Uomini contro la vita.
Uomini
contro la vita.
L’Illusione
Sionista.
Conoscenzealconfine.it
– (1° Ottobre 2024) - Enrico Tomaselli – ci dice:
La
mattanza in corso in Libano, che segue quella nella Striscia di Gaza, è
palesemente destinata a seguire lo stesso corso:
decine di migliaia di civili uccisi e feriti,
distruzioni immani, ma senza poter raggiungere la vittoria.
Da
questo punto di vista, l’assassinio di “Hassan Nasrallah” è assolutamente
simbolico.
“Nasrallah”,
infatti, assunse la guida di “Hezbollah” dopo che Israele aveva assassinato il
suo predecessore, “Seyyed Abbas Moussawi”;
ed
anche allora, le bande sioniste alla guida dello stato terrorista avevano
proclamato la fine dei loro incubi.
Il risultato fu invece un trentennio di
eccezionale leadership politica e militare, che hanno portato alla vittoria
nella guerra del 2006, alla crescita poderosa del movimento (oggi partito di
maggioranza relativa nel parlamento libanese, e forza di governo), al
contributo alla nascita dell’”Asse della Resistenza”.
L’uccisione
di “Nasrallah”, quindi, non porterà alcun concreto beneficio allo stato
terrorista, ma sta invece contribuendo a far venire alla luce, ancor di più,
quali sono le linee di frattura del fronte mondiale.
“Nasrallah”,
un leader politico amato e rispettato in molti paesi del mondo, ha dal suo
punto di vista coronato la sua vita raggiungendo il martirio; nella sua fede, è
la fine degna di una vita vissuta combattendo.
Dall’altra parte, i” terroristi israeliani” ed
i loro complici (al 101%) amerikani, che oggi definiscono l’assassinio “un atto
di giustizia”.
Ed è
un bene, che mostrino sempre più spudoratamente il loro vero volto.
Che
contribuiscano a rendere sempre più chiaro chi sta da una parte e chi
dall’altra.
Comunque
vadano le cose, il Medio Oriente non sarà mai più lo stesso, e soprattutto non
sarà mai più un pezzo di mondo in cui gli Stati Uniti fanno il bello ed il
cattivo tempo.
Sarà,
molto probabilmente, il primo posto da cui i ragazzi americani cominceranno a
tornare a casa nei sacchi neri.
E non
diversa fine faranno, molto prima, tanti giovani con la “stella di davide”.
Nel
loro delirio messianico, misto ad una follia razzista e suprematista al cui
confronto quella nazista è quasi uno scherzo, hanno voluto aprire le porte
dell’inferno, illudendosi che possa inghiottire soltanto i loro nemici.
Ma la
ferocia non è mai dimostrazione di forza, anche se in un primo momento può
apparire tale;
al
contrario, e mai come in questo caso, è manifestazione di debolezza e
disperazione.
Quella
che si era rilanciata il 7 ottobre 2023 era una battaglia esistenziale per i
palestinesi, che si sarebbe potuta evitare se i sionisti non fossero quello che sono:
terroristi, ladri di terra, razzisti.
Ma ora non è più così, ora la battaglia è diventata
esistenziale per Israele stessa, e non ha nessuna possibilità di vincerla.
È un
piccolo pezzo di terra, abitato da pochi milioni di fanatici (molti dei quali
hanno già preferito fuggire all’estero), circondato da centinaia di milioni di
arabi e musulmani, che ben hanno a mente cos’è stato, per quasi ottant’anni,
Israele.
Come
sa qualsiasi mediocre giocatore di poker, quando continui a rilanciare senza
fine, prima o poi arrivi ad un punto in cui non puoi che mettere in gioco te
stesso.
Con
l’assassinio di Nasrallah, Israele si è spinto quasi al limite.
Oltre, c’è solo il ricorso alle armi nucleari.
Un
passo che, oltre ad assicurare la maledizione eterna da parte dell’intera
umanità, è l’anticamera di un gigantesco bagno di sangue che inghiottirà
l’intero popolo di Israele.
(Enrico
Tomaselli)
(ariannaeditrice.it/articoli/l-illusione-sionista)
“UOMINI
CONTRO LA VIOLENZA
DI GENERE: UN APPELLO ALL’AZIONE.”
Uitn.it
– Ufficio Stampa – Redazione – (9- 1°- 2024) – ci dice:
In
Italia, ogni tre giorni un uomo uccide una donna con cui ha un legame familiare
e/o affettivo.
Nella
grande maggioranza dei casi, l’uomo è o è stato partner della donna e la
uccide per impedire che quest’ultima eserciti la propria libertà (di
lasciarlo, di realizzarsi, di condurre una vita autonoma). Questo tipo di omicidio
è così diffuso e si ripete così uguale sé stesso che è stato definito con
un neologismo: femminicidio.
I
femminicidi sono la punta di un enorme iceberg: una donna su tre ha subito nel
corso della sua vita almeno un “aFo “di violenza fisica o sessuale, quasi una
su due violenza psicologica o economica (Istat, Indagine sulla sicurezza delle
donne, 2014), e gli attori della violenza sono sempre uomini, tantissimi
uomini. Il problema della violenza sulle donne è quindi prima di tutto un
problema degli uomini.
Purtroppo,
questo problema è figlio di una cultura patriarcale alimentata – nella nostra
società̀ – da ancora troppi uomini, fondata su un’arcaica nozione di
superiorità̀ e di possesso dell’uomo sulla donna che si riflette nella ancora
diffusa dominazione maschile nei ruoli di potere, all’interno delle famiglie e
nell’immaginario collettivo, dove le donne sono rappresentate troppo spesso
come oggetto del desiderio maschile.
Siamo
in molti uomini a rigettare questa cultura e a sostenere invece una concezione
paritaria della relazione donna-uomo, fondata sul rispetto e la valorizzazione
reciproca. Siamo però consapevoli che fino ad oggi a questa posizione abbiamo
fatto seguire raramente un’adeguata reazione e crediamo che questa diffusa
omertà maschile sia stata spesso garanzia di impunità per gli uomini
violenti.
È
quindi ora di agire, di urlare pubblicamente che la discriminazione e la
violenza di genere sono un fenomeno da sradicare perché́ mina le radici stesse
della nostra comunità. Ci assumiamo quindi la responsabilità di contrastarlo,
in alleanza con le donne, con tutti i mezzi a nostra disposizione. Proprio per
rendere la nostra posizione più visibile, chiara e riconoscibile, questo
appello è proposto da soli uomini.
Cosa
possiamo fare? Prima di tutto, chiediamo agli uomini di prendere consapevolezza
del problema in tutti i suoi aspetti, ascoltando le esperienze delle donne, la
loro prospettiva e le loro fortissime richieste di cambiamento. A partire da
questa consapevolezza, chiediamo di contrastare la discriminazione di genere e
di promuovere la parità di genere in tutti gli ambiti che frequentiamo
quotidianamente, nei luoghi di lavoro e di potere, nei nostri rapporti sociali
e all’interno delle nostre stesse famiglie.
Infine,
per affrontare il problema con un’azione concreta e immediata sul nostro
territorio, ci appelliamo alla Provincia di Trento con una richiesta specifica
riguardante l’educazione.
Al
fine di “prevenire e combattere la violenza contro le donne”, il Consiglio
d’Europa individua il ruolo centrale del sistema educativo, raccomandando di
inserire nei programmi scolastici argomenti quali la parità̀ tra donne e
uomini, il contrasto agli stereotipi di genere e la risoluzione pacifica dei
conflitti interpersonali (Convenzione di Istanbul del Consiglio Europeo, Art.
14, 2011). Nello stesso spirito, qualche anno fa, la Provincia di Trento si è
fatta promotrice di una sperimentazione esemplare e all’avanguardia, nata da
una collaborazione con l’IPRASE e con il Centro Studi Interdisciplinari di
Genere dell’Università di Trento: i “percorsi di educazione alla relazione di
genere”, finalizzata a smontare gli stereotipi di genere per costruire in
maniera autentica e positiva la relazione con l’altro genere. Questo progetto,
diventato rapidamente un modello a livello nazionale, è stato sospeso
indefinitamente nel 2018 dalla Giunta Provinciale eletta poche settimane prima.
Il
nostro appello è quindi il seguente: come azione concreta per contrastare la
violenza sulle donne, chiediamo alla Provincia di Trento che vengano riattivati
al più presto i percorsi di educazione alla relazione di genere e promossi
capillarmente in tutte le scuole sul territorio provinciale, nella prospettiva
di renderli strutturali.
DIRITTO
PENALE.
La
violenza contro gli uomini: un fenomeno
avvolto
dal silenzio, poco conosciuto e denunciato.
Dinellalex.com
- Avv. Stefania Crespi – (2 settembre 2024) – ci dice:
E’
stata celebrata poche settimane fa la giornata mondiale per l’eliminazione
della violenza contro le donne: si leggono molto spesso notizie di donne
violentate, perseguitate e uccise, mentre regna il silenzio su quella
perpetrata a danno degli uomini.
Persino
gli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite
sembrano aver ‘dimenticato’ tale fenomeno: la sotto misura 5.2 prevede di
“eliminare tutte le forme di violenza contro le donne e le ragazze nelle sfere
pubbliche e private, incluso il traffico e sessuale e altri tipi di
sfruttamento”, senza alcun riferimento agli uomini.
Eppure
da una ricerca ISTAT del 2018 è emerso che nel nostro Paese nel periodo
2015-2016 3 milioni 754mila uomini (corrispondenti al 18,8% del totale) hanno
subìto abusi sessuali nel corso della loro vita: numero inferiore a quello
relativo alle donne, ma pur sempre alto.
Va,
altresì, sottolineato come gli uomini vittime di molestie sessuali prima dei 18
anni siano stati 435.000, pari al 2.2 %.
L’Istat
ha rilevato come gli autori di tali molestie risultino in larga prevalenza
uomini:
“Lo
sono per il 97% delle vittime donne e per l’85,4% delle vittime uomini”.
Tali
numeri potrebbero non essere reali, poiché gli uomini – a causa dello
stereotipo di virilità o per il timore di non essere creduti – decidono di non
denunciare la violenza subita.
Omettono
persino di parlarne, convinti di dover essere sempre forti: tutto ciò per
paura, vergogna, pregiudizi, tabù, luoghi comuni, unitamente alla tendenza
sociale dell’uomo medio di non esternare i propri problemi.
Va,
tuttavia, ricordato che qualche anno fa a Catania è nata “AVU” (Associazione
violenza sugli uomini) fondata da due avvocati e che nel 2013 è stata
costituita “Ankyra”, un’associazione che si occupa di fornire supporto a
mariti, fidanzati, ex compagni, padri, che subiscono vessazioni.
Proprio
“Ankyra” ha attribuito importanza ad una ricerca compiuta da “Strauss” nel
2008, in base alla quale le donne tendono a prediligere un’aggressività di tipo
indiretto o relazionale verso gli uomini, rivolta a stabilire un controllo su
di loro, ad esempio con l’isolamento sociale; invece gli uomini utilizzano –
anche nei confronti di altri uomini – una violenza più fisica.
Diverse
sono le forme di violenza che vengono realizzate contro gli uomini secondo
l’Istituto di Statistica: molestie verbali, stalking, aggressività fisica.
Secondo
uno studio dell’Università di Siena del 2012 oltre la metà degli uomini
intervistati – vittime di violenza – subirono spinte, graffi, morsi, capelli
strappati, lancio di oggetti, folgorazione con la corrente elettrica, dita
schiacciate con la porta, oltre alla violenza sessuale, un reato comune, che
può essere commesso da chiunque contro chiunque: la legge non specifica il
sesso né del reo, né della vittima.
Recentemente
la Cassazione ha ritenuto integrato tale delitto attraverso la condotta di una
donna, consistita nell’avvicinarsi ad un uomo, cingendogli i fianchi, per
tirarlo verso di sé, posizionando il proprio ginocchio tra le gambe di lui,
nonché toccandogli due volte i genitali (Cass. n. 29577/21).
La
Suprema Corte ha rimarcato la evidente valenza sessuale dell’atto e
l’irrilevanza della conflittualità tra le parti, in considerazione del fatto
che il contatto fisico non era stato cercato o provocato dalla persona offesa e
che la condotta dell’imputata non era stata determinata dalla necessità di
reagire e difendersi di fronte ad un comportamento costrittivo.
Tale
decisione risulta in linea con i principi di diritto da tempo affermati dalla
Cassazione sul delitto di violenza sessuale. Infatti tra gli atti idonei ad
integrarlo vanno ricompresi anche quelli insidiosi e rapidi che riguardino zone
erogene su persona non consenziente (come palpamenti o sfregamenti):
la
nozione di violenza non è limitata all’esplicazione di energia fisica verso la
persona offesa, ma comprende qualsiasi atto o fatto cui consegua la limitazione
della libertà del soggetto passivo, così costretto a subire atti sessuali
contro la propria volontà.
Inoltre,
secondo la costante giurisprudenza di legittimità, il reato in esame non
necessita ai fini della sua configurabilità, l’esistenza di uno specifico
requisito soggettivo, consistente nel soddisfacimento sessuale dell’agente,
essendo sufficiente, sul piano soggettivo, che l’imputato sia consapevole che
con la propria condotta abbia posto in essere un atto avente natura sessuale.
Alla
stregua di tali premesse ermeneutiche, il gesto compiuto dall’imputata è stato
correttamente inquadrato nella fattispecie di cui all’art. 609 bis c.p., avendo
consapevolmente posto in essere un repentino e ripetuto toccamento degli organi
genitali, rimanendo irrilevante la finalità denigratoria o di scherno
perseguita dalla donna.
Un’altra
rilevante forma di violenza contro gli uomini è quella domestica: sono sempre
più numerosi i casi accertati di uomini, membri di coppie, che denunciano abusi
realizzati con differenti modalità.
Le
esperienze di violenza nella sfera domestica sono state a lungo non considerate
dalla ricerca, sempre a causa degli stereotipi di genere sulle vittime. E
questo anche se l’”OMS” definisce la violenza domestica come il “comportamento
abusante di uno o entrambi i compagni in una relazione intima”, senza alcun
riferimento al genere.
L’aumento
delle violenze domestiche – anche contro gli uomini – è stato uno degli effetti
collaterali dei lockdown durante la pandemia, non solo in Italia: in Germania
nel 2020 sono state quasi 2.000 le richieste di aiuto.
Proprio
in Germania uno studio effettuato nel 2020 ha rilevato come circa un uomo su 10
abbia subito violenza fisica, mentre uno su 4 violenza psichica da parte del o
della partner.
La
violenza sugli uomini è, pertanto, molto più diffusa di quanto si possa
pensare: occorrerebbe attribuirle la giusta attenzione, al fine di trattarla
come qualunque altro abuso.
(Avv.
Stefania Crespi).
L’aspettativa
di vita (in salute) nell’Ue:
la
sfida della qualità della longevità.
Demografica.adnkronos.com
– Redazione – (30-9 – 2024) – ci dice:
Popolazione.
Quanto
a lungo e in salute vivono i cittadini dell’Unione europea?
Secondo
gli ultimi dati Eurostat, nel 2022, i cittadini dell’Ue hanno vissuto una media
di circa 62,6 anni in buona salute.
Tuttavia,
dai dati emerge una domanda:
gli anni aggiuntivi che guadagniamo col tempo
grazie alla maggiore longevità, a sistemi medici sempre più avanzati e ad un
miglioramento delle condizioni generali di vita sono vissuti in salute o con
limitazioni?
Scopriamolo insieme.
Aspettativa
di vita e anni di buona salute.
In
media, dal report Eurostat emerge che le donne nell’Ue godono di un’aspettativa
di vita di 83,3 anni, mentre per gli uomini si ferma a 77,9 anni:
un divario di 5,4 anni.
Tuttavia, la differenza si riduce
drasticamente quando si considerano gli anni vissuti in buona salute:
le
donne trascorrono circa 62,8 anni senza disabilità o limitazioni al regolare
svolgimento delle attività quotidiane, rispetto ai 62,4 anni degli uomini, con
un divario di appena 0,4 anni.
“Questo
significa che gli uomini tendono a trascorrere una percentuale maggiore della
loro vita totale (80,1%) in buona salute rispetto alle donne (75,4%), che
spesso vivono più a lungo ma con un maggior numero di anni caratterizzati da
limitazioni fisiche o mentali”, si legge nel “report”.
Differenze
tra i paesi dell’Ue.
Ma
dove si vive di più e meglio?
Esistono notevoli variazioni nella qualità
della vita in salute tra i diversi Stati membri.
Nel
2022, Malta ha registrato il maggior numero di anni di vita in buona salute
alla nascita sia per le donne (70,3 anni) sia per gli uomini (70,1 anni),
seguita da Svezia e Italia per gli uomini e da Bulgaria e Slovenia per le
donne.
All’estremo
opposto, Danimarca e Lettonia hanno registrato i numeri più bassi,
rispettivamente 54,6 anni e 55,4 anni per le donne, e 53,0 anni e 56,6 anni per
gli uomini.
Le
differenze sono evidenti anche nella proporzione di vita vissuta senza
limitazioni:
in Bulgaria, una donna può aspettarsi di
trascorrere l’88,5% della sua vita in buona salute, contro il 65,7% di una
donna in Danimarca.
Per gli uomini, la differenza è altrettanto
marcata:
in
Bulgaria un uomo può aspettarsi di vivere il 91,4% della sua vita senza
limitazioni, contro il 71,8% in Danimarca.
In
Italia, nel 2022, le donne, invece, possono aspettarsi di vivere 66,8 anni in
buona salute, mentre gli uomini 63,4 anni.
Questi
dati posizionano l’Italia tra i Paesi con risultati sanitari favorevoli
nell’Ue, nonostante un divario di genere di 3,4 anni a favore delle donne.
Questo riflette l’efficacia delle politiche
sanitarie italiane e contribuisce al benessere generale della popolazione,
evidenziando un contesto di vita relativamente lungo e sano.
Il dato, però, va contestualizzato in un
sistema sanitario che, con l’aumento della denatalità, l’aumento della
richiesta di supporto alla longevità, un numero sempre più inferiore di
dipendenti col passare degli anni e con una carenza di fondi sostanziosi e
dedicati, rischia il collasso.
Anni
di vita sana a 65 anni.
Guardando
agli anni di vita sana a partire dai 65 anni, la tendenza si conferma.
Le
donne superano gli uomini in 19 Paesi dell’Unione, ma in alcune nazioni sono
gli uomini a godere di più anni di vita in buona salute.
Ad
esempio, in Portogallo, gli uomini di 65 anni possono aspettarsi di vivere 1,3
anni in più senza disabilità rispetto alle donne, mentre in paesi come
Bulgaria, Slovenia e Francia, le donne godono di 1,5-1,7 anni in più rispetto
agli uomini.
Salute
e longevità: la sfida demografica.
Sebbene
l’aspettativa di vita sia aumentata significativamente grazie ai miglioramenti
nella sanità, nello stile di vita e nell’istruzione, il vero interrogativo oggi
riguarda la qualità della vita nelle fasi avanzate.
L’aspettativa
di vita non riflette infatti appieno le condizioni di salute.
Gli
indicatori di anni di vita in buona salute aiutano a comprendere meglio quanto
tempo le persone vivono libere da limitazioni di malattie croniche o
disabilità, che tendono a colpire soprattutto in età avanzata.
Il
popolo della vita. «Un uomo
di
pace, giustizia, misericordia».
Avvanire.it
– (1° ottobre 2024) – Redazione – ci dice:
Nuove
testimonianze sulla persona, la vita, l'anima di Carlo Casini.
Arrivano dalla rete degli Amici, che viene
seguita da Anna ed Alberto Friso.
