Informazioni manipolate da IA.
Informazioni
manipolate da "IA".
“IA” e
disinformazione: il World Economic
Forum
traccia le minacce alla stabilità globale.
Gybersecurity360.it
– Andrea Alberti – (23-1-2024) – ci dice:
THE
GLOBAL RISKS REPORT.
Attacchi
hacker e Malware: le ultime news in tempo reale e gli approfondimenti.
In
occasione della pubblicazione del The Global Risks Report, il World Economic
Forum ha sottolineato l’urgenza di affrontare le sfide poste dalla” Generative
AI”, promuovendo strategie di difesa e governance efficaci per mitigare i
rischi e preservare la fiducia nelle istituzioni democratiche e
nell’informazione
Ai e
disinformazione.
Il”
World Economic Forum”, riunitosi come da consuetudine a Davos, ha recentemente
pubblicato la diciannovesima edizione del “The Global Risks Report”,
all’interno della quale si dedica particolare attenzione alle minacce connesse
allo sviluppo della Generative AI.
Segnatamente,
il rapporto identifica la disinformazione, correlata all’ampio utilizzo della
intelligenza artificiale nella società, come il principale rischio globale nei
prossimi due anni.
Il
rapporto rende noti i risultati della “Global Risks Perception Survey “(GRPS),
un’indagine che raccoglie il parere di circa 1.500 esperti, analizzando le
sfide globali attraverso due distinti orizzonti temporali: 2026 e 2034.
Nello
specifico, in riferimento al primo intervallo temporale considerato, la
maggioranza dei partecipanti (54%) prospetta un livello di instabilità medio e
un rischio moderato che si verifichino catastrofi a livello globale.
La
prospettiva assume connotazioni più pessimistiche in riferimento al secondo
intervallo temporale, con quasi due terzi dei partecipanti (33 % in più
rispetto al primo lasso) che prevedono un panorama mondiale caratterizzato da
criticità più rilevanti.
Indice
degli argomenti.
Modalità
di infiltrazione nei sistemi di IA.
Una
diffusione sempre più ampia della disinformazione.
Un rischio
per la coesione sociale e l’equilibrio mentale dei cittadini.
Fake
news: cresce la strumentalizzazione da parte di attori nazionali.
I
rischi dell’uso dell’IA nei contesti militari.
Conclusioni
Modalità
di infiltrazione nei sistemi di IA.
Gli
esperti interrogati dal WEF manifestano una profonda preoccupazione per il
notevole potenziale intrinseco all’intelligenza artificiale.
Ciò
avverrà attraverso l’impiego di quattro categorie di attacchi recentemente
individuate nel rapporto pubblicato dal “National Institute of Standards and
Technology” (NIST).
Tra
questi si trovano gli “Evasion attacks”, miranti all’alterazione degli input
per influenzare il machine learning, i “Poisoning attacks”, tramite i quali si
potrebbe indurre l’IA generativa a redigere articoli contenenti informazioni
manipolate, i “Privacy attacks”, capaci di estrarre informazioni sensibili e
classificate dai database privati e pubblici ed infine gli “Abuse attacks” in
grado di innestare informazioni errate in una fonte web utilizzata in un
secondo momento dalla AI.
In
base all’analisi fornita dal” Global Risks Report”, le modalità di
infiltrazione nei sistemi di intelligenza artificiale in oggetto potrebbero
generare conseguenze tangibili al di là del contesto cibernetico,
manifestandosi nei seguenti modi:
Indirizzamento
delle elezioni politiche di alcune tra le maggiori economie del pianeta.
Aumento
della polarizzazione della società con l’insorgere di disordini civili e
conflitti su larga scala.
Aumento
della repressione da parte dei governi al contrasto della proliferazione di
informazioni false.
Una
diffusione sempre più ampia della disinformazione
In
merito al primo scenario delineato, il documento evidenzia come, nei prossimi
due anni, una considerevole porzione della popolazione mondiale,
approssimativamente tre miliardi di individui, parteciperà agli scrutini
elettorali negli gli Stati Uniti, in India, nel Regno Unito, in Messico, in
Indonesia e in Russia.
L’ampia
diffusione di disinformazione in tali contesti elettorali potrebbe influenzare
le scelte di voto o minare la legittimità dei nuovi governi appena insediati,
con il potenziale di scatenare disordini politici e concorrendo, in tal modo,
all’indebolimento a lungo termine delle istituzioni democratiche.
I
recenti progressi tecnologici, infatti, hanno intensificato la proliferazione
di informazioni erronee, rendendo complesso il tracciamento e il controllo di
tali contenuti.
Contestualmente,
si assiste a una tendenza in cui la disinformazione si evolve verso modalità
sempre più personalizzate e mirate, estendendo la sua influenza anche a
piattaforme di messaggistica istantanea come “WhatsApp” e “WeChat”.
In
questo contesto, inoltre, l’identificazione delle fake news, soprattutto quelle
generate dall’intelligenza artificiale, si rivela problematica, data la sempre
più sfumata distinzione tra contenuti prodotti da AI e quelli di origine umana.
Un
rischio per la coesione sociale e l’equilibrio mentale dei cittadini.
Affrontando
il secondo aspetto in esame, emerge come queste campagne manipolative
potrebbero rappresentare una potenziale minaccia alla stabilità democratica,
con la possibilità di scatenare conflitti interni, atti di violenza e, nei casi
più estremi, il collasso delle istituzioni statali.
Inoltre,
come già evidenziato nel Global Risks Report del 2023, le società potrebbero
polarizzarsi non solo in termini di orientamenti politici, ma anche nelle
modalità con cui interpretano la realtà, mettendo a rischio non solo la
coesione sociale ma persino l’equilibrio mentale di ogni cittadino.
Infatti,
riporta il documento, nel contesto in cui emozioni e ideologie offuscano la
percezione dei fatti, narrazioni manipolative potrebbero farsi largo nei
dibattiti pubblici, influenzando le decisioni in tematiche quali salute
pubblica, giustizia sociale, educazione ed ambiente.
Fake
news: cresce la strumentalizzazione da parte di attori nazionali.
In
merito al terzo e ultimo aspetto, il WEF riscontra come le informazioni erronee
possano non solo costituire una fonte di perturbazione sociale, ma anche di
strumentalizzazione da parte di attori nazionali al fine di perseguire agende
politiche.
Secondo
il rapporto, fattori come il decremento della libertà su Internet, il
concomitante restringimento dell’accesso a fonti informative più ampie in
molteplici nazioni, unitamente alla limitazione della libertà di stampa negli
ultimi anni e alla progressiva riduzione di “whistleblowers”, evidenziano una
preoccupante tendenza.
All’interno
di tale scenario, la proliferazione di informazioni inesatte potrebbe anche
essere strumentalizzata per rafforzare l’autoritarismo digitale e facilitare
l’impiego della tecnologia per il controllo dei cittadini.
Tale
fenomeno potrebbe conferire ai governi una crescente autorità nel determinare
la veridicità delle informazioni, consentendo a partiti politici di
monopolizzare il discorso pubblico e reprimere voci dissidenti, inclusi
giornalisti e oppositori.
I
rischi dell’uso dell’IA nei contesti militari.
In
aggiunta, il rapporto delinea come l’incorporazione delle tecnologie di
intelligenza artificiale nei contesti militari, insieme all’utilizzo di tali
sistemi per prendere decisioni di natura strategica, potrebbe incrementare il
rischio di escalation in ambienti già afflitti da ostilità e favorire la
deflagrazione di conflitti latenti.
Negli
ultimi anni, potenze di rilevanza globale e regionale hanno dedicato notevoli
risorse allo sviluppo di sistemi d’arma guidati dall’intelligenza artificiale,
manifestando un incremento dell’autonomia di tali dispositivi.
Al
momento attuale, le forze armate terrestri, aeree e navali sono in grado di
eseguire operazioni di sorveglianza senza richiedere intervento umano diretto.
Nonostante gli sforzi compiuti per stabilire una governance internazionale
riguardo al loro impiego, non sono ancora stati formalizzati accordi specifici.
Conclusioni.
Tenendo
conto dello scenario appena descritto, il World Economic Forum si è prefisso
l’obiettivo di sottolineare l’urgenza di affrontare le sfide poste dalla
Generative AI, promuovendo strategie di difesa e governance efficaci per
mitigare i rischi e preservare la fiducia nelle istituzioni democratiche e
nell’informazione.
Non a
caso, il tema principale del WEF di quest’anno è stato quello legato al “Re
building trust”, ossia della ricostruzione della fiducia reciproca tra cittadini ed
istituzioni,
che, in tempi di evoluzione tecnologica sempre più veloce ed incontrollabile, è
venuta sempre più scemando.
Abbiamo
la Storia
Sotto
i Nostri Occhi…
Conoscenzealconfine.it
– (31 Luglio 2024) - Giuseppe Salamone – ci dice:
Si era
capito sin da subito che i criminali israeliani avessero come obiettivo quello
di aprire “ufficialmente” un altro fronte in Libano.
L’ufficio
di Netanyahu dopo la riunione del gabinetto di guerra (non di sicurezza come la
chiamano i pennivendoli del TG5) comunica testualmente:
“I
membri del gabinetto politico di sicurezza hanno autorizzato il premier
Benyamin Netanyahu e il ministro della Difesa Yoav Gallant a decidere le
modalità e le tempistiche contro l’organizzazione terroristica di Hezbollah”.
Non si
è fatta attendere la luce verde dagli altri criminali di oltre oceano, gli Usa
che attraverso il “Consiglio di Sicurezza” dichiarano:
“Gli
Stati Uniti continueranno a sostenere gli sforzi per porre fine a questi
terribili attacchi lungo la Linea Blu, che deve essere una priorità.
Il
nostro sostegno alla sicurezza di Israele è ferreo contro tutte le minacce
sostenute dall’Iran, tra cui Hezbollah libanese”.
Hanno
costruito un caso su una bugia, nonché l’attacco di Hezbollah.
Ad oggi non c’è alcuna prova, tantomeno è
stata fornita da Israele, che l’attacco sia partito e voluto da loro.
Nella
zona interessata e dove oggi si sono tenuti i funerali continuano a ripetere
che i morti sono stati causati dalla contraerea israeliana.
Questo
passaggio deve essere sottolineato fino allo sfinimento, perché non è possibile
che si creino i pretesti ad arte per muovere guerre ricorrendo alla bugia e
alla propaganda spudorata.
Non è
possibile che con la tecnologia e la velocità di comunicazione che è stata
raggiunta, questi criminali riescano ancora a mentire spudoratamente manco
fossimo all’epoca della guerra in Vietnam.
Un’ultima
cosa, negli ultimi giorni Erdogan ha minacciato Israele dicendo che la Turchia
potrebbe entrare in guerra.
La risposta è arrivata per bocca di Israel
Katz, ministro degli esteri di Israele: “Erdogan segue le orme di Saddam
Hussein e minaccia di attaccare Israele. Lasciategli solo ricordare cosa è
successo lì e come è finita”.
Non è
casuale questa risposta perché contiene due messaggi in codice:
il
primo che gli Usa sono totalmente a sostegno di Israele e sarebbero disposti ad
appoggiarli anche fino ad arrivare a ciò che oggi sembra impossibile perfino
immaginare.
La
seconda che Saddam non fu ucciso come dissero i criminali statunitensi all’ONU
perché aveva armi di distruzione di massa, bensì perché andava fatto fuori
“politicamente”.
Oltre
al fatto che Katz ha minacciato pubblicamente di uccidere Erdogan, che è a capo
del secondo esercito più grande della Nato e uno dei primi a livello mondiale.
Chi
altro si potrebbe permettere di usare queste parole contro un leader così
influente?
Cavolo,
abbiamo la storia sotto i nostri occhi.
Abbiamo
milioni di puntini che chiedono a squarciagola di essere solamente uniti.
Possibile che nonostante tutto non si riesca ad afferrare cosa stia succedendo,
dove stia la verità e chi siano realmente i nemici dell’umanità in quanto
criminali naturali, “messianici”, fanatici, arroganti, bugiardi e imperialisti?
Ah vero, lo share maggiore in Italia ce l’ha “Temptation
Island”…
Giuseppe
Salamone.
(t.me/Giuseppe
Salamone)
L’Ucraina
Vuole Negoziare,
l’Ue
No… l’ultimo Paradosso
di una
Guerra Lunga
Conoscenzealconfine.it
– (30 Luglio 2024) - Gianandrea Gaiani – ci dice:
Molto
sta cambiando sul fronte ucraino. Zelensky ha aperto per la prima volta al
negoziato con la Russia. La missione di Orbán non è stata vana e ora anche
Trump, in caso di vittoria, promette di porre fine alla guerra. Paradossalmente
l’unica che vorrebbe continuare il conflitto è l’Ue.
L’Unione
Europea non se n’è ancora accorta, ma molte cose stanno cambiando nelle
prospettive del conflitto ucraino.
Prima il presidente ucraino Volodymyr Zelensky
ha riconosciuto che la guerra in Ucraina va conclusa il prima possibile
incontrando il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato del Vaticano che è
stato insignito dell’Ordine al Merito dell’Ucraina.
Già
questa è di per sé una notizia se si considera che nel settembre scorso il
consigliere del presidente ucraino, “Mikhailo Podolyak,” aveva respinto il
tentativo di mediazione della Santa Sede definendo il Papa “filorusso”.
“Penso
che tutti capiamo che dobbiamo porre fine alla guerra il più presto possibile
per non perdere più vite umane” (fino a ieri invece andava benone… – nota di conoscenze al confine) ha detto Zelensky durante l’incontro,
aggiungendo in un’intervista alla BBC di ritenere possibile almeno tentare di
porre fine alla guerra prima della fine dell’anno.
Le
dichiarazioni del presidente ucraino sono state accolte positivamente dal
portavoce del Cremlino, “Dmitry Peskov”, per il quale “questo è ovviamente meglio che
affermare che qualsiasi contatto con la parte russa e con il capo dello Stato
russo è escluso.
Certamente,
parlare di un dialogo è molto meglio che parlare dell’intenzione di combattere
fino all’ultimo ucraino.
Se la conversazione è seria, non possiamo
ancora giudicarlo e bisognerà aspettare qualche azione concreta, se ce ne
saranno”.
Lo
stesso 24 luglio il ministro degli Esteri ucraino, “Dmytro Kuleba”, ha detto a
Pechino che l’Ucraina potrebbe essere disponibile a condurre negoziati “con la parte russa” quando Mosca
“sarà pronta a farlo in buona fede”. Incontrando a Guangzhou l’omologo cinese,” Wang Yi”, il
ministro ucraino ha invitato la Cina a svolgere un ruolo importante nella
ricerca di una “pace giusta e stabile”:
obiettivo
che la Cina ha ufficializzato di voler perseguire.
Wang
ha rassicurato che la Cina sostiene “tutti gli sforzi che favoriscono la pace”
nonostante “le condizioni e i tempi non siano ancora maturi”.
Il
Cremlino ha commentato con cautela le parole di Kuleba che Peskov ha definito
“in sintonia con la nostra posizione”.
Per
Mosca uno dei nodi è rappresentato dal decreto con cui Volodymyr Zelensky a
fine 2022 ha vietato i colloqui con la Russia di Vladimir Putin, decreto che
dovrebbe essere annullato se Kiev vuole davvero negoziare.
È
presto per comprendere quando e su quale base si potranno avviare trattative di
pace anche tenendo conto delle richieste opposte dei due contendenti.
L’Ucraina vuole il ritiro totale delle forze
russe mentre Mosca pretende l’annessione di 4 regioni già in buona parte
occupate militarmente e che Kiev non aderisca alla Nato né ospiti basi o
militari occidentali.
Probabile
inoltre che nessun negoziato possa consolidarsi prima del voto negli Stati
Uniti, per non compromettere la residua credibilità dell’Amministrazione
Biden-Harris.
Gli
sviluppi diplomatici di questi giorni sono però di grande rilievo, anche se non
mancano reazioni poco inclini al dialogo come quella di “Podolyak” (consigliere
del presidente) per il quale siglare un accordo con la Russia per fermare la
guerra equivarrebbe a firmare un patto con il diavolo.
“Se volete firmare un accordo con il diavolo,
che poi vi trascinerà all’inferno, beh, fate pure. Questo è ciò che è la
Russia”.
Posizione
forse condivisa da molti “falchi” a Kiev ma non c’è dubbio che la svolta di
Zelensky e Kuleba guardi in faccia la realtà e punti ad affrontare con
pragmatismo le crescenti difficoltà militari di Kiev, l’incapacità
dell’Occidente di continuare a sostenerne lo sforzo bellico e la stanchezza
della società ucraina per un conflitto che determina enormi perdite senza
possibilità di vittoria all’orizzonte.
Un
sondaggio dell’Istituto Internazionale di Sociologia di Kiev ha rilevato che il
numero di ucraini contrari a concessioni territoriali alla Russia in cambio
della pace continua a diminuire. A luglio era del 55% (rispetto al 74% di dicembre
2023) mentre
il 32% le accetterebbe per raggiungere la pace: inoltre un altro sondaggio
evidenzia che il 40% degli ucraini ha denaro a malapena per nutrirsi.
Sul
piano politico le aperture di Zelensky e Kuleba alle trattative appaiono con
tutta evidenza il frutto della missione diplomatica del leader ungherese Viktor
Orban che ha presentato a Kiev, Mosca, Pechino e Ankara la bozza di un piano di
pace messo a punto con Donald Trump, intenzionato a chiudere in fretta il
conflitto e la crisi con la Russia in caso di vittoria alle presidenziali di
novembre.
Non a
caso al termine del tour nelle quattro capitali, Orban è tornato a Mar a Lago
da Trump per riferire le reazioni raccolte, e poco dopo Trump ha avuto un
colloquio telefonico con lo stesso Zelensky.
Dalle successive dichiarazioni del presidente
ucraino non è difficile ipotizzare che il candidato alla Casa Bianca abbia
prospettato il suo piano di pace e abbia sottolineato che la sua
amministrazione chiuderebbe il rubinetto di denaro e armi diretti a Kiev.
Se
nella primavera del 2022 l’accordo di pace mediato dalla Turchia venne silurato
da USA e Gran Bretagna perché “la guerra doveva continuare per logorare la
Russia”, oggi che a essersi logorati sono soprattutto l’Ucraina e un Occidente
stanco di una guerra che non riesce a vincere, le prospettive di pace vengono
promosse da Trump e Orban e cavalcate da Pechino, ormai protagonista di round
negoziali e diplomatici di primissimo rilievo anche negli scenari di crisi del
Medio Oriente.
In
questo contesto appare ancora una volta del tutto anacronistica, marginale,
isterica e irrilevante la durissima reazione dell’Unione Europea nei confronti
dell’iniziativa diplomatica per la pace di Orban.
La UE
è giunta al punto di annullare una serie di incontri previsti a Budapest il
mese prossimo in occasione del semestre di presidenza ungherese dell’Unione.
Josep
Borrell, Alto rappresentante uscente per gli affari esteri dell’UE
dimissionario (e in procinto di venire sostituito dall’estone Kaja Kallas,
ancora più “falco” nei confronti di Mosca del socialista spagnolo), ha
dichiarato il 23 luglio che all’Ungheria sarà impedito di ospitare la prossima
riunione dei ministri degli esteri e della difesa a causa della posizione di
Orbán sull’Ucraina e dei suoi sforzi diplomatici recenti.
“Posso
dire che tutti gli stati membri, con una sola eccezione (la Slovacchia), sono
molto critici su questo comportamento”, ha detto Borrell alla BBC.
“Penso che sia stato appropriato mostrare
questo sentimento e convocare le prossime riunioni del Consiglio degli esteri e
della difesa a Bruxelles”.
La
decisione unilaterale di Borrell ha suscitato anche critiche:
il
ministro degli Esteri spagnolo “José Manuel Albares” ha dichiarato che “La
Spagna non sostiene i boicottaggi nell’Unione Europea” mentre il lussemburghese
Xavier Bettel ha descritto l’iniziativa di Borrell come “una sciocchezza”, ma
anche Francia, Germania e Paesi Bassi hanno espresso riserve.
Il ministro degli Esteri ungherese “Peter
Szijjarto” ha commentato ironicamente: “Che risposta fantastica hanno
escogitato. Non voglio ferire i sentimenti di nessuno, ma sembra di essere
all’asilo”.
In
effetti c’è molto di paradossale (se non di ridicolo) in un’Europa incapace in
oltre due anni e mezzo di guerra di mettere a punto una solo proposta di
negoziato che ostracizza l’Ungheria di Orban colpevole di aver proposto (con
successo a quanto pare) una trattativa per far cessare il conflitto ucraino.
All’Europa
sembra ancora una volta sfuggire la rapidità con cui sembra potersi evolvere la
crisi ucraina.
Del resto “Ursula von der Leyen” è stata rieletta alla
presidenza della Commissione Europea dopo un discorso in cui ha posto l’Unione
al fianco dell’Ucraina “fino alla vittoria”.
Una
vittoria in cui a quanto sembra neppure gli ucraini credono più.
(Gianandrea
Gaiani)
(lanuovabq.it/it/lucraina-vuole-negoziare-lue-no-lultimo-paradosso-di-una-guerra-lunga)
L’AI e
la manipolazione dell’opinione
pubblica.
I rischi e il ruolo dei cittadini
Cybersecitalia.it - Gianluca Aurelio - (22
Febbraio 2024) - Cybernotes, Mondo – ci dice:
In un
mondo in cui l’IA diventa sempre più potente, come possiamo assicurarci che
questa tecnologia sia utilizzata per il bene comune ed evitare che diventi uno
strumento nelle mani sbagliate?
L’intelligenza artificiale (IA) irrompe sulla
scena geopolitica, innescando un vortice di sfide e opportunità che
ridefiniscono il panorama globale.
La sua
capacità di plasmare l’opinione pubblica, rimodellare la sicurezza nazionale e
influenzare la salute della democrazia richiede un’analisi approfondita e un
impegno responsabile da parte di tutti gli attori coinvolti
Immaginate
di scorrere il vostro “feed” di social media e di imbattervi in un video che
sembra mostrare un politico pronunciare un discorso che in realtà non ha mai
fatto.
Questo scenario, reso possibile dai deepfake
generati dall’IA, illustra il potere di questa tecnologia di manipolare
l’opinione pubblica e di influenzare le dinamiche geopolitiche.
In un
mondo in cui l’IA diventa sempre più potente, come possiamo assicurarci che
questa tecnologia sia utilizzata per il bene comune ed evitare che diventi uno
strumento nelle mani sbagliate?
L’IA e
la manipolazione dell’opinione pubblica.
L’IA
può essere utilizzata per manipolare l’opinione pubblica in diversi modi.
Ad
esempio, può essere utilizzata per creare “deepfake”, ovvero video o audio
artificialmente modificati per far sembrare che qualcuno stia dicendo o facendo
qualcosa che non ha mai detto o fatto.
Questi
contenuti possono essere utilizzati – e sempre più spesso lo sono per
diffondere disinformazione, propaganda o per danneggiare la reputazione di un
individuo o di un gruppo.
L’IA
può anche essere utilizzata per micro targeting, ovvero per indirizzare
messaggi personalizzati a specifici segmenti della popolazione.
Questo
avviene analizzando i dati online degli utenti, come ad esempio i loro” post”
sui social media o la loro cronologia di ricerca.
Il
micro targeting può essere utilizzato per influenzare le opinioni degli utenti
su una varietà di questioni, tra cui la politica, la religione o il consumo.
L’IA e
la geopolitica.
L’IA
sta emergendo come un nuovo strumento di potere geopolitico, con implicazioni
significative per la stabilità e la sicurezza nazionale e internazionale.
Alcuni recenti casi illustrano il suo utilizzo come strumento di propaganda o
mezzo di pressione da parte di uno Stato:
1. La
campagna di disinformazione cinese contro le proteste di Hong Kong:
Nel
2019, la Cina è stata accusata di aver utilizzato l’IA per diffondere
disinformazione e propaganda online per screditare le proteste di Hong Kong.
L’operazione, che includeva la creazione di finti account sui social media e la
diffusione di “deepfake”, ha avuto un impatto limitato e ha anzi contribuito ad
alimentare il risentimento verso il governo cinese.
2. Il
tentativo di influenzare le elezioni in Tanzania:
Nel
2020, il governo della Tanzania è stato accusato di aver utilizzato l’IA per identificare
e intimidire gli oppositori politici.
L’operazione, che si basava sull’analisi di
dati di social media e telefonate, ha avuto un effetto controproducente,
rafforzando l’opposizione al governo e
danneggiando
la sua reputazione internazionale.
Questi
casi evidenziano come l’IA possa essere utilizzata per manipolare l’opinione
pubblica e interferire nei processi democratici.
Tuttavia,
l’utilizzo di questa tecnologia per scopi geopolitici è ancora agli inizi e i
suoi effetti sono spesso limitati.
Il
ruolo dei cittadini.
I
cittadini hanno un ruolo fondamentale nel plasmare il futuro dell’IA.
È importante che siano consapevoli dei potenziali
rischi e benefici dell’IA e che si impegnino a utilizzare questa tecnologia in
modo responsabile e, soprattutto, ad essere critici nell’interpretare i
contenuti che scorrono ogni giorno sotto i loro occhi.
È
importante che ci sia sensibilità da parte nostra sul tema e che venga fatta la
giusta pressione sui rappresentanti politici affinché adottino normative
adeguate per l’ utilizzo e l’applicazione dell’IA.
È importante che queste normative siano basate
su principi democratici e che tutelino i diritti dei cittadini.
Al
momento attuale, a livello normativo c’è ancora molto lavoro da fare, ma
l’Unione Europea ha già una proposta di regolamentazione, ovvero l’”Artificial
Intelligence Act “(AI Act).
Si
tratta di un quadro normativo di riferimento per i Paesi dell’UE, il quale
classifica i sistemi di “IA” in base al loro livello di rischio e introduce
requisiti specifici per quelli ad alto rischio.
Il regolamento è attualmente in fase di
negoziazione tra il Parlamento Europeo, il Consiglio dell’Unione Europea e la
Commissione Europea.
Oltre
a questo, però, tutte le applicazioni dell’IA a livello europeo devono
sottostare a quanto previsto dal GDPR per il trattamento dei dati personali, il
che protegge i dati personali dei cittadini da un’applicazione intensiva ed
invasiva di questo strumento da parte dei Governi e delle aziende private.
Conclusione.
In un
mondo sempre più interconnesso e che maggiormente integra in diversi campi
l’intelligenza artificiale, questa può rappresentare uno strumento con un
’enorme potenziale se applicato nella maniera corretta, ma, allo stesso tempo,
con una potenziale implicazioni geopolitiche di vasta portata.
La sua
capacità di influenzare l’opinione pubblica, la sicurezza nazionale e la
democrazia richiede un’analisi approfondita e un impegno responsabile da parte
di tutti gli attori coinvolti.
Intelligenza
artificiale e
fake
news: quando si
crea
disinformazione?
Nidas.it - Chiara Morandini - (Giu. 8, 2024)
– ci dice:
Negli
ultimi decenni il panorama dell’informazione è radicalmente mutato. Cardine
del cambiamento è stato senza dubbio l’introduzione dell’intelligenza
artificiale (IA).
Nel
“digital marketing”, ad esempio, la sua implementazione ha permesso di
migliorare la” produttività aziendale”, le analisi di mercato, le strategie di
vendita e l’esperienza d’acquisto del cliente, tutto grazie all’elaborazione di
grandi quantità di dati in modo rapido e preciso.
Interfacce
come ChatGPT,
Midjourney o Gen-2, specializzate nella produzione di testi, immagini e video
attraverso l’IA, hanno fornito un contributo essenziale nella realizzazione di
contenuti per il grande pubblico.
