Fine del nuovo ordine mondiale.

 

Fine del nuovo ordine mondiale.

 

 

Il ritorno ufficiale di Trump:

storia di un trionfo e storia

della fine del Nuovo Ordine Mondiale.

Lacrunadellago.net – Cesare Sacchetti-(6-11-2024) – ci dice:

 

Da queste parti c’è ancora sconcerto misto a profonda amarezza. Il sistema politico italiano e i suoi saltimbanchi fino all’ultimo si sono illusi che ci potesse essere una qualche competizione, un qualche equilibrio nella sfida tra Donald Trump e Kamala Harris.

Stamattina devono aver fatto i conti con la dura realtà. Dopo aver divulgato i soliti sondaggi falsi, si è appreso della vittoria a valanga di Trump.

Non c’è stata semplicemente partita.

 È stata una vera e propria ondata rossa.

Mentre scriviamo, persino il “New York Times”, uno dei principali organi di (dis.) informazione dello stato profondo, ammette che Trump ha ormai il 95% di probabilità di vittoria e che si appresa a conquistare tutti gli stati chiave decisivi.

 

Il numero dei collegi elettorali che dovrebbe essere assegnato a Trump è pari a 306, ben oltre i 270 minimi, con la Harris ferma ad un misero 230.

Umiliata, la vice di Biden ha subito telefonato a Trump e ha riconosciuto la sua sconfitta.

Prima delle elezioni da parte di qualcuno veniva detto che c’era un serio rischio di frode elettorale, di vedere una replica di quanto visto nel 2020.

 

La frode del 2020 non era ripetibile.

 

Noi, da parte nostra, non ci abbiamo mai creduto semplicemente perché quanto visto 4 anni fa è stato, sotto certi aspetti, “permesso” dal campo di Trump, e se non si comprende cosa è successo veramente nel 2020, difficilmente si può comprendere quello che è accaduto ora.

Questa è la storia di un piano ben studiato da Donald Trump e dai suoi, che già nel 2018 aveva già firmato degli ordini esecutivi, si ricordi il celebre ordine 13848, nel quale era scritto chiaramente come gli Stati Uniti dovessero adottare delle misure emergenziali per contrastare tentativi stranieri di ingerenze nelle sue elezioni.

L’ordine esecutivo firmato da Trump nel 2018.

 

Non ovviamente le bufale delle ingerenze russe diffuse dai media italiani e americani, ma quelle reali, quelle, ad esempio, della Germania, della Svizzera e soprattutto dell’Italia che già nel 2016 si diede da fare attraverso lo Spygate per spiare illegalmente Trump in un’operazione congiunta che avrebbe visto la partecipazione dell’ex presidente Obama e di Renzi, che in quei giorni cercava un sostegno per far passare il suo referendum costituzionale, poi fragorosamente fallito.

 

Il capitolo successivo a questo primo tentativo di golpe ai danni di Trump è stato l’”Italia gate” nel quale ci sarebbe stata una massiccia partecipazione di tutto l’establishment italiano corso in soccorso di quello americano nel tentativo di ribaltare l’esito del voto e di ristabilire il precedente status quo alla Casa Bianca.

 

Ogni cosa dipendeva dalla sopravvivenza dell’impero americano.

Era questo conglomerato governato da multinazionali, finanza ebraica, lobby sioniste quali “Chabad”, e industria militare che aveva scelto la superpotenza americana come garante e indispensabile esecutore del piano della governance globale, oppure nella sua accezione classica del “Nuovo Ordine Mondiale”.

Se questo conglomerato fosse passato nelle mani di un presidente che non era stato scelto da tali poteri, allora qualsiasi possibilità di costruire un impero mondiale si sarebbe sciolta come neve al sole.

La ragione per la quale è stata scatenata una guerra senza quartiere a Trump è solo e soltanto questa.

Costoro non potevano permettersi di perdere l’America, il motore vitale del mondialismo e hanno cospirato sin dal primo istante contro Trump.

Lo hanno fatto con le tentate frodi elettorali, e lo hanno fatto anche con diversi tentativi di omicidio, di cui gli ultimi due soltanto quest’anno, e il più clamoroso, è stato quello di “Butler”, in Pennsylvania, nel quale sembrava esserci veramente stata la mano della Provvidenza che ha salvato Trump da morte certa.

Tutto è stato vano, e la frode elettorale di 4 anni fa non ha portato l’esito previsto. È del tutto evidente.

Se Joe Biden avesse veramente eseguito le volontà dei democratici e dei signori del mondialismo, a quest’ora racconteremmo una storia molto diversa.

A quest’ora forse nemmeno saremmo qui a scrivere, poiché il mondo sarebbe in condizioni molto differenti con una farsa pandemica probabilmente riuscita e con l’avvento del “Grande Reset di Davos”.

 

Uno degli esponenti di questi ambienti, “John Kerry”, ex segretario di Stato USA e membro di “Skulls & Bones”, la famigerata società segreta massonica, affermò che con Biden alla Casa Bianca il “Grande Reset “avrebbe subito un’accelerazione impressionante.

Ed erano in molti a pensare che fosse finita, ma noi invece no, e lo dicemmo già tre anni orsono quando vedemmo un insolito dispiegamento di forze armate a Washington su diretto ordine di Trump che aveva deciso di far intervenire la Guardia Nazionale dopo la frode ai suoi danni e dopo i disordini del 6 gennaio, provocati in larga parte da infiltrati della CIA e dell’FBI.

Biden e il mancato ritorno dell’impero americano.

 

Biden, per dirla ancora in termini più espliciti, non ha fatto il Biden.

Anziché spingere verso una prosecuzione della farsa pandemica e su un prolungamento delle restrizioni, ha lasciato che gli stati togliessero a poco a poco tutte le vessazioni delle direttive Covid, e non ha nemmeno invertito la rotta della politica estera di Trump, attraverso il ritiro delle truppe dall’Afghanistan e negando ai nazisti ucraini tutto il supporto che gli Stati Uniti avrebbero potuto dare.

L’impero ha continuato a sgretolarsi, ed è quindi evidente che la frode non è riuscita a raggiungere l’esito che si era preposta.

Non c’è stato il ritorno al vecchio status quo, ma piuttosto una continuazione delle precedenti politiche di Trump.

Gli osservatori del mainstream, tra i quali il “Financial Times”, reagivano furenti. Si chiedevano cosa mai stesse succedendo e perché “Joe Biden” non facesse ciò che avrebbe dovuto sulla carta fare, tanto che il presidente democratico nei mesi scorsi decise persino di imporre nuovi dazi esattamente come Trump.

 

Il “Financial Times” si lamenta della continuità tra Trump e Biden.

La frode non ha avuto successo perché con ogni probabilità il passaggio di consegne da Trump a Biden non è mai stato reale e definitivo.

Non c’è stato un vero e proprio trasferimento di poteri, ma una sorta di commissariamento della cosiddetta amministrazione Biden che si è ritrovata ad essere irreggimentata e pilotata sin dal principio dagli alti vertici delle forze armate americane.

Diverse fonti militari rivelarono infatti come nel 2021, prima di lasciare la Casa Bianca, Trump firmò l’atto contro le insurrezioni, una legge speciale che consente al presidente di ricorrere all’uso delle forze armate qualora ci fosse il rischio di un colpo di Stato o disordini generalizzati che mettono a rischio la sicurezza pubblica, come si stava effettivamente verificando attraverso la massiccia frode elettorale ai danni del presidente.

Il presidente degli Stati Uniti non è nemmeno tenuto a rendere noto di aver preso questa decisione, e i suoi poteri possono estendersi anche molto oltre, attraverso i cosiddetti” PEAD”, acronimo che identifica i poteri presidenziali di emergenza, che estendono i poteri del presidente americano per gestire situazioni di crisi.

I “PEAD” furono concepiti al tempo della guerra fredda, ma fanno ancora parte a pieno titolo della legislazione americana e non sono mai stati abrogati.

Il presidente ha ancora oggi piena facoltà di invocare poteri straordinari per far fronte a situazioni di potenziale instabilità per la sicurezza nazionale.

Soltanto la storia darà un giorno la risposta definitiva a questo interrogativo, ovvero quello se Donald Trump ha effettivamente firmato la legge contro le insurrezioni oppure utilizzato i PEAD, ma, ad ogni modo, è del tutto evidente che il presidente non è mai uscito davvero di scena in questi ultimi 4 anni, e che la sua linea politica non è mai stata disapplicata da Biden, il quale attraverso una interminabile sequela di gaffe e strafalcioni non faceva altro che aumentare i consensi di Trump.

La frode, quindi, non è stata una sorpresa per il presidente americano che sembra aver giocato una tremenda beffa ai suoi avversari, che, vistisi perduti, hanno prima provato ad uccidere Trump a Mar-a-Lago nel gennaio del 2021 attraverso un drone che ha sparato contro la finestra della sua camera da letto, e poi ci hanno provato nelle due citate occasioni di quest’anno, senza contare gli altri eventuali tentativi di cui non abbiamo notizia.

È stata una guerra senza sosta a quest’uomo.

Il potere dell’alta finanza ha giocato tutte le sue carte e ha persino fatto una chiamata d’emergenza su “Zoom”, nella quale la vedova di “Evelyn de Rothschild”, “Lynn”, dava istruzioni ai vari membri delle più grosse corporation americane per impedire, senza successo, di cambiare le leggi sul voto postale che consentirono la frode nel 2020.

La famiglia Rothschild sapeva molto bene che Trump non gli avrebbe più concesso di fare quanto visto nel 2020.

Non ci sarebbe stata un’altra “Dominion”.

Non ci sarebbe stato un altro “Italia gate”, e non ci sarebbe stato un altro diluvio di voti postali falsi attraverso i quali si ribalta l’esito elettorale già deciso.

 

È stata una trappola per topi quella che il presidente ha teso ai suoi nemici che si sono ritrovati disarmati negli ultimi 4 anni, privi del controllo della Casa Bianca, e che, oggi, vedono il ritorno ufficiale di Trump, in quello che potrebbe essere considerato un suo terzo mandato che chiude il cerchio di un piano iniziato almeno 8 anni prima.

Trump però non nasce per caso.

Aveva già deciso qualche anno prima del 2016 che avrebbe dovuto scendere in campo e provare a fermare la corsa di quegli uomini che volevano distruggere la sovranità degli Stati Uniti per portarla in dote al moloch globale.

Adesso sono tutti spaesati, smarriti, terrorizzati.

Non sanno cosa fare da questa parte dell’Europa perché è venuto meno definitivamente meno l’assetto stabilito a Yalta a Bretton Woods nel 1945, e l’anglosfera con tutto ciò che c’è dentro si avvia verso la sua definitiva liquidazione.

 

L’UE in tale inedita situazione si ritrova schiacciata da due lati.

A Ovest, non c’è più il vecchio garante dell’Unione che metteva fondi illimitati per creare il mostro di Maastricht nel 1992.

Ad Est, c’è la Russia di Putin e il mondo multipolare dei BRICS che oggi è la più vasta organizzazione geopolitica al mondo, con la partecipazione di larga parte dei Paesi africani, asiatici, e dell’America Latina.

Il futuro non è più globale, ma multipolare, e questo porta inevitabilmente alla certa fine dell’Unione europea che si ritrova priva del fondamentale appoggio dell’impero americano, e sempre più divisa al suo interno, con alcuni Paesi, tra i quali persino la multiculturale Svezia, che stanno già iniziando a rispedire indietro gli immigrati clandestini.

La storia, evidentemente, ha svoltato in una direzione imprevista per costoro. D’Alema in un momento di fredda lucidità, forse dettato dalla sua disperazione, lo ammise senza mezzi termini.

Non è più questo il tempo del Nuovo Ordine Mondiale. Non è più il tempo della fine delle sovranità nazionali, ma del loro ritorno.

Il cambiamento in questione è epocale e non potrà non toccare la piccola e misera classe politica della “Seconda Repubblica “che negli ultimi 30 anni ha assolto alla funzione di passacarte dell’impero americano e dello stato ebraico.

Adesso quel mondo sta tramontando e la piena della storia si sta portando via tutto quello che trova sulla sua strada.

I vari peones dello stato profondo italiano lo sanno molto bene. E’ per questo che stamane i loro volti sono terrei e cupi.

Sanno che è finita, e sanno che la piena si porterà via anche loro.

 

 

 

Trump Vince a Valanga.

Conoscenzealconfine.it – (6 Novembre 2024) - Redazione CDC -comedonchiotte.org – ci dice:

 

I risultati del voto americano si stanno delineando verso una vittoria di Donald Trump.

Che il vento stesse per cambiare ce lo aveva fatto intendere qualche giorno fa Mr. Amazon Jeff Bezos, patron del Washington Post:

 uno dei simboli del mainstream USA non si è schierato apertamente per la candidata democratica, venendo meno alla tradizione.

 

Elon Musk, ha finanziato pesantemente e partecipato alla campagna elettorale, ai comizi di Trump: “Game, set and match”, gioco, partita, incontro.

 Così scrive il proprietario di “X” e di tanto altro, molto altro, in questa notte elettorale di scrutini e di stati in bilico.

 Anche il “New York Times” attribuisce a Donald Trump il 90% delle probabilità di vincere le presidenziali.

Secondo Associated Press i repubblicani hanno conquistato la maggioranza al Senato e Trump è avanti anche in Pennsylvania, Michigan, Wisconsin, Georgia, North Carolina e Arizona. Mancano ancora i dati del Nevada.

 

Molto diversa la situazione rispetto a quattro anni fa quando l’esito elettorale fu politicamente drammatico, proiettando gli Usa e l’Occidente in quattro anni di guerre e vaccinazioni di massa, con tutti i risultati che vediamo.

Tutto starebbe per cambiare quindi? Difficile crederlo…

Fra chi conta, il primo a crederci poco è il Vice presidente del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa “Dmitrij Medvedev”:

“Non abbiamo motivo di nutrire aspettative esagerate. Le elezioni non cambieranno nulla per la Russia, poiché le posizioni dei candidati riflettono pienamente il consenso bipartisan sul fatto che il nostro Paese deve essere sconfitto. (..).

 Un Trump stanco, che pronuncia banalità come ‘offrirò un accordo’ e ‘ho un’ottima relazione con…’, sarà anche costretto a rispettare tutte le regole del sistema.

Non può fermare la guerra.

Né in un giorno, né in tre giorni, né in tre mesi.

E se ci prova davvero, potrebbe diventare il nuovo JFK.

Solo una cosa conta: quanto denaro il nuovo Presidente spenderà per la guerra lontana di qualcun altro, per conto del complesso militare-industriale “.

 

A elezioni americane in corso, il premier Benjamin Netanyahu ha licenziato il ministro della Difesa Gallant sostituendolo con l’attuale ministro degli Esteri Israel Katz.

Con i fronti aperti a Gaza ed in Libano c’è sul tavolo anche la questione della chiamata alla leva degli ultraortodossi, che sono antisionisti.

Molto meno lo è Donald Trump, che non ha perso mai l’occasione, durante la campagna elettorale, di lodare le politiche guerrafondaie di Netanyahu.

Non a caso, secondo un recente sondaggio pre-voto fra gli israeliani, almeno il 60% vorrebbe “The Donald” alla Casa Bianca.

Il sentiment è chiaro, come fu lampante e gravissimo l’atto contro l’Iran ad inizio 2020 con l’omicidio del Generale Solimai, con un drone, autorizzato dal tycoon.

 

Secondo la Cnn, Trump si prende anche la Georgia, uno Stato chiave.

La sua vittoria elettorale sembra una valanga.

Vedremo cosa sarà di noi, che da abitanti delle colonie siamo costretti a questo gioco democratico fra miliardi e miliardari, mentre le nostre condizioni di vita e di società degradano sempre più.

Se Trump si avvia verso una vittoria “di popolo”, vedremo cosa potrà, cosa riuscirà a fare e se davvero sarà un ostacolo o un altro, l’ennesimo attore che ci porterà verso il nuovo ordine del reset mondiale d’Occidente.

Almeno una bella guerra economica e commerciale sia contro la Ue che contro la Cina, potrebbe presto cominciare.

Secondo Fox News, Donald Trump è il 47esimo presidente degli Stati Uniti.

(Articolo di Redazione CDC – ultimo agg. 07.55 del 6.11.2024).

(comedonchisciotte.org/trump-verso-una-vittoria-a-valanga/).

 

 

 

 

 

Chi ha Rimosso le Dighe in Spagna?

Conoscenzealconfine.it – (5 Novembre 2024) - Massimo Mazzucco – ci dice:

 

Nei giorni scorsi ho visto diversi video, e letto svariati articoli, che suggeriscono come la rimozione sistematica delle vecchie dighe in Spagna abbia contribuito al disastro di Valencia.

Il concetto che sta alla base di questa accusa è molto semplice:

 qualunque invaso, artificiale o naturale che sia, può servire da “serbatoio” nel caso di pioggia eccessiva.

E’ evidente che, quando su una vallata si riversano improvvisamente milioni di metri cubi di acqua, la presenza di uno o più invasi può servire a rallentare la discesa a valle di quest’acqua, almeno fino a quando non si siano riempiti del tutto.

Di certo è curioso che proprio la Spagna sia il “paese leader” in Europa nella rimozione delle dighe negli ultimi 20 anni.

Negli ultimi anni il governo spagnolo ha investito la bellezza di 2.500 milioni di euro nella rimozione delle vecchie dighe, con la giustificazione che “non servono più”.

Secondo lo stesso articolo, “l’eliminazione di questo tipo di infrastrutture ha provocato inondazioni nella valle del fiume “Voltoya”, del fiume “Cega,” e in decine di località ubicate nella comunità valenciana.

 Secondo esperti in materia, la rimozione di queste barriere riduce la capacità dei fiumi di controllare la crescita dell’acqua, aumentando il rischio per le popolazioni locali e distruggendo ecosistemi stabili “.

 

Talmente importante sembra essere la rimozione delle vecchie dighe, che esiste addirittura un progetto europeo, chiamato “Dam Removal Europe” per la rimozione delle dighe in tutta Europa.

Dalla pagina del sito, dove compare una fotografia piena di gente “entusiasta” per l’abbattimento delle dighe, leggiamo:

 “Dam Removal Europe (DRE) è un movimento di amanti dei fiumi, volontari, attivisti, biologi, agenzie ambientaliste e altre entità coinvolte nel management dell’acqua e nella restaurazione dell’ecosistema delle fonti d’acqua”.

Devo essere sincero, quando io vedo tutto questo “entusiasmo green” e tutto questo “amore per la natura”, specialmente se accompagnati dalla parola “Europa”, mi si drizzano le antenne.

Ma forse sono solo io che sono complottista.

Potete anche fare una breve ricerca su Google per capire la dimensione del problema…

(Massimo Mazzucco)

(sport.es/es/noticias/actualidad/son-presas-derribadas-espana-ultimos-111106063)

(adelanteespana.com/el-gobierno-ha-invertido-2-500-millones-de-euros-en-demoler-las-presas-que-construyo-franco).

(luogocomune.net/energia-e-ambiente/chi-ha-rimosso-le-dighe-in-spagna).

 

 

 

 

 

«VITTORIA DI TRUMP. SOLLIEVO, NON ENTUSIASMO»

Di Roberto Pecchioli Postato da 13 ore fa 12 minuti letti 0  0  23

 

Dunque, ha vinto ancora lui, il vecchio Donald

 

 

 

VITTORIA DI TRUMP.

SOLLIEVO, NON ENTUSIASMO.

Inchiostronero.it - Roberto Pecchioli – (7-11-2024) – ci dice:

 

Dunque, ha vinto ancora lui, il vecchio Donald.

Probabilmente è la terza volta consecutiva, tenuto conto dei brogli del 2020. Successo netto, in termini di Stati conquistati e di voti popolari.

L’effetto trascinamento consegna ai repubblicani il controllo di Camera dei rappresentanti e Senato.

L’elefante sconfigge l’asinello.

 Fin qui i dati, i nudi fatti, che consegnano al ridicolo i sondaggisti – tutti allineati sul pareggio – e dimostrano il fiuto degli allibratori, che pagavano la vittoria della Harris assai più di quella di Trump.

 

Un altro dato consolante è il rigetto nel Nord Dakota di una norma che avrebbe inserito l’aborto come diritto nella costituzione dello Stato.

Analogo orientamento in un referendum in Florida.

Più che un duello destra-sinistra o conservatori–progressisti emerge una volta di più – come nel 2016 – la totale incompatibilità tra popolo e élite.

 Joe Biden ha definito alcuni giorni fa gli elettori di Trump – la maggioranza degli americani, come si è visto – “spazzatura”.

 Il solito riflesso suprematista dei sedicenti illuminati, appostati nei quartieri ricchi, nelle università, nel sistema di comunicazione e intrattenimento, schierati come un sol uomo dalla parte del partito che si definisce democratico.

Hillary Clinton parlò di “deplorevoli” e perse.

 François Hollande – che contende a Macron il titolo di peggior presidente della storia francese – definì “sdentati” i suoi avversari.

Non porta fortuna disprezzare il popolo a cui si deve chiedere il voto.

È la lezione che un’oligarchia autoreferenziale, carica di disprezzo per la gente comune, non apprende mai, troppo convinta della propria superiorità, incapace di accettare l’esistenza stessa di un pensiero alternativo.

 In questo senso, la vittoria di Trump desta sollievo:

un macigno sull’arroganza delle classi dirigenti in entrambe le rive dell’Atlantico.

 Sollievo, non entusiasmo, ma mille volte meglio il presidente dal ciuffo arancione rispetto a un’avversaria manifestamente incapace, in balia del grumo di potere delle famiglie Obama e Clinton, nonché della cricca guerrafondaia neocons (conservatori del predominio Usa!), sostenitrice dell’abietta ideologia woke, portabandiera di tutte le peggiori cause che gli Usa esportino nel mondo (gender, LGBT, bellicismo, cancellazione culturale).