Una
rete di preghiera, con il Rosario del 23, e un fiume di riconoscenza.
Tutte
le ormai numerose puntate precedenti di queste voci sono su questa sezione Mpv
del canale Vita nel sito Avvenire.it
«Pensando
a Carlo Casini, non posso non andare a tanti anni fa quando l’amicizia e la
collaborazione con Carlo erano strettissime e quotidiane.
Tornano
in mente le sue parole, il suo sorriso, i suoi occhi buoni, i suoi moniti, il
suo coraggio, la sua profezia, la sua santità.
E noi siamo qui non solo per pregare con lui e
per lui, ma anche per pregare perché questa sua santità sia presto riconosciuta
dalle alte gerarchie ecclesiastiche.
Carlo per tutti è stato una guida sicura, un
faro nella fatica quotidiana, un condottiero mite e generoso, sempre pronto
alla battaglia, ma con un ramoscello di ulivo in mano.
Era un uomo di pace, di giustizia, di
misericordia, con la Bibbia nel cuore ed in mano i Codici e le Leggi.
Cercava e predicava la Verità che era solo
quella dell’amore per ogni persona appena concepita alla vita o sull’orlo di
lasciarla per approdare ai lidi dell’Eternità. La sua vocazione alla difesa
della vita umana nella sfera pubblica lo ha portato a porre l’accento sulle
frontiere estreme dell’esistenza, ma Carlo amava tutti, era per tutti, con
radicalità evangelica, consapevole che ogni uomo è parola d’amore di Dio.
Ogni
tanto nascono delle persone destinate a lasciare il segno, un segno luminoso,
non solo nei confronti dei propri cari ma anche nei confronti di una
moltitudine di persone magari lontane o di persone sconosciute o di persone che
ognuno di noi incrocia durante la sua vita e che poi si perdono.
Ebbene, Carlo era una di queste persone, e
forse nemmeno lui aveva consapevolezza della importanza della immensa semina
che aveva compiuto in tanti anni.
Una
semina che ha dato copiosi frutti e che certo non si arresta e non si arresterà
con il suo ritorno alla Casa del Padre.
E questi Rosari mensili ne sono la prova: a
distanza di quasi 5 anni dal suo ritorno alla Casa del Padre, siamo ancora
tutti qui, ogni mese, a pregare come fosse la prima volta.
È una
sorta di miracolo, è la testimonianza che la sua vita è stata davvero
straordinaria e santa».
(Luisa S.)
«Il
ricordo di Carlo Casini è indelebile, che ci aiuti dal Cielo!».
(Ada B.)
«Il
lavoro di Carlo Casini è stato benedetto e ispirato, mi fa piacere ricordarlo
aderendo alle varie iniziative».
(Alessandra T.)
«Carlo
Casini lo faranno presto Santo... io me lo sento!».
(Suor Maria Grazia A.)
«Abbiamo
sempre avuto per Carlo una grande ammirazione per la sua coerenza e la sua
salda fede anche nei momenti difficili della sua vita pubblica, ma, più ancora,
quando, nella parte finale della sua vita, prove terribili hanno preceduto
l'abbraccio conclusivo con Dio. Certo, noi lo attendiamo presto beato e poi,
perché no, santo».
(Manuela
e Mario C.)
«Ricordo
Carlo Casini con moltissimo affetto, ho ricordi fin da quando ero ragazzina, è
il primo che ho conosciuto della grande famiglia Casini».
(Sara C.)
«Seguo
tutte le iniziative che riguardano Carlo Casini. Personalmente sono molto
contente di ricordarlo».
(Francesca C.)
«Carlo
è sempre nel mio cuore. Auguro che davvero possa essere riconosciuto santo».
(Laura C.)
«Il
nostro ricordo, il nostro affetto e la nostra ammirazione per Carlo Casini sono
sempre vivissimi per tutto quello che è stato e ha fatto È stato davvero docile
all’azione dello Spirito Santo».
(Simone
e Laura)
«L’umanità
di Carlo Casini è una cosa che mi ha sempre colpito: la sua semplicità, la sua
umiltà, erano evidenti ogni volta che interagiva con qualcuno.
Indipendentemente dallo status o dalla categoria professionale del suo
interlocutore, Carlo ti faceva sempre sentire importante quando parlava, e la
sua risata semplice, chiara e pulita era sorprendente per un uomo del suo
valore e della sua esperienza. Non ho mai visto Carlo mancare di rispetto verso
qualcuno; non l'ho mai visto scegliere di sedersi in un posto preferenziale o
con persone considerate più importanti di altre. Alle cene, ai pranzi o alle
riunioni, egli interagiva con una semplicità che dimostrava la grandezza
personale di quest'uomo. Io, che ero giovane quando l’ho conosciuto, ammiravo
il lavoro di questo grande politico e giurista e non ho mai smesso di
ammirarlo. Spero di essere sempre in grado di imitare questa qualità di Carlo.
La vita di Carlo Casini merita di essere conosciuta e studiata a fondo, perché
è stato veramente un uomo di Dio e la sua testimonianza traccia un percorso per
quelli di noi che verranno dopo di lui, incoraggiandoci a seguire le sue orme e
a dare la vita per il Regno di Cristo. Voglio imitare la sua eroica dedizione
fino alla fine. In lui vedo il Servo della Vita come il Venerabile Jerome
Lejeune, fedele alla chiamata di Cristo e costante nella sua dedizione. Che Dio
conceda alla Chiesa di considerare positivamente la possibilità di aprire
presto il suo processo di beatificazione, perché abbiamo bisogno di testimonianze
di uomini forti, coraggiosi e umili e umili come lui, che possano essere
modelli moderni per chi, come noi, vuole difendere la vita e la dignità delle
persone più vulnerabili, i piccoli del Signore».
(Pablo
S.-traduzione
dallo spagnolo).
Violenza
di genere nell'informazione
giornalistica:
due incontri in Università.
Parma-Today.it
– (30 -09 – 2024) – Redazione - ci dice:
Giovedì
3 e venerdì 4 ottobre.
La
violenza di genere nell’informazione. Linguaggi, immagini e forme di
comunicazione è il titolo del convegno che si terrà giovedì 3 e venerdì 4
ottobre all’Università di Parma nell’Aula K4 di via Kennedy.
A seguire, il pomeriggio del 4 ottobre, spazio
all’incontro Comunicare sulla violenza di genere:
cosa
manca? Cosa non funziona?
in
programma al CAPAS, Centro per le Attività e le Professioni delle Arti e dello
Spettacolo dell’Ateneo, in vicolo Grossardi.
La “due-giorni” si chiuderà con la proiezione
del film “Nel cerchio degli uomini” di Paola Sangiovanni, al Cinema D’Azeglio.
Giornaliste,
giornalisti, professioniste e professionisti della comunicazione si
incontreranno per riflettere assieme su come la violenza maschile contro le
donne viene rappresentata nel giornalismo e nelle campagne di
sensibilizzazione:
quali
problemi e stereotipi persistono, e quali linguaggi e pratiche innovative
stanno emergendo nel mondo della comunicazione professionale in Italia.
L’evento è organizzato dal corso di laurea
magistrale in Giornalismo, cultura editoriale, comunicazione ambientale e
multimediale del Dipartimento di Studi umanistici, sociali e delle imprese
culturali dell’Università di Parma (DUSIC), in collaborazione con il CUG
(Comitato Unico di Garanzia per le pari opportunità, la valorizzazione del
benessere di chi lavora e contro le discriminazioni), il CAPAS, il CIRS (Centro
Interdipartimentale di Ricerca Sociale “Diritti, società e civiltà”), le
associazioni Maschile Plurale e Maschi che si Immischiano.
L’incontro
“La violenza di genere nell’informazione”.
Linguaggi,
immagini e forme di comunicazione si aprirà giovedì 3 ottobre alle 14.45 con i
saluti introduttivi di Luana Salvarani, Vice Direttrice del DUSIC, di Marco
Deriu, Presidente del corso di laurea magistrale in Giornalismo, cultura
editoriale, comunicazione ambientale e multimediale e di Daniela Cherubini,
docente di Questioni e strumenti della comunicazione di genere.
La
prima sessione, dedicata al tema” La narrazione della violenza”: frames, metafore e
chiavi di lettura, ospiterà gli interventi di Alessandra Pigliaru (Il
manifesto) di Simona Rossitto (Il Sole 24 Ore), e di Alberto Leiss (DeA-Donne e
Altri, e Maschile Plurale).
La
seconda parte inizierà alle 17 e sposterà la discussione sul tema “Senti chi parla”:
voci e soggetti nella comunicazione della violenza con gli interventi di
Gabriele Balestrazzi, docente a contratto di Giornalismo laboratoriale, di
Chiara Daina (Corriere della Sera) di Chiara Sgreccia (freelance), di Paola
Centomo (iO Donna) e di Silvia Pochettino (Progetto Respiro).
La
discussione proseguirà la mattina del 4 ottobre alle 9 con una sessione su
Parole e immagini sulla violenza e gli interventi di Chiara Cacciani (Gazzetta
di Parma), della blogger Nadia Somma (Il Fatto Quotidiano), di Stefania Prandi
(freelance), e di Pat Carra, fumettista.
Nella
sessione conclusiva delle 11 il confronto sarà dedicato a Nuovi spazi e nuovi
approcci:
buone pratiche di comunicazione con gli
interventi di Daniela Cherubini, Serena Bersani, Presidente di GiULiA
(Giornaliste Unite Libere Autonome), Chiara Di Cristofaro (Il Sole 24 Ore),
Mara Pedrabissi (Gazzetta di Parma e Presidente della Commissione Pari
Opportunità della Fnsi-Federazione Nazionale Stampa Italiana), Elisabetta
Cosci, Coordinatrice Pari Opportunità - Consiglio nazionale dell’Ordine dei
Giornalisti, per concludersi con le parole di Antonella Vezzani, Consigliera di
Parità della Provincia di Parma e di Emilia Solinas, Presidente del CUG
dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma.
Nel
pomeriggio, alle 14.45, al CAPAS, il secondo incontro.
Comunicare
sulla violenza di genere: cosa manca? Cosa non funziona?
sposterà la discussione nell’ambito della
comunicazione e delle campagne sociali di sensibilizzazione e prevenzione.
Dopo l’introduzione della Direttrice del CAPAS
Sara Martin, e di Ermanno Porro, Presidente di Maschile Plurale, Alessio
Miceli, Filippo Rea, Domenico Matarozzo, Stefano Ciccone, Massimiliano
Sfregola, Alberto Leiss e Marco Deriu parleranno dei risultati del progetto “Contrastare la violenza di genere
trasformando la cultura che la produce” promosso dall’”Associazione Maschile
Plural”e con il contributo dei fondi dell’8xmille dell’Istituto Buddista
italiano Soka Gakkai che ha dato vita a una campagna pubblicitaria
“Dì la
tua contro la violenza maschile sulle donne” e a sei “Quaderni della
trasformazione” dedicati a diverse attività di contrasto alla violenza.
Alle
16 la tavola rotonda “Luci e ombre della comunicazione sociale sulla violenza
maschile”:
interverranno Marco Deriu, docente di
Comunicazione e pubblicità sociale, Elisa Coco (Agenzia Comunicattive), Claudio
Nader (Osservatorio Maschile) Stefano Zanzucchi e Alvaro Gafaro (Maschi che si
immischiano), Francesca Dragotto (Università di Roma Tor Vergata), Roberta Lisi
(Collettiva-CGIL), e Stefano Ciccone (Maschile Plurale).
La
“due-giorni” di riflessione si concluderà alle 18.30 al Cinema d’Azeglio con la
proiezione del film “Nel cerchio degli uomini” di Paola Sangiovanni che
racconta le esperienze di un’associazione impegnata nell’autocoscienza maschile
e nel contrasto alla violenza di genere. La proiezione, a ingresso libero, sarà
introdotta dalla regista e da Sara Martin.
La
partecipazione agli eventi è aperta a tutte le persone interessate.
(Daniela
Cherubini, Marco Deriu).
Meloni
e quell’invito esclusivo a
Blackrock
nella stanza dei bottoni.
Msn.com
– La Repubblica – Walter Galbiati – (02 – 10 – 2024) – ci dice:
Benvenuti
su “Outlook”, la newsletter di Repubblica che analizza l'economia, la finanza,
i mercati internazionali.
Quello
che so sui mercati finanziari e l’economia l’ho imparato lavorando per una
delle principali “Sim” di Piazza Affari, le società che comprano e vendono i
titoli in Borsa per i grandi investitori.
L’ho portato con me quando sono diventato
giornalista di Repubblica dove, tra le altre cose, mi sono occupato di
inchieste e grandi scandali come quello di Parmalat, contribuendo a smascherare
i suoi bilanci falsi.
Ogni
settimana parleremo di società quotate e no, di personaggi, istituzioni, di
scandali e inchieste legate a questo mondo.
(Walter
Galbiati, vicedirettore di Repubblica)
Attirare
i capitali in Italia, non significa invitare Blackrock a Palazzo Chigi.
La visita che questa settimana il numero uno
del più importante gestore di risparmi mondiale, “Larry Fink”, ha fatto alla
premier” Giorgia Meloni “ha più il sapore di un invito esclusivo, simile a
quello che i negozi fanno prima della stagione dei saldi, che di altro.
I
clienti più affezionati, che sono poi anche i più ricchi perché possono
spendere di più, vengono accolti a porte chiuse nelle boutique per comprare
prima degli altri tutto quello che vogliono a un prezzo scontato.
Il più
grande fondo al mondo.
Ora
che “Larry Fink” sia il più ricco non c’è dubbio.
“Blackrock”
gestisce fondi per 10mila miliardi di dollari davanti a “Vanguard” che si ferma
a 8,4mila miliardi, comunque il doppio di chi si siede sul terzo gradino del
podio che sono “Fidelity Investments” e “State Street Global”, entrambi con
poco più di 4mila miliardi.
Un
trattamento di favore.
E non
c’è dubbio nemmeno che quello di Meloni sia stato un invito esclusivo e di
favore.
Lo
conferma lo stesso comunicato del governo che sottolinea come a valle
dell’incontro sia stato creato “un ristretto gruppo di lavoro, coordinato da
Palazzo Chigi, dedicato all’attuazione dei progetti da sviluppare in
collaborazione”.
Così
non fan tutti.
In genere quando si vuole procedere a una
vendita, allo sviluppo di un progetto o alla partecipazione a un
co-investimento un soggetto pubblico indice una gara, in modo che tutti possano
partecipare ad armi pari, non formula mai un invito personale.
In
questo caso no, si è fatta un’eccezione perché è stata creata una cabina di
regia ad hoc solo per Blackrock in cui prenderanno posto, tra gli altri, il
titolare del Tesoro, “Giancarlo Giorgetti”, e il capo di gabinetto, “Gaetano
Caputi”, che per i suoi trascorsi in Consob, dovrebbe invece aver ben chiaro i
meccanismi del mercato.
“Piatto
ricco mi ci ficco”.
Tra
l’altro il piatto su cui Blackrock potrebbe mettere le mani è di quelli
succulenti. L’Italia è affogata di debiti e ha un disperato bisogno di soldi.
Per
recuperare risorse ha in programma una serie di privatizzazioni con l’obiettivo
di raccogliere 20 miliardi entro la legislatura, mettendo sul mercato azioni di
aziende già quotate e in mano al Tesoro come” Poste” o “Mps”, o vendendo altri
pezzi di Stato, come per esempio qualche partecipazione nelle Ferrovie.
Non
serve un colloquio riservato a Palazzo Chigi per dare un vantaggio a “Blackrock”
nel caso di collocamenti di titoli sul mercato, perché è già uno dei lavori in
cui il fondo americano non ha rivali.
I
dossier privati.
Cambia la prospettiva, invece, se dovessero
essere aperte in maniera esclusiva le porte su dossier particolari, come per
esempio le cessioni fuori mercato di quote di attività strategiche – leggi “Ferrovie
“- o la partecipazione a progetti altrettanto importanti come la “realizzazione
di data center” per sostenere lo sviluppo dell’”Intelligenza artificiale in
Italia”.
I temi
sul tavolo. E proprio di questi due settori, oltre al “Piano Mattei”, hanno
parlato Meloni e Fink, ovvero:
1) “dello sviluppo di ‘data center’ e delle correlate infrastrutture
energetiche di supporto” e
2) “delle opportunità di investimento nel campo delle
infrastrutture nazionali di trasporto e in altri settori di natura strategica”.
1) Intelligenza artificiale e consumi
energetici.
A metà
settembre BlackRock
e Microsoft hanno lanciato un fondo da 30 miliardi di dollari, il “Global AI Infrastructure Investment
Partnership”,
per finanziare
un progetto sull’intelligenza artificiale che prevede proprio la costruzione di
data center e infrastrutture energetiche a sostegno di questa tecnologia.
In
Italia, il partner ideale è stato individuato in “Enel”, controllata dal
Tesoro, perché ha in progetto di dismettere i siti delle vecchie centrali a
carbone, al
posto delle quali potrebbero essere creati data center col vantaggio di essere
siti già sfruttati industrialmente, quindi senza problemi autorizzativi, e ben inseriti
nella rete energetica nazionale.
Per di
più Enel è presente non solo in Italia, ma anche in Spagna e in Sud America e
si può porre come un interlocutore globale per Blackrock.
I
clienti dei nuovi data center sarebbero, oltre a Microsoft socio di Blackrock,
Amazon, Apple e OpenAI.
L’idea
sembra buona e nulla impedisce ad altre società energetiche di offrire i propri
siti in dismissione a Blackrock, ma è chiaro che la linea di partenza non è
stata uguale per tutti.
2)
Infrastrutture nazionali.
Anche nelle altre infrastrutture definite
strategiche dal comunicato del governo che vanno dall’energia ai trasporti,
dalle infrastrutture digitali alla gestione delle acque e dei rifiuti Blackrock
ha di recente realizzato un grande investimento.
A
gennaio di quest’anno ha rilevato per 12,5 miliardi il 100% di “Global
Infrastructure Partners” (Gip), un gestore indipendente di fondi
infrastrutturali con masse gestite per circa 100 miliardi di dollari, che
controlla e gestisce società come gli aeroporti di “Sydney” e di “Gatwick “o
come il “porto di Melbourne”, ma anche gasdotti e torrette “wifi.
Si tratta del terzo investitore
infrastrutturale al mondo, dopo “Macquarie” e “Brookfield”.
In
Italia, ha rilevato nel 2018 l’intero capitale di “Italo”, la prima società di
treni privata che ha provato a far concorrenza a “Trenitalia”, per poi cederne
la maggioranza al gruppo “Msc” (49,2%) e conservare una quota del 36,5%.
Non è
quindi da escludere che “Blackrock” possa essere interessato, visti i
precedenti, agli asset delle Ferrovie o di qualche altra infrastruttura
strategica italiana, annusando il grande affare, perché si tratta di reti
uniche che operano quasi sempre in una condizione di monopolio e capaci di
garantire importanti flussi finanziari.
Il
ritorno economico.
I
fondi mettono a disposizione ingenti risorse finanziarie per privatizzare o
sviluppare le infrastrutture, ma non sono mai a costo zero, perché vogliono
essere remunerati o attraverso:
1) la
vendita della propria partecipazione, cedendola ad altri o quotandola dopo un
periodo di tempo medio-lungo, oppure attraverso
2)
l’incasso di dividendi.
Il
caso Autostrade.
Il
pericolo è che si possano verificare delle divergenze di interessi come è
accaduto per esempio in Autostrade, dove la presenza nella” Holding Reti
Autostradali” di due fondi, “Blackstone Infrastructure “e “Macquarie Asset
Management” entrambi con il 24,5% accanto a “Cdp” che possiede il 51%, ha
creato un dibattito fra gli azionisti sull’opportunità di favorire più i
dividendi rispetto agli investimenti, che comunque nel tempo, se non sono
cresciuti, sono quantomeno rimasti costanti.
