Caos Globale.

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I misteriosi droni sui cieli del mondo:

un tentativo di falsa invasione “aliena”?

Lacrunadellago.net – (15/12/2024) – Cesare Sacchetti – ci dice:

 

Hanno iniziato a manifestarsi due giorni fa sopra i cieli del New Jersey, e molti residenti hanno iniziato a chiedere da dove mai fossero venuti.

Sono apparentemente droni, ma nessuno, ad oggi, è ancora riuscito a identificarli con certezze.

Sono poi apparsi ieri sui cieli della Germania, vicino la fabbrica del colosso chimico della BASF, e poi nei pressi della base NATO di Ramstein.

Non appena c’è stata l’apparizione tedesca, si sono visti quasi in contemporanea dall’altra parte del mondo, sopra Los Angeles, e anche lì, nessuno è stato ancora in grado di risalire alla loro provenienza.

A vedere alcune immagini di questi droni sembra quasi che stiano cercando di spargere qualche sostanza sopra i cieli oppure di aprire qualche campo elettromagnetico per fini che di primo acchito non sembrano chiari, ma se si guarda un po’ indietro al passato e ai vari progetti delle agenzie di intelligence americane, forse si può comprendere meglio cosa sta accadendo.

Negli anni’90 c’era un ricercatore e scrittore che può definirsi un vero e proprio pioniere del giornalismo investigativo indipendente.

Il suo nome era “Serge Monast”, ed era originario della parte francofona canadese del Quebec.

Monast aveva uno sguardo alquanto lungimirante e delle fonti molto privilegiate se si pensa che già nel 1994 scriveva saggi sul pericolo dei vaccini e le loro applicazioni nel campo degli esperimenti militari.

Monast in quell’anno scrisse anche un altro saggio dal titolo “Project Blue Beam”, la cui lettura dimostra quanto fosse avanti rispetto alla sua epoca il ricercatore canadese.

In questo saggio, Monast riportava come la NASA già nel 1983 avesse allo studio delle tecnologie molto sofisticate che in un futuro molto prossimo sarebbero state in grado di proiettare degli ologrammi molto realistici e in grado di ingannare molte persone nel mondo.

Oggi se si guarda agli ologrammi che sono per esempio utilizzati in alcuni concerti di stelle della musica, si resta impressionati per quanto questi siano divenuti realistici.

In un concerto di qualche anno fa, ad esempio, di “Snoop Dogg” si vede il famoso rapper, coinvolto anche nella rete pedofila di “Puff Diddy”, cantare assieme all’ologramma di “Tupac Shakur”, ucciso in una sparatoria nel 1996 a Las Vegas, i cui mandanti ed esecutori ad oggi ancora non sono stati individuati.

Esiste l’ologramma di Tupac al concerto con Snoop Dogg.

 

L’immagine è così realistica che persino Snoop Dogg sembra esserne rimasto un po’ sconvolto perché a tratti sembrava più di partecipare ad una cerimonia dell’evocazione dello spirito di un morto, più che ad un concerto pop.

Gli usi però, già discutibili, non sono limitati soltanto a quelli dell’intrattenimento.

La psy-op “aliena”: una vecchia ossessione del mondialismo.

Gli ideatori di questa tecnologia avevano in mente già in quegli anni l’uso di questi ologrammi per proiettare sui cieli le immagini dei cosiddetti UFO per far credere che la Terra fosse vittima di una presunta e fantomatica “invasione aliena”.

È questa un’altra delle ossessioni dei vari appartenenti alle élite mondialiste che sono da sempre alla ricerca di casus belli artificiali necessari per provocare quei disordini pianificati dai quali poi scaturisce la “soluzione” desiderata dagli stessi artefici del problema, ovvero il governo mondiale.

A ventilare per primo la possibilità che la Terra potesse subire una invasione “aliena” è stato il presidente “Ronald Reagan” che in tre distinte occasioni, e in una di queste di fronte all’assemblea delle Nazioni Unite, l’archetipo del governo globale, disse che l’umanità sarebbe stata costretta a mettere da parte “le sue differenze” in caso di un attacco da parte di una presunta civiltà aliena.

 

I discorsi di Reagan sulla “minaccia aliena”

Attraverso l’espressione “mettere da parte le proprie differenze” non si intende altro che rinunciare alla propria sovranità per cederla ad una entità esterna sovranazionale che non sarebbe altro che un moloch globale che imporrebbe il suo dominio su tutto il pianeta.

 

Si è avuto un saggio di questa filosofia ai tempi della farsa pandemica.

Sul tavolo dei vari cospiratori c’erano certamente diverse opzioni.

C’era una terza guerra mondiale, attacchi informatici globali, si ricordi “Cyber Polygon”, l’invasione aliena e una “pandemia”.

Quest’ultimo scenario era stato preparato accuratamente già nel 2010, quando una delle famiglie più importanti nella gerarchia mondialista, i Rockefeller, fecero uscire la nota pubblicazione dal titolo “Operazione Lockstep”, che in inglese sta a significare “operazione a tappe serrate”.

A tappe serrate perché i creatori della falsa pandemia avevano in mente una tabella di marcia molto precisa e molto rigida dalla quale sarebbe dovuta uscire fuori alla fine della crisi quell’entità appunto transnazionale che si sarebbe imposta su tutte le nazioni del pianeta.

Sarebbe stata la definitiva nascita del Nuovo Ordine Mondiale, citato innumerevoli volte dai suoi adepti quali Kissinger, Sarkozy, George Bush padre, e dalle parti dell’Italia persino da un personaggio come Zaia e da Massimo D’Alema, uno degli esponenti più importanti della palude dello stato profondo italiano.

 

È noto che i piani non sono andati come previsto.

L’attesa governance mondiale non solo non si è manifestata, ma si è andati incontro invece ad uno scenario opposto attraverso la progressiva crisi delle varie istituzioni globaliste e verso il ritorno degli Stati nazionali sulla scena della storia.

Le élite mondialiste sembrano però affette da crisi spasmodiche.

Non si rassegnano al fatto che la storia non ha preso il corso da loro sperato, e allora compulsivamente, ossessivamente, cercano a tutti i costi di provocare crisi artificiali che non possono essere più provocate per una semplice ragione.

Non ci sono gli attori necessari per mettere in atto tale piano, e soprattutto non ci sono né gli Stati Uniti, sotto la leadership di Trump, nemesi di questi poteri assieme al presidente Putin, né appunto gli altri governi che contano, come quello russo e cinese, senza i quali nessuno scenario di crisi può auspicare di avere probabilità di successo.

Non sembra però essere abbastanza.

 La realtà è qualcosa che costoro fanno fatica ad accettare, e allora ecco che come affetti dal riflesso del “cane di Pavlov” si lanciano all’inseguimento di un altro scenario di crisi.

Gli avvistamenti dei droni lasciano pensare che sia allo studio qualche tentativo di ricorrere appunto al vecchio scenario della “invasione aliena”.

 

Monast é il ricercatore che rivelò il piano dietro “Blue Beam”.

Monast lo disse forse prima di tutti quando nel 1994 fece uscire il suo saggio, nel quale spiegò come ovviamente tale “minaccia” sarebbe stata soltanto il risultato delle tecnologie a disposizione della NASA, e non certo la reale manifestazione di entità provenienti da altri pianeti.

 

A seguire poi questa stessa tecnologia sarebbe stata utilizzata per annunciare l’avvento del “falso Cristo della New Age” che viene chiamato dai vari seguaci della teosofia come “Lord Maitreya” e che nella religione ebraica altri non è che il cosiddetto “moschiach”.

 

Monast dopo aver scritto questo saggio ne scrisse forse uno ancora più importante nel 1995 dal titolo “I protocolli di Toronto” nel quale parlava degli incontri di alto livello tenuti dalla massoneria internazionale nella città di Toronto nel 1967 e nel 1985.

I partecipanti di questa società segreta amavano chiamarsi “666”, il famigerato numero della Bestia citata nell’Apocalisse, in quanto erano composti dalle 6 banche più importanti del mondo, le 6 corporation più grosse e le 6 imprese agricole più vaste.

Questo vertice si può definire come una cupola del potere mondialista, ma il ricercatore canadese, come si diceva, è stato un pioniere dei suoi tempi e ha iniziato a scrivere di tutto questo quando Internet era ancora nei primissimi anni della sua esistenza.

Sua figlia fu rapita in quegli anni, e non si è più saputo nulla di lei.

Monast invece morì a soli 51 anni, nel 1996, per un attacco cardiaco nonostante non avesse mai sofferto di nessuna patologia cardiaca.

Non è certo l’unico personaggio scomodo che muore improvvisamente di infarto, e stessa sorte è toccata, per esempio, a “Stanley Kubrick” morto per attacco cardiaco nel 1999 soltanto una settimana dopo aver terminato il suo film più importante, “Eyes Wide Shut,” e dopo aver avuto un’accesa discussione con i produttori della Warner che volevano tagliare 20-25 minuti del suo lungometraggio, che, ad oggi, a distanza di 25 anni, non è ancora uscito in versione integrale.

L’induzione di attacchi cardiaci sembra essere il metodo prediletto da parte delle agenzie di intelligence per eliminare personaggi scomodi, tanto che sono state sviluppate delle armi specifiche in grado di sparare dei dardi di ghiaccio intrisi di tossine contro le persone da colpire, le quali poi muoiono d’infarto dopo essere state colpite.

La CIA presentò questa sua arma già nel 1975 e diverse morti sospette sono state archiviate frettolosamente come infarti naturali proprio grazie a questa tecnologia.

 

Gli agenti CIA hanno mostrato di recente la pistola dell’infarto.

La morte di Monast sembra essere propria una di queste, e il “torto” del ricercatore del Quebec è stato quello di denunciare con molto anticipo la stretta relazione tra la New Age e gli alieni da un lato e l’avvento del falso messia anti cristico.

Sono certamente questi dei filoni privilegiati di quella che da queste parti si chiama falsa controinformazione.

Sono coloro che da diversi anni, a livello internazionale, “David Icke”, e a livello nostrano, “Corrado Malanga”, che i cosiddetti extraterrestri riuscirebbero, non si sa bene come, a infrangere ogni legge della fisica e a viaggiare miliardi di anni luce per poi venire qui e di fatto, propalare, guarda caso, una nuova falsa religione.

Se si leggono le testimonianze delle cosiddette vittime di “rapimenti alieni” si vedrà che queste entità suggeriscono chiaramente che Gesù Cristo non sia mai esistito e che in realtà sono loro i nuovi “dei” da adorare.

Si parla di vibrazioni, frequenze, chakra e si entra nel campo appunto dove vuole che si entri il mondialismo, ovvero la falsa religione della società teosofica fondata dalla massona e satanista “Madame Blavatksy”.

L’ufologia, in altre parole, non è altro che una branca della demonologia e della massoneria in quanto questa non ha il solo scopo di fondare una nuova religione fondata sul culto di questi presunti esseri extraterrestri, che altro non sono che i classici demoni del passato.

Esiste una vasta bibliografia dalla quale si può attingere per trovare le prove che il fenomeno ufologico è strettamente legato a quello demoniaco, e che ogni qual volta la persona subisce il cosiddetto “rapimento alieno” subisce in realtà gli stessi fenomeni negativi dai quali è affetta la persona posseduta dai vari demoni.

Il più grande inganno del XX secolo è forse proprio questo.

 Quello di far credere che la Bibbia sia una sorta di libro mal tradotto che contenga i segreti della falsa esistenza di un’altra razza aliena, e non sorprende che ai vari impostori e massoni che scrivono false traduzioni dei testi sacri, i media mainstream srotolino il tappeto rosso e si premurino di dargli tutta la visibilità necessaria.

 

Quante volte nel corso dei decenni passati i vari talk show più noti in Italia, quali quello del massone “Maurizio Costanzo”, hanno dato spazio a sedicenti contattisti o a sedicenti maghi e ciarlatani che asserivano che la Bibbia non era altro che una menzogna?