Con Trump alla Casa Bianca e il Congresso a guida repubblicana è probabile una battuta d’arresto, ma non è il caso di abbandonarsi all’entusiasmo.

 Ha vinto il meno peggio, ma non arriva l’Impero del Bene.

Lo slogan trumpiano è chiaro:

MAGA, Make America Great Agani, rifare grande l’America.

Ovvio, per un patriota americano, ma non rassicurante per il resto del mondo.

Dei tre scenari imprescindibili per la potenza Usa – trascuriamo il “cortile di casa” centro e sudamericano – almeno due non vedranno cambiamenti significativi.

 In Estremo Oriente la competizione con la Cina si inasprirà (questa fu la politica del primo Trump), mentre in Medio Oriente non è pensabile alcun cambiamento nelle relazioni con Israele.

Trump è un amico fidato delle lobby ebraiche e un fiero avversario dell’Iran.

Vedremo se la crisi del governo Netanyahu condurrà a più miti consigli la violenza dello Stato sionista sui suoi vicini e se la prudenza prevarrà nella polveriera del Vicino Oriente.

Più complicato immaginare il comportamento del neopresidente nello scenario europeo e rispetto alla guerra Russia-Ucraina, che è in realtà uno scontro tra gli Usa e l’Europa.

Prendere atto della sconfitta ucraina e accettare la restituzione alla madrepatria russa dell’est e del sud ucraino potrebbe essere la via giusta, assicurando una via d’uscita al dittatore Zelensky (tale è, poiché in Ucraina non si tengono più elezioni e quasi venti partiti sono stati messi fuori legge) e alla martoriata Ucraina un ragionevole piano di ricostruzione.

Difficile, tuttavia, per la prevedibile resistenza del “deep State americano” e per le pressioni dell’arrogante ex potenza britannica, che fece fallire nel 2022 una pace di compromesso.

L’auspicio che corrisponda a verità la promessa fatta a caldo di non iniziare guerre e fermare quelle esistenti.

In più, proprio perché Trump persegue la grandezza americana, tenere l’Europa vassalla è nell’interesse di ogni amministrazione Usa.

Capiremo presto se gli scenari asiatici – e le difficoltà nell’America a sud del Rio Grande – saranno per Trump più importanti del vecchio, servile alleato europeo. Dal punto di vista geopolitico, è arduo immaginare che gli Usa permettano il riavvicinamento naturale tra Europa (ossia soprattutto Germania) e Russia.

 Forse saranno tenuti a bada i falchi – o falchetti – antirussi in Europa, non fosse altro perché i costi dell’impegno Usa in Europa e nella Nato sono elevati e Trump già nel precedente mandato chiese agli europei di provvedere alla difesa con risorse proprie.

Un argomento di peso, tenuto conto che le opinioni pubbliche europee sono contrarie alla guerra e all’aumento delle spese militari.

Quanto alla battaglia culturale in atto in occidente sul piano dei valori civili, è sperabile – ma niente affatto certo – che la presidenza repubblicana riesca a bloccare le derive peggiori.

Non osiamo immaginare niente di più.

 Un altro tema caldissimo è quello delle transizioni promosse dalle oligarchie occidentali, ossia americane.

Transizione climatica, alimentare, digitale, sessuale, riunite nella rivoluzione tecnologica, nell’avanzata dell’Intelligenza Artificiale, nel cammino del transumanesimo.

 Quale sarà il ruolo di Elon Musk, l’oligarca tecnologico schierato con Trump?

Difficile immaginare l’abbandono dell’Agenda 2030.

L’ultima riflessione riguarda i numeri, le divisioni della società americana.

La Harris supera nettamente Trump nel voto femminile, mentre il repubblicano avanza tra i latinos e vince nettamente nel voto cattolico e protestante.

 Le analisi approfondite sono premature, a scrutinio appena terminato, ma appare chiara la spaccatura radicale tra due concezioni inconciliabili, quella del progressismo globalista e “dirittista”, prevalente nelle élite, nelle grandi aree urbane, tra le donne in carriera, e quella del radicamento nelle tradizioni civili, etiche, religiose, del popolo.

 Sempre più, il conflitto è tra alto e basso, centro e periferia. Nullo, purtroppo, il dibattito sul modello liberal liberista.

Il conflitto – ancora una volta – è interno al sistema.

Stavolta hanno vinto i meno pericolosi, ma non è tempo di esultanza, bensì di prendere slancio nella battaglia sui temi antropologici, civili, economici, finanziari, dalla parte del popolo, delle classi medie e basse, i cui interessi sono opposti a quelli del “capitalismo globalizzato tecno finanziario”.

La soddisfazione maggiore – i lettori perdonino la malizia – è vedere i volti, le espressioni, le reazioni stizzite, talora inconsulte, dei tifosi di Kamala, qui e in America.

 Non necessariamente i nemici del mio nemico sono buoni e giusti, ma chi odia” The Donald” è nemico dei nostri principi e dei nostri interessi.

Ci rallegriamo per la sconfitta avversaria più che felicitarci con il vincitore. Piuttosto che niente meglio piuttosto, diceva qualcuno.

 Piuttosto che Harris, Obama, LGBT, woke, aborto diritto universale, deep State, esportazione armata della democrazia, meglio il ciuffo del vecchio Trump.

(Roberto PECCHIOLI).

 

 

 

 

 

Mike Adams: Trump e RFK Jr. non

 sono sufficienti per prevenire

il collasso dell'impero degli Stati Uniti.

 

Naturalnews.com – (11/07/2024) - Kevin Hughes - ci dice:

 

Anche gli uomini con le migliori intenzioni, come il presidente eletto Donald Trump e Robert F. Kennedy Jr., non possono impedire l'eventuale collasso dell'impero americano.

L'”Health Ranger” Mike Adams ha emesso questo avvertimento durante una recente edizione dell'"Health Ranger Report".

 Anche se nuove persone vengono messe nel governo federale sotto una seconda amministrazione Trump, l'impero degli Stati Uniti è finito.

"Il dollaro sta per crollare.

La reputazione dell'impero degli Stati Uniti a livello globale è nella spazzatura. L'impero degli Stati Uniti ha perso la sua superiorità morale, in parte finanziando Israele.

Tutto questo è collegato, ma anche dal fatto che l'impero degli Stati Uniti non è stato un governo legittimo dai brogli elettorali del 2020", ha detto.

"E quando tutto questo finirà – soprattutto quando la valuta degli Stati Uniti diventerà irrilevante – entreremo in una fase di massiccia stampa di denaro, iperinflazione, seguita dal collasso della valuta e dalla dissoluzione del governo centralizzato di Washington, DC".

Durante il suo primo mandato e la sua campagna elettorale che ha portato alla sua seconda vittoria elettorale, Trump è stato un sostenitore del "prosciugamento della palude" – smantellamento della burocrazia dello Stato Profondo.

L'unico modo per smantellarlo, tuttavia, è attraverso il totale definanziamento del governo federale, cosa che accadrà in modo organico.

 Ma Adams ha avvertito che Trump potrebbe ritrovarsi presidente del nulla perché l'America potrebbe cadere a pezzi.

“Adams” ha espresso la speranza che il presidente eletto non venga influenzato dai falsari dello Stato Profondo e dai pugnalatori alle spalle come è successo nella sua prima amministrazione.

 Ha anche espresso ottimismo sul fatto che Kennedy sarà messo in una posizione di autorità per scegliere le persone e riformare le agenzie federali americane.

 

"E' solo il collasso totale del sistema che porrà fine al regno del terrore dell'Impero degli Stati Uniti. Ma [Kennedy] farà del suo meglio. Trump, credo, farà del suo meglio".

La fine del dollaro porrà fine al terrorismo dell'Impero degli Stati Uniti.

Secondo Adams, l'impero degli Stati Uniti era solito correre in giro per il mondo bombardando i paesi fino alla sottomissione e usando sanzioni economiche.

 Ha funzionato come un impero del terrore e della coercizione a livello globale per decenni, con le sue armi primarie che sono la guerra valutaria, militare e dell'informazione.

Ma ora, l'impero è giunto alla sua inevitabile fine, grazie al crollo del dollaro USA.

 (La fine dell'impero degli Stati Uniti e il suo dollaro armato? I BRICS rappresenteranno la metà della produzione alimentare globale quando nuovi Stati membri aderiranno l'anno prossimo).

Ha sottolineato che l'America non sarà salvata dal governo perché il governo crollerà in modo caotico e catastrofico.

Quel giorno sta arrivando e sarà ricordato nella storia come il giorno della fine di un impero del terrore, che è ciò che l'impero degli Stati Uniti è diventato.

Ma l'Impero non se ne andrà dolcemente nella notte, poiché ha schierato i suoi strumenti contro Kennedy e Trump.

 I due uomini sono stati maliziosamente attaccati, diffamati, censurati e perseguiti a un livello mai visto prima nella storia dell'America.

"Le burocrazie americane disprezzano RFK Jr. e Donald Trump, e questo da solo è un buon motivo per cui questi due uomini meritano il nostro sostegno", ha detto “Adams”.

(Collapse.news è utile per ulteriori notizie sull'imminente crollo dell'impero statunitense).

L'”Health Ranger” dove “Mike Adams spiega perché anche gli uomini con le migliori intenzioni, come Trump e Kennedy, non saranno in grado di fermare il collasso dell'America sottostante.

(“Health Ranger Report” su Brighteon.com.)

 

 

 

 

 

Kamala Harris ha sostenuto i

"diritti dei trans" anche se il 60%

degli americani si oppone all'”agenda transgender”.

  Naturalnews.com – (06/11/2024) - Ava Grace – ci dice:

 

Un sondaggio ha rilevato che la maggioranza degli americani – il 60% – "si oppone fortemente" all'"agenda transgender" del Partito Democratico.

Nonostante ciò, la vicepresidente Kamala Harris ha comunque condotto una forte campagna per proteggere ed espandere i diritti dei transgender.

Nel recente sondaggio condotto da Rasmussen su oltre 2.000 elettori tra il 22 e il 24 ottobre, il 65% ha espresso opposizione alle donne transgender che competono nello sport con donne biologiche.

 Di questo numero, il 50% ha dichiarato di "opporsi fermamente" all'idea, mentre il 15% era "in qualche modo contrario" all'idea.

Solo il 25% degli elettori ha espresso sostegno per le donne transgender – uomini biologici – in grado di competere negli sport femminili, con l'11% che ha dichiarato di "sostenerlo fortemente" mentre il 14% ha dichiarato di "sostenerlo in qualche modo".

Il sondaggio ha anche rilevato che quando è stato chiesto loro se sostenevano l'idea che gli uomini biologici che si identificano come transgender usino i bagni delle donne, il 64% ha espresso opposizione.

 Di questo numero, il 53% ha dichiarato di "opporsi fermamente" all'idea, mentre l'11% ha dichiarato di "opporsi in qualche modo" all'idea.

Quasi il 30% dei probabili elettori intervistati ha espresso il proprio sostegno alla possibilità per gli uomini transgender di utilizzare i bagni delle donne.

Di questo numero, il 13% ha dichiarato di "sostenere fortemente" l'idea, mentre il 16% ha dichiarato di "sostenerla in qualche modo".

Il sondaggio ha anche rilevato che il 64% dei probabili elettori si oppone al "finanziamento dei contribuenti per i trattamenti medici transgender".

Di questi, il 52 per cento si "oppone fermamente" all'idea, mentre il 12 per cento "si oppone abbastanza".

Solo meno del 30% esprime sostegno, con il 12% che afferma di "sostenere fortemente" l'idea e il 16% che afferma di "sostenerla in qualche modo".

La campagna di Trump ha avvertito gli americani degli effetti negativi dell'agenda transgender.

Nel frattempo, il presidente eletto Donald Trump ha speso decine di milioni di dollari in annunci politici incentrati su come l'agenda transgender influenzi negativamente gli americani nelle settimane che precedono il giorno delle elezioni.

 

 

Dal 1° ottobre, i dati di “AdImpact” hanno rilevato che la campagna di Trump ha speso quasi 20 milioni di dollari in spot televisivi che sono andati in onda oltre 55.000 volte avvertendo dell'espansione dell'agenda transgender sotto il Partito Democratico.

(Un Democratico confuso di genere ARRESTATO per aver detto che voleva sparare a Trump.)

In un recente sondaggio, la maggior parte degli americani "si oppone fermamente" all'agenda transgender del Partito Democratico secondo cui gli uomini partecipano agli sport femminili e gli uomini usano i bagni delle donne.

Gli analisti osservano che la campagna repubblicana contro il transgenderismo potrebbe aver aiutato il partito a riguadagnare "un sostegno cruciale" da parte degli elettori.

 

"Una delle cose che si vedono nei focus group è che le mamme si arrabbiano visibilmente su questo tema", ha detto Jim McLaughlin, un sondaggista del GOP, in un'intervista al New York Times.

"È una questione di equità. Non vogliono che le loro figlie perdano una borsa di studio e non vogliono che si facciano male".

La campagna di Trump sapeva che una frase su "tenere gli uomini fuori dagli sport femminili" spesso riceve il maggior numero di applausi ai suoi comizi.

"È l'ultima cosa sulla Terra di cui vogliono parlare.

Quindi ne parleremo per loro", ha detto “Chris La Civita”, co-responsabile della campagna di Trump.

(Canale Laura Lynn TV su “Brighteon.com”.)

 

 

 

 

 

Ecco come potrebbe essere il piano

di pace di Trump e perché

la Russia potrebbe essere d'accordo.

Zerohedge.com - Tyler Durden - scritto da Andrew Korybko via Substack – 7-11-2024 – ci dice:

 

Putin potrebbe accettare di congelare il conflitto lungo la Linea di Contatto, nonostante la precedente retorica contro questo scenario, nel caso in cui Trump minacci di intensificare il conflitto come punizione se non lo fa.

L'impegno di Trump di risolvere il conflitto ucraino in 24 ore non è realistico, ma inevitabilmente proporrà un piano di pace ad un certo punto, sollevando così domande su come sarebbe e se la Russia sarebbe d'accordo.

Molto probabilmente, cercherà di congelare il conflitto lungo la Linea di Contatto (LOC), ovunque si trovi entro quella data, poiché non ci si aspetta che costringa l'Ucraina a ritirarsi dalle regioni i cui confini amministrativi sono rivendicati dalla Russia nella loro interezza.

Né ci si aspetta che la Russia ottenga il controllo su di loro nel momento in cui verrà fatta la proposta di Trump.

Non ha ancora rimosso le forze ucraine dal Donbass, che è al centro delle sue rivendicazioni, e quindi è improbabile che catturi la città di “Zaporozhye”, le aree omonime sul lato del fiume Dnepr, né le suddette terre adiacenti della regione di Kherson.

Potrebbe guadagnare un po' più di territorio se “Pokrovsk” venisse catturata, ma gli Stati Uniti potrebbero pericolosamente "intensificare la de-escalation" per fermare una corsa sul fiume se l'Ucraina venisse sconfitta.

Ciò potrebbe assumere la forma di minacciare un intervento convenzionale della NATO se esiste la volontà politica di innescare una crisi di “brinskmanship” in stile cubano, le cui probabilità aumenterebbero notevolmente se la Russia facesse una qualsiasi mossa in questo scenario per attraversare il Dnepr e quindi rischiare il collasso del progetto ucraino di quel blocco.

Comunque sia, non ci si aspetta una simile corsa sul fiume, con il massimo che la Russia potrebbe fare è assediare la città di “Zaporozhye”, ma anche questo potrebbe non materializzarsi nel momento in cui Trump condividerà il suo piano di pace.

Alla Russia sarà quindi quasi certamente chiesto di congelare il conflitto lungo la “LOC,” anche se senza revocare le sue rivendicazioni territoriali proprio come non farà nemmeno l'Ucraina, sotto la minaccia di Trump di aumentare il sostegno militare all'Ucraina se il Cremlino si rifiuta di cessare le ostilità.

Questa previsione si basa sul rapporto dell'estate scorsa secondo cui alcuni dei suoi consiglieri hanno suggerito che lo facesse proprio come punizione per la Russia che ha stroncato qualsiasi piano di pace che alla fine le offrisse.

Considerando la sua personalità dura e la sua propensione a "intensificare per ridurre l'escalation" alle sue condizioni se si sente mancato di rispetto, cosa che ha flirtato con la Corea del Nord durante il suo primo mandato come tattica negoziale, ci si aspetta quindi che rispetti il suddetto suggerimento in tal caso.

Dato il consumato pragmatismo di Putin, come lui intende il suo stile e la sua avversione per le escalation, potrebbe benissimo conformarsi, ma potrebbe anche chiedere a Trump di costringere Zelensky a fare concessioni per facilitare questo.

Questi potrebbero includere l'abrogazione dell'emendamento costituzionale del 2019 che rende l'adesione alla NATO un obiettivo strategico, la promulgazione di una legislazione che la Russia considera per promuovere i suoi obiettivi di denazificazione, il congelamento di ulteriori spedizioni di armi in Ucraina e la creazione di una zona cuscinetto all'interno di una parte del territorio ucraino.

Nell'ordine in cui sono stati menzionati, il primo sarebbe superficiale dopo che la serie di garanzie di sicurezza di quest'anno tra l'Ucraina e diversi paesi della NATO l'ha già resa un membro de facto del blocco.

Per spiegare, tutti comportano l'impegno a riprendere il loro attuale sostegno militare all'Ucraina se il suo conflitto con la Russia si riaccenderà alla sua fine finale, e questo stesso sostegno si allinea probabilmente con l'articolo 5 della NATO.

Contrariamente alla percezione popolare, non li obbliga a inviare truppe, ma solo a fornire tutto il supporto che ritengono necessario per aiutare gli alleati sotto attacco.

Questo è ciò che stanno già facendo, ma la Russia non ha mai intensificato la escalation in risposta a ciò che è sancito dai loro accordi militari bilaterali.

Per quanto riguarda la seconda concessione speculativa che Putin potrebbe chiedere a Trump di costringere Zelensky a fare, il leader americano di ritorno e la sua squadra non hanno mai segnalato alcun interesse ad aiutare la Russia a denazificare l'Ucraina, e costringerla a promulgare una legislazione potrebbe essere vista come una cattiva ottica all'estero.

 Dal momento che la Russia non può costringere l'Ucraina a farlo, quel particolare obiettivo dell'operazione speciale rimarrà probabilmente insoddisfatto, nel qual caso probabilmente non verrebbe più discusso molto dai funzionari e dai media.

Passando al terzo, Trump probabilmente non accetterebbe di congelare le spedizioni di armi in Ucraina, ma potrebbero naturalmente essere ridotte mentre rifocalizza le priorità militari americane sul contenimento della Cina in Asia invece di continuare a contenere la Russia in Europa.

 A questo proposito, il suo piano per incoraggiare i membri della NATO ad assumersi maggiori responsabilità per la loro difesa è già in fase di attuazione sotto Biden, come già spiegato , e potrebbero continuare le spedizioni di armi anche se gli Stati Uniti riducono le proprie.

 

Anche così, la riduzione potenzialmente naturale delle spedizioni di armi statunitensi in Ucraina potrebbe essere interpretata come un parziale adempimento dell'obiettivo di smilitarizzazione della Russia, così come qualsiasi zona cuscinetto che Trump potrebbe accettare di costringere l'Ucraina a ritagliarsi sul proprio territorio per impedirle di bombardare le città russe.

 Questo sarà difficile da vendere per Putin, e Trump potrebbe essere messo sotto pressione dallo "stato profondo" (i membri permanenti delle burocrazie militari, di intelligence e diplomatiche degli Stati Uniti) per resistere, ma non si può nemmeno escludere.

 

La ragione di questo cauto ottimismo è perché fornirebbe alla Russia un mezzo per "salvare la faccia" per congelare il conflitto nonostante non raggiunga i suoi obiettivi massimi, invece di rischiare una crisi di rischio simile a quella cubana, rifiutando la proposta di Trump di "salvare la faccia" in patria e all'estero.

Trump non farebbe minacce inutili e certamente non lascerebbe che Putin scoprisse il suo bluff, anche se fosse così, quindi ci si aspetta che vada fino in fondo con l'armamento dell'Ucraina fino ai denti se il suo accordo di pace fallisce.

Detto questo, ha anche fatto una campagna per porre fine al conflitto ucraino, e personalmente preferirebbe ricostituire le scorte esaurite dell'America in parallelo con l'armare i suoi alleati asiatici fino ai denti contro la Cina, invece di continuare ad armare l'Ucraina e rischiare una grave crisi con la Russia.

Il suo focus sino-centrico sulla Nuova Guerra Fredda è condiviso da una minoranza dello "stato profondo", la maggior parte dei quali vuole continuare a dare priorità al contenimento della Russia in Europa rispetto a quello della Cina in Asia, ma che finora non ha mai avuto un'escalation sconsiderata con la Russia.

In effetti si sono intensificati, ma questo è sempre stato preceduto dal segnalare la loro intenzione di farlo (ad esempio attraverso la fornitura di varie armi) molto prima che ciò accadesse, dando così alla Russia abbastanza tempo per calcolare una risposta invece di rischiare una "reazione eccessiva" che potrebbe sfociare in una guerra con la NATO.

 Questi falchi anti-russi potrebbero quindi accettare a malincuore qualsiasi zona cuscinetto che Trump potrebbe accettare se evitasse un'escalation potenzialmente incontrollabile come quella che potrebbe minacciare di fare se la Russia non accettasse il suo accordo.

Gli elementi sovversivi dello "stato profondo" potrebbero anche cercare di provocare una tale escalation al fine di evitare quello scenario di zona cuscinetto o qualsiasi altro che considerano concessioni inaccettabili alla Russia, che rimane un rischio prima e dopo il suo insediamento, ma chiaramente non è lo scenario preferito dalla loro fazione.

 A questa conclusione si arriva ricordando l'osservazione di cui sopra su come abbiano sempre segnalato le loro intenzioni di escalation con largo anticipo, almeno per evitare una grande escalation.