Fink,
mister 5%.
Quanto
alla capacità di “Blackrock” di comprare titoli sul mercato non ci sono dubbi.
L’ultima
mossa riguarda “Leonardo”, la società controllata dal “Mef”, che da quando è
iniziata la guerra in Ucraina ha conosciuto un notevole boom di Borsa, perché
attiva nel settore della difesa.
Il
fondo Usa ha ottenuto l’autorizzazione a salire oltre il 3% dal governo per
raggiungere forse quel 5% di capitale che per “Blackrock” sembra un’abitudine.
Spulciando
gli archivi della Consob, emerge infatti che “Blackrock” ha il 5% di “Banca
Intesa” e “Banco Bpm”, ma anche di “Enel”, “Prysmian” e “Moncler”.
L’eccezione
è “Unicredit “dove i fondi di “Fink” sono arrivati al 7%, aggiudicandosi la
palma di azionista più importante, una posizione speculare a quella che il “colosso
Usa” ha in “Commerzbank”.
E ovviamente “Fink”che ha una passione per le
partecipazioni nelle grandi banche (possiede il 6,7% di Jp Morgan) è favorevole
alla fusione tra i due istituti.
(N.D.R.
- E’ divertente far notare che tutte le più importanti banche centrali o banche
commerciali del mondo occidentale hanno “ il diritto“ di creare “la moneta dal
nulla”. E la cosa più incredibile è che queta moneta “creata dal nulla” ha una sua
particolare caratterista: deve essere registrata nei libri contabili bancari
come “Passivo di bilancio.”
E
quale” passivo di bilancio” contribuisce sempre a far diminuire l’attivo bancario in quanto le sue caratteristiche lo rendono di fatto sempre un “attivo non tassabile” . N.d.R.)
Milano
criminale, come
sempre
ma oggi peggio.
Comedonchisciotte.org
– Redazione CDC – Max del Papa-il giornalediItalia.it – (2 ottobre 2024) - ci
dice:
L'unica
vera metropoli italiana in Europa è sempre stata contesa fra organizzazioni
delinquenziali di stampo diverso, ma mai come oggi pare fuori controllo o
sottoposta al controllo criminale, in una rassegnazione che ha del fatalistico
e dell'esorcistico.
Che le
curve, per dire gli stadi, non solo di San Siro ma di tutte le città italiane
siano in mano alla criminalità organizzata è uno di quei segreti di Pulcinella
che si sanno da sempre e sui quali la magistratura interviene solo ove
costretta, allertata da pericoli incombenti:
dicono che le infiltrazioni fossero pronte a
salire fino alle istituzioni massime, “arriviamo a Gravina”, e sono scattati 20
arresti.
Ugualmente carsica è la consapevolezza che
questa criminalità strutturata non alligna solo fra i tifosi ma condiziona,
spesso in modo cooperativo, le società.
Il terzo falso segreto è quello dei rapper o
trapper che se la tirano da mafiosi e a volte lo sono o quantomeno stanno in
rapporti stretti coi boss da curva.
“Non è indagato” precisano, cautelativamente,
le gazzette su “Fedez”, dimenticando di aggiungere che con uno zanza da due
soldi forse non ci andrebbero così sulle uova.
Ma ci
stava lui al telefono o alle feste o in vacanza coi capi, coi peggiori
pregiudicati che si spartiscono il controllo della droga su Milano;
era lui al telefono a ipotizzare nuove
intraprese e il modo di coinvolgere questi amici ingombranti, “sì ma come ti
presento? Come ti spiego?” e l’altro, più scafato: “Non mi presenti”, per dire
che aveva già i prestanome alla bisogna.
E il
Fedez gli chiedeva per la famiglia dei guardaspalle “enormi, feroci, ma non
Hitler” perché l’apparenza del grillino di sinistra andava salvaguardata.
Poi
anche la moglie, in predicato di venire eletta col PD finché non le hanno fatto
scoppiare in mano il pandoro minato.
Fedez
non è indagato ma ha organizzato spedizioni punitive con indagati suoi intimi
contro altri come lui in rapporti con la stessa feccia, magari di altro colore
ma è risaputo che gli ultras si spartiscono il controllo del territorio, da
buoni soci nel crimine.
Milano,
capitale del riciclaggio, è ancora seducente per chi ci capita o ci torna,
ancora capace di suggestioni cangianti, il corso Buenos Aires la strada
commerciale più lunga d’Europa, 6 chilometri nei due sensi di negozi, oppure i
suoi parchi, le sue oasi nella frenesia leggendaria, ma la verità è che non è
più padrona di sé stessa, che patisce un controllo criminale e tutte le piste
ciclabili di Sala non la salvano.
C’è il
controllo delle mafie finanziarie, c’è quello delle mafie da curva, e c’è
quello sommerso del crimine islamista pronto a esplodere e l’altro a prato
basso delle varie etnie lasciate libere di strutturarsi in trenta anni di
disinteresse irresponsabile e magari interessato.
E
questi cerchi concentrici di malavita si intersecano come quelli a colori delle
olimpiadi.
Basta girarla Milano per respirarne l’aria
pesante, insinuante che non ti fa mai sentire al sicuro, l’aria che cammina
portando pericoli ignoti ma concreti.
Così
come basta entrare a San Siro per capire chi è che comanda.
Ma
Carlo Petrini, ex calciatore di serie A negli anni Sessanta e Settanta, non
aveva già raccontato tutto nei suoi libri, sempre ignorati, mai querelati?
I
Fedez e i Tony Effe possono inscenare i loro dissing per tonti o per gonzi, ma
i legami sono lì e le loro imprese sono lì.
E sono
l’unica cosa sulla quale anche una intrigante come “Selvaggia Lucarelli” non si
azzarda, sapendo che a Milano nessuno può scagliare la pietra dello scandalo
per la semplicissima ragione che nel pantano dei sospetti e delle lingue
biforcute qualcuno può sempre insinuare il falso, l’implausibile che però ti si
attacca addosso come un sospetto vischioso.
Essendo
questo malaffare milanese qualcosa di capillare, di pervasivo che volente o
nolente finisce per lambire, magari a sua insaputa, non sempre a sua insaputa,
chiunque abbia un potere residuale, un ruolo pubblico magari discutibile.
“Milano
vicino all’Europa”, unica metropoli europea, ma fuori controllo, sfuggita alla
coscienza di sé e la plebe dei balordi, degli sconvolti, degli atterriti o
partecipa al malaffare o non vuol sapere, fa finta di non sapere.
Come
quelli che vanno allo stadio e si sgolano sapendo benissimo che tutto è deciso
da forze che anche loro alla lunga conoscono e vedono, dalle partite stabilite
dal calcioscommesse al merchandising per cui uno degli amici di Fedez poteva
dire:
“Fratè
dentro lo stadio posso farti entrare tutto quello che vuoi”.
Anche la bibitina acqua e zucchero che il
rapper affarista meditava di lanciare, chissà se al modo dei tagliandi come
diceva, intercettato, un altro capoclan:
“Se
questi non comprano i nostri biglietti a prezzo maggiorato, per loro sono
mazzate”.
E li
avevano avuti dai club col ricatto.
Pare che in città si sventino una dozzina di
attentati più o meno terroristici al giorno.
Siamo
sollevati, ma non fino al punto di fingere serenità, di negare a noi stessi che
la sicurezza cittadina è blandamente e malamente difensiva e quasi ispirata a
fatalismo.
Nel
dopoguerra consumistico la metropoli era ugualmente spartita fra crimine
adamantino e crimine sporco, i banchieri mafiosi come Sindona e i boss alla
Turatello, i politici ladroni e i Vallanzasca che convivevano con le Brigate
Rosse; l’Idroscalo, “il mare dei poveri”, era malavitoso da cima a fondo, al
Derby poteva sedersi il killer Ugo Bossi che posava sul tavolino la pistola col
calcio in madreperla e gli istrioni sul palco dovevano farlo ridere, tremando,
come poi si sarebbero vantati a successo raggiunto.
Tutti,
Cochi e Renato come Jannacci, “Cipollino” Boldi e Teo Teocoli, Abantuono,
Porcaro i “terruncielli”, tutti anche il Paolo Rossi dalla militanza di
sinistra.
Davanti ad ogni night, tutti controllati dalla
mafia, c’erano le sentinelle dei picciotti in macchina che decidevano chi
poteva entrare e dirigevano il traffico sventolando i revolver al posto delle
palette;
e le
amministrazioni, le polizie lasciavano fare per i soliti patti di convivenza
inevitabili in una città da tre milioni di persone.
Ma mai
come oggi si vive in una Milano levantina come avvolti dal fatalismo, pronti a
mettere in conto qualsiasi cosa.
Un’amica
che ha appena raccolto il figlio da scuola si vede affiancare da un’auto di
balordi magrebini, la puntano, sono fuori di testa, ubriachi o “fatti” o forse
inebriati dal senso di impunità, urlano, si sporgono dal finestrino,
lampeggiano, strombazzano e l’auto corre impazzita, come indemoniata, una
caccia alla donna allucinante, da film horror nell’indifferenza della città che
non vede, non vuole sapere.
E dura per chilometri, per interminabili
minuti finché quelli misteriosamente spariscono, passano ad altre molestie su
altre malcapitate.
Ma
cosa volete?
È
andata così ed è ancora lusso che è andata così, la mia amica può
raccontarmela, ancora scossa ma può.
“Milano ogni volta che mi tocca di venire mi
prendi allo stomaco, mi fai morire” già uscendo dalla stazione Centrale.
Colorati, sballati, ubriachi, stesi sul prato
o che mi vengono incontro con mosse laide, mi propongono la qualunque ma io,
milanese di risacca, so come muovermi, capisco quelli davvero pericolosi coi
quali lasciar perdere e gli altri mi basta guardarli storto per farli
desistere.
Una
fogna, ma la gente va allo stadio e dice: stasera cazzo vinciamo noi, e di più
non vuol sapere.
(Di
Max del Papa, ilgiornaleditalia.it).
(Max
Del Papa. Giornalista dal 1992, si divide tra le Marche e Milano.)
L'Iran
spara un colpo di
avvertimento
all'arco di Israele.
Unz.com
- Mike Whitney – (1° ottobre 2024) – ci dice:
Le
sirene hanno suonato in tutto Israele martedì quando una massiccia raffica di
missili balistici iraniani ha colpito gli obiettivi intorno a Tel Aviv.
L'attacco
è stato lanciato in risposta agli assassini da parte di Israele del capo di
Hamas” Ismail Haniyeh” e del presidente di Hezbollah” Hasan Nasrallah”.
Secondo
una dichiarazione rilasciata dalle Guardie rivoluzionarie iraniane, l'attacco
era mirato a "tre basi militari" nell'area di Tel Aviv.
Al
momento della stesura di questo articolo, non sono state segnalate vittime e
l'entità dei danni rimane sconosciuta.
Il
presidente iraniano “Masoud Pezeshkian” ha elogiato l'attacco, definendolo una
"risposta decisiva" all'"aggressione" israeliana.
In
conformità con i diritti legittimi e l'obiettivo di [stabilire] la pace e la
sicurezza in Iran e nella regione, è stata data una risposta decisiva
all'aggressione del regime sionista.
Netanyahu dovrebbe sapere che l'Iran non sta
cercando la guerra, ma si opporrà fermamente a qualsiasi minaccia.
Questo è solo un assaggio delle nostre
capacità.
Il
leader supremo iraniano “Ali Khamenei” ha seguito le osservazioni del
presidente pubblicando un'illustrazione di un grande deposito sotterraneo di
armi che verrebbe utilizzato per scoraggiare future aggressioni israeliane.
Meno
di un'ora dopo l'attacco, il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati
Uniti “Jake Sullivan” ha lanciato un minaccioso avvertimento dicendo:
"Ci saranno gravi conseguenze per questo
attacco, e lavoreremo con Israele per far sì che ciò avvenga".
“Sullivan”
ha rifiutato di approfondire il modo in cui gli Stati Uniti o Israele
reagiranno, ma alcuni analisti sostengono che la risposta potrebbe arrivare già
martedì sera.
Un
video non verificato dalla base aerea israeliana di “Nevatim”, mostra una
struttura che è stata gravemente danneggiata dal fuoco di sbarramento di
missili balistici iraniani.
I rottami si estendono in tutte le direzioni e
si vedono dozzine di operai che si raccolgono tra i mucchi di cemento rotto e
le armature contorte.
Se il video è reale, allora sembra che l'Iran
abbia la capacità tecnologica di colpire installazioni pesantemente difese nel
cuore di Israele.
Naturalmente,
tutto questo influenzerà la decisione di Tel Aviv sul modo migliore per
vendicarsi.
Oltre
alle basi militari israeliane, l'Iran ha anche colpito direttamente una
piattaforma di gas israeliana al largo della costa di Gaza.
La "società statunitense energetica “Chevron”...
gestisce la piattaforma “Tamar”, che si trova a circa 13 miglia al largo della
costa della Striscia di Gaza".
I
funzionari palestinesi hanno contestato il diritto di Israele di vendere il
gas, dato che il giacimento occupa un'area all'interno delle acque territoriali
palestinesi.
Dai
un'occhiata a questo post di “Kathleen Tyson”.
(Israele)
annetterà Gaza per privare i palestinesi delle entrate del gas del bacino
levantino, forse anche del Libano. La guerra è sempre una questione di
idrocarburi(@Kathleen_Tyson).
Sete
di sangue, sì, ma anche di terra, petrolio e gas.
I
sionisti non tollereranno che i proventi delle riserve di gas del bacino del
Levante vadano ai palestinesi e ai libanesi.
Gli
Stati Uniti, il Regno Unito e l'UE stanno sostenendo i genocidi perché hanno
perso la loro offerta con l'Ucraina per procurarsi di riconquistare il
petrolio, il gas e il litio del Donbass e della Crimea.
Vale
la pena notare che il sostegno agli obiettivi di guerra espansionistici di
Israele in Medio Oriente sta ora incontrando una forte resistenza tra i membri
dell'establishment della politica estera di Washington.
Questo
è tratto da un articolo su “Politico:
Alti
esponenti della Casa Bianca hanno detto privatamente a Israele che gli Stati
Uniti sosterranno la sua decisione di aumentare la pressione militare contro
Hezbollah, anche se l'amministrazione Biden ha esortato ad aiutare il governo
israeliano nelle ultime settimane a ridurre i suoi attacchi, secondo funzionari
americani e israeliani.
Non
tutti nell'amministrazione erano d'accordo con il cambiamento di Israele,
nonostante il sostegno all'interno della Casa Bianca, hanno detto i funzionari.
La decisione di concentrarsi su Hezbollah ha
scatenato divisioni all'interno del governo degli Stati Uniti, suscitando
l'opposizione di persone all'interno del Pentagono, del Dipartimento di Stato e
della comunità dell'intelligence che credevano che la mossa di Israele contro
la milizia sostenuta dall'Iran avrebbe potuto trascinare le forze americane in
un altro conflitto in Medio Oriente...
I
funzionari dell'intelligence, durante briefing e colloqui con i membri del
Congresso la scorsa settimana, avevano dichiarato di essere sempre più
preoccupati per il potenziale di uno scontro diretto sul campo tra Israele e Hezbollah...
Il
messaggio pubblico dell'amministrazione a Israele continua a essere:
evitare l'escalation e continuare a perseguire
la diplomazia con Hezbollah.
(Politico).
Mentre
l'autore sostiene in modo convincente che elementi all'interno dello stato
degli Stati Uniti si oppongono a un'ulteriore escalation, si tratta in gran
parte di un punto controverso.
L'amministrazione
Biden è stata la più grande facilitatrice di Israele e certamente condivide la
stessa responsabilità per le montagne di carneficina disseminate su Gaza e
presto in Libano
. Se
scoppiasse una guerra tra Iran e Israele, gli Stati Uniti sosterrebbero Israele
fino in fondo, sottolineando la sua colpevolezza nell'omicidio di massa e
nell'innescare una terza guerra mondiale. Ecco una versione abbreviata della
dichiarazione odierna dello Stato maggiore delle forze armate iraniane:
"Dopo
le azioni illegittime del regime sionista, l'assassinio dei nostri consiglieri
militari in Siria e Libano e l'assassinio dei leader della resistenza come
Ismael Haniyeh e Hassan Nasrallah, e in particolare i suoi massacri a Gaza e in
Libano, era necessaria una risposta dura.
La
Repubblica islamica dell'Iran, negli ultimi 45 anni, non ha mai iniziato alcuna
guerra, ma non esiterà ad agire per autodifesa...
Se il
regime sionista si vendica contro l'Iran, deve aspettare la distruzione delle
sue infrastrutture militari nei territori palestinesi occupati.
In
caso di sostegno diretto degli Stati Uniti a Israele in qualsiasi attacco
all'Iran, le loro strutture e basi nella regione saranno prese di mira in modo
duro e deplorevole".
Eccolo
in bianco e nero: "Scherzate con noi, e vi troverete di fronte a un mondo
di dolore".
Non
potrebbe essere più chiaro di così.
Diversi
analisti prevedono che Israele userà un'arma nucleare contro l'Iran per gettare
il paese nel caos e ottenere una rapida vittoria.
Sebbene non escludiamo la possibilità che
Israele possa perseguire tale opzione, pensiamo che sia improbabile per il
semplice motivo che Putin, che martedì avrebbe parlato con Netanyahu, non lo
permetterà.
Tenete
presente che Russia e Iran hanno notevolmente rafforzato i loro legami
diplomatici, economici e militari negli ultimi anni al punto che sono
apertamente impegnati nella sicurezza reciproca.
Ecco come l'analista militare “Will Schryver”
lo riassume:
Russia,
Cina e Iran hanno ormai formato un'alleanza militare ed economica di fatto,
quella che preferiscono chiamare una "partnership".
Nel
caso di Russia e Cina, è emersa una partnership completa e completa: militare,
economica e monetaria...
Russia,
Cina e Iran conducono regolari esercitazioni congiunte nel Mar Arabico. Negli
ultimi anni tali esercitazioni sono aumentate sia in termini di portata che di
frequenza.
Sia la
Russia che la Cina stanno investendo ingenti somme di capitale in Iran, gran
parte delle quali nel settore energetico e in ambiziosi progetti di trasporto
volti a costruire corridoi commerciali rapidi ed efficienti che colleghino
Cina, Iran e Russia come nodi primari del commercio eurasiatico... I
trasferimenti di armi e tecnologia tra i tre paesi hanno raggiunto livelli
senza precedenti...
È
sempre più evidente che Russia, Cina e Iran riconoscono che un attacco contro
uno qualsiasi di loro costituirebbe una minaccia esistenziale per tutti loro.
Gli interessi strategici di tutti e tre i paesi sono
ora inestricabilmente intrecciati. Ancora più importante, sono uniti in un
unico obiettivo strategico di primaria importanza: smantellare il dominio
dell'impero anglo-americano di lunga data...
In una
presunta guerra tra Stati Uniti e Iran, sia la Russia che la Cina sosterrebbero
attivamente l'Iran...
L'Iran verrebbe semplicemente rifornito di
armi e altre necessità logistiche da entrambi i suoi partner – e molto
probabilmente preso sotto il loro ombrello nucleare in un esplicito atto di
deterrenza.
L'impero
è così teso e il suo potenziale di proiezione di potere è così diluito che
intraprendere anche una sola “Grande Guerra” sarebbe sufficiente a far crollare
l'intero castello di carte.
Questa
è la dura realtà che i “Maestri dell'Impero” stanno ora affrontando, e nessuna
quantità di mitizzazione sul potere "illimitato" a loro disposizione
può cambiarla...