E’ questa davvero la battaglia più importante, dato che gli agenti della teosofia e della massoneria quali “David Icke” si sono infiltrati nel campo della resistenza al totalitarismo mondialista per seminare menzogne anticristiane e anticristiche di vario tipo che portano dritti tra le fauci della New Age e della falsa religione del Nuovo Ordine Mondiale.

Icke stesso ripete di sovente “salvati da solo”, che è appunto il falso motto di questa religione gnostica che vuole separare l’uomo dalla Provvidenza per portarlo sulla strada invece di quei poteri e di quella falsa religione che vogliono distruggerlo.

Gli “alieni” sono parte integrante di questa agenda e le élite si sono sempre lasciati sul tavolo questa opzione.

Questo spiega anche l’ossessione di Hollywood per il genere della fantascienza che ha avuto il compito di preparare il grande pubblico a questa idea, ovvero quella che ci sono civiltà aliene provenienti da altri mondi e che queste aspirino alla conquista del pianeta.

“Independence Day”, diretto e scritto nel 1996 da due registi e sceneggiatori di origine ebraica, “Roland Emmerich” e “Dean Devlin”, è forse la rappresentazione perfetta del piano del quale parlava lo stesso Reagan.

Una razza aliena giunge sul pianeta per conquistarlo e l’unica speranza per rovesciare le sorti di questa battaglia è la chiamata comune all’unione di tutti i Paesi della Terra, comandati ovviamente dall’impero americano nelle mani di un ristretto manipolo di finanzieri e membri della potente lobby sionista.

I droni che si stanno vedendo nei cieli sembrano essere un prodromo a questo tentativo di creare un’altra crisi artificiale anche perché sono accompagnati dalla comparsa di strane luci che lasciano appunto pensare che chi dispone di questa tecnologia abbia iniziato a fare le prove tecniche.

L’esecuzione definitiva però, come si diceva poc’anzi, appare di difficile realizzazione soprattutto perché mancano all’appello gli Stati Uniti che dovrebbero dare la decisiva spinta per attuare questo piano.

Il mondialismo però ormai è separato dalla realtà e sembra trovarsi in una sorta di dimensione parallela.

Qualsiasi tentativo di spingere in una direzione, non farà altro che provocare esattamente gli effetti contrari a quelli desiderati. Il Nuovo Ordine Mondiale è ormai nella fase dell’accanimento terapeutico.

 

 

Caos Globale e Riciclaggio

 in Cloud Banking.

Conoscenzealconfine.it – (16 Dicembre 2024) - Manlio Lo Presti – ci dice:

 

Un metodo efficace per non essere condizionati dal racconto meccanico di una alluvione di fatti, spesso travisati nei contenuti e nei significati, è quello dell’approccio panoramico, seguendo le rotte del danaro che è alla base dell’orizzonte degli eventi.

Valutare a distanza consente di collegare notizie provenienti da zone e date diverse.

 Visualizzando la situazione geopolitica attuale da un punto di vista globale, le economie emergenti e quelle che intendono liberarsi dall’egemonia dell’anglosfera preferiscono la stabilità politica ed economica per diffondere e pianificare a lungo termine la propria produzione commerciale.

L’anglosfera – e una parte dell’Occidente in gran parte trainato a strascico – è guidata dalla finanza speculativa.

 Questo settore tossico si alimenta diffondendo caos con rivoluzioni colorate, disordini, omicidi, sterminio di massa, povertà, ricusazione di elezioni “non gradite”, guerre locali, pandemie.

Collassare l’economia di un Paese, far crollare le istituzioni bancarie e finanziarie significa acquisire a prezzi bassi i privilegi ipotecari detenuti da queste strutture, impadronendosi di milioni di beni immobiliari con metodi che ricordano le razzie delle invasioni barbariche o dei mongoli.

La storia non cambia.

Il trasferimento delle ricchezze si realizza quasi totalmente con il saccheggio che le ricchissime famiglie bersagliate quasi mai denunciano alle autorità.

 La parte di trasferimento in modo “legale” rappresenta una minima parte.

La fretta occidentale di eliminazione dei nemici e di reazione trova di fronte il muro di gomma russo-cinese che rallenta il compimento dei loro piani.

Si tratta di un’azione di contenimento che ricorda i movimenti di un boa constrictor.

I Paesi che hanno deciso di non assoggettarsi all’egemonia occidentale adottano la programmazione di medio-lungo periodo.

 L’occidente e i suoi sodali agiscono con velocità ossessiva con il c.d. tapering, la robotizzazione borsistica dei “mercati” che vendono e comprano al millesimo di secondo e con altre trovate infernali sempre più veloci.

Le criptovalute, inizialmente usate in Occidente, sono diventate uno strumento dei Brics per il trasferimento di miliardi senza passare dai canali bancari e finanziari né essere sottoposti al controllo delle Autorità di vigilanza nazionali e internazionali, quasi tutti di emanazione occidentale e, ancora di più, angloamericana.

La Cina e un crescente numero di operatori economici, di miliardari e di organizzazioni criminali stanno facendo largo uso del “cloud banking” e delle sue variabili operative.

(ibm.com/it-it/topics/cloud-banking).

Il riciclaggio mondiale si sposta in oriente viaggiando su reti virtuali.

Questa è la motivazione reale che sta provocando guerre cibernetiche sempre più feroci ed estese.

Non è una iniziativa di pirati informatici casuali, come viene diffuso dalla favolistica corrente.

La vera partita in gioco delle guerre cibernetiche è costituita in parte dalla ridicola somma di 320.000.000.000.000.

TRECENTOVENTIMILA MILIARDI di dollari, pari all’intero debito pubblico USA che si vorrebbe far pagare all’intero pianeta sia con il ricatto sia con le sanzioni sia con le azioni militari o con una combinazione di fattori.

Molti Paesi non sono più disposti a subire passivamente sanzioni e costi imposti e agiscono per liberarsi da questa catena, unendosi all’interno di una alleanza costruita su alternativi circuiti di valore, di creazione della ricchezza e del suo trasferimento.

La guerra planetaria in corso è coperta da dozzine di sceneggiature e di narrazioni diversive.

 Reca come motivazione vera l’eliminazione di circuiti alternativi al dollaro, con le correlate obbligazioni a sottoscrivere titoli del debito sovrano americano e la rimozione delle numerose basi militari installate nei territori dei Paesi satelliti che spesso pagano anche i costi di manutenzione.

La tutela della “sicurezza nazionale” è la scusa a cui l’anglosfera ricorre per aggredire e sterminare militarmente chi si oppone alla schiavitù del debito globale USA e al predominio della finanza angloamericana a trazione israeliana.

Gli affari sono affari… anche se si concludono sedendosi su montagne di teschi.

(Manlio Lo Presti).(lapekoranera.it/2024/12/09/caos-globale-e-riciclaggio-in-cloud-banking/).

 

La strana morte dei 5 israeliani

in Marocco e il tentativo dei Rothschild

di portare il patrimonio a Rabat.

Lacrunadellago.net - Cesare Sacchetti – (13/12/2024) – ci dice:

 

A leggere le cronache di alcuni giornali arabi e israeliani si sarebbe trattato di una disgrazia.

Cinque turisti israeliani che fanno una gita in Marocco su una strada di “Ouarzazate”, chiamata la “porta del deserto” per via del fatto di essere praticamente a due passi dalle vaste distese del deserto del Sahara.

I cinque si sarebbero capottati con la loro macchina e sono morti tutti all’istante, ma non sono stati forniti molti dettagli sulla dinamica di questo incidente.

Non è stato detto se erano coinvolti altri veicoli, e se eventualmente uno di questi abbia in qualche modo “propiziato” l’incidente e fatto sbandare la macchina.

I passeggeri non avevano proprio il profilo di “turisti” qualsiasi, visto che almeno due di essi erano dei rabbini, e se si pensa che soltanto qualche giorno prima, un altro rabbino della influente sette sionista di “Chabad”, tale “Tvi Kagan”, era morto in circostanze misteriose negli Emirati Arabi, la singolare coincidenza ha dato non poco da pensare, almeno a quelli che sono abituati ad osservare da più vicino gli eventi.

“Kagan” sarebbe stato rapito da presunti terroristi ancora non identificati per poi essere ucciso vicino “Dubai”, la Disneyland del Medio Oriente nota per i suoi sfavillanti palazzi, ma meno nota al grande pubblico per tutti i suoi traffici, a partire da quello di esseri umani, molto fervente nella città emiratina.

Non c’è stata nessuna rivendicazione ufficiale di questo omicidio e questo ha sollevato ancora più perplessità sul fatto che “Kagan” possa essere stato ucciso veramente da nemici di Israele.

Gli Emirati sono un posto dove gli israeliani si sentono a loro agio, e dove non sono affatto in pericolo, poiché il regno degli emiri non è ostile a Israele, come lo non è stato per molti anni la potenza dominante della regione, l’Arabia Saudita, che prende il nome dalla potente tribù dei Saud.

I Saud non hanno mai nutrito una vera ostilità per lo stato ebraico, soprattutto probabilmente perché questa famiglia non è realmente araba, ma ha origini ebraiche come aveva dimostrato un dissidente saudita, “Al Saaed”, che aveva anche scritto un libro nel quale documentava le vere origini genealogiche dei “Saud”, che nulla avevano a che vedere con Maometto.

 

A “Riyad” non devono aver troppo gradito le scottanti rivelazioni di “Al Saeed”, che fu rapito in Libano nel 1979 e scaraventato da un aereo per ordine dei regnanti sauditi, i quali sono stati per molti decenni al riparo dagli attacchi della stampa Occidentale, che non aveva difficoltà a definire l’Iran una “dittatura” mentre dava ai sauditi un lasciapassare per poter commettere qualsiasi tipo di omicidio, anche il più efferato.

Il parametro stabilito dall’Occidente liberale per definire i campi dei “buoni” e dei “cattivi” è sempre stato quello del culto dei diritti umani, ma questo si devono applicare alla lettera con i “nemici”, ovvero quegli attori politici scomodi all’anglosfera e ad Israele, mentre per quello che riguarda gli “amici”, allora le maglie interpretative si allargano e la severità si abbassa notevolmente perché non si vuole dare seccature a chi è gradito a Londra e Tel Aviv.

 

Nello scenario presente, le cose si fanno più complicate perché i “Saud”, da bravi doppiogiochisti, hanno compreso che i vecchi referenti anglo sionisti non hanno più l’influenza di un tempo, e allora iniziano a mettere il piede in due staffe tanto da aver presentato una “domanda di ammissione ai BRICS”, per poi metterla nel congelatore, forse in attesa di capire se conviene o meno fare il salto definitivo.

 

Se un rabbino come Kagan quindi viene ucciso in Paesi come gli Emirati, altro Paese vicino a Riyad, è difficile che possa essere il risultato di una operazione messa in atto da agenti vicini, ad esempio, all’Iran perché in questi territori i servizi israeliani sono attivi e presenti, e generalmente riescono a sventare in anticipo le varie minacce.

Israele sembra essere attraversata da una profonda crisi intestina, non narrata dai media Occidentali che ancora oggi sono la grancassa della propaganda sionista che vuole far credere che lo stato ebraico avrebbe distrutto in due giorni le intere forze armate siriane.

“Kagan” non era proprio un rabbino qualunque.

 Era un rabbino di “Chabad”, la setta sionista più vicina a Netanyahu, che ha avuto per molti anni uno stretto rapporto di amicizia con il leader di tale gruppo, il rabbino “Schneerson”, considerato per molto tempo dai suoi seguaci come l’incarnazione del “moschiach ebraico”, tanto che alla sua morte, avvenuta nel 1994, si narra che diversi membri di “Chabad” abbiano atteso, invano, la sua resurrezione.

 

Chiunque abbia ucciso Kagan è il Likud di Netanyahu che voleva colpire e non è da escludersi che ad eseguire questo omicidio siano state proprio quelle frange del Mossad, più sensibili alle istanze del mondo secolare progressista ebraico, che a quelle del sionismo messianico che invece rincorrono il sogno della Grande Israele.

L’interesse dei Rothschild per il Marocco.

Non può escludersi quindi che la morte dei cinque israeliani non sia “accidentale”, e che non sia in realtà un altro capitolo di questa guerra intestina che sembra essere iniziata da qualche mese a questa parte con la comparsa di strane sparatorie in Israele, i cui mandanti ancora non sono stati identificati.