Anche se Trump non dovesse soddisfare nessuna delle richieste speculative di Putin di aiutare quest'ultimo a "salvare la faccia" congelando il conflitto nonostante non abbia raggiunto gli obiettivi massimi del suo paese nel conflitto, potrebbe sempre far penzolare la carota di un alleggerimento graduale delle sanzioni del tipo proposto da” Richard Haass” all'inizio di questa settimana.

L'ex presidente dell'influente “Council on Foreign Relations” ha suggerito che ciò potrebbe incoraggiare il rispetto di un cessate il fuoco da parte della Russia, ed è possibile che Putin possa essere d'accordo.

L'economia russa ha resistito al regime di sanzioni senza precedenti dell'Occidente, ma i grandi piani della Russia per creare istituzioni finanziarie alternative e orientarsi verso il non-Occidente non hanno avuto lo stesso successo.

Questa analisi su come l'ultimo vertice BRICS non abbia ottenuto nulla di tangibile, sottolinea come nessuna delle ambiziose iniziative di questa associazione sia stata implementata.

Ha anche collegamenti ipertestuali alla prova che la “New Development Bank” con sede in Cina e la “SCO Bank” rispettano sorprendentemente le sanzioni statunitensi.

 

Inoltre, "i problemi di pagamento provocati dagli Stati Uniti da Russia e Cina hanno colto di sorpresa la maggior parte degli entusiasti dei BRICS" all'inizio di settembre, dopo che “RT “ha pubblicato un'analisi su questo sviluppo politicamente scomodo, che mostra che il fulcro cinese dei grandi piani della Russia non è pienamente d'accordo con essi.

 C'è anche il fatto altrettanto scomodo che il perno della Russia verso il “non-Occidente” consiste per lo più solo nella vendita di risorse a tali paesi e deve ancora diventare qualcosa di più significativo.

Di conseguenza, non sarebbe sorprendente se Putin apprezzasse le promesse di un graduale alleggerimento delle sanzioni in cambio dell'accettazione di congelare il conflitto lungo la” LOC”, non importa quanto deludente possa essere la fine della sua operazione speciale agli occhi dei suoi sostenitori più zelanti.

Dopotutto, il mese scorso il ministro degli Esteri “Lavrov ha detto a un gruppo di ambasciatori che la Russia chiede "la revoca delle sanzioni occidentali anti-russe", quindi è chiaramente nella mente del Cremlino, indipendentemente da ciò che affermano i suoi responsabili della percezione.

 

Anche se Trump facesse tali promesse, tuttavia, mantenerle sarebbe difficile dal momento che molte delle sanzioni anti-russe dell'America sono codificate in legge dopo essere state votate dal Congresso.

Potrebbero essere d'accordo con qualsiasi richiesta di revoca, ma potrebbero anche non farlo, mettendo così i bastoni tra le ruote ai piani della Russia.

Gli Stati Uniti non possono nemmeno costringere l'UE a revocare le rispettive sanzioni, e paesi anti-russi come la Polonia e gli Stati baltici potrebbero creare ostacoli alla ripresa del commercio con la Russia se i legami dell'UE con essa si sciogliessero.

Se dovessero essere attuate, anche se solo in parte, con successo anche se solo in parte, Trump potrebbe rivendicare una vittoria nel "disunire" Russia e Cina, come ha promesso di fare, anche se il commercio di queste due parti continua a crescere (soprattutto attraverso l'importazione di risorse cinesi e la sostituzione dei prodotti occidentali persi sugli scaffali russi).

Su questa base, potrebbe anche vendere questa proposta di alleggerimento graduale delle sanzioni ai falchi anti-russi dello "Stato profondo" e agli europei, per assicurarsi il loro sostegno e deviare dalle accuse secondo cui lo sta facendo come un favore a Putin.

 

Riflettendo sull'intuizione che è stata condivisa in questa analisi, il piano di pace di Trump non dovrebbe avere sorprese, né sarebbe sorprendente se la Russia lo accettasse per le ragioni che sono state spiegate.

Gli Stati Uniti hanno le carte in mano e accetteranno solo le concessioni speculativamente richieste da Putin al fine di rendergli più facile "salvare la faccia" per congelare il conflitto nonostante non abbia raggiunto i suoi obiettivi massimi. Nessuno dei due vuole una grande escalation ed entrambi sono stanchi di questa guerra per procura, quindi un accordo del genere potrebbe funzionare.

Sarà quindi interessante vedere come la retorica dei funzionari russi e del loro ecosistema mediatico globale potrebbe cambiare man mano che trapelano notizie su ciò che Trump ha in mente esattamente.

 Lui e la fazione minoritaria dello "Stato profondo" che lo sostiene sono motivati dal loro desiderio di "tornare in Asia" al fine di contenere più muscolosamente la Cina, da qui il loro interesse a concludere questa guerra per procura.

Per quanto riguarda la Russia, sta cominciando a rendersi conto che un compromesso di qualche tipo è inevitabile e deve quindi preparare l'opinione pubblica.

Naturalmente potrebbe accadere qualcosa di inaspettato per cambiare completamente questa analisi, come se i falchi di entrambe le parti convincessero i rispettivi presidenti a raddoppiare il conflitto, ma gli argomenti addotti in esso spiegassero in modo convincente gli interessi di ciascuna parte, in particolare della Russia.

Se tutto si svolge più o meno come è scritto, allora gli osservatori possono aspettarsi un "Grande reset dei media/percezione" in termini di narrativa della Russia nei confronti del conflitto, che sarebbe necessario per facilitare qualsiasi compromesso Putin possa fare.

 

 

 

 

Elon Musk, la figlia transgender” Vivian Wilson” vuole lasciare il Paese dopo la vittoria di Trump: «Non vedo il mio futuro negli Stati Uniti».

  Msn.com – Il Messaggero - Storia di Redazione Web – (7-11-2024) – ci dice:

 

Elon Musk, la figlia transgender “Vivian Wilson” vuole lasciare il Paese dopo la vittoria di Trump: «Non vedo il mio futuro negli Stati Uniti».

“Vivian Jenna Wilson”, figlia transgender del magnate Elon Musk, ha dichiarato di voler lasciare gli Stati Uniti dopo la recente vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali.

La giovane, di 20 anni, ha reso noto il suo pensiero tramite un post su “Threads ”, spiegando che la conferma della rielezione di Trump l’ha spinta a riflettere sul suo futuro fuori dal Paese.

«Non vedo il mio futuro negli Stati Uniti» ha scritto, criticando il clima politico e le tensioni crescenti verso la comunità lgbtq+.

 

Il rapporto tra Musk e Vivian.

Wilson aveva già tagliato i ponti con il padre nel 2022, quando aveva chiesto ufficialmente il cambio di nome e genere.

 Da allora, il loro rapporto è diventato sempre più teso, con accuse reciproche apparse sui social media di entrambi.

Musk, noto sostenitore di Trump, ha dichiarato in diverse interviste di ritenere che la rottura con la figlia sia stata causata dall’influenza dei «neo-marxisti» nelle scuole d’élite che frequentava, sostenendo che questa «ideologia woke» ("stare allerta" nei confronti delle ingiustizie sociali o razziali) abbia trasformato la giovane in una comunista radicale.

Durante un’intervista con il biografo “Walter Isaacson”, Musk ha attribuito in particolare la colpa alla” Cross roads School for Arts & Sciences” di Santa Monica, definendola un «nido di ideologia woke».

 Inoltre, in un’altra apparizione pubblica con “Jordan Peterson”, ha affermato di aver «perso» sua figlia, sostenendo che Wilson «era morta» proprio a causa della nuova ideologia figlia del “movimento Black Lives Matter” e vicina ai valori del partito democratico.

 

Lo scambio di accuse.

Da parte sua, “Wilson” ha risposto con dure critiche verso il padre, descritto in un’intervista come «freddo» e «crudele».

 Ha inoltre respinto le accuse di Musk di essere stato «ingannato» in merito al percorso di transizione della figlia, condividendo invece episodi della sua infanzia in cui sostiene di essere stata trattata duramente per i suoi modi femminei.

 «Non è stato affatto ingannato» ha detto Wilson, precisando che Musk era pienamente consapevole delle scelte mediche a cui avrebbe voluto sottoporsi la giovane.

 

Intanto, Musk è emerso come uno dei principali sostenitori della campagna di Trump, donando circa 120 milioni di dollari a un super PAC pro-Trump.

 Questa alleanza ha segnato un cambiamento radicale per Musk, che solo pochi mesi fa si era dichiarato neutrale sulle elezioni.

In un discorso recente a “Butler”, Pennsylvania, Musk si è dichiarato «non solo MAGA, ma un MAGA oscuro», ricevendo applausi dalla folla.

 

 

 

Le conseguenze delle elezioni:

note sul “Grande Riallineamento”.

Comedonchisciotte.org – CptHook – (8 Novembre 2024) – Simplicius 76 – substack.com – Simplicius  the Thinker - Elezioni USA - Vincite di ciascuno per contee – ci dice:

Alcune riflessioni post-elettorali sono doverose.

Vi invito a leggere il mio precedente articolo “As we stare down the precipice, final ruminations” soprattutto perché la previsione esposta nell’incipit si è dimostrata finora accurata, in quanto la vittoria di Trump ha provocato un tangibile riallineamento e un esame di coscienza sulla Sinistra, per cui le previsioni rimanenti possono avere una risonanza particolare.

Vorrei tuttavia indicarvi un paio di importanti conclusioni da trarre dal risultato elettorale. Ecco quella che io ritengo la più importante di tutte:

Le elezioni hanno dimostrato una cosa:

 lo “Stato profondo” e i poteri ostili nascosti noti come “globalisti”, che tramano dietro le quinte e gestiscono segretamente il Paese, non sono onnipotenti.

 Possono chiaramente essere sconfitti quando il popolo è abbastanza stufo.

In questo ciclo elettorale hanno provato praticamente di tutto e nessuno dei loro metodi precedenti è stato sufficiente a truccare e rubare le elezioni per il loro candidato.

Dai presunti casi di manipolazione delle macchine per il voto elettronico attraverso “anomalie” delle macchine, alla raccolta delle schede elettorali, ai falsi sondaggi e ed inchieste, ai risultati di ricerca truccati su Google e altrove, fino a quello più grande:

l’invasione di massa di immigrati clandestini per installare un regime di voto pro-democratici permanente in perpetuo.

 Niente di tutto ciò ha funzionato, e Trump ha comunque vinto con una massiccia valanga repubblicana.

I repubblicani hanno vinto il Senato e, al momento in cui scriviamo, si stanno avviando a vincere anche la Camera, con più seggi in ognuno di essi.

 Il fatto che i repubblicani controllino ogni ramo del governo potrebbe dare a Trump carta bianca per fare gran parte delle pulizie domestiche che ha promesso:

 

Rep_vs_Dem:

L’altro grande elefante nella stanza messo a nudo da queste elezioni è il fatto ormai innegabile e irrevocabile che il [successo elettorale di Biden nel] 2020 è stato di fatto rubato:

DemVote_vs_RepVote:

Proprio così, ecco le cifre del conteggio totale dei voti dei Democratici nelle ultime sei elezioni:

2004 Kerry – 59 milioni

2008 Obama – 69,5 milioni

2012 Obama – 65,9 milioni

2016 Clinton – 65,9 milioni

2020 Biden – 81,3 milioni

2024 Harris – 66,4 milioni

Notate qualcosa?

La prima vittoria di Obama è stata un grande risveglio nazionale “trasformativo”: anche i repubblicani devono ammettere che la campagna elettorale del 2008 è stata “speciale” e che Obama aveva portato un nuovo tipo di energia e di influenza, un cambiamento culturale segnalato dall’ormai famoso manifesto “Hope” che ha catturato una sorta di zeitgeist storico:

Hope_poster:

E i numeri lo dimostrano:

il voto del 2008 ha registrato un’affluenza record di 69,5 milioni per Obama.

La campagna di Harris per il 2024 ha speso la cifra record di 1 miliardo di dollari, senza neppure riuscire almeno ad avvicinarsi alla “religiosa” affluenza di Obama alla prima elezione, per non parlare dei “miracolosi” (leggi: anomali) 81,3 milioni di voti di Biden.

Harris_funding:

Non è matematicamente possibile che Biden abbia avuto un’affluenza così anomala e da record, eclissando entrambi i candidati democratici precedenti e successivi.

Per la cronaca, Steve Bannon ha ora dichiarato che non lasceranno cadere la questione e perseguiranno la verità e tutti i rimedi (leggi: vendetta?) per ciò che è stato perpetrato nel 2020.

 

Quindi, l’altra grande domanda:

 come ha perso l’“establishment”, esattamente?

Se avevano il loro piano a prova di bomba di milioni di nuovi immigrati, eccetera, cosa è andato storto esattamente per loro?

Sembra che la squadra di Trump abbia effettivamente preparato il terreno per gli imprevisti.

Un membro del suo team ha affermato che un esercito di “500 avvocati per Stato” è sceso in campo ieri sera per controllare tutte le irregolarità e, in effetti, sembra che abbia persino contrastato diversi “tentativi” nello stile del 2020.

Per esempio, non solo sono state segnalate “irregolarità” in tutti gli stati, per lo più di minore entità, come giochini con gli orari di voto, funzionari che si sono presentati in ritardo o macchine che si sarebbero guastate in contee per lo più rosse, ma c’è stato anche questo nella contea di Centre, in PA:

Llegal_win:

Probabilmente non lo sapremo mai con certezza, ma sembra che lo RNC (Republican National Committee) e il team di Trump fossero molto più preparati a gestire tutti i trucchi e gli espedienti.

L’assenza di protocolli COVID ha chiaramente ovviato a molte delle truffe delle schede postali dell’ultima volta, ma resta un po’ un mistero il motivo per cui le decine di milioni di nuovi immigrati clandestini non abbiano influenzato massicciamente le elezioni nel modo previsto.

 In realtà, forse hanno fatto oscillare il risultato molto più di quanto si sappia, ma semplicemente perché Kamala è così impopolare che non sono riusciti nemmeno a portarla vicino al traguardo.

Forse, senza il voto degli illegali, sarebbe arrivata a 30-40 milioni di voti invece che a 65 milioni.

Ci sono alcune prove circostanziali a sostegno di questa tesi: secondo questo grafico, Kamala ha vinto solo negli Stati in cui non era richiesta la carta d’identità:

Harris_vs_trump:

Suggestivo, non vi pare?

Il 2024 è stato pubblicizzato come [anno con] “un’affluenza record” per un’elezione che entrambe le parti sapevano essere più critica e cruciale che mai, eppure il totale dei voti espressi è stato minimo rispetto a un’elezione tenutasi durante la peggiore pandemia sanitaria di diverse generazioni:

Bbellwether_counties:

Anche le contee “bellwether” evidenziano chiaramente la frode del 2020.

Dove c’è fumo, c’è fuoco.

Nel mio pezzo citato prima parlavo del grande cambiamento che sta avvenendo. Tutti hanno iniziato a vederlo, la finestra di Overton si sta aprendo, il potere della cancellazione e della “demonetizzazione” si è ritirato e sta diventando sempre più accettabile parlare di argomenti prima proibiti.

Sulla scia delle elezioni di ieri sera, anche i media mainstream stanno iniziando a rendersi conto delle proprie carenze e dell’ampio divario di comprensione tra loro e il paese America che ha portato a questo risultato.

 

“Scott Jennings” della CNN l’ha sintetizzato al meglio in un cupo momento di riflessione allo specchio, molto poco caratteristico per un network così virulento.

Ha centrato il punto: ieri sera Trump ha vinto il voto popolare e non solo i collegi elettorali. Questo è stato un enorme schiaffo alle previsioni degli organi dell’establishment, come quelle del CFR il giorno stesso del voto:

Si noti come avevano preriscaldato il forno per arrostire Trump proprio con un’accusa da cui invece si è brillantemente liberato.

Allo stesso modo, anche “Brian Stelter” della CNN si è mostrato auto-riflessivo e penitente:

Media_credibility:

(cnn.com/2024/11/06/media/trump-reelection-media-credibility-trust/index.html”

Nel pezzo, Stelter scrive:

Una citazione contenuta in un recente articolo di una rivista di New York ha incanalato questa domanda.

La citazione, proveniente da un anonimo dirigente televisivo, è stata diffusa sui social media mercoledì mattina:

“Se metà del Paese ha deciso che Trump è qualificato per essere presidente, significa che non legge nessuno di questi media e che abbiamo perso completamente il pubblico”, ha detto il dirigente.

“Una vittoria di Trump significa che i media mainstream sono morti nella loro forma attuale.

E la domanda è: come sarà dopo?”.

Il dirigente continua ad insistere sull’ammessa disconnessione di cui i media mainstream di sinistra hanno goduto da quando è iniziata l’era dello sputtanamento di Trump, anche se, purtroppo per lui, non riesce mai ad agganciare completamente il treno alla stazione e finisce per concludere con alcuni luoghi comuni che mettono in evidenza proprio gli specchi su cui ha cercato di arrampicarsi.

Oggi, ovunque ci si giri, gli opinionisti del mainstream si affannano in questa dolorosa ricerca interiore, chiedendosi: “Dove abbiamo sbagliato?”.

“Chuck Todd”, per esempio, ammette a malincuore che Trump ha trattato gli ispanici come normali lavoratori, mentre i democratici li hanno trasformati in pedine identitarie con un messaggio piatto e offensivo, utilizzando espressioni come “LatinX” che in realtà non risuonano con la maggioranza di loro.

Persino “Morning Joe” Scarborough di MSNBC si è scatenato contro la politica dell’identità, dichiarando giustamente che qualcosa è andato storto nel Paese:

 i figli di un suo amico, in età universitaria, riferiscono di essere terrorizzati anche solo dall’alzare la mano a scuola, perché la mancanza di libertà di pensiero è diventata così grave.

 La politicizzazione di ogni questione ha creato un ambiente repressivo che persino gli irriducibili anti-Trump citano come problema centrale nell’attuale Grande Svolta dell’America.

L’auto-riflessione e l’esame di coscienza sono stati evidenti in tutti i principali organi di informazione.

 La prima pagina del “NY Times” annunciava una svolta nazionale, evocando una “rivolta populista contro la visione che l’élite ha degli Stati Uniti”.

 

Trumps_america:

Improvvisamente, tutti gli organi dell’establishment stanno prendendo coscienza di sé e ammettono apertamente l’ampio scollamento che la classe d’élite ha permesso che si creasse tra loro e la gente comune.

L’esempio più illustrativo è stato il conteggio di Washington D.C., che ha mostrato quanto sia distaccata la casta della “Tangenziale” (gergale per Washington, N.d.T.) dal sentimento nazionale:

Vincite di ciascuno per contee.

Altri importanti opinionisti hanno preso nota, con il titolo di” Matt Taibbi “come esempio principale:

 

Un gigantesco asteroide elettorale colpisce la classe intellettuale americana, che non se ne accorge

Naturalmente, non tutti i media mainstream sono stati costretti a un pentimento aperto.

Molti hanno continuato ad aggrapparsi alle vecchie tradizioni di incolpare il razzismo e il bigottismo, con un’arringa di “View” che ha definito i risultati delle elezioni un “referendum sul risentimento culturale in questo Paese” perché, secondo lei, una “donna nera sposata con un uomo ebreo” è stata rifiutata come candidata dall’elettorato di Trump.

L’atto d’accusa più divertente, tuttavia, è stato pubblicato una settimana prima delle elezioni dalla prestigiosa rivista francese “Nouvel Obs”, che ha definito in modo esilarante l’ascesa di Trump come la vendetta del Sud americano per la guerra civile che covava da tempo, e per giunta su scala planetaria!

 

French_titles:

(nouvelobs.com/monde/20241030.OBS95675/patrick-weil-the-trumpist-project-is-the-revenge-of-the-south-projected-on-a-planetary-scale.html)

 

Cercate di non sghignazzare:

Secondo lo storico, il candidato repubblicano alla Casa Bianca rappresenta un’America che non ha ancora fatto i conti con la vittoria del Nord nella guerra civile americana.

Con il miliardario Elon Musk al suo fianco, intende proiettare questa visione di maschi bianchi e cristiani in tutto il mondo.

È una sorta di Jihad razzista in stile Dixieland, simile alla visionaria “Pace d’oro” di Dune che richiedeva la distruzione dell’universo secondo la profezia di Muad’Dib.

 È semplicemente incredibile fino a che punto si spingano nel contorcere un calcolo sociologico ed economico molto semplice.

È difficile credere che non si tratti di uno sfottò, per di più proveniente da uno dei principali giornali politici di Parigi:

Semplicemente non riescono a capire come una depressione storica e un’economia devastata, un’erosione senza precedenti dei diritti, delle libertà civili e della libertà di parola, così come la distruzione del futuro di un’intera generazione – la generazione Z – prevalgano su – senza usare un gioco di parole (nel testo ‘trump’ frustrare, mandare a pallino, N.d.T.)- la singola questione dell’aborto, che in realtà non interessa a nessuno.

L’ultimo punto ci porta a considerare ciò che viene dopo, come ho descritto nel pezzo originale sopra citato:

i Democratici hanno ancora la sentenza posticipata del 26 novembre per il processo penale di Trump, così come le minacce di “Jamie Raskin” di utilizzare la Sezione 3 del 14° Emendamento per impedire a Trump di essere certificato e insediato.

 Uno dei problemi, tuttavia, è che questa volta Trump ha vinto il mandato del popolo, il voto popolare;

 sarà quindi difficile per i suoi nemici portare avanti i loro piani, dato che non c’è alcuna giustificazione per sostenere che sia illegittimo quando la maggioranza del Paese ha effettivamente votato per lui, a differenza del 2016, quando Hillary ha effettivamente vinto il voto popolare ma ha comunque perso nei collegi elettorali.

