai detto, Danny, o in realtà penso che sia stato quello che ha detto anche Michael, che questo non è solo Israele.

Questo è Israele permesso, potenziato, finanziato e armato dagli Stati Uniti d'America.

Quindi siamo profondamente coinvolti in questo. E chiaramente quello che Netanyahu sta facendo è, sapete, questo urla come un tentativo di prolungare ed espandere la guerra e di trascinare gli Stati Uniti in essa.

Sarà molto difficile per gli Stati Uniti non essere trascinati in esso perché Israele sta attaccando contemporaneamente lo Yemen, proprio l'altro giorno, un attacco davvero grave a uno dei porti chiave dello Yemen.

Voglio dire, hanno bombardato lo Yemen per un po' di tempo come rappresaglia agli sforzi dello Yemen per, sai, fermare il genocidio e fermare il flusso di armi e materiali che sostengono il genocidio.

 E Israele ha risposto allo stesso modo e peggio, fondamentalmente, bombardando lo Yemen.

E poi c'è stata una grande spinta verso quell'attentato proprio la settimana scorsa. E poi, nel giro di 24 ore, si verificano omicidi consecutivi che sembrano davvero fatti su misura per intensificarsi ulteriormente.

E, in particolare, l'assassinio del capo dei negoziati di Hamas. Come dovremmo essere, sai, e come dovrebbe Israele negoziare un accordo di pace quando stanno assassinando il portavoce e la figura chiave di quei negoziati?

Quindi questo è, sapete, questo è progettato, fino a prova contraria, questo è progettato per silurare completamente i negoziati per garantire che la guerra continui.

E infatti la situazione si intensifica perché non solo c'è questo assassinio, ma sta accadendo in Iran.

E, sapete, c'è stata un'altra grave offesa contro l'Iran da parte di Israele un paio di mesi fa, quando Israele ha intrapreso questa azione incredibile e provocatoria, un crimine di guerra che ha bombardato l'ambasciata iraniana in Siria, credo.

 

DANNY HAIPHONG:

Sì, era l'ambasciata iraniana.

 

JILL STEIN: Sì, in Siria.

E allora furono uccise circa 13 persone. L'Iran ha risposto con una ritorsione di circa 300 droni e missili, una cifra inferiore a quella che avrebbe potuto essere. Avrebbe potuto essere molto di più. E hanno avuto una risposta relativamente contenuta. Ma era così folle.

Qual è stata la risposta degli Stati Uniti a questo?

Sai, non è stato come niente, sai, nemmeno uno schiaffo sulle mani, nessuna richiesta di scuse, niente.

Gli Stati Uniti sono stati davvero in pieno sostegno, consentendo le azioni molto offensive e di escalation di Israele.

 Quindi c'è questo che sta succedendo allo stesso tempo, sai, con questo assassinio back-to-back, che ha bombardato un'area intensamente densa a Beirut, dove circa 70 persone sono rimaste ferite.

Secondo quanto riferito, ci sono stati solo quattro morti.

Ma è difficile credere che se 70 persone sono rimaste ferite, ci sono stati solo quattro morti.

Vedremo, sai, quali saranno i numeri alla fine.

 

Ma c'è Israele che provoca simultaneamente tutti i suoi avversari nella regione. Sta andando in guerra intensamente contro il Libano e Hezbollah in Libano, contro l'Iran, contro gli Houthi nello Yemen.

E, sapete, questo è scandaloso, soprattutto dopo che il Congresso ha invitato questo criminale di guerra a venire, lo ha applaudito, standing ovation, praticamente uno al minuto per tutta l'ora del suo discorso.

Invece di applaudire Netanyahu, gli Stati Uniti avrebbero dovuto arrestare Netanyahu e consegnarlo all'Aia per essere processato per crimini di guerra.

E, sapete, gli Stati Uniti sono probabilmente i prossimi sul banco degli imputati qui perché lo stiamo incitando, lo stiamo incoraggiando.

Quello che il Congresso ha fatto è stato, sai, essenzialmente dargli un assegno in bianco completo per andare avanti.

E non è passato molto tempo da quando il Congresso degli Stati Uniti e la Casa Bianca si sono sostanzialmente appropriati di altri 18 miliardi di dollari di aerei da combattimento F-15 a spese dei contribuenti statunitensi.

E questo è stato dopo, sapete, l'esplosione dell'aggressione israeliana nel sud di Gaza.

 

E Israele è appena stato protagonista di una serie ininterrotta di massacri.

Sapete, parliamo dei bambini e della morte dei bambini che Israele presumibilmente difende.

Sapete, Israele ha sterminato bambini, per un totale di circa 16.000 morti registrate, ma probabilmente è molto di più, molto di più, come indicato dal rapporto del “Lancet Journal”, due o tre settimane fa , che un totale di circa 40.000 morti è probabilmente più simile a circa 200.000 morti, in realtà, considerando come i numeri vengono contati e non contati.

 

E tra questi, sai, ci sono tutti questi attacchi diretti dai bambini, sai, sui campi di calcio, sulle scuole, sai, sui centri profughi.

È semplicemente scioccante e orribile quello che sta succedendo.

 E nel mezzo, gli Stati Uniti premiano Israele con altri 18 miliardi di dollari in questi aerei da combattimento F-15.

Quindi gli Stati Uniti hanno le mani ricoperte di sangue, non solo sulle mani, ma anche sul viso, praticamente dalla testa ai piedi. Gli Stati Uniti stanno conducendo questo genocidio.

 

E di recente abbiamo sentito alcune parole calorose per la sofferenza del popolo palestinese da parte di “Kamala Harris”.

Ma questi sono gestiti assolutamente vuoti, perché gli Stati Uniti hanno la capacità di fermare il genocidio con una telefonata o semplicemente limitando le armi, che, tra l'altro, sono illegali.

A questo punto si infrangono tre leggi statunitensi per inviare armi a Israele.

Quindi è una questione semplice fermare il flusso di armi e persino fare una telefonata, dicendo, hai finito, sai, sei fondamentalmente disarmato ora e vai avanti, escludendo la fine del genocidio e la fine delle azioni aggressive che Israele sta intraprendendo per difendere il suo diritto di condurre un genocidio.

Quindi questo è tutto, tutto questo viene reso possibile, potenziato e intensificato dagli Stati Uniti.

Quindi, dal mio punto di vista, questo è il momento di raddoppiare gli sforzi, di arrestare Netanyahu, di mandarlo all'Aia, di fermare il flusso di armi e di unirsi alla nostra campagna, che sta sfidando l'impero.

Senza, sapete, senza una sfida, come diceva “Frederick Douglass,” il potere non concede nulla senza una domanda.

Dobbiamo essere presenti al voto in ogni stato del paese.

Ogni volta che otteniamo l'accesso a un'altra scheda elettorale, siamo attualmente sulla scheda elettorale per circa il 60% degli elettori, ma dobbiamo essere sulla scheda elettorale in tutto il paese in modo che ogni elettore abbia una scelta, che è contro il genocidio, contro la guerra, a favore dei lavoratori e dell'emergenza climatica.

Siamo la campagna sulla buona strada per essere al voto in tutto il paese che offre effettivamente questa scelta.

Siamo l'unica opzione per sfidare l'impero ora, non solo a novembre, ma andando al voto ora, mostriamo a Netanyahu, a Israele, mostriamo anche a Biden, Harris e al Congresso che il movimento contro la guerra in questo paese è grande , è organizzato, è la maggioranza, è la coscienza della nazione, e noi siamo qui per restare.

 E stiamo combattendo con rabbia, e abbiamo intenzione di buttare fuori i barboni qui.

Ricordate, ci saranno tre candidati pro-genocidio e pro-guerra al ballottaggio, e ci sarà una campagna contro la guerra, anti-genocidio e pro-lavoratori al ballottaggio in tutto il paese.

Quindi, quando si divide il voto in quattro modi, è possibile, e tre di questi dividono il voto a favore della guerra.

Potrebbero dividersi il voto a favore della guerra, e noi saremo l'opposizione progressista unificante.

In questo contesto, in cui si divide il voto in quattro modi, è effettivamente possibile vincere una gara con appena il 26% del voto popolare.

Quindi rifiutate la propaganda che vi dice che la resistenza è inutile, che vi dice che, sapete, che è inutile, che siete impotenti, e che potreste anche essere senza speranza, e andare a strisciare in un buco.

In realtà, in questo momento è esattamente il contrario.

Il popolo americano non solo si oppone a questa guerra, ma si oppone al costo di questa guerra per i nostri posti di lavoro, per la nostra assistenza sanitaria, per le nostre case, per le nostre scuole, per il fatto del debito in cui, sapete, alcune centinaia di milioni di americani sono intrappolati solo guardando al debito medico, e il debito studentesco da solo ammonta a circa 100 milioni di americani.

Quindi, sai, stanno cercando, stanno facendo di tutto per metterci a tacere, per mantenere una scelta, per tenere la competizione fuori dalle elezioni generali, come hanno fatto dalle primarie democratiche.

 Sai, questo è il partito antidemocratico.

 Non è il Partito Democratico. È l'opposto di questo, e sta tentando di negarvi una scelta.

Quindi incoraggio le persone, andate a “JillStein2024.com “e unitevi alla squadra qui per chiedere democrazia e un'America e un mondo che funzionino per tutti noi, perché quello che abbiamo in questo momento è esattamente l'opposto.

Stiamo andando dritti verso l'oblio proprio ora, correndo verso il confronto nucleare su almeno tre fronti in questo momento, e questa non è un'operazione di facciata. Questo è il nocciolo del problema.

L'impero, l'oligarchia e l'ascesa del fascismo in patria e all'estero, sapete, sono il nome del gioco, e noi dobbiamo alzarci e combatterlo.