Il Marocco è, ad ogni modo, un altro posto dove la comunità ebraica si sente a suo agio, e dove già da qualche anno si erano posati con più attenzione gli occhi dei Rothschild.

 

Già nel 2020 la famigerata famiglia di banchieri ebrei di Francoforte aveva iniziato ad interessarsi a questo Paese per fare tutta una serie di investimenti che avrebbero dovuto essere eseguiti attraverso il fondo “Edmond de Rothschild” che ha sede a Ginevra.

A ritardare il piano di far affluire capitali in Marocco già 4 anni addietro sarebbe stata il dispiegarsi della farsa pandemica, ma oggi la famiglia Rothschild sembra essere tornata per mettere Rabat al centro dei suoi piani.

Non si tratta però soltanto di un piano di investimenti perché si crede nelle generali potenzialità di crescita del Marocco, ma di qualcos’altro.

A spiegare quello che starebbe davvero accadendo, sono state fonti diplomatiche e di “intelligence serbe” che hanno riferito che in realtà la dinastia di banchieri stia cercando un rifugio per mettere i propri capitali al riparo dalle perdite che starebbero subendo altrove.

Gli affari non vanno più a gonfie vele come un tempo.

Il potere immenso che questa famiglia esercitava sulla finanza mondiale ha iniziato ad erodersi sempre di più, tanto che i Rothschild sono stati costretti ad una mossa senza precedenti, quale quella di mettere all’asta la loro collezione d’arte privata, della quale erano molto gelosi, e della quale mai prima d’ora avevano pensato di privarsi.

Si è combattuta una guerra non solo nel campo della geopolitica tra quelle forze più vicine ad istanze sovraniste, quali la Russia di Putin e gli Stati Uniti di Trump, e quei poteri globalisti che hanno concepito la farsa pandemica per arrivare alla definitiva manifestazione del tanto agognato Nuovo Ordine Mondiale.

Non è andata troppo bene per i secondi.

 Oltre ad aver visto sfumata la possibilità di inaugurare il Grande Reset, è iniziata una progressiva crisi dei “grandi” fondi di investimento dell’alta finanza mondiale come” BlackRock”, che nel 2022 ha fatto registrare il record di perdite e che adesso vede una costante fuga dei suoi specialisti di mercato che stanno lasciando la compagnia.

Sono stati in molti a pensare, correttamente, per decenni che il vero potere di questa famiglia era quello di avere la facoltà di creare moneta in quantità virtualmente illimitata attraverso la loro partecipazione alle banche centrali, che non sono realmente statali, ma private e nelle mani appunto di istituti bancari non pubblici.

Banca d’Italia è uno degli esempi più vicini per il caso dell’Italia se si pensa che l’istituto è partecipato in larga parte da banche private, ma anche quello della famosa Federal Reserve Bank risulta ancora più calzante.

 

La FED è stata per molti anni nell’assoluta disponibilità delle famiglie bancarie più potenti del mondo quali i Warburg, i Morgan, i Rockefeller e gli stessi Rothschild.

A scoprire per primo che queste famiglie erano i veri proprietari della FED è stato “Eustace Mullins” che nella sua opera “I segreti della FED” spiegava come queste dinastie bancarie erano in realtà le vere azioniste di maggioranza di questo istituto che non è pubblico né federale, come vuole far credere il nome.

 

Se si guarda, ad esempio, ad una delle 12 banche federali che compongono la FED, la” New York FED District Bank” si vedrà che essa è controllata da banche quali First National Bank of New York, la Chase National Bank, la Hanover National Bank N.Y, e l’analisi degli azionisti che governano queste banche fu spiegata persino di fronte alla commissione bancaria della Camera dei Rappresentanti americana nel 1976.

 

Ad avere il controllo reale della FED sono i nomi dei banchieri che sono stati citati prima, ma negli ultimi anni, dopo l’avvento dell’amministrazione di Trump, sembra che i signori della finanza non abbiano più il controllo della macchina che stampa soldi come un tempo, tanto che diverse importanti banche americane sono fallite negli ultimi anni, e la FED non è andata in loro soccorso come accaduto, ad esempio, nel 2009, ai tempi dell’amministrazione Obama, che nulla fece per impedire il salvataggio di Wall Street.

Non è più tempo del potere assoluto evidentemente.

Non è più il tempo dell’abbondanza e allora persino questa famiglia che ha tenuto nascosta la sua immensa ricchezza per secoli, va alla ricerca di qualche Paese rifugio per ripararsi dalla tempesta.

 I Rothschild hanno quindi individuato nella banca centrale del Marocco, presieduta dal 2003 dal governatore “Abdellatif Jouahri”.

Sembra comunque apparire chiaro un fatto.

La famiglia che ha avuto per 200 anni in mano le sorti della politica mondiale oggi si scopre più debole e in crisi, e il futuro non è più quello che essi hanno avuto in mente per tanto tempo.

 

 

 

La “maskirovka” di Assad e Putin

e la guerra psicologica

sulla Siria.

Lacrunadellago.net – (09/12/2024) - Cesare Sacchetti – ci dice:

 

Ancora prima che le armi, per vincere una battaglia e una guerra, l’arma più importante di tutte è certamente quella della psiche.

La guerra psicologica è lo strumento supremo per avere la meglio sull’avversario, poiché, quando il nemico si trova in superiorità numerica e avvantaggiato sotto molti aspetti, allora occorre utilizzare altre armi che non siano quelle fatte di metallo e piombo, ma quelle che hanno a che fare con la mente.

Occorre irretire il nemico, fargli credere che una determinata situazione non corrisponda al vero o viceversa, per indurlo a commettere quegli errori fatali che possono costargli la definitiva sconfitta sul campo.

Ogni servizio segreto che si rispetti, ogni forza armata degna di questo nome studia meticolosamente la guerra psicologica e i suoi metodi di adozione.

La si studia a West Point come a Mosca e a Tel Aviv.

In Siria, prim’ancora che una guerra delle armi, è proprio questo tipo di guerra che si combatte, quella nella quale un nemico, in questo caso Israele assistito dai media Occidentali e da quelli cosiddetti “alternativi”, ormai protesi dei primi, si stanno prodigando per dipingere il Paese come in preda allo sbando più completo, e come caduto rapidamente nelle mani dei jihadisti.

Da queste parti tale narrazione non ha mai convinto molto sin dal principio, dal momento che si parla di rimasugli di tagliagole islamici che sarebbero passati principalmente dalla Turchia, a causa dei consueti doppio giochi di Erdogan, e che a fatica raggiungerebbero le 10-15mila unità.

Pare infatti che in queste ore siano stati tutti investiti da una sorta di amnesia collettiva o da una isteria senza freni che è esattamente quello che vogliono i gestori dei media mainstream e di quelli della falsa controinformazione.

Pare che nessuno ricordi più come la Russia, la Siria e l’Iran abbiano sconfitto dal 2012 al 2020 un’orda di tagliagole islamici che superava di gran lunga il numero di quelli attuali, e raggiungeva tranquillamente le 100mila unità soltanto in Siria.

Le varie potenze al servizio dell’anglosfera e dello stato ebraico quali l’Arabia Saudita e il Qatar avevano fatto affluire decine e decine di milioni di dollari per reclutare questo esercito di assassini che, se si vuole, aveva anche molto poco a che fare con i precetti dell’Islam, dato che il loro scopo non è mai stato quello di dichiarare alcuna guerra santa contro il sionismo ma di farne invece le sue volontà.

 

La Grande Israele: l’ossessione del sionismo messianico.

L’ISIS, come detto in passato, è poco più che un brand, un marchio dietro il quale ci sono gli interessi di Israele che aspira a costruire il suo impero in Medio Oriente attraverso l’annessione e la conquista degli Stati vicini, in particolare la Siria di Assad, il Libano, e l’Iraq, poiché la Grande Israele si estenderebbe dal Nilo all’Eufrate sul solco dell’antica nazione israelitica.

Anni addietro, nel 2007, a rivelare come questo sarebbe stato il futuro del Medio Oriente e del mondo fu il generale “Wesley Clark”, un falco del Pentagono e dello stato profondo americano.

Infatti il generale Clark ha spiegato il piano di devastazione del Medio Oriente.

Clark disse in quell’occasione come al Pentagono avessero già pronto un piano per fare guerra a sette Paesi quali Siria, Iraq, Afghanistan, Sudan, Somalia, Libia e Iran.

Ognuno di questi non rappresentava alcuna vera minaccia nei confronti della politica estera americana, che non ha mai avuto nessun vero tornaconto o vantaggio strategico dal restare impelagati nelle sabbie mobili del Medio Oriente, salvo quello di fare appunto gli interessi dello stato ebraico che voleva abbattere quei Paesi che si frapponevano tra esso e la strada che conduce alla Grande Israele.

Assad è uno di quei grandi nemici.

Assad è uno di quei politici che non è a libro paga del sionismo e che non ha mai avuto alcuna intenzione di cedere o svendere la sovranità del proprio Paese, e allora per tale ragione andava severamente punito.

Occorreva fare di lui un esempio.

Occorreva scatenare l’inferno contro di lui, in maniera non molto dissimile da quanto accaduto a Gheddafi, barbaramente ucciso nel 2011 dalla NATO, il braccio armato del mondialismo e della stessa Israele.

Nel 2014, la Siria era precipitata in tale inferno e si trovava accerchiata dai tagliagole islamici che agivano per smembrare il Paese e per portarlo in dote al vicino stato ebraico.

A capire immediatamente che il mondo era vicino all’abisso fu proprio Vladimir Putin.

Putin comprese che il sionismo voleva conquistare la Siria e per impedire che questa fosse smembrata e annessa a Israele, strinse un’alleanza militare con Assad per respingere l’ISIS e le mire imperialiste ebraiche.

Se oggi non c’è un impero sionista in Medio Oriente lo si deve a Vladimir Putin che ha dato il necessario sostegno militare alla Siria contro i terroristi islamisti, tra i quali non era infrequenti trovare proprio degli agenti del Mossad tra le fila dell’ISIS, come visto nel caso di “Ephraim Benjamin” e dello stesso “al-Baghdadi”, identificato da alcuni come “Simon Eliot”, agente della intelligence israeliana.

 

Se il Mossad però è avvezzo all’arte dell’inganno, gli altri servizi non sono certo degli sprovveduti e allora per provare ad analizzare con un minimo di logica la crisi siriana, non si può davvero credere che Putin e Assad siano d’un tratto divenuti due stolti alle prime armi, e che abbiano deciso di gettare alle ortiche tutto il paziente lavoro degli anni passati di fronte a delle sortite di gruppi di terroristi che non raggiungono nemmeno i 20mila uomini.

 

I terroristi islamici: il diversivo di Israele.

 

Non ha alcun senso né logico né militare.

L’esercito siriano ha ricevuto l’espresso ordine di ritirarsi non perché improvvisamente non sappia più combattere come affermano alcuni analisti della domenica, ma perché l’invasione dei jihadisti è soltanto un diversivo.

A confermarlo è stato anche uno dei capi di questi, che ha espressamente dichiarato che la loro azione è servita per preparare il terreno a quella dell’esercito israeliano che ora si attende che invada il Paese.

I terroristi islamici erano soltanto una cortina fumogena.

 La loro missione era quella di provocare uno scontro tra questi e le forze armate siriane che si sarebbero trovate invischiate in duri combattimenti attorno alla provincia di “Homs”, mentre nella parte Orientale della Siria, l’esercito israeliano sarebbe entrato indisturbato e avrebbe avuto gioco facile a occupare le parti del territorio siriano che il “governo del Likud” vuole conquistare e annettere a Israele.

 

La Russia, la Siria e l’Iran hanno messo in atto la mossa più intelligente possibile. Non sono caduti nel tranello.

Non hanno abboccato all’amo, si sono ritirati e hanno iniziato a bombardare le province occupate dai terroristi le cui fila si stanno già assottigliando per i numerosi bombardamenti.

