Fine del nuovo ordine mondiale.
Fine
del nuovo ordine mondiale.
Il
ritorno ufficiale di Trump:
storia
di un trionfo e storia
della
fine del Nuovo Ordine Mondiale.
Lacrunadellago.net
– Cesare Sacchetti-(6-11-2024) – ci dice:
Da
queste parti c’è ancora sconcerto misto a profonda amarezza. Il sistema
politico italiano e i suoi saltimbanchi fino all’ultimo si sono illusi che ci
potesse essere una qualche competizione, un qualche equilibrio nella sfida tra
Donald Trump e Kamala Harris.
Stamattina
devono aver fatto i conti con la dura realtà. Dopo aver divulgato i soliti
sondaggi falsi, si è appreso della vittoria a valanga di Trump.
Non
c’è stata semplicemente partita.
È stata una vera e propria ondata rossa.
Mentre
scriviamo, persino il “New York Times”, uno dei principali organi di (dis.)
informazione dello stato profondo, ammette che Trump ha ormai il 95% di
probabilità di vittoria e che si appresa a conquistare tutti gli stati chiave
decisivi.
Il
numero dei collegi elettorali che dovrebbe essere assegnato a Trump è pari a
306, ben oltre i 270 minimi, con la Harris ferma ad un misero 230.
Umiliata,
la vice di Biden ha subito telefonato a Trump e ha riconosciuto la sua
sconfitta.
Prima
delle elezioni da parte di qualcuno veniva detto che c’era un serio rischio di
frode elettorale, di vedere una replica di quanto visto nel 2020.
La
frode del 2020 non era ripetibile.
Noi,
da parte nostra, non ci abbiamo mai creduto semplicemente perché quanto visto 4
anni fa è stato, sotto certi aspetti, “permesso” dal campo di Trump, e se non
si comprende cosa è successo veramente nel 2020, difficilmente si può
comprendere quello che è accaduto ora.
Questa
è la storia di un piano ben studiato da Donald Trump e dai suoi, che già nel
2018 aveva già firmato degli ordini esecutivi, si ricordi il celebre ordine
13848, nel quale era scritto chiaramente come gli Stati Uniti dovessero
adottare delle misure emergenziali per contrastare tentativi stranieri di
ingerenze nelle sue elezioni.
L’ordine
esecutivo firmato da Trump nel 2018.
Non
ovviamente le bufale delle ingerenze russe diffuse dai media italiani e
americani, ma quelle reali, quelle, ad esempio, della Germania, della Svizzera
e soprattutto dell’Italia che già nel 2016 si diede da fare attraverso lo
Spygate per spiare illegalmente Trump in un’operazione congiunta che avrebbe
visto la partecipazione dell’ex presidente Obama e di Renzi, che in quei giorni
cercava un sostegno per far passare il suo referendum costituzionale, poi
fragorosamente fallito.
Il
capitolo successivo a questo primo tentativo di golpe ai danni di Trump è stato
l’”Italia gate” nel quale ci sarebbe stata una massiccia partecipazione di
tutto l’establishment italiano corso in soccorso di quello americano nel
tentativo di ribaltare l’esito del voto e di ristabilire il precedente status
quo alla Casa Bianca.
Ogni
cosa dipendeva dalla sopravvivenza dell’impero americano.
Era
questo conglomerato governato da multinazionali, finanza ebraica, lobby
sioniste quali “Chabad”, e industria militare che aveva scelto la superpotenza
americana come garante e indispensabile esecutore del piano della governance
globale, oppure nella sua accezione classica del “Nuovo Ordine Mondiale”.
Se
questo conglomerato fosse passato nelle mani di un presidente che non era stato
scelto da tali poteri, allora qualsiasi possibilità di costruire un impero
mondiale si sarebbe sciolta come neve al sole.
La
ragione per la quale è stata scatenata una guerra senza quartiere a Trump è
solo e soltanto questa.
Costoro
non potevano permettersi di perdere l’America, il motore vitale del mondialismo
e hanno cospirato sin dal primo istante contro Trump.
Lo
hanno fatto con le tentate frodi elettorali, e lo hanno fatto anche con diversi
tentativi di omicidio, di cui gli ultimi due soltanto quest’anno, e il più
clamoroso, è stato quello di “Butler”, in Pennsylvania, nel quale sembrava
esserci veramente stata la mano della Provvidenza che ha salvato Trump da morte
certa.
Tutto
è stato vano, e la frode elettorale di 4 anni fa non ha portato l’esito
previsto. È del tutto evidente.
Se Joe
Biden avesse veramente eseguito le volontà dei democratici e dei signori del
mondialismo, a quest’ora racconteremmo una storia molto diversa.
A
quest’ora forse nemmeno saremmo qui a scrivere, poiché il mondo sarebbe in
condizioni molto differenti con una farsa pandemica probabilmente riuscita e con
l’avvento del “Grande Reset di Davos”.
Uno
degli esponenti di questi ambienti, “John Kerry”, ex segretario di Stato USA e
membro di “Skulls & Bones”, la famigerata società segreta massonica,
affermò che con Biden alla Casa Bianca il “Grande Reset “avrebbe subito
un’accelerazione impressionante.
Ed
erano in molti a pensare che fosse finita, ma noi invece no, e lo dicemmo già
tre anni orsono quando vedemmo un insolito dispiegamento di forze armate a
Washington su diretto ordine di Trump che aveva deciso di far intervenire la
Guardia Nazionale dopo la frode ai suoi danni e dopo i disordini del 6 gennaio,
provocati in larga parte da infiltrati della CIA e dell’FBI.
Biden
e il mancato ritorno dell’impero americano.
Biden,
per dirla ancora in termini più espliciti, non ha fatto il Biden.
Anziché
spingere verso una prosecuzione della farsa pandemica e su un prolungamento
delle restrizioni, ha lasciato che gli stati togliessero a poco a poco tutte le
vessazioni delle direttive Covid, e non ha nemmeno invertito la rotta della
politica estera di Trump, attraverso il ritiro delle truppe dall’Afghanistan e
negando ai nazisti ucraini tutto il supporto che gli Stati Uniti avrebbero
potuto dare.
L’impero
ha continuato a sgretolarsi, ed è quindi evidente che la frode non è riuscita a
raggiungere l’esito che si era preposta.
Non
c’è stato il ritorno al vecchio status quo, ma piuttosto una continuazione
delle precedenti politiche di Trump.
Gli
osservatori del mainstream, tra i quali il “Financial Times”, reagivano
furenti. Si chiedevano cosa mai stesse succedendo e perché “Joe Biden” non
facesse ciò che avrebbe dovuto sulla carta fare, tanto che il presidente
democratico nei mesi scorsi decise persino di imporre nuovi dazi esattamente
come Trump.
Il “Financial
Times” si lamenta della continuità tra Trump e Biden.
La
frode non ha avuto successo perché con ogni probabilità il passaggio di
consegne da Trump a Biden non è mai stato reale e definitivo.
Non
c’è stato un vero e proprio trasferimento di poteri, ma una sorta di
commissariamento della cosiddetta amministrazione Biden che si è ritrovata ad
essere irreggimentata e pilotata sin dal principio dagli alti vertici delle
forze armate americane.
Diverse
fonti militari rivelarono infatti come nel 2021, prima di lasciare la Casa
Bianca, Trump firmò l’atto contro le insurrezioni, una legge speciale che
consente al presidente di ricorrere all’uso delle forze armate qualora ci fosse
il rischio di un colpo di Stato o disordini generalizzati che mettono a rischio
la sicurezza pubblica, come si stava effettivamente verificando attraverso la
massiccia frode elettorale ai danni del presidente.
Il
presidente degli Stati Uniti non è nemmeno tenuto a rendere noto di aver preso
questa decisione, e i suoi poteri possono estendersi anche molto oltre,
attraverso i cosiddetti” PEAD”, acronimo che identifica i poteri presidenziali
di emergenza, che estendono i poteri del presidente americano per gestire
situazioni di crisi.
I “PEAD”
furono concepiti al tempo della guerra fredda, ma fanno ancora parte a pieno
titolo della legislazione americana e non sono mai stati abrogati.
Il
presidente ha ancora oggi piena facoltà di invocare poteri straordinari per far
fronte a situazioni di potenziale instabilità per la sicurezza nazionale.
Soltanto
la storia darà un giorno la risposta definitiva a questo interrogativo, ovvero
quello se Donald Trump ha effettivamente firmato la legge contro le
insurrezioni oppure utilizzato i PEAD, ma, ad ogni modo, è del tutto evidente
che il presidente non è mai uscito davvero di scena in questi ultimi 4 anni, e
che la sua linea politica non è mai stata disapplicata da Biden, il quale
attraverso una interminabile sequela di gaffe e strafalcioni non faceva altro
che aumentare i consensi di Trump.
La
frode, quindi, non è stata una sorpresa per il presidente americano che sembra
aver giocato una tremenda beffa ai suoi avversari, che, vistisi perduti, hanno
prima provato ad uccidere Trump a Mar-a-Lago nel gennaio del 2021 attraverso un
drone che ha sparato contro la finestra della sua camera da letto, e poi ci
hanno provato nelle due citate occasioni di quest’anno, senza contare gli altri
eventuali tentativi di cui non abbiamo notizia.
È
stata una guerra senza sosta a quest’uomo.
Il
potere dell’alta finanza ha giocato tutte le sue carte e ha persino fatto una
chiamata d’emergenza su “Zoom”, nella quale la vedova di “Evelyn de Rothschild”,
“Lynn”, dava istruzioni ai vari membri delle più grosse corporation americane
per impedire, senza successo, di cambiare le leggi sul voto postale che
consentirono la frode nel 2020.
La
famiglia Rothschild sapeva molto bene che Trump non gli avrebbe più concesso di
fare quanto visto nel 2020.
Non ci
sarebbe stata un’altra “Dominion”.
Non ci
sarebbe stato un altro “Italia gate”, e non ci sarebbe stato un altro diluvio
di voti postali falsi attraverso i quali si ribalta l’esito elettorale già
deciso.
È
stata una trappola per topi quella che il presidente ha teso ai suoi nemici che
si sono ritrovati disarmati negli ultimi 4 anni, privi del controllo della Casa
Bianca, e che, oggi, vedono il ritorno ufficiale di Trump, in quello che
potrebbe essere considerato un suo terzo mandato che chiude il cerchio di un
piano iniziato almeno 8 anni prima.
Trump
però non nasce per caso.
Aveva
già deciso qualche anno prima del 2016 che avrebbe dovuto scendere in campo e
provare a fermare la corsa di quegli uomini che volevano distruggere la
sovranità degli Stati Uniti per portarla in dote al moloch globale.
Adesso
sono tutti spaesati, smarriti, terrorizzati.
Non
sanno cosa fare da questa parte dell’Europa perché è venuto meno
definitivamente meno l’assetto stabilito a Yalta a Bretton Woods nel 1945, e
l’anglosfera con tutto ciò che c’è dentro si avvia verso la sua definitiva
liquidazione.
L’UE
in tale inedita situazione si ritrova schiacciata da due lati.
A
Ovest, non c’è più il vecchio garante dell’Unione che metteva fondi illimitati
per creare il mostro di Maastricht nel 1992.
Ad
Est, c’è la Russia di Putin e il mondo multipolare dei BRICS che oggi è la più
vasta organizzazione geopolitica al mondo, con la partecipazione di larga parte
dei Paesi africani, asiatici, e dell’America Latina.
Il
futuro non è più globale, ma multipolare, e questo porta inevitabilmente alla
certa fine dell’Unione europea che si ritrova priva del fondamentale appoggio
dell’impero americano, e sempre più divisa al suo interno, con alcuni Paesi,
tra i quali persino la multiculturale Svezia, che stanno già iniziando a
rispedire indietro gli immigrati clandestini.
La
storia, evidentemente, ha svoltato in una direzione imprevista per costoro.
D’Alema in un momento di fredda lucidità, forse dettato dalla sua disperazione,
lo ammise senza mezzi termini.
Non è
più questo il tempo del Nuovo Ordine Mondiale. Non è più il tempo della fine
delle sovranità nazionali, ma del loro ritorno.
Il
cambiamento in questione è epocale e non potrà non toccare la piccola e misera
classe politica della “Seconda Repubblica “che negli ultimi 30 anni ha assolto
alla funzione di passacarte dell’impero americano e dello stato ebraico.
Adesso
quel mondo sta tramontando e la piena della storia si sta portando via tutto
quello che trova sulla sua strada.
I vari
peones dello stato profondo italiano lo sanno molto bene. E’ per questo che
stamane i loro volti sono terrei e cupi.
Sanno
che è finita, e sanno che la piena si porterà via anche loro.
Trump
Vince a Valanga.
Conoscenzealconfine.it
– (6 Novembre 2024) - Redazione CDC -comedonchiotte.org – ci dice:
I
risultati del voto americano si stanno delineando verso una vittoria di Donald
Trump.
Che il
vento stesse per cambiare ce lo aveva fatto intendere qualche giorno fa Mr.
Amazon Jeff Bezos, patron del Washington Post:
uno dei simboli del mainstream USA non si è
schierato apertamente per la candidata democratica, venendo meno alla
tradizione.
Elon
Musk, ha finanziato pesantemente e partecipato alla campagna elettorale, ai
comizi di Trump: “Game, set and match”, gioco, partita, incontro.
Così scrive il proprietario di “X” e di tanto
altro, molto altro, in questa notte elettorale di scrutini e di stati in
bilico.
Anche il “New York Times” attribuisce a Donald
Trump il 90% delle probabilità di vincere le presidenziali.
Secondo
Associated Press i repubblicani hanno conquistato la maggioranza al Senato e
Trump è avanti anche in Pennsylvania, Michigan, Wisconsin, Georgia, North
Carolina e Arizona. Mancano ancora i dati del Nevada.
Molto
diversa la situazione rispetto a quattro anni fa quando l’esito elettorale fu
politicamente drammatico, proiettando gli Usa e l’Occidente in quattro anni di
guerre e vaccinazioni di massa, con tutti i risultati che vediamo.
Tutto
starebbe per cambiare quindi? Difficile crederlo…
Fra
chi conta, il primo a crederci poco è il Vice presidente del Consiglio di
sicurezza della Federazione Russa “Dmitrij Medvedev”:
“Non abbiamo
motivo di nutrire aspettative esagerate. Le elezioni non cambieranno nulla per
la Russia, poiché le posizioni dei candidati riflettono pienamente il consenso
bipartisan sul fatto che il nostro Paese deve essere sconfitto. (..).
Un Trump stanco, che pronuncia banalità come
‘offrirò un accordo’ e ‘ho un’ottima relazione con…’, sarà anche costretto a
rispettare tutte le regole del sistema.
Non
può fermare la guerra.
Né in
un giorno, né in tre giorni, né in tre mesi.
E se
ci prova davvero, potrebbe diventare il nuovo JFK.
Solo
una cosa conta: quanto denaro il nuovo Presidente spenderà per la guerra
lontana di qualcun altro, per conto del complesso militare-industriale “.
A
elezioni americane in corso, il premier Benjamin Netanyahu ha licenziato il
ministro della Difesa Gallant sostituendolo con l’attuale ministro degli Esteri
Israel Katz.
Con i
fronti aperti a Gaza ed in Libano c’è sul tavolo anche la questione della
chiamata alla leva degli ultraortodossi, che sono antisionisti.
Molto
meno lo è Donald Trump, che non ha perso mai l’occasione, durante la campagna
elettorale, di lodare le politiche guerrafondaie di Netanyahu.
Non a
caso, secondo un recente sondaggio pre-voto fra gli israeliani, almeno il 60%
vorrebbe “The Donald” alla Casa Bianca.
Il
sentiment è chiaro, come fu lampante e gravissimo l’atto contro l’Iran ad
inizio 2020 con l’omicidio del Generale Solimai, con un drone, autorizzato dal
tycoon.
Secondo
la Cnn, Trump si prende anche la Georgia, uno Stato chiave.
La sua
vittoria elettorale sembra una valanga.
Vedremo
cosa sarà di noi, che da abitanti delle colonie siamo costretti a questo gioco
democratico fra miliardi e miliardari, mentre le nostre condizioni di vita e di
società degradano sempre più.
Se
Trump si avvia verso una vittoria “di popolo”, vedremo cosa potrà, cosa
riuscirà a fare e se davvero sarà un ostacolo o un altro, l’ennesimo attore che
ci porterà verso il nuovo ordine del reset mondiale d’Occidente.
Almeno
una bella guerra economica e commerciale sia contro la Ue che contro la Cina,
potrebbe presto cominciare.
Secondo
Fox News, Donald Trump è il 47esimo presidente degli Stati Uniti.
(Articolo
di Redazione CDC – ultimo agg. 07.55 del 6.11.2024).
(comedonchisciotte.org/trump-verso-una-vittoria-a-valanga/).
Chi ha
Rimosso le Dighe in Spagna?
Conoscenzealconfine.it
– (5 Novembre 2024) - Massimo Mazzucco – ci dice:
Nei
giorni scorsi ho visto diversi video, e letto svariati articoli, che
suggeriscono come la rimozione sistematica delle vecchie dighe in Spagna abbia
contribuito al disastro di Valencia.
Il
concetto che sta alla base di questa accusa è molto semplice:
qualunque invaso, artificiale o naturale che
sia, può servire da “serbatoio” nel caso di pioggia eccessiva.
E’
evidente che, quando su una vallata si riversano improvvisamente milioni di
metri cubi di acqua, la presenza di uno o più invasi può servire a rallentare
la discesa a valle di quest’acqua, almeno fino a quando non si siano riempiti
del tutto.
Di certo
è curioso che proprio la Spagna sia il “paese leader” in Europa nella rimozione
delle dighe negli ultimi 20 anni.
Negli
ultimi anni il governo spagnolo ha investito la bellezza di 2.500 milioni di
euro nella rimozione delle vecchie dighe, con la giustificazione che “non
servono più”.
Secondo
lo stesso articolo, “l’eliminazione di questo tipo di infrastrutture ha
provocato inondazioni nella valle del fiume “Voltoya”, del fiume “Cega,” e in
decine di località ubicate nella comunità valenciana.
Secondo esperti in materia, la rimozione di
queste barriere riduce la capacità dei fiumi di controllare la crescita
dell’acqua, aumentando il rischio per le popolazioni locali e distruggendo
ecosistemi stabili “.
Talmente
importante sembra essere la rimozione delle vecchie dighe, che esiste
addirittura un progetto europeo, chiamato “Dam Removal Europe” per la rimozione
delle dighe in tutta Europa.
Dalla
pagina del sito, dove compare una fotografia piena di gente “entusiasta” per
l’abbattimento delle dighe, leggiamo:
“Dam Removal Europe (DRE) è un movimento di
amanti dei fiumi, volontari, attivisti, biologi, agenzie ambientaliste e altre
entità coinvolte nel management dell’acqua e nella restaurazione
dell’ecosistema delle fonti d’acqua”.
Devo
essere sincero, quando io vedo tutto questo “entusiasmo green” e tutto questo “amore per la natura”, specialmente se accompagnati dalla
parola “Europa”, mi si drizzano le antenne.
Ma
forse sono solo io che sono complottista.
Potete
anche fare una breve ricerca su Google per capire la dimensione del problema…
(Massimo
Mazzucco)
(sport.es/es/noticias/actualidad/son-presas-derribadas-espana-ultimos-111106063)
(adelanteespana.com/el-gobierno-ha-invertido-2-500-millones-de-euros-en-demoler-las-presas-que-construyo-franco).
(luogocomune.net/energia-e-ambiente/chi-ha-rimosso-le-dighe-in-spagna).
«VITTORIA
DI TRUMP. SOLLIEVO, NON ENTUSIASMO»
Di
Roberto Pecchioli Postato da 13 ore fa 12 minuti letti 0 0 23
Dunque,
ha vinto ancora lui, il vecchio Donald
VITTORIA
DI TRUMP.
SOLLIEVO,
NON ENTUSIASMO.
Inchiostronero.it
- Roberto Pecchioli – (7-11-2024) – ci dice:
Dunque,
ha vinto ancora lui, il vecchio Donald.
Probabilmente
è la terza volta consecutiva, tenuto conto dei brogli del 2020. Successo netto,
in termini di Stati conquistati e di voti popolari.
L’effetto
trascinamento consegna ai repubblicani il controllo di Camera dei
rappresentanti e Senato.
L’elefante
sconfigge l’asinello.
Fin qui i dati, i nudi fatti, che consegnano
al ridicolo i sondaggisti – tutti allineati sul pareggio – e dimostrano il
fiuto degli allibratori, che pagavano la vittoria della Harris assai più di
quella di Trump.
Un
altro dato consolante è il rigetto nel Nord Dakota di una norma che avrebbe
inserito l’aborto come diritto nella costituzione dello Stato.
Analogo
orientamento in un referendum in Florida.
Più
che un duello destra-sinistra o conservatori–progressisti emerge una volta di
più – come nel 2016 – la totale incompatibilità tra popolo e élite.
Joe Biden ha definito alcuni giorni fa gli
elettori di Trump – la maggioranza degli americani, come si è visto –
“spazzatura”.
Il solito riflesso suprematista dei sedicenti
illuminati, appostati nei quartieri ricchi, nelle università, nel sistema di
comunicazione e intrattenimento, schierati come un sol uomo dalla parte del
partito che si definisce democratico.
Hillary
Clinton parlò di “deplorevoli” e perse.
François Hollande – che contende a Macron il
titolo di peggior presidente della storia francese – definì “sdentati” i suoi
avversari.
Non
porta fortuna disprezzare il popolo a cui si deve chiedere il voto.
È la
lezione che un’oligarchia autoreferenziale, carica di disprezzo per la gente
comune, non apprende mai, troppo convinta della propria superiorità, incapace
di accettare l’esistenza stessa di un pensiero alternativo.
In questo senso, la vittoria di Trump desta
sollievo:
un
macigno sull’arroganza delle classi dirigenti in entrambe le rive
dell’Atlantico.
Sollievo, non entusiasmo, ma mille volte
meglio il presidente dal ciuffo arancione rispetto a un’avversaria
manifestamente incapace, in balia del grumo di potere delle famiglie Obama e
Clinton, nonché della cricca guerrafondaia neocons (conservatori del predominio
Usa!), sostenitrice
dell’abietta ideologia woke, portabandiera di tutte le peggiori cause che gli
Usa esportino nel mondo (gender, LGBT, bellicismo, cancellazione culturale).
Con
Trump alla Casa Bianca e il Congresso a guida repubblicana è probabile una
battuta d’arresto, ma non è il caso di abbandonarsi all’entusiasmo.
