Uomini contro la vita.

 

Uomini contro la vita.

 

 

L’Illusione Sionista.

Conoscenzealconfine.it – (1° Ottobre 2024) - Enrico Tomaselli – ci dice:

 

La mattanza in corso in Libano, che segue quella nella Striscia di Gaza, è palesemente destinata a seguire lo stesso corso:

 decine di migliaia di civili uccisi e feriti, distruzioni immani, ma senza poter raggiungere la vittoria.

Da questo punto di vista, l’assassinio di “Hassan Nasrallah” è assolutamente simbolico.

“Nasrallah”, infatti, assunse la guida di “Hezbollah” dopo che Israele aveva assassinato il suo predecessore, “Seyyed Abbas Moussawi”;

ed anche allora, le bande sioniste alla guida dello stato terrorista avevano proclamato la fine dei loro incubi.

 Il risultato fu invece un trentennio di eccezionale leadership politica e militare, che hanno portato alla vittoria nella guerra del 2006, alla crescita poderosa del movimento (oggi partito di maggioranza relativa nel parlamento libanese, e forza di governo), al contributo alla nascita dell’”Asse della Resistenza”.

L’uccisione di “Nasrallah”, quindi, non porterà alcun concreto beneficio allo stato terrorista, ma sta invece contribuendo a far venire alla luce, ancor di più, quali sono le linee di frattura del fronte mondiale.

“Nasrallah”, un leader politico amato e rispettato in molti paesi del mondo, ha dal suo punto di vista coronato la sua vita raggiungendo il martirio; nella sua fede, è la fine degna di una vita vissuta combattendo.

 Dall’altra parte, i” terroristi israeliani” ed i loro complici (al 101%) amerikani, che oggi definiscono l’assassinio “un atto di giustizia”.

Ed è un bene, che mostrino sempre più spudoratamente il loro vero volto.

Che contribuiscano a rendere sempre più chiaro chi sta da una parte e chi dall’altra.

Comunque vadano le cose, il Medio Oriente non sarà mai più lo stesso, e soprattutto non sarà mai più un pezzo di mondo in cui gli Stati Uniti fanno il bello ed il cattivo tempo.

Sarà, molto probabilmente, il primo posto da cui i ragazzi americani cominceranno a tornare a casa nei sacchi neri.

E non diversa fine faranno, molto prima, tanti giovani con la “stella di davide”.

 

Nel loro delirio messianico, misto ad una follia razzista e suprematista al cui confronto quella nazista è quasi uno scherzo, hanno voluto aprire le porte dell’inferno, illudendosi che possa inghiottire soltanto i loro nemici.

Ma la ferocia non è mai dimostrazione di forza, anche se in un primo momento può apparire tale;

al contrario, e mai come in questo caso, è manifestazione di debolezza e disperazione.

Quella che si era rilanciata il 7 ottobre 2023 era una battaglia esistenziale per i palestinesi, che si sarebbe potuta evitare se i sionisti non fossero quello che sono: terroristi, ladri di terra, razzisti.

 Ma ora non è più così, ora la battaglia è diventata esistenziale per Israele stessa, e non ha nessuna possibilità di vincerla.

È un piccolo pezzo di terra, abitato da pochi milioni di fanatici (molti dei quali hanno già preferito fuggire all’estero), circondato da centinaia di milioni di arabi e musulmani, che ben hanno a mente cos’è stato, per quasi ottant’anni, Israele.

Come sa qualsiasi mediocre giocatore di poker, quando continui a rilanciare senza fine, prima o poi arrivi ad un punto in cui non puoi che mettere in gioco te stesso.

Con l’assassinio di Nasrallah, Israele si è spinto quasi al limite.

 Oltre, c’è solo il ricorso alle armi nucleari.

Un passo che, oltre ad assicurare la maledizione eterna da parte dell’intera umanità, è l’anticamera di un gigantesco bagno di sangue che inghiottirà l’intero popolo di Israele.

(Enrico Tomaselli)

(ariannaeditrice.it/articoli/l-illusione-sionista)

 

 

“UOMINI CONTRO LA VIOLENZA

 DI GENERE: UN APPELLO ALL’AZIONE.”

Uitn.it – Ufficio Stampa – Redazione – (9- 1°- 2024) – ci dice:

 

In Italia, ogni tre giorni un uomo uccide una donna con cui ha un legame familiare e/o affettivo.

Nella grande maggioranza dei casi, l’uomo è o è stato partner della donna e la uccide per impedire che quest’ultima eserciti la propria libertà (di lasciarlo, di realizzarsi, di condurre una vita autonoma). Questo tipo di omicidio è così diffuso e si ripete così uguale sé stesso che è stato definito con un neologismo: femminicidio.

I femminicidi sono la punta di un enorme iceberg: una donna su tre ha subito nel corso della sua vita almeno un “aFo “di violenza fisica o sessuale, quasi una su due violenza psicologica o economica (Istat, Indagine sulla sicurezza delle donne, 2014), e gli attori della violenza sono sempre uomini, tantissimi uomini. Il problema della violenza sulle donne è quindi prima di tutto un problema degli uomini.

 

Purtroppo, questo problema è figlio di una cultura patriarcale alimentata – nella nostra società̀ – da ancora troppi uomini, fondata su un’arcaica nozione di superiorità̀ e di possesso dell’uomo sulla donna che si riflette nella ancora diffusa dominazione maschile nei ruoli di potere, all’interno delle famiglie e nell’immaginario collettivo, dove le donne sono rappresentate troppo spesso come oggetto del desiderio maschile.

Siamo in molti uomini a rigettare questa cultura e a sostenere invece una concezione paritaria della relazione donna-uomo, fondata sul rispetto e la valorizzazione reciproca. Siamo però consapevoli che fino ad oggi a questa posizione abbiamo fatto seguire raramente un’adeguata reazione e crediamo che questa diffusa omertà maschile sia stata spesso garanzia di impunità per gli uomini violenti.

 

È quindi ora di agire, di urlare pubblicamente che la discriminazione e la violenza di genere sono un fenomeno da sradicare perché́ mina le radici stesse della nostra comunità. Ci assumiamo quindi la responsabilità di contrastarlo, in alleanza con le donne, con tutti i mezzi a nostra disposizione. Proprio per rendere la nostra posizione più visibile, chiara e riconoscibile, questo appello è proposto da soli uomini.

Cosa possiamo fare? Prima di tutto, chiediamo agli uomini di prendere consapevolezza del problema in tutti i suoi aspetti, ascoltando le esperienze delle donne, la loro prospettiva e le loro fortissime richieste di cambiamento. A partire da questa consapevolezza, chiediamo di contrastare la discriminazione di genere e di promuovere la parità di genere in tutti gli ambiti che frequentiamo quotidianamente, nei luoghi di lavoro e di potere, nei nostri rapporti sociali e all’interno delle nostre stesse famiglie.

Infine, per affrontare il problema con un’azione concreta e immediata sul nostro territorio, ci appelliamo alla Provincia di Trento con una richiesta specifica riguardante l’educazione.

Al fine di “prevenire e combattere la violenza contro le donne”, il Consiglio d’Europa individua il ruolo centrale del sistema educativo, raccomandando di inserire nei programmi scolastici argomenti quali la parità̀ tra donne e uomini, il contrasto agli stereotipi di genere e la risoluzione pacifica dei conflitti interpersonali (Convenzione di Istanbul del Consiglio Europeo, Art. 14, 2011). Nello stesso spirito, qualche anno fa, la Provincia di Trento si è fatta promotrice di una sperimentazione esemplare e all’avanguardia, nata da una collaborazione con l’IPRASE e con il Centro Studi Interdisciplinari di Genere dell’Università di Trento: i “percorsi di educazione alla relazione di genere”, finalizzata a smontare gli stereotipi di genere per costruire in maniera autentica e positiva la relazione con l’altro genere. Questo progetto, diventato rapidamente un modello a livello nazionale, è stato sospeso indefinitamente nel 2018 dalla Giunta Provinciale eletta poche settimane prima.

Il nostro appello è quindi il seguente: come azione concreta per contrastare la violenza sulle donne, chiediamo alla Provincia di Trento che vengano riattivati al più presto i percorsi di educazione alla relazione di genere e promossi capillarmente in tutte le scuole sul territorio provinciale, nella prospettiva di renderli strutturali.

 

 

 

 

DIRITTO PENALE.

La violenza contro gli uomini: un fenomeno

avvolto dal silenzio, poco conosciuto e denunciato.

Dinellalex.com - Avv. Stefania Crespi – (2 settembre 2024) – ci dice:

 

E’ stata celebrata poche settimane fa la giornata mondiale per l’eliminazione della violenza contro le donne: si leggono molto spesso notizie di donne violentate, perseguitate e uccise, mentre regna il silenzio su quella perpetrata a danno degli uomini.

Persino gli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite sembrano aver ‘dimenticato’ tale fenomeno: la sotto misura 5.2 prevede di “eliminare tutte le forme di violenza contro le donne e le ragazze nelle sfere pubbliche e private, incluso il traffico e sessuale e altri tipi di sfruttamento”, senza alcun riferimento agli uomini.

Eppure da una ricerca ISTAT del 2018 è emerso che nel nostro Paese nel periodo 2015-2016 3 milioni 754mila uomini (corrispondenti al 18,8% del totale) hanno subìto abusi sessuali nel corso della loro vita: numero inferiore a quello relativo alle donne, ma pur sempre alto.

Va, altresì, sottolineato come gli uomini vittime di molestie sessuali prima dei 18 anni siano stati 435.000, pari al 2.2 %.

L’Istat ha rilevato come gli autori di tali molestie risultino in larga prevalenza uomini:

“Lo sono per il 97% delle vittime donne e per l’85,4% delle vittime uomini”.

 

Tali numeri potrebbero non essere reali, poiché gli uomini – a causa dello stereotipo di virilità o per il timore di non essere creduti – decidono di non denunciare la violenza subita.

Omettono persino di parlarne, convinti di dover essere sempre forti: tutto ciò per paura, vergogna, pregiudizi, tabù, luoghi comuni, unitamente alla tendenza sociale dell’uomo medio di non esternare i propri problemi.

Va, tuttavia, ricordato che qualche anno fa a Catania è nata “AVU” (Associazione violenza sugli uomini) fondata da due avvocati e che nel 2013 è stata costituita “Ankyra”, un’associazione che si occupa di fornire supporto a mariti, fidanzati, ex compagni, padri, che subiscono vessazioni.

 

Proprio “Ankyra” ha attribuito importanza ad una ricerca compiuta da “Strauss” nel 2008, in base alla quale le donne tendono a prediligere un’aggressività di tipo indiretto o relazionale verso gli uomini, rivolta a stabilire un controllo su di loro, ad esempio con l’isolamento sociale; invece gli uomini utilizzano – anche nei confronti di altri uomini – una violenza più fisica.

Diverse sono le forme di violenza che vengono realizzate contro gli uomini secondo l’Istituto di Statistica: molestie verbali, stalking, aggressività fisica.

Secondo uno studio dell’Università di Siena del 2012 oltre la metà degli uomini intervistati – vittime di violenza – subirono spinte, graffi, morsi, capelli strappati, lancio di oggetti, folgorazione con la corrente elettrica, dita schiacciate con la porta, oltre alla violenza sessuale, un reato comune, che può essere commesso da chiunque contro chiunque: la legge non specifica il sesso né del reo, né della vittima.

Recentemente la Cassazione ha ritenuto integrato tale delitto attraverso la condotta di una donna, consistita nell’avvicinarsi ad un uomo, cingendogli i fianchi, per tirarlo verso di sé, posizionando il proprio ginocchio tra le gambe di lui, nonché toccandogli due volte i genitali (Cass. n. 29577/21).

La Suprema Corte ha rimarcato la evidente valenza sessuale dell’atto e l’irrilevanza della conflittualità tra le parti, in considerazione del fatto che il contatto fisico non era stato cercato o provocato dalla persona offesa e che la condotta dell’imputata non era stata determinata dalla necessità di reagire e difendersi di fronte ad un comportamento costrittivo.

Tale decisione risulta in linea con i principi di diritto da tempo affermati dalla Cassazione sul delitto di violenza sessuale. Infatti tra gli atti idonei ad integrarlo vanno ricompresi anche quelli insidiosi e rapidi che riguardino zone erogene su persona non consenziente (come palpamenti o sfregamenti):

la nozione di violenza non è limitata all’esplicazione di energia fisica verso la persona offesa, ma comprende qualsiasi atto o fatto cui consegua la limitazione della libertà del soggetto passivo, così costretto a subire atti sessuali contro la propria volontà.

Inoltre, secondo la costante giurisprudenza di legittimità, il reato in esame non necessita ai fini della sua configurabilità, l’esistenza di uno specifico requisito soggettivo, consistente nel soddisfacimento sessuale dell’agente, essendo sufficiente, sul piano soggettivo, che l’imputato sia consapevole che con la propria condotta abbia posto in essere un atto avente natura sessuale.

 

Alla stregua di tali premesse ermeneutiche, il gesto compiuto dall’imputata è stato correttamente inquadrato nella fattispecie di cui all’art. 609 bis c.p., avendo consapevolmente posto in essere un repentino e ripetuto toccamento degli organi genitali, rimanendo irrilevante la finalità denigratoria o di scherno perseguita dalla donna.

Un’altra rilevante forma di violenza contro gli uomini è quella domestica: sono sempre più numerosi i casi accertati di uomini, membri di coppie, che denunciano abusi realizzati con differenti modalità.

 

Le esperienze di violenza nella sfera domestica sono state a lungo non considerate dalla ricerca, sempre a causa degli stereotipi di genere sulle vittime. E questo anche se l’”OMS” definisce la violenza domestica come il “comportamento abusante di uno o entrambi i compagni in una relazione intima”, senza alcun riferimento al genere.

L’aumento delle violenze domestiche – anche contro gli uomini – è stato uno degli effetti collaterali dei lockdown durante la pandemia, non solo in Italia: in Germania nel 2020 sono state quasi 2.000 le richieste di aiuto.

Proprio in Germania uno studio effettuato nel 2020 ha rilevato come circa un uomo su 10 abbia subito violenza fisica, mentre uno su 4 violenza psichica da parte del o della partner.

La violenza sugli uomini è, pertanto, molto più diffusa di quanto si possa pensare: occorrerebbe attribuirle la giusta attenzione, al fine di trattarla come qualunque altro abuso.

(Avv. Stefania Crespi).

L’aspettativa di vita (in salute) nell’Ue:

la sfida della qualità della longevità.

Demografica.adnkronos.com – Redazione – (30-9 – 2024) – ci dice:

 

Popolazione.

Quanto a lungo e in salute vivono i cittadini dell’Unione europea?

Secondo gli ultimi dati Eurostat, nel 2022, i cittadini dell’Ue hanno vissuto una media di circa 62,6 anni in buona salute.

Tuttavia, dai dati emerge una domanda:

 gli anni aggiuntivi che guadagniamo col tempo grazie alla maggiore longevità, a sistemi medici sempre più avanzati e ad un miglioramento delle condizioni generali di vita sono vissuti in salute o con limitazioni?

 Scopriamolo insieme.

 

Aspettativa di vita e anni di buona salute.

In media, dal report Eurostat emerge che le donne nell’Ue godono di un’aspettativa di vita di 83,3 anni, mentre per gli uomini si ferma a 77,9 anni:

 un divario di 5,4 anni.

 Tuttavia, la differenza si riduce drasticamente quando si considerano gli anni vissuti in buona salute:

le donne trascorrono circa 62,8 anni senza disabilità o limitazioni al regolare svolgimento delle attività quotidiane, rispetto ai 62,4 anni degli uomini, con un divario di appena 0,4 anni.

“Questo significa che gli uomini tendono a trascorrere una percentuale maggiore della loro vita totale (80,1%) in buona salute rispetto alle donne (75,4%), che spesso vivono più a lungo ma con un maggior numero di anni caratterizzati da limitazioni fisiche o mentali”, si legge nel “report”.

 

Differenze tra i paesi dell’Ue.

Ma dove si vive di più e meglio?

 Esistono notevoli variazioni nella qualità della vita in salute tra i diversi Stati membri.

Nel 2022, Malta ha registrato il maggior numero di anni di vita in buona salute alla nascita sia per le donne (70,3 anni) sia per gli uomini (70,1 anni), seguita da Svezia e Italia per gli uomini e da Bulgaria e Slovenia per le donne.

All’estremo opposto, Danimarca e Lettonia hanno registrato i numeri più bassi, rispettivamente 54,6 anni e 55,4 anni per le donne, e 53,0 anni e 56,6 anni per gli uomini.

 

Le differenze sono evidenti anche nella proporzione di vita vissuta senza limitazioni:

 in Bulgaria, una donna può aspettarsi di trascorrere l’88,5% della sua vita in buona salute, contro il 65,7% di una donna in Danimarca.

 Per gli uomini, la differenza è altrettanto marcata:

in Bulgaria un uomo può aspettarsi di vivere il 91,4% della sua vita senza limitazioni, contro il 71,8% in Danimarca.

In Italia, nel 2022, le donne, invece, possono aspettarsi di vivere 66,8 anni in buona salute, mentre gli uomini 63,4 anni.

Questi dati posizionano l’Italia tra i Paesi con risultati sanitari favorevoli nell’Ue, nonostante un divario di genere di 3,4 anni a favore delle donne.

 Questo riflette l’efficacia delle politiche sanitarie italiane e contribuisce al benessere generale della popolazione, evidenziando un contesto di vita relativamente lungo e sano.

 Il dato, però, va contestualizzato in un sistema sanitario che, con l’aumento della denatalità, l’aumento della richiesta di supporto alla longevità, un numero sempre più inferiore di dipendenti col passare degli anni e con una carenza di fondi sostanziosi e dedicati, rischia il collasso.

Anni di vita sana a 65 anni.

Guardando agli anni di vita sana a partire dai 65 anni, la tendenza si conferma.

Le donne superano gli uomini in 19 Paesi dell’Unione, ma in alcune nazioni sono gli uomini a godere di più anni di vita in buona salute.

Ad esempio, in Portogallo, gli uomini di 65 anni possono aspettarsi di vivere 1,3 anni in più senza disabilità rispetto alle donne, mentre in paesi come Bulgaria, Slovenia e Francia, le donne godono di 1,5-1,7 anni in più rispetto agli uomini.

 

Salute e longevità: la sfida demografica.

Sebbene l’aspettativa di vita sia aumentata significativamente grazie ai miglioramenti nella sanità, nello stile di vita e nell’istruzione, il vero interrogativo oggi riguarda la qualità della vita nelle fasi avanzate.

L’aspettativa di vita non riflette infatti appieno le condizioni di salute.

Gli indicatori di anni di vita in buona salute aiutano a comprendere meglio quanto tempo le persone vivono libere da limitazioni di malattie croniche o disabilità, che tendono a colpire soprattutto in età avanzata.

 

 

 

 

Il popolo della vita. «Un uomo

di pace, giustizia, misericordia».

Avvanire.it – (1° ottobre 2024) – Redazione – ci dice:

 

Nuove testimonianze sulla persona, la vita, l'anima di Carlo Casini.

 Arrivano dalla rete degli Amici, che viene seguita da Anna ed Alberto Friso.