Nella
misura in cui Russia, Cina e Iran sono determinati ad agire tutti per uno e uno
per tutti, rappresentano una combinazione di potere militare ed economico
globale che non può essere sconfitta.
Tutti per uno e uno per tutti , “Will Schryver”,
Twitter.
Un'ultima
riflessione:
La “NBC
News” ha pubblicato un articolo solo pochi giorni fa che ha rivelato il vero
motivo per cui” Nasrallah “è stato assassinato e, naturalmente, non aveva nulla
a che fare con la giustificazione ufficiale che fosse un
"terrorista".
No.
Era perché era moralmente impegnato a salvare
i palestinesi facendo pressione su Israele.
In
effetti, Nasrallah” stava facendo ciò che il “Consiglio di sicurezza delle
Nazioni Unite” avrebbe fatto mesi fa se avesse trovato un modo per impedire
l'ostruzionismo degli Stati Uniti.
Ecco la storia della “NBC”:
Israele
ha preso la decisione di assassinare Nasrallah dopo aver concluso che non
avrebbe accettato alcuna soluzione diplomatica per porre fine ai combattimenti
al confine tra Israele e Libano che non fosse legato alla fine della guerra a
Gaza, ha detto un funzionario israeliano.
Dall'8
ottobre Israele ha tentato ripetutamente di raggiungere una soluzione
diplomatica separata con Hezbollah, ma “Nasrallah” era irremovibile sul fatto
che avrebbe continuato a sparare finché Israele non avesse raggiunto un accordo
con “Hamas”, ha detto il funzionario alla “NBC News”.
"Quello
che abbiamo scoperto dopo oltre 11 mesi è che Nasrallah è persistente nel
legare se stesso, e lo stato libanese dirottato che ha preso il controllo, a
qualsiasi cosa stia succedendo a Gaza", ha detto il funzionario.
"Ha rifiutato ogni sforzo diplomatico.
Ha rifiutato messaggi per smettere di
collegarsi a Gaza.
E ha continuato a sparare a Israele e, nelle
ultime settimane o mesi, ha persino ampliato la portata e la velocità degli
attacchi contro Israele".
"Questo
ci ha portato a capire che non può più far parte del gioco.
E
quello che abbiamo fatto è stato condurre un attacco molto preciso, basato
sull'intelligence, contro il quartier generale di Hezbollah a Beirut, per
assicurarci che Nasrallah non possa più essere un decisore nella regione".
Israele ha deciso di uccidere Nasrallah dopo
che si è rifiutato di separare il Libano da Gaza, affermano i funzionari, “NBC
News”.
Quindi,
secondo i funzionari israeliani, “Nasrallah” è un eroe che ha sacrificato la
sua vita per i civili disarmati che non potevano difendersi.
Come
dice il proverbio: "Nessuno ha amore più grande..."?
Il
resto lo sapete.
Follia
Giappone: il Via ad Ottobre
del
Vaccino Auto-Replicante contro
Covid-19
“ARCT-154”
Conoscenzealconfine.it
– (2 Ottobre 2024) - Ingrid Busonera – ci dice:
I
media ne avevano parlato già alla fine dello scorso anno, ma ora la notizia del
via dei vaccini auto-replicanti contro il Covid-19 che vedono il Giappone come apripista
della sperimentazione effettuata in Vietnam su 16 mila persone, è a
realizzazione imminente.
Il
dottor “Daniel Nagase”, specializzato in Scienze chimiche e biologiche,
denuncia che il Governo Giapponese ha ordinato 4,27 milioni di dosi di vaccino
auto-replicante con l’intenzione di inoculare milioni di giapponesi.
Il
processo inizierà ad ottobre.
Ce lo
dipingono come un nuovo meccanismo d’azione in grado di aumentare la risposta
immunitaria e combattere con maggiore efficacia malattie infettive e tumori,
tra cui il coronavirus, ma la realtà a noi in gran parte sconosciuta, è molto
più temibile di quanto ci possiamo immaginare.
Chi è “Daniel
Nagase”.
Il
medico, già nel 2021, aveva salvato pazienti attraverso l’uso
dell’”ivermectina” contro il Covid-19, e aveva cercato di mettere in guardia su
quanto stava osservando nei vaccinati con vaccini a mRNA, in particolare su
donne in gravidanza e nascituri.
Già da
subito ha sostenuto quanto fosse pericolosa l’inoculazione con la nuova
tecnologia, capace di modificare geneticamente il genoma umano, e del riscontro
di mutazioni genetiche nelle donne vaccinate.
Sempre
nello stesso periodo, lanciò l’allarme sulla situazione devastante che si stava
verificando in Canada, con un altissimo tasso di feti nati morti da madri
completamente vaccinate a mRNA.
Al
“Lions Gate Ospital” di Vancouver, furono registrati, in 24 ore, 13 neonati
morti. In Ontario, nell’arco di sei mesi, si sono verificati 86 casi di morte
in utero di madri vaccinate.
Già
nel 2021, il database dell”OMS” contava oltre 2 milioni di segnalazioni di
effetti avversi nelle donne in gravidanza, tra cui:
Morte
intrauterina.
Emorragia
vaginale.
Miocardite.
Neoplasie
cerebrali.
Aborto
spontaneo.
Embolia
polmonare.
Insufficienza
renale.
“Replicon”,
il Vaccino che Modifica il Genoma Umano.
“Replicon”
– afferma il dottore in una videointervista – è una nuova iniezione di RNA auto
amplificante, capace di creare incessantemente copia di sé stesso, il cui scopo
è di indurre l’organismo a produrre anticorpi contro le infezioni.
A
differenza dei vaccini mRNA basati sulla proteina Spike, il vaccino
auto-replicante è in grado di replicarsi provocando alterazioni definitive
dello stesso DNA.
Basato
su “alpha virus naturali”, il vaccino in oggetto, ha la capacità di cambiare
irreversibilmente il genoma umano, non solo di coloro che si sottopongono ad
inoculazione, ma anche di coloro che vengono contagiati da qualcuno vaccinato
con il nuovo vaccino.
Il
dottor “Nagase” non nasconde la sua preoccupazione per la resistenza ambientale
degli “alpha virus” utilizzati, in quanto potrebbero causare nuove epidemie
letali trasmesse da una specie all’altra, causando inoltre l’alterazione
permanente dell’intero ecosistema globale della vita da parte di geni
artificiali.
La
Nuova Bomba Atomica Autorizzata.
Il
timore è che l’”utilizzo degli alpha virus”, possa essere una vera e propria
arma di distruzione ed estinzione di massa, poiché il potenziale di
ricombinazione degli alpha virus utilizzati per la nuova tecnologia, è in grado
di alterare chimicamente e geneticamente, e quindi distruggere, il nostro
pianeta.
Qualsiasi
essere umano che ha ricevuto l’inoculazione, sarà in grado di trasmettere
materiale genetico anche ad altre specie, attraverso una semplice puntura di
zanzara o per ricombinazione.
Il
vaccino ARCT-154, denominato “sa-mRNA” ossia “Self Amplifyng mRNA” (auto
replicante), agirebbe secondo un meccanismo d’azione che consente di produrre
in autonomia gli anticorpi e replicarsi costantemente, e le dosi da utilizzare
sarebbero minori rispetto a quelle impiegate a mRNA.
Dettaglio
(non irrilevante):
per poter processare il meccanismo biochimico,
si sfrutta il virus dell’”encefalite equina venezuelana”, con singoli geni che possono
causare la malattia nei cavalli e negli esseri umani e si introduce nel corpo umano un
secondo gene capace di codificare l’RNA polimerasi, amplificando le stesse
molecole e innescando la replicazione di antigeni di proteina Spike
costantemente, funzionando di fatto come una “stampante biologica” che fabbrica di
continuo proteina Spike.
Le
aziende di biotecnologie produttrici, “Arcturus” (californiana) e “Csl” (australiana), sperano in una
prossima e imminente approvazione anche in Europa.
Attualmente
sono 12 i vaccini in sperimentazione ad azione auto-replicante.
(Ingrid
Busonera)
(quotidianoweb.it/attualita/giappone-bomba-atomica-auto-replicante-contro-covid-19-via-ad-ottobre/)
Beh,
l'Iran ha sicuramente colpito
l'Israele.
E adesso?
Unz.com-
Andrew Anglin – (2 ottobre 2024) – ci dice:
Adesso
sei tu l'uomo, cane.
Poche
ore dopo aver postato un lungo articolo che pontificava sulla situazione in
Medio Oriente, che includeva un segmento che faceva il prepotente con gli
iraniani per la loro riluttanza ad agire contro Israele, si è sparsa la voce
che gli iraniani stavano preparando un grande attacco contro Satana.
L'attacco è avvenuto poco dopo l'annuncio.
Mi è
stato detto che l'”Ayatollah” ha preso la decisione dopo aver letto il mio
pezzo, dicendo in una riunione di governo:
"Anglin
ha ragione, voi ragazzi vi state comportando come – lanciate i missili. Allah
lo vuole".
Lo
spettacolo non ha deluso. In effetti, è la cosa migliore che sia mai accaduta,
almeno dopo l'Olocausto.
Guardando
gli ebrei urlare mentre i missili illuminavano i cieli sopra Tel Aviv e
piovevano sulle località degli ebrei, non riuscivo a ricordare di aver provato
questo livello di gioia infantile da quando... beh, fin da quando ero bambino.
Ho
creato una playlist e ho continuato a guardare il “supercut” del bombardamento
più e più volte, mentre chiamavo un bicchiere di champagne, in stile “Helldivers”.
Invitai
i vicini a bere e ballare. I tappi di sughero scoppiavano in tutta la stanza,
imitando le bombe su “Jewland,” con la playlist che includeva ABBA, Starship e Belinda
Carlisle.
Era
come la scena di punta del terzo atto di un film di “John Hughes.”
Ero
felice come questi ragazzi:
Indipendentemente
da ciò che accadrà dopo, la gioia che ho provato guardando quelle bombe piovere
durerà per sempre.
È un
momento di trionfo impresso nel tessuto dell'eternità. Nessuno potrà mai
portarcelo via.
Naturalmente,
quello che vorrei vedere è molto di più di quello che tutti abbiamo visto ieri
sera. Non voglio che la festa finisca mai.
Qual è
stato il successo?
Portando
una copia stampata del mio articolo al presidente e ad altri funzionari
governativi, l'”Ayatollah” ha ordinato personalmente gli attacchi, con il
governo che dichiarò che l'attacco era in risposta all'omicidio di Nasrallah,
Haniyeh e altri.
Chiaramente,
dedicare gli attacchi agli eroi caduti era simbolico, e la realtà è che l'Iran
stava finalmente mantenendo la promessa fatta di difendere il Libano.
Anche
se sto scherzando sul fatto che il mio articolo sul bullismo sia stato
l'impulso per l'attacco (anche se nessuno può dimostrare che non sia vero), è
vero che lo stesso “Ayatollah Khamenei”, che ha 85 anni, è dovuto intervenire e
ordinare personalmente l'attacco perché il governo politico dell'Iran è pieno
di spie del Mossad.
Intitolata
"Operazione
True Promise 2", che sono sicuro suona più figo in persiano, l'Iran ha utilizzato
centinaia di missili balistici, compresi i missili ipersonici Fattah.
L'Iran
ha annunciato che questa era solo la "prima ondata" e non ha
approfondito. Speriamo che sia vero.
Potrei
guardare i video dei missili che piovono su Israele per i prossimi 40 anni e
morire da uomo felice.
Forse
in modo sospetto, i sistemi di difesa israeliani non sembravano fare molto.
Ci sono affermazioni massimaliste da entrambe
le parti, quindi è difficile determinare la verità, ma l'Iran afferma che
almeno l'80% dei missili non sono stati intercettati.
Parte
di questo potrebbe essere l'incapacità dei sistemi di difesa israeliani di
fermare i missili balistici.
Il
tanto pubblicizzato "Iron Dome" è in realtà solo per proteggere dai
missili a corto e medio raggio lanciati dalla Palestina e dal Libano (cosa che
non fa molto bene), con i sistemi "David's Sling" e “Archer” di
fabbricazione statunitense progettati per fermare i missili a lungo raggio
molto più veloci.
Questi
sistemi non sono stati testati, se non parzialmente (ma non realmente) durante
l'attacco di aprile da parte dell'Iran, che ha utilizzato missili e droni molto
più lenti ed è stato telegrafato in anticipo e molti dei missili sono stati
abbattuti dalle forze aeree statunitensi.
Questo
attacco non è stato annunciato in anticipo e i media statali occidentali lo
hanno annunciato solo poche ore prima, protettive sulla base di indicatori
satellitari.
È stato anche suggerito che l'Iran potrebbe
aver chiamato la Russia per informarla dell'imminente attacco, e che questa
chiamata sia stata forse intercettata. Indipendentemente da ciò, gli Stati
Uniti e Israele devono essere stati consapevoli che c'era una significativa
possibilità di un attacco iraniano, e si potrebbe pensare che sarebbero stati
preparati per questo.
Anche
se ho poca idea della tecnologia in gioco, sembra probabile che gli ebrei
abbiano permesso il passaggio di più missili di quanti ne sarebbero altrimenti
passati, dato che l'intera strategia di pubbliche relazioni di Israele si
lamenta di quali vittime siano, e le scene di missili che piovono su di loro
aiutano con questa narrazione, specialmente per i “boomer grassi” che sembrano
inconsapevoli della portata del massacro che gli ebrei hanno perpetrato in
Palestina e in Libano.
Inoltre,
Bibi sta utilizzando la classica strategia del "le persone cattive stanno
cercando di ucciderti" come modalità primaria di governo, a livello
nazionale.
È
logico che il governo israeliano voglia che il maggior numero possibile di
missili colpisca.
In realtà non importa cosa viene distrutto,
dato che il contribuente americano paga il conto a prescindere.
Ci
sono affermazioni ad ampio raggio su ciò che gli attacchi missilistici hanno
fatto o non hanno fatto.
Alcune
fonti mediorientali sostengono che i missili hanno colpito – o addirittura
distrutto – una base del Mossad, distrutto giacimenti petroliferi, distrutto
aeroporti distrutti, distrutto miliardi di dollari di aerei da combattimento
americani, e così via.
Gli ebrei stanno ovviamente minimizzando i
danni.
Non
c'è modo di saperlo.
Sulla
base dei video che tutti abbiamo visto di missili che piovevano – non sparati
in aria, ma che colpivano all'interno delle città ebraiche – qualcosa è stato
sicuramente distrutto.
La
storia ufficiale in questo momento è che solo una persona è morta, un
palestinese.
Sembra improbabile.
Gli
ebrei hanno grandi bunker che gli americani hanno pagato in tutta Tel Aviv e in
altre città, ma nei video si possono vedere persone per le strade e auto che
vanno in giro, quindi non tutti erano nei bunker.
Reazione
americana
Ho
preso la decisione esecutiva mentre gli attacchi stavano avvenendo la scorsa
notte di non scrivere alcun tipo di commento serio su di esso, dato che ho il
diritto di festeggiare in una serata del genere, pubblicando invece un paio di
articoli pornografici di barzellette usa e getta che includevano video degli
scioperi e deridevano i repubblicani americani che urlavano sull'innocenza
degli ebrei.
Francamente,
è una vera follia sedersi e guardare questi ebrei massacrare persone innocenti
per un anno intero e poi iniziare a urlare contro la vittimizzazione degli
innocenti eletti non appena ricevono una sola goccia della loro stessa
medicina. Ma
questo è davvero ciò che ogni politico americano sta facendo, con i
repubblicani che ovviamente sono più bellicosi nella loro retorica.
Tutte
queste persone dovrebbero essere in prigione per sempre.
È
semplicemente fuori luogo che un paese straniero abbia questo tipo di morsa sul
nostro governo.
Non c'è mai stata nessun'altra situazione nella storia
in cui un paese più potente sia stato dominato da un paese inferiore.
Non
c'è alcuna ragione per questo, se non il ricatto, la corruzione, le minacce
personali e altri metodi di influenza fondamentalmente ebraici.
Tuttavia,
le risposte a tutti questi tweet da parte di funzionari governativi sono
incoraggianti da parte dello Stato.
Il
popolo americano, almeno i più giovani, non sta comprando ciò che questi
governanti stanno vendendo.
Questo
in realtà non significa nulla, perché l'America è una democrazia, il che
significa che le masse popolari non hanno la capacità di influenzare il
comportamento del governo.
Tuttavia,
l'illusione sta cadendo, e la gente sta vedendo che l'America non ha nemmeno un "governo" nel
senso tradizionale, ma è invece una nazione sotto un'occupazione militare
ebraica, con i poliziotti come un esercito permanente al servizio di una
potenza straniera, pronto a ingabbiare o uccidere chiunque si opponga agli
ebrei.
Lindsey
Graham, uno dei principali surrogati di Trump, sta ovviamente chiedendo
all'America di dichiarare guerra all'Iran e di iniziare una massiccia campagna di
bombardamenti. Questo probabilmente non accadrà questo pomeriggio (anche se
potrebbe), ma alla fine accadrà.
Lo
stesso Trump, coperto di sperma ebraico, ha rilasciato una dichiarazione
chiedendo a più ebrei di eiaculare sul suo viso (mi dispiace/non proprio che le
metafore del bukkake siano l'unica cosa che mi viene in mente quando affronto
questo tipo di affermazioni .
Anche
se nessuno in realtà capisce il sistema elettorale americano, che è una scatola
nera, ora sembra estremamente probabile che il Mossad truccherà le elezioni per
Trump e gli americani torneranno in Medio Oriente con un fervore ancora
maggiore di quello che hanno fatto dopo l'11 settembre.
Israele
vuole qualcosa di più dei bombardamenti, che in realtà non porrebbero fine alla
minaccia più di quanto il bombardamento di Gaza abbia fermato i razzi di Hamas.
Gli
ebrei vogliono una sorta di vera e propria invasione fisica dell'Iran, e c'è
bisogno di giovani uomini bianchi sani per fare una cosa del genere.
Trump sarà molto più bravo a schierare questi
uomini di quella indiana, come si chiama.
A
breve termine, Israele continuerà senza dubbio le campagne di bombardamenti in
tutto il Medio Oriente, e potrebbe bombardare l'Iran da solo.
Anche
se gli attacchi di ieri sera sono stati gloriosi, significano poco nel più
ampio schema delle cose.
L'Iran
ha un numero limitato di missili balistici, mentre Israele ha risorse infinite,
pagate da grassi e gay ritardati americani.
L'unica
vera possibilità di vittoria dell'Iran è quella di essere in grado di sostenere
una campagna di bombardamenti statunitensi e un'invasione fisica del loro paese
a lungo termine, come hanno fatto i talebani, e prosciugare l'impero delle sue
risorse e del suo morale mentre la Russia e la Cina agiscono nelle loro sfere.
Questo
è il vincitore prende tutto.
Gli
Stati Uniti e gli ebrei vincono o vincono la Russia, la Cina e l'Iran.
C'è
anche una situazione in cui entrambi perdono, forse, ma se l'impero degli Stati
Uniti cade, dovremmo chiamarla una vittoria per l'altra parte,
indipendentemente da come ne usciranno dall'altra parte.
Sia la
Russia che la Cina dovrebbero essere al telefono con l'Ayatollah in questo
momento chiedendogli di cosa ha bisogno, perché il punto focale di questa
guerra globale da parte degli ebrei è stato deciso.
L'Iran è il primo grande fronte, dopo la
guerra per procura in Ucraina, in questo tentativo di dominio globale totale da
parte degli ebrei e dei loro americani.