I loro modelli generativi possono essere
infatti addestrati a creare complessi e specifici tipi di output in un semplice
click, lasciando libero spazio alla creatività. Tempo e risorse vengono così
risparmiate e il lavoro ottimizzato.
Ma non
è tutto rose e fiori.
Se da
una parte l’intelligenza artificiale si è rivelata essenziale e provvidenziale
nel supportare il progresso della comunicazione e nell’affiancare i
professionisti del settore, dall’altra può essere anche un pericoloso
strumento di disinformazione.
Queste nuove tecnologie si nutrono di
informazioni presenti online – attendibili o meno – e possono inoltre essere
istruite con dati falsi o errati, ponendo in questo modo saldi presupposti per
la nascita di nuove fake news.
Qual
è la portata di questa crisi d’informazione?
Durante
l’epidemia di Covid-19 sono trapelate molte notizie, spesso false:
la correlazione tra l’infezione e il 5G, il
vaccino che genera sterilità, l’installazione di microchip sottocutanei, ecc…
Questa
campagna di disinformazione ha avuto effetti a dir poco destabilizzanti, non
solo sulla fiducia nel sistema sanitario, ma anche sulla gestione della crisi a
livello governativo.
Il risultato finale?
Razzie
nei supermercati, nascita di fazioni no-vax, panico generale e tanta frustrazione.
Ma ci
sono anche esempi politici.
Una
giovane americana del Partito Democratico, “Erica Marsh”, attiva sia nella
campagna elettorale del presidente Biden sia per la” Fondazione Obama”, è
stata smascherata dal “Washington Post” come “fake”.
I suoi tweet iper liberali, scritti da IA con
informazioni false e manipolate, sono risultati così credibili da riuscire a
raccogliere un ampio consenso (130 mila follower), contribuendo a diffondere
un’idea di sinistra ridicolizzata per il suo estremismo.
Facendo leva sul “rage-baiting”, ovvero
pubblicando contenuti controversi per generare indignazione, questo enorme
“deepfake” è stato in grado di influenzare e fomentare grandi masse in un
movimento comune di rivolta.
Questa
è la portata delle fake news.
Che
impatto hanno nel marketing?
Il
caso” Pepsi” ci fornisce una risposta.
Nel
2016, appena dopo l’elezione di Trump, è circolata una “fake news” in cui il
CEO di PepsiCo, “Indra Nooyi”, avrebbe detto ai fan di Trump di “portare i loro
affari altrove”.
Questa
notizia, diffusa poi da siti fake, portò a un vasto malcontento dei
consumatori nei confronti del brand e a un crollo delle azioni del 5%.
Considerando
questo, possiamo dire che le “fake news” sono in grado di:
Danneggiare
la reputazione di un brand: anche se la notizia viene smentita successivamente, la
percezione negativa può rimanere nella mente di chi acquista, generando una
sorta di imprinting;
Influenzare
le decisioni d’acquisto: se l’utente crede alle fake news riguardanti un prodotto,
potrebbe evitare di acquistarlo o scegliere quello di un’altra azienda;
Creare
maggior diffidenza verso il brand: lo scetticismo generato da queste menzogne può
estendersi anche alle campagne di marketing, rendendo più difficile per le
aziende guadagnare fiducia;
Portare
a un aumento dei costi: potrebbe essere necessario investire risorse per combattere
le fake news.
Questo include PR d’emergenza, campagne
d’informazione e, in alcuni casi, azioni legali;
Minare
la fiducia del pubblico nei confronti dei media tradizionali: se inizia a dubitare
dell’accuratezza delle informazioni che riceve, potrebbe diventare più
resistente alle campagne di marketing veicolate attraverso questi canali.
Qual
è il ruolo dell’IA nella creazione di fake news?
Si
tratta di un’arma a doppio taglio.
Nelle giuste mani, diventa uno strumento utile
e versatile.
In
quelle sbagliate, un mezzo di manipolazione dei contenuti.
Facciamo
un esempio:
ChatGPT elabora indistintamente informazioni tratte
dal web, siano esse vere o false, senza alcun sistema di regolamentazione.
Secondo
l’analisi di “NewsGuard”, GPT-4 ha infatti ottenuto lo 0% in un’esercitazione
ideata per valutare la sua capacità di evitare di diffondere disinformazione
su argomenti rilevanti.
Questo
modello generativo è in grado di produrre output erronei o totalmente
inventati ed essere istruito, allo stesso tempo, con altrettante informazioni
sbagliate prese per vere dalla macchina.
Non vi
è quindi alcun filtro nella raccolta e successiva diffusione di informazioni.
I testi generati da ChatGPT possono in questo modo
diventare lesivi non solo per i singoli, ma anche per aziende, associazioni o
addirittura governi, diventando strumenti per la creazione di dissenso o
propaganda.
L’intervento umano per la verifica dell’output
è ancora necessario.
Agli
strumenti testuali si aggiungono poi quelli che utilizzano queste tecnologie
per creare immagini e video realistici generati dall’intelligenza artificiale,
ad esempio il “deepfake”.
Grazie
a un vasto database di dati oggi è infatti possibile ricreare eventi mai
accaduti o discorsi mai pronunciati.
Spesso,
tra i bersagli più gettonati vi sono celebrità o politici immortalati in
azioni compromettenti.
Basta
quindi un po’ di creatività e un semplice click per genere contenuti in grado
di influenzare l’opinione pubblica, con risvolti poco piacevoli.
Ma non
è tutta colpa dell’IA
Condannare
l’intelligenza artificiale come strumento esclusivo al servizio delle fake news
sarebbe errato e riduttivo.
In un
mondo in cui le informazioni sono destinate ad aumentare, la soluzione più
logica è supportare il progresso tecnologico verso il controllo qualitativo
dei dati a disposizione dell’IA.
Devono
inoltre essere create nuove norme che arginino la disinformazione di questi
sistemi generativi di IA in modo da tutelare l’utente.
In
questa direzione si sta muovendo la “Commissione Europea “che, ai sensi del “Digital
Services Act”, ha portato le più grandi aziende tecnologiche a iscriversi al
codice contro la” disinformazione dell’UE”, concretizzando l’azione in un
intervento tempestivo nella lotta contro le fake news.
Inoltre,
in questa nuova sfida, l’IA può anche diventare lo strumento di risoluzione
del problema.
Google
e Facebook stanno già ricorrendo ad algoritmi che utilizzano, ad esempio, il “fact
checking “– cioè all’analisi di elementi come il profilo, i like o il
linguaggio impiegato – per individuare ed eliminare eventuali bot o identità
fake.
Prevenire
è meglio che curare.
Cosa
può fare un’azienda per tutelarsi?
La best practice da attuare in questi casi è:
ascoltare la rete.
Per
evitare che notizie fasulle trapelino da Internet è consigliabile utilizzare
dei “brand monitoring tool” come “Talkwalker”, per tracciare le conversazioni
sui social, siti web, blog e forum.
L’utilizzo di questi strumenti permette infatti di
comprendere la percezione del pubblico riguardo un particolare argomento e il
suo relativo engagement.
Nel
caso di opinioni negative, dubbi o perplessità è inoltre importante
rispondere con tempestività e garbo, evitando di ignorare il problema, che al
contrario acuisce il malcontento.
A tale
scopo sono nati nel tempo i “community manager”, figure specializzate nella
gestione delle richieste del pubblico, indispensabili nella gestione di
eventuali crisi.
Una
parte della propria strategia di mercato deve inoltre considerare
l’implementazione di strumenti legali tutelativi contro le fake news.
Si
tratta di rettifiche, valutazioni del danno d’immagine oppure riconoscimenti
del diritto alla reputazione e all’immagine digitale dell’impresa.
Meglio
quindi elaborare in anticipo un “piano di crisis management” oppure di
affidarsi a figure professionali specializzate.
E per
il singolo?
Riconoscere
le fake news è diventato arduo e complesso, specialmente dopo l’arrivo
dell’IA.
L’importante è controllare le proprie fonti,
verificare fatti e date, eventuali errori ortografici, di grammatica, immagini
o video distorti e URL.
Ex
Vicepresidente Pfizer:
“Mancano
Prove dell’Esistenza del
“Virus” Covid-19 o di Qualsiasi Altro… “
Conoscenzealconfine.it
– (1° Agosto 2024) - Redazione - dott. Michael Yeadon- ci dice:
Vicepresidente
di Pfizer,: “non esiste nessun virus, piuttosto c’è stato un attacco
pianificato per uccidere i civili”.
Il
dott. “Michael Yeadon”, che in precedenza ha ricoperto il ruolo di
vicepresidente e capo scienziato per le allergie e le malattie respiratorie
della Pfizer, si è unito a una schiera di altri scienziati nel sostenere che
non ci sono prove sufficienti che il virus COVID-19 o qualsiasi altro virus
esista realmente.
E
quindi, non c’è stata alcuna pandemia, ma piuttosto l’uccisione di molte
persone con “un attacco mostruoso e pianificato da tempo contro civili indifesi
tramite una pianificazione coordinata, letale e centralizzata”.
“Ammettiamolo.
Le prove sono che i nostri governi ci odiano e ci vogliono morti”, ha scritto
il dirigente in pensione in una dichiarazione estesa a LifeSiteNews.
Yeadon
che ha lavorato per oltre 30 anni per le più grandi aziende farmaceutiche del
mondo, ha raggiunto la posizione di ricerca più importante nel suo campo presso
Pfizer, prima di dimettersi nel 2011 per fondare la propria azienda
biotecnologica, Ziarco, che ha poi venduto a Novartis nel 2017.
Lo
scienziato britannico è noto per le sue acute critiche all’ “operazione
sovranazionale” del COVID-19, in particolare ai cosiddetti vaccini che, a suo
dire, mirano a “mutilare e uccidere deliberatamente”.
In
un’intervista del 2022, Yeadon raccontò che, a seguito di conversazioni con
alcuni colleghi scienziati che erano giunti alla convinzione che la virologia
stessa si basasse sulla premessa non consolidata che i “virus” esistano
realmente, fu infastidito dai loro ragionamenti.
Ma
dopo una significativa ricerca personale, alla fine “si rese conto” di non
riuscire “più a mantenere” la sua “comprensione riguardante i virus
respiratori” e, dopo aver ottenuto ulteriori informazioni, “è crollata del
tutto la possibilità che i virus respiratori, come descritti, esistano… Non
esistono”, ha concluso.
Per
almeno un paio di decenni, alcuni scienziati medici hanno sottolineato che
“nessuna particella è mai stata sequenziata, caratterizzata, studiata con
validi esperimenti controllati e si è dimostrata come adatta alla definizione
di virus”, e quindi la virologia “ha costantemente fallito nel soddisfare i
propri requisiti per dimostrare che i virus esistono”.
Inoltre,
la ricercatrice canadese” Christine Massey” ha inoltrato richieste di accesso
alle informazioni (FOI) a centinaia di istituzioni scientifiche in 40 paesi
diversi “chiedendo qualsiasi documentazione di chiunque nel mondo abbia mai
trovato questo presunto virus (SARS-CoV-2) nei fluidi corporei, nei tessuti o
negli escrementi di qualsiasi persona in qualsiasi parte del mondo da parte di
chiunque”.
“Ad
oggi, abbiamo ricevuto risposte da 216 istituzioni diverse in 40 paesi diversi.
E finora, nessuno è stato in grado di fornirci nemmeno un record“, e inoltre,
“non possono citare alcun record”, ha affermato.
“Quindi hanno tutti ammesso di non avere un
campione del presunto virus e non conoscono nemmeno nessun altro che abbia mai
ottenuto un campione di questo presunto virus”.
Massey
e i suoi colleghi hanno fatto altre richieste FOI simili, cercando “qualsiasi
traccia di un presunto virus che presumibilmente infetta gli esseri umani
purificato da una persona malata.
E
hanno ammesso di non averne affatto”.
La
causa dell’aumento dei decessi non è dovuta a nessun virus, ma piuttosto a “un attacco mostruoso e pianificato
da tempo contro civili indifesi attraverso una pianificazione coordinata,
letale e centralizzata” che incorpora protocolli mortali per ospedali e case di
cura, lockdown, test PCR fraudolenti e iniezioni basate su geni “progettati
intenzionalmente per ferire, uccidere e ridurre la fertilità”.
Il
punto più difficile da credere per i lettori, per il quale fornisce questo
“trigger warning”, è che la letteratura scientifica rivela effettivamente che
“le malattie respiratorie acute” come raffreddori e influenza “NON sono causate
da virus e, inoltre, NON SONO CONTAGIOSE”.
Pertanto,
“non possono essere infettive.
Ciò esclude la descrizione mendace di queste
malattie come causate da particelle submicroscopiche infettive chiamate virus “.
“Yeadon”, che è anche uno specialista
in tossicologia, fornisce poi alcune speculazioni su cosa causi realmente la
malattia se non ci sono virus a farlo e avverte che, dopo averla fatta franca
con questo crimine di massa chiamato COVID-19, “gli autori lo faranno di
nuovo”…
(lifesitenews.com/news/former-pfizer-vp-michael-yeadon-explains-why-theres-no-evidence-for-the-existence-of-any-viruses/)
(redazionesera.altervista.org/covid-ex-vicepresidente-di-pfizer-non-esiste-nessun-virus-piuttosto-ce-stato-un-attacco-pianificato-per-uccidere-i-civili/)
Fake
news e
intelligenza artificiale:
le nuove sfide dell’informazione digitale.
180gradi.org - (3 Luglio 2024) - Maria Anna
Catera – ci dice:
Siamo
in un’era in cui il primato digitale è indiscusso: l’informazione e la
divulgazione stanno vivendo una repentina evoluzione e questo per via
dell’arrivo delle tecnologie informatiche.
L’ascesa,
inoltre, dei social network ha influito nel modo di fare giornalismo, tuttavia
questo sta avendo dei risvolti problematici connessi al fatto che in rete si
vive senza regole.
Ognuno
di noi è a conoscenza dell’abisso che aprono i social, nella loro degenerazione
informativa che però, purtroppo, sta aprendo nuove strade e nuovi modi di fare
notizia.
Questo sfortunatamente ha dato spazio ad un
mix spinoso e complesso di contenuti interamente (o parzialmente) falsi o
errati.
Da
questo possiamo dedurre che vi sono delle criticità contemporanee riguardanti
il giornalismo dei nostri tempi, che si mostrano come sfide per le istituzioni
politiche di oggi.
L’uso
dei social, come “Istagram”, “TikTock”, consente anche di saltare del tutto
l’intermediazione dei giornalisti, il famoso quarto potere, perché i leader
politici preferiscono arrivare al pubblico direttamente attraverso lanci e
post.
Questa
forma di populismo deteriora la democrazia che si basa sul bilanciamento dei
poteri (esecutivo,
legislativo, giudiziario ecc…).
La
disinformazione dei media, ove siamo costantemente connessi online, è un tema
scottante, poiché l’informazione va incontro ad un continuo processo di
manipolazione, è dunque opportuno, che si legga o si scriva, un pezzo di
giornale, si verifichino le fonti, poiché la diffusione di notizie false e
alterate è davvero molto estesa.
In
questo panorama il giornalismo ha prospettive poco floride.
Le
fake news cavalcano l’onda del web, arrivano prima dell’informazione corretta e
fanno più scalpore; raccontano storie succulente.
D’altronde
l’inganno è uno dei problemi etici più comuni nel giornalismo dell’era
digitale.
Ma il
giornalismo, al di là delle fake news, è di fronte ad un’altra sfida.
L’intelligenza artificiale ha cambiato il modo di fare informazione nel bene e
nel male.
I
media tradizionali mantengono ancora una correttezza e purezza
dell’informazione ma sarà sempre più diffusa l’utilizzazione dell’AI per
svolgere compiti di ricerca, l’analisi dei dati e addirittura la scrittura di
articoli.
Grazie
a questa nuova tecnologia, l’analisi di grandi quantità di dati, è diventata
più efficiente.
Inoltre i Media sono in grado di utilizzare
algoritmi per personalizzare il contenuto in base alle preferenze degli utenti.
Quindi
se da una parte l’IA è di grande aiuto, dall’altra può essere dannosa per
l’informazione giornalistica e per la società.
I bot (programmi che riproducono
comportamenti umani in modo automatico) e gli algoritmi, infatti, possono essere programmati
per diffondere informazioni false e manipolare la percezione pubblica su
determinati argomenti.
Perciò
da un lato si possono creare notizie in modo rapido ed efficiente e si può
migliorare la produttività dei giornalisti, ma dall’altro i contenuti di queste
notizie create potrebbero risultare poco originali e poco strutturati.
Il rischio è che il ruolo del giornalista
venga del tutto rimpiazzato dall’IA, questo significherebbe perdita di posti di
lavoro nel settore dell’informazione, la svalutazione della professionalità e
lo sminuimento dell’etica giornalistica.
Insomma
questa tecnica di apprendimento presenta delle sfide significative per
l’informazione giornalistica, ma è doveroso che i giornalisti e i loro
sindacati siano consapevoli di queste minacce e si informino per affrontarle in
modo ragionevole.
L’evoluzione
del giornalismo, in generale grazie alla diffusione web e dei social, ha
influenzato anche il giornalismo investigativo.
Da un canto internet ha reso più facile e
veloce la diffusione delle notizie e ha permesso ai giornalisti di raggiungere
un pubblico più ampio e variegato. Dall’altro però ha messo i professionisti di
fronte ad ardui problemi.
L’enorme quantità di informazioni disponibili
online, compresa quelle con fonti poco affidabili, mette i cronisti di fronte
ad un grosso lavoro, particolarmente faticoso, di verificare i fatti prima di
pubblicare una notizia.
La
diffusione di notizie false o manipolate può compromettere la loro credibilità.
Il Web
ha però parallelamente anche fattori positivi, ovvero si possono utilizzare
strumenti digitali per raccogliere e analizzare dati in modo più efficiente, e
si possono trovare fonti poco reperibili e testimoni che altrimenti non
sarebbero accessibili.
In ogni caso il giornalismo d’inchiesta resta
una colonna portante del giornalismo stesso per il suo ruolo di controllo del
potere e di tutela dell’interesse pubblico, utilizzando anche le
intercettazioni telefoniche alle quali
si vorrebbe mettere il bavaglio.
Questo
tipo di comunicazione si propone di indagare su questioni di interesse
pubblico, rivelando informazioni nascoste, corrotte e fraudolente;
si concentra spesso su casi di corruzione,
scandali politici, abusi di potere o altre questioni sociali importanti.
Chi se ne occupa mette in luce fatti scomodi o
celati per scoprire la verità.
Il giornalismo d’inchiesta è fondamentale perché
verifica l’operato delle istituzioni, ne garantisce la trasparenza e l’onestà
nel pubblico interesse.
Come
l’Intelligenza Artificiale
ci salverà delle fake news.
Ninja.it
– (1° Febbraio 2024) – Fabio Casciabanca – ci dice:
L'”AI
Age” dovrà confrontarsi con fenomeno della disinformazione spinto i massimi
livelli da algoritmi potentissimi.
“La
verità ha un linguaggio semplice e non bisogna complicarlo”:
con
queste parole il noto “drammaturgo greco Euripide” definiva uno dei concetti
più discussi della storia e, con il passare dei secoli, la stessa discussione
si è accesa ancora di più fino ad arrivare ad un punto quasi critico
all’interno della cosiddetta “AI Age”.
La
causa scatenante dietro allo sviluppo di questo scenario?
Le
fake news, ovvero le classiche “bufale” che, stando ad una serie di ricerche
condotte sulle principali testate internazionali da “Espresso Communication” in
vista dell’”AI Week” in programma dall’8 al 12 aprile, sono motivo di ansia e
preoccupazione per i cittadini di tutto il mondo.
La
paura delle fake news è globale.
Le
prime conferme in merito giungono da una recente indagine condotta su scala
globale dal “The Guardian”, secondo cui il fenomeno coinvolge quasi 9 persone
su 10 (85%).
Stando,
invece, ad un’ulteriore ricerca effettuata dall’Università di Oxford, che
prende in analisi solo UK, Stati Uniti e Germania, la percentuale sfiora il
60%.
E
ancora, “El Paìs” specifica che miliardi di persone in tutto il mondo, nel
corso dell’anno corrente, dovranno prendere decisioni, soprattutto in occasione
di eventi specifici come le elezioni politiche, con l’ombra delle fake news e,
di conseguenza, risultare influenzati da loro stesse nel momento in cui saranno
chiamati a prendere una decisione.
La
paura delle fake news in Italia.
E in
Italia?
Stando a quanto indicato da” Eurispes”, quasi
7 persone su 10 si considerano preoccupate dallo scenario attuale, in
particolar modo, per colpa delle notizie pubblicate e diffuse sui social media.
La
situazione generale risulta ancora più allarmante una volta scoperti i
risultati dell’indagine elaborata da” World Economic Forum” e ripresa da “Irish
News”:
l’intelligenza
artificiale, a causa delle nuove piattaforme basate sulla “Generative AI”,
amplificherebbe la diffusione di contenuti fake e, di conseguenza, la
disinformazione online.
Intelligenza
Artificiale e fake news.
Ora
una domanda sorge spontanea:
esiste
una soluzione per invertire un trend, giorno dopo giorno, sempre più
preoccupante?
La
risposta è sì ed è la tanto discussa intelligenza artificiale.
Com’è
possibile che diventi un alleato della verità?
In
primis, lo spiega “Medium”:
l’AI, attraverso l’elaborazione del “linguaggio
naturale” e il “deep learning”, è in grado di analizzare il contenuto, il
sentiment e la struttura dei singoli articoli al fine di rilevare modelli e
incoerenze che potrebbero indicare falsità o imprecisioni.
Un
esempio concreto viene offerto dal “Massachusetts Institute of Technology”, i
cui ricercatori hanno sviluppato un sistema “AI centered” in grado di
determinare la veridicità di una news con una precisione pari al 70%, valutando
il pezzo sia da un punto di vista linguistico sia analizzando il contesto
storico di appartenenza.
Ulteriori
indicazioni in merito giungono dall’Italia e, nello specifico, da esperti del
Bel Paese, ovvero “Giacinto Fiore” e “Pasquale Viscanti”, fondatori della
“community Intelligenza Artificiale Spiegata Semplice” e organizzatori dell’”AI
Week”, evento di punta del settore in cui si parlerà molto della tecnologia del
momento applicata all’universo informativo in presenza di ospiti internazionali:
“L’AI
non sarà mai un nemico dell’umanità e, di conseguenza, non lo sarà nemmeno
dell’informazione.
Anzi,
più andremo avanti, più sarà essenziale affidarsi all’”artificial intelligence”
perché, con l’ausilio di algoritmi e piattaforme ad hoc, può identificare
esagerazioni, pregiudizi e altri indicatori di disinformazione.
In questo modo, la tecnologia diventa un vero
e proprio «artificial detective» in grado di preservare la salute mediatica ed
informativa globale.
Quello delle fake news, relazionate all’AI, è
un tema molto attuale e, proprio per questo, verrà definito nel migliore dei
modi in occasione dell’ormai imminente edizione dell’”AI Week,” in programma
dall’8 al 12 aprile con due giornate in presenza al “Palacongressi di Rimini”,
con i maggiori esperti del settore riuniti per parlare di questo tema e di
molto altro”.
Fanno
seguito alle parole di “Fiore” e “Viscanti”, nuovi spunti interessanti sul tema
fake news e artificial intelligence, questa volta offerti da “Virginia Padovese”,
“Managing Editor and VP Partnerships, “Europe di NewsGuard”:
“Imparare
a conoscere le enormi potenzialità dell’intelligenza artificiale è oggi
fondamentale.
Affinché
l’uso degli strumenti che abbiamo a disposizione sia proficuo, dobbiamo capirne
non solo i benefici ma anche i rischi.
Pensando
ai rischi legati alla disinformazione, sia per le aziende che per i cittadini,
risulta importante maturare la consapevolezza che questi rischi esistono.
Serve
investire nella formazione per imparare a riconoscere le caratteristiche dei
contenuti manipolati e serve allocare risorse per lo sviluppo di strumenti in
grado di rilevarli.
Si
tratta di identificare e comprendere il sottile equilibrio tra nuove
potenzialità e pericolosi limiti:
dobbiamo
essere aperti al nuovo e disposti a sperimentare ciò che l’IA ci offre capendo
bene quali vantaggi possiamo trarre e quali misure di sicurezza dobbiamo
mettere in atto.”
L’intelligenza
Artificiale per contrastare le fake news.
Partendo
dalle dichiarazioni degli esperti, l’intelligenza artificiale può essere
applicata in maniera strategica e mirata al fine di contrastare la diffusione
della “misinformation”.
In
primis, l’AI, una volta integrata in appositi algoritmi, è capace di analizzare
la fonte di provenienza dei singoli articoli, valutandone l’accuratezza.
In
caso di feedback negativo sull’attendibilità del website di riferimento, come
provato anche dall’”Università di Harvard”, propone una serie di soluzioni
alternative a seconda della ricerca che l’utente è interessato a portare
avanti.
In secondo luogo, la tecnologia del momento
pone la lente d’ingrandimento sul nome dell’autore che si è occupato della
stesura del pezzo:
a questo proposito, caricando l’articolo su
piattaforme ad hoc, è possibile scansionare lo scenario strutturato, partendo
da una banca dati smisurata, per individuare eventuali anomalie e, soprattutto,
distinguere i giornalisti in carne ed ossa dai cosiddetti “fake reporter”,
ovvero “creatori di news inesistenti.”
E
ancora, un altro aspetto di assoluta rilevanza per l’AI in ottica rilevamento
delle news false riguarda lo studio del contesto storico.
Infatti,
esistono sistemi che esaminano le notizie, confrontando gli spunti contenuti in
loro stesse con lo scenario generale e, a seconda del risultato finale,
decidono se consigliarle ai singoli utenti come spunti interessanti da leggere
oppure no.
E le immagini e i video presenti negli
articoli sono soggetti ad analisi?
Ovviamente
sì:
esistono”
app AI centered “che, con l’aggiunta di filigrane digitali impercettibili
all’occhio umano, capiscono se un’immagine è realizzata da professionisti in
carne ed ossa oppure da “artificial platforms” poco consigliate.
Lo
stesso lavoro può essere fatto sui video, scansionando la voce delle persone o
soggetti presenti all’interno della riproduzione.
Consigli
per la verifica delle notizie con l’AI.
Ecco,
quindi, il vademecum “AI addicted “degli esperti per analizzare le news
presenti sul web e verificarne i livelli di autenticità:
Verificare
la fonte:
algoritmi dotati d’intelligenza artificiale valutano l’autenticità della fonte
di un determinato articolo, dando in seguito un feedback utile all’utente di
riferimento.
Lasciarsi
guidare dall’AI: nel momento in cui un website viene ritenuto obsoleto o fake,
l’artificial intelligence consiglia una serie di soluzioni alternative per
effettuare le ricerche desiderate.
Identificare
l’autore:
piattaforme “AI centered” scansionano l’articolo in questione e, attraverso una
banca dati di riferimento, rilevano, e approvano, solo i pezzi generati da
reporter in carne ed ossa.
Analizzare
il contesto storico: confrontando gli spunti proposti da una news in particolare
con quelli dello scenario di riferimento, la tecnologia consiglia/sconsiglia la
lettura del contenuto agli occhi del reader coinvolto.
Scansionare
immagini e video: con l’aggiunta di filigrane digitali impercettibili all’occhio umano e
il controllo accurato delle voci nelle singole riproduzioni, l’AI è capace di
valutare con precisione l’attendibilità di ogni singolo approfondimento.