Tuttavia, alcuni esponenti dell’establishment sembrano sperare che la situazione sfoci nella violenza;

 il New Yorker ha pubblicato questo articolo un giorno fa:

Questi portavoce dell’establishment continuano a cercare disperatamente di dipingere gli americani del paese America come “l’altro”, quelli che sono cambiati o hanno perso il contatto con l’anima della nazione, in qualche modo “corrotti” nelle loro tane di folletti degli Appalachi, come in una caricatura del Signore degli Anelli.

In realtà, chiunque sia sano di mente sa che è il contrario: Il nucleo centrale di Trump è costituito dai “left-behinds” (letteralmente i “lasciati indietro”, N.d.T.), coloro che si sono piegati come canne al vento mentre il mostruoso tornado della sinistra si abbatteva, radendo al suolo i pilastri culturali del Paese, spostando i paletti e rovesciando gli status quo.

Ma ora il barile è stato scoperchiato e il popolo è stato vaccinato contro i trucchi più scadenti dell’establishment, che hanno esaurito la propria spinta.

 Per questo motivo ho scritto nel pezzo precedente che le cose sono destinate a cambiare notevolmente, non perché Trump sia una figura messianica in sé, ma perché è arrivato nel momento culminante in cui la pressione ha raggiunto il massimo da sola; sta semplicemente creando il condotto per il vasto cambiamento oceanico che si è già gonfiato sotto la superficie per anni.

Ha la possibilità di fare cambiamenti radicali perché non ha più nulla da perdere:

 è il suo ultimo mandato, è vecchio e già miliardario, è stato demonizzato all’estremo e la sua reputazione è già stata macchiata dai Democratici, il che include arresti e reati tangibili;

 oltre a tutto questo, ha il pieno mandato del popolo con il voto popolare e quello che sembra un controllo totale e senza precedenti di ogni ramo del governo con una piena svolta rossa.

Si tratta di una tripletta, un momento storicamente raro in cui può andare fino in fondo e paralizzare generazionalmente lo Stato profondo, riformando al contempo l’intero sistema;

se volesse, potrebbe anche creare in un vero e proprio cesarismo, ma questa è un’altra storia.

Come minimo potrebbe imitare Milei nell’estirpare tutte le inutili erbacce dalle agenzie governative.

Come esempio “dell’effetto indiretto” menzionato in precedenza, grandi cambiamenti stanno già avvenendo nel mondo semplicemente grazie alla pura inerzia della vittoria di Trump.

Per esempio, poche ore dopo la vittoria di Trump, il governo tedesco ha iniziato a crollare sotto Scholz:

Scholz_”politico”.

(politico.eu/article/germany-coalition-government-collapse-olaf-scholz-finance-minister-christian-lindner/).

“Politico” afferma che non si tratta di una semplice coincidenza:

la vittoria di Trump ha lasciato l’élite tedesca molto scossa per le ripercussioni che le politiche di Trump potrebbero avere sulle industrie tedesche già devastate.

La rinnovata instabilità politica in Germania è arrivata poche ore dopo la netta vittoria di Donald Trump alle elezioni americane, un risultato che ha stupito i leader politici tedeschi, che dipendono dalla potenza militare americana per la difesa del Paese e temono che le politiche tariffarie di Trump ostacolino l’industria tedesca.

Si prevede che la vittoria di Trump metterà sotto forte pressione la più grande economia europea.

 Un’analisi dell’Istituto Economico Tedesco (IW) stima che una nuova guerra commerciale potrebbe costare alla Germania 180 miliardi di euro nei quattro anni di mandato di Trump.

Molti in Germania avevano sperato che la vittoria di Donald Trump alle elezioni americane avrebbe costretto la coalizione a rimanere unita per il timore che il presidente entrante avrebbe dato filo da torcere alla più grande economia europea.

Lo stesso Scholz si è lanciato in un discorso televisivo non programmato in cui ha confermato l’importanza di Trump sugli eventi in corso invocando le elezioni:

Come ho detto nell’altro articolo, si tratta di aprire il vaso di Pandora:

 La vittoria di Trump romperà “l’incantesimo globalista, incoraggiando i governi di tutto il mondo a sfidare le politiche di Blob, portando a molti altri crolli e a un ulteriore aumento delle fazioni di destra in Europa.

 I temi proibiti, come l’immigrazione, le questioni sociali e identitarie, ecc. diventeranno sempre più centrali quando la diga si romperà del tutto e le élite saranno costantemente costrette sulla difensiva.

Nei prossimi giorni discuteremo più dettagliatamente le implicazioni della vittoria di Trump.

Per ora, è sufficiente sapere che potrebbe essere l’ultimo colpo sparato in una rivoluzione globale in corso che potrebbe portare a ridisegnare il quadro globale entro il 2030 o giù di lì.

Nel frattempo, vi lascio con le parole non convenzionali dell’eminente economista “Sergei Glazyev” per l’occasione:

 

Sergey Glazyev

Gli struzzi stanno scappando, la Pax Americana sta finendo.

 La setta di Leo Strauss, che governava gli Stati Uniti e progettava di instaurare una dittatura mondiale di pochi eletti, sta perdendo le elezioni.

 Anche lo Stato profondo degli Stati Uniti non ha scelta:

una ripetizione della falsificazione porterà a una guerra civile e al collasso del Paese.

Negli Stati Uniti stanno salendo al potere i pragmatici che riconoscono la transizione verso un nuovo ordine economico mondiale.

 La strategia di Brzezinski di sconfiggere la Russia, distruggere l’Iran e isolare la Cina, come previsto ha solo rafforzato la Cina, che è diventata un leader globale.

Insieme all’India, formerà un nuovo centro bipolare del nuovo sistema economico mondiale.

 Gli Stati Uniti possono integrarsi in esso come altro centro dell’economia mondiale se abbandonano l’imperialismo e fermano la guerra ibrida globale.

È nell’interesse nazionale degli Stati Uniti che Trump liberi gli Stati Uniti dalla setta dello struzzo [straussiana] che li ha appesantiti.

Per allineare le politiche di Washington all’interesse nazionale degli Stati Uniti è necessario avvelenare l’Europa e far cadere i regimi traditori antiumani di Germania e Francia.

Come avevamo previsto, la guerra ibrida mondiale, iniziata dall’élite finanziario-potenziale statunitense per il dominio del mondo nel 2001 con l’attacco dei servizi segreti americani alle Torri Gemelle di New York, finirà l’anno prossimo con il riconoscimento universale della sua sconfitta e il completamento della transizione verso un nuovo ordine economico mondiale.

Il mondo diventerà policentrico e poli-valute, il significato di sovranità nazionale e leggi internazionali verrà ripristinato.

(Simplicius76Simplicius76, approfondite analisi di geopolitica e dei conflitti, con un pizzico di ironia.)

(simplicius76.substack.com/p/election-aftermath-notes-on-the-grand)

(tradotto (IMC) da CptHook per ComeDonChisciotte).

 

 

 

Il trionfo di Trump e

il licenziamento di Yoav Gallant.

Comedonchisciotte.org - Markus – (7 Novembre 2024) - Mike Whitney - unz.com – ci dice:

 

Perché è stato permesso a Trump di vincere le elezioni?

Sappiamo cosa succede quando lo Stato profondo non ottiene il risultato voluto.

Si scatena l’inferno, proprio come era successo dopo le elezioni del 2016.

Provate a ricordare com’era andata.

Provate a ricordare le sfide legali e le cause, le ingiurie e gli insulti, le false accuse di frode elettorale e di ingerenza russa e il generale discredito del processo elettorale.

Cercate di ricordare le proteste di piazza, le folle antifasciste inferocite che si azzuffavano con i poliziotti e gli implacabili scoppi di rabbia rivolti al “nuovo Hitler”.

Ve lo ricordate?

Ecco cosa succede quando lo “Stato profondo” non ottiene ciò che vuole.

 

Avete notato che nel 2024 non si è verificato nulla di simile a quelle manifestazioni di rabbia artificiale?

 Avete notato che i media liberali hanno fatto appello alla calma e all’unità e che è quasi impossibile trovare un articolo bellicoso o ostile rivolto a Trump?

Non è questo il tipico caso del “cane che non abbaia”, quando una persona scettica dovrebbe ipotizzare un gioco sporco non da ciò che sente, ma da ciò che non sente?

In effetti, il motivo per cui i risultati delle elezioni sono stati “liberi e giusti” non è perché la comunità dei servizi segreti ha smesso di truccare le elezioni, ma perché non è stato necessario truccarle.

 Volevano che vincesse Trump perché Trump era il “loro uomo”.

Prima di spiegare cosa intendo, permettetemi di condividere un’e-mail che avevo inviato a un amico lunedì, il giorno prima delle elezioni:

Trump vincerà…

Lo Stato profondo ha bisogno di un presidente popolare per reclutare gli adolescenti degli Stati repubblicani per combattere una guerra con l’Iran…

La Harris non ha questo tipo di carisma.

Non è forse questo il motivo per cui i media non sono impazziti per la vittoria di Trump e non lo hanno messo alla gogna come razzista, fascista e omofobo come fanno di solito?

Si dà il caso che lo” Stato profondo” – che sostiene incondizionatamente lo “Stato di Israele” – abbia bisogno di Donald Trump.

Hanno bisogno di un personaggio carismatico e populista per aumentare il reclutamento e guidare la corsa alla guerra.

La Harris non può farlo.

La Harris ha avuto difficoltà ad attirare anche solo un centinaio di sostenitori ai suoi comizi.

No, questo è un compito per un leader che sia fidato, ammirato e amato. È un compito per un uomo che ha credibilità con i giovani degli Stati repubblicani, quelli che tradizionalmente combattono le nostre guerre.

È un compito per Trump.

Questo non significa che lo “Stato profondo” abbia abbandonato il suo programma a favore della censura, della sorveglianza e della soppressione delle libertà civili.

(Non ha abbandonato un bel niente).

Significa solo che le sue priorità generali si sono spostate su questioni più urgenti, come l’attacco missilistico balistico iraniano contro Israele, che potrebbe avvenire in qualsiasi momento.

A Trump sarà richiesto non solo di rispondere a quell’attacco, ma anche di dispiegare le truppe statunitensi per contrastare la minaccia iraniana.

E, visto l’abissale servilismo di Trump nei confronti di Israele (non dimenticando i 100 milioni di dollari che la sua campagna elettorale ha ricevuto da donatori sionisti) ci aspettiamo che si adegui.

 Nessun presidente ha mai dimostrato una lealtà più incrollabile nei confronti di Israele di Donald J. Trump.

Avete idea di quanto Trump sia stimato in Israele?

Guardate questo straordinario filmato di due conduttori televisivi che si scolano bicchieri di whisky in diretta per festeggiare la vittoria di Trump:

Riuscite a immaginare quale sarebbe la reazione se gli opinionisti di Mosca facessero un brindisi simile sulla TV nazionale?

Ecco un’altra “imperdibile” dimostrazione emotiva da parte di un soldato che spara sulle abitazioni civili di Gaza mentre urla “Dio benedica Israele e Dio benedica gli Stati Uniti”.

 

Ed ecco il conduttore di un game show televisivo che guida il pubblico in una tradizionale canzone celebrativa davanti a una grande foto di Trump su uno schermo alle sue spalle.

È chiaro che da molti israeliani Trump è considerato il messia americano che schiererà le sue legioni di giovani uomini in Medio Oriente per sconfiggere i nemici di Israele e aiutare lo Stato ebraico a emergere come egemone regionale.

 Questa è almeno la speranza;

la realtà potrebbe essere ben diversa.

Ma ciò che stiamo cercando di dire è che l’utilità di Trump per Israele potrebbe essere stato un fattore critico nell’approccio dello Stato profondo alle elezioni presidenziali del 2024.

Naturalmente, questo è solo il mio cospiratorio punto di vista.

Indovinate chi altro sostiene Donald Trump?

Ora, parliamo di Gallant…

Il licenziamento a sorpresa del ministro della Difesa israeliano “Yoav Gallant” è significativo per molte ragioni, nessuna delle quali è stata trattata dai media tradizionali.

Netanyahu ha giustificato l’azione in una dichiarazione rilasciata martedì:

“Nel bel mezzo di una guerra, più che mai è necessaria la piena fiducia tra il Primo Ministro e il Ministro della Difesa… Purtroppo, anche se nei primi mesi della campagna c’era stata una tale fiducia e un lavoro molto fruttuoso, negli ultimi mesi, tra me e il Ministro della Difesa questa fiducia si è incrinata”.

Questa è un’assurdità.

 Non c’è stata alcuna “crisi di fiducia” tra Netanyahu e Gallant.

Il ministro della Difesa è stato licenziato perché si opponeva al modo improvvisato (e idiota) di condurre la guerra.

Da militare, cercava una strategia coerente che articolasse chiaramente gli obiettivi della missione e il modo in cui tali obiettivi potessero essere realisticamente raggiunti.

 Ma – come è chiaro a chiunque abbia assistito allo svolgersi di questo sanguinoso fiasco – non c’è un piano di battaglia, non c’è una strategia, non c’è un obiettivo finale.

Netanyahu ha continuato ad agire in modo impulsivo fin dall’inizio, mantenendo il grosso della popolazione dalla sua parte con regolari ed eclatanti trionfi tattici, come l’esplosione dei cercapersone o l’assassinio di Hassan Nasrallah.

“Bibi” opera secondo la teoria che la guerra non è un modo coercitivo per raggiungere obiettivi strategici, ma una serie di eventi bizzarri volti a raccogliere il sostegno dell’opinione pubblica.

 Il licenziamento di Gallant non fa altro che confermare che Netanyahu intende continuare su questa linea suicida, coinvolgendo Israele in un numero sempre maggiore di conflitti per i quali non esiste una chiara definizione di vittoria né un piano per porre fine alle ostilità.

Queste sono davvero le “guerre per sempre”.

Non fraintendetemi, Gallant non è un “bravo ragazzo”, per nessun motivo, è solo un po’ più razionale dei pazzi che stanno rapidamente diventando la maggioranza del gabinetto di guerra di “Bibi”.

Questo è un estratto da un articolo del “Times of Israel”:

Un funzionario vicino al Primo Ministro ha detto al “Times of Israel” che il Ministro della Difesa Yoav Gallant è stato licenziato per motivi professionali e non per motivi legati alla politica di coalizione.

Il funzionario, che ha parlato a condizione di anonimato, ha asserito che Gallant…. sei mesi fa aveva sostenuto una soluzione diplomatica in Libano che non avrebbe diminuito le capacità di Hezbollah e si era opposto all’uccisione del leader di Hezbollah Hassan Nasrallah fino a quando l’IDF non aveva appoggiato la mossa.

Su Gaza, sostiene il funzionario, Gallant si era opposto all’ingresso dell’IDF a Rafah a causa delle pressioni americane e si era battuto contro la posizione di Netanyahu e della maggior parte del gabinetto sulla necessità di mantenere il corridoio di Philadelphia.

(Official close to Netanyahu claims Gallant fired for professional reasons, Times of Israel).

Riassumiamo:

Gallant sei mesi fa aveva sostenuto una soluzione diplomatica in Libano.

2. Si era opposto all’uccisione del leader di Hezbollah Hassan Nasrallah.

3. Gallant si era opposto all’ingresso dell’IDF a Rafah.

4. Si era battuto contro la posizione di Netanyahu …. sulla necessità di mantenere il corridoio di Philadelphia.

Su questi temi, le opinioni di Gallant sono strettamente allineate con quelle della maggioranza delle persone nel mondo che si oppongono alle provocazioni e all’escalation di Israele.

 

Che cosa ci dice tutto questo?

Ci dice che Gallant si opponeva a uno spargimento di sangue inutile e superfluo, senza alcuno scopo strategico e che avrebbe solo minato la sicurezza di Israele.

Dimostra che il Ministro della Difesa voleva che le operazioni di Israele fossero conformi alla teoria militare convenzionale che riconosce la decrescente capacità di Israele di portare avanti una campagna su più fronti.

Dimostra che il suo punto di vista sulla guerra era fondamentalmente diverso da quello di Netanyahu, che ritiene che l’obiettivo primario del conflitto armato sia quello di infliggere sofferenze al nemico.

E ci dice che Gallant era sempre più preoccupato della direzione della guerra e di come Israele avesse grossolanamente sopravvalutato le proprie capacità militari.

Ancora una volta, non stiamo dicendo che Gallant è una persona virtuosa.

Al contrario, quell’uomo è una vipera.

Tuttavia, il suo approccio aveva un certo senso dal punto di vista militare.

Il fatto che sia stato sostituito da un altro pazzo messianico che sostiene con entusiasmo il blocco di generi alimentari e farmaci per i palestinesi affamati, senza mai articolare una visione per la cessazione delle ostilità, dimostra che la leadership israeliana non ha idea dei guai in cui si trova.

 A seconda della ferocia dell’imminente attacco missilistico dell’Iran, Israele potrebbe trovarsi di fronte ad una crisi esistenziale che gli Stati Uniti non saranno in grado di modificare.

Ecco un breve estratto da un articolo di “John Mearsheimer” che spiega come Israele sia attualmente impantanato in numerose guerre che non ha modo di vincere:

Parliamo dei tre conflitti:

quello a Gaza, il conflitto con Hezbollah e quello con l’Iran.

Gli israeliani hanno tre obiettivi a Gaza.

1- sconfiggere in modo decisivo Hamas;

 2- recuperare gli ostaggi;

3- fare pulizia etnica. ….

Non hanno raggiunto nessuno di questi obiettivi e, inoltre, sono bloccati a Gaza. Erano usciti da Gaza nel 2005 perché era un vespaio e ora ci sono tornati perché non hanno sconfitto Hamas.

Per quanto riguarda Hezbollah, hanno cercato di decapitare la leadership, ci sono riusciti (ma non ha fatto alcuna differenza), quindi hanno continuato uccidendo un gran numero di civili a Beirut; non ha funzionato.

 Così, hanno invaso il territorio… e stanno venendo massacrati nel Libano meridionale….

E, ricordate, il motivo per cui hanno invaso il Libano era quello di fermare il lancio dei razzi verso Israele.

 Ma non hanno fermato il lancio dei razzi, non hanno avuto successo contro Hezbollah e non avranno successo contro Hezbollah.

Forse, alla fine, si potrebbe trovare un accordo negoziale – chi lo sa – ma l’idea che la loro strategia militare abbia funzionato?

Non ha funzionato contro Hezbollah e non ha funzionato contro Hamas.

E contro l’Iran?

 L’Iran è in grado di lanciare un gran numero di missili balistici verso Israele… (“Mearsheimer “spiega come l’attacco di Israele all’Iran sia stato un fallimento).

Gli israeliani non hanno il dominio dell’escalation sull’Iran e Israele non ha il dominio dell’escalation su Hezbollah.

 Hezbollah continua a lanciare razzi e missili verso Israele.

E, a proposito, anche gli “Houthi” stanno lanciando missili verso Israele…

 La saggezza convenzionale in Occidente secondo la quale “Israele è in un momento di grazia” o che Israele “sta controllando la situazione” è semplicemente sbagliata

. E, se si guarda a ciò che sta accadendo a Gaza, a ciò che sta accadendo con Hezbollah e a ciò che sta accadendo con l’Iran, Israele è in un mare di guai.

(Mearsheimer spiega la rivoluzione della tecnologia missilistica che ha reso obsoleta la potenza aerea di Israele.

 Netanyahu e i suoi luogotenenti non capiscono che Israele non può più difendersi dai missili balistici iraniani).

(Interview with John Mearsheimer, Unherd).

Qual è il legame tra l’analisi di Mearsheimer e il licenziamento di Gallant?

Il licenziamento di Gallant è legato ad “una missiva indirizzata al Primo Ministro Benjamin Netanyahu in cui [Gallant] avvertiva senza giri di parole che gli sforzi bellici di Israele erano diventati senza scopo e dovevano essere riorientati”.

Secondo il “Times of Israel”:

Nel comunicato, Gallant sosteneva che Israele stava combattendo secondo una “bussola obsoleta” e che Gerusalemme avrebbe dovuto rivedere i suoi obiettivi di guerra ufficiali, inizialmente fissati dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023…

“Gli sviluppi significativi della guerra, in particolare il fatto che Israele e l’Iran si stanno scambiando colpi diretti, sollevano la necessità di tenere una discussione e di aggiornare gli obiettivi bellici con uno sguardo globale alle aree di combattimento e alle interconnessioni tra di esse”, avrebbe scritto Gallant….

Se inizialmente Israele aveva fissato come obiettivi di guerra la distruzione del gruppo terroristico Hamas e la restituzione degli ostaggi presi durante l’assalto al sud di Israele più di un anno fa, da allora i combattimenti si sono notevolmente ampliati a causa degli attacchi dei proxy iraniani e dell’Iran stesso, e Israele ha dichiarato di stare combattendo una guerra su sette fronti.

Israele aveva aggiornato i suoi obiettivi includendovi il ritorno alle loro case dei residenti del nord prima di intensificare bruscamente gli attacchi al gruppo terroristico Hezbollah in Libano il mese scorso.

Gallant avrebbe sostenuto l’aggiunta dei seguenti obiettivi di guerra:

 in Cisgiordania, “prevenire un’esplosione di violenza contrastando il terrorismo”, in Iran, “deterrenza e tenere l’Iran fuori dalla guerra” e a Gaza, “stabilire una realtà senza minacce militari, prevenire la crescita delle capacità terroristiche, liberare tutti gli ostaggi e promuovere un’alternativa al governo di Hamas”.

L’opposizione di Gallant al dominio israeliano su Gaza e il suo sostegno ad un accordo per il cessate il fuoco con gli ostaggi lo hanno messo in contrasto con l’ala di estrema destra della coalizione e hanno ulteriormente messo a dura prova i legami già logori all’interno del gabinetto.

(Gallant said to tell Netanyahu management of war directionless, goals need updating, Times of Israel)

Riuscite a vedere cosa sta succedendo?

Riuscite a capire la gravità della situazione?

Gallant si è opposto a una guerra con l’Iran, quindi è stato licenziato.