Il neoliberismo, i democratici e il male minore non sono la soluzione.

Sono loro il problema.

Il neoliberismo è il motore del neofascismo.

Non arriviamo a una soluzione attraverso il maschio minore, e voi non arriviamo a una soluzione mettendovi a tacere dietro, sapete, dietro un maschio minore che non ha a cuore i vostri interessi.

Il silenzio non è una strategia politica. Questo è il momento di alzarsi più forte e più forte che mai.

 

DANNY HAIPHONG: Sì. Si certamente.

 

MICHAEL HUDSON:

 Dobbiamo lavorare sul vocabolario del doppio pensiero. Ciò che Jill e Martin Luther King chiamano violenza, il Partito Democratico chiama PIL.

E così dice Jill, i punti politici che Jill ha appena sottolineato, sono stati estesi a un intero programma economico.

Se vuoi fermare le guerre, devi fermare il bilancio militare, e se non lo fermi, i bilanciatori di bilancio di entrambe le parti diranno, beh, dobbiamo pagare per le forze armate.

 Ridurremo la spesa sociale.

Quindi ciò di cui abbiamo parlato va ben oltre il semplice aspetto militare e abbraccia tutto il tipo di economia che avremo.

DANNY HAIPHONG: Completamente.

Mike, volevo riportarti qui a un punto che Jill Stein ha sollevato riguardo al coinvolgimento degli Stati Uniti qui riguardo a questa crisi, a questa crescente, sai, alla spirale, a queste crescenti minacce di una guerra più ampia a partire dal genocidio di Gaza.

 

E volevo chiederle degli Stati Uniti, di come ci sia stata molta attività.

Da un lato, dicono gli Stati Uniti, ciò che resta dell'amministrazione Biden ha detto di non essere coinvolto in ciò che è accaduto in Iran, giusto?

 L'assassinio del leader di Hamas, che sta cercando di impedire a Israele di estendere la guerra in Libano contro Hezbollah.

Ma forse si potrebbe delineare un po', ad esempio, perché gli Stati Uniti lo fanno, perché alla fine della giornata, in ultima analisi, sembra che gli Stati Uniti in realtà sostengano tutto ciò che Israele fa, sia sostenendolo a voce, sia sostenendolo materialmente, o entrambi.

Le parole sembrano non avere molta importanza qui.

Ha davvero a che fare con l'azione.

 Quindi potrebbe dirci perché, dal suo punto di vista, gli Stati Uniti stanno sostenendo questa conflagrazione, questa espansione della guerra, così come il genocidio?

MICHAEL HUDSON: Beh, è molto semplice.

Come ha detto Jill all'inizio del suo discorso, e io sono d'accordo con lei, non solo Netanyahu e gli israeliani dovrebbero essere considerati criminali di guerra, ma anche l'amministrazione Biden, Lincoln e Sullivan.

Quindi, quello che fanno gli Stati Uniti, per scopi di pubbliche relazioni, sanno esattamente quello che ha detto Jill.

 

 La maggior parte degli americani non vuole la guerra, né in Ucraina né nel Vicino Oriente.

 Quindi la pretesa è quella di versare lacrime di coccodrillo e dire, oh, abbiamo detto a Netanyahu di non sganciare le bombe su Gaza e uccidere civili.

 Oh, a proposito, eccone un altro.

Ogni singolo giorno, ogni bomba è una bomba americana che continua ad essere inviata.

 

E come ha detto Jill, tutto questo potrebbe essere fermato in una telefonata in modo che tutte queste siano bombe americane.

L'amministrazione sta cercando di fingere, poliziotto buono e poliziotto cattivo.

Gli Stati Uniti sono il poliziotto buono che cerca di fermarlo.

Ma gli Stati Uniti sono i sostenitori di Israele.

E non dirò semplicemente Israele.

 È davvero il partito Likud.

Non è il vecchio Partito Laburista degli israeliani progressisti.

 Questo è il partito di destra Likud, il partito di estrema destra che sostengono gli Stati Uniti e che l'”AIPAC “sostiene con le sue donazioni al Congresso, non alla campagna di Jill.

Quindi questo è solo fumo e finzione.

Ora, naturalmente, ci sarebbe piaciuto vedere alcuni membri del Congresso.

 E penso che uno dei membri del Congresso abbia detto che avrebbero voluto attraversare il palco, stringere la mano a Netanyahu e fare un mandato di comparazione per metterlo agli arresti.

Ma la Corte internazionale non ha ancora emesso un mandato d'arresto.

Quindi non si può arrestare qualcuno senza un mandato per altri arresti. Questo è quello che stiamo aspettando.

E se possono emettere un mandato contro l'arresto della leadership israeliana, possono farlo contro la leadership degli Stati Uniti, che è il loro sponsor.

L'affermazione è semplicemente che, oh, Israele ha comprato il Congresso degli Stati Uniti attraverso i suoi contribuenti elettorali.

Ma c'è un flusso circolare.

Il Congresso darà aiuti a Israele.

Israele utilizzerà parte degli aiuti che otterrà per ripagare gli sforzi di lobbying da pagare ai membri del Congresso.

Così tutto, una parte di ciò che danno a Israele, finisce nelle loro tasche.

Questo è il flusso circolare che abbiamo, grazie a Cittadini Uniti e alle cose correlate.

Quindi c'è un intero sistema che è così disfunzionale che penso che molti elettori americani pensano che non ci sia nulla che possiamo fare.

Il sistema è così corrotto.

C'è qualcosa che possiamo fare.

E penso che questo sia ciò che Jill ha cercato di spiegare nella sua campagna, che in qualche modo non è finita sul “New York Times” o sul “Washington Post”.

 

DANNY HAIPHONG: Sicuramente.

E volevo, sai, Jill, chiederti, visto quello che ha detto Michael e visto quello che hai detto sulla tua campagna qui, potresti parlare degli Stati Uniti, penso che uno dei modi più importanti in cui gli Stati Uniti mantengono questa negabilità plausibile è, da un lato, che si pongono come una sorta di mediatore della forza diplomatica tra Hamas e Israele.

E ha cercato almeno di svolgere questo ruolo, o di svolgere questo ruolo, direi, da quando sono iniziati i colloqui iniziali su un cosiddetto cessate il fuoco.

Ma mi chiedo, sai, Hamas, considerata un'organizzazione terroristica.

 Hezbollah, considerata un'organizzazione terroristica.

L'Iran, considerato un avversario. L'intero asse della resistenza è considerato un avversario.

 In che modo si differenzia in termini, perché, sai, abbiamo Kamala Harris, abbiamo Donald Trump.

Non si discostano affatto da queste posizioni.

In che modo si differenzia il modo in cui ci si relaziona con queste forze, che dicono tutte di opporsi al genocidio e di venire in aiuto dei palestinesi?

Come vi relazionereste con loro se vi trovaste in quella posizione che gli Stati Uniti sostengono di essere ora e che questi due partiti sostengono di essere ora?

 

JILL STEIN: Quindi, sai, affermano di opporsi al genocidio, ma sono pure chiacchiere.

Hanno il potere di fermare immediatamente il genocidio.

E il primo giorno, la mia amministrazione avrebbe fatto quella telefonata e con quella telefonata la guerra sarebbe finita.

E, sapete, questo è stato fatto da Ronald Reagan, non esattamente il vostro modello di presidente di pace, che prese il telefono e chiamò Menachem Begin, penso fosse in quel momento, e disse: riportate le vostre truppe dal Libano, dove Israele era andato all'inseguimento dell'organizzazione terroristica, e Israele era lì.

 

Ma la resistenza è inevitabile.

 La resistenza avverrà quando le persone verranno uccise come stile di vita, quando si avrà un'occupazione omicida e uno stato di apartheid, quando alla gente verrà praticamente permesso di mangiare e bere da un contagocce.

 Detto questo, tutto ciò che entra a Gaza è stato strettamente controllato, fondamentalmente per mantenere a malapena un livello di sopravvivenza di apporto calorico.

Sapete, l'incredibile violenza a cui la gente è stata sottoposta abitualmente, e, sapete, i massacri periodici che sono stati la storia, in realtà, dello stato sionista da quando anche prima di dichiarare l'indipendenza, c'erano circa quattro o 500 villaggi che erano stati praticamente distrutti.

Quindi, sai, questo era cablato nel piano.

 E molte persone non lo sanno perché è stato solo con le rivelazioni degli Archivi Storici Nazionali di Israele che sono diventate disponibili per gli storici negli anni '90.

Quindi c'è stata un'analisi completamente nuova da parte degli storici israeliani, in realtà, della storia di Israele, ed è diventato molto chiaro, sai, cosa è successo qui fin dall'inizio.

Quindi, sapete, va bene incolpare la resistenza del giorno, ma avrete resistenza finché avrete una pulizia etnica sistematica, massacri periodici e lo stile di vita omicida di uno stato di apartheid.

Sai, le persone del Sudafrica che hanno combattuto lo stato dell'apartheid in Sudafrica dicono che è stato lieve, modesto rispetto alla violenza dell'apartheid israeliano.

Quindi non importa come lo chiami.

Sai, se vuoi risolvere questa crisi, devi arrivare ai fattori che stanno alla base della crisi, che sono essenzialmente l'occupazione, lo stato di apartheid, ed essenzialmente, sai, il progetto del piano sionista qui, che è stato omicida, in realtà, e terroristico fin dal suo inizio.

Quindi risolviamo il problema.

E cerchiamo anche di capire che questo non è solo un problema per la Palestina, è anche un problema di sopravvivenza per Israele.

Non c'è modo che Israele ne esca vivo da qui, avendo fondamentalmente potenziato i suoi vicini che sono più forti di Israele.

