Caos Globale.
Caos
Globale.
I
misteriosi droni sui cieli del mondo:
un
tentativo di falsa invasione “aliena”?
Lacrunadellago.net
– (15/12/2024) – Cesare Sacchetti – ci dice:
Hanno
iniziato a manifestarsi due giorni fa sopra i cieli del New Jersey, e molti
residenti hanno iniziato a chiedere da dove mai fossero venuti.
Sono
apparentemente droni, ma nessuno, ad oggi, è ancora riuscito a identificarli
con certezze.
Sono
poi apparsi ieri sui cieli della Germania, vicino la fabbrica del colosso
chimico della BASF, e poi nei pressi della base NATO di Ramstein.
Non
appena c’è stata l’apparizione tedesca, si sono visti quasi in contemporanea
dall’altra parte del mondo, sopra Los Angeles, e anche lì, nessuno è stato
ancora in grado di risalire alla loro provenienza.
A
vedere alcune immagini di questi droni sembra quasi che stiano cercando di
spargere qualche sostanza sopra i cieli oppure di aprire qualche campo
elettromagnetico per fini che di primo acchito non sembrano chiari, ma se si
guarda un po’ indietro al passato e ai vari progetti delle agenzie di
intelligence americane, forse si può comprendere meglio cosa sta accadendo.
Negli
anni’90 c’era un ricercatore e scrittore che può definirsi un vero e proprio
pioniere del giornalismo investigativo indipendente.
Il suo
nome era “Serge Monast”, ed era originario della parte francofona canadese del
Quebec.
Monast
aveva uno sguardo alquanto lungimirante e delle fonti molto privilegiate se si
pensa che già nel 1994 scriveva saggi sul pericolo dei vaccini e le loro
applicazioni nel campo degli esperimenti militari.
Monast
in quell’anno scrisse anche un altro saggio dal titolo “Project Blue Beam”, la cui lettura dimostra quanto
fosse avanti rispetto alla sua epoca il ricercatore canadese.
In
questo saggio, Monast riportava come la NASA già nel 1983 avesse allo studio
delle tecnologie molto sofisticate che in un futuro molto prossimo sarebbero
state in grado di proiettare degli ologrammi molto realistici e in grado di
ingannare molte persone nel mondo.
Oggi
se si guarda agli ologrammi che sono per esempio utilizzati in alcuni concerti
di stelle della musica, si resta impressionati per quanto questi siano divenuti
realistici.
In un
concerto di qualche anno fa, ad esempio, di “Snoop Dogg” si vede il famoso
rapper, coinvolto anche nella rete pedofila di “Puff Diddy”, cantare assieme
all’ologramma di “Tupac Shakur”, ucciso in una sparatoria nel 1996 a Las Vegas,
i cui mandanti ed esecutori ad oggi ancora non sono stati individuati.
Esiste
l’ologramma di Tupac al concerto con Snoop Dogg.
L’immagine
è così realistica che persino Snoop Dogg sembra esserne rimasto un po’
sconvolto perché a tratti sembrava più di partecipare ad una cerimonia
dell’evocazione dello spirito di un morto, più che ad un concerto pop.
Gli
usi però, già discutibili, non sono limitati soltanto a quelli
dell’intrattenimento.
La
psy-op “aliena”: una vecchia ossessione del mondialismo.
Gli
ideatori di questa tecnologia avevano in mente già in quegli anni l’uso di
questi ologrammi per proiettare sui cieli le immagini dei cosiddetti UFO per
far credere che la Terra fosse vittima di una presunta e fantomatica “invasione
aliena”.
È
questa un’altra delle ossessioni dei vari appartenenti alle élite mondialiste
che sono da sempre alla ricerca di casus belli artificiali necessari per
provocare quei disordini pianificati dai quali poi scaturisce la “soluzione”
desiderata dagli stessi artefici del problema, ovvero il governo mondiale.
A
ventilare per primo la possibilità che la Terra potesse subire una invasione
“aliena” è stato il presidente “Ronald Reagan” che in tre distinte occasioni, e
in una di queste di fronte all’assemblea delle Nazioni Unite, l’archetipo del
governo globale, disse che l’umanità sarebbe stata costretta a mettere da parte
“le sue differenze” in caso di un attacco da parte di una presunta civiltà
aliena.
I
discorsi di Reagan sulla “minaccia aliena”
Attraverso
l’espressione “mettere da parte le proprie differenze” non si intende altro che
rinunciare alla propria sovranità per cederla ad una entità esterna
sovranazionale che non sarebbe altro che un moloch globale che imporrebbe il suo dominio
su tutto il pianeta.
Si è
avuto un saggio di questa filosofia ai tempi della farsa pandemica.
Sul
tavolo dei vari cospiratori c’erano certamente diverse opzioni.
C’era
una terza guerra mondiale, attacchi informatici globali, si ricordi “Cyber
Polygon”, l’invasione aliena e una “pandemia”.
Quest’ultimo
scenario era stato preparato accuratamente già nel 2010, quando una delle
famiglie più importanti nella gerarchia mondialista, i Rockefeller, fecero uscire la nota pubblicazione
dal titolo “Operazione Lockstep”, che in inglese sta a significare “operazione
a tappe serrate”.
A
tappe serrate perché i creatori della falsa pandemia avevano in mente una
tabella di marcia molto precisa e molto rigida dalla quale sarebbe dovuta
uscire fuori alla fine della crisi quell’entità appunto transnazionale che si
sarebbe imposta su tutte le nazioni del pianeta.
Sarebbe
stata la definitiva nascita del Nuovo Ordine Mondiale, citato innumerevoli
volte dai suoi adepti quali Kissinger, Sarkozy, George Bush padre, e dalle
parti dell’Italia persino da un personaggio come Zaia e da Massimo D’Alema, uno
degli esponenti più importanti della palude dello stato profondo italiano.
È noto
che i piani non sono andati come previsto.
L’attesa
governance mondiale non solo non si è manifestata, ma si è andati incontro
invece ad uno scenario opposto attraverso la progressiva crisi delle varie
istituzioni globaliste e verso il ritorno degli Stati nazionali sulla scena
della storia.
Le
élite mondialiste sembrano però affette da crisi spasmodiche.
Non si
rassegnano al fatto che la storia non ha preso il corso da loro sperato, e
allora compulsivamente, ossessivamente, cercano a tutti i costi di provocare
crisi artificiali che non possono essere più provocate per una semplice
ragione.
Non ci
sono gli attori necessari per mettere in atto tale piano, e soprattutto non ci
sono né gli Stati Uniti, sotto la leadership di Trump, nemesi di questi poteri
assieme al presidente Putin, né appunto gli altri governi che contano, come
quello russo e cinese, senza i quali nessuno scenario di crisi può auspicare di
avere probabilità di successo.
Non
sembra però essere abbastanza.
La realtà è qualcosa che costoro fanno fatica
ad accettare, e allora ecco che come affetti dal riflesso del “cane di Pavlov”
si lanciano all’inseguimento di un altro scenario di crisi.
Gli
avvistamenti dei droni lasciano pensare che sia allo studio qualche tentativo
di ricorrere appunto al vecchio scenario della “invasione aliena”.
Monast
é il ricercatore che rivelò il piano dietro “Blue Beam”.
Monast
lo disse forse prima di tutti quando nel 1994 fece uscire il suo saggio, nel
quale spiegò come ovviamente tale “minaccia” sarebbe stata soltanto il
risultato delle tecnologie a disposizione della NASA, e non certo la reale
manifestazione di entità provenienti da altri pianeti.
A
seguire poi questa stessa tecnologia sarebbe stata utilizzata per annunciare
l’avvento del “falso Cristo della New Age” che viene chiamato dai vari seguaci
della teosofia come “Lord Maitreya” e che nella religione ebraica altri non è
che il cosiddetto “moschiach”.
Monast
dopo aver scritto questo saggio ne scrisse forse uno ancora più importante nel
1995 dal titolo “I protocolli di Toronto” nel quale parlava degli incontri di alto livello tenuti
dalla massoneria internazionale nella città di Toronto nel 1967 e nel 1985.
I
partecipanti di questa società segreta amavano chiamarsi “666”, il famigerato
numero della Bestia citata nell’Apocalisse, in quanto erano composti dalle 6 banche più
importanti del mondo, le 6 corporation più grosse e le 6 imprese agricole più
vaste.
Questo
vertice si può definire come una cupola del potere mondialista, ma il ricercatore canadese, come si
diceva, è stato un pioniere dei suoi tempi e ha iniziato a scrivere di tutto
questo quando Internet era ancora nei primissimi anni della sua esistenza.
Sua
figlia fu rapita in quegli anni, e non si è più saputo nulla di lei.
Monast
invece morì a soli 51 anni, nel 1996, per un attacco cardiaco nonostante non
avesse mai sofferto di nessuna patologia cardiaca.
Non è
certo l’unico personaggio scomodo che muore improvvisamente di infarto, e
stessa sorte è toccata, per esempio, a “Stanley Kubrick” morto per attacco
cardiaco nel 1999 soltanto una settimana dopo aver terminato il suo film più
importante, “Eyes Wide Shut,” e dopo aver avuto un’accesa discussione con i produttori della Warner che volevano tagliare 20-25 minuti
del suo lungometraggio, che, ad oggi, a distanza di 25 anni, non è ancora
uscito in versione integrale.
L’induzione
di attacchi cardiaci sembra essere il metodo prediletto da parte delle agenzie
di intelligence per eliminare personaggi scomodi, tanto che sono state sviluppate
delle armi
specifiche in grado di sparare dei dardi di ghiaccio intrisi di tossine contro
le persone da colpire, le quali poi muoiono d’infarto dopo essere state colpite.
La CIA
presentò questa sua arma già nel 1975 e diverse morti sospette sono state
archiviate frettolosamente come infarti naturali proprio grazie a questa
tecnologia.
Gli
agenti CIA hanno mostrato di recente la pistola dell’infarto.
La
morte di Monast sembra essere propria una di queste, e il “torto” del
ricercatore del Quebec è stato quello di denunciare con molto anticipo la
stretta relazione tra la New Age e gli alieni da un lato e l’avvento del falso
messia anti cristico.
Sono
certamente questi dei filoni privilegiati di quella che da queste parti si
chiama falsa controinformazione.
Sono
coloro che da diversi anni, a livello internazionale, “David Icke”, e a livello
nostrano, “Corrado Malanga”, che i cosiddetti extraterrestri riuscirebbero, non
si sa bene come, a infrangere ogni legge della fisica e a viaggiare miliardi di
anni luce per poi venire qui e di fatto, propalare, guarda caso, una nuova falsa religione.
Se si
leggono le testimonianze delle cosiddette vittime di “rapimenti alieni” si
vedrà che queste entità suggeriscono chiaramente che Gesù Cristo non sia mai
esistito e che in realtà sono loro i nuovi “dei” da adorare.
Si
parla di vibrazioni, frequenze, chakra e si entra nel campo appunto dove vuole
che si entri il mondialismo, ovvero la falsa religione della società teosofica
fondata dalla massona e satanista “Madame Blavatksy”.
L’ufologia,
in altre parole, non è altro che una branca della demonologia e della
massoneria in quanto questa non ha il solo scopo di fondare una nuova religione
fondata sul culto di questi presunti esseri extraterrestri, che altro non sono
che i classici demoni del passato.
Esiste
una vasta bibliografia dalla quale si può attingere per trovare le prove che il
fenomeno ufologico è strettamente legato a quello demoniaco, e che ogni qual
volta la persona subisce il cosiddetto “rapimento alieno” subisce in realtà gli
stessi fenomeni negativi dai quali è affetta la persona posseduta dai vari
demoni.
Il più
grande inganno del XX secolo è forse proprio questo.
Quello di far credere che la Bibbia sia una
sorta di libro mal tradotto che contenga i segreti della falsa esistenza di
un’altra razza aliena, e non sorprende che ai vari impostori e massoni che
scrivono false traduzioni dei testi sacri, i media mainstream srotolino il
tappeto rosso e si premurino di dargli tutta la visibilità necessaria.
Quante
volte nel corso dei decenni passati i vari talk show più noti in Italia, quali
quello del massone “Maurizio Costanzo”, hanno dato spazio a sedicenti
contattisti o a sedicenti maghi e ciarlatani che asserivano che la Bibbia non era altro che una
menzogna?
E’ questa
davvero la battaglia più importante, dato che gli agenti della teosofia e della
massoneria quali “David Icke” si sono infiltrati nel campo della resistenza al
totalitarismo mondialista per seminare menzogne anticristiane e anticristiche
di vario tipo che portano dritti tra le fauci della New Age e della falsa
religione del Nuovo Ordine Mondiale.
Icke
stesso ripete di sovente “salvati da solo”, che è appunto il falso motto di
questa religione gnostica che vuole separare l’uomo dalla Provvidenza per
portarlo sulla strada invece di quei poteri e di quella falsa religione che
vogliono distruggerlo.
Gli
“alieni” sono parte integrante di questa agenda e le élite si sono sempre
lasciati sul tavolo questa opzione.
Questo
spiega anche l’ossessione di Hollywood per il genere della fantascienza che ha
avuto il compito di preparare il grande pubblico a questa idea, ovvero quella
che ci sono civiltà aliene provenienti da altri mondi e che queste aspirino
alla conquista del pianeta.
“Independence
Day”, diretto e scritto nel 1996 da due registi e sceneggiatori di origine
ebraica, “Roland Emmerich” e “Dean Devlin”, è forse la rappresentazione
perfetta del piano del quale parlava lo stesso Reagan.
Una
razza aliena giunge sul pianeta per conquistarlo e l’unica speranza per
rovesciare le sorti di questa battaglia è la chiamata comune all’unione di
tutti i Paesi della Terra, comandati ovviamente dall’impero americano nelle
mani di un ristretto manipolo di finanzieri e membri della potente lobby
sionista.
I
droni che si stanno vedendo nei cieli sembrano essere un prodromo a questo
tentativo di creare un’altra crisi artificiale anche perché sono accompagnati
dalla comparsa di strane luci che lasciano appunto pensare che chi dispone di
questa tecnologia abbia iniziato a fare le prove tecniche.
L’esecuzione
definitiva però, come si diceva poc’anzi, appare di difficile realizzazione
soprattutto perché mancano all’appello gli Stati Uniti che dovrebbero dare la
decisiva spinta per attuare questo piano.
Il
mondialismo però ormai è separato dalla realtà e sembra trovarsi in una sorta
di dimensione parallela.
Qualsiasi
tentativo di spingere in una direzione, non farà altro che provocare
esattamente gli effetti contrari a quelli desiderati. Il Nuovo Ordine Mondiale è ormai nella fase dell’accanimento
terapeutico.
Caos
Globale e Riciclaggio
in Cloud Banking.
Conoscenzealconfine.it
– (16 Dicembre 2024) - Manlio Lo Presti – ci dice:
Un
metodo efficace per non essere condizionati dal racconto meccanico di una
alluvione di fatti, spesso travisati nei contenuti e nei significati, è quello
dell’approccio panoramico, seguendo le rotte del danaro che è alla base
dell’orizzonte degli eventi.
Valutare
a distanza consente di collegare notizie provenienti da zone e date diverse.
Visualizzando la situazione geopolitica
attuale da un punto di vista globale, le economie emergenti e quelle che intendono liberarsi dall’egemonia
dell’anglosfera preferiscono la stabilità politica ed economica per diffondere e pianificare a lungo
termine la propria produzione commerciale.
L’anglosfera
– e una parte dell’Occidente in gran parte trainato a strascico – è guidata
dalla finanza speculativa.
Questo settore tossico si alimenta diffondendo
caos con rivoluzioni colorate, disordini, omicidi, sterminio di massa, povertà,
ricusazione di elezioni “non gradite”, guerre locali, pandemie.
Collassare
l’economia di un Paese, far crollare le istituzioni bancarie e finanziarie
significa acquisire a prezzi bassi i privilegi ipotecari detenuti da queste
strutture, impadronendosi di milioni di beni immobiliari con metodi che
ricordano le razzie delle invasioni barbariche o dei mongoli.
La
storia non cambia.
Il
trasferimento delle ricchezze si realizza quasi totalmente con il saccheggio
che le ricchissime famiglie bersagliate quasi mai denunciano alle autorità.
La parte di trasferimento in modo “legale”
rappresenta una minima parte.
La
fretta occidentale di eliminazione dei nemici e di reazione trova di fronte il
muro di gomma russo-cinese che rallenta il compimento dei loro piani.
Si
tratta di un’azione di contenimento che ricorda i movimenti di un boa
constrictor.
I
Paesi che hanno deciso di non assoggettarsi all’egemonia occidentale adottano
la programmazione di medio-lungo periodo.
L’occidente e i suoi sodali agiscono con
velocità ossessiva con il c.d. tapering, la robotizzazione borsistica dei
“mercati” che vendono e comprano al millesimo di secondo e con altre trovate
infernali sempre più veloci.
Le
criptovalute, inizialmente usate in Occidente, sono diventate uno strumento dei Brics
per il trasferimento di miliardi senza passare dai canali bancari e finanziari
né essere sottoposti al controllo delle Autorità di vigilanza nazionali e
internazionali, quasi tutti di emanazione occidentale e, ancora di più,
angloamericana.
La
Cina e un crescente numero di operatori economici, di miliardari e di
organizzazioni criminali stanno facendo largo uso del “cloud banking” e delle
sue variabili operative.
(ibm.com/it-it/topics/cloud-banking).
Il
riciclaggio mondiale si sposta in oriente viaggiando su reti virtuali.
Questa
è la motivazione reale che sta provocando guerre cibernetiche sempre più feroci
ed estese.
Non è
una iniziativa di pirati informatici casuali, come viene diffuso dalla favolistica
corrente.
La
vera partita in gioco delle guerre cibernetiche è costituita in parte dalla
ridicola somma di 320.000.000.000.000.
TRECENTOVENTIMILA
MILIARDI di dollari, pari all’intero debito pubblico USA che si vorrebbe far
pagare all’intero pianeta sia con il ricatto sia con le sanzioni sia con le
azioni militari o con una combinazione di fattori.
Molti
Paesi non sono più disposti a subire passivamente sanzioni e costi imposti e
agiscono per liberarsi da questa catena, unendosi all’interno di una alleanza
costruita su alternativi circuiti di valore, di creazione della ricchezza e del
suo trasferimento.
La
guerra planetaria in corso è coperta da dozzine di sceneggiature e di
narrazioni diversive.
Reca come motivazione vera l’eliminazione di
circuiti alternativi al dollaro, con le correlate obbligazioni a sottoscrivere
titoli del debito sovrano americano e la rimozione delle numerose basi militari
installate nei territori dei Paesi satelliti che spesso pagano anche i costi di
manutenzione.
La
tutela della “sicurezza nazionale” è la scusa a cui l’anglosfera ricorre per
aggredire e sterminare militarmente chi si oppone alla schiavitù del debito
globale USA e al predominio della finanza angloamericana a trazione israeliana.
Gli
affari sono affari… anche se si concludono sedendosi su montagne di teschi.
(Manlio
Lo Presti).(lapekoranera.it/2024/12/09/caos-globale-e-riciclaggio-in-cloud-banking/).
La
strana morte dei 5 israeliani
in
Marocco e il tentativo dei Rothschild
di
portare il patrimonio a Rabat.
Lacrunadellago.net
- Cesare Sacchetti – (13/12/2024) – ci dice:
A
leggere le cronache di alcuni giornali arabi e israeliani si sarebbe trattato
di una disgrazia.
Cinque
turisti israeliani che fanno una gita in Marocco su una strada di “Ouarzazate”,
chiamata la “porta del deserto” per via del fatto di essere praticamente a due
passi dalle vaste distese del deserto del Sahara.
I
cinque si sarebbero capottati con la loro macchina e sono morti tutti
all’istante, ma non sono stati forniti molti dettagli sulla dinamica di questo
incidente.
Non è
stato detto se erano coinvolti altri veicoli, e se eventualmente uno di questi
abbia in qualche modo “propiziato” l’incidente e fatto sbandare la macchina.
I
passeggeri non avevano proprio il profilo di “turisti” qualsiasi, visto che
almeno due di essi erano dei rabbini, e se si pensa che soltanto qualche giorno
prima, un altro rabbino della influente sette sionista di “Chabad”, tale “Tvi
Kagan”, era morto in circostanze misteriose negli Emirati Arabi, la singolare
coincidenza ha dato non poco da pensare, almeno a quelli che sono abituati ad
osservare da più vicino gli eventi.
“Kagan”
sarebbe stato rapito da presunti terroristi ancora non identificati per poi
essere ucciso vicino “Dubai”, la Disneyland del Medio Oriente nota per i suoi
sfavillanti palazzi, ma meno nota al grande pubblico per tutti i suoi traffici,
a partire da quello di esseri umani, molto fervente nella città emiratina.
Non
c’è stata nessuna rivendicazione ufficiale di questo omicidio e questo ha
sollevato ancora più perplessità sul fatto che “Kagan” possa essere stato
ucciso veramente da nemici di Israele.
Gli
Emirati sono un posto dove gli israeliani si sentono a loro agio, e dove non
sono affatto in pericolo, poiché il regno degli emiri non è ostile a Israele,
come lo non è stato per molti anni la potenza dominante della regione, l’Arabia
Saudita, che prende il nome dalla potente tribù dei Saud.
I Saud
non hanno mai nutrito una vera ostilità per lo stato ebraico, soprattutto
probabilmente perché questa famiglia non è realmente araba, ma ha origini
ebraiche come aveva dimostrato un dissidente saudita, “Al Saaed”, che aveva
anche scritto un libro nel quale documentava le vere origini genealogiche dei
“Saud”, che nulla avevano a che vedere con Maometto.
A
“Riyad” non devono aver troppo gradito le scottanti rivelazioni di “Al Saeed”,
che fu rapito in Libano nel 1979 e scaraventato da un aereo per ordine dei
regnanti sauditi, i quali sono stati per molti decenni al riparo dagli attacchi
della stampa Occidentale, che non aveva difficoltà a definire l’Iran una
“dittatura” mentre dava ai sauditi un lasciapassare per poter commettere
qualsiasi tipo di omicidio, anche il più efferato.
Il
parametro stabilito dall’Occidente liberale per definire i campi dei “buoni” e
dei “cattivi” è sempre stato quello del culto dei diritti umani, ma questo si
devono applicare alla lettera con i “nemici”, ovvero quegli attori politici
scomodi all’anglosfera e ad Israele, mentre per quello che riguarda gli
“amici”, allora le maglie interpretative si allargano e la severità si abbassa
notevolmente perché non si vuole dare seccature a chi è gradito a Londra e Tel
Aviv.
Nello
scenario presente, le cose si fanno più complicate perché i “Saud”, da bravi
doppiogiochisti, hanno compreso che i vecchi referenti anglo sionisti non hanno
più l’influenza di un tempo, e allora iniziano a mettere il piede in due staffe
tanto da aver presentato una “domanda di ammissione ai BRICS”, per poi metterla
nel congelatore, forse in attesa di capire se conviene o meno fare il salto
definitivo.
Se un
rabbino come Kagan quindi viene ucciso in Paesi come gli Emirati, altro Paese
vicino a Riyad, è difficile che possa essere il risultato di una operazione
messa in atto da agenti vicini, ad esempio, all’Iran perché in questi territori
i servizi israeliani sono attivi e presenti, e generalmente riescono a sventare
in anticipo le varie minacce.
Israele
sembra essere attraversata da una profonda crisi intestina, non narrata dai
media Occidentali che ancora oggi sono la grancassa della propaganda sionista
che vuole far credere che lo stato ebraico avrebbe distrutto in due giorni le
intere forze armate siriane.
“Kagan”
non era proprio un rabbino qualunque.
Era un rabbino di “Chabad”, la setta sionista
più vicina a Netanyahu, che ha avuto per molti anni uno stretto rapporto di
amicizia con il leader di tale gruppo, il rabbino “Schneerson”, considerato per
molto tempo dai suoi seguaci come l’incarnazione del “moschiach ebraico”, tanto
che alla sua morte, avvenuta nel 1994, si narra che diversi membri di “Chabad”
abbiano atteso, invano, la sua resurrezione.
Chiunque
abbia ucciso Kagan è il Likud di Netanyahu che voleva colpire e non è da
escludersi che ad eseguire questo omicidio siano state proprio quelle frange
del Mossad, più sensibili alle istanze del mondo secolare progressista ebraico,
che a quelle del sionismo messianico che invece rincorrono il sogno della
Grande Israele.
L’interesse
dei Rothschild per il Marocco.
Non
può escludersi quindi che la morte dei cinque israeliani non sia “accidentale”,
e che non sia in realtà un altro capitolo di questa guerra intestina che sembra
essere iniziata da qualche mese a questa parte con la comparsa di strane
sparatorie in Israele, i cui mandanti ancora non sono stati identificati.
Il
Marocco è, ad ogni modo, un altro posto dove la comunità ebraica si sente a suo
agio, e dove già da qualche anno si erano posati con più attenzione gli occhi
dei Rothschild.
Già
nel 2020 la famigerata famiglia di banchieri ebrei di Francoforte aveva
iniziato ad interessarsi a questo Paese per fare tutta una serie di
investimenti che avrebbero dovuto essere eseguiti attraverso il fondo “Edmond
de Rothschild” che ha sede a Ginevra.
A
ritardare il piano di far affluire capitali in Marocco già 4 anni addietro
sarebbe stata il dispiegarsi della farsa pandemica, ma oggi la famiglia Rothschild
sembra essere tornata per mettere Rabat al centro dei suoi piani.
Non si
tratta però soltanto di un piano di investimenti perché si crede nelle generali
potenzialità di crescita del Marocco, ma di qualcos’altro.
A
spiegare quello che starebbe davvero accadendo, sono state fonti diplomatiche e
di “intelligence serbe” che hanno riferito che in realtà la dinastia di banchieri
stia cercando un rifugio per mettere i propri capitali al riparo dalle perdite
che starebbero subendo altrove.
Gli
affari non vanno più a gonfie vele come un tempo.
Il
potere immenso che questa famiglia esercitava sulla finanza mondiale ha
iniziato ad erodersi sempre di più, tanto che i Rothschild sono stati costretti
ad una mossa senza precedenti, quale quella di mettere all’asta la loro
collezione d’arte privata, della quale erano molto gelosi, e della quale mai
prima d’ora avevano pensato di privarsi.
Si è
combattuta una guerra non solo nel campo della geopolitica tra quelle forze più
vicine ad istanze sovraniste, quali la Russia di Putin e gli Stati Uniti di
Trump, e quei poteri globalisti che hanno concepito la farsa pandemica per arrivare
alla definitiva manifestazione del tanto agognato Nuovo Ordine Mondiale.
Non è
andata troppo bene per i secondi.
Oltre ad aver visto sfumata la possibilità di
inaugurare il Grande Reset, è iniziata una progressiva crisi dei “grandi” fondi
di investimento dell’alta finanza mondiale come” BlackRock”, che nel 2022 ha
fatto registrare il record di perdite e che adesso vede una costante fuga dei
suoi specialisti di mercato che stanno lasciando la compagnia.