 Ora i pazzi gestiscono il manicomio e pensano che lo zio Sam verrà a salvarli quando saranno presi a calci nel sedere.

Questa potrebbe essere la situazione più pericolosa che l’umanità abbia mai affrontato.

Il futuro della vita sul pianeta è deciso da fanatici messianici la cui comprensione della realtà è fortemente in dubbio e che credono che ogni atto di violenza che infliggono ai loro vicini sia benedetto da Dio onnipotente.

E ora vogliono che Trump si unisca alla loro folle guerra contro l’Iran, in modo da poter illuminare l’intera regione come un fuoco artificiale e arrivare al Giorno del Giudizio.

Per dirla con Nancy Reagan, Trump dovrebbe “semplicemente dire no”.

(Mike Whitney).

(Fonte: unz.com).

(unz.com/mwhitney/trumps-triumph-and-the-firing-of-yoav-gallant/).

 

 

 

Il panico a Bruxelles e lo spettro

dei dazi: l’UE non può sopravvivere

a Donald Trump.

Lacrunadellago.net – Cesare Sacchetti – (8-11-2024) – ci dice:

 

A Bruxelles e a Washington sono ore di grande sconcerto e paura. Si stanno già diffondendo le prime indiscrezioni di fughe di personaggi di primissimo piano del mondo dello stato profondo americano.

Soltanto negli ultimi giorni sono stati due nomi di primissimo piano a lasciare i loro rispettivi incarichi, quello di “Kevin Thurm”, direttore della nota “Clinton Foundation”, nella quale sono affluiti anche i soldi dei finanziatori dell’”ISIS”, su tutti Qatar e Arabia Saudita, e “Stephane Bancel”, direttore commerciale di Moderna, una delle famigerate case farmaceutiche che ha distribuito il vaccino Covid.

I più nervosi sembrano essere proprio loro.

I signori del cartello farmaceutico che ieri avrebbero avuto una riunione di emergenza per discutere il da farsi dopo la schiacciante vittoria di Donald Trump.

Si susseguono chiamate agitate, voci al telefono dalla quali trasuda puro panico perché non sono in pochi a temere una serie di cause giudiziarie a valanga per i danni che il cartello farmaceutico ha provocato a milioni di persone con la distribuzione dei vaccini, che non sono nemmeno vaccini nel senso classico del termine, ma dei composti sintetici a base di grafene e nano-bot che non avevano e non hanno altro scopo che quello di provocare malattie e morti improvvise ai danni di chi lo ha ricevuto.

Addirittura lo stesso “Obama “viene dato in fuga prossima dagli Stati Uniti, presumibilmente per scappare dalle maglie della giustizia, probabilmente più militare che civile, che vuole chiedergli conto dello spionaggio illegale eseguito ai danni di Donald Trump con l’assistenza di varie agenzie investigative americane, quali l’FBI, e con il sostegno del governo Renzi e dei servizi segreti italiani.

A Bruxelles sono probabilmente ancora più agitati poiché il secondo, o terzo, mandato di Trump è quello che può chiudere definitivamente il cerchio, quello che può recidere definitivamente il cordone ombelicale che c’è stato tra Stati Uniti ed Europa negli ultimi 80 anni e che ha costituito quello che gli analisti liberali amano chiamare “ordine Euro-Atlantico”.

 

Gli Stati Uniti: da garanti dell’atlantismo a loro rivale.

Non c’è stata infatti una vera e propria politica estera dei Paesi europei negli ultimi 80 anni, ma una decisa in ampia parte dai vari circoli del potere che sono stati gli arbitri a loro volta del corso politico di Washington.

I loro nomi sono noti.

Sono i soliti sospetti, per così dire, dell’universo globalista e sionista composta da istituti quali il “Bilderberg”, l’”Aspen”, il “Council on Foreign Relations”, il “Bohemian Grove”,  l’”AIPAC”, “Chabad Lubavitch” e la “Commissione Trilaterale”, nei quali c’è sempre presente il finanziamento delle “famiglie Rockefeller”, “Rothschild”, “Warburg” e delle “grandi” banche della “finanza ebraica” quali “Goldman Sachs” e “JP Morgan”.

Gli Stati Uniti hanno vissuto una condizione di commissariamento della loro sovranità a tale apparato e gli uomini che in passato hanno provato a recidere i fili che legavano l’America ai signori del mondialismo, sono stati uccisi, come “John Kennedy” e suo “fratello Robert” uccisi in quanto minacce intollerabili per la nazione prediletta del Nuovo Ordine Mondiale, ovvero lo stato di Israele.

Trump è riuscito a compiere l’impresa che non era riuscita ai suoi predecessori, e ciò è stato possibile soltanto grazie ad una difesa e protezione costante delle forze armate americane che in più di una occasione gli hanno salvato la vita da molteplici attentati.

Adesso, da quest’altra parte dell’Atlantico, sono in molti a chiedersi quale sarà il destino della parte europea dell’atlantismo senza il supporto degli Stati Uniti, le cui forze armate da sole non sono altro che la forza militare stessa della NATO.

Trump lo disse in termini alquanto espliciti.

La NATO è soltanto una tigre di carta senza gli Stati Uniti e coloro che a Bruxelles vagheggiano di “esercito europeo” prendono soltanto in giro sé stessi.

L’Unione europea non è in grado di costituire una forza militare pari a quella degli Stati Uniti, poiché è priva della necessaria industria bellica e soprattutto perché non c’è affatto una intenzione di voler fondere le proprie forze armate per costituire una forza armata europea.

Tale passaggio sarebbe possibile soltanto se si desse vita ad un superstato europeo, gli Stati Uniti d’Europa, il “sogno” del conte Kalergi che voleva costruire una falsa Europa senza europei e senza radici cristiane pur di compiacere, parole sue, il mondo ebraico che così generosamente lo finanziava negli anni’20 e ’30 del secolo scorso.

L’Europa, per parafrasare un non compianto personaggio politico, è soltanto una espressione geopolitica.

Bruxelles è nota, o famigerata, per essere soltanto la sede di un elefantiaco apparato composto da burocrati e commissari sconosciuti ai vari cittadini europei, che non li eleggono, e che rispondono soltanto alle varie lobby che finanziano la Commissione e il Parlamento europeo.

L’UE, come applicazione pratica, altro non è stata che una diretta emanazione della volontà degli Stati Uniti e dei centri di potere che avevano in mano l’America.

La storia è scritta su carta, ed è ufficiale.

Sul finire degli anni’40, l’amministrazione Truman aveva già stabilito che era necessario far affluire fondi alla nascente architettura dell’Europa comunitaria, i cui primi mattoni sono stati posti con la comunità del carbone e dell’acciaio e successivamente con il trattato di Roma del 1957.

Al Comitato americano per una Europa Unita presieduto da “William Donovan”, a capo dell’allora “OSS”, l’antenato della “CIA,” fu assegnato il compito specifico di far affluire i fondi necessari a quella che sarebbe stata l’odierna Unione europea, che nasce ufficialmente nel 1992 a Maastricht, ma la cui preparazione è stata elaborata per quasi tutto il’900, sia dal conte Kalergi che concepì la sua visione cosmopolita e multiculturale dove gli europei venivano a poco a poco sostituiti dai nuovi “europei”, gli immigrati afro-asiatici, sia dai vari comitati allestiti dagli Stati Uniti che hanno accompagnato passo dopo passo la nascita dell’UE.

 

William Donovan.

Washington voleva una Europa unita attraverso l’UE perché serviva, nell’ottica della costruzione di una governance europea e globale, liquidare gli Stati nazionali e sostituirli appunto con questi conglomerati sovranazionali, i quali a loro volta, rispondevano non certo ai popoli europei ma ai soliti signori dei think tank globalisti e alle solite famiglie dell’alta finanza ebraica che volevano mettere fine alle sovranità nazionali.

È la storia del Nuovo Ordine Mondiale che ha marciato incessantemente per larga parte del’900 e per i primi anni del secolo in corso, fino a quando il macchinario che voleva fagocitare ogni singola nazione è stato smantellato dalla opposizione della Russia di Putin e quella successiva degli Stati Uniti di Trump, non più parte integrante del mondialismo, ma suo principale avversario assieme a Mosca.

L’Euro-Atlantismo, evidentemente, non può reggersi soltanto sulla gamba europea in quanto questa non ha la forza né la struttura per proseguire nel cammino precedente senza la protezione della sponda americana dell’Atlantico.

La paura dei vertici mondialisti europei.

Stavolta i vari burocrati europei sembrano ancora più preoccupati di quello che già non fossero ai tempi del primo mandato di Trump.

Ad esprimere tale preoccupazione è stato, tra gli altri, “Leslie Vinjamuri”, membro della “Chatam House,” che è l’omologo inglese del “CFR americano” e uno di quegli istituti che sono da considerarsi a tutti gli effetti come la sovrastruttura che ha avuto in mano le sorti delle democrazie liberali Occidentali.

La “Chatam House”, in particolare, negli ambienti britannici è divenuta persino più importante della “Tavola Rotonda”, la cosiddetta “Round Table”, un’altra sovrastruttura governativa, e il ramo inglese della famiglia Rothschild ha iniziato già ad assegnare verso l’inizio del secolo scorso più importanza alla prima rispetto alla seconda per quello che riguarda la direzione degli affari esteri della nazione.

Il fine di questo istituto è stato espresso chiaramente da uno dei suoi membri, lo storico “Arnold Joseph Toynbee”, che nel 1931, a Copenaghen, si espresse così a tal proposito.

Stiamo attualmente lavorando con tutti coloro che possono far dimenticare agli stati nazionali del mondo dimenticare quel misterioso potere chiamato “sovranità”.

 E neghiamo costantemente quello che facciano.”

“Toynbee” non era altro che uno di quegli accademici che si sono messi al servizio di questa idea, e che hanno dichiarato guerra alle sovranità nazionali, attraverso un fiume di libri e pubblicazioni tutte volte a raffigurare lo “Stato nazionale” come un ingombrante retaggio del passato “superato” invece delle “sovrastrutture transnazionali” che hanno concentrato il potere nelle loro mani, fino ad allargare sempre più a dismisura la forbice tra le élite finanziarie e i popoli.

Stesso potere e stesso fine rappresentano quindi il citato” Vinjamuri”, che però ha detto qualcosa di molto interessante su questo ritorno ufficiale di Trump e che lascia capire come i poteri che gestiscono questi istituti si attendono il peggio.

Il direttore della “Chatam House” ha infatti detto che “un secondo mandato di Trump sarebbe differente, in quanto il presidente sa perfettamente chi lo ha ingannato sul piano internazionale e domestico e ha studiato un piano con il suo gruppo per tagliare le gambe a questi personaggi”.

 

Si può essere d’accordo, ma con una qualche precisazione. Trump e i suoi consiglieri non si sono improvvisati.

Non sono stati realmente giocati, ma in diverse occasioni hanno soltanto dato l’apparenza di esserlo come accaduto nel 2020, quando ci fu la frode elettorale e quando a Bruxelles e a Washington si illudevano di aver risolto i propri problemi per poi ritrovarsi con un Biden che non eseguiva le direttive e che copriva di ridicolo tutti i circoli del mondialismo con le sue innumerevoli gaffe.

La fase attuale è quella della chiusura del cerchio, ovvero quella nella quale si arriva alla conclusione di un piano ben studiato almeno dal 2015, e che adesso, su questo “Vinjamuri” ha ragione, consentirà a Trump di dare il colpo di grazia agli ultimi nemici del sovranismo americano, su tutti l’”UE” e la “NATO”.

 

L’Euro-Atlantismo, appare evidente, non può farcela.

È impossibile che l’UE, nata su impulso di Washington, riesca a sopravvivere ad una Washington che decide di esercitare tutto il suo potere contro la stessa UE.

Bruxelles non solo non può sopravvivere geopoliticamente e militarmente, ma nemmeno commercialmente perché se si apre un nuovo capitolo della guerra commerciale iniziata nel 2016, Trump può assestare la spallata definitiva all’Unione e accelerare il suo processo di disgregazione.

Non sono infatti gli Stati Uniti ad aver bisogno dell’UE, ma viceversa. Gli Stati Uniti sono il primo mercato di sbocco dell’Europa per un volume commerciale che ammonta a circa 527 miliardi di dollari.

Le esportazioni americane invece sono dirette principalmente a tre Paesi, quali Canada, Messico e Cina, per un valore complessivo di più di 750 miliardi di dollari.

La guerra commerciale, se ci sarà, è persa in partenza da Bruxelles.

 L’isteria dei quotidiani europei a questo riguardo si vede anche su uno dei quotidiani dell’universo progressista francese,” Le Monde”, che più che un articolo scrive un epitaffio dell’ordine liberale della seconda guerra mondiale, rammaricandosi che gli Stati Uniti ormai non hanno più messo a disposizione la loro superpotenza al servizio della fine delle sovranità nazionali, come auspicava “Toynbee”, ma invece sono diventati l’incubo di tutti quei potenti che avevano assegnato a Washington lo scettro del “Nuovo Ordine Mondiale”.

Anche Il “Guardian britannico” fa eco al quotidiano francese quando parla di “disastro per l’Europa” per il ritorno di Trump e invita Londra e Bruxelles ad una sorta di ultima resistenza che sembra quasi evocare la caduta del regime nazista rinchiuso nel suo bunker alla fine della seconda guerra mondiale.

I primi pezzi di questo fragile edificio sono già cominciati a cadere.

Ieri sono giunte le dimissioni del ministro delle Finanze tedesco, Lindner, in disaccordo sulla manovra economica con il cancelliere Scholz che vorrebbe continuare a inviare fondi ai nazisti ucraini, mentre l’ex ministro voleva invece mettere al primo posto le esigenze delle economie tedesche.

La Germania da locomotiva d’Europa grazie all’euro è diventata oggi la sua zavorra, e sta sprofondando in una pesante crisi economica e in una violenza deindustrializzazione.

Ieri sono giunti i dati del mese di settembre. -2,5% di produzione industriale per la Germania contro il -1% previsto.

La Germania sta andando a rotoli, e se quello che era, assieme alla Francia, il perno dell’UE crolla così rapidamente quali speranze ha di sopravvivere l’Unione se si pensa che adesso a questo scenario si è aggiunto il ritorno ufficiale di Trump e delle sue politiche sovraniste ostili a qualsiasi proposito di cessione di sovranità a strutture sovranazionali.

Non sorprende quindi che L’UE abbia paura.

Ha paura perché sa che si stanno verificando quella serie di contingenze politiche interne e internazionali che possono spazzare definitivamente via il carrozzone burocratico.

Sono ore di angoscia a Bruxelles, e sono ore vitali per i popoli europei che presto potrebbero tornare finalmente ad essere i padroni delle proprie nazioni.

 

 

 

 

Lo scandalo dello spionaggio del Mossad

in Italia e la sottomissione della

Seconda Repubblica a Israele.

Lacrunadellago.net – Cesare Sacchetti – (5-11-2024) – ci dice:

 

La repubblica di Cassibile non è fondata sul lavoro, ucciso tra l’altro dall’ordoliberismo protestante, ma sullo spionaggio.

La intera fragile struttura della democrazia liberale italiana prevede ciclicamente che si allestiscano degli apparati di spionaggio e sorveglianza illegale per monitorare determinati personaggi di rilievo e provare in seguito ad accendere la macchina dei ricatti che serve ai padroni di tale sistema politico per continuare ad avere il potere.

Tutto si fonda sul ricatto.

Il sistema si premura di raccogliere informazioni scomode su determinati personaggi del mondo della politica e della finanza e poi minacciare questi di divulgare tali segreti se dovessero fare qualche resistenza alle decisioni dei poteri occulti che hanno in mano le sorti della democrazia.

Si badi bene.

Tale meccanismo non è una deviazione dal funzionamento delle democrazie liberali, ma una sua diretta conseguenza in quanto in tale sistema ad avere in mano le sorti del potere sono le massonerie, di ogni genere e grado, i detentori del capitale, ovvero l’alta finanza rothschildiana, e varie potenze straniere che dal 1943 in poi hanno avuto in mano la sovranità del Paese, su tutti l’impero americano e in seguito, come si dirà a breve, lo stato di Israele.

A questo giro, siamo di fronte ad un eterno ritorno dell’uguale.

Siamo di fronte ad un altro scandalo di spionaggio che vede coinvolta una rete clandestina di sorveglianza fondata attorno ad una società di Milano, la “Equalize”, diretta da “Enrico Pazzali”, presidente della Fiera di Milano, ed un ex poliziotto, “Carmine Gallo”, già membro dei servizi segreti.

Il minimo comun denominatore in tali vicende è la costante presenza di agenti o ex agenti infedeli che o da dentro il corpo o passati a funzione di consulenti privati, si prestano a reperire quelle informazioni illegali ai loro committenti.

La lista dei clienti di “Equalize” contiene tanti pezzi dell’establishment italiano, a partire da “ENI”, “Erg”, “Barilla”, o la “Heineken” che erano interessate non solo a monitorare, illegalmente, i loro lavoratori ma anche a tracciarne le comunicazioni alla ricerca di quelle talpe che passavano delle veline riservate alla stampa, in cambio ovviamente di cospicue parcelle alla società milanese, che, nel caso di “ENI”, raggiungevano persino i 377mila euro, e nel caso di” Erg” invece 117.500 euro.

Fin qui si è nel campo di uno spionaggio aziendale e industriale illegale, ma “Equalize” era molto più di questo.

 

“Equalize” serviva come una sorta di cintura di trasmissione di servizi segreti israeliani per raccogliere informazioni sulle varie figure politiche italiane e avere accesso così a quelle informazioni “ingombranti” che consentivano poi allo stato di Israele di accendere la sua macchina dei ricatti e costringere così i politici ricattati a eseguire i voleri israeliani.

Lo stato ebraico non è certo nuovo a tali pratiche.

Si può dire che la storia ricattatoria di Israele è molto più antica e risale ancora prima alla creazione dello stato ebraico, quando, ad esempio, negli anni della prima guerra mondiale, l’avvocato di origini ebraiche,” Samuel Untermyer”, si recava alla Casa Bianca per informare l’allora presidente “Wilson” che la lobby sionista aveva in mano le lettere di una sua spasimante e che, se si fosse rifiutato di entrare in guerra a fianco della Gran Bretagna, tale materiale sarebbe stato divulgato alla stampa, pregiudicando così le sue possibilità di guadagnarsi un secondo mandato.

Nulla è cambiato, come si vede, in tale logica.

Tutto è rimasto immutato.

 Il sionismo continua ad eseguire le stesse tecniche ricattatorie soltanto che oggi si serve di una tecnologia molto più avanzata che gli consente di penetrare nella vita di un politico o di un altro personaggio pubblico di rilievo per carpire ciò che può essere utile allo stato ebraico.

Ad essere spiati dal Mossad, a questo giro, ci sarebbero stati, tra gli altri, l’attuale presidente del Consiglio,” Giorgia Meloni”, e “Guido Crosetto”, i quali si sono già stracciati le vesti gridando alla “minaccia contro la democrazia” quando i due sono stati nel corso di tutta la loro carriera politica dei fedeli servitori di Israele, e, se non lo fossero stati, non sarebbero nemmeno lì dove sono ora.

Come si può quindi indignarsi se lo stato ebraico spia ogni singolo recesso di questa repubblica a sovranità limitata o inesistente, quando si è di fatto dei suoi agenti che hanno sempre servito gli interessi israeliani per tutta la loro carriera?

Mai “Meloni”, “Crosetto” o gli altri politici italiani si sono opposti al sionismo e ai suoi piani di dominio del Medio Oriente, in quanto come tutti i politici della Seconda Repubblica sono sottomessi alla volontà dello stato ebraico.

Israele domina la Seconda Repubblica di Mani Pulite.

Il passaggio che si è compiuto dalla Prima Repubblica alla Seconda non ha fatto altro che allargare le maglie di questo Paese, già sottoposto al dominio dell’anglosfera, alla infiltrazione di Israele e dell’impero americano, che è stato per tutta la sua durata una diretta emanazione della lobby sionista.

La Prima Repubblica aveva certamente un suo perimetro di azione ristretto, ma ben più largo del raggio di azione della Seconda, i cui componenti sono meri passacarte che ricevono ordini da eseguire pedissequamente senza alcun riguardo per gli interessi dell’Italia e del suo popolo.

Viene detto che i simboli sono importanti, e quale maggiore simbolismo c’è di quello che ha visto l’installazione davanti al Parlamento italiano nel 1998 di una menorah ebraica, che poi indecenti e sedicenti “revisori dei fatti” hanno provato a negare, quando persino gli esponenti della comunità ebraica quali “Fabio Perugia”, hanno ammesso che quella è una” menorah”.

 

Oppure sempre per restare in tema di simboli, si potrebbe anche ricordare come da circa 30 anni a questa parte, a piazza Barberini, a Roma, puntualmente si tenga ogni anno la cerimonia dell’accensione della menorah ebraico per celebrare la festività talmudica della “Hanukkah” sotto lo sguardo vigile dei rabbini della setta di “Chabod Lubavitch” che “sogna” l’avvento del messia ebraico e dell’impero israeliano.

 

La festa della Hanukkah a Roma.

Si celebrano apertamente le feste ebraiche, si legge e si esalta il Talmud, libro nel quale sono contenuti tremendi insulti contro Cristo e la Vergine, e poi si professa ipocritamente la cosiddetta “laicità” dello Stato, e ormai i lettori dovrebbero avere ben chiaro che il laicismo e la laicità altro non sono che un cavallo di Troia della massoneria e dell’ebraismo che servono a scristianizzare l’Italia e a farle adottare invece un’altra religione, quella appunto del “talmudismo”.

 

La politica in Italia si ritrova ad essere di conseguenza una emanazione della volontà sionista, soprattutto da dopo il 1992 perché i poteri transnazionali della finanza avevano bisogno di liberarsi della precedente classe politica, troppo autonoma per lo loro esigenze, e metterne un’altra al loro posto completamente asservita alle esigenze di questi poteri.