Sai, quando metti insieme Iran e Hezbollah, e poi, sai, altro partner, e potenzialmente la Russia, che è in un'alleanza militare con l'Iran, che ha anche armi nucleari.

E Israele, naturalmente, ha armi nucleari in violazione del “Trattato di non proliferazione”.

Anche Israele ha queste armi.

 

Sai, solleva domande reali su cosa fai? Sai, come si fa a forzare un regime che ha mostrato ogni segno di essere, sai, psicopatico, sai?

E come si fa a fermarli?

Quindi in pratica li disarmi.

Li disarmi ponendo fine al flusso di armi.

 E inoltre, si istituisce un boicottaggio economico, che potrebbe essere fatto subito. E, sapete, la base di ciò è lì nella seconda sentenza della Corte Internazionale di Giustizia, che essenzialmente ha detto che l'occupazione e l'apartheid sono assolutamente illegali.

Ed è, sai, necessario prendere tutte le misure possibili per correggere questo problema.

Quindi getta davvero le basi e giustifica un boicottaggio nazionale.

E questi boicottaggi in realtà sono abbastanza efficaci in questo momento.

Questo è un altro modo in cui Israele non ne esce vivo, perché il tributo economico su Israele in questo momento è enorme.

Il costo di questa guerra è enorme.

 Israele ha perso molto dei suoi affari, la sua industria turistica ha completamente, sapete, subito una brusca battuta d'arresto.

Uno dei suoi principali porti ha dovuto chiudere perché c'è così tanto, sai, commerciale, sai, coinvolgimento che non sta più accadendo.

Quindi, per il popolo di Israele, non per lo stato di apartheid, ma per il popolo di Israele, questo è assolutamente essenziale per porre fine a tutto questo.

 E sì, Israele ha armi nucleari, ma non c'è bisogno di armi nucleari per creare fondamentalmente un boicottaggio economico qui.

 E questo può succedere.

Non credo che ciò debba accadere se la nostra leadership si alzasse semplicemente in piedi e facesse come fece Ronald Reagan, o come fece Dwight Eisenhower molti decenni prima, penso negli anni '50, quando Dwight Eisenhower fece anche quella telefonata, e lo disse non solo a Israele, ma penso anche alla Francia e forse all'Egitto.

 No, erano in Egitto. Sì.

E richiamò Israele e la compagnia dall'Egitto. E anche questo ha avuto un'inversione di tendenza immediata. Quindi gli Stati Uniti hanno tutto il potere.

Questa non è scienza missilistica su come risolvere questo problema.

Si tratta semplicemente di riattivare la nostra democrazia e il nostro potere politico che richiede che abbiamo funzionari eletti che ci servono, non al servizio del complesso militare-industriale, degli appaltatori di guerra, dell'industria dei combustibili fossili, dell'AIPAC, ecc.

Si tratta semplicemente di eseguire gli ordini del popolo americano in un modo che ci protegge tutti, che ponga fine all'impoverimento e alla messa in pericolo di tutti noi nel modo in cui la nostra politica estera viene attualmente condotta.

 

L'ultima volta che è successo, l'Iran si è impegnato in una comunicazione molto aperta con gli Stati Uniti, ma si sono impegnati in un'operazione di deterrenza. Ora, con questo, è una cifra enorme.

Voglio dire, Ismail Haniyeh è una figura enorme qui.

 È qualcuno che ha il compito di negoziare, e sembra che stia inviando un messaggio enorme per farlo all'interno dell'Iran.

Pensa che l'Iran possa rispondere a tono, e noi non siamo nemmeno arrivati ​​a Hezbollah?

Quindi senti che questa guerra sta arrivando, o ti senti come, come valutati questa situazione per il futuro?

 

MICHAEL HUDSON:

Ebbene, ciò che ha fatto l'Iran è stato dimostrare che poteva bombardare, con bombe di precisione, le basi americane in Siria e in Iraq.

Ha detto all'America, le bombe stanno arrivando, cerca di difenderti.

Ha evitato con molta attenzione di colpire i soldati americani lì presenti.

Volevo solo dimostrare: vuoi davvero la guerra?

Ecco cosa possiamo fare.

Hezbollah ha fatto esattamente la stessa cosa con Israele.

Ha dimostrato di poter penetrare la Cupola di Ferro, e di avere un controllo completo dell'aria su Israele.

Stanno facendo tutto il possibile per rimanere fuori dalla guerra perché si rendono conto che gli Stati Uniti e Israele, ma in realtà gli Stati Uniti, stanno cercando di spingerli alla guerra.

E ti rendi conto che se qualcuno si è dichiarato tuo nemico, e se sta cercando di spingerti in guerra, deve avere un piano che, come nel vecchio western, avrai il pistolero che è un buon tiro veloce, che cerca di spingere un tizio del posto a tirare fuori la sua pistola, e poi il pistolero gli spara per primo.

 Penso che questo sia ciò di cui l'Iran e Hezbollah si sono resi conto, stanno facendo di tutto per rimanere fuori.

E per come la vedo io, sono molto nella posizione del presidente Putin in Russia. Sono meravigliosamente pazienti.

 Sanno che l'America vuole accelerare la guerra e vuole una guerra ora. Ed è tutto pronto probabilmente con armi molto, molto grandi che saranno più violente di qualsiasi cosa abbiamo visto dalla Seconda Guerra Mondiale.

E gli altri paesi non rispondono ai pungolamenti.

Quello che stanno facendo è stringere alleanze tra loro, proprio come la Russia e la Cina hanno ammesso l'Iran nell'Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, la versione eurasiatica della NATO.

Altri paesi stanno consolidando il loro sostegno reciproco in modo da poter essere indipendenti, non solo dagli Stati Uniti, ma dagli Stati Uniti e dalla NATO, da tutta la NATO occidentale.

Quindi dicono, beh, quello che stiamo cercando di fare è lasciare che l'Occidente vada per la sua strada.

Andremo per la nostra strada.

 Avremo un tipo di economia diverso da quello occidentale.

 Siamo tornati a ciò che questa lotta è veramente, è per quale tipo di società e che tipo di civiltà avremo?

Sarà neoliberista, privatizzata, tutta incentrata in un solo paese, gli Stati Uniti?

O sarà un'economia multilaterale, vantaggiosa per tutti, non sfruttatrice e di reciproco guadagno?

Perché il guadagno reciproco è l'unico modo per convincere altri paesi ad aderire.

Ed è quello che l'Eurasia sta facendo in Africa e in altri paesi asiatici per stringere alleanze.

 Stanno consolidando le alleanze.

E infatti, la sfida americana contro di loro li sta spingendo a un'alleanza reciproca. Quindi guardano al lungo termine.

 L'America sta cercando di capire cosa possiamo fare a breve termine.

È davvero una lotta in una visione del mondo quella che stiamo vedendo in questo momento.

E sospetto che saranno abbastanza pazienti da non fare nulla finché riusciranno a trattenersi dal tipo di provocazione che gli Stati Uniti stanno facendo dal Vicino Oriente all'Ucraina.

 

DANNY HAIPHONG: Sì.

E sono felice che tu abbia menzionato la Russia, Michael, perché penso che forse sia un buon punto di partenza per iniziare a parlarne, sai, dato che gli Stati Uniti sono completamente impantanati in questa guerra semplicemente catastrofica che è stata lanciata, ovviamente, da Israele nell'Asia occidentale.

Abbiamo anche un conflitto in corso, un'operazione militare speciale della Russia in corso, stimolata dalla NATO.

 

E così, dottor Stein, vorrei che lei discutesse, se potesse, la sua posizione sull'Ucraina.

 E cosa ne pensi degli sviluppi attuali su cui si trova la situazione?

Perché si parla molto di più di pace. Non so quanto sia genuino.

Ed è interessante perché la Russia e anche la Cina hanno detto che non c'è, non ci sono le condizioni per la pace.

Quindi cosa sta succedendo esattamente qui?

 E qual è la tua opinione? E qual è la tua posizione?

 

JILL STEIN:

Ciò che sta accadendo è estremamente pericoloso e avrebbe potuto essere evitato del tutto.

E, sai, giusto per spiegare fin dall'inizio che questa è una guerra per procura. Il conflitto Russia-Ucraina è una guerra per procura degli Stati Uniti con i suoi altri alleati, la NATO contro la Russia, un tentativo di sostanzialmente dissanguare le risorse della Russia per indebolirla. Lo ha affermato esplicitamente il Segretario alla Difesa americano.

 

E, sapete, questa guerra è stata essenzialmente sgranocchiata nel corso di decenni quando la NATO ha iniziato a muoversi verso est e intensamente a invadere il confine della Russia.

 E gli avvisi sono stati consegnati.

Sai, prima di tutto, era stato promesso, la promessa è stata fatta dalla NATO, dagli Stati Uniti, a Gorbaciov nel momento in cui la Germania si è riunificata dopo la seconda guerra mondiale e la Germania è entrata nella NATO.

La promessa è stata fatta che la NATO non si sarebbe spostata verso est perché la Russia è comprensibilmente, sai, preoccupata per il suo confine e preoccupata di essere invasa di nuovo dopo aver perso circa 27 milioni di persone nella seconda guerra mondiale, sai, a causa dell'invasione attraverso quel confine con l'Ucraina e diverse volte, sai, nel corso della storia anche prima della Seconda Guerra Mondiale.

 

Quindi l'accordo è stato fatto.

 La NATO non si sposterà di un centimetro verso est.

E a partire dall'amministrazione Clinton, naturalmente, la NATO ha iniziato a spostarsi verso est e la Russia ha davvero suonato l'allarme.

E, sapete, la NATO ha continuato a marciare.