Più gli Stati Uniti sono impantanati in Medio Oriente,
più spazio hanno la Russia e la Cina per agire, meno risorse hanno gli Stati
Uniti, più velocemente questa bestia satanica viene prosciugata e lascia un
guscio marcio nel cimitero della storia.
L'Iran
dovrebbe bombardare anche l'India, forse anche farne il punto focale.
Leggendo
Twitter la scorsa notte durante gli attacchi, la stragrande maggioranza dei
tweet proveniva da indiani, che sono completamente ossessionati dagli ebrei.
Non so
perché gli indiani siano ossessionati dagli ebrei, al di là dell'ovvio (si deve
anche in guerra con l'Islam), e non mi interessa capirlo.
Non significa nulla per me quello che pensano gli
indiani, e non sono convinto che "pensare" sia anche solo una parola
che dovremmo associare a questa spregevole razza di demoni mutanti.
Suppongo
che nessuno dovrebbe essere sorpreso che una razza specializzata nel truffare
gli anziani con i loro risparmi personali idolatri anche gli ebrei.
Gli
ebrei truffano il mondo intero e gli indiani vogliono imparare queste abilità.
Esiste
un meme che un indiano ha scritto e postato senza ironia la scorsa notte:
e riassume
migliaia di tweet che ho visto.
È
assolutamente assurdo che si debba guadare attraverso una palude infinita di
indiani succhiatori di ebrei mentre si scorrono le ultime notizie su Twitter.
Vengono inclusi nel feed perché lo pubblicano
in inglese, ma Twitter deve aggiungere un'opzione per bloccare semplicemente
tutti gli account indiani.
Non
c'è una sola persona bianca che si perderà qualcosa non vedendo le opinioni
degli indiani.
Sebbene si tratti di account apparentemente
reali, si tratta effettivamente di spam.
Voglio vedere cosa dicono gli ebrei, voglio
vedere cosa dicono i politici americani amanti degli ebrei, quindi non sono in
alcun modo contrario a tutti i contenuti pro-ebraici presenti sul feed, ma
direi che il 98% dei contenuti pro-ebraici su Twitter proviene dall'India, ed è
tutto benigno e ripugnante.
È
improbabile che l'India sia una minaccia per il mondo in generale, poiché non
ha competenze, abilità o intelligenza, e i cinesi probabilmente ne occuperanno
ad un certo punto.
Le
loro forze di colonizzazione nei paesi bianchi saranno costrette a fuggire non
appena gli ebrei che le hanno importate saranno sloggiati dal potere.
Non hanno intenzione di andare in guerra per
le strade.
Sono,
tuttavia, una chiara minaccia per Internet e lo hanno praticamente già
rovinato.
Se “Elon
Musk” non agirà per proteggere le persone da questi spammer indiani, l'Iran
dovrebbe prendere in considerazione una campagna di bombardamenti di massa
contro il loro paese.
Con
una infografica, si può vedere chiaramente che l'Iran ha questa capacità:
Ci
devono essere conseguenze per tutti quei tweet che questi indiani hanno
pubblicato.
Vedo i
musulmani nel modo in cui i liberali vedono gli ucraini?
Sono
di considerare i musulmani come se stessi combattendo una guerra per procura
contro gli ebrei per mio accusato conto, nello stesso modo in cui la feccia
trans di Fatmerican vede l'Ucraina come una lotta nell'interesse del sesso gay.
Dopo
aver considerato questa affermazione, credo che sia più o meno accurata. La
differenza è che non sto incoraggiando senza pietà centinaia di migliaia di
persone a morire senza alcun beneficio per fare del male ai miei nemici.
Non
c'è stata alcuna spiegazione su come questa guerra in Ucraina avvantaggia gli
ucraini.
Si
afferma semplicemente in modo vago che, in senso generale, combattere
un'invasione del proprio paese è naturalmente una buona cosa, ma non vengono
forniti dettagli.
Se si
considera il fatto che il paese è stato decimato, metà della popolazione è
fuggita e praticamente l'intero paese è stato venduto all'asta agli ebrei
americani, è innegabile che l'Ucraina sarebbe stata molto meglio se avesse
evitato questa guerra.
Al
contrario, la popolazione araba e musulmana del Medio Oriente:
Non
avrei potuto evitare questa guerra;
Puoi
vincere questa guerra;
Trarrà
immensi benefici dalla vittoria di questa guerra.
Quindi,
anche se l'idea generale è simile, poiché non mi preoccupo principalmente di
ciò che è meglio per i popoli del Medio Oriente, e li sostengo principalmente
perché stanno combattendo gli ebrei, non sto attivando e consapevolmente
danneggiando la popolazione del Medio Oriente, e infatti, maggiore è il sostegno
che hanno nella loro lotta da parte dei popoli occidentali. più vantaggiosa è
la loro posizione.
Preparati
a qualunque cosa accada dopo.
Non
c'è motivo per non fare un giro di vittoria dopo aver visto quei missili cadere
su Israele.
Tutti dovrebbero sentirsi bene per questo.
Tuttavia,
voglio sottolineare ancora una volta che non significa molto nello schema delle
cose.
Purtroppo,
significa molto, molto meno della decapitazione israeliana della leadership di
Hezbollah
. Sono
certo che i vari propagandisti del multipolarismo e di qualsiasi altra parola
d'ordine che sostengono sosterranno che questi attacchi significano che l'Iran
potrebbe semplicemente distruggere Israele ogni volta che vuole, ma questo
ovviamente non è vero.
Proprio
come il giorno prima dell'attacco da parte dell'Iran, Israele rimane in una
posizione molto buona, ed è discutibile che la loro posizione sia in realtà
migliore ora che possono lamentarsi di questi missili. Gli ebrei sono sempre al
top della forma mentre gridano di dolore quando ti colpiscono.
I
missili erano sublimi. Meglio del sesso o della cocaina o delle enchiladas.
Ma
cosa è cambiata? Morale e niente altro. La situazione rimane la stessa.
Questo
sarà un lungo lavoro che durerà anni e influenzerà in modo significativo la tua
vita.
L'idea
di una leva militare negli Stati Uniti sembra estrema, ma non è certo fuori
questione.
Alla
fine, vinciamo. Dio vince.
Ma a
medio termine, mantenete le vostre aspettative realistiche e non abbattetevi
troppo se i combattenti contro gli ebrei subiranno ulteriori battute d'arresto
nel prossimo futuro.
Sistemati.
Questa
festa è appena iniziata.
Teheran
teme la rappresaglia.
"Se
lo Stato ebraico reagirà
raderemo
al suolo Tel Aviv."
Msn.com
– Il Giornale - Chiara Clausi – (3 ottobre 2024) – Redazione – ci dice:
Teheran
teme la rappresaglia. "Se lo Stato ebraico reagirà raderemo al suolo Tel
Aviv"
«L'Iran
è in stato di guerra e qualsiasi contenuto a favore del nemico e che
indebolisca il Paese è considerato tradimento».
È la dichiarazione di fuoco del ministero
dell'Intelligence iraniano dopo la conclusione dell'attacco missilistico contro
Israele di martedì.
E poi
ancora:
Teheran
colpirà «tutte le infrastrutture» dello Stato ebraico se attaccato, è la
minaccia lanciata dal capo di Stato maggiore del regime degli Ayatollah,
“Mohammad BagheriW, anche se il regime «non cerca la guerra, ma la pace e la
calma», spiega Il presidente iraniano “Masoud Pezeshkian”, aggiungendo che
«Israele ci ha costretto a reagire».
Trapelano
però indiscrezioni interessanti sullo stato degli equilibri di potere in Iran,
ovvero che in realtà il massiccio attacco missilistico è stato organizzato e
condotto dai Pasdaran nonostante l'opposizione del presidente” Masoud
Pezeshkian”, che per giorni aveva intimato in privato di evitare un'escalation,
temendo che Israele mirasse a trascinare Teheran in un conflitto aperto.
Lo
hanno rivelato fonti anonime citate dal “New York Times”, secondo cui
l'offensiva è il culmine di un pesante tiro alla fune ai vertici delle
istituzioni iraniane, con i Pasdaran che avrebbero finalmente convinto la guida
suprema, Ali Khamenei, ad approvare i loro piani.
“Pezeshkian”,
invece, «non è stato informato dell'attacco fino a poco prima che iniziasse»,
secondo le fonti dell'editorialista “Thomas Friedman”.
L'ala
intransigente del regime, dunque, ha vinto su quella di negoziazione
rappresentata proprio da “Pezeshkian”.
Per il
quotidiano americano, infatti, a Teheran covava da settimane un malcontento per
la strategia attendista adottata nelle ultime settimane: soprattutto per non
aver risposto immediatamente all'uccisione di “Ismail Haniyeh”, e alla più
recente uccisione del comandante iraniano, “Abbas Nilforoushan”, eliminato a
Beirut insieme ad “Hassan Nasrallah”. L'uccisione di Nasrallah avrebbe
ulteriormente acceso il dibattito tra i leader iraniani, tra cui il ministro
degli Esteri “Abbas Araghchi”.
Netanyahu:
«Siamo in guerra contro l'asse del male dell'Iran» (Il Messaggero).
Che si
sarebbe lamentato di come la «moderazione» dell'Iran fosse stata interpretata
dagli avversari come un segno di debolezza.
Ma
adesso Teheran aspetta la risposta di Tel Aviv.
Sempre
secondo il New York Times, infatti, i Pasdaran hanno già preparato centinaia di
missili per un secondo attacco, in caso di risposta militare da Israele o dagli
Stati Uniti.
“Pezeshkian”,
escluso da ogni decisione in merito all'offensiva, e di fronte ai fatti, ha dichiarato,
forse per salvare la faccia, che l'aggressione missilistica era un «legittimo
atto di autodifesa», e ha avvertito “Benjamin Netanyahu” che l'Iran «non cerca
la guerra, ma risponderà a qualsiasi minaccia».
Fonti
citate dal quotidiano americano prevedono anche che “Khamenei” guiderà la
prossima preghiera del venerdì a Teheran, come accade solo in circostanze di
grave crisi.
L'ayatollah
dovrebbe pronunciare un sermone che probabilmente detterà la linea della
Repubblica islamica nelle prossime settimane.
Ma
ieri la guida suprema ha rincarato la dose: «La base dei problemi della regione
è la presenza di forze come gli Usa e alcuni Paesi europei che in modo falso
sostengono di difendere la pace».
Anche
“Araghchi” ha alzato ancora i toni:
«L'Iran
ha usato solo il suo diritto alla legittima difesa, basato sulla Carta delle
Nazioni Unite», ha tuonato.
Teheran
ha dunque messo in guardia Washington contro qualsiasi intervento a sostegno di
Israele e ha fatto sapere di avere utilizzato solo parte del suo arsenale
missilistico.
«Se lo Stato ebraico dovesse rispondere,
raderemo al suolo Tel Aviv riducendola in cenere», ha minacciato l'ex
comandante della Forza Qods, “Ahmad Vahidi”.
SION
INARRESTABILE. FORSE, DETIENE
DOCUMENTI
E VIDEO PER RICATTARE
GLI
USA E L’INTERA EUROPA?
Lapekoranera.it – (02/10/2024) - Manlio Lo Presti – ci
dice:
Con
l’aiuto del sistema di satelliti anglo-Usa, Israele può permettersi di
aggredire tutti.
Fra
poco attaccherà anche lo Yemen.
Chi
fornisce a costoro questa forza con una popolazione pari o minore della
Lombardia?
Chi ha consegnato un sistema di controllo
satellitare del costo di oltre trenta miliardi di dollari in grado di vedere la
fuga di un Fennec nella sabbia?
(it.euronews.com/2024/04/14/cosa-sono-le-difese-aeree-di-israele-e-perche-sono-cosi-efficaci).
Ci hanno raccontato che Sion si è lasciato cogliere di sorpresa dai
palestinesi armati in avvicinamento su mezzi antiquati e rumorosi.
Sembra
una rilettura della provocazione del confine polacco con cadaveri polacchi
travestiti da soldati germanici.
Conoscere
la Storia aiuta molto … per chi decide di impararla.
Forse,
ciò che rende inarrestabile Sion è il possesso di centinaia di filmati che
riproducono festini di tutta la dirigenza economica e finanziaria USA, inglese,
belga, germanica, italiana e altri.?
Filmati
raccolti e ora detenuti da servizi di informazione che sono comodamente in
grado di ricattare frontalmente ed individualmente i ridetti dirigenti
costretti da fornire qualsiasi supporto militare, logistico e di armamenti.
Ecco
perché le esortazioni Usa, Onu, Unicef, Corte Internazionale di Giustizia sono
totalmente inefficaci ma soprattutto ipocrite.
Sono
circolate notizie che riportano le azioni di ricatto e di minacce di altissimi
funzionari dello spionaggio israeliano contro la rappresentante della Corte
dell’Aja Sul tema ecco alcuni link che ne hanno parlato:
(ilfattoquotidiano.it/2024/05/28/lex-capo-del-mossad-minacciava-la-procuratrice-della-corte-de-laia-voleva-impedire-indagini-su-israele-linchiesta-del-guardian/7565587/;
(dire.it/28-05-2024/1045632-le-minacce-del-mossad-alla-corte-penale-internazionale-non-indagate-sui-crimini-di-guerra-in-palestina/).
La
trappola di Tucidide in cui è caduta l’anglosfera ha “esortato” lo
staterello-Sparta ad aggredire quasi tutto il Medio Oriente.
Dietro l’operazione militare contro i
palestinesi, il motivo vero è il possesso degli immensi giacimenti di petrolio
e di gas rilevati di fronte alle coste della Palestina.
Altro
che guerra santa contro Hamas!
Grazie
all’ombrello protettivo del sistema satellitare anglo-Usa, lo staterello-Sparta
può lanciare offensive contro gli Hezbollah, gli Houthi, i libanesi, gli
yemeniti, ancora i siriani, ma non si toccano i turchi che stanno mostrando
crescenti segni di nervosismo.
Forse,
dietro suggerimento della Russia, l’Iran ancora morde il freno di fronte alle
centinaia di provocazioni attuale da mercenari pagati dalla Nato lungo i suoi
confini per giunta demolendo, la Siria di cui continua il saccheggio del suo
petrolio.
Gli
USA non aspettano altro che una reazione di Teheran per lanciare 300
bombardieri di lungo raggio sul suo territorio allo scopo di saccheggiare ben
137 miliardi di barili di petrolio, alla faccia della politica
ecologica-con-le-treccine!
Essi
devono però valutare eventuali reazioni della Russia poco felice di avere un
altro conflitto vicino casa, dopo quello ucraino.
Dal
canto suo, la Russia ha il non trascurabile problema di eliminare fisicamente
tutti coloro che possono ravvisare nella caduta di Putin una possibilità di fare miliardi
svendendo i giacimenti e le immense risorse naturali, come pure di gestire improvvise
azioni di disturbo con manifestazioni condotte da oppositori organizzati dalla
CIA e dalla NATO, come pure di velleitarie “rivoluzioni colorate”.
Corollario
del ragionament0 appena illustrato, non dimentichiamo che il sistema mondiale
di cooptazione, da un certo livello in su, procede alla selezione di personaggi
totalmente ricattabili per cocaina, omosessualità, debiti, pedofilia, con figli
che possono essere assassinati in caso di disobbedienza.
Un
individuo ricattabile non tradirà MAI finché percepisce che il voltafaccia
produce più danni che vantaggi.
Il padre, la madre, il fratello o la sorella,
lo zio, i figli possono tradire.
Il ricattato non lo farà mai.
Adesso
si capisce perché i vertici sono popolati da gente incompetente ma “sicura”?
Petrolio
e gas NON sono “combustibili fossili”,
sono
risorse RINNOVABILI ricreate
costantemente
dal nostro pianeta.
Naturanews.com
– (10/02/2024) - Ethan Huff – ci dice:
Se
avete familiarità con il termine "combustibili fossili", spesso
utilizzato in riferimento al petrolio e al gas naturale, non fatevi ingannare:
questi
tipi di energia non provengono dai fossili.
Provengono
dalla terra e la scienza dimostra che sono rinnovabili e illimitate.
L'origine
biogenica profonda degli idrocarburi e della formazione dei giacimenti di
petrolio e gas è l'argomento di un articolo che mette in luce alcune delle
bugie raccontate all'umanità sulle presunte quantità finite di petrolio e gas
presenti in tutto il pianeta.
Il
documento postula che l'astenosfera della Terra genera idrocarburi che esistono
in tutte le faglie profonde della crosta terrestre.
Questi
idrocarburi formano depositi di petrolio e gas in tutti i tipi di rocce come
parte del processo di degassamento naturale, che produce l'idrosfera,
l'atmosfera e la biosfera.
"Fino
a poco tempo fa l'ostacolo all'accettazione della teoria dell'origine abissale
biogenica degli idrocarburi era la mancanza di risultati sperimentali
affidabili e riproducibili che confermassero la possibilità della sintesi di
sistemi idrocarburici complessi nelle condizioni dell'astenosfera del pianeta
Terra", spiega l'articolo.
Esiste
un video che fa vedere con i tuoi occhi come un giacimento di petrolio viene
aperto con una semplice pala, creando un canale da cui fuoriesce la
"sangue vitale" della Terra, pronta per l'uso umano:
(Alla
riunione COP28 tenutasi lo scorso anno negli Emirati Arabi Uniti [EAU], il
presidente “Sultan Al Jaber” ha dichiarato che "non esiste alcuna base
scientifica" a sostegno dell'idea che i combustibili fossili come petrolio
e gas contribuiscano al riscaldamento globale.)
L'unico
liquido più abbondante sulla terra dell'acqua è il petrolio.
Robin
Monotti,
che ha condiviso il video sopra su “X,”
ha anche condiviso la seguente immagine che mostra come si formano petrolio e
gas sotto la crosta terrestre:
Oltre
all'acqua, il petrolio è il secondo liquido più abbondante sul pianeta, il che
dimostra quanto ce ne sia effettivamente.
Pagare
da 3 a 5 dollari al gallone, a seconda di dove vivi, è semplicemente criminale
alla luce del fatto che il petrolio è ovunque e la Terra ne produce
costantemente di più.
"Il
petrolio non ha nulla a che fare con i dinosauri o con la decomposizione del
materiale vegetale", ha twittato Magnus X (@Magnus_Veritas).
"'Combustibile
fossile' è un termine di marketing e non la realtà".
Si
scopre che la Russia ha cercato di dire al mondo questo fatto per molti
decenni, solo per essere ignorata dall'Occidente che odia la Russia.
La verità va contro la religione del
cambiamento climatico, motivo per cui non sembra mai guadagnare terreno.
"I
catastrofisti del clima sono legati al concetto di 'combustibili fossili' non
meno dei terrapiattisti di epoche passate", ha twittato ALFRED SARMENTO
(@AlfredSarmento).
"Il
termine combustibile fossile è stato inventato dai “Rockefeller”(che crea denaro dal nulla tramite le
sue banche! N.D.R) per indicare che era disponibile in quantità limitata, così
da poter mantenere alti i prezzi", ha scritto un altro che ha anche
condiviso il video di “Fletcher Prouty” che spiega ulteriormente l'origine
ingannevole del termine "combustibile fossile".
"È un minerale e ce n'è così
tanto", ha aggiunto un veterano dell'industria petrolifera da 23 anni.
"Abbiamo prelevato campioni di carotaggio
nel “Saskatchewan meridionale “in Canada e abbiamo avuto decine di metri di carotaggi
imbevuti di petrolio.
Sto parlando di greggio dolce e leggero".
Pensate
a perforare 4.000 metri in linea retta e per centinaia di metri non c'è altro
che petrolio. È Tanto.
Ma non è stato detto nulla e l'hanno inscatolato e noi
abbiamo cementato il pozzo, spostato la piattaforma, hanno tagliato il
rivestimento e l'hanno seppellito. Ti fa chiedere perché..."