Ha vinto il meno peggio, ma non arriva
l’Impero del Bene.
Lo
slogan trumpiano è chiaro:
MAGA,
Make America Great Agani, rifare grande l’America.
Ovvio,
per un patriota americano, ma non rassicurante per il resto del mondo.
Dei
tre scenari imprescindibili per la potenza Usa – trascuriamo il “cortile di
casa” centro e sudamericano – almeno due non vedranno cambiamenti
significativi.
In Estremo Oriente la competizione con la Cina
si inasprirà (questa fu la politica del primo Trump), mentre in Medio Oriente
non è pensabile alcun cambiamento nelle relazioni con Israele.
Trump
è un amico fidato delle lobby ebraiche e un fiero avversario dell’Iran.
Vedremo
se la crisi del governo Netanyahu condurrà a più miti consigli la violenza
dello Stato sionista sui suoi vicini e se la prudenza prevarrà nella polveriera
del Vicino Oriente.
Più
complicato immaginare il comportamento del neopresidente nello scenario europeo
e rispetto alla guerra Russia-Ucraina, che è in realtà uno scontro tra gli Usa
e l’Europa.
Prendere
atto della sconfitta ucraina e accettare la restituzione alla madrepatria russa
dell’est e del sud ucraino potrebbe essere la via giusta, assicurando una via
d’uscita al dittatore Zelensky (tale è, poiché in Ucraina non si tengono più
elezioni e quasi venti partiti sono stati messi fuori legge) e alla martoriata
Ucraina un ragionevole piano di ricostruzione.
Difficile,
tuttavia, per la prevedibile resistenza del “deep State americano” e per le
pressioni dell’arrogante ex potenza britannica, che fece fallire nel 2022 una
pace di compromesso.
L’auspicio
che corrisponda a verità la promessa fatta a caldo di non iniziare guerre e
fermare quelle esistenti.
In
più, proprio perché Trump persegue la grandezza americana, tenere l’Europa
vassalla è nell’interesse di ogni amministrazione Usa.
Capiremo
presto se gli scenari asiatici – e le difficoltà nell’America a sud del Rio
Grande – saranno per Trump più importanti del vecchio, servile alleato europeo.
Dal punto di vista geopolitico, è arduo immaginare che gli Usa permettano il
riavvicinamento naturale tra Europa (ossia soprattutto Germania) e Russia.
Forse saranno tenuti a bada i falchi – o
falchetti – antirussi in Europa, non fosse altro perché i costi dell’impegno
Usa in Europa e nella Nato sono elevati e Trump già nel precedente mandato
chiese agli europei di provvedere alla difesa con risorse proprie.
Un
argomento di peso, tenuto conto che le opinioni pubbliche europee sono
contrarie alla guerra e all’aumento delle spese militari.
Quanto
alla battaglia culturale in atto in occidente sul piano dei valori civili, è
sperabile – ma niente affatto certo – che la presidenza repubblicana riesca a
bloccare le derive peggiori.
Non
osiamo immaginare niente di più.
Un altro tema caldissimo è quello delle transizioni
promosse dalle oligarchie occidentali, ossia americane.
Transizione
climatica, alimentare, digitale, sessuale, riunite nella rivoluzione
tecnologica, nell’avanzata dell’Intelligenza Artificiale, nel cammino del
transumanesimo.
Quale sarà il ruolo di Elon Musk, l’oligarca
tecnologico schierato con Trump?
Difficile
immaginare l’abbandono dell’Agenda 2030.
L’ultima
riflessione riguarda i numeri, le divisioni della società americana.
La
Harris supera nettamente Trump nel voto femminile, mentre il repubblicano
avanza tra i latinos e vince nettamente nel voto cattolico e protestante.
Le analisi approfondite sono premature, a
scrutinio appena terminato, ma appare chiara la spaccatura radicale tra due
concezioni inconciliabili, quella del progressismo globalista e “dirittista”,
prevalente nelle élite, nelle grandi aree urbane, tra le donne in carriera, e
quella del radicamento nelle tradizioni civili, etiche, religiose, del popolo.
Sempre più, il conflitto è tra alto e basso, centro e
periferia.
Nullo, purtroppo, il dibattito sul modello liberal liberista.
Il
conflitto – ancora una volta – è interno al sistema.
Stavolta
hanno vinto i meno pericolosi, ma non è tempo di esultanza, bensì di prendere
slancio nella battaglia sui temi antropologici, civili, economici, finanziari,
dalla parte del popolo, delle classi medie e basse, i cui interessi sono
opposti a quelli del “capitalismo globalizzato tecno finanziario”.
La
soddisfazione maggiore – i lettori perdonino la malizia – è vedere i volti, le
espressioni, le reazioni stizzite, talora inconsulte, dei tifosi di Kamala, qui
e in America.
Non necessariamente i nemici del mio nemico
sono buoni e giusti, ma chi odia” The Donald” è nemico dei nostri principi e
dei nostri interessi.
Ci
rallegriamo per la sconfitta avversaria più che felicitarci con il vincitore.
Piuttosto che niente meglio piuttosto, diceva qualcuno.
Piuttosto che Harris, Obama, LGBT, woke, aborto
diritto universale, deep State, esportazione armata della democrazia, meglio il
ciuffo del vecchio Trump.
(Roberto
PECCHIOLI).
Mike
Adams: Trump e RFK Jr. non
sono sufficienti per prevenire
il
collasso dell'impero degli Stati Uniti.
Naturalnews.com
– (11/07/2024) - Kevin Hughes - ci dice:
Anche
gli uomini con le migliori intenzioni, come il presidente eletto Donald Trump e
Robert F. Kennedy Jr., non possono impedire l'eventuale collasso dell'impero
americano.
L'”Health
Ranger” Mike Adams ha emesso questo avvertimento durante una recente edizione
dell'"Health Ranger Report".
Anche se nuove persone vengono messe nel
governo federale sotto una seconda amministrazione Trump, l'impero degli Stati
Uniti è finito.
"Il
dollaro sta per crollare.
La
reputazione dell'impero degli Stati Uniti a livello globale è nella spazzatura.
L'impero degli Stati Uniti ha perso la sua superiorità morale, in parte
finanziando Israele.
Tutto
questo è collegato, ma anche dal fatto che l'impero degli Stati Uniti non è
stato un governo legittimo dai brogli elettorali del 2020", ha detto.
"E
quando tutto questo finirà – soprattutto quando la valuta degli Stati Uniti
diventerà irrilevante – entreremo in una fase di massiccia stampa di denaro,
iperinflazione, seguita dal collasso della valuta e dalla dissoluzione del
governo centralizzato di Washington, DC".
Durante
il suo primo mandato e la sua campagna elettorale che ha portato alla sua
seconda vittoria elettorale, Trump è stato un sostenitore del
"prosciugamento della palude" – smantellamento della burocrazia dello
Stato Profondo.
L'unico
modo per smantellarlo, tuttavia, è attraverso il totale definanziamento del
governo federale, cosa che accadrà in modo organico.
Ma Adams ha avvertito che Trump potrebbe
ritrovarsi presidente del nulla perché l'America potrebbe cadere a pezzi.
“Adams”
ha espresso la speranza che il presidente eletto non venga influenzato dai
falsari dello Stato Profondo e dai pugnalatori alle spalle come è successo
nella sua prima amministrazione.
Ha anche espresso ottimismo sul fatto che
Kennedy sarà messo in una posizione di autorità per scegliere le persone e
riformare le agenzie federali americane.
"E'
solo il collasso totale del sistema che porrà fine al regno del terrore
dell'Impero degli Stati Uniti. Ma [Kennedy] farà del suo meglio. Trump, credo,
farà del suo meglio".
La
fine del dollaro porrà fine al terrorismo dell'Impero degli Stati Uniti.
Secondo
Adams, l'impero degli Stati Uniti era solito correre in giro per il mondo
bombardando i paesi fino alla sottomissione e usando sanzioni economiche.
Ha funzionato come un impero del terrore e
della coercizione a livello globale per decenni, con le sue armi primarie che
sono la guerra valutaria, militare e dell'informazione.
Ma
ora, l'impero è giunto alla sua inevitabile fine, grazie al crollo del dollaro
USA.
(La fine dell'impero degli Stati Uniti e il suo
dollaro armato? I BRICS rappresenteranno la metà della produzione alimentare
globale quando nuovi Stati membri aderiranno l'anno prossimo).
Ha
sottolineato che l'America non sarà salvata dal governo perché il governo
crollerà in modo caotico e catastrofico.
Quel
giorno sta arrivando e sarà ricordato nella storia come il giorno della fine di
un impero del terrore, che è ciò che l'impero degli Stati Uniti è diventato.
Ma
l'Impero non se ne andrà dolcemente nella notte, poiché ha schierato i suoi
strumenti contro Kennedy e Trump.
I due uomini sono stati maliziosamente
attaccati, diffamati, censurati e perseguiti a un livello mai visto prima nella
storia dell'America.
"Le
burocrazie americane disprezzano RFK Jr. e Donald Trump, e questo da solo è un
buon motivo per cui questi due uomini meritano il nostro sostegno", ha
detto “Adams”.
(Collapse.news
è utile per ulteriori notizie sull'imminente crollo dell'impero statunitense).
L'”Health
Ranger” dove “Mike Adams spiega perché anche gli uomini con le migliori
intenzioni, come Trump e Kennedy, non saranno in grado di fermare il collasso
dell'America sottostante.
(“Health
Ranger Report” su Brighteon.com.)
Kamala
Harris ha sostenuto i
"diritti
dei trans" anche se il 60%
degli
americani si oppone all'”agenda transgender”.
Naturalnews.com – (06/11/2024) - Ava Grace –
ci dice:
Un
sondaggio ha rilevato che la maggioranza degli americani – il 60% – "si
oppone fortemente" all'"agenda transgender" del Partito
Democratico.
Nonostante
ciò, la vicepresidente Kamala Harris ha comunque condotto una forte campagna
per proteggere ed espandere i diritti dei transgender.
Nel
recente sondaggio condotto da Rasmussen su oltre 2.000 elettori tra il 22 e il
24 ottobre, il 65% ha espresso opposizione alle donne transgender che competono
nello sport con donne biologiche.
Di questo numero, il 50% ha dichiarato di
"opporsi fermamente" all'idea, mentre il 15% era "in qualche
modo contrario" all'idea.
Solo
il 25% degli elettori ha espresso sostegno per le donne transgender – uomini
biologici – in grado di competere negli sport femminili, con l'11% che ha
dichiarato di "sostenerlo fortemente" mentre il 14% ha dichiarato di
"sostenerlo in qualche modo".
Il
sondaggio ha anche rilevato che quando è stato chiesto loro se sostenevano
l'idea che gli uomini biologici che si identificano come transgender usino i
bagni delle donne, il 64% ha espresso opposizione.
Di questo numero, il 53% ha dichiarato di
"opporsi fermamente" all'idea, mentre l'11% ha dichiarato di
"opporsi in qualche modo" all'idea.
Quasi
il 30% dei probabili elettori intervistati ha espresso il proprio sostegno alla
possibilità per gli uomini transgender di utilizzare i bagni delle donne.
Di
questo numero, il 13% ha dichiarato di "sostenere fortemente" l'idea,
mentre il 16% ha dichiarato di "sostenerla in qualche modo".
Il
sondaggio ha anche rilevato che il 64% dei probabili elettori si oppone al
"finanziamento dei contribuenti per i trattamenti medici transgender".
Di
questi, il 52 per cento si "oppone fermamente" all'idea, mentre il 12
per cento "si oppone abbastanza".
Solo
meno del 30% esprime sostegno, con il 12% che afferma di "sostenere
fortemente" l'idea e il 16% che afferma di "sostenerla in qualche
modo".
La
campagna di Trump ha avvertito gli americani degli effetti negativi dell'agenda
transgender.
Nel
frattempo, il presidente eletto Donald Trump ha speso decine di milioni di
dollari in annunci politici incentrati su come l'agenda transgender influenzi
negativamente gli americani nelle settimane che precedono il giorno delle
elezioni.
Dal 1°
ottobre, i dati di “AdImpact” hanno rilevato che la campagna di Trump ha speso
quasi 20 milioni di dollari in spot televisivi che sono andati in onda oltre
55.000 volte avvertendo dell'espansione dell'agenda transgender sotto il
Partito Democratico.
(Un Democratico confuso di genere
ARRESTATO per aver detto che voleva sparare a Trump.)
In un
recente sondaggio, la maggior parte degli americani "si oppone
fermamente" all'agenda transgender del Partito Democratico secondo cui gli
uomini partecipano agli sport femminili e gli uomini usano i bagni delle donne.
Gli
analisti osservano che la campagna repubblicana contro il transgenderismo
potrebbe aver aiutato il partito a riguadagnare "un sostegno
cruciale" da parte degli elettori.
"Una
delle cose che si vedono nei focus group è che le mamme si arrabbiano
visibilmente su questo tema", ha detto Jim McLaughlin, un sondaggista del
GOP, in un'intervista al New York Times.
"È
una questione di equità. Non vogliono che le loro figlie perdano una borsa di
studio e non vogliono che si facciano male".
La
campagna di Trump sapeva che una frase su "tenere gli uomini fuori dagli
sport femminili" spesso riceve il maggior numero di applausi ai suoi
comizi.
"È
l'ultima cosa sulla Terra di cui vogliono parlare.
Quindi
ne parleremo per loro", ha detto “Chris La Civita”, co-responsabile della
campagna di Trump.
(Canale
Laura Lynn TV su “Brighteon.com”.)
Ecco
come potrebbe essere il piano
di
pace di Trump e perché
la
Russia potrebbe essere d'accordo.
Zerohedge.com
- Tyler Durden - scritto da Andrew Korybko via Substack – 7-11-2024 – ci dice:
Putin
potrebbe accettare di congelare il conflitto lungo la Linea di Contatto,
nonostante la precedente retorica contro questo scenario, nel caso in cui Trump
minacci di intensificare il conflitto come punizione se non lo fa.
L'impegno
di Trump di risolvere il conflitto ucraino in 24 ore non è realistico, ma
inevitabilmente proporrà un piano di pace ad un certo punto, sollevando così
domande su come sarebbe e se la Russia sarebbe d'accordo.
Molto
probabilmente, cercherà di congelare il conflitto lungo la Linea di Contatto
(LOC), ovunque si trovi entro quella data, poiché non ci si aspetta che
costringa l'Ucraina a ritirarsi dalle regioni i cui confini amministrativi sono
rivendicati dalla Russia nella loro interezza.
Né ci
si aspetta che la Russia ottenga il controllo su di loro nel momento in cui
verrà fatta la proposta di Trump.
Non ha
ancora rimosso le forze ucraine dal Donbass, che è al centro delle sue
rivendicazioni, e quindi è improbabile che catturi la città di “Zaporozhye”, le
aree omonime sul lato del fiume Dnepr, né le suddette terre adiacenti della
regione di Kherson.
Potrebbe
guadagnare un po' più di territorio se “Pokrovsk” venisse catturata, ma gli
Stati Uniti potrebbero pericolosamente "intensificare la
de-escalation" per fermare una corsa sul fiume se l'Ucraina venisse
sconfitta.
Ciò
potrebbe assumere la forma di minacciare un intervento convenzionale della NATO
se esiste la volontà politica di innescare una crisi di “brinskmanship” in
stile cubano, le cui probabilità aumenterebbero notevolmente se la Russia
facesse una qualsiasi mossa in questo scenario per attraversare il Dnepr e
quindi rischiare il collasso del progetto ucraino di quel blocco.
Comunque
sia, non ci si aspetta una simile corsa sul fiume, con il massimo che la Russia
potrebbe fare è assediare la città di “Zaporozhye”, ma anche questo potrebbe
non materializzarsi nel momento in cui Trump condividerà il suo piano di pace.
Alla
Russia sarà quindi quasi certamente chiesto di congelare il conflitto lungo la “LOC,”
anche se senza revocare le sue rivendicazioni territoriali proprio come non
farà nemmeno l'Ucraina, sotto la minaccia di Trump di aumentare il sostegno
militare all'Ucraina se il Cremlino si rifiuta di cessare le ostilità.
Questa
previsione si basa sul rapporto dell'estate scorsa secondo cui alcuni dei suoi
consiglieri hanno suggerito che lo facesse proprio come punizione per la Russia
che ha stroncato qualsiasi piano di pace che alla fine le offrisse.
Considerando
la sua personalità dura e la sua propensione a "intensificare per ridurre
l'escalation" alle sue condizioni se si sente mancato di rispetto, cosa
che ha flirtato con la Corea del Nord durante il suo primo mandato come tattica
negoziale, ci si aspetta quindi che rispetti il suddetto suggerimento in tal
caso.
Dato
il consumato pragmatismo di Putin, come lui intende il suo stile e la sua
avversione per le escalation, potrebbe benissimo conformarsi, ma potrebbe anche
chiedere a Trump di costringere Zelensky a fare concessioni per facilitare
questo.
Questi
potrebbero includere l'abrogazione dell'emendamento costituzionale del 2019 che
rende l'adesione alla NATO un obiettivo strategico, la promulgazione di una
legislazione che la Russia considera per promuovere i suoi obiettivi di
denazificazione, il congelamento di ulteriori spedizioni di armi in Ucraina e
la creazione di una zona cuscinetto all'interno di una parte del territorio
ucraino.
Nell'ordine
in cui sono stati menzionati, il primo sarebbe superficiale dopo che la serie
di garanzie di sicurezza di quest'anno tra l'Ucraina e diversi paesi della NATO
l'ha già resa un membro de facto del blocco.
Per
spiegare, tutti comportano l'impegno a riprendere il loro attuale sostegno
militare all'Ucraina se il suo conflitto con la Russia si riaccenderà alla sua
fine finale, e questo stesso sostegno si allinea probabilmente con l'articolo 5
della NATO.
Contrariamente
alla percezione popolare, non li obbliga a inviare truppe, ma solo a fornire
tutto il supporto che ritengono necessario per aiutare gli alleati sotto
attacco.
Questo
è ciò che stanno già facendo, ma la Russia non ha mai intensificato la
escalation in risposta a ciò che è sancito dai loro accordi militari
bilaterali.
Per
quanto riguarda la seconda concessione speculativa che Putin potrebbe chiedere
a Trump di costringere Zelensky a fare, il leader americano di ritorno e la sua
squadra non hanno mai segnalato alcun interesse ad aiutare la Russia a
denazificare l'Ucraina, e costringerla a promulgare una legislazione potrebbe
essere vista come una cattiva ottica all'estero.
Dal momento che la Russia non può costringere
l'Ucraina a farlo, quel particolare obiettivo dell'operazione speciale rimarrà
probabilmente insoddisfatto, nel qual caso probabilmente non verrebbe più
discusso molto dai funzionari e dai media.
Passando
al terzo, Trump probabilmente non accetterebbe di congelare le spedizioni di
armi in Ucraina, ma potrebbero naturalmente essere ridotte mentre rifocalizza
le priorità militari americane sul contenimento della Cina in Asia invece di
continuare a contenere la Russia in Europa.
A questo proposito, il suo piano per
incoraggiare i membri della NATO ad assumersi maggiori responsabilità per la
loro difesa è già in fase di attuazione sotto Biden, come già spiegato , e
potrebbero continuare le spedizioni di armi anche se gli Stati Uniti riducono
le proprie.
Anche
così, la riduzione potenzialmente naturale delle spedizioni di armi
statunitensi in Ucraina potrebbe essere interpretata come un parziale
adempimento dell'obiettivo di smilitarizzazione della Russia, così come
qualsiasi zona cuscinetto che Trump potrebbe accettare di costringere l'Ucraina
a ritagliarsi sul proprio territorio per impedirle di bombardare le città
russe.
Questo sarà difficile da vendere per Putin, e
Trump potrebbe essere messo sotto pressione dallo "stato profondo" (i membri
permanenti delle burocrazie militari, di intelligence e diplomatiche degli
Stati Uniti)
per resistere, ma non si può nemmeno escludere.
La
ragione di questo cauto ottimismo è perché fornirebbe alla Russia un mezzo per
"salvare la faccia" per congelare il conflitto nonostante non
raggiunga i suoi obiettivi massimi, invece di rischiare una crisi di rischio
simile a quella cubana, rifiutando la proposta di Trump di "salvare la
faccia" in patria e all'estero.
Trump
non farebbe minacce inutili e certamente non lascerebbe che Putin scoprisse il
suo bluff, anche se fosse così, quindi ci si aspetta che vada fino in fondo con
l'armamento dell'Ucraina fino ai denti se il suo accordo di pace fallisce.
Detto
questo, ha anche fatto una campagna per porre fine al conflitto ucraino, e
personalmente preferirebbe ricostituire le scorte esaurite dell'America in
parallelo con l'armare i suoi alleati asiatici fino ai denti contro la Cina,
invece di continuare ad armare l'Ucraina e rischiare una grave crisi con la
Russia.
Il suo
focus sino-centrico sulla Nuova Guerra Fredda è condiviso da una minoranza
dello "stato profondo", la maggior parte dei quali vuole continuare a
dare priorità al contenimento della Russia in Europa rispetto a quello della
Cina in Asia, ma che finora non ha mai avuto un'escalation sconsiderata con la
Russia.
In
effetti si sono intensificati, ma questo è sempre stato preceduto dal segnalare
la loro intenzione di farlo (ad esempio attraverso la fornitura di varie armi)
molto prima che ciò accadesse, dando così alla Russia abbastanza tempo per
calcolare una risposta invece di rischiare una "reazione eccessiva"
che potrebbe sfociare in una guerra con la NATO.
Questi falchi anti-russi potrebbero quindi
accettare a malincuore qualsiasi zona cuscinetto che Trump potrebbe accettare
se evitasse un'escalation potenzialmente incontrollabile come quella che
potrebbe minacciare di fare se la Russia non accettasse il suo accordo.
Gli
elementi sovversivi dello "stato profondo" potrebbero anche cercare
di provocare una tale escalation al fine di evitare quello scenario di zona
cuscinetto o qualsiasi altro che considerano concessioni inaccettabili alla
Russia, che rimane un rischio prima e dopo il suo insediamento, ma chiaramente
non è lo scenario preferito dalla loro fazione.
A questa conclusione si arriva ricordando
l'osservazione di cui sopra su come abbiano sempre segnalato le loro intenzioni
di escalation con largo anticipo, almeno per evitare una grande escalation.