E poi, a partire dal 2014, in realtà, sapete, gli Stati Uniti sono stati chiaramente uno dei principali motori del colpo di stato, nel Maidan, un colpo di stato molto violento che ha coinvolto gli elementi fascisti in Ucraina che stavano rovesciando un governo democraticamente eletto che voleva semplicemente la neutralità, che voleva la neutralità negli Stati Uniti, che è ciò che la Russia ha sempre chiesto.

Solo neutralità.

Dateci la neutralità come, sai, come l'Austria, penso, dopo la seconda guerra mondiale, volevano solo la neutralità per l'Ucraina.

E gli Stati Uniti hanno sostanzialmente posto fine a tutto questo con il colpo di stato a Maidan, momento in cui è seguita una guerra contro i russofoni in tutta l'Ucraina, anche in Crimea e nelle province orientali.

 E le province orientali chiedevano a gran voce protezione dalla Russia e chiedevano, sai, che la Russia le accogliesse fondamentalmente.

E la Russia ha rifiutato.

La Russia ha resistito fino a quando non è stata sostanzialmente costretta a farlo quando, sai, è stato molto chiaro che la NATO stava arrivando al confine dell'Ucraina.

E la Russia ha continuato a supplicare, in realtà, un accordo di pace, molto simile agli accordi di Minsk.

L'accordo di pace qui non è scienza missilistica.

 Fondamentalmente assicura la neutralità e che i missili nucleari compatibili non sarebbero stati portati al lunghissimo confine ucraino.

Quei missili nucleari compatibili sono già lì al confine con la Russia, costituendo davvero una minaccia molto seria.

Ma situazioni al confine ucraino, sono molto vicini a Mosca.

 

E questo è estremamente provocatorio.

Voglio dire, questo è il pericolo che è stato affrontato negli anni passati attraverso il Trattato INF, il “Trattato sulle Forze Nucleari Intermedie”, che è stato un enorme passo avanti nella riduzione del livello di minaccia.

 Perché quando pensi che stai per essere attaccato e hai cinque minuti per prendere una decisione, questo è ciò che spinge davvero il dito sul grilletto e predispone davvero a decisioni terribili e un conflitto in rapida escalation.

Quindi questo è ciò che il “Trattato INF” avrebbe controllato.

E il Trattato INF è stato fondamentalmente buttato via da Donald Trump e dagli Stati Uniti.

E poi quel pericolo c'è stato, ma solo di recente con il posizionamento di questi missili nucleari compatibili sul confine.

E a proposito, poiché le tensioni sono aumentate di recente, gli Stati Uniti hanno anche annunciato che porteranno missili nucleari compatibili anche in Germania, il che infiammerà ulteriormente la situazione.

Quindi c'è stata una vera e propria escalation del conflitto con la Russia che fondamentalmente dice che utilizzerà armi nucleari e ha fatto alcune esercitazioni militari con armi nucleari.

 E diventa sempre più folle e pericoloso di ora in ora.

Allo stesso tempo, è chiaro che l'Ucraina non ha una strada da percorrere.

Non c'è modo di vincere questa guerra, ed è per questo che Obama voleva starne fuori, tanto per cominciare.

 Questo non è il confine degli Stati Uniti.

La Russia ha ovviamente un enorme interesse qui, nello stesso modo in cui gli Stati Uniti non avrebbero permesso alla Russia di portare i suoi missili a Cuba.

Non c'è modo che la Russia permetta ai missili degli Stati Uniti e della NATO di essere al suo confine.

Quindi, in pratica, abbiamo creato una crisi dei missili cubani, ora sotto steroidi. Quindi questo è estremamente pericoloso.

Implora una risoluzione.

Non sarà così semplice come sarebbe stato se avessimo permesso che il trattato di pace passasse a febbraio subito dopo, forse era marzo, ma era poco dopo l'inizio della guerra.

C'era un accordo di pace su cui la Russia si era fatta avanti e che includeva veri compromessi da parte della Russia. Penso che abbia lasciato incerto lo status a lungo termine della Crimea. Penso che abbia permesso alle province orientali di rimanere indipendenti.

Quindi questa assurdità che la Russia sia in missione per espandere il suo impero a ovest e che la Russia non scenderà a compromessi, è un'assurdità.

È come le accuse molto ingannevoli che vengono lanciate contro Hezbollah.

 Hezbollah ha accettato l'accordo di pace.

È Israele che non l'ha fatto. Ed è lo stesso in questo caso.

 La Russia è d'accordo da tempo. Sono gli Stati Uniti e l'Occidente che sono stati in questa lacrima implacabile per attaccare esclusivamente la Russia come se le armi nucleari non esistessero, come se non ci fosse alcun rischio qui.

È come se la leadership degli Stati Uniti fosse sconsiderata.

È all'oscuro.

È cerebralmente morto.

Sembra che non capisca i rischi nucleari e il fatto che non si può avere una guerra nucleare conveniente da qualche altra parte.

Non vogliamo molti scambi di armi nucleari per provocare l'inverno nucleare, che è globale.

 Un solo sottomarino dotato di armi nucleari contiene l'equivalente di 5.000 bombe di Hiroshima.

 Ne bastano alcune decine, forse 100, qualcosa del genere, per provocare effettivamente un sostanziale inverno nucleare, che viene ridistribuito.

L'inverno nucleare significa fondamentalmente quando vedi quella nuvola a fungo, quella nuvola a fungo è un nastro trasportatore.

Quello che sta facendo è portare i detriti nell'atmosfera superiore dove non si deteriorano.

Non scende con la pioggia, la neve o il vento.

È lassù per anni o decenni.

Oscura il cielo in modo che noi umani e la civiltà, facciamo la fine dei dinosauri. Questo è ciò che ha portato all'estinzione dei dinosauri. Non era una bomba nucleare.

Era una meteora.

 

Questo è assolutamente mortale per la nostra leadership giocare con le minacce nucleari.

Dovremmo eliminare tutte le armi nucleari dalla faccia della terra.

Dovremmo firmare il trattato per la messa al bando delle armi nucleari, che la maggior parte delle nazioni del mondo ha firmato.

 In realtà stiamo violando quel trattato delle Nazioni Unite in questo momento, noi stessi continuando a possedere armi nucleari.

C'è un semplice percorso da seguire qui.

Dovremmo semplicemente sederci e negoziare.

Cerchiamo di trovare un accordo perché l'Ucraina non ha futuro.

 L'Ucraina viene completamente distrutta.

Ha perso una generazione.

 Ora sta perdendo generazioni da entrambe le parti.

 Le morti sono state assolutamente fuori scala in una certa misura anche per la Russia.

La Russia ha una popolazione molto più numerosa, quindi non è così devastante.

La perdita di vite umane qui è scandalosa. È completamente inutile.

Questo è stato davvero istigato dagli Stati Uniti con i loro apologeti nella NATO. Questo può essere interrotto.

Questo è, ancora una volta, l'ordine dell'industria degli armamenti di creare un'altra guerra, un altro mercato per la vendita di armi.

Questo non serve assolutamente a nessuno, tranne ai profittatori di guerra, e mette in pericolo tutti noi.

 Deve essere fermato ora.

 

MICHAEL HUDSON: Usi la parola impantanato come se fosse un fallimento della politica degli Stati Uniti come lo è stata in Vietnam e in Afghanistan.

 

Questa era l'intenzione fin dall'inizio.

La strategia degli Stati Uniti è stata quella di impantanarsi perché hanno detto, se riusciamo a impantanare la Russia in Ucraina, dissangueremo le sue risorse perché l'economia russa, essendo post-comunista, è fondamentalmente inefficiente.

Tutti i piani degli Stati Uniti fatti dalla CIA e dalla sicurezza hanno analizzato a livello nazionale che in qualche modo la Russia aveva così poca capacità di creare un surplus economico e di tecnologia militare che ne avrebbe esaurito l'esistenza.

Quindi quello che è un fallimento è che l'intero piano degli Stati Uniti pensava che, beh, possiamo impantanarci l'Ucraina, e poi in due anni la Russia sarà in ginocchio e la popolazione cambierà per la Russia.

Ora, nel mese successivo al contratto russo da parte degli americani nel febbraio 2022, l'Ucraina ha dovuto far crollare 50 miliardi di dollari di debito estero a causa degli investitori stranieri.

Hanno posticipato il debito estero fino a quando l'Ucraina non avrebbe vinto la guerra il 1° agosto, oggi!

 o domani, in realtà. Questa era la data in cui dovevano arrivare i 50 miliardi di dollari.

E ovviamente l'Ucraina non poteva pagare. E speravo che gli investitori internazionali avrebbero detto, beh, non subiremo una perdita.

Sì, ti dichiareremo inadempiente.

E se avrebbero fatto quello che fanno gli investitori, questo avrebbe impedito al FMI di fare più prestiti all'Ucraina per finanziare la guerra, perché non si possono fare prestiti ai paesi in default.

 Invece, l'investitore ha fatto qualcosa che non ha fatto, gli obbligazionisti hanno fatto qualcosa che non hanno fatto con nessun paese del Sud del mondo.

 Hanno preso una ripartizione del 39% e hanno posticipato i tassi di interesse per altri tre o quattro anni quando l'Ucraina vincerà la guerra, apparentemente, il che ovviamente significa che non sarà mai pagato.

 

E ovviamente, c'era molta pressione su di loro. E stiamo parlando di BlackRock e PIMCO, le due più grandi società finanziarie del mondo, non nota per subito perdite intenzionali. Quindi sto cercando di capire, questo riflette qualcosa nella strategia degli Stati Uniti. Qual è la strategia?

 

Beh, dice che, sì, faremo un accordo per la pace con la Russia, ma lo abbiamo già fatto, ci siamo accaparrati tutte le riserve di valuta estera della Russia in Europa, 300 miliardi di dollari.