Sono
stati in molti a pensare, correttamente, per decenni che il vero potere di
questa famiglia era quello di avere la facoltà di creare moneta in quantità
virtualmente illimitata attraverso la loro partecipazione alle banche centrali, che
non sono realmente statali, ma private e nelle mani appunto di istituti bancari
non pubblici.
Banca
d’Italia è uno degli esempi più vicini per il caso dell’Italia se si pensa che
l’istituto è partecipato in larga parte da banche private, ma anche quello
della famosa Federal Reserve Bank risulta ancora più calzante.
La FED
è stata per molti anni nell’assoluta disponibilità delle famiglie bancarie più
potenti del mondo quali i Warburg, i Morgan, i Rockefeller e gli stessi
Rothschild.
A
scoprire per primo che queste famiglie erano i veri proprietari della FED è
stato “Eustace Mullins” che nella sua opera “I segreti della FED” spiegava come
queste dinastie bancarie erano in realtà le vere azioniste di maggioranza di
questo istituto che non è pubblico né federale, come vuole far credere il nome.
Se si
guarda, ad esempio, ad una delle 12 banche federali che compongono la FED, la”
New York FED District Bank” si vedrà che essa è controllata da banche quali First National Bank of New York, la
Chase National Bank, la Hanover National Bank N.Y, e l’analisi degli azionisti che
governano queste banche fu spiegata persino di fronte alla commissione bancaria
della Camera dei Rappresentanti americana nel 1976.
Ad
avere il controllo reale della FED sono i nomi dei banchieri che sono stati
citati prima, ma negli ultimi anni, dopo l’avvento dell’amministrazione di
Trump, sembra
che i signori della finanza non abbiano più il controllo della macchina che
stampa soldi come un tempo, tanto che diverse importanti banche americane sono fallite
negli ultimi anni, e la FED non è andata in loro soccorso come accaduto, ad
esempio, nel 2009, ai tempi dell’amministrazione Obama, che nulla fece per
impedire il salvataggio di Wall Street.
Non è
più tempo del potere assoluto evidentemente.
Non è
più il tempo dell’abbondanza e allora persino questa famiglia che ha tenuto
nascosta la sua immensa ricchezza per secoli, va alla ricerca di qualche Paese
rifugio per ripararsi dalla tempesta.
I Rothschild hanno quindi individuato nella banca
centrale del Marocco, presieduta dal 2003 dal governatore “Abdellatif Jouahri”.
Sembra
comunque apparire chiaro un fatto.
La
famiglia che ha avuto per 200 anni in mano le sorti della politica mondiale
oggi si scopre più debole e in crisi, e il futuro non è più quello che essi
hanno avuto in mente per tanto tempo.
La “maskirovka”
di Assad e Putin
e la
guerra psicologica
sulla
Siria.
Lacrunadellago.net
– (09/12/2024) - Cesare Sacchetti – ci dice:
Ancora
prima che le armi, per vincere una battaglia e una guerra, l’arma più
importante di tutte è certamente quella della psiche.
La
guerra psicologica è lo strumento supremo per avere la meglio sull’avversario,
poiché, quando il nemico si trova in superiorità numerica e avvantaggiato sotto
molti aspetti, allora occorre utilizzare altre armi che non siano quelle fatte
di metallo e piombo, ma quelle che hanno a che fare con la mente.
Occorre
irretire il nemico, fargli credere che una determinata situazione non
corrisponda al vero o viceversa, per indurlo a commettere quegli errori fatali
che possono costargli la definitiva sconfitta sul campo.
Ogni
servizio segreto che si rispetti, ogni forza armata degna di questo nome studia
meticolosamente la guerra psicologica e i suoi metodi di adozione.
La si
studia a West Point come a Mosca e a Tel Aviv.
In
Siria, prim’ancora che una guerra delle armi, è proprio questo tipo di guerra
che si combatte, quella nella quale un nemico, in questo caso Israele assistito
dai media Occidentali e da quelli cosiddetti “alternativi”, ormai protesi dei
primi, si stanno prodigando per dipingere il Paese come in preda allo sbando
più completo, e come caduto rapidamente nelle mani dei jihadisti.
Da queste
parti tale narrazione non ha mai convinto molto sin dal principio, dal momento
che si parla di rimasugli di tagliagole islamici che sarebbero passati
principalmente dalla Turchia, a causa dei consueti doppio giochi di Erdogan, e
che a fatica raggiungerebbero le 10-15mila unità.
Pare
infatti che in queste ore siano stati tutti investiti da una sorta di amnesia
collettiva o da una isteria senza freni che è esattamente quello che vogliono i
gestori dei media mainstream e di quelli della falsa controinformazione.
Pare
che nessuno ricordi più come la Russia, la Siria e l’Iran abbiano sconfitto dal
2012 al 2020 un’orda di tagliagole islamici che superava di gran lunga il
numero di quelli attuali, e raggiungeva tranquillamente le 100mila unità
soltanto in Siria.
Le
varie potenze al servizio dell’anglosfera e dello stato ebraico quali l’Arabia
Saudita e il Qatar avevano fatto affluire decine e decine di milioni di dollari
per reclutare questo esercito di assassini che, se si vuole, aveva anche molto
poco a che fare con i precetti dell’Islam, dato che il loro scopo non è mai
stato quello di dichiarare alcuna guerra santa contro il sionismo ma di farne
invece le sue volontà.
La
Grande Israele: l’ossessione del sionismo messianico.
L’ISIS,
come detto in passato, è poco più che un brand, un marchio dietro il quale ci
sono gli interessi di Israele che aspira a costruire il suo impero in Medio
Oriente attraverso l’annessione e la conquista degli Stati vicini, in
particolare la Siria di Assad, il Libano, e l’Iraq, poiché la Grande Israele si
estenderebbe dal Nilo all’Eufrate sul solco dell’antica nazione israelitica.
Anni
addietro, nel 2007, a rivelare come questo sarebbe stato il futuro del Medio
Oriente e del mondo fu il generale “Wesley Clark”, un falco del Pentagono e
dello stato profondo americano.
Infatti
il generale Clark ha spiegato il piano di devastazione del Medio Oriente.
Clark
disse in quell’occasione come al Pentagono avessero già pronto un piano per
fare guerra a sette Paesi quali Siria, Iraq, Afghanistan, Sudan, Somalia, Libia
e Iran.
Ognuno
di questi non rappresentava alcuna vera minaccia nei confronti della politica
estera americana, che non ha mai avuto nessun vero tornaconto o vantaggio
strategico dal restare impelagati nelle sabbie mobili del Medio Oriente, salvo
quello di fare appunto gli interessi dello stato ebraico che voleva abbattere
quei Paesi che si frapponevano tra esso e la strada che conduce alla Grande
Israele.
Assad
è uno di quei grandi nemici.
Assad
è uno di quei politici che non è a libro paga del sionismo e che non ha mai
avuto alcuna intenzione di cedere o svendere la sovranità del proprio Paese, e
allora per tale ragione andava severamente punito.
Occorreva
fare di lui un esempio.
Occorreva
scatenare l’inferno contro di lui, in maniera non molto dissimile da quanto
accaduto a Gheddafi, barbaramente ucciso nel 2011 dalla NATO, il braccio armato
del mondialismo e della stessa Israele.
Nel
2014, la Siria era precipitata in tale inferno e si trovava accerchiata dai
tagliagole islamici che agivano per smembrare il Paese e per portarlo in dote
al vicino stato ebraico.
A
capire immediatamente che il mondo era vicino all’abisso fu proprio Vladimir
Putin.
Putin
comprese che il sionismo voleva conquistare la Siria e per impedire che questa
fosse smembrata e annessa a Israele, strinse un’alleanza militare con Assad per
respingere l’ISIS e le mire imperialiste ebraiche.
Se
oggi non c’è un impero sionista in Medio Oriente lo si deve a Vladimir Putin
che ha dato il necessario sostegno militare alla Siria contro i terroristi
islamisti, tra i quali non era infrequenti trovare proprio degli agenti del
Mossad tra le fila dell’ISIS, come visto nel caso di “Ephraim Benjamin” e dello
stesso “al-Baghdadi”, identificato da alcuni come “Simon Eliot”, agente della
intelligence israeliana.
Se il
Mossad però è avvezzo all’arte dell’inganno, gli altri servizi non sono certo
degli sprovveduti e allora per provare ad analizzare con un minimo di logica la
crisi siriana, non si può davvero credere che Putin e Assad siano d’un tratto
divenuti due stolti alle prime armi, e che abbiano deciso di gettare alle
ortiche tutto il paziente lavoro degli anni passati di fronte a delle sortite
di gruppi di terroristi che non raggiungono nemmeno i 20mila uomini.
I
terroristi islamici: il diversivo di Israele.
Non ha
alcun senso né logico né militare.
L’esercito
siriano ha ricevuto l’espresso ordine di ritirarsi non perché improvvisamente
non sappia più combattere come affermano alcuni analisti della domenica, ma
perché l’invasione dei jihadisti è soltanto un diversivo.
A
confermarlo è stato anche uno dei capi di questi, che ha espressamente
dichiarato che la loro azione è servita per preparare il terreno a quella
dell’esercito israeliano che ora si attende che invada il Paese.
I
terroristi islamici erano soltanto una cortina fumogena.
La loro missione era quella di provocare uno scontro
tra questi e le forze armate siriane che si sarebbero trovate invischiate in
duri combattimenti attorno alla provincia di “Homs”, mentre nella parte
Orientale della Siria, l’esercito israeliano sarebbe entrato indisturbato e
avrebbe avuto gioco facile a occupare le parti del territorio siriano che il “governo
del Likud” vuole conquistare e annettere a Israele.
La
Russia, la Siria e l’Iran hanno messo in atto la mossa più intelligente
possibile. Non sono caduti nel tranello.
Non
hanno abboccato all’amo, si sono ritirati e hanno iniziato a bombardare le
province occupate dai terroristi le cui fila si stanno già assottigliando per i
numerosi bombardamenti.
Attraverso
questa mossa, l’esercito siriano ha preservato le sue fila per il vero
combattimento che si terrà contro l’esercito israeliano, una volta che questo
deciderà di invadere il Paese, come sembra stia già facendo.
Adesso
la palla si trova per l’appunto nel campo di Israele.
La Russia e Assad hanno fatto credere che il
presidente siriano che aveva così tenacemente resistito ad invasioni e scontri
ben più feroci di questi, se ne sia andato con la coda tra le gambe in modo che
così a Tel Aviv pensino che effettivamente Damasco sia ormai allo sbando.
Se lo
stato ebraico ora vuole provare ad entrare nel Paese, l’esercito siriano, che
ancora agisce in pieno coordinamento con quello russo, potrà lanciare la sua
controffensiva assistito sia dall’aviazione russa sia dall’Iran che ancora ha i
suoi consulenti sul terreno da quando è iniziata quella che impropriamente
viene chiamata “guerra civile siriana”, quando essa è in realtà una guerra di
Israele e dell’anglosfera contro Assad, giudicato un ostacolo da rimuovere ad
ogni costo per estendere i confini dello stato ebraico.
Non va
dimenticato infatti che la Russia non ha smobilitato nessuna delle sue basi in
Siria, come avevano fatto falsamente credere i media Occidentali, ai quali prontamente
ha fatto eco la solita falsa controinformazione.
Quella
della guerra, come si diceva in principio, prim’ancora che una battaglia sul
terreno è una battaglia delle menti, e si deve far credere all’avversario ciò
che è o non è per indurlo all’errore e farlo cadere nella trappola.
Si fa
purtroppo fatica a trovare lucidità in queste ore.
Si fa
fatica a trovare una qualche voce che faccia notare come è evidente che è stato
un ordine preciso alle forze armate siriane di non attaccare subito, non perché
Assad sia improvvisamente impazzito, ma perché è chiaro che il presidente
siriano e Putin sanno bene in quale tipo di imboscata Israele voleva trascinare
Assad.
I due
presidenti si erano già visti a Mosca il 28 novembre ed erano perfettamente
informati di questa “recrudescenza” degli islamisti spinti da Israele e Turchia
ad entrare in Siria.
Non
sono stati colti alla sprovvista come qualcuno vuole far credere.
Al
Cremlino hanno già dato una prova della “maskirovka”, l’arte dell’inganno
militare, quando nel 2023 si mise in scena un falso golpe per gettare fumo
negli occhi dei media Occidentali che come tanti polli caddero nella rete, e
iniziarono a scrivere che a Mosca ormai Putin era “indebolito”, quando l’anno
dopo vinse con un’ondata oceanica di consensi, e dopo che attraverso quella
operazione era riuscito a scovare tutti gli infiltrati annidati nelle stanze
del Cremlino e in quelle del ministero della Difesa.
Si
assistette in quell’occasione ad un capolavoro dell’arte della guerra, e qui,
su questo blog, si rivelò in esclusiva come il falso golpe fu pensato proprio
per questo, mentre, inutile dirlo, la falsa informazione alternativa
praticamente era una eco dei media mainstream.
Accade
anche in queste ore.
Non si
contano i canali della falsa informazione alternativa che parlano di
“figuraccia” di Mosca e Damasco, e sono gli stessi che appunto seminarono la
stessa disinformazione sul falso golpe del 2023, e sono gli stessi che a ogni
piè sospinto fanno di tutto per dipingere Trump e Putin come “agenti segreti
del mondialismo e del sionismo”.
La
centrale della disinformazione dei servizi Occidentali e italiani ha deciso
evidentemente di mutare strategia.
Perduta
completamente la credibilità dei classici mezzi di comunicazione di massa, si è
deciso di ricorrere ai canali dei falsi contro informatori e dei falsi
oppositori sulle reti sociali che in queste ore sulle loro pagine scrivono le
stesse identiche cose che scrive, ad esempio, la “Reuters”.
Sono
due facce della stessa medaglia che hanno messo in moto il frullatore impazzito
di immagini e video nei quali si vedono alcuni terroristi che scorrazzano in
giro con la moto a Damasco, e dalle immagini stesse che questi propongono si
può capire che il numero dei jihadisti è ben lontano da quello di chi ha in
mano il Paese.
A Tel
Aviv forse probabilmente credono che sia già finita. Credono veramente che
ormai possono entrare nel Paese e farne una sua provincia quando non sono
nemmeno riusciti ad avere la meglio sul Libano, umiliati da Hezbollah che ha
fatto andare nel panico i soldati israeliani che non sapevano come fare per
combattere i militanti del partito armato, forse perché troppo abituati a
vedersela soltanto con donne e bambini.
Se si
guarda per un istante indietro alla storia del secolo XX, non si riuscirà
comunque a non vedere una semplice evidenza.
Il
sionismo ha governato e manipolato tutti gli eventi che hanno cambiato il corso
della storia dell’epoca contemporanea.
La
prima guerra mondiale è stata indispensabile per far salire al potere i
bolscevichi finanziati dalla finanza askenazita e togliere di mezzo l’impero
Ottomano per poter trasferire il mandato della Palestina nelle mani della Gran
Bretagna, su espresso ordine della famiglia Rothschild.
La
seconda è servita a costruire l’archetipo del governo mondiale, l’ONU, e a far
nascere definitivamente lo stato di Israele.
Gli
architetti del caos rincorrono ancora una volta le stesse crisi artificiali,
quegli eventi catartici che consentono loro di raggiungere i loro scopi che
stavolta appaiono sempre più lontani.
Ora,
come si diceva in precedenza, la palla è nel campo israeliano.
Se Tel Aviv vuole a tutti i costi inseguire il
fallito e irraggiungibile proposito della Grande Israele, allora non deve fare
altro che entrare in Siria, ma deve tenere a mente che dall’altra parte li
stanno aspettando.
Non ci
sono ovviamente nemmeno gli Stati Uniti a togliergli le castagne dal fuoco
perché Trump, che da tempo aveva messo in conto di ritirarsi dalla Siria e di
separare la politica estera americana da quella israeliana, ha preso
prontamente la palla al balzo per annunciare che Washington deve togliere le
tende dal Paese, anche se prima di farlo abbia deciso di lasciare un ricordino
ai vari islamisti reclutati da Turchia e Israele.
Ieri
notte infatti l’aviazione americana ha annunciato che sono partiti
bombardamenti a tappeto contro i terroristi, e questa decisione pare difficile
che possa venire da Joe Biden, a meno che non si pensi ancora dopo 3 anni e
mezzo che la cosiddetta “amministrazione Biden” , dopo una interminabile
sequela di gaffe e dopo una politica estera immutata rispetto a quella di
Trump, abbia davvero il potere decisionale a Washington, nonostante tutte le
evidenze del contrario.
A
Israele comunque sembra non bastare.
Israele
sembra determinata a proseguire sulla via dell’auto distruzione, nonostante la
sua crisi interna e nonostante una guerra civile strisciante che si combatte da
alcuni mesi nelle fila della sua stessa intelligence.
A Tel
Aviv forse coltivano l’illusione di trascinare il mondo intero giù con essa.
Se lo
stato ebraico cerca davvero la guerra mondiale, allora deve stare molto attento
perché l’Armageddon se arriverà sarà proprio su di esso, e non sul resto del
mondo.
Il
Likud pare accecato dal sogno di costruire una nazione tra le nazioni e di
incoronare il loro “moschiach” come re del mondo.
È un
sogno di folle vanagloria privo di qualsiasi legame con la realtà e animato da
un profondo odio contro il cristianesimo.
E come
tutti i sogni folli sarà destinato a infrangersi rovinosamente contro la
storia.
Babbo
Natale, per favore
portami
una guerra per Natale.
Theburningplatform.com
- Jim Kunstler – (16 -12-2024) – ci dice:
"Comprendetelo
profondamente: avete quasi perso il vostro paese e la vostra libertà a causa di
uno squilibrato e totalitario nemico dell'anima e del destino della nostra
nazione. Prendilo sul personale".
(Mel K.)
Quindi,
vi aspettavate che "Joe Biden" servisse una piccola e ordinata Terza
Guerra Mondiale natalizia, lanciando ATACMS in Russia e tutto il resto, ma
invece, sorpresa, sorpresa, avete avuto “La Guerra dei Mondi”:
misteriosi
droni che si librano in alto sopra gli infiniti negozi di marmitte, i saloni di
manicure, i palazzi mafiosi e le moschee del New Jersey.
Ma
sembra che ci sia di più in questo, ad esempio, della bravata che Orson Welles
fece nel 1938, spaventando alcuni con sberle alla radio.
Non si
tratta di scherzare.
Va
avanti da settimane. E non solo nel New Jersey.
Ma
intorno a New York City, su per la valle del fiume Hudson sopra l'aeroporto di
Stewart, in Massachusetts, giù in Pennsylvania e fuori in Ohio nelle vicinanze
della base aerea di Wright-Patterson vicino a Dayton, Ohio.
Urla
di "WTF" riecheggiano su tutti i canali di notizie via cavo.
Il governo degli Stati Uniti – cioè
l'amministratore crepito di "Joe Biden" – fa lo stupido.
“Alejandro
Mayorkas, il nostro ineccepibile capo della Sicurezza Nazionale”, ha detto
domenica ad ABC-News "che non c'è dubbio che i droni siano stati avvistati".
Sono
sicuro che questo ti ha detto molto.
Ha
continuato spiegando che la “FAA” ha cambiato le sue regole l'anno scorso
consentendo ai droni di volare di notte.
Dobbiamo
supporre che gli accaniti proprietari di droni statunitensi abbiano aspettato
fino all'ultimo mese di quest'anno per iniziare a far volare i loro aerei
domestici dopo il tramonto?
John
Kirby, portavoce del Pentagono, ha aggiunto in una conferenza stampa che gli investigatori
federali non sono stati "in grado di corroborare le notizie di droni non
autorizzati sopra il New Jersey".
(Traduzione: la DARPA e le altre operazioni
del Pentagono sono troppo occupate a trovare nuovi modi per sorvegliarti e
ucciderti per preoccuparti di questi sciami di droni.)
Le
teorie abbondano e si moltiplicano.
Uno è
che si tratti di droni del governo degli Stati Uniti alla ricerca di segnali di
radioattività provenienti da una bomba nucleare presumibilmente rubata dal
vecchio arsenale sovietico dell'Ucraina – e possibilmente nascosta in un
container o in qualche altro nascondiglio lungo la nostra costa orientale.
È una bella storia.
Si
dice che circa 60 bombe nucleari Uke di quell'epoca siano scomparse nei decenni
successivi.
Naturalmente,
il proprietario teorico di un tale dispositivo dovrebbe essere piuttosto
stupido per non nascondere la sua bomba atomica in una bara schermata di piombo
per impedirne il rilevamento.
Nel
frattempo, cos'altro si può dire o fare?
In piedi su quella nuvola a forma di fungo...
Il
blogger / autore ed ex stenografo della Casa Bianca (2002 – 2018) Mike
McCormick aveva una teoria chiara: che gli interessi marittimi stessero
testando le consegne di merci importate dall'offshore con i droni nel tentativo
di aggirare le trattative sul contratto sindacale dello scaricatore di porto
attualmente in corso.
Il sindacato ha lottato contro l'automazione
che eliminerebbe i posti di lavoro ben retribuiti di 85.000 lavoratori
portuali.
Qualcuno
fa presa su quello?
Naturalmente,
è difficile digerire le dichiarazioni del governo che, in fondo, non sanno
nulla sui droni.
Ce ne sono abbastanza che volano su un terreno
abbastanza vario che sicuramente l'USAF potrebbe trovare un modo per abbatterne
uno su un pascolo di mucche, ad esempio, a Orange County, New York.
Sono
francamente un po' sorpreso che qualche intraprendente tiratore scelto civile
non abbia sparato fuori alcuni caricatori Remington da 7 mm nelle luci sospese.
Almeno
non hanno detto che è Babbo Natale che sta testando un nuovo sistema di
consegna ad alta tecnologia che metterebbe fuori gioco la sua vecchia slitta e
renna.
La
teoria a cui propendo è l'idea che "Joe Biden" (che significa il blob
di Washington) stia disperatamente cercando un modo per ostacolare o respingere
il 20 gennaioesimo insediamento di Trump.
Perché,
beh, per dirla senza mezzi termini, un sacco di blobisti sono preoccupati di
andare in prigione quando gente del calibro di Kash Patel, John Ratcliffe,
Tulsi-G e Pam Bondi mette le mani sulle leve del potere e inizia ad aprire i
file.
Hanno trentacinque giorni per... per fare
qualcosa! (Qualcuno, per favore, faccia qualcosa!)
Per
tutto l'anno si è parlato molto di un'imminente emergenza aliena spaziale.
Lo so, suona assurdo, e lo è ancora di più se
si considera che il braccio militare del blob sarebbe così stupido da cercare
di far passare i droni come astronavi aliene – come qualcosa uscito da un film
horror degli anni '50 quando gli "effetti speciali" dovevano essere
fatti con pupazzi e modelli di legno di balsa che volavano su fili. Forse si è
arrivati a questo in quest'epoca super stupida.
(Siete consapevoli che il principale ritorno
decrescente della nostra magica tecnologia informatica è che ha reso la nostra
società un ordine di grandezza più stupido su tutta la linea?
Beh, lo ha fatto.)
La
situazione rimane fluida, con indagini in corso e dibattito pubblico sulle
implicazioni e le origini di queste attività dei droni.
L'FBI è sul caso (quindi non temete!) insieme
al signor Mayorkas e al suo gruppo, e forse anche all'esercito americano.
Freddo. Hanno ottenuto questo, come ama dire
Hollywood.
Fare acquisti. Prendi uno zabaione goshdarn.
Zitto.
Un
dono che l'America non può
restituire:
lo stato
di polizia è
il nuovo boss del crimine americano.
Theburningplatform.com
- John W. Whitehead – (17 -12 -2024) –
ci dice:
"Ci
sono sempre dei rischi nello sfidare l'eccessivo potere della polizia, ma i
rischi di non sfidarlo sono più pericolosi, persino fatali".
(Hunter
S. Thompson, Regno della paura).
Lo
stato di polizia americano è diventato il nuovo boss del crimine americano.
Trent'anni
dopo che l'allora presidente Bill Clinton ha firmato il” Violent Crime Control
and Law Enforcement Act”, la sua eredità di incarcerazione di massa,
militarizzazione della polizia e eccessiva criminalizzazione continua a
perseguitarci.
È
diventato il dono che l'America non riesce a restituire.
Ora
stiamo subendo il contraccolpo delle tre minacce del Crime Bill:
militarizzazione della polizia, una mentalità guerriera che fa sì che la
polizia consideri il resto della cittadinanza come un nemico combattente, e
l'addestramento delle forze dell'ordine che insegna ai poliziotti a sparare
prima e a fare domande dopo.
Troppo
spesso, questa "triplice minaccia" si manifesta anche in blocchi
mortali del traffico, nell'uso eccessivo della forza contro individui disarmati
e nei controlli del benessere che si sono rivelati fatali.
Il
disegno di legge sul crimine ha alimentato l'ascesa dello stato di polizia
riversando finanziamenti nelle forze dell'ordine, in particolare per gli
armamenti di livello militare e l'espansione delle forze di polizia.
Ha anche gettato le basi per l'incarcerazione
di massa incentivando la costruzione di più prigioni e promulgando dure leggi
sui "tre colpi" che imponevano lunghe condanne per i recidivi.
Più
criticamente, la legge sul crimine ha portato alla crescita esplosiva delle “squadre
SWAT” in tutto il paese.
Si
stima che ogni anno vengano effettuati più di 80.000 raid SWAT.
Ciò si
traduce in oltre 200 ogni giorno negli Stati Uniti.
Tra le
decine di migliaia di raid che lasciano dietro di sé le macerie di vite, case e
fiducia nelle cosiddette forze di pace della nazione, alcune sono così
eclatanti da tagliare l'apatia e la desensibilizzazione che si sono stabilite
nella nazione riguardo alla violenza della polizia.
“Breonna
Taylor” è stata uccisa quando la polizia in borghese ha eseguito un mandato di
arresto nella sua casa a tarda notte.
Gli
agenti hanno usato un ariete per entrare in casa.
Il
fidanzato di Taylor, credendo che si trattasse di un'invasione domestica, ha
sparato un colpo di avvertimento.
Gli
agenti hanno risposto con una raffica di colpi di arma da fuoco, uccidendo
Taylor.
Tali
tragedie non sono incidenti isolati.
Sono
il risultato diretto di un sistema costruito su politiche come la legge sul
crimine del 1994.
La
sfortunata realtà con cui dobbiamo fare i conti è che l'America è invasa da
poliziotti militarizzati – vigilantes con un distintivo – che hanno una
discrezione quasi assoluta nel decidere chi è una minaccia, cosa costituisce
resistenza e quanto duramente possono trattare con i cittadini che sono stati
nominati per "servire e proteggere".
Non
importa dove si vive, grande città o piccolo paese, è lo stesso scenario che si
ripete più e più volte in cui gli agenti governativi, esaltati dalla propria
autorità e dal potere della loro uniforme, calpestano i diritti dei cittadini.