Una rete di preghiera, con il Rosario del 23, e un fiume di riconoscenza.

Tutte le ormai numerose puntate precedenti di queste voci sono su questa sezione Mpv del canale Vita nel sito Avvenire.it

«Pensando a Carlo Casini, non posso non andare a tanti anni fa quando l’amicizia e la collaborazione con Carlo erano strettissime e quotidiane.

Tornano in mente le sue parole, il suo sorriso, i suoi occhi buoni, i suoi moniti, il suo coraggio, la sua profezia, la sua santità.

 E noi siamo qui non solo per pregare con lui e per lui, ma anche per pregare perché questa sua santità sia presto riconosciuta dalle alte gerarchie ecclesiastiche.

 Carlo per tutti è stato una guida sicura, un faro nella fatica quotidiana, un condottiero mite e generoso, sempre pronto alla battaglia, ma con un ramoscello di ulivo in mano.

 Era un uomo di pace, di giustizia, di misericordia, con la Bibbia nel cuore ed in mano i Codici e le Leggi.

 Cercava e predicava la Verità che era solo quella dell’amore per ogni persona appena concepita alla vita o sull’orlo di lasciarla per approdare ai lidi dell’Eternità. La sua vocazione alla difesa della vita umana nella sfera pubblica lo ha portato a porre l’accento sulle frontiere estreme dell’esistenza, ma Carlo amava tutti, era per tutti, con radicalità evangelica, consapevole che ogni uomo è parola d’amore di Dio.

Ogni tanto nascono delle persone destinate a lasciare il segno, un segno luminoso, non solo nei confronti dei propri cari ma anche nei confronti di una moltitudine di persone magari lontane o di persone sconosciute o di persone che ognuno di noi incrocia durante la sua vita e che poi si perdono.

 Ebbene, Carlo era una di queste persone, e forse nemmeno lui aveva consapevolezza della importanza della immensa semina che aveva compiuto in tanti anni.

Una semina che ha dato copiosi frutti e che certo non si arresta e non si arresterà con il suo ritorno alla Casa del Padre.

 E questi Rosari mensili ne sono la prova: a distanza di quasi 5 anni dal suo ritorno alla Casa del Padre, siamo ancora tutti qui, ogni mese, a pregare come fosse la prima volta.

È una sorta di miracolo, è la testimonianza che la sua vita è stata davvero straordinaria e santa».

 (Luisa S.)

«Il ricordo di Carlo Casini è indelebile, che ci aiuti dal Cielo!».

 (Ada B.)

«Il lavoro di Carlo Casini è stato benedetto e ispirato, mi fa piacere ricordarlo aderendo alle varie iniziative».

 (Alessandra T.)

«Carlo Casini lo faranno presto Santo... io me lo sento!».

 (Suor Maria Grazia A.)

«Abbiamo sempre avuto per Carlo una grande ammirazione per la sua coerenza e la sua salda fede anche nei momenti difficili della sua vita pubblica, ma, più ancora, quando, nella parte finale della sua vita, prove terribili hanno preceduto l'abbraccio conclusivo con Dio. Certo, noi lo attendiamo presto beato e poi, perché no, santo».

(Manuela e Mario C.)

«Ricordo Carlo Casini con moltissimo affetto, ho ricordi fin da quando ero ragazzina, è il primo che ho conosciuto della grande famiglia Casini».

 (Sara C.)

«Seguo tutte le iniziative che riguardano Carlo Casini. Personalmente sono molto contente di ricordarlo».

 (Francesca C.)

«Carlo è sempre nel mio cuore. Auguro che davvero possa essere riconosciuto santo». (Laura C.)

«Il nostro ricordo, il nostro affetto e la nostra ammirazione per Carlo Casini sono sempre vivissimi per tutto quello che è stato e ha fatto È stato davvero docile all’azione dello Spirito Santo».

(Simone e Laura)

«L’umanità di Carlo Casini è una cosa che mi ha sempre colpito: la sua semplicità, la sua umiltà, erano evidenti ogni volta che interagiva con qualcuno. Indipendentemente dallo status o dalla categoria professionale del suo interlocutore, Carlo ti faceva sempre sentire importante quando parlava, e la sua risata semplice, chiara e pulita era sorprendente per un uomo del suo valore e della sua esperienza. Non ho mai visto Carlo mancare di rispetto verso qualcuno; non l'ho mai visto scegliere di sedersi in un posto preferenziale o con persone considerate più importanti di altre. Alle cene, ai pranzi o alle riunioni, egli interagiva con una semplicità che dimostrava la grandezza personale di quest'uomo. Io, che ero giovane quando l’ho conosciuto, ammiravo il lavoro di questo grande politico e giurista e non ho mai smesso di ammirarlo. Spero di essere sempre in grado di imitare questa qualità di Carlo. La vita di Carlo Casini merita di essere conosciuta e studiata a fondo, perché è stato veramente un uomo di Dio e la sua testimonianza traccia un percorso per quelli di noi che verranno dopo di lui, incoraggiandoci a seguire le sue orme e a dare la vita per il Regno di Cristo. Voglio imitare la sua eroica dedizione fino alla fine. In lui vedo il Servo della Vita come il Venerabile Jerome Lejeune, fedele alla chiamata di Cristo e costante nella sua dedizione. Che Dio conceda alla Chiesa di considerare positivamente la possibilità di aprire presto il suo processo di beatificazione, perché abbiamo bisogno di testimonianze di uomini forti, coraggiosi e umili e umili come lui, che possano essere modelli moderni per chi, come noi, vuole difendere la vita e la dignità delle persone più vulnerabili, i piccoli del Signore».

(Pablo S.-traduzione dallo spagnolo).

 

 

 

 

Violenza di genere nell'informazione

giornalistica: due incontri in Università.

Parma-Today.it – (30 -09 – 2024) – Redazione - ci dice:

 

Giovedì 3 e venerdì 4 ottobre.

La violenza di genere nell’informazione. Linguaggi, immagini e forme di comunicazione è il titolo del convegno che si terrà giovedì 3 e venerdì 4 ottobre all’Università di Parma nell’Aula K4 di via Kennedy.

 A seguire, il pomeriggio del 4 ottobre, spazio all’incontro Comunicare sulla violenza di genere:

cosa manca? Cosa non funziona?

in programma al CAPAS, Centro per le Attività e le Professioni delle Arti e dello Spettacolo dell’Ateneo, in vicolo Grossardi.

 La “due-giorni” si chiuderà con la proiezione del film “Nel cerchio degli uomini” di Paola Sangiovanni, al Cinema D’Azeglio.

Giornaliste, giornalisti, professioniste e professionisti della comunicazione si incontreranno per riflettere assieme su come la violenza maschile contro le donne viene rappresentata nel giornalismo e nelle campagne di sensibilizzazione:

quali problemi e stereotipi persistono, e quali linguaggi e pratiche innovative stanno emergendo nel mondo della comunicazione professionale in Italia.

 L’evento è organizzato dal corso di laurea magistrale in Giornalismo, cultura editoriale, comunicazione ambientale e multimediale del Dipartimento di Studi umanistici, sociali e delle imprese culturali dell’Università di Parma (DUSIC), in collaborazione con il CUG (Comitato Unico di Garanzia per le pari opportunità, la valorizzazione del benessere di chi lavora e contro le discriminazioni), il CAPAS, il CIRS (Centro Interdipartimentale di Ricerca Sociale “Diritti, società e civiltà”), le associazioni Maschile Plurale e Maschi che si Immischiano.

L’incontro “La violenza di genere nell’informazione”.

Linguaggi, immagini e forme di comunicazione si aprirà giovedì 3 ottobre alle 14.45 con i saluti introduttivi di Luana Salvarani, Vice Direttrice del DUSIC, di Marco Deriu, Presidente del corso di laurea magistrale in Giornalismo, cultura editoriale, comunicazione ambientale e multimediale e di Daniela Cherubini, docente di Questioni e strumenti della comunicazione di genere.

La prima sessione, dedicata al tema” La narrazione della violenza”: frames, metafore e chiavi di lettura, ospiterà gli interventi di Alessandra Pigliaru (Il manifesto) di Simona Rossitto (Il Sole 24 Ore), e di Alberto Leiss (DeA-Donne e Altri, e Maschile Plurale).

 

La seconda parte inizierà alle 17 e sposterà la discussione sul tema “Senti chi parla”: voci e soggetti nella comunicazione della violenza con gli interventi di Gabriele Balestrazzi, docente a contratto di Giornalismo laboratoriale, di Chiara Daina (Corriere della Sera) di Chiara Sgreccia (freelance), di Paola Centomo (iO Donna) e di Silvia Pochettino (Progetto Respiro).

La discussione proseguirà la mattina del 4 ottobre alle 9 con una sessione su Parole e immagini sulla violenza e gli interventi di Chiara Cacciani (Gazzetta di Parma), della blogger Nadia Somma (Il Fatto Quotidiano), di Stefania Prandi (freelance), e di Pat Carra, fumettista.

Nella sessione conclusiva delle 11 il confronto sarà dedicato a Nuovi spazi e nuovi approcci:

 buone pratiche di comunicazione con gli interventi di Daniela Cherubini, Serena Bersani, Presidente di GiULiA (Giornaliste Unite Libere Autonome), Chiara Di Cristofaro (Il Sole 24 Ore), Mara Pedrabissi (Gazzetta di Parma e Presidente della Commissione Pari Opportunità della Fnsi-Federazione Nazionale Stampa Italiana), Elisabetta Cosci, Coordinatrice Pari Opportunità - Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, per concludersi con le parole di Antonella Vezzani, Consigliera di Parità della Provincia di Parma e di Emilia Solinas, Presidente del CUG dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma.

Nel pomeriggio, alle 14.45, al CAPAS, il secondo incontro.

Comunicare sulla violenza di genere: cosa manca? Cosa non funziona?

 sposterà la discussione nell’ambito della comunicazione e delle campagne sociali di sensibilizzazione e prevenzione.

 Dopo l’introduzione della Direttrice del CAPAS Sara Martin, e di Ermanno Porro, Presidente di Maschile Plurale, Alessio Miceli, Filippo Rea, Domenico Matarozzo, Stefano Ciccone, Massimiliano Sfregola, Alberto Leiss e Marco Deriu parleranno dei risultati del progetto “Contrastare la violenza di genere trasformando la cultura che la produce” promosso dall’”Associazione Maschile Plural”e con il contributo dei fondi dell’8xmille dell’Istituto Buddista italiano Soka Gakkai che ha dato vita a una campagna pubblicitaria

“Dì la tua contro la violenza maschile sulle donne” e a sei “Quaderni della trasformazione” dedicati a diverse attività di contrasto alla violenza.

Alle 16 la tavola rotonda “Luci e ombre della comunicazione sociale sulla violenza maschile”:

 interverranno Marco Deriu, docente di Comunicazione e pubblicità sociale, Elisa Coco (Agenzia Comunicattive), Claudio Nader (Osservatorio Maschile) Stefano Zanzucchi e Alvaro Gafaro (Maschi che si immischiano), Francesca Dragotto (Università di Roma Tor Vergata), Roberta Lisi (Collettiva-CGIL), e Stefano Ciccone (Maschile Plurale).

La “due-giorni” di riflessione si concluderà alle 18.30 al Cinema d’Azeglio con la proiezione del film “Nel cerchio degli uomini” di Paola Sangiovanni che racconta le esperienze di un’associazione impegnata nell’autocoscienza maschile e nel contrasto alla violenza di genere. La proiezione, a ingresso libero, sarà introdotta dalla regista e da Sara Martin.

La partecipazione agli eventi è aperta a tutte le persone interessate.

(Daniela Cherubini, Marco Deriu).

 

 

 

 

Meloni e quell’invito esclusivo a

Blackrock nella stanza dei bottoni.

Msn.com – La Repubblica – Walter Galbiati – (02 – 10 – 2024) – ci dice: 

 

Benvenuti su “Outlook”, la newsletter di Repubblica che analizza l'economia, la finanza, i mercati internazionali.

Quello che so sui mercati finanziari e l’economia l’ho imparato lavorando per una delle principali “Sim” di Piazza Affari, le società che comprano e vendono i titoli in Borsa per i grandi investitori.

 L’ho portato con me quando sono diventato giornalista di Repubblica dove, tra le altre cose, mi sono occupato di inchieste e grandi scandali come quello di Parmalat, contribuendo a smascherare i suoi bilanci falsi.

Ogni settimana parleremo di società quotate e no, di personaggi, istituzioni, di scandali e inchieste legate a questo mondo.

(Walter Galbiati, vicedirettore di Repubblica)

Attirare i capitali in Italia, non significa invitare Blackrock a Palazzo Chigi.

 La visita che questa settimana il numero uno del più importante gestore di risparmi mondiale, “Larry Fink”, ha fatto alla premier” Giorgia Meloni “ha più il sapore di un invito esclusivo, simile a quello che i negozi fanno prima della stagione dei saldi, che di altro.

I clienti più affezionati, che sono poi anche i più ricchi perché possono spendere di più, vengono accolti a porte chiuse nelle boutique per comprare prima degli altri tutto quello che vogliono a un prezzo scontato.

Il più grande fondo al mondo.

Ora che “Larry Fink” sia il più ricco non c’è dubbio.

“Blackrock” gestisce fondi per 10mila miliardi di dollari davanti a “Vanguard” che si ferma a 8,4mila miliardi, comunque il doppio di chi si siede sul terzo gradino del podio che sono “Fidelity Investments” e “State Street Global”, entrambi con poco più di 4mila miliardi.

Un trattamento di favore.

E non c’è dubbio nemmeno che quello di Meloni sia stato un invito esclusivo e di favore.

Lo conferma lo stesso comunicato del governo che sottolinea come a valle dell’incontro sia stato creato “un ristretto gruppo di lavoro, coordinato da Palazzo Chigi, dedicato all’attuazione dei progetti da sviluppare in collaborazione”.

 

Così non fan tutti.

 In genere quando si vuole procedere a una vendita, allo sviluppo di un progetto o alla partecipazione a un co-investimento un soggetto pubblico indice una gara, in modo che tutti possano partecipare ad armi pari, non formula mai un invito personale.

In questo caso no, si è fatta un’eccezione perché è stata creata una cabina di regia ad hoc solo per Blackrock in cui prenderanno posto, tra gli altri, il titolare del Tesoro, “Giancarlo Giorgetti”, e il capo di gabinetto, “Gaetano Caputi”, che per i suoi trascorsi in Consob, dovrebbe invece aver ben chiaro i meccanismi del mercato.

“Piatto ricco mi ci ficco”.

Tra l’altro il piatto su cui Blackrock potrebbe mettere le mani è di quelli succulenti. L’Italia è affogata di debiti e ha un disperato bisogno di soldi.

Per recuperare risorse ha in programma una serie di privatizzazioni con l’obiettivo di raccogliere 20 miliardi entro la legislatura, mettendo sul mercato azioni di aziende già quotate e in mano al Tesoro come” Poste” o “Mps”, o vendendo altri pezzi di Stato, come per esempio qualche partecipazione nelle Ferrovie.

Non serve un colloquio riservato a Palazzo Chigi per dare un vantaggio a “Blackrock” nel caso di collocamenti di titoli sul mercato, perché è già uno dei lavori in cui il fondo americano non ha rivali.

I dossier privati.

 Cambia la prospettiva, invece, se dovessero essere aperte in maniera esclusiva le porte su dossier particolari, come per esempio le cessioni fuori mercato di quote di attività strategiche – leggi “Ferrovie “- o la partecipazione a progetti altrettanto importanti come la “realizzazione di data center” per sostenere lo sviluppo dell’”Intelligenza artificiale in Italia”.

I temi sul tavolo. E proprio di questi due settori, oltre al “Piano Mattei”, hanno parlato Meloni e Fink, ovvero:

 1) “dello sviluppo di ‘data center’ e delle correlate infrastrutture energetiche di supporto” e

 2) “delle opportunità di investimento nel campo delle infrastrutture nazionali di trasporto e in altri settori di natura strategica”.

1) Intelligenza artificiale e consumi energetici.

A metà settembre BlackRock e Microsoft hanno lanciato un fondo da 30 miliardi di dollari, il “Global AI Infrastructure Investment Partnership”, per finanziare un progetto sull’intelligenza artificiale che prevede proprio la costruzione di data center e infrastrutture energetiche a sostegno di questa tecnologia.

In Italia, il partner ideale è stato individuato in “Enel”, controllata dal Tesoro, perché ha in progetto di dismettere i siti delle vecchie centrali a carbone, al posto delle quali potrebbero essere creati data center col vantaggio di essere siti già sfruttati industrialmente, quindi senza problemi autorizzativi, e ben inseriti nella rete energetica nazionale.

Per di più Enel è presente non solo in Italia, ma anche in Spagna e in Sud America e si può porre come un interlocutore globale per Blackrock.

I clienti dei nuovi data center sarebbero, oltre a Microsoft socio di Blackrock, Amazon, Apple e OpenAI.

L’idea sembra buona e nulla impedisce ad altre società energetiche di offrire i propri siti in dismissione a Blackrock, ma è chiaro che la linea di partenza non è stata uguale per tutti.

2) Infrastrutture nazionali.

 Anche nelle altre infrastrutture definite strategiche dal comunicato del governo che vanno dall’energia ai trasporti, dalle infrastrutture digitali alla gestione delle acque e dei rifiuti Blackrock ha di recente realizzato un grande investimento.

A gennaio di quest’anno ha rilevato per 12,5 miliardi il 100% di “Global Infrastructure Partners” (Gip), un gestore indipendente di fondi infrastrutturali con masse gestite per circa 100 miliardi di dollari, che controlla e gestisce società come gli aeroporti di “Sydney” e di “Gatwick “o come il “porto di Melbourne”, ma anche gasdotti e torrette “wifi.

 Si tratta del terzo investitore infrastrutturale al mondo, dopo “Macquarie” e “Brookfield”.

 

In Italia, ha rilevato nel 2018 l’intero capitale di “Italo”, la prima società di treni privata che ha provato a far concorrenza a “Trenitalia”, per poi cederne la maggioranza al gruppo “Msc” (49,2%) e conservare una quota del 36,5%.

Non è quindi da escludere che “Blackrock” possa essere interessato, visti i precedenti, agli asset delle Ferrovie o di qualche altra infrastruttura strategica italiana, annusando il grande affare, perché si tratta di reti uniche che operano quasi sempre in una condizione di monopolio e capaci di garantire importanti flussi finanziari.

 

Il ritorno economico.

I fondi mettono a disposizione ingenti risorse finanziarie per privatizzare o sviluppare le infrastrutture, ma non sono mai a costo zero, perché vogliono essere remunerati o attraverso:

1) la vendita della propria partecipazione, cedendola ad altri o quotandola dopo un periodo di tempo medio-lungo, oppure attraverso

2) l’incasso di dividendi.

Il caso Autostrade.

Il pericolo è che si possano verificare delle divergenze di interessi come è accaduto per esempio in Autostrade, dove la presenza nella” Holding Reti Autostradali” di due fondi, “Blackstone Infrastructure “e “Macquarie Asset Management” entrambi con il 24,5% accanto a “Cdp” che possiede il 51%, ha creato un dibattito fra gli azionisti sull’opportunità di favorire più i dividendi rispetto agli investimenti, che comunque nel tempo, se non sono cresciuti, sono quantomeno rimasti costanti.