(Ulteriori notizie sono disponibili su
“EnergySupply.news”) .
John
Kerry dice al World Economic Forum
che “è difficile governare” a causa
del Primo Emendamento.
Naturalnews.com - (10/02/2024) - Cassie B. – ci dice:
Il
Primo Emendamento, pietra angolare della democrazia americana che ci garantisce
la libertà di parola, tra le altre libertà, è apparentemente piuttosto scomodo
per i “globalisti del World Economic Forum£, e l'ex Segretario di Stato
americano e inviato speciale del Presidente per il clima “John Kerry” ha
espresso apertamente la sua frustrazione verso questo diritto fondamentale in
un discorso alle Nazioni Unite.
Intervenendo
durante gli “Incontri sull’impatto dello sviluppo sostenibile” del “World Economic Forum” presso
l’”Assemblea generale delle Nazioni Unite”, ha spiegato come la” Costituzione”
impedisca loro di raggiungere il loro predominio globale controllando la
narrazione pubblica.
Ha
detto: "Il nostro Primo Emendamento rappresenta un ostacolo importante
alla capacità di essere in grado di martellare [la disinformazione] fuori
dall'esistenza. Ciò di cui abbiamo bisogno è vincere... il diritto di
governare, sperando di ottenere abbastanza voti da essere liberi di poter
attuare il cambiamento".
"È
molto difficile governare oggi", ha aggiunto.
È
piuttosto facile leggere tra le righe e capire che ciò a cui si riferisce in
realtà è la loro capacità di censurare le persone attraverso partnership con”
governi, “Big Tech, “fact checker” e “media tradizionali”.
Sembra
che gli stessi esponenti della sinistra che hanno lavorato straordinariamente
per convincere la gente che tutto ciò che va contro le loro narrazioni
preferite è disinformazione, siano in preda al panico perché sempre più persone
iniziano a cercare la verità e a preferire piattaforme come” X “rispetto a
quelle che in passato hanno collaborato con il governo, come “Facebook”.
Il
loro timore principale è che quando le persone hanno la libertà di cercare
informazioni alternative e farsi un'opinione sulle questioni con tutti i fatti
a disposizione, saranno molto più difficili da controllare, il che rappresenta
una minaccia non da poco per chi detiene il potere e cerca di mantenerlo.
Abbiamo
sentito lamentele simili dai media tradizionali di recente.
Ad esempio, in un incontro del “World Economic
Forum” tenutosi all'inizio di quest'anno, la direttrice capo del” Wall Street
Journal” “Emma Tucker” ha lamentato il fatto che i giorni in cui i media
tradizionali possedevano le notizie stavano giungendo al termine, poiché le
persone cercano fonti alternative invece di essere semplicemente imboccate
dalle narrazioni ufficiali del governo.
Ha
affermato:
"Noi possedevamo le notizie. Eravamo i
guardiani, e possedevamo anche i fatti. Se lo dicevano il “Wall Street Journal”
, il “New York Times “, allora era un fatto. Oggigiorno, le persone possono
rivolgersi a tutti i tipi di fonti diverse per le notizie, e si chiedono molto
di più su cosa stiamo dicendo".
Non è
una buona cosa?
Il
Brasile cerca di intimidire “X” affinché censuri il discorso politico.
Tuttavia,
non è solo un problema americano.
Il
mese scorso, l'account “Global Government Affairs “di “X” ha avvisato che gli
utenti brasiliani potrebbero perdere l'accesso alla piattaforma dopo che un
giudice della Corte Suprema locale, “Alexandre de Moraes”, li ha puniti dopo
essersi rifiutati di ottemperare ai suoi "ordini illegali di censurare i
suoi oppositori politici".
Hanno
scritto: "Non stiamo assolutamente insistendo affinché altri paesi abbiano
le stesse leggi sulla libertà di parola degli Stati Uniti.
La
questione fondamentale in gioco qui è che il giudice de Moraes ci chiede di
infrangere le leggi del Brasile.
Semplicemente
non lo faremo".
Dopo
aver giurato di pubblicare le richieste del giudice nell'interesse della
trasparenza, hanno criticato la disponibilità dei loro concorrenti ad
assecondare queste richieste dei governi, osservando:
"A
differenza di altre piattaforme di social media e tecnologia, non otterremo in
segreto ordini illegali".
La BBC
sta armando i suoi reportage
sul
Libano per aiutare a mascherare
i
crimini di Israele.
Unz.com
- Jonathan Cook – (29 settembre 2024) – ci dice:
L'opinione
pubblica occidentale è sottoposta a una campagna di propaganda mediatica senza
precedenti per nascondere i veri obiettivi di Israele mentre espande il
massacro.
Più
Israele espande la sua guerra in tutto il Medio Oriente, più i media
occidentali intensificano la loro guerra contro le nostre menti.
I
media dell'establishment come la “BBC” stanno usando il linguaggio dei loro
reportage come arma contro il pubblico non meno efficaci di quanto Israele
abbia armato pezzi di tecnologia primitiva contro il popolo libanese.
Migliaia
di libanesi sono stati mutilati dall'esplosione di cercapersone e walkie-talkie
la scorsa settimana.
Allo
stesso modo, la copertura mediatica sta indebolendo la capacità dell'opinione
pubblica occidentale di capire come e perché Israele sta pericolosamente
alimentando il fuoco in tutta la regione.
Parole
come "audace", "escalation" e "obiettivi" sono
diventate strumenti per nascondere il significato, non per illuminare, e per
una buona ragione.
Perché
le azioni di Israele sono così palesemente criminali, così ovviamente orribili,
così palesemente genocidio.
Il
linguaggio diventa un'arma per nascondere la verità.
Il
coro dei media è questo:
Israele
sta attaccando il Libano per fermare il lancio di razzi di Hezbollah e
permettere ai residenti delle comunità più settentrionali di Israele di tornare
a casa.
O nel
linguaggio più schietto e orwelliano dei funzionari israeliani che inquadrano
questo spettacolo dell'orrore: Israele deve "intensificare per ridurre
l'escalation".
I
civili libanesi stanno pagando il prezzo più alto:
circa
550 di loro sono stati uccisi solo nel primo giorno della campagna di
bombardamenti israeliani.
Molte
decine di migliaia di persone sono state cacciate – sottoposte a pulizia etnica
– dal territorio del Libano meridionale.
Perché?
Perché, dice Israele, Hezbollah ha nascosto il
suo deposito di razzi nel loro caso. Quelle case devono quindi essere
distrutte.
Stranamente, Hezbollah sembra aver dimenticato
di avere un vasto terreno roccioso in tutto il sud del Libano dove potrebbe
nascondere il suo arsenale in modo più sicuro e saggio.
Se
questa storia suona familiare, è perché lo è.
È lo stesso copione usato per giustificare il
massacro di Gaza.
Poi, i media hanno insensatamente riscaldato i
punti di discussione israeliani sulla distruzione di Gaza da parte di Israele
per "eliminare Hamas".
Circa
2,3 milioni di palestinesi hanno dovuto essere costretti a lasciare le loro
case per la loro sicurezza, anche se Israele li ha uccisi proprio in quelle
"zone sicure".
Allora,
come oggi, i media ci hanno sottoposto un video di propaganda israeliana
generato in “CGI” di "centri di controllo e comando" sotterranei
protetti sotto ospedali e altre infrastrutture vitali che Israele voleva
distruggere.
Questa
volta i media stanno trasmettendo acriticamente video di propaganda israeliana
non meno ridicoli di razzi di Hezbollah nascosti nei salotti libanesi.
Di chi
è il diritto di difendersi?
In
effetti, i grafici che mostrano "attacchi transfrontalieri" dal 7
ottobre dello scorso anno – quando Hamas è fuggito per un giorno dal campo di
concentramento che Israele aveva costruito a Gaza per decenni – suggeriscono
quanto sia del tutto falsa la narrazione di Israele sul bombardamento del
Libano per "fermare il lancio di razzi di Hezbollah".
Dei
9.600 attacchi transfrontalieri, Israele ne ha commessi 7.845 – o quattro
quinti – e ha iniziato a farlo il 7 ottobre stesso.
Israele ha effettivamente intensificato i suoi
attacchi contro il Libano all'inizio di settembre, proprio mentre Hezbollah
stava riducendo drasticamente il suo lancio di razzi.
Ciò
che i grafici non possono trasmettere è la natura asimmetrica di questi scambi.
I
razzi di Hezbollah hanno causato molti meno danni a Israele rispetto al numero
molto maggiore e molto più potente di bombe e missili di Israele.
Entro
la terza settimana di settembre, Israele aveva ucciso più di 750 libanesi,
rispetto ai 33 israeliani.
Il differenziale è ancora più netto ora.
Eppure
i media occidentali non hanno inquadrato gli attacchi di Hezbollah come il suo
"diritto di difendersi" – un diritto che ci viene continuamente
ricordato a Israele.
Perché
la priorità è stata la necessità di Israele di "fermare" i razzi meno
numerosi e per lo più non letali di Hezbollah, piuttosto che la necessità del
Libano di fermare le bombe israeliane, più abbondanti e molto più letali?
Ma,
cosa più importante, Israele non vuole che l'opinione pubblica occidentale sia
esposta ad altre ragioni più plausibili per cui Hezbollah ha sparato razzi
nell'ultimo anno – o a ciò che servirebbe per fermarlo. E i media occidentali
stanno abilmente proteggendo Israele a tenere nascoste queste ragioni.
Hezbollah
ha più volte osservato che il suo lancio di razzi si fermerà se Israele si
ritirerà da Gaza e porrà fine al massacro di decine di migliaia di palestinesi,
come richiesto dal diritto internazionale.
In due
decisioni separate, la “Corte Internazionale di Giustizia” (CPI) ha stabilito
che l'occupazione decennale dei territori palestinesi da parte di Israele è
illegale e un atto di aggressione contro il popolo palestinese che deve finire,
e che è stato fatto un caso" plausibile" che Israele stia commettendo
un genocidio a Gaza.
Anche
se nessuno alla BBC o altrove lo ammetterebbe mai, Hezbollah è in realtà molto
più vicino a sostenere il diritto internazionale degli stati occidentali come
gli Stati Uniti, la Germania e la Gran Bretagna, che stanno tutti aiutando ad
armare e sostenere il "plausibile" genocidio di Israele.
Riempire
il vuoto.
Con i
media occidentali che si rifiutano di fornire un contesto significativo per le
azioni di Hezbollah, la narrativa egoistica di Israele riempie il vuoto:
l'ipotesi
è che Hezbollah – e forse tutti gli "arabi" – siano guidati solo da
un desiderio irrazionale e antisemita di uccidere gli ebrei in Israele.
L'implicazione
è che il Libano merita tutto ciò che ottiene da Israele.
Il
redattore della” BBC per il Medio Oriente,” Jeremy Bowen” , ha utilmente oliato
quella particolare ruota nel telegiornale della sera di lunedì di questa
settimana, descrivendo Hezbollah nei seguenti termini:
"Combattere
Israele è nel loro DNA, perché esistono".
Ignoriamo
la confusione di “Bowen” tra l'ala militare di Hezbollah e le sue braccia
politiche e assistenziali – precisamente la visione israelo-centrica di
Hezbollah impostata dal governo britannico nel designare l'intero movimento
come "un'organizzazione terroristica".
I
politici di Hezbollah, i funzionari pubblici, gli agenti di polizia, i medici,
gli insegnanti e gli amministratori che impiegati per gestire le istituzioni
libanesi – lo "Stato nello Stato", come lo chiamano i media –
esistono solo per "combattere Israele"?
È
davvero l'unica ragione per cui esistono?
Ma
anche se ignoriamo tutti i civili coinvolti con Hezbollah e ci concentriamo
esclusivamente sulla sua ala militare, la caratterizzazione di “Bowen” è
imparziale, equa o addirittura accurata.
Hezbollah
non è guidato da una semplice sete di sangue per "combattere
Israele", come suggerisce l'esperto di Medio Oriente della BBC.
Per
molti cittadini libanesi, è lì per proteggere il loro paese da un esercito
israeliano che ha interferito aggressivamente nei suoi affari per decenni,
molto prima che Hezbollah esistesse.
Israele
ha invaso ripetutamente il Libano, ha supervisionato massacri orribili come
quelli di “Sabra e Shatilla” , ha occupato le terre meridionali del Libano per
quasi due decenni, ha bombardato le sue infrastrutture, si è intromesso nella
sua politica, ha disseminato il suo territorio di bombe a grappolo e ha
effettuato voli aggressivi con aerei da combattimento sul suo territorio,
violando lo spazio aereo libanese, senza sosta per tutto questo tempo.
Hezbollah
esiste perché il Libano aveva bisogno di una forza militare combattente
credibile per cacciare l'esercito di occupazione israeliano – come alla fine è
riuscito a fare nel 2000 – e qualsiasi prevenire il ripetersi.
Esiste
per dissuadere Israele dal continuare a inserirsi in Libano – proprio come
Hamas esiste per cercare di esigere un prezzo per la brutalizzazione altrimenti
redditizia di Israele dei palestinesi sotto occupazione.
Ma se “Bowen”
crede davvero che questo tipo di ragionamento riduttivo su Hezbollah sia
giusto, dovrebbe essere coerente e descrivere l'esercito israeliano in modo
simile.
“ Le
cosiddette Forze di Difesa Israeliane” esistono solo per "combattere i
loro vicini arabi"?
Guerra
di aggressione.
Ci
sono molte probabilità ragioni per cui Israele sta attaccando il Libano che non
hanno nulla a che fare con la "fine del lancio di razzi" – eppure non
vengono menzionate dalla “BBC” e da altri organi di stampa occidentali.
Israele
ha molto da guadagnare dall'espansione della sua guerra genocida contro Gaza
alla più ampia regione.
La
nuova guerra sta utilmente distogliendo l'attenzione dall'incapacità di Israele
di realizzare il suo obiettivo dichiarato di "eliminare Hamas" da
Gaza ei suoi crimini di guerra, e proprio nel momento in cui si dice che la “CPI”
si sta preparando ad approvare un mandato d'arresto contro il primo ministro
israeliano” Benjamin Netanyahu” e il suo ministro della difesa, “Yoav Gallant,
per crimini contro l'umanità.
Nell'attuale
clima di febbre bellica, questi mandati potrebbero a malapena essere
registrati.
L'immensa
e sempre più profonda sofferenza di Gaza è completamente scomparsa dai radar
delle notizie.
La
guerra regionale sta utilmente allentando la pressione – certamente minima – su
Netanyahu da parte degli alleati occidentali per porre fine al massacro a Gaza.
Netanyahu
non può permettersi di allentare il suo atteggiamento bellicoso, perché
qualsiasi mossa verso la cessazione del fuoco metterebbe la sua coalizione in
pericolo di collasso, potenzialmente lo estrometterebbe il potere e
accelererebbe il suo processo di corruzione e la probabilità che venga
incarcerato.
L'allargamento
della guerra ha già ravvivato il sostegno a Netanyahu e al suo governo in un
momento in cui stava subendo crescenti pressioni interne, guidate dalle
famiglie degli ostaggi israeliani a Gaza, per raggiungere un cessate il fuoco.
Ora i
discorsi su un cessate il fuoco a Gaza sono stati sommersi da applausi per una
seconda campagna di massacri di massa, questa volta in Libano.
E,
cosa più importante di tutti, una guerra regionale provocata da Israele, che
coinvolga non solo Hezbollah ma anche l'Iran, costringerebbe Washington ad
impegnarsi ancora più attivamente in una regione in cui sta gradualmente
cercando di esternalizzare la sua massiccia impronta militare ad altri attori,
specialmente nel Golfo.
Gli
Stati Uniti dovrebbero non solo intensificare l'armamento del massacro di
Israele, ma unirsi direttamente al massacro.
Israele
vuole che la sua guerra diventi una guerra degli Stati Uniti, e spera che la
forza degli Stati Uniti costringerà altri attori regionali, non ultimi gli
Stati del Golfo, a unirsi alla lotta di Israele.
A
differenza del pretesto di "fermare i razzi" fornito da Israele e
ripreso dai media occidentali, tutte queste altre ragioni non sono palesemente
difensive. Suggeriscono che Israele sta conducendo una guerra di aggressione.
Che è
esattamente il motivo per cui non sono menzionati e non sono menzionabili dai
media occidentali.
Terrorismo
"audace."
Questo
era il contesto che mancava quando Israele ha iniziato ad aumentare
drammaticamente la temperatura in Libano facendo esplodere cercapersone e
walkie-talkie, uccidendo decine di persone, tra cui due bambini, e mutilando
migliaia di persone.
Come
ha osservato “Alistair Crooke”, un ex diplomatico britannico con sede a Beirut,
coloro che usavano questi dispositivi di vecchia tecnologia non erano
combattenti d'élite di Hezbollah, come i media occidentali hanno seguito Israele nel suggerire.
Molti
di coloro che erano persi le mani e gli occhi probabilmente civili che
lavoravano in ruoli di emergenza e di servizio civile per lo "Stato nello
Stato" di Hezbollah: amministratori, personale medico, insegnanti e agenti
di polizia.
La
cattura di dispositivi mobili con trappole esplosive viola palesemente il
diritto internazionale, ovvero è un crimine di guerra.
Questo è così ovvio che persino un ex
direttore della CIA,”Leon Panetta”, ha prontamente ammesso gli attacchi dei
cercapersone israeliani: "Non credo che ci sia alcun dubbio che si tratti
di una forma di terrorismo".
Il che
significava che i media si trovavano di fronte a un compito difficile nel
riferire su quello che equivaleva a un atto di terrorismo di stato – e che ha
stabilito un precedente terrificante per il resto di noi: c
he i
dispositivi elettronici che passiamo gran parte della giornata a tenere o a
portare con noi possono essere trasformati in bombe per farci del male.
Non si
tratta di una preoccupazione inutile.
Avvertendo
che Israele ha fatto uscire dalla bottiglia un genio terrificante, Panetta ha
esortato gli Stati a trovare un modo per invertire la rotta
Senza
frenare l'armamento dei dispositivi elettronici, ha osservato: "È il campo
di battaglia del futuro".
C'era
stato un altro stato che aveva causato questa carneficina casuale e distopica –
e se questo fosse accaduto mentre un bersaglio era in volo in aereo?
Lo shock e la repulsione sarebbero stati
immediati e travolgenti.
Ma per
i media occidentali, l'atto di mostruoso terrorismo di Israele è stato accolto
in modo uniforme, non con orrore ma con ammirazione sogghignante.
Come
se leggessero da un copione, i media occidentali hanno optato esattamente per
lo stesso termine per descrivere la mossa di Israele: è stata " audace
".
Come i
suoi omologhi di destra, il giornale” Guardian”, apparentemente “liberale”, ha
raccontato senza fiato i dettagli di quella che ha definito un'operazione
"attenta pianificata", "sofisticata" e "audace"
da parte di Israele per mutilare migliaia di libanesi.
La “BBC”
ha seguito l'esempio. “Bowen “ancora una volta ha aiutato Israele, celebrando
il suo terrorismo come un " trionfo tattico " e "il tipo di
colpo di stato spettacolare di cui si leggerebbe in un thriller".
Parole
come armi.
La BBC
ha esemplificato l'uso del linguaggio come arma per cancellare i crimini di
Israele in Libano, proprio come ha fatto in precedenza a Gaza.
Lunedì,
mentre Israele lanciava una massiccia campagna di bombardamenti giorni dopo
aver fatto saltare in aria i cercapersone in tutto il Libano, il conduttore ha
iniziato con questa valutazione:
"Quasi
500 persone sono state uccise dopo un pesante bombardamento israeliano su
obiettivi di Hebollah".
Il
giorno dopo il suo sito web ha preso la stessa strada.