Questi
poliziotti guerrieri, che sono stati addestrati ad agire come giudice, giuria e
boia nelle loro interazioni con il pubblico e credono che la vita (e i diritti)
della polizia debbano essere valutati più dei cittadini, sono sempre più
numerosi dei poliziotti buoni, che prendono sul serio il loro giuramento
d'ufficio di servire e proteggere i loro concittadini, sostenere la
Costituzione, e mantenere la pace.
In
effetti, se chiedi alla polizia e ai suoi sostenitori cosa dovrebbero fare gli
americani per rimanere in vita durante gli incontri con le forze dell'ordine,
ti diranno di obbedire, qualunque cosa accada.
In
altre parole, non importa se hai ragione, non importa se un poliziotto ha
torto. Se
vuoi emergere da un incontro con la polizia con la tua vita e il tuo corpo
intatti, allora faresti meglio a fare tutto ciò che un poliziotto ti dice di
fare.
In
questo modo, il vecchio motto della polizia "proteggere e servire" è
diventato "obbedire o morire".
Questo
è il messaggio sfortunato, fuorviante e perverso che è stato battuto, sparato,
colpito con il” taser “e sbattuto nella nostra coscienza collettiva negli
ultimi decenni, e ha messo radici.
È così
che siamo passati da una nazione di leggi – in cui gli ultimi tra noi avevano
lo stesso diritto di essere trattati con dignità e rispetto come la prossima
persona (in linea di principio, almeno) – a una nazione di forze dell'ordine
(esattori di tasse con armi) che trattano "noi, il popolo" come
sospetti e criminali.
Di
conseguenza, gli americani di appena 4 anni vengono ammanettati alle gambe,
ammanettati, colpiti con il “taser” e tenuti sotto tiro per non essere
silenziosi, non essere ordinati e semplicemente infantili, cioè non essere
abbastanza accondiscendenti.
Americani
di 95 anni vengono picchiati, uccisi a colpi d'arma da fuoco per aver messo in
discussione un ordine, per aver esitato di fronte a una direttiva e per aver
scambiato un poliziotto che ha sfondato la loro porta per un criminale che ha
fatto irruzione nella loro casa, cioè per non essere stati abbastanza
sottomessi.
E gli
americani di ogni età e colore della pelle continuano a morire per mano di un
governo che si considera giudice, giuria e carnefice su una popolazione che è
stata pre-giudicata e giudicata colpevole, spogliata dei suoi diritti e
lasciata a soffrire per mano di agenti governativi addestrati a rispondere con
il massimo grado di violenza.
In un
momento in cui un numero crescente di persone disarmate sono state colpite e
uccise solo per essere state in un certo modo, o per essersi mosse in un certo
modo, o per aver impugnato qualcosa – qualsiasi cosa – che la polizia potrebbe
interpretare erroneamente come una pistola, o per aver acceso nella mente di un
agente di polizia una paura incentrata sul grilletto che non ha nulla a che
fare con una minaccia reale alla loro sicurezza, anche gli incontri più benigni
con la polizia possono avere conseguenze fatali.
Il
problema, come ha giustamente concluso un giornalista, "non è che la vita
sia diventata molto più pericolosa, è che le autorità hanno scelto di
rispondere anche a situazioni innocenti come se fossero in una zona di
guerra".
I
poliziotti guerrieri, addestrati nello scenario peggiore e quindi pronti a
sparare prima e a fare domande dopo, non stanno sicuramente rendendo noi o loro
stessi più sicuri.
Peggio
ancora, la polizia militarizzata rappresenta sempre più un rischio per chiunque
sia in crisi di salute mentale o con bisogni speciali, le cui disabilità
potrebbero non essere immediatamente evidenti o richiedere più finezza rispetto
alle tipiche tattiche di congelamento o sparo impiegate dalle forze di polizia
americane.
In
effetti, le persone disabili costituiscono da un terzo alla metà di tutte le
persone uccise dalle forze dell'ordine (le persone di colore hanno tre volte
più probabilità di essere uccise dalla polizia rispetto alle loro controparti
bianche).
Se sei
nero e disabile, sei ancora più vulnerabile.
In
particolare, ciò con cui abbiamo a che fare oggi è una mentalità distorta del
"sparare per uccidere" in cui la polizia, addestrata a considerarsi
guerrieri o soldati in una guerra, che sia contro la droga, il terrorismo o il
crimine, deve "prendere" i cattivi – cioè chiunque sia un potenziale
bersaglio – prima che i cattivi li prendano.
Questa
epidemia nazionale di violenza poliziesca sanzionata dai tribunali, condotta
impunemente contro individui che rappresentano poca o nessuna minaccia reale,
ha quasi garantito che gli americani disarmati continueranno a morire per mano
della polizia militarizzata.
A
peggiorare le cose, quando questi ufficiali, che da tempo hanno cessato di
essere agenti di pace, violano i loro giuramenti maltrattando, picchiando,
sparando con il taser, sparando e uccidendo i loro datori di lavoro – i
contribuenti a cui devono la loro fedeltà – raramente ricevono più di uno
schiaffo sulle mani prima di riprendere le loro pattuglie.
Questa
illegalità da parte delle forze dell'ordine, una caratteristica inconfondibile
di uno Stato di polizia, è resa possibile in gran parte dai sindacati di
polizia che si oppongono abitualmente alle commissioni di revisione civili e si
oppongono all'apposizione di nomi e numeri di distintivo sulle uniformi degli
ufficiali;
le agenzie di polizia che rispettano il “Codice
Blu del Silenzio”, la tranquilla comprensione tra i poliziotti che non
dovrebbero coinvolgere i loro colleghi per i loro crimini e la loro cattiva
condotta;
pubblici
ministeri che trattano i reati di polizia con maggiore indulgenza rispetto ai
reati civili;
tribunali
che sanzionano gli illeciti della polizia in nome della sicurezza;
e legislature che aumentano il potere, la
portata e l'arsenale della polizia, e una cittadinanza che non riesce a
ritenere il proprio governo responsabile nei confronti dello stato di diritto.
In
effetti, non solo i poliziotti sono protetti dalla maggior parte delle accuse
di illeciti – che si tratti di sparare a cittadini disarmati (compresi bambini
e anziani), stuprare e abusare di giovani donne, falsificare rapporti di
polizia, trafficare droga o adescare rapporti sessuali con minori – ma anche
nelle rare occasioni in cui vengono licenziati per cattiva condotta, è solo
questione di tempo prima che vengano riassunti di nuovo.
Gran
parte del "merito" per aver protetto questi poliziotti canaglia va
agli influenti sindacati di polizia e alle leggi che prevedono l'immunità
qualificata, ai contratti di polizia che "forniscono uno scudo di
protezione agli agenti accusati di misfatti e erigono barriere ai residenti che
si lamentano di abusi", alle leggi statali e federali che consentono alla
polizia di andarsene senza pagare un centesimo per i loro illeciti, e il
clientelismo dilagante tra i burocrati del governo.
Sta
succedendo in tutto il paese.
Questo
non è più un dibattito tra poliziotti buoni e poliziotti cattivi.
È una
lotta di potere tra agenti di polizia che classificano la loro sicurezza
personale al di sopra di quella di tutti gli altri e agenti di polizia che
capiscono che il loro lavoro è servire e proteggere;
tra poliziotti addestrati a sparare per
uccidere e poliziotti addestrati a risolvere le situazioni in modo pacifico;
Soprattutto,
è tra la polizia che crede che la legge sia dalla sua parte e la polizia che sa
che sarà chiamata a rispondere delle sue azioni in base alla stessa legge di
tutti gli altri.
Purtroppo,
sempre più poliziotti vengono addestrati a considerarsi distinti dai cittadini,
a considerare la loro autorità superiore ai cittadini e a considerare le loro
vite più preziose di quelle dei loro omologhi cittadini.
Invece
di insegnare loro a vedersi come mediatori e operatori di pace le cui armi
letali devono essere usate come ultima risorsa, vengono addestrati a
comportarsi come uomini armati con istinti omicidi che sparano per uccidere
piuttosto che semplicemente rendere incapaci.
In “Barnes
v. Felix”, un caso davanti alla “Corte Suprema degli Stati Uniti”, ai giudici è
stato chiesto di eliminare la "dottrina del momento di minaccia", che incoraggia la polizia ad agire in
modo sconsiderato e impunemente, aumentando inutilmente il livello di pericolo
in situazioni che coinvolgono crimini relativamente minori e quindi rispondendo
al pericolo percepito con la forza letale.
Come
il fantasma del Natale passato, il “Crime Bill del 1994” ci perseguita con la
sua eredità di ingiustizie.
Il suo “Ghost of Christmas Present “ci mostra
le lotte in corso contro la brutalità della polizia e l'incarcerazione di
massa.
E il suo “Ghost of Christmas Future” ci mette
in guardia da una società in cui l'eccesso di polizia e sorveglianza diventa la
norma.
Quindi,
come possiamo contrastare la triplice minaccia posta dal “Crime Bill”?
Nonostante
le proteste da parte di quelli di sinistra, la risposta non è quella di
togliere i fondi alla polizia, anche se non sarebbe male allentare la morsa del
complesso militare industriale sull'America.
Quello
che dobbiamo davvero fare è de-smilitarizzare la polizia:
de-militarizzare
(ridurre la dipendenza da attrezzature e tattiche di livello militare),
de-armare e concentrarsi su tattiche di de-escalation (dando priorità alle capacità
di comunicazione e risoluzione dei conflitti rispetto all'uso della forza), un
cambiamento di mentalità (allontanandosi dalla mentalità del
"guerriero" verso un modello di guardiano o di polizia di comunità) e
una migliore responsabilità.
Come
per tutte le cose, il cambiamento deve iniziare a livello locale, nella tua
città natale.
Ricordate,
uno stato di polizia non si realizza da un giorno all'altro. Inizia in piccolo,
magari con una telecamera a luci rosse che genera entrate a un incrocio. Quando
ciò sarà attuato senza opposizione, forse il prossimo sarà la volta delle
telecamere di sorveglianza sulle strade pubbliche. Lettori di targhe su
incrociatori della polizia. Altri agenti di polizia in campo. Equipaggiamento
militare gratuito dal governo federale.
Zone
di libertà di parola e politiche di tolleranza zero e coprifuoco.
Incursioni della squadra SWAT.
Droni che volano sopra la testa.
La
terza guerra mondiale è
già in
corso. In Ucraina.
Politico.eu
- EVA HARTOG – (18 dicembre 2024) – ci dice:
A tre
anni dall'invasione russa, sono stati coinvolti decine di Paesi.
Se
avessi camminato in prima linea nelle prime settimane di guerra in Ucraina,
avresti potuto sentire grida in ucraino e russo, forse mescolate a voci che
parlavano lingue regionali come il buriato e il ceceno.
Oggi,
le truppe su entrambi i lati della linea del conflitto comunicano in spagnolo,
nepalese, hindi, somalo, serbo e coreano.
Le
lingue straniere parlate nelle trincee fangose sono solo un segno di come il
conflitto abbia assunto una dimensione sempre più internazionale.
Nel
cielo sopra il campo di battaglia, un drone iraniano “Shahed” potrebbe essere
intercettato da un sistema di difesa aerea americano, mentre a terra,
l'artiglieria di fabbricazione tedesca sfreccia oltre i proiettili nordcoreani.
Dopo
quasi tre anni, anche gli isolazionisti più accaniti avrebbero difficoltà a
spacciare la guerra come un “conflitto regionale” tra Russia e Ucraina.
Quella
che è iniziata nel febbraio 2022 come la più grande guerra terrestre europea
dai tempi della Seconda guerra mondiale, ora compete per il titolo di conflitto più globale
dai tempi della Guerra Fredda, con decine di paesi direttamente o indirettamente
coinvolti.
Questo
aspetto del conflitto potrebbe alla fine decretarne il destino, poiché l'Ucraina rischia di perdere il suo
più grande sostenitore con l'ascesa di Donald Trump alla presidenza degli Stati
Uniti,
mentre la Russia riceve sempre più sostegno dagli altri nemici di Washington,
in particolare dalla Corea del Nord.
"L'ultima
volta che abbiamo visto qualcosa del genere sarebbe stata probabilmente
l'invasione sovietica dell'Afghanistan", ha detto il famoso storico della
Guerra Fredda” Sergey Radchenko”.
"Quando
c'era supporto per i mujaheddin dall'Occidente e anche dal Pakistan, e tutti ci
provavano".
Guerra
per procura.
Quando
Mosca lanciò il suo attacco su vasta scala all'Ucraina nel febbraio 2022, il
Cremlino e i suoi propagandisti lo giustificarono come una mossa necessaria e
difensiva contro la NATO.
Le
opinioni divergono sul fatto che il presidente russo Vladimir Putin intendesse
davvero affrontare il cosiddetto Occidente collettivo, a suon di armi spianate.
Ma c'è
un ampio consenso sul fatto che si aspettasse che la guerra finisse nel giro di
pochi giorni, e che lui, a ragione, contasse sull'Occidente per rispondere con
l'atteggiamento di condanna ma soprattutto di accettazione che aveva mostrato
nei confronti dei suoi precedenti furti di terre in Ucraina, Moldavia e
Georgia.
"Sarebbe
stato un conflitto locale se si fosse concluso in fretta", ha detto
“Radchenko”.
"Ma
non è successo".
Gli
ucraini hanno reagito con le unghie e con i denti, e le truppe di Putin hanno
arrancato giusto il tempo necessario perché l'Occidente scattasse sull'attenti.
L'Europa temeva che la sua stessa sicurezza fosse in gioco;
gli
USA avevano un'immagine da difendere come sostenitori della democrazia e della
sicurezza europea.
Nel
giro di pochi giorni, armi e intelligence occidentali sono arrivate a frotte,
aiutando gli ucraini a respingere l'avanzata russa e internazionalizzando il
conflitto.
I
soldati stranieri sono sovente fatti prigionieri di guerra dopo essere stati
catturati dalle forze ucraine.
Con il
passare del tempo, poiché sia l'Ucraina sia la Russia si sono trovate
paralizzate dalla mancanza di munizioni e dalle truppe sovraccariche, quella
dimensione internazionale è diventata più visibile e più importante.
Oggi
entrambi i Paesi contano sull'aiuto esterno:
l'Ucraina per restare in piedi; la Russia per
conservare il suo predominio nei cieli e sulla terraferma, riducendo al minimo
l'impatto della guerra sulla propria popolazione.
Mentre
facevano pressioni sul mondo per ottenere più risorse, entrambe le parti hanno
avanzato grandi rivendicazioni ideologiche.
L'Ucraina afferma di combattere per la
"democrazia"; la Russia afferma di essere in crociata contro quella
che chiama egemonia americana e "l'Occidente collettivo".
La
strategia di vendita di Mosca per un "ordine mondiale multipolare",
per quanto vagamente definito, è stata sufficientemente convincente da spingere
l'Iran a fornirgli i droni “Shahed” e la Corea del Nord a spedirgli missili
balistici, milioni di proiettili e, più di recente, migliaia di soldati.
Anche
il cosiddetto Sud del mondo si è schierato a favore di Putin sotto l'egida dei
BRICS, un club di paesi che, nonostante le loro forti differenze, hanno trovato
un terreno comune nel comune rancore verso un sistema che li ha emarginati da
istituzioni chiave come il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale.
La
principale ancora di salvezza di Mosca è la Cina, che ha svolto un ruolo
cruciale nel sostenere l'economia russa dalle sanzioni occidentali, fornendo un
mercato per il suo petrolio e i suoi fertilizzanti e garantendole al contempo
l'accesso a una tecnologia di cui aveva tanto bisogno.
"
L'India e altri possono commerciare con la Russia e questo è significativo. Ma
niente si avvicina a ciò che la Cina porta sul tavolo", ha affermato “Alexander
Gabuev”, direttore del “Carnegie Russia Eurasia Center”.
Separatamente,
la Russia ha continuato e ampliato la sua secolare pratica di guerra ibrida,
fomentando disordini e ampliando le fratture già esistenti all'estero.
A
differenza della Guerra Fredda, tuttavia, non ci sono conflitti per procura in
cui Mosca può colpire la NATO.
Quindi
"la Russia sta cercando di trovare strumenti per respingere", in
altri modi, ha detto “Gabuev”.
"Imporre
costi, infliggere dolore, vendicare".
Ciò ha
incluso l'interferenza con le elezioni, l'accensione di incendi e altri atti di
sabotaggio, nonché il sostegno a vari attori e gruppi anti-occidentali;
dal finanziamento di un oligarca filo-russo
intenzionato a ostacolare la rotta pro-UE della Moldavia, alla fornitura di
dati agli Houthi dello Yemen per aiutarli ad attaccare le navi occidentali nel
Mar Rosso.
Assistenza
occidentale.
Nel
frattempo, gli avversari della Russia non sono rimasti con le mani in mano.
Il
discorso di Kiev, trasmesso in TV dal presidente “Volodymyr Zelenskyy”, ha
fruttato più di 220 miliardi di dollari di aiuti da parte di Europa e Stati
Uniti.
I paesi della NATO hanno fornito armi sempre
più potenti:
dai
proiettili di artiglieria obici all'inizio della guerra, ai caccia F-16 e ai
missili a lungo raggio” ATACMS di” oggi.
In un
chiaro avvertimento geopolitico a Mosca, come quello che Bruxelles è in grado
di dare, l'Unione Europea ha fatto progredire le richieste di adesione di
Ucraina, Moldavia e Georgia al blocco.
Senza
l’aiuto occidentale, la guerra non sarebbe sopravvissuta al suo primo anno e si
sarebbe conclusa con una “schiacciante sconfitta” per l’Ucraina, ha affermato “Gabuev”.
Ma
l'Occidente ha anche mantenuto certi guardrail, scegliendo una strategia di cauto
incremento rispetto all'escalation.
Con
grande frustrazione di Kiev, le consegne di armi sono avvenute in fasi, e con
regole annesse.
Per
quasi tre anni, i leader degli Stati Uniti e dell'Europa sono rimasti sordi
alle richieste sempre più disperate di Kiev di ottenere il permesso di
utilizzare armi a lungo raggio per colpire obiettivi all'interno della Russia.
D'altro
canto, nonostante le frequenti minacce di Mosca di bombardare una città
occidentale, il pulsante rosso sembra essere off-limits.
E,
nonostante l'allarme dei paesi sul fianco orientale dell'Europa per
un'imminente invasione russa, le truppe di Mosca si sono tenute alla larga dal
territorio della NATO.
Anche
la Cina ha rispettato alcune delle linee rosse imposte dall'Occidente,
assicurandosi di non violare direttamente le sanzioni occidentali (anche se lo
fa indirettamente) e, per ora, non fornendo alla Russia armi letali (anche se ne ha consegnate singole
parti e, secondo recenti rapporti, è sospettata di aver consegnato dei droni).
Da
entrambe le parti, le truppe straniere sul campo sembravano un tabù.
Mentre
alcune voci, in particolare il presidente francese “Emmanuel Macron”, hanno
ventilato la possibilità di mettere gli stivali occidentali sul campo, l'idea
non è mai andata oltre una proposta rapidamente bocciata.
Ciò
non significa che quelle linee rosse non siano state testate.
L'Ucraina
ha invaso la regione russa di Kursk e ha utilizzato armi occidentali per
colpire obiettivi russi, come la sua flotta del Mar Nero.
Le truppe nordcoreane si sono recate in
Russia.
E il
presidente degli Stati Uniti uscente Joe Biden ha finalmente dato il via libera
all'uso da parte dell'Ucraina di armi a lungo raggio ATACMS da usare contro
obiettivi sul suolo russo.
Tuttavia,
il problema dei conflitti internazionalizzati, come sta scoprendo l'Ucraina, è
che i sostenitori esterni possono essere capricciosi e il loro impegno può
essere profondo solo quanto la successiva campagna elettorale.
Verso
la fine del 2024, la propensione a sostenere una vittoria ucraina, definita
come il ritorno ai confini del 1991, è diminuita a Washington e Bruxelles.
Anche
prima della vittoria di Trump, l'idea di un contenimento sotto forma di un accordo che
avrebbe congelato il conflitto e comportato la cessione di territorio da parte
dell'Ucraina sembrava essere passata dall'essere un tabù a una vera e propria stella
polare.
"Fin
dall'inizio era chiaro che se l'Ucraina non avesse vinto abbastanza in fretta,
l'America si sarebbe ritirata", ha affermato “Nina Khrushcheva”,
professoressa di affari internazionali alla “New School di New York “e
pronipote del leader sovietico “Nikita Khrushchev”.
"Tutto
questo è stato visto fin dall'inizio come una serie di Hollywood", ha
detto. Inizialmente, ha aggiunto, i sostenitori dell'Ucraina pensavano che
sarebbe finita dopo una sola stagione.
Ma poi ce n'è stata un'altra.
"E
ora ce n'è una terza, e quindi ovviamente l'attenzione è svanita", ha
detto.
"Non vogliamo una quarta serie, ma
accadrà".
Lo
storico “Radchenko” è più indulgente.
"Per
gli Stati Uniti, evitare una guerra nucleare con la Russia è sempre stata la
priorità numero 1 in questo conflitto.
La
seconda è aiutare l'Ucraina a vincere", ha detto “Radchenko”, aggiungendo,
"Questi due obiettivi concorrenti devono in qualche modo essere conciliati".
Poi
c'è il fatto che i sostenitori dell'Ucraina, a differenza della Russia, devono
confrontarsi con l'opinione pubblica.
Un
sondaggio del” Pew Research Center” di luglio ha mostrato che gli americani
erano equamente divisi sul fatto che pensassero che il loro paese avesse la
responsabilità di aiutare l'Ucraina.
La
fine della guerra.
Mentre
il conflitto si avvia verso l'inizio del suo quarto anno, nessuna delle due
parti sta ottenendo tutto l'aiuto che desidera.
Nel
frattempo, il conflitto assomiglia più a una guerra di logoramento della prima
guerra mondiale che a una terza guerra mondiale ad alta tecnologia.
“Sarebbe
logico vedere migliaia di iraniani e un esercito compatto di cinesi combattere
[per la Russia] in Ucraina in questo momento”, ha scritto in ottobre il
pensatore ultranazionalista russo “Alexander Dugin”, considerato uno degli
ideologi della guerra in Ucraina.
“È
logico che coloro che sono contro l’egemonia occidentale e a favore di un mondo
multipolare sostengano la Russia con azioni.
E la
Russia li sosterrà poi nelle loro guerre anti-imperialiste.”
Finora
il sogno irrealizzabile della Russia di solidarietà globale non ha prodotto
altro che fumo.
Si stima che la Russia stia perdendo circa
30.000 soldati al mese e ne stia reclutando solo altrettanti per sostituirli.
La
Corea del Nord (per ora) non sta fornendo abbastanza truppe per fare una
differenza significativa.
Kiev è
in una situazione ancora più disperata.
I
dubbi sulla profondità del sostegno occidentale stanno aumentando proprio
mentre gli ucraini stanno affrontando un altro inverno, indeboliti dal basso
morale e con un deficit in quasi tutto.
Secondo
una stima del Pentagono, il paese ha abbastanza truppe solo per durare altri
sei-dodici mesi prima di incorrere in seri guai.
Poiché
sia la Russia che l'Ucraina hanno difficoltà a mobilitare un numero
sufficiente di propri uomini, le due parti hanno utilizzato come smistamento
migliaia di stranieri, provenienti per lo più da paesi poveri, per unirsi alla
loro lotta.
Oltre
alle truppe fornite da Pyongyang, Mosca ha reclutato combattenti da Cuba,
India, Nepal, Siria, Serbia, Repubblica Centrafricana e Libia, con la promessa
di generosi stipendi e cittadinanza russa (un impegno che non sempre viene
mantenuto, secondo alcuni di coloro che si sono arruolati).
Si è
visto un membro delle Forze armate australiane parlare con i soldati ucraini
nel” Wiltshir”e, in Inghilterra.
Nel
frattempo, l'Ucraina, oltre agli incentivi finanziari, offre agli stranieri la
possibilità di stare dalla parte giusta della storia.
"Insieme
abbiamo sconfitto Hitler e sconfiggeremo anche Putin", scrisse l'allora
ministro degli Esteri del Paese, “Dmytro Kuleba”, sulla piattaforma “social
media X” nel 2022.
Ciò ha
portato a una situazione in cui, più di tre decenni dopo il crollo dell’Unione
Sovietica e la presunta “fine della storia”, i colombiani combattono contro i
cubani, subendo ferite da schegge e morendo, a migliaia di chilometri di
distanza da casa.
"Noi
stiamo lottando per la libertà mentre i latinoamericani dall'altra parte
difendono un regime oppressivo e opprimente", ha affermato “Jhoe Manuel
Almanza Chica”, un colombiano arruolato nella 241ª Brigata dell'esercito
ucraino.
Ha
detto che non c'era causa più nobile per cui morire che la libertà. "Ma se
rimarrò vivo, voglio poter dire ai miei figli che ho fatto parte della
storia".
In
ultima analisi, affermano gli analisti, l'esito della guerra dipenderà
probabilmente dalle decisioni dei principali sostenitori dei combattenti: la
NATO e la Cina.
"Se
si ritira il supporto NATO all'Ucraina, non ci sarà più l'Ucraina", ha
detto “Gabuev”.
"Ma se si ritira il supporto cinese allo
sforzo bellico russo, ciò costringerebbe Mosca a limitare il suo appetito e a
smorzare le sue speranze che il tempo sia dalla sua parte".
Al
momento, la Cina sembra essere il principale beneficiario del conflitto, ha
detto “Gabuev”.
La
guerra ha distratto Washington e ha aiutato Pechino a rafforzare la sua presa
sulla Russia, un partner indebolito ma, sotto Putin, affidabile.
Tuttavia,
la situazione potrebbe cambiare se il coinvolgimento della Corea del Nord nel
conflitto dovesse estendersi all'Indo-Pacifico, che Pechino considera il suo
cortile di casa, coinvolgendo la Corea del Sud e forse anche la NATO.
Altri
fattori potrebbero far pendere la bilancia:
negli
USA, un Trump imprevedibile.
In
Medio Oriente, il conflitto dell'Iran con Israele.
In Europa, un'ondata di popolarità per i
partiti di estrema destra, alcuni dei quali sono scettici nell'aiutare
l'Ucraina.
Nel
frattempo, c'è sempre il rischio di un'ulteriore escalation, ha detto “Radchenko”.
"Finché la guerra continua, c'è il
pericolo che qualcun altro si unisca alla lotta".
L'Ucraina
assassina il capo delle armi
chimiche
russe nell'attentato di Mosca.
Politico.eu
– (17 dicembre 2024) - Veronika Melkozerova – ci dice:
Kiev
aveva accusato il generale di aver orchestrato numerosi attacchi con armi
proibite.
Poche
ore dopo era morto.
È
stata ripresa la scena dell'esplosione di Mosca in cui è morto “Igor Kirillov”.