Intelligenza
artificiale, un milanese
su quattro la usa, il 67% teme che
possa creare fake news. «Servono regole»
Milano.corriere.it – (29-4-2024) - Elisabetta Andreis
– ci dice:
La
ricerca elaborata da “Ipsos” per «Unipol Changes»: l’85% degli intervistati usa
l' “Ai” per tradurre, il 54% per organizzare un viaggio.
I
milanesi sono i più ottimisti d’Italia sulle possibilità di diminuire la
disoccupazione giovanile grazie alle opportunità d’impiego offerte
dall’intelligenza artificiale;
al
contempo, gli stessi sono anche i più spaventati rispetto alle fake news che
l’uso strumentale dell’ “Ai” può generare.
Nella
ricerca che è stata elaborata da “Ipsos “per «Unipol Changes», i milanesi si
distinguono inoltre per essere «smart»:
il 26% è infatti capace di usare “Chat Gpt” e
altre funzioni dell’Intelligenza artificiale, e già ne approfitta in vari
ambiti del proprio quotidiano.
Nello specifico, entrando nelle singole voci,
l’85% la usa per tradurre, il 54% per organizzare un viaggio, il 44% si fa
consigliare su come investire i propri risparmi e il 41% per una diagnosi
medica, quando i sintomi sono poco chiari.
Da una
parte quindi i milanesi si affidano — o almeno fanno domande e cercano risposte
dai software di Intelligenza artificiale —, dall’altra usano il senso critico e
hanno già elaborato nei confronti del tema un’opinione a luci e ombre.
Apprezzano
i consigli che possono arrivare dalle applicazioni ma temono (67%) la creazione
di notizie fasulle, fuorvianti o manipolate da qualcuno.
Il 56% poi è sicurissimo che nei prossimi
cinque anni questo ambito innescherà nuove e interessanti opportunità di lavoro
per i giovanissimi e per le persone portatrici di qualche disabilità, ma allo
stesso tempo il 33% teme che quelli appena più «maturi» e in carriera — oppure
anche le persone con una bassa scolarizzazione, e magari in particolare gli
immigrati o una parte di essi — perderanno posizioni perché non riusciranno a
stare al passo con i nuovi tempi;
e
ancora, il 32% hanno paura di finire sempre più isolati e alienati, ognuno a
lavorare nel proprio mondo, senza spirito di squadra.
Proseguiamo
ulteriormente leggendo la ricerca:
il 28% pensa che l’Intelligenza artificiale,
che tra le tante, tantissime cose consente di creare fotografie, video,
addirittura film e personaggi andando per tentativi e in pochissimo tempo,
sulla scorta di mille ipotesi diverse potrebbe alla fine minacciare la
creatività umana risultando in qualche modo «superiore» e dunque creare
ostacoli specie allo sviluppo di agenzie di pubblicità, agli sceneggiatori,
agli scrittori, alle imprese artigianali.
In
generale però l’83% degli intervistati ritiene che in ogni ambito prevarranno i
vantaggi:
l’Intelligenza
artificiale porterà sviluppi principalmente nella digitalizzazione della
pubblica amministrazione e nelle esperienze di acquisto (entrambe secondo il
60% degli intervistati), nel vivere esperienze culturali (58%) e negli
spostamenti e mobilità (54%).
Le
fake news «peggiori» vanno a danno della reputazione dei singoli (30%), della
sicurezza, dell’economia (29%), attraverso manipolazioni del mercato o delle
tendenze economiche e dei diritti umani (25%), con la pubblicazione di
informazioni che potrebbero incitare all’odio o alla discriminazione.
Del
resto i milanesi hanno un’alta considerazione di sé:
solo
l’8% teme concretamente di non saper distinguere una notizia falsa da quelle
vere.
Gli
intervistati ritengono infine urgente l’inserimento di leggi severe sull’uso
dell’Ia (46%), la formazione dei cittadini sul tema (34%), la
responsabilizzazione delle piattaforme media (31%) e lo sviluppo di
contro-tecnologie per rilevare la disinformazione (27%).
Rispetto
all’«Ai act» approvato dall’Europarlamento il 13 marzo, per gli intervistati è
«solo un punto di partenza».
LA
IGNOBILE BOXE OLIMPIONICA
PARIGINA E SOLITE COLPE DI PUTIN
Lapekoranera.it – (02/08/2024) - Manlio Lo
Presti – ci dice:
Consiglio
di leggere cosa ha scritto in data odierna “Gramellini “il giornalista buonista
in prima pagina del “corriere della sera” sulla identificazione genetica del
pugile olimpionico algerino.
Alleghiamo
la copia del suo articolo.
Il
maggiordomo “globalista elettrico green” con le “treccine plurisex”, come un pilota automatico, ha girato sbrigativamente la colpa
alle destre e ad oligarca russo di quel cornuto maledetto multi canceroso di
Putin.
Egli
afferma, nel suo articolo una riflessione che cito testualmente:
“Non
esistono più regole condivise né autorità riconosciute”.
Costui
però non identifica chi sono coloro che hanno scritto quelle “Regole” e nemmeno
chi sono quelli che hanno creato e chi sono quelli che attualmente guidano le
“Autorità” oggi sempre più contestate.
Costui le dà per scontate.
Sono
tutte di emanazione angloamericana e quindi incaricate ex cathedra di irrogare
dall’alto il “Verbo globalista” incarnato “Vers. 2.0” .
Costui
ignora, volutamente, che una crescente parte del mondo le rifiuta, le contesta
e non le accetta.
Una parte sempre più ampia del pianeta non
crede alla favolistica irrogata spocchiosamente dall’alto dalla cosiddetta
“comunità internazionale”, una piccola minoranza numerica di chiarissima
matrice anglosassone.
I dissidenti non rientrano nelle riflessioni
del nostro autore.
Non
meritano citazioni perché subumani, fascisti, complottisti, ignoranti in
automatico!
Per la
corrente intellettuale progressista a cui egli appartiene, è “giusto e
perfetto” creare e diffondere il caos sociale, la censura di opere non conformi
alla “teologia woke-dem-elettrica-plurisex” e, a” tutela dell’ideologia”, si
contempla anche la eliminazione, anche fisica, dei dissidenti.
Nessun
dubbio li sfiora.
Questi killeraggi seriali “democratici” sono da
considerare atti di progresso!
Quando
però si contesta l’autorevolezza di organismi mondiali inutili, costosi e
totalmente incapaci di svolgere la propria vocazione operativa, e si pongono in discussione i loro
contenuti anglo centrici, allora – come un interruttore – scatta l’accusa di
fascismo, complottismo, putinismo, con le correlate cacce all’uomo”.
Vorrei
far notare che i cinesi non sono quasi mai citati né sono colpiti da cacce
all’uomo che è uno sport riservato ai soli russi.
Poco
importa che la casta autoreferenziale del PCC sia la mandante di numerose
devastazioni e di uno spietato neocolonialismo in Africa provocando danni
immensi.
Questa “dimenticanza” è attivata perché sono protetti
dalla titanica azione di riciclaggio dei soldi occidentali saccheggiati ai
cittadini di tutto il mondo?
Meglio evitare grane e scagliarsi contro i
fascisti veri o presunti e contro Mosca.
Il
giornalista cita una scienziata?
Ebbene
anche qui è possibile citare lo scienziato “Carlo Rovelli” quando, davanti ad
uno stupito “Formigli”, tracciò uno scarno ma eloquente disegnino dicendo la
frase “ce la raccontano” al punto 13:6 del filmato visionabile: (youtu.be/0Db0PBemzUk?si=ECaFAb_zDmHkZhJR).
Rovelli afferma che questa minoranza
industriale-militare dell’anglosfera narra una trama alla quale il 90% del
pianeta non crede.
(youtu.be/0Db0PBemzUk?si=ECaFAb_zDmHkZhJR).
Anche”
Rovelli” sarà colpito dalla “Fatwa targata dem “diventando “fascista
terrapiattista “perché dubita della plausibilità della favolistica progressista
con le treccine?
Attento
prof. Rovelli!
Anche
qui scatta il riflesso pavloviano a colpire le destre di merda da sterminare e
contro il “Fascismo Eterno”, uno slogan di facile presa creato e diffuso
dall’astuto “Progressista Eterno” “Umberto Eco”.
La
“grande firma” del “corrierone” non fa cenno al caos socioeconomico provocato
per decenni dal buonismo inclusivo distruttivo della “corrente americana woke”
sostenuta e ampiamente finanziata dalla aristocrazia venale proprietaria dei
colossi aziendali dell’anglosfera.
Cioè i veri responsabili dell’inquinamento del
pianeta.
Un caos ecologista-con-le-treccine provocato
per nascondere le loro responsabilità inquinanti così gravi da meritare un
processo di Norimberga.
Anche
lui, come da anni la Boldrini, egli accusa la destra:
(adnkronos.com/politica/parigi-2024-boldrini-polemica-surreale-della-destra-ha-condizionato-carini_4yinCy5gfnxjazjsNE3l7T)
È un
riflesso automatico.
Una
coazione a ripetere.
Ecco
un altro esempio di caccia all’uomo, tipico sport sanguinario dei “Dem mondiali”
a cui obbediscono i “progressisti al caviale de’ noantri “che non parlano mai
di lavoro e attuano a parole l’inclusione creando migranti abbandonati a sé
stessi e manovalanza delle otto mafie tuttora operanti liberamente nella ex-Italia.
La colpa delle mafie è anche in questo caso,
imputabile frontalmente all’attuale governo della “stronza” della Meloni, come
ha detto il protetto governatore della Campania.
Un’offesa che non ha suscitato alcuna doverosa
reazione da parte delle le solite e reattive femministe perché costei non è una
donna ma una fascista da sterminare!
Costui
non fa alcun cenno ai danni provocati dalla pianificata inerzia di precedenti
governi di sinistra e dai 5/6 governi tecnici dagli stessi creati, sempre in
tema di finta inclusione a parole.
Di
questo, il fedele scriba progressista non parla.
Gli
Alti Comandi ordinano di effettuare a ripetizione massacri mediatici contro la
destra, e il compito, suo e di altri scribi, è quello di tenere la ex-Italia in
uno permanente stato di odio che alimenta la guerra ibrida in corso.
Ma
questo non è considerato istigazione all’odio da parte dei controllori di un
noto canale americano in rete.
Il
compito è eseguito.
Troppo
comodo accusare Putin, ormai in condizioni di non nuocere e ridotto
all’immobilità da almeno 28 tumori, secondo quanto martellato per mesi dalla
stampa schierata globalista di ben precisi giornalini nazionali.
O
forse non è vero?
Anche
la ossessiva aggressione mediatica diffamatoria contro nemici che hanno la
sfacciataggine di non piegarsi al “Sinedrio Dem” della anglosfera “non mi
sembra un esempio di alto giornalismo.
Il
corrierista ha il diritto a scrivere ma tutti noi abbiamo eguale diritto di
contestare e di dubitare dei contenuti senza per questo diventare fascisti
complottisti terrapiattisti incolti (la cultura deve essere di sinistra
altrimenti non è tale) e, ovviamente,
filorussi (anche qui mai filocinesi, sempre chissà perché)…
Smettiamola
con il moralismo e il giustizialismo ad intermittenza.
La
“doppia morale” non è affatto un atto di correttezza ma diventa una clava per
avere sempre ragione.
Basta
con le furbizie…
Perché
BlackRock vuole
mettere
le mani sul Venezuela.
Lacrunadellago.net
– (02/08/2024) – Cesare Sacchetti – ci dice:
Siamo
alle solite.
Ogni
qualvolta ci sono le elezioni in Venezuela, assistiamo alla solita isteria dei
media mainstream che accendono la macchina del falso e puntualmente parlano di
“frode elettorale”.
Non
importa molto ai loro occhi se di prove di questa “frode” non ce ne siano e non
ne siano state nemmeno mostrate dalla opposizione venezuelana guidata da un
personaggio come “Maria Corina Machado”, sulla quale diremo meglio più avanti.
Ai
media interessa promuovere una certa narrazione, ed è quella che il Venezuela
da 24 anni a questa parte sia diventato una sorta di feroce “dittatura”
soltanto perché in questo Paese da quasi un quarto di secolo non c’è un governo
che compiace le istanze della cosiddetta anglosfera.
Ora se
ci soffermiamo un attimo a guardare i fatti e prendere in esame il sistema
venezuelano, vediamo che esso è molto più serio e rigoroso di quello che c’è,
ad esempio, in diversi Paesi europei o negli Stati Uniti e le frodi sono
alquanto complesse a causa di un controllo incrociato tra voto cartaceo e voto
elettronico e suggeriamo di dare uno sguardo alla ottima spiegazione del voto
in Venezuela fatta dall’agenzia di stampa “BreakThrough News”.
Infatti
esiste l’analisi del voto in Venezuela fatta dall’agenzia “BreakThrough”
Vogliamo
ricordare qui, a titolo di esempio, che negli Stati Uniti sono andati a votare
diversi immigrati irregolari oppure che hanno votato anche i morti nel 2020
attraverso la famigerata frode ai danni di Trump, ma qui ovviamente per i media
Occidentali di frode non c’era l’ombra, nonostante le prove della truffa
fossero evidenti e visibili a tutti.
Vogliamo
anche ricordare quanto accaduto alle elezioni europee in Italia, nelle quali in
diversi casi nei verbali c’erano delle firme di elettori che non erano ancora
andati al seggio e non erano ancora andati a votare, e sarebbe alquanto
interessante sapere chi sono quelle mani “fantasma” che hanno votato al posto
dei loro legittimi proprietari.
In
Venezuela questo non è accaduto e il voto è stato, fino a prova contraria,
regolare e sancito anche da diversi osservatori internazionali che di certo non
possono considerarsi amici di questo Paese.
Potremmo
metterla in questi termini.
Le elezioni degli “amici” sono sempre regolari, mentre
quelle dei nemici sono sempre una “frode”, a dimostrazione dell’ipocrita doppio
standard che governa le sempre più corrotte democrazie Occidentali.
A dare
il via al fiume di menzogne anche in questa occasione è stato il “Washington
Post” che ha proposto un suo exit poll nel quale affermava che l’opposizione in
Venezuela avrebbe vinto con il 65% di voti, peccato però che non c’è traccia di
questo 65% nei voti reali e a questo punto appare chiaro che i sondaggi dei
vari istituti Occidentali sono come i numeri al lotto.
Ne
puoi dare quanti ne vuoi, ma essi non esistono nella realtà.
Una
volta compreso che in Venezuela non c’è stata frode e che le elezioni sono
state regolari sarebbe il caso di soffermarsi ora sulla storia recente di
questo Paese e sul perché ci sia una feroce battaglia su di esso da 25 anni a
questa parte.
Il
Venezuela: da colonia dell’anglosfera a Chavez.
Il
Venezuela fino alla fine degli anni 90 era sostanzialmente una periferia
dell’anglosfera in America Latina.
Washington
ha sempre messo in atto la dottrina Monroe per quello che riguarda l’intero
continente americano, e tale dottrina si è tramutata semplicemente nel dominio
dell’impero americano per tutto il Sudamerica.
Il
Sudamerica è una zona di mondo che pullula di risorse naturali.
Ci sono oro, petrolio, rame, zinco e altri
metalli che sono strategici per la produzione di molti materiali e fanno gola
alle “potenti corporation angloamericane” che vogliono avere il controllo di
quelle risorse per dominare i mercati.
Un
esempio dello scontro di interessi tra i Paesi dell’America Latina e il potere
economico dell’anglosfera è quello al quale si assistette ai tempi della
presidenza di Salvador Allende in Cile.
Il
Cile è un Paese nel quale ci sono ricchissime miniere di rame e queste, come
noto, rappresentano una risorsa strategica per la distribuzione dell’energia
elettrica, in quanto i cavi usati per portare la corrente sono in rame, uno dei
conduttori migliori e meno costosi tra le materie prime più pregiate.
In
Cile, la compagnia che controllava la produzione nazionale di rame era la
celebre “Anaconda”, e se guardiamo un po’ alla storia di questa società,
vediamo che i nomi che la controllavano erano quelli delle onnipresenti
famiglie della finanza askenazita, quali i Rothschild e i Rockefeller.
L’ascesa
al potere di Allende dopo le elezioni del 1970 rappresenta un problema poiché
il nuovo presidente decide di nazionalizzare le risorse di rame che passano
sotto il controllo dello Stato.
Henry
Kissinger decide così di risolvere il “problema” dei Rockefeller attraverso
l’organizzazione di un colpo di Stato che depone Allende nel 1973 e mette al
suo posto Pinochet, l’uomo “benedetto” da Washington e dall’anglosfera.
Quello
che si è verificato in Cile è il conflitto che ha influenzato tutto il secolo
scorso, ovvero quello tra gli Stati nazionali sempre più depotenziati
progressivamente della loro sovranità dopo la fine della seconda guerra
mondiale, e i vari potentati della finanza di New York e Londra, che sono
stati, purtroppo, i veri detentori del potere nel secolo scorso.
Il
processo al quale si assiste in Venezuela non è molto dissimile da quello che
si è verificato in Cile.
Hugo
Chavez e le nazionalizzazioni del Venezuela.
Nel
1998 sale al potere un uomo che non è stato scelto in anticipo dai poteri
dell’anglosfera e che decide di restituire le risorse petrolifere nazionali al
Paese e al suo popolo.
Quell’uomo
è l’ex ufficiale dell’esercito Hugo Chávez che si guadagna un trionfo
elettorale in quell’anno tale da aggiudicarsi il 58% delle preferenze.
Chávez
segue il percorso seguito e tracciato da Allende già nel 1971.
Il presidente venezuelano attua una serie di
nazionalizzazioni sotto la sua presidenza, che finirà soltanto con la sua
precoce morte nel 2013, e che manda su tutte le furie quelli che erano i veri
padroni del Paese fino al 1997.
Se si
dà uno sguardo alle industrie nazionalizzate dallo statista venezuelano si vede
che gli attori che hanno pagato lo scotto delle sue politiche economiche sono,
ad esempio, la francese Total e le americane Exxon e ConocoPhillips, alle quali Chavez tolse i diritti
di sfruttamento di progetti petroliferi nella regione dell’Orinoco nel 2007.
La
consultazione dell’azionariato di queste corporation ci aiuta a comprendere
quali interessi stava toccando il leader venezuelano.
La
Exxon e la ConocoPhillips sono di proprietà degli ormai “leggendari” fondi di
investimento BlackRock e Vanguard nei quali ci siamo imbattuti in svariate
occasioni, poiché questi due fondi detengono il controllo dell’economia
mondiale.
Chavez
conduce una battaglia per la sovranità del suo Paese e tale battaglia non può
non passare dalla riconquista delle risorse nazionali.
A
Washington non sono affatto contenti del nuovo corso politico intrapreso dal
Paese, e nel 2002, la “lobby sionista neocon” tenta di rovesciare il presidente
in un golpe diretto dal famigerato “John Bolton”, politico americano di origini
ebraiche, membro dell’amministrazione “Bush”, nonché
architetto della guerra all’Iraq nel 2003,
e vicinissimo alla potente lobby filo-israeliana dell’”AIPAC” che
esercita un fortissimo ruolo di controllo sul Congresso americano.
Ora se
alcuni lettori pensano di poter derubricare il presidente venezuelano nella
categoria dei marxisti o dei comunisti, ci dispiace informarli che sono in
errore a meno che questi non siano così superficiali come alcuni commentatori
angloamericani che non appena sentono parlare di nazionalizzazioni gridano
immediatamente al “comunismo”.
L’economia
del Venezuela ha seguito un modello di economia mista dal 1998 in poi e, sotto
molti aspetti, Chavez non ha fatto altro che ispirarsi al percorso seguito
dall’Italia dagli anni’30 in avanti quando fu costituito l’IRI ai tempi del
fascismo, e che fu poi anche il pilastro della riscossa della rinascita
economica italiana nel dopoguerra.
La
proprietà privata dei piccoli e medi imprenditori venezuelani non fu mai messa
in discussione e anche per ciò che riguarda la filosofia morale del chavismo si
può affermare che in esso c’è ben poco di comunista o marxista.
Non
c’è stata traccia della secolarizzazione che i regimi comunisti hanno portato
in altre parti del mondo dal momento che lo stesso Chávez affermava che non
bisognava ispirarsi al leninismo e al trotzkismo ma piuttosto ai valori della
fede cristiana.
Se
proprio si volesse cercare di iscrivere il chavismo in una corrente politica, a
nostro parere questo è molto più vicino alla impostazione del socialismo
nazionale e invece molto lontano dal territorio del marxismo.
Chavez
spiega come il suo partito debba ispirarsi ai valori cristiani.
“Maria
Corina Machado”: la donna dell’anglosfera.
E
questa impostazione sovranista del chavismo è rimasta immutata anche sotto il
mandato di Maduro, a differenza di quello che vorrebbe fare invece l’attuale
leader dell’opposizione della quale si accennava in precedenza, Maria Corina Machado, che ha
un’agenda politica che potrebbe definirsi come una sintesi politica delle
istanze liberali e marxiste.
La
Machado vorrebbe infatti interrompere e rovesciare il percorso economico
seguito dal Venezuela per riconsegnare le industrie petrolifere, quelle
dell’energia elettrica e delle telecomunicazioni ai soliti fondi di BlackRock e
Vanguard, e ciò significherebbe semplicemente che il Paese tornerebbe ad essere
di proprietà dei Rothschild e dei Rockefeller.
Il
Venezuela sotto l’opposizione verrebbe sottoposto ad una brutale ondata di
privatizzazioni e le risorse strategiche del Paese passerebbero dalle mani
dello Stato a quelle dei potentati stranieri che tornerebbero ad essere i
dominus indiscussi del Paese.
La
leader della opposizione venezuelana ha in mente anche quella che potrebbe
essere definita una destrutturazione morale delle radici cristiane del Paese attraverso
una vera e propria secolarizzazione del Venezuela.
La
Machado propone infatti la legalizzazione dell’aborto, la distribuzione della
cannabis, i matrimoni gay, e, come se già non fosse abbastanza, l’eutanasia.
Appare
evidente che questa cosiddetta destra liberale venezuelana non è molto distante
da una
versione venezuelana del partito radicale italiano in quanto questi punti sono presi
direttamente dall’agenda di quella famiglia di partiti liberali e progressisti
che hanno trasformato diversi Paesi, ad esempio l’Olanda, in fetidi pozzi di
corruzione morale senza più traccia alcuna delle precedenti radici cristiane.
La
Machado ha chiaramente un solo scopo.
Quello
di trasformare il Venezuela in una nuova colonia nelle mani dei signori
dell’anglosfera e questo spiega anche come la politica venezuelana sia da tempo
in stretto contatto con gli esponenti del mondo neocon americano, tanto che
l’ex presidente Bush la ricevette alla Casa Bianca già nel 2005.
Infatti
George Bush riceve Maria Corina Machado alla Casa Bianca nel maggio del 2005.
Voler
quindi provare a definire il Venezuela come “comunista” o la leader della
destra liberal-marxista come una “paladina della libertà” non sarebbe altro che
un grave errore di analisi che finirebbe per ingannare il lettore e portarlo a
sostenere paradossalmente gli interessi dell’alta finanza globalista in
Venezuela.
La
battaglia per il Venezuela è quella che ogni Paese che una leadership non
sottomessa ai voleri di BlackRock e Vanguard dovrebbe combattere.
Negli
anni passati probabilmente molti lettori ricordano che questo Paese ha
attraversato una dura crisi economica, e ovviamente se si sfogliano le pagine
dei quotidiani Occidentali, si vedrà che ciò è stato il risultato delle sue
presunte politiche marxiste, mai esistite in realtà, quando invece quanto
accadeva in Venezuela era il diretto risultato di una feroce guerra economica
che non si è mai interrotta da quando Chavez divenne presidente nel 1998.
È la
guerra per conquistare questo Paese e farlo tornare parte del cortile
dell’anglosfera sempre più piccolo e sempre più in crisi.
Il
presidente Maduro ha fatto una riflessione molto intelligente in questi giorni
quando si è soffermato a commentare i tentativi di rovesciare il suo governo
tramite l’ennesima rivoluzione colorata.
Maduro
ha affermato che coloro che stanno cercando di mettere fine alla sua presidenza
sono gli stessi poteri che hanno cercato di uccidere Trump e che hanno ucciso
JFK.
Il
filo che lega questa sovversione internazionale è sempre quello della “finanza
askenazita” e dei suoi signori quali i citati Rothschild, Rockefeller, DuPont e
Morgan.
Sono
loro che vogliono instaurare un governo fantoccio in Venezuela. Sono loro che
da più di un
secolo soffocano la libertà dei popoli e la sovranità delle nazioni.
I
documenti declassificati USA:
il
golpe di Washington e della
massoneria
che fece
eleggere Giovanni XXIII.
Lacrunadellago.net
– (31/07/2024) – Cesare Sacchetti – ci
dice:
Si
addensavano nubi molto nere sul conclave del 1958. Era un’epoca estremamente tormentata nella
Chiesa, una epoca dove stavano da tempo fermentando dei cambiamenti che
avrebbero poi sconvolto la millenaria tradizione di questa istituzione.
Si era
spento da poco Pio XII, uno dei più grandi pontefici della storia, sebbene già
negli anni successivi della sua morte alcuni storici liberali assieme alla
stampa dello stesso orientamento allestirono una infame campagna di
diffamazione ai suoi danni.
Costoro
si adoperarono per far passare papa Pacelli per un collaborazionista della
Germania Nazista, quando i documenti sono lì a smentire tale falsità.
Se c’è
stato un uomo che aveva da subito riconosciuto in Hitler una grave minaccia per
l’Europa quello era proprio Pio XII che già nei primi anni del suo pontificato
scrisse alle varie cancellerie europee sostenendo la necessità di un golpe in
Germania per rovesciare il cancelliere che stava trascinando il suo Paese, e poi il
mondo intero in un’altra guerra mondiale, esattamente come volevano i poteri
del sionismo internazionale.
Si è
accusato Pacelli di contiguità con il nazismo quando il pontefice espresse sin
da subito una ferma condanna nei confronti di un movimento che era stato in
realtà sostenuto sin dal principio dal congresso sionista mondiale e dalla sua
sezione in Germania, che aveva persino firmato un accordo con il fuhrer, la
famigerata “Haavara” della quale parlammo in una precedente occasione.
Hitler
non nasce dal nulla.
Hitler
nasce perché ambienti molto potenti a New York si assicurarono di fargli avere
ingenti finanziamenti sin dal 1929, quando il partito nazista era poco più che
insignificante e molto lontano dalla vertiginosa scalata al potere che riuscì a
compiere negli anni successivi.
A dare
prova dei finanziamenti che il partito nazista ricevette da Wall Street fu già
nei primi anni’30 “Sidney Warburg” che scrisse un libro nel 1933 intitolato “Le origini finanziarie del
nazional-socialismo”, nel quale si racconta in dettaglio come le “banche della
finanza askenazita di New York”, in particolare la famiglia Rockefeller,
avevano tutto l’interesse a favorire l’ascesa politica del messia del nazismo
per poter poi trascinare l’Europa in un altro conflitto indispensabile per
poter giungere a degli obiettivi già prestabiliti, quali la nascita dell’ONU,
archetipo del governo mondiale, e lo stato ebraico, vera e propria ossessione della
famiglia Rothschild.
Assistiamo
dunque ad un fenomeno che potrebbe essere definito proiezionismo. Gli ambienti
che fecero la fortuna politica di Hitler accusarono il Vaticano di non aver
fatto abbastanza per fermare Hitler, nonostante Pio XII fosse stata la prima
grande voce autorevole a mettere in guardia sul pericolo che rappresentava la
Germania nazista e nonostante fossero stati gli stessi portatori di tale falsa
accusa a consentire l’ascesa del cancelliere tedesco.