Il golpe del 1992 in Italia attraverso una magistratura sottomessa a questi apparati è servito ad attuare tale trasferimento e a spostare il baricentro della Prima, poggiato su ottimi rapporti con i Paesi arabi, verso invece un sostegno incondizionato verso lo stato ebraico.

Il sionismo, al tempo stesso, voleva e vuole però essere sicuro che nessuno si discosti dai suoi interessi ed ecco la necessità, per così dire, di montare una centrale di sorveglianza clandestina che serviva ad accedere ai segreti e agli illeciti commessi dai vari politici.

Di cosa si lamentano dunque le “vittime” dello spionaggio se poi quando si tratta delle celebrazioni ebraiche sono i primi a fare la fila per entrare in sinagoga e a mettersi la kippah in testa?

Costoro sono vittime di loro stessi. Sono vittime della loro volontà di sottoporsi ad Israele e ne pagano, giustamente, le conseguenze.

Gli israeliani si sono mossi in Italia come si sono mossi nel resto delle democrazie liberali in Occidente.

Si sono serviti di “Equalize” e del suo gruppo di “Hacker”, tra i quali ci sarebbero “Nunzio Calamucci”, “Massimiliano Camponovo” e “Giulio Cornelli”.

 

Proprio “Calamucci” assieme ad un ex carabiniere, “Vincenzo De Marzio”, si sarebbero attivati per compiacere la volontà di Israele, attraverso una richiesta di sorveglianza verso presunti “hacker russi” e le attività del “gruppo Wagner”, la milizia al servizio del Cremlino utilizzata nelle operazioni militare russe.

A voler spiare anche i russi sono gli uomini della massoneria ecclesiastica del Vaticano che piuttosto che predicare il Vangelo e difendere la tradizione cattolica in Italia, si preoccupavano di individuare un presunto braccio destro di Putin in Italia, a dimostrazione che la Chiesa, da dopo il Concilio e con l’attuale pontificato bergogliano, si è ritrovata ad essere del tutto allineata con quelli che un tempo invece erano suoi nemici, su tutti lo stato di Israele e l’anglosfera.

L’inchiesta è una conseguenza della guerra tra bande in corso?

Appare però ancora più interessante la tempistica con la quale si è messa in moto questa inchiesta.

Il gruppo di spioni era all’opera apparentemente almeno dal 2018, anno di nascita di” Equalize”, e le prime indagini sarebbero partite soltanto lo scorso anno su impulso della direzione distrettuale antimafia di Milano.

Nella infinita mole di articoli dei media mainstream ci sono un po’ ovunque disseminate le stesse informazioni, ma non si spiega, o forse non si vuole spiegare, come mai i magistrati della DDA milanese si siano improvvisamente attivati contro questo gruppo di spionaggio che probabilmente era conosciuto anche prima del 2023, ma prima però non risulta che si sia mossa foglia contro questa società e i suoi hacker.

“Equalize” evidentemente faceva comodo a molti nello stato profondo italiano così come faceva ancora più comodo ai committenti esteri, veri e propri supervisori, di questa repubblica eterodiretta, tra i quali c’è ovviamente il citato stato di Israele.

Non crediamo che qualcuno sia improvvisamente caduto sulla via di Damasco e abbia scoperto questa rete talmente estesa che appare surreale che non fosse nota già alla magistratura negli anni precedenti, tanto più se si pensa che apparentemente persino un magistrato, “Carla Romana Raineri”, già capo di gabinetto della giunta Raggi a Roma, e giudice civile proprio a Milano, si sarebbe rivolta a questo gruppo per sorvegliare una sua famigliare.

Forse si stanno rompendo gli ingranaggi del sistema precedente. Forse si è una in una generale fase di dimissione e di caduta dei precedenti equilibri che permette di mettere in moto delle inchieste che prima non si potevano mettere in moto.

La repubblica di Cassibile è in crisi sistemica, e adesso le sue bande, orfane delle precedenti protezioni angloamericane, sembra che si diano da fare con inchieste incrociate per colpirsi a vicenda nella speranza, vana, di restare in piedi dopo la tempesta che sta spazzando via sia l’anglosfera sia lo stato di Israele che si ritrova a sua volta isolato dopo il divorzio con gli Stati Uniti, la cui politica dopo Trump si è separata da quella israeliana.

La garanzia americana è venuta meno per tutti, e ora siamo un po’ nella fase del si salvi chi può.

Adesso le bande sono sole, deboli e sempre più inferocite le une contro le altre.

Noi pensiamo che ormai gli indugi siano stati rotti e che dopo il fallimento della farsa pandemica e la nuova geopolitica che ha portato alla fine del mondialismo, sia iniziata una generale fase di resa dei conti, ad ogni livello della democrazia liberale italiana, dalla magistratura alla politica senza dimenticare ovviamente la massoneria nella quale infuria una vera e propria guerra fratricida nella quale i suoi protagonisti si sono persino minacciati di morte.

Altri cassetti si apriranno. Altri segreti rimasti sepolto a lungo usciranno.

Adesso è il tramonto della Seconda Repubblica i suoi membri si sbraneranno fino alla fine pur di provare a uscire indenni da questa nuova fase della storia.

 

 

 

 

Non ci sono più leader in grado di fermare

il disastro climatico di Trump.

Politico.eu – (7 novembre 2024) - Karl Mathiesen – ci dice:

 

Non sarà per niente come il 2016.

Gli incendi di montagna costringono all'evacuazione e minacciano le case nella California meridionale.

L'anno scorso più di 200 scienziati hanno dichiarato che numerosi "sistemi terrestri" che tengono letteralmente sotto controllo il clima mondiale si stavano avvicinando a un punto di non ritorno. 

L'ultima volta che Donald Trump è entrato alla Casa Bianca e ha minacciato gli sforzi per fermare il surriscaldamento del clima, i leader mondiali si sono scagliati contro di lui.

Questa volta una tale sfida e unità sono praticamente impensabili.

 

I colleghi di Trump sono disuniti, concentrati su sé stessi e hanno già ampiamente abbandonato l'avanguardia della lotta per impedire che il pianeta bruci.

La loro lista di scuse, per essere onesti, contiene molte questioni serie.

Guerre e controversie commerciali hanno eroso la cooperazione internazionale.

Un cumulo di sfide globali e nazionali ha spinto il cambiamento climatico in basso, o fuori dall'agenda quando i leader mondiali si incontrano.

Le potenze europee che hanno rivendicato con entusiasmo il mantello del clima dopo l'elezione di Trump nel 2016 stanno ora armeggiando in una casa degli specchi mentre affrontano il declino economico, il populismo e quello che il presidente francese Emmanuel Macron avverte potrebbe essere il fallimento del progetto UE.

 Molti di questi problemi, tra l'altro, diventeranno probabilmente ancora più scoraggianti durante una presidenza Trump.

 

In parole povere, i leader sono distratti.

 L'ordine globale delle ultime generazioni sta crollando.

 È, ha lamentato il capo del cambiamento climatico delle Nazioni Unite “Simon Stiell” in un recente discorso, un "momento di profonda frattura tra le nazioni e al loro interno".

 

È uno sfondo infausto per il summit annuale delle Nazioni Unite sul clima, che inizia lunedì a Baku, in Azerbaijan.

La conferenza COP29 è destinata a essere definita non solo dal ritorno al potere di Trump, ma anche dall'assenza di coloro che potrebbero resistergli.

Cos'altro dire della lista dei leader che hanno intenzione di saltare i colloqui?

Joe Biden salta.

Così come Macron, che un tempo si dilettava a contrastare il gioioso negazionismo climatico di Trump.

Anche la dirigente di punta dell'Unione Europea, Ursula von der Leyen, che ha fatto della sua missione personale quella di raggiungere obiettivi climatici leader a livello mondiale per 450 milioni di persone, è fuori.

Il tedesco Olaf Scholz avrebbe dovuto andarsene, ma il suo governo è crollato un giorno dopo l'elezione di Trump, portando al suo rapido ritiro.

L'ospite dei colloqui sul clima dell'anno prossimo, il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, è fuori a causa di una piccola emorragia cerebrale, e no, non è una metafora.

Naturalmente non ci sarà nemmeno Trump, che dovrà formare un intero governo a Washington.

“C’è qualche leader che vede il clima come un fattore chiave della politica e della società contemporanea?” ha chiesto “Luca Bergamaschi”, fondatore del think tank italiano sul clima “Ecco”.

 

"Probabilmente no."

Il ritorno di Trump trova i leader del mondo più simili a una cantina di “Star Wars” che al Simposio di Platone.

E solleva una domanda che plasmerà non solo i colloqui globali sul clima di quest'anno, ma anche il futuro dell'umanità: i leader politici contano davvero quando si tratta di impedire che il pianeta bruci?

Motivi di gioia e paura.

Una visione più ottimistica, che i diplomatici del clima, i funzionari dell'amministrazione Biden e gli ambientalisti saranno disposti a condividere, è che oggigiorno i leader di governo sono utili, ma non essenziali, per il “redditizio business” di salvare il mondo.

"Non importa cosa dica Trump, non importa cosa, il passaggio all'energia pulita è inarrestabile negli Stati Uniti", ha affermato “Gina McCarthy”, che è stata consigliere nazionale di Biden per il clima, durante una chiamata con i giornalisti giovedì.

Trump o no, ci sono un sacco di soldi da guadagnare con alternative più economiche e più verdi ai combustibili fossili.

I governi stanno anche buttando soldi in questi settori, vedendoli come un modo per vincere l'economia di domani.

"Una parte maggiore dell'azione sul cambiamento climatico si è spostata nel mercato economico", ha affermato” Robert Orr”, preside della “School of Public Policy “presso l'Università del Maryland e consigliere sul cambiamento climatico del Segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres.

"Le decisioni di leadership politica negli Stati Uniti o altrove potrebbero non avere la stessa importanza che avrebbero avuto anche solo 10 o 15 anni fa".

Il primo giro di Trump lo ha dimostrato in una certa misura. Come “Canuto” con un taglio di capelli da 100 dollari, Trump ha potuto fare ben poco per frenare l'ondata di investimenti verdi e di progresso tecnologico.

Né è riuscito a fermare i governi statali degli Stati Uniti, gli uffici dei sindaci e le aziende attente al verde.

La Cina, ha detto “Orr”, ha usato il primo mandato di Trump come un'“opportunità” per superare gli Stati Uniti nei mercati dell'energia pulita.

Nella sua seconda presidenza, Trump scoprirà che la trasformazione economica strutturale è ancora più avanzata.

"Il contesto odierno è molto diverso dal 2016.

C'è un potente slancio economico dietro la transizione globale, che gli Stati Uniti hanno guidato e da cui hanno tratto vantaggio, ma che ora rischia di perdere", ha affermato” Laurence Tubiana”, CEO della “European Climate Foundatio”n e uno degli autori dell'accordo di Parigi sul clima.

 

Ma tali risultati non sono inevitabili.

I combustibili fossili rimangono ostinatamente l'80 percento dell'approvvigionamento energetico mondiale.

I governi li hanno comunque sovvenzionati per un totale di 620 miliardi di dollari nel 2023.

Si stima che le aziende spenderanno ancora 1,1 trilioni di dollari nel 2024, una cifra che continua a salire dopo la pandemia.

Sì, l'energia rinnovabile sta crescendo a un ritmo record, ma anche la domanda di energia sta accelerando.

Anche questo sta contribuendo a mantenere in circolazione i combustibili fossili.

Gli investitori stanno cogliendo l'ambivalenza politica.

 I fondi speculativi stanno scommettendo contro la transizione verde, ha recentemente riportato “Bloomberg”.

E il giorno dopo l'elezione di Trump, le azioni europee e statunitensi delle energie rinnovabili sono crollate.

È qui che entra in gioco la visione meno ottimista, quella che afferma che i leader, e la leadership, sono essenziali.

 Che coloro che sono al vertice sono gli unici che possono improvvisamente cambiare le realtà politiche del cambiamento climatico, creando cambiamenti drastici nelle emissioni pianificate di intere economie con il potere delle loro voci.

Ad esempio, senza la ricerca di Biden di un'azione per il clima, gli Stati Uniti non avrebbero avuto l'”Inflation Reduction Act”, la follia di sussidi verdi da quasi mezzo trilione di dollari che ha dato alla nazione una possibilità concreta di raggiungere i suoi obiettivi climatici.

Quello è stato "un enorme passo avanti rispetto all'azione globale per il clima, e dovrebbe essere elogiato per questo", ha affermato questa settimana il ministro canadese dell'energia e delle risorse naturali “Jonathan Wilkinson”.

La leadership, ovviamente, è un'arma a doppio taglio. Trump ha giurato di smantellare i successi di Biden.

Le lezioni apprese dal primo mandato di Trump lo confermano.

Quando annunciò che gli Stati Uniti si sarebbero ritirati dall'accordo di Parigi nel giugno 2017, una mossa che aveva promesso di ripetere se gli fosse stato concesso un secondo mandato, molti si chiesero se ciò avrebbe scatenato una corsa all'uscita dall'accordo del 2015 firmato da quasi 200 paesi.

In Europa, i leader nazionali si sono mobilitati.

 Le loro risposte sono andate da quelle rumorose e superficiali (Macron, dalla Francia, ha inviato un video in diretta su Facebook che si è concluso con la risposta: "Rendiamo di nuovo grande il nostro pianeta") a quelle silenziosamente strategiche.

 Macron, Angela Merkel, dalla Germania, e funzionari dell'Unione Europea hanno rivolto la loro attenzione diplomatica a Pechino, con l'obiettivo di rassicurare il presidente cinese “Xi Jinping” sul fatto che Trump era un caso isolato.

I funzionari europei hanno lasciato intendere alla Cina che intervenire sui gas serra avrebbe aperto la porta a un impegno più ampio in materia di economia e sicurezza.

 

E mentre Trump prometteva — con scarsi risultati — di riportare in America un boom del carbone, una serie di leader dell'Asia orientale hanno fatto capire per la prima volta di poter immaginare un giorno senza combustibile.

Il presidente sudcoreano “Moon Jae-in” nel 2020 ha fissato un obiettivo di emissioni "net-zero" entro il 2050, il che significa che il suo paese non rilascerà più carbonio di quanto potrebbe assorbire attraverso le sue foreste o aspirare dall'aria utilizzando una serie di nuove tecnologie.

Il Giappone ha anche accettato di porre fine al finanziamento di progetti a carbone al di fuori dei suoi confini e di stabilire un obiettivo net-zero.

Poi, nel 2020,” Xi” ha detto alle Nazioni Unite che la Cina sarebbe diventata carbon neutral entro il 2060.

Il suo discorso ha sbalordito il mondo e ha annunciato Pechino come un'improvvisa favorita in una nuova corsa per il predominio industriale dell'energia pulita.

I leader, ha sostenuto “Nick Bridge”, inviato del Regno Unito per il clima dal 2017 al 2023, hanno un potere quasi unico nel superare ostacoli apparentemente invalicabili.

In effetti, è quello che è successo in Gran Bretagna.

Nel 2019, il Primo Ministro “Teresa May “ha preso la decisione, senza precedenti in qualsiasi grande economia, di scrivere un obiettivo netto zero per il 2050 in legge.

Quasi da un giorno all'altro, il net zero è passato dall'essere un'idea marginale e strampalata a un ampio consenso politico in tutta Europa.

Ne è seguito un gruppo di obiettivi simili. Alla fine l'UE l'ha adottato per tutti i 27 membri.

Esaminando questo panorama, l'ONU ha declassato la sua previsione che il mondo si sarebbe riscaldato di 3 gradi Celsius, un percorso davvero calamitoso, a circa 2,5 gradi.

Non un futuro sicuro, ma un enorme miglioramento.

 

Tuttavia, la schiera di leader favorevoli al clima si sta esaurendo.

Il francese Macron è essenzialmente un'anatra zoppa in cima a un governo che funziona a malapena.

E alla fine del secondo mandato di Trump, l'estrema destra francese potrebbe facilmente essere al potere.

 Mercoledì, Macron ha chiamato Trump per congratularsi con lui, ma il clima era assente dal riassunto francese della chiamata.

 Confrontate questo con la prima chiamata di Macron con Trump nel maggio 2017, quando lo ha esplicitamente esortato a rispettare l'accordo di Parigi.

In Germania, la coalizione di governo di Scholz è caduta, preannunciando un periodo di profonda incertezza e una potenziale maggiore influenza sulla politica del Paese da parte dell'estrema destra scettica sul clima.

“Quello che ci manca, rispetto al 2016, sono fondamentalmente Germania e Francia”, ha detto” Bergamaschi”, il think tanker italiano.

 

Ciò lascia l'Unione Europea, che si aggrappa ai suoi obiettivi climatici vincolanti. Ma i dirigenti dell'UE a Bruxelles sono alla deriva in un processo di trasferimento di potere durato un anno dopo le elezioni di quest'estate, la ragione addotta da von der Leyen, il massimo dirigente dell'UE, per aver saltato la COP29.

 Malessere economico, migrazione e guerre in Ucraina e in Medio Oriente sono in cima ai pensieri della maggior parte delle capitali europee.

Molte economie emergenti in Asia si trovano a cavallo tra una divisione politica e di sviluppo tra l'Occidente e i BRICS, un'alleanza che Cina e Russia stanno coltivando, mentre altri importanti produttori di petrolio e gas sono indecisi sulla rapidità con cui ridurre le emissioni.

"Non è che il clima sia diventato meno importante, direi che è diventato più importante, ma ci sono molte altre cose che sono più urgenti", ha affermato” Nick Mabey”, amministratore delegato del “think tank E3G” ed ex consigliere del governo britannico.

Tempismo calamitoso.

Per chiunque sia ancora disposto ad ascoltare, il clima mondiale sta inviando segnali sempre più allarmanti.

Quest'anno batterà il record per il più caldo nella storia umana, che è stato stabilito solo nel 2023.

 Le conseguenze sono mortali: a giugno circa 1.300 persone sono state uccise dal caldo estremo durante il pellegrinaggio dell'Hajj in Arabia Saudita, mentre gli oceani surriscaldati hanno innescato uno sbiancamento di massa delle barriere coralline in tutto il mondo, minacciando interi ecosistemi sottomarini da cui centinaia di milioni di persone dipendono per cibo e reddito.

E non è solo il caldo.

 Il cambiamento climatico sta rendendo il meteo estremo ancora più estremo e più frequente.

Solo nelle ultime settimane, uragani consecutivi hanno devastato il sud-est americano, uccidendo centinaia di persone e causando miliardi di danni.

 E in Spagna, inondazioni torrenziali hanno causato centinaia di morti, lacerando il tessuto sociale del paese.

Queste calamità sono solo un anticipo di ciò che potrebbe accadere.

L'anno scorso più di 200 scienziati hanno dichiarato che numerosi "sistemi terrestri" che tengono letteralmente sotto controllo il clima mondiale si stavano avvicinando a un punto di non ritorno.

 Superare quella soglia avrebbe reso il mondo abitabile irriconoscibile, hanno detto.

 I mari avrebbero inghiottito le coste. Il clima avrebbe ruotato selvaggiamente.

"Molti leader", ha affermato “Todd Stern”, inviato degli Stati Uniti per il clima sotto il presidente Barack Obama, "non conoscono realmente la portata di ciò che stiamo affrontando in termini di clima".

 

Il momento non potrebbe essere peggiore perché l'attenzione dei politici sul clima si sposti.

Sepolta nelle caselle di posta piene dei leader c'è una scadenza delle Nazioni Unite che si avvicina rapidamente a febbraio per raggiungere nuovi obiettivi climatici nazionali.

 Sembra banale. È tutt'altro.

Questi documenti determineranno quali emissioni che riscaldano il pianeta stiamo pompando nel cielo fino al 2035.

A quel punto, mancheranno solo 15 anni alla scadenza che la maggior parte delle economie avanzate ha fissato per essere completamente “carbon neutral”.

Questa è la ricetta per la claustrofobia dovuta a tempi stretti. Dopotutto, la metà del secolo potrebbe essere a soli quattro presidenti degli Stati Uniti di distanza (incluso Trump). A quest'ora l'anno prossimo il mondo sarà più vicino nel tempo al 2050 che agli attacchi terroristici dell'11 settembre.

Ciò significa, in termini pratici, che i piani stabiliti nei prossimi mesi fungeranno da segnale più chiaro finora del futuro climatico collettivo dell'umanità. Cambiare rotta in seguito non è impossibile, ma rimane disperatamente poco tempo per recuperare.

Il direttore generale dell’ONU “Stiell “ha definito i piani, con solo una leggera iperbole, “tra i documenti politici più importanti prodotti finora in questo secolo”.

Quando si tratta di questi piani climatici nazionali, che determineranno la velocità con cui le vecchie tecnologie inquinanti saranno sostituite in ogni casa, ufficio e fabbrica, i leader sono il "livello essenziale", ha detto “Orr”. La loro stesura "richiede un approccio che coinvolga tutta l'economia e tutta la società", ha aggiunto. "E spesso, a seconda del sistema politico, ciò richiede un singolo leader".

Si prevede che una manciata di questi nuovi piani saranno annunciati alla COP29 di Baku, insieme a un accordo sperato sulle risorse finanziarie da parte dei governi ricchi per aiutare i paesi in via di sviluppo a ripulire le loro industrie.

Ma con i bilanci tesi ovunque, raggiungere un nuovo obiettivo finanziario richiederà di nuovo un segnale dai leader che gli sforzi internazionali per il clima sono dove i tesori dovrebbero concentrare un po' di generosità.

Alcuni leader stanno cogliendo l'attimo, o almeno dicono di coglierlo.

In Brasile, Lula ha fatto della sua missione personale quella di garantire che la conferenza ONU sul clima del prossimo anno a Belém rappresenti un importante passo avanti.

 Nel Regno Unito, il nuovo Primo Ministro “Keir Starmer” è stato eletto con la promessa di rendere il sistema elettrico britannico completamente “carbon neutral” entro il 2030.