KIEV —
Martedì agenti ucraini hanno ucciso un alto ufficiale militare russo in un
audace attentato a Mosca.
Il
tenente generale Igor Kirillov, comandante delle forze nucleari, biologiche e
chimiche dell'esercito russo, è morto in un'esplosione mentre stava uscendo da
un quartiere residenziale di Mosca, ha affermato il “Comitato investigativo
russo” in una nota.
Un
ordigno esplosivo era nascosto in uno scooter elettrico parcheggiato lì vicino.
Anche l'assistente di Kirillov è morto nell'attacco, ha affermato il comitato
investigativo, annunciando un'indagine penale.
Le
riprese video ottenute da POLITICO corroborano questa versione dei fatti.
I
servizi di sicurezza dell'Ucraina (SBU) hanno rivendicato la responsabilità
dell'omicidio di “Kirillov”, ha dichiarato a POLITICO un funzionario delle
forze dell'ordine ucraino, dopo aver ottenuto l'anonimato per discutere del
delicato argomento.
"Kirillov
era un criminale di guerra e un obiettivo assolutamente legittimo, poiché ha
dato ordine di usare armi chimiche proibite contro l'esercito ucraino.
Una
fine così ingloriosa attende tutti coloro che uccidono ucraini.
La
punizione per i crimini di guerra è inevitabile", ha affermato il
funzionario.
Martedì,
“Dmitry Medvedev”, vice capo del “Consiglio di sicurezza russo”, ha dichiarato
che la Russia reagirà all'assassinio di Kirillov.
"Bisogna
fare tutto il possibile per annientare coloro che hanno ordinato l'assassinio
del generale Kirillov, questa leadership politico-militare dell'Ucraina",
ha affermato “Medvedev” durante la riunione per “gli appalti della difesa”
dello Stato russo.
Poche
ore prima dell'attacco, l'SBU accusò Kirillov in contumacia di aver ordinato
l'uso massiccio di armi chimiche proibite contro l'esercito ucraino sui fronti
orientale e meridionale del campo di battaglia.
"Dall'inizio
della guerra su vasta scala, seguendo gli ordini di Kirillov, l'esercito russo
ha utilizzato diversi tipi di munizioni chimiche vietate contro l'Ucraina più
di 4.800 volte", ha affermato lunedì l'SBU in una nota.
Dall'inizio
dell'invasione russa su vasta scala nel 2022, più di 2.000 soldati ucraini sono
stati ricoverati in ospedale con vari gradi di avvelenamento chimico.
"I
russi usano munizioni con sostanze velenose sotto forma di scariche di droni
FPV", ha aggiunto l'SBU, sostenendo che le truppe del Cremlino utilizzano
armi chimiche per costringere i soldati ucraini a uscire dalle loro trincee e
ad affrontare il fuoco diretto.
Il
Regno Unito ha sanzionato Kirillov per l'uso di armi chimiche in Ucraina a
ottobre.
Oltre a usare munizioni vietate, Kirillov ha
anche regolarmente diffuso disinformazione sul fatto che gli Stati Uniti e
l'Ucraina si preparassero a usare zanzare da battaglia contaminate contro gli
avversari.
Il
momento della verità per l'UE
sull'Ucraina
si avvicina rapidamente.
Politico.eu
– (18 dicembre 2024) - Mujtaba Rahman – ci dice:
(Mujtaba
Rahman è il responsabile della pratica europea di “Eurasia Group”.)
La
preoccupazione principale del “blocco” è che i negoziati sul futuro
dell'Ucraina possano trasformarsi in una "mini Monaco", invitando la
Russia a un'ulteriore aggressione.
Il
ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca è ora, a ragione, il tema principale
che preoccupa le menti più influenti delle capitali europee.
Trump
2.0 crea rischi per l'UE su una serie di questioni, tra cui sicurezza,
commercio e la posizione del blocco sulla Cina.
Ma la preoccupazione immediata è cosa
succederà con l'Ucraina, in particolare dato l'obiettivo dichiarato di Trump di
porre fine al conflitto in "24 ore".
A
questo proposito, il blocco ha già concordato una delle prime priorità:
deve fare tutto il possibile per convincere
Trump che l'Ucraina dovrebbe affrontare qualsiasi negoziato da una posizione di
forza e che un cattivo accordo per l'Ucraina lo farebbe apparire debole sulla
scena internazionale, proprio come è successo con l'Afghanistan per il
presidente Joe Biden o con la Siria per l'ex presidente Barack Obama.
Sebbene
questa linea di argomentazione sia sostenuta dal Segretario generale della NATO
“Mark Rutte” e da diversi leader dell'UE, presentare a Trump questa angolazione
da sola difficilmente lo convincerà.
Pertanto,
il “blocco” ha anche iniziato a discutere di un'“offerta” che spera possa
rendere Trump più comprensivo.
Ma se
l'UE vuole influenzare seriamente i negoziati con l'Ucraina, deve essere
disposta a pagarne i costi.
La
preoccupazione più grande del “blocco” è che i negoziati sul futuro
dell'Ucraina potrebbero trasformarsi in una "mini Monaco".
Che non solo comporterebbero perdite
territoriali immediate per l'Ucraina, ma rischierebbero anche ulteriori
avanzamenti russi nell'est del paese, una grande ondata di rifugiati ucraini
verso l'UE e una mentalità di pacificazione che escluderebbe l'adesione di Kiev
alla NATO e potrebbe mettere a repentaglio anche la sua spinta ad entrare
nell'UE.
Una
svolta del genere rappresenterebbe un'importante battuta d'arresto strategica
per l'UE e metterebbe a dura prova la sua coesione.
È anche molto più probabile che accada se l'Ucraina
iniziasse i colloqui da una posizione di debolezza, motivo per cui è importante
mettere sul tavolo molti più soldi.
I
funzionari ritengono che il prestito G7 da 50 miliardi di euro recentemente
negoziato durerà per l'Ucraina fino alla fine del 2025.
Quindi, lo scopo di qualsiasi nuovo denaro
sarebbe quello di segnalare il sostegno all'Ucraina nel 2026 e forse nel 2027.
Agli
occhi dell'UE, un'offerta del genere potrebbe anche dare a Trump la
"vittoria" di cui ha bisogno:
la pressione degli Stati Uniti costringerebbe
il” blocco “ad accollarsi una quota maggiore di oneri finanziari per l'Ucraina,
nonché per la propria sicurezza e difesa.
Tuttavia,
sborsare più soldi non è un compito facile.
Il
governo francese è recentemente caduto mentre cercava di approvare un bilancio
per il 2025.
Le prossime elezioni tedesche di febbraio e le
successive negoziazioni di coalizione complicheranno la capacità di Berlino di
firmare decisioni di grande conseguenza fiscale.
Inoltre,
sette paesi membri sono in una procedura di deficit eccessivo;
ci sono solo circa 5 miliardi di euro rimasti
per la difesa nell'attuale bilancio dell'UE;
e poiché il prossimo bilancio dell'UE sarà
operativo solo dal 2028 in poi, non può aiutare ad affrontare ciò che può
essere fatto ora.
I
funzionari ritengono che il prestito da 50 miliardi di euro del G7,
recentemente negoziato, durerà per l'Ucraina fino alla fine del 2025.
Tuttavia,
il “blocco” sta valutando una serie di opzioni diverse per organizzare più
fondi per l'Ucraina.
Un'idea
è semplicemente quella di prestare denaro a Kiev a tassi di interesse agevolati
e periodi di rimborso più lunghi contro il cosiddetto” headroom” nel bilancio
dell'UE.
Un'altra
è quella di aumentare la capacità dell'UE di indebitarsi contro questo “headroom”,
con i paesi membri che forniscono una garanzia fiscale.
Un modello del genere sarebbe modellato sulla”
linea di credito SURE” da 100 miliardi di euro dell'UE, istituita per
supportare i programmi di congedo forzato durante il Covid-19.
Altre
possibilità includono il Meccanismo europeo di stabilità (ESM), che mantiene
una capacità di prestito di 422 miliardi di euro.
Ma un
precedente tentativo di rendere l'ESM utile ai paesi membri durante la pandemia
è fallito, poiché nessun membro ha utilizzato il denaro a basso costo che era
in offerta.
Un'altra
opzione è riutilizzare i fondi “Next Generation EU “inutilizzati, poiché finora
è stato utilizzato solo il 41 percento dei 650 miliardi di euro del” Recovery
and Resilience Facility post-Covid”.
Tuttavia, mentre l'obiettivo è di 300 miliardi di euro
entro la fine dell'anno, il meccanismo dovrebbe scadere entro la fine del 2026
ed è improbabile che venga prorogato.
Il
problema principale, tuttavia, è che tutte queste opzioni sono complicate dal
punto di vista tecnico e politico, poiché richiedono il coinvolgimento dei 27
parlamenti nazionali dell'UE, almeno in una certa misura.
Inoltre,
poiché somme di denaro sempre maggiori per l'Ucraina comporteranno
inevitabilmente maggiori acquisti di armi dagli Stati Uniti, ciò incontrerà inevitabilmente
l'opposizione di alcune capitali dell'UE, anche se queste ultime riconoscono
la necessità di un maggiore pragmatismo nel breve e medio termine.
Un
compromesso emergente sul “Programma europeo per l'industria della difesa”, che
consentirebbe di utilizzare una percentuale maggiore di euro per gli appalti
militari extra-UE, dimostra questo crescente pragmatismo.
E alcuni decisori politici a Bruxelles vogliono andare
ancora oltre, citando il piano "lend-lease" dell'ex Segretario di
Stato americano “Mike Pompeo” come possibile modello da seguire.
Un
tale schema consentirebbe all'Ucraina di utilizzare miliardi di euro per
prendere in prestito equipaggiamento militare statunitense senza alcuna
restrizione.
Inoltre,
alcuni paesi membri vogliono creare un pacchetto complessivo che combini
miliardi per l'Ucraina con le concessioni commerciali e di sicurezza e difesa
dell'UE, come l'acquisto di più GNL e prodotti agricoli dagli Stati Uniti,
nonché un maggiore allineamento con la posizione più dura degli Stati Uniti nei
confronti della Cina.
Un
pacchetto del genere è un'idea utile.
Non solo invierebbe un segnale più forte sia a
Trump che al presidente russo Vladimir Putin, ma potrebbe anche aiutare a
mantenere la coesione intra-UE, coniugando le preoccupazioni dei paesi membri
più preoccupati per il commercio con quelli più ansiosi per la sicurezza.
La
logica è semplice:
spendere
ancora di più per la sicurezza e la difesa dell'UE si tradurrebbe in
trasferimenti fiscali ancora maggiori verso gli Stati Uniti, garantendo così
ancora più concessioni in termini di tariffe.
Nel
complesso, le istituzioni e i paesi membri dell'UE sono chiaramente consapevoli
della sfida che presenta una seconda amministrazione Trump.
Più
soldi per l'Ucraina ora sembrano inevitabili e senza dubbio saranno la prima
linea dell'approccio più ampio del “blocco”.
Come
ha affermato un alto funzionario dell'UE:
"La
scelta è la seguente: il piano di Trump o il piano di Putin, a meno che non abbiamo il coraggio
di proporre un'alternativa per cui dobbiamo essere disposti a pagare".
E il
momento della verità per l'UE si avvicina rapidamente.
Le
aziende energetiche dell'Europa
centrale
premono per l'estensione
dell'accordo
sul transito del gas russo.
Politico.eu
– (17 dicembre 2024) - Victor Jack – ci dice:
L'appello
delle aziende all'UE giunge in un momento in cui la regione rischia di vedersi
tagliata la fornitura di gas da Mosca attraverso l'Ucraina entro la fine del
mese.
Da
mesi Slovacchia e Ungheria cercano di rinnovare l'accordo, firmato tra Kiev e
Mosca nel 2019.
BRUXELLES
— Le principali aziende energetiche dell'Europa centrale hanno scritto al
presidente dell'UE “Ursula von der Leyen” per cercare di estendere un accordo
di transito per il trasporto di gas russo attraverso l'Ucraina, segnando
l'ultimo tentativo della regione di garantire la continuità delle forniture da
Mosca.
In una
lettera inviata martedì al presidente della Commissione europea, le aziende fornitrici di gas, gli operatori di
rete e i consumatori industriali di Ungheria, Slovacchia, Austria e Italia
hanno affermato che la fine dell'accordo potrebbe "complicare la fornitura
di gas" e "comportare prezzi del gas più alti per i consumatori
europei".
Slovacchia
e Ungheria, guidate dai favorevoli alla Russia Robert Fico e Viktor Orbán,
hanno cercato per mesi di rinnovare l'accordo, firmato tra Kiev e Mosca nel
2019, che consente il passaggio del gas attraverso l'Ucraina verso l'Europa.
Le due nazioni sostengono che la fine
dell'accordo minaccia la loro sicurezza di approvvigionamento e potrebbe far
aumentare i prezzi dell'energia nel pieno dell'inverno.
SPP,
il fornitore di energia statale della Slovacchia, che ha firmato la lettera, ha
avvertito che il taglio costerebbe al paese "oltre 220 milioni di
euro" per sostituire le forniture perse in una dichiarazione martedì.
La
lettera è stata firmata anche dalla” lobby della Federazione delle industrie
austriache” e dalla “Gas Intensive Società Consortile”, un ente che rappresenta
le aziende ad alta intensità di gas in Italia.
Lunedì,
il ministro dell'Economia slovacco Denisa Sakova ha affermato che il paese
intende raggiungere un accordo sul patto entro la fine dell'anno, ma che questo
"dipende dai partner [del paese]".
Fico ha parlato al telefono con il suo omologo
“Denys Shmyhal” lunedì sera dell'accordo, dopo aver affermato nel fine
settimana che i funzionari erano impegnati in colloqui "molto
intensi" sull'accordo.
Dopo
la chiamata, “Shmyhal” ha affermato che avrebbe discusso le opzioni per
estendere il patto a patto che non includessero i flussi continui dalla Russia
e se la Commissione avesse “affrontato ufficialmente” la questione con Kiev.
Lunedì,
prima di una riunione ordinaria dei ministri dell'Unione a Bruxelles, il
ministro dell'Energia ungherese” Csaba Lantos” ha dichiarato ai giornalisti che
"naturalmente" sarebbe utile che la Commissione intervenisse e
sostenesse questi sforzi.
Tuttavia,
l'esecutivo dell'UE ha ripetutamente affermato che l'Unione non subirà gravi
conseguenze se i flussi di gas dovessero interrompersi e ha escluso la
possibilità di contribuire ai negoziati per una proroga.
Perdita
economica.
Nonostante
queste richieste, gli esperti sono scettici sul fatto che la fine dell'accordo
possa avere implicazioni drammatiche per Budapest e Bratislava.
Secondo”
Sergiy Makogon”, esperto di energia ucraino ed ex amministratore delegato del
gestore della rete del gas statale del Paese, è improbabile che la Slovacchia
debba affrontare prezzi alle stelle e una crisi dell'approvvigionamento se il
patto scade, ma perderà circa 1,5 miliardi di dollari all'anno dalla rivendita
e dal transito del gas russo.
“La
ragione principale per cui la Slovacchia chiede questa continuazione è…
puramente economica”, ha detto.
Una
prima bozza della lettera, visionata da POLITICO, includeva anche riferimenti a
società energetiche ceche, tedesche e ucraine, che non sono apparse nella
versione finale.
In
quella versione, anche il fornitore di gas statale moldavo” Moldovagaz” aveva
sottoscritto provvisoriamente la dichiarazione, ma la sua firma manca anche
nella missiva pubblicata martedì.
“Makogon”
sostiene che ciò sia avvenuto probabilmente perché le aziende slovacche
speravano di ottenere un più ampio sostegno per la dichiarazione, ma non sono
riuscite a ottenerne abbastanza a causa della natura controversa del patto.
A
differenza dell'Europa centrale, tuttavia, la Moldavia subirebbe probabilmente
le conseguenze della fine dell'accordo.
Questo
perché il territorio separatista filo-russo della Transnistria, nell'est del
paese, riceve gas fortemente sovvenzionato da Mosca tramite l'Ucraina, ha
spiegato “Makogon”.
Senza esportazioni di gas alternative previste
per gennaio, rimarrebbe senza forniture, costringendo il governo della Moldavia
ad acquistare importazioni più costose sul mercato dell'UE, ha detto, e a
sostituire il 70 percento delle forniture di elettricità del paese.
La
Commissione ha rifiutato di commentare.
“Moldovagaz”,
i governi slovacco e ungherese e le loro società energetiche SPP, Eustream, MVM
e MOL non hanno risposto immediatamente alle domande di POLITICO.
Le
dimissioni di Barnier e Scholz:
l’effetto
domino che sta facendo
crollare
l’UE e il mondialismo.
Lacrunadellago.net
– Cesare Sacchetti – (17/12/2024) – ci dice:
Qualcuno
si aspettava forse che “Emmanuel Macron” tirasse fuori un coniglio dal
cilindro, e invece dall’armadio della vecchia e consumata” republique” francese
è uscito l’abito usato di” François Bayrou”.
Bayrou
è la scelta del presidente francese per provare ad uscire da uno stallo durato
diversi giorni dopo il voto di sfiducia nei confronti dell’ex primo ministro
Barnier.
L’uomo
scelto da Macron è uno dei suoi mentori, per così dire, uno dei suoi
consiglieri più stretti già ai tempi del suo primo mandato da presidente nel
2017, quando si aprirono le porte dell’Eliseo per quello che veniva definito
l’uomo nuovo della politica europea.
Chi
comanda in Francia.
La
genesi politica di Macron però non è casuale e la sua salita al potere aiuta a
comprendere chi tira davvero i fili della democrazia in Francia e in Europa.
A
costruire il personaggio politico di Emmanuel Macron sono stati ambienti molto
altolocati che sono certamente quelli che già gli consentirono di lavorare per
il “ramo francese della famiglia Rothschild”, vera “deus ex machina” della
politica francese che per tutta la storia moderna della Francia è stata il vero
potere decisionale di ultima istanza a Parigi.
Non si
diventava e non si diventa presidenti della “republique” senza prima aver avuto
la benedizione dei potenti banchieri di Francoforte che dopo la morte del loro
capostipite avvenuta nel 1812, “Amschel Mayer”, si sparsero in diversi Paesi
europei per estendere ancora di più la loro influenza e il loro potere sulle
monarchie europee, divenute poi in larga parte repubbliche.
Macron
però ha avuto anche un altro mentore, ancora più importante di “Bayrou”, quale “Jacques
Attali”, il filosofo di origini ebraiche che è sempre stato l’eminenza grigia
della politica francese sin dai primi anni’80.
Non
aveva importanza se il politico che diventava il capo di Stato francese
provenisse dalle fila della cosiddetta destra moderata o dalla sinistra
progressista.
Dietro
ogni presidente francese, sin dai tempi del socialista Mitterand, c’era lui: “Attali”.
Jacques
Attali è sempre stato a fianco dei presidenti francesi degli ultimi 40 anni.
“Attali
“può essere definito certamente come l’uomo che sussurra ai presidenti della
Francia, e questi bisbigli sono gli ordini che la voce dei “Rothschild francesi”
vuole far giungere alle orecchie dei presidenti, che in quest’ottica si
ritrovano ad essere soltanto dei portavoce, dei meri esecutori di ciò che è
stato già scritto sul tavolo del globalismo e della finanza internazionale.
È in
questo milieu che Macron viene allevato e cresciuto, e la sua controversa storia con l’attuale” consorte
Brigitte” è la perfetta cartina di tornasole di come funzionano i meccanismi
della “liberal-democrazia” in Francia, e più in generale in tutta l’Europa.
Il
presidente francese conosce infatti sua moglie nel 1993 quando questa era la
sua insegnante ai tempi del liceo, e Macron inizia una relazione con lei,
quando quest’ultima, già sposata con il “banchiere André Auziere, aveva 39 anni
e lui soltanto 15, nel pieno dell’adolescenza, e qualcuno, correttamente, ha
ravvisato che questa relazione può definirsi a tutti gli effetti come pedofila.
“Brigitte
Trogneux”, nome da nubile della “signora Macron”, aveva però entrature potenti
e nonostante lo scandalo avesse tutti i requisiti per esplodere, riuscì a
soffocarlo grazie alle sue amicizie in alto, mentre intanto apriva le porte dei
salotti che contavano al suo futuro marito che sposerà nel 2007.
Emmanuel
entra a lavorare per la banca Rothschild nel 2007 attraverso i soliti buoni
uffici della moglie, e ovviamente attraverso l’indispensabile contributo di “Attali”
che lo volle nella sua commissione per la crescita francese nel 2007.
Era in
corso la preparazione in vitro di un delfino della finanza ebraica
accuratamente selezionato sin dagli anni giovanili e portato poi nei consessi
dei gruppi mondialisti che contano, come il” gruppo Bilderberg”, il quale aveva
già deciso anni prima che” Emmanuel Macron” sarebbe divenuto presidente della
Repubblica, poiché questi aveva tutte le caratteristiche richieste per servire
gli interessi di coloro che contavano in quel mondo.
Si
deve immaginare infatti la democrazia liberale come un laboratorio, nel quale i
vari “ricercatori” studiano e coltivano il prototipo politico che serve meglio
i loro interessi, e una volta che il “prodotto” è stato adeguatamente testato,
questo viene rilasciato sul mercato elettorale.
Gli
elettori si trovano di fronte qualcosa già selezionato e preparato con largo
anticipo dai signori del potere in questo sistema.
Ciò
spiega anche tutta la campagna stampa che ha accompagnato Macron.
Macron
è stato descritto come il salvatore d’Europa, o meglio dell’UE, perché sulle
sue spalle gravava l’onerosa missione di salvare non solo l’Unione, ma di
trasformarla in quella che il “conte Kalergi” voleva, ovvero i tanto decantati “Stati
Uniti d’Europa”.
Negli
anni della sua prima presidenza, qualcuno arrivò persino a dire che lo storico
asse franco-tedesco scelto per reggere le fragili fondamenta dell’UE si stesse
spostando sempre di più verso il baricentro di Parigi, anche perché la parabola
politica di “Angela Merkel” era entrata già in declino e la sua carriera
politica si avviava verso la conclusione.
I
piani originari delle élite europee non sono però affatto andati come previsto.
Se è
vero che Francia e Germania hanno firmato nel 2019 il trattato di Aquisgrana,
città scelta per evocare il “sacro romano impero”, con il quale la “moderna UE”poco
ha a che spartire, è altrettanto vero che da allora Parigi e Berlino sono
rimaste invischiate in una profonda crisi politica che sta sempre di più
erodendo la stabilità dei due Paesi.
Lo
zenit si è probabilmente raggiunto quest’anno.
La Francia dall’inizio del 2024 ha già avuto
quattro primi ministri, e non è affatto certo che Bayrou riesca ancora a
prolungare di molto l’inizio di questa zoppicante legislatura, partorita
soltanto lo scorso luglio, dopo che Macron stesso aveva indetto elezioni
parlamentari anticipate all’indomani della sonora sconfitta alle europee.
Bayrou
più che un premier fatto per durare una intera legislatura appare più come un
traghettatore, una di quelle soluzioni che si adotta per navigare a vista,
nella speranza prima o poi che la buriana cessi e torni il sereno.
Il
futuro per la Francia liberale però appare tutt’altro che sereno.
All’orizzonte
si affaccia il ritorno ufficiale di Trump e l’ostilità dichiarata di quella
potenza, gli Stati Uniti, che sono stati in qualche modo dal dopoguerra in poi
i veri
garanti della costruzione del cantiere dell’Unione.
Gli “Stati
Uniti ai tempi dell’impero” avevano tutto l’interesse a far sì che gli Stati europei cedessero la loro
sovranità a favore di una sovrastruttura “europea”, in quanto il disegno ultimo era
quello di costruire
una governance mondiale alla quale poi sarebbero stati assegnati tutti i poteri di
cui un tempo disponevano gli Stati nazionali.
L’accentramento
a favore delle varie organizzazioni sovranazionali e del capitale
internazionale è stato il leitmotiv che ha scandito la storia di tutto il ‘900
e i propositi dei suoi signori erano quelli di giungere al passaggio finale e
ultimo.
Il
trasferimento appunto di ogni sovranità nazionale verso la governance, ma i piani, come detto poco fa, non
sono andati nella direzione desiderata.
Il
fallimento della farsa pandemica, concepita proprio per inaugurare un”
totalitarismo globale”, ha finito per accelerare il processo contrario e ora l’asse franco-tedesco sembra
sempre più debole e incapace di uscire vivo da questa fase della storia.
La
profonda crisi della Germania.
A
Berlino la situazione sembra persino più fosca di quella che già non potrebbe
essere a Parigi.
Le
elezioni anticipate non sono solo una ipotesi.
Sono una certezza.
L’uscente
cancelliere tedesco, Scholz, ha fallito come previsto l’appuntamento della
fiducia parlamentare e la Germania adesso si recherà alle urne il prossimo 23
febbraio.
Dare
uno sguardo ai sondaggi non è un esercizio che aiuta molto.
L’intero
sistema politico tedesco, non differentemente da quello francese e italiano, è
il riflesso dell’espressione di determinati poteri.
Non
esistono partiti attualmente sulla scena nazionale in grado di farsi davvero
interpreti delle istanze popolari, e non si considerano da queste parti il
Fronte Nazionale di Marine Le Pen e Alternativa per la Germania come due valide
risposte alla crisi delle democrazie liberali per due semplici ragioni.
La
prima è che il “Fronte” ha perduto da tempo la sua spinta antisistema da quanto
il partito è passato nelle mani di Marine che l’ha strappato quasi a forza al
padre Jean Marie, il quale non aveva alcuna intenzione di abiurare al suo credo
politico.
“Jean
Marie” non aveva timore a denunciare le bugie del “culto olocaustico” e per
questo si è preso anche una condanna penale, perché nelle democrazie liberali si può
pronunciare tranquillamente ogni tipo di bestialità contro la religione
cristiana, ma
guai soltanto a dire qualcosa che possa irritare i veri padroni di questi
sistemi politici, quali le solite massonerie e il mondo sionista ed ebraico
Jean
Marie Le Pen è stata immortalata assieme a sua figlia Marine
Marine
in tal senso è servita a compiere una “normalizzazione”, per così dire. Il Fronte andava anestetizzato e
trasformato in un normale partito di destra liberale e la figlia di Jean Marie
è riuscita perfettamente nella sua missione.
Sparito
ogni riferimento di uscita dall’euro, la moneta pensata per essere il randello
dei salariati, è cambiata anche la posizione sull’olocausto e soprattutto su
Israele, con il quale il Fronte Nazionale ha allacciato stretti rapporti.
Il
partito oggi non è molto differente dal vecchio “UMP “di Sarkozy, storico
inquilino dell’Eliseo, e primo presidente francese di origini ebraiche.
La
seconda ragione è che “Alternativa per la Germania” (Afd) non sembra
discostarsi di molto dal paradigma del FN francese divenuto poi “Rassemblement
National”.