Attraverso questa mossa, l’esercito siriano ha preservato le sue fila per il vero combattimento che si terrà contro l’esercito israeliano, una volta che questo deciderà di invadere il Paese, come sembra stia già facendo.

Adesso la palla si trova per l’appunto nel campo di Israele.

 La Russia e Assad hanno fatto credere che il presidente siriano che aveva così tenacemente resistito ad invasioni e scontri ben più feroci di questi, se ne sia andato con la coda tra le gambe in modo che così a Tel Aviv pensino che effettivamente Damasco sia ormai allo sbando.

 

Se lo stato ebraico ora vuole provare ad entrare nel Paese, l’esercito siriano, che ancora agisce in pieno coordinamento con quello russo, potrà lanciare la sua controffensiva assistito sia dall’aviazione russa sia dall’Iran che ancora ha i suoi consulenti sul terreno da quando è iniziata quella che impropriamente viene chiamata “guerra civile siriana”, quando essa è in realtà una guerra di Israele e dell’anglosfera contro Assad, giudicato un ostacolo da rimuovere ad ogni costo per estendere i confini dello stato ebraico.

Non va dimenticato infatti che la Russia non ha smobilitato nessuna delle sue basi in Siria, come avevano fatto falsamente credere i media Occidentali, ai quali prontamente ha fatto eco la solita falsa controinformazione.

Quella della guerra, come si diceva in principio, prim’ancora che una battaglia sul terreno è una battaglia delle menti, e si deve far credere all’avversario ciò che è o non è per indurlo all’errore e farlo cadere nella trappola.

Si fa purtroppo fatica a trovare lucidità in queste ore.

Si fa fatica a trovare una qualche voce che faccia notare come è evidente che è stato un ordine preciso alle forze armate siriane di non attaccare subito, non perché Assad sia improvvisamente impazzito, ma perché è chiaro che il presidente siriano e Putin sanno bene in quale tipo di imboscata Israele voleva trascinare Assad.

I due presidenti si erano già visti a Mosca il 28 novembre ed erano perfettamente informati di questa “recrudescenza” degli islamisti spinti da Israele e Turchia ad entrare in Siria.

Non sono stati colti alla sprovvista come qualcuno vuole far credere.

 

Al Cremlino hanno già dato una prova della “maskirovka”, l’arte dell’inganno militare, quando nel 2023 si mise in scena un falso golpe per gettare fumo negli occhi dei media Occidentali che come tanti polli caddero nella rete, e iniziarono a scrivere che a Mosca ormai Putin era “indebolito”, quando l’anno dopo vinse con un’ondata oceanica di consensi, e dopo che attraverso quella operazione era riuscito a scovare tutti gli infiltrati annidati nelle stanze del Cremlino e in quelle del ministero della Difesa.

Si assistette in quell’occasione ad un capolavoro dell’arte della guerra, e qui, su questo blog, si rivelò in esclusiva come il falso golpe fu pensato proprio per questo, mentre, inutile dirlo, la falsa informazione alternativa praticamente era una eco dei media mainstream.

 

Accade anche in queste ore.

Non si contano i canali della falsa informazione alternativa che parlano di “figuraccia” di Mosca e Damasco, e sono gli stessi che appunto seminarono la stessa disinformazione sul falso golpe del 2023, e sono gli stessi che a ogni piè sospinto fanno di tutto per dipingere Trump e Putin come “agenti segreti del mondialismo e del sionismo”.

La centrale della disinformazione dei servizi Occidentali e italiani ha deciso evidentemente di mutare strategia.

Perduta completamente la credibilità dei classici mezzi di comunicazione di massa, si è deciso di ricorrere ai canali dei falsi contro informatori e dei falsi oppositori sulle reti sociali che in queste ore sulle loro pagine scrivono le stesse identiche cose che scrive, ad esempio, la “Reuters”.

Sono due facce della stessa medaglia che hanno messo in moto il frullatore impazzito di immagini e video nei quali si vedono alcuni terroristi che scorrazzano in giro con la moto a Damasco, e dalle immagini stesse che questi propongono si può capire che il numero dei jihadisti è ben lontano da quello di chi ha in mano il Paese.

 

A Tel Aviv forse probabilmente credono che sia già finita. Credono veramente che ormai possono entrare nel Paese e farne una sua provincia quando non sono nemmeno riusciti ad avere la meglio sul Libano, umiliati da Hezbollah che ha fatto andare nel panico i soldati israeliani che non sapevano come fare per combattere i militanti del partito armato, forse perché troppo abituati a vedersela soltanto con donne e bambini.

Se si guarda per un istante indietro alla storia del secolo XX, non si riuscirà comunque a non vedere una semplice evidenza.

Il sionismo ha governato e manipolato tutti gli eventi che hanno cambiato il corso della storia dell’epoca contemporanea.

La prima guerra mondiale è stata indispensabile per far salire al potere i bolscevichi finanziati dalla finanza askenazita e togliere di mezzo l’impero Ottomano per poter trasferire il mandato della Palestina nelle mani della Gran Bretagna, su espresso ordine della famiglia Rothschild.

La seconda è servita a costruire l’archetipo del governo mondiale, l’ONU, e a far nascere definitivamente lo stato di Israele.

Gli architetti del caos rincorrono ancora una volta le stesse crisi artificiali, quegli eventi catartici che consentono loro di raggiungere i loro scopi che stavolta appaiono sempre più lontani.

Ora, come si diceva in precedenza, la palla è nel campo israeliano.

 Se Tel Aviv vuole a tutti i costi inseguire il fallito e irraggiungibile proposito della Grande Israele, allora non deve fare altro che entrare in Siria, ma deve tenere a mente che dall’altra parte li stanno aspettando.

 

Non ci sono ovviamente nemmeno gli Stati Uniti a togliergli le castagne dal fuoco perché Trump, che da tempo aveva messo in conto di ritirarsi dalla Siria e di separare la politica estera americana da quella israeliana, ha preso prontamente la palla al balzo per annunciare che Washington deve togliere le tende dal Paese, anche se prima di farlo abbia deciso di lasciare un ricordino ai vari islamisti reclutati da Turchia e Israele.

Ieri notte infatti l’aviazione americana ha annunciato che sono partiti bombardamenti a tappeto contro i terroristi, e questa decisione pare difficile che possa venire da Joe Biden, a meno che non si pensi ancora dopo 3 anni e mezzo che la cosiddetta “amministrazione Biden” , dopo una interminabile sequela di gaffe e dopo una politica estera immutata rispetto a quella di Trump, abbia davvero il potere decisionale a Washington, nonostante tutte le evidenze del contrario.

A Israele comunque sembra non bastare.

Israele sembra determinata a proseguire sulla via dell’auto distruzione, nonostante la sua crisi interna e nonostante una guerra civile strisciante che si combatte da alcuni mesi nelle fila della sua stessa intelligence.

A Tel Aviv forse coltivano l’illusione di trascinare il mondo intero giù con essa.

Se lo stato ebraico cerca davvero la guerra mondiale, allora deve stare molto attento perché l’Armageddon se arriverà sarà proprio su di esso, e non sul resto del mondo.

Il Likud pare accecato dal sogno di costruire una nazione tra le nazioni e di incoronare il loro “moschiach” come re del mondo.

È un sogno di folle vanagloria privo di qualsiasi legame con la realtà e animato da un profondo odio contro il cristianesimo.

E come tutti i sogni folli sarà destinato a infrangersi rovinosamente contro la storia.

 

 

 

 

Babbo Natale, per favore

portami una guerra per Natale.

Theburningplatform.com - Jim Kunstler – (16 -12-2024) – ci dice:

 

"Comprendetelo profondamente: avete quasi perso il vostro paese e la vostra libertà a causa di uno squilibrato e totalitario nemico dell'anima e del destino della nostra nazione. Prendilo sul personale".

 (Mel K.)

Quindi, vi aspettavate che "Joe Biden" servisse una piccola e ordinata Terza Guerra Mondiale natalizia, lanciando ATACMS in Russia e tutto il resto, ma invece, sorpresa, sorpresa, avete avuto “La Guerra dei Mondi”:

misteriosi droni che si librano in alto sopra gli infiniti negozi di marmitte, i saloni di manicure, i palazzi mafiosi e le moschee del New Jersey.

Ma sembra che ci sia di più in questo, ad esempio, della bravata che Orson Welles fece nel 1938, spaventando alcuni con sberle alla radio.

Non si tratta di scherzare.

 

Va avanti da settimane. E non solo nel New Jersey.

 

Ma intorno a New York City, su per la valle del fiume Hudson sopra l'aeroporto di Stewart, in Massachusetts, giù in Pennsylvania e fuori in Ohio nelle vicinanze della base aerea di Wright-Patterson vicino a Dayton, Ohio.

Urla di "WTF" riecheggiano su tutti i canali di notizie via cavo.

 Il governo degli Stati Uniti – cioè l'amministratore crepito di "Joe Biden" – fa lo stupido.

“Alejandro Mayorkas, il nostro ineccepibile capo della Sicurezza Nazionale”, ha detto domenica ad ABC-News "che non c'è dubbio che i droni siano stati avvistati".

Sono sicuro che questo ti ha detto molto.

Ha continuato spiegando che la “FAA” ha cambiato le sue regole l'anno scorso consentendo ai droni di volare di notte.

Dobbiamo supporre che gli accaniti proprietari di droni statunitensi abbiano aspettato fino all'ultimo mese di quest'anno per iniziare a far volare i loro aerei domestici dopo il tramonto?

John Kirby, portavoce del Pentagono, ha aggiunto in una conferenza stampa che gli investigatori federali non sono stati "in grado di corroborare le notizie di droni non autorizzati sopra il New Jersey".

 (Traduzione: la DARPA e le altre operazioni del Pentagono sono troppo occupate a trovare nuovi modi per sorvegliarti e ucciderti per preoccuparti di questi sciami di droni.)

Le teorie abbondano e si moltiplicano.

Uno è che si tratti di droni del governo degli Stati Uniti alla ricerca di segnali di radioattività provenienti da una bomba nucleare presumibilmente rubata dal vecchio arsenale sovietico dell'Ucraina – e possibilmente nascosta in un container o in qualche altro nascondiglio lungo la nostra costa orientale.

 È una bella storia.

Si dice che circa 60 bombe nucleari Uke di quell'epoca siano scomparse nei decenni successivi.

Naturalmente, il proprietario teorico di un tale dispositivo dovrebbe essere piuttosto stupido per non nascondere la sua bomba atomica in una bara schermata di piombo per impedirne il rilevamento.

Nel frattempo, cos'altro si può dire o fare?

 In piedi su quella nuvola a forma di fungo...

 

Il blogger / autore ed ex stenografo della Casa Bianca (2002 – 2018) Mike McCormick aveva una teoria chiara: che gli interessi marittimi stessero testando le consegne di merci importate dall'offshore con i droni nel tentativo di aggirare le trattative sul contratto sindacale dello scaricatore di porto attualmente in corso.

 Il sindacato ha lottato contro l'automazione che eliminerebbe i posti di lavoro ben retribuiti di 85.000 lavoratori portuali.

Qualcuno fa presa su quello?

 

Naturalmente, è difficile digerire le dichiarazioni del governo che, in fondo, non sanno nulla sui droni.

 Ce ne sono abbastanza che volano su un terreno abbastanza vario che sicuramente l'USAF potrebbe trovare un modo per abbatterne uno su un pascolo di mucche, ad esempio, a Orange County, New York.

Sono francamente un po' sorpreso che qualche intraprendente tiratore scelto civile non abbia sparato fuori alcuni caricatori Remington da 7 mm nelle luci sospese.

Almeno non hanno detto che è Babbo Natale che sta testando un nuovo sistema di consegna ad alta tecnologia che metterebbe fuori gioco la sua vecchia slitta e renna.

La teoria a cui propendo è l'idea che "Joe Biden" (che significa il blob di Washington) stia disperatamente cercando un modo per ostacolare o respingere il 20 gennaioesimo insediamento di Trump.

Perché, beh, per dirla senza mezzi termini, un sacco di blobisti sono preoccupati di andare in prigione quando gente del calibro di Kash Patel, John Ratcliffe, Tulsi-G e Pam Bondi mette le mani sulle leve del potere e inizia ad aprire i file.