Secondo una persona a conoscenza dei colloqui, a cui è stata concessa l'anonimato per discutere delle trattative private, i diplomatici britannici e brasiliani hanno discusso di un annuncio coordinato dei loro nuovi piani sul clima alla COP29.

La Cina, il più grande inquinatore di carbonio al mondo, è per molti versi la ragione principale di ottimismo.

Le strade di Shanghai, secondo un visitatore recente, sono silenziose per il ronzio elettromagnetico delle auto elettriche.

 Il dominio della Cina su veicoli puliti, batterie, catene di fornitura di minerali e altre tecnologie rispettose del clima ha stimolato una corsa internazionale tra grandi potenze per costruire tali industrie.

Per coloro che cercano una motivazione più concreta che garantire il futuro dei propri nipoti, battere la Cina si sta rivelando una ragione convincente per diventare green.

Anche altrove ci sono leader focalizzati sul clima. La nuova presidentessa del Messico,” Claudia Sheinbaum”, è una climatologa.

Il presidente colombiano “Gustavo Petro “sta parlando con altri leader latinoamericani di un'economia futura senza combustibili fossili.

C'è un ulteriore fatto del recente passato che potrebbe fornire la chiave per risolvere questo problema: ciò che i leader ritengono importante o convincente può essere ricalibrato dal basso.

L'ultima presidenza Trump è stata anche l'era del movimento giovanile per il clima, di “Greta Thunberg” e delle proteste popolari di massa, in cui molte delle grandi decisioni sulla leadership sono iniziate nelle strade.

"Abbiamo creato le condizioni in cui non ci sembrava così spaventoso essere coraggiosi", ha detto una delle leader del movimento giovanile, l'attivista tedesca “Luisa Neubauer”.

Questo valeva sia per i più potenti che per i più impotenti, ha detto.

La notte delle elezioni negli Stati Uniti, “Neubauer” aspettò insieme a migliaia di persone alla festa per la presunta vittoria della candidata democratica “Kamala Harris “presso la Howard University di Washington, DC.

Alla fine, l'umore precipitò.

"Tutti erano senza parole", ha detto. Poi è iniziata la ricerca di un capro espiatorio. A “Neubauer” sembrava la risposta a una brutta rottura: "Non vuoi gestire i tuoi sentimenti e inizi a dare pugni in giro".

Quel sentimento sarà difficile da controllare.

L'ultima volta, gli attivisti per il clima lo hanno incanalato in azione.

Questa volta rischia di trasformarsi in disperazione. Un secondo mandato di Trump non innescherà automaticamente un'altra rivolta.

Questo è il momento, ha detto “Neubauer”, "di addestrare migliaia di attivisti a essere più strategici e a non cadere nel cinismo".

Questo è il momento, ha detto, di "lavorare e dare una mano quando sta diventando davvero buio e quando non c'è nessun miracolo in vista".

(Karl Mathiesen ha scritto da Londra. “Sue Allan ha contribuito con il reportage da Toronto. “Clea Caulcutt” ha contribuito con il reportage da Parigi.)

 

 

 

 

Il ritorno dell’antisemitismo in Europa il giorno successivo in cui il gigante addormentato – l’America! – si è risvegliato.

Mittdolcino.com – (9 novembre 2024) – Mitt Dolcino - Euro Crisi, Europa, USA -                                      ci dice:

L'ammiraglio Yamamoto avvertì che il gigante americano era stato risvegliato.

Lo disse appena dopo l'attacco apparentemente di successo a Pearl Harbour, ben sapendo come sarebbe finita.

 Ebbe ragione. Oggi la storia si ripete, peccato manchi Yamamoto ad avvertire l'EU dell'epilogo...

Il ritorno dell’antisemitismo in Europa il giorno successivo in cui il gigante addormentato – l’America! – si è risvegliato

L’attacco all’America, attraverso la cooptazione, l’infiltrazione, la destabilizzazione interna, è fallito.

Si è capito bene il 27.9.2024 quando i militari USA, aggiornando la direttiva DoD 5240.01 in perfetta autonomia, fecero intendere urbi et orbi

 che le cautele volute dai Padri Fondatori non solo erano lungimiranti, ma i correttivi erano addirittura stati messi al loro posto, in attesa degli eventi.

Infatti da tale data i militari potevano e possono intervenire in caso di sedizione interna, che attenti alla sicurezza nazionale.

Con autorizzazione militare assoluta sebbene ex post, ovvero con possibilità di usare armi letali.

Anzi, senza nemmeno aver ben chiaro il limite di ogni intervento con armi letali, limite molto sfumato (…)

 

In breve una sedizione interna ad esempio di “Antifa” (una creatura dell’Abwehr germanica a cavallo tra le due guerre mondiali, ndr), in America, oggi, rischierebbe di portare conseguenze diciamo radicali (…), essendo ormai l’esercito USA una forza di interdizione con poteri di polizia in caso di rischio alla sicurezza nazionale valutata dai ranghi militari in autonomia, sebbene limitatamente a 72 ore di pre-autorizzazione (…).

Questo per farvi capire che ogni piano reazionario anti-USA in USA, oggi, è fuori luogo:

pochi hanno notato prima delle elezioni i militari americani, non strettamente la guarda nazionale, posizionata a presidiare “obiettivi sensibili” politicamente parlando (…).

 E dunque facendovi intendere che enormità di disastri, dati dalla disperazione delle élite di sangue perdenti, sono da attendersi in Europa prossimamente…

 

Inutile dilungarsi oltre.

Parimenti, il team Trump sembra ormai di massimo livello di competenza, gli errori del passato non verranno ripetuti.

Meritocrazia americana, dunque.

Ovvero, i raccomandati di sangue europei ed i loro accoliti ed affiliati riteniamo poco potranno contro una società americana tanto competente quanto furente per l’attacco subito, con una risposta a tono basata sulla meritocrazia pura.

Da anni infatti consigliamo di rivalutare l’insegnamento di “Alexis de Toqueville”, sul primato americano (meritocrazia vs. sangue, vincono sempre le competenze…).

 

In tale contesto l’Europa chiaramente annaspa:

 la guerra ucraina sta per terminare, gli attacchi diretti o per interposto “ente” all’America sono un rischio enorme.

Dunque, che ne sarà del Vecchio continente con velleità imperiali?

Implosione, per riassumere.

 

Da lì i “Don Rodrigo”, leggasi “deep state” a burocrati europei super pagati per “ciucciare” dalla mammella di Stato mentre la popolazione paga dazio, sono letteralmente sull’orlo di una crisi di nervi.

Tradotto: fanno e soprattutto faranno idiozie.

Noi siamo qui ad attendere, quali e quante idiozie verranno perpetrate. Abbiamo 60 giorni di attesa, circa.

Poi i giochi saranno fatti, ben sapendo che i militari USA già presidiano fin d’ora gli eventi a difesa dello Stato democratico, anche con Biden, anche con Kamala alla Casa Bianca.

L’antisemitismo serve ai governi Europei, da secoli, per nascondere i fallimenti delle élite di sangue del Vecchio Continente, le stesse che partorirono feudalesimo, inquisizione è guerra dei 30 anni.

Non è dunque un caso che l’Europa fu imperiale, quella che inventò Marx e l’antisemitismo moderno, agisca nella stessa medesima maniera di sempre allo sfacelo in arrivo:

scatenare il caos, ossia l’antisemitismo da combattere.

Antisemitismo da prima pagina come scusa per combattere qualcos’altro e non vedere i problemi reali.

Siamo sempre alle solite, sempre i soliti piani, sempre la solita propaganda. A difesa delle élite di sangue europee…

(Il padre di Carl Marx era il rabbino ashkenazita di Trier [Treviri in italiano], di fatto nel distretto di Worms [dove Martin Luterò sfidò nel 1521 la Chiesa cattolica e l’impero del cattolicissimo Carlo V, con il secondo molto satanico protestantesimo];

 Worms, sempre lei, Lotaringia piena:

il padre di “Carl Marx” si chiamava” Mordechai Lewy,” che poi cambiò il cognome in Marx;

aggiungeteci che Carl (Lewy) Marx era imparentato con la famiglia Rothschild attraverso il legame coi Barent-Cohen di Amsterdam, la stessa dinastia Rothschild che dal ‘700 fu poi al servizio della Corona di Inghilterra divenuta anti-cattolica a partire dal 1527 [con epilogo del golpe anti cattolico in Gran Bretagna, anti-Stuart, nel 1714]: in tal guisa il nesso col potere di sangue reale europeo [in larga parte usurpato] appare evidente, nota di redazione)

La discendenza Rothschild di Carl Marx.

Chiaramente l’antisemitismo è un desiderata dei sistemi politico-economici europei che avendo fatto errori troppo grandi che stanno portando al fallimento al sistema devono buttarla in caciara.

E dunque ecco che torna di moda nelle città la caccia all’ebreo, in piazza, chissà se saranno stati “black blocks” travestiti da palestinesi quelli delle violenze contro gli ebrei….

Appunto il 2024, in Europa, non fa eccezione, come al solito, i lotaringi sono assai prevedibili.

 

In fondo il cappio al collo della vecchia Europa è un cappio tutto europeo, fatto di de- popolazione, immigrazione, pochi giovani, crescita economica inesistente, deflazione salariale ed accumulo di enormi ricchezze nelle mani dei pochi Don Rodrigo locali, tutti associati ormai per tenere in piedi la loro gallina dalle uova d’oro, l’euro e l’EU.

Si fotta il popolo.

Resta solo il caos addivenire, inevitabile, frutto di disperazione di Davos.

Dove ci porterà tale entropia maxima?

Rimetto a posto gli addendi: vedremo fino a quando la gente sta tranquilla a subire le angherie apicali, ben sapendo che le rivoluzioni – da che mondo è mondo – si scatenano sempre e solo grazie al supporto esterno.

Ed il supporto esterno, oggi, è già dentro l’Europa.

Più o meno da 75 anni.

 

Sarà” WeThePeople” vs. Don Rodrigo. Anche in Europa.

 Anzi, soprattutto in Europa! (Anche la “torre di ferro” scopriremo che può bruciare, in determinate condizioni, mi sa…).

(Mitt Dolcino)

 

 

 

 

E se Trump, rieletto, indagasse

“il malaffare EU” (geoingegneria?)

che fa apposta disastri in Europa?

Mittdolcino.com – (4 novembre 2024) – Mitt Dolcino – ci dice:

 

Un semplice esercizio-ipotesi scolastico- su cosa potrebbe succedere se una forza armata totalmente competente in materia, ad es. l'US Air Force (cfr. 557th Weather Wing), dovesse mettere a nudo - pubblicamente - un eventuale complotto della politica EU contro i suoi stessi concittadini, strategia della tensione climatica indotta ad esempio: cosa succederebbe?

E’ bene specificare che Trump decise nel 2020 di cancellare il trattato “Open Sky”, firmato ad esempio dall’Italia in concomitanza al trattato di Pratica di Mare, da Berlusconi nel 2003.

A cui seguì quasi immediatamente – a caso forse – una estate davvero caldissima. Infatti ogni manipolazione climatica, soprattutto in Europa, che è insieme di Stati quasi indissolubile vista la geografia diciamo fitta, poteva essere attuata solo per il tramite di accordi osservazionali internazionali legati a tale “Trattato Open Sky”, a cui partecipavano USA, Russia oltre a praticamente tutti i paesi Europei.

 

Caduto tale trattato, perché la Russia fece lo stesso in continuità con Trump, cancellarlo, ossia facendolo decadere IN TOTO, deve essere giocoforza stato stipulato in continuità un altro tipo di framework normativo atto a sdoganare operazioni simili sui cieli europei.

Anche in ambito di geoingegneria nel caso (il “Trattato Open Sky”, legato all’Open Sky Act Americano, è legato a doppio a filo al “Trattato Space Preservation Act” , ndr).

Tutti accordi che non possono che essere locali (i Paesi Europei sono un tutt’uno, vicini ed influenzabili reciprocamente; ovvero tutti devono essere d’accordo con tali operazioni nei cieli; gli USA invece sono enormi, possono dipendere solo da loro stessi, lì sta la grande differenza, ndr).

Stante quanto sopra, è chiaro che un Trump che cancellò detto trattato per ragioni che non ci ha detto, ai tempi, ci potrebbe domani dire pubblicamente, ad esempio, che detto “Trattato Open Sky” era collegato alla sua personale indisponibilità di attuare manipolazioni climatiche potenzialmente anche a danno della gente Europea.

 Infatti, 40 anni fa, le prime discussioni sulla possibilità di interferire sul clima erano collegate al riscaldamento da indurre globalmente in un framework climatico che ai tempi andava chiaramente verso il gelo climatico estremo nell’emisfero boreale, non verso il caldo.

Ben sapendo che – semplicemente – il bel tempo porta più consumi…

 Ora, immaginate se, sulla scorta di quanto sopra, come esercizio perfettamente teorico, un Presidente USA chiamato Trump II, rieletto dopo la contestata elezione del 2020 con sospetta regia Europa negli altrettanto sospetti attentati contro di Lui, decida di incaricare la US Air Force (ad es. 557th Weather Wing) e magari anche la US Navy di fare uno studio, pubblico, magari sulla base di documenti che che esistono già (…), sulle conseguenze di una eventuale manipolazione climatica in corso e passata di matrice Europea, dal 2021.

Magari mettendo in risalto, via media americani, i più potenti del mondo, che in realtà tali manipolazioni sono state attuate soprattutto dopo la cancellazione del trattato Open Sky; cancellazione – ripeto – voluta dallo stesso Trump.

Ovvero comportando autonomamente, lato EU, danni immani voluti dalla politica per le popolazioni europee.

Ciò porterebbe ad esempio a concludere che tali danni indotti da catastrofi naturali derivanti da eventi naturali andrebbero considerati come correlati ad una deliberata e volontaria attività politica Europea finalizzata a manipolare il clima nel Vecchio Continente.

Immaginate come potrebbero reagire le popolazioni ad esempio spagnole, francesi, italiane a tale “scoperta pubblica ”…

Potremmo tranquillamente dire che i governi di tali paesi verrebbero travolti? Molto probabile. 

Anche in Italia, a pensarci bene, potrebbe succedere qualcosa di simile:

ad esempio – ad essere cinici – sarebbe facilissimo collegare, volendolo fare, vero o falso che fosse la correlazione, la sospetta “fuga” di un famoso commissario straordinario per il rischio idrogeologico dell’Emilia a Strasburgo appena prima l’ultima delle tre alluvioni che hanno investito la sua Regione (vedasi i greti dei corsi d’acqua non puliti a dovere) in poco più di un anno.

Attività da dimostrare essere volontarie insomma, all’ uopo finalizzate, ossia a fare danni deliberatamente.

Chiaro, tutto quanto sopra è semplicemente un esercizio totalmente ipotetico, teorico, scolastico, non reale, solo ipotesi, ad oggi;

infatti quanto sopra resta una semplice valutazione surreale, una analisi “What if” per intenderci, con il fine ultimo di elaborare le possibili reazioni finali della popolazione.

Una cd. teoria dei giochi insomma, “Game Theory”.

Che si condenserebbe, come risultato, detta in poche parole, in rabbia popolare ad ogni livello contro i vari governanti EU e locali responsabili del misfatto. Soprattutto – oltre che a livello centrale EU – in due Paesi: Italia e Spagna, a tal punto pronte ad essere eiettate fuori dall’euro.

Per tale ragione riteniamo che in teoria nulla di quanto sopra dovrebbe concretizzarsi, oggi, come ipotizzato nei termini di esercizio scolastico sopra proposto.

 In quanto sappiamo benissimo che gli USA, comunque, sarebbero nel caso in grado di dimostrare i danni che l’EU, nell’esercizio teorico in specie, avrebbe deliberatamente causato (…).

… ben sapendo che le cd. “Finestre di Overton” sono un vero e proprio strumento di lavoro per certi ambienti…

E tutto questo, si noti, senza considerare l’ormai evidente malaffare nei paesi EU allineati a Davos, dove le catastrofi ambientali si ripetono senza sosta;

fino a farci temere che ciò sia frutto di una “evolzione 2.0” della dottrina del nazista Goering (“Spaventa un popolo, digli che è attaccato, che è in pericolo, e gli farai accettare qualsiasi cosa “:

il nazista H. Goering è da considerare a pieno titolo il padre della “Strategia della tensione “, in Italia addirittura abusata negli anni ’70).

 Sembra infatti non essere un caso che l’EU sia storicamente nata sulle ceneri del nazismo, con persone fu naziste che si succedettero in cariche apicali in seno all’EU, fin dalla sua fondazione (…).

Facciamo tali affermazioni sulla scorta delle evidenze che vanno emergendo sul disastro di Valencia dove, nonostante il barrage di propaganda soprattutto in lingua italiana pro-disastro climatico (ossia pro-Davos: sembra proprio che, oltre agli ingegneri che costano poco, come diceva ai tempi il governo Renzi, anche i troll italiani si comprino in saldo, evidentemente…, la Spagna resta invece è molto più cauta su tale lettura), emerge ormai prepotente come il disastro valenciano sia stato non solo prevedibile ma anche prevenibile visto che lo “Jucar” fa scherzi del genere da secoli, in media due ogni 100 anni.

Ed anzi facendo emergere gravi colpe nel dimensionamento dell’infrastruttura INCOMPLETA che avrebbe dovuto proteggere Valencia ed invece non è stata completata! (vedasi di seguito Fonte: “Hispagua”).

Ugualmente, fa riflettere come una diga costruita dai romani invece come Dio comandava, ai tempi, duemila anni fa, abbia salvato interi paesi spagnoli dalla furia dell’acqua, mentre oggi si sbagliano i dimensionamenti delle infrastrutture nuove…

Varie fonti, convergenti…

La conclusione è – ripeto il “nel caso” – infatti diversa, pragmaticamente parlando, di come i catastrofisti climatici vi cercano di propagandare.

 Ben sapendo che eventuali esternazioni ufficiali – oggi – di un paese terzo tanto potente e competente come l’America sull’argomento, come sopra indicato, sarebbero una sorta di bomba atomica per i politici EU, intendo una qualche prova che tale ipotetica manipolazione climatica/catastrofi indotte dalla politica possano essere state deliberatamente volute (pro Agenda 2030 ad esempio).

Siamo dunque certi che gli eventuali responsabili locali sarebbero prontissimi a concedere altri favori in cambio, pur di evitare tale esternazione pubblica ossia la deflagrazione interna dei loro paesi, contro i Don Rodrigo locali.

Intendo, pronti anche a rompere l’euro se necessario, ad esempio con la Germania che esce dall’Euro facendo la DEXIT (…).

 

Immagino vi chiederete quale potrebbe catalizzatore logico/economico di “epilogo indiretto”… Facile dare una risposta.

Trattasi della contemporanea fine del LIBOR in USD 30.9.2024 (con liquidazione dei contratti esistenti il 31.3.2025), ovvero non poter più creare dollari dal nulla in Europa.

 E soprattutto con un quasi impensabile (fino a 6 mesi fa) trade deficit aggregato Europeo che verrà pubblicato entro fine 2024, elemento che costringerebbe/costringerà la Germania ad usare il proprio “trade surplus” per pagare in euro le bollette in altra valuta di altri paesi cicale in EU, soprattutto la Francia.

Dunque creando inflazione anche in Germania.

Visto che la cultura tedesca è ancora oggi basata su Goethe ossia sul Mefistofele, il demonio che creava inflazione impoverendo i tedeschi, a fonte di un partito come “AfD” pronto a vincere le prossime elezioni germaniche, ci sembra oltremodo logico prevedere che la Germania sarà/sarebbe felicissima di uscire indenne dall’euro, evitando guai maggiori!

Con – sempre “nel caso – grande soddisfazione americana, che d’un solo colpo regolerebbe i conti con l’intera Europa diventata ormai nemica, sotto molti aspetti (…).

Il messaggio sottostante di cui sopra, una ipotesi teorica in realtà, riteniamo sia a suo modo oltremodo intrigante, un brillante esercizio intellettuale.

Ora basta aspettare qualche giorno per verificare gli eventi successivi.

Poi, il resto.

(Mitt Dolcino)

 

 

 

 

Non possiamo dormire sugli allori, le stesse persone malvagie che disprezzano Donald Trump, che hanno impiegato ogni mezzo subdolo per distruggerlo, che hanno persino cercato di ucciderlo, sono ancora con noi.

Allnewspipeline.com - Mark Landsbaum – (8 novembre 2024) – ci dice:

 

Confesso senza vergogna di non essere mai stato così orgoglioso, o sorpreso, come martedì, quando gli elettori hanno respinto a larga maggioranza altri quattro anni di male che hanno annientato l'anima.

Avevo quasi rinunciato al grande esperimento americano di autogoverno.

 Ma oggi sono più orgoglioso che mai del suo popolo, che ha scelto inequivocabilmente il bene sul male alle urne.

Prima di proseguire, tuttavia, devo mettere in guardia dal cullarci sugli allori.

 Le stesse persone che disprezzano Donald Trump, che hanno impiegato ogni mezzo subdolo per distruggerlo, che hanno persino cercato di ucciderlo, sono ancora con noi.

 E, se non altro, la loro rabbia è ancora più grande ora.

Il giorno delle elezioni l'America ha vinto forse la sua più grande battaglia dai tempi di Midway.

 Ma la battaglia vinta, la guerra continua.

Tuttavia, provo davvero il dolore dei sinistrorsi, dei woke e dei compagni di viaggio marxisti, che oggi si struggono per i risultati delle elezioni.

Quando è iniziato lo spoglio dei voti, anch'io ero nel profondo della depressione, rassegnato al fatto che” Kamala Harris” avrebbe sconfitto “Donald Trump” e a tutti gli orrori che sarebbero sicuramente seguiti.

Era straziante, ma ho pensato che un “Dio santo” ne avesse avuto abbastanza della nostra terra, dove 70 milioni di bambini sono stati assassinati nel grembo materno, dove la depravazione sessuale è stata elevata a falso diritto costituzionale, dove l'ideologia marxista ha soppiantato la moralità cristiana.