Un
titolo della BBC ha quasi risposto alla sua stessa domanda: "Dove hanno
colpito ieri gli attacchi israeliani contro Hezbollah?"
Al
telegiornale della sera di mercoledì,” Anna Foster” della BBC, con sede a
Beirut, ha dichiarato con disinvoltura che Israele ha "colpito più di
2.000 obiettivi di Hezbollah".
Ha
aggiunto che le onde di bombardamenti hanno distrutto "lanciarazzi, siti
di stoccaggio di armi e altre infrastrutture". Tutte le affermazioni
israeliane non verificate sono trattate come fatti.
Nel
frattempo, ha osservato che Hezbollah stava colpendo "siti civili e
militari".
Allo
stesso modo, nel resto dei suoi reportage, l'assunto di default della BBC è
stato identico a quello di Israele:
che
qualsiasi cosa che Israele colpisca è un "bersaglio" di Hezbollah per
definizione.
L'affermazione
di Israele è una prova sufficiente.
Ma se
fosse davvero così, perché così tante donne e bambini libanesi sono stati
uccisi dalle bombe israeliane – una ripetizione del massacro di decine di
migliaia di donne e bambini palestinesi a Gaza nel corso dell'ultimo anno?
Potrebbe
essere che Israele stia attaccando a caso il sud del Libano per terrorizzare i
suoi abitanti e costringerli alla loro pulizia etnica, proprio come in
precedenza ha terrorizzato la popolazione di Gaza fuori dalle loro case?
Questo
potrebbe spiegare perché almeno 90.000 libanesi sono fuggiti dalle loro
comunità finora?
Potrebbe
essere che l'affermazione di Israele secondo cui Hezbollah nasconde armi nelle “case
del Libano meridionale” sia altrettanto egoistica e ingannevole quanto la sua
precedente affermazione che ogni ospedale, università e moschea di Gaza aveva
un centro di comando e controllo di Hamas?
Potrebbe
essere l'affermazione di Israele che Hezbollah, come Hamas, ha trasformato la
sua popolazione civile in "scudi umani" è una scusa valida per tutti,
progettata per offuscare gli stessi crimini di guerra genocidi per i quali la “Corte
Mondiale” ha processato Israele.
Più
precisamente: perché è così inconcepibile per i media occidentali come la BBC
che una qualsiasi di queste possibilità sia degna di considerazione?
Bravi
ragazzi "si intensificano."
Al
telegiornale di lunedì sera, “Bowen” è sembrato soppesare la saggezza delle
azioni di Israele, mentre in realtà avanzava il suo punto di discussione
preferito: "Israele
sta effettivamente giocando d'azzardo. Quello che spera è che, facendo quello
che sta facendo, costringerà Hezbollah a smettere di sparare su Israele Penso
che probabilmente sia improbabile. Significa che Israele dovrà continuare
l'escalation".
Ma
nella sua "analisi", Bowen, come il resto dei media occidentali,
stava anche usando il linguaggio del "conflitto" come arma per
aiutare a offuscare gli obiettivi più probabili di Israele.
Cosa
intendeva esattamente l'editore della BBC con "escalation"?
La
parola si sta trasformando in modi inquietanti.
Una
volta, l'"escalation" era invariabilmente invocata in modo negativo
contro i nemici regionali di Israele. Israele avrebbe colpito con una forza
schiacciante.
Solo
quando uno stato o un gruppo arabo reagiva, di solito in modi piuttosto
limitati, i politici e i media occidentali si preoccupavano improvvisamente di
una "pericolosa escalation".
La
logica era chiara:
gli
arabi uccisi dalla potenza di fuoco israeliana erano la norma; era il rumore di
fondo del Medio Oriente.
Ma se Israele ebbe subito una risposta, o
semplicemente ebbe minacce di contraccolpo, allora le preoccupazioni per
l'"escalation" sarebbero state pienamente giustificate.
Gli
arabi hanno intensificato, Israele ha risposto o si è vendicato.
Ma la
BBC sta ora ampliando l'uso di "escalation" in modi nuovi per aiutare
a mascherare i crimini di Israele.
È
impossibile per i media ignorare il fatto che un gran numero di civili a Gaza e
in Libano vengono massacrati senza uno scopo chiaro. Quindi è necessario un
eufemismo per oscurare questi crimini.
"Escalation
israeliana", nella terminologia rivista di Bowen, significa in realtà
"massacrare civili", o "terrorizzare i civili delle loro
comunità", o "distruggere le loro case" – o forse tutte e tre le
cose. "Escalation" suona più ragionevole della realtà che oscura.
Sul “News
at Ten” di martedì”, Orla Guerin,” in un reportage da Tiro, ha rafforzato
questo nuovo uso, radicato nell'assurda affermazione di Israele che deve
"intensificare per ridurre l'escalation".
In
primo luogo, anche lei ha sottolineato il punto centrale dell'argomento di
discussione su Israele, intonando:
"Hezbollah
è riuscito a lanciare 300 razzi oltre il confine, proprio quello che Israele
voleva fermare".
Non
quello che Israele dice o afferma di voler fermare.
Guerin non ammette alcuna possibilità che
l'obiettivo di guerra professato da Israele possa nascondere altri programmi,
meno sani.
Il DNA
di Hezbollah, ricordiamolo, è "combattere Israele".
Il DNA
di Israele, a quanto pare, sta cercando di fermare i razzi, cercando di
proteggere i suoi cittadini dalla violenza libanese.
Nel
mondo dello specchio creato dalla BBC, i buoni sono quelli che commettono un
genocidio "plausibile".
I cattivi sono quelli che si oppongono a un
genocidio.
Guerin
ha continuato dicendo che Hezbollah ha scelto di non lanciare i suoi missili
più grandi, a più lungo raggio, a guida di precisione, che sono in grado di
colpire ovunque in Israele.
Ha
concluso: "Sembra
che Hezbollah non voglia ancora una guerra totale. Il suo sponsor, l'Iran, non
vuole una guerra totale e lo ha detto. La domanda è: si può trovare un modo per
evitare che questa escalation peggiori ulteriormente?"
C'era
di nuova la parola "escalation".
E ancora una volta significava, se si fosse
riusciti a diradare la nebbia intenzionale che lo avvolgeva, il pericolo che
Israele avrebbe ucciso più civili libanesi, anche se Hezbollah e l'Iran stavano
mostrando grande reticenza a lasciarsi trascinare nella trappola
dell'escalation di Israele.
Perplesso
dalla moderazione.
Tornata
a Beirut, “Anna Foster” ha nuovamente sottolineato lo stesso punto. Ha chiesto
al giornalista “Paul Adams” a Gerusalemme:
"Israele
ha detto che parte dell'idea dietro quest'ultima escalation è quella di
consentire alle persone nel nord di tornare alle loro case. È probabile che
raggiunga questo obiettivo?"
Avresti
potuto essere più chiara?
L'"idea" di Israele era quella di
intensificare – uccidere e fare pulizia etnica alla popolazione libanese nel
sud del Libano – in modo che gli israeliani tornassero a casa.
L'unica
domanda che valeva la pena considerare era: la sua "idea" avrebbe
funzionato?
La
risposta di Adams, come quella di Guerin, è stata eloquente. Era perplesso dal motivo per cui
Hezbollah era così limitato – dopo tutto, "combattere Israele" è nel
suo DNA.
Ha suggerito che c'erano solo due possibili
risposte:
perché
Israele aveva distrutto la maggior parte dell'arsenale di Hezbollah, "o
perché [Hezbollah] si sta trattenendo per qualche motivo".
Questo
"per qualche ragione" è il massimo che l'analisi della BBC osa fare
nel tentativo di vedere le cose dal punto di vista del Libano e di Hezbollah.
Al “News
at Ten” di mercoledì, Adams era al confine di Israele con il Libano.
Incorporandosi
con l'esercito israeliano, la BBC ha iniziato a condizionare il suo pubblico ad
accettare un imminente massacro di civili libanesi in un'invasione di terra
israeliana.
Filmati
– forniti dall'esercito israeliano?
Mostrava
un generale, “Herzi Halevi, dire alle sue truppe che presto avrebbero invaso i
villaggi in Libano che "Hezbollah ha preparato come grandi avamposti
militari".
In
altre parole, “Halevi “stava avvertendo che l'esercito israeliano si sarebbe
presto comportato, proprio come ha fatto a Gaza, come se non ci fossero civili
in Libano, ma solo "grandi avamposti militari".
Uomini,
donne e bambini sarebbero tutti trattati come obiettivi militari legittimi.
Adams
non ha fatto una nota di cautela, né ha spiegato al suo pubblico ciò che la
valutazione del generale avrebbe effettivamente comportato.
Invece, Adams ha ribadito ancora una volta
come fatto oggettivo il pretesto di Israele per il massacro di massa e la
pulizia etnica in Libano.
Lo scopo della minacciata invasione di terra
"è chiaro: consentire ai civili di tornare alle comunità di confine
evacuate un anno fa".
Successivamente,
Adams si è avventurato in una delle comunità di confine quasi vuote di Israele:”
Kiryat Shmona.
Lì, “oron
Spielman”, uno spin doctor dell'esercito israeliano, disse ad Adams: "L'unico modo in cui queste
persone [residenti di Kiryat Shmona] potranno mai tornare a casa è se Hezbollah
non è nemmeno lontanamente vicino a dove possono sparare di nuovo contro di
loro".
Che
cosa intendeva dire?
Adams
non ha chiesto chiarimenti né è apparso preoccupato.
Ma
l'intento non avrebbe potuto essere più chiaro:
che il
popolo del Libano meridionale – centinaia di migliaia di loro – deve essere
sottoposto a pulizia etnica per sempre, reso senza casa e senza terra, e le
loro case distrutte per permettere ai residenti di “Kiryat Shmona” di tornare a
casa.
Questo
era ciò che Israele intendeva per "escalation".
Non
c'è stato tempo nel “News at Ten “di mercoledì per riferire di più sulle nuove
tracce di sangue sia nel sud del Libano che a Gaza – il possibile innesco di
una conflagrazione regionale – perché la BBC aveva domande più urgenti da
affrontare.
Ha dedicato
quasi 10 minuti del suo programma di mezz'ora a rivisitare ancora una volta gli
eventi del 7 ottobre dello scorso anno, quando Hamas ha violentemente invaso il
sud di Israele per un giorno.
In un
modo senza precedenti, ha mostrato un estratto esteso di un nuovo documentario
sull'attacco di Hamas al “rave Nova” vicino al campo di concentramento di Gaza.
Centinaia di partecipanti alla festa israeliani sono stati uccisi quel giorno.
È una
storia che abbiamo sentito e risentito all'infinito nell'ultimo anno. Per mesi
l'unico giorno di atrocità commesse da Hamas – e alcune che sono state
semplicemente inventate, come la "decapitazione di bambini" e
l'esecuzione di "stupri di massa" – sono state riscaldate
quotidianamente, nell'interesse di un presunto "equilibrio" mentre
Gaza sopportava giorni, poi settimane, poi mesi, e ora quasi un anno di morte,
dolore e sofferenza assoluti.
In un
giorno in cui donne e bambini libanesi furono uccisi nelle
"escalation" israeliane, gli spettatori della BBC sono stati
incoraggiati a dimenticare tutta quella miseria e a tornare con la mente
indietro di quasi un anno ai crimini storici di cui gli israeliani erano le
vittime, non sono gli autori.
Senza
dubbio, Israele non avrebbe potuto essere più felice se fosse stato incaricato
di impostare il palinsesto dei notiziari della BBC.
Un
portavoce della BBC ha risposto a queste critiche in una breve dichiarazione a MEE:
"La
BBC si attiene ai più alti standard editoriali e si riferisce senza paura o
favore. Questo conflitto è una storia impegnativa e polarizzante da raccontare.
Ascoltiamo attentamente i feedback e ci ci impegniamo a fornire un reporting
imparziale per il pubblico nel Regno Unito e in tutto il mondo".
Eppure
avrei potuto riempire interi libri decostruendo l'assalto della BBC negli
ultimi giorni alle facoltà critiche dei suoi spettatori – il suo costante
oliare il percorso verso il massacro di massa, la pulizia etnica e il
genocidio.
In un solo articolo, è possibile solo scalfire
la superficie delle falsità, delle omissioni, degli inganni e dei depistaggi
dei media.
Ma un
altro dovrebbe essere notato.
Martedì,
“Sarah Smith “era a New York per riferirsi sulla dimensione
"internazionale", ovvero su come la Casa Bianca sta gestendo le
domande mentre il mondo si trova sull'orlo di una conflagrazione regionale che
potrebbe rapidamente trasformarsi in una guerra globale o nucleare.
Ricordate,
Israele è interamente una creatura dell'interferenza coloniale occidentale in
Medio Oriente, un avamposto dell'Occidente e oggi il principale stato cliente
di Washington.
Il
presidente Joe Biden, supponendo che questa figura fragile e confusa sia ancora
in grado di governare il paese, potrebbe fermare le guerre di Israele contro
Gaza e il Libano in un battito d'occhio.
Tutto
quello che deve fare è rifiutarsi di inviare armi agli Stati Uniti che causano
tutte le morti e le distruzioni e segnalazioni ai suoi alleati europei che
devono fare altrettanto.
Ma
anche questo è innominabile dalla BBC, naturalmente, per una ragione fin troppo
ovvia:
ricorderebbe
agli spettatori chi è veramente responsabile del genocidio a Gaza e della
distruzione indiscriminata del Libano.
Invece,
il lavoro di Smith era quello di dita per conoscere i pensieri più intimi di
Biden e rassicurare gli spettatori che le sue intenzioni erano del tutto nobili
e gentili.
Ci ha
detto: "Il
presidente Biden voleva davvero cercare di raggiungere un cessate il fuoco a
Gaza e il rilascio degli ostaggi prima di lasciare l'incarico".
È solo
perché le nostre menti sono state così completamente condizionate da questo
incessante bombardamento della propaganda occidentale che non ridiamo né
urliamo contro i nostri schermi quando questo infantile mondo immaginario della
geopolitica – "davvero, davvero" – viene presentato come un serio
resoconto giornalistico.
Israele
è ben lungi dall'essere l'unico a condurre una guerra nella regione. E per
ottenere il consenso del pubblico occidentale, o almeno l'assenza di
opposizione, dobbiamo far sì che le nostre facoltà critiche vengano martellate
fino alla sottomissione, con la stessa aggressività con cui le bombe israeliane
stanno riducendo in macerie le case dei palestinesi e dei libanesi e facendo a
pezzi i loro corpi.
Per
porre fine a queste uccisioni, dobbiamo smettere di credere a questo mondo da
favola che ci viene presentato dai nostri media, un mondo che avvantaggia solo
una piccola élite occidentale dedita a guerre infinite e all'accaparramento
delle risorse.
Per
porre fine alle uccisioni, dobbiamo risvegliarci dal mondo dei sogni in cui
siamo stati cullati per tutta la vita.
Israele
non può combattere una guerra
su più
fronti senza il sostegno
dell'esercito
americano.
Zerohedge.com - Tyler Durden – (03 ottobre
2024) – ci dice:
Il
recente sbarramento missilistico che ha colpito Israele dall'Iran ha messo in
mostra una realtà di sicurezza che ha sorpreso molte persone in Occidente:
il
sistema di difesa israeliano "Iron Dome" non è così efficace come
credevano.
Le prove suggeriscono che è stato chiaramente
sopraffatto, sia dal numero di missili (le stime variano ma almeno 200 sono
stati lanciati), sia dalla nuova tecnologia ipersonica iraniana.
In
ogni caso, questo attacco ha cambiato la prospettiva prevalente sulla difesa
aerea israeliana.
I
media e i funzionari governativi affermano che la salva iraniana è stata
"inefficace" e finora non hanno riportato vittime, ma è chiaro dai
numerosi video che circolano sui social media che sono stati fatti ingenti
danni da dozzine di impatti.
E'
improbabile che Israele ammetta di aver avuto successo negli attacchi, in
quanto ciò darebbe solo preziose informazioni all'Iran, ma utilizzando la
geolocalizzazione e i filmati esistenti online non ci vorrà molto alla
leadership militare iraniana per capire cosa ha funzionato e cosa no.
L'escalation
dall'Iran è stata una risposta alla campagna di omicidi attentamente
pianificata da Israele contro la leadership militare di Hezbollah in Libano,
incluso Hassan Nasrallah.
L'attacco,
che ha utilizzato cercapersone sabotati con cariche esplosive piazzate
segretamente, è poi culminato in attacchi missilistici mirati.
L'evento è avvenuto solo due mesi dopo che
Israele ha assassinato il leader di Hamas Ismail Haniyeh mentre si trovava sul
suolo iraniano.
Ci
sono due modi di guardare alla strategia di Israele:
è
stato un tentativo di decapitare la leadership nemica e mandare le sue forze
allo sbando in modo da poter evitare una guerra più ampia.
Oppure,
aveva lo scopo di far infuriare l'Iran e trascinarlo in una guerra più ampia.
Se
quest'ultima opzione è il caso, allora Israele dovrebbe operare partendo dal
presupposto che gli Stati Uniti forniranno forze militari per la lotta, perché
Israele non sarà in grado di sopravvivere a una guerra su più fronti di questa
portata.
In
passato Israele ha fatto affidamento sulla sua superiorità in termini di armi
per dissuadere potenziali attacchi dai vicini, ma questo divario si sta
ovviamente restringendo, come abbiamo visto con gli attacchi missilistici
iraniani di questa settimana.
Anche
le lezioni dell'Ucraina dovrebbero essere prese in considerazione: i mezzi
corazzati israeliani potrebbero non avere la stessa presenza sul campo di
battaglia di una volta se i droni economici fossero così efficaci nel
distruggere carri armati molto più costosi.
Nel
2006, Israele ha tentato un'invasione di terra del Libano con risultati
disastrosi, motivo per cui questa volta ha colpito per prima la leadership di
Hezbollah. Tuttavia, Israele sembra intenzionato a combattere l'intero Medio
Oriente in una sola volta e questo cambia radicalmente la situazione.
Il
gioco di terra, come abbiamo visto in Ucraina, non favorisce la guerra di
manovra a causa dei droni e di altre moderne tecnologie di raccolta di
informazioni.
Le nazioni con la maggiore forza lavoro hanno
un vantaggio significativo quando si tratta di guerra di logoramento e questo è
probabilmente il modo in cui questa guerra sarà combattuta.
L'Iran
da solo ha un notevole vantaggio in termini di manodopera rispetto a Israele.
Se
esaminiamo la popolazione di base, l'Iran ha un enorme vantaggio con oltre 88
milioni di persone contro i 9,5 milioni di persone di Israele, e questo senza
contare il Libano, la Siria, gli Houthi nello Yemen, ecc.
La
capacità dell'Iran di ricostituire le proprie forze con nuove reclute
attraverso la coscrizione sarà certamente superiore a quella di Israele.
Ancora
una volta, lo abbiamo visto con l'esercito russo in Ucraina.
Nessuna
tecnologia (tranne forse le armi nucleari) potrebbe livellare il campo di gioco
e dare a Israele la capacità di vincere in una guerra terrestre su più fronti.
Ciò significa che gli israeliani avranno bisogno di uno sforzo alleato, e
indovinate quale paese è l'unico candidato per il compito?
Joe
Biden ha dichiarato dopo gli attacchi iraniani:
"Non
commettere errori, gli Stati Uniti sono pienamente, completamente, pienamente a favore di
Israele..."
Alla
domanda su come volesse che Israele rispondesse, Biden ha detto che si trattava
di una questione di "discussione attiva" e che le conseguenze per
Teheran "restano da vedere".