Abbiamo appena dato all'Ucraina tutti i pagamenti degli interessi su questo.

 Parte dell'accordo di pace, credo, per cui gli Stati Uniti stanno facendo pressione dirà, ok, devi spendere tutti i 300 miliardi di dollari che abbiamo preso, darli all'Ucraina come riparazioni.

Beh, quello che sto esortando la Russia a fare è dire, ok, siamo disposti a dare quei 300 miliardi di dollari all'Ucraina come riparazioni a Donetsk, Luhansk e ai territori di lingua russa.

Sì, spendiamo tutti quei 300 miliardi di dollari per ricostruire le infrastrutture civili, gli edifici civili, le case e i condomini che i neonazisti ucraini hanno bombardato.

 E ricostruiremo l'est dell'Ucraina. E probabilmente ci sarà una zona demilitarizzata nel mezzo.

Ovviamente, niente di tutto questo sarà fatto prima delle elezioni di novembre, perché l'amministrazione Biden, Biden-Harris, il Partito Democratico, credendo che in qualche modo se abbiano la pace in Ucraina ora, gli elettori voterebbero tutti contro, non rendendosi conto che quello era l'unico modo per ottenere gli elettori.

Penso che sia per questo che Donald Trump, non noto per il suo pacifismo, si è opposto alla guerra in Ucraina.

Quindi è sorprendente che gli altri due partiti politici immaginino che gli elettori vogliano che l'America vinca in Ucraina, che vinca in Palestina e in Israele.

 Eppure, Jill è l'unico candidato che sta effettivamente promuovendo ciò che gli elettori vogliono.

E che, beh, puoi vedere che qui c'è qualcosa di asimmetrico.

DANNY HAIPHONG: Sì.

E forse possiamo parlare ulteriormente anche dell'impatto economico, perché sembra che tutte queste guerre, questo regime di guerra senza fine che gli Stati Uniti stanno conducendo e tutto questo, non siamo nemmeno arrivati all'Asia Pacifico con la Cina.

Ma se guardiamo solo all'Ucraina, non solo sono state inviate ingenti somme di denaro all'Ucraina, i cosiddetti aiuti, molti dei quali ovviamente sono andati al complesso industriale militare.

Ma c'è stato anche il regime delle sanzioni, di cui conosco Michael, hai parlato molto.

Il regime delle sanzioni, che avrebbe dovuto paralizzare la Russia, avrebbe dovuto distruggerla, avrebbe dovuto fare quello che ha fatto, almeno in senso economico, far soffrire le persone.

E poi si spera che i governi vengano rovesciati.

Non ha funzionato in altri posti. Voglio dire, Nicolas Maduro è ancora il presidente del Venezuela.

Sai, possiamo andare avanti all'infinito con i paesi.

Siria, Bashar al-Assad è ancora il presidente della Siria, nonostante le sanzioni paralizzanti.

 L'Iran ha ancora la stessa leadership politica.

 

Ciononostante, l'idea era quella.

Quindi forse potrebbe parlare LEI, dottor Stein, può iniziare.

L'impatto economico delle sanzioni e ciò che si crede devono essere fatti al riguardo, perché dall'altra parte della parte politica, i due partiti, ma non si parla, non si parla di fermare le sanzioni.

 A volte Donald Trump dice, oh, beh, non stanno davvero lavorando sulla Russia, ma non si parla davvero di, beh, forse devono essere eliminati.

Forse non sono utili. Forse sono disumani. Forse sono un crimine di guerra.

 Ma Jill Stein, la tua opinione.

 

JILL STEIN:

Quindi le sanzioni sono, sai, penso che siano una violazione del diritto internazionale.

Sono una forma di guerra non convenzionale. È una guerra economica.

Sappiamo che decine di migliaia di persone sono morte in Venezuela a causa delle sanzioni, sai, le sanzioni causano una vera carenza di cibo e farmaci e sono davvero un'arma mortale.

Non solo ne abbiamo bisogno, e gli Stati Uniti qualcosa hanno come un terzo, forse più di quello dell'intera popolazione mondiale sotto sanzioni in questo momento, il che riflette il tipo di politica estera fuorviante degli Stati Uniti.

 Siamo un po' in guerra con il mondo.

Abbiamo una politica estera descritta come un dominio a tutto spettro.

Dobbiamo dominare tutte le sfere della competizione e dell'interazione. Domineremo tutte le aree del mondo, il cyberspazio, lo spazio esterno, la superficie del mare, la terra, sotto il mare, ecc. Dobbiamo dominare tutto.

E, sapete, le economie fanno parte di questo, che noi, sapete, abbiamo la presunzione di dominare.

E quindi anche questo è un problema. Non sono solo le sanzioni.

È come se fosse il senso del potere imperiale che sta alla base di quelle sanzioni, che quelle sanzioni intendono far rispettare. Quindi non solo dobbiamo mettere da parte questo meccanismo di applicazione molto dannoso, ma dobbiamo passare da un mondo unipolare in cui siamo fondamentalmente il bullo nel cortile della scuola a un, sai, dobbiamo essere un membro adulto della comunità globale e far parte di un mondo multipolare, che è la realtà.

Penso, come diceva Michael prima, che gli Stati Uniti non siano più la potenza economica dominante e che l'alleanza BRICS abbia una quota del PIL maggiore di noi.

Sai, la Cina e i BRICS stanno crescendo a un ritmo molto maggiore di noi.

Quindi è una politica molto sbagliata in tutto ed è una proposta perdente.

Quindi dobbiamo porre fine alle sanzioni, ma dobbiamo anche porre fine alla politica dietro quelle sanzioni che sta cercando di dominare il mondo e, sai, andare avanti in un modo che sia, sai, basato su un, possiamo avere competizione, ma non abbiamo bisogno di una competizione feroce e violenta e dello sforzo di dominare.

 

MICHAEL HUDSON:

Ebbene, per parafrasare un famoso detto francese, le sanzioni sono anche peggiori della violazione del diritto internazionale. Sono un errore.

 

Quando si sanziona un paese, lo si costringe a proteggersi.

Sanzionate le importazioni russe di prodotti agricoli alimentari.

Cosa ha fatto la Russia?

Produceva il proprio formaggio invece di importare formaggio e prodotti lattiero-caseari dagli Stati baltici che ora hanno perso quel mercato.

Quando si sanziona un paese per i beni essenziali, il paese produce molto rapidamente beni essenziali per sé stesso perché se non lo facesse, andrebbe in crisi.

Quindi, ogni volta che si impongono sanzioni, si perde il mercato.

Ora, tutto questo è in discussione in questo momento per quanto riguarda la Cina perché il Partito Democratico dice, beh, mettiamo sanzioni sulla tecnologia dell'informazione contro la Cina in modo che non possano ottenere i chip dei computer e i chip di cui hanno bisogno.

E il risultato è che i principali fornitori americani di chip per computer hanno detto, aspetta un attimo, la Cina è il nostro mercato principale.

Se perdiamo il mercato cinese, non abbiamo più i profitti.

Come faremo a guadagnare i soldi da investire in ricerca e sviluppo?

Perdere il mercato cinese significa che produrranno i chip da soli.

Utilizzeranno i proventi delle vendite dei chip per finanziare la propria ricerca e sviluppo, che non possiamo produrre a causa delle sanzioni.

 Ed è tutto economico, si sta ritorcendo contro.

 

Quindi, quando “Jill “dice che questa è la mentalità di un bullo nel cortile di una scuola, è esattamente quello che è.

 È la mentalità. La mentalità non funziona.

E quindi questo è ciò che le elezioni dovrebbero davvero essere. Che tipo di mentalità avrai?

Come tratterai il mondo e le altre persone?

Hai intenzione di dire semplicemente che se non fai quello che voglio ti farò del male?

 Oppure farete ciò che la politica cinese è molto attenta a dire, come possiamo guadagnarci entrambi?

L'idea è che non potete guadagnarci entrambi perché, come dice Donald Trump, l'America deve guadagnare da qualsiasi contratto abbiamo.

 Ecco due filosofie diverse. Questo è ciò che sta dividendo il mondo intero in questo momento.

JILL STEIN:

E se posso solo aggiungere qualcosa, è come la differenza tra l'essere una specie di adolescente insicuro, sai, che ha bisogno di dominare le proprie relazioni personali, nel qual caso, non avranno un'esperienza sana o, sai, relazioni reciproche o durature.

Avranno, sai, relazioni davvero tossiche.

 E puoi semplicemente amplificarlo a livello nazionale.

E questa è la scelta qui. Avremo, sai, interazioni umane?

Oppure avremo questo tipo di regole del gioco disumanizzate e prepotenti?

Questa è davvero la scelta che vogliamo.

E vediamo nella nostra vita cosa significa avere un'economia e comunità dominate dalle aziende e aver perso i nostri spazi pubblici e i nostri beni comuni.

E, sapete, l'assistenza sanitaria ora è, lo sapete, intensamente una questione di, tutto è mercificato, lo sapete.

 Le nostre abitazioni non soddisfano i bisogni umani. È, sai, è una crisi.

 

Voglio dire, qualunque sia la dimensione della nostra vita che si guarda in questo momento, le persone sono in una crisi seria, seria, davvero esistenziale, quando la metà di tutti gli americani sta pagando dal 30 al 50 per cento del proprio reddito solo per mantenere un tetto sopra la testa, perché, si sa, la politica abitativa è stata fondamentalmente dirottata da grandi costruttori redditizi.

E così c'è il private equity che compra case in modo massiccio e riduce l'offerta, quindi gli affitti sono alle stelle.

 Le persone non possono permettersi l'affitto.