Fink, mister 5%.

Quanto alla capacità di “Blackrock” di comprare titoli sul mercato non ci sono dubbi.

L’ultima mossa riguarda “Leonardo”, la società controllata dal “Mef”, che da quando è iniziata la guerra in Ucraina ha conosciuto un notevole boom di Borsa, perché attiva nel settore della difesa.

Il fondo Usa ha ottenuto l’autorizzazione a salire oltre il 3% dal governo per raggiungere forse quel 5% di capitale che per “Blackrock” sembra un’abitudine.

 

Spulciando gli archivi della Consob, emerge infatti che “Blackrock” ha il 5% di “Banca Intesa” e “Banco Bpm”, ma anche di “Enel”, “Prysmian” e “Moncler”.

L’eccezione è “Unicredit “dove i fondi di “Fink” sono arrivati al 7%, aggiudicandosi la palma di azionista più importante, una posizione speculare a quella che il “colosso Usa” ha in “Commerzbank”.

 E ovviamente “Fink”che ha una passione per le partecipazioni nelle grandi banche (possiede il 6,7% di Jp Morgan) è favorevole alla fusione tra i due istituti.

(N.D.R. - E’ divertente far notare che tutte le più importanti banche centrali o banche commerciali del mondo occidentale hanno “ il diritto“ di creare “la moneta dal nulla”. E la cosa più incredibile è che queta moneta “creata dal nulla” ha una sua particolare caratterista: deve essere registrata nei libri contabili bancari come “Passivo di bilancio.”

E quale” passivo di bilancio” contribuisce sempre a far diminuire  l’attivo bancario  in quanto  le sue caratteristiche  lo rendono di fatto sempre un  “attivo non tassabile” . N.d.R.)

 

 

 

 

 

Milano criminale, come

sempre ma oggi peggio.

Comedonchisciotte.org – Redazione CDC – Max del Papa-il giornalediItalia.it – (2 ottobre 2024) - ci dice:

L'unica vera metropoli italiana in Europa è sempre stata contesa fra organizzazioni delinquenziali di stampo diverso, ma mai come oggi pare fuori controllo o sottoposta al controllo criminale, in una rassegnazione che ha del fatalistico e dell'esorcistico.

Che le curve, per dire gli stadi, non solo di San Siro ma di tutte le città italiane siano in mano alla criminalità organizzata è uno di quei segreti di Pulcinella che si sanno da sempre e sui quali la magistratura interviene solo ove costretta, allertata da pericoli incombenti:

 dicono che le infiltrazioni fossero pronte a salire fino alle istituzioni massime, “arriviamo a Gravina”, e sono scattati 20 arresti.

 Ugualmente carsica è la consapevolezza che questa criminalità strutturata non alligna solo fra i tifosi ma condiziona, spesso in modo cooperativo, le società.

 Il terzo falso segreto è quello dei rapper o trapper che se la tirano da mafiosi e a volte lo sono o quantomeno stanno in rapporti stretti coi boss da curva.

 “Non è indagato” precisano, cautelativamente, le gazzette su “Fedez”, dimenticando di aggiungere che con uno zanza da due soldi forse non ci andrebbero così sulle uova.

Ma ci stava lui al telefono o alle feste o in vacanza coi capi, coi peggiori pregiudicati che si spartiscono il controllo della droga su Milano;

 era lui al telefono a ipotizzare nuove intraprese e il modo di coinvolgere questi amici ingombranti, “sì ma come ti presento? Come ti spiego?” e l’altro, più scafato: “Non mi presenti”, per dire che aveva già i prestanome alla bisogna.

E il Fedez gli chiedeva per la famiglia dei guardaspalle “enormi, feroci, ma non Hitler” perché l’apparenza del grillino di sinistra andava salvaguardata.

Poi anche la moglie, in predicato di venire eletta col PD finché non le hanno fatto scoppiare in mano il pandoro minato.

Fedez non è indagato ma ha organizzato spedizioni punitive con indagati suoi intimi contro altri come lui in rapporti con la stessa feccia, magari di altro colore ma è risaputo che gli ultras si spartiscono il controllo del territorio, da buoni soci nel crimine.

Milano, capitale del riciclaggio, è ancora seducente per chi ci capita o ci torna, ancora capace di suggestioni cangianti, il corso Buenos Aires la strada commerciale più lunga d’Europa, 6 chilometri nei due sensi di negozi, oppure i suoi parchi, le sue oasi nella frenesia leggendaria, ma la verità è che non è più padrona di sé stessa, che patisce un controllo criminale e tutte le piste ciclabili di Sala non la salvano.

C’è il controllo delle mafie finanziarie, c’è quello delle mafie da curva, e c’è quello sommerso del crimine islamista pronto a esplodere e l’altro a prato basso delle varie etnie lasciate libere di strutturarsi in trenta anni di disinteresse irresponsabile e magari interessato.

E questi cerchi concentrici di malavita si intersecano come quelli a colori delle olimpiadi.

 Basta girarla Milano per respirarne l’aria pesante, insinuante che non ti fa mai sentire al sicuro, l’aria che cammina portando pericoli ignoti ma concreti.

Così come basta entrare a San Siro per capire chi è che comanda.

Ma Carlo Petrini, ex calciatore di serie A negli anni Sessanta e Settanta, non aveva già raccontato tutto nei suoi libri, sempre ignorati, mai querelati?

 

I Fedez e i Tony Effe possono inscenare i loro dissing per tonti o per gonzi, ma i legami sono lì e le loro imprese sono lì.

E sono l’unica cosa sulla quale anche una intrigante come “Selvaggia Lucarelli” non si azzarda, sapendo che a Milano nessuno può scagliare la pietra dello scandalo per la semplicissima ragione che nel pantano dei sospetti e delle lingue biforcute qualcuno può sempre insinuare il falso, l’implausibile che però ti si attacca addosso come un sospetto vischioso.

Essendo questo malaffare milanese qualcosa di capillare, di pervasivo che volente o nolente finisce per lambire, magari a sua insaputa, non sempre a sua insaputa, chiunque abbia un potere residuale, un ruolo pubblico magari discutibile.

“Milano vicino all’Europa”, unica metropoli europea, ma fuori controllo, sfuggita alla coscienza di sé e la plebe dei balordi, degli sconvolti, degli atterriti o partecipa al malaffare o non vuol sapere, fa finta di non sapere.

Come quelli che vanno allo stadio e si sgolano sapendo benissimo che tutto è deciso da forze che anche loro alla lunga conoscono e vedono, dalle partite stabilite dal calcioscommesse al merchandising per cui uno degli amici di Fedez poteva dire:

“Fratè dentro lo stadio posso farti entrare tutto quello che vuoi”.

 Anche la bibitina acqua e zucchero che il rapper affarista meditava di lanciare, chissà se al modo dei tagliandi come diceva, intercettato, un altro capoclan:

“Se questi non comprano i nostri biglietti a prezzo maggiorato, per loro sono mazzate”.

E li avevano avuti dai club col ricatto.

 Pare che in città si sventino una dozzina di attentati più o meno terroristici al giorno.

Siamo sollevati, ma non fino al punto di fingere serenità, di negare a noi stessi che la sicurezza cittadina è blandamente e malamente difensiva e quasi ispirata a fatalismo.

Nel dopoguerra consumistico la metropoli era ugualmente spartita fra crimine adamantino e crimine sporco, i banchieri mafiosi come Sindona e i boss alla Turatello, i politici ladroni e i Vallanzasca che convivevano con le Brigate Rosse; l’Idroscalo, “il mare dei poveri”, era malavitoso da cima a fondo, al Derby poteva sedersi il killer Ugo Bossi che posava sul tavolino la pistola col calcio in madreperla e gli istrioni sul palco dovevano farlo ridere, tremando, come poi si sarebbero vantati a successo raggiunto.

Tutti, Cochi e Renato come Jannacci, “Cipollino” Boldi e Teo Teocoli, Abantuono, Porcaro i “terruncielli”, tutti anche il Paolo Rossi dalla militanza di sinistra.

 Davanti ad ogni night, tutti controllati dalla mafia, c’erano le sentinelle dei picciotti in macchina che decidevano chi poteva entrare e dirigevano il traffico sventolando i revolver al posto delle palette;

e le amministrazioni, le polizie lasciavano fare per i soliti patti di convivenza inevitabili in una città da tre milioni di persone.

Ma mai come oggi si vive in una Milano levantina come avvolti dal fatalismo, pronti a mettere in conto qualsiasi cosa.

Un’amica che ha appena raccolto il figlio da scuola si vede affiancare da un’auto di balordi magrebini, la puntano, sono fuori di testa, ubriachi o “fatti” o forse inebriati dal senso di impunità, urlano, si sporgono dal finestrino, lampeggiano, strombazzano e l’auto corre impazzita, come indemoniata, una caccia alla donna allucinante, da film horror nell’indifferenza della città che non vede, non vuole sapere.

 E dura per chilometri, per interminabili minuti finché quelli misteriosamente spariscono, passano ad altre molestie su altre malcapitate.

Ma cosa volete?

È andata così ed è ancora lusso che è andata così, la mia amica può raccontarmela, ancora scossa ma può.

 “Milano ogni volta che mi tocca di venire mi prendi allo stomaco, mi fai morire” già uscendo dalla stazione Centrale.

 Colorati, sballati, ubriachi, stesi sul prato o che mi vengono incontro con mosse laide, mi propongono la qualunque ma io, milanese di risacca, so come muovermi, capisco quelli davvero pericolosi coi quali lasciar perdere e gli altri mi basta guardarli storto per farli desistere.

Una fogna, ma la gente va allo stadio e dice: stasera cazzo vinciamo noi, e di più non vuol sapere.

(Di Max del Papa, ilgiornaleditalia.it).

(Max Del Papa. Giornalista dal 1992, si divide tra le Marche e Milano.)

 

 

 

 

 

L'Iran spara un colpo di

avvertimento all'arco di Israele.

Unz.com - Mike Whitney – (1° ottobre 2024) – ci dice:

 

Le sirene hanno suonato in tutto Israele martedì quando una massiccia raffica di missili balistici iraniani ha colpito gli obiettivi intorno a Tel Aviv.

L'attacco è stato lanciato in risposta agli assassini da parte di Israele del capo di Hamas” Ismail Haniyeh” e del presidente di Hezbollah” Hasan Nasrallah”.

Secondo una dichiarazione rilasciata dalle Guardie rivoluzionarie iraniane, l'attacco era mirato a "tre basi militari" nell'area di Tel Aviv.

Al momento della stesura di questo articolo, non sono state segnalate vittime e l'entità dei danni rimane sconosciuta.

Il presidente iraniano “Masoud Pezeshkian” ha elogiato l'attacco, definendolo una "risposta decisiva" all'"aggressione" israeliana.

In conformità con i diritti legittimi e l'obiettivo di [stabilire] la pace e la sicurezza in Iran e nella regione, è stata data una risposta decisiva all'aggressione del regime sionista.

 Netanyahu dovrebbe sapere che l'Iran non sta cercando la guerra, ma si opporrà fermamente a qualsiasi minaccia.

 Questo è solo un assaggio delle nostre capacità.

Il leader supremo iraniano “Ali Khamenei” ha seguito le osservazioni del presidente pubblicando un'illustrazione di un grande deposito sotterraneo di armi che verrebbe utilizzato per scoraggiare future aggressioni israeliane.

Meno di un'ora dopo l'attacco, il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti “Jake Sullivan” ha lanciato un minaccioso avvertimento dicendo:

 "Ci saranno gravi conseguenze per questo attacco, e lavoreremo con Israele per far sì che ciò avvenga".

“Sullivan” ha rifiutato di approfondire il modo in cui gli Stati Uniti o Israele reagiranno, ma alcuni analisti sostengono che la risposta potrebbe arrivare già martedì sera.

Un video non verificato dalla base aerea israeliana di “Nevatim”, mostra una struttura che è stata gravemente danneggiata dal fuoco di sbarramento di missili balistici iraniani.

 I rottami si estendono in tutte le direzioni e si vedono dozzine di operai che si raccolgono tra i mucchi di cemento rotto e le armature contorte.

 Se il video è reale, allora sembra che l'Iran abbia la capacità tecnologica di colpire installazioni pesantemente difese nel cuore di Israele.

Naturalmente, tutto questo influenzerà la decisione di Tel Aviv sul modo migliore per vendicarsi.

Oltre alle basi militari israeliane, l'Iran ha anche colpito direttamente una piattaforma di gas israeliana al largo della costa di Gaza.

 La "società statunitense energetica “Chevron”... gestisce la piattaforma “Tamar”, che si trova a circa 13 miglia al largo della costa della Striscia di Gaza".

I funzionari palestinesi hanno contestato il diritto di Israele di vendere il gas, dato che il giacimento occupa un'area all'interno delle acque territoriali palestinesi.

Dai un'occhiata a questo post di “Kathleen Tyson”.

 

(Israele) annetterà Gaza per privare i palestinesi delle entrate del gas del bacino levantino, forse anche del Libano. La guerra è sempre una questione di idrocarburi(@Kathleen_Tyson).

Sete di sangue, sì, ma anche di terra, petrolio e gas.

I sionisti non tollereranno che i proventi delle riserve di gas del bacino del Levante vadano ai palestinesi e ai libanesi.

 

Gli Stati Uniti, il Regno Unito e l'UE stanno sostenendo i genocidi perché hanno perso la loro offerta con l'Ucraina per procurarsi di riconquistare il petrolio, il gas e il litio del Donbass e della Crimea.

Vale la pena notare che il sostegno agli obiettivi di guerra espansionistici di Israele in Medio Oriente sta ora incontrando una forte resistenza tra i membri dell'establishment della politica estera di Washington.

Questo è tratto da un articolo su “Politico:

Alti esponenti della Casa Bianca hanno detto privatamente a Israele che gli Stati Uniti sosterranno la sua decisione di aumentare la pressione militare contro Hezbollah, anche se l'amministrazione Biden ha esortato ad aiutare il governo israeliano nelle ultime settimane a ridurre i suoi attacchi, secondo funzionari americani e israeliani.

Non tutti nell'amministrazione erano d'accordo con il cambiamento di Israele, nonostante il sostegno all'interno della Casa Bianca, hanno detto i funzionari.

 La decisione di concentrarsi su Hezbollah ha scatenato divisioni all'interno del governo degli Stati Uniti, suscitando l'opposizione di persone all'interno del Pentagono, del Dipartimento di Stato e della comunità dell'intelligence che credevano che la mossa di Israele contro la milizia sostenuta dall'Iran avrebbe potuto trascinare le forze americane in un altro conflitto in Medio Oriente...

 

I funzionari dell'intelligence, durante briefing e colloqui con i membri del Congresso la scorsa settimana, avevano dichiarato di essere sempre più preoccupati per il potenziale di uno scontro diretto sul campo tra Israele e Hezbollah...

Il messaggio pubblico dell'amministrazione a Israele continua a essere:

 evitare l'escalation e continuare a perseguire la diplomazia con Hezbollah.

(Politico).

 

Mentre l'autore sostiene in modo convincente che elementi all'interno dello stato degli Stati Uniti si oppongono a un'ulteriore escalation, si tratta in gran parte di un punto controverso.

L'amministrazione Biden è stata la più grande facilitatrice di Israele e certamente condivide la stessa responsabilità per le montagne di carneficina disseminate su Gaza e presto in Libano

. Se scoppiasse una guerra tra Iran e Israele, gli Stati Uniti sosterrebbero Israele fino in fondo, sottolineando la sua colpevolezza nell'omicidio di massa e nell'innescare una terza guerra mondiale. Ecco una versione abbreviata della dichiarazione odierna dello Stato maggiore delle forze armate iraniane:

"Dopo le azioni illegittime del regime sionista, l'assassinio dei nostri consiglieri militari in Siria e Libano e l'assassinio dei leader della resistenza come Ismael Haniyeh e Hassan Nasrallah, e in particolare i suoi massacri a Gaza e in Libano, era necessaria una risposta dura.

La Repubblica islamica dell'Iran, negli ultimi 45 anni, non ha mai iniziato alcuna guerra, ma non esiterà ad agire per autodifesa...

Se il regime sionista si vendica contro l'Iran, deve aspettare la distruzione delle sue infrastrutture militari nei territori palestinesi occupati.

In caso di sostegno diretto degli Stati Uniti a Israele in qualsiasi attacco all'Iran, le loro strutture e basi nella regione saranno prese di mira in modo duro e deplorevole".

Eccolo in bianco e nero: "Scherzate con noi, e vi troverete di fronte a un mondo di dolore".

Non potrebbe essere più chiaro di così.

 

Diversi analisti prevedono che Israele userà un'arma nucleare contro l'Iran per gettare il paese nel caos e ottenere una rapida vittoria.

 Sebbene non escludiamo la possibilità che Israele possa perseguire tale opzione, pensiamo che sia improbabile per il semplice motivo che Putin, che martedì avrebbe parlato con Netanyahu, non lo permetterà.

Tenete presente che Russia e Iran hanno notevolmente rafforzato i loro legami diplomatici, economici e militari negli ultimi anni al punto che sono apertamente impegnati nella sicurezza reciproca.

 Ecco come l'analista militare “Will Schryver” lo riassume:

 

Russia, Cina e Iran hanno ormai formato un'alleanza militare ed economica di fatto, quella che preferiscono chiamare una "partnership".

Nel caso di Russia e Cina, è emersa una partnership completa e completa: militare, economica e monetaria...

Russia, Cina e Iran conducono regolari esercitazioni congiunte nel Mar Arabico. Negli ultimi anni tali esercitazioni sono aumentate sia in termini di portata che di frequenza.

Sia la Russia che la Cina stanno investendo ingenti somme di capitale in Iran, gran parte delle quali nel settore energetico e in ambiziosi progetti di trasporto volti a costruire corridoi commerciali rapidi ed efficienti che colleghino Cina, Iran e Russia come nodi primari del commercio eurasiatico... I trasferimenti di armi e tecnologia tra i tre paesi hanno raggiunto livelli senza precedenti...

È sempre più evidente che Russia, Cina e Iran riconoscono che un attacco contro uno qualsiasi di loro costituirebbe una minaccia esistenziale per tutti loro.

 Gli interessi strategici di tutti e tre i paesi sono ora inestricabilmente intrecciati. Ancora più importante, sono uniti in un unico obiettivo strategico di primaria importanza: smantellare il dominio dell'impero anglo-americano di lunga data...

In una presunta guerra tra Stati Uniti e Iran, sia la Russia che la Cina sosterrebbero attivamente l'Iran...

 L'Iran verrebbe semplicemente rifornito di armi e altre necessità logistiche da entrambi i suoi partner – e molto probabilmente preso sotto il loro ombrello nucleare in un esplicito atto di deterrenza.

L'impero è così teso e il suo potenziale di proiezione di potere è così diluito che intraprendere anche una sola “Grande Guerra” sarebbe sufficiente a far crollare l'intero castello di carte.

Questa è la dura realtà che i “Maestri dell'Impero” stanno ora affrontando, e nessuna quantità di mitizzazione sul potere "illimitato" a loro disposizione può cambiarla...