Se è
vero che” Afd” non ha abbandonato almeno nelle dichiarazioni ufficiali la sua
presunta intenzione di uscire dall’UE e dall’euro, sussistono forti dubbi per
pensare che questo partito dia effettivamente un seguito a quanto dichiarato.
Guidato
da “Alice Weidel”, ex dipendente di Goldman Sachs e lesbica che cerca almeno in
apparenza di distanziarsi dal “mondo LGBT” per non minare troppo la credibilità
delle sue posizioni conservatrici, “Afd “però è forse persino più integrata nel
mondo sionista della stessa “Marine Le Pen”.
Alternativa
per la Germania offre a Israele la sua più completa abnegazione e diversi ebrei
tedeschi hanno espresso il loro supporto nei confronti di questo partito,
consci che non c’è nulla da temere da questa formazione, in quanto essa è una
creatura sfornata dal loro laboratorio politico.
L’Europa
vede un po’ ovunque il ripetersi di questo fenomeno.
È una
sorta di fabbrica dei cloni che sforna partiti come “Afd”, il” Rassemblement di
Marine Le Pen”, la “Lega di Salvini” e “Vox” in Spagna, ognuno dei quali fa del
sionismo e della sottomissione allo stato ebraico la sua cifra politica, ed
appare chiaro, almeno per gli osservatori più ludici, che non c’è possibilità
di tornare realmente sovrani attraverso questi partiti, in quanto il loro scopo
è quello di fungere da opposizioni controllate che servono a impedire ogni
cambiamento radicale.
In
Italia però se la Lega assolveva pienamente a questa funzione almeno fino al
2019, oggi tale partito è definitivamente estinto, poiché è stato costretto a
gettare la maschera con l’inizio della farsa pandemica, alla quale il Carroccio ha
dato il suo pieno sostegno.
Il
partito che sulla carta avrebbe dovuto opporre la più strenua resistenza alle
restrizioni è stato non solo quello che le ha appoggiate, ma anche quello che ha persino perorato la causa di Mario
Draghi a palazzo Chigi, provando a mascherare il suo tradimento attraverso la
indecente bugia di Draghi divenuto “sovranista”.
A
giudicare dalle reazioni dei suoi ex elettori, la bufala è stata respinta al
mittente nonostante
tutti gli sforzi dei vari propagandisti della Lega che infestano Twitter, e di altri decaduti personaggi dei
servizi e della massoneria che invece su Telegram hanno rilanciato per mesi
questo depistaggio.
In
Italia quindi, a differenza che in Francia e in Germania, c’è un buco non
colmato per ciò che riguarda il ruolo di oppositore controllato e ciò spiega il processo di decadimento più
accelerato nel Belpaese della democrazia liberale rispetto a Francia e Germania
che seguono a ruota.
Il
gate keeper, il termine anglosassone che identifica le “opposizioni di comodo”,
è un po’ la ruota di scorta della democrazia liberale.
Serve
a mantenere il dissenso nel perimetro desiderato dal sistema, e una volta
venuto meno, non c’è più nulla che possa tenere in vita con artificio questo
sistema politico.
Il
dissenso esce dal perimetro desiderato e va dove fa più paura alla massoneria e
all’alta finanza.
L’Italia
sembra certamente più avanti in questo processo di uscita dal liberalismo, e
allora c’è quasi da auspicarsi che “Afd” vinca le elezioni a febbraio, in modo
che così i tedeschi possano vedere di che pasta è fatta questa “falsa
opposizione” e poi iniziare a invocare un partito che non sia l’ennesimo dissenso
controllato partorito nelle stanze della massoneria e della finanza ebraica.
I
tedeschi ormai sembrano molto vicini a comprendere quello che gli italiani
hanno compreso già da tempo poiché la moneta unica è stata certamente concepita per la
deindustrializzazione italiana, ma più in generale per comprimere i salari di tutti i
Paesi che la adottano.
È, in
altre parole, il manganello del capitale contro la classe lavoratrice costretta
a vivere in una enorme disoccupazione e invasa da un’orda di immigrati,
clandestini e non, che ha il preciso scopo di svalutare ancora di più i salari
oltre a quello di mischiare le razze europee nella speranza di distruggerle,
come auspicava il citato “conte Kalergi”.
L’euro
in principio consentiva alla Germania di gonfiare artificialmente le sue
esportazioni, ma ora quella fase predatoria a discapito degli altri Paesi
vicini, è finita.
L’Europa
tutta è inghiottita da un buco di stagnazione economica dal quale non si può
uscire se non attraverso il ritorno alle monete nazionali e con il definitivo
abbandono delle suicide politiche ordoliberali.
Nel
momento stesso in cui la Germania raggiungerà tale consapevolezza, se già non
ci è arrivata, allora sarà nelle stesse identiche condizioni dell’Italia e in
questa corsa a tre la Francia potrebbe seguire presto una volta che si tornerà
inevitabilmente alle elezioni e con il possibile successo di “Marine Le Pen”.
Anche
in quel caso, i francesi si troveranno di fronte allo stesso scenario dei
tedeschi quando vedranno che la “figlia di Jean Marie” nulla farà per uscire
dall’UE e dall’euro, e il popolo allora anche lì inizierà a invocare a gran voce
la fine della farsa della democrazia liberale.
L’Italia
però, come si diceva in precedenza, in questa competizione sembra essere più
avanti di tutti.
È il
Paese più maturo per uscire dalla gabbia burocratica, e il più consapevole del
fardello che comporta essere schiavi dell’Euro-Atlantismo.
Nel
2025, l’Italia appare certamente come la favorita per dare la definitiva
spallata alla “dittatura liberal-democratica”.
Occorre
soltanto attendere la futura crisi del governo Meloni dopo il quale il sistema
politico non ha più nulla da offrire per conservare il precedente status quo.
Non va
dimenticato poi che a Washington al presidente Trump basterà soltanto premere
il bottone dei dazi per accelerare la crisi europea.
Intanto
ieri un altro pezzo del fragile apparato globalista è caduto.
Dopo
le dimissioni di Scholz, dall’altra parte dell’Atlantico, in Canada, è giunta
la notizia delle dimissioni del ministro delle Finanze canadese, e ora pare che
lo stesso primo ministro Trudeau, altro delfino di Davos, stia prendendo in
considerazione le dimissioni.
È un
effetto domino.
Non
c’è verso di arrestare la caduta delle tessere del “Nuovo Ordine Mondiale” e
dell’”Unione europea”.
LE
BANCHE CONTINUANO
A FARE
PROPAGANDA.
Lapecoranera.it
– (13/12/2024) - Manlio Lo Presti – ci dice:
Una
banca del sistema italiano e di notevoli dimensioni, non più italiana, è
affetta da improvviso managerismo comunicativo, ovviamente di fattura
anglosassone.
Come
riportato da comunicazioni ufficiali, gran parte del suo azionariato (88%)
viene denominato con il termine ambiguo di “mercato” senza dire la quota
nazionale e quella estera che compone questa voce enorme.
Per legge il gruppo finanziario è costretto a
dichiarare che il 5% è in mano alla gigantesca finanziaria speculatrice
“BlackRock Inc”., causa di molti scossoni ai danni della ex-italia:
(group.intesasanpaolo.com/it/chi-siamo/azionariato#)
È doveroso evidenziare che questa
azienda bancaria, per effetto di molteplici fusioni per incorporazione di altre
banche minori, è azionista con oltre il 45% dell’assetto proprietario della
Banca d’Italia che la dovrebbe controllare:
(bancaditalia.it/chi-siamo/funzioni-governance/partecipanti-capitale/index.html).
La pagina di Bankitalia elenca gli azionisti:
(bancaditalia.it/chi-siamo/funzioni-governance/partecipanti-capitale/elenco_partecipanti.pdf)
Sappiamo da sempre che un azionariato
diffuso e polverizzato teoricamente dovrebbe proteggere dal potere di minoranze
in possesso di piccoli pacchetti ma concentrati fra loro.
In realtà, la polverizzazione azionaria
consente un potere enorme a pochi pacchettisti liberi di fare e disfare.
Nel
caso di questa banca, per effetto di numerose fusioni, da sola possiede oltre
il 40 percento delle azioni della Banca d’Italia che dovrebbe – invano –
vigilarla!
Questa
azienda si accorge che
1) i
cittadini non si fidano più. La fuga dagli sportelli è quasi totale perché la
gente è stata sbattuta fuori con la diffusione massiccia di plastichette, di
carte di credito e dal servizio di banca in rete,
2) I
clienti denunciano di più gli abusi, le scorrettezze,
3) le
banche hanno perso una infinità di cause per sovraindebitamento
(portalesovraindebitamento.it/) e per l’imposizione di costi onerosi “di
pratica” e di clausole capestro e di costi per uso di prelievo automatico e per
le carte di credito.
Oneri fuori linea rispetto alla media europea.
Ma
l’automazione e gli accorpamenti non dovevano abbassare significativamente
queste spese?
Falso!
Il
sistema bancario e finanziario si accorge “adesso” dell’incapacità di acquisire
la fiducia dei cittadini colpiti da anni da truffe, ladrocini, ambiguità
comportamentali, palese servilismo ai poteri forti anche a detrimento di utili
“sani” quasi sostituiti da quelli di matrice speculativa e finanziaria.
Tutto
questo è accaduto alla faccia delle presunte azioni a salve di Bankitalia,
Eurosistema, Consob, Guardia di Finanza, Carabinieri, Polizia di Stato, Corte
dei conti, le 20 inutili Associazioni di consumatori accreditate ed elencate
nella pagina del ministero, la Commissione finanze e tesoro della Camera, le
numerose edizioni di Basilea I, II, III, le numerose normative per il contrasto
al riciclaggio, ecc., alcune trasmissioni televisive inefficaci.
Una
montagna di nebbia in bottiglia che non ha difeso minimamente i cittadini
massacrati dai comportamenti pirateschi delle banche, delle finanziarie
orientate ad indebitare tutta la popolazione italiana per poi accaparrarsi dei
loro beni saccheggiandoli con l’attivazione di garanzie cosiddette “reali”.
La
sequenza infernale di fusioni bancarie in questi decenni non ha prodotto le
promesse-e-non-mantenute “economie di scala” che dovevano ridurre i costi a
carico dei consumatori.
Nulla
di fatto.
Persistono
e si diffondono le truffe.
Sono
aumentate con i canali informatici che sfruttano l’imperizia della popolazione
accusata e colpevolizzata di essere disinformata.
Trovare
i colpevoli altrove è la strada più facile per coprire proprie inefficienze
storiche, endemiche.
Non si
fa nulla per mettere sul banco d’accusa i vertici delle banche autrici di
comportamenti ambigui e opachi.
Le banche non hanno mai ricevuto sanzioni
proporzionate ai danni da loro prodotti contro la popolazione storicamente
depauperata e ridotta al lastrico da continui saccheggi mediante l’attivazione
delle garanzie.
La lunga e triste sequenza di banche fallite o
fatte fallire è una lezione che non è stata imparata.
Il
cimitero bancario continua ad essere dimenticato per opera di tutti:
delle banche, della stampa e, soprattutto
della stampa e della politica:
(money.it/banche-crisi-fallite-in-italia-elenco-dal-1892-ad-oggi).
Non
c’è controllo che possa funzionare efficacemente perché sono gestiti da
personale selezionato con criteri più che discutibili.
La
tendenza alla collusione e alla corruzione aumenta per la inamovibilità del
personale addetto ai controlli che dovrebbe essere trasferito improvvisamente e
continuamente, per render inutile la dazione di tangenti per agire in modo
scorretto.
Il caos premeditato attuale è aggravato dalla
presenza incontrollata delle criptovalute veicoli di future e dolorose truffe
in stile Ponzi.
Si
tratta di valute esclusivamente elettroniche senza banconote.
Si
muovono su canali scarsamente controllati dalla attuale architettura di
vigilanza nazionale, europea e mondiale.
Aspettiamoci
altri disastri dilatati in pochi secondi con il contributo della cosiddetta
“intelligenza artificiale” spiegata e maneggiata da strani personaggi
incappucciati che sembrano uscire da romanzi di Fantasy.
Il
mondo bancario e finanziario vive dietro un sipario di cartone nonostante le
sterili ed inefficaci campagne della Banca d’Italia, dei bollettini informativi
allocati nelle agenzie di città e che sono totalmente illeggibili per il loro
linguaggio ultra tecnico, autoreferenziale e logorroico.
L’azione
comunicativa di questo colosso ha il sapore di una iniziativa perorata da
qualche dirigente in odore di assurgere alla dirigenza centrale con questa
iniziativa la cui durata sarà breve, costosissima e poi sarà dimenticata:
(ilgiornaleditalia.it/news/mondo-imprese/668846/paschina-intesa-sanpaolo-pubblicita-comunicare-valori-credibili-vicini-simpatici-costruire-rapporto-di-fiducia-bookcity.html)
perché
non rimuoverà affatto i sospetti e la sfiducia della popolazione bersagliata da
decenni di comportamenti arroganti e scorretti autorizzate da dirigenze
totalmente cooptate e non selezionate con giudizio e prudenza.
Continuerà
a sussistere il sospetto, diventato certezza, che questi colossi operano
apertamente per i propri interessi ponendo in ultimissimo piano il beneficio
dei clienti che sono quelli che pagano tutta la baracca.
Ma questo è un dato incidentale e i danni sono
considerati “collaterali”.
Dai
contenuti della “campagna”, la popolazione deve imparare e in fretta, colpevole
di farsi truffare e saccheggiare.
Anche
in questo caso, il comportamento protervo non cambia.
Le
banche non si pentono di nulla perché hanno ragione in forza della loro potenza
monetaria.
Non si
ottiene la fiducia dei cittadini con le favolette pubblicitarie.
La
fiducia si ottiene con i fatti concreti.
Con i
finanziamenti alle aziende piccole e grandi per incoraggiare ristrutturazioni
tecniche che garantiscano incrementi produttivi unitari.
Il
resto sono favole dei fratelli Grimm, Andersen, Fedro, Esopo, Afanasjev.
Difficilmente
correggeranno i loro comportamenti, nemmeno questa importante azienda.
Non
speriamoci affatto.
Forse,
potrà cambiare qualcosa se muterà il sistema collusivo di cooptazione dei
vertici con la immissione di esperti ed onesti amministratori che esistono ma
sono stati oscurati ed emarginati.
Molto
meritevole l’opera di informazione attuata da anni da un ex dirigente bancario
con i suoi libri, mostrando stupore del fatto che non è stato ancora
assassinato:
come diceva un generale famoso: “la guerra continua” …
Il
team Trump ha talenti cristallini
(Musk porterà l’uomo su Marte). Mentre
l’EU
si fonda sui raccomandati: chi vincerà?
Mittdolcino.com
– by Mitt Dolcino - (15 Dicembre 2024) –
ci dice:
A
scorrere la lista del futuro team Trump, in formazione, per chi è fedele adepto
di Adam Smith (ovvero della meritocrazia illuminata) c’è da restare estasiati.
Milei
segue perfettamente lo stesso indirizzo.
Fa piangere invece l’EU, dove continuano a
dominare la scena i soliti raccomandati “di ferro” (memento Ursula Von Der
Leyen, con attinenze naziste e schiaviste americane).
In “Davos
vs. Adam Smith”, “Davos vs. “WeThePeople .
Anni
fa un articolo sul “Foreign Policy”, rinomato magazine USA, spiego’ nei
dettagli l’essenza della nobile di famiglia, Ursula von der Leyen a capo
dell’EU.
Il
titolo diceva così:
“L’inettitudine
aristocratica di Ursula Von Der Leyen – Come i legami familiari del presidente
dell’UE spiegano la sua ascesa al potere e i fallimenti nell’uso di esso
durante la pandemia” (30 APRILE 2021).
Penso
non ci sia bisogno di commentare oltre.
“Foreign
Policy”.
Ma
seguendo il ragionamento proposto dal magazine emergeva anche di peggio, se
possibile, per un politico che deve rappresentare l’EU nel mondo.
I
nazisti di cui parla l’articolo, legati ad Ursula von der Leyen, si
condensavano nel nonno nazista attivo in Ucraina, “Joachim Freiherr von der
Leyen”, una sorta di “gaulaiter nazista” locale membro del NSDAP, il partito
nazista.
Uno
“cattivo davvero” insomma.
A
seguire il lato schiavista della famiglia, alleghiamo traduzione di un estratto
dell’articolo, a supporto, anzi illuminante direi… Donna con molti scheletri
nell’armadio dunque, quasi un cimitero di scheletri, verrebbe da dire.
Agghiacciante!
Non
c’è dunque da stupirsi se tali nipoti di nazisti apicali, ancora oggi super
raccomandati al potere (soprattutto in Europa), debbano i loro privilegi non a
loro specifiche competenze ma ad appartenenze passate, gli esempi abbondano in
EU.
Cio’
va visto in contrapposizione alla squadra di talenti voluti da Trump per il suo
secondo mandato.
L’EU
di von der Leyen ha anche nel suo “team”, tra l’altro, “Gigi Di Maio”, che di
competenza tecnica specifica ha certamente l’essere stato, tra gli altri vanti,
bibittaro allo stadio Maradona/San Paolo, poi assunto dall’EU nel golfo Persico
dietro raccomandazione di Mario Draghi (lui stesso di una somiglianza
incredibile con il fu conte Kalergi, eminenza grigia dell’EU post nazista), solo per vedere esplodere sotto il
suo mandato l’immensità del caos nell’area medio orientale, forse non a caso.
Geopolitica
al servizio delle élite …
A
parte presentare il team Trump, di seguito (in calce), il messaggio importante
qui è far sorgere spontanea la domanda:
secondo
voi, tra un team di talenti ed uno di non solo raccomandati, pure gente che si
imparenta e si riproduce entro una ristrettissima stessa cerchia di sangue da
secoli, chi avrà la meglio alla fin fine?
Si
perché l’Europa è il luogo dei privilegi tramandati col sangue, sempre le
stesse famiglie, sub-continente dei Don Rodrigo, memento le famiglie potenti di
Firenze quando si scoprì l’America che sono le stesse di oggi…
Dirimente….
Vi
dice qualcosa?
Immaginate
già l’epilogo nell’epico scontro tra le due sponde dell’Atlantico che – di
nuovo, terza volta – ci aspetta?
Pensate
che gli europei, trombettieri della nobiltà di casta, ebbero anche i loro
filosofi d’elezione, Malthus e Schumpeter su tutti;
l’ultimo
plaudiva addirittura – in una eccellente confusione di termini, per il volgo
ignorante – la “distruzione creativa”, che significa le guerre mortifere anche di trenta anni, utili per azzerare i sistemi e far
ripartire le economie europee ereditate dal feudalesimo e dagli errori delle élite
al potere, sempre le stesse.
Ma, attenzione, sempre preservando i poteri
apicali, al comando:
in
guerra ci devono morire giusto i poveracci, tranne rare eccezioni…
Oggi
purtroppo Ursula von der Leyen ed i suoi accoliti, in una Europa in crisi,
affondata dai troppi privilegi di pochi (vedasi la sparizione della classe
media) vorrebbe
far finire come sempre la storia del vecchio continente cresciuto con la
depredazione delle colonie:
terminare
la crisi di saturazione da debiti grazie ad una guerra combattuta dagli
europei/gente comune mandati a morire contro la Russia, stesso copione di “Davos”
di sempre, prima si chiamava “Worms” da cui nacquero le nobiltà di sangue
europee (e prima si chiamava “antica Babilonia”, ndr).
Lasciate
dire che “noi non ci stiamo”, anzi noi ci opponiamo e ci opporremo a tale
deriva, con i mezzi democratici che ci concedono.
Ovvero
con la penna, o la tastiera, fate voi.
E con i fatti!
Un'ondata
senza precedenti di chiusure
di negozi affonda il settore della
vendita al dettaglio negli Stati Uniti.
Naturalnews.com – (17/12/2024) - Ramon Tomey –
ci dice:
Oltre
7.100 negozi negli Stati Uniti hanno chiuso a novembre 2024, segnando un
aumento del 69 percento rispetto all'anno precedente secondo i dati
“CoreSight”.
Questa
tendenza indica sfide economiche più profonde e un'impennata dei fallimenti al
dettaglio, con 45 rivenditori che hanno dichiarato bancarotta nel 2024 rispetto
ai 25 dell'anno precedente.
L'aumento
dell'inflazione e delle pressioni economiche hanno portato i consumatori a dare
priorità ai beni essenziali e a ridurre la spesa discrezionale. Questo
cambiamento ha colpito in particolar modo le catene di vendita al dettaglio a
basso costo e le farmacie, come “Family Dollar” e “CVS Health”.
I
rivenditori stanno lottando per adattarsi al clima economico in evoluzione a
causa di offerte di prodotti inadeguate e deboli risposte alle minacce
competitive. Analisti come “Neil Saunders” di Global Data sostengono che
l'attuale crisi non è dovuta solo alle crisi economiche, ma anche a una parte
naturale del flusso e riflusso del settore.
Mentre
alcuni rivenditori discount come” Dollar General” e “Dollar Tre”e prosperano,
la tendenza generale suggerisce un ambiente di vendita al dettaglio
polarizzato.
I rivenditori di successo si stanno
concentrando sull'efficienza operativa e sulla stabilità finanziaria per
superare le attuali sfide.
Nonostante
le previsioni di stabilizzazione nel 2025, gli analisti avvertono che il
settore della vendita al dettaglio sta affrontando notevoli sconvolgimenti.
L'ondata
di chiusure di negozi è un segnale di cambiamenti strutturali più profondi, che
sottolineano l'importanza dell'innovazione, dell'efficienza e del processo
decisionale strategico per la sopravvivenza a lungo termine nel panorama della
vendita al dettaglio in evoluzione.
Il
panorama della vendita al dettaglio negli Stati Uniti sta assistendo a un netto
cambiamento, caratterizzato da un'ondata senza precedenti di chiusure di
negozi, che segnala sfide economiche più profonde.
I dati
della società di ricerca “CoreSight” hanno rivelato che oltre 7.100 negozi
hanno chiuso i battenti entro la fine di novembre 2024, segnando un aumento del
69 percento rispetto all'anno precedente.
Questa
ondata di chiusure non è solo un sintomo delle pressioni economiche in corso,
ma anche un precursore di ulteriori difficoltà nel settore.
L'aumento
delle chiusure di negozi è strettamente legato a un'ondata di fallimenti al
dettaglio, con 45 rivenditori che hanno presentato istanza di protezione
fallimentare quest'anno rispetto ai 25 dell'anno scorso.
Questa
tendenza allarmante sottolinea la difficoltà che i rivenditori affrontano
nell'adattarsi al mutevole clima economico, in particolare di fronte a
un'inflazione persistente.
Sentendo il peso dei costi crescenti, i
consumatori hanno spostato i loro modelli di spesa verso beni più essenziali,
portando a un allontanamento dalla spesa discrezionale.
IL
CROLLO DEL VENDITA AL DETTAGLIO ACCELERA: la catena di articoli per la casa a
basso costo “Big Lots “sta chiudendo 315 negozi a causa di difficoltà
finanziarie e vendite in calo.
A
guidare la carica nelle chiusure sono le catene di vendita al dettaglio a basso
costo e le farmacie.
“
Family Dollar” e “CVS Health” sono state particolarmente colpite, con “CVS” da
sola che ha assistito alla chiusura di oltre 7.000 farmacie dal 2019.
Queste
chiusure non sono solo un riflesso delle pressioni economiche, ma evidenziano
anche problemi più profondi all'interno del settore della vendita al dettaglio,
tra cui offerte di prodotti inadeguate e risposte deboli alle minacce della
concorrenza.
“Neil
Saunders”, analista di “GlobalData”, sottolinea che l'attuale crisi del
commercio al dettaglio non è solo il risultato di flessioni economiche.
"Non
c'è abbastanza crescita nel mercato del commercio al dettaglio perché ogni
attore possa avere successo", nota Saunders.
"I
commercianti al dettaglio stanno entrando in un periodo di ristrutturazione,
concentrandosi sull'efficienza operativa e sulla stabilità finanziaria".
Nonostante
le fosche prospettive, alcuni rivenditori discount come “Dollar General” e “Dollar
Tree” stanno prosperando, espandendo la loro presenza con nuove aperture di
negozi.
Tuttavia,
la tendenza generale suggerisce un ambiente di vendita al dettaglio polarizzato
in cui il successo è limitato a pochi eletti.
“Family
Dollar”, in particolare, ha lottato per competere in un mercato in cui i
consumatori attenti ai prezzi stanno diventando sempre più selettivi.
Anche
i ristoranti non sono esenti.
Il
settore della ristorazione sta assistendo a una tendenza simile, con un numero
significativo di catene che segnalano cali netti nelle sedi.
Oltre
il 33 percento delle catene classificate ha registrato un calo delle sedi nel
2023, una cifra che ha continuato a salire nel 2024.
Molte
di queste chiusure sono state innescate dagli effetti persistenti della
pandemia, con costi e debiti più elevati che hanno spinto molti a chiudere
unità con prestazioni inferiori.
Tuttavia,
le chiusure servono anche come mossa strategica per riconcentrarsi su unità più
forti e redditizie e rivitalizzare i loro marchi.
Nonostante
l'ondata immediata di chiusure di negozi, gli analisti del settore prevedono un
periodo di stabilizzazione nel 2025.
Tuttavia, ciò non attenua le preoccupazioni
più ampie di un settore al dettaglio che sta subendo notevoli sconvolgimenti.
“Saunders”
suggerisce che l'attuale "ciclo di ribasso" per le chiusure di negozi
fa parte di un flusso e riflusso naturale all'interno del settore.
Tuttavia,
la portata delle chiusure solleva seri interrogativi sulla resilienza del
settore al dettaglio statunitense di fronte alle continue sfide economiche.
Mentre
l'inflazione e le abitudini di spesa dei consumatori continuano a evolversi, il
settore della vendita al dettaglio si trova a un bivio.
L'ondata
di chiusure di negozi nel 2024 non è solo una battuta d'arresto temporanea, ma
un segnale che sono necessari cambiamenti strutturali più profondi.
Rivenditori, investitori e consumatori
dovranno adattarsi a una nuova realtà in cui la sopravvivenza dipende sempre di
più dall'innovazione, dall'efficienza e dal processo decisionale strategico.
Resta
da chiedersi se le attuali ristrutturazioni saranno sufficienti a prevenire
ulteriori crisi in futuro.
(EconomicRiot.com).
Come
la Germania ha distrutto
la sua
economia e come risolverla.
Zerohedge.com
- Tyler Durden – autore: Daniel Lacalle – (18 dicembre 2024) – ci dice:
Un
tempo l'economia tedesca era una potenza industriale mondiale, dimostrando una
forte resilienza nei periodi di crisi e una significativa crescita produttiva
nei periodi di espansione.
La
Germania ha mostrato una solida attività industriale, una solida produttività e
livelli di disoccupazione invidiabili, che hanno contribuito a salari realmente
elevati.