A
questa accusa infamante, come se già non bastasse, se ne deve aggiungere
un’altra, quale quella di non aver fatto abbastanza per aiutare gli ebrei,
nonostante sia stata una fonte al di sopra di ogni sospetto, il rabbino di
Gerusalemme, “Isaac Herzog”, a ringraziare personalmente Sua Santità per
l’impegno profuso nel salvare gli ebrei perseguitati dal nazismo, mentre il congresso sionista mondiale
gioiva di quelle persecuzioni senza le quali non si sarebbe mai potuti giungere
alla nascita dello stato di Israele.
Il
pontificato di Pio XII era stato un caposaldo della tradizione cattolica e
c’erano potenti forze massoniche e i soliti ambienti angloamericani che
auspicavano a tutti i costi una forte interruzione della continuità pastorale
del Vaticano per mettere sul soglio pontificio un uomo che potesse far entrare
la Chiesa nel tempio della modernità e dei diritti umani partoriti dalla
infausta rivoluzione francese.
Un
giornalista americano,” Stephen Kokx”, ha condiviso su “X” un documento
declassificato del dipartimento di Stato americano, all’epoca sotto
l’amministrazione Eisenhower, uomo molto vicino a Israele, che dimostra come Washington avesse
una sua talpa all’interno del conclave che stava informando gli Stati Uniti di
tutto ciò che accadeva nelle stanze vaticane e dentro la cappella Sistina.
Esiste
il documento del dipartimento di Stato americano dell’11 ottobre del 1958.
C’era
una battaglia feroce per la Chiesa.
Le
potenze angloamericane e le varie istituzioni mondialiste americane quali il
“Bohemian Grove” e il” Council on Foreign Relations”avevano una visione molto
precisa del futuro che attendeva l’umanità.
Questi
istituti, come noto, auspicavano e auspicano la formazione di una governance
mondiale, una sorta di moloch autoritario che si imponga sul mondo intero, e
avochi a sé la sovranità delle singole nazioni.
E ad
ispirare il “sogno” di edificare un impero mondiale, non è certo un segreto, è
la religione seguita dal mondialismo, che come è ormai evidente a qualsiasi
osservatore dotato di onestà intellettuale, non è soltanto quella della
secolarizzazione e dell’ateismo di Stato che ha uno scopo finale e definitivo.
La
secolarizzazione è soltanto la maschera indossata dal liberalismo che una volta
caduti tutti i veli, si propone di instaurare un culto luciferiano globale e
l’orrenda esibizione delle Olimpiadi di Parigi è soltanto l’ultimo esempio
definitivo del disvelamento della vera identità del mondo moderno progressista
e liberale.
Se
volessimo andare ancora più indietro nel tempo per comprendere tale filosofia,
potremmo soffermarci a leggere le lettere che il fondatore degli Illuminati di
Baviera, “Adam Weishaupt”, scriveva ai suoi fedeli collaboratori ai quali
spiegava come ai vari iniziati non dovesse essere rilevato come questa setta volesse
mettere al bando il cristianesimo, un segreto che andava custodito gelosamente e
rivelato soltanto a quegli adepti che mostravano le caratteristiche ideali per
servire gli scopi degli Illuminati.
Questo
mondo non poteva giungere al suo scopo senza entrare prima nelle viscere della
Chiesa Cattolica, poiché la esistenza di questa istituzione e la sua adesione
alla dottrina cattolica di sempre già di per sé impedisce la manifestazione del
governo mondiale e della sua annessa religione misterica, e qui possiamo
comprendere ancora una volta perfettamente quanto San Paolo affermava rispetto
alla “funzione del katechon”, ovvero quel concetto che esprime la funzione di
contenimento della Chiesa verso l’avanzata del mondo moderno.
Il
modernismo può essere considerato come quel fiume che vuole invadere il mondo e
la Chiesa Cattolica invece è la diga che lo deve contenere.
Questo
ci aiuta a comprendere perché nell’ottica dei suoi nemici la Chiesa andava
infiltrata e soggiogata.
Al
conclave del 1958 abbiamo una manifestazione piena di questa infiltrazione.
Washington
seguiva da vicino le fasi dell’elezione del nuovo pontefice e la fonte che
stava informando il dipartimento di Stato americano auspicava che non fossero
eletti pontefici uomini come il cardinal Siri e Ottaviani, giudicati sotto
certi aspetti “obsoleti” e con una visione “non realistica” degli affari
contemporanei, e ciò semplicemente sta a significare che questi due porporati
erano integri e non erano disposti a scendere a patti con coloro che volevano trasformare
la Chiesa in una sorta di moderno tempio “cattolico” dei diritti umani.
Gregorio
XVII: il papa che non fu.
Quello
che non viene raccontato ancora oggi al grande pubblico è quello che può
considerarsi a tutti gli effetti come un vero e proprio colpo di Stato
vaticano.
Sentiamo
molto parlare sedicenti esperti “vaticanisti” di sede impedita e del
pontificato di Ratzinger che non si sarebbe mai interrotto ma non sentiamo mai
tali “esperti” raccontare la vicenda che cambiò la storia della Chiesa e del
mondo intero negli anni successivi al conclave del 1958.
A
raccontare quello che accadde sotto la volta della Cappella Sistina fu un ex
agente dell’FBI,” Paul L. Williams”, che citò dei documenti declassificati del
dipartimento di Stato americano nei quali si narra la vera storia di quel
drammatico conclave.
Una
volta iniziati gli scrutini era emersa chiaramente una maggioranza a favore del
cardinal Siri, storico arcivescovo di Genova dal 1946 al 1987.
Il
cardinal Giuseppe Siri.
Siri,
come si accennava in precedenza, aveva la fama di essere un intransigente
tradizionalista ed era considerato dallo stesso papa Pio XII come il suo
successore più degno.
Il 26
ottobre del 1958 sembrava essere tutto finito quando dal celebre camino del
Vaticano si vide uscire una fumata bianca tanto che la radio della Santa Sede
annunciò entusiasta l’elezione di un pontefice che però non si affacciò come
previsto sul balcone di San Pietro come accade ogni volta che un nuovo papa
viene eletto dal conclave.
Nello
scrutinio successivo, viene ancora una volta confermato Siri che aveva anche
scelto apparentemente il nome di Gregorio XVII, in continuità con i pontefici
che denunciarono il pericolo modernista, ma a quel punto i cardinali francesi
si opposero alla elezione in un gesto apertamente eversivo e ventilarono
persino la fantomatica possibilità che potessero scoppiare dei disordini dal
lato comunista della cortina di Ferro se il porporato genovese fosse diventato
papa.
La
manovra dei francesi a quanto pare purtroppo sortì i suoi effetti e Siri fu
costretto a rinunciare sotto quelle che sembravano essere chiaramente delle
gravi minacce rivolte non solo alla sua persona, ma alla Chiesa tutta.
A
leggere quanto disse padre “Paolo Perrotta” sussisteva la minaccia che il
Vaticano potesse subire una sorta di attacco nucleare, una minaccia, come si
legge nelle pagine del libro “Il segreto della tomba vuota di padre Pio”scritto da “Franco Adessa”,
collaboratore di don Villa, molto vicino a padre Pio, che era stata già
manifestata da “Avro Manhattan”, scrittore di origini ebraiche, che scrisse che
se la Chiesa non avesse smesso di “ingerire” negli affari politici
internazionali essa avrebbe potuto ricevere un castigo come quello subito dal
Giappone, vittima dei bombardamenti nucleari di Hiroshima e Nagasaki.
Le
forze occulte della sovversione, come definite da “don Curzio Nitoglia”, erano
pienamente all’opera per lanciare il loro colpo di Stato in Vaticano che
purtroppo riuscì poiché Siri rinunciò sotto tali gravi minacce, e il cardinale
genovese ebbe a dire nel 1985 nel corso di una conversazione con il giornalista
francese” Louis Hubert Remy” che quanto accaduto in quei giorni era qualcosa di
davvero terribile che apparentemente lo sconvolgeva ancora profondamente a
distanza di 27 anni.
Al
posto di Siri giunse l’uomo voluto da Washington e dalle massonerie.
Giunge
“Angelo Roncalli “che era noto per avere simpatie comuniste e per essere un
iniziato alla massoneria francese.
Secondo
quanto riferisce infatti padre “Malachi Martin”, in Vaticano sono custodite
tutte le prove dell’appartenenza alla massoneria di Roncalli, e lo stesso
sacerdote americano rivelò che ad “iniziare Giovanni XXIII alla libera
muratoria” era stato il presidente francese “Vincent Auriol”.
Auriol
era anche ben consapevole che Roncalli aveva delle tendenze pedofile e tale
orribile e inconfessabile segreto era stato custodito dagli alti ambienti
massonici che avevano promesso al cardinale con simpatie comuniste di diventare
pontefice a patto che questi poi inaugurasse un Concilio.
Viene
da sorridere, amaramente, all’appellativo che la stampa liberale diede a questo
pontefice, ovvero il “papa buono”, e questo lascia capire quali siano gli
standard di “bontà” seguiti da lor signori.
Roncalli
comunque tenne fede alla promessa fatta ai suoi maestri nella massoneria
francese.
Roncalli
aprì le porte della Chiesa alla modernità.
Roncalli
iniziò il percorso della Chiesa liberale che non si è mai interrotto purtroppo
e che vede ogni singolo pontefice che si è seduto sul soglio di Pietro dal 1958
in poi portatore non più delle Verità di Fede che la Chiesa ha custodito per
2000 anni, ma espressione di un’altra chiesa, quella falsa dei diritti umani e
dei cosiddetti “fratelli maggiori”.
Giovanni
XXIII fu anche l’uomo che disobbedì alla Madonna di Fatima che aveva chiesto
espressamente che la terza parte del segreto o il terzo segreto, a seconda
delle diverse interpretazioni degli esperti, fosse rivelato entro il 1960, e fu
ancora una volta il sacerdote “Malachi Martin” a rivelare che “Roncalli” mise
il veto per la rivelazione di quanto detto dalla Vergine che aveva annunciato
una grande apostasia dentro la Chiesa nel 1917.
Roncalli
non voleva che il mondo sapesse che la Madonna aveva annunciato che pontefici
come lui avrebbero trascinato la Chiesa dentro una serie di errori e apostasie
che sono state la diretta causa dell’attuale pontificato di” Jorge Mario
Bergoglio”.
Se si
leggono gli atti del concilio si trovano parole come ecumenismo, diritti umani,
dialogo tra religioni e se si guardano le parole e le azioni dei successori di
Roncalli, quali Paolo VI, al secolo “Giovanni Montini”, anche lui iniziato alla
massoneria, si riscontra tutto quello di cui oggi parla” Bergoglio”.
La
falsa chiesa non è stata costruita in un giorno, ma nel giro di molti decenni e
questa infiltrazione altro non è che il risultato di un piano diabolico per
partorire una chiesa alla rovescia che piuttosto che diffondere il Vangelo di
Cristo è impegnata nel diffondere quello di Satana.
La
Madonna lo aveva previsto con più di 3 secoli di anticipo.
Già
nel 1634 la Vergine rivelò a madre “Mariana de Jesus Torres quale destino
attendeva la Chiesa ma ha anche detto nelle sue successive apparizioni che il
suo Cuore Immacolato avrebbe trionfato e che la istituzione fondata da Cristo
sarebbe stata riportata al suo antico splendore.
È
questo quello che ignorano, o fingono di ignorare, i vari massoni e mondialisti
che hanno cercato di trascinare l’umanità nel “loro infernale Grande Reset”.
Ignorano
che non sono loro ad essere in controllo, ma è sempre e solo Dio.
Il
satanismo delle Olimpiadi di Parigi
e le
false flag di Israele:
cronache
di un potere al tramonto.
Lacrunadellago.net
– Cesare Sacchetti – (28/07/2024) - ci dice:
I malcapitati,
è proprio il caso di dirlo, che hanno dovuto sorbirsi la cerimonia inaugurale
delle Olimpiadi di Parigi probabilmente si staranno ancora stropicciando gli
occhi oppure avranno ancora conati di vomito per lo spettacolo offerto.
Non è
stata certo una cerimonia per ricordare l’antico spirito ellenico che ha
inaugurato questa gloriosa tradizione che può considerarsi a pieno titolo come
uno dei tesori ereditati dal mondo greco-romano, così bistrattato dal mondo
protestante Nord-Europeo.
A
Parigi c’era una vera e propria febbre satanica che ha intriso la cerimonia
dall’inizio alla fine.
Non
poteva essere altrimenti quando si è vista una blasfema rappresentazione del
cenacolo di Cristo, sostituito da una tavolata di trans, pederasti e diremmo
anche pedofili, poiché se si guardano con più attenzione le immagini, si vedrà
che c’è un tizio con i genitali di fuori vicino ad un bambino.
Esiste
il tipo che ostenta i suoi genitali vicino ad un bambino.
Il
Cristo Salvatore dell’umanità e Re dell’universo viene sostituito da una sorta
di donna cannone che ha sopra il capo una aureola che ha il chiaro scopo di
vezzeggiare la divinità di Nostro Signore.
E
questa “signora” ora è emerso essere tale “Barbara Butch”, dj francese di
origini ebraiche così come ha radici askenazite il direttore “artistico” di
tale sacrilega parata, ovvero “Thomas Jolly”, e lasciamo che siano i lettori a
tirare le conclusioni su quale pensiero e religione ispiri tanto odio nei
confronti della cristianità.
A
Parigi è apparso comunque evidente che Satana e i suoi utili idioti hanno
scelto di non nascondersi più dietro la tradizionale simbologia esoterica e
massonica, già abbastanza rivelatrice per chi la sa osservare, ma hanno deciso
di venire allo scoperto per farci ingoiare tutto il loro fetido pozzo degli
orrori anticristiani.
E se
già lo “spettacolo” di per sé non era abbastanza aberrante con questa
carrellata di oscenità, c’è stato anche uno sbeffeggiamento altrettanto
blasfemo nei confronti dei sovrani di Francia attraverso una orrida
rappresentazione di Maria Antonietta, moglie di Luigi XVI, decapitata e con la
sua testa tra le mani.
La
rivoluzione francese ancora oggi si può considerare a pieno titolo come il
trionfo dello spirito della modernità.
Sappiamo
che ci sono alcuni lettori che ancora oggi parlano di “democrazia” oppure di
“diritti umani” forse non consci che questo simulacro di falsi miti del mondo
moderno non aveva, e non ha, altro fine se non quello di sostituire la
religione di Dio con quella dell’uomo.
È il
passaggio dalla città di Dio di agostiniana memoria a quella dell’uomo nella
quale non c’è più alcun valore assoluto se non quello che di volta in volta
l’uomo stesso stabilisce essere giusto o sbagliato.
C’è il
mondo cangiante dei falsi valori, c’è l’anarchia nella quale ogni uomo può
sopraffare il prossimo o imporre il male soltanto in base al nietzscheano principio che il più
forte può farlo in virtù della sua volontà di potenza e al diavolo qualsiasi concezione di
carità cristiana e di amore per il prossimo.
A
Parigi, la massoneria è di casa dall’1700 e noi ci sforziamo da tempo di
ripetere a quella categoria di stolti auto razzisti imbevuti di questo veleno
liberale che la riscossa non è da ricercarsi nella terra francese, dal momento
che questa è chiaramente ben contaminata dallo spirito delle logge e dai liberi
muratori quali Voltaire e Rousseau, che non esitavano a dichiarare tutto il
loro odio verso la Chiesa e il cristianesimo nelle loro lettere, tanto da
appellare quest’ultimo come “l’infame”.
Ai
vari apologeti dell’ateismo e della ostilità generale verso ogni religione in
questo momento staranno probabilmente fischiando le orecchie, ma ancora una
volta abbiamo un messaggio per costoro.
Sappiate
che non siete affatto la soluzione al problema che rappresenta la civiltà alla
rovescia del “Nuovo Ordine Mondiale”, ma siete pienamente parte del problema.
Siete
ripetitori dei cattivi maestri quali il “massone di origine ebraica”, Karl
Marx, o il già citato Nietzsche, che aveva elaborato una filosofia della sopraffazione che
ancora oggi viene studiata, non a caso, nelle varie sette sataniche, quali la Chiesa di Satana, fondata
nel 1966 dall’occultista di origini ebraiche, “Szandor LaVey”.
Ci è
capitato di ripeterlo recentemente e pensiamo che ormai sia chiaro a coloro che
hanno occhi per vedere e che non hanno il cuore e lo spirito contaminato da
qualche esoterista e ciarlatano di turno che l’unico vero antidoto a questa
infezione può essere solo e soltanto il ritorno a Dio.
La
società moderna e liberale è la diretta conseguenza del 1789 francese e la “Madonna”
a “La Salette” ci aveva avvertito che questo Paese che stava seminando brutture
e blasfemie di vario tipo un giorno sarebbe stato punito.
A
giudicare da quanto la Vergine ci disse a Fatima e da quanto poi ci confermò
ancora una volta a Garabandal dal 1961 al 1965, e ad Akita nel 1973, il tempo a
disposizione per i portatori dell’apostasia dentro e fuori la Chiesa appare
essere poco e personalmente abbiamo avuto questa sensazione vedendo le oscenità
di Parigi.
Questo
pensiero e questo mondo sono ormai definitivamente morti.
I suoi architetti sanno che la manifestazione
definitiva di questa società degli orrori e del male assoluto è ormai
definitivamente sfumata, e siamo giunti ormai nella fase dell’ostentazione e
della provocazione più assoluta.
Costoro
vogliono “soltanto” provare a trascinare assieme a loro nel pozzo della
perdizione più dissennata il maggior numero di anime possibili, e siamo di
conseguenza di fronte ad una bestia che sta per ritornare nel pozzo dal quale è
uscita ma che fino a quando avrà tempo, ancora poco, cercherà in ogni modo di
spargere il suo sozzume e la sua corruzione attorno a essa.
Non
desta nemmeno sorpresa che alla cerimonia ci fosse un personaggio come “Mattarella”
che già negli anni passati aveva manifestato una certa riverenza nei confronti
del Talmud, testo “sacro” del moderno giudaismo nel quale abbondano gli insulti
contro Cristo, e ciò ancora una volta dovrebbe far riflettere qualche “ingenuo”
sul fatto che la secolarizzazione portata in dote dalla rivoluzione francese è
soltanto un camuffamento del liberalismo per giungere alla sostituzione di una
religione, il cattolicesimo tradizionalista, con un’altra, quella” ecumenica
della teosofia” e del “talmudismo”.
Ora Mattarella
riceve il Talmud dai rappresentanti della comunità ebraica.
250
anni di stagione dei diritti umani hanno ridotto l’Europa così e ormai vediamo
che sono sempre più numerosi coloro che non ne vogliono più sapere di questa
società infetta e sono sempre più numerosi coloro che invocano un ritorno alla
tradizione.
Appaiono
davvero maturi i tempi per il compimento della profezia di padre Pio che predisse il
ritorno della monarchia in Italia, con la corona che con ogni probabilità dovrebbe
posarsi sul capo di “Aimone di Savoia d’Aosta”, membro dell’altro ramo della
famiglia Savoia e non di quello che tradì l’Italia, che, casualmente, è
rientrato in Italia negli ultimi due anni dopo una lunga permanenza in Russia.
Il
declino e la solitudine dello stato ebraico.
Così
come assistiamo ad un assalto spirituale di questi ambienti ormai sempre più
furiosi e schiumanti di rabbia per la battaglia perduta, vediamo al contempo
agitarsi i leader di quello stato che avrebbe dovuto sedere sul trono del
mondialismo, ovvero Israele.
Ancora
prima che iniziassero le Olimpiadi, sono giunte alcune dichiarazioni del
ministro degli Esteri israeliano,” Israel Katz”, che prima che venissero
inaugurato i giochi aveva ventilato il rischio di attacchi e attentati da parte
dell’Iran per destabilizzare l’evento.
E
questo cognome certamente evoca ricordi che si riferiscono ad un’altra” Katz”,
Rita, membro dell’intelligence israeliana che annunciava sempre in esclusiva
gli attentati degli islamisti, forse perché questi, come abbiamo avuto di
vedere in precedenza, sono gestiti spesso da Israele che si serve di loro per
giungere ai suoi scopi.
Il
tempismo di queste dichiarazioni è stato comunque puntualmente seguito da atti
di sabotaggio contro la rete ferroviaria francese seguiti da incendi contro
altre strutture chiave.
Non è
certo un segreto che quando ambienti israeliani annunciano determinati attacchi
terroristici orditi dall’Iran sono nella stragrande maggioranza dei casi tutti
atti commessi e preparati dal famigerato servizio segreto israeliano, il
Mossad, che ha una lunga storia al riguardo.
Ad
esempio, si può ricordare il caso del bombardamento dell’ambasciata israeliana
nel 1994 a Londra che, come rivelò un ex agente del servizio segreto
britannico, “Annie Machon”, fu concepito ed eseguito da agenti del Mossad
israeliano che poi accusarono i palestinesi dell’attacco terroristico.
Israele
non ha esitato ad attaccarsi da sola pur di far credere all’opinione pubblica
che il terrorista era il palestinese sotto la “kefiah” e non l’agente del
Mossad che magari porta la “kippah”.
Se
invece volessimo restare sempre in terra di Francia per quello che riguarda le
operazioni di falsa bandiera, come non ricordare il famigerato caso dell’assalto alla
sede di Charlie Hebdo, settimanale francese noto per le sue irridenti e blasfeme
vignette contro la religione, soprattutto quella cristiana.
Nel
2015 venne detto che un commando di terroristi islamici marciò verso la
redazione della rivista, e una volta giunto dentro uccise 11 persone.
Quello
che non fu detto fu quanto rivelato da “Ellie Katsnelson”, uno pseudonimo
adottato da una nobildonna tedesca vicina alla “famiglia Rothschild”, che disse che il commando era formato
da agenti del Mossad e che la proprietà della redazione di Charlie Hebdo era
della famiglia Rothschild.
In tal
caso saremmo di fronte ad un “lavoretto” tutto fatto e concepito nelle stanze
dei soliti noti che da un lato prima favoriscono l’immigrazione senza limiti di
musulmani di estrazione afro-asiatica, e poi dall’altro cercano lo scontro tra
mondo cristiano e islam, in una logica terribilmente simile a quanto” Albert
Pike” scrisse a “Mazzini” quando gli disse che la terza guerra mondiale avrebbe
dovuto essere propiziata dalla guerra tra cristianesimo e islam, sapientemente
instillata dagli ambienti sionisti.
Israele
ha bisogno di agitare tale spauracchio per poter compiere il “sogno” dei
fondatori del sionismo come “Theodor Herzl” e giungere così alla fondazione di
un impero israeliano.
Netanyahu
è questa richiesta che ha fatto quando è andato al Congresso americano.
Ha
proposto l’istituzione di una NATO del Medio Oriente nella quale gli Stati
Uniti e la sua imponente macchina militare si mettono ancora una volta al
servizio di Sion per scatenare la tanto agognata guerra all’Iran e arrivare
alla nascita della Grande Israele.
Il
premier israeliano è tale desiderio che ha espresso probabilmente a Trump, ma
purtroppo per lui avrà trovato ancora una volta le porte saldamente chiuse.
Nonostante
le solite dichiarazioni di presunta amicizia nei confronti dello stato ebraico,
Trump non ha dato a Israele ciò che voleva.
Israele
voleva gli Stati Uniti per scatenare le solite guerre su procura.
Netanyahu
invece si è trovato di fronte un presidente che ha iniziato a ritirare le
truppe americane dal Medio Oriente e che, non attraverso le parole ma con gli
atti concreti, ha fatto capire chiaramente che il tempo delle guerre scatenate
da Washington per compiacere Tel Aviv è finito e non tornerà più.
Lo
stato ebraico è da solo, e non riesce nemmeno a sconfiggere Hezbollah per suo
conto, figuriamoci l’Iran che nelle passate settimane ha inflitto una storica
umiliazione a Israele quando ha bombardato il suo suolo mentre Tel Aviv restava
a guardare con la sua bucherellata difesa chiamata “Iron Dome”, scudo di ferro,
anche se di ferro nella contraerea israeliana ce n’è veramente ben poco.
Dalle
parti del quotidiano “Haaretz”, espressione della “sinistra progressista
israeliana”, sembrano averlo compreso molto bene.
Il
titolo di Haaretz sul disinteresse di Trump per Israele.
“Haaretz”
scrive che è inutile che si cerchi una qualche sponda con Trump, poiché a
quest’ultimo importa ben poco del Medio Oriente.
E noi
crediamo che lo sappia molto bene anche Netanyahu che infatti dopo la frode
elettorale del 2020 non aveva esitato a cercare riparo tra le braccia di Biden,
dato che Trump non era affatto disposto a scatenare una guerra contro l’Iran.
Siamo
giunti quindi ai titoli di coda.
Lo
stato ebraico non solo non conoscerà alcuna espansione ma il suo futuro appare
incerto e la possibilità di una guerra civile tra queste due fazioni, quella
del sionismo messianico, e quella dell’ebraismo secolare, appare sempre più
concreta.
È
un’epoca che volge al termine.
Non è
la fine della storia come affermava lo storico liberale dell’anglosfera, “Francis
Fukuyama”, che sosteneva che la democrazia liberale e l’impero americano erano
l’ultima fermata della storia.
La
storia invece è andata alla fermata successiva.
Quella
dove non c’è più né il dominio dell’anglosfera né quello della democrazia liberale
né quello dello stato ebraico.
Lo
Stato di diritto
in
Israele.
Unz.com
- Filippo Giraldi – (1° agosto 2024) – ci dice:
Esiste
solo per gli ebrei.
C'è
qualcuno in Israele che gode di una posizione di potere e che cosa significa
veramente le espressioni "diritti umani" e "stato di
diritto"?
Gli sviluppi degli ultimi dieci mesi a Gaza
suggerirebbero il "No", che il governo israeliano, il suo sistema
legale e la sua creazione esistono esclusivamente per autorizzare lo Stato a
fare tutto ciò che desidera, che nella versione attuale include l'eliminazione
del genocida popolo palestinese e il furto della sua terra e delle sue
proprietà per essere incorporato in un Grande Israele che plausibilmente
includerà le alture del Golan siriano già annesse, così come tutta La Palestina
che va dal fiume Giordano al Mar Mediterraneo.
Ma
anche data la fondamentale disonestà sullo Stato ebraico e su ciò che
rappresenta, c'è qualcosa di veramente spaventoso in alcuni recenti sviluppi
che suggeriscono che il governo degli Stati Uniti di lunga data asseconda
Israele e i suoi presunti interessi hanno avvelenato il calice, rendendo gli
americani assolutamente complici dei crimini di guerra israeliani e di altri
crimini assortiti contro l'umanità.
E il
livello di controllo su Washington da parte di Israele garantisce virtualmente
che la situazione non potrà peggiorare.
Mi
riferisco, naturalmente, alla recente visita di stato del primo ministro
criminale di guerra del mondo, Benjamin Netanyahu, a Washington, dove è stato
venerato sia dal Congresso che dalla Casa Bianca, insieme a considerevoli
servitori da parte dei media fortemente influenzati dagli ebrei.
Netanyahu,
per dirla in breve, ha parlato per un'ora nel suo discorso al Congresso degli
Stati Uniti, emettendo bugie su menzogne.
E le creature del Congresso hanno risposto con
un'esplosione d'amore combinata con totale sottomissione, consegnando 53
standing ovation, quasi una al minuto.
L'ovazione
più esuberante si è verificata quando Netanyahu ha denunciato i circa 50.000
manifestanti che hanno circondato il Campidoglio per esprimere il loro disgusto
per la presenza dell'assassino di massa ebreo.