Nella misura in cui Russia, Cina e Iran sono determinati ad agire tutti per uno e uno per tutti, rappresentano una combinazione di potere militare ed economico globale che non può essere sconfitta.

 Tutti per uno e uno per tutti , “Will Schryver”, Twitter.

 

Un'ultima riflessione:

La “NBC News” ha pubblicato un articolo solo pochi giorni fa che ha rivelato il vero motivo per cui” Nasrallah “è stato assassinato e, naturalmente, non aveva nulla a che fare con la giustificazione ufficiale che fosse un "terrorista".

No.

 Era perché era moralmente impegnato a salvare i palestinesi facendo pressione su Israele.

In effetti, Nasrallah” stava facendo ciò che il “Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite” avrebbe fatto mesi fa se avesse trovato un modo per impedire l'ostruzionismo degli Stati Uniti.

 Ecco la storia della “NBC”:

Israele ha preso la decisione di assassinare Nasrallah dopo aver concluso che non avrebbe accettato alcuna soluzione diplomatica per porre fine ai combattimenti al confine tra Israele e Libano che non fosse legato alla fine della guerra a Gaza, ha detto un funzionario israeliano.

Dall'8 ottobre Israele ha tentato ripetutamente di raggiungere una soluzione diplomatica separata con Hezbollah, ma “Nasrallah” era irremovibile sul fatto che avrebbe continuato a sparare finché Israele non avesse raggiunto un accordo con “Hamas”, ha detto il funzionario alla “NBC News”.

"Quello che abbiamo scoperto dopo oltre 11 mesi è che Nasrallah è persistente nel legare se stesso, e lo stato libanese dirottato che ha preso il controllo, a qualsiasi cosa stia succedendo a Gaza", ha detto il funzionario.

 "Ha rifiutato ogni sforzo diplomatico.

 Ha rifiutato messaggi per smettere di collegarsi a Gaza.

 E ha continuato a sparare a Israele e, nelle ultime settimane o mesi, ha persino ampliato la portata e la velocità degli attacchi contro Israele".

"Questo ci ha portato a capire che non può più far parte del gioco.

E quello che abbiamo fatto è stato condurre un attacco molto preciso, basato sull'intelligence, contro il quartier generale di Hezbollah a Beirut, per assicurarci che Nasrallah non possa più essere un decisore nella regione".

 Israele ha deciso di uccidere Nasrallah dopo che si è rifiutato di separare il Libano da Gaza, affermano i funzionari, “NBC News”.

Quindi, secondo i funzionari israeliani, “Nasrallah” è un eroe che ha sacrificato la sua vita per i civili disarmati che non potevano difendersi.

Come dice il proverbio: "Nessuno ha amore più grande..."?

Il resto lo sapete.

 

Follia Giappone: il Via ad Ottobre

del Vaccino Auto-Replicante contro

Covid-19 “ARCT-154”

Conoscenzealconfine.it – (2 Ottobre 2024) - Ingrid Busonera – ci dice:

 

I media ne avevano parlato già alla fine dello scorso anno, ma ora la notizia del via dei vaccini auto-replicanti contro il Covid-19 che vedono il Giappone come apripista della sperimentazione effettuata in Vietnam su 16 mila persone, è a realizzazione imminente.

Il dottor “Daniel Nagase”, specializzato in Scienze chimiche e biologiche, denuncia che il Governo Giapponese ha ordinato 4,27 milioni di dosi di vaccino auto-replicante con l’intenzione di inoculare milioni di giapponesi.

Il processo inizierà ad ottobre.

Ce lo dipingono come un nuovo meccanismo d’azione in grado di aumentare la risposta immunitaria e combattere con maggiore efficacia malattie infettive e tumori, tra cui il coronavirus, ma la realtà a noi in gran parte sconosciuta, è molto più temibile di quanto ci possiamo immaginare.

 

Chi è “Daniel Nagase”.

Il medico, già nel 2021, aveva salvato pazienti attraverso l’uso dell’”ivermectina” contro il Covid-19, e aveva cercato di mettere in guardia su quanto stava osservando nei vaccinati con vaccini a mRNA, in particolare su donne in gravidanza e nascituri.

 

Già da subito ha sostenuto quanto fosse pericolosa l’inoculazione con la nuova tecnologia, capace di modificare geneticamente il genoma umano, e del riscontro di mutazioni genetiche nelle donne vaccinate.

Sempre nello stesso periodo, lanciò l’allarme sulla situazione devastante che si stava verificando in Canada, con un altissimo tasso di feti nati morti da madri completamente vaccinate a mRNA.

Al “Lions Gate Ospital” di Vancouver, furono registrati, in 24 ore, 13 neonati morti. In Ontario, nell’arco di sei mesi, si sono verificati 86 casi di morte in utero di madri vaccinate.

Già nel 2021, il database dell”OMS” contava oltre 2 milioni di segnalazioni di effetti avversi nelle donne in gravidanza, tra cui:

 

Morte intrauterina.

Emorragia vaginale.

Miocardite.

Neoplasie cerebrali.

Aborto spontaneo.

Embolia polmonare.

Insufficienza renale.

“Replicon”, il Vaccino che Modifica il Genoma Umano.

“Replicon” – afferma il dottore in una videointervista – è una nuova iniezione di RNA auto amplificante, capace di creare incessantemente copia di sé stesso, il cui scopo è di indurre l’organismo a produrre anticorpi contro le infezioni.

A differenza dei vaccini mRNA basati sulla proteina Spike, il vaccino auto-replicante è in grado di replicarsi provocando alterazioni definitive dello stesso DNA.

Basato su “alpha virus naturali”, il vaccino in oggetto, ha la capacità di cambiare irreversibilmente il genoma umano, non solo di coloro che si sottopongono ad inoculazione, ma anche di coloro che vengono contagiati da qualcuno vaccinato con il nuovo vaccino.

Il dottor “Nagase” non nasconde la sua preoccupazione per la resistenza ambientale degli “alpha virus” utilizzati, in quanto potrebbero causare nuove epidemie letali trasmesse da una specie all’altra, causando inoltre l’alterazione permanente dell’intero ecosistema globale della vita da parte di geni artificiali.

La Nuova Bomba Atomica Autorizzata.

Il timore è che l’”utilizzo degli alpha virus”, possa essere una vera e propria arma di distruzione ed estinzione di massa, poiché il potenziale di ricombinazione degli alpha virus utilizzati per la nuova tecnologia, è in grado di alterare chimicamente e geneticamente, e quindi distruggere, il nostro pianeta.

Qualsiasi essere umano che ha ricevuto l’inoculazione, sarà in grado di trasmettere materiale genetico anche ad altre specie, attraverso una semplice puntura di zanzara o per ricombinazione.

Il vaccino ARCT-154, denominato “sa-mRNA” ossia “Self Amplifyng mRNA” (auto replicante), agirebbe secondo un meccanismo d’azione che consente di produrre in autonomia gli anticorpi e replicarsi costantemente, e le dosi da utilizzare sarebbero minori rispetto a quelle impiegate a mRNA.

Dettaglio (non irrilevante):

 per poter processare il meccanismo biochimico, si sfrutta il virus dell’”encefalite equina venezuelana”, con singoli geni che possono causare la malattia nei cavalli e negli esseri umani e si introduce nel corpo umano un secondo gene capace di codificare l’RNA polimerasi, amplificando le stesse molecole e innescando la replicazione di antigeni di proteina Spike costantemente, funzionando di fatto come una “stampante biologica” che fabbrica di continuo proteina Spike.

Le aziende di biotecnologie produttrici, “Arcturus” (californiana) e “Csl” (australiana), sperano in una prossima e imminente approvazione anche in Europa.

Attualmente sono 12 i vaccini in sperimentazione ad azione auto-replicante.

(Ingrid Busonera)

(quotidianoweb.it/attualita/giappone-bomba-atomica-auto-replicante-contro-covid-19-via-ad-ottobre/)

 

 

 

 

Beh, l'Iran ha sicuramente colpito

l'Israele. E adesso?

Unz.com- Andrew Anglin – (2 ottobre 2024) – ci dice:

Adesso sei tu l'uomo, cane.

Poche ore dopo aver postato un lungo articolo che pontificava sulla situazione in Medio Oriente, che includeva un segmento che faceva il prepotente con gli iraniani per la loro riluttanza ad agire contro Israele, si è sparsa la voce che gli iraniani stavano preparando un grande attacco contro Satana.

 L'attacco è avvenuto poco dopo l'annuncio.

Mi è stato detto che l'”Ayatollah” ha preso la decisione dopo aver letto il mio pezzo, dicendo in una riunione di governo:

"Anglin ha ragione, voi ragazzi vi state comportando come – lanciate i missili. Allah lo vuole".

Lo spettacolo non ha deluso. In effetti, è la cosa migliore che sia mai accaduta, almeno dopo l'Olocausto.

Guardando gli ebrei urlare mentre i missili illuminavano i cieli sopra Tel Aviv e piovevano sulle località degli ebrei, non riuscivo a ricordare di aver provato questo livello di gioia infantile da quando... beh, fin da quando ero bambino.

Ho creato una playlist e ho continuato a guardare il “supercut” del bombardamento più e più volte, mentre chiamavo un bicchiere di champagne, in stile “Helldivers”.

Invitai i vicini a bere e ballare. I tappi di sughero scoppiavano in tutta la stanza, imitando le bombe su “Jewland,” con la playlist che includeva ABBA, Starship e Belinda Carlisle.

 

Era come la scena di punta del terzo atto di un film di “John Hughes.”

Ero felice come questi ragazzi:

Indipendentemente da ciò che accadrà dopo, la gioia che ho provato guardando quelle bombe piovere durerà per sempre.

È un momento di trionfo impresso nel tessuto dell'eternità. Nessuno potrà mai portarcelo via.

Naturalmente, quello che vorrei vedere è molto di più di quello che tutti abbiamo visto ieri sera. Non voglio che la festa finisca mai.

Qual è stato il successo?

Portando una copia stampata del mio articolo al presidente e ad altri funzionari governativi, l'”Ayatollah” ha ordinato personalmente gli attacchi, con il governo che dichiarò che l'attacco era in risposta all'omicidio di Nasrallah, Haniyeh e altri.

Chiaramente, dedicare gli attacchi agli eroi caduti era simbolico, e la realtà è che l'Iran stava finalmente mantenendo la promessa fatta di difendere il Libano.

Anche se sto scherzando sul fatto che il mio articolo sul bullismo sia stato l'impulso per l'attacco (anche se nessuno può dimostrare che non sia vero), è vero che lo stesso “Ayatollah Khamenei”, che ha 85 anni, è dovuto intervenire e ordinare personalmente l'attacco perché il governo politico dell'Iran è pieno di spie del Mossad.

Intitolata "Operazione True Promise 2", che sono sicuro suona più figo in persiano, l'Iran ha utilizzato centinaia di missili balistici, compresi i missili ipersonici Fattah.

L'Iran ha annunciato che questa era solo la "prima ondata" e non ha approfondito. Speriamo che sia vero.

Potrei guardare i video dei missili che piovono su Israele per i prossimi 40 anni e morire da uomo felice.

Forse in modo sospetto, i sistemi di difesa israeliani non sembravano fare molto.

 Ci sono affermazioni massimaliste da entrambe le parti, quindi è difficile determinare la verità, ma l'Iran afferma che almeno l'80% dei missili non sono stati intercettati.

Parte di questo potrebbe essere l'incapacità dei sistemi di difesa israeliani di fermare i missili balistici.

Il tanto pubblicizzato "Iron Dome" è in realtà solo per proteggere dai missili a corto e medio raggio lanciati dalla Palestina e dal Libano (cosa che non fa molto bene), con i sistemi "David's Sling" e “Archer” di fabbricazione statunitense progettati per fermare i missili a lungo raggio molto più veloci.

Questi sistemi non sono stati testati, se non parzialmente (ma non realmente) durante l'attacco di aprile da parte dell'Iran, che ha utilizzato missili e droni molto più lenti ed è stato telegrafato in anticipo e molti dei missili sono stati abbattuti dalle forze aeree statunitensi.

Questo attacco non è stato annunciato in anticipo e i media statali occidentali lo hanno annunciato solo poche ore prima, protettive sulla base di indicatori satellitari.

 È stato anche suggerito che l'Iran potrebbe aver chiamato la Russia per informarla dell'imminente attacco, e che questa chiamata sia stata forse intercettata. Indipendentemente da ciò, gli Stati Uniti e Israele devono essere stati consapevoli che c'era una significativa possibilità di un attacco iraniano, e si potrebbe pensare che sarebbero stati preparati per questo.

Anche se ho poca idea della tecnologia in gioco, sembra probabile che gli ebrei abbiano permesso il passaggio di più missili di quanti ne sarebbero altrimenti passati, dato che l'intera strategia di pubbliche relazioni di Israele si lamenta di quali vittime siano, e le scene di missili che piovono su di loro aiutano con questa narrazione, specialmente per i “boomer grassi” che sembrano inconsapevoli della portata del massacro che gli ebrei hanno perpetrato in Palestina e in Libano.

 

Inoltre, Bibi sta utilizzando la classica strategia del "le persone cattive stanno cercando di ucciderti" come modalità primaria di governo, a livello nazionale.

È logico che il governo israeliano voglia che il maggior numero possibile di missili colpisca.

 In realtà non importa cosa viene distrutto, dato che il contribuente americano paga il conto a prescindere.

Ci sono affermazioni ad ampio raggio su ciò che gli attacchi missilistici hanno fatto o non hanno fatto.

Alcune fonti mediorientali sostengono che i missili hanno colpito – o addirittura distrutto – una base del Mossad, distrutto giacimenti petroliferi, distrutto aeroporti distrutti, distrutto miliardi di dollari di aerei da combattimento americani, e così via.

 Gli ebrei stanno ovviamente minimizzando i danni.

Non c'è modo di saperlo.

Sulla base dei video che tutti abbiamo visto di missili che piovevano – non sparati in aria, ma che colpivano all'interno delle città ebraiche – qualcosa è stato sicuramente distrutto.

La storia ufficiale in questo momento è che solo una persona è morta, un palestinese.

 Sembra improbabile.

Gli ebrei hanno grandi bunker che gli americani hanno pagato in tutta Tel Aviv e in altre città, ma nei video si possono vedere persone per le strade e auto che vanno in giro, quindi non tutti erano nei bunker.

Reazione americana

Ho preso la decisione esecutiva mentre gli attacchi stavano avvenendo la scorsa notte di non scrivere alcun tipo di commento serio su di esso, dato che ho il diritto di festeggiare in una serata del genere, pubblicando invece un paio di articoli pornografici di barzellette usa e getta che includevano video degli scioperi e deridevano i repubblicani americani che urlavano sull'innocenza degli ebrei.

Francamente, è una vera follia sedersi e guardare questi ebrei massacrare persone innocenti per un anno intero e poi iniziare a urlare contro la vittimizzazione degli innocenti eletti non appena ricevono una sola goccia della loro stessa medicina. Ma questo è davvero ciò che ogni politico americano sta facendo, con i repubblicani che ovviamente sono più bellicosi nella loro retorica.

Tutte queste persone dovrebbero essere in prigione per sempre.

È semplicemente fuori luogo che un paese straniero abbia questo tipo di morsa sul nostro governo.

 Non c'è mai stata nessun'altra situazione nella storia in cui un paese più potente sia stato dominato da un paese inferiore.

Non c'è alcuna ragione per questo, se non il ricatto, la corruzione, le minacce personali e altri metodi di influenza fondamentalmente ebraici.

Tuttavia, le risposte a tutti questi tweet da parte di funzionari governativi sono incoraggianti da parte dello Stato.

Il popolo americano, almeno i più giovani, non sta comprando ciò che questi governanti stanno vendendo.

Questo in realtà non significa nulla, perché l'America è una democrazia, il che significa che le masse popolari non hanno la capacità di influenzare il comportamento del governo.

Tuttavia, l'illusione sta cadendo, e la gente sta vedendo che l'America non ha nemmeno un "governo" nel senso tradizionale, ma è invece una nazione sotto un'occupazione militare ebraica, con i poliziotti come un esercito permanente al servizio di una potenza straniera, pronto a ingabbiare o uccidere chiunque si opponga agli ebrei.

 

Lindsey Graham, uno dei principali surrogati di Trump, sta ovviamente chiedendo all'America di dichiarare guerra all'Iran e di iniziare una massiccia campagna di bombardamenti. Questo probabilmente non accadrà questo pomeriggio (anche se potrebbe), ma alla fine accadrà.

Lo stesso Trump, coperto di sperma ebraico, ha rilasciato una dichiarazione chiedendo a più ebrei di eiaculare sul suo viso (mi dispiace/non proprio che le metafore del bukkake siano l'unica cosa che mi viene in mente quando affronto questo tipo di affermazioni .

Anche se nessuno in realtà capisce il sistema elettorale americano, che è una scatola nera, ora sembra estremamente probabile che il Mossad truccherà le elezioni per Trump e gli americani torneranno in Medio Oriente con un fervore ancora maggiore di quello che hanno fatto dopo l'11 settembre.

Israele vuole qualcosa di più dei bombardamenti, che in realtà non porrebbero fine alla minaccia più di quanto il bombardamento di Gaza abbia fermato i razzi di Hamas.

Gli ebrei vogliono una sorta di vera e propria invasione fisica dell'Iran, e c'è bisogno di giovani uomini bianchi sani per fare una cosa del genere.

 Trump sarà molto più bravo a schierare questi uomini di quella indiana, come si chiama.

A breve termine, Israele continuerà senza dubbio le campagne di bombardamenti in tutto il Medio Oriente, e potrebbe bombardare l'Iran da solo.

Anche se gli attacchi di ieri sera sono stati gloriosi, significano poco nel più ampio schema delle cose.

L'Iran ha un numero limitato di missili balistici, mentre Israele ha risorse infinite, pagate da grassi e gay ritardati americani.

L'unica vera possibilità di vittoria dell'Iran è quella di essere in grado di sostenere una campagna di bombardamenti statunitensi e un'invasione fisica del loro paese a lungo termine, come hanno fatto i talebani, e prosciugare l'impero delle sue risorse e del suo morale mentre la Russia e la Cina agiscono nelle loro sfere.

Questo è il vincitore prende tutto.

Gli Stati Uniti e gli ebrei vincono o vincono la Russia, la Cina e l'Iran.

C'è anche una situazione in cui entrambi perdono, forse, ma se l'impero degli Stati Uniti cade, dovremmo chiamarla una vittoria per l'altra parte, indipendentemente da come ne usciranno dall'altra parte.

Sia la Russia che la Cina dovrebbero essere al telefono con l'Ayatollah in questo momento chiedendogli di cosa ha bisogno, perché il punto focale di questa guerra globale da parte degli ebrei è stato deciso.

 L'Iran è il primo grande fronte, dopo la guerra per procura in Ucraina, in questo tentativo di dominio globale totale da parte degli ebrei e dei loro americani.

 Più gli Stati Uniti sono impantanati in Medio Oriente, più spazio hanno la Russia e la Cina per agire, meno risorse hanno gli Stati Uniti, più velocemente questa bestia satanica viene prosciugata e lascia un guscio marcio nel cimitero della storia.