Tuttavia,
negli ultimi cinque anni l'economia è stagnante e il suo PIL è inferiore del 5%
rispetto al trend di crescita pre-pandemia suggerito, secondo “Bloomberg
Economics”.
Ancora
più preoccupante è il fatto che stimano che quattro punti percentuali di tale
perdita potrebbero essere permanenti.
La
maggior parte delle analisi attribuisce la debolezza dell'economia tedesca ai
costi energetici più elevati e al rallentamento cinese che colpisce le sue
esportazioni.
Tuttavia, la realtà è più complessa.
La
stagnazione della Germania è auto -inflitta.
La
Germania ha commesso il suo primo grande errore nel 2012, quando i suoi leader
hanno accettato la diagnosi di sinistra della crisi del debito europeo, che
attribuiva tutti i problemi all'austerità inesistente.
La Germania ha abbracciato l'inflazionismo e,
nel 2014, ha accettato le stesse politiche monetarie e interventiste che hanno
sempre distrutto l'Europa.
Il
governo tedesco e la Bundesbank hanno accettato con riluttanza la massiccia
espansione monetaria della BCE e i tassi nominali negativi, consentendo alla
Commissione europea di abbandonare la sua supervisione dell'eccessivo
indebitamento e firmando pacchetti di "stimoli" consecutivi come il
“piano Juncker” o i “disastri della Next Generation EU”, tutti fattori che
hanno lasciato l'area euro in stagnazione, con più debito e ora, inflazione.
I
tedeschi soffrono di un'inflazione cumulativa di oltre il 20% negli ultimi
cinque anni.
I
politici danno la colpa all'Ucraina e a Putin, ma sappiamo tutti che è una
scusa ridicola.
La
crescita dell'offerta di moneta e i costanti aumenti della spesa pubblica hanno
cancellato il potere d'acquisto dell'euro e alimentato l'inflazione.
“Un’impennata
della crescita monetaria ha preceduto l’impennata dell’inflazione e i paesi con
una crescita monetaria più forte hanno registrato un’inflazione notevolmente
più elevata”
(Borio
et al., 2023).
I
keynesiani credevano che un euro più debole avrebbe dato una spinta alle
esportazioni tedesche, ma questo è un mito.
I
leader delle esportazioni salgono grazie all'elevato valore aggiunto, non al
basso costo.
In ogni caso, tutte le politiche interventiste
adottate dall'Unione Europea lascerebbero una moneta debole e un'economia
ancora più debole.
Il
secondo errore mortale è stata la sua politica energetica.
Gli alti costi energetici non sono una
fatalità.
Derivano dalla politica energetica sbagliata
che ha spinto i politici tedeschi a chiudere la loro flotta nucleare e a
spendere più di 200 miliardi di euro in sovvenzioni per tecnologie volatili e
intermittenti solo per perpetuare l'uso di carbone e lignite, che rappresentano
il 25% della sua produzione di energia, secondo AGEB 2024.
Infatti,
il 77% del suo consumo energetico e il 40% della sua produzione di energia
provengono da combustibili fossili.
I politici tedeschi hanno anche abbracciato
l'agenda dell'UE che ha vietato lo sviluppo del gas naturale nazionale ma ha
moltiplicato le importazioni di gas naturale liquefatto statunitense prodotto
dal fracking.
Affascinante.
Inoltre, gli enormi sussidi e i costi
regolamentati aggiunti alle bollette dei consumatori hanno fatto sì che oltre
il 60% del prezzo dell'elettricità pagato dai consumatori provenga da costi e
tasse regolamentati, incluso il costo della CO2, che è una tassa nascosta.
I tedeschi pagano di più per l'energia e
continuano a dipendere dai combustibili fossili perché il governo ha distrutto
il loro accesso al gas naturale russo a basso costo e lo ha sostituito con
opzioni costose e inaffidabili.
Solo
un gruppo di politici può decidere di entrare in una guerra energetica e
vietare le alternative.
Il
terzo errore fatale è stato quello di accettare le politiche sempre più dannose
provenienti dalla Commissione e dal Parlamento UE.
Un rallentamento dell'economia cinese non
porta un leader mondiale delle esportazioni alla stagnazione, soprattutto
quando il gigante asiatico cresce al 5% all'anno.
Un
leader mondiale delle esportazioni come la Germania era giustamente orgoglioso
di una rete produttiva che consentiva alla sua industria di crescere grazie a
prodotti ad alto valore aggiunto, tecnologia e una portata globale che
consentiva alle aziende tedesche di vendere in tutto il mondo e di navigare in
qualsiasi ambiente macroeconomico.
Ciò
che ha fatto sì che l'industria tedesca, un tempo potente, ristagnasse e
declinasse nonostante una robusta crescita globale è stata la combinazione di
regolamentazione eccessiva, disincentivi all'innovazione, tasse elevate e
l'adozione della disastrosa agenda 2030 che vieta i veicoli con motore a
combustione.
I politici hanno demolito il potenziale di
vendita dell'intero complesso industriale con una politica ambientale e
normativa fuorviante.
Gli attivisti hanno utilizzato l'agenda 2030
apparentemente innocente per imporre un modello interventista e improduttivo,
cancellando tutte le industrie e i settori agricoli e agricoli della Germania.
La legge, dal nome errato, sul ripristino della natura, che rende quasi impossibile lo
svolgimento di attività nel settore primario, ha aggravato ulteriormente questo
danno.
La
graduale imposizione da parte dell'Unione Europea di una regolamentazione
eccessiva e di disincentivi ha anche portato la Germania a perdere una parte
significativa della sua leadership tecnologica.
Il
dominio ingegneristico e tecnologico della Germania si basava su un sistema
aperto, altamente competitivo e gratificante che è stato distrutto dalla
burocrazia e dalla regolamentazione.
La Germania è un leader mondiale nelle domande
di brevetto, ma è indietro rispetto agli Stati Uniti e la traduzione dei
brevetti alle aziende è estremamente scarsa.
I
politici tedeschi affermano che tutte le sfide di cui sopra diventeranno punti
di forza in futuro.
Ne
dubito, perché il loro curriculum di fallimenti nelle previsioni è
spettacolare.
Ciò di cui la Germania ha bisogno è
abbandonare l'inflazionismo, l'interventismo e l'attivismo da fumettista.
Se la
Germania adotta questi cambiamenti, la sua economia sperimenterà una crescita
significativa.
La
Germania non ha un problema di competitività o di capitale umano; ha un
problema politico.
Abbandonate
l'interventismo socialista e la Germania tornerà alla sua tendenza di crescita
e leadership.
Una
nuova mappa geopolitica
si sta dispiegando: la fine
della
Siria (e
della "Palestina" per ora)
Unz.com - Alastair Crooke – (16 dicembre 2024)
– ci dice:
Gli
israeliani in genere celebrano le loro "vittorie".
Questa euforia peserà sulle élite
imprenditoriali statunitensi?
La
Siria è entrata nell'abisso:
i demoni di al-Qaeda, dell'ISIS e degli
elementi più intransigenti dei Fratelli Musulmani stanno volteggiando nei
cieli.
C'è il caos, i saccheggi, la paura, e una
terribile passione di vendetta scotta il sangue.
Le esecuzioni di strada sono all'ordine del
giorno.
Forse
Hayat Tahrir Al-Sham (HTS) e il suo leader, Al-Joulani, (seguendo le istruzioni
turche), hanno pensato di controllare le cose.
Ma HTS
è un'etichetta ombrello come Al-Qaeda, ISIS e An-Nusra, e le sue fazioni sono
già scese in combattimento tra fazioni.
Lo "Stato" siriano si è dissolto nel
cuore della notte;
la
polizia e l'esercito tornarono a casa, lasciando i depositi di armi aperti per
il saccheggio degli Shebab.
Le porte della prigione furono spalancate (o
sfondate).
Alcuni,
senza dubbio, erano prigionieri politici; ma molti non lo erano.
Alcuni
dei detenuti più feroci ora vagano per le strade.
Gli
israeliani – in pochi giorni – hanno completamente sventrato le infrastrutture
di difesa dello Stato in più di 450 attacchi aerei:
difese
aeree missilistiche, elicotteri e aerei dell'aeronautica siriana, la marina e
le armerie – tutti distrutti nella "più grande operazione aerea nella
storia di Israele".
La
Siria non esiste più come entità geopolitica.
A est,
le forze curde (con il sostegno militare degli Stati Uniti) si stanno
impossessando delle risorse petrolifere e agricole dell'ex stato.
Le forze e i delegati di Erdogan sono
impegnati nel tentativo di schiacciare completamente l'enclave curda (anche se gli Stati Uniti hanno ora
mediato una sorta di cessate il fuoco).
E nel
sud-ovest, i carri armati israeliani si sono impadroniti del Golan e sono
sbarcati oltre a 20 km da Damasco.
Nel 2015
la rivista Economist ha scritto: " Oro nero sotto il Golan: i geologi in
Israele pensano di aver trovato il petrolio – in un territorio molto difficile
".
I petrolieri israeliani e americani credevano
di aver scoperto una miniera d'oro in questo sito così scomodo.
E un
grosso ostacolo – la Siria – alle ambizioni energetiche dell'Occidente si è
appena dissipato.
L'equilibratore
politico strategico per Israele, che era la Siria dal 1948, è scomparso.
E il
precedente "allentamento delle tensioni" tra la sfera sunnita e
l'Iran è stato interrotto dal rude intervento dei rebranding dell'ISIS e dal
revanscismo ottomano che lavora con Israele, attraverso intermediari americani
(e britannici).
I turchi non si sono mai veramente rassegnati
al trattato del 1923 che concluse la prima guerra mondiale, con il quale
cedettero quella che oggi è la Siria settentrionale al nuovo stato della Siria.
in
pochi giorni, la Siria è stata smembrata, divisa e balcanizzata.
Allora
perché Israele e la Turchia continuano a bombardare?
I
bombardamenti sono iniziati nel momento in cui Bashar al-Assad se n'è andato,
perché la Turchia e Israele temono che i conquistatori di oggi possano
rivelarsi effimeri e possano presto essere loro stessi sfollati.
Non c'è bisogno di possedere una cosa per
controllarla.
In
quanto stati potenti della regione, Israele e la Turchia vorranno esercitare il
controllo non solo sulle risorse, ma anche sulle crocevie e sul passaggio
regionale vitale che è stata la Siria.
Inevitabilmente,
però, è probabile che il "Grande Israele" sia un certo punto si
scontra con il revanscismo ottomano di Erdogan
Allo stesso modo, il fronte saudita-egiziano-emirato
non accoglierà con favore la rinascita né dei nuovi marchi dell'ISIS, né dei
Fratelli Musulmani di ispirazione turca e ottomana.
Quest'ultimo
rappresenta una minaccia immediata per la Giordania, ora confinante con la
nuova entità rivoluzionaria.
Tali
preoccupazioni potrebbero spingere questi Stati del Golfo più vicini all'Iran.
Il
Qatar, in quanto fornitore di armi e finanziamenti al cartello HTS, potrebbe
essere nuovamente ostracizzato da altri leader del Golfo.
La
nuova mappa geopolitica pone molte domande dirette su Iran, Russia, Cina e
BRICS.
La Russia ha svolto un ruolo complesso in
Medio Oriente: da un lato, perseguendo un'escalation della guerra difensiva
contro le potenze della NATO e gestendo i principali interessi energetici;
mentre, allo stesso tempo, cercava di moderare
le operazioni della Resistenza contro Israele al fine di evitare che le
relazioni con gli Stati Uniti si deteriorassero completamente.
Mosca
spera – senza grande convinzione – che un dialogo con il prossimo presidente
degli Stati Uniti possa emergere, in futuro.
Mosca
probabilmente trarrà la conclusione che gli "accordi" di cessate il
fuoco come l'”accordo di Astana sul contenimento dei jihadisti entro i confini
della zona autonoma di Idlib in Siria non valgono la carta su cui sono stati
scritti.
Türkiye
– garante di Astana – ha pugnalato Mosca alle spalle.
Probabilmente, renderà la leadership russa più
dura nei confronti dell'Ucraina e di qualsiasi discorso occidentale sul cessate
il fuoco.
La”
Guida Suprema dell'Iran” ha parlato l'11 dicembre:
"
Non ci dovrebbero essere dubbi sul fatto che ciò che è accaduto in Siria è
stato pianificato nelle vendite di comando degli Stati Uniti e di Israele.
Abbiamo le prove di questo.
Anche
uno dei paesi confinanti con la Siria ha avuto un ruolo, ma i pianificatori
principali sono gli Stati Uniti e il regime sionista".
In
questo contesto, l'ayatollah Khamenei ha respinto le speculazioni su un
eventuale indebolimento della volontà di resistere.
La
vittoria per procura della Turchia in Siria, tuttavia, potrebbe rivelarsi di
Pirro.
Il ministro degli Esteri di Erdogan, “Hakan
Fidan”, ha mentito alla Russia, agli Stati del Golfo e all'Iran sulla natura di
ciò che veniva cucinato in Siria.
Ma il
pasticcio ora è di Erdogan.
Quelli
che hanno incrociato due volte a un certo punto otterranno la vendetta.
A
quanto pare, l'Iran tornerà alla sua precedente posizione di riunire i
disparati fili della resistenza regionale per combattere la reincarnazione di
Al-Qaeda.
Non
volterà le spalle alla Cina, né al progetto BRICS.
L'Iraq
– ricordando le atrocità dell'ISIS nella sua guerra civile – si unirà all'Iran,
così come lo Yemen.
L'Iran
sarà consapevole che i restanti nodi dell'ex esercito siriano potrebbero, ad un
certo punto, entrare nella lotta contro il cartello HTS.
Maher
al-Assad ha portato con sé tutta la sua divisione corazzata in esilio in Iraq
la notte della partenza di Bashar al-Assad.
La
Cina non sarà contenta degli eventi in Siria
Gli uiguri hanno svolto un ruolo di primo
piano nella rivolta siriana (si stima che ci fossero 30.000 uiguri a Idlib,
sotto l'addestramento della Turchia (che vede gli uiguri come la componente
originale della nazione turca).
Anche
la Cina probabilmente vedrà il rovesciamento della Siria come una
sottolineatura delle presunte minacce occidentali alle proprie linee di
sicurezza energetica che attraversano l'Iran, l'Arabia Saudita e l'Iraq.
Infine,
gli interessi occidentali si sono contesi le risorse del Medio Oriente per
secoli – e in ultima analisi questo è ciò che sta dietro la guerra di oggi.
È o
non è un favore della guerra, si chiede la gente di Trump, dal momento che ha
già segnalato che il dominio dell'energia sarà una strategia chiave per la sua
amministrazione.
Beh, i
paesi occidentali sono profondamente indebitati;
Il
loro margine di manovra fiscale si sta riducendo rapidamente e gli
obbligazionisti stanno iniziando ad ammutinarsi.
C'è
una corsa alla ricerca di un nuovo collaterale per le “valute fiat”.
Una
volta era oro;
Dagli
anni '70 è stato il petrolio, ma il petrodollaro ha vacillato.
Gli
anglo-americani vorrebbero avere di nuovo il petrolio iraniano – come hanno
fatto fino agli anni '70 – per fare collaterale e costruire un nuovo sistema
monetario legato al valore reale insito nelle materie prime.
Ma
Trump dice che vuole "porre fine alle guerre" e non iniziarle.
Il ridisegno della mappa geopolitica rende più
o meno probabile un'intesa globale tra est e ovest?
Nonostante
tutti i discorsi sui possibili "accordi" di Trump con l'Iran e la
Russia, è probabilmente troppo presto per dire se si concretizzeranno – o
potranno – concretizzarsi.
A
quanto pare, Trump deve prima assicurarsi l'"accordo" interno, prima
di sapere se ha la possibilità di accordi di politica estera.
Sembra
che le strutture dominanti (in particolare l'elemento "Mai Trump" al
Senato) consentiranno a Trump una notevole libertà sulle nomine chiave per i
dipartimenti e le agenzie nazionali che gestiscono gli affari politici ed
economici degli Stati Uniti (che è la preoccupazione principale di Trump) – e
consentiranno anche una certa discrezionalità su, per così dire, i dipartimenti
di "guerra" che hanno preso di mira Trump negli Stati Uniti ultimi
anni: come l'FBI e il Dipartimento di
Giustizia.
Il
presunto "accordo" sembra essere che le sue nomine dovranno ancora
essere confermate dal Senato e dovranno essere ampiamente "dalla
parte" della politica estera inter-agenzia (in particolare su Israele).
I
grandi inter-agenzie, tuttavia, secondo quanto riferito, insistono sul loro
veto sulle nomine che riguardano le strutture più profonde della politica
estera.
E qui
sta il nocciolo delle domande.
Gli
israeliani in genere celebrano le loro "vittorie".
Questa
euforia peserà sulle élite imprenditoriali statunitensi?
Hezbollah è contenuto, la Siria è
smilitarizzata e l'Iran non è al confine con Israele.
La
minaccia per Israele oggi è di un ordine qualitativamente inferiore.
Questo, di per sé, è sufficiente per
consentire alle tensioni di allentarsi, o per vedere emergere alcune intese più
ampie?
Molto dipenderà dalle circostanze politiche di
Netanyahu.
Se il
primo ministro dovesse uscire relativamente indenne dal suo processo penale,
avrebbe bisogno di fare la grande "scommessa" di un'azione militare
contro l'Iran, con la mappa geopolitica così improvvisamente trasformata?
Il
peggior disastro di politica
estera
nella storia americana?
Unz.com
- Jung-Freud – (4 dicembre 2024) – ci dice:
Guerra
del Vietnam? Guerra in Iraq?
O la creazione di Israele? O la Prima Guerra
Mondiale?
È
stato spesso detto, durante e dopo la guerra in Iraq, che è stato il più grande
fallimento/fiasco della politica estera nella storia degli Stati Uniti.
Lo
era?
Naturalmente,
date le passioni che circondavano l'evento che allora andavano fuori controllo,
molti erano d'accordo con la valutazione (soprattutto data l'incompetenza di
George W. Bush), ma in retrospettiva, la guerra in Iraq impallidisce in
confronto, ad esempio, alla guerra del Vietnam e al suo impatto sulla società
americana.
È
improbabile che i futuri storici e critici sociali saranno ossessionati dalla
disavventura di Bush, come hanno fatto le persone sul ruolo della guerra del
Vietnam nella politica e nella cultura americana.
In effetti, prima dell'infuriare della
polemica sulla guerra in Iraq, molti avevano indicato il "Vietnam"
come il più grande errore di politica estera nella storia degli Stati Uniti.
Ma
anche questa valutazione potrebbe essere stata esagerata, in parte a causa del
trauma della prima "sconfitta" dell'America.
Probabilmente, le vittorie nelle guerre
precedenti hanno oscurato i loro terribili effetti a lungo termine.
Gli
Stati Uniti furono dalla parte dei vincitori nella prima e nella seconda guerra
mondiale, ma il loro ruolo chiave nella sconfitta della Germania nella prima
guerra mondiale portò risultati disastrosi, aprendo la strada alla seconda
guerra mondiale.
A dire
il vero, la Seconda Guerra Mondiale, come ogni grande evento storico, non era
inevitabile, ma le precondizioni creano dalla pace imposta alla Germania dagli
Stati Uniti e dai suoi partner aumentarono le tensioni nell'Europa centrale che
resero più probabile un'altra guerra.
Tali
considerazioni sono state offuscate dalle narrazioni ufficiali che hanno
convenientemente addossato tutta la colpa a Hitler e alla Germania.
C'è
anche l'opinione che Hitler fosse così malvagio che era davvero un imperativo
morale per il Regno Unito e gli Stati Uniti spingendolo in guerra in modo da
abbattere la sua malvagità, cioè anche se Hitler era stato provocatorio, era
giustificato cadere con qualsiasi mezzo necessario.
C'è
anche l'opinione unicamente americana che la guerra sia stata una spinta
gradita che ha finalmente posto fine alla Grande Depressione.
Inoltre, i Buoni hanno vinto la Guerra del
Bene contro il Regime più malvagio della storia.
E gli
americanisti consideravano l'ordine del dopoguerra come quello in cui gli Stati
Uniti, amanti della libertà, difendevano la libertà e diffondevano la
prosperità in tutto il mondo, soprattutto contro la minaccia comunista.
Ma una
tale narrazione è fin troppo comoda per gli americani il cui dominio non è
stato toccato da un conflitto diretto, nonostante l'attacco a Pearl Harbor.
Se le politiche americane avessero reso la
guerra più probabile, sarebbero state in parte responsabili delle decine di
milioni di morti in tutta Europa.
Inoltre,
se la guerra fosse stata evitata, la maggior parte delle nazioni dell'Europa
orientale si sarebbe alleata con la Germania contro l'Unione Sovietica,
limitando così l'entità dell'influenza comunista.
La
cosiddetta Guerra Fredda avrebbe potuto essere evitata con la Germania e i suoi
partner come baluardo contro la Russia comunista.
Inoltre,
se la guerra fosse stata evitata, non ci sarebbe stato l'Olocausto, il che
significa nessuna narrazione paralizzante per far sentire in colpa l'intero
Occidente come assassini di massa genocidi, collaboratori o nullafacenti
riguardo al "più grande crimine di tutti i tempi".
Così,
gli abusi del potere ebraico avrebbero potuto essere contrastati e controllati
in modo più efficace, prevenendo l'insorgere delle condizioni che attualmente
infestano l'Occidente con la patologia del culto ebraico.
Che tipo di ordine civile e sano avrebbe
consegnato le chiavi del regno a Victoria Nuland e ai suoi simili?
Inoltre,
senza il completo collasso dell'Europa come centro di potere vitale, la tragica
conseguenza della seconda guerra mondiale, la seconda metà del XX secolo
sarebbe stata più equilibrata e multipolare nella sua equazione di potere.
Gli
Stati Uniti e l'URSS come grandi potenze avrebbero dovuto vedersela con la
grande potenza (o le grandi potenze) dell'Europa continentale e, naturalmente,
con gli inglesi.
La
seconda guerra mondiale divise effettivamente l'Europa in due campi, vassalli
degli Stati Uniti e vassalli dell'URSS.
Senza
un'Europa autonoma con la volontà e il potere di respingere sia l'egemonismo
americano che quello russo, la storia mondiale si trasformò in una vignetta di
"democrazia contro totalitarismo", "imperialismo contro
rivoluzione", "mondo libero contro tirannia", "capitalismo
contro comunismo", "individualismo contro collettivismo", ecc.
come se le UNICHE scelte storiche/ideologiche fossero americanismo e
sovietismo.
Certo,
esisteva il Movimento dei Paesi Non Allineati, ma la sua inquietante esistenza
implicava che i due giganti più grandi fossero gli Stati Uniti e l'URSS, con la
maggior parte del mondo costretta a stare dalla parte dell'uno o dell'altro.
Il
ruolo americano nella creazione di Israele dovrebbe essere riconosciuto come un
altro contendente per il più grande disastro di politica estera.
Data
la mancanza di un coinvolgimento militare diretto degli Stati Uniti, il suo
drammatico successo come costruzione della nazione (poiché i palestinesi sono
stati rapidamente neutralizzati) e la presa ebraica sul mondo accademico/media,
non sorprende che poche persone osino definire il ruolo americano nel sionismo
come un disastro di politica estera, per non parlare del più grande di sempre.
Eppure,
molto di ciò che è andato storto nella politica estera americana (e anche negli
affari interni) potrebbe essere ricondotto a quell'evento.
Sempre
più spesso, gli "arabisti" sono stati espulsi dal governo degli Stati
Uniti, portando a uno squilibrio nella formulazione e nell'applicazione della
politica americana in tutto il Medio Oriente e nel Nord Africa.
Anche
se il sostegno degli Stati Uniti al sionismo inizialmente riguardava solo le
terre della Palestina, man mano che gli ebrei crescevano in potere e ambizione,
passò da un progetto nazionale a un'estensione imperiale, portando gli Stati
Uniti in un pasticcio infernale in Iraq, Libia, Siria, Yemen, Libano e Iran.
Il
sostegno sempre più unilaterale dell'America a Israele ha amareggiato e
infiammato gran parte del mondo arabo/musulmano.
E ora con il "genocidio di Gaza", la
reputazione dell'America in tutto il mondo è nel water.
Inoltre,
lo spettacolo tragicomico di tutti quei politici e opinionisti “goy bianchi”
leccapiedi che promuovono il suprematismo ebraico ha causato danni irreparabili
alla percezione globale della gente bianca.
Non più visti come membri di una razza
orgogliosa, sicura di sé e libera, sono visti come servili, vili e venali.
L'idea di successo dei repubblicani bianchi è
quella di conquistare gli ebrei assecondando i peggiori istinti della tribù.
"Se
li sosteniamo nel genocidio, forse, e dico forse, ci prenderanno a calci di
meno e ci lanceranno più shekel".
Quanto
è moralmente fallito il conservatorismo americano?
Ora, è
possibile che i” goyim bianchi” si sarebbero trasformati in vermi cornuti del
potere ebraico indipendentemente dall'esistenza di Israele.
Anche senza la realizzazione del progetto
sionista, gli ebrei avrebbero probabilmente accumulato grande potere e
influenza negli Stati Uniti con il loro talento, la loro determinazione, la
loro astuzia e la loro rete di contatti.
Si potrebbe sostenere che la narrazione
dell'Olocausto, più del sionismo, sia diventata il principale albatros (o
uccello gooney) attorno al collo del goy bianco.
In una
certa misura, il sionismo ha macchiato gli ebrei con accuse di
"razzismo", imperialismo, colonizzazione, suprematismo e
comportamento "simile al nazismo", specialmente con l'Israele di
Netanyahu che è andato completamente in rovina con "Amalek".
Anche
senza la creazione di Israele, si potrebbe sostenere che il solo business della
Shoah sarebbe stato sufficiente a frenare moralmente la razza bianca fino a
farla diventare cornuta.
Detto
questo, la narrativa sionista, specialmente negli Stati Uniti, è stata
strumentale al potere ebraico per diverse ragioni.
Mentre
i media dominati dagli ebrei modellavano la narrazione, la percezione generale
era di Israele come il coraggioso perdente, l'unica patria per gli ebrei (e
"l'unica democrazia in Medio Oriente", nonché "rifugio
sicuro" per i sodomiti), circondato da barbari arabi/musulmani con
intenzioni genocidi simili a quelle naziste.
Prima
del ruolo dei social media (e delle astute incursioni arabo-americane negli
influenti dipartimenti di studi sul Medio Oriente in tutto il mondo
accademico), la maggior parte degli americani ha creduto alla narrativa ebraica
sugli affari del Medio Oriente, specialmente durante la Guerra Fredda, quando
Israele è stato ritratto come il fidato alleato dell'America (LOL) contrapposto
ai clienti dell'Unione Sovietica.
Il
sionismo ha anche elevato la posizione degli ebrei nella comunità cristiana
americana, un blocco di voto chiave tra i repubblicani, un'impresa notevole
considerando che il conservatorismo cristiano ha a lungo diffidato degli ebrei
per questioni religiose e/o ideologiche.