Anche
se Trump non dovesse soddisfare nessuna delle richieste speculative di Putin di
aiutare quest'ultimo a "salvare la faccia" congelando il conflitto
nonostante non abbia raggiunto gli obiettivi massimi del suo paese nel
conflitto, potrebbe sempre far penzolare la carota di un alleggerimento
graduale delle sanzioni del tipo proposto da” Richard Haass” all'inizio di
questa settimana.
L'ex
presidente dell'influente “Council on Foreign Relations” ha suggerito che ciò
potrebbe incoraggiare il rispetto di un cessate il fuoco da parte della Russia,
ed è possibile che Putin possa essere d'accordo.
L'economia
russa ha resistito al regime di sanzioni senza precedenti dell'Occidente, ma i
grandi piani della Russia per creare istituzioni finanziarie alternative e
orientarsi verso il non-Occidente non hanno avuto lo stesso successo.
Questa
analisi su come l'ultimo vertice BRICS non abbia ottenuto nulla di tangibile,
sottolinea come nessuna delle ambiziose iniziative di questa associazione sia
stata implementata.
Ha
anche collegamenti ipertestuali alla prova che la “New Development Bank” con
sede in Cina e la “SCO Bank” rispettano sorprendentemente le sanzioni
statunitensi.
Inoltre,
"i problemi di pagamento provocati dagli Stati Uniti da Russia e Cina
hanno colto di sorpresa la maggior parte degli entusiasti dei BRICS"
all'inizio di settembre, dopo che “RT “ha pubblicato un'analisi su questo
sviluppo politicamente scomodo, che mostra che il fulcro cinese dei grandi
piani della Russia non è pienamente d'accordo con essi.
C'è anche il fatto altrettanto scomodo che il
perno della Russia verso il “non-Occidente” consiste per lo più solo nella
vendita di risorse a tali paesi e deve ancora diventare qualcosa di più
significativo.
Di
conseguenza, non sarebbe sorprendente se Putin apprezzasse le promesse di un
graduale alleggerimento delle sanzioni in cambio dell'accettazione di congelare
il conflitto lungo la” LOC”, non importa quanto deludente possa essere la fine
della sua operazione speciale agli occhi dei suoi sostenitori più zelanti.
Dopotutto,
il mese scorso il ministro degli Esteri “Lavrov ha detto a un gruppo di
ambasciatori che la Russia chiede "la revoca delle sanzioni occidentali
anti-russe", quindi è chiaramente nella mente del Cremlino,
indipendentemente da ciò che affermano i suoi responsabili della percezione.
Anche
se Trump facesse tali promesse, tuttavia, mantenerle sarebbe difficile dal
momento che molte delle sanzioni anti-russe dell'America sono codificate in
legge dopo essere state votate dal Congresso.
Potrebbero
essere d'accordo con qualsiasi richiesta di revoca, ma potrebbero anche non
farlo, mettendo così i bastoni tra le ruote ai piani della Russia.
Gli
Stati Uniti non possono nemmeno costringere l'UE a revocare le rispettive
sanzioni, e paesi anti-russi come la Polonia e gli Stati baltici potrebbero
creare ostacoli alla ripresa del commercio con la Russia se i legami dell'UE
con essa si sciogliessero.
Se
dovessero essere attuate, anche se solo in parte, con successo anche se solo in
parte, Trump potrebbe rivendicare una vittoria nel "disunire" Russia
e Cina, come ha promesso di fare, anche se il commercio di queste due parti
continua a crescere (soprattutto attraverso l'importazione di risorse cinesi e
la sostituzione dei prodotti occidentali persi sugli scaffali russi).
Su
questa base, potrebbe anche vendere questa proposta di alleggerimento graduale
delle sanzioni ai falchi anti-russi dello "Stato profondo" e agli europei, per assicurarsi il loro sostegno e
deviare dalle accuse secondo cui lo sta facendo come un favore a Putin.
Riflettendo
sull'intuizione che è stata condivisa in questa analisi, il piano di pace di
Trump non dovrebbe avere sorprese, né sarebbe sorprendente se la Russia lo
accettasse per le ragioni che sono state spiegate.
Gli
Stati Uniti hanno le carte in mano e accetteranno solo le concessioni
speculativamente richieste da Putin al fine di rendergli più facile
"salvare la faccia" per congelare il conflitto nonostante non abbia
raggiunto i suoi obiettivi massimi. Nessuno dei due vuole una grande
escalation ed entrambi sono stanchi di questa guerra per procura, quindi un
accordo del genere potrebbe funzionare.
Sarà
quindi interessante vedere come la retorica dei funzionari russi e del loro ecosistema mediatico globale potrebbe cambiare man mano che
trapelano notizie su ciò che Trump ha in mente esattamente.
Lui e la fazione minoritaria dello "Stato
profondo" che lo sostiene sono motivati dal loro desiderio di
"tornare in Asia" al fine di contenere più muscolosamente la Cina, da
qui il loro interesse a concludere questa guerra per procura.
Per
quanto riguarda la Russia, sta cominciando a rendersi conto che un compromesso
di qualche tipo è inevitabile e deve quindi preparare l'opinione pubblica.
Naturalmente
potrebbe accadere qualcosa di inaspettato per cambiare completamente questa
analisi, come
se i falchi di entrambe le parti convincessero i rispettivi presidenti a
raddoppiare il conflitto, ma gli argomenti addotti in esso spiegassero in modo
convincente gli interessi di ciascuna parte, in particolare della Russia.
Se
tutto si svolge più o meno come è scritto, allora gli osservatori possono
aspettarsi un "Grande reset dei media/percezione" in termini di narrativa della
Russia nei confronti del conflitto, che sarebbe necessario per facilitare
qualsiasi compromesso Putin possa fare.
Elon
Musk, la figlia transgender” Vivian Wilson” vuole lasciare il Paese dopo la
vittoria di Trump: «Non vedo il mio futuro negli Stati Uniti».
Msn.com – Il Messaggero - Storia di Redazione
Web – (7-11-2024) – ci dice:
Elon
Musk, la figlia transgender “Vivian Wilson” vuole lasciare il Paese dopo la
vittoria di Trump: «Non vedo il mio futuro negli Stati Uniti».
“Vivian
Jenna Wilson”, figlia transgender del magnate Elon Musk, ha dichiarato di voler
lasciare gli Stati Uniti dopo la recente vittoria di Donald Trump alle elezioni
presidenziali.
La
giovane, di 20 anni, ha reso noto il suo pensiero tramite un post su “Threads ”,
spiegando che la conferma della rielezione di Trump l’ha spinta a riflettere
sul suo futuro fuori dal Paese.
«Non
vedo il mio futuro negli Stati Uniti» ha scritto, criticando il clima politico
e le tensioni crescenti verso la comunità lgbtq+.
Il
rapporto tra Musk e Vivian.
Wilson
aveva già tagliato i ponti con il padre nel 2022, quando aveva chiesto
ufficialmente il cambio di nome e genere.
Da allora, il loro rapporto è diventato sempre
più teso, con accuse reciproche apparse sui social media di entrambi.
Musk,
noto sostenitore di Trump, ha dichiarato in diverse interviste di ritenere che
la rottura con la figlia sia stata causata dall’influenza dei «neo-marxisti»
nelle scuole d’élite che frequentava, sostenendo che questa «ideologia woke»
("stare allerta" nei confronti delle ingiustizie sociali o razziali)
abbia trasformato la giovane in una comunista radicale.
Durante
un’intervista con il biografo “Walter Isaacson”, Musk ha attribuito in
particolare la colpa alla” Cross roads School for Arts & Sciences” di Santa
Monica, definendola un «nido di ideologia woke».
Inoltre, in un’altra apparizione pubblica con “Jordan
Peterson”, ha affermato di aver «perso» sua figlia, sostenendo che Wilson «era morta» proprio a
causa della nuova ideologia figlia del “movimento Black Lives Matter” e vicina
ai valori del partito democratico.
Lo
scambio di accuse.
Da
parte sua, “Wilson” ha risposto con dure critiche verso il padre, descritto in
un’intervista come «freddo» e «crudele».
Ha inoltre respinto le accuse di Musk di
essere stato «ingannato» in merito al percorso di transizione della figlia,
condividendo invece episodi della sua infanzia in cui sostiene di essere stata
trattata duramente per i suoi modi femminei.
«Non è stato affatto ingannato» ha detto
Wilson, precisando che Musk era pienamente consapevole delle scelte mediche a
cui avrebbe voluto sottoporsi la giovane.
Intanto,
Musk è emerso come uno dei principali sostenitori della campagna di Trump,
donando circa 120 milioni di dollari a un super PAC pro-Trump.
Questa alleanza ha segnato un cambiamento
radicale per Musk, che solo pochi mesi fa si era dichiarato neutrale sulle
elezioni.
In un
discorso recente a “Butler”, Pennsylvania, Musk si è dichiarato «non solo MAGA,
ma un MAGA oscuro», ricevendo applausi dalla folla.
Le
conseguenze delle elezioni:
note
sul “Grande Riallineamento”.
Comedonchisciotte.org
– CptHook – (8 Novembre 2024) – Simplicius 76 – substack.com – Simplicius the Thinker - Elezioni USA - Vincite di
ciascuno per contee – ci dice:
Alcune
riflessioni post-elettorali sono doverose.
Vi
invito a leggere il mio precedente articolo “As we stare down the precipice,
final ruminations” soprattutto perché la previsione esposta nell’incipit si è
dimostrata finora accurata, in quanto la vittoria di Trump ha provocato un
tangibile riallineamento e un esame di coscienza sulla Sinistra, per cui le
previsioni rimanenti possono avere una risonanza particolare.
Vorrei
tuttavia indicarvi un paio di importanti conclusioni da trarre dal risultato
elettorale. Ecco quella che io ritengo la più importante di tutte:
Le
elezioni hanno dimostrato una cosa:
lo “Stato profondo” e i poteri ostili nascosti noti
come “globalisti”, che tramano dietro le quinte e gestiscono segretamente il
Paese, non sono onnipotenti.
Possono chiaramente essere sconfitti quando il
popolo è abbastanza stufo.
In
questo ciclo elettorale hanno provato praticamente di tutto e nessuno dei loro
metodi precedenti è stato sufficiente a truccare e rubare le elezioni per il
loro candidato.
Dai
presunti casi di manipolazione delle macchine per il voto elettronico
attraverso “anomalie” delle macchine, alla raccolta delle schede elettorali, ai
falsi sondaggi e ed inchieste, ai risultati di ricerca truccati su Google e
altrove, fino a quello più grande:
l’invasione
di massa di immigrati clandestini per installare un regime di voto
pro-democratici permanente in perpetuo.
Niente di tutto ciò ha funzionato, e Trump ha
comunque vinto con una massiccia valanga repubblicana.
I
repubblicani hanno vinto il Senato e, al momento in cui scriviamo, si stanno
avviando a vincere anche la Camera, con più seggi in ognuno di essi.
Il fatto che i repubblicani controllino ogni
ramo del governo potrebbe dare a Trump carta bianca per fare gran parte delle
pulizie domestiche che ha promesso:
Rep_vs_Dem:
L’altro
grande elefante nella stanza messo a nudo da queste elezioni è il fatto ormai
innegabile e irrevocabile che il [successo elettorale di Biden nel] 2020 è
stato di fatto rubato:
DemVote_vs_RepVote:
Proprio
così, ecco le cifre del conteggio totale dei voti dei Democratici nelle ultime
sei elezioni:
2004
Kerry – 59 milioni
2008
Obama – 69,5 milioni
2012
Obama – 65,9 milioni
2016
Clinton – 65,9 milioni
2020
Biden – 81,3 milioni
2024
Harris – 66,4 milioni
Notate
qualcosa?
La
prima vittoria di Obama è stata un grande risveglio nazionale “trasformativo”:
anche i repubblicani devono ammettere che la campagna elettorale del 2008 è
stata “speciale” e che Obama aveva portato un nuovo tipo di energia e di influenza,
un cambiamento culturale segnalato dall’ormai famoso manifesto “Hope” che ha
catturato una sorta di zeitgeist storico:
Hope_poster:
E i
numeri lo dimostrano:
il
voto del 2008 ha registrato un’affluenza record di 69,5 milioni per Obama.
La
campagna di Harris per il 2024 ha speso la cifra record di 1 miliardo di
dollari, senza neppure riuscire almeno ad avvicinarsi alla “religiosa”
affluenza di Obama alla prima elezione, per non parlare dei “miracolosi”
(leggi: anomali) 81,3 milioni di voti di Biden.
Harris_funding:
Non è
matematicamente possibile che Biden abbia avuto un’affluenza così anomala e da
record, eclissando entrambi i candidati democratici precedenti e successivi.
Per la
cronaca, Steve Bannon ha ora dichiarato che non lasceranno cadere la questione
e perseguiranno la verità e tutti i rimedi (leggi: vendetta?) per ciò che è
stato perpetrato nel 2020.
Quindi,
l’altra grande domanda:
come ha perso l’“establishment”, esattamente?
Se
avevano il loro piano a prova di bomba di milioni di nuovi immigrati, eccetera,
cosa è andato storto esattamente per loro?
Sembra
che la squadra di Trump abbia effettivamente preparato il terreno per gli
imprevisti.
Un
membro del suo team ha affermato che un esercito di “500 avvocati per Stato” è
sceso in campo ieri sera per controllare tutte le irregolarità e, in effetti,
sembra che abbia persino contrastato diversi “tentativi” nello stile del 2020.
Per
esempio, non solo sono state segnalate “irregolarità” in tutti gli stati, per
lo più di minore entità, come giochini con gli orari di voto, funzionari che si
sono presentati in ritardo o macchine che si sarebbero guastate in contee per
lo più rosse, ma c’è stato anche questo nella contea di Centre, in PA:
Llegal_win:
Probabilmente
non lo sapremo mai con certezza, ma sembra che lo RNC (Republican National
Committee) e il team di Trump fossero molto più preparati a gestire tutti i
trucchi e gli espedienti.
L’assenza
di protocolli COVID ha chiaramente ovviato a molte delle truffe delle schede
postali dell’ultima volta, ma resta un po’ un mistero il motivo per cui le
decine di milioni di nuovi immigrati clandestini non abbiano influenzato
massicciamente le elezioni nel modo previsto.
In realtà, forse hanno fatto oscillare il
risultato molto più di quanto si sappia, ma semplicemente perché Kamala è così
impopolare che non sono riusciti nemmeno a portarla vicino al traguardo.
Forse,
senza il voto degli illegali, sarebbe arrivata a 30-40 milioni di voti invece
che a 65 milioni.
Ci
sono alcune prove circostanziali a sostegno di questa tesi: secondo questo
grafico, Kamala ha vinto solo negli Stati in cui non era richiesta la carta
d’identità:
Harris_vs_trump:
Suggestivo,
non vi pare?
Il
2024 è stato pubblicizzato come [anno con] “un’affluenza record” per
un’elezione che entrambe le parti sapevano essere più critica e cruciale che
mai, eppure il totale dei voti espressi è stato minimo rispetto a un’elezione
tenutasi durante la peggiore pandemia sanitaria di diverse generazioni:
Bbellwether_counties:
Anche
le contee “bellwether” evidenziano chiaramente la frode del 2020.
Dove
c’è fumo, c’è fuoco.
Nel
mio pezzo citato prima parlavo del grande cambiamento che sta avvenendo. Tutti
hanno iniziato a vederlo, la finestra di Overton si sta aprendo, il potere
della cancellazione e della “demonetizzazione” si è ritirato e sta diventando
sempre più accettabile parlare di argomenti prima proibiti.
Sulla
scia delle elezioni di ieri sera, anche i media mainstream stanno iniziando a
rendersi conto delle proprie carenze e dell’ampio divario di comprensione tra
loro e il paese America che ha portato a questo risultato.
“Scott
Jennings” della CNN l’ha sintetizzato al meglio in un cupo momento di
riflessione allo specchio, molto poco caratteristico per un network così
virulento.
Ha
centrato il punto: ieri sera Trump ha vinto il voto popolare e non solo i
collegi elettorali. Questo è stato un enorme schiaffo alle previsioni degli
organi dell’establishment, come quelle del CFR il giorno stesso del voto:
Si
noti come avevano preriscaldato il forno per arrostire Trump proprio con
un’accusa da cui invece si è brillantemente liberato.
Allo
stesso modo, anche “Brian Stelter” della CNN si è mostrato auto-riflessivo e
penitente:
Media_credibility:
(cnn.com/2024/11/06/media/trump-reelection-media-credibility-trust/index.html”
Nel
pezzo, Stelter scrive:
Una
citazione contenuta in un recente articolo di una rivista di New York ha
incanalato questa domanda.
La
citazione, proveniente da un anonimo dirigente televisivo, è stata diffusa sui
social media mercoledì mattina:
“Se
metà del Paese ha deciso che Trump è qualificato per essere presidente,
significa che non legge nessuno di questi media e che abbiamo perso
completamente il pubblico”, ha detto il dirigente.
“Una
vittoria di Trump significa che i media mainstream sono morti nella loro forma
attuale.
E la
domanda è: come sarà dopo?”.
Il
dirigente continua ad insistere sull’ammessa disconnessione di cui i media
mainstream di sinistra hanno goduto da quando è iniziata l’era dello
sputtanamento di Trump, anche se, purtroppo per lui, non riesce mai ad agganciare
completamente il treno alla stazione e finisce per concludere con alcuni luoghi
comuni che mettono in evidenza proprio gli specchi su cui ha cercato di
arrampicarsi.
Oggi,
ovunque ci si giri, gli opinionisti del mainstream si affannano in questa
dolorosa ricerca interiore, chiedendosi: “Dove abbiamo sbagliato?”.
“Chuck
Todd”, per esempio, ammette a malincuore che Trump ha trattato gli ispanici
come normali lavoratori, mentre i democratici li hanno trasformati in pedine
identitarie con un messaggio piatto e offensivo, utilizzando espressioni come
“LatinX” che in realtà non risuonano con la maggioranza di loro.
Persino
“Morning Joe” Scarborough di MSNBC si è scatenato contro la politica
dell’identità, dichiarando giustamente che qualcosa è andato storto nel Paese:
i figli di un suo amico, in età universitaria,
riferiscono di essere terrorizzati anche solo dall’alzare la mano a scuola,
perché la mancanza di libertà di pensiero è diventata così grave.
La politicizzazione di ogni questione ha
creato un ambiente repressivo che persino gli irriducibili anti-Trump citano
come problema centrale nell’attuale Grande Svolta dell’America.
L’auto-riflessione
e l’esame di coscienza sono stati evidenti in tutti i principali organi di
informazione.
La prima pagina del “NY Times” annunciava una
svolta nazionale, evocando una “rivolta populista contro la visione che l’élite
ha degli Stati Uniti”.
Trumps_america:
Improvvisamente,
tutti gli organi dell’establishment stanno prendendo coscienza di sé e
ammettono apertamente l’ampio scollamento che la classe d’élite ha permesso che
si creasse tra loro e la gente comune.
L’esempio
più illustrativo è stato il conteggio di Washington D.C., che ha mostrato
quanto sia distaccata la casta della “Tangenziale” (gergale per Washington,
N.d.T.) dal sentimento nazionale:
Vincite
di ciascuno per contee.
Altri
importanti opinionisti hanno preso nota, con il titolo di” Matt Taibbi “come
esempio principale:
Un
gigantesco asteroide elettorale colpisce la classe intellettuale americana, che
non se ne accorge
Naturalmente,
non tutti i media mainstream sono stati costretti a un pentimento aperto.
Molti
hanno continuato ad aggrapparsi alle vecchie tradizioni di incolpare il
razzismo e il bigottismo, con un’arringa di “View” che ha definito i risultati
delle elezioni un “referendum sul risentimento culturale in questo Paese” perché, secondo lei, una “donna nera sposata con un uomo
ebreo” è stata rifiutata come candidata dall’elettorato di Trump.
L’atto
d’accusa più divertente, tuttavia, è stato pubblicato una settimana prima delle
elezioni dalla prestigiosa rivista francese “Nouvel Obs”, che ha definito in modo esilarante
l’ascesa di Trump come la vendetta del Sud americano per la guerra civile che
covava da tempo, e per giunta su scala planetaria!
French_titles:
(nouvelobs.com/monde/20241030.OBS95675/patrick-weil-the-trumpist-project-is-the-revenge-of-the-south-projected-on-a-planetary-scale.html)
Cercate
di non sghignazzare:
Secondo
lo storico, il candidato repubblicano alla Casa Bianca rappresenta un’America
che non ha ancora fatto i conti con la vittoria del Nord nella guerra civile
americana.
Con il
miliardario Elon Musk al suo fianco, intende proiettare questa visione di
maschi bianchi e cristiani in tutto il mondo.
È una
sorta di Jihad razzista in stile Dixieland, simile alla visionaria “Pace d’oro”
di Dune che richiedeva la distruzione dell’universo secondo la profezia di
Muad’Dib.
È semplicemente incredibile fino a che punto
si spingano nel contorcere un calcolo sociologico ed economico molto semplice.
È
difficile credere che non si tratti di uno sfottò, per di più proveniente da
uno dei principali giornali politici di Parigi:
Semplicemente
non riescono a capire come una depressione storica e un’economia devastata,
un’erosione senza precedenti dei diritti, delle libertà civili e della libertà
di parola, così come la distruzione del futuro di un’intera generazione – la
generazione Z – prevalgano su – senza usare un gioco di parole (nel testo
‘trump’ frustrare, mandare a pallino, N.d.T.)- la singola questione
dell’aborto, che in realtà non interessa a nessuno.
L’ultimo
punto ci porta a considerare ciò che viene dopo, come ho descritto nel pezzo
originale sopra citato:
i
Democratici hanno ancora la sentenza posticipata del 26 novembre per il
processo penale di Trump, così come le minacce di “Jamie Raskin” di utilizzare
la Sezione 3 del 14° Emendamento per impedire a Trump di essere certificato e
insediato.
Uno dei problemi, tuttavia, è che questa volta Trump
ha vinto il mandato del popolo, il voto popolare;
sarà quindi difficile per i suoi nemici
portare avanti i loro piani, dato che non c’è alcuna giustificazione per
sostenere che sia illegittimo quando la maggioranza del Paese ha effettivamente
votato per lui, a differenza del 2016, quando Hillary ha effettivamente vinto
il voto popolare ma ha comunque perso nei collegi elettorali.
Tuttavia,
alcuni esponenti dell’establishment sembrano sperare che la situazione sfoci
nella violenza;
il New Yorker ha pubblicato questo articolo un giorno
fa:
Questi
portavoce dell’establishment continuano a cercare disperatamente di dipingere
gli americani del paese America come “l’altro”, quelli che sono cambiati o
hanno perso il contatto con l’anima della nazione, in qualche modo “corrotti”
nelle loro tane di folletti degli Appalachi, come in una caricatura del Signore
degli Anelli.