Bibi
ha definito i manifestanti, alcuni dei quali sono stati spruzzati con spray al
peperoncino e arrestati da una forte presenza di polizia, tra cui 360
poliziotti importati da New York City freschi di pestaggi contro i manifestanti
alla Columbia University, "utili idioti pagati dall' Iran".
Quella
particolare menzogna produsse parossismi di celebrazione tra i membri del
Congresso che saltellavano e salutavano.
Alla
luce di questa performance, c'è qualcuno che ha bisogno di una conferma che la
libertà di parola sembra essere fuori dall'agenda quando si tratta di Israele e
dei pagliacci che nominalmente rappresentano il popolo americano a Washington,
che una volta hanno giurato di sostenere la Costituzione, ma ora dobbiamo
parlare male dello Stato ebraico come un "crimine d'odio"?
In effetti, al Congresso sono stati presentati
proposte di legge in tal senso.
È
interessante ripercorrere il suo discorso per determinare ciò che Netanyahu
stava cercando di realizzare e quali bugie pensava di poterla fare franca.
In
realtà, non ha fatto altro che mentire mentre incolpava la maggior parte dei
suoi vicini, in particolare l'Iran, per i disordini che Israele ha causato in
Medio Oriente negli ultimi 75 anni.
E
prevedibilmente, la gran parte della copertura dell'apparizione di Netanyahu
nei media mainstream il giorno successivo è stata inefficace e persino
elogiativa.
In
generale rifletteva quello che è stato salutato come il "discorso
infuocato" di Bibi che "non ha ceduto di un centimetro", che ha
promesso di continuare a combattere fino a quando non si sarà raggiunta la
"vittoria totale".
"È
uno scontro tra barbarie e civiltà.
È uno
scontro tra coloro che glorificano la morte e coloro che santificano la
vita". Ironia della sorte, Netanyahu aveva ragione sullo scontro di
civiltà, anche se si sbagliava su chi rappresenta quale parte:
Israele, sostenuto completamente dagli Stati Uniti, è
il male puro.
E la
visita di Netanyahu dovrebbe essere vista come una chiamata alle armi.
Lo Stato ebraico sta lottando economicamente e
militarmente nella sua guerra di sterminio a Gaza e sa che non è in grado di
affrontare Hezbollah e l'Iran, quindi ha deciso di lasciare che siano gli Stati
Uniti a fare il lavoro pesante.
Leggendo tra le righe ciò che è accaduto negli
incontri con i due aspiranti alla presidenza così come con un non compos-mentis
Joe Biden, è chiaro che Netanyahu si aspetta che i ragazzi e le ragazze
americane facciano la sua lotta per lui oltre a coprire i costi.
La
complicità americana nel genocidio di Gaza così come nelle due possibili guerre
in Libano e Iran dovute all'appoggio israeliano è una tragedia per tutte le
parti coinvolte, ma il danno arrecato alle future generazioni di cittadini
americani non può essere riparato.
Il
nostro Paese ha fatto molte cose brutte, ma questa totale alleanza con il male
assoluto è un tradimento del diritto di nascita di ogni americano.
Quindi
quanto in basso si può scendere, ma alla storia di Netanyahu in visita al
Congresso si è presto aggiunta un'altra storia davvero terribile che dimostra
che non c'è fondo al male nelle menti e nei cuori dei leader israeliani così
come nella grande maggioranza dei cittadini israeliani?
Persone,
che “Mondoweiss” chiama un "genocidio dall'alto e dal basso".
Pochi
americani sono consapevoli delle atrocità che avvengono in virtù di quello che
gli israeliani scelgono di chiamare il loro sistema legale.
Esiste
un corpus di leggi applicabile per proteggere gli ebrei e i loro interessi, ma
laddove tali interessi si scontrano con quelli dei nativi palestinesi, siano
essi cristiani o musulmani, solo un risultato è accettabile anche quando ha
luogo qualcosa di paragonabile a una procedura legale.
Ciò ha consentito l'orribile movimento degli
insediamenti con qualcosa come 800.000 coloni ebrei che hanno rubato terre
palestinesi e altre proprietà e ha fatto sì che i palestinesi che furono
cacciati dalle loro case con la forza quando fu fondato Israele non abbiano la
possibilità di tornare alle proprie case.
Nella
sua forma più estrema, ferire gravemente o addirittura uccidere un palestinese,
cosa che avviene regolarmente, spesso per mano di coloni pesantemente armati, è
un crimine che non viene quasi mai perseguito.
Per
citare solo un esempio recente, la giornalista palestinese “Shireen Abu Akleh”,
che indossava un giubbotto da giornalista ben visibile, è stata uccisa a colpi
di arma da fuoco da un cecchino dell'esercito israeliano nel maggio 2022.
Nonostante le ripetute richieste che il suo
omicidio fosse pienamente indagato, nessuno è stato informato. mai identificato
o punito per l'omicidio.
Negli ultimi anni Israele ha ucciso anche
altri 20 giornalisti senza che nessuno sia stato punito.
Spesso
i soldati israeliani restano a guardare e osservano i crimini che coinvolgono
autori ebrei, senza mai intercedere per aiutare la vittima araba.
Se i
palestinesi resistono vengono immediatamente etichettati come
"terroristi" e non hanno alcun diritto di autodifesa contro gli
occupanti, siano essi militari o nominalmente civili.
Una
storia apparsa una settimana dopo la visita di Netanyahu illustra perfettamente
i due livelli di giustizia in Israele e nei territori occupati.
Attualmente
ci sono quasi 10.000 palestinesi nelle carceri israeliane, numero che è
aumentato notevolmente da quando è iniziata la guerra contro Gaza.
Molti sono abitanti di Gaza, ma un numero
crescente proviene dalla Cisgiordania, anch'essa presa di mira per la
"colonizzazione" e la possibile annessione.
Molti
sono trattenuti in quella che viene definita "detenzione preventiva",
nella quale non sono accusati di alcun crimine, non compaiono in nessun
tribunale e sono trattenuti per volontà dell'esercito o della polizia
israeliana.
In
prigione vengono spesso torturati e fatti morire di fame.
Se mai verranno rilasciati, mostreranno i
segni della tortura e i gruppi israeliani per i diritti umani, tra gli altri
testimoni, hanno fornito prove sostanziali di ciò che sta accadendo a porte
chiuse.
I
soldati israeliani, da parte loro, non sono timidi riguardo a ciò che fanno ai
palestinesi, pubblicando online foto e video di palestinesi morti, torture
nelle aree di detenzione e la gioiosa distruzione di case e proprietà a Gaza.
La
storia è la seguente:
ci
sono un certo numero di centri di detenzione gestiti dall'esercito israeliano
che vengono generalmente utilizzati per torturare i prigionieri palestinesi,
non nel vecchio ruolo di "intelligence" per ottenere
"informazioni", ma solo per l'intrattenimento dei soldati, che sono i
carcerieri.
“Sde
Teiman,” uno di questi centri nella regione meridionale del deserto del Negev,
ha recentemente fatto notizia a causa di un tipo di tortura particolarmente
oltraggioso inflitto da dieci soldati incaricati dei prigionieri.
Secondo
quanto riferito, le condizioni a “Sde Taiman” includevano "shock
elettrici, amputazioni dovute a cattive condizioni, gravi percosse, interventi
chirurgici senza anestesia, musica ad alto volume fino a far sanguinare le
orecchie dei detenuti, morti dovute a cattive condizioni igieniche, torture
sistematiche e abusi sessuali".
Un
palestinese di Gaza sarebbe stato sodomizzato in serie e altrimenti violentato
nel luogo di detenzione utilizzando vari strumenti tra cui anche un telefono
cellulare che è stato inserito nel retto dell'uomo e acceso per il divertimento
dei soldati israeliani.
Anche
alla vittima era stato inserito un bastone di legno in modo simile e si credeva
che fosse solo uno dei tanti altri prigionieri a essere trattati allo stesso
modo, il che sembra essere sistematico in tutte le strutture di detenzione
gestite dall'esercito.
L'attività è stata scoperta solo quando la
vittima ha iniziato a sanguinare pesantemente sia internamente che esternamente
e non era in grado di camminare con una "grave ferita nella zona del retto,"
che potrebbe essersi verificata se o quando il telefono è stato rimosso
dall'interno di lui e lui è stato preso in un ospedale dove venne rivelato
quanto era accaduto.
L'esercito, insolitamente, ha inviato alcuni
poliziotti militari al centro per trattenere i soldati e interrogarli, ma i
sospettati hanno reagito usando spray al peperoncino e costruendo barriere.
Quando
nove degli uomini (uno dei quali è scomparso ingiustamente) sono stati infine
portati in una vicina base militare a “Beit Lid”, i parlamentari si sono confrontati
quasi immediatamente con una folla inferocita di civili, composta in gran parte
da coloni e ultranazionalisti, guidati da diversi parlamentari del partito
Likud, che chiedeva che i soldati fossero liberati.
Ne
seguì qualcosa di simile a una mischia.
La
folla indisciplinata ha gridato il suo sostegno alla tortura e ha persino
chiesto l'esecuzione sommaria dei prigionieri palestinesi, che è stata una
"opzione" sostenuta da alcuni nel governo Netanyahu.
I
rivoltosi sono stati così aggressivi che hanno effettivamente fatto irruzione
nella base militare israeliana e c'è stato un notevole sostegno alle loro
azioni anche da parte del ministro della Giustizia” Yariv Levin”, che si è
detto "scioccato" nel vedere le truppe dell'IDF arrestate per essere
interrogate "in un modo che è adatto per arrestare criminali
pericolosi".
Ha
aggiunto che i soldati stavano facendo un "lavoro sacro" alla base.
Il membro di estrema destra della “Knesset””
Simcha Rotman” ha definito i soldati "eroi", attaccando invece i
"sistemi di giustizia e controllo" israeliani per averli detenuti.
Tipicamente,
più tardi nel corso della giornata, quando la stampa gli ha chiesto
informazioni sulle accuse di stupro, il vice portavoce del Dipartimento di
Stato americano “Vedant Patel” si è rifiutato di dire se lo stupro di gruppo e la
tortura dei prigionieri palestinesi sarebbero considerati un crimine di guerra, anche se dimostrato in modo
definitivo da testimoni e altre prove.
Patel ha spiegato:
"Quindi
le denunce di abusi sono profondamente preoccupanti, e siamo stati chiari e
coerenti con Israele e l'IDF sul fatto che devono trattare tutti i detenuti
umanamente e con dignità in conformità con il diritto umanitario".
Ha detto che gli Stati Uniti avrebbero
lasciato che in questo caso si svolgesse un "giusto processo".
I
media occidentali che si stanno prendendo la briga di coprire la storia si
rifiutano persino di usare la parola "stupro" o "sodomia"
in riferimento alle accuse, con la “BBC” che descrive come i soldati sono
accusati di "maltrattare gravemente un prigioniero palestinese"
mentre il “Nuovo Il York Times” preferisce chiamarlo " sospetto abuso
".
Al
centro della discussione c'è il fatto che solo la “Knesset israeliana” ha una
proposta di legge formulata per la prima volta nel 2022 dall'attuale ministro
della Sicurezza nazionale “Itamar Ben-Gvir” che darebbe l'immunità automatica a
qualsiasi soldato o poliziotto che uccida o ferisce gravemente un palestinese.
L'immunità
non si applica se la vittima è ebrea.
La
legge non è ancora passata attraverso il parlamento, ma molti conservatori in
Israele credono che sia la linea guida utilizzata de facto dai militari e dalla
magistratura.
“Ben-Gvir”
ha infatti denunciato l'interrogatorio dei nove uomini come
"vergognoso", aggiungendo che l'establishment della sicurezza
israeliano dovrebbe sostenere i soldati e "imparare dal servizio
carcerario: il trattamento leggero dei terroristi è finito. I soldati hanno
bisogno del nostro pieno sostegno".
“Ben-Gvir” sostiene anche un disegno
di legge separato che autorizzerebbe l'esecuzione sistematica dei prigionieri
palestinesi nelle carceri israeliane.
Inoltre non si applica agli ebrei.
In una dichiarazione video, Ben-Gvir ha affermato che
Israele dovrebbe essere in grado di uccidere i prigionieri palestinesi con un
"colpo alla testa".
Ha
anche raccomandato che ai prigionieri palestinesi venga dato cibo appena
sufficiente per mantenerli in vita fino all'entrata in vigore della legge sulle
esecuzioni.
Quindi,
quando si tratta di diritti umani, Israele vive in un altro universo parallelo
dove esiste un insieme di regole per gli ebrei e un altro per i gentili.
Forse
la brutalità facilmente visibile evidente nel recente discorso di Netanyahu al
Congresso, insieme a storie come quella di “Sde Teiman” e all'orrore quotidiano
inflitto agli abitanti di Gaza, determineranno una sorta di risveglio per il
pubblico americano, che è stato pesantemente propagandato e continua a credere
nel mito del perpetuo vittimismo del popolo ebraico.
Le vere vittime del "miracolo di Israele"
sono coloro che nei paesi occidentali la diaspora ebraica continua a comprare e
manipolare, nonché i poveri palestinesi costretti a vivere sotto una forma di
repressione e umiliazione quotidiana quasi inimmaginabile.
(Philip
M. Giraldi, Ph.D., è direttore esecutivo del Council for the National Interest,
una fondazione educativa deducibile dalle tasse 501(c)3)
L'omicidio
di “Ismail Haniyeh”.
Unz.com - Patrick Lawrence – (31 luglio 2024)
– ci dice:
Alcune
riflessioni, scritte con urgenza in risposta all'urgenza del momento,
sull'assassinio di Ismail Haniyeh, nelle prime ore di martedì.
Il 62enne presidente del Politburo di Hamas,
assassinato durante una visita ufficiale in Iran, era il capo negoziatore
dell'organizzazione nei colloqui volti a produrre un cessate il fuoco a Gaza e
il rilascio degli ostaggi israeliani detenuti da Hamas e dei prigionieri
palestinesi detenuti nelle carceri israeliane.
Questi
colloqui potrebbero ora essere definitivamente morti.
Questa
è una notizia, ma non una notizia: è evidente da tempo che il regime di
Netanyahu – e gli Stati Uniti, per ovvia estensione – non sono mai stati seri
riguardo a un accordo per porre fine al genocidio delle Forze di Occupazione
Israeliane a Gaza.
Questo è ormai fuori discussione, nonostante
le sciocchezze farinose del regime Biden al contrario.
Per
quanto importante sia questa conclusione, si deve considerare l'omicidio di
Haniyeh nel suo contesto più ampio.
Da
questa prospettiva possiamo giungere ad alcune utili comprensioni.
Qualche
bilancia può ora cadere dagli occhi di chi è decisamente illuso.
Il
terrorista Israele non ha riconosciuto la responsabilità di questo atto dalle
conseguenze enormi, ma è spesso rimasto in silenzio nella sua lunga storia di
omicidi di questo tipo, in particolare quando queste operazioni violano la
sovranità di un'altra nazione.
Questo
non è importante.
Chiunque
pensi che gli israeliani non abbiano ucciso Haniyeh in questo momento, un
momento di accresciuto significato politico e diplomatico, è o compulsivamente
ingenuo o compulsivamente cieco al carattere inesauribilmente pernicioso del
regime sionista.
Haniyeh
si era recato a Teheran per partecipare all'insediamento di” Masoud
Pezeshkian”, un riformista recentemente eletto presidente dell'Iran, ed era
stato bivaccato in una residenza per veterani dell'esercito a Teheran Nord, il
quartiere alla moda della capitale.
L'IRNA,
l'agenzia di stampa statale della Repubblica islamica, ha riferito che un
missile a guida di precisione ha ucciso Haniyeh e la sua guardia del corpo
nella residenza alle 2 del mattino di martedì.
In un
articolo pubblicato più tardi nel corso della giornata, “Military Watch”, la
rivista online indipendente, ha detto che se l'attacco è stato confermato come
un attacco aereo, è probabile che sia stato un jet da combattimento F-35, un
aereo in grado di eludere i sistemi di difesa aerea iraniani, che lo ha
effettuato.
L'F-35 è un caccia stealth che gli Stati Uniti
hanno finora venduto a 16 paesi, tra cui Israele, che, nel 2018, è diventato il
primo paese a schierare il jet in combattimento.
Gli
israeliani potrebbero aver fatto affidamento sull'intelligence e
sull'assistenza mirata degli Stati Uniti per eseguire un'operazione di questa
straordinaria precisione, anche se ciò non è ora confermato.
Ciononostante,
ci vuole altrettanta ingenuità per presumere che il regime di Biden, dalla Casa
Bianca alle agenzie di intelligence e al Pentagono, non fosse a conoscenza del
complotto di assassinio degli israeliani.
Consideriamo
la tempistica dell'omicidio di Haniyeh a questo proposito.
Ha
fatto seguito di sei giorni al discorso aggressivo e guerriero di Benjamin
Netanyahu davanti a una sessione congiunta del Congresso.
È arrivato poche ore dopo che i jet
israeliani, secondo il racconto del regime sionista, hanno assassinato” Fu'ad
Shukr,” il comandante militare di Hezbollah, in un sobborgo di Beirut.
Questo è stato in risposta a un attacco
missilistico sabato scorso su un campo da calcio sulle alture del Golan che ha
ucciso 12 persone.
Mentre
Israele ha immediatamente incolpato Hezbollah per le vittime delle alture del Golan,
non ha presentato alcuna prova a sostegno di ciò, Hezbollah ha negato la
responsabilità, il gruppo libanese non vuole provocare una guerra con Israele e
non otterrebbe alcun guadagno percepibile prendendo di mira un campo sportivo.
La mia
lettura dell'incidente delle alture del Golan:
anche se non ci sono motivi per trarre
conclusioni in assenza di prove, è del tutto plausibile che si sia trattato di
una provocazione sotto falsa bandiera da parte degli israeliani per avvicinare
di un passo una guerra con il Libano.
Per favore, non fingete di essere scioccati:
le
vittime nel Golan erano drusi siriani, non ebrei israeliani, e se pensate che
il regime israeliano sia incapace di uccidere civili non ebrei per la causa
sionista, non avete letto le notizie negli ultimi nove mesi, o 76 anni, se è
per questo.
Più in
merito alla tempistica, Haniyeh è tornato da poco da una conferenza di tutti i
partiti a Pechino, dove 14 fazioni palestinesi, Hamas e Fatah le più
importanti, hanno concordato di impegnarsi per la formazione di un governo di
unità nazionale dopo quasi due decenni di rivalità e conflitti interni.
Questo
può o non può dare i suoi frutti, come molti analisti hanno sottolineato. Ma
possiamo misurare l'importanza dei tre giorni di colloqui notando che Haniyeh è
salito su un aereo per parteciparvi e Wang Yi, il ministro degli Esteri cinese
per tutte le imprese, ha messo il suo nome sui lavori.
Dubito che gli israeliani arrivino al punto di
prendere in considerazione queste cose, ma uccidendo Haniyeh hanno sputato in
faccia a uno statista molto influente che rappresenta una nazione molto
influente.
La
scorsa primavera gli israeliani hanno ucciso tre dei figli di Haniyeh e diversi
dei loro figli, mentre il padre e il nonno, che risiedevano in Qatar per poter
viaggiare fuori da Gaza per conto delle varie iniziative diplomatiche di Hamas,
erano a buon punto nei negoziati del Cairo per un cessate il fuoco.
Haniyeh, il cui dolore faccio fatica a immaginare,
continuò.
Dovremmo
collocare questo in un contesto storico.
Mercoledì
“Mehdi Hasan”, giornalista e co-fondatore della società di media “Zeteo”, ha
pubblicato un'eccellente storia della pratica israeliana di uccidere i
negoziatori di alto livello di Hamas proprio mentre stavano avanzando verso
l'uno o l'altro accordo di pace in una o nell'altra circostanza.
"Israele ha una storia di uccisione di
leader di Hamas che stanno cercando di garantire il cessate il fuoco" è
una lettura che fa riflettere.
L'unica
conclusione disponibile è che gli israeliani non sono mai stati seri riguardo a
nient'altro che allo sterminio delle persone con cui fingono di negoziare.
Marzo
2004:
lo
sceicco Ahmed Yassin, una figura spirituale di spicco e co-fondatore di Hamas,
viene assassinato mentre usciva da una moschea, sulla sua sedia a rotelle,
poiché era tetraplegico.
Yassin
aveva avanzato, pochi mesi prima, un accordo di pace a lungo termine con
Israele se – non c'è un grosso problema qui, non si direbbe – "uno stato
palestinese sarà istituito in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza".
Aprile
2004:
Abdel
Aziz al-Rantisi, successore di Yassin, viene ucciso in un attacco missilistico
mentre tenta di mantenere in vita l'iniziativa di pace di Yassin.
Novembre
2012:
Ahmed Jabari, un alto comandante militare di Hamas,
viene assassinato, dando il via alla breve ma mortale guerra che le Forze di
Occupazione Israeliane, le IOF, hanno chiamato – non lo sapevate – Operazione
Pilastro di Difesa.
“Jabari”
era in trattative segrete con “Gershon Baskin”, un importante attivista
pacifista israeliano, nel tentativo di redigere un accordo che avrebbe prodotto
"una tregua a lungo termine", che “Jabari” considerava nel migliore
interesse dei palestinesi.
E ora
Ismail Haniyeh si unisce ai caduti, ognuno di loro cerca un accordo pragmatico
con il regime sionista, e proprio perché ognuno di loro era impegnato in questo
sforzo.
È
tempo ancora una volta di ricordarcelo:
Hamas
e i suoi leader hanno una lunga storia di ricerca flessibile di accordi, come
vari diplomatici occidentali e funzionari dell'intelligence hanno riconosciuto
nel corso degli anni.
Etichettare
il gruppo come una "organizzazione terroristica" in modo tale da non
dover capire più nulla è stata, quindi, un'assurdità cinicamente distruttiva da
quando Hamas ha preso il controllo di Gaza nel 2006.
Questo
rozzo e falso rifiuto ha avuto origine, non dimentichiamolo mai, con quello che
è di gran lunga il regime terroristico più pericoloso del Medio Oriente ed è
promosso più assiduamente dagli Stati Uniti, che, si potrebbe facilmente
sostenere, hanno la loro lunga storia di attività terroristiche nella regione e
oltre.
Alcune
conclusioni, mentre i palestinesi si preparano a seppellire Ismail Haniyeh:
Il
terrorista Israele non prende assolutamente sul serio la pace o un accordo
negoziato di qualsiasi tipo con il popolo palestinese, indipendentemente da chi
essi, i palestinesi, scelgano di rappresentarlo.
E'
tempo che la comunità internazionale smetta di fingere il contrario, in
particolare, ma non solo, insistendo sul fatto che una soluzione a due Stati
rimane una prospettiva reale.
Ne
consegue che il regime sionista è di fatto, e fino a prova contraria, dedito
allo sterminio o all'espulsione della popolazione palestinese a Gaza e in
Cisgiordania. L'incredulità su questo punto non è più scusabile, se mai lo è
stata.
Israele
è deciso a perseguire una guerra più ampia nella regione, incentrata sulla
distruzione della Repubblica islamica.
Non ha
alcuna intenzione di moderare questa ossessione.
L'assassinio
di Haniyeh, insieme all'intensificarsi delle provocazioni contro l'Iran, lungo
il confine di Israele con il Libano e in Cisgiordania, indicano che vede il
momento presente come la sua opportunità per rendere questa guerra una realtà.
Israele
sa molto bene che non può vincere la guerra che brama.
Per
quanto assiduamente cercherà questa guerra, è precisamente la misura in cui
cercherà di coinvolgere gli Stati Uniti in essa.
Questo
è ciò che rende così pericolosa l'accoglienza follemente intemperante che
Netanyahu ha ricevuto al Congresso il 24 luglio.
Infine,
e più in generale, è tempo di riconoscere che Israele è incapace di una seria
arte di governare perché non ha alcun interesse in essa e non gode, di
conseguenza, di relazioni diplomatiche sane ed equilibrate con gli altri membri
della comunità delle nazioni.
Se questa realtà non è a questo punto
evidente, si dimostrerà col tempo inconfutabile.
Invece,
nella sua regione Israele si affida alla brutalità o alla minaccia di essa in
nome della vendetta dell'Antico Testamento.
E la
protezione americana è la chiave per l'approccio dello stato dell'apartheid
alle sue circostanze immediate.
Anche
se, per esempio, si raggiungesse un accordo tra Riyadh e Tel Aviv – e non
tratteniamo il respiro – Israele non lo avrebbe fatto;
Non
avrebbe potuto.
Gli
Stati Uniti avranno costretto o corrotto – o entrambi – due stati clienti.
Nel
resto del mondo, Israele dipende principalmente dalla simpatia, dall'eterno
vittimismo e dalla manipolazione delle coscienze colpevoli degli europei.
Tra
gli americani si aggiunge l'incessante corruzione e le intimidazioni a malapena
celate della lobby israeliana applicate a una classe politica decadente che è
di volta in volta avida e pietrificata.
Per
decenni ho considerato la Palestina la piaga suppurante sulla carne
dell'umanità.
La causa e il rimedio sono diventati più
evidenti.
Israele
ha appena oltrepassato
la
linea rossa di Hezbollah e dell'Iran:
si
profila la Terza Guerra Mondiale
Unz.com
- Michael Hudson – (1° agosto 2024) – ci dice:
DANNY
HAIPHONG:
Benvenuti
a tutti. Buon pomeriggio. Questo è il tuo ospite, Danny Haiphong. Come potete
vedere, sono affiancato da due ospiti molto speciali, entrambi ospiti di
ritorno nel programma, anche se è passato troppo tempo per entrambi.
Abbiamo
il famoso economista “Michael Hudson”, autore prolifico.
E
abbiamo la dottoressa “Jill Stein”, candidata alle presidenziali del Partito
Verde 2024, attivista di lunga data, semplice amministratrice di pace da molto
tempo.. “Michael”, “Jil”l, grazie mille per esservi uniti a me oggi.
JILL
STEIN: È
fantastico essere qui.
Quindi
ho supportato Jill Stein in passato. Incoraggio le persone a esaminare la sua
campagna.
È una
dei pochi, se non l'unico candidato nella corsa elettorale del 2024 a non
essere comprato e posseduto dall'”AIPAC”. E ovviamente, guardando sicuramente
il lavoro di “Michael Hudson”.
Ma
volevo iniziare subito perché penso che questo sia un momento molto urgente nel
mondo, che ha enormi conseguenze sia per gli Stati Uniti che per il futuro
dell'umanità.
E
questa è la raffica di eventi emersi nelle ultime 48 ore circa.
Abbiamo
appena avuto “Ismail Hassania” [Ismail Haniyeh].
Era un
negoziatore di Hamas, uno dei massimi leader del Politburo, assassinato in Iran
il 31 luglio.
Quindi
la data di questo streaming.
E
prima ancora, abbiamo avuto Israele, proprio il giorno prima, che bombardava
Beirut in reazione a un attacco molto sospetto sulle alture di Golan, che ha
ucciso 12 persone, molti dei quali giovani.
Ora
riceviamo anche notizie non confermate su un possibile comandante dell'”IRGC”
[Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica], comandante iraniano, ucciso a
Damasco.
Suona
familiare?
Ad
aprile è successo qualcosa del genere, che ha portato ad un'operazione iraniana
per dissuadere Israele da ulteriori attacchi.
Si è
trattato di un attacco israeliano all'ambasciata a Damasco nell'aprile del
2024. Finora si tratta di notizie non confermate.
Ma
Michael, forse possiamo rivolgerci a te. Sai, come lo vedi in base alla tua
analisi geopolitica ed economica?