L'Iran dovrebbe bombardare anche l'India, forse anche farne il punto focale.

Leggendo Twitter la scorsa notte durante gli attacchi, la stragrande maggioranza dei tweet proveniva da indiani, che sono completamente ossessionati dagli ebrei.

Non so perché gli indiani siano ossessionati dagli ebrei, al di là dell'ovvio (si deve anche in guerra con l'Islam), e non mi interessa capirlo.

 Non significa nulla per me quello che pensano gli indiani, e non sono convinto che "pensare" sia anche solo una parola che dovremmo associare a questa spregevole razza di demoni mutanti.

Suppongo che nessuno dovrebbe essere sorpreso che una razza specializzata nel truffare gli anziani con i loro risparmi personali idolatri anche gli ebrei.

Gli ebrei truffano il mondo intero e gli indiani vogliono imparare queste abilità.

Esiste un meme che un indiano ha scritto e postato senza ironia la scorsa notte:

e riassume migliaia di tweet che ho visto.

 

È assolutamente assurdo che si debba guadare attraverso una palude infinita di indiani succhiatori di ebrei mentre si scorrono le ultime notizie su Twitter.

 Vengono inclusi nel feed perché lo pubblicano in inglese, ma Twitter deve aggiungere un'opzione per bloccare semplicemente tutti gli account indiani.

Non c'è una sola persona bianca che si perderà qualcosa non vedendo le opinioni degli indiani.

 Sebbene si tratti di account apparentemente reali, si tratta effettivamente di spam.

 Voglio vedere cosa dicono gli ebrei, voglio vedere cosa dicono i politici americani amanti degli ebrei, quindi non sono in alcun modo contrario a tutti i contenuti pro-ebraici presenti sul feed, ma direi che il 98% dei contenuti pro-ebraici su Twitter proviene dall'India, ed è tutto benigno e ripugnante.

È improbabile che l'India sia una minaccia per il mondo in generale, poiché non ha competenze, abilità o intelligenza, e i cinesi probabilmente ne occuperanno ad un certo punto.

Le loro forze di colonizzazione nei paesi bianchi saranno costrette a fuggire non appena gli ebrei che le hanno importate saranno sloggiati dal potere.

 Non hanno intenzione di andare in guerra per le strade.

Sono, tuttavia, una chiara minaccia per Internet e lo hanno praticamente già rovinato.

Se “Elon Musk” non agirà per proteggere le persone da questi spammer indiani, l'Iran dovrebbe prendere in considerazione una campagna di bombardamenti di massa contro il loro paese.

Con una infografica, si può vedere chiaramente che l'Iran ha questa capacità:

Ci devono essere conseguenze per tutti quei tweet che questi indiani hanno pubblicato.

Vedo i musulmani nel modo in cui i liberali vedono gli ucraini?

Sono di considerare i musulmani come se stessi combattendo una guerra per procura contro gli ebrei per mio accusato conto, nello stesso modo in cui la feccia trans di Fatmerican vede l'Ucraina come una lotta nell'interesse del sesso gay.

Dopo aver considerato questa affermazione, credo che sia più o meno accurata. La differenza è che non sto incoraggiando senza pietà centinaia di migliaia di persone a morire senza alcun beneficio per fare del male ai miei nemici.

Non c'è stata alcuna spiegazione su come questa guerra in Ucraina avvantaggia gli ucraini.

Si afferma semplicemente in modo vago che, in senso generale, combattere un'invasione del proprio paese è naturalmente una buona cosa, ma non vengono forniti dettagli.

Se si considera il fatto che il paese è stato decimato, metà della popolazione è fuggita e praticamente l'intero paese è stato venduto all'asta agli ebrei americani, è innegabile che l'Ucraina sarebbe stata molto meglio se avesse evitato questa guerra.

Al contrario, la popolazione araba e musulmana del Medio Oriente:

Non avrei potuto evitare questa guerra;

Puoi vincere questa guerra;

Trarrà immensi benefici dalla vittoria di questa guerra.

Quindi, anche se l'idea generale è simile, poiché non mi preoccupo principalmente di ciò che è meglio per i popoli del Medio Oriente, e li sostengo principalmente perché stanno combattendo gli ebrei, non sto attivando e consapevolmente danneggiando la popolazione del Medio Oriente, e infatti, maggiore è il sostegno che hanno nella loro lotta da parte dei popoli occidentali. più vantaggiosa è la loro posizione.

Preparati a qualunque cosa accada dopo.

Non c'è motivo per non fare un giro di vittoria dopo aver visto quei missili cadere su Israele.

 Tutti dovrebbero sentirsi bene per questo.

Tuttavia, voglio sottolineare ancora una volta che non significa molto nello schema delle cose.

Purtroppo, significa molto, molto meno della decapitazione israeliana della leadership di Hezbollah

. Sono certo che i vari propagandisti del multipolarismo e di qualsiasi altra parola d'ordine che sostengono sosterranno che questi attacchi significano che l'Iran potrebbe semplicemente distruggere Israele ogni volta che vuole, ma questo ovviamente non è vero.

Proprio come il giorno prima dell'attacco da parte dell'Iran, Israele rimane in una posizione molto buona, ed è discutibile che la loro posizione sia in realtà migliore ora che possono lamentarsi di questi missili. Gli ebrei sono sempre al top della forma mentre gridano di dolore quando ti colpiscono.

I missili erano sublimi. Meglio del sesso o della cocaina o delle enchiladas.

Ma cosa è cambiata? Morale e niente altro. La situazione rimane la stessa.

Questo sarà un lungo lavoro che durerà anni e influenzerà in modo significativo la tua vita.

L'idea di una leva militare negli Stati Uniti sembra estrema, ma non è certo fuori questione.

Alla fine, vinciamo. Dio vince.

Ma a medio termine, mantenete le vostre aspettative realistiche e non abbattetevi troppo se i combattenti contro gli ebrei subiranno ulteriori battute d'arresto nel prossimo futuro.

Sistemati.

Questa festa è appena iniziata.

 

 

 

 

 

Teheran teme la rappresaglia.

"Se lo Stato ebraico reagirà

raderemo al suolo Tel Aviv."

Msn.com – Il Giornale - Chiara Clausi – (3 ottobre 2024) – Redazione – ci dice:

 

 

Teheran teme la rappresaglia. "Se lo Stato ebraico reagirà raderemo al suolo Tel Aviv"

«L'Iran è in stato di guerra e qualsiasi contenuto a favore del nemico e che indebolisca il Paese è considerato tradimento».

 È la dichiarazione di fuoco del ministero dell'Intelligence iraniano dopo la conclusione dell'attacco missilistico contro Israele di martedì.

E poi ancora:

Teheran colpirà «tutte le infrastrutture» dello Stato ebraico se attaccato, è la minaccia lanciata dal capo di Stato maggiore del regime degli Ayatollah, “Mohammad BagheriW, anche se il regime «non cerca la guerra, ma la pace e la calma», spiega Il presidente iraniano “Masoud Pezeshkian”, aggiungendo che «Israele ci ha costretto a reagire».

Trapelano però indiscrezioni interessanti sullo stato degli equilibri di potere in Iran, ovvero che in realtà il massiccio attacco missilistico è stato organizzato e condotto dai Pasdaran nonostante l'opposizione del presidente” Masoud Pezeshkian”, che per giorni aveva intimato in privato di evitare un'escalation, temendo che Israele mirasse a trascinare Teheran in un conflitto aperto.

Lo hanno rivelato fonti anonime citate dal “New York Times”, secondo cui l'offensiva è il culmine di un pesante tiro alla fune ai vertici delle istituzioni iraniane, con i Pasdaran che avrebbero finalmente convinto la guida suprema, Ali Khamenei, ad approvare i loro piani.

“Pezeshkian”, invece, «non è stato informato dell'attacco fino a poco prima che iniziasse», secondo le fonti dell'editorialista “Thomas Friedman”.

L'ala intransigente del regime, dunque, ha vinto su quella di negoziazione rappresentata proprio da “Pezeshkian”.

Per il quotidiano americano, infatti, a Teheran covava da settimane un malcontento per la strategia attendista adottata nelle ultime settimane: soprattutto per non aver risposto immediatamente all'uccisione di “Ismail Haniyeh”, e alla più recente uccisione del comandante iraniano, “Abbas Nilforoushan”, eliminato a Beirut insieme ad “Hassan Nasrallah”. L'uccisione di Nasrallah avrebbe ulteriormente acceso il dibattito tra i leader iraniani, tra cui il ministro degli Esteri “Abbas Araghchi”.

Netanyahu: «Siamo in guerra contro l'asse del male dell'Iran» (Il Messaggero).

Che si sarebbe lamentato di come la «moderazione» dell'Iran fosse stata interpretata dagli avversari come un segno di debolezza.

Ma adesso Teheran aspetta la risposta di Tel Aviv.

Sempre secondo il New York Times, infatti, i Pasdaran hanno già preparato centinaia di missili per un secondo attacco, in caso di risposta militare da Israele o dagli Stati Uniti.

“Pezeshkian”, escluso da ogni decisione in merito all'offensiva, e di fronte ai fatti, ha dichiarato, forse per salvare la faccia, che l'aggressione missilistica era un «legittimo atto di autodifesa», e ha avvertito “Benjamin Netanyahu” che l'Iran «non cerca la guerra, ma risponderà a qualsiasi minaccia».

Fonti citate dal quotidiano americano prevedono anche che “Khamenei” guiderà la prossima preghiera del venerdì a Teheran, come accade solo in circostanze di grave crisi.

L'ayatollah dovrebbe pronunciare un sermone che probabilmente detterà la linea della Repubblica islamica nelle prossime settimane.

Ma ieri la guida suprema ha rincarato la dose: «La base dei problemi della regione è la presenza di forze come gli Usa e alcuni Paesi europei che in modo falso sostengono di difendere la pace».

Anche “Araghchi” ha alzato ancora i toni:

«L'Iran ha usato solo il suo diritto alla legittima difesa, basato sulla Carta delle Nazioni Unite», ha tuonato.

Teheran ha dunque messo in guardia Washington contro qualsiasi intervento a sostegno di Israele e ha fatto sapere di avere utilizzato solo parte del suo arsenale missilistico.

 «Se lo Stato ebraico dovesse rispondere, raderemo al suolo Tel Aviv riducendola in cenere», ha minacciato l'ex comandante della Forza Qods, “Ahmad Vahidi”.

 

 

 

 

SION INARRESTABILE. FORSE, DETIENE

DOCUMENTI E VIDEO PER RICATTARE

GLI USA E L’INTERA EUROPA?

 Lapekoranera.it – (02/10/2024) - Manlio Lo Presti – ci dice:

 

Con l’aiuto del sistema di satelliti anglo-Usa, Israele può permettersi di aggredire tutti.

Fra poco attaccherà anche lo Yemen.

Chi fornisce a costoro questa forza con una popolazione pari o minore della Lombardia?

 Chi ha consegnato un sistema di controllo satellitare del costo di oltre trenta miliardi di dollari in grado di vedere la fuga di un Fennec nella sabbia?

(it.euronews.com/2024/04/14/cosa-sono-le-difese-aeree-di-israele-e-perche-sono-cosi-efficaci).  Ci hanno raccontato che Sion si è lasciato cogliere di sorpresa dai palestinesi armati in avvicinamento su mezzi antiquati e rumorosi.

Sembra una rilettura della provocazione del confine polacco con cadaveri polacchi travestiti da soldati germanici.

Conoscere la Storia aiuta molto … per chi decide di impararla.

 

Forse, ciò che rende inarrestabile Sion è il possesso di centinaia di filmati che riproducono festini di tutta la dirigenza economica e finanziaria USA, inglese, belga, germanica, italiana e altri.?

 

Filmati raccolti e ora detenuti da servizi di informazione che sono comodamente in grado di ricattare frontalmente ed individualmente i ridetti dirigenti costretti da fornire qualsiasi supporto militare, logistico e di armamenti.

Ecco perché le esortazioni Usa, Onu, Unicef, Corte Internazionale di Giustizia sono totalmente inefficaci ma soprattutto ipocrite.

Sono circolate notizie che riportano le azioni di ricatto e di minacce di altissimi funzionari dello spionaggio israeliano contro la rappresentante della Corte dell’Aja Sul tema ecco alcuni link che ne hanno parlato:

(ilfattoquotidiano.it/2024/05/28/lex-capo-del-mossad-minacciava-la-procuratrice-della-corte-de-laia-voleva-impedire-indagini-su-israele-linchiesta-del-guardian/7565587/;

(dire.it/28-05-2024/1045632-le-minacce-del-mossad-alla-corte-penale-internazionale-non-indagate-sui-crimini-di-guerra-in-palestina/).

La trappola di Tucidide in cui è caduta l’anglosfera ha “esortato” lo staterello-Sparta ad aggredire quasi tutto il Medio Oriente.

 Dietro l’operazione militare contro i palestinesi, il motivo vero è il possesso degli immensi giacimenti di petrolio e di gas rilevati di fronte alle coste della Palestina.

Altro che guerra santa contro Hamas!

Grazie all’ombrello protettivo del sistema satellitare anglo-Usa, lo staterello-Sparta può lanciare offensive contro gli Hezbollah, gli Houthi, i libanesi, gli yemeniti, ancora i siriani, ma non si toccano i turchi che stanno mostrando crescenti segni di nervosismo.

Forse, dietro suggerimento della Russia, l’Iran ancora morde il freno di fronte alle centinaia di provocazioni attuale da mercenari pagati dalla Nato lungo i suoi confini per giunta demolendo, la Siria di cui continua il saccheggio del suo petrolio.

Gli USA non aspettano altro che una reazione di Teheran per lanciare 300 bombardieri di lungo raggio sul suo territorio allo scopo di saccheggiare ben 137 miliardi di barili di petrolio, alla faccia della politica ecologica-con-le-treccine!

Essi devono però valutare eventuali reazioni della Russia poco felice di avere un altro conflitto vicino casa, dopo quello ucraino.

Dal canto suo, la Russia ha il non trascurabile problema di eliminare fisicamente tutti coloro che possono ravvisare nella caduta di Putin una possibilità di fare miliardi svendendo i giacimenti e le immense risorse naturali, come pure di gestire improvvise azioni di disturbo con manifestazioni condotte da oppositori organizzati dalla CIA e dalla NATO, come pure di velleitarie “rivoluzioni colorate”.

Corollario del ragionament0 appena illustrato, non dimentichiamo che il sistema mondiale di cooptazione, da un certo livello in su, procede alla selezione di personaggi totalmente ricattabili per cocaina, omosessualità, debiti, pedofilia, con figli che possono essere assassinati in caso di disobbedienza.

Un individuo ricattabile non tradirà MAI finché percepisce che il voltafaccia produce più danni che vantaggi.

 Il padre, la madre, il fratello o la sorella, lo zio, i figli possono tradire.

 Il ricattato non lo farà mai.

Adesso si capisce perché i vertici sono popolati da gente incompetente ma “sicura”?

 

 

 

 

Petrolio e gas NON sono “combustibili fossili”,

sono risorse RINNOVABILI ricreate

costantemente dal nostro pianeta.

Naturanews.com – (10/02/2024) - Ethan Huff – ci dice:

 

Se avete familiarità con il termine "combustibili fossili", spesso utilizzato in riferimento al petrolio e al gas naturale, non fatevi ingannare:

questi tipi di energia non provengono dai fossili.

Provengono dalla terra e la scienza dimostra che sono rinnovabili e illimitate.

L'origine biogenica profonda degli idrocarburi e della formazione dei giacimenti di petrolio e gas è l'argomento di un articolo che mette in luce alcune delle bugie raccontate all'umanità sulle presunte quantità finite di petrolio e gas presenti in tutto il pianeta.

Il documento postula che l'astenosfera della Terra genera idrocarburi che esistono in tutte le faglie profonde della crosta terrestre.

Questi idrocarburi formano depositi di petrolio e gas in tutti i tipi di rocce come parte del processo di degassamento naturale, che produce l'idrosfera, l'atmosfera e la biosfera.

 

"Fino a poco tempo fa l'ostacolo all'accettazione della teoria dell'origine abissale biogenica degli idrocarburi era la mancanza di risultati sperimentali affidabili e riproducibili che confermassero la possibilità della sintesi di sistemi idrocarburici complessi nelle condizioni dell'astenosfera del pianeta Terra", spiega l'articolo.

Esiste un video che fa vedere con i tuoi occhi come un giacimento di petrolio viene aperto con una semplice pala, creando un canale da cui fuoriesce la "sangue vitale" della Terra, pronta per l'uso umano:

(Alla riunione COP28 tenutasi lo scorso anno negli Emirati Arabi Uniti [EAU], il presidente “Sultan Al Jaber” ha dichiarato che "non esiste alcuna base scientifica" a sostegno dell'idea che i combustibili fossili come petrolio e gas contribuiscano al riscaldamento globale.)

 

L'unico liquido più abbondante sulla terra dell'acqua è il petrolio.

Robin Monotti, che ha condiviso il video  sopra su “X,” ha anche condiviso la seguente immagine che mostra come si formano petrolio e gas sotto la crosta terrestre:

Oltre all'acqua, il petrolio è il secondo liquido più abbondante sul pianeta, il che dimostra quanto ce ne sia effettivamente.

Pagare da 3 a 5 dollari al gallone, a seconda di dove vivi, è semplicemente criminale alla luce del fatto che il petrolio è ovunque e la Terra ne produce costantemente di più.

 

"Il petrolio non ha nulla a che fare con i dinosauri o con la decomposizione del materiale vegetale", ha twittato Magnus X (@Magnus_Veritas).

"'Combustibile fossile' è un termine di marketing e non la realtà".

Si scopre che la Russia ha cercato di dire al mondo questo fatto per molti decenni, solo per essere ignorata dall'Occidente che odia la Russia.

 La verità va contro la religione del cambiamento climatico, motivo per cui non sembra mai guadagnare terreno.

"I catastrofisti del clima sono legati al concetto di 'combustibili fossili' non meno dei terrapiattisti di epoche passate", ha twittato ALFRED SARMENTO (@AlfredSarmento).

"Il termine combustibile fossile è stato inventato dai “Rockefeller”(che crea denaro dal nulla tramite le sue banche! N.D.R) per indicare che era disponibile in quantità limitata, così da poter mantenere alti i prezzi", ha scritto un altro che ha anche condiviso il video di “Fletcher Prouty” che spiega ulteriormente l'origine ingannevole del termine "combustibile fossile".

 

"È un minerale e ce n'è così tanto", ha aggiunto un veterano dell'industria petrolifera da 23 anni.

 "Abbiamo prelevato campioni di carotaggio nel “Saskatchewan meridionale “in Canada e abbiamo avuto decine di metri di carotaggi imbevuti di petrolio.

 Sto parlando di greggio dolce e leggero".

Pensate a perforare 4.000 metri in linea retta e per centinaia di metri non c'è altro che petrolio. È Tanto.

 Ma non è stato detto nulla e l'hanno inscatolato e noi abbiamo cementato il pozzo, spostato la piattaforma, hanno tagliato il rivestimento e l'hanno seppellito. Ti fa chiedere perché..."