In
realtà, chiunque sia sano di mente sa che è il contrario: Il nucleo centrale di
Trump è costituito dai “left-behinds” (letteralmente i “lasciati indietro”,
N.d.T.), coloro che si sono piegati come canne al vento mentre il mostruoso
tornado della sinistra si abbatteva, radendo al suolo i pilastri culturali del
Paese, spostando i paletti e rovesciando gli status quo.
Ma ora
il barile è stato scoperchiato e il popolo è stato vaccinato contro i trucchi
più scadenti dell’establishment, che hanno esaurito la propria spinta.
Per questo motivo ho scritto nel pezzo precedente che
le cose sono destinate a cambiare notevolmente, non perché Trump sia una figura
messianica in sé, ma perché è arrivato nel momento culminante in cui la
pressione ha raggiunto il massimo da sola; sta semplicemente creando il
condotto per il vasto cambiamento oceanico che si è già gonfiato sotto la
superficie per anni.
Ha la
possibilità di fare cambiamenti radicali perché non ha più nulla da perdere:
è il suo ultimo mandato, è vecchio e già
miliardario, è stato demonizzato all’estremo e la sua reputazione è già stata
macchiata dai Democratici, il che include arresti e reati tangibili;
oltre a tutto questo, ha il pieno mandato del
popolo con il voto popolare e quello che sembra un controllo totale e senza
precedenti di ogni ramo del governo con una piena svolta rossa.
Si
tratta di una tripletta, un momento storicamente raro in cui può andare fino in
fondo e paralizzare generazionalmente lo Stato profondo, riformando al contempo
l’intero sistema;
se
volesse, potrebbe anche creare in un vero e proprio cesarismo, ma questa è
un’altra storia.
Come
minimo potrebbe imitare Milei nell’estirpare tutte le inutili erbacce dalle
agenzie governative.
Come
esempio “dell’effetto indiretto” menzionato in precedenza, grandi cambiamenti
stanno già avvenendo nel mondo semplicemente grazie alla pura inerzia della
vittoria di Trump.
Per
esempio, poche ore dopo la vittoria di Trump, il governo tedesco ha iniziato a
crollare sotto Scholz:
Scholz_”politico”.
(politico.eu/article/germany-coalition-government-collapse-olaf-scholz-finance-minister-christian-lindner/).
“Politico”
afferma che non si tratta di una semplice coincidenza:
la
vittoria di Trump ha lasciato l’élite tedesca molto scossa per le ripercussioni
che le politiche di Trump potrebbero avere sulle industrie tedesche già
devastate.
La
rinnovata instabilità politica in Germania è arrivata poche ore dopo la netta
vittoria di Donald Trump alle elezioni americane, un risultato che ha stupito i
leader politici tedeschi, che dipendono dalla potenza militare americana per la
difesa del Paese e temono che le politiche tariffarie di Trump ostacolino
l’industria tedesca.
Si
prevede che la vittoria di Trump metterà sotto forte pressione la più grande
economia europea.
Un’analisi dell’Istituto Economico Tedesco
(IW) stima che una nuova guerra commerciale potrebbe costare alla Germania 180
miliardi di euro nei quattro anni di mandato di Trump.
Molti
in Germania avevano sperato che la vittoria di Donald Trump alle elezioni
americane avrebbe costretto la coalizione a rimanere unita per il timore che il
presidente entrante avrebbe dato filo da torcere alla più grande economia
europea.
Lo
stesso Scholz si è lanciato in un discorso televisivo non programmato in cui ha
confermato l’importanza di Trump sugli eventi in corso invocando le elezioni:
Come
ho detto nell’altro articolo, si tratta di aprire il vaso di Pandora:
La vittoria di Trump romperà “l’incantesimo
globalista, incoraggiando i governi di tutto il mondo a sfidare le politiche di
Blob, portando a molti altri crolli e a un ulteriore aumento delle fazioni di
destra in Europa.
I temi proibiti, come l’immigrazione, le
questioni sociali e identitarie, ecc. diventeranno sempre più centrali quando
la diga si romperà del tutto e le élite saranno costantemente costrette sulla
difensiva.
Nei
prossimi giorni discuteremo più dettagliatamente le implicazioni della vittoria
di Trump.
Per
ora, è sufficiente sapere che potrebbe essere l’ultimo colpo sparato in una
rivoluzione globale in corso che potrebbe portare a ridisegnare il quadro
globale entro il 2030 o giù di lì.
Nel
frattempo, vi lascio con le parole non convenzionali dell’eminente economista “Sergei
Glazyev” per l’occasione:
Sergey
Glazyev
Gli
struzzi stanno scappando, la Pax Americana sta finendo.
La setta di Leo Strauss, che governava gli Stati Uniti
e progettava di instaurare una dittatura mondiale di pochi eletti, sta perdendo
le elezioni.
Anche lo Stato profondo degli Stati Uniti non
ha scelta:
una
ripetizione della falsificazione porterà a una guerra civile e al collasso del
Paese.
Negli
Stati Uniti stanno salendo al potere i pragmatici che riconoscono la
transizione verso un nuovo ordine economico mondiale.
La strategia di Brzezinski di sconfiggere la Russia,
distruggere l’Iran e isolare la Cina, come previsto ha solo rafforzato la Cina,
che è diventata un leader globale.
Insieme
all’India, formerà un nuovo centro bipolare del nuovo sistema economico
mondiale.
Gli Stati Uniti possono integrarsi in esso
come altro centro dell’economia mondiale se abbandonano l’imperialismo e
fermano la guerra ibrida globale.
È
nell’interesse nazionale degli Stati Uniti che Trump liberi gli Stati Uniti
dalla setta dello struzzo [straussiana] che li ha appesantiti.
Per
allineare le politiche di Washington all’interesse nazionale degli Stati Uniti
è necessario avvelenare l’Europa e far cadere i regimi traditori antiumani di
Germania e Francia.
Come
avevamo previsto, la guerra ibrida mondiale, iniziata dall’élite
finanziario-potenziale statunitense per il dominio del mondo nel 2001 con l’attacco dei servizi segreti
americani alle Torri Gemelle di New York, finirà l’anno prossimo con il
riconoscimento universale della sua sconfitta e il completamento della
transizione verso un nuovo ordine economico mondiale.
Il
mondo diventerà policentrico e poli-valute, il significato di sovranità
nazionale e leggi internazionali verrà ripristinato.
(Simplicius76Simplicius76,
approfondite analisi di geopolitica e dei conflitti, con un pizzico di ironia.)
(simplicius76.substack.com/p/election-aftermath-notes-on-the-grand)
(tradotto
(IMC) da CptHook per ComeDonChisciotte).
Il
trionfo di Trump e
il
licenziamento di Yoav Gallant.
Comedonchisciotte.org
- Markus – (7 Novembre 2024) - Mike Whitney - unz.com – ci dice:
Perché
è stato permesso a Trump di vincere le elezioni?
Sappiamo
cosa succede quando lo Stato profondo non ottiene il risultato voluto.
Si
scatena l’inferno, proprio come era successo dopo le elezioni del 2016.
Provate
a ricordare com’era andata.
Provate
a ricordare le sfide legali e le cause, le ingiurie e gli insulti, le false
accuse di frode elettorale e di ingerenza russa e il generale discredito del
processo elettorale.
Cercate
di ricordare le proteste di piazza, le folle antifasciste inferocite che si
azzuffavano con i poliziotti e gli implacabili scoppi di rabbia rivolti al
“nuovo Hitler”.
Ve lo
ricordate?
Ecco
cosa succede quando lo “Stato profondo” non ottiene ciò che vuole.
Avete
notato che nel 2024 non si è verificato nulla di simile a quelle manifestazioni
di rabbia artificiale?
Avete notato che i media liberali hanno fatto
appello alla calma e all’unità e che è quasi impossibile trovare un articolo
bellicoso o ostile rivolto a Trump?
Non è
questo il tipico caso del “cane che non abbaia”, quando una persona scettica
dovrebbe ipotizzare un gioco sporco non da ciò che sente, ma da ciò che non
sente?
In
effetti, il motivo per cui i risultati delle elezioni sono stati “liberi e
giusti” non è perché la comunità dei servizi segreti ha smesso di truccare le
elezioni, ma perché non è stato necessario truccarle.
Volevano che vincesse Trump perché Trump era il “loro
uomo”.
Prima
di spiegare cosa intendo, permettetemi di condividere un’e-mail che avevo
inviato a un amico lunedì, il giorno prima delle elezioni:
Trump
vincerà…
Lo
Stato profondo ha bisogno di un presidente popolare per reclutare gli
adolescenti degli Stati repubblicani per combattere una guerra con l’Iran…
La
Harris non ha questo tipo di carisma.
Non è
forse questo il motivo per cui i media non sono impazziti per la vittoria di
Trump e non lo hanno messo alla gogna come razzista, fascista e omofobo come
fanno di solito?
Si dà
il caso che lo” Stato profondo” – che sostiene incondizionatamente lo “Stato di
Israele” – abbia bisogno di Donald Trump.
Hanno
bisogno di un personaggio carismatico e populista per aumentare il reclutamento
e guidare la corsa alla guerra.
La
Harris non può farlo.
La
Harris ha avuto difficoltà ad attirare anche solo un centinaio di sostenitori
ai suoi comizi.
No,
questo è un compito per un leader che sia fidato, ammirato e amato. È un
compito per un uomo che ha credibilità con i giovani degli Stati repubblicani,
quelli che tradizionalmente combattono le nostre guerre.
È un
compito per Trump.
Questo
non significa che lo “Stato profondo” abbia abbandonato il suo programma a
favore della censura, della sorveglianza e della soppressione delle libertà
civili.
(Non
ha abbandonato un bel niente).
Significa
solo che le sue priorità generali si sono spostate su questioni più urgenti,
come l’attacco missilistico balistico iraniano contro Israele, che potrebbe
avvenire in qualsiasi momento.
A
Trump sarà richiesto non solo di rispondere a quell’attacco, ma anche di
dispiegare le truppe statunitensi per contrastare la minaccia iraniana.
E,
visto l’abissale servilismo di Trump nei confronti di Israele (non dimenticando
i 100 milioni di dollari che la sua campagna elettorale ha ricevuto da donatori
sionisti) ci aspettiamo che si adegui.
Nessun presidente ha mai dimostrato una lealtà
più incrollabile nei confronti di Israele di Donald J. Trump.
Avete
idea di quanto Trump sia stimato in Israele?
Guardate
questo straordinario filmato di due conduttori televisivi che si scolano
bicchieri di whisky in diretta per festeggiare la vittoria di Trump:
Riuscite
a immaginare quale sarebbe la reazione se gli opinionisti di Mosca facessero un
brindisi simile sulla TV nazionale?
Ecco
un’altra “imperdibile” dimostrazione emotiva da parte di un soldato che spara
sulle abitazioni civili di Gaza mentre urla “Dio benedica Israele e Dio
benedica gli Stati Uniti”.
Ed
ecco il conduttore di un game show televisivo che guida il pubblico in una
tradizionale canzone celebrativa davanti a una grande foto di Trump su uno
schermo alle sue spalle.
È
chiaro che da molti israeliani Trump è considerato il messia americano che
schiererà le sue legioni di giovani uomini in Medio Oriente per sconfiggere i
nemici di Israele e aiutare lo Stato ebraico a emergere come egemone regionale.
Questa è almeno la speranza;
la
realtà potrebbe essere ben diversa.
Ma ciò
che stiamo cercando di dire è che l’utilità di Trump per Israele potrebbe
essere stato un fattore critico nell’approccio dello Stato profondo alle
elezioni presidenziali del 2024.
Naturalmente,
questo è solo il mio cospiratorio punto di vista.
Indovinate
chi altro sostiene Donald Trump?
Ora,
parliamo di Gallant…
Il
licenziamento a sorpresa del ministro della Difesa israeliano “Yoav Gallant” è
significativo per molte ragioni, nessuna delle quali è stata trattata dai media
tradizionali.
Netanyahu
ha giustificato l’azione in una dichiarazione rilasciata martedì:
“Nel
bel mezzo di una guerra, più che mai è necessaria la piena fiducia tra il Primo
Ministro e il Ministro della Difesa… Purtroppo, anche se nei primi mesi della
campagna c’era stata una tale fiducia e un lavoro molto fruttuoso, negli ultimi
mesi, tra me e il Ministro della Difesa questa fiducia si è incrinata”.
Questa
è un’assurdità.
Non c’è stata alcuna “crisi di fiducia” tra
Netanyahu e Gallant.
Il
ministro della Difesa è stato licenziato perché si opponeva al modo
improvvisato (e idiota) di condurre la guerra.
Da
militare, cercava una strategia coerente che articolasse chiaramente gli
obiettivi della missione e il modo in cui tali obiettivi potessero essere
realisticamente raggiunti.
Ma – come è chiaro a chiunque abbia assistito
allo svolgersi di questo sanguinoso fiasco – non c’è un piano di battaglia, non
c’è una strategia, non c’è un obiettivo finale.
Netanyahu
ha continuato ad agire in modo impulsivo fin dall’inizio, mantenendo il grosso
della popolazione dalla sua parte con regolari ed eclatanti trionfi tattici,
come l’esplosione dei cercapersone o l’assassinio di Hassan Nasrallah.
“Bibi”
opera secondo la teoria che la guerra non è un modo coercitivo per raggiungere
obiettivi strategici, ma una serie di eventi bizzarri volti a raccogliere il
sostegno dell’opinione pubblica.
Il licenziamento di Gallant non fa altro che
confermare che Netanyahu intende continuare su questa linea suicida,
coinvolgendo Israele in un numero sempre maggiore di conflitti per i quali non
esiste una chiara definizione di vittoria né un piano per porre fine alle
ostilità.
Queste
sono davvero le “guerre per sempre”.
Non
fraintendetemi, Gallant non è un “bravo ragazzo”, per nessun motivo, è solo un
po’ più razionale dei pazzi che stanno rapidamente diventando la maggioranza
del gabinetto di guerra di “Bibi”.
Questo
è un estratto da un articolo del “Times of Israel”:
Un
funzionario vicino al Primo Ministro ha detto al “Times of Israel” che il
Ministro della Difesa Yoav Gallant è stato licenziato per motivi professionali
e non per motivi legati alla politica di coalizione.
Il
funzionario, che ha parlato a condizione di anonimato, ha asserito che
Gallant…. sei mesi fa aveva sostenuto una soluzione diplomatica in Libano che
non avrebbe diminuito le capacità di Hezbollah e si era opposto all’uccisione
del leader di Hezbollah Hassan Nasrallah fino a quando l’IDF non aveva
appoggiato la mossa.
Su
Gaza, sostiene il funzionario, Gallant si era opposto all’ingresso dell’IDF a
Rafah a causa delle pressioni americane e si era battuto contro la posizione di
Netanyahu e della maggior parte del gabinetto sulla necessità di mantenere il
corridoio di Philadelphia.
(Official
close to Netanyahu claims Gallant fired for professional reasons, Times of
Israel).
Riassumiamo:
Gallant
sei mesi fa aveva sostenuto una soluzione diplomatica in Libano.
2. Si
era opposto all’uccisione del leader di Hezbollah Hassan Nasrallah.
3.
Gallant si era opposto all’ingresso dell’IDF a Rafah.
4. Si
era battuto contro la posizione di Netanyahu …. sulla necessità di mantenere il
corridoio di Philadelphia.
Su
questi temi, le opinioni di Gallant sono strettamente allineate con quelle
della maggioranza delle persone nel mondo che si oppongono alle provocazioni e
all’escalation di Israele.
Che
cosa ci dice tutto questo?
Ci
dice che Gallant si opponeva a uno spargimento di sangue inutile e superfluo,
senza alcuno scopo strategico e che avrebbe solo minato la sicurezza di
Israele.
Dimostra
che il Ministro della Difesa voleva che le operazioni di Israele fossero
conformi alla teoria militare convenzionale che riconosce la decrescente
capacità di Israele di portare avanti una campagna su più fronti.
Dimostra
che il suo punto di vista sulla guerra era fondamentalmente diverso da quello
di Netanyahu, che ritiene che l’obiettivo primario del conflitto armato sia
quello di infliggere sofferenze al nemico.
E ci
dice che Gallant era sempre più preoccupato della direzione della guerra e di
come Israele avesse grossolanamente sopravvalutato le proprie capacità
militari.
Ancora
una volta, non stiamo dicendo che Gallant è una persona virtuosa.
Al
contrario, quell’uomo è una vipera.
Tuttavia,
il suo approccio aveva un certo senso dal punto di vista militare.
Il
fatto che sia stato sostituito da un altro pazzo messianico che sostiene con
entusiasmo il blocco di generi alimentari e farmaci per i palestinesi affamati,
senza mai articolare una visione per la cessazione delle ostilità, dimostra che
la leadership israeliana non ha idea dei guai in cui si trova.
A seconda della ferocia dell’imminente attacco
missilistico dell’Iran, Israele potrebbe trovarsi di fronte ad una crisi
esistenziale che gli Stati Uniti non saranno in grado di modificare.
Ecco un breve
estratto da un articolo di “John Mearsheimer” che spiega come Israele sia
attualmente impantanato in numerose guerre che non ha modo di vincere:
Parliamo
dei tre conflitti:
quello
a Gaza, il conflitto con Hezbollah e quello con l’Iran.
Gli
israeliani hanno tre obiettivi a Gaza.
1-
sconfiggere in modo decisivo Hamas;
2- recuperare gli ostaggi;
3-
fare pulizia etnica. ….
Non
hanno raggiunto nessuno di questi obiettivi e, inoltre, sono bloccati a Gaza.
Erano usciti da Gaza nel 2005 perché era un vespaio e ora ci sono tornati
perché non hanno sconfitto Hamas.
Per
quanto riguarda Hezbollah, hanno cercato di decapitare la leadership, ci sono
riusciti (ma non ha fatto alcuna differenza), quindi hanno continuato uccidendo
un gran numero di civili a Beirut; non ha funzionato.
Così, hanno invaso il territorio… e stanno
venendo massacrati nel Libano meridionale….
E,
ricordate, il motivo per cui hanno invaso il Libano era quello di fermare il
lancio dei razzi verso Israele.
Ma non hanno fermato il lancio dei razzi, non
hanno avuto successo contro Hezbollah e non avranno successo contro Hezbollah.
Forse,
alla fine, si potrebbe trovare un accordo negoziale – chi lo sa – ma l’idea che
la loro strategia militare abbia funzionato?
Non ha
funzionato contro Hezbollah e non ha funzionato contro Hamas.
E
contro l’Iran?
L’Iran è in grado di lanciare un gran numero
di missili balistici verso Israele… (“Mearsheimer “spiega come l’attacco di
Israele all’Iran sia stato un fallimento).
Gli
israeliani non hanno il dominio dell’escalation sull’Iran e Israele non ha il
dominio dell’escalation su Hezbollah.
Hezbollah continua a lanciare razzi e missili
verso Israele.
E, a
proposito, anche gli “Houthi” stanno lanciando missili verso Israele…
La saggezza convenzionale in Occidente secondo
la quale “Israele è in un momento di grazia” o che Israele “sta controllando la
situazione” è semplicemente sbagliata
. E,
se si guarda a ciò che sta accadendo a Gaza, a ciò che sta accadendo con
Hezbollah e a ciò che sta accadendo con l’Iran, Israele è in un mare di guai.
(Mearsheimer
spiega la rivoluzione della tecnologia missilistica che ha reso obsoleta la
potenza aerea di Israele.
Netanyahu e i suoi luogotenenti non capiscono
che Israele non può più difendersi dai missili balistici iraniani).
(Interview
with John Mearsheimer, Unherd).
Qual è
il legame tra l’analisi di Mearsheimer e il licenziamento di Gallant?
Il
licenziamento di Gallant è legato ad “una missiva indirizzata al Primo Ministro
Benjamin Netanyahu in cui [Gallant] avvertiva senza giri di parole che gli
sforzi bellici di Israele erano diventati senza scopo e dovevano essere
riorientati”.
Secondo
il “Times of Israel”:
Nel
comunicato, Gallant sosteneva che Israele stava combattendo secondo una
“bussola obsoleta” e che Gerusalemme avrebbe dovuto rivedere i suoi obiettivi
di guerra ufficiali, inizialmente fissati dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre
2023…
“Gli
sviluppi significativi della guerra, in particolare il fatto che Israele e
l’Iran si stanno scambiando colpi diretti, sollevano la necessità di tenere una
discussione e di aggiornare gli obiettivi bellici con uno sguardo globale alle
aree di combattimento e alle interconnessioni tra di esse”, avrebbe scritto
Gallant….
Se
inizialmente Israele aveva fissato come obiettivi di guerra la distruzione del
gruppo terroristico Hamas e la restituzione degli ostaggi presi durante
l’assalto al sud di Israele più di un anno fa, da allora i combattimenti si
sono notevolmente ampliati a causa degli attacchi dei proxy iraniani e
dell’Iran stesso, e Israele ha dichiarato di stare combattendo una guerra su
sette fronti.
Israele
aveva aggiornato i suoi obiettivi includendovi il ritorno alle loro case dei
residenti del nord prima di intensificare bruscamente gli attacchi al gruppo
terroristico Hezbollah in Libano il mese scorso.
Gallant
avrebbe sostenuto l’aggiunta dei seguenti obiettivi di guerra:
in Cisgiordania, “prevenire un’esplosione di
violenza contrastando il terrorismo”, in Iran, “deterrenza e tenere l’Iran
fuori dalla guerra” e a Gaza, “stabilire una realtà senza minacce militari,
prevenire la crescita delle capacità terroristiche, liberare tutti gli ostaggi
e promuovere un’alternativa al governo di Hamas”.
L’opposizione
di Gallant al dominio israeliano su Gaza e il suo sostegno ad un accordo per il
cessate il fuoco con gli ostaggi lo hanno messo in contrasto con l’ala di
estrema destra della coalizione e hanno ulteriormente messo a dura prova i
legami già logori all’interno del gabinetto.
(Gallant
said to tell Netanyahu management of war directionless, goals need updating,
Times of Israel)
Riuscite
a vedere cosa sta succedendo?
Riuscite
a capire la gravità della situazione?
Gallant
si è opposto a una guerra con l’Iran, quindi è stato licenziato.
Ora i pazzi gestiscono il manicomio e pensano che lo
zio Sam verrà a salvarli quando saranno presi a calci nel sedere.