 Hanno trentacinque giorni per... per fare qualcosa! (Qualcuno, per favore, faccia qualcosa!)

Per tutto l'anno si è parlato molto di un'imminente emergenza aliena spaziale.

 Lo so, suona assurdo, e lo è ancora di più se si considera che il braccio militare del blob sarebbe così stupido da cercare di far passare i droni come astronavi aliene – come qualcosa uscito da un film horror degli anni '50 quando gli "effetti speciali" dovevano essere fatti con pupazzi e modelli di legno di balsa che volavano su fili. Forse si è arrivati a questo in quest'epoca super stupida.

 (Siete consapevoli che il principale ritorno decrescente della nostra magica tecnologia informatica è che ha reso la nostra società un ordine di grandezza più stupido su tutta la linea?

 Beh, lo ha fatto.)

La situazione rimane fluida, con indagini in corso e dibattito pubblico sulle implicazioni e le origini di queste attività dei droni.

 L'FBI è sul caso (quindi non temete!) insieme al signor Mayorkas e al suo gruppo, e forse anche all'esercito americano.

 Freddo. Hanno ottenuto questo, come ama dire Hollywood.

 Fare acquisti. Prendi uno zabaione goshdarn.

 Zitto.

 

 

 

 

 

Un dono che l'America non può

restituire: lo stato di polizia è

 il nuovo boss del crimine americano.

Theburningplatform.com - John W. Whitehead – (17 -12 -2024) – ci dice:

 

"Ci sono sempre dei rischi nello sfidare l'eccessivo potere della polizia, ma i rischi di non sfidarlo sono più pericolosi, persino fatali".

(Hunter S. Thompson, Regno della paura).

 

Lo stato di polizia americano è diventato il nuovo boss del crimine americano.

Trent'anni dopo che l'allora presidente Bill Clinton ha firmato il” Violent Crime Control and Law Enforcement Act”, la sua eredità di incarcerazione di massa, militarizzazione della polizia e eccessiva criminalizzazione continua a perseguitarci.

È diventato il dono che l'America non riesce a restituire.

Ora stiamo subendo il contraccolpo delle tre minacce del Crime Bill: militarizzazione della polizia, una mentalità guerriera che fa sì che la polizia consideri il resto della cittadinanza come un nemico combattente, e l'addestramento delle forze dell'ordine che insegna ai poliziotti a sparare prima e a fare domande dopo.

Troppo spesso, questa "triplice minaccia" si manifesta anche in blocchi mortali del traffico, nell'uso eccessivo della forza contro individui disarmati e nei controlli del benessere che si sono rivelati fatali.

Il disegno di legge sul crimine ha alimentato l'ascesa dello stato di polizia riversando finanziamenti nelle forze dell'ordine, in particolare per gli armamenti di livello militare e l'espansione delle forze di polizia.

 Ha anche gettato le basi per l'incarcerazione di massa incentivando la costruzione di più prigioni e promulgando dure leggi sui "tre colpi" che imponevano lunghe condanne per i recidivi.

Più criticamente, la legge sul crimine ha portato alla crescita esplosiva delle “squadre SWAT” in tutto il paese.

 

Si stima che ogni anno vengano effettuati più di 80.000 raid SWAT.

Ciò si traduce in oltre 200 ogni giorno negli Stati Uniti.

Tra le decine di migliaia di raid che lasciano dietro di sé le macerie di vite, case e fiducia nelle cosiddette forze di pace della nazione, alcune sono così eclatanti da tagliare l'apatia e la desensibilizzazione che si sono stabilite nella nazione riguardo alla violenza della polizia.

“Breonna Taylor” è stata uccisa quando la polizia in borghese ha eseguito un mandato di arresto nella sua casa a tarda notte.

Gli agenti hanno usato un ariete per entrare in casa.

Il fidanzato di Taylor, credendo che si trattasse di un'invasione domestica, ha sparato un colpo di avvertimento.

Gli agenti hanno risposto con una raffica di colpi di arma da fuoco, uccidendo Taylor.

Tali tragedie non sono incidenti isolati.

Sono il risultato diretto di un sistema costruito su politiche come la legge sul crimine del 1994.

La sfortunata realtà con cui dobbiamo fare i conti è che l'America è invasa da poliziotti militarizzati – vigilantes con un distintivo – che hanno una discrezione quasi assoluta nel decidere chi è una minaccia, cosa costituisce resistenza e quanto duramente possono trattare con i cittadini che sono stati nominati per "servire e proteggere".

Non importa dove si vive, grande città o piccolo paese, è lo stesso scenario che si ripete più e più volte in cui gli agenti governativi, esaltati dalla propria autorità e dal potere della loro uniforme, calpestano i diritti dei cittadini.

Questi poliziotti guerrieri, che sono stati addestrati ad agire come giudice, giuria e boia nelle loro interazioni con il pubblico e credono che la vita (e i diritti) della polizia debbano essere valutati più dei cittadini, sono sempre più numerosi dei poliziotti buoni, che prendono sul serio il loro giuramento d'ufficio di servire e proteggere i loro concittadini, sostenere la Costituzione, e mantenere la pace.

In effetti, se chiedi alla polizia e ai suoi sostenitori cosa dovrebbero fare gli americani per rimanere in vita durante gli incontri con le forze dell'ordine, ti diranno di obbedire, qualunque cosa accada.

In altre parole, non importa se hai ragione, non importa se un poliziotto ha torto. Se vuoi emergere da un incontro con la polizia con la tua vita e il tuo corpo intatti, allora faresti meglio a fare tutto ciò che un poliziotto ti dice di fare.

In questo modo, il vecchio motto della polizia "proteggere e servire" è diventato "obbedire o morire".

Questo è il messaggio sfortunato, fuorviante e perverso che è stato battuto, sparato, colpito con il” taser “e sbattuto nella nostra coscienza collettiva negli ultimi decenni, e ha messo radici.

 

È così che siamo passati da una nazione di leggi – in cui gli ultimi tra noi avevano lo stesso diritto di essere trattati con dignità e rispetto come la prossima persona (in linea di principio, almeno) – a una nazione di forze dell'ordine (esattori di tasse con armi) che trattano "noi, il popolo" come sospetti e criminali.

Di conseguenza, gli americani di appena 4 anni vengono ammanettati alle gambe, ammanettati, colpiti con il “taser” e tenuti sotto tiro per non essere silenziosi, non essere ordinati e semplicemente infantili, cioè non essere abbastanza accondiscendenti.

Americani di 95 anni vengono picchiati, uccisi a colpi d'arma da fuoco per aver messo in discussione un ordine, per aver esitato di fronte a una direttiva e per aver scambiato un poliziotto che ha sfondato la loro porta per un criminale che ha fatto irruzione nella loro casa, cioè per non essere stati abbastanza sottomessi.

E gli americani di ogni età e colore della pelle continuano a morire per mano di un governo che si considera giudice, giuria e carnefice su una popolazione che è stata pre-giudicata e giudicata colpevole, spogliata dei suoi diritti e lasciata a soffrire per mano di agenti governativi addestrati a rispondere con il massimo grado di violenza.

In un momento in cui un numero crescente di persone disarmate sono state colpite e uccise solo per essere state in un certo modo, o per essersi mosse in un certo modo, o per aver impugnato qualcosa – qualsiasi cosa – che la polizia potrebbe interpretare erroneamente come una pistola, o per aver acceso nella mente di un agente di polizia una paura incentrata sul grilletto che non ha nulla a che fare con una minaccia reale alla loro sicurezza, anche gli incontri più benigni con la polizia possono avere conseguenze fatali.

Il problema, come ha giustamente concluso un giornalista, "non è che la vita sia diventata molto più pericolosa, è che le autorità hanno scelto di rispondere anche a situazioni innocenti come se fossero in una zona di guerra".

I poliziotti guerrieri, addestrati nello scenario peggiore e quindi pronti a sparare prima e a fare domande dopo, non stanno sicuramente rendendo noi o loro stessi più sicuri.

Peggio ancora, la polizia militarizzata rappresenta sempre più un rischio per chiunque sia in crisi di salute mentale o con bisogni speciali, le cui disabilità potrebbero non essere immediatamente evidenti o richiedere più finezza rispetto alle tipiche tattiche di congelamento o sparo impiegate dalle forze di polizia americane.

In effetti, le persone disabili costituiscono da un terzo alla metà di tutte le persone uccise dalle forze dell'ordine (le persone di colore hanno tre volte più probabilità di essere uccise dalla polizia rispetto alle loro controparti bianche).

Se sei nero e disabile, sei ancora più vulnerabile.

In particolare, ciò con cui abbiamo a che fare oggi è una mentalità distorta del "sparare per uccidere" in cui la polizia, addestrata a considerarsi guerrieri o soldati in una guerra, che sia contro la droga, il terrorismo o il crimine, deve "prendere" i cattivi – cioè chiunque sia un potenziale bersaglio – prima che i cattivi li prendano.

Questa epidemia nazionale di violenza poliziesca sanzionata dai tribunali, condotta impunemente contro individui che rappresentano poca o nessuna minaccia reale, ha quasi garantito che gli americani disarmati continueranno a morire per mano della polizia militarizzata.

A peggiorare le cose, quando questi ufficiali, che da tempo hanno cessato di essere agenti di pace, violano i loro giuramenti maltrattando, picchiando, sparando con il taser, sparando e uccidendo i loro datori di lavoro – i contribuenti a cui devono la loro fedeltà – raramente ricevono più di uno schiaffo sulle mani prima di riprendere le loro pattuglie.

Questa illegalità da parte delle forze dell'ordine, una caratteristica inconfondibile di uno Stato di polizia, è resa possibile in gran parte dai sindacati di polizia che si oppongono abitualmente alle commissioni di revisione civili e si oppongono all'apposizione di nomi e numeri di distintivo sulle uniformi degli ufficiali;

 le agenzie di polizia che rispettano il “Codice Blu del Silenzio”, la tranquilla comprensione tra i poliziotti che non dovrebbero coinvolgere i loro colleghi per i loro crimini e la loro cattiva condotta;

pubblici ministeri che trattano i reati di polizia con maggiore indulgenza rispetto ai reati civili;

tribunali che sanzionano gli illeciti della polizia in nome della sicurezza;

 e legislature che aumentano il potere, la portata e l'arsenale della polizia, e una cittadinanza che non riesce a ritenere il proprio governo responsabile nei confronti dello stato di diritto.

In effetti, non solo i poliziotti sono protetti dalla maggior parte delle accuse di illeciti – che si tratti di sparare a cittadini disarmati (compresi bambini e anziani), stuprare e abusare di giovani donne, falsificare rapporti di polizia, trafficare droga o adescare rapporti sessuali con minori – ma anche nelle rare occasioni in cui vengono licenziati per cattiva condotta, è solo questione di tempo prima che vengano riassunti di nuovo.

Gran parte del "merito" per aver protetto questi poliziotti canaglia va agli influenti sindacati di polizia e alle leggi che prevedono l'immunità qualificata, ai contratti di polizia che "forniscono uno scudo di protezione agli agenti accusati di misfatti e erigono barriere ai residenti che si lamentano di abusi", alle leggi statali e federali che consentono alla polizia di andarsene senza pagare un centesimo per i loro illeciti, e il clientelismo dilagante tra i burocrati del governo.

Sta succedendo in tutto il paese.

Questo non è più un dibattito tra poliziotti buoni e poliziotti cattivi.

È una lotta di potere tra agenti di polizia che classificano la loro sicurezza personale al di sopra di quella di tutti gli altri e agenti di polizia che capiscono che il loro lavoro è servire e proteggere;

 tra poliziotti addestrati a sparare per uccidere e poliziotti addestrati a risolvere le situazioni in modo pacifico;

Soprattutto, è tra la polizia che crede che la legge sia dalla sua parte e la polizia che sa che sarà chiamata a rispondere delle sue azioni in base alla stessa legge di tutti gli altri.