Per molti cristiani bianchi di fede imperiale,
l'idea di ebrei "bianchi" che (ri)conquistavano la Terra Santa dai
musulmani di colore era la cosa migliore dopo le Crociate cristiane.
Come minimo, l'Occidente aveva ancora una
volta strappato il controllo dei territori sacri ai "della sabbia"
dalla pelle scura.
Tra i
più zelanti all'interno della comunità evangelica, il ritorno degli ebrei in
Terra Santa era il primo passo nell'adempimento della Profezia.
E tra
i cristiani più cuckish (che idolatrano gli ebrei come la razza superiore degli
eletti), la salvezza era inconcepibile senza benedire gli ebrei per assicurarsi
la benedizione di Dio.
Quindi,
anche se Israele è stato fondato come uno stato nazionalsocialista laico, i
cristiani americani hanno trovato ragioni per elogiare il Popolo del Libro, gli
Eletti, restituiti alla loro sacra patria come precondizione per la Seconda
Venuta.
Dato
che la fedeltà cristiana senza cervello a Israele ha mantenuto le masse di
Evangelici predisposte a favorire gli Ebrei (anche gli Ebrei
"liberali" sono considerati figli prodighi che, con sufficiente
adulazione da parte della comunità cristiana, torneranno all'ovile come popolo
eletto da Dio), il Sionismo è stato un netto positivo per il Potere Ebraico.
Se
Israele non esistesse, la maggior parte dei Cristiani Conservatori avrebbe
potuto considerare gli Ebrei come antireligiosi, cosmopoliti, senza radici,
radicali, sovversivi e così via.
Le
fantasie cristiane di Israele mantengono gli Evangelici nella speranza e nella
preghiera per il giorno in cui gli Ebrei vedranno finalmente la luce,
rifiuteranno il liberalismo materiale laico e guideranno tutta l'umanità, in
particolare modo i Cristiani, verso la promessa della Salvezza.
Naturalmente,
i cristiani non hanno bisogno degli ebrei e dell'ebraismo per essere
"salvati", poiché il Nuovo Testamento afferma esplicitamente che il
Patto originale (tra Dio e gli ebrei) è stato reso nullo e non valido per far
posto al Nuovo Patto tra Dio e tutti coloro che avrebbero accettato Gesù, il
Figlio di Dio la cui morte era stata richiesta dagli ebrei.
Ma,
data l'ascesa dell'Olocausto come culto rivale e l'ossessione dell'America per
i vincitori, il cristianesimo del dopoguerra si è trovato a dover fare i conti
con l'immagine degli ebrei come piccoli-cristi che sono stati crocifissi (o
gassificati) per i peccati dell'Europa gentile e come neo-Cesari del denaro e
del potere nell'era del dopoguerra.
Anche
se la maggior parte degli ebrei è anti-bianca, anti-cristiana e/o
anti-conservatrice, le fantasie su Israele hanno sostenuto il sogno cristiano
della "conversione degli ebrei" (se non al cristianesimo stesso,
quanto a un atteggiamento favorevole verso i cristiani).
Ora, a
ben vedere, è tutto ridicolo.
Mentre è vero che gli ebrei democratici
disprezzano i conservatori bianchi e i cristiani, non è meno vero che la
maggior parte dei cosiddetti ebrei "conservatori" detestano i bianchi
e i cristiani, mantenendo una falsa alleanza unilaterale solo per sfruttare i “goyim”
come cani e bestiame al servizio del potere ebraico e di Sion.
Quando
mai gli ebrei in Israele hanno ricambiato l'affetto (o l'illusione) della
comunità di Cristo-cuck?
Mentre
questi cristiani credono di dover benedire gli ebrei per essere benedetti da
Dio, nessun ebreo crede di dover benedire i bianchi/cristiani per essere
benedetti da Dio (o essere giustificati agli occhi della storia).
Gli
ebrei credono di essere benedetti da Dio in ogni caso (anche se odiano i
goyim), mentre i cristiani bianchi credono di dover benedire gli ebrei per
guadagnarsi la benedizione di Dio.
Quando
gente come Netanyahu sputa sciocchezze come "la nostra causa è la vostra
causa", intendono "dovete servire noi", non "dobbiamo
servire l'un l'altro".
Si
tratta di interessi bianchi annullati in totale subordinazione agli interessi
ebraici, più che di bianchi ed ebrei che trovano un terreno comune per un
reciproco beneficio.
Quando Israele non vuole migranti africani
illegali, cosa fa?
Li
indirizza verso l'Europa.
"Noi
ebrei non vogliamo questi selvaggi fastidiosi, ma se voi europei non ve li
togliete dalle mani, siete 'razzisti'!"
Questa
è la logica 'morale' ebraica.
La
relativa amnesia sulla guerra in Iraq (nonostante tutto il clamore negativo
durante la crisi) potrebbe essere dovuta a diversi fattori.
La
guerra del Vietnam si è rivelata traumatica per l'élite liberale non solo per
la sua natura divisiva, ma anche per aver rilanciato la carriera politica di
Richard Nixon, il cui ritorno era stato inconcepibile all'inizio del decennio.
Quindi,
i democratici non solo hanno dovuto affrontare la sconfitta all'estero (contro
i "comunisti"), ma hanno perso in patria contro “Tricky Dick,” una
delle figure più vituperate nei circoli liberali ed elitari.
Al
contrario, il fiasco iracheno ha portato al trionfo di Obama come una specie di
sogno rimandato e finalmente realizzato.
Per un
periodo, i democratici hanno potuto credere che fosse” The One”, la fusione
spirituale di “JFK” e “MLK le cui missioni di pace e giustizia erano state
interrotte.
Il disastro della politica estera ha portato
al più grande successo democratico del 21° secolo.
Pertanto, la guerra in Iraq, la cui
responsabilità potrebbe essere attribuita principalmente al partito
repubblicano, ha avuto un effetto molto meno depressivo sulle élite liberali
(che ora costituiscono la maggior parte delle élite) che scrivono la storia.
Ma
un'altra (e più significativa) ragione è che gli ebrei democratici o
neoliberisti (non così) silenziosamente hanno continuato con le politiche
neocon dell'era Dubya.
Se il ritiro degli Stati Uniti dal Vietnam ha
realmente segnalato un'accettazione di nuove realtà (l'ex Indocina saldamente
nella sfera comunista), il caos dell'Iraq non ha minimamente intaccato la
traiettoria politica complessiva basata sulla supremazia ebraica e l'egemonia
sionista.
Inoltre, se la colpa della guerra del Vietnam
poteva essere attribuita direttamente all'establishment anglo-americano di
destra, paranoico e "anti-rosso" (ancora le élite al potere negli
anni Sessanta e Settanta), con gli ebrei che si attribuivano il merito di
essere le voci coscienziose per la pace, non c'era modo di aggirare il fatto
che la guerra in Iraq era in gran parte un miscuglio ebraico, anche se i media
ebraici non si stancavano mai di ribadire il carattere gentile di Bush, Cheney,
Rumsfeld e così via.
In
verità, i “goyim” del GOP hanno puntato tutto sulla politica neocon nella
speranza di conquistare più ebrei dalla loro parte.
Quando
il progetto Bush fallì, i neoconservatori (almeno quelli ebrei) non furono
definitivamente disonorati e cacciati, ma resuscitati tramite connessioni con i
sionisti neoliberisti nel Partito Democratico;
così,
il programma di destabilizzazione della regione al servizio di Israele e
dell'ebraismo mondiale continuò nonostante Obama avesse ottenuto la presidenza
con la promessa di far retrocedere le politiche del regime di Bush.
Non
passò molto tempo prima che la “Guerra AL Terrore “diventasse la Guerra CON il
Terrore, poiché gli ebrei neoliberisti capirono bene che i jihadisti erano i
combattenti più efficaci contro i regimi in Siria, Libia e Iraq.
Poiché
i democratici guidati dai sionisti continuarono più o meno e persino
intensificarono il programma degli anni di George W. Bush, gli aspetti
disastrosi della guerra in Iraq furono per lo più nascosti nella memoria
piuttosto che tenuti a mente (come la guerra del Vietnam era stata così spesso
e per così tanto tempo una lezione oscura sull'arroganza della politica estera
degli Stati Uniti).
Semmai,
l'agenda suprematista ebraica si è solo intensificata e metastatizzata anche in
Ucraina sotto Obama, la scimmia fantoccio degli ebrei.
E il
fatto che Donald Trump, che ha fatto campagna elettorale per relazioni più
amichevoli con la Russia, ha trascorso i suoi quattro anni ad armare l'Ucraina
fino ai denti ha solo dimostrato il primato dell'agenda suprematista ebraica,
vale a dire che chiunque avesse vinto le elezioni doveva eseguire gli ordini
degli ebrei, anche se ciò comportava l'armamento di tipi sub-nazisti in Ucraina
per lanciare missili nel Donbass e massacrare civili russi.
Non
c'è da stupirsi che la narrazione del fiasco iracheno sia stata silenziosamente
messa da parte come possibile ostacolo alla continuazione del programma
suprematista ebraico, che si estendeva persino all'Ucraina, per trovare e
distruggere i "nuovi Hitler" (come Assad, il "macellaio della
Siria" o Putin, lo "slavo dal sangue caldo") o per diffondere e
difendere la "democrazia", perché, ovviamente, non ci sono icone di
libertà e diritti umani più raffinate dei burattini ucraini infilati al potere
dopo il colpo di stato di Maidan sostenuto dalla CIA.
(Inoltre,
non c'è da stupirsi che gli ebrei ora minimizzino le narrazioni un tempo
diffuse sulla paranoia maccartista e sulla minaccia di una guerra nucleare.
Il
potere ebraico ora fulmina Russia-Russia-Russia ovunque e accusa chiunque di
essere un burattino di Putin se non sufficientemente antipatico alla Russia.
La patologia suprematista ebraica è tale che
prende persino in considerazione la possibilità di una guerra nucleare, come se
la tribù potesse emergere relativamente indenne per raccogliere tutti i beni e
le risorse della Russia dalle sue ceneri.
Gli
ebrei, che un tempo erano soliti deridere personaggi falchi come il generale
Jack D. Ripper del Dottor Stranamore, ora elevano le voci che si scatenano in
modo affidabile contro la Russia, ipotizzando persino la possibilità di una
vittoria per primo colpo.)
Alcuni
disastri sono rumorosi, altri sono silenziosi.
Quest'ultimo
può rivelarsi peggiore, ma il primo ovviamente riceve più attenzione.
Sicuramente, la guerra in Iraq è stata molto più rumorosa della decisione di
Harry Truman all'indomani della seconda guerra mondiale di aiutare e favorire
la creazione di Israele a spese dei palestinesi.
Considera
la differenza tra qualcuno che si tuffa dalla scogliera e si rompe le gambe e
qualcuno che sceglie di diventare un fumatore abituale.
L'incidente di tuffo dalla scogliera è sicuramente più
drammatico nelle sue conseguenze immediate, ma il tabacco può fare danni
maggiori a lungo termine, causando malattie al cuore, ai polmoni e ad altri
organi.
Una
volta che le ossa si rimarginano, si può essere ripristinati in piena salute,
mentre le malattie causate dal tabacco possono essere fatali.
Alla
luce di ciò, anche se il ruolo dell'America nella creazione di Israele è stato
attenuato rispetto alle furie sfacciate in Medio Oriente, ha seminato i semi
del veleno che sono germogliati in qualcosa di simile alla pianta mostruosa de
La piccola bottega degli orrori.
In effetti, quasi tutte le guerre degli Stati
Uniti in Medio Oriente potrebbero essere ricondotte all'importante decisione di
Truman di dare il via libera ai sionisti.
Se
Israele non fosse mai esistito (o fosse stato creato in modo tollerabile per i
palestinesi e gli arabi), le relazioni arabo-americane si sarebbero inasprite
al punto da spingere diversi stati arabi chiave nella sfera di influenza
sovietica?
(Non c'è da meravigliarsi che il Potere
Ebraico abbia adottato la posizione neoconservatrice durante la Guerra Fredda,
quando le ambizioni sioniste in Medio Oriente furono frenate finché l'URSS,
come l'altra superpotenza, fornì armi e consiglieri agli stati arabi/musulmani
"ostili".
L'implosione totale della Russia sovietica
come attore globale ha fornito una finestra di opportunità di circa tre decenni
per gli Stati Uniti guidati dai sionisti di fare ciò che volevano nella
regione, finalmente ostacolata dalla rinascita della Russia e dall'ingresso nel
conflitto siriano.
Se non
fosse stato per la politica che dava priorità agli interessi sionisti, gli USA
avrebbero forse considerato certi stati del MENA (Medio Oriente e Nord Africa)
come "nemici"?
Nonostante
tutta l'indignazione per "sangue per petrolio" durante l'invasione
dell'Iraq, quel conflitto (e quelli successivi) riguardava in realtà
"sangue per sangue", o lo spargimento di tonnellate di sangue arabo
e/o musulmano (e anche il sangue dei soldati “goy “americani) per saziare la
sete di sangue del sionismo basato sulla convinzione che il sangue ebraico sia
sacro, eccezionale e indispensabile, mentre il sangue goy, incluso quello dei
bianchi, è solo una merce da acquistare, vendere e smaltire.
Ne è
valsa la pena non solo di uccidere mezzo milione di bambini arabi (come
sosteneva Madeleine Albright), ma anche di inviare “soldati goy”
bianchi/neri/marroni a uccidere e morire per il diritto di dominio
razziale-spirituale ebraico.
Perché
rischiare una goccia di preziosi fluidi corporei ebraici quando ci sono
apparentemente infinite quantità di “sangue goy” da estrarre e divorare dalla
macchina da guerra?
Una
logica simile è in gioco in Ucraina, dove l'ebraismo mondiale sghignazza con
orribile gioia alla vista di slavi che uccidono slavi (così come degli stupidi
mercenari goy di tutto il mondo).
Ma
poi, i suprematisti ebrei non sono mai a corto di” cani goy “dello “shabbos “disposti
a vomitare oscenità da falco, come cani che abbaiano al loro padrone.
Personaggi
come Mike Pompeo, Lindsey Graham, Sebastian Gorka e innumerevoli falchi tra i
democratici hanno esultato pubblicamente per i resoconti di russi morti sul
campo di battaglia.
E
nonostante tutta la loro retorica fiorita sulla difesa della
"democrazia" e dell'integrità nazionale dell'Ucraina, sembrano
euforici alla prospettiva che gli oligarchi ebrei prendano tutto il bottino di
guerra dai cimiteri dei soldati ucraini.
Come
la gioia più grande di un cane è l'approvazione del suo padrone, gli shabbos
goyim non conoscono felicità più grande delle lodi dei loro padroni ebrei.
Come disse una volta Nancy Pelosi, anche se il
Congresso bruciasse fino alle fondamenta, lei e le sue prostitute “shabbos goy “saranno
sempre lì per gli ebrei e Israele.
Naturalmente,
nei loro momenti più intelligenti, gli “shabbos goyim” credono che, avendo
adottato i pregiudizi ebraici come propri, siano risparmiati e favoriti dal
potere ebraico.
Naturalmente,
anche se quelle “élite compradore” vengono ricompensate individualmente, i
gruppi razziali ed etnici a cui appartengono non sono meno presi di mira per la
distruzione e l'umiliazione da parte degli ebrei di quanto lo siano i
palestinesi, i libanesi, i siriani, gli iraniani e i russi.
In
ogni caso, è una situazione vantaggiosa per gli ebrei avere i goyim dello
shabbos come cani da attacco.
I cani
dello shabbos ringhianti eseguono gli ordini dei loro padroni ebrei che,
tuttavia, mantengono la calma e si presentano come persone imparziali.
Quante
volte gli ebrei hanno attribuito il problema tra ebrei e palestinesi/arabi al
fanatismo dei sionisti cristiani e del complesso militare-industriale?
Quindi,
anche se gli ebrei hanno scatenato “i cani dell'inferno” sionisti cristiani e i
sonagli a sciabola del Pentagono per scatenare una tempesta, si presentano come
"liberali laici" che cercano una via di mezzo.
Giocando al poliziotto buono/poliziotto
cattivo.
Dato
che quasi tutti i fiaschi di politica estera del dopoguerra fredda possono
essere ricondotti all'investimento dei neoconservatori nell'agenda sionista (e
alle relative iniziative di supremazia ebraica), il ruolo americano nella creazione di
Israele potrebbe essere considerato il più grande errore di politica estera
nella storia americana.
Alcune
persone, in particolare i conservatori, potrebbero sostenere il contrario,
ovvero che gli ebrei sarebbero stati ancora più "liberali", "di
sinistra" o "radicali" se non ci fosse stato Israele come
calamita per gli ebrei di destra per ragioni religiose (tradizionalisti),
ideologiche (etno-nazionalisti) e/o strategiche (bisognose di alleanze con
elementi goy conservatori).
Dopo
tutto, il sostegno ebraico al GOP è incombente sul suo “cucking” ancora più
duro per Israele di quanto non faccia il Partito Democratico.
Essendo
meno allineati con l'agenda ebraica dominante (e "liberale") per
l'America, i repubblicani temono l'ira ebraica e propongono una compensazione
tramite il totale sostegno a Israele, soprattutto perché l'estrema destra
israeliana è in ascesa nel corso degli anni:
persino
la versione israeliana di "liberalismo" è decisamente di destra
secondo gli attuali standard occidentali.
Se gli
ebrei sono santi o speciali e se tutti i bianchi devono assicurarsi la loro
benedizione in un modo o nell'altro, ma se gli ebrei riversano la maggior parte
della loro benedizione sui bianchi "liberali" ultra-sradicati, i
repubblicani e gli evangelici che si danno da fare nel cucking verso Israele
non riescono forse a racimolare qualche briciola di benedizione per la parte
"conservatrice"?
Naturalmente,
dati i livelli di pacificazione del potere ebraico da parte del Partito
Democratico, questa non è un'impresa facile.
L'argomentazione
"conservatrice" è questa:
se i
democratici inviano armi in Israele per uccidere 19.999 persone, i repubblicani
condannano l'azione come "antisemita" per il proiettile mancante che
avrebbe portato alla cifra tonda di 20.000.
In
ogni caso, l'argomento pro-sionista tra i conservatori si basa sulla fallacia
che gli elementi di destra in tutto lo spettro abbiano visioni e interessi
condivisi.
Questo
può essere vero a livello strutturale (tutti i movimenti di destra tendono al
tribalismo, all'etnocentrismo, al tradizionalismo e/o alla gerarchia), ma
difficilmente a livello politico.
Ad
esempio, l'estrema destra in Turchia e l'estrema destra in Grecia sono
probabilmente più antagoniste l'una all'altra sulla questione di Cipro (e su
varie altre questioni controverse).
Mentre
tutti i movimenti di destra sono anti-sinistra, è anche probabile che siano in
contrasto con altri movimenti di destra se i loro interessi tribali, etnici o
nazionali si scontrano.
Buona
fortuna con gli indù di estrema destra che vedono le cose allo stesso modo con
gli islamisti di estrema destra.
Sia il
Likud che Hamas potrebbero essere considerati di destra nella loro politica
tribale, ma stanno combattendo per lo stesso territorio.
Allo
stesso modo, è un'impresa folle sperare che, poiché alcuni ebrei sono di destra
o conservatori, il loro destrismo o conservatorismo condivida necessariamente
un terreno comune con il destrismo o il conservatorismo di un gruppo goy.
Di
sicuro, la destra in Giappone e la destra negli Stati Uniti durante la seconda
guerra mondiale non provavano altro che odio l'una per l'altra.
A
livello religioso, gli ebrei si considerano gli Eletti di Dio e vedono i goyim
come esseri umani inferiori (nella migliore delle ipotesi) e bestiame subumano
(nella peggiore), mentre la versione di destra del cristianesimo sostiene
l'idea degli ebrei come assassini di Cristo la cui redenzione e salvezza sono
possibili solo attraverso la conversione alla Vera Fede, il cristianesimo, la
religione più detestata dagli ebrei.
Mentre
i conservatori/destri ebrei possono non amare e diffidare della sinistra
universalista, possono temere e detestare ancora di più la destra goy che
insiste nel mettere la propria tribù, nazione, cultura e/o razza al primo
posto, forse a scapito degli ebrei (che non sono soddisfatti della mera
coesistenza e cercano il dominio e il controllo dei goyim come esseri
inferiori).
Dopo
tutto, il cosiddetto "antisemitismo" era più pronunciato tra gli
elementi di destra nel corso della storia europea.
E
nonostante certi aspetti di sinistra del nazionalsocialismo, l'impulso
principale per il suo odio per gli ebrei era essenzialmente di destra, ovvero l'idea che gli ebrei dovessero
essere trattati come agenti radicali e sovversivi contro l'unità organica
dell'ordine goy.
Come
minimo, un ordine universalista, anche se opposto alla religione (o alle
religioni rivali), non nega l'umanità di base di tutti i gruppi e addirittura
sostiene l'uguaglianza dei diritti e delle protezioni sotto il suo concetto
preferito di giustizia, mentre un ordine particolarista (del diritto) può
trattare gli elementi stranieri come l'eterno altro, indegno di rispetto e
dignità.
Ad
esempio, il comunismo può aver rifiutato gli ebrei in quanto ebrei (in senso
religioso o etnocentrico) ma ha accettato gli ebrei come esseri umani, come
compagni, se avessero adottato il marxismo.
Al
contrario, il nazionalsocialismo ha rifiutato e preso di mira gli ebrei in
quanto razza.
È stato un assalto all'essenza stessa
dell'ebraismo piuttosto che a ciò in cui gli ebrei credevano.
Data
la natura del particolarismo e dell'universalismo, il primo funziona bene in un
contesto nazionale più o meno omogeneo, mentre il secondo è più tollerabile
come progetto imperiale.
Gli universalisti possono essere fanatici e
spietati mentre spazzano via la cultura, i miti, l'eredità e i costumi del tuo
popolo, ma ti accetteranno come confratelli o compagni se sottoscrivi il loro
credo.
Ad
ogni modo, la cosiddetta alleanza tra la destra ebraica e la destra bianca
negli Stati Uniti è stata un disastro, almeno per i goy che non hanno nemmeno
avuto la parte corta del bastone, che è caduto interamente in mani ebraiche.
Gli
ebrei di destra discendono in modo restrittivo i loro interessi
"conservatori" in termini tribali (come ci si aspetterebbe da un
popolo radicato in un'etno-religione), mentre i bianchi di destra lasciano
ampiamente il conservatorismo in termini astratti e di principio.
La destra ebraica è "centrica", il
che significa che gli ebrei sono al centro dell'universo e tutti gli altri
gruppi devono ruotare attorno a loro.
Il
conservatorismo goy e la destra cristiana, al contrario, sono mutualisti, il
che significa che tutti i gruppi devono aderire a una serie di principi
condivisi.
La
destra ebraica è inflessibile per natura, mentre la destra goy cerca un terreno
comune, un compromesso mutualistico.
(Dato
che la destra goy di solito cede alle richieste ebraiche, gli ebrei non solo
ottengono ciò che vogliono, ma la destra goy sembra scioccata nel suo
tradimento del mutualismo.
Se
davvero è motivato da principi, perché favorisce gli ebrei uber alles?
Il goy ha davvero ragione sui principi o sui
principi, cioè gli ebrei meritano privilegi speciali in quanto la razza
principale che ha dimostrato superiorità attraverso l'intelligenza, la forza di
volontà e l'accumulo di ricchezza?)
Naturalmente,
gli ebrei incoraggiano una forma sradicata di conservatorismo tra i bianchi,
pur mantenendo una forma radicata di identità per sé stessi.
Nonostante l'alleanza, gli ebrei considerano
tutti i goyim come nemici o potenziali nemici e quindi spingono alla loro
dissoluzione, mentre guidano i loro simili verso la concentrazione.
Certo,
i tassi di matrimoni misti tra ebrei e goyim sono considerevoli, ma
stranamente, questo può rafforzare piuttosto che indebolire il tribalismo
ebraico.
Perché?
Gli
ebrei nei circoli d'élite tendono a incontrare e accoppiarsi con i migliori
goyim. Contrariamente alla caricatura del ragazzo ebreo sfigato che sposa una
bionda formosa e ha figli meno intelligenti, molti ebrei sposano goyim con
livelli di QI comparabili.
Inoltre, poiché l'ebraismo ha una certa aura
mentre le identità goy si indeboliscono in Occidente, i goyim che sposano ebrei
tendono a "convertirsi" all'ebraismo (se non all'ebraismo religioso)
e a crescere i loro figli come ebrei.
Quindi,
sta nascendo una nuova forma di ebraismo lungo le linee HBD.
Non il
tipo basato puramente sul sangue, ma sui gradi in cui l'ebraismo assorbe le
migliori qualità dei goyim in una neo-ebraismo.
Quindi,
contrariamente al matrimonio misto che rende gli ebrei più stupidi, potrebbe
rendere gli ebrei più intelligenti, mentre gli ebrei che insistono solo sul
matrimonio intra-gruppo potrebbero essere lasciati indietro poiché
preferirebbero scegliere un ebreo meno intelligente rispetto a un goy altamente
intelligente.
La
semplice menzione di personaggi come Ben Shapiro e Alan Dershowitz dovrebbe
bastare a disilludere chiunque dall'illusione di un'alleanza tra ebrei e
bianchi nella presunta sfera "conservatrice".
Gli
ebrei si sentono completi, totalmente giustificati e degni, senza alcun senso
di obbligo verso i bianchi e il cristianesimo, mentre i conservatori bianchi
sono stati portati a credere di essere privi di significato e scopo a meno che
non siano una risorsa per gli ebrei.
Gli
ebrei non provano alcun rimorso nel sostenere l'Ungheria nazionalista o la
Russia tradizionalista, ma i conservatori e i nazionalisti, persino Viktor
Orban e Vladimir Putin, si sentono obbligati a cantare inni agli ebrei e/o a
Israele.
Considerate
l'assurdità della Russia, impantanata in una guerra orribile in Ucraina (che è
stata provocata dagli ebrei) ma costretta a fingere di essere in guerra con i
malvagi nazisti, gli acerrimi nemici degli ebrei, quando, in realtà, quegli stessi ucraini sub-nazisti
sono stati attivati dagli ebrei per provocare il bagno di sangue slavo contro
slavo.
Se
Israele non fosse esistito, praticamente tutti gli ebrei sarebbero stati
democratici?
Il GOP avrebbe potuto trasformarsi nel partito
antiebraico, se non altro per necessità, visto che quasi tutti gli ebrei vi si
opponevano?
Le elezioni del 1916 e del 1920 furono le
ultime in cui i repubblicani furono in competizione con l'elettorato ebraico –
se “Warren Harding” ottenne più voti ebrei del suo rivale democratico nel 1920,
fu perché un enorme 38% degli ebrei votò per il socialista “Eugene Debs”.