Questa
potrebbe essere la situazione più pericolosa che l’umanità abbia mai
affrontato.
Il
futuro della vita sul pianeta è deciso da fanatici messianici la cui
comprensione della realtà è fortemente in dubbio e che credono che ogni atto di
violenza che infliggono ai loro vicini sia benedetto da Dio onnipotente.
E ora
vogliono che Trump si unisca alla loro folle guerra contro l’Iran, in modo da
poter illuminare l’intera regione come un fuoco artificiale e arrivare al
Giorno del Giudizio.
Per
dirla con Nancy Reagan, Trump dovrebbe “semplicemente dire no”.
(Mike
Whitney).
(Fonte:
unz.com).
(unz.com/mwhitney/trumps-triumph-and-the-firing-of-yoav-gallant/).
Il
panico a Bruxelles e lo spettro
dei
dazi: l’UE non può sopravvivere
a
Donald Trump.
Lacrunadellago.net
– Cesare Sacchetti – (8-11-2024) – ci dice:
A
Bruxelles e a Washington sono ore di grande sconcerto e paura. Si stanno già
diffondendo le prime indiscrezioni di fughe di personaggi di primissimo piano
del mondo dello stato profondo americano.
Soltanto
negli ultimi giorni sono stati due nomi di primissimo piano a lasciare i loro
rispettivi incarichi, quello di “Kevin Thurm”, direttore della nota “Clinton
Foundation”, nella quale sono affluiti anche i soldi dei finanziatori dell’”ISIS”,
su tutti Qatar e Arabia Saudita, e “Stephane Bancel”, direttore commerciale di
Moderna, una delle famigerate case farmaceutiche che ha distribuito il vaccino
Covid.
I più
nervosi sembrano essere proprio loro.
I
signori del cartello farmaceutico che ieri avrebbero avuto una riunione di
emergenza per discutere il da farsi dopo la schiacciante vittoria di Donald
Trump.
Si
susseguono chiamate agitate, voci al telefono dalla quali trasuda puro panico
perché non sono in pochi a temere una serie di cause giudiziarie a valanga per
i danni che il cartello farmaceutico ha provocato a milioni di persone con la
distribuzione dei vaccini, che non sono nemmeno vaccini nel senso classico del
termine, ma dei composti sintetici a base di grafene e nano-bot che non avevano
e non hanno altro scopo che quello di provocare malattie e morti improvvise ai
danni di chi lo ha ricevuto.
Addirittura
lo stesso “Obama “viene dato in fuga prossima dagli Stati Uniti,
presumibilmente per scappare dalle maglie della giustizia, probabilmente più
militare che civile, che vuole chiedergli conto dello spionaggio illegale eseguito
ai danni di Donald Trump con l’assistenza di varie agenzie investigative
americane, quali l’FBI, e con il sostegno del governo Renzi e dei servizi
segreti italiani.
A
Bruxelles sono probabilmente ancora più agitati poiché il secondo, o terzo,
mandato di Trump è quello che può chiudere definitivamente il cerchio, quello
che può recidere definitivamente il cordone ombelicale che c’è stato tra Stati
Uniti ed Europa negli ultimi 80 anni e che ha costituito quello che gli analisti
liberali amano chiamare “ordine Euro-Atlantico”.
Gli
Stati Uniti: da garanti dell’atlantismo a loro rivale.
Non
c’è stata infatti una vera e propria politica estera dei Paesi europei negli
ultimi 80 anni, ma una decisa in ampia parte dai vari circoli del potere che sono stati
gli arbitri a loro volta del corso politico di Washington.
I loro
nomi sono noti.
Sono i
soliti sospetti, per così dire, dell’universo globalista e sionista composta da
istituti quali il “Bilderberg”, l’”Aspen”, il “Council on Foreign Relations”,
il “Bohemian Grove”, l’”AIPAC”, “Chabad
Lubavitch” e la “Commissione Trilaterale”, nei quali c’è sempre presente il
finanziamento delle “famiglie Rockefeller”, “Rothschild”, “Warburg” e delle
“grandi” banche della “finanza ebraica” quali “Goldman Sachs” e “JP Morgan”.
Gli
Stati Uniti hanno vissuto una condizione di commissariamento della loro
sovranità a tale apparato e gli uomini che in passato hanno provato a recidere
i fili che legavano l’America ai signori del mondialismo, sono stati uccisi,
come “John Kennedy” e suo “fratello Robert” uccisi in quanto minacce
intollerabili per la nazione prediletta del Nuovo Ordine Mondiale, ovvero lo
stato di Israele.
Trump
è riuscito a compiere l’impresa che non era riuscita ai suoi predecessori, e
ciò è stato possibile soltanto grazie ad una difesa e protezione costante delle
forze armate americane che in più di una occasione gli hanno salvato la vita da
molteplici attentati.
Adesso,
da quest’altra parte dell’Atlantico, sono in molti a chiedersi quale sarà il
destino della parte europea dell’atlantismo senza il supporto degli Stati
Uniti, le cui forze armate da sole non sono altro che la forza militare stessa
della NATO.
Trump
lo disse in termini alquanto espliciti.
La
NATO è soltanto una tigre di carta senza gli Stati Uniti e coloro che a
Bruxelles vagheggiano di “esercito europeo” prendono soltanto in giro sé
stessi.
L’Unione
europea non è in grado di costituire una forza militare pari a quella degli
Stati Uniti, poiché è priva della necessaria industria bellica e soprattutto
perché non c’è affatto una intenzione di voler fondere le proprie forze armate
per costituire una forza armata europea.
Tale
passaggio sarebbe possibile soltanto se si desse vita ad un superstato europeo,
gli Stati
Uniti d’Europa, il “sogno” del conte Kalergi che voleva costruire una falsa
Europa senza europei e senza radici cristiane pur di compiacere, parole sue, il
mondo ebraico che così generosamente lo finanziava negli anni’20 e ’30 del
secolo scorso.
L’Europa,
per parafrasare un non compianto personaggio politico, è soltanto una
espressione geopolitica.
Bruxelles
è nota, o famigerata, per essere soltanto la sede di un elefantiaco apparato
composto da burocrati e commissari sconosciuti ai vari cittadini europei, che
non li eleggono, e che rispondono soltanto alle varie lobby che finanziano la
Commissione e il Parlamento europeo.
L’UE,
come applicazione pratica, altro non è stata che una diretta emanazione della
volontà degli Stati Uniti e dei centri di potere che avevano in mano l’America.
La
storia è scritta su carta, ed è ufficiale.
Sul
finire degli anni’40, l’amministrazione Truman aveva già stabilito che era
necessario far affluire fondi alla nascente architettura dell’Europa
comunitaria, i cui primi mattoni sono stati posti con la comunità del carbone e
dell’acciaio e successivamente con il trattato di Roma del 1957.
Al
Comitato americano per una Europa Unita presieduto da “William Donovan”, a capo
dell’allora “OSS”, l’antenato della “CIA,” fu assegnato il compito specifico di
far affluire i fondi necessari a quella che sarebbe stata l’odierna Unione
europea, che nasce ufficialmente nel 1992 a Maastricht, ma la cui preparazione
è stata elaborata per quasi tutto il’900, sia dal conte Kalergi che concepì la
sua visione cosmopolita e multiculturale dove gli europei venivano a poco a
poco sostituiti dai nuovi “europei”, gli immigrati afro-asiatici, sia dai vari
comitati allestiti dagli Stati Uniti che hanno accompagnato passo dopo passo la
nascita dell’UE.
William
Donovan.
Washington
voleva una Europa unita attraverso l’UE perché serviva, nell’ottica della
costruzione di una governance europea e globale, liquidare gli Stati nazionali
e sostituirli appunto con questi conglomerati sovranazionali, i quali a loro
volta, rispondevano non certo ai popoli europei ma ai soliti signori dei think tank
globalisti e alle solite famiglie dell’alta finanza ebraica che volevano
mettere fine alle sovranità nazionali.
È la
storia del Nuovo Ordine Mondiale che ha marciato incessantemente per larga
parte del’900 e per i primi anni del secolo in corso, fino a quando il
macchinario che voleva fagocitare ogni singola nazione è stato smantellato
dalla opposizione della Russia di Putin e quella successiva degli Stati Uniti
di Trump, non più parte integrante del mondialismo, ma suo principale
avversario assieme a Mosca.
L’Euro-Atlantismo,
evidentemente, non può reggersi soltanto sulla gamba europea in quanto questa
non ha la forza né la struttura per proseguire nel cammino precedente senza la
protezione della sponda americana dell’Atlantico.
La
paura dei vertici mondialisti europei.
Stavolta
i vari burocrati europei sembrano ancora più preoccupati di quello che già non
fossero ai tempi del primo mandato di Trump.
Ad
esprimere tale preoccupazione è stato, tra gli altri, “Leslie Vinjamuri”,
membro della “Chatam House,” che è l’omologo inglese del “CFR americano” e uno
di quegli istituti che sono da considerarsi a tutti gli effetti come la
sovrastruttura che ha avuto in mano le sorti delle democrazie liberali
Occidentali.
La “Chatam
House”, in particolare, negli ambienti britannici è divenuta persino più
importante della “Tavola Rotonda”, la cosiddetta “Round Table”, un’altra
sovrastruttura governativa, e il ramo inglese della famiglia Rothschild ha iniziato già ad
assegnare verso l’inizio del secolo scorso più importanza alla prima rispetto
alla seconda per quello che riguarda la direzione degli affari esteri della
nazione.
Il
fine di questo istituto è stato espresso chiaramente da uno dei suoi membri, lo
storico “Arnold Joseph Toynbee”, che nel 1931, a Copenaghen, si espresse così a
tal proposito.
“Stiamo
attualmente lavorando con tutti coloro che possono far dimenticare agli stati
nazionali del mondo dimenticare quel misterioso potere chiamato “sovranità”.
E neghiamo costantemente quello che facciano.”
“Toynbee”
non era altro che uno di quegli accademici che si sono messi al servizio di
questa idea, e che hanno dichiarato guerra alle sovranità nazionali, attraverso un fiume di libri e
pubblicazioni tutte volte a raffigurare lo “Stato nazionale” come un
ingombrante retaggio del passato “superato” invece delle “sovrastrutture
transnazionali” che hanno concentrato il potere nelle loro mani, fino ad
allargare sempre più a dismisura la forbice tra le élite finanziarie e i
popoli.
Stesso
potere e stesso fine rappresentano quindi il citato” Vinjamuri”, che però ha
detto qualcosa di molto interessante su questo ritorno ufficiale di Trump e che
lascia capire come i poteri che gestiscono questi istituti si attendono il
peggio.
Il
direttore della “Chatam House” ha infatti detto che “un secondo mandato di
Trump sarebbe differente, in quanto il presidente sa perfettamente chi lo ha
ingannato sul piano internazionale e domestico e ha studiato un piano con il suo
gruppo per tagliare le gambe a questi personaggi”.
Si può
essere d’accordo, ma con una qualche precisazione. Trump e i suoi consiglieri non si
sono improvvisati.
Non
sono stati realmente giocati, ma in diverse occasioni hanno soltanto dato
l’apparenza di esserlo come accaduto nel 2020, quando ci fu la frode elettorale
e quando a Bruxelles e a Washington si illudevano di aver risolto i propri
problemi per poi ritrovarsi con un Biden che non eseguiva le direttive e che
copriva di ridicolo tutti i circoli del mondialismo con le sue innumerevoli
gaffe.
La
fase attuale è quella della chiusura del cerchio, ovvero quella nella quale si
arriva alla conclusione di un piano ben studiato almeno dal 2015, e che adesso,
su questo “Vinjamuri” ha ragione, consentirà a Trump di dare il colpo di grazia agli
ultimi nemici del sovranismo americano, su tutti l’”UE” e la “NATO”.
L’Euro-Atlantismo,
appare evidente, non può farcela.
È
impossibile che l’UE, nata su impulso di Washington, riesca a sopravvivere ad
una Washington che decide di esercitare tutto il suo potere contro la stessa
UE.
Bruxelles
non solo non può sopravvivere geopoliticamente e militarmente, ma nemmeno
commercialmente perché se si apre un nuovo capitolo della guerra commerciale
iniziata nel 2016, Trump può assestare la spallata definitiva all’Unione e
accelerare il suo processo di disgregazione.
Non
sono infatti gli Stati Uniti ad aver bisogno dell’UE, ma viceversa. Gli Stati Uniti sono il primo mercato
di sbocco dell’Europa per un volume commerciale che ammonta a circa 527
miliardi di dollari.
Le
esportazioni americane invece sono dirette principalmente a tre Paesi, quali
Canada, Messico e Cina, per un valore complessivo di più di 750 miliardi di
dollari.
La
guerra commerciale, se ci sarà, è persa in partenza da Bruxelles.
L’isteria dei quotidiani europei a questo
riguardo si vede anche su uno dei quotidiani dell’universo progressista
francese,” Le Monde”, che più che un articolo scrive un epitaffio dell’ordine
liberale della seconda guerra mondiale, rammaricandosi che gli Stati Uniti
ormai non hanno più messo a disposizione la loro superpotenza al servizio della
fine delle sovranità nazionali, come auspicava “Toynbee”, ma invece sono diventati l’incubo di
tutti quei potenti che avevano assegnato a Washington lo scettro del “Nuovo
Ordine Mondiale”.
Anche
Il “Guardian britannico” fa eco al quotidiano francese quando parla di
“disastro per l’Europa” per il ritorno di Trump e invita Londra e Bruxelles ad una
sorta di ultima resistenza che sembra quasi evocare la caduta del regime
nazista rinchiuso nel suo bunker alla fine della seconda guerra mondiale.
I
primi pezzi di questo fragile edificio sono già cominciati a cadere.
Ieri
sono giunte le dimissioni del ministro delle Finanze tedesco, Lindner, in
disaccordo sulla manovra economica con il cancelliere Scholz che vorrebbe
continuare a inviare fondi ai nazisti ucraini, mentre l’ex ministro voleva
invece mettere al primo posto le esigenze delle economie tedesche.
La
Germania da locomotiva d’Europa grazie all’euro è diventata oggi la sua
zavorra, e sta sprofondando in una pesante crisi economica e in una violenza
deindustrializzazione.
Ieri
sono giunti i dati del mese di settembre. -2,5% di produzione industriale per
la Germania contro il -1% previsto.
La
Germania sta andando a rotoli, e se quello che era, assieme alla Francia, il
perno dell’UE crolla così rapidamente quali speranze ha di sopravvivere
l’Unione se si pensa che adesso a questo scenario si è aggiunto il ritorno
ufficiale di Trump e delle sue politiche sovraniste ostili a qualsiasi
proposito di cessione di sovranità a strutture sovranazionali.
Non
sorprende quindi che L’UE abbia paura.
Ha
paura perché sa che si stanno verificando quella serie di contingenze politiche
interne e internazionali che possono spazzare definitivamente via il carrozzone
burocratico.
Sono
ore di angoscia a Bruxelles, e sono ore vitali per i popoli europei che presto
potrebbero tornare finalmente ad essere i padroni delle proprie nazioni.
Lo
scandalo dello spionaggio del Mossad
in
Italia e la sottomissione della
Seconda
Repubblica a Israele.
Lacrunadellago.net
– Cesare Sacchetti – (5-11-2024) – ci dice:
La
repubblica di Cassibile non è fondata sul lavoro, ucciso tra l’altro
dall’ordoliberismo protestante, ma sullo spionaggio.
La
intera fragile struttura della democrazia liberale italiana prevede
ciclicamente che si allestiscano degli apparati di spionaggio e sorveglianza
illegale per monitorare determinati personaggi di rilievo e provare in seguito
ad accendere la macchina dei ricatti che serve ai padroni di tale sistema
politico per continuare ad avere il potere.
Tutto
si fonda sul ricatto.
Il
sistema si premura di raccogliere informazioni scomode su determinati
personaggi del mondo della politica e della finanza e poi minacciare questi di
divulgare tali segreti se dovessero fare qualche resistenza alle decisioni dei
poteri occulti che hanno in mano le sorti della democrazia.
Si
badi bene.
Tale
meccanismo non è una deviazione dal funzionamento delle democrazie liberali, ma
una sua diretta conseguenza in quanto in tale sistema ad avere in mano le sorti del potere
sono le massonerie, di ogni genere e grado, i detentori del capitale, ovvero
l’alta finanza rothschildiana, e varie potenze straniere che dal 1943 in poi
hanno avuto in mano la sovranità del Paese, su tutti l’impero americano e in
seguito, come si dirà a breve, lo stato di Israele.
A
questo giro, siamo di fronte ad un eterno ritorno dell’uguale.
Siamo
di fronte ad un altro scandalo di spionaggio che vede coinvolta una rete
clandestina di sorveglianza fondata attorno ad una società di Milano, la
“Equalize”, diretta da “Enrico Pazzali”, presidente della Fiera di Milano, ed
un ex poliziotto, “Carmine Gallo”, già membro dei servizi segreti.
Il
minimo comun denominatore in tali vicende è la costante presenza di agenti o ex
agenti infedeli che o da dentro il corpo o passati a funzione di consulenti
privati, si prestano a reperire quelle informazioni illegali ai loro
committenti.
La
lista dei clienti di “Equalize” contiene tanti pezzi dell’establishment
italiano, a partire da “ENI”, “Erg”, “Barilla”, o la “Heineken” che erano
interessate non solo a monitorare, illegalmente, i loro lavoratori ma anche a
tracciarne le comunicazioni alla ricerca di quelle talpe che passavano delle
veline riservate alla stampa, in cambio ovviamente di cospicue parcelle alla
società milanese, che, nel caso di “ENI”, raggiungevano persino i 377mila euro,
e nel caso di” Erg” invece 117.500 euro.
Fin
qui si è nel campo di uno spionaggio aziendale e industriale illegale, ma “Equalize”
era molto più di questo.
“Equalize”
serviva come una sorta di cintura di trasmissione di servizi segreti israeliani
per raccogliere informazioni sulle varie figure politiche italiane e avere
accesso così a quelle informazioni “ingombranti” che consentivano poi allo
stato di Israele di accendere la sua macchina dei ricatti e costringere così i
politici ricattati a eseguire i voleri israeliani.
Lo
stato ebraico non è certo nuovo a tali pratiche.
Si può
dire che la storia ricattatoria di Israele è molto più antica e risale ancora
prima alla creazione dello stato ebraico, quando, ad esempio, negli anni della
prima guerra mondiale, l’avvocato di origini ebraiche,” Samuel Untermyer”, si
recava alla Casa Bianca per informare l’allora presidente “Wilson” che la lobby
sionista aveva in mano le lettere di una sua spasimante e che, se si fosse
rifiutato di entrare in guerra a fianco della Gran Bretagna, tale materiale
sarebbe stato divulgato alla stampa, pregiudicando così le sue possibilità di
guadagnarsi un secondo mandato.
Nulla
è cambiato, come si vede, in tale logica.
Tutto
è rimasto immutato.
Il sionismo continua ad eseguire le stesse
tecniche ricattatorie soltanto che oggi si serve di una tecnologia molto più
avanzata che gli consente di penetrare nella vita di un politico o di un altro
personaggio pubblico di rilievo per carpire ciò che può essere utile allo stato
ebraico.
Ad
essere spiati dal Mossad, a questo giro, ci sarebbero stati, tra gli altri,
l’attuale presidente del Consiglio,” Giorgia Meloni”, e “Guido Crosetto”, i
quali si sono già stracciati le vesti gridando alla “minaccia contro la democrazia” quando
i due sono stati nel corso di tutta la loro carriera politica dei fedeli
servitori di Israele, e, se non lo fossero stati, non sarebbero nemmeno lì dove
sono ora.
Come
si può quindi indignarsi se lo stato ebraico spia ogni singolo recesso di
questa repubblica a sovranità limitata o inesistente, quando si è di fatto dei
suoi agenti che hanno sempre servito gli interessi israeliani per tutta la loro
carriera?
Mai “Meloni”,
“Crosetto” o gli altri politici italiani si sono opposti al sionismo e ai suoi
piani di dominio del Medio Oriente, in quanto come tutti i politici della
Seconda Repubblica sono sottomessi alla volontà dello stato ebraico.
Israele
domina la Seconda Repubblica di Mani Pulite.
Il
passaggio che si è compiuto dalla Prima Repubblica alla Seconda non ha fatto
altro che allargare le maglie di questo Paese, già sottoposto al dominio
dell’anglosfera, alla infiltrazione di Israele e dell’impero americano, che è
stato per tutta la sua durata una diretta emanazione della lobby sionista.
La
Prima Repubblica aveva certamente un suo perimetro di azione ristretto, ma ben
più largo del raggio di azione della Seconda, i cui componenti sono meri passacarte
che ricevono ordini da eseguire pedissequamente senza alcun riguardo per gli
interessi dell’Italia e del suo popolo.
Viene
detto che i simboli sono importanti, e quale maggiore simbolismo c’è di quello
che ha visto l’installazione davanti al Parlamento italiano nel 1998 di una
menorah ebraica, che poi indecenti e sedicenti “revisori dei fatti” hanno
provato a negare, quando persino gli esponenti della comunità ebraica quali “Fabio
Perugia”, hanno ammesso che quella è una” menorah”.
Oppure
sempre per restare in tema di simboli, si potrebbe anche ricordare come da
circa 30 anni a questa parte, a piazza Barberini, a Roma, puntualmente si tenga
ogni anno la cerimonia dell’accensione della menorah ebraico per celebrare la
festività talmudica della “Hanukkah” sotto lo sguardo vigile dei rabbini della
setta di “Chabod Lubavitch” che “sogna” l’avvento del messia ebraico e
dell’impero israeliano.
La
festa della Hanukkah a Roma.
Si
celebrano apertamente le feste ebraiche, si legge e si esalta il Talmud, libro
nel quale sono contenuti tremendi insulti contro Cristo e la Vergine, e poi si
professa ipocritamente la cosiddetta “laicità” dello Stato, e ormai i lettori
dovrebbero avere ben chiaro che il laicismo e la laicità altro non sono che un
cavallo di Troia della massoneria e dell’ebraismo che servono a scristianizzare
l’Italia e a farle adottare invece un’altra religione, quella appunto del “talmudismo”.
La
politica in Italia si ritrova ad essere di conseguenza una emanazione della
volontà sionista, soprattutto da dopo il 1992 perché i poteri transnazionali
della finanza avevano bisogno di liberarsi della precedente classe politica,
troppo autonoma per lo loro esigenze, e metterne un’altra al loro posto
completamente asservita alle esigenze di questi poteri.