E questo è vero, davvero, in realtà, sai, davvero su tutta la linea con la popolazione.

I senzatetto sono alle stelle.

Poi, nel frattempo, i senzatetto sono criminalizzati.

E così, sai, c'è, tipo, il governatore della California, che ora sta raddoppiando gli sforzi e dicendo alle comunità che devono permettere delle loro popolazioni di senzatetto.

 Dove andranno, sai?

E nel frattempo, gli americani sono a uno o due stipendi di distanza dagli sfratti. Quindi questo non è un mondo che funziona.

 Sai, la crisi è nella nostra politica estera, e la crisi è molto, sai, nelle nostre vite, il tessuto delle nostre vite.

 E le persone sono gravate dai debiti.

Quando paghi metà del tuo reddito per mantenere un tetto sopra la testa, sai, come fai a pagare il tuo debito studentesco o il tuo debito medico?

 Otto milioni di americani sono stati spinti alla povertà solo a causa del debito medico l'anno scorso.

A proposito, se si sviluppa il cancro, i cui tassi sono alle stelle, soprattutto nei giovani in questo momento, se si sviluppa il cancro, le probabilità sono che entro due anni, le probabilità sono del 40%, almeno, che si esauriranno propri risparmi entro due anni solo cercando di sopravvivere e far fronte alla diagnosi di cancro.

Quindi, sai, i muri si stanno chiudendo su di noi.

 Questo, sapete, questa economia predatoria è una politica estera predatoria, che a sua volta ci sta derubando delle risorse di cui abbiamo bisogno per avere un'economia umanizzata.

 Tutto questo è insuperabile. È intollerabile.

E la gente è pronta a ribellarsi.

E, sai, ancora una volta, incoraggio le persone ad andare a “JillStein2024.com”. Abbiamo i numeri qui per essere una forza molto potente.

In realtà, queste elezioni sono una tempesta perfetta per una serie di ragioni, tra cui il fatto che ci sono tre campagne pro-guerra e anti-lavoratori che saranno sulla scheda elettorale che dividerà quel voto.

 Se riusciamo ad andare al voto in tutto il paese, sapete, tutte le scommesse sono aperte su ciò che accadrà.

Questo costringerà anche i media a iniziare a coprirci.

In questo momento, possono fingere che non siamo un fattore nelle elezioni perché ci stanno semplicemente ignorando.

Ma una volta che siamo al ballottaggio per la maggior parte degli elettori in tutto il paese, allora non possono davvero escluderci dalla copertura.

 

DANNY HAIPHONG: Sì, certo.

Beh, forse possiamo chiudere tutto questo perché, Michael, prima hai detto che le sanzioni sono un errore.

Costringono paesi come la Russia che stanno diventando molto più autosufficienti. E abbiamo visto molto successo in questo ambito.

 E questo è stato anche un enorme impulso per il mondo multipolare, per questo modo alternativo di fare non solo affari, ma anche sviluppo in tutte le sfere, diplomatica, politica, militare.

 

E lo abbiamo visto con la Cina sempre più coinvolta nella questione palestinese, nell'ospitalità.

Tutto questo potrebbe essere inutile ora, data l'intensità della situazione con ciò che Israele e gli Stati Uniti hanno appena condotto all'interno dell'Iran. Ciononostante, i leader dei gruppi palestinesi hanno firmato una dichiarazione che chiede l'unità sotto” l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina”.

E poi abbiamo visto anche la Russia essere coinvolta in questo modo.

Abbiamo anche assistito a importanti risultati diplomatici da parte del mondo multipolare.

 E anche questa spinta, i BRICS terranno il loro vertice a Kazan in ottobre.

Abbiamo visto tutti i paesi BRICS, soprattutto a livello bilaterale, muovendosi maggiormente verso le rispettive valute e allontanandosi dal dollaro e dal regolamento commerciale.

 

Quindi, Michael, forse potresti parlare di come sono andate queste guerre, sia che stiamo parlando di ciò che sta accadendo in Asia occidentale con Gaza, della più ampia conflagrazione che sta emergendo lì, dell'Ucraina, di come hanno davvero accelerato o accelerato questo processo verso un mondo più multipolare?

 L'avete inquadrata quasi come una spaccatura delle civiltà.

 

MICHAEL HUDSON:

Beh, nel lontano 1955, si tenne in Indonesia la “Conferenza delle Nazioni Non Allineate”.

Si sono resi conto che il modo in cui l'assetto americano del dopoguerra del “Fondo monetario internazionale”, della “Banca mondiale e del commercio” stava lavorando contro di loro, ma non potevano farcela da soli.

 E l'America è stata in grado di dividere e conquistare paesi.

 

Ebbene, ciò che ha cambiato tutto ciò che stava effettivamente iniziando circa 25 anni fa, la Cina è stata in grado di essere indipendente ed è stata in grado di crescere molto rapidamente arricchendosi nello stesso modo in cui l'America si è arricchita nel 19° secolo, promuovendo l'industrializzazione, impedendo ai monopoli di prendere il sopravvento e, soprattutto, mantenendo il denaro e la finanza come un servizio pubblico nel proprio dominio invece di lasciare che le banche prendessero il sopravvento.

E così per 20 anni, poco prima della guerra degli ultimi anni, ci sono stati paesi che si sono resi conto che abbiamo bisogno di un nuovo ordine economico, parliamone. Hai avuto un sacco di lavoro accademico su di esso.

Ciò che ha effettivamente scatenato questo senso di urgenza e lo ha reso pressante è proprio ciò che si sta vedendo non solo in Ucraina, ma soprattutto in Israele.

Stai combattendo contro il principio stesso della civiltà.

E Netanyahu, lo ha detto in modo abbastanza efficiente.

Ha detto, questa è una lotta tra civiltà e barbarie.

E lo è.

Si confonde su chi sia la civiltà e chi siano i barbari.

Questa frase viene da “Rosa Luxemburg” un secolo fa, che fu uccisa dai nazisti in Germania, insieme a “Karl Liebknecht”.

E ora ci si trova, all'improvviso, quando il resto delle nazioni vede cosa sta succedendo in Ucraina, la lotta per l'ultimo ucraino possiamo essere noi.

Il Giappone sta dicendo, beh, se ci uniamo all'America, combattiamo per gli ultimi giapponesi?

 I taiwanesi dicono: "Beh, se davvero prendiamo le armi americane e combattiamo la Cina, moriremo per gli ultimi taiwanesi?

E stanno guardando al comportamento antiumano contro Gaza, contro la Cisgiordania, contro il Libano.

E dicono, questo potrebbe essere il nostro futuro.

Questo rende urgente che ci uniamo e creiamo un'economia alternativa al tipo di mondo che gli Stati Uniti ei neoliberisti stanno controllando, dicendo: se non possiamo controllarvi, vi distruggiamo.

Beh, ci deve essere un'alternativa al naufragio.

E non è che ci sia un conflitto.

Non esiste un conflitto in cui ci auto uccidiamo.

La Cina, la Russia, l'Iran, l'Eurasia, non vogliono essere come l'Occidente.

Vogliono evitare di essere come l'Occidente.

Vogliono dire: tu vai per la tua strada, noi andremo per la nostra.

L'Occidente ha fallito perché è stato risucchiato nel neoliberismo unipolare sponsorizzato dagli Stati Uniti.

Stanno creando, in un certo senso cercando di reinventare la ruota politicamente ed economicamente.

Non guardano al passato.

 Stanno cercando in modo molto pragmatico di capire come farlo da soli.

 Tutto quello che vogliono fare è andare avanti da soli.

 

E gli Stati Uniti dicono:

non vogliamo che tu vada da solo. Vogliamo che tu sia colonizzato finanziariamente.

Vogliamo ottenere la vostra ricchezza, dirottarla verso il “FMI”, la “Banca Mondiale”, il nostro commercio estero e gli investimenti.

Vogliamo che ci lasciate comprare le vostre altezze dominanti, che ci compriate i vostri servizi pubblici e che ne facciate rendite di monopolio.

 

Questa è un'intera lotta per il tipo di mondo che possiamo avere.

E l'urgenza riguarda il modo in cui abbiamo iniziato l'intera discussione con le guerre disumane che stiamo vedendo nel Vicino Oriente e in Ucraina.

JILL STEIN:

E se posso aggiungere a questo, sai, sull'urgenza, abbiamo anche questo genocidio che sta accadendo, sai, proprio davanti al nostro naso.

E non è solo che le abitazioni sono state completamente distrutte, le persone sono state completamente sfollate.

 Fondamentalmente vivono per strada in tende se sono fortunati, ma sono anche fuori dalle tende.

 E gli vengono negati cibo e acqua.

E ora hanno malattie infettive che stanno iniziando a intensificarsi davvero.

 E questo è il colera.

 È anche la poliomielite, sai, che diventa davvero diffusa in una popolazione prima ancora che tu inizi a vederla.

 E sembra che sia successo.

A proposito, anche questo è una minaccia per Israele.

Queste malattie infettive non rimangono, sai, contenute.

 Quindi questo è un mondo mostruoso.

 

E parlando di urgenza, sai, c'è l'urgenza degli americani che a malapena si aggrappano a un tetto sopra la testa, che non hanno l'assistenza sanitaria di cui hanno bisogno, che 18 milioni di persone non possono permettersi i loro farmaci. Sai, queste sono le false promesse dei democratici che avrebbero approvato un salario minimo di 15 dollari.

Non l'avrebbero nemmeno portato al voto.

 Sai, e $ 15 non sono più sufficienti per mantenere te stesso o la tua famiglia o mantenere un tetto sopra la testa.

 

Quindi è davvero il completo abbandono dei lavoratori in questo paese che è davvero in uno stato di emergenza in questo momento.