Kamala
Harris ha rilasciato la sua dichiarazione a sostegno della posizione di Biden:
"L'Iran
non è solo una minaccia per Israele, l'Iran è anche una minaccia per il
personale americano nella regione, gli interessi americani e i civili innocenti
in tutta la regione che soffrono per mano di terroristi con sede in Iran e
sostenuti da terroristi ...
Non
esiteremo mai a intraprendere qualsiasi azione sia necessaria per difendere le
forze e gli interessi degli Stati Uniti contro l'Iran e i terroristi sostenuti
dall'Iran, e continueremo a lavorare con i nostri alleati e partner per
interrompere il comportamento aggressivo dell'Iran e ritenerli
responsabili".
Queste
dichiarazioni sono in linea con un'esercitazione militare congiunta e un gioco
di guerra condotto negli ultimi mesi chiamato "Juniper Oak".
Il
programma è stato progettato per prepararsi all'inevitabile guerra tra Israele
e il Medio Oriente e richiede la partecipazione delle forze statunitensi per
via aerea, marittima e terrestre.
Per
quei milioni di americani che vogliono stare fuori dalle guerre e dai
coinvolgimenti stranieri, la situazione non sembra buona.
Per
coloro che si chiedono quale sarebbe stata la sorpresa di ottobre, la guerra
con l'Iran e la maggior parte del Medio Oriente potrebbe essere la goccia di
scarpe che tutti stavano aspettando.
La
situazione potrebbe benissimo ribaltare le elezioni presidenziali di novembre e
cambiare ancora una volta il panorama degli elettori.
Anche
con una vittoria di Trump, Biden ha tutto il tempo per coinvolgere gli Stati
Uniti in una guerra con l'Iran prima di lasciare l'incarico nel 2025.
Il
campo di Harris sostiene che un cambio di leadership e di politica nella nebbia
di una crisi geopolitica sarebbe dannoso per la sicurezza degli Stati Uniti.
In altre parole, coinvolgono l'America in un
pantano in Medio Oriente e poi sostengono che il pantano richiede che rimangano
in carica.
Trump
non è la "carta giusta", secondo
la visione delle élite di potere statunitensi,
il Jolly avrebbe dovuto essere estratto dal
mazzo.
Comedonchisciott.org
– Markus - Alastair Crooke - strategic-culture.su – (3 Ottobre 2024) – ci dice:
In
qualità di “Imperatore” spodestato, Biden ha fatto la sua “ultima passeggiata”
dai banchi dell’ONU; non era più l’Imperatore di un tempo, traboccante di
spavalderia per il fatto che gli Stati Uniti sono nuovamente alla ribalta e
“sono io a governare il mondo”.
Infatti,
mentre il Medio Oriente esplode e la bolla ucraina si sgonfia, la Casa Bianca
continua ad esortare tutte le parti alla moderazione per ridurre la violenza.
Ma nessuno ascolta.
Mentre
la sua era si avvia ad una conclusione ingloriosa, Biden può aver amato l’idea
di tirare le leve dell’influenza coercitiva del soft-power, salvo poi scoprire
che i fili che collegavano quelle leve agli “scambi” ferroviari del mondo reale
non c’erano più.
L’influenza
è volata via; la coercizione imperiale viene sempre più spesso accolta con
disprezzo.
La diplomazia ha fallito su tutta la linea.
Quindi,
cosa segnala per il futuro l’ondata di disordini di oggi, la guerra in Medio
Oriente e il crollo dell’Ucraina, visti dal lungo arco della storia (e seguendo l’analogia con il mondo
antico di “Mike Vlahos” e “John Batchelor”)?
Un
“Imperatore” in difficoltà è stato rovesciato.
Non
c’è un vero principe ereditario, ma solo una “figlia adottiva”.
È una
scelta deliberata. L’oligarchia del potere (il “Senato”, se seguiamo l’analogia
antica) sembra indifferente al vuoto di potere.
È intenzionata a governare, come riporta il
Washington Post svelando il pensiero oligarchico, attraverso un consenso di
istituzioni “a sostegno della democrazia” come fosse una sorta di “segretariato
permanente”
(una nozione che circola dalla “perdita” delle elezioni del 2016).
Ciononostante,
esiste un problema di successione imperiale.
Ogni
Impero ha bisogno di un Imperatore, oltre che di un’Aristocrazia/Senato, perché
le fazioni più potenti della società devono avere un pilastro su cui far leva
per risolvere le loro faide interne.
Ogni
“Impero” ha bisogno anche di una sostanziale cultura comune per prendere
decisioni forti di interesse generale.
Nel passato europeo di culture comuni ce ne
sono state due:
Il
Cattolicesimo e l’Illuminismo.
Avevano
finito per scontrarsi.
Ed
entrambe sono state emarginate a vantaggio dell’arbitrio libertario, volto a
liberare l’individuo da tutti i vincoli delle norme comunitarie.
La
cultura postmoderna rende le persone “pazze perché la libertà individuale non
accetta più la verità oggettiva“.
Il
mondo virtuale uccide il senso del reale
per sostituirlo con la realtà immaginata.
L’arte
di governare diventa quella di amministrare una finzione imposta; una finzione
che le persone riconoscono chiaramente come non reale, eppure sono obbligate a
fingere che la “narrazione” sia la realtà oggettiva.
Questa
tensione porta all’insicurezza esistenziale e all’esplosione di segnalazioni di
persone in precario stato mentale.
Al
contrario, nella maggior parte dei luoghi, scrive “David Brooks”, “le persone
si formano all’interno di comunità moralmente coese.
Traggono
un senso di appartenenza e di solidarietà da valori morali condivisi.
Le loro vite hanno un senso e uno scopo perché
si vedono vivere in un ordine morale universale con standard permanenti di
giusto e sbagliato, all’interno di strutture familiari che hanno superato la
prova del tempo, con concezioni condivise, ad esempio, di maschio e femmina.“
“Fiona
Hill”, già membro del Consiglio di Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti, fa
una controproposta:
poiché
gli interessi degli Stati Uniti, descritti soprattutto come “minacce”, sono a
lungo termine, “anche le strutture per affrontare tali minacce devono essere a
lungo termine“. (Illustra il punto citando “la minaccia a lungo termine della
Russia”).
La
Hill sta dicendo che “l’aristocrazia” governerà a lungo termine, attraverso la
prescrizione di un ordine mondiale istituzionalizzato e “inter-agenzia”.
Questa
è la soluzione dell’aristocrazia alla mancanza di successione imperiale: il
Leviatano.
“Il Leviatano – la cui promessa e il cui
progetto sono proiettati in avanti – annulla tutti i poteri tranne uno, che
sarà universale e assoluto”.
L’obiettivo
implicito è quello di rendere le ricette politiche “a prova di Trump“. Questo
obiettivo implicito, tuttavia, ne sottolinea il difetto.
Non ci sarà partecipazione.
Le persone non parteciperanno, né si
sentiranno di partecipare, perché non lo faranno.
L’opinione
degli strateghi dell’Ordine Mondiale è che la selezione dei candidati politici
attraverso il voto è diventata un “difetto”, non è più una caratteristica.
Gli elettori non conoscono, e tanto meno
colgono, l’importanza delle strutture politiche profonde su cui si fonda
l’egemonia statunitense. La partecipazione è un problema.
È a
questo punto della storia che spesso entra nell’arena un “Grande Uomo” che
sfida l’imperatore
. Il
“Grande Uomo” è percepito come il portavoce del popolo, la cui partecipazione
alla vita politica è stata interrotta e che è arrabbiato per questo.
Il “Grande Uomo” racconta sempre bene questa
storia di tradimento.
Il
fenomeno del “Grande Uomo” si sta verificando oggi, principalmente perché la
pratica tradizionale di scambiare un’entità al governo (partito) con l’altra,
per produrre un leader sosia (il partito unico), si è rotta.
È
stata architettata come un gioco di carte, con lo spettatore (l’elettore) che
sceglie sempre la “carta giusta” – proprio quella che il mago aveva previsto
sarebbe stata scelta.
Magia!
E tutte le carte selezionate appartengono inevitabilmente alla stessa serie!
Questo
trucco con le carte è diventato evidente negli ultimi mesi. Tutti ne hanno capito la
meccanica.
Trump
non è la “carta giusta”, secondo le élite di potere statunitensi; il Jolly
avrebbe dovuto essere estratto dal mazzo.
Ciò
che è insolito nell’odierno emergere del “Grande Uomo”, tuttavia, è che, a
differenza del mondo classico, Trump non sembra avere un’aristocrazia che lo
segue e asseconda le sue decisioni. Funzionerà?
Nei
prossimi mesi, l’Impero dovrà affrontare molte crisi, oltre a quella di un
Impero in dissolvenza e incapace di adattarsi.
“Simplicius”
scrive che:
“l’ultimo
pezzo del “WaPo “descrive uno stato di disordine nella classe politica
occidentale quando si tratta di decidere la strada da seguire contro una Russia
chiaramente spavalda e inflessibile.
Vedete,
tutte le provocazioni, i giochi e i “trucchi” di pace avevano lo scopo di
piegare la Russia all’influenza dell’Occidente, ma l’Impero sta scoprendo che,
dopo aver trattato per decenni con vassalli superficiali, confrontarsi con una
delle ultime nazioni veramente sovrane rimaste al mondo è una cosa decisamente
diversa”.
Non si
tratta solo della Russia.
Il
proconsole di un lontano territorio imperiale in rovina si è recato a “Roma”
per chiedere la costituzione di un nuovo esercito romano e la fornitura di
“oro” romano per sostenerlo.
Ma i
tempi sono duri in tutto l’Impero e il proconsole probabilmente fallirà la
missione, poiché questo sarebbe il suo terzo esercito, dopo che gli altri due
sono stati distrutti.
L’imminente
implosione infliggerà un duro colpo al prestigio e all’autorità dell’Impero.
La sua
classe guerriera potrebbe rivoltarsi con rabbia contro il Campidoglio, irritata
dalla riluttanza dei suoi leader a stringere il pugno di ferro (è già successo
in passato).
Un
altro proconsole imperiale ribelle fa presagire una situazione ancor più grave
e distinta.
Questo console vuole la propria egemonia
ebraica ed è inflessibile e assolutamente spietato nel perseguirla.
L’Impero non può fare nulla, anche se fa finta
di credere che sarà il Console a provocare la sua stessa caduta.
Ma, se
questa impresa dovesse fallire, come potrebbe, causerebbe scompiglio in quei
centri americani di potere esenti da punizione su cui la struttura più ampia ha
poggiato per tutti questi decenni.
Se la
guerra dovesse fallire la leadership istituzionale americana legata a questo
particolare Console perderebbe la sua ragion d’essere.
Un
intero gruppo dirigente verrebbe svuotato, privato di uno scopo.
La
classe dirigente istituzionale nel suo complesso ne risulterebbe indebolita.
Qual è
allora la via d’uscita, mentre la patria implode lentamente?
Beh, l’articolo del “Washington Post” conclude
invocando un “nuovo ordine di governance globale sovranazionale”;
probabilmente una governance
digitale-autoritaria in stile Davos, progettata per preservare una politica e
un allineamento coerenti, prima che il collegamento russo-cinese-iraniano-BRICS
li batta sul tempo.
Se gli
Stati occidentali non vogliono rischiare per la libertà, allora corrono il
rischio del Leviatano. Questo è possibile.
Tuttavia, si tratterebbe di un regime
profondamente instabile, estremamente oligarchico, concentrato, dittatoriale,
come afferma il professor “Henri Hude”.
Più
l’Occidente postmoderno perde il controllo del mondo con il suo modo di
ragionare nichilista e più l’Asia rimane diversificata, meno possibilità ci
sono che il Leviatano abbia successo.
“Ciò
che gli strati dirigenti non hanno capito è che la deregolamentazione
libertaria postmoderna non può essere definita solo dall’economia e dal sesso“.
“Lo
straordinario potere tecnico su cui si basa il Leviatano è inseparabile dalla
realtà economica.
È quindi una realtà tecno-mercantile, un
potere della tecnica e del denaro che esercita una forma di tirannia.
In questo contesto, ciò che probabilmente
impedirà il trionfo del Leviatano è il crollo della civiltà tecnica” – in
quanto tale.
(Alastair
Crooke)
(strategic-culture.su)
(strategic-culture.su/news/2024/09/30/will-the-suffocating-cage-of-leviathan-be-avoided/)
L'economia
di guerra di Putin rischia
di subire danni se i sauditi faranno
crollare
i prezzi globali del petrolio.
Politica.ue
– (30 ottobre 2024) - Gabriel Gavin , Eva Hartog e Geoffrey Smith – ci dicono:
Gli
esperti sostengono che un'azione dell'Arabia Saudita volta ad accaparrarsi
quote di mercato metterà a dura prova le finanze del Cremlino.
L'Arabia
Saudita "capisce perfettamente che le aziende russe non rispettano la
richiesta di ridurre la produzione, quindi stanno elaborando i propri
piani", ha aggiunto “Mikhail Krutikhin.”
Mosca
si ritroverà a corto di fondi per sostenere la sua economia di guerra se
l'Arabia Saudita realizzerà i suoi piani di aumentare la produzione di greggio
per proteggere la propria posizione di re del petrolio mondiale.
“Riyadh”
è sempre più frustrata dal fallimento degli altri petrostati nel coordinarsi
nel tagliare l'offerta per aumentare i prezzi del petrolio a circa $ 100 al
barile, rispetto agli attuali $ 70.
I
commercianti di petrolio affermano che l'Arabia Saudita è ora pronta a
rispondere flettendo i muscoli e ribaltando la situazione sui produttori più
piccoli, esportando più petrolio per accaparrarsi quote di mercato e profitti,
anche se i prezzi scendono.
Questa
strategia potrebbe far crollare i prezzi del petrolio e significare cattive
notizie per il presidente russo Vladimir Putin.
Petrolio
e gas sono stati la più grande fonte di entrate per lo stato russo negli ultimi
dieci anni, rappresentando fino a metà del bilancio del paese.
“Mikhail
Krutikhin”, analista energetico russo con sede in Norvegia, ha affermato che la
possibile mossa dell'Arabia Saudita rappresenta "un rischio enorme"
per il bilancio statale di Mosca, a causa della sua schiacciante dipendenza
dalle entrate petrolifere.
Ed è
solo uno dei diversi fattori imprevedibili all'orizzonte, tra cui le elezioni presidenziali
negli Stati Uniti.
"Quindi
ora dobbiamo sederci e aspettare, e fare scorta di popcorn", ha detto.
L'Arabia
Saudita "capisce perfettamente che le aziende russe non soddisfano la
richiesta di ridurre la produzione, quindi stanno elaborando i propri
piani", ha aggiunto “Krutikhin”.
“Alexandra
Prokopenko,£ economista e ricercatrice del “Carnegie Endowment for
International Peace,” concorda sul fatto che la posta in gioco per il Cremlino
è alta.
"Agli
attuali tassi di cambio, un calo di 20 $ nei prezzi del petrolio porterebbe a
un calo di 1,8 trilioni di rubli (20 miliardi di $) nei ricavi.
Ciò
equivale a circa l'1 percento del PIL russo", ha affermato.
"Il
governo si troverebbe di fronte alla scelta tra ridurre la spesa, cosa
improbabile durante una guerra", ha aggiunto Prokopenko, "o accettare
la pressione inflazionistica e tassi di interesse soffocanti".
La
scorsa settimana il” Financial Times “ha riferito che l'Arabia Saudita potrebbe
abbandonare il suo ambizioso proposito di limitare l'offerta di greggio per far
salire i prezzi intorno ai 100 dollari al barile.
Gli
esperti del mercato petrolifero hanno pochi dubbi sul fatto che l'Arabia
Saudita abbia un'enorme capacità di produzione ed esportazione per cambiare
strategia e puntare invece al dominio del mercato attraverso i volumi.
"L'economia
globale è piuttosto lenta e la domanda di petrolio non è così alta come
vorrebbero i sauditi", ha affermato” Ajay Parmar”, direttore dell'analisi
dei mercati petroliferi presso la società di intelligence sulle materie prime
ICIS.
"Alcuni produttori, tra cui la Russia,
stanno costantemente superando le loro quote, il che significa che i prezzi non
sono neanche lontanamente vicini ai 100 $ al barile e i sauditi stanno perdendo
la pazienza.
Questo sarebbe un modo per i sauditi di
lanciare un avvertimento al mercato che agiranno".
Gli
esperti del mercato petrolifero hanno pochi dubbi sul fatto che l'Arabia
Saudita abbia l'enorme capacità di produzione ed esportazione per cambiare
strategia e puntare al dominio del mercato attraverso il volume
"Il
messaggio è: 'Dovete darvi una mossa, altrimenti guadagnerete tutti meno perché
punteremo alla quota di mercato anziché ai prezzi elevati', e se c'è un paese
al mondo che ha la capacità di farlo, è l'Arabia Saudita", ha aggiunto “Parmar”.
La
Russia, insieme a paesi come il Kazakistan e l'Iraq, è stata accusata di aver
spedito più petrolio di quanto concordato con il cartello OPEC+, un insieme di
stati produttori di petrolio che lavorano per controllare l'offerta e il prezzo
globali. Mosca ha costantemente superato la sua quota volontaria, che
attualmente è di 8,98 milioni di barili al giorno, nonostante abbia giurato più
volte di riportare la produzione in linea con l'obiettivo.
Secondo
il ministero delle Finanze di Mosca, anche i profitti della Russia derivanti
dai combustibili fossili sono aumentati del 41 percento solo nella prima metà
di quest'anno, nonostante le sanzioni occidentali imposte per la guerra in
Ucraina.
Il
presidente Vladimir Putin ha giurato di continuare a pompare combustibili
fossili per sostenere l'economia in difficoltà del suo paese.
"Tutti hanno difficoltà e noi abbiamo le
nostre", ha ammesso durante un discorso al forum sull'energia la scorsa
settimana, "ma la Russia continua a essere uno dei principali partecipanti
al mercato energetico globale".
Oltre
a ciò, l'agenzia di stampa statale russa “TASS” ha riferito giovedì che il
Paese sta valutando una nuova strategia per mantenere la produzione di petrolio
a 540 milioni di tonnellate all'anno fino al 2050, in aperta sfida agli sforzi
per ridurre l'estrazione per contribuire a combattere il cambiamento climatico.
La
Russia ha sviluppato una "flotta ombra" di vecchie navi per
trasportare il suo greggio, violando il tetto massimo di 60 dollari al barile
imposto dai paesi del G7; l'elusione delle restrizioni ha fruttato al Cremlino
quasi 25 miliardi di dollari dall'inizio dell'invasione su vasta scala.
Una
scappatoia consente agli intermediari di paesi come Turchia, Cina e India di
raffinare il petrolio russo in benzina e gasolio prima di venderlo altrove,
esenti da sanzioni.
Secondo un rapporto visto per la prima volta da
POLITICO, i paesi occidentali hanno speso 2 miliardi di dollari per questo
carburante rinominato nella prima metà del 2024, garantendo allo stato russo
entrate fiscali sufficienti per reclutare altri 6.200 soldati al mese per
combattere in Ucraina.
Tuttavia,
anche se l'Arabia Saudita facesse la sua mossa, è improbabile che un Cremlino a
corto di liquidità faccia marcia indietro nella sua guerra contro l'Ucraina,
nonostante abbia impostato il suo bilancio nazionale sull'aspettativa che il
suo greggio venga venduto a circa 70 dollari al barile, più di quanto la
maggior parte delle persone sia disposta a pagare.
"I
segnali di squilibri nell'economia stanno aumentando", ha affermato “Heli
Simola”, ricercatore presso la “Banca di Finlandia”, ma "la Russia potrà
continuare a finanziare la guerra per un po' di tempo. La guerra non finirà
perché la Russia sta esaurendo i soldi".
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