Da
allora in poi, il voto ebraico si è drammaticamente inclinato verso i
democratici, e i resti ebraici nel GOP potrebbero essere dovuti al fattore
Israele, vale a dire che è vantaggioso per il “Jewish Power” mantenere almeno
un piede nel campo del GOP per evitare che i repubblicani abbandonano
completamente gli ebrei.
La
questione di Israele mantiene molti conservatori bianchi aggrappati alla
speranza di un risveglio ebraico e di una conversione politica a destra.
Mentre la grande maggioranza degli ebrei sono
democratici, una percentuale non trascurabile (di solito il 20%) vota
regolarmente repubblicano.
Ma la
motivazione principale non riguarda solo Israele come progetto nazionale ma,
cosa più problematica, il sionismo come grande strategia neo-imperiale.
Ricordate
come “William Kristol”, il prominente repubblicano neocon, è passato ai
democratici nel momento in cui il populismo MAGA ha espresso stanchezza per
altre guerre (per Sion).
È
considerata quanto rapidamente i "conservatori" ebrei come “Jennifer
Rubin “e “David Brooks” hanno cambiato idea e si sono schierati con i
democratici.
La
feccia Brooks ha votato per Obama due volte e il coinvolgimento di Rubin con il
"conservatorismo" è quello di versare altro sangue goy, americano e
arabo/musulmano, per gli interessi sionisti.
Se
praticamente tutti gli ebrei fossero democratici in un mondo senza Israele,
avrebbe spento l'ultimo barlume di speranza per il GOP di conquistarli?
Il GOP
non avrebbe avuto altra scelta che trasformarsi in un partito antiebraico (o
"antisemita").
Con
praticamente zero possibilità con gli ebrei, il conservatorismo americano
avrebbe potuto essere più lucido e freddo sulla politica etnica e sfuggire alla
trappola del Bill-Buckley-ismo.
Si
potrebbe sostenere un argomento antiebraico convincente a favore del sionismo
come catalizzatore ultimo della caduta del potere ebraico, ovvero che troppo di
una cosa buona può essere una cosa cattiva?
Soprattutto dopo la Guerra dei sei giorni, la
sfrontatezza ebraica divenne sempre più arrogante, come se la nemesi potesse
essere prevenuta per sempre con abbastanza denaro, astuzia e grida di
"antisemitismo".
Proprio
come una serie di successi improvvisi ha gonfiato l'egoismo di Hitler fino a
trasformarlo in megalomania, la sottomissione globale dei bianchi a Sion ha
portato a livelli patologici di auto-adorazione tra gli ebrei che ora credono
che il mondo sia il loro (g)ostrica.
Ma
l'abbandono sconsiderato è solitamente una formula per l'autodistruzione,
poiché l'arroganza incontra la nemesi.
Israele
ha schiacciato Gaza ma ha anche danneggiato, forse irreparabilmente, il suo
marchio e la sua reputazione globale basati in gran parte sulla narrazione
dell'Olocausto della vittimologia ebraica.
Quando le stesse persone associate ad Anna
Frank si comportano come Heinrich Himmler, gran parte del capitale morale è
andato a rotoli.
Mentre la sfrontatezza e l'arroganza (o
hubritzpah) ebraiche sono sempre esistite e probabilmente sono state diffuse
anche senza la creazione di Israele, il sionismo ha riunito le ossessioni
disperse in una forma più concentrata.
Perversamente,
suprema arroganza e panico isterico si alimentavano a vicenda, poiché i più
vanitosi tendono a essere i più insicuri.
Una
caratteristica comune del giurista dell'establishment ebraico è la rabbia pura
per chiunque (soprattutto se goy) osi opporsi o dire di no all'Agenda.
Proprio
come il Dio biblico fulmina con rabbia apocalittica al minimo accenno di
insubordinazione, il potere ebraico va su tutte le furie ogni volta che
incontra una resistenza, resa ancora peggiore dalla patetica cuccagna bianca
che ha trasformato i suprematisti ebrei in bambini viziati e monelli, sebbene
con tutto il potere.
Quindi,
gli ebrei sono ora il gruppo più intelligente ma anche il più infantile del
mondo.
Nonostante
tutta la loro intelligenza, le emozioni filtrano al livello di capricci
infantili sulla canzone "I Want Candy" in riproduzione infinita.
Il
potere ebraico ha bisogno di una bella sculacciata e, si spera, gli eccessi di
Israele stanno finalmente capovolgendo la nave globale sulla questione ebraica.
Anche
prima dell'orrore di Gaza, gli ebrei avevano già alienato molti popoli in tutto
il mondo, specialmente in Russia e Iran, da tempo presi di mira dall'ebraismo
mondiale.
Tuttavia,
poiché gli ebrei hanno incanalato e "lavato" il loro potere e la loro
influenza attraverso paesi nominalmente guidati dai goy come gli Stati Uniti,
il Regno Unito, il Canada, la Francia e simili, si potrebbe trascurare o non
notare il fattore ebraico negli eventi.
Per l'osservatore occasionale, l'intera
campagna anti-Russia potrebbe apparire come un caso di "democrazia"
contro "autocrazia", o Occidente contro Oriente.
Tuttavia,
poiché Israele è stato creato specificamente come Stato ebraico, ciò che accade
lì e viene fatto in suo nome (dagli Stati clienti, di cui gli Stati Uniti sono
i più importanti) ha l'inconfondibile impronta dell'ebraicità.
Israele
contro Palestina potrebbe anche servire come metafora per molti osservatori, ad
esempio "Potremmo essere la prossima 'Palestina' se gli ebrei decidessero
di prenderci di mira".
Data
la disparità asimmetrica tra la dominazione ebraica e la resistenza
palestinese, era noto da tempo nei circoli di attivisti che Israele ha un serio
problema di diritti umani.
Ma ciò
che Israele ha scatenato, militarmente e retoricamente, dopo l'attacco di Hamas
del 7 ottobre ha risvegliato il mondo intero alla vera natura del regime
etnico-suprematista di estrema destra di Tel Aviv, le cui politiche sanguinarie
hanno il sostegno di oltre il 90% degli ebrei israeliani.
Soprattutto
i giovani idealisti e impressionabili di tutto il mondo, con la loro abile
navigazione attraverso i social media, non hanno potuto fare a meno di notare
il lato oscuro del sionismo.
E la
clamorosa ipocrisia dell'Occidente, soprattutto nei circoli elitari, è stata
esposta alla comunità mondiale.
L'orrore
di Gaza potrebbe ancora far crollare la narrazione dell'Olocausto come un
castello di carte.
O gli
ebrei sono accusati come i Nuovi Nazisti o l'Olocausto è messo in discussione,
date le menzogne sulle atrocità di Hamas che sono state rapidamente smentite
grazie in gran parte ai social media, senza i quali molti potrebbero ancora
credere alle bufale su quaranta bambini decapitati e bambini arrostiti al forno.
Mentre
Israele può resistere alla tempesta (dati i suoi potenti sostenitori), ora ci
sono crescenti crepe nel progetto sionista.
Ironia
della sorte, il sionismo potrebbe rivelarsi l'ultimo sogno
"antisemita", quello che ha messo la maggior parte dell'umanità
contro il potere ebraico.
È come il momento in “CARLITO'S WAY” in cui
l'ex gangster portoricano dice all'avvocato ebreo” Kleinfeld” che sono
"pari" (e quando è troppo è troppo).
Anche
se le élite statunitensi sono piene di “goyim shabbos”, i sondaggi d'opinione
tra le generazioni più giovani (ebrei inclusi) non favoriscono i sionisti.
Donald
Trump, sebbene un veterano che si fa i suoi ebrei, ha ottenuto un notevole
sostegno incanalando la reazione populista contro altre guerre per Israele.
Mentre
Trump nel suo primo mandato ha lasciato che Israele si scatenasse nei territori
che già occupa (Gaza, Cisgiordania e alture del Golan), è stato come se di
fatto si rifiutasse di espandere i conflitti in tutta la regione. In altre
parole, lascia che gli ebrei usino i bulldozer per radere al suolo Gaza,
Cisgiordania e alture del Golan, ma niente carri armati e bombardieri per altre
guerre per Sion.
Così,
Trump è riuscito a placare gli ebrei miopi in Israele che si fissano su
questioni vicine a casa, ma non così gli ebrei lungimiranti con sogni di
egemonia sull'intero Vicino Oriente, per non parlare degli ebrei ancora più
ambiziosi il cui programma è di portata globale, che comprende il futuro
dominio sulla Russia e persino sulla Cina.
Nella
visione del mondo suprematista ebraico, gli ebrei come gli eletti, la vera
razza padrona, devono prendere il controllo (o reclamare) non solo la
Palestina/Israele, ma anche quella che in precedenza era nota come la
(pesantemente ebraica) Zona di insediamento come la verga d'assedio contro la
Russia con le sue vaste risorse.
Gli
ebrei controllano l'Occidente, il centro del potere mondiale, ma credono di
dover soggiogare anche la Russia per assicurarsi un'egemonia permanente.
La
Russia rimane una spina nel fianco degli ebrei finché rimane un esempio,
persino un modello, di sovranità nazionale che può dire NO all'agenda
suprematista ebraica.
Il
sogno ebraico è di trasformare i russi in cloni di Anglo-cuck che venerano gli
ebrei come la legittima razza padrona.
Mentre il significato fondamentale per i russi
deriva dal loro senso di indipendenza, eredità e orgoglio, il significato
fondamentale per gli anglo è legato alla loro pacificazione e approvazione da
parte degli ebrei.
Gli
anglo-cuck hanno interiorizzato e accettato il loro stato vergognoso a tal
punto che la sola vista dei russi che respingono l'agenda della razza padrona
ebraica è considerata intollerabile e offensiva.
Non
c'è da stupirsi che gli anglo-cuck siano tutti uguali negli Stati Uniti, nel
Regno Unito, in Canada, in Australia e così via.
È inutile dire che la maggior parte
dell'Europa occidentale segue questo modello anglo-cuck.
La pura isteria dell'anglo-cuckery, tuttavia,
tradisce qualcosa di più di un servilismo da cane.
Potrebbe
essere un tentativo disperato di reprimere la loro vergogna di servitù, come i
Due minuti d'odio in 1984 di George Orwell, dove i servi dello stato urlano e
schiamazzano contro 'Goldstein' nel tentativo di una passione genuina
nonostante non abbiano scelta in merito;
devono
odiare ciò che viene loro ordinato di odiare.
Gli
anglo-cornuti ululano e strillano uniformemente all'immagine dello slavo Putin
dal sangue caldo, o Putler.
Proprio come si dice che 'Goldstein' e i suoi
sabotatori siano la causa principale di tutti i problemi in Oceania, Putler e i
burattini di Putin sono incolpati di tutto ciò che è 'sbagliato' negli Stati
Uniti e nell'UE, come l'elezione di Trump nel 2016 e i candidati di 'estrema
destra' in Europa, piuttosto strano poiché Trump e i tipi di 'estrema destra'
nell'UE non fanno altro che leccare il agli ebrei e a Israele.
Per quanto riguarda la Cina-Cina-Cina,
l'isteria del "pericolo giallo" è stata efficace nel distrarre le
masse dal fatto della supremazia e del dominio ebraico.
Anche
se l'Occidente si accontenta degli ebrei, c'è l'agenda della “Nakba Bianca” in
base alla quale gli ebrei usano l'immigrazione di massa dei non-bianchi e
l'indottrinamento anti-bianco attraverso i media, il mondo accademico e le
politiche stataliste per ridurre i bianchi allo status degli attuali
palestinesi in Medio Oriente.
L'Occidente
è stato trasformato in una grande Cisgiordania.
Ma
poi, potrebbe ritorcersi contro gli ebrei.
Nonostante
tutti i loro successi, gli ebrei potrebbero scavarsi la fossa da soli.
La
rappresaglia può venire dai bianchi finalmente risvegliati all'agenda ebraica
ostile o dai non bianchi che gli ebrei come super-diavoli bianchi oi veri
architetti della guerra dell'Occidente contro il non-Occidente.
Oppure può venire sia dai bianchi che dai non
bianchi, anche se le motivazioni dei bianchi possono differire in tutto lo
spettro politico, con la destra bianca alimentata dalla vendetta razziale
mentre la sinistra bianca si unisce ai non bianchi contro gli ebrei come nuovi
super-oppressori , così come con l'unità progressista bianca con voci
pro-palestinesi in tutto l'Occidente.
Le
conquiste possono portare a due risultati.
Totale
sottomissione o risentimento latente che può esplodere di fronte ai
conquistatori.
Tedeschi
e giapponesi sono stati così completamente sconfitti, conquistati e spezzati
dopo la seconda guerra mondiale che si sono consegnati all'eterno cornuto.
Questo
vale anche per molti bianchi, soprattutto di ceppi nordeuropei.
Gli ebrei li hanno conquistati così
profondamente nel corpo e nell'anima, hanno sbattuto il loro collettivo così
profondamente nell'etno-sodomia, che gli anglosassoni, i germanici e gli
scandinavi non riescono a concepire alcuna possibilità se non quella di servire
gli ebrei come loro legittimi padroni.
Ma non
tutti i popoli si sono arresi e si sono sottomessi con un abbandono così totale
nella storia, e gli ebrei stessi ne sono stati un esempio lampante.
Anche
quando erano sfortunati e apparentemente sconfitti per sempre, non smettevano
mai di risentirsi, odiare e cospirare contro i goyim che avevano potere su di
loro.
C'erano astuzie dietro i sorrisi, perché gli
ebrei non erano disposti a lasciarlo andare, a perdonare e a dimenticare, e a
seppellire l'ascia di guerra.
Non è
mai stato nel DNA culturale ebraico.
Ma
d'altronde, gli ebrei non sono soli nella cultura della vendetta.
Per
ogni persona che si sottomette totalmente agli ebrei, ce n'è un'altra che cerca
la prima opportunità per contrattare.
Il Potere Ebraico è ora vulnerabile, più che
in qualsiasi altro momento dopo la Seconda Guerra Mondiale, perché ha
profondamente offeso gli elementi della sinistra e della destra più dinamiche.
La
sinistra è inorridita dallo sfacciato suprematismo razziale degli ebrei in
Israele e dai loro facilitatori globali.
E gran parte della destra, quella che è
onesta, è ora consapevole della vera natura della strategia ebraica della Morte
Bianca.
La
Cina, una volta un caso disperato, è ora un gigante economico stanco di essere
preso a calci dagli ebrei e dai loro cornuti bianchi.
Non nominerà il Potere Ebraico, ma non si
sottometterà nemmeno ad esso.
La
Russia, che a lungo ha desiderato buone relazioni con l'Occidente controllato
dagli ebrei, ma alle sue condizioni di rispetto reciproco, ha scoperto nella
crisi ucraina che l'UNICO accordo accettabile per gli ebrei è "la loro
strada o l'autostrada", cioè l'inimicizia occidentale della
"russofobia" diminuirà SOLO SE i russi si accaniscono agli ebrei come
i patetici anglosassoni dal naso marrone.
E il comportamento viziato e marcio di
Israele, sostenuto dagli Stati Uniti e dall'UE, ha quasi alienato troppo del
Medio Oriente per sempre.
E con
la Cina, la Russia e l'Iran come potenza in ascesa, la paura del bullismo degli
Stati Uniti potrebbe gradualmente diventare un ricordo del passato.
Il globalismo ebraico ha uno strano modo di costruire
ponti bruciandoli.
Parlando
di disastri di politica estera e interessi nazionali, bisogna soppesare le
conseguenze a lungo termine rispetto al loro impatto a breve termine.
Ciò che può sembrare disastroso a breve
termine può rivelarsi vantaggioso a lungo termine, se non per gli istigatori,
per l'umanità nel suo insieme.
La nozione di "interesse nazionale"
è molto più complicata di quanto si possa supporre.
È
definita dagli obiettivi politici dello stato o da ciò che è vantaggioso per la
nazione nel suo insieme?
Un
fallimento per lo stato può rivelarsi positivo per la nazione.
Così spesso nel discorso politico, le
questioni di interesse nazionale si concentrano sulle élite di Washington DC e
sui centri di potere come New York.
Ma gli
Stati Uniti comprendono cinquanta stati e innumerevoli comunità, e la maggior
parte degli americani non ha guadagnato nulla e ha perso molto dalle iniziative
americane in tutto il mondo che hanno meno a che fare con la difesa/sicurezza
nazionale che con la brama di potere e profitto del neoimperialismo (con suprematisti ebrei al timone).
I
successi di una politica estera aggressiva, nel rafforzare ulteriormente lo
stato imperiale, potrebbero in realtà essere peggiori per l'interesse
nazionale, mentre i fallimenti, nel portare avanti un approccio più sobrio e
cauto, potrebbero in realtà servire l'interesse nazionale.
In un certo senso, una serie di disastri di
politica estera potrebbe in realtà essere considerati positivi nell'aver
delegittimato i sostenitori spreconi e spesso psicotici dell'impero.
La
guerra in Iraq è stata brutta, ma avrebbe potuto essere peggiore se avesse
avuto successo, poiché avrebbe potuto giustificare ulteriori guerre per rifare
il Medio Oriente.
Allo
stesso modo, per quanto disastrosa si sia rivelata l'impresa statunitense in
Ucraina, immagina se avesse avuto un enorme successo e se la Russia fosse stata
sconfitta.
I suprematisti ebrei potrebbero aver spinto
per la spinta napoleonica/hitleriana nella stessa Russia, e poi cosa?
Certo,
il fallimento della guerra in Iraq non ha impedito all'amministrazione Obama di
spingere per altri cambi di regime, portando a nuovi orrori in Libia e Siria,
tutto a favore del potere ebraico.
Detto questo, nonostante tutte le morti e la
distruzione causate da queste guerre, potrebbe essere che i
neoconservatori/neoliberisti abbiano inavvertitamente spianato la strada a un
riassetto e una rivitalizzazione della regione a vantaggio di arabi e
musulmani.
Con Saddam Hussein fuori gioco, l'Iraq si è
avvicinato all'Iran e ha fatto da ponte tra Iran e Siria.
E poi,
il tentativo ebraico di distruggere la Siria ha portato a un legame più forte
tra Siria, Russia e Iran.
Le
politiche statunitensi guidate dagli ebrei in Ucraina e Taiwan hanno certamente
avvicinato Russia e Cina.
In un
certo senso, anche se non intenzionalmente, l'ingerenza globale ebraica è stata
perversamente una forza positiva nel rimodellare il mondo.
Nonostante
tutto il danno fatto all'umanità con le loro politiche autoritarie e
distruttive, gli ebrei hanno innescato risposte nella comunità mondiale verso
un sistema alternativo al modello della fine della storia postulato da Francis
Fukuyama.
È come
un serial killer che trasforma le sue vittime in una comunità di difensori
vigili.
Persone che non si sarebbero mai unite se
fossero state lasciate a sé stesse, che si uniscono in una fratellanza contro
la minaccia potenziale.
Gli
ebrei hanno preso in mano martello e scalpello per distruggere i loro nemici
percepiti, ma potrebbero finire per scolpire un capolavoro
"antisemita".
A
lungo termine, i neoconservatori potrebbero essere ricordati non solo come
distruttori guerrafondai, ma anche come creatori inconsapevoli di un ordine
completamente nuovo.
La storia è buffa in questo senso.
A
parte il suo ruolo nella creazione di Israele e nell'assecondare le peggiori
tendenze del sionismo, il contendente per il più grande disastro della politica
estera americana è molto probabilmente l'ingresso nella Prima Guerra Mondiale.
La
follia della prima guerra mondiale è stata sicuramente più evidente per gli
inglesi, per i quali l'impatto è stato immediato e devastante.
La
pietà della guerra di “Niall Ferguson” rifletteva sul coinvolgimento della Gran
Bretagna nella guerra come una campana a morto per l'impero e un catalizzatore
di tragedie peggiori che dovevano ancora svolgersi in Europa.
Come
risultato del coinvolgimento britannico, la guerra si prolungò, molti altri
morirono, la sconfitta tedesca portò a eventi che portarono all'ascesa di
Hitler;
e,
naturalmente, la presa del potere bolscevica fu anche un sottoprodotto della
guerra, forse evitabile se la guerra non fosse stata prolungata dagli inglesi.
Meno
evidente è l'impatto negativo a lungo termine dell'entrata in guerra degli
Stati Uniti.
Anche con la Gran Bretagna in lotta, la
neutralità americana avrebbe impedito il collasso e la sconfitta tedesca,
portando probabilmente a una sorta di tregua tra Francia/Gran Bretagna e
Germania.
Con
una Germania semi-vittoriosa al centro dell'Europa, la catastrofe sociale ed
economica degli anni di Weimar avrebbe potuto essere evitata.
Inoltre,
i tedeschi avrebbero mantenuto gran parte del territorio guadagnato dall'impero
russo, limitando così il potere dei bolscevichi.
E,
naturalmente, i radicali come Hitler non sarebbero saliti al potere per
giocarsi il futuro della Germania.
Mentre
gli Stati Uniti, separati dall'Europa da un vasto oceano, furono meno colpiti
dagli affari continentali rispetto al Regno Unito, l'impatto a lungo termine
della sconfitta tedesca nella prima guerra mondiale diffuse le sue erbacce
velenose anche negli Stati Uniti.
La paranoia anglo-americana sulla Germania (e
sulla diaspora tedesca in generale) precludeva la possibilità di una
partnership più costruttiva in Occidente, quella anglo-tedesca.
Buone
relazioni tra gli Stati Uniti, l'Impero britannico e la Germania, in quanto
prima potenza continentale, avrebbero potuto essere la base della pace e della
prosperità.
Ma
ancora più significativamente, la denigrazione della Germania nella prima
guerra mondiale e la demonizzazione della Germania durante e soprattutto dopo
la seconda guerra mondiale hanno avuto profonde ripercussioni ideologiche,
morali e culturali in tutto l'Occidente.
La Germania, specialmente sotto il
nazionalsocialismo, è arrivata a essere confusa non solo con il teutonismo e
l'arianesimo ottusi, ma con la "supremazia bianca" in generale.
Pertanto,
nonostante il ruolo cruciale del Regno Unito e degli Stati Uniti, insieme
all'URSS, nella sconfitta di Hitler, la dannazione della Germania malvagia è
poi servita come modello di vergogna e di incitamento al senso di colpa per
tutte le espressioni di identità e interessi bianchi.
In primo luogo, la Germania è stata gravata
dal senso di colpa, poi tutta l'Europa continentale per aver collaborato con il
male, essere stata neutrale o essere stata troppo debole/vigliacca per opporre
resistenza.
Mentre
il Regno Unito è stato inizialmente onorato per la sua risoluta opposizione a
Hitler guidata da Churchill, non passò molto tempo prima che la coscienza e gli
atteggiamenti razziali britannici venissero paragonati al nazismo, ovvero
entrambi erano forme di "supremazia bianca".
E poi,
gli Stati Uniti furono accusati di non aver fatto abbastanza per fermare
l'Olocausto, apparentemente bombardando le ferrovie che portavano gli ebrei nei
campi.
Peggio ancora, i problemi razziali americani,
specialmente con i neri del Sud, furono confusi con le politiche naziste.
Oggi,
molti bianchi, anche al Sud, credono che la bandiera confederata sia tossica,
offensiva e malvagia quanto la svastica nazista.
Anglosassoni e angloamericani, sconfiggendo e
demonizzando i tedeschi, pensavano che il loro decantato posto nel mondo fosse
permanente.
E per un po' dopo la guerra, sembrò che il
mondo fosse loro, tranne per il fatto che gli ebrei alla fine presero il
controllo delle altezze dominanti delle istituzioni americane e distorsero la
narrazione anti-tedesca in modo tale da accusare e incolpare anche gli
anglosassoni, vale a dire che anche se gli anglosassoni nel Regno Unito e negli
Stati Uniti furono determinanti nella sconfitta della malvagia Germania
nazista, gli
atteggiamenti razziali di anglosassoni e tedeschi, i due gruppi di maggior
successo del fenotipo nordeuropeo, non erano forse due facce della stessa
medaglia?
Con la
diffusione diffusa di tale consapevolezza, l'unico modo in cui gli anglosassoni
potevano salvare la propria identità e il proprio onore era fare uno sforzo in
più nel condannare il germanesimo, rinnegare il "razzismo",
promuovere l'inter razzismo, strisciare ai piedi degli ebrei (e denunciare
qualsiasi gruppo o nazione odiata dagli ebrei, che fossero palestinesi o
iraniani), fare il cuckold ai neri, celebrare la “sodomia Globo Homo” (il
progetto preferito dagli ebrei), idealizzare la degenerazione (simile all'era
di Weimar), accogliere la diversità (come mezzo degli ebrei per giocare al dividi et impera tra i
goyim), ecc.
Anche
adesso, gli anglosassoni nel Regno Unito e negli Stati Uniti sperano di poter
essere risparmiati dalle accuse ebraiche di "razzismo",
"suprematismo bianco" e "antisemitismo" rispettando ogni
lettera dell'Agenda ebraica, ma distruggeranno solo i loro domini prescrivendo
politiche deliberatamente distruttive e degenerative.
Quindi, c'è da sorprendersi che non solo la
Germania, ma anche il Regno Unito, gli Stati Uniti e tutta l'anglosfera siano
condannati allo stesso modo?
Prima
guerra mondiale.
Mentre
gli effetti militari, economici e politici degli affari tedeschi e dell'Europa
continentale furono limitati o indiretti sugli Stati Uniti, l'impatto morale e
"spirituale" fu di vasta portata perché le idee, a differenza del
denaro e delle armi, possono fluire liberamente, soprattutto se tali idee sono
preferite dai media e dal mondo accademico.
Era
solo questione di tempo prima che gli ebrei trasformassero la colpa tedesca in
una formula velenosa che include anche la colpa anglosassone.
In
questo senso, il ruolo degli Stati Uniti nella distruzione della Germania,
insieme alla creazione di Israele, è stato una delle madri malate della
dominazione ebraica e del senso di colpa e vergogna del Nord Europa.
Poi,
non sorprende che il ceppo del Nord Europa, un tempo il più potente e prospero
del mondo sia in Europa che in tutte le Americhe, sia diventato il più patetico
e incazzato, cornuto e cotto, wussy e wimpy.
Il
Minnesota era come un paradiso del Nord Europa prima che la mentalità cornuta
portasse gli scandinavi-americani a importare la peggiore spazzatura nera non
solo dal sud degli Stati Uniti, ma dall'Africa stessa.
Alcune
delle aree più "blu" del New England sono comunità bianche di alto
rango che accolgono con favore le politiche che condannano la razza bianca.
In Europa, il Regno Unito, la Svezia e la
Germania, un tempo tra le nazioni più rispettate, sono ora le barzellette più
grandi.
I "conservatori" nel Parlamento
britannico ora stanno dietro a qualche oogity-boogity black biatch come volto
del partito conservatore.
Tories
o Whories?
La
storia è come una partita a scacchi.
Se non riesci a vedere molte mosse davanti a te, la mossa apparentemente killer può ucciderti su tutta la linea.
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