Ci sono circa 600.000 persone o più in una data notte che sono per strada, e ora non sono autorizzate a dormire per strada.

Quindi, dove andranno esattamente?

 

Abbiamo un mondo che sta crollando e bruciando.

 A proposito, sai, guarda gli incendi che stanno bruciando fuori controllo in questo momento.

 E, sapete, e le onde di calore e la siccità del fiume Colorado, per esempio, che rifornisce il sistema agricolo della California, che a sua volta fornisce metà della frutta e della verdura per la nazione, il fiume Colorado sta scendendo.

Quindi questa è, questa è un'emergenza totale su così tanti fronti.

E in particolare, c'è il genocidio.

E ci sono circa mezzo milione di persone che rischiano di morire questo mese, secondo il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite.

Quindi, sapete, se non vi piace il genocidio, se non vi piace quel sangue sulle vostre mani, se non vi piace vedere questi scheletri emaciati di bambini, e, sapete, la fame non è come una morte rapida o una morte misericordiosa.

Questa è tortura.

 Sai, queste sono famiglie e bambini che vengono torturati su scala industriale.

E questa tortura è andata davvero avanti per nove mesi.

Questo, sapete, è come l'opposto della civiltà.

Questa è un'incredibile brutalità, disumanità, barbarie su una scala senza precedenti che stiamo osservando ora.

E Israele nega completamente, lo nega completamente, e i neoconservatori che li sostengono, e i neoliberisti che li sostengono sono completamente, sapete, in sintonia.

 È una caratteristica del genocidio, secondo alcuni degli esperti che, ho appena fatto solo un po' di lettura.

Ma a quanto pare, questo è comune.

 Le popolazioni che commettono genocidio, le persone che commettono genocidio, si sentono minacciate a loro volta.

E questa è la mentalità in questo momento.

 

Abbiamo bisogno di alcuni adulti nella stanza per alzarsi qui, perché ci stanno trascinando tutti in questo pantano in questo pantano in questo momento.

 E questo va al nucleare.

Sai, voglio dire, è lì che stiamo andando.

 E stiamo passando da un genocidio in questo momento a un potenziale genocidio su scala di civiltà.

Ecco cos'è la guerra nucleare.

E abbiamo una leadership che ha perso la testa, non solo la leadership di Israele, ma la leadership di questo paese, che sta collaborando con questi mostri, questi mostri morali completi, che non hanno la minima idea di quello che stanno facendo.

Devono essere rimossi dall'alimentazione il più rapidamente possibile.

E voglio davvero incoraggiare le persone ad avere il coraggio delle proprie convinzioni, sai, e a non lasciare che la tua umanità venga negata.

 E non lasciarti intimidire dal tuo voto.

Non abbiamo assolutamente nulla da perdere qui alzandoci in piedi e votando per ciò di cui abbiamo bisogno.

Non fatevi convincere al maschio minore.

Il fascismo è qui.

Basta guardare le teste che vengono sbattute nei campus, la negazione dei nostri diritti di libertà di parola, la negazione del nostro diritto di protestare, la cattiveria. Sai, sono le forze di occupazione israeliane, che stanno addestrando le forze di polizia. Abbiamo 70 città poliziesche in costruzione in questo paese. In quasi tutti gli stati ora, ci sono città poliziesche che vengono costruite.

Hai la bozza, che è stata riattivata.

Ora è con il pilota automatico. E i vostri nomi e i nomi dei vostri figli vanno tutti in quel database.

Non c'è nessun posto dove scappare.

Il fascismo è qui.

Dobbiamo alzarci e combatterlo. Non lasciarti intimidire.

Sai, molte delle città della polizia, molta della violenza che sta avvenendo in difesa del genocidio qui in questo paese è stata commessa dai democratici, che si tratti del sindaco Adams a New York, che si tratti delle città della polizia ad Atlanta, in Georgia per esempio.

 Questo è tutto sotto i democratici.

E la gente sta cercando di portarlo a un referendum per chiuderlo.

E stanno cercando di bloccare quel referendum.

Guardate l'intero processo di queste elezioni all'interno del Partito Democratico. Fondamentalmente, sai, non era permesso tenere le primarie.

E poi c'è stato questo scambio che è stato orchestrato dall'alto, dettato dalle élite politiche all'interno del Partito Democratico, che ha deciso che Joe Biden era fuori e Kamala Harris era dentro.

Non c'è stato un solo voto a favore di Kamala Harris, ma ora è lei la candidata designata.

Non ci sarà una convention aperta.

 

Sai, la democrazia è in vita in questo paese, se non del tutto.

Quindi non fatevi intimidire e votate per il genocidio, votando per il fascismo.

 È qui.

È in entrambi i partiti.

 Le piccole differenze tra loro, si sa, non sono sufficienti per salvare il tuo lavoro, per salvare la tua vita o per salvare il pianeta. La nave sta affondando qui piuttosto rapidamente.

È l'unico strumento che abbiamo, e dovrei dire che ce n'è più di uno, certamente l'azione nelle strade è uno strumento molto potente, ma non possiamo permettere che ci dissuadano dal nostro potere di votare.

Dobbiamo votare e dobbiamo alzarci in piedi e rivendicare il nostro diritto di voto e di votare per un candidato di nostra scelta che ci rappresenti davvero, non l'”AIPAC”, “non la macchina da guerra”, “non le grandi case farmaceutiche” e le “compagnie di assicurazione sanitaria.”

Quindi voglio davvero incoraggiare le persone ad alzarsi in piedi.

Non lasciatevi tamburellare e propagandare fino all'impotenza.

Noi abbiamo il potere.

Nelle parole di “Alice Walker”, il modo più grande in cui le persone rinunciano al potere è non sapere che ce l'abbiamo, tanto per cominciare.

Sia che si guardi al 68% degli americani che si oppongono con veemenza a questo genocidio, sia che si guardi a 44 milioni di giovani bloccati nei debiti studenteschi, sai, 100 milioni di debiti medici, cose che possiamo sistemare proprio qui e ora, abbiamo i numeri.

E, sai, questa è un'opportunità unica nella vita in queste elezioni per alzarci e combattere finché possiamo.

E per lontano quanto arriviamo, diventiamo una forza con cui lottare, sia che prendiamo la Casa Bianca o semplicemente vinciamo la giornata stabilendo una forza forte, che continuerà a organizzarsi e a competere per il potere.

Guardate cosa è appena successo in Francia.

Come ha fatto la Francia a respingere la destra?

Alzandosi in piedi, con le forze di sinistra che si uniscono.

È stata la stessa cosa [con] Allende in Cile.

 Quando Allende prevalse, fu grazie a Pablo Neruda, che unì le forze con lui.

E così le due campagne progressiste si sono unite in modo che possano prevalere.

 Sfortunatamente, la CIA poi, sai, ha rovesciato quella rivoluzione.

Ma, sai, dobbiamo prenderlo e poi dobbiamo rimanerci.

E, sai, il mondo è in ribellione in questo momento.

Gli Stati Uniti e Israele sono soli insieme in questo genocidio.

E questa non è un'alleanza che possa prevalere contro il resto del mondo.

Quindi dobbiamo alzarci in piedi.

Dobbiamo proteggere e preservare il diritto internazionale, perché quando non sei più il bullo nel cortile della scuola, hai bisogno del diritto internazionale.

Quindi dobbiamo smettere di metterlo da parte e di distruggerlo.

Dobbiamo essere un giocatore di squadra.

 Gli adulti presenti nella stanza devono farsi avanti qui, anche in questo Paese.

 E dobbiamo alzarci e riprenderci la nostra democrazia.

E questo inizia proprio adesso.

 

DANNY HAIPHONG: Infatti. E, Michael, hai qualche commento finale?

 

MICHAEL HUDSON:

Beh, nessuno può essere più eloquente di quello che “Jill” ha appena detto.

Volevo riassumere la domanda del voto.

 Molte persone accusano la sua campagna di essere un disastro per il Partito Democratico.

 E dicono, sai, se vuoi ottenere voti, sarà proprio come “Ralph Nader” nel 2000.

Farai perdere i democratici.

Beh, questo è l'obiettivo.

I Democratici sono quello che è diventato il partito neoliberista, il partito della guerra.

Quando anche Donald Trump si sposta a sinistra dei democratici ed è un candidato per la pace in Ucraina, si vede quanto sia folle.

Sì, un voto per “Jill” è a un voto di distanza dai democratici.

 Ecco perché voglio che votiate per lei.

 

JILL STEIN:

Ed è l'unico modo per mettere a tacere i repubblicani, devo dire, perché il neoliberismo è la causa del neofascismo.

Non è la soluzione ad esso.

I Democratici hanno finanziato l'ala più estremista del partito repubblicano nello stesso modo in cui la campagna del Pifferaio magico, sapete, ha rivelato attraverso” WikiLeaks” nelle “e-mail di Podestà”, la campagna del Pifferaio magico era tutta incentrata sull'elevazione dell'elemento marginale più radicale dei repubblicani.

E quella era Donald Trump, che hanno promosso nei notiziari e con i loro contatti con i media e tutto il resto.

Erano tutti incentrati sulla corsa contro Trump.

E hanno continuato con questa politica di grande successo, con una strategia assolutamente oltraggiosa.

Lo stanno ancora seguendo.

E nelle elezioni di medio termine del 2022 hanno speso circa 50 milioni di dollari per elevare i candidati più estremisti all'interno del partito repubblicano, sponsorizzarli, contribuire a loro in modo che vincessero le primarie e rendessero più facile vincere in generale.

Ma sfortunatamente, poi, assumono una vita propria all'interno del partito repubblicano.