Purtroppo, sempre più poliziotti vengono addestrati a considerarsi distinti dai cittadini, a considerare la loro autorità superiore ai cittadini e a considerare le loro vite più preziose di quelle dei loro omologhi cittadini.

Invece di insegnare loro a vedersi come mediatori e operatori di pace le cui armi letali devono essere usate come ultima risorsa, vengono addestrati a comportarsi come uomini armati con istinti omicidi che sparano per uccidere piuttosto che semplicemente rendere incapaci.

In “Barnes v. Felix”, un caso davanti alla “Corte Suprema degli Stati Uniti”, ai giudici è stato chiesto di eliminare la "dottrina del momento di minaccia", che incoraggia la polizia ad agire in modo sconsiderato e impunemente, aumentando inutilmente il livello di pericolo in situazioni che coinvolgono crimini relativamente minori e quindi rispondendo al pericolo percepito con la forza letale.

Come il fantasma del Natale passato, il “Crime Bill del 1994” ci perseguita con la sua eredità di ingiustizie.

 Il suo “Ghost of Christmas Present “ci mostra le lotte in corso contro la brutalità della polizia e l'incarcerazione di massa.

 E il suo “Ghost of Christmas Future” ci mette in guardia da una società in cui l'eccesso di polizia e sorveglianza diventa la norma.

Quindi, come possiamo contrastare la triplice minaccia posta dal “Crime Bill”?

Nonostante le proteste da parte di quelli di sinistra, la risposta non è quella di togliere i fondi alla polizia, anche se non sarebbe male allentare la morsa del complesso militare industriale sull'America.

Quello che dobbiamo davvero fare è de-smilitarizzare la polizia:

de-militarizzare (ridurre la dipendenza da attrezzature e tattiche di livello militare), de-armare e concentrarsi su tattiche di de-escalation (dando priorità alle capacità di comunicazione e risoluzione dei conflitti rispetto all'uso della forza), un cambiamento di mentalità (allontanandosi dalla mentalità del "guerriero" verso un modello di guardiano o di polizia di comunità) e una migliore responsabilità.

Come per tutte le cose, il cambiamento deve iniziare a livello locale, nella tua città natale.

Ricordate, uno stato di polizia non si realizza da un giorno all'altro. Inizia in piccolo, magari con una telecamera a luci rosse che genera entrate a un incrocio. Quando ciò sarà attuato senza opposizione, forse il prossimo sarà la volta delle telecamere di sorveglianza sulle strade pubbliche. Lettori di targhe su incrociatori della polizia. Altri agenti di polizia in campo. Equipaggiamento militare gratuito dal governo federale.

Zone di libertà di parola e politiche di tolleranza zero e coprifuoco.

 Incursioni della squadra SWAT.

 Droni che volano sopra la testa.

 

 

 

 

La terza guerra mondiale è

già in corso. In Ucraina.

Politico.eu - EVA HARTOG – (18 dicembre 2024) – ci dice:

 

A tre anni dall'invasione russa, sono stati coinvolti decine di Paesi.

Se avessi camminato in prima linea nelle prime settimane di guerra in Ucraina, avresti potuto sentire grida in ucraino e russo, forse mescolate a voci che parlavano lingue regionali come il buriato e il ceceno.

Oggi, le truppe su entrambi i lati della linea del conflitto comunicano in spagnolo, nepalese, hindi, somalo, serbo e coreano.

Le lingue straniere parlate nelle trincee fangose ​​sono solo un segno di come il conflitto abbia assunto una dimensione sempre più internazionale.

Nel cielo sopra il campo di battaglia, un drone iraniano “Shahed” potrebbe essere intercettato da un sistema di difesa aerea americano, mentre a terra, l'artiglieria di fabbricazione tedesca sfreccia oltre i proiettili nordcoreani.

Dopo quasi tre anni, anche gli isolazionisti più accaniti avrebbero difficoltà a spacciare la guerra come un “conflitto regionale” tra Russia e Ucraina.

Quella che è iniziata nel febbraio 2022 come la più grande guerra terrestre europea dai tempi della Seconda guerra mondiale, ora compete per il titolo di conflitto più globale dai tempi della Guerra Fredda, con decine di paesi direttamente o indirettamente coinvolti.

Questo aspetto del conflitto potrebbe alla fine decretarne il destino, poiché l'Ucraina rischia di perdere il suo più grande sostenitore con l'ascesa di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti, mentre la Russia riceve sempre più sostegno dagli altri nemici di Washington, in particolare dalla Corea del Nord.

 

"L'ultima volta che abbiamo visto qualcosa del genere sarebbe stata probabilmente l'invasione sovietica dell'Afghanistan", ha detto il famoso storico della Guerra Fredda” Sergey Radchenko”.

"Quando c'era supporto per i mujaheddin dall'Occidente e anche dal Pakistan, e tutti ci provavano".

Guerra per procura.

Quando Mosca lanciò il suo attacco su vasta scala all'Ucraina nel febbraio 2022, il Cremlino e i suoi propagandisti lo giustificarono come una mossa necessaria e difensiva contro la NATO.

Le opinioni divergono sul fatto che il presidente russo Vladimir Putin intendesse davvero affrontare il cosiddetto Occidente collettivo, a suon di armi spianate.

Ma c'è un ampio consenso sul fatto che si aspettasse che la guerra finisse nel giro di pochi giorni, e che lui, a ragione, contasse sull'Occidente per rispondere con l'atteggiamento di condanna ma soprattutto di accettazione che aveva mostrato nei confronti dei suoi precedenti furti di terre in Ucraina, Moldavia e Georgia.

"Sarebbe stato un conflitto locale se si fosse concluso in fretta", ha detto “Radchenko”.

"Ma non è successo".

Gli ucraini hanno reagito con le unghie e con i denti, e le truppe di Putin hanno arrancato giusto il tempo necessario perché l'Occidente scattasse sull'attenti. L'Europa temeva che la sua stessa sicurezza fosse in gioco;

gli USA avevano un'immagine da difendere come sostenitori della democrazia e della sicurezza europea.

Nel giro di pochi giorni, armi e intelligence occidentali sono arrivate a frotte, aiutando gli ucraini a respingere l'avanzata russa e internazionalizzando il conflitto.

 

I soldati stranieri sono sovente fatti prigionieri di guerra dopo essere stati catturati dalle forze ucraine.

Con il passare del tempo, poiché sia ​​l'Ucraina sia la Russia si sono trovate paralizzate dalla mancanza di munizioni e dalle truppe sovraccariche, quella dimensione internazionale è diventata più visibile e più importante.

Oggi entrambi i Paesi contano sull'aiuto esterno:

 l'Ucraina per restare in piedi; la Russia per conservare il suo predominio nei cieli e sulla terraferma, riducendo al minimo l'impatto della guerra sulla propria popolazione.

Mentre facevano pressioni sul mondo per ottenere più risorse, entrambe le parti hanno avanzato grandi rivendicazioni ideologiche.

 L'Ucraina afferma di combattere per la "democrazia"; la Russia afferma di essere in crociata contro quella che chiama egemonia americana e "l'Occidente collettivo".

La strategia di vendita di Mosca per un "ordine mondiale multipolare", per quanto vagamente definito, è stata sufficientemente convincente da spingere l'Iran a fornirgli i droni “Shahed” e la Corea del Nord a spedirgli missili balistici, milioni di proiettili e, più di recente, migliaia di soldati.

Anche il cosiddetto Sud del mondo si è schierato a favore di Putin sotto l'egida dei BRICS, un club di paesi che, nonostante le loro forti differenze, hanno trovato un terreno comune nel comune rancore verso un sistema che li ha emarginati da istituzioni chiave come il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale.

La principale ancora di salvezza di Mosca è la Cina, che ha svolto un ruolo cruciale nel sostenere l'economia russa dalle sanzioni occidentali, fornendo un mercato per il suo petrolio e i suoi fertilizzanti e garantendole al contempo l'accesso a una tecnologia di cui aveva tanto bisogno.

" L'India e altri possono commerciare con la Russia e questo è significativo. Ma niente si avvicina a ciò che la Cina porta sul tavolo", ha affermato “Alexander Gabuev”, direttore del “Carnegie Russia Eurasia Center”.

Separatamente, la Russia ha continuato e ampliato la sua secolare pratica di guerra ibrida, fomentando disordini e ampliando le fratture già esistenti all'estero.

A differenza della Guerra Fredda, tuttavia, non ci sono conflitti per procura in cui Mosca può colpire la NATO.

Quindi "la Russia sta cercando di trovare strumenti per respingere", in altri modi, ha detto “Gabuev”.

"Imporre costi, infliggere dolore, vendicare".

Ciò ha incluso l'interferenza con le elezioni, l'accensione di incendi e altri atti di sabotaggio, nonché il sostegno a vari attori e gruppi anti-occidentali;

 dal finanziamento di un oligarca filo-russo intenzionato a ostacolare la rotta pro-UE della Moldavia, alla fornitura di dati agli Houthi dello Yemen per aiutarli ad attaccare le navi occidentali nel Mar Rosso.

Assistenza occidentale.

Nel frattempo, gli avversari della Russia non sono rimasti con le mani in mano.

Il discorso di Kiev, trasmesso in TV dal presidente “Volodymyr Zelenskyy”, ha fruttato più di 220 miliardi di dollari di aiuti da parte di Europa e Stati Uniti.

 I paesi della NATO hanno fornito armi sempre più potenti:

dai proiettili di artiglieria obici all'inizio della guerra, ai caccia F-16 e ai missili a lungo raggio” ATACMS di” oggi.

In un chiaro avvertimento geopolitico a Mosca, come quello che Bruxelles è in grado di dare, l'Unione Europea ha fatto progredire le richieste di adesione di Ucraina, Moldavia e Georgia al blocco.

 

Senza l’aiuto occidentale, la guerra non sarebbe sopravvissuta al suo primo anno e si sarebbe conclusa con una “schiacciante sconfitta” per l’Ucraina, ha affermato “Gabuev”.

Ma l'Occidente ha anche mantenuto certi guardrail, scegliendo una strategia di cauto incremento rispetto all'escalation.

Con grande frustrazione di Kiev, le consegne di armi sono avvenute in fasi, e con regole annesse. 

Per quasi tre anni, i leader degli Stati Uniti e dell'Europa sono rimasti sordi alle richieste sempre più disperate di Kiev di ottenere il permesso di utilizzare armi a lungo raggio per colpire obiettivi all'interno della Russia.

D'altro canto, nonostante le frequenti minacce di Mosca di bombardare una città occidentale, il pulsante rosso sembra essere off-limits.

E, nonostante l'allarme dei paesi sul fianco orientale dell'Europa per un'imminente invasione russa, le truppe di Mosca si sono tenute alla larga dal territorio della NATO.

Anche la Cina ha rispettato alcune delle linee rosse imposte dall'Occidente, assicurandosi di non violare direttamente le sanzioni occidentali (anche se lo fa indirettamente) e, per ora, non fornendo alla Russia armi letali (anche se ne ha consegnate singole parti e, secondo recenti rapporti, è sospettata di aver consegnato dei droni).

Da entrambe le parti, le truppe straniere sul campo sembravano un tabù.

Mentre alcune voci, in particolare il presidente francese “Emmanuel Macron”, hanno ventilato la possibilità di mettere gli stivali occidentali sul campo, l'idea non è mai andata oltre una proposta rapidamente bocciata.

Ciò non significa che quelle linee rosse non siano state testate.

L'Ucraina ha invaso la regione russa di Kursk e ha utilizzato armi occidentali per colpire obiettivi russi, come la sua flotta del Mar Nero.

 Le truppe nordcoreane si sono recate in Russia.

E il presidente degli Stati Uniti uscente Joe Biden ha finalmente dato il via libera all'uso da parte dell'Ucraina di armi a lungo raggio ATACMS da usare contro obiettivi sul suolo russo.

Tuttavia, il problema dei conflitti internazionalizzati, come sta scoprendo l'Ucraina, è che i sostenitori esterni possono essere capricciosi e il loro impegno può essere profondo solo quanto la successiva campagna elettorale.

 

Verso la fine del 2024, la propensione a sostenere una vittoria ucraina, definita come il ritorno ai confini del 1991, è diminuita a Washington e Bruxelles.