(Ulteriori notizie sono disponibili su “EnergySupply.news”) .

 

 

 

 

 

John Kerry dice al World Economic Forum

 che “è difficile governare” a causa

 del Primo Emendamento.

  Naturalnews.com -  (10/02/2024) -  Cassie B. – ci dice:

 

Il Primo Emendamento, pietra angolare della democrazia americana che ci garantisce la libertà di parola, tra le altre libertà, è apparentemente piuttosto scomodo per i “globalisti del World Economic Forum£, e l'ex Segretario di Stato americano e inviato speciale del Presidente per il clima “John Kerry” ha espresso apertamente la sua frustrazione verso questo diritto fondamentale in un discorso alle Nazioni Unite.

Intervenendo durante gli “Incontri sull’impatto dello sviluppo sostenibile” del “World Economic Forum” presso l’”Assemblea generale delle Nazioni Unite”, ha spiegato come la” Costituzione” impedisca loro di raggiungere il loro predominio globale controllando la narrazione pubblica.

Ha detto: "Il nostro Primo Emendamento rappresenta un ostacolo importante alla capacità di essere in grado di martellare [la disinformazione] fuori dall'esistenza. Ciò di cui abbiamo bisogno è vincere... il diritto di governare, sperando di ottenere abbastanza voti da essere liberi di poter attuare il cambiamento".

"È molto difficile governare oggi", ha aggiunto.

È piuttosto facile leggere tra le righe e capire che ciò a cui si riferisce in realtà è la loro capacità di censurare le persone attraverso partnership con” governi, “Big Tech, “fact checker” e “media tradizionali”.

 

Sembra che gli stessi esponenti della sinistra che hanno lavorato straordinariamente per convincere la gente che tutto ciò che va contro le loro narrazioni preferite è disinformazione, siano in preda al panico perché sempre più persone iniziano a cercare la verità e a preferire piattaforme come” X “rispetto a quelle che in passato hanno collaborato con il governo, come “Facebook”.

Il loro timore principale è che quando le persone hanno la libertà di cercare informazioni alternative e farsi un'opinione sulle questioni con tutti i fatti a disposizione, saranno molto più difficili da controllare, il che rappresenta una minaccia non da poco per chi detiene il potere e cerca di mantenerlo.

Abbiamo sentito lamentele simili dai media tradizionali di recente.

 Ad esempio, in un incontro del “World Economic Forum” tenutosi all'inizio di quest'anno, la direttrice capo del” Wall Street Journal” “Emma Tucker” ha lamentato il fatto che i giorni in cui i media tradizionali possedevano le notizie stavano giungendo al termine, poiché le persone cercano fonti alternative invece di essere semplicemente imboccate dalle narrazioni ufficiali del governo.

Ha affermato:

 "Noi possedevamo le notizie. Eravamo i guardiani, e possedevamo anche i fatti. Se lo dicevano il “Wall Street Journal” , il “New York Times “, allora era un fatto. Oggigiorno, le persone possono rivolgersi a tutti i tipi di fonti diverse per le notizie, e si chiedono molto di più su cosa stiamo dicendo".

Non è una buona cosa?

Il Brasile cerca di intimidire “X” affinché censuri il discorso politico.

Tuttavia, non è solo un problema americano.

Il mese scorso, l'account “Global Government Affairs “di “X” ha avvisato che gli utenti brasiliani potrebbero perdere l'accesso alla piattaforma dopo che un giudice della Corte Suprema locale, “Alexandre de Moraes”, li ha puniti dopo essersi rifiutati di ottemperare ai suoi "ordini illegali di censurare i suoi oppositori politici".

Hanno scritto: "Non stiamo assolutamente insistendo affinché altri paesi abbiano le stesse leggi sulla libertà di parola degli Stati Uniti.

La questione fondamentale in gioco qui è che il giudice de Moraes ci chiede di infrangere le leggi del Brasile.

Semplicemente non lo faremo".

Dopo aver giurato di pubblicare le richieste del giudice nell'interesse della trasparenza, hanno criticato la disponibilità dei loro concorrenti ad assecondare queste richieste dei governi, osservando:

"A differenza di altre piattaforme di social media e tecnologia, non otterremo in segreto ordini illegali".

 

 

 

 

 

La BBC sta armando i suoi reportage

sul Libano per aiutare a mascherare

i crimini di Israele.

Unz.com - Jonathan Cook – (29 settembre 2024) – ci dice:

 

L'opinione pubblica occidentale è sottoposta a una campagna di propaganda mediatica senza precedenti per nascondere i veri obiettivi di Israele mentre espande il massacro.

Più Israele espande la sua guerra in tutto il Medio Oriente, più i media occidentali intensificano la loro guerra contro le nostre menti.

I media dell'establishment come la “BBC” stanno usando il linguaggio dei loro reportage come arma contro il pubblico non meno efficaci di quanto Israele abbia armato pezzi di tecnologia primitiva contro il popolo libanese.

Migliaia di libanesi sono stati mutilati dall'esplosione di cercapersone e walkie-talkie la scorsa settimana.

Allo stesso modo, la copertura mediatica sta indebolendo la capacità dell'opinione pubblica occidentale di capire come e perché Israele sta pericolosamente alimentando il fuoco in tutta la regione.

Parole come "audace", "escalation" e "obiettivi" sono diventate strumenti per nascondere il significato, non per illuminare, e per una buona ragione.

Perché le azioni di Israele sono così palesemente criminali, così ovviamente orribili, così palesemente genocidio.

Il linguaggio diventa un'arma per nascondere la verità.

Il coro dei media è questo:

Israele sta attaccando il Libano per fermare il lancio di razzi di Hezbollah e permettere ai residenti delle comunità più settentrionali di Israele di tornare a casa.

O nel linguaggio più schietto e orwelliano dei funzionari israeliani che inquadrano questo spettacolo dell'orrore: Israele deve "intensificare per ridurre l'escalation".

I civili libanesi stanno pagando il prezzo più alto:

circa 550 di loro sono stati uccisi solo nel primo giorno della campagna di bombardamenti israeliani.

Molte decine di migliaia di persone sono state cacciate – sottoposte a pulizia etnica – dal territorio del Libano meridionale.

 

Perché?

 Perché, dice Israele, Hezbollah ha nascosto il suo deposito di razzi nel loro caso. Quelle case devono quindi essere distrutte.

 Stranamente, Hezbollah sembra aver dimenticato di avere un vasto terreno roccioso in tutto il sud del Libano dove potrebbe nascondere il suo arsenale in modo più sicuro e saggio.

Se questa storia suona familiare, è perché lo è.

 È lo stesso copione usato per giustificare il massacro di Gaza.

 Poi, i media hanno insensatamente riscaldato i punti di discussione israeliani sulla distruzione di Gaza da parte di Israele per "eliminare Hamas".

Circa 2,3 milioni di palestinesi hanno dovuto essere costretti a lasciare le loro case per la loro sicurezza, anche se Israele li ha uccisi proprio in quelle "zone sicure".

Allora, come oggi, i media ci hanno sottoposto un video di propaganda israeliana generato in “CGI” di "centri di controllo e comando" sotterranei protetti sotto ospedali e altre infrastrutture vitali che Israele voleva distruggere.

Questa volta i media stanno trasmettendo acriticamente video di propaganda israeliana non meno ridicoli di razzi di Hezbollah nascosti nei salotti libanesi.

 

Di chi è il diritto di difendersi?

In effetti, i grafici che mostrano "attacchi transfrontalieri" dal 7 ottobre dello scorso anno – quando Hamas è fuggito per un giorno dal campo di concentramento che Israele aveva costruito a Gaza per decenni – suggeriscono quanto sia del tutto falsa la narrazione di Israele sul bombardamento del Libano per "fermare il lancio di razzi di Hezbollah".

Dei 9.600 attacchi transfrontalieri, Israele ne ha commessi 7.845 – o quattro quinti – e ha iniziato a farlo il 7 ottobre stesso.

 Israele ha effettivamente intensificato i suoi attacchi contro il Libano all'inizio di settembre, proprio mentre Hezbollah stava riducendo drasticamente il suo lancio di razzi.

Ciò che i grafici non possono trasmettere è la natura asimmetrica di questi scambi.

I razzi di Hezbollah hanno causato molti meno danni a Israele rispetto al numero molto maggiore e molto più potente di bombe e missili di Israele.

 

Entro la terza settimana di settembre, Israele aveva ucciso più di 750 libanesi, rispetto ai 33 israeliani.

 Il differenziale è ancora più netto ora.

Eppure i media occidentali non hanno inquadrato gli attacchi di Hezbollah come il suo "diritto di difendersi" – un diritto che ci viene continuamente ricordato a Israele.

Perché la priorità è stata la necessità di Israele di "fermare" i razzi meno numerosi e per lo più non letali di Hezbollah, piuttosto che la necessità del Libano di fermare le bombe israeliane, più abbondanti e molto più letali?

Ma, cosa più importante, Israele non vuole che l'opinione pubblica occidentale sia esposta ad altre ragioni più plausibili per cui Hezbollah ha sparato razzi nell'ultimo anno – o a ciò che servirebbe per fermarlo. E i media occidentali stanno abilmente proteggendo Israele a tenere nascoste queste ragioni.

Hezbollah ha più volte osservato che il suo lancio di razzi si fermerà se Israele si ritirerà da Gaza e porrà fine al massacro di decine di migliaia di palestinesi, come richiesto dal diritto internazionale.

 

In due decisioni separate, la “Corte Internazionale di Giustizia” (CPI) ha stabilito che l'occupazione decennale dei territori palestinesi da parte di Israele è illegale e un atto di aggressione contro il popolo palestinese che deve finire, e che è stato fatto un caso" plausibile" che Israele stia commettendo un genocidio a Gaza.

Anche se nessuno alla BBC o altrove lo ammetterebbe mai, Hezbollah è in realtà molto più vicino a sostenere il diritto internazionale degli stati occidentali come gli Stati Uniti, la Germania e la Gran Bretagna, che stanno tutti aiutando ad armare e sostenere il "plausibile" genocidio di Israele.

 

Riempire il vuoto.

Con i media occidentali che si rifiutano di fornire un contesto significativo per le azioni di Hezbollah, la narrativa egoistica di Israele riempie il vuoto:

l'ipotesi è che Hezbollah – e forse tutti gli "arabi" – siano guidati solo da un desiderio irrazionale e antisemita di uccidere gli ebrei in Israele.

 

L'implicazione è che il Libano merita tutto ciò che ottiene da Israele.

Il redattore della” BBC per il Medio Oriente,” Jeremy Bowen” , ha utilmente oliato quella particolare ruota nel telegiornale della sera di lunedì di questa settimana, descrivendo Hezbollah nei seguenti termini:

"Combattere Israele è nel loro DNA, perché esistono".

 

Ignoriamo la confusione di “Bowen” tra l'ala militare di Hezbollah e le sue braccia politiche e assistenziali – precisamente la visione israelo-centrica di Hezbollah impostata dal governo britannico nel designare l'intero movimento come "un'organizzazione terroristica".

I politici di Hezbollah, i funzionari pubblici, gli agenti di polizia, i medici, gli insegnanti e gli amministratori che impiegati per gestire le istituzioni libanesi – lo "Stato nello Stato", come lo chiamano i media – esistono solo per "combattere Israele"?

È davvero l'unica ragione per cui esistono?

Ma anche se ignoriamo tutti i civili coinvolti con Hezbollah e ci concentriamo esclusivamente sulla sua ala militare, la caratterizzazione di “Bowen” è imparziale, equa o addirittura accurata.

Hezbollah non è guidato da una semplice sete di sangue per "combattere Israele", come suggerisce l'esperto di Medio Oriente della BBC.

Per molti cittadini libanesi, è lì per proteggere il loro paese da un esercito israeliano che ha interferito aggressivamente nei suoi affari per decenni, molto prima che Hezbollah esistesse.

Israele ha invaso ripetutamente il Libano, ha supervisionato massacri orribili come quelli di “Sabra e Shatilla” , ha occupato le terre meridionali del Libano per quasi due decenni, ha bombardato le sue infrastrutture, si è intromesso nella sua politica, ha disseminato il suo territorio di bombe a grappolo e ha effettuato voli aggressivi con aerei da combattimento sul suo territorio, violando lo spazio aereo libanese, senza sosta per tutto questo tempo.

 

Hezbollah esiste perché il Libano aveva bisogno di una forza militare combattente credibile per cacciare l'esercito di occupazione israeliano – come alla fine è riuscito a fare nel 2000 – e qualsiasi prevenire il ripetersi.

Esiste per dissuadere Israele dal continuare a inserirsi in Libano – proprio come Hamas esiste per cercare di esigere un prezzo per la brutalizzazione altrimenti redditizia di Israele dei palestinesi sotto occupazione.

Ma se “Bowen” crede davvero che questo tipo di ragionamento riduttivo su Hezbollah sia giusto, dovrebbe essere coerente e descrivere l'esercito israeliano in modo simile.

“ Le cosiddette Forze di Difesa Israeliane” esistono solo per "combattere i loro vicini arabi"?

 

Guerra di aggressione.

Ci sono molte probabilità ragioni per cui Israele sta attaccando il Libano che non hanno nulla a che fare con la "fine del lancio di razzi" – eppure non vengono menzionate dalla “BBC” e da altri organi di stampa occidentali.

Israele ha molto da guadagnare dall'espansione della sua guerra genocida contro Gaza alla più ampia regione.

La nuova guerra sta utilmente distogliendo l'attenzione dall'incapacità di Israele di realizzare il suo obiettivo dichiarato di "eliminare Hamas" da Gaza ei suoi crimini di guerra, e proprio nel momento in cui si dice che la “CPI” si sta preparando ad approvare un mandato d'arresto contro il primo ministro israeliano” Benjamin Netanyahu” e il suo ministro della difesa, “Yoav Gallant, per crimini contro l'umanità.

Nell'attuale clima di febbre bellica, questi mandati potrebbero a malapena essere registrati.

L'immensa e sempre più profonda sofferenza di Gaza è completamente scomparsa dai radar delle notizie.

La guerra regionale sta utilmente allentando la pressione – certamente minima – su Netanyahu da parte degli alleati occidentali per porre fine al massacro a Gaza.

Netanyahu non può permettersi di allentare il suo atteggiamento bellicoso, perché qualsiasi mossa verso la cessazione del fuoco metterebbe la sua coalizione in pericolo di collasso, potenzialmente lo estrometterebbe il potere e accelererebbe il suo processo di corruzione e la probabilità che venga incarcerato.

L'allargamento della guerra ha già ravvivato il sostegno a Netanyahu e al suo governo in un momento in cui stava subendo crescenti pressioni interne, guidate dalle famiglie degli ostaggi israeliani a Gaza, per raggiungere un cessate il fuoco.

 

Ora i discorsi su un cessate il fuoco a Gaza sono stati sommersi da applausi per una seconda campagna di massacri di massa, questa volta in Libano.

E, cosa più importante di tutti, una guerra regionale provocata da Israele, che coinvolga non solo Hezbollah ma anche l'Iran, costringerebbe Washington ad impegnarsi ancora più attivamente in una regione in cui sta gradualmente cercando di esternalizzare la sua massiccia impronta militare ad altri attori, specialmente nel Golfo.

 

Gli Stati Uniti dovrebbero non solo intensificare l'armamento del massacro di Israele, ma unirsi direttamente al massacro.

Israele vuole che la sua guerra diventi una guerra degli Stati Uniti, e spera che la forza degli Stati Uniti costringerà altri attori regionali, non ultimi gli Stati del Golfo, a unirsi alla lotta di Israele.

A differenza del pretesto di "fermare i razzi" fornito da Israele e ripreso dai media occidentali, tutte queste altre ragioni non sono palesemente difensive. Suggeriscono che Israele sta conducendo una guerra di aggressione.

Che è esattamente il motivo per cui non sono menzionati e non sono menzionabili dai media occidentali.

 

Terrorismo "audace."

Questo era il contesto che mancava quando Israele ha iniziato ad aumentare drammaticamente la temperatura in Libano facendo esplodere cercapersone e walkie-talkie, uccidendo decine di persone, tra cui due bambini, e mutilando migliaia di persone.

Come ha osservato “Alistair Crooke”, un ex diplomatico britannico con sede a Beirut, coloro che usavano questi dispositivi di vecchia tecnologia non erano combattenti d'élite di Hezbollah, come i media occidentali hanno seguito Israele nel suggerire.

Molti di coloro che erano persi le mani e gli occhi probabilmente civili che lavoravano in ruoli di emergenza e di servizio civile per lo "Stato nello Stato" di Hezbollah: amministratori, personale medico, insegnanti e agenti di polizia.

La cattura di dispositivi mobili con trappole esplosive viola palesemente il diritto internazionale, ovvero è un crimine di guerra.

 Questo è così ovvio che persino un ex direttore della CIA,”Leon Panetta”, ha prontamente ammesso gli attacchi dei cercapersone israeliani: "Non credo che ci sia alcun dubbio che si tratti di una forma di terrorismo".

 

Il che significava che i media si trovavano di fronte a un compito difficile nel riferire su quello che equivaleva a un atto di terrorismo di stato – e che ha stabilito un precedente terrificante per il resto di noi: c

he i dispositivi elettronici che passiamo gran parte della giornata a tenere o a portare con noi possono essere trasformati in bombe per farci del male.

Non si tratta di una preoccupazione inutile.

Avvertendo che Israele ha fatto uscire dalla bottiglia un genio terrificante, Panetta ha esortato gli Stati a trovare un modo per invertire la rotta

Senza frenare l'armamento dei dispositivi elettronici, ha osservato: "È il campo di battaglia del futuro".

C'era stato un altro stato che aveva causato questa carneficina casuale e distopica – e se questo fosse accaduto mentre un bersaglio era in volo in aereo?

 Lo shock e la repulsione sarebbero stati immediati e travolgenti.

 

Ma per i media occidentali, l'atto di mostruoso terrorismo di Israele è stato accolto in modo uniforme, non con orrore ma con ammirazione sogghignante.

Come se leggessero da un copione, i media occidentali hanno optato esattamente per lo stesso termine per descrivere la mossa di Israele: è stata " audace ".

Come i suoi omologhi di destra, il giornale” Guardian”, apparentemente “liberale”, ha raccontato senza fiato i dettagli di quella che ha definito un'operazione "attenta pianificata", "sofisticata" e "audace" da parte di Israele per mutilare migliaia di libanesi.

La “BBC” ha seguito l'esempio. “Bowen “ancora una volta ha aiutato Israele, celebrando il suo terrorismo come un " trionfo tattico " e "il tipo di colpo di stato spettacolare di cui si leggerebbe in un thriller".

 

Parole come armi.

La BBC ha esemplificato l'uso del linguaggio come arma per cancellare i crimini di Israele in Libano, proprio come ha fatto in precedenza a Gaza.

Lunedì, mentre Israele lanciava una massiccia campagna di bombardamenti giorni dopo aver fatto saltare in aria i cercapersone in tutto il Libano, il conduttore ha iniziato con questa valutazione:

"Quasi 500 persone sono state uccise dopo un pesante bombardamento israeliano su obiettivi di Hebollah".

Il giorno dopo il suo sito web ha preso la stessa strada.