Quindi entrambi questi partiti sono assolutamente corrotti.

Sono immersi fino ai loro occhi nella palude con un sacco di soldi.

Ora puoi contribuire con cento, 1 milione di dollari alla volta.

Anche questo non significa nemmeno usare i super PAC dove puoi contribuire con miliardi se vuoi, sai, è illimitato assolutamente, ma anche all'interno dei contributi non-super PAC, il limite è ora di 1 milione.

Il sistema diventa sempre più corrotto di giorno in giorno.

Abbiamo bisogno di un sistema di finanziamento pubblico.

E a proposito, il dipartimento del tesoro, il dipartimento democratico del tesoro sta trattenendo i nostri fondi integrativi.

 Dovremmo avere circa 300.000 dollari in fondi corrispondenti che utilizzeremmo per completare le nostre campagne elettorali o per garantire che tutti gli elettori abbiano una scelta contro il genocidio, contro la guerra, a favore dei lavoratori e dell'emergenza climatica sulla scheda elettorale.

Stanno trattenendo i soldi. Stanno facendo di tutto.

Hanno assunto un esercito di avvocati hanno e pubblicizzato la ricerca di spie e infiltrati e persone che li gestivano nelle nostre campagne.

In ordine, ecco quanto sono spaventati.

Sanno che i loro giorni sono contati.

I Verdi e gli indipendenti non hanno bisogno di rubare il loro tuono perché hanno già perso il loro tuono.

 I democratici hanno fatto questo a sé stessi.

 Hanno iniziato a perdere la loro base nel 2010 dopo i salvataggi di Wall Street, dopo la tripletta del Partito Democratico in entrambe le camere e alla Casa Bianca, ehm, uh, hanno salvato Wall Street e buttato fuori sette o 8 milioni di proprietari di case, sai, aggiungiamo a quel “NAFTA” e sostanzialmente la perdita di 30 milioni di posti di lavoro, uh, negli ultimi due decenni.

Quindi i lavoratori sono stati devastati, in particolare dal Partito Democratico.

Ed è allora che i voti hanno cominciato davvero a spostarsi.

 Quella è stata la più grande elezione rovinata che i democratici abbiano mai avuto.

Hanno perso 1000 seggi nelle legislature statali.

Hanno perso 64 seggi al Congresso e 13 o 14 al Senato e lo stesso numero di governatori.

Quindi hanno fatto questo a sé stessi.

 

Cercano di dare la colpa a noi.

Hanno solo bisogno di un capro espiatorio.

Come se in questo momento stessero cercando di dare la colpa di tutto agli immigrati.

Il partito repubblicano si occupa di demonizzare gli immigrati e il partito democratico si occupa di demonizzare i repubblicani.

E questo è tutto ciò che potremo ottenere con questi due partiti.

Quindi dobbiamo alzarci e reagire.

 I democratici non sono il modo in cui combattiamo.

Dobbiamo farlo.

Abbiamo un ordine del giorno per questo, che è sul nostro sito web ed è ciò di cui abbiamo parlato qui oggi.

Quindi direi di unirci alla rivoluzione e, uh, facciamo in modo che accada di nuovo. Vai da “Jill Stein2024.com” e, uh, ti apprezzo davvero.

Grazie mille, Michael, per tutto quello che fai.

 Imparo tutto, imparo molto ogni volta che ho una conversazione con te e Danny, grazie mille per aver reso possibile tutto questo e per tutto il vostro favoloso lavoro.

Abbiamo bisogno di una stampa libera e di supporto, di questo canale qui per renderlo possibile. Naturalmente.

 

DANNY HAIPHONG:

Beh, una cosa, uh, per i nostri scopi, uh, il motivo per cui “Jill Stein” è qui, il motivo per cui “Michael Hudson”, io porto persone come “Michael Hudson” qui è perché una campagna come quella di “Jill Stein” è davvero, come hai detto tu, “Jill”, i democratici, i repubblicani, non c'è alcuna possibilità per gli scopi di questo canale. Si parla molto di geopolitica.

 Parlavamo molto di pace. Parliamo molto di, uh, guerra.

Non c'è nessun candidato.

 Kamala Harris, Donald Trump, democratico, repubblicano, questi due partiti non affronteranno queste domande, qualunque cosa dicano, non cambieranno il calcolo politico in tutto il mondo.

Non ci avvicineranno alla pace, il che significa che tutte le altre cose che il Dr. Stein ha sollevato e che Michael ha sollevato, non verranno affrontate.

Ecco perché siamo qui oggi.

Ma avete tempo per un paio di domande veloci da parte del pubblico, giusto per chiudere?

 

JILL STEIN:

Uhm, sì. Uh, quelli veloci, ma io, certo, certo. Quindi non esaminerò tutti.

 Ehi, scusa. Abbiamo limiti di tempo.

Ehm, quindi non esaminerò tutte le super chat, ma ne abbiamo una, una domanda sulla super chat e una domanda sui membri di Patriot.

Inizierò con la domanda sul membro Patriot. Perché è buono.

 Viene da “Jeff”.

Ha detto: come faranno i Verdi, se eletti, a difendersi pragmaticamente dai tentativi di sabotare la loro campagna? Quindi ne hai parlato un po' perché sono interessato, e ne hai anche parlato, “Jill”, con “Salvador Allende”, giusto?

Come se non fossimo ancora a quel punto, ma nonostante ciò, la repressione c'è. Quindi, come, con quanta pragmaticità, come si affronta questo genere di cose?

JILL STEIN: Sì.

Quindi non c'è una pallottola d'argento qui e, e questo sarà un grosso problema, ci sono molte cose che dobbiamo fare e possiamo fare per riattivare la democrazia.

E lasciatemi dire che non verremo eletti alla Casa Bianca senza che ci sia un forte movimento di base.

E soprattutto quel movimento di base non sarà sullo scaffale, che è quello che ha fatto “Barack Obama” una volta che ha rotto un sacco di barriere, sai, e poi ha nominato “Larry Summers “ed era chiaro dove stava andando con la sua campagna, si trattava di Wall Street.

Non si trattava di potere di base.

Quindi lasciatemi dire a tutti coloro che sostengono questa campagna, non è finita.

 Sai, se, per quanto prevalgano, dobbiamo andare avanti, sia che vinciamo la Casa Bianca o non vinciamo la Casa Bianca, dobbiamo andare avanti.

Ma soprattutto se vinceremo la Casa Bianca, avremo bisogno di un movimento di base concertato e continuo.

E tra le cose che riprenderemo per rendere possibile la democrazia ci sono le riunioni del municipio in modo da ritenere responsabili i nostri eletti, i nostri eletti.

Lo facevamo una volta.

In questo momento, i nostri eletti sono troppo occupati a parlare con i loro grandi donatori per essere trattenuti, sapete, per avere i piedi sul fuoco dai loro elettori.

Così riporteremo le riunioni del municipio e, usando il pulpito prepotente, che non possono negarci.

Incolperemo e svergogneremo coloro che non si incontrano con i loro elettori e che non li rappresentano.

Riporteremo anche le udienze del Congresso e intraprenderemo anche una causa antitrust contro i media consolidati in modo da smembrare i media.

Sapete, tutto questo è il primo giorno da cui possiamo iniziare, finendo il flusso di armi verso Israele che dichiara anche un'emergenza climatica, perché nel momento in cui dichiari l'emergenza, “liberi oltre mezzo trilione di dollari in finanziamenti per dare effettivamente inizio al Green New Deal”.

Quindi, sai, non entreremo in questo cieco e ingenuo.

 Non arriveremo a questo dopo decenni di molestie, calunnie, campagne diffamatorie e campagne di paura.

Sapete, lotteremo anche per rendere i social media un'utilità pubblica in modo che non siano controllati e censurati, sapete, da Elon Musk e simili.

Sapete, abbiamo bisogno di una democrazia forte.

Dobbiamo anche abbattere l'oligarchia perché quando il denaro e il potere sono altamente concentrati in poche mani, ci sono tutti i modi per distruggere la democrazia.

Quindi, sai, abbiamo bisogno di molteplici iniziative su più fronti.

E dirò anche che ci sono molte persone in corsa per il Congresso in questo momento che sono Verdi, Socialisti o DSA che corrono con un programma simile.

E così avremo degli alleati.

Non c'è modo di entrare alla Casa Bianca senza che ci sia un'ondata di rappresentanti popolari che salgono al potere.

Quindi fondamentalmente combattiamo rimanendo organizzati, vigili e sapendo cosa sta succedendo.

E a proposito, tra le udienze del Congresso che intendiamo tenere, ci sono udienze sulla storia della CIA e sul ruolo dello Stato profondo nel minare la nostra democrazia e la nostra politica estera.

È necessario mettere le cose in chiaro.

 

MICHAEL HUDSON: Quindi quello che “Jill” sta dicendo è che questo è solo l'inizio.

 

DANNY HAIPHONG:

 Beh, in realtà, tagliamola qui, tutti.

 Apprezzo molto i vostri” Super chat”.

 Voglio dire grazie a “Ken”, Nadia.

Quindi che avevi una domanda, ma grazie mille.

Dovremo arrivare a un altro tempo. JD, Heinz, Josh, Lucky, debitamente annotato, Barbara, avete tutti lasciato Super chats. Grazie mille per questo. Ma lo concluderemo qui.

Grazie mille, dottor Stein.

 Grazie mille, professor Hudson, per essere qui con me oggi.

Grazie a tutte le persone del pubblico.

Potete trovare i link sia alla campagna di Jill Stein che al sito web di Michael Hudson dove potete trovare tutti i suoi libri e opere.

 

Commenti

Post popolari in questo blog

Quale futuro per il mondo?

Co2 per produrre alimenti.

Caos e dazi.