Dove tiranni dispotici gestiscono il governo, ignari dei veri diritti umani che calpestano.

 Chi sono io per contestare il giudizio di Dio contro un tale male?

Dio aveva sicuramente visto abbastanza, mi dissi a malincuore.

 Mi preparai all'arrivo del Suo giudizio sotto forma di una frana del Partito Democratico.

Avevo pregato per mesi per la Sua misericordia piuttosto che per il Suo giudizio. Ma capii che Dio è sovrano e che i miei miseri desideri non sono sul punto di fargli cambiare idea.

Ciò che desidera si avvererà.

E l'America del 2024 circa non lo ha certamente colto di sorpresa. Altrettanto certamente, meritiamo la Sua ira.

Mentre i voti venivano contati, sentivo già veramente il dolore. Poi ciò che Dio aveva sempre voluto da tutta l'eternità passata si è avverato. Misericordia per una nazione di peccatori caduti. Lode al Signore!

A Dio tutta la gloria, di sicuro.

Ma il Signore usa le persone per portare benedizioni terrene, e martedì scorso, ne ha usate 72 milioni per trasformare la mia temuta frana democratica in una storica disfatta repubblicana, riportando alla Casa Bianca l'ingiustamente perseguitato Donald Trump, insieme al controllo della maggioranza di entrambe le camere del Congresso.

Ogni mia preghiera per le elezioni è stata esaudita, tranne che per la California, che per qualche ragione Dio ha scelto di lasciare in gran parte nelle mani di Satana.

Ma Lui è sovrano e le Sue vie non sono le nostre vie.

Dopotutto, ha permesso alla Casa Bianca di Biden di scatenare il caos per quattro anni. Il suo motivo?

 Forse per convincere gli americani della differenza.

Il risultato elettorale è stato lampante anche per gli improbabili:

"Non dovrebbe sorprendere molto che un Partito Democratico che ha abbandonato la classe operaia si accorga che la classe operaia ha abbandonato loro", ha affermato il senatore socialista del Vermont “Bernie Sanders”, che vota con i Democratici.

 

Tuttavia, nonostante i media tradizionali siano servilmente fedeli alla linea del partito democratico, nonostante un attacco unificato alla normalità da parte dei woke e di quasi tutti i nomi riconoscibili nella cultura, nonostante una moltitudine di ragioni "pratiche" per andare d'accordo, le persone hanno comunque respinto il messaggio.

Nonostante tutte quelle voci elitarie che ci chiedevano di procedere al passo con la lunga marcia verso l'utopia marxista-risvegliata, ciò che ha prevalso in modo decisivo - e schiacciante - è stato il buon senso, radicato nei buoni vecchi valori cristiani conservatori.

Ora mi vergogno di aver sminuito, prima dello spoglio dei voti, la capacità dei miei concittadini americani di distinguere il buon senso dalle promesse stravaganti dell'ideologia collettivista.

Una sana maggioranza di elettori ha riconosciuto che le opzioni erano nettamente diverse:

Il metodo dei Democratici: "Ecco cosa chiediamo alla gente di fare".

La via del popolo: "Questo è ciò che chiediamo al governo di fare".

Il grande perdente: il governo che vuole che le persone siano suoi sudditi.

I grandi vincitori: le persone che vogliono che il governo sia il loro servitore.

“Harris” si è rifiutata di spiegare in che modo si sarebbe differenziata dal presidente Joe Biden.

Di conseguenza, non è stata sorprendentemente incapace di convincere gli elettori che non avrebbe ripetuto le sue tirannie autoritarie, dai lockdown alla censura fino all'armamentizzazione di ogni ramo del governo federale, dal “DoJ “all'”EPA”.

Inoltre, “Harris “ignora come funziona l'economia e sostiene una pianificazione centralizzata dannosa. Segni distintivi del marxismo.

 

Tuttavia, il presidente eletto Trump deve rivedere la sua storia.

Dopo aver vinto il suo primo mandato quasi impressionante nel 2016, Trump ha ingenuamente sottovalutato quanto lo Stato profondo sarebbe stato radicato e aggressivo nel sabotare la sua amministrazione.

 Questa volta, liberare completamente la sua amministrazione dalle creature della palude deve iniziare dal primo giorno.

Per contrastare gli ordini esecutivi di Biden per "rendere a prova di Trump" la burocrazia federale, potrebbe essere impiegata una gestione creativa. Trasferimenti a un lavoro d'ufficio a Guam?

Richard Nixon perse la corsa alla presidenza, come Trump, poi vinse le elezioni otto anni dopo.

Ma Nixon ignorò il fatto che coloro che volevano liberarsi di lui erano ancora in giro, ancora al potere.

Alla fine presero Nixon con un'accusa cospirativa per “Watergate”, presumibilmente una cospirazione dello Stato profondo che vide ex agenti della CIA autodistruggersi probabilmente in un furto con scasso di seconda categoria.

Lo Stato profondo fece cadere Nixon, non ci sono dubbi.

 È tutto documentato nei libri di “Geoff Shepard”.

 

È tempo che anche lo “Stupid Party” diventi più saggio

. Mentre preghiamo che Trump impari dai suoi errori, come pensare che i burocrati di una vita gli avrebbero dato man forte, anche il Partito Repubblicano deve imparare dai suoi, come ignorare gli interessi delle persone che rappresenta.

 Se il GOSP (Grand Old Stupid Party) non impara, le persone che tradisce lo abbandoneranno e una grande opportunità verrà persa.

Nel frattempo, gli elettori dovrebbero notare la nostra lezione dal miracolo politico di martedì.

 Il columnist “Gary Bauer” consiglia:

"A meno che non siamo ingrati, dobbiamo essere cittadini cristiani per salvare l'America. Dobbiamo anche pregare con fervore. Dio ha aiutato Davide a sconfiggere Golia. Ma c'era ancora bisogno di un Davide che andasse a combattere la vera battaglia".

Ho ringraziato Dio quasi ogni ora da martedì per aver esaudito praticamente ogni parola delle mie preghiere prima delle elezioni. Ora, vediamo un po' della California, eh?

 

 

 

 

Combatti! Combatti! Combatti! Contro Falso, falso, falso –

 Lo Stato profondo sputa bugie sfacciate e la stampa propagandistica tratta quelle bugie sfacciate come verità inconfutabili.

Allpipeline.com - JB Shurk – (5 novembre 2024) – ci dice:

 

L' immagine più iconica della campagna del 2024 è stata scattata al “Butler Farm Show Grounds in Pennsylvania” il 13 luglio.

Un assassino aveva appena sparato diversi colpi al presidente Trump, ferendolo all'orecchio.

Gli agenti dei servizi segreti si sono affrettati a proteggere il presidente, mentre i cecchini neutralizzavano il tiratore.

Mentre i membri della sua sicurezza iniziavano a spostarlo rapidamente dal palco dove stava parlando, il presidente Trump ha chiesto loro di fermarsi in modo da poter rassicurare i sostenitori che era vivo e vegeto.

Con il sangue che gli rigava il viso e si raccoglieva vicino a un lato della bocca, ha allungato un pugno chiuso verso un cielo azzurro con una bandiera americana che sventolava appena dietro la sua testa e ha urlato a tutti coloro che potevano sentire: "Combattete! Combattete! Combattete!"

Probabilmente, non è stata solo l'immagine più iconica della campagna, ma anche una delle immagini più iconiche della storia americana.

 L'immagine di un presidente americano insanguinato ma ribelle che si protende verso il cielo ed esprime un senso di calma risoluta in un momento di caos rimarrà nella mente di molte persone per il resto della loro vita.

Il coraggio del presidente Trump è impresso a fuoco nei loro ricordi.

In qualsiasi altro ciclo elettorale, la competizione si sarebbe conclusa il 13 luglio.

 In una giornata di sole durante un comizio elettorale festivo, un tiratore ha ucciso un marito e padre che proteggeva la sua famiglia, ferito gravemente altri due partecipanti e quasi assassinato un ex presidente.

 Una violenza politica così scandalosa avrebbe dovuto spostare sufficientemente il sentimento pubblico a favore di Trump da rendere la sua vittoria una conclusione scontata.

(Per quel che vale, il presidente Biden si è ritirato dalla corsa otto giorni dopo.) Temendo questa possibilità, la stampa propagandistica si è immediatamente adoperata per cancellare l'incidente dai pensieri del pubblico. 

Dopo essere diventata una delle fotografie più famose al mondo, l'immagine del crudo coraggio del presidente Trump è scomparsa da pubblicazioni e siti web.

 I giornalisti hanno parlato a malapena dell'omicidio del cittadino della Pennsylvania “Corey Comperatore” o delle gravi ferite riportate da altri partecipanti al raduno.

Fonti anonime dell'FBI hanno inizialmente minimizzato il tentato assassinio ipotizzando che Trump non fosse stato effettivamente colpito, ma che fosse stato tagliato da frammenti di vetro rotti.

Gli esperti di notizie via cavo hanno apertamente deriso la benda attorno all'orecchio di Trump e si sono comportati come se essere colpiti in faccia non fosse un granché.

Ancora oggi, gli investigatori dell'FBI affermano assurdamente di non essere in grado di accertare il movente del tiratore. 

Questa è la triste realtà dell'America nel 2024.

 Una delle figure pubbliche più influenti al mondo è a un passo dall'essere assassinata, e la stragrande maggioranza delle fonti di informazione aziendali investe tutte le proprie risorse nel nascondere la gravità dell'evento.

Non si può permettere alla realtà di interferire con le loro narrazioni politiche preferite.

Immaginate se il presidente Biden, il presidente Obama o il vicepresidente Harris fossero stati il ​​bersaglio di un identico tentativo di assassinio.

La stampa avrebbe parlato dell'incidente senza sosta negli ultimi quattro mesi.

I titoli dei giornali e i notiziari avrebbero tenuto la parola "assassinio" davanti agli occhi degli americani.

I giornalisti avrebbero preteso conferenze stampa quotidiane dai servizi segreti, dal dipartimento di giustizia e dall'FBI.

 Ci sarebbe stato ripetutamente ricordato che la "democrazia" è "letteralmente" sotto attacco e che i repubblicani violenti sono una "minaccia" per la stabilità della Repubblica. 

 Il 13 luglio sarebbe stato commemorato come un'altra "data che vivrà nell'infamia" perché i democratici e la stampa propagandistica non si sarebbero accontentati di niente di meno.

Il 6 gennaio 2021, decine di migliaia di americani disarmati hanno protestato per elezioni libere ed eque fuori dal Campidoglio, e i democratici hanno fatto in modo che gli americani non dimenticassero mai quella data.

 I giornalisti aziendali hanno falsamente definito i manifestanti "insurrezionalisti", "terroristi" ed "estremisti violenti".

I politici hanno accusato gli elettori di Trump di aver tentato in qualche modo di rovesciare il governo federale senza sparare un colpo. 

Al contrario, un assassino uccide un sostenitore di Trump, ne ferisce molti altri e quasi toglie la vita al Presidente Trump, e la stampa propagandistica agisce come se non fosse mai accaduto.

Se questa lampante incoerenza non dimostra vividamente quanto sia falsa la narrazione dell'"insurrezione" del J6, niente altro può farlo.

A differenza di Kamala Harris, Donald Trump è stato nominato presidente attraverso un processo democratico e quando la democrazia  è stata effettivamente  attaccata, i media l'hanno minimizzata come una sciocchezza.

L'esito di queste elezioni avrà gravi conseguenze per gli americani.

Scopriremo se siamo una nazione disposta a proteggere i propri cittadini o uno stato sociale in bancarotta con confini spalancati.

 Scopriremo se l'inflazione incontrollata e l'incertezza economica sono diventati il ​​nostro stile di vita permanente o se la stampa di denaro e il capitalismo clientelare sono finalmente giunti alla fine.

 Scopriremo se la Carta dei diritti e la Costituzione significano ancora qualcosa negli Stati Uniti o se gli americani preoccupati dovranno lottare ancora una volta per le loro libertà più basilari.

La posta in gioco non potrebbe essere più alta. 

In cima a tutte queste questioni di vita o di morte, ce n'è una che pesa di più:

la lotta per la verità sopravviverà?

Gli americani respingeranno uno Stato profondo impegnato nella censura di massa?

Gli americani punteranno i piedi per terra e difenderanno la libertà di parola? 

 

Ciò che abbiamo imparato negli ultimi quattro anni, mentre l'amministrazione Biden-Harris attaccava l'opinione dissenziente come "disinformazione" inammissibile, è che la morte del Primo Emendamento significa la proliferazione di tutto ciò che è falso.

Quando il dibattito scientifico viene censurato, otteniamo false pandemie e falsi vaccini.

Quando le accuse di frode elettorale vengono trattate come crimini, otteniamo falsi voti.

 Quando il discorso politico viene vilipeso e il diritto di riunione viene ignorato, otteniamo false insurrezioni.

Quando le élite democratiche annullano gli elettori delle primarie, otteniamo falsi candidati alla presidenza.

 Quando vicepresidenti mal preparati non sono in grado di rispondere a semplici domande, otteniamo falsi accenti!

 

Poiché i democratici e i loro alleati delle notizie aziendali hanno dichiarato guerra alla libertà di parola, tutto ciò che otteniamo sono fake news.

 E in un mondo in cui le fake news dominano i titoli, i tentativi di assassinio contro il presidente Trump vengono cancellati dalla storia.

Al posto delle notizie che contano di più, la stampa propagandistica ha riempito le onde radiofoniche di bugie dimostrabili nei giorni precedenti le elezioni.

 I giornalisti falsi mentono sul fatto che il presidente Trump abbia eliminato il controllo delle nascite e costretto le donne ad avere figli contro la loro volontà.

Dopo aver nascosto la demenza di Joe Biden per anni, ora mentono sul fatto che Donald Trump mostri falsi segni di stanchezza.

 Ripetono a pappagallo le false statistiche sulla criminalità dell'FBI e mentono agli americani sulla sicurezza delle loro comunità.

Ripetono a pappagallo le false statistiche sul COVID del CDC e mentono agli americani sul successo dei lockdown, degli obblighi di mascherina e dei falsi vaccini.

Ripetono a pappagallo falsi rapporti sui posti di lavoro e mentono agli americani sulla crescita economica.

 Nonostante il fatto che Kamala Harris abbia il più basso indice di approvazione per qualsiasi vicepresidente moderno, i nostri giornalisti falsi mentono agli americani sul suo notevole appeal popolare.

 E dopo aver preso in giro il presidente Trump per essere stato vittima di due diversi tentativi di assassinio, la stampa propagandistica ora   spinge la bugia  che le sue parole in qualche modo minacciano la vita della “RINO Liz Cheney”.

Lo Stato profondo vomita palesi menzogne ​​e la stampa propagandistica tratta queste palesi menzogne ​​come verità inconfutabili.

Ci sono buone notizie.

Dopo otto anni di propaganda incessante che demonizza il presidente Trump come la minaccia più pericolosa per gli Stati Uniti, non è mai stato così popolare.

Kamala Harris, Joe Biden, Barack Obama, Hillary Clinton e tutti gli altri democratici di spicco del paese hanno definito Trump un "fascista", un "nazista" e " Hitler " reincarnato per anni.

Un reporter della MSNBC ha recentemente chiesto  a un elettore di New York: "Come ti suona questo messaggio?"

L'elettore si è fermato, ha guardato il reporter e ha risposto: "No".

Il reporter sembrava sorpreso, ma gli americani vedono attraverso le loro bugie.

Il presidente Trump è sopravvissuto al proiettile di un assassino per un motivo. Questo è il momento di scegliere una parte.

Tutto ciò che dobbiamo fare è  votare !

Che Dio ci guidi e ci protegga.

E ricordate: "Combatti! Combatti! Combatti!"

La fine dell'era dei pazzi: il sistema non funziona per troppe persone, invece di riconoscere questo semplice e chiaro fatto, le élite americane sono sprofondate in un decennio di follia.

Allpipeline.com - Neil Patel – (7 novembre 2024) – ci dice:

 

I risultati di martedì sera sono stati abbastanza definitivi da far sperare che potremmo aver appena chiuso uno dei peggiori capitoli della storia americana.

 La lezione politica dell'era Trump è stata lampante fin da quando è sceso per la prima volta dalla scala mobile.

 Il sistema non funziona per troppe persone, e queste persone vogliono un cambiamento.

Invece di riconoscere questo fatto semplice e chiaro, con tutte le implicazioni che comporta, le élite americane sono sprofondate in un decennio di follia.

Per prima cosa, hanno provato come matti a trovare una scusa per la prima vittoria di Trump che non richiedesse introspezione o responsabilità.

Deve essere stato un campo primario diviso, o i russi, o Mark Zuckerberg, o la scusa peggiore:

il popolo americano che aveva appena eletto Barack Obama era ora un branco di razzisti.

Ognuno aveva il suo capro espiatorio, nessuno realmente radicato nella realtà.

 

In secondo luogo, e cosa più importante, la questione sollevata dallo sforzo collettivo di molti leader istituzionali di entrambi i partiti per costruire una coalizione anti-Trump passerà davvero alla storia come la più folle della storia americana.

 La gente è sconvolta dall'economia, dagli sprechi, dalla corruzione e dalle guerre. La risposta della coalizione anti-Trump a ciò includeva politiche che appariranno sempre peggiori con il passare del tempo, tra cui:

Una guerra al merito.

Il processo decisionale nelle ammissioni accademiche e persino nelle assunzioni aziendali è ora fortemente orientato verso caratteristiche intrinseche come razza, genere e preferenze sessuali anziché sul merito.

 Non è esagerato dire che questo porta alla fine dell'America come la conosciamo.

Una guerra alla libertà di parola.

Gli sforzi del governo e delle aziende per incolpare i social media per Trump, e quindi per regolamentare la libertà di parola, sono orwelliani.

 La ricerca di Google è truccata a favore dei risultati di sinistra.

Oltre a “X”, i principali algoritmi delle piattaforme social sono truccati per sopprimere il discorso indipendente.

Questo è semplicemente antiamericano.

 Il fatto che i file di Twitter abbiano mostrato funzionari governativi che promuovevano questa censura la porta a un livello superiore.

Rompere completamente e intenzionalmente il sistema di immigrazione.

Era già orribile e aveva bisogno di una riforma, ma non c'è dubbio che le persone che hanno alzato la mano per l'apertura delle frontiere nel dibattito presidenziale democratico abbiano intenzionalmente posto fine alle politiche di Trump per far entrare decine di milioni di persone senza alcun controllo efficace.

Molti repubblicani di Washington hanno accettato una legge di confine fasulla che avrebbe sancito livelli folli di attraversamenti illegali per bloccare i finanziamenti all'Ucraina, la loro vera priorità.

La devastazione economica, comunitaria e di sicurezza di queste politiche è stata sopportata più direttamente dagli americani a basso reddito di ogni razza.

Incoraggiando la divisione razziale e persino le rivolte, compresi i finanziamenti da parte di importanti multinazionali a gruppi lunatici guidati da marxisti come BLM.

Politiche estreme sulle questioni trans, al punto che gli uomini picchiano letteralmente le ragazze negli sport e i bambini subiscono cambiamenti di sesso che cambiano la loro vita prima ancora di avere l'età per farsi un tatuaggio.

Finanziamenti per la sicurezza nazionale praticamente illimitati con assegni in bianco.

Armi offensive sempre più letali utilizzate contro un rivale dotato di armi nucleari, rischiando un conflitto esistenziale.

 Milioni di innocenti uccisi nel processo.

Riunire ex rivali come Cina, Russia e India.

Mettere a repentaglio il ruolo del dollaro USA nella finanza internazionale mentre ci sono.

L'elenco potrebbe continuare.

Queste politiche sono collettivamente così folli e totalmente scollegate dalle preoccupazioni di base delle persone sul benessere, la sicurezza, la protezione e il futuro delle loro famiglie che le persone normali si sono ribellate.

 Molti non amano nemmeno particolarmente Trump.

Semplicemente detestano di più la follia. 

(I migliori crolli mediatici della vittoria di Trump alle elezioni del 2024  pic.twitter.com/rxcZlay9KM).

Dove andiamo da qui?

Dipende dai leader americani come vogliono gestire la situazione.

Possono scegliere di continuare con una cecità volontaria, oppure possono finalmente guardare dentro di sé.

Non serve essere un populista impazzito per vedere i problemi. Ogni società ha delle élite, ma quando il sistema diventa troppo stratificato, quando le persone normali non riescono a relazionarsi con le politiche che vengono loro imposte, quando le persone percepiscono che i loro interessi personali non stanno guidando i loro leader, rispondono con un sovvertimento.

 Fortunatamente per le élite americane, il sovvertimento qui è stato pacifico.

Ci sono molte brave persone intrappolate in un sistema corrotto.

Il primo passo per loro è riconoscere il problema.

 Quasi nessuno lo ha fatto dopo il 2016.

Washington è distaccata dagli americani medi, e troppo dominata da grandi multinazionali, i cui interessi divergono da quelli degli americani normali.

Puoi fare i loro voleri o servire gli elettori, non entrambe le cose.

La stragrande maggioranza dei politici in pensione si unisce al business dell'influenza aziendale in un modo o nell'altro.

Washington non produce nulla, eppure ha molti dei sobborghi più ricchi d'America. E queste ricche élite hanno fatto del loro meglio, spendendo più di Trump di oltre 2 a 1 durante la campagna elettorale questa volta, tutto per niente.

Le grandi aziende alimentari stanno avvelenando gli americani sotto un regime normativo che dominano.

“Big Pharma” ha profitti record mentre l'America si ammala sempre di più.

Troppe scuole sono in rovina e troppi insegnanti stanno spingendo spazzatura ideologica sui nostri ragazzi.

Le persone normali vogliono sistemare tutto questo.

La “Washington istituzionale” è sulla loro strada. La lezione di queste elezioni è che tutto questo deve cambiare.

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