Il
golpe del 1992 in Italia attraverso una magistratura sottomessa a questi
apparati è servito ad attuare tale trasferimento e a spostare il baricentro
della Prima, poggiato su ottimi rapporti con i Paesi arabi, verso invece un
sostegno incondizionato verso lo stato ebraico.
Il
sionismo, al tempo stesso, voleva e vuole però essere sicuro che nessuno si
discosti dai suoi interessi ed ecco la necessità, per così dire, di montare una
centrale di sorveglianza clandestina che serviva ad accedere ai segreti e agli
illeciti commessi dai vari politici.
Di
cosa si lamentano dunque le “vittime” dello spionaggio se poi quando si tratta
delle celebrazioni ebraiche sono i primi a fare la fila per entrare in sinagoga
e a mettersi la kippah in testa?
Costoro
sono vittime di loro stessi. Sono vittime della loro volontà di sottoporsi ad
Israele e ne pagano, giustamente, le conseguenze.
Gli
israeliani si sono mossi in Italia come si sono mossi nel resto delle
democrazie liberali in Occidente.
Si
sono serviti di “Equalize” e del suo gruppo di “Hacker”, tra i quali ci
sarebbero “Nunzio Calamucci”, “Massimiliano Camponovo” e “Giulio Cornelli”.
Proprio
“Calamucci” assieme ad un ex carabiniere, “Vincenzo De Marzio”, si sarebbero
attivati per compiacere la volontà di Israele, attraverso una richiesta di
sorveglianza verso presunti “hacker russi” e le attività del “gruppo Wagner”,
la milizia al servizio del Cremlino utilizzata nelle operazioni militare russe.
A
voler spiare anche i russi sono gli uomini della massoneria ecclesiastica del
Vaticano che piuttosto che predicare il Vangelo e difendere la tradizione
cattolica in Italia, si preoccupavano di individuare un presunto braccio destro
di Putin in Italia, a dimostrazione che la Chiesa, da dopo il Concilio e con
l’attuale pontificato bergogliano, si è ritrovata ad essere del tutto allineata
con quelli che un tempo invece erano suoi nemici, su tutti lo stato di Israele
e l’anglosfera.
L’inchiesta
è una conseguenza della guerra tra bande in corso?
Appare
però ancora più interessante la tempistica con la quale si è messa in moto
questa inchiesta.
Il
gruppo di spioni era all’opera apparentemente almeno dal 2018, anno di nascita
di” Equalize”, e le prime indagini sarebbero partite soltanto lo scorso anno su
impulso della direzione distrettuale antimafia di Milano.
Nella
infinita mole di articoli dei media mainstream ci sono un po’ ovunque
disseminate le stesse informazioni, ma non si spiega, o forse non si vuole spiegare, come mai
i magistrati della DDA milanese si siano improvvisamente attivati contro questo
gruppo di spionaggio che probabilmente era conosciuto anche prima del 2023, ma
prima però non risulta che si sia mossa foglia contro questa società e i suoi
hacker.
“Equalize”
evidentemente faceva comodo a molti nello stato profondo italiano così come
faceva ancora più comodo ai committenti esteri, veri e propri supervisori, di
questa repubblica eterodiretta, tra i quali c’è ovviamente il citato stato di
Israele.
Non
crediamo che qualcuno sia improvvisamente caduto sulla via di Damasco e abbia
scoperto questa rete talmente estesa che appare surreale che non fosse nota già
alla magistratura negli anni precedenti, tanto più se si pensa che
apparentemente persino un magistrato, “Carla Romana Raineri”, già capo di gabinetto
della giunta Raggi a Roma, e giudice civile proprio a Milano, si sarebbe
rivolta a questo gruppo per sorvegliare una sua famigliare.
Forse
si stanno rompendo gli ingranaggi del sistema precedente. Forse si è una in una
generale fase di dimissione e di caduta dei precedenti equilibri che permette
di mettere in moto delle inchieste che prima non si potevano mettere in moto.
La
repubblica di Cassibile è in crisi sistemica, e adesso le sue bande, orfane
delle precedenti protezioni angloamericane, sembra che si diano da fare con
inchieste incrociate per colpirsi a vicenda nella speranza, vana, di restare in
piedi dopo la tempesta che sta spazzando via sia l’anglosfera sia lo stato di
Israele che si ritrova a sua volta isolato dopo il divorzio con gli Stati
Uniti, la cui politica dopo Trump si è separata da quella israeliana.
La
garanzia americana è venuta meno per tutti, e ora siamo un po’ nella fase del
si salvi chi può.
Adesso
le bande sono sole, deboli e sempre più inferocite le une contro le altre.
Noi
pensiamo che ormai gli indugi siano stati rotti e che dopo il fallimento della
farsa pandemica e la nuova geopolitica che ha portato alla fine del
mondialismo, sia iniziata una generale fase di resa dei conti, ad ogni livello
della democrazia liberale italiana, dalla magistratura alla politica senza
dimenticare ovviamente la massoneria nella quale infuria una vera e propria
guerra fratricida nella quale i suoi protagonisti si sono persino minacciati di
morte.
Altri
cassetti si apriranno. Altri segreti rimasti sepolto a lungo usciranno.
Adesso
è il tramonto della Seconda Repubblica i suoi membri si sbraneranno fino alla
fine pur di provare a uscire indenni da questa nuova fase della storia.
Non ci
sono più leader in grado di fermare
il
disastro climatico di Trump.
Politico.eu
– (7 novembre 2024) - Karl Mathiesen – ci dice:
Non
sarà per niente come il 2016.
Gli
incendi di montagna costringono all'evacuazione e minacciano le case nella
California meridionale.
L'anno
scorso più di 200 scienziati hanno dichiarato che numerosi "sistemi
terrestri" che tengono letteralmente sotto controllo il clima mondiale si
stavano avvicinando a un punto di non ritorno.
L'ultima
volta che Donald Trump è entrato alla Casa Bianca e ha minacciato gli sforzi
per fermare il surriscaldamento del clima, i leader mondiali si sono scagliati
contro di lui.
Questa
volta una tale sfida e unità sono praticamente impensabili.
I
colleghi di Trump sono disuniti, concentrati su sé stessi e hanno già
ampiamente abbandonato l'avanguardia della lotta per impedire che il pianeta
bruci.
La
loro lista di scuse, per essere onesti, contiene molte questioni serie.
Guerre
e controversie commerciali hanno eroso la cooperazione internazionale.
Un
cumulo di sfide globali e nazionali ha spinto il cambiamento climatico in
basso, o fuori dall'agenda quando i leader mondiali si incontrano.
Le
potenze europee che hanno rivendicato con entusiasmo il mantello del clima dopo
l'elezione di Trump nel 2016 stanno ora armeggiando in una casa degli specchi
mentre affrontano il declino economico, il populismo e quello che il presidente
francese Emmanuel Macron avverte potrebbe essere il fallimento del progetto UE.
Molti di questi problemi, tra l'altro,
diventeranno probabilmente ancora più scoraggianti durante una presidenza
Trump.
In
parole povere, i leader sono distratti.
L'ordine globale delle ultime generazioni sta
crollando.
È, ha lamentato il capo del cambiamento
climatico delle Nazioni Unite “Simon Stiell” in un recente discorso, un "momento di profonda frattura
tra le nazioni e al loro interno".
È uno
sfondo infausto per il summit annuale delle Nazioni Unite sul clima, che inizia
lunedì a Baku, in Azerbaijan.
La
conferenza COP29 è destinata a essere definita non solo dal ritorno al potere
di Trump, ma anche dall'assenza di coloro che potrebbero resistergli.
Cos'altro
dire della lista dei leader che hanno intenzione di saltare i colloqui?
Joe
Biden salta.
Così
come Macron, che un tempo si dilettava a contrastare il gioioso negazionismo
climatico di Trump.
Anche
la dirigente di punta dell'Unione Europea, Ursula von der Leyen, che ha fatto
della sua missione personale quella di raggiungere obiettivi climatici leader a
livello mondiale per 450 milioni di persone, è fuori.
Il
tedesco Olaf Scholz avrebbe dovuto andarsene, ma il suo governo è crollato un
giorno dopo l'elezione di Trump, portando al suo rapido ritiro.
L'ospite
dei colloqui sul clima dell'anno prossimo, il presidente brasiliano Luiz Inácio
Lula da Silva, è fuori a causa di una piccola emorragia cerebrale, e no, non è
una metafora.
Naturalmente
non ci sarà nemmeno Trump, che dovrà formare un intero governo a Washington.
“C’è
qualche leader che vede il clima come un fattore chiave della politica e della
società contemporanea?” ha chiesto “Luca Bergamaschi”, fondatore del think tank
italiano sul clima “Ecco”.
"Probabilmente
no."
Il
ritorno di Trump trova i leader del mondo più simili a una cantina di “Star
Wars” che al Simposio di Platone.
E
solleva una domanda che plasmerà non solo i colloqui globali sul clima di
quest'anno, ma anche il futuro dell'umanità: i leader politici contano davvero
quando si tratta di impedire che il pianeta bruci?
Motivi
di gioia e paura.
Una
visione più ottimistica, che i diplomatici del clima, i funzionari
dell'amministrazione Biden e gli ambientalisti saranno disposti a condividere, è che
oggigiorno i leader di governo sono utili, ma non essenziali, per il “redditizio
business” di salvare il mondo.
"Non importa cosa dica Trump, non importa cosa, il passaggio
all'energia pulita è inarrestabile negli Stati Uniti", ha affermato “Gina
McCarthy”, che è stata consigliere nazionale di Biden per il clima, durante una
chiamata con i giornalisti giovedì.
Trump
o no, ci sono un sacco di soldi da guadagnare con alternative più economiche e
più verdi ai combustibili fossili.
I
governi stanno anche buttando soldi in questi settori, vedendoli come un modo
per vincere l'economia di domani.
"Una
parte maggiore dell'azione sul cambiamento climatico si è spostata nel mercato
economico", ha affermato” Robert Orr”, preside della “School of Public
Policy “presso l'Università del Maryland e consigliere sul cambiamento
climatico del Segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres.
"Le
decisioni di leadership politica negli Stati Uniti o altrove potrebbero non
avere la stessa importanza che avrebbero avuto anche solo 10 o 15 anni
fa".
Il
primo giro di Trump lo ha dimostrato in una certa misura. Come “Canuto” con un
taglio di capelli da 100 dollari, Trump ha potuto fare ben poco per frenare
l'ondata di investimenti verdi e di progresso tecnologico.
Né è
riuscito a fermare i governi statali degli Stati Uniti, gli uffici dei sindaci
e le aziende attente al verde.
La
Cina, ha detto “Orr”, ha usato il primo mandato di Trump come un'“opportunità”
per superare gli Stati Uniti nei mercati dell'energia pulita.
Nella
sua seconda presidenza, Trump scoprirà che la trasformazione economica
strutturale è ancora più avanzata.
"Il
contesto odierno è molto diverso dal 2016.
C'è un
potente slancio economico dietro la transizione globale, che gli Stati Uniti
hanno guidato e da cui hanno tratto vantaggio, ma che ora rischia di
perdere", ha affermato” Laurence Tubiana”, CEO della “European Climate
Foundatio”n e uno degli autori dell'accordo di Parigi sul clima.
Ma
tali risultati non sono inevitabili.
I
combustibili fossili rimangono ostinatamente l'80 percento
dell'approvvigionamento energetico mondiale.
I
governi li hanno comunque sovvenzionati per un totale di 620 miliardi di
dollari nel 2023.
Si
stima che le aziende spenderanno ancora 1,1 trilioni di dollari nel 2024, una
cifra che continua a salire dopo la pandemia.
Sì,
l'energia rinnovabile sta crescendo a un ritmo record, ma anche la domanda di
energia sta accelerando.
Anche
questo sta contribuendo a mantenere in circolazione i combustibili fossili.
Gli
investitori stanno cogliendo l'ambivalenza politica.
I fondi speculativi stanno scommettendo contro
la transizione verde, ha recentemente riportato “Bloomberg”.
E il
giorno dopo l'elezione di Trump, le azioni europee e statunitensi delle energie
rinnovabili sono crollate.
È qui
che entra in gioco la visione meno ottimista, quella che afferma che i leader,
e la leadership, sono essenziali.
Che coloro che sono al vertice sono gli unici
che possono improvvisamente cambiare le realtà politiche del cambiamento
climatico, creando cambiamenti drastici nelle emissioni pianificate di intere
economie con il potere delle loro voci.
Ad
esempio, senza la ricerca di Biden di un'azione per il clima, gli Stati Uniti
non avrebbero avuto l'”Inflation Reduction Act”, la follia di sussidi verdi da
quasi mezzo trilione di dollari che ha dato alla nazione una possibilità
concreta di raggiungere i suoi obiettivi climatici.
Quello
è stato "un enorme passo avanti rispetto all'azione globale per il clima,
e dovrebbe essere elogiato per questo", ha affermato questa settimana il
ministro canadese dell'energia e delle risorse naturali “Jonathan Wilkinson”.
La
leadership, ovviamente, è un'arma a doppio taglio. Trump ha giurato di smantellare i
successi di Biden.
Le
lezioni apprese dal primo mandato di Trump lo confermano.
Quando
annunciò che gli Stati Uniti si sarebbero ritirati dall'accordo di Parigi nel
giugno 2017, una mossa che aveva promesso di ripetere se gli fosse stato
concesso un secondo mandato, molti si chiesero se ciò avrebbe scatenato una
corsa all'uscita dall'accordo del 2015 firmato da quasi 200 paesi.
In Europa,
i leader nazionali si sono mobilitati.
Le loro risposte sono andate da quelle
rumorose e superficiali (Macron, dalla Francia, ha inviato un video in diretta
su Facebook che si è concluso con la risposta: "Rendiamo di nuovo grande
il nostro pianeta") a quelle silenziosamente strategiche.
Macron, Angela Merkel, dalla Germania, e funzionari
dell'Unione Europea hanno rivolto la loro attenzione diplomatica a Pechino, con
l'obiettivo di rassicurare il presidente cinese “Xi Jinping” sul fatto che
Trump era un caso isolato.
I
funzionari europei hanno lasciato intendere alla Cina che intervenire sui gas
serra avrebbe aperto la porta a un impegno più ampio in materia di economia e
sicurezza.
E
mentre Trump prometteva — con scarsi risultati — di riportare in America un
boom del carbone, una serie di leader dell'Asia orientale hanno fatto capire
per la prima volta di poter immaginare un giorno senza combustibile.
Il
presidente sudcoreano “Moon Jae-in” nel 2020 ha fissato un obiettivo di
emissioni "net-zero" entro il 2050, il che significa che il suo paese
non rilascerà più carbonio di quanto potrebbe assorbire attraverso le sue
foreste o aspirare dall'aria utilizzando una serie di nuove tecnologie.
Il
Giappone ha anche accettato di porre fine al finanziamento di progetti a
carbone al di fuori dei suoi confini e di stabilire un obiettivo net-zero.
Poi,
nel 2020,” Xi” ha detto alle Nazioni Unite che la Cina sarebbe diventata carbon
neutral entro il 2060.
Il suo
discorso ha sbalordito il mondo e ha annunciato Pechino come un'improvvisa
favorita in una nuova corsa per il predominio industriale dell'energia pulita.
I
leader, ha sostenuto “Nick Bridge”, inviato del Regno Unito per il clima dal
2017 al 2023, hanno un potere quasi unico nel superare ostacoli apparentemente
invalicabili.
In
effetti, è quello che è successo in Gran Bretagna.
Nel
2019, il Primo Ministro “Teresa May “ha preso la decisione, senza precedenti in
qualsiasi grande economia, di scrivere un obiettivo netto zero per il 2050 in
legge.
Quasi
da un giorno all'altro, il net zero è passato dall'essere un'idea marginale e
strampalata a un ampio consenso politico in tutta Europa.
Ne è
seguito un gruppo di obiettivi simili. Alla fine l'UE l'ha adottato per tutti i
27 membri.
Esaminando
questo panorama, l'ONU ha declassato la sua previsione che il mondo si sarebbe
riscaldato di 3 gradi Celsius, un percorso davvero calamitoso, a circa 2,5
gradi.
Non un
futuro sicuro, ma un enorme miglioramento.
Tuttavia,
la schiera di leader favorevoli al clima si sta esaurendo.
Il
francese Macron è essenzialmente un'anatra zoppa in cima a un governo che
funziona a malapena.
E alla
fine del secondo mandato di Trump, l'estrema destra francese potrebbe
facilmente essere al potere.
Mercoledì, Macron ha chiamato Trump per
congratularsi con lui, ma il clima era assente dal riassunto francese della
chiamata.
Confrontate questo con la prima chiamata di Macron con
Trump nel maggio 2017, quando lo ha esplicitamente esortato a rispettare
l'accordo di Parigi.
In
Germania, la coalizione di governo di Scholz è caduta, preannunciando un
periodo di profonda incertezza e una potenziale maggiore influenza sulla politica del
Paese da parte dell'estrema destra scettica sul clima.
“Quello
che ci manca, rispetto al 2016, sono fondamentalmente Germania e Francia”, ha
detto” Bergamaschi”, il think tanker italiano.
Ciò
lascia l'Unione Europea, che si aggrappa ai suoi obiettivi climatici
vincolanti. Ma i dirigenti dell'UE a Bruxelles sono alla deriva in un processo
di trasferimento di potere durato un anno dopo le elezioni di quest'estate, la
ragione addotta da von der Leyen, il massimo dirigente dell'UE, per aver
saltato la COP29.
Malessere economico, migrazione e guerre in
Ucraina e in Medio Oriente sono in cima ai pensieri della maggior parte delle
capitali europee.
Molte
economie emergenti in Asia si trovano a cavallo tra una divisione politica e di
sviluppo tra l'Occidente e i BRICS, un'alleanza che Cina e Russia stanno
coltivando, mentre altri importanti produttori di petrolio e gas sono indecisi
sulla rapidità con cui ridurre le emissioni.
"Non
è che il clima sia diventato meno importante, direi che è diventato più
importante, ma ci sono molte altre cose che sono più urgenti", ha
affermato” Nick Mabey”, amministratore delegato del “think tank E3G” ed ex
consigliere del governo britannico.
Tempismo
calamitoso.
Per
chiunque sia ancora disposto ad ascoltare, il clima mondiale sta inviando
segnali sempre più allarmanti.
Quest'anno
batterà il record per il più caldo nella storia umana, che è stato stabilito
solo nel 2023.
Le conseguenze sono mortali: a giugno circa 1.300
persone sono state uccise dal caldo estremo durante il pellegrinaggio dell'Hajj
in Arabia Saudita, mentre gli oceani surriscaldati hanno innescato uno
sbiancamento di massa delle barriere coralline in tutto il mondo, minacciando
interi ecosistemi sottomarini da cui centinaia di milioni di persone dipendono
per cibo e reddito.
E non
è solo il caldo.
Il cambiamento climatico sta rendendo il meteo
estremo ancora più estremo e più frequente.
Solo
nelle ultime settimane, uragani consecutivi hanno devastato il sud-est
americano, uccidendo centinaia di persone e causando miliardi di danni.
E in Spagna, inondazioni torrenziali hanno
causato centinaia di morti, lacerando il tessuto sociale del paese.
Queste
calamità sono solo un anticipo di ciò che potrebbe accadere.
L'anno
scorso più di 200 scienziati hanno dichiarato che numerosi "sistemi
terrestri" che tengono letteralmente sotto controllo il clima mondiale si
stavano avvicinando a un punto di non ritorno.
Superare quella soglia avrebbe reso il mondo abitabile
irriconoscibile, hanno detto.
I mari avrebbero inghiottito le coste. Il
clima avrebbe ruotato selvaggiamente.
"Molti
leader", ha affermato “Todd Stern”, inviato degli Stati Uniti per il clima
sotto il presidente Barack Obama, "non conoscono realmente la portata di
ciò che stiamo affrontando in termini di clima".
Il
momento non potrebbe essere peggiore perché l'attenzione dei politici sul clima
si sposti.
Sepolta
nelle caselle di posta piene dei leader c'è una scadenza delle Nazioni Unite
che si avvicina rapidamente a febbraio per raggiungere nuovi obiettivi
climatici nazionali.
Sembra banale. È tutt'altro.
Questi
documenti determineranno quali emissioni che riscaldano il pianeta stiamo
pompando nel cielo fino al 2035.
A quel
punto, mancheranno solo 15 anni alla scadenza che la maggior parte delle
economie avanzate ha fissato per essere completamente “carbon neutral”.
Questa
è la ricetta per la claustrofobia dovuta a tempi stretti. Dopotutto, la metà
del secolo potrebbe essere a soli quattro presidenti degli Stati Uniti di
distanza (incluso Trump). A quest'ora l'anno prossimo il mondo sarà più vicino nel
tempo al 2050 che agli attacchi terroristici dell'11 settembre.
Ciò
significa, in termini pratici, che i piani stabiliti nei prossimi mesi
fungeranno da segnale più chiaro finora del futuro climatico collettivo
dell'umanità. Cambiare rotta in seguito non è impossibile, ma rimane
disperatamente poco tempo per recuperare.
Il
direttore generale dell’ONU “Stiell “ha definito i piani, con solo una leggera
iperbole, “tra
i documenti politici più importanti prodotti finora in questo secolo”.
Quando
si tratta di questi piani climatici nazionali, che determineranno la velocità
con cui le vecchie tecnologie inquinanti saranno sostituite in ogni casa,
ufficio e fabbrica, i leader sono il "livello essenziale", ha detto “Orr”.
La loro
stesura "richiede un approccio che coinvolga tutta l'economia e tutta la
società", ha aggiunto. "E spesso, a seconda del sistema politico, ciò
richiede un singolo leader".
Si
prevede che una manciata di questi nuovi piani saranno annunciati alla COP29 di
Baku, insieme a un accordo sperato sulle risorse finanziarie da parte dei
governi ricchi per aiutare i paesi in via di sviluppo a ripulire le loro
industrie.
Ma con
i bilanci tesi ovunque, raggiungere un nuovo obiettivo finanziario richiederà
di nuovo un segnale dai leader che gli sforzi internazionali per il clima sono
dove i tesori dovrebbero concentrare un po' di generosità.
Alcuni
leader stanno cogliendo l'attimo, o almeno dicono di coglierlo.
In
Brasile, Lula ha fatto della sua missione personale quella di garantire che la
conferenza ONU sul clima del prossimo anno a Belém rappresenti un importante
passo avanti.
Nel Regno Unito, il nuovo Primo Ministro “Keir
Starmer” è stato eletto con la promessa di rendere il sistema elettrico
britannico completamente “carbon neutral” entro il 2030.