Un titolo della BBC ha quasi risposto alla sua stessa domanda: "Dove hanno colpito ieri gli attacchi israeliani contro Hezbollah?"

Al telegiornale della sera di mercoledì,” Anna Foster” della BBC, con sede a Beirut, ha dichiarato con disinvoltura che Israele ha "colpito più di 2.000 obiettivi di Hezbollah".

Ha aggiunto che le onde di bombardamenti hanno distrutto "lanciarazzi, siti di stoccaggio di armi e altre infrastrutture". Tutte le affermazioni israeliane non verificate sono trattate come fatti.

Nel frattempo, ha osservato che Hezbollah stava colpendo "siti civili e militari".

Allo stesso modo, nel resto dei suoi reportage, l'assunto di default della BBC è stato identico a quello di Israele:

che qualsiasi cosa che Israele colpisca è un "bersaglio" di Hezbollah per definizione.

L'affermazione di Israele è una prova sufficiente.

Ma se fosse davvero così, perché così tante donne e bambini libanesi sono stati uccisi dalle bombe israeliane – una ripetizione del massacro di decine di migliaia di donne e bambini palestinesi a Gaza nel corso dell'ultimo anno?

Potrebbe essere che Israele stia attaccando a caso il sud del Libano per terrorizzare i suoi abitanti e costringerli alla loro pulizia etnica, proprio come in precedenza ha terrorizzato la popolazione di Gaza fuori dalle loro case?

Questo potrebbe spiegare perché almeno 90.000 libanesi sono fuggiti dalle loro comunità finora?

Potrebbe essere che l'affermazione di Israele secondo cui Hezbollah nasconde armi nelle “case del Libano meridionale” sia altrettanto egoistica e ingannevole quanto la sua precedente affermazione che ogni ospedale, università e moschea di Gaza aveva un centro di comando e controllo di Hamas?

Potrebbe essere l'affermazione di Israele che Hezbollah, come Hamas, ha trasformato la sua popolazione civile in "scudi umani" è una scusa valida per tutti, progettata per offuscare gli stessi crimini di guerra genocidi per i quali la “Corte Mondiale” ha processato Israele.

Più precisamente: perché è così inconcepibile per i media occidentali come la BBC che una qualsiasi di queste possibilità sia degna di considerazione?

 

Bravi ragazzi "si intensificano."

Al telegiornale di lunedì sera, “Bowen” è sembrato soppesare la saggezza delle azioni di Israele, mentre in realtà avanzava il suo punto di discussione preferito: "Israele sta effettivamente giocando d'azzardo. Quello che spera è che, facendo quello che sta facendo, costringerà Hezbollah a smettere di sparare su Israele Penso che probabilmente sia improbabile. Significa che Israele dovrà continuare l'escalation".

Ma nella sua "analisi", Bowen, come il resto dei media occidentali, stava anche usando il linguaggio del "conflitto" come arma per aiutare a offuscare gli obiettivi più probabili di Israele.

Cosa intendeva esattamente l'editore della BBC con "escalation"?

La parola si sta trasformando in modi inquietanti.

Una volta, l'"escalation" era invariabilmente invocata in modo negativo contro i nemici regionali di Israele. Israele avrebbe colpito con una forza schiacciante.

Solo quando uno stato o un gruppo arabo reagiva, di solito in modi piuttosto limitati, i politici e i media occidentali si preoccupavano improvvisamente di una "pericolosa escalation".

La logica era chiara:

gli arabi uccisi dalla potenza di fuoco israeliana erano la norma; era il rumore di fondo del Medio Oriente.

 Ma se Israele ebbe subito una risposta, o semplicemente ebbe minacce di contraccolpo, allora le preoccupazioni per l'"escalation" sarebbero state pienamente giustificate.

Gli arabi hanno intensificato, Israele ha risposto o si è vendicato.

 

Ma la BBC sta ora ampliando l'uso di "escalation" in modi nuovi per aiutare a mascherare i crimini di Israele.

È impossibile per i media ignorare il fatto che un gran numero di civili a Gaza e in Libano vengono massacrati senza uno scopo chiaro. Quindi è necessario un eufemismo per oscurare questi crimini.

"Escalation israeliana", nella terminologia rivista di Bowen, significa in realtà "massacrare civili", o "terrorizzare i civili delle loro comunità", o "distruggere le loro case" – o forse tutte e tre le cose. "Escalation" suona più ragionevole della realtà che oscura.

 

Sul “News at Ten” di martedì”, Orla Guerin,” in un reportage da Tiro, ha rafforzato questo nuovo uso, radicato nell'assurda affermazione di Israele che deve "intensificare per ridurre l'escalation".

In primo luogo, anche lei ha sottolineato il punto centrale dell'argomento di discussione su Israele, intonando:

"Hezbollah è riuscito a lanciare 300 razzi oltre il confine, proprio quello che Israele voleva fermare".

Non quello che Israele dice o afferma di voler fermare.

 Guerin non ammette alcuna possibilità che l'obiettivo di guerra professato da Israele possa nascondere altri programmi, meno sani.

Il DNA di Hezbollah, ricordiamolo, è "combattere Israele".

Il DNA di Israele, a quanto pare, sta cercando di fermare i razzi, cercando di proteggere i suoi cittadini dalla violenza libanese.

Nel mondo dello specchio creato dalla BBC, i buoni sono quelli che commettono un genocidio "plausibile".

 I cattivi sono quelli che si oppongono a un genocidio.

Guerin ha continuato dicendo che Hezbollah ha scelto di non lanciare i suoi missili più grandi, a più lungo raggio, a guida di precisione, che sono in grado di colpire ovunque in Israele.

Ha concluso: "Sembra che Hezbollah non voglia ancora una guerra totale. Il suo sponsor, l'Iran, non vuole una guerra totale e lo ha detto. La domanda è: si può trovare un modo per evitare che questa escalation peggiori ulteriormente?"

 

C'era di nuova la parola "escalation".

 E ancora una volta significava, se si fosse riusciti a diradare la nebbia intenzionale che lo avvolgeva, il pericolo che Israele avrebbe ucciso più civili libanesi, anche se Hezbollah e l'Iran stavano mostrando grande reticenza a lasciarsi trascinare nella trappola dell'escalation di Israele.

 

Perplesso dalla moderazione.

Tornata a Beirut, “Anna Foster” ha nuovamente sottolineato lo stesso punto. Ha chiesto al giornalista “Paul Adams” a Gerusalemme:

"Israele ha detto che parte dell'idea dietro quest'ultima escalation è quella di consentire alle persone nel nord di tornare alle loro case. È probabile che raggiunga questo obiettivo?"

Avresti potuto essere più chiara?

 L'"idea" di Israele era quella di intensificare – uccidere e fare pulizia etnica alla popolazione libanese nel sud del Libano – in modo che gli israeliani tornassero a casa.

L'unica domanda che valeva la pena considerare era: la sua "idea" avrebbe funzionato?

La risposta di Adams, come quella di Guerin, è stata eloquente. Era perplesso dal motivo per cui Hezbollah era così limitato – dopo tutto, "combattere Israele" è nel suo DNA.

 Ha suggerito che c'erano solo due possibili risposte:

perché Israele aveva distrutto la maggior parte dell'arsenale di Hezbollah, "o perché [Hezbollah] si sta trattenendo per qualche motivo".

Questo "per qualche ragione" è il massimo che l'analisi della BBC osa fare nel tentativo di vedere le cose dal punto di vista del Libano e di Hezbollah.

Al “News at Ten” di mercoledì, Adams era al confine di Israele con il Libano.

Incorporandosi con l'esercito israeliano, la BBC ha iniziato a condizionare il suo pubblico ad accettare un imminente massacro di civili libanesi in un'invasione di terra israeliana.

Filmati – forniti dall'esercito israeliano?

Mostrava un generale, “Herzi Halevi, dire alle sue truppe che presto avrebbero invaso i villaggi in Libano che "Hezbollah ha preparato come grandi avamposti militari".

In altre parole, “Halevi “stava avvertendo che l'esercito israeliano si sarebbe presto comportato, proprio come ha fatto a Gaza, come se non ci fossero civili in Libano, ma solo "grandi avamposti militari".

Uomini, donne e bambini sarebbero tutti trattati come obiettivi militari legittimi.

Adams non ha fatto una nota di cautela, né ha spiegato al suo pubblico ciò che la valutazione del generale avrebbe effettivamente comportato.

 Invece, Adams ha ribadito ancora una volta come fatto oggettivo il pretesto di Israele per il massacro di massa e la pulizia etnica in Libano.

 Lo scopo della minacciata invasione di terra "è chiaro: consentire ai civili di tornare alle comunità di confine evacuate un anno fa".

Successivamente, Adams si è avventurato in una delle comunità di confine quasi vuote di Israele:” Kiryat Shmona.

Lì, “oron Spielman”, uno spin doctor dell'esercito israeliano, disse ad Adams: "L'unico modo in cui queste persone [residenti di Kiryat Shmona] potranno mai tornare a casa è se Hezbollah non è nemmeno lontanamente vicino a dove possono sparare di nuovo contro di loro".

Che cosa intendeva dire?

Adams non ha chiesto chiarimenti né è apparso preoccupato.

Ma l'intento non avrebbe potuto essere più chiaro:

che il popolo del Libano meridionale – centinaia di migliaia di loro – deve essere sottoposto a pulizia etnica per sempre, reso senza casa e senza terra, e le loro case distrutte per permettere ai residenti di “Kiryat Shmona” di tornare a casa.

Questo era ciò che Israele intendeva per "escalation".

Non c'è stato tempo nel “News at Ten “di mercoledì per riferire di più sulle nuove tracce di sangue sia nel sud del Libano che a Gaza – il possibile innesco di una conflagrazione regionale – perché la BBC aveva domande più urgenti da affrontare.

Ha dedicato quasi 10 minuti del suo programma di mezz'ora a rivisitare ancora una volta gli eventi del 7 ottobre dello scorso anno, quando Hamas ha violentemente invaso il sud di Israele per un giorno.

In un modo senza precedenti, ha mostrato un estratto esteso di un nuovo documentario sull'attacco di Hamas al “rave Nova” vicino al campo di concentramento di Gaza. Centinaia di partecipanti alla festa israeliani sono stati uccisi quel giorno.

 

È una storia che abbiamo sentito e risentito all'infinito nell'ultimo anno. Per mesi l'unico giorno di atrocità commesse da Hamas – e alcune che sono state semplicemente inventate, come la "decapitazione di bambini" e l'esecuzione di "stupri di massa" – sono state riscaldate quotidianamente, nell'interesse di un presunto "equilibrio" mentre Gaza sopportava giorni, poi settimane, poi mesi, e ora quasi un anno di morte, dolore e sofferenza assoluti.

In un giorno in cui donne e bambini libanesi furono uccisi nelle "escalation" israeliane, gli spettatori della BBC sono stati incoraggiati a dimenticare tutta quella miseria e a tornare con la mente indietro di quasi un anno ai crimini storici di cui gli israeliani erano le vittime, non sono gli autori.

Senza dubbio, Israele non avrebbe potuto essere più felice se fosse stato incaricato di impostare il palinsesto dei notiziari della BBC.

Un portavoce della BBC ha risposto a queste critiche in una breve dichiarazione a MEE:

"La BBC si attiene ai più alti standard editoriali e si riferisce senza paura o favore. Questo conflitto è una storia impegnativa e polarizzante da raccontare. Ascoltiamo attentamente i feedback e ci ci impegniamo a fornire un reporting imparziale per il pubblico nel Regno Unito e in tutto il mondo".

Eppure avrei potuto riempire interi libri decostruendo l'assalto della BBC negli ultimi giorni alle facoltà critiche dei suoi spettatori – il suo costante oliare il percorso verso il massacro di massa, la pulizia etnica e il genocidio.

 In un solo articolo, è possibile solo scalfire la superficie delle falsità, delle omissioni, degli inganni e dei depistaggi dei media.

Ma un altro dovrebbe essere notato.

Martedì, “Sarah Smith “era a New York per riferirsi sulla dimensione "internazionale", ovvero su come la Casa Bianca sta gestendo le domande mentre il mondo si trova sull'orlo di una conflagrazione regionale che potrebbe rapidamente trasformarsi in una guerra globale o nucleare.

 

Ricordate, Israele è interamente una creatura dell'interferenza coloniale occidentale in Medio Oriente, un avamposto dell'Occidente e oggi il principale stato cliente di Washington.

Il presidente Joe Biden, supponendo che questa figura fragile e confusa sia ancora in grado di governare il paese, potrebbe fermare le guerre di Israele contro Gaza e il Libano in un battito d'occhio.

Tutto quello che deve fare è rifiutarsi di inviare armi agli Stati Uniti che causano tutte le morti e le distruzioni e segnalazioni ai suoi alleati europei che devono fare altrettanto.

Ma anche questo è innominabile dalla BBC, naturalmente, per una ragione fin troppo ovvia:

ricorderebbe agli spettatori chi è veramente responsabile del genocidio a Gaza e della distruzione indiscriminata del Libano.

Invece, il lavoro di Smith era quello di dita per conoscere i pensieri più intimi di Biden e rassicurare gli spettatori che le sue intenzioni erano del tutto nobili e gentili.

Ci ha detto: "Il presidente Biden voleva davvero cercare di raggiungere un cessate il fuoco a Gaza e il rilascio degli ostaggi prima di lasciare l'incarico".

È solo perché le nostre menti sono state così completamente condizionate da questo incessante bombardamento della propaganda occidentale che non ridiamo né urliamo contro i nostri schermi quando questo infantile mondo immaginario della geopolitica – "davvero, davvero" – viene presentato come un serio resoconto giornalistico.

Israele è ben lungi dall'essere l'unico a condurre una guerra nella regione. E per ottenere il consenso del pubblico occidentale, o almeno l'assenza di opposizione, dobbiamo far sì che le nostre facoltà critiche vengano martellate fino alla sottomissione, con la stessa aggressività con cui le bombe israeliane stanno riducendo in macerie le case dei palestinesi e dei libanesi e facendo a pezzi i loro corpi.

Per porre fine a queste uccisioni, dobbiamo smettere di credere a questo mondo da favola che ci viene presentato dai nostri media, un mondo che avvantaggia solo una piccola élite occidentale dedita a guerre infinite e all'accaparramento delle risorse.

Per porre fine alle uccisioni, dobbiamo risvegliarci dal mondo dei sogni in cui siamo stati cullati per tutta la vita.

 

 

 

Israele non può combattere una guerra

su più fronti senza il sostegno

dell'esercito americano.

   Zerohedge.com - Tyler Durden – (03 ottobre 2024) – ci dice:

Il recente sbarramento missilistico che ha colpito Israele dall'Iran ha messo in mostra una realtà di sicurezza che ha sorpreso molte persone in Occidente:

il sistema di difesa israeliano "Iron Dome" non è così efficace come credevano.

 Le prove suggeriscono che è stato chiaramente sopraffatto, sia dal numero di missili (le stime variano ma almeno 200 sono stati lanciati), sia dalla nuova tecnologia ipersonica iraniana.

In ogni caso, questo attacco ha cambiato la prospettiva prevalente sulla difesa aerea israeliana.

I media e i funzionari governativi affermano che la salva iraniana è stata "inefficace" e finora non hanno riportato vittime, ma è chiaro dai numerosi video che circolano sui social media che sono stati fatti ingenti danni da dozzine di impatti.

E' improbabile che Israele ammetta di aver avuto successo negli attacchi, in quanto ciò darebbe solo preziose informazioni all'Iran, ma utilizzando la geolocalizzazione e i filmati esistenti online non ci vorrà molto alla leadership militare iraniana per capire cosa ha funzionato e cosa no.

L'escalation dall'Iran è stata una risposta alla campagna di omicidi attentamente pianificata da Israele contro la leadership militare di Hezbollah in Libano, incluso Hassan Nasrallah.

L'attacco, che ha utilizzato cercapersone sabotati con cariche esplosive piazzate segretamente, è poi culminato in attacchi missilistici mirati.

 L'evento è avvenuto solo due mesi dopo che Israele ha assassinato il leader di Hamas Ismail Haniyeh mentre si trovava sul suolo iraniano.

Ci sono due modi di guardare alla strategia di Israele:

è stato un tentativo di decapitare la leadership nemica e mandare le sue forze allo sbando in modo da poter evitare una guerra più ampia.

Oppure, aveva lo scopo di far infuriare l'Iran e trascinarlo in una guerra più ampia.

Se quest'ultima opzione è il caso, allora Israele dovrebbe operare partendo dal presupposto che gli Stati Uniti forniranno forze militari per la lotta, perché Israele non sarà in grado di sopravvivere a una guerra su più fronti di questa portata.

In passato Israele ha fatto affidamento sulla sua superiorità in termini di armi per dissuadere potenziali attacchi dai vicini, ma questo divario si sta ovviamente restringendo, come abbiamo visto con gli attacchi missilistici iraniani di questa settimana.

Anche le lezioni dell'Ucraina dovrebbero essere prese in considerazione: i mezzi corazzati israeliani potrebbero non avere la stessa presenza sul campo di battaglia di una volta se i droni economici fossero così efficaci nel distruggere carri armati molto più costosi.

 

Nel 2006, Israele ha tentato un'invasione di terra del Libano con risultati disastrosi, motivo per cui questa volta ha colpito per prima la leadership di Hezbollah. Tuttavia, Israele sembra intenzionato a combattere l'intero Medio Oriente in una sola volta e questo cambia radicalmente la situazione.

Il gioco di terra, come abbiamo visto in Ucraina, non favorisce la guerra di manovra a causa dei droni e di altre moderne tecnologie di raccolta di informazioni.

 Le nazioni con la maggiore forza lavoro hanno un vantaggio significativo quando si tratta di guerra di logoramento e questo è probabilmente il modo in cui questa guerra sarà combattuta.

L'Iran da solo ha un notevole vantaggio in termini di manodopera rispetto a Israele.

Se esaminiamo la popolazione di base, l'Iran ha un enorme vantaggio con oltre 88 milioni di persone contro i 9,5 milioni di persone di Israele, e questo senza contare il Libano, la Siria, gli Houthi nello Yemen, ecc.

La capacità dell'Iran di ricostituire le proprie forze con nuove reclute attraverso la coscrizione sarà certamente superiore a quella di Israele.

Ancora una volta, lo abbiamo visto con l'esercito russo in Ucraina.

Nessuna tecnologia (tranne forse le armi nucleari) potrebbe livellare il campo di gioco e dare a Israele la capacità di vincere in una guerra terrestre su più fronti. Ciò significa che gli israeliani avranno bisogno di uno sforzo alleato, e indovinate quale paese è l'unico candidato per il compito?

Joe Biden ha dichiarato dopo gli attacchi iraniani:

"Non commettere errori, gli Stati Uniti sono pienamente, completamente, pienamente a favore di Israele..."

Alla domanda su come volesse che Israele rispondesse, Biden ha detto che si trattava di una questione di "discussione attiva" e che le conseguenze per Teheran "restano da vedere".

Kamala Harris ha rilasciato la sua dichiarazione a sostegno della posizione di Biden:

 

"L'Iran non è solo una minaccia per Israele, l'Iran è anche una minaccia per il personale americano nella regione, gli interessi americani e i civili innocenti in tutta la regione che soffrono per mano di terroristi con sede in Iran e sostenuti da terroristi ...