Questo
tipo di spirale, a quanto pare, porta Israele ad ampliare questa guerra a
livello regionale e globale, perché, ovviamente, stiamo anche entrando nel
punto di un anno.
Vi
state avvicinando molto al traguardo di un anno della campagna genocida
complessiva a Gaza.
MICHAEL
HUDSON:
Beh,
dici Israele, ma in realtà è Israele negli Stati Uniti.
E
tutto questo è successo subito dopo che Netanyahu è venuto al Congresso e ha
incontrato a Washington i leader del Partito Democratico e poi Trump.
Quindi
penso che sia davvero la politica dei neoconservatori.
Hanno lavorato fianco a fianco.
E
conosco queste persone da oltre 50 anni.
Ho
lavorato per diversi anni con il consigliere di Netanyahu, “Uzi Arad”,
all'Hudson Institute.
Abbiamo fatto insieme viaggi in giro per il
mondo, litigando.
E so
quali sono le loro idee e ideologie.
E in
realtà non si tratta solo di apartheid, ma della sensazione che se Israele non
uccide i palestinesi, i palestinesi uccideranno gli israeliani come
rappresaglia per ciò che gli israeliani stanno facendo loro.
E
quindi, una volta feriti i palestinesi, ciò ti fa pensare in modo molto simile
a ciò che l'America pensa con l'Iran.
Ebbene,
guardiamo a ciò che abbiamo fatto all'Iran. Devono odiarci. Pertanto, faranno
qualcosa per noi. Pertanto li attaccheremo.
Quindi
penso che i neoconservatori di Washington credano che la guerra sarà
inevitabile.
L'America
sta lottando per il controllo del Vicino Oriente perché il Vicino Oriente
controlla il petrolio.
E la
politica estera americana si è basata sul controllo delle forniture alimentari
provenienti dalle aziende agricole americane e sul controllo del commercio di
petrolio, perché se riesci a controllare il commercio di petrolio, puoi
spegnere l'elettricità, il riscaldamento e la corrente elettrica delle persone.
E l'uso dell'energia da parte dei lavoratori è
la radice della produttività.
E il
modo in cui i militari pensano – e di nuovo, ho lavorato con loro per anni – è
il tempismo, che ci permette di essere in una posizione migliore ora di quanto
non saremo l'anno prossimo o no.
E
penso che l'esercito americano si renda conto che la Russia e la Cina e gli
altri paesi eurasiatici si stanno unendo.
La
capacità americana di combattere militarmente sta diminuendo.
E per
i militari, questo significa che se non facciamo la guerra ora e aspettiamo
fino al prossimo anno in futuro, saremo sempre meno in grado di vincere.
Ebbene,
la realtà è che perderanno ovunque andranno, a meno che non scoppi una guerra
atomica e la scacchiera venga ribaltata.
E
penso che la loro sensazione sia che gli americani stiano facendo tutto il
possibile, dall'Ucraina a Israele all'Iran, per cercare di fomentare una
ritorsione in modo che poi possano dire, ah, siamo sotto attacco, stiamo
semplicemente difendendo noi stessi, e una volta che dici alla tua popolazione
e ai tuoi elettori che questa è una guerra per la difesa, come sanno i nazisti,
puoi sempre ottenere un... come disse Goebbels, puoi sempre avere una
popolazione dalla tua parte se dici che è per la difesa.
Quindi
sono molto preoccupato che i neoconservatori dicano che non ci sarà mai un
momento migliore o almeno meno peggiore di adesso per entrare in guerra nel
Vicino Oriente.
Questo sembra essere il fattore scatenante, e
anche i militari hanno detto in tutti i modi che hanno organizzato la sequenza
militare, l'America perde.
Non
perderanno così tanto adesso come in futuro.
E
questo è molto pericoloso, data la mentalità che hanno, e la mentalità che
hanno per controllare il Vicino Oriente, altrimenti il resto del mondo non sarà
neo liberalizzato.
È
davvero... siamo a una divisione di civiltà.
Che tipo di società e che tipo di economia
avrà il mondo?
Sarà
un'economia neo liberalizzata e privatizzata, o sarà, esito a dire
socializzata, diciamo semplicemente un tipo di economia democratica progressista e
reale?
DANNY
HAIPHONG:
Prima di farti entrare qui, Jill, voglio solo
correggermi. Sono Ismail Haniyeh. Probabilmente sto ancora massacrando il nome, ma volevo
assicurarmi di averlo corretto prima di dartelo.
Dottor
Stein, per favore.
JILL
STEIN:
Sì, e
vorrei aggiungere qualcosa a ciò che ha detto Michael. La questione non è solo
che tipo di mondo avremo, ma se avremo un mondo o no, perché le parole di “Martin
Luther King” suonano più vere che mai.
Il mio
Paese è oggi il più grande fornitore di violenza nel mondo. Vero negli anni
'60, ancora più vero oggi.
Facendo
eco a quello che hai detto, Danny, o in realtà penso che sia stato quello che
ha detto anche Michael, che questo non è solo Israele.
Questo
è Israele permesso, potenziato, finanziato e armato dagli Stati Uniti
d'America.
Quindi
siamo profondamente coinvolti in questo. E chiaramente quello che Netanyahu sta
facendo è, sapete, questo urla come un tentativo di prolungare ed espandere la
guerra e di trascinare gli Stati Uniti in essa.
Sarà
molto difficile per gli Stati Uniti non essere trascinati in esso perché
Israele sta attaccando contemporaneamente lo Yemen, proprio l'altro giorno, un
attacco davvero grave a uno dei porti chiave dello Yemen.
Voglio
dire, hanno bombardato lo Yemen per un po' di tempo come rappresaglia agli
sforzi dello Yemen per, sai, fermare il genocidio e fermare il flusso di armi e
materiali che sostengono il genocidio.
E Israele ha risposto allo stesso modo e
peggio, fondamentalmente, bombardando lo Yemen.
E poi
c'è stata una grande spinta verso quell'attentato proprio la settimana scorsa.
E poi, nel giro di 24 ore, si verificano omicidi consecutivi che sembrano
davvero fatti su misura per intensificarsi ulteriormente.
E, in
particolare, l'assassinio del capo dei negoziati di Hamas. Come dovremmo essere, sai, e come
dovrebbe Israele negoziare un accordo di pace quando stanno assassinando il
portavoce e la figura chiave di quei negoziati?
Quindi
questo è, sapete, questo è progettato, fino a prova contraria, questo è
progettato per silurare completamente i negoziati per garantire che la guerra
continui.
E
infatti la situazione si intensifica perché non solo c'è questo assassinio, ma
sta accadendo in Iran.
E,
sapete, c'è stata un'altra grave offesa contro l'Iran da parte di Israele un
paio di mesi fa, quando Israele ha intrapreso questa azione incredibile e
provocatoria, un crimine di guerra che ha bombardato l'ambasciata iraniana in
Siria, credo.
DANNY
HAIPHONG:
Sì,
era l'ambasciata iraniana.
JILL
STEIN: Sì,
in Siria.
E
allora furono uccise circa 13 persone. L'Iran ha risposto con una ritorsione di
circa 300 droni e missili, una cifra inferiore a quella che avrebbe potuto
essere. Avrebbe potuto essere molto di più. E hanno avuto una risposta
relativamente contenuta. Ma era così folle.
Qual è
stata la risposta degli Stati Uniti a questo?
Sai,
non è stato come niente, sai, nemmeno uno schiaffo sulle mani, nessuna
richiesta di scuse, niente.
Gli
Stati Uniti sono stati davvero in pieno sostegno, consentendo le azioni molto
offensive e di escalation di Israele.
Quindi c'è questo che sta succedendo allo
stesso tempo, sai, con questo assassinio back-to-back, che ha bombardato
un'area intensamente densa a Beirut, dove circa 70 persone sono rimaste ferite.
Secondo
quanto riferito, ci sono stati solo quattro morti.
Ma è
difficile credere che se 70 persone sono rimaste ferite, ci sono stati solo
quattro morti.
Vedremo,
sai, quali saranno i numeri alla fine.
Ma c'è
Israele che provoca simultaneamente tutti i suoi avversari nella regione. Sta
andando in guerra intensamente contro il Libano e Hezbollah in Libano, contro
l'Iran, contro gli Houthi nello Yemen.
E,
sapete, questo è scandaloso, soprattutto dopo che il Congresso ha invitato
questo criminale di guerra a venire, lo ha applaudito, standing ovation,
praticamente uno al minuto per tutta l'ora del suo discorso.
Invece
di applaudire Netanyahu, gli Stati Uniti avrebbero dovuto arrestare Netanyahu e
consegnarlo all'Aia per essere processato per crimini di guerra.
E,
sapete, gli Stati Uniti sono probabilmente i prossimi sul banco degli imputati
qui perché lo stiamo incitando, lo stiamo incoraggiando.
Quello
che il Congresso ha fatto è stato, sai, essenzialmente dargli un assegno in
bianco completo per andare avanti.
E non
è passato molto tempo da quando il Congresso degli Stati Uniti e la Casa Bianca
si sono sostanzialmente appropriati di altri 18 miliardi di dollari di aerei da
combattimento F-15 a spese dei contribuenti statunitensi.
E
questo è stato dopo, sapete, l'esplosione dell'aggressione israeliana nel sud
di Gaza.
E
Israele è appena stato protagonista di una serie ininterrotta di massacri.
Sapete,
parliamo dei bambini e della morte dei bambini che Israele presumibilmente
difende.
Sapete,
Israele ha sterminato bambini, per un totale di circa 16.000 morti registrate,
ma probabilmente è molto di più, molto di più, come indicato dal rapporto del “Lancet
Journal”, due o tre settimane fa , che un totale di circa 40.000 morti è
probabilmente più simile a circa 200.000 morti, in realtà, considerando come i
numeri vengono contati e non contati.
E tra
questi, sai, ci sono tutti questi attacchi diretti dai bambini, sai, sui campi
di calcio, sulle scuole, sai, sui centri profughi.
È
semplicemente scioccante e orribile quello che sta succedendo.
E nel mezzo, gli Stati Uniti premiano Israele
con altri 18 miliardi di dollari in questi aerei da combattimento F-15.
Quindi
gli Stati Uniti hanno le mani ricoperte di sangue, non solo sulle mani, ma
anche sul viso, praticamente dalla testa ai piedi. Gli Stati Uniti stanno
conducendo questo genocidio.
E di
recente abbiamo sentito alcune parole calorose per la sofferenza del popolo
palestinese da parte di “Kamala Harris”.
Ma
questi sono gestiti assolutamente vuoti, perché gli Stati Uniti hanno la
capacità di fermare il genocidio con una telefonata o semplicemente limitando
le armi, che, tra l'altro, sono illegali.
A
questo punto si infrangono tre leggi statunitensi per inviare armi a Israele.
Quindi
è una questione semplice fermare il flusso di armi e persino fare una
telefonata, dicendo, hai finito, sai, sei fondamentalmente disarmato ora e vai
avanti, escludendo la fine del genocidio e la fine delle azioni aggressive che
Israele sta intraprendendo per difendere il suo diritto di condurre un
genocidio.
Quindi
questo è tutto, tutto questo viene reso possibile, potenziato e intensificato
dagli Stati Uniti.
Quindi,
dal mio punto di vista, questo è il momento di raddoppiare gli sforzi, di
arrestare Netanyahu, di mandarlo all'Aia, di fermare il flusso di armi e di
unirsi alla nostra campagna, che sta sfidando l'impero.
Senza,
sapete, senza una sfida, come diceva “Frederick Douglass,” il potere non
concede nulla senza una domanda.
Dobbiamo
essere presenti al voto in ogni stato del paese.
Ogni
volta che otteniamo l'accesso a un'altra scheda elettorale, siamo attualmente
sulla scheda elettorale per circa il 60% degli elettori, ma dobbiamo essere
sulla scheda elettorale in tutto il paese in modo che ogni elettore abbia una
scelta, che
è contro il genocidio, contro la guerra, a favore dei lavoratori e
dell'emergenza climatica.
Siamo
la campagna sulla buona strada per essere al voto in tutto il paese che offre
effettivamente questa scelta.
Siamo
l'unica opzione per sfidare l'impero ora, non solo a novembre, ma andando al
voto ora, mostriamo a Netanyahu, a Israele, mostriamo anche a Biden, Harris e
al Congresso che il movimento contro la guerra in questo paese è grande , è
organizzato, è la maggioranza, è la coscienza della nazione, e noi siamo qui
per restare.
E stiamo combattendo con rabbia, e abbiamo intenzione
di buttare fuori i barboni qui.
Ricordate,
ci saranno tre candidati pro-genocidio e pro-guerra al ballottaggio, e ci sarà
una campagna contro la guerra, anti-genocidio e pro-lavoratori al ballottaggio
in tutto il paese.
Quindi,
quando si divide il voto in quattro modi, è possibile, e tre di questi dividono
il voto a favore della guerra.
Potrebbero
dividersi il voto a favore della guerra, e noi saremo l'opposizione
progressista unificante.
In
questo contesto, in cui si divide il voto in quattro modi, è effettivamente
possibile vincere una gara con appena il 26% del voto popolare.
Quindi
rifiutate la propaganda che vi dice che la resistenza è inutile, che vi dice
che, sapete, che è inutile, che siete impotenti, e che potreste anche essere
senza speranza, e andare a strisciare in un buco.
In
realtà, in questo momento è esattamente il contrario.
Il
popolo americano non solo si oppone a questa guerra, ma si oppone al costo di
questa guerra per i nostri posti di lavoro, per la nostra assistenza sanitaria,
per le nostre case, per le nostre scuole, per il fatto del debito in cui,
sapete, alcune centinaia di milioni di americani sono intrappolati solo
guardando al debito medico, e il debito studentesco da solo ammonta a circa 100
milioni di americani.
Quindi,
sai, stanno cercando, stanno facendo di tutto per metterci a tacere, per
mantenere una scelta, per tenere la competizione fuori dalle elezioni generali,
come hanno fatto dalle primarie democratiche.
Sai, questo è il partito antidemocratico.
Non è il Partito Democratico. È l'opposto di
questo, e sta tentando di negarvi una scelta.
Quindi
incoraggio le persone, andate a “JillStein2024.com “e unitevi alla squadra qui
per chiedere democrazia e un'America e un mondo che funzionino per tutti noi,
perché quello che abbiamo in questo momento è esattamente l'opposto.
Stiamo
andando dritti verso l'oblio proprio ora, correndo verso il confronto nucleare
su almeno tre fronti in questo momento, e questa non è un'operazione di
facciata. Questo è il nocciolo del problema.
L'impero,
l'oligarchia e l'ascesa del fascismo in patria e all'estero, sapete, sono il
nome del gioco, e noi dobbiamo alzarci e combatterlo.
Il
neoliberismo, i democratici e il male minore non sono la soluzione.
Sono
loro il problema.
Il
neoliberismo è il motore del neofascismo.
Non
arriviamo a una soluzione attraverso il maschio minore, e voi non arriviamo a
una soluzione mettendovi a tacere dietro, sapete, dietro un maschio minore che
non ha a cuore i vostri interessi.
Il
silenzio non è una strategia politica. Questo è il momento di alzarsi più forte
e più forte che mai.
DANNY
HAIPHONG:
Sì. Si certamente.
MICHAEL
HUDSON:
Dobbiamo lavorare sul vocabolario del doppio
pensiero. Ciò
che Jill e Martin Luther King chiamano violenza, il Partito Democratico chiama
PIL.
E così
dice Jill, i punti politici che Jill ha appena sottolineato, sono stati estesi
a un intero programma economico.
Se
vuoi fermare le guerre, devi fermare il bilancio militare, e se non lo fermi, i
bilanciatori di bilancio di entrambe le parti diranno, beh, dobbiamo pagare per
le forze armate.
Ridurremo la spesa sociale.
Quindi
ciò di cui abbiamo parlato va ben oltre il semplice aspetto militare e
abbraccia tutto il tipo di economia che avremo.
DANNY
HAIPHONG:
Completamente.
Mike,
volevo riportarti qui a un punto che Jill Stein ha sollevato riguardo al
coinvolgimento degli Stati Uniti qui riguardo a questa crisi, a questa crescente, sai, alla
spirale, a queste crescenti minacce di una guerra più ampia a partire dal
genocidio di Gaza.
E
volevo chiederle degli Stati Uniti, di come ci sia stata molta attività.
Da un
lato, dicono gli Stati Uniti, ciò che resta dell'amministrazione Biden ha detto
di non essere coinvolto in ciò che è accaduto in Iran, giusto?
L'assassinio del leader di Hamas, che sta
cercando di impedire a Israele di estendere la guerra in Libano contro
Hezbollah.
Ma
forse si potrebbe delineare un po', ad esempio, perché gli Stati Uniti lo
fanno, perché alla fine della giornata, in ultima analisi, sembra che gli Stati
Uniti in realtà sostengano tutto ciò che Israele fa, sia sostenendolo a voce,
sia sostenendolo materialmente, o entrambi.
Le
parole sembrano non avere molta importanza qui.
Ha
davvero a che fare con l'azione.
Quindi potrebbe dirci perché, dal suo punto di
vista, gli Stati Uniti stanno sostenendo questa conflagrazione, questa
espansione della guerra, così come il genocidio?
MICHAEL
HUDSON:
Beh, è molto semplice.
Come
ha detto Jill all'inizio del suo discorso, e io sono d'accordo con lei, non
solo Netanyahu e gli israeliani dovrebbero essere considerati criminali di
guerra, ma anche l'amministrazione Biden, Lincoln e Sullivan.
Quindi,
quello che fanno gli Stati Uniti, per scopi di pubbliche relazioni, sanno
esattamente quello che ha detto Jill.
La maggior parte degli americani non vuole la guerra,
né in Ucraina né nel Vicino Oriente.
Quindi la pretesa è quella di versare lacrime
di coccodrillo e dire, oh, abbiamo detto a Netanyahu di non sganciare le bombe
su Gaza e uccidere civili.
Oh, a proposito, eccone un altro.
Ogni
singolo giorno, ogni bomba è una bomba americana che continua ad essere
inviata.
E come
ha detto Jill, tutto questo potrebbe essere fermato in una telefonata in modo
che tutte queste siano bombe americane.
L'amministrazione
sta cercando di fingere, poliziotto buono e poliziotto cattivo.
Gli
Stati Uniti sono il poliziotto buono che cerca di fermarlo.
Ma gli
Stati Uniti sono i sostenitori di Israele.
E non
dirò semplicemente Israele.
È davvero il partito Likud.
Non è
il vecchio Partito Laburista degli israeliani progressisti.
Questo è il partito di destra Likud, il
partito di estrema destra che sostengono gli Stati Uniti e che l'”AIPAC “sostiene
con le sue donazioni al Congresso, non alla campagna di Jill.
Quindi
questo è solo fumo e finzione.
Ora,
naturalmente, ci sarebbe piaciuto vedere alcuni membri del Congresso.
E penso che uno dei membri del Congresso abbia
detto che avrebbero voluto attraversare il palco, stringere la mano a Netanyahu
e fare un mandato di comparazione per metterlo agli arresti.
Ma la
Corte internazionale non ha ancora emesso un mandato d'arresto.
Quindi
non si può arrestare qualcuno senza un mandato per altri arresti. Questo è
quello che stiamo aspettando.
E se
possono emettere un mandato contro l'arresto della leadership israeliana,
possono farlo contro la leadership degli Stati Uniti, che è il loro sponsor.
L'affermazione
è semplicemente che, oh, Israele ha comprato il Congresso degli Stati Uniti
attraverso i suoi contribuenti elettorali.
Ma c'è
un flusso circolare.
Il
Congresso darà aiuti a Israele.
Israele
utilizzerà parte degli aiuti che otterrà per ripagare gli sforzi di lobbying da
pagare ai membri del Congresso.
Così
tutto, una parte di ciò che danno a Israele, finisce nelle loro tasche.
Questo
è il flusso circolare che abbiamo, grazie a Cittadini Uniti e alle cose
correlate.
Quindi
c'è un intero sistema che è così disfunzionale che penso che molti elettori
americani pensano che non ci sia nulla che possiamo fare.
Il
sistema è così corrotto.
C'è
qualcosa che possiamo fare.
E
penso che questo sia ciò che Jill ha cercato di spiegare nella sua campagna,
che in qualche modo non è finita sul “New York Times” o sul “Washington Post”.
DANNY
HAIPHONG:
Sicuramente.
E
volevo, sai, Jill, chiederti, visto quello che ha detto Michael e visto quello
che hai detto sulla tua campagna qui, potresti parlare degli Stati Uniti, penso
che uno dei modi più importanti in cui gli Stati Uniti mantengono questa
negabilità plausibile è, da un lato, che si pongono come una sorta di mediatore
della forza diplomatica tra Hamas e Israele.
E ha
cercato almeno di svolgere questo ruolo, o di svolgere questo ruolo, direi, da
quando sono iniziati i colloqui iniziali su un cosiddetto cessate il fuoco.
Ma mi
chiedo, sai, Hamas, considerata un'organizzazione terroristica.
Hezbollah, considerata un'organizzazione
terroristica.
L'Iran,
considerato un avversario. L'intero asse della resistenza è considerato un
avversario.
In che modo si differenzia in termini, perché,
sai, abbiamo Kamala Harris, abbiamo Donald Trump.
Non si
discostano affatto da queste posizioni.
In che
modo si differenzia il modo in cui ci si relaziona con queste forze, che dicono
tutte di opporsi al genocidio e di venire in aiuto dei palestinesi?
Come
vi relazionereste con loro se vi trovaste in quella posizione che gli Stati
Uniti sostengono di essere ora e che questi due partiti sostengono di essere
ora?
JILL
STEIN:
Quindi, sai, affermano di opporsi al genocidio, ma sono pure chiacchiere.
Hanno
il potere di fermare immediatamente il genocidio.
E il
primo giorno, la mia amministrazione avrebbe fatto quella telefonata e con
quella telefonata la guerra sarebbe finita.
E,
sapete, questo è stato fatto da Ronald Reagan, non esattamente il vostro
modello di presidente di pace, che prese il telefono e chiamò Menachem Begin,
penso fosse in quel momento, e disse: riportate le vostre truppe dal Libano,
dove Israele era andato all'inseguimento dell'organizzazione terroristica, e
Israele era lì.
Ma la
resistenza è inevitabile.
La resistenza avverrà quando le persone
verranno uccise come stile di vita, quando si avrà un'occupazione omicida e uno
stato di apartheid, quando alla gente verrà praticamente permesso di mangiare e
bere da un contagocce.
Detto questo, tutto ciò che entra a Gaza è
stato strettamente controllato, fondamentalmente per mantenere a malapena un
livello di sopravvivenza di apporto calorico.
Sapete,
l'incredibile violenza a cui la gente è stata sottoposta abitualmente, e,
sapete, i massacri periodici che sono stati la storia, in realtà, dello stato
sionista da quando anche prima di dichiarare l'indipendenza, c'erano circa
quattro o 500 villaggi che erano stati praticamente distrutti.
Quindi,
sai, questo era cablato nel piano.
E molte persone non lo sanno perché è stato
solo con le rivelazioni degli Archivi Storici Nazionali di Israele che sono
diventate disponibili per gli storici negli anni '90.
Quindi
c'è stata un'analisi completamente nuova da parte degli storici israeliani, in
realtà, della storia di Israele, ed è diventato molto chiaro, sai, cosa è
successo qui fin dall'inizio.
Quindi,
sapete, va bene incolpare la resistenza del giorno, ma avrete resistenza finché
avrete una pulizia etnica sistematica, massacri periodici e lo stile di vita
omicida di uno stato di apartheid.
Sai,
le persone del Sudafrica che hanno combattuto lo stato dell'apartheid in
Sudafrica dicono che è stato lieve, modesto rispetto alla violenza
dell'apartheid israeliano.
Quindi
non importa come lo chiami.
Sai,
se vuoi risolvere questa crisi, devi arrivare ai fattori che stanno alla base
della crisi, che sono essenzialmente l'occupazione, lo stato di apartheid, ed
essenzialmente, sai, il progetto del piano sionista qui, che è stato omicida,
in realtà, e terroristico fin dal suo inizio.
Quindi
risolviamo il problema.
E
cerchiamo anche di capire che questo non è solo un problema per la Palestina, è
anche un problema di sopravvivenza per Israele.
Non c'è
modo che Israele ne esca vivo da qui, avendo fondamentalmente potenziato i suoi
vicini che sono più forti di Israele.
Sai,
quando metti insieme Iran e Hezbollah, e poi, sai, altro partner, e
potenzialmente la Russia, che è in un'alleanza militare con l'Iran, che ha
anche armi nucleari.
E
Israele, naturalmente, ha armi nucleari in violazione del “Trattato di non
proliferazione”.
Anche
Israele ha queste armi.
Sai,
solleva domande reali su cosa fai? Sai, come si fa a forzare un regime che ha
mostrato ogni segno di essere, sai, psicopatico, sai?
E come
si fa a fermarli?
Quindi
in pratica li disarmi.
Li
disarmi ponendo fine al flusso di armi.
E inoltre, si istituisce un boicottaggio
economico, che potrebbe essere fatto subito. E, sapete, la base di ciò è lì nella
seconda sentenza della Corte Internazionale di Giustizia, che essenzialmente ha
detto che l'occupazione e l'apartheid sono assolutamente illegali.
Ed è,
sai, necessario prendere tutte le misure possibili per correggere questo
problema.
Quindi
getta davvero le basi e giustifica un boicottaggio nazionale.
E
questi boicottaggi in realtà sono abbastanza efficaci in questo momento.
Questo
è un altro modo in cui Israele non ne esce vivo, perché il tributo economico su
Israele in questo momento è enorme.
Il
costo di questa guerra è enorme.
Israele ha perso molto dei suoi affari, la sua
industria turistica ha completamente, sapete, subito una brusca battuta
d'arresto.
Uno
dei suoi principali porti ha dovuto chiudere perché c'è così tanto, sai,
commerciale, sai, coinvolgimento che non sta più accadendo.
Quindi,
per il popolo di Israele, non per lo stato di apartheid, ma per il popolo di
Israele, questo è assolutamente essenziale per porre fine a tutto questo.
E sì, Israele ha armi nucleari, ma non c'è
bisogno di armi nucleari per creare fondamentalmente un boicottaggio economico
qui.
E questo può succedere.
Non
credo che ciò debba accadere se la nostra leadership si alzasse semplicemente
in piedi e facesse come fece Ronald Reagan, o come fece Dwight Eisenhower molti
decenni prima, penso negli anni '50, quando Dwight Eisenhower fece anche quella
telefonata, e lo disse non solo a Israele, ma penso anche alla Francia e forse
all'Egitto.
No, erano in Egitto. Sì.
E
richiamò Israele e la compagnia dall'Egitto. E anche questo ha avuto
un'inversione di tendenza immediata. Quindi gli Stati Uniti hanno tutto il
potere.
Questa
non è scienza missilistica su come risolvere questo problema.
Si
tratta semplicemente di riattivare la nostra democrazia e il nostro potere
politico che richiede che abbiamo funzionari eletti che ci servono, non al
servizio del complesso militare-industriale, degli appaltatori di guerra,
dell'industria dei combustibili fossili, dell'AIPAC, ecc.
Si
tratta semplicemente di eseguire gli ordini del popolo americano in un modo che
ci protegge tutti, che ponga fine all'impoverimento e alla messa in pericolo di
tutti noi nel modo in cui la nostra politica estera viene attualmente condotta.
L'ultima
volta che è successo, l'Iran si è impegnato in una comunicazione molto aperta
con gli Stati Uniti, ma si sono impegnati in un'operazione di deterrenza. Ora,
con questo, è una cifra enorme.
Voglio
dire, Ismail Haniyeh è una figura enorme qui.