Secondo
una persona a conoscenza dei colloqui, a cui è stata concessa l'anonimato per
discutere delle trattative private, i diplomatici britannici e brasiliani
hanno discusso di un annuncio coordinato dei loro nuovi piani sul clima alla
COP29.
La
Cina, il più grande inquinatore di carbonio al mondo, è per molti versi la
ragione principale di ottimismo.
Le
strade di Shanghai, secondo un visitatore recente, sono silenziose per il
ronzio elettromagnetico delle auto elettriche.
Il dominio della Cina su veicoli puliti,
batterie, catene di fornitura di minerali e altre tecnologie rispettose del
clima ha stimolato una corsa internazionale tra grandi potenze per costruire
tali industrie.
Per
coloro che cercano una motivazione più concreta che garantire il futuro dei
propri nipoti, battere la Cina si sta rivelando una ragione convincente per
diventare green.
Anche
altrove ci sono leader focalizzati sul clima. La nuova presidentessa del
Messico,” Claudia Sheinbaum”, è una climatologa.
Il
presidente colombiano “Gustavo Petro “sta parlando con altri leader
latinoamericani di un'economia futura senza combustibili fossili.
C'è un
ulteriore fatto del recente passato che potrebbe fornire la chiave per
risolvere questo problema: ciò che i leader ritengono importante o convincente può
essere ricalibrato dal basso.
L'ultima
presidenza Trump è stata anche l'era del movimento giovanile per il clima, di “Greta
Thunberg” e delle proteste popolari di massa, in cui molte delle grandi
decisioni sulla leadership sono iniziate nelle strade.
"Abbiamo
creato le condizioni in cui non ci sembrava così spaventoso essere
coraggiosi", ha detto una delle leader del movimento giovanile,
l'attivista tedesca “Luisa Neubauer”.
Questo
valeva sia per i più potenti che per i più impotenti, ha detto.
La
notte delle elezioni negli Stati Uniti, “Neubauer” aspettò insieme a migliaia
di persone alla festa per la presunta vittoria della candidata democratica “Kamala
Harris “presso la Howard University di Washington, DC.
Alla
fine, l'umore precipitò.
"Tutti
erano senza parole", ha detto. Poi è iniziata la ricerca di un capro
espiatorio. A “Neubauer” sembrava la risposta a una brutta rottura: "Non vuoi gestire i tuoi sentimenti e
inizi a dare pugni in giro".
Quel
sentimento sarà difficile da controllare.
L'ultima
volta, gli attivisti per il clima lo hanno incanalato in azione.
Questa
volta rischia di trasformarsi in disperazione. Un secondo mandato di Trump non
innescherà automaticamente un'altra rivolta.
Questo
è il momento, ha detto “Neubauer”, "di addestrare migliaia di attivisti a
essere più strategici e a non cadere nel cinismo".
Questo
è il momento, ha detto, di "lavorare e dare una mano quando sta diventando
davvero buio e quando non c'è nessun miracolo in vista".
(Karl
Mathiesen ha scritto da Londra. “Sue Allan ha contribuito con il reportage da
Toronto. “Clea Caulcutt” ha contribuito con il reportage da Parigi.)
Il
ritorno dell’antisemitismo in Europa il giorno successivo in cui il gigante
addormentato – l’America! – si è risvegliato.
Mittdolcino.com
– (9 novembre 2024) – Mitt Dolcino - Euro Crisi, Europa, USA - ci dice:
L'ammiraglio
Yamamoto avvertì che il gigante americano era stato risvegliato.
Lo
disse appena dopo l'attacco apparentemente di successo a Pearl Harbour, ben
sapendo come sarebbe finita.
Ebbe ragione. Oggi la storia si ripete,
peccato manchi Yamamoto ad avvertire l'EU dell'epilogo...
Il
ritorno dell’antisemitismo in Europa il giorno successivo in cui il gigante
addormentato – l’America! – si è risvegliato
L’attacco
all’America, attraverso la cooptazione, l’infiltrazione, la destabilizzazione
interna, è fallito.
Si è
capito bene il 27.9.2024 quando i militari USA, aggiornando la direttiva DoD
5240.01 in perfetta autonomia, fecero intendere urbi et orbi
che le cautele volute dai Padri Fondatori non
solo erano lungimiranti, ma i correttivi erano addirittura stati messi al loro
posto, in attesa degli eventi.
Infatti
da tale data i militari potevano e possono intervenire in caso di sedizione
interna, che attenti alla sicurezza nazionale.
Con
autorizzazione militare assoluta sebbene ex post, ovvero con possibilità di
usare armi letali.
Anzi,
senza nemmeno aver ben chiaro il limite di ogni intervento con armi letali,
limite molto sfumato (…)
In
breve una sedizione interna ad esempio di “Antifa” (una creatura dell’Abwehr
germanica a cavallo tra le due guerre mondiali, ndr), in America, oggi,
rischierebbe di portare conseguenze diciamo radicali (…), essendo ormai l’esercito USA una
forza di interdizione con poteri di polizia in caso di rischio alla sicurezza
nazionale valutata dai ranghi militari in autonomia, sebbene limitatamente a 72
ore di pre-autorizzazione (…).
Questo
per farvi capire che ogni piano reazionario anti-USA in USA, oggi, è fuori
luogo:
pochi
hanno notato prima delle elezioni i militari americani, non strettamente la
guarda nazionale, posizionata a presidiare “obiettivi sensibili” politicamente
parlando (…).
E dunque facendovi intendere che enormità di
disastri, dati dalla disperazione delle élite di sangue perdenti, sono da
attendersi in Europa prossimamente…
Inutile
dilungarsi oltre.
Parimenti,
il team Trump sembra ormai di massimo livello di competenza, gli errori del
passato non verranno ripetuti.
Meritocrazia
americana, dunque.
Ovvero,
i raccomandati di sangue europei ed i loro accoliti ed affiliati riteniamo poco
potranno contro una società americana tanto competente quanto furente per
l’attacco subito, con una risposta a tono basata sulla meritocrazia pura.
Da
anni infatti consigliamo di rivalutare l’insegnamento di “Alexis de Toqueville”,
sul primato americano (meritocrazia vs. sangue, vincono sempre le competenze…).
In
tale contesto l’Europa chiaramente annaspa:
la guerra ucraina sta per terminare, gli
attacchi diretti o per interposto “ente” all’America sono un rischio enorme.
Dunque,
che ne sarà del Vecchio continente con velleità imperiali?
Implosione,
per riassumere.
Da lì
i “Don Rodrigo”, leggasi “deep state” a burocrati europei super pagati per
“ciucciare” dalla mammella di Stato mentre la popolazione paga dazio, sono
letteralmente sull’orlo di una crisi di nervi.
Tradotto:
fanno e soprattutto faranno idiozie.
Noi
siamo qui ad attendere, quali e quante idiozie verranno perpetrate. Abbiamo 60
giorni di attesa, circa.
Poi i
giochi saranno fatti, ben sapendo che i militari USA già presidiano fin d’ora
gli eventi a difesa dello Stato democratico, anche con Biden, anche con Kamala
alla Casa Bianca.
L’antisemitismo
serve ai governi Europei, da secoli, per nascondere i fallimenti delle élite di
sangue del Vecchio Continente, le stesse che partorirono feudalesimo,
inquisizione è guerra dei 30 anni.
Non è
dunque un caso che l’Europa fu imperiale, quella che inventò Marx e
l’antisemitismo moderno, agisca nella stessa medesima maniera di sempre allo
sfacelo in arrivo:
scatenare
il caos, ossia l’antisemitismo da combattere.
Antisemitismo
da prima pagina come scusa per combattere qualcos’altro e non vedere i problemi
reali.
Siamo
sempre alle solite, sempre i soliti piani, sempre la solita propaganda. A
difesa delle élite di sangue europee…
(Il
padre di Carl Marx era il rabbino ashkenazita di Trier [Treviri in italiano],
di fatto nel distretto di Worms [dove Martin Luterò sfidò nel 1521 la Chiesa
cattolica e l’impero del cattolicissimo Carlo V, con il secondo molto satanico
protestantesimo];
Worms, sempre lei, Lotaringia piena:
il
padre di “Carl Marx” si chiamava” Mordechai Lewy,” che poi cambiò il cognome in
Marx;
aggiungeteci
che Carl (Lewy) Marx era imparentato con la famiglia Rothschild attraverso il
legame coi Barent-Cohen di Amsterdam, la stessa dinastia Rothschild che dal
‘700 fu poi al servizio della Corona di Inghilterra divenuta anti-cattolica a
partire dal 1527 [con epilogo del golpe anti cattolico in Gran Bretagna,
anti-Stuart, nel 1714]: in tal guisa il nesso col potere di sangue reale
europeo [in larga parte usurpato] appare evidente, nota di redazione)
La
discendenza Rothschild di Carl Marx.
Chiaramente
l’antisemitismo è un desiderata dei sistemi politico-economici europei che
avendo fatto errori troppo grandi che stanno portando al fallimento al sistema
devono buttarla in caciara.
E
dunque ecco che torna di moda nelle città la caccia all’ebreo, in piazza,
chissà se saranno stati “black blocks” travestiti da palestinesi quelli delle
violenze contro gli ebrei….
Appunto
il 2024, in Europa, non fa eccezione, come al solito, i lotaringi sono assai
prevedibili.
In
fondo il cappio al collo della vecchia Europa è un cappio tutto europeo, fatto
di de- popolazione, immigrazione, pochi giovani, crescita economica
inesistente, deflazione salariale ed accumulo di enormi ricchezze nelle mani
dei pochi Don Rodrigo locali, tutti associati ormai per tenere in piedi la loro
gallina dalle uova d’oro, l’euro e l’EU.
Si
fotta il popolo.
Resta
solo il caos addivenire, inevitabile, frutto di disperazione di Davos.
Dove
ci porterà tale entropia maxima?
Rimetto
a posto gli addendi: vedremo fino a quando la gente sta tranquilla a subire le
angherie apicali, ben sapendo che le rivoluzioni – da che mondo è mondo – si
scatenano sempre e solo grazie al supporto esterno.
Ed il
supporto esterno, oggi, è già dentro l’Europa.
Più o
meno da 75 anni.
Sarà”
WeThePeople” vs. Don Rodrigo. Anche in Europa.
Anzi, soprattutto in Europa! (Anche la “torre
di ferro” scopriremo che può bruciare, in determinate condizioni, mi sa…).
(Mitt
Dolcino)
E se
Trump, rieletto, indagasse
“il
malaffare EU” (geoingegneria?)
che fa
apposta disastri in Europa?
Mittdolcino.com
– (4 novembre 2024) – Mitt Dolcino – ci dice:
Un
semplice esercizio-ipotesi scolastico- su cosa potrebbe succedere se una forza
armata totalmente competente in materia, ad es. l'US Air Force (cfr. 557th
Weather Wing), dovesse mettere a nudo - pubblicamente - un eventuale complotto
della politica EU contro i suoi stessi concittadini, strategia della tensione
climatica indotta ad esempio: cosa succederebbe?
E’ bene
specificare che Trump decise nel 2020 di cancellare il trattato “Open Sky”,
firmato ad esempio dall’Italia in concomitanza al trattato di Pratica di Mare,
da Berlusconi nel 2003.
A cui
seguì quasi immediatamente – a caso forse – una estate davvero caldissima.
Infatti ogni manipolazione climatica, soprattutto in Europa, che è insieme di
Stati quasi indissolubile vista la geografia diciamo fitta, poteva essere
attuata solo per il tramite di accordi osservazionali internazionali legati a
tale “Trattato Open Sky”, a cui partecipavano USA, Russia oltre a praticamente
tutti i paesi Europei.
Caduto
tale trattato, perché la Russia fece lo stesso in continuità con Trump,
cancellarlo, ossia facendolo decadere IN TOTO, deve essere giocoforza stato
stipulato in continuità un altro tipo di framework normativo atto a sdoganare
operazioni simili sui cieli europei.
Anche
in ambito di geoingegneria nel caso (il “Trattato Open Sky”, legato all’Open
Sky Act Americano, è legato a doppio a filo al “Trattato Space Preservation Act”
, ndr).
Tutti
accordi che non possono che essere locali (i Paesi Europei sono un tutt’uno,
vicini ed influenzabili reciprocamente; ovvero tutti devono essere d’accordo
con tali operazioni nei cieli; gli USA invece sono enormi, possono dipendere
solo da loro stessi, lì sta la grande differenza, ndr).
Stante
quanto sopra, è chiaro che un Trump che cancellò detto trattato per ragioni che
non ci ha detto, ai tempi, ci potrebbe domani dire pubblicamente, ad esempio,
che detto “Trattato Open Sky” era collegato alla sua personale indisponibilità
di attuare manipolazioni climatiche potenzialmente anche a danno della gente Europea.
Infatti, 40 anni fa, le prime discussioni
sulla possibilità di interferire sul clima erano collegate al riscaldamento da
indurre globalmente in un framework climatico che ai tempi andava chiaramente
verso il gelo climatico estremo nell’emisfero boreale, non verso il caldo.
Ben
sapendo che – semplicemente – il bel tempo porta più consumi…
Ora, immaginate se, sulla scorta di quanto
sopra, come esercizio perfettamente teorico, un Presidente USA chiamato Trump
II, rieletto dopo la contestata elezione del 2020 con sospetta regia Europa
negli altrettanto sospetti attentati contro di Lui, decida di incaricare la US
Air Force (ad es. 557th Weather Wing) e magari anche la US Navy di fare uno
studio, pubblico, magari sulla base di documenti che che esistono già (…),
sulle conseguenze di una eventuale manipolazione climatica in corso e passata
di matrice Europea, dal 2021.
Magari
mettendo in risalto, via media americani, i più potenti del mondo, che in
realtà tali manipolazioni sono state attuate soprattutto dopo la cancellazione
del trattato Open Sky; cancellazione – ripeto – voluta dallo stesso Trump.
Ovvero
comportando autonomamente, lato EU, danni immani voluti dalla politica per le
popolazioni europee.
Ciò
porterebbe ad esempio a concludere che tali danni indotti da catastrofi
naturali derivanti da eventi naturali andrebbero considerati come correlati ad
una deliberata e volontaria attività politica Europea finalizzata a manipolare
il clima nel Vecchio Continente.
Immaginate
come potrebbero reagire le popolazioni ad esempio spagnole, francesi, italiane
a tale “scoperta pubblica ”…
Potremmo
tranquillamente dire che i governi di tali paesi verrebbero travolti? Molto
probabile.
Anche
in Italia, a pensarci bene, potrebbe succedere qualcosa di simile:
ad
esempio – ad essere cinici – sarebbe facilissimo collegare, volendolo fare,
vero o falso che fosse la correlazione, la sospetta “fuga” di un famoso
commissario straordinario per il rischio idrogeologico dell’Emilia a Strasburgo
appena prima l’ultima delle tre alluvioni che hanno investito la sua Regione
(vedasi i greti dei corsi d’acqua non puliti a dovere) in poco più di un anno.
Attività
da dimostrare essere volontarie insomma, all’ uopo finalizzate, ossia a fare
danni deliberatamente.
Chiaro,
tutto quanto sopra è semplicemente un esercizio totalmente ipotetico, teorico,
scolastico, non reale, solo ipotesi, ad oggi;
infatti
quanto sopra resta una semplice valutazione surreale, una analisi “What if” per
intenderci, con il fine ultimo di elaborare le possibili reazioni finali della
popolazione.
Una
cd. teoria dei giochi insomma, “Game Theory”.
Che si
condenserebbe, come risultato, detta in poche parole, in rabbia popolare ad
ogni livello contro i vari governanti EU e locali responsabili del misfatto.
Soprattutto – oltre che a livello centrale EU – in due Paesi: Italia e Spagna,
a tal punto pronte ad essere eiettate fuori dall’euro.
Per
tale ragione riteniamo che in teoria nulla di quanto sopra dovrebbe
concretizzarsi, oggi, come ipotizzato nei termini di esercizio scolastico sopra
proposto.
In quanto sappiamo benissimo che gli USA, comunque,
sarebbero nel caso in grado di dimostrare i danni che l’EU, nell’esercizio
teorico in specie, avrebbe deliberatamente causato (…).
… ben
sapendo che le cd. “Finestre di Overton” sono un vero e proprio strumento di
lavoro per certi ambienti…
E
tutto questo, si noti, senza considerare l’ormai evidente malaffare nei paesi
EU allineati a Davos, dove le catastrofi ambientali si ripetono senza sosta;
fino a
farci temere che ciò sia frutto di una “evolzione 2.0” della dottrina del
nazista Goering (“Spaventa un popolo, digli che è attaccato, che è in pericolo,
e gli farai accettare qualsiasi cosa “:
il
nazista H. Goering è da considerare a pieno titolo il padre della “Strategia
della tensione “, in Italia addirittura abusata negli anni ’70).
Sembra infatti non essere un caso che l’EU sia
storicamente nata sulle ceneri del nazismo, con persone fu naziste che si
succedettero in cariche apicali in seno all’EU, fin dalla sua fondazione (…).
Facciamo
tali affermazioni sulla scorta delle evidenze che vanno emergendo sul disastro
di Valencia dove, nonostante il barrage di propaganda soprattutto in lingua
italiana pro-disastro climatico (ossia pro-Davos: sembra proprio che, oltre agli
ingegneri che costano poco, come diceva ai tempi il governo Renzi, anche i
troll italiani si comprino in saldo, evidentemente…, la Spagna resta invece è
molto più cauta su tale lettura), emerge ormai prepotente come il disastro valenciano
sia stato non solo prevedibile ma anche prevenibile visto che lo “Jucar” fa
scherzi del genere da secoli, in media due ogni 100 anni.
Ed
anzi facendo emergere gravi colpe nel dimensionamento dell’infrastruttura
INCOMPLETA che avrebbe dovuto proteggere Valencia ed invece non è stata
completata! (vedasi di seguito Fonte: “Hispagua”).
Ugualmente,
fa riflettere come una diga costruita dai romani invece come Dio comandava, ai
tempi, duemila anni fa, abbia salvato interi paesi spagnoli dalla furia
dell’acqua, mentre oggi si sbagliano i dimensionamenti delle infrastrutture
nuove…
Varie
fonti, convergenti…
La
conclusione è – ripeto il “nel caso” – infatti diversa, pragmaticamente
parlando, di come i catastrofisti climatici vi cercano di propagandare.
Ben sapendo che eventuali esternazioni
ufficiali – oggi – di un paese terzo tanto potente e competente come l’America
sull’argomento, come sopra indicato, sarebbero una sorta di bomba atomica per i
politici EU, intendo una qualche prova che tale ipotetica manipolazione
climatica/catastrofi indotte dalla politica possano essere state
deliberatamente volute (pro Agenda 2030 ad esempio).
Siamo
dunque certi che gli eventuali responsabili locali sarebbero prontissimi a
concedere altri favori in cambio, pur di evitare tale esternazione pubblica
ossia la deflagrazione interna dei loro paesi, contro i Don Rodrigo locali.
Intendo,
pronti anche a rompere l’euro se necessario, ad esempio con la Germania che
esce dall’Euro facendo la DEXIT (…).
Immagino
vi chiederete quale potrebbe catalizzatore logico/economico di “epilogo
indiretto”… Facile dare una risposta.
Trattasi
della contemporanea fine del LIBOR in USD 30.9.2024 (con liquidazione dei
contratti esistenti il 31.3.2025), ovvero non poter più creare dollari dal
nulla in Europa.
E soprattutto con un quasi impensabile (fino a
6 mesi fa) trade deficit aggregato Europeo che verrà pubblicato entro fine
2024, elemento che costringerebbe/costringerà la Germania ad usare il proprio “trade
surplus” per pagare in euro le bollette in altra valuta di altri paesi cicale
in EU, soprattutto la Francia.
Dunque
creando inflazione anche in Germania.
Visto
che la cultura tedesca è ancora oggi basata su Goethe ossia sul Mefistofele, il
demonio che creava inflazione impoverendo i tedeschi, a fonte di un partito
come “AfD” pronto a vincere le prossime elezioni germaniche, ci sembra
oltremodo logico prevedere che la Germania sarà/sarebbe felicissima di uscire
indenne dall’euro, evitando guai maggiori!
Con –
sempre “nel caso – grande soddisfazione americana, che d’un solo colpo
regolerebbe i conti con l’intera Europa diventata ormai nemica, sotto molti
aspetti (…).
Il
messaggio sottostante di cui sopra, una ipotesi teorica in realtà, riteniamo
sia a suo modo oltremodo intrigante, un brillante esercizio intellettuale.
Ora
basta aspettare qualche giorno per verificare gli eventi successivi.
Poi,
il resto.
(Mitt
Dolcino)
Non
possiamo dormire sugli allori, le stesse persone malvagie che disprezzano
Donald Trump, che hanno impiegato ogni mezzo subdolo per distruggerlo, che
hanno persino cercato di ucciderlo, sono ancora con noi.
Allnewspipeline.com
- Mark Landsbaum – (8 novembre 2024) – ci dice:
Confesso
senza vergogna di non essere mai stato così orgoglioso, o sorpreso, come
martedì, quando gli elettori hanno respinto a larga maggioranza altri quattro
anni di male che hanno annientato l'anima.
Avevo
quasi rinunciato al grande esperimento americano di autogoverno.
Ma oggi sono più orgoglioso che mai del suo
popolo, che ha scelto inequivocabilmente il bene sul male alle urne.
Prima
di proseguire, tuttavia, devo mettere in guardia dal cullarci sugli allori.
Le stesse persone che disprezzano Donald
Trump, che hanno impiegato ogni mezzo subdolo per distruggerlo, che hanno
persino cercato di ucciderlo, sono ancora con noi.
E, se non altro, la loro rabbia è ancora più
grande ora.
Il
giorno delle elezioni l'America ha vinto forse la sua più grande battaglia dai
tempi di Midway.
Ma la battaglia vinta, la guerra continua.
Tuttavia,
provo davvero il dolore dei sinistrorsi, dei woke e dei compagni di viaggio
marxisti, che oggi si struggono per i risultati delle elezioni.
Quando
è iniziato lo spoglio dei voti, anch'io ero nel profondo della depressione,
rassegnato al fatto che” Kamala Harris” avrebbe sconfitto “Donald Trump” e a
tutti gli orrori che sarebbero sicuramente seguiti.
Era
straziante, ma ho pensato che un “Dio santo” ne avesse avuto abbastanza della
nostra terra, dove 70 milioni di bambini sono stati assassinati nel grembo
materno, dove la depravazione sessuale è stata elevata a falso diritto
costituzionale, dove l'ideologia marxista ha soppiantato la moralità cristiana.