Anche prima della vittoria di Trump, l'idea di un contenimento sotto forma di un accordo che avrebbe congelato il conflitto e comportato la cessione di territorio da parte dell'Ucraina sembrava essere passata dall'essere un tabù a una vera e propria stella polare.

"Fin dall'inizio era chiaro che se l'Ucraina non avesse vinto abbastanza in fretta, l'America si sarebbe ritirata", ha affermato “Nina Khrushcheva”, professoressa di affari internazionali alla “New School di New York “e pronipote del leader sovietico “Nikita Khrushchev”.

"Tutto questo è stato visto fin dall'inizio come una serie di Hollywood", ha detto. Inizialmente, ha aggiunto, i sostenitori dell'Ucraina pensavano che sarebbe finita dopo una sola stagione.

 Ma poi ce n'è stata un'altra.

"E ora ce n'è una terza, e quindi ovviamente l'attenzione è svanita", ha detto.

 "Non vogliamo una quarta serie, ma accadrà".

 

Lo storico “Radchenko” è più indulgente. 

"Per gli Stati Uniti, evitare una guerra nucleare con la Russia è sempre stata la priorità numero 1 in questo conflitto.

La seconda è aiutare l'Ucraina a vincere", ha detto “Radchenko”, aggiungendo, "Questi due obiettivi concorrenti devono in qualche modo essere conciliati".

Poi c'è il fatto che i sostenitori dell'Ucraina, a differenza della Russia, devono confrontarsi con l'opinione pubblica.

Un sondaggio del” Pew Research Center” di luglio ha mostrato che gli americani erano equamente divisi sul fatto che pensassero che il loro paese avesse la responsabilità di aiutare l'Ucraina.

La fine della guerra.

Mentre il conflitto si avvia verso l'inizio del suo quarto anno, nessuna delle due parti sta ottenendo tutto l'aiuto che desidera.

Nel frattempo, il conflitto assomiglia più a una guerra di logoramento della prima guerra mondiale che a una terza guerra mondiale ad alta tecnologia.

“Sarebbe logico vedere migliaia di iraniani e un esercito compatto di cinesi combattere [per la Russia] in Ucraina in questo momento”, ha scritto in ottobre il pensatore ultranazionalista russo “Alexander Dugin”, considerato uno degli ideologi della guerra in Ucraina.

 

“È logico che coloro che sono contro l’egemonia occidentale e a favore di un mondo multipolare sostengano la Russia con azioni.

E la Russia li sosterrà poi nelle loro guerre anti-imperialiste.”

Finora il sogno irrealizzabile della Russia di solidarietà globale non ha prodotto altro che fumo.

 Si stima che la Russia stia perdendo circa 30.000 soldati al mese e ne stia reclutando solo altrettanti per sostituirli.

La Corea del Nord (per ora) non sta fornendo abbastanza truppe per fare una differenza significativa.

Kiev è in una situazione ancora più disperata.

I dubbi sulla profondità del sostegno occidentale stanno aumentando proprio mentre gli ucraini stanno affrontando un altro inverno, indeboliti dal basso morale e con un deficit in quasi tutto.

Secondo una stima del Pentagono, il paese ha abbastanza truppe solo per durare altri sei-dodici mesi prima di incorrere in seri guai.

Poiché sia ​​la Russia che l'Ucraina hanno difficoltà a mobilitare un numero sufficiente di propri uomini, le due parti hanno utilizzato come smistamento migliaia di stranieri, provenienti per lo più da paesi poveri, per unirsi alla loro lotta.

Oltre alle truppe fornite da Pyongyang, Mosca ha reclutato combattenti da Cuba, India, Nepal, Siria, Serbia, Repubblica Centrafricana e Libia, con la promessa di generosi stipendi e cittadinanza russa (un impegno che non sempre viene mantenuto, secondo alcuni di coloro che si sono arruolati).

Si è visto un membro delle Forze armate australiane parlare con i soldati ucraini nel” Wiltshir”e, in Inghilterra.

Nel frattempo, l'Ucraina, oltre agli incentivi finanziari, offre agli stranieri la possibilità di stare dalla parte giusta della storia.

"Insieme abbiamo sconfitto Hitler e sconfiggeremo anche Putin", scrisse l'allora ministro degli Esteri del Paese, “Dmytro Kuleba”, sulla piattaforma “social media X” nel 2022.

Ciò ha portato a una situazione in cui, più di tre decenni dopo il crollo dell’Unione Sovietica e la presunta “fine della storia”, i colombiani combattono contro i cubani, subendo ferite da schegge e morendo, a migliaia di chilometri di distanza da casa.

 

"Noi stiamo lottando per la libertà mentre i latinoamericani dall'altra parte difendono un regime oppressivo e opprimente", ha affermato “Jhoe Manuel Almanza Chica”, un colombiano arruolato nella 241ª Brigata dell'esercito ucraino.

Ha detto che non c'era causa più nobile per cui morire che la libertà. "Ma se rimarrò vivo, voglio poter dire ai miei figli che ho fatto parte della storia".

In ultima analisi, affermano gli analisti, l'esito della guerra dipenderà probabilmente dalle decisioni dei principali sostenitori dei combattenti: la NATO e la Cina.

"Se si ritira il supporto NATO all'Ucraina, non ci sarà più l'Ucraina", ha detto “Gabuev”.

 "Ma se si ritira il supporto cinese allo sforzo bellico russo, ciò costringerebbe Mosca a limitare il suo appetito e a smorzare le sue speranze che il tempo sia dalla sua parte".

Al momento, la Cina sembra essere il principale beneficiario del conflitto, ha detto “Gabuev”.

La guerra ha distratto Washington e ha aiutato Pechino a rafforzare la sua presa sulla Russia, un partner indebolito ma, sotto Putin, affidabile.

Tuttavia, la situazione potrebbe cambiare se il coinvolgimento della Corea del Nord nel conflitto dovesse estendersi all'Indo-Pacifico, che Pechino considera il suo cortile di casa, coinvolgendo la Corea del Sud e forse anche la NATO.

Altri fattori potrebbero far pendere la bilancia:

negli USA, un Trump imprevedibile.

In Medio Oriente, il conflitto dell'Iran con Israele.

 In Europa, un'ondata di popolarità per i partiti di estrema destra, alcuni dei quali sono scettici nell'aiutare l'Ucraina.

Nel frattempo, c'è sempre il rischio di un'ulteriore escalation, ha detto “Radchenko”.

 "Finché la guerra continua, c'è il pericolo che qualcun altro si unisca alla lotta".

 

 

 

L'Ucraina assassina il capo delle armi

chimiche russe nell'attentato di Mosca.

Politico.eu – (17 dicembre 2024) - Veronika Melkozerova – ci dice:

 

Kiev aveva accusato il generale di aver orchestrato numerosi attacchi con armi proibite.

Poche ore dopo era morto.

 

 

È stata ripresa la scena dell'esplosione di Mosca in cui è morto “Igor Kirillov”.

KIEV — Martedì agenti ucraini hanno ucciso un alto ufficiale militare russo in un audace attentato a Mosca.

Il tenente generale Igor Kirillov, comandante delle forze nucleari, biologiche e chimiche dell'esercito russo, è morto in un'esplosione mentre stava uscendo da un quartiere residenziale di Mosca, ha affermato il “Comitato investigativo russo” in una nota.

Un ordigno esplosivo era nascosto in uno scooter elettrico parcheggiato lì vicino. Anche l'assistente di Kirillov è morto nell'attacco, ha affermato il comitato investigativo, annunciando un'indagine penale.

Le riprese video ottenute da POLITICO corroborano questa versione dei fatti.

I servizi di sicurezza dell'Ucraina (SBU) hanno rivendicato la responsabilità dell'omicidio di “Kirillov”, ha dichiarato a POLITICO un funzionario delle forze dell'ordine ucraino, dopo aver ottenuto l'anonimato per discutere del delicato argomento.

"Kirillov era un criminale di guerra e un obiettivo assolutamente legittimo, poiché ha dato ordine di usare armi chimiche proibite contro l'esercito ucraino.

Una fine così ingloriosa attende tutti coloro che uccidono ucraini.

La punizione per i crimini di guerra è inevitabile", ha affermato il funzionario.

Martedì, “Dmitry Medvedev”, vice capo del “Consiglio di sicurezza russo”, ha dichiarato che la Russia reagirà all'assassinio di Kirillov.

"Bisogna fare tutto il possibile per annientare coloro che hanno ordinato l'assassinio del generale Kirillov, questa leadership politico-militare dell'Ucraina", ha affermato “Medvedev” durante la riunione per “gli appalti della difesa” dello Stato russo.

 

Poche ore prima dell'attacco, l'SBU accusò Kirillov in contumacia di aver ordinato l'uso massiccio di armi chimiche proibite contro l'esercito ucraino sui fronti orientale e meridionale del campo di battaglia.

"Dall'inizio della guerra su vasta scala, seguendo gli ordini di Kirillov, l'esercito russo ha utilizzato diversi tipi di munizioni chimiche vietate contro l'Ucraina più di 4.800 volte", ha affermato lunedì l'SBU in una nota.

Dall'inizio dell'invasione russa su vasta scala nel 2022, più di 2.000 soldati ucraini sono stati ricoverati in ospedale con vari gradi di avvelenamento chimico.

"I russi usano munizioni con sostanze velenose sotto forma di scariche di droni FPV", ha aggiunto l'SBU, sostenendo che le truppe del Cremlino utilizzano armi chimiche per costringere i soldati ucraini a uscire dalle loro trincee e ad affrontare il fuoco diretto.

Il Regno Unito ha sanzionato Kirillov per l'uso di armi chimiche in Ucraina a ottobre.

 Oltre a usare munizioni vietate, Kirillov ha anche regolarmente diffuso disinformazione sul fatto che gli Stati Uniti e l'Ucraina si preparassero a usare zanzare da battaglia contaminate contro gli avversari.

 

 

 

Il momento della verità per l'UE

sull'Ucraina si avvicina rapidamente.

Politico.eu – (18 dicembre 2024) - Mujtaba Rahman – ci dice:

(Mujtaba Rahman è il responsabile della pratica europea di “Eurasia Group”.)

 

La preoccupazione principale del “blocco” è che i negoziati sul futuro dell'Ucraina possano trasformarsi in una "mini Monaco", invitando la Russia a un'ulteriore aggressione.

Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca è ora, a ragione, il tema principale che preoccupa le menti più influenti delle capitali europee.

Trump 2.0 crea rischi per l'UE su una serie di questioni, tra cui sicurezza, commercio e la posizione del blocco sulla Cina.

 Ma la preoccupazione immediata è cosa succederà con l'Ucraina, in particolare dato l'obiettivo dichiarato di Trump di porre fine al conflitto in "24 ore".

 

A questo proposito, il blocco ha già concordato una delle prime priorità:

 deve fare tutto il possibile per convincere Trump che l'Ucraina dovrebbe affrontare qualsiasi negoziato da una posizione di forza e che un cattivo accordo per l'Ucraina lo farebbe apparire debole sulla scena internazionale, proprio come è successo con l'Afghanistan per il presidente Joe Biden o con la Siria per l'ex presidente Barack Obama.

Sebbene questa linea di argomentazione sia sostenuta dal Segretario generale della NATO “Mark Rutte” e da diversi leader dell'UE, presentare a Trump questa angolazione da sola difficilmente lo convincerà.

Pertanto, il “blocco” ha anche iniziato a discutere di un'“offerta” che spera possa rendere Trump più comprensivo.

 

Ma se l'UE vuole influenzare seriamente i negoziati con l'Ucraina, deve essere disposta a pagarne i costi.

La preoccupazione più grande del “blocco” è che i negoziati sul futuro dell'Ucraina potrebbero trasformarsi in una "mini Monaco".

 Che non solo comporterebbero perdite territoriali immediate per l'Ucraina, ma rischierebbero anche ulteriori avanzamenti russi nell'est del paese, una grande ondata di rifugiati ucraini verso l'UE e una mentalità di pacificazione che escluderebbe l'adesione di Kiev alla NATO e potrebbe mettere a repentaglio anche la sua spinta ad entrare nell'UE.