Non esiteremo mai a intraprendere qualsiasi azione sia necessaria per difendere le forze e gli interessi degli Stati Uniti contro l'Iran e i terroristi sostenuti dall'Iran, e continueremo a lavorare con i nostri alleati e partner per interrompere il comportamento aggressivo dell'Iran e ritenerli responsabili".

Queste dichiarazioni sono in linea con un'esercitazione militare congiunta e un gioco di guerra condotto negli ultimi mesi chiamato "Juniper Oak".

Il programma è stato progettato per prepararsi all'inevitabile guerra tra Israele e il Medio Oriente e richiede la partecipazione delle forze statunitensi per via aerea, marittima e terrestre.

Per quei milioni di americani che vogliono stare fuori dalle guerre e dai coinvolgimenti stranieri, la situazione non sembra buona.

Per coloro che si chiedono quale sarebbe stata la sorpresa di ottobre, la guerra con l'Iran e la maggior parte del Medio Oriente potrebbe essere la goccia di scarpe che tutti stavano aspettando.

La situazione potrebbe benissimo ribaltare le elezioni presidenziali di novembre e cambiare ancora una volta il panorama degli elettori.

Anche con una vittoria di Trump, Biden ha tutto il tempo per coinvolgere gli Stati Uniti in una guerra con l'Iran prima di lasciare l'incarico nel 2025.

Il campo di Harris sostiene che un cambio di leadership e di politica nella nebbia di una crisi geopolitica sarebbe dannoso per la sicurezza degli Stati Uniti.

 In altre parole, coinvolgono l'America in un pantano in Medio Oriente e poi sostengono che il pantano richiede che rimangano in carica.

 

 

Trump non è la "carta giusta", secondo

 la visione delle élite di potere statunitensi,

 il Jolly avrebbe dovuto essere estratto dal mazzo.

Comedonchisciott.org – Markus - Alastair Crooke - strategic-culture.su – (3 Ottobre 2024) – ci dice:

 

In qualità di “Imperatore” spodestato, Biden ha fatto la sua “ultima passeggiata” dai banchi dell’ONU; non era più l’Imperatore di un tempo, traboccante di spavalderia per il fatto che gli Stati Uniti sono nuovamente alla ribalta e “sono io a governare il mondo”.

Infatti, mentre il Medio Oriente esplode e la bolla ucraina si sgonfia, la Casa Bianca continua ad esortare tutte le parti alla moderazione per ridurre la violenza. Ma nessuno ascolta.

Mentre la sua era si avvia ad una conclusione ingloriosa, Biden può aver amato l’idea di tirare le leve dell’influenza coercitiva del soft-power, salvo poi scoprire che i fili che collegavano quelle leve agli “scambi” ferroviari del mondo reale non c’erano più.

L’influenza è volata via; la coercizione imperiale viene sempre più spesso accolta con disprezzo.

 La diplomazia ha fallito su tutta la linea.

Quindi, cosa segnala per il futuro l’ondata di disordini di oggi, la guerra in Medio Oriente e il crollo dell’Ucraina, visti dal lungo arco della storia (e seguendo l’analogia con il mondo antico di “Mike Vlahos” e “John Batchelor”)?

Un “Imperatore” in difficoltà è stato rovesciato.

Non c’è un vero principe ereditario, ma solo una “figlia adottiva”.

È una scelta deliberata. L’oligarchia del potere (il “Senato”, se seguiamo l’analogia antica) sembra indifferente al vuoto di potere.

 È intenzionata a governare, come riporta il Washington Post svelando il pensiero oligarchico, attraverso un consenso di istituzioni “a sostegno della democrazia” come fosse una sorta di “segretariato permanente” (una nozione che circola dalla “perdita” delle elezioni del 2016).

Ciononostante, esiste un problema di successione imperiale.

Ogni Impero ha bisogno di un Imperatore, oltre che di un’Aristocrazia/Senato, perché le fazioni più potenti della società devono avere un pilastro su cui far leva per risolvere le loro faide interne.

Ogni “Impero” ha bisogno anche di una sostanziale cultura comune per prendere decisioni forti di interesse generale.

 Nel passato europeo di culture comuni ce ne sono state due:

Il Cattolicesimo e l’Illuminismo.

Avevano finito per scontrarsi.

Ed entrambe sono state emarginate a vantaggio dell’arbitrio libertario, volto a liberare l’individuo da tutti i vincoli delle norme comunitarie.

La cultura postmoderna rende le persone “pazze perché la libertà individuale non accetta più la verità oggettiva“.

Il mondo virtuale uccide il senso del reale  per sostituirlo con la realtà immaginata.

L’arte di governare diventa quella di amministrare una finzione imposta; una finzione che le persone riconoscono chiaramente come non reale, eppure sono obbligate a fingere che la “narrazione” sia la realtà oggettiva.

Questa tensione porta all’insicurezza esistenziale e all’esplosione di segnalazioni di persone in precario stato mentale.

Al contrario, nella maggior parte dei luoghi, scrive “David Brooks”, “le persone si formano all’interno di comunità moralmente coese.

Traggono un senso di appartenenza e di solidarietà da valori morali condivisi.

 Le loro vite hanno un senso e uno scopo perché si vedono vivere in un ordine morale universale con standard permanenti di giusto e sbagliato, all’interno di strutture familiari che hanno superato la prova del tempo, con concezioni condivise, ad esempio, di maschio e femmina.“

 

“Fiona Hill”, già membro del Consiglio di Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti, fa una controproposta:

poiché gli interessi degli Stati Uniti, descritti soprattutto come “minacce”, sono a lungo termine, “anche le strutture per affrontare tali minacce devono essere a lungo termine“. (Illustra il punto citando “la minaccia a lungo termine della Russia”).

La Hill sta dicendo che “l’aristocrazia” governerà a lungo termine, attraverso la prescrizione di un ordine mondiale istituzionalizzato e “inter-agenzia”.

Questa è la soluzione dell’aristocrazia alla mancanza di successione imperiale: il Leviatano.

 “Il Leviatano – la cui promessa e il cui progetto sono proiettati in avanti – annulla tutti i poteri tranne uno, che sarà universale e assoluto”.

L’obiettivo implicito è quello di rendere le ricette politiche “a prova di Trump“. Questo obiettivo implicito, tuttavia, ne sottolinea il difetto.

 Non ci sarà partecipazione.

 Le persone non parteciperanno, né si sentiranno di partecipare, perché non lo faranno.

L’opinione degli strateghi dell’Ordine Mondiale è che la selezione dei candidati politici attraverso il voto è diventata un “difetto”, non è più una caratteristica.

 Gli elettori non conoscono, e tanto meno colgono, l’importanza delle strutture politiche profonde su cui si fonda l’egemonia statunitense. La partecipazione è un problema.

È a questo punto della storia che spesso entra nell’arena un “Grande Uomo” che sfida l’imperatore

. Il “Grande Uomo” è percepito come il portavoce del popolo, la cui partecipazione alla vita politica è stata interrotta e che è arrabbiato per questo.

 Il “Grande Uomo” racconta sempre bene questa storia di tradimento.

Il fenomeno del “Grande Uomo” si sta verificando oggi, principalmente perché la pratica tradizionale di scambiare un’entità al governo (partito) con l’altra, per produrre un leader sosia (il partito unico), si è rotta.

È stata architettata come un gioco di carte, con lo spettatore (l’elettore) che sceglie sempre la “carta giusta” – proprio quella che il mago aveva previsto sarebbe stata scelta.

Magia! E tutte le carte selezionate appartengono inevitabilmente alla stessa serie!

Questo trucco con le carte è diventato evidente negli ultimi mesi. Tutti ne hanno capito la meccanica.

Trump non è la “carta giusta”, secondo le élite di potere statunitensi; il Jolly avrebbe dovuto essere estratto dal mazzo.

Ciò che è insolito nell’odierno emergere del “Grande Uomo”, tuttavia, è che, a differenza del mondo classico, Trump non sembra avere un’aristocrazia che lo segue e asseconda le sue decisioni. Funzionerà?

Nei prossimi mesi, l’Impero dovrà affrontare molte crisi, oltre a quella di un Impero in dissolvenza e incapace di adattarsi.

“Simplicius” scrive che:

“l’ultimo pezzo del “WaPo “descrive uno stato di disordine nella classe politica occidentale quando si tratta di decidere la strada da seguire contro una Russia chiaramente spavalda e inflessibile.

Vedete, tutte le provocazioni, i giochi e i “trucchi” di pace avevano lo scopo di piegare la Russia all’influenza dell’Occidente, ma l’Impero sta scoprendo che, dopo aver trattato per decenni con vassalli superficiali, confrontarsi con una delle ultime nazioni veramente sovrane rimaste al mondo è una cosa decisamente diversa”.

Non si tratta solo della Russia.

Il proconsole di un lontano territorio imperiale in rovina si è recato a “Roma” per chiedere la costituzione di un nuovo esercito romano e la fornitura di “oro” romano per sostenerlo.

Ma i tempi sono duri in tutto l’Impero e il proconsole probabilmente fallirà la missione, poiché questo sarebbe il suo terzo esercito, dopo che gli altri due sono stati distrutti.

L’imminente implosione infliggerà un duro colpo al prestigio e all’autorità dell’Impero.

La sua classe guerriera potrebbe rivoltarsi con rabbia contro il Campidoglio, irritata dalla riluttanza dei suoi leader a stringere il pugno di ferro (è già successo in passato).

Un altro proconsole imperiale ribelle fa presagire una situazione ancor più grave e distinta.

 Questo console vuole la propria egemonia ebraica ed è inflessibile e assolutamente spietato nel perseguirla.

 L’Impero non può fare nulla, anche se fa finta di credere che sarà il Console a provocare la sua stessa caduta.

 

Ma, se questa impresa dovesse fallire, come potrebbe, causerebbe scompiglio in quei centri americani di potere esenti da punizione su cui la struttura più ampia ha poggiato per tutti questi decenni.

Se la guerra dovesse fallire la leadership istituzionale americana legata a questo particolare Console perderebbe la sua ragion d’essere.

Un intero gruppo dirigente verrebbe svuotato, privato di uno scopo.

La classe dirigente istituzionale nel suo complesso ne risulterebbe indebolita.

Qual è allora la via d’uscita, mentre la patria implode lentamente?

 Beh, l’articolo del “Washington Post” conclude invocando un “nuovo ordine di governance globale sovranazionale”;

 probabilmente una governance digitale-autoritaria in stile Davos, progettata per preservare una politica e un allineamento coerenti, prima che il collegamento russo-cinese-iraniano-BRICS li batta sul tempo.

Se gli Stati occidentali non vogliono rischiare per la libertà, allora corrono il rischio del Leviatano. Questo è possibile.

 Tuttavia, si tratterebbe di un regime profondamente instabile, estremamente oligarchico, concentrato, dittatoriale, come afferma il professor “Henri Hude”.

Più l’Occidente postmoderno perde il controllo del mondo con il suo modo di ragionare nichilista e più l’Asia rimane diversificata, meno possibilità ci sono che il Leviatano abbia successo.

“Ciò che gli strati dirigenti non hanno capito è che la deregolamentazione libertaria postmoderna non può essere definita solo dall’economia e dal sesso“.

 

“Lo straordinario potere tecnico su cui si basa il Leviatano è inseparabile dalla realtà economica.

 È quindi una realtà tecno-mercantile, un potere della tecnica e del denaro che esercita una forma di tirannia.

 In questo contesto, ciò che probabilmente impedirà il trionfo del Leviatano è il crollo della civiltà tecnica” – in quanto tale.

(Alastair Crooke)

(strategic-culture.su)

(strategic-culture.su/news/2024/09/30/will-the-suffocating-cage-of-leviathan-be-avoided/)

 

 

 

 

L'economia di guerra di Putin rischia

 di subire danni se i sauditi faranno

crollare i prezzi globali del petrolio.

Politica.ue – (30 ottobre 2024) - Gabriel Gavin , Eva Hartog e Geoffrey Smith – ci dicono:

 

Gli esperti sostengono che un'azione dell'Arabia Saudita volta ad accaparrarsi quote di mercato metterà a dura prova le finanze del Cremlino.

L'Arabia Saudita "capisce perfettamente che le aziende russe non rispettano la richiesta di ridurre la produzione, quindi stanno elaborando i propri piani", ha aggiunto “Mikhail Krutikhin.”

Mosca si ritroverà a corto di fondi per sostenere la sua economia di guerra se l'Arabia Saudita realizzerà i suoi piani di aumentare la produzione di greggio per proteggere la propria posizione di re del petrolio mondiale.

 

“Riyadh” è sempre più frustrata dal fallimento degli altri petrostati nel coordinarsi nel tagliare l'offerta per aumentare i prezzi del petrolio a circa $ 100 al barile, rispetto agli attuali $ 70.

I commercianti di petrolio affermano che l'Arabia Saudita è ora pronta a rispondere flettendo i muscoli e ribaltando la situazione sui produttori più piccoli, esportando più petrolio per accaparrarsi quote di mercato e profitti, anche se i prezzi scendono.

Questa strategia potrebbe far crollare i prezzi del petrolio e significare cattive notizie per il presidente russo Vladimir Putin.

Petrolio e gas sono stati la più grande fonte di entrate per lo stato russo negli ultimi dieci anni, rappresentando fino a metà del bilancio del paese.

“Mikhail Krutikhin”, analista energetico russo con sede in Norvegia, ha affermato che la possibile mossa dell'Arabia Saudita rappresenta "un rischio enorme" per il bilancio statale di Mosca, a causa della sua schiacciante dipendenza dalle entrate petrolifere.

Ed è solo uno dei diversi fattori imprevedibili all'orizzonte, tra cui le elezioni presidenziali negli Stati Uniti.

"Quindi ora dobbiamo sederci e aspettare, e fare scorta di popcorn", ha detto.

L'Arabia Saudita "capisce perfettamente che le aziende russe non soddisfano la richiesta di ridurre la produzione, quindi stanno elaborando i propri piani", ha aggiunto “Krutikhin”.

“Alexandra Prokopenko,£ economista e ricercatrice del “Carnegie Endowment for International Peace,” concorda sul fatto che la posta in gioco per il Cremlino è alta.

"Agli attuali tassi di cambio, un calo di 20 $ nei prezzi del petrolio porterebbe a un calo di 1,8 trilioni di rubli (20 miliardi di $) nei ricavi.

Ciò equivale a circa l'1 percento del PIL russo", ha affermato.

"Il governo si troverebbe di fronte alla scelta tra ridurre la spesa, cosa improbabile durante una guerra", ha aggiunto Prokopenko, "o accettare la pressione inflazionistica e tassi di interesse soffocanti".

 

La scorsa settimana il” Financial Times “ha riferito che l'Arabia Saudita potrebbe abbandonare il suo ambizioso proposito di limitare l'offerta di greggio per far salire i prezzi intorno ai 100 dollari al barile.

Gli esperti del mercato petrolifero hanno pochi dubbi sul fatto che l'Arabia Saudita abbia un'enorme capacità di produzione ed esportazione per cambiare strategia e puntare invece al dominio del mercato attraverso i volumi.

"L'economia globale è piuttosto lenta e la domanda di petrolio non è così alta come vorrebbero i sauditi", ha affermato” Ajay Parmar”, direttore dell'analisi dei mercati petroliferi presso la società di intelligence sulle materie prime ICIS.

 "Alcuni produttori, tra cui la Russia, stanno costantemente superando le loro quote, il che significa che i prezzi non sono neanche lontanamente vicini ai 100 $ al barile e i sauditi stanno perdendo la pazienza.

 Questo sarebbe un modo per i sauditi di lanciare un avvertimento al mercato che agiranno".

Gli esperti del mercato petrolifero hanno pochi dubbi sul fatto che l'Arabia Saudita abbia l'enorme capacità di produzione ed esportazione per cambiare strategia e puntare al dominio del mercato attraverso il volume

"Il messaggio è: 'Dovete darvi una mossa, altrimenti guadagnerete tutti meno perché punteremo alla quota di mercato anziché ai prezzi elevati', e se c'è un paese al mondo che ha la capacità di farlo, è l'Arabia Saudita", ha aggiunto “Parmar”.

 

La Russia, insieme a paesi come il Kazakistan e l'Iraq, è stata accusata di aver spedito più petrolio di quanto concordato con il cartello OPEC+, un insieme di stati produttori di petrolio che lavorano per controllare l'offerta e il prezzo globali. Mosca ha costantemente superato la sua quota volontaria, che attualmente è di 8,98 milioni di barili al giorno, nonostante abbia giurato più volte di riportare la produzione in linea con l'obiettivo.

Secondo il ministero delle Finanze di Mosca, anche i profitti della Russia derivanti dai combustibili fossili sono aumentati del 41 percento solo nella prima metà di quest'anno, nonostante le sanzioni occidentali imposte per la guerra in Ucraina.

Il presidente Vladimir Putin ha giurato di continuare a pompare combustibili fossili per sostenere l'economia in difficoltà del suo paese.

 "Tutti hanno difficoltà e noi abbiamo le nostre", ha ammesso durante un discorso al forum sull'energia la scorsa settimana, "ma la Russia continua a essere uno dei principali partecipanti al mercato energetico globale".

Oltre a ciò, l'agenzia di stampa statale russa “TASS” ha riferito giovedì che il Paese sta valutando una nuova strategia per mantenere la produzione di petrolio a 540 milioni di tonnellate all'anno fino al 2050, in aperta sfida agli sforzi per ridurre l'estrazione per contribuire a combattere il cambiamento climatico.

La Russia ha sviluppato una "flotta ombra" di vecchie navi per trasportare il suo greggio, violando il tetto massimo di 60 dollari al barile imposto dai paesi del G7; l'elusione delle restrizioni ha fruttato al Cremlino quasi 25 miliardi di dollari dall'inizio dell'invasione su vasta scala.

Una scappatoia consente agli intermediari di paesi come Turchia, Cina e India di raffinare il petrolio russo in benzina e gasolio prima di venderlo altrove, esenti da sanzioni.

 Secondo un rapporto visto per la prima volta da POLITICO, i paesi occidentali hanno speso 2 miliardi di dollari per questo carburante rinominato nella prima metà del 2024, garantendo allo stato russo entrate fiscali sufficienti per reclutare altri 6.200 soldati al mese per combattere in Ucraina.

Tuttavia, anche se l'Arabia Saudita facesse la sua mossa, è improbabile che un Cremlino a corto di liquidità faccia marcia indietro nella sua guerra contro l'Ucraina, nonostante abbia impostato il suo bilancio nazionale sull'aspettativa che il suo greggio venga venduto a circa 70 dollari al barile, più di quanto la maggior parte delle persone sia disposta a pagare.

"I segnali di squilibri nell'economia stanno aumentando", ha affermato “Heli Simola”, ricercatore presso la “Banca di Finlandia”, ma "la Russia potrà continuare a finanziare la guerra per un po' di tempo. La guerra non finirà perché la Russia sta esaurendo i soldi".

Commenti

Post popolari in questo blog

Quale futuro per il mondo?

La truffa in politica.

Co2 per produrre alimenti.