Dove
tiranni dispotici gestiscono il governo, ignari dei veri diritti umani che
calpestano.
Chi sono io per contestare il giudizio di Dio
contro un tale male?
Dio
aveva sicuramente visto abbastanza, mi dissi a malincuore.
Mi preparai all'arrivo del Suo giudizio sotto
forma di una frana del Partito Democratico.
Avevo
pregato per mesi per la Sua misericordia piuttosto che per il Suo giudizio. Ma
capii che Dio è sovrano e che i miei miseri desideri non sono sul punto di
fargli cambiare idea.
Ciò
che desidera si avvererà.
E
l'America del 2024 circa non lo ha certamente colto di sorpresa. Altrettanto
certamente, meritiamo la Sua ira.
Mentre
i voti venivano contati, sentivo già veramente il dolore. Poi ciò che Dio aveva sempre voluto
da tutta l'eternità passata si è avverato. Misericordia per una nazione di
peccatori caduti. Lode al Signore!
A Dio
tutta la gloria, di sicuro.
Ma il
Signore usa le persone per portare benedizioni terrene, e martedì scorso, ne ha
usate 72 milioni per trasformare la mia temuta frana democratica in una storica
disfatta repubblicana, riportando alla Casa Bianca l'ingiustamente perseguitato
Donald Trump, insieme al controllo della maggioranza di entrambe le camere del
Congresso.
Ogni
mia preghiera per le elezioni è stata esaudita, tranne che per la California,
che per qualche ragione Dio ha scelto di lasciare in gran parte nelle mani di
Satana.
Ma Lui
è sovrano e le Sue vie non sono le nostre vie.
Dopotutto,
ha permesso alla Casa Bianca di Biden di scatenare il caos per quattro anni. Il
suo motivo?
Forse per convincere gli americani della
differenza.
Il
risultato elettorale è stato lampante anche per gli improbabili:
"Non dovrebbe sorprendere molto che un
Partito Democratico che ha abbandonato la classe operaia si accorga che la
classe operaia ha abbandonato loro", ha affermato il senatore socialista
del Vermont “Bernie Sanders”, che vota con i Democratici.
Tuttavia,
nonostante i media tradizionali siano servilmente fedeli alla linea del partito
democratico, nonostante un attacco unificato alla normalità da parte dei woke e
di quasi tutti i nomi riconoscibili nella cultura, nonostante una moltitudine
di ragioni "pratiche" per andare d'accordo, le persone hanno comunque
respinto il messaggio.
Nonostante
tutte quelle voci elitarie che ci chiedevano di procedere al passo con la lunga
marcia verso l'utopia marxista-risvegliata, ciò che ha prevalso in modo
decisivo - e schiacciante - è stato il buon senso, radicato nei buoni vecchi
valori cristiani conservatori.
Ora mi
vergogno di aver sminuito, prima dello spoglio dei voti, la capacità dei miei concittadini
americani di distinguere il buon senso dalle promesse stravaganti
dell'ideologia collettivista.
Una
sana maggioranza di elettori ha riconosciuto che le opzioni erano nettamente
diverse:
Il
metodo dei Democratici: "Ecco cosa chiediamo alla gente di fare".
La via
del popolo: "Questo è ciò che chiediamo al governo di fare".
Il
grande perdente: il governo che vuole che le persone siano suoi sudditi.
I
grandi vincitori: le persone che vogliono che il governo sia il loro servitore.
“Harris”
si è rifiutata di spiegare in che modo si sarebbe differenziata dal presidente
Joe Biden.
Di
conseguenza, non è stata sorprendentemente incapace di convincere gli elettori
che non avrebbe ripetuto le sue tirannie autoritarie, dai lockdown alla censura
fino all'armamentizzazione di ogni ramo del governo federale, dal “DoJ “all'”EPA”.
Inoltre,
“Harris “ignora come funziona l'economia e sostiene una pianificazione
centralizzata dannosa. Segni distintivi del marxismo.
Tuttavia,
il presidente eletto Trump deve rivedere la sua storia.
Dopo
aver vinto il suo primo mandato quasi impressionante nel 2016, Trump ha
ingenuamente sottovalutato quanto lo Stato profondo sarebbe stato radicato e
aggressivo nel sabotare la sua amministrazione.
Questa volta, liberare completamente la sua
amministrazione dalle creature della palude deve iniziare dal primo giorno.
Per
contrastare gli ordini esecutivi di Biden per "rendere a prova di
Trump" la burocrazia federale, potrebbe essere impiegata una gestione
creativa. Trasferimenti
a un lavoro d'ufficio a Guam?
Richard
Nixon perse la corsa alla presidenza, come Trump, poi vinse le elezioni otto
anni dopo.
Ma
Nixon ignorò il fatto che coloro che volevano liberarsi di lui erano ancora in
giro, ancora al potere.
Alla
fine presero Nixon con un'accusa cospirativa per “Watergate”, presumibilmente una cospirazione dello Stato profondo
che vide ex agenti della CIA autodistruggersi probabilmente in un furto con scasso di seconda categoria.
Lo
Stato profondo fece cadere Nixon, non ci sono dubbi.
È tutto documentato nei libri di “Geoff
Shepard”.
È
tempo che anche lo “Stupid Party” diventi più saggio
.
Mentre preghiamo che Trump impari dai suoi errori, come pensare che i burocrati
di una vita gli avrebbero dato man forte, anche il Partito Repubblicano deve
imparare dai suoi, come ignorare gli interessi delle persone che rappresenta.
Se il GOSP (Grand Old Stupid Party) non
impara, le persone che tradisce lo abbandoneranno e una grande opportunità
verrà persa.
Nel
frattempo, gli elettori dovrebbero notare la nostra lezione dal miracolo
politico di martedì.
Il columnist “Gary Bauer” consiglia:
"A
meno che non siamo ingrati, dobbiamo essere cittadini cristiani per salvare
l'America. Dobbiamo anche pregare con fervore. Dio ha aiutato Davide a
sconfiggere Golia. Ma c'era ancora bisogno di un Davide che andasse a
combattere la vera battaglia".
Ho
ringraziato Dio quasi ogni ora da martedì per aver esaudito praticamente ogni
parola delle mie preghiere prima delle elezioni. Ora, vediamo un po' della
California, eh?
Combatti!
Combatti! Combatti! Contro Falso, falso, falso –
Lo Stato profondo sputa bugie sfacciate e la
stampa propagandistica tratta quelle bugie sfacciate come verità inconfutabili.
Allpipeline.com
- JB Shurk – (5 novembre 2024) – ci dice:
L'
immagine più iconica della campagna del 2024 è stata scattata al “Butler Farm
Show Grounds in Pennsylvania” il 13 luglio.
Un
assassino aveva appena sparato diversi colpi al presidente Trump, ferendolo
all'orecchio.
Gli
agenti dei servizi segreti si sono affrettati a proteggere il presidente,
mentre i cecchini neutralizzavano il tiratore.
Mentre
i membri della sua sicurezza iniziavano a spostarlo rapidamente dal palco dove
stava parlando, il presidente Trump ha chiesto loro di fermarsi in modo da
poter rassicurare i sostenitori che era vivo e vegeto.
Con il
sangue che gli rigava il viso e si raccoglieva vicino a un lato della bocca, ha
allungato un pugno chiuso verso un cielo azzurro con una bandiera americana che
sventolava appena dietro la sua testa e ha urlato a tutti coloro che potevano
sentire: "Combattete!
Combattete! Combattete!"
Probabilmente,
non è stata solo l'immagine più iconica della campagna, ma anche una delle
immagini più iconiche della storia americana.
L'immagine di un presidente americano
insanguinato ma ribelle che si protende verso il cielo ed esprime un senso di
calma risoluta in un momento di caos rimarrà nella mente di molte persone per
il resto della loro vita.
Il
coraggio del presidente Trump è impresso a fuoco nei loro ricordi.
In
qualsiasi altro ciclo elettorale, la competizione si sarebbe conclusa il 13
luglio.
In una giornata di sole durante un comizio
elettorale festivo, un tiratore ha ucciso un marito e padre che proteggeva la
sua famiglia, ferito gravemente altri due partecipanti e quasi assassinato un
ex presidente.
Una violenza politica così scandalosa avrebbe
dovuto spostare sufficientemente il sentimento pubblico a favore di Trump da
rendere la sua vittoria una conclusione scontata.
(Per
quel che vale, il presidente Biden si è ritirato dalla corsa otto giorni dopo.)
Temendo
questa possibilità, la stampa propagandistica si è immediatamente adoperata per
cancellare l'incidente dai pensieri del pubblico.
Dopo
essere diventata una delle fotografie più famose al mondo, l'immagine del crudo
coraggio del presidente Trump è scomparsa da pubblicazioni e siti web.
I giornalisti hanno parlato a malapena
dell'omicidio del cittadino della Pennsylvania “Corey Comperatore” o delle
gravi ferite riportate da altri partecipanti al raduno.
Fonti
anonime dell'FBI hanno inizialmente minimizzato il tentato assassinio
ipotizzando che Trump non fosse stato effettivamente colpito, ma che fosse
stato tagliato da frammenti di vetro rotti.
Gli
esperti di notizie via cavo hanno apertamente deriso la benda attorno
all'orecchio di Trump e si sono comportati come se essere colpiti in faccia non
fosse un granché.
Ancora
oggi, gli investigatori dell'FBI affermano assurdamente di non essere in grado
di accertare il movente del tiratore.
Questa
è la triste realtà dell'America nel 2024.
Una delle figure pubbliche più influenti al
mondo è a un passo dall'essere assassinata, e la stragrande maggioranza delle
fonti di informazione aziendali investe tutte le proprie risorse nel nascondere
la gravità dell'evento.
Non si
può permettere alla realtà di interferire con le loro narrazioni politiche
preferite.
Immaginate
se il presidente Biden, il presidente Obama o il vicepresidente Harris fossero
stati il bersaglio di un identico tentativo di assassinio.
La
stampa avrebbe parlato dell'incidente senza sosta negli ultimi quattro mesi.
I
titoli dei giornali e i notiziari avrebbero tenuto la parola
"assassinio" davanti agli occhi degli americani.
I
giornalisti avrebbero preteso conferenze stampa quotidiane dai servizi segreti,
dal dipartimento di giustizia e dall'FBI.
Ci sarebbe stato ripetutamente ricordato che
la "democrazia" è "letteralmente" sotto attacco e che i
repubblicani violenti sono una "minaccia" per la stabilità della
Repubblica.
Il 13 luglio sarebbe stato commemorato come
un'altra "data che vivrà nell'infamia" perché i democratici e la
stampa propagandistica non si sarebbero accontentati di niente di meno.
Il 6
gennaio 2021, decine di migliaia di americani disarmati hanno protestato per
elezioni libere ed eque fuori dal Campidoglio, e i democratici hanno fatto in
modo che gli americani non dimenticassero mai quella data.
I giornalisti aziendali hanno falsamente
definito i manifestanti "insurrezionalisti", "terroristi"
ed "estremisti violenti".
I
politici hanno accusato gli elettori di Trump di aver tentato in qualche modo
di rovesciare il governo federale senza sparare un colpo.
Al
contrario, un assassino uccide un sostenitore di Trump, ne ferisce molti altri
e quasi toglie la vita al Presidente Trump, e la stampa propagandistica agisce
come se non fosse mai accaduto.
Se
questa lampante incoerenza non dimostra vividamente quanto sia falsa la
narrazione dell'"insurrezione" del J6, niente altro può farlo.
A
differenza di Kamala Harris, Donald Trump è stato nominato presidente
attraverso un processo democratico e quando la democrazia è stata effettivamente attaccata, i media l'hanno minimizzata come
una sciocchezza.
L'esito
di queste elezioni avrà gravi conseguenze per gli americani.
Scopriremo
se siamo una nazione disposta a proteggere i propri cittadini o uno stato
sociale in bancarotta con confini spalancati.
Scopriremo se l'inflazione incontrollata e
l'incertezza economica sono diventati il nostro stile di vita permanente o se
la stampa di denaro e il capitalismo clientelare sono finalmente giunti alla
fine.
Scopriremo se la Carta dei diritti e la
Costituzione significano ancora qualcosa negli Stati Uniti o se gli americani
preoccupati dovranno lottare ancora una volta per le loro libertà più basilari.
La
posta in gioco non potrebbe essere più alta.
In
cima a tutte queste questioni di vita o di morte, ce n'è una che pesa di più:
la
lotta per la verità sopravviverà?
Gli
americani respingeranno uno Stato profondo impegnato nella censura di massa?
Gli
americani punteranno i piedi per terra e difenderanno la libertà di
parola?
Ciò
che abbiamo imparato negli ultimi quattro anni, mentre l'amministrazione
Biden-Harris attaccava l'opinione dissenziente come "disinformazione"
inammissibile, è che la morte del Primo Emendamento significa la proliferazione
di tutto ciò che è falso.
Quando
il dibattito scientifico viene censurato, otteniamo false pandemie e falsi
vaccini.
Quando
le accuse di frode elettorale vengono trattate come crimini, otteniamo falsi
voti.
Quando il discorso politico viene vilipeso e
il diritto di riunione viene ignorato, otteniamo false insurrezioni.
Quando
le élite democratiche annullano gli elettori delle primarie, otteniamo falsi
candidati alla presidenza.
Quando vicepresidenti mal preparati non sono
in grado di rispondere a semplici domande, otteniamo falsi accenti!
Poiché
i democratici e i loro alleati delle notizie aziendali hanno dichiarato guerra
alla libertà di parola, tutto ciò che otteniamo sono fake news.
E in un mondo in cui le fake news dominano i
titoli, i tentativi di assassinio contro il presidente Trump vengono cancellati
dalla storia.
Al
posto delle notizie che contano di più, la stampa propagandistica ha riempito
le onde radiofoniche di bugie dimostrabili nei giorni precedenti le elezioni.
I giornalisti falsi mentono sul fatto che il
presidente Trump abbia eliminato il controllo delle nascite e costretto le
donne ad avere figli contro la loro volontà.
Dopo
aver nascosto la demenza di Joe Biden per anni, ora mentono sul fatto che
Donald Trump mostri falsi segni di stanchezza.
Ripetono a pappagallo le false statistiche
sulla criminalità dell'FBI e mentono agli americani sulla sicurezza delle loro
comunità.
Ripetono
a pappagallo le false statistiche sul COVID del CDC e mentono agli americani
sul successo dei lockdown, degli obblighi di mascherina e dei falsi vaccini.
Ripetono
a pappagallo falsi rapporti sui posti di lavoro e mentono agli americani sulla
crescita economica.
Nonostante il fatto che Kamala Harris abbia il
più basso indice di approvazione per qualsiasi vicepresidente moderno, i nostri
giornalisti falsi mentono agli americani sul suo notevole appeal popolare.
E dopo aver preso in giro il presidente Trump
per essere stato vittima di due diversi tentativi di assassinio, la stampa
propagandistica ora spinge la
bugia che le sue parole in qualche modo
minacciano la vita della “RINO Liz Cheney”.
Lo
Stato profondo vomita palesi menzogne e la stampa propagandistica tratta
queste palesi menzogne come verità inconfutabili.
Ci
sono buone notizie.
Dopo
otto anni di propaganda incessante che demonizza il presidente Trump come la
minaccia più pericolosa per gli Stati Uniti, non è mai stato così popolare.
Kamala
Harris, Joe Biden, Barack Obama, Hillary Clinton e tutti gli altri democratici
di spicco del paese hanno definito Trump un "fascista", un
"nazista" e " Hitler " reincarnato per anni.
Un
reporter della MSNBC ha recentemente chiesto
a un elettore di New York: "Come ti suona questo messaggio?"
L'elettore
si è fermato, ha guardato il reporter e ha risposto: "No".
Il
reporter sembrava sorpreso, ma gli americani vedono attraverso le loro bugie.
Il
presidente Trump è sopravvissuto al proiettile di un assassino per un motivo.
Questo è il momento di scegliere una parte.
Tutto
ciò che dobbiamo fare è votare !
Che
Dio ci guidi e ci protegga.
E
ricordate: "Combatti! Combatti! Combatti!"
La
fine dell'era dei pazzi: il sistema non funziona per troppe persone, invece di
riconoscere questo semplice e chiaro fatto, le élite americane sono sprofondate
in un decennio di follia.
Allpipeline.com
- Neil Patel – (7 novembre 2024) – ci dice:
I
risultati di martedì sera sono stati abbastanza definitivi da far sperare che
potremmo aver appena chiuso uno dei peggiori capitoli della storia americana.
La lezione politica dell'era Trump è stata
lampante fin da quando è sceso per la prima volta dalla scala mobile.
Il sistema non funziona per troppe persone, e
queste persone vogliono un cambiamento.
Invece
di riconoscere questo fatto semplice e chiaro, con tutte le implicazioni che
comporta, le élite americane sono sprofondate in un decennio di follia.
Per
prima cosa, hanno provato come matti a trovare una scusa per la prima vittoria
di Trump che non richiedesse introspezione o responsabilità.
Deve
essere stato un campo primario diviso, o i russi, o Mark Zuckerberg, o la scusa
peggiore:
il
popolo americano che aveva appena eletto Barack Obama era ora un branco di
razzisti.
Ognuno
aveva il suo capro espiatorio, nessuno realmente radicato nella realtà.
In
secondo luogo, e cosa più importante, la questione sollevata dallo sforzo
collettivo di molti leader istituzionali di entrambi i partiti per costruire
una coalizione anti-Trump passerà davvero alla storia come la più folle della
storia americana.
La gente è sconvolta dall'economia, dagli
sprechi, dalla corruzione e dalle guerre. La risposta della coalizione
anti-Trump a ciò includeva politiche che appariranno sempre peggiori con il
passare del tempo, tra cui:
Una
guerra al merito.
Il
processo decisionale nelle ammissioni accademiche e persino nelle assunzioni
aziendali è ora fortemente orientato verso caratteristiche intrinseche come
razza, genere e preferenze sessuali anziché sul merito.
Non è esagerato dire che questo porta alla fine
dell'America come la conosciamo.
Una
guerra alla libertà di parola.
Gli
sforzi del governo e delle aziende per incolpare i social media per Trump, e
quindi per regolamentare la libertà di parola, sono orwelliani.
La ricerca di Google è truccata a favore dei
risultati di sinistra.
Oltre
a “X”, i principali algoritmi delle piattaforme social sono truccati per
sopprimere il discorso indipendente.
Questo
è semplicemente antiamericano.
Il fatto che i file di Twitter abbiano
mostrato funzionari governativi che promuovevano questa censura la porta a un
livello superiore.
Rompere
completamente e intenzionalmente il sistema di immigrazione.
Era
già orribile e aveva bisogno di una riforma, ma non c'è dubbio che le persone
che hanno alzato la mano per l'apertura delle frontiere nel dibattito
presidenziale democratico abbiano intenzionalmente posto fine alle politiche di
Trump per far entrare decine di milioni di persone senza alcun controllo
efficace.
Molti
repubblicani di Washington hanno accettato una legge di confine fasulla che
avrebbe sancito livelli folli di attraversamenti illegali per bloccare i
finanziamenti all'Ucraina, la loro vera priorità.
La
devastazione economica, comunitaria e di sicurezza di queste politiche è stata
sopportata più direttamente dagli americani a basso reddito di ogni razza.
Incoraggiando
la divisione razziale e persino le rivolte, compresi i finanziamenti da parte
di importanti multinazionali a gruppi lunatici guidati da marxisti come BLM.
Politiche
estreme sulle questioni trans, al punto che gli uomini picchiano letteralmente
le ragazze negli sport e i bambini subiscono cambiamenti di sesso che cambiano
la loro vita prima ancora di avere l'età per farsi un tatuaggio.
Finanziamenti
per la sicurezza nazionale praticamente illimitati con assegni in bianco.
Armi
offensive sempre più letali utilizzate contro un rivale dotato di armi
nucleari, rischiando un conflitto esistenziale.
Milioni di innocenti uccisi nel processo.
Riunire
ex rivali come Cina, Russia e India.
Mettere
a repentaglio il ruolo del dollaro USA nella finanza internazionale mentre ci
sono.
L'elenco
potrebbe continuare.
Queste
politiche sono collettivamente così folli e totalmente scollegate dalle
preoccupazioni di base delle persone sul benessere, la sicurezza, la protezione
e il futuro delle loro famiglie che le persone normali si sono ribellate.
Molti non amano nemmeno particolarmente Trump.
Semplicemente
detestano di più la follia.
(I
migliori crolli mediatici della vittoria di Trump alle elezioni del 2024 pic.twitter.com/rxcZlay9KM).
Dove
andiamo da qui?
Dipende
dai leader americani come vogliono gestire la situazione.
Possono
scegliere di continuare con una cecità volontaria, oppure possono finalmente
guardare dentro di sé.
Non
serve essere un populista impazzito per vedere i problemi. Ogni società ha delle élite, ma
quando il sistema diventa troppo stratificato, quando le persone normali non
riescono a relazionarsi con le politiche che vengono loro imposte, quando le
persone percepiscono che i loro interessi personali non stanno guidando i loro
leader, rispondono con un sovvertimento.
Fortunatamente per le élite americane, il
sovvertimento qui è stato pacifico.
Ci
sono molte brave persone intrappolate in un sistema corrotto.
Il
primo passo per loro è riconoscere il problema.
Quasi nessuno lo ha fatto dopo il 2016.
Washington
è distaccata dagli americani medi, e troppo dominata da grandi multinazionali,
i cui interessi divergono da quelli degli americani normali.
Puoi
fare i loro voleri o servire gli elettori, non entrambe le cose.
La
stragrande maggioranza dei politici in pensione si unisce al business
dell'influenza aziendale in un modo o nell'altro.
Washington
non produce nulla, eppure ha molti dei sobborghi più ricchi d'America. E queste
ricche élite hanno fatto del loro meglio, spendendo più di Trump di oltre 2 a 1
durante la campagna elettorale questa volta, tutto per niente.
Le
grandi aziende alimentari stanno avvelenando gli americani sotto un regime
normativo che dominano.
“Big
Pharma” ha profitti record mentre l'America si ammala sempre di più.
Troppe
scuole sono in rovina e troppi insegnanti stanno spingendo spazzatura
ideologica sui nostri ragazzi.
Le
persone normali vogliono sistemare tutto questo.
La “Washington istituzionale” è sulla loro strada. La
lezione di queste elezioni è che tutto questo deve cambiare.
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