È qualcuno che ha il compito di negoziare, e
sembra che stia inviando un messaggio enorme per farlo all'interno dell'Iran.
Pensa
che l'Iran possa rispondere a tono, e noi non siamo nemmeno arrivati a
Hezbollah?
Quindi
senti che questa guerra sta arrivando, o ti senti come, come valutati questa
situazione per il futuro?
MICHAEL
HUDSON:
Ebbene,
ciò che ha fatto l'Iran è stato dimostrare che poteva bombardare, con bombe di
precisione, le basi americane in Siria e in Iraq.
Ha
detto all'America, le bombe stanno arrivando, cerca di difenderti.
Ha
evitato con molta attenzione di colpire i soldati americani lì presenti.
Volevo
solo dimostrare: vuoi davvero la guerra?
Ecco
cosa possiamo fare.
Hezbollah
ha fatto esattamente la stessa cosa con Israele.
Ha
dimostrato di poter penetrare la Cupola di Ferro, e di avere un controllo
completo dell'aria su Israele.
Stanno
facendo tutto il possibile per rimanere fuori dalla guerra perché si rendono
conto che gli Stati Uniti e Israele, ma in realtà gli Stati Uniti, stanno
cercando di spingerli alla guerra.
E ti
rendi conto che se qualcuno si è dichiarato tuo nemico, e se sta cercando di
spingerti in guerra, deve avere un piano che, come nel vecchio western, avrai
il pistolero che è un buon tiro veloce, che cerca di spingere un tizio del
posto a tirare fuori la sua pistola, e poi il pistolero gli spara per primo.
Penso che questo sia ciò di cui l'Iran e
Hezbollah si sono resi conto, stanno facendo di tutto per rimanere fuori.
E per
come la vedo io, sono molto nella posizione del presidente Putin in Russia.
Sono meravigliosamente pazienti.
Sanno che l'America vuole accelerare la guerra
e vuole una guerra ora. Ed è tutto pronto probabilmente con armi molto, molto
grandi che saranno più violente di qualsiasi cosa abbiamo visto dalla Seconda
Guerra Mondiale.
E gli
altri paesi non rispondono ai pungolamenti.
Quello
che stanno facendo è stringere alleanze tra loro, proprio come la Russia e la
Cina hanno ammesso l'Iran nell'Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai,
la versione eurasiatica della NATO.
Altri
paesi stanno consolidando il loro sostegno reciproco in modo da poter essere
indipendenti, non solo dagli Stati Uniti, ma dagli Stati Uniti e dalla NATO, da
tutta la NATO occidentale.
Quindi
dicono, beh, quello che stiamo cercando di fare è lasciare che l'Occidente vada
per la sua strada.
Andremo
per la nostra strada.
Avremo un tipo di economia diverso da quello
occidentale.
Siamo tornati a ciò che questa lotta è
veramente, è per quale tipo di società e che tipo di civiltà avremo?
Sarà
neoliberista, privatizzata, tutta incentrata in un solo paese, gli Stati Uniti?
O sarà
un'economia multilaterale, vantaggiosa per tutti, non sfruttatrice e di
reciproco guadagno?
Perché
il guadagno reciproco è l'unico modo per convincere altri paesi ad aderire.
Ed è
quello che l'Eurasia sta facendo in Africa e in altri paesi asiatici per
stringere alleanze.
Stanno consolidando le alleanze.
E
infatti, la sfida americana contro di loro li sta spingendo a un'alleanza reciproca.
Quindi guardano al lungo termine.
L'America sta cercando di capire cosa possiamo fare a
breve termine.
È
davvero una lotta in una visione del mondo quella che stiamo vedendo in questo
momento.
E
sospetto che saranno abbastanza pazienti da non fare nulla finché riusciranno a
trattenersi dal tipo di provocazione che gli Stati Uniti stanno facendo dal
Vicino Oriente all'Ucraina.
DANNY
HAIPHONG:
Sì.
E sono
felice che tu abbia menzionato la Russia, Michael, perché penso che forse sia
un buon punto di partenza per iniziare a parlarne, sai, dato che gli Stati
Uniti sono completamente impantanati in questa guerra semplicemente
catastrofica che è stata lanciata, ovviamente, da Israele nell'Asia
occidentale.
Abbiamo
anche un conflitto in corso, un'operazione militare speciale della Russia in
corso, stimolata dalla NATO.
E
così, dottor Stein, vorrei che lei discutesse, se potesse, la sua posizione
sull'Ucraina.
E cosa ne pensi degli sviluppi attuali su cui
si trova la situazione?
Perché
si parla molto di più di pace. Non so quanto sia genuino.
Ed è
interessante perché la Russia e anche la Cina hanno detto che non c'è, non ci
sono le condizioni per la pace.
Quindi
cosa sta succedendo esattamente qui?
E qual è la tua opinione? E qual è la tua
posizione?
JILL
STEIN:
Ciò
che sta accadendo è estremamente pericoloso e avrebbe potuto essere evitato del
tutto.
E,
sai, giusto per spiegare fin dall'inizio che questa è una guerra per procura.
Il conflitto Russia-Ucraina è una guerra per procura degli Stati Uniti con i
suoi altri alleati, la NATO contro la Russia, un tentativo di sostanzialmente
dissanguare le risorse della Russia per indebolirla. Lo ha affermato
esplicitamente il Segretario alla Difesa americano.
E,
sapete, questa guerra è stata essenzialmente sgranocchiata nel corso di decenni
quando la NATO ha iniziato a muoversi verso est e intensamente a invadere il
confine della Russia.
E gli avvisi sono stati consegnati.
Sai,
prima di tutto, era stato promesso, la promessa è stata fatta dalla NATO, dagli
Stati Uniti, a Gorbaciov nel momento in cui la Germania si è riunificata dopo
la seconda guerra mondiale e la Germania è entrata nella NATO.
La
promessa è stata fatta che la NATO non si sarebbe spostata verso est perché la
Russia è comprensibilmente, sai, preoccupata per il suo confine e preoccupata
di essere invasa di nuovo dopo aver perso circa 27 milioni di persone nella
seconda guerra mondiale, sai, a causa dell'invasione attraverso quel confine
con l'Ucraina e diverse volte, sai, nel corso della storia anche prima della
Seconda Guerra Mondiale.
Quindi
l'accordo è stato fatto.
La NATO non si sposterà di un centimetro verso
est.
E a
partire dall'amministrazione Clinton, naturalmente, la NATO ha iniziato a
spostarsi verso est e la Russia ha davvero suonato l'allarme.
E,
sapete, la NATO ha continuato a marciare.
E poi,
a partire dal 2014, in realtà, sapete, gli Stati Uniti sono stati chiaramente
uno dei principali motori del colpo di stato, nel Maidan, un colpo di stato
molto violento che ha coinvolto gli elementi fascisti in Ucraina che stavano
rovesciando un governo democraticamente eletto che voleva semplicemente la
neutralità, che voleva la neutralità negli Stati Uniti, che è ciò che la Russia
ha sempre chiesto.
Solo
neutralità.
Dateci
la neutralità come, sai, come l'Austria, penso, dopo la seconda guerra
mondiale, volevano solo la neutralità per l'Ucraina.
E gli
Stati Uniti hanno sostanzialmente posto fine a tutto questo con il colpo di
stato a Maidan, momento in cui è seguita una guerra contro i russofoni in tutta
l'Ucraina, anche in Crimea e nelle province orientali.
E le province orientali chiedevano a gran voce
protezione dalla Russia e chiedevano, sai, che la Russia le accogliesse
fondamentalmente.
E la
Russia ha rifiutato.
La
Russia ha resistito fino a quando non è stata sostanzialmente costretta a farlo
quando, sai, è stato molto chiaro che la NATO stava arrivando al confine
dell'Ucraina.
E la
Russia ha continuato a supplicare, in realtà, un accordo di pace, molto simile
agli accordi di Minsk.
L'accordo
di pace qui non è scienza missilistica.
Fondamentalmente assicura la neutralità e che
i missili nucleari compatibili non sarebbero stati portati al lunghissimo
confine ucraino.
Quei
missili nucleari compatibili sono già lì al confine con la Russia, costituendo
davvero una minaccia molto seria.
Ma
situazioni al confine ucraino, sono molto vicini a Mosca.
E
questo è estremamente provocatorio.
Voglio
dire, questo è il pericolo che è stato affrontato negli anni passati attraverso
il Trattato INF, il “Trattato sulle Forze Nucleari Intermedie”, che è stato un
enorme passo avanti nella riduzione del livello di minaccia.
Perché quando pensi che stai per essere
attaccato e hai cinque minuti per prendere una decisione, questo è ciò che
spinge davvero il dito sul grilletto e predispone davvero a decisioni terribili
e un conflitto in rapida escalation.
Quindi
questo è ciò che il “Trattato INF” avrebbe controllato.
E il
Trattato INF è stato fondamentalmente buttato via da Donald Trump e dagli Stati
Uniti.
E poi
quel pericolo c'è stato, ma solo di recente con il posizionamento di questi
missili nucleari compatibili sul confine.
E a
proposito, poiché le tensioni sono aumentate di recente, gli Stati Uniti hanno
anche annunciato che porteranno missili nucleari compatibili anche in Germania,
il che infiammerà ulteriormente la situazione.
Quindi
c'è stata una vera e propria escalation del conflitto con la Russia che
fondamentalmente dice che utilizzerà armi nucleari e ha fatto alcune
esercitazioni militari con armi nucleari.
E diventa sempre più folle e pericoloso di ora
in ora.
Allo
stesso tempo, è chiaro che l'Ucraina non ha una strada da percorrere.
Non
c'è modo di vincere questa guerra, ed è per questo che Obama voleva starne
fuori, tanto per cominciare.
Questo non è il confine degli Stati Uniti.
La
Russia ha ovviamente un enorme interesse qui, nello stesso modo in cui gli
Stati Uniti non avrebbero permesso alla Russia di portare i suoi missili a
Cuba.
Non
c'è modo che la Russia permetta ai missili degli Stati Uniti e della NATO di
essere al suo confine.
Quindi,
in pratica, abbiamo creato una crisi dei missili cubani, ora sotto steroidi.
Quindi questo è estremamente pericoloso.
Implora
una risoluzione.
Non
sarà così semplice come sarebbe stato se avessimo permesso che il trattato di
pace passasse a febbraio subito dopo, forse era marzo, ma era poco dopo
l'inizio della guerra.
C'era
un accordo di pace su cui la Russia si era fatta avanti e che includeva veri
compromessi da parte della Russia. Penso che abbia lasciato incerto lo status a
lungo termine della Crimea. Penso che abbia permesso alle province orientali di rimanere
indipendenti.
Quindi
questa assurdità che la Russia sia in missione per espandere il suo impero a
ovest e che la Russia non scenderà a compromessi, è un'assurdità.
È come
le accuse molto ingannevoli che vengono lanciate contro Hezbollah.
Hezbollah ha accettato l'accordo di pace.
È
Israele che non l'ha fatto. Ed è lo stesso in questo caso.
La Russia è d'accordo da tempo. Sono gli Stati
Uniti e l'Occidente che sono stati in questa lacrima implacabile per attaccare
esclusivamente la Russia come se le armi nucleari non esistessero, come se non
ci fosse alcun rischio qui.
È come
se la leadership degli Stati Uniti fosse sconsiderata.
È
all'oscuro.
È
cerebralmente morto.
Sembra
che non capisca i rischi nucleari e il fatto che non si può avere una guerra
nucleare conveniente da qualche altra parte.
Non
vogliamo molti scambi di armi nucleari per provocare l'inverno nucleare, che è globale.
Un solo sottomarino dotato di armi nucleari
contiene l'equivalente di 5.000 bombe di Hiroshima.
Ne bastano alcune decine, forse 100, qualcosa
del genere, per provocare effettivamente un sostanziale inverno nucleare, che
viene ridistribuito.
L'inverno
nucleare significa fondamentalmente quando vedi quella nuvola a fungo, quella
nuvola a fungo è un nastro trasportatore.
Quello
che sta facendo è portare i detriti nell'atmosfera superiore dove non si
deteriorano.
Non
scende con la pioggia, la neve o il vento.
È
lassù per anni o decenni.
Oscura
il cielo in modo che noi umani e la civiltà, facciamo la fine dei dinosauri.
Questo è ciò che ha portato all'estinzione dei dinosauri. Non era una bomba
nucleare.
Era
una meteora.
Questo
è assolutamente mortale per la nostra leadership giocare con le minacce
nucleari.
Dovremmo
eliminare tutte le armi nucleari dalla faccia della terra.
Dovremmo
firmare il trattato per la messa al bando delle armi nucleari, che la maggior
parte delle nazioni del mondo ha firmato.
In realtà stiamo violando quel trattato delle
Nazioni Unite in questo momento, noi stessi continuando a possedere armi
nucleari.
C'è un
semplice percorso da seguire qui.
Dovremmo
semplicemente sederci e negoziare.
Cerchiamo
di trovare un accordo perché l'Ucraina non ha futuro.
L'Ucraina viene completamente distrutta.
Ha
perso una generazione.
Ora sta perdendo generazioni da entrambe le
parti.
Le morti sono state assolutamente fuori scala
in una certa misura anche per la Russia.
La
Russia ha una popolazione molto più numerosa, quindi non è così devastante.
La
perdita di vite umane qui è scandalosa. È completamente inutile.
Questo
è stato davvero istigato dagli Stati Uniti con i loro apologeti nella NATO.
Questo può essere interrotto.
Questo
è, ancora una volta, l'ordine dell'industria degli armamenti di creare un'altra
guerra, un altro mercato per la vendita di armi.
Questo
non serve assolutamente a nessuno, tranne ai profittatori di guerra, e mette in
pericolo tutti noi.
Deve essere fermato ora.
MICHAEL
HUDSON:
Usi la parola impantanato come se fosse un fallimento della politica degli
Stati Uniti come lo è stata in Vietnam e in Afghanistan.
Questa
era l'intenzione fin dall'inizio.
La
strategia degli Stati Uniti è stata quella di impantanarsi perché hanno detto,
se riusciamo a impantanare la Russia in Ucraina, dissangueremo le sue risorse
perché l'economia russa, essendo post-comunista, è fondamentalmente
inefficiente.
Tutti
i piani degli Stati Uniti fatti dalla CIA e dalla sicurezza hanno analizzato a
livello nazionale che in qualche modo la Russia aveva così poca capacità di
creare un surplus economico e di tecnologia militare che ne avrebbe esaurito
l'esistenza.
Quindi
quello che è un fallimento è che l'intero piano degli Stati Uniti pensava che,
beh, possiamo impantanarci l'Ucraina, e poi in due anni la Russia sarà in
ginocchio e la popolazione cambierà per la Russia.
Ora,
nel mese successivo al contratto russo da parte degli americani nel febbraio
2022, l'Ucraina ha dovuto far crollare 50 miliardi di dollari di debito estero
a causa degli investitori stranieri.
Hanno
posticipato il debito estero fino a quando l'Ucraina non avrebbe vinto la
guerra il 1° agosto, oggi!
o domani, in realtà. Questa era la data in cui
dovevano arrivare i 50 miliardi di dollari.
E
ovviamente l'Ucraina non poteva pagare. E speravo che gli investitori
internazionali avrebbero detto, beh, non subiremo una perdita.
Sì, ti
dichiareremo inadempiente.
E se
avrebbero fatto quello che fanno gli investitori, questo avrebbe impedito al
FMI di fare più prestiti all'Ucraina per finanziare la guerra, perché non si
possono fare prestiti ai paesi in default.
Invece, l'investitore ha fatto qualcosa che
non ha fatto, gli obbligazionisti hanno fatto qualcosa che non hanno fatto con
nessun paese del Sud del mondo.
Hanno preso una ripartizione del 39% e hanno
posticipato i tassi di interesse per altri tre o quattro anni quando l'Ucraina
vincerà la guerra, apparentemente, il che ovviamente significa che non sarà mai
pagato.
E
ovviamente, c'era molta pressione su di loro. E stiamo parlando di BlackRock e
PIMCO, le due più grandi società finanziarie del mondo, non nota per subito
perdite intenzionali. Quindi sto cercando di capire, questo riflette qualcosa
nella strategia degli Stati Uniti. Qual è la strategia?
Beh,
dice che, sì, faremo un accordo per la pace con la Russia, ma lo abbiamo già
fatto, ci siamo accaparrati tutte le riserve di valuta estera della Russia in
Europa, 300 miliardi di dollari.
Abbiamo
appena dato all'Ucraina tutti i pagamenti degli interessi su questo.
Parte dell'accordo di pace, credo, per cui gli Stati
Uniti stanno facendo pressione dirà, ok, devi spendere tutti i 300 miliardi di
dollari che abbiamo preso, darli all'Ucraina come riparazioni.
Beh,
quello che sto esortando la Russia a fare è dire, ok, siamo disposti a dare
quei 300 miliardi di dollari all'Ucraina come riparazioni a Donetsk, Luhansk e
ai territori di lingua russa.
Sì,
spendiamo tutti quei 300 miliardi di dollari per ricostruire le infrastrutture
civili, gli edifici civili, le case e i condomini che i neonazisti ucraini
hanno bombardato.
E ricostruiremo l'est dell'Ucraina. E
probabilmente ci sarà una zona demilitarizzata nel mezzo.
Ovviamente,
niente di tutto questo sarà fatto prima delle elezioni di novembre, perché
l'amministrazione Biden, Biden-Harris, il Partito Democratico, credendo che in
qualche modo se abbiano la pace in Ucraina ora, gli elettori voterebbero tutti
contro, non rendendosi conto che quello era l'unico modo per ottenere gli
elettori.
Penso
che sia per questo che Donald Trump, non noto per il suo pacifismo, si è
opposto alla guerra in Ucraina.
Quindi
è sorprendente che gli altri due partiti politici immaginino che gli elettori
vogliano che l'America vinca in Ucraina, che vinca in Palestina e in Israele.
Eppure, Jill è l'unico candidato che sta
effettivamente promuovendo ciò che gli elettori vogliono.
E che,
beh, puoi vedere che qui c'è qualcosa di asimmetrico.
DANNY
HAIPHONG:
Sì.
E
forse possiamo parlare ulteriormente anche dell'impatto economico, perché
sembra che tutte queste guerre, questo regime di guerra senza fine che gli
Stati Uniti stanno conducendo e tutto questo, non siamo nemmeno arrivati
all'Asia Pacifico con la Cina.
Ma se
guardiamo solo all'Ucraina, non solo sono state inviate ingenti somme di denaro
all'Ucraina, i cosiddetti aiuti, molti dei quali ovviamente sono andati al
complesso industriale militare.
Ma c'è
stato anche il regime delle sanzioni, di cui conosco Michael, hai parlato
molto.
Il
regime delle sanzioni, che avrebbe dovuto paralizzare la Russia, avrebbe dovuto
distruggerla, avrebbe dovuto fare quello che ha fatto, almeno in senso
economico, far soffrire le persone.
E poi
si spera che i governi vengano rovesciati.
Non ha
funzionato in altri posti. Voglio dire, Nicolas Maduro è ancora il presidente
del Venezuela.
Sai,
possiamo andare avanti all'infinito con i paesi.
Siria,
Bashar al-Assad è ancora il presidente della Siria, nonostante le sanzioni
paralizzanti.
L'Iran ha ancora la stessa leadership
politica.
Ciononostante,
l'idea era quella.
Quindi
forse potrebbe parlare LEI, dottor Stein, può iniziare.
L'impatto
economico delle sanzioni e ciò che si crede devono essere fatti al riguardo,
perché dall'altra parte della parte politica, i due partiti, ma non si parla,
non si parla di fermare le sanzioni.
A volte Donald Trump dice, oh, beh, non stanno
davvero lavorando sulla Russia, ma non si parla davvero di, beh, forse devono
essere eliminati.
Forse
non sono utili. Forse sono disumani. Forse sono un crimine di guerra.
Ma Jill Stein, la tua opinione.
JILL
STEIN:
Quindi
le sanzioni sono, sai, penso che siano una violazione del diritto
internazionale.
Sono
una forma di guerra non convenzionale. È una guerra economica.
Sappiamo
che decine di migliaia di persone sono morte in Venezuela a causa delle
sanzioni, sai, le sanzioni causano una vera carenza di cibo e farmaci e sono
davvero un'arma mortale.
Non
solo ne abbiamo bisogno, e gli Stati Uniti qualcosa hanno come un terzo, forse
più di quello dell'intera popolazione mondiale sotto sanzioni in questo
momento, il che riflette il tipo di politica estera fuorviante degli Stati
Uniti.
Siamo un po' in guerra con il mondo.
Abbiamo
una politica estera descritta come un dominio a tutto spettro.
Dobbiamo
dominare tutte le sfere della competizione e dell'interazione. Domineremo tutte le aree del mondo,
il cyberspazio, lo spazio esterno, la superficie del mare, la terra, sotto il
mare, ecc. Dobbiamo dominare tutto.
E,
sapete, le economie fanno parte di questo, che noi, sapete, abbiamo la
presunzione di dominare.
E
quindi anche questo è un problema. Non sono solo le sanzioni.
È come
se fosse il senso del potere imperiale che sta alla base di quelle sanzioni,
che quelle sanzioni intendono far rispettare. Quindi non solo dobbiamo mettere da
parte questo meccanismo di applicazione molto dannoso, ma dobbiamo passare da
un mondo unipolare in cui siamo fondamentalmente il bullo nel cortile della
scuola a un, sai, dobbiamo essere un membro adulto della comunità globale e far
parte di un mondo multipolare, che è la realtà.
Penso,
come diceva Michael prima, che gli Stati Uniti non siano più la potenza
economica dominante e che l'alleanza BRICS abbia una quota del PIL maggiore di
noi.
Sai,
la Cina e i BRICS stanno crescendo a un ritmo molto maggiore di noi.
Quindi
è una politica molto sbagliata in tutto ed è una proposta perdente.
Quindi
dobbiamo porre fine alle sanzioni, ma dobbiamo anche porre fine alla politica
dietro quelle sanzioni che sta cercando di dominare il mondo e, sai, andare
avanti in un modo che sia, sai, basato su un, possiamo avere competizione, ma
non abbiamo bisogno di una competizione feroce e violenta e dello sforzo di
dominare.
MICHAEL
HUDSON:
Ebbene,
per parafrasare un famoso detto francese, le sanzioni sono anche peggiori della
violazione del diritto internazionale. Sono un errore.
Quando
si sanziona un paese, lo si costringe a proteggersi.
Sanzionate
le importazioni russe di prodotti agricoli alimentari.
Cosa
ha fatto la Russia?
Produceva
il proprio formaggio invece di importare formaggio e prodotti lattiero-caseari
dagli Stati baltici che ora hanno perso quel mercato.
Quando
si sanziona un paese per i beni essenziali, il paese produce molto rapidamente
beni essenziali per sé stesso perché se non lo facesse, andrebbe in crisi.
Quindi,
ogni volta che si impongono sanzioni, si perde il mercato.
Ora,
tutto questo è in discussione in questo momento per quanto riguarda la Cina
perché il Partito Democratico dice, beh, mettiamo sanzioni sulla tecnologia
dell'informazione contro la Cina in modo che non possano ottenere i chip dei
computer e i chip di cui hanno bisogno.
E il
risultato è che i principali fornitori americani di chip per computer hanno
detto, aspetta un attimo, la Cina è il nostro mercato principale.
Se
perdiamo il mercato cinese, non abbiamo più i profitti.
Come
faremo a guadagnare i soldi da investire in ricerca e sviluppo?
Perdere
il mercato cinese significa che produrranno i chip da soli.
Utilizzeranno
i proventi delle vendite dei chip per finanziare la propria ricerca e sviluppo,
che non possiamo produrre a causa delle sanzioni.
Ed è tutto economico, si sta ritorcendo
contro.
Quindi,
quando “Jill “dice che questa è la mentalità di un bullo nel cortile di una
scuola, è esattamente quello che è.
È la mentalità. La mentalità non funziona.
E
quindi questo è ciò che le elezioni dovrebbero davvero essere. Che tipo di
mentalità avrai?
Come
tratterai il mondo e le altre persone?
Hai
intenzione di dire semplicemente che se non fai quello che voglio ti farò del
male?
Oppure farete ciò che la politica cinese è
molto attenta a dire, come possiamo guadagnarci entrambi?
L'idea
è che non potete guadagnarci entrambi perché, come dice Donald Trump, l'America
deve guadagnare da qualsiasi contratto abbiamo.
Ecco due filosofie diverse. Questo è ciò che
sta dividendo il mondo intero in questo momento.
JILL
STEIN:
E se
posso solo aggiungere qualcosa, è come la differenza tra l'essere una specie di
adolescente insicuro, sai, che ha bisogno di dominare le proprie relazioni
personali, nel qual caso, non avranno un'esperienza sana o, sai, relazioni
reciproche o durature.
Avranno,
sai, relazioni davvero tossiche.
E puoi semplicemente amplificarlo a livello
nazionale.
E
questa è la scelta qui. Avremo, sai, interazioni umane?
Oppure
avremo questo tipo di regole del gioco disumanizzate e prepotenti?
Questa
è davvero la scelta che vogliamo.
E
vediamo nella nostra vita cosa significa avere un'economia e comunità dominate
dalle aziende e aver perso i nostri spazi pubblici e i nostri beni comuni.
E,
sapete, l'assistenza sanitaria ora è, lo sapete, intensamente una questione di,
tutto è mercificato, lo sapete.
Le nostre abitazioni non soddisfano i bisogni
umani. È, sai, è una crisi.
Voglio
dire, qualunque sia la dimensione della nostra vita che si guarda in questo
momento, le persone sono in una crisi seria, seria, davvero esistenziale,
quando la metà di tutti gli americani sta pagando dal 30 al 50 per cento del
proprio reddito solo per mantenere un tetto sopra la testa, perché, si sa, la
politica abitativa è stata fondamentalmente dirottata da grandi costruttori
redditizi.
E così
c'è il private equity che compra case in modo massiccio e riduce l'offerta,
quindi gli affitti sono alle stelle.
Le persone non possono permettersi l'affitto.
E
questo è vero, davvero, in realtà, sai, davvero su tutta la linea con la
popolazione.
I
senzatetto sono alle stelle.
Poi,
nel frattempo, i senzatetto sono criminalizzati.
E
così, sai, c'è, tipo, il governatore della California, che ora sta raddoppiando
gli sforzi e dicendo alle comunità che devono permettere delle loro popolazioni
di senzatetto.
Dove andranno, sai?
E nel
frattempo, gli americani sono a uno o due stipendi di distanza dagli sfratti. Quindi
questo non è un mondo che funziona.
Sai, la crisi è nella nostra politica estera,
e la crisi è molto, sai, nelle nostre vite, il tessuto delle nostre vite.
E le persone sono gravate dai debiti.
Quando
paghi metà del tuo reddito per mantenere un tetto sopra la testa, sai, come fai
a pagare il tuo debito studentesco o il tuo debito medico?
Otto milioni di americani sono stati spinti
alla povertà solo a causa del debito medico l'anno scorso.
A
proposito, se si sviluppa il cancro, i cui tassi sono alle stelle, soprattutto
nei giovani in questo momento, se si sviluppa il cancro, le probabilità sono
che entro due anni, le probabilità sono del 40%, almeno, che si esauriranno
propri risparmi entro due anni solo cercando di sopravvivere e far fronte alla
diagnosi di cancro.
Quindi,
sai, i muri si stanno chiudendo su di noi.
Questo, sapete, questa economia predatoria è
una politica estera predatoria, che a sua volta ci sta derubando delle risorse
di cui abbiamo bisogno per avere un'economia umanizzata.
Tutto questo è insuperabile. È intollerabile.
E la
gente è pronta a ribellarsi.
E,
sai, ancora una volta, incoraggio le persone ad andare a “JillStein2024.com”. Abbiamo i numeri qui per essere una
forza molto potente.
In
realtà, queste elezioni sono una tempesta perfetta per una serie di ragioni,
tra cui il fatto che ci sono tre campagne pro-guerra e anti-lavoratori che
saranno sulla scheda elettorale che dividerà quel voto.
Se riusciamo ad andare al voto in tutto il
paese, sapete, tutte le scommesse sono aperte su ciò che accadrà.
Questo
costringerà anche i media a iniziare a coprirci.
In
questo momento, possono fingere che non siamo un fattore nelle elezioni perché
ci stanno semplicemente ignorando.
Ma una
volta che siamo al ballottaggio per la maggior parte degli elettori in tutto il
paese, allora non possono davvero escluderci dalla copertura.
DANNY
HAIPHONG:
Sì, certo.
Beh,
forse possiamo chiudere tutto questo perché, Michael, prima hai detto che le
sanzioni sono un errore.
Costringono
paesi come la Russia che stanno diventando molto più autosufficienti. E abbiamo
visto molto successo in questo ambito.
E questo è stato anche un enorme impulso per
il mondo multipolare, per questo modo alternativo di fare non solo affari, ma
anche sviluppo in tutte le sfere, diplomatica, politica, militare.
E lo
abbiamo visto con la Cina sempre più coinvolta nella questione palestinese,
nell'ospitalità.
Tutto
questo potrebbe essere inutile ora, data l'intensità della situazione con ciò
che Israele e gli Stati Uniti hanno appena condotto all'interno dell'Iran.
Ciononostante, i leader dei gruppi palestinesi hanno firmato una dichiarazione
che chiede l'unità sotto” l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina”.
E poi
abbiamo visto anche la Russia essere coinvolta in questo modo.
Abbiamo
anche assistito a importanti risultati diplomatici da parte del mondo
multipolare.
E anche questa spinta, i BRICS terranno il
loro vertice a Kazan in ottobre.
Abbiamo
visto tutti i paesi BRICS, soprattutto a livello bilaterale, muovendosi
maggiormente verso le rispettive valute e allontanandosi dal dollaro e dal
regolamento commerciale.
Quindi,
Michael, forse potresti parlare di come sono andate queste guerre, sia che
stiamo parlando di ciò che sta accadendo in Asia occidentale con Gaza, della
più ampia conflagrazione che sta emergendo lì, dell'Ucraina, di come hanno
davvero accelerato o accelerato questo processo verso un mondo più multipolare?
L'avete inquadrata quasi come una spaccatura
delle civiltà.
MICHAEL
HUDSON:
Beh,
nel lontano 1955, si tenne in Indonesia la “Conferenza delle Nazioni Non
Allineate”.
Si
sono resi conto che il modo in cui l'assetto americano del dopoguerra del “Fondo
monetario internazionale”, della “Banca mondiale e del commercio” stava
lavorando contro di loro, ma non potevano farcela da soli.
E l'America è stata in grado di dividere e
conquistare paesi.
Ebbene,
ciò che ha cambiato tutto ciò che stava effettivamente iniziando circa 25 anni
fa, la Cina è stata in grado di essere indipendente ed è stata in grado di
crescere molto rapidamente arricchendosi nello stesso modo in cui l'America si
è arricchita nel 19° secolo, promuovendo l'industrializzazione, impedendo ai
monopoli di prendere il sopravvento e, soprattutto, mantenendo il denaro e la
finanza come un servizio pubblico nel proprio dominio invece di lasciare che le
banche prendessero il sopravvento.
E così
per 20 anni, poco prima della guerra degli ultimi anni, ci sono stati paesi che
si sono resi conto che abbiamo bisogno di un nuovo ordine economico,
parliamone. Hai avuto un sacco di lavoro accademico su di esso.
Ciò
che ha effettivamente scatenato questo senso di urgenza e lo ha reso pressante
è proprio ciò che si sta vedendo non solo in Ucraina, ma soprattutto in
Israele.
Stai
combattendo contro il principio stesso della civiltà.
E
Netanyahu, lo ha detto in modo abbastanza efficiente.
Ha
detto, questa è una lotta tra civiltà e barbarie.
E lo
è.
Si
confonde su chi sia la civiltà e chi siano i barbari.
Questa
frase viene da “Rosa Luxemburg” un secolo fa, che fu uccisa dai nazisti in
Germania, insieme a “Karl Liebknecht”.
E ora
ci si trova, all'improvviso, quando il resto delle nazioni vede cosa sta
succedendo in Ucraina, la lotta per l'ultimo ucraino possiamo essere noi.
Il
Giappone sta dicendo, beh, se ci uniamo all'America, combattiamo per gli ultimi
giapponesi?
I taiwanesi dicono: "Beh, se davvero
prendiamo le armi americane e combattiamo la Cina, moriremo per gli ultimi
taiwanesi?
E
stanno guardando al comportamento antiumano contro Gaza, contro la
Cisgiordania, contro il Libano.
E
dicono, questo potrebbe essere il nostro futuro.
Questo
rende urgente che ci uniamo e creiamo un'economia alternativa al tipo di mondo
che gli Stati Uniti ei neoliberisti stanno controllando, dicendo: se non possiamo controllarvi, vi
distruggiamo.
Beh,
ci deve essere un'alternativa al naufragio.
E non
è che ci sia un conflitto.
Non
esiste un conflitto in cui ci auto uccidiamo.
La
Cina, la Russia, l'Iran, l'Eurasia, non vogliono essere come l'Occidente.
Vogliono
evitare di essere come l'Occidente.
Vogliono
dire: tu vai per la tua strada, noi andremo per la nostra.
L'Occidente
ha fallito perché è stato risucchiato nel neoliberismo unipolare sponsorizzato
dagli Stati Uniti.
Stanno
creando, in un certo senso cercando di reinventare la ruota politicamente ed
economicamente.
Non
guardano al passato.
Stanno cercando in modo molto pragmatico di
capire come farlo da soli.
Tutto quello che vogliono fare è andare avanti
da soli.
E gli
Stati Uniti dicono:
non
vogliamo che tu vada da solo. Vogliamo che tu sia colonizzato finanziariamente.
Vogliamo
ottenere la vostra ricchezza, dirottarla verso il “FMI”, la “Banca Mondiale”,
il nostro commercio estero e gli investimenti.
Vogliamo
che ci lasciate comprare le vostre altezze dominanti, che ci compriate i vostri
servizi pubblici e che ne facciate rendite di monopolio.
Questa
è un'intera lotta per il tipo di mondo che possiamo avere.
E
l'urgenza riguarda il modo in cui abbiamo iniziato l'intera discussione con le
guerre disumane che stiamo vedendo nel Vicino Oriente e in Ucraina.
JILL
STEIN:
E se
posso aggiungere a questo, sai, sull'urgenza, abbiamo anche questo genocidio
che sta accadendo, sai, proprio davanti al nostro naso.
E non
è solo che le abitazioni sono state completamente distrutte, le persone sono
state completamente sfollate.
Fondamentalmente vivono per strada in tende se
sono fortunati, ma sono anche fuori dalle tende.
E gli vengono negati cibo e acqua.
E ora
hanno malattie infettive che stanno iniziando a intensificarsi davvero.
E questo è il colera.
È anche la poliomielite, sai, che diventa davvero diffusa in
una popolazione prima ancora che tu inizi a vederla.
E sembra che sia successo.
A
proposito, anche questo è una minaccia per Israele.
Queste
malattie infettive non rimangono, sai, contenute.
Quindi questo è un mondo mostruoso.
E
parlando di urgenza, sai, c'è l'urgenza degli americani che a malapena si
aggrappano a un tetto sopra la testa, che non hanno l'assistenza sanitaria di
cui hanno bisogno, che 18 milioni di persone non possono permettersi i loro
farmaci. Sai, queste sono le false promesse dei democratici che avrebbero
approvato un salario minimo di 15 dollari.
Non
l'avrebbero nemmeno portato al voto.
Sai, e $ 15 non sono più sufficienti per
mantenere te stesso o la tua famiglia o mantenere un tetto sopra la testa.
Quindi
è davvero il completo abbandono dei lavoratori in questo paese che è davvero in
uno stato di emergenza in questo momento.
Ci
sono circa 600.000 persone o più in una data notte che sono per strada, e ora
non sono autorizzate a dormire per strada.
Quindi,
dove andranno esattamente?
Abbiamo
un mondo che sta crollando e bruciando.
A proposito, sai, guarda gli incendi che
stanno bruciando fuori controllo in questo momento.
E, sapete, e le onde di calore e la siccità
del fiume Colorado, per esempio, che rifornisce il sistema agricolo della
California, che a sua volta fornisce metà della frutta e della verdura per la
nazione, il fiume Colorado sta scendendo.
Quindi
questa è, questa è un'emergenza totale su così tanti fronti.
E in
particolare, c'è il genocidio.
E ci
sono circa mezzo milione di persone che rischiano di morire questo mese, secondo il Programma alimentare
mondiale delle Nazioni Unite.
Quindi,
sapete, se non vi piace il genocidio, se non vi piace quel sangue sulle vostre
mani, se non vi piace vedere questi scheletri emaciati di bambini, e, sapete,
la fame non è come una morte rapida o una morte misericordiosa.
Questa
è tortura.
Sai, queste sono famiglie e bambini che
vengono torturati su scala industriale.
E
questa tortura è andata davvero avanti per nove mesi.
Questo,
sapete, è come l'opposto della civiltà.
Questa
è un'incredibile brutalità, disumanità, barbarie su una scala senza precedenti
che stiamo osservando ora.
E
Israele nega completamente, lo nega completamente, e i neoconservatori che li
sostengono, e i neoliberisti che li sostengono sono completamente, sapete, in
sintonia.
È una caratteristica del genocidio, secondo
alcuni degli esperti che, ho appena fatto solo un po' di lettura.
Ma a
quanto pare, questo è comune.
Le popolazioni che commettono genocidio, le
persone che commettono genocidio, si sentono minacciate a loro volta.
E
questa è la mentalità in questo momento.
Abbiamo
bisogno di alcuni adulti nella stanza per alzarsi qui, perché ci stanno
trascinando tutti in questo pantano in questo pantano in questo momento.
E questo va al nucleare.
Sai,
voglio dire, è lì che stiamo andando.
E stiamo passando da un genocidio in questo
momento a un potenziale genocidio su scala di civiltà.
Ecco
cos'è la guerra nucleare.
E
abbiamo una leadership che ha perso la testa, non solo la leadership di
Israele, ma la leadership di questo paese, che sta collaborando con questi
mostri, questi mostri morali completi, che non hanno la minima idea di quello
che stanno facendo.
Devono
essere rimossi dall'alimentazione il più rapidamente possibile.
E
voglio davvero incoraggiare le persone ad avere il coraggio delle proprie
convinzioni, sai, e a non lasciare che la tua umanità venga negata.
E non lasciarti intimidire dal tuo voto.
Non
abbiamo assolutamente nulla da perdere qui alzandoci in piedi e votando per ciò
di cui abbiamo bisogno.
Non
fatevi convincere al maschio minore.
Il
fascismo è qui.
Basta
guardare le teste che vengono sbattute nei campus, la negazione dei nostri
diritti di libertà di parola, la negazione del nostro diritto di protestare, la
cattiveria. Sai, sono le forze di occupazione israeliane, che stanno addestrando le
forze di polizia. Abbiamo 70 città poliziesche in costruzione in questo paese.
In quasi tutti gli stati ora, ci sono città poliziesche che vengono costruite.
Hai la
bozza, che è stata riattivata.
Ora è
con il pilota automatico. E i vostri nomi e i nomi dei vostri figli vanno tutti
in quel database.
Non
c'è nessun posto dove scappare.
Il
fascismo è qui.
Dobbiamo
alzarci e combatterlo. Non lasciarti intimidire.
Sai,
molte delle città della polizia, molta della violenza che sta avvenendo in
difesa del genocidio qui in questo paese è stata commessa dai democratici, che
si tratti del sindaco Adams a New York, che si tratti delle città della polizia
ad Atlanta, in Georgia per esempio.
Questo è tutto sotto i democratici.
E la
gente sta cercando di portarlo a un referendum per chiuderlo.
E
stanno cercando di bloccare quel referendum.
Guardate
l'intero processo di queste elezioni all'interno del Partito Democratico.
Fondamentalmente, sai, non era permesso tenere le primarie.
E poi
c'è stato questo scambio che è stato orchestrato dall'alto, dettato dalle élite
politiche all'interno del Partito Democratico, che ha deciso che Joe Biden era
fuori e Kamala Harris era dentro.
Non
c'è stato un solo voto a favore di Kamala Harris, ma ora è lei la candidata
designata.
Non ci
sarà una convention aperta.
Sai,
la democrazia è in vita in questo paese, se non del tutto.
Quindi
non fatevi intimidire e votate per il genocidio, votando per il fascismo.
È qui.
È in
entrambi i partiti.
Le piccole differenze tra loro, si sa, non
sono sufficienti per salvare il tuo lavoro, per salvare la tua vita o per
salvare il pianeta. La nave sta affondando qui piuttosto rapidamente.
È
l'unico strumento che abbiamo, e dovrei dire che ce n'è più di uno, certamente
l'azione nelle strade è uno strumento molto potente, ma non possiamo permettere
che ci dissuadano dal nostro potere di votare.
Dobbiamo
votare e dobbiamo alzarci in piedi e rivendicare il nostro diritto di voto e di
votare per un candidato di nostra scelta che ci rappresenti davvero, non l'”AIPAC”,
“non la macchina da guerra”, “non le grandi case farmaceutiche” e le “compagnie
di assicurazione sanitaria.”
Quindi
voglio davvero incoraggiare le persone ad alzarsi in piedi.
Non
lasciatevi tamburellare e propagandare fino all'impotenza.
Noi
abbiamo il potere.
Nelle
parole di “Alice Walker”, il modo più grande in cui le persone rinunciano al
potere è non sapere che ce l'abbiamo, tanto per cominciare.
Sia
che si guardi al 68% degli americani che si oppongono con veemenza a questo
genocidio, sia che si guardi a 44 milioni di giovani bloccati nei debiti studenteschi,
sai, 100 milioni di debiti medici, cose che possiamo sistemare proprio qui e
ora, abbiamo i numeri.
E,
sai, questa è un'opportunità unica nella vita in queste elezioni per alzarci e
combattere finché possiamo.
E per
lontano quanto arriviamo, diventiamo una forza con cui lottare, sia che
prendiamo la Casa Bianca o semplicemente vinciamo la giornata stabilendo una
forza forte, che continuerà a organizzarsi e a competere per il potere.
Guardate
cosa è appena successo in Francia.
Come
ha fatto la Francia a respingere la destra?
Alzandosi
in piedi, con le forze di sinistra che si uniscono.
È
stata la stessa cosa [con] Allende in Cile.
Quando Allende prevalse, fu grazie a Pablo
Neruda, che unì le forze con lui.
E così
le due campagne progressiste si sono unite in modo che possano prevalere.
Sfortunatamente, la CIA poi, sai, ha
rovesciato quella rivoluzione.
Ma,
sai, dobbiamo prenderlo e poi dobbiamo rimanerci.
E,
sai, il mondo è in ribellione in questo momento.
Gli
Stati Uniti e Israele sono soli insieme in questo genocidio.
E
questa non è un'alleanza che possa prevalere contro il resto del mondo.
Quindi
dobbiamo alzarci in piedi.
Dobbiamo
proteggere e preservare il diritto internazionale, perché quando non sei più il
bullo nel cortile della scuola, hai bisogno del diritto internazionale.
Quindi
dobbiamo smettere di metterlo da parte e di distruggerlo.
Dobbiamo
essere un giocatore di squadra.
Gli adulti presenti nella stanza devono farsi
avanti qui, anche in questo Paese.
E dobbiamo alzarci e riprenderci la nostra
democrazia.
E
questo inizia proprio adesso.
DANNY
HAIPHONG:
Infatti. E, Michael, hai qualche commento finale?
MICHAEL
HUDSON:
Beh,
nessuno può essere più eloquente di quello che “Jill” ha appena detto.
Volevo
riassumere la domanda del voto.
Molte persone accusano la sua campagna di
essere un disastro per il Partito Democratico.
E dicono, sai, se vuoi ottenere voti, sarà
proprio come “Ralph Nader” nel 2000.
Farai
perdere i democratici.
Beh,
questo è l'obiettivo.
I
Democratici sono quello che è diventato il partito neoliberista, il partito
della guerra.
Quando
anche Donald Trump si sposta a sinistra dei democratici ed è un candidato per
la pace in Ucraina, si vede quanto sia folle.
Sì, un
voto per “Jill” è a un voto di distanza dai democratici.
Ecco perché voglio che votiate per lei.
JILL
STEIN:
Ed è
l'unico modo per mettere a tacere i repubblicani, devo dire, perché il
neoliberismo è la causa del neofascismo.
Non è
la soluzione ad esso.
I
Democratici hanno finanziato l'ala più estremista del partito repubblicano
nello stesso modo in cui la campagna del Pifferaio magico, sapete, ha rivelato
attraverso” WikiLeaks” nelle “e-mail di Podestà”, la campagna del Pifferaio
magico era tutta incentrata sull'elevazione dell'elemento marginale più
radicale dei repubblicani.
E
quella era Donald Trump, che hanno promosso nei notiziari e con i loro contatti
con i media e tutto il resto.
Erano
tutti incentrati sulla corsa contro Trump.
E
hanno continuato con questa politica di grande successo, con una strategia
assolutamente oltraggiosa.
Lo
stanno ancora seguendo.
E
nelle elezioni di medio termine del 2022 hanno speso circa 50 milioni di
dollari per elevare i candidati più estremisti all'interno del partito
repubblicano, sponsorizzarli, contribuire a loro in modo che vincessero le
primarie e rendessero più facile vincere in generale.
Ma
sfortunatamente, poi, assumono una vita propria all'interno del partito
repubblicano.
Quindi
entrambi questi partiti sono assolutamente corrotti.
Sono
immersi fino ai loro occhi nella palude con un sacco di soldi.
Ora
puoi contribuire con cento, 1 milione di dollari alla volta.
Anche
questo non significa nemmeno usare i super PAC dove puoi contribuire con
miliardi se vuoi, sai, è illimitato assolutamente, ma anche all'interno dei
contributi non-super PAC, il limite è ora di 1 milione.
Il
sistema diventa sempre più corrotto di giorno in giorno.
Abbiamo
bisogno di un sistema di finanziamento pubblico.
E a
proposito, il dipartimento del tesoro, il dipartimento democratico del tesoro
sta trattenendo i nostri fondi integrativi.
Dovremmo avere circa 300.000 dollari in fondi
corrispondenti che utilizzeremmo per completare le nostre campagne elettorali o
per garantire che tutti gli elettori abbiano una scelta contro il genocidio,
contro la guerra, a favore dei lavoratori e dell'emergenza climatica sulla
scheda elettorale.
Stanno
trattenendo i soldi. Stanno facendo di tutto.
Hanno
assunto un esercito di avvocati hanno e pubblicizzato la ricerca di spie e
infiltrati e persone che li gestivano nelle nostre campagne.
In
ordine, ecco quanto sono spaventati.
Sanno
che i loro giorni sono contati.
I
Verdi e gli indipendenti non hanno bisogno di rubare il loro tuono perché hanno
già perso il loro tuono.
I democratici hanno fatto questo a sé stessi.
Hanno iniziato a perdere la loro base nel 2010
dopo i salvataggi di Wall Street, dopo la tripletta del Partito Democratico in
entrambe le camere e alla Casa Bianca, ehm, uh, hanno salvato Wall Street e
buttato fuori sette o 8 milioni di proprietari di case, sai, aggiungiamo a quel
“NAFTA” e sostanzialmente la perdita di 30 milioni di posti di lavoro, uh,
negli ultimi due decenni.
Quindi
i lavoratori sono stati devastati, in particolare dal Partito Democratico.
Ed è
allora che i voti hanno cominciato davvero a spostarsi.
Quella è stata la più grande elezione rovinata
che i democratici abbiano mai avuto.
Hanno
perso 1000 seggi nelle legislature statali.
Hanno
perso 64 seggi al Congresso e 13 o 14 al Senato e lo stesso numero di
governatori.
Quindi
hanno fatto questo a sé stessi.
Cercano
di dare la colpa a noi.
Hanno
solo bisogno di un capro espiatorio.
Come
se in questo momento stessero cercando di dare la colpa di tutto agli
immigrati.
Il
partito repubblicano si occupa di demonizzare gli immigrati e il partito
democratico si occupa di demonizzare i repubblicani.
E
questo è tutto ciò che potremo ottenere con questi due partiti.
Quindi
dobbiamo alzarci e reagire.
I democratici non sono il modo in cui
combattiamo.
Dobbiamo
farlo.
Abbiamo
un ordine del giorno per questo, che è sul nostro sito web ed è ciò di cui
abbiamo parlato qui oggi.
Quindi
direi di unirci alla rivoluzione e, uh, facciamo in modo che accada di nuovo.
Vai da “Jill Stein2024.com” e, uh, ti apprezzo davvero.
Grazie
mille, Michael, per tutto quello che fai.
Imparo tutto, imparo molto ogni volta che ho una
conversazione con te e Danny, grazie mille per aver reso possibile tutto questo
e per tutto il vostro favoloso lavoro.
Abbiamo
bisogno di una stampa libera e di supporto, di questo canale qui per renderlo
possibile. Naturalmente.
DANNY
HAIPHONG:
Beh,
una cosa, uh, per i nostri scopi, uh, il motivo per cui “Jill Stein” è qui, il
motivo per cui “Michael Hudson”, io porto persone come “Michael Hudson” qui è
perché una campagna come quella di “Jill Stein” è davvero, come hai detto tu, “Jill”,
i democratici, i repubblicani, non c'è alcuna possibilità per gli scopi di
questo canale. Si parla molto di geopolitica.
Parlavamo molto di pace. Parliamo molto di,
uh, guerra.
Non
c'è nessun candidato.
Kamala Harris, Donald Trump, democratico,
repubblicano, questi due partiti non affronteranno queste domande, qualunque
cosa dicano, non cambieranno il calcolo politico in tutto il mondo.
Non ci
avvicineranno alla pace, il che significa che tutte le altre cose che il Dr.
Stein ha sollevato e che Michael ha sollevato, non verranno affrontate.
Ecco
perché siamo qui oggi.
Ma
avete tempo per un paio di domande veloci da parte del pubblico, giusto per
chiudere?
JILL
STEIN:
Uhm,
sì. Uh, quelli veloci, ma io, certo, certo. Quindi non esaminerò tutti.
Ehi, scusa. Abbiamo limiti di tempo.
Ehm,
quindi non esaminerò tutte le super chat, ma ne abbiamo una, una domanda sulla
super chat e una domanda sui membri di Patriot.
Inizierò
con la domanda sul membro Patriot. Perché è buono.
Viene da “Jeff”.
Ha
detto: come faranno i Verdi, se eletti, a difendersi pragmaticamente dai
tentativi di sabotare la loro campagna? Quindi ne hai parlato un po' perché
sono interessato, e ne hai anche parlato, “Jill”, con “Salvador Allende”,
giusto?
Come
se non fossimo ancora a quel punto, ma nonostante ciò, la repressione c'è.
Quindi, come, con quanta pragmaticità, come si affronta questo genere di cose?
JILL
STEIN: Sì.
Quindi
non c'è una pallottola d'argento qui e, e questo sarà un grosso problema, ci
sono molte cose che dobbiamo fare e possiamo fare per riattivare la democrazia.
E
lasciatemi dire che non verremo eletti alla Casa Bianca senza che ci sia un
forte movimento di base.
E
soprattutto quel movimento di base non sarà sullo scaffale, che è quello che ha
fatto “Barack Obama” una volta che ha rotto un sacco di barriere, sai, e poi ha
nominato “Larry Summers “ed era chiaro dove stava andando con la sua campagna,
si trattava di Wall Street.
Non si
trattava di potere di base.
Quindi
lasciatemi dire a tutti coloro che sostengono questa campagna, non è finita.
Sai, se, per quanto prevalgano, dobbiamo
andare avanti, sia che vinciamo la Casa Bianca o non vinciamo la Casa Bianca,
dobbiamo andare avanti.
Ma
soprattutto se vinceremo la Casa Bianca, avremo bisogno di un movimento di base
concertato e continuo.
E tra
le cose che riprenderemo per rendere possibile la democrazia ci sono le
riunioni del municipio in modo da ritenere responsabili i nostri eletti, i
nostri eletti.
Lo
facevamo una volta.
In
questo momento, i nostri eletti sono troppo occupati a parlare con i loro
grandi donatori per essere trattenuti, sapete, per avere i piedi sul fuoco dai
loro elettori.
Così
riporteremo le riunioni del municipio e, usando il pulpito prepotente, che non
possono negarci.
Incolperemo
e svergogneremo coloro che non si incontrano con i loro elettori e che non li
rappresentano.
Riporteremo
anche le udienze del Congresso e intraprenderemo anche una causa antitrust
contro i media consolidati in modo da smembrare i media.
Sapete,
tutto questo è il primo giorno da cui possiamo iniziare, finendo il flusso di
armi verso Israele che dichiara anche un'emergenza climatica, perché nel
momento in cui dichiari l'emergenza, “liberi oltre mezzo trilione di dollari in
finanziamenti per dare effettivamente inizio al Green New Deal”.
Quindi,
sai, non entreremo in questo cieco e ingenuo.
Non arriveremo a questo dopo decenni di molestie,
calunnie, campagne diffamatorie e campagne di paura.
Sapete,
lotteremo anche per rendere i social media un'utilità pubblica in modo che non
siano controllati e censurati, sapete, da Elon Musk e simili.
Sapete,
abbiamo bisogno di una democrazia forte.
Dobbiamo
anche abbattere l'oligarchia perché quando il denaro e il potere sono altamente
concentrati in poche mani, ci sono tutti i modi per distruggere la democrazia.
Quindi,
sai, abbiamo bisogno di molteplici iniziative su più fronti.
E dirò
anche che ci sono molte persone in corsa per il Congresso in questo momento che
sono Verdi, Socialisti o DSA che corrono con un programma simile.
E così
avremo degli alleati.
Non
c'è modo di entrare alla Casa Bianca senza che ci sia un'ondata di
rappresentanti popolari che salgono al potere.
Quindi
fondamentalmente combattiamo rimanendo organizzati, vigili e sapendo cosa sta
succedendo.
E a
proposito, tra le udienze del Congresso che intendiamo tenere, ci sono udienze
sulla storia della CIA e sul ruolo dello Stato profondo nel minare la nostra
democrazia e la nostra politica estera.
È
necessario mettere le cose in chiaro.
MICHAEL
HUDSON:
Quindi quello che “Jill” sta dicendo è che questo è solo l'inizio.
DANNY
HAIPHONG:
Beh, in realtà, tagliamola qui, tutti.
Apprezzo molto i vostri” Super chat”.
Voglio dire grazie a “Ken”, Nadia.
Quindi
che avevi una domanda, ma grazie mille.
Dovremo
arrivare a un altro tempo. JD, Heinz, Josh, Lucky, debitamente annotato,
Barbara, avete tutti lasciato Super chats. Grazie mille per questo. Ma lo
concluderemo qui.
Grazie
mille, dottor Stein.
Grazie mille, professor Hudson, per essere qui
con me oggi.
Grazie
a tutte le persone del pubblico.
Potete
trovare i link sia alla campagna di Jill Stein che al sito web di Michael
Hudson dove potete trovare tutti i suoi libri e opere.
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