Una svolta del genere rappresenterebbe un'importante battuta d'arresto strategica per l'UE e metterebbe a dura prova la sua coesione.

 È anche molto più probabile che accada se l'Ucraina iniziasse i colloqui da una posizione di debolezza, motivo per cui è importante mettere sul tavolo molti più soldi.

I funzionari ritengono che il prestito G7 da 50 miliardi di euro recentemente negoziato durerà per l'Ucraina fino alla fine del 2025.

 Quindi, lo scopo di qualsiasi nuovo denaro sarebbe quello di segnalare il sostegno all'Ucraina nel 2026 e forse nel 2027.

Agli occhi dell'UE, un'offerta del genere potrebbe anche dare a Trump la "vittoria" di cui ha bisogno:

 la pressione degli Stati Uniti costringerebbe il” blocco “ad accollarsi una quota maggiore di oneri finanziari per l'Ucraina, nonché per la propria sicurezza e difesa.

 

Tuttavia, sborsare più soldi non è un compito facile.

Il governo francese è recentemente caduto mentre cercava di approvare un bilancio per il 2025.

 Le prossime elezioni tedesche di febbraio e le successive negoziazioni di coalizione complicheranno la capacità di Berlino di firmare decisioni di grande conseguenza fiscale.

Inoltre, sette paesi membri sono in una procedura di deficit eccessivo;

 ci sono solo circa 5 miliardi di euro rimasti per la difesa nell'attuale bilancio dell'UE;

 e poiché il prossimo bilancio dell'UE sarà operativo solo dal 2028 in poi, non può aiutare ad affrontare ciò che può essere fatto ora.

I funzionari ritengono che il prestito da 50 miliardi di euro del G7, recentemente negoziato, durerà per l'Ucraina fino alla fine del 2025.

Tuttavia, il “blocco” sta valutando una serie di opzioni diverse per organizzare più fondi per l'Ucraina.

 

Un'idea è semplicemente quella di prestare denaro a Kiev a tassi di interesse agevolati e periodi di rimborso più lunghi contro il cosiddetto” headroom” nel bilancio dell'UE.

Un'altra è quella di aumentare la capacità dell'UE di indebitarsi contro questo “headroom”, con i paesi membri che forniscono una garanzia fiscale.

 Un modello del genere sarebbe modellato sulla” linea di credito SURE” da 100 miliardi di euro dell'UE, istituita per supportare i programmi di congedo forzato durante il Covid-19.

Altre possibilità includono il Meccanismo europeo di stabilità (ESM), che mantiene una capacità di prestito di 422 miliardi di euro.

Ma un precedente tentativo di rendere l'ESM utile ai paesi membri durante la pandemia è fallito, poiché nessun membro ha utilizzato il denaro a basso costo che era in offerta.

Un'altra opzione è riutilizzare i fondi “Next Generation EU “inutilizzati, poiché finora è stato utilizzato solo il 41 percento dei 650 miliardi di euro del” Recovery and Resilience Facility post-Covid”.

 Tuttavia, mentre l'obiettivo è di 300 miliardi di euro entro la fine dell'anno, il meccanismo dovrebbe scadere entro la fine del 2026 ed è improbabile che venga prorogato.

Il problema principale, tuttavia, è che tutte queste opzioni sono complicate dal punto di vista tecnico e politico, poiché richiedono il coinvolgimento dei 27 parlamenti nazionali dell'UE, almeno in una certa misura.

Inoltre, poiché somme di denaro sempre maggiori per l'Ucraina comporteranno inevitabilmente maggiori acquisti di armi dagli Stati Uniti, ciò incontrerà inevitabilmente l'opposizione di alcune capitali dell'UE, anche se queste ultime riconoscono la necessità di un maggiore pragmatismo nel breve e medio termine.

Un compromesso emergente sul “Programma europeo per l'industria della difesa”, che consentirebbe di utilizzare una percentuale maggiore di euro per gli appalti militari extra-UE, dimostra questo crescente pragmatismo.

 E alcuni decisori politici a Bruxelles vogliono andare ancora oltre, citando il piano "lend-lease" dell'ex Segretario di Stato americano “Mike Pompeo” come possibile modello da seguire.

Un tale schema consentirebbe all'Ucraina di utilizzare miliardi di euro per prendere in prestito equipaggiamento militare statunitense senza alcuna restrizione.

Inoltre, alcuni paesi membri vogliono creare un pacchetto complessivo che combini miliardi per l'Ucraina con le concessioni commerciali e di sicurezza e difesa dell'UE, come l'acquisto di più GNL e prodotti agricoli dagli Stati Uniti, nonché un maggiore allineamento con la posizione più dura degli Stati Uniti nei confronti della Cina.

Un pacchetto del genere è un'idea utile.

 Non solo invierebbe un segnale più forte sia a Trump che al presidente russo Vladimir Putin, ma potrebbe anche aiutare a mantenere la coesione intra-UE, coniugando le preoccupazioni dei paesi membri più preoccupati per il commercio con quelli più ansiosi per la sicurezza.

La logica è semplice:

spendere ancora di più per la sicurezza e la difesa dell'UE si tradurrebbe in trasferimenti fiscali ancora maggiori verso gli Stati Uniti, garantendo così ancora più concessioni in termini di tariffe.

Nel complesso, le istituzioni e i paesi membri dell'UE sono chiaramente consapevoli della sfida che presenta una seconda amministrazione Trump.

Più soldi per l'Ucraina ora sembrano inevitabili e senza dubbio saranno la prima linea dell'approccio più ampio del “blocco”.

Come ha affermato un alto funzionario dell'UE:

"La scelta è la seguente: il piano di Trump o il piano di Putin, a meno che non abbiamo il coraggio di proporre un'alternativa per cui dobbiamo essere disposti a pagare".

E il momento della verità per l'UE si avvicina rapidamente.

 

 

 

Le aziende energetiche dell'Europa

centrale premono per l'estensione

dell'accordo sul transito del gas russo.

Politico.eu – (17 dicembre 2024) - Victor Jack – ci dice:

 

L'appello delle aziende all'UE giunge in un momento in cui la regione rischia di vedersi tagliata la fornitura di gas da Mosca attraverso l'Ucraina entro la fine del mese.

 

Da mesi Slovacchia e Ungheria cercano di rinnovare l'accordo, firmato tra Kiev e Mosca nel 2019.

BRUXELLES — Le principali aziende energetiche dell'Europa centrale hanno scritto al presidente dell'UE “Ursula von der Leyen” per cercare di estendere un accordo di transito per il trasporto di gas russo attraverso l'Ucraina, segnando l'ultimo tentativo della regione di garantire la continuità delle forniture da Mosca.

In una lettera inviata martedì al presidente della Commissione europea, le aziende fornitrici di gas, gli operatori di rete e i consumatori industriali di Ungheria, Slovacchia, Austria e Italia hanno affermato che la fine dell'accordo potrebbe "complicare la fornitura di gas" e "comportare prezzi del gas più alti per i consumatori europei".

Slovacchia e Ungheria, guidate dai favorevoli alla Russia Robert Fico e Viktor Orbán, hanno cercato per mesi di rinnovare l'accordo, firmato tra Kiev e Mosca nel 2019, che consente il passaggio del gas attraverso l'Ucraina verso l'Europa.

 Le due nazioni sostengono che la fine dell'accordo minaccia la loro sicurezza di approvvigionamento e potrebbe far aumentare i prezzi dell'energia nel pieno dell'inverno.

SPP, il fornitore di energia statale della Slovacchia, che ha firmato la lettera, ha avvertito che il taglio costerebbe al paese "oltre 220 milioni di euro" per sostituire le forniture perse in una dichiarazione martedì.

La lettera è stata firmata anche dalla” lobby della Federazione delle industrie austriache” e dalla “Gas Intensive Società Consortile”, un ente che rappresenta le aziende ad alta intensità di gas in Italia.

Lunedì, il ministro dell'Economia slovacco Denisa Sakova ha affermato che il paese intende raggiungere un accordo sul patto entro la fine dell'anno, ma che questo "dipende dai partner [del paese]".

 Fico ha parlato al telefono con il suo omologo “Denys Shmyhal” lunedì sera dell'accordo, dopo aver affermato nel fine settimana che i funzionari erano impegnati in colloqui "molto intensi" sull'accordo.

Dopo la chiamata, “Shmyhal” ha affermato che avrebbe discusso le opzioni per estendere il patto a patto che non includessero i flussi continui dalla Russia e se la Commissione avesse “affrontato ufficialmente” la questione con Kiev.

Lunedì, prima di una riunione ordinaria dei ministri dell'Unione a Bruxelles, il ministro dell'Energia ungherese” Csaba Lantos” ha dichiarato ai giornalisti che "naturalmente" sarebbe utile che la Commissione intervenisse e sostenesse questi sforzi.

Tuttavia, l'esecutivo dell'UE ha ripetutamente affermato che l'Unione non subirà gravi conseguenze se i flussi di gas dovessero interrompersi e ha escluso la possibilità di contribuire ai negoziati per una proroga.

Perdita economica.

Nonostante queste richieste, gli esperti sono scettici sul fatto che la fine dell'accordo possa avere implicazioni drammatiche per Budapest e Bratislava.

 

Secondo” Sergiy Makogon”, esperto di energia ucraino ed ex amministratore delegato del gestore della rete del gas statale del Paese, è improbabile che la Slovacchia debba affrontare prezzi alle stelle e una crisi dell'approvvigionamento se il patto scade, ma perderà circa 1,5 miliardi di dollari all'anno dalla rivendita e dal transito del gas russo.

“La ragione principale per cui la Slovacchia chiede questa continuazione è… puramente economica”, ha detto.

Una prima bozza della lettera, visionata da POLITICO, includeva anche riferimenti a società energetiche ceche, tedesche e ucraine, che non sono apparse nella versione finale.

In quella versione, anche il fornitore di gas statale moldavo” Moldovagaz” aveva sottoscritto provvisoriamente la dichiarazione, ma la sua firma manca anche nella missiva pubblicata martedì.

 

“Makogon” sostiene che ciò sia avvenuto probabilmente perché le aziende slovacche speravano di ottenere un più ampio sostegno per la dichiarazione, ma non sono riuscite a ottenerne abbastanza a causa della natura controversa del patto.

A differenza dell'Europa centrale, tuttavia, la Moldavia subirebbe probabilmente le conseguenze della fine dell'accordo.

Questo perché il territorio separatista filo-russo della Transnistria, nell'est del paese, riceve gas fortemente sovvenzionato da Mosca tramite l'Ucraina, ha spiegato “Makogon”.

 Senza esportazioni di gas alternative previste per gennaio, rimarrebbe senza forniture, costringendo il governo della Moldavia ad acquistare importazioni più costose sul mercato dell'UE, ha detto, e a sostituire il 70 percento delle forniture di elettricità del paese.

La Commissione ha rifiutato di commentare.

“Moldovagaz”, i governi slovacco e ungherese e le loro società energetiche SPP, Eustream, MVM e MOL non hanno risposto immediatamente alle domande di POLITICO.

 

 

 

Le dimissioni di Barnier e Scholz:

l’effetto domino che sta facendo

crollare l’UE e il mondialismo.

Lacrunadellago.net – Cesare Sacchetti – (17/12/2024) – ci dice:

 

Qualcuno si aspettava forse che “Emmanuel Macron” tirasse fuori un coniglio dal cilindro, e invece dall’armadio della vecchia e consumata” republique” francese è uscito l’abito usato di” François Bayrou”.

Bayrou è la scelta del presidente francese per provare ad uscire da uno stallo durato diversi giorni dopo il voto di sfiducia nei confronti dell’ex primo ministro Barnier.

L’uomo scelto da Macron è uno dei suoi mentori, per così dire, uno dei suoi consiglieri più stretti già ai tempi del suo primo mandato da presidente nel 2017, quando si aprirono le porte dell’Eliseo per quello che veniva definito l’uomo nuovo della politica europea.

Chi comanda in Francia.

La genesi politica di Macron però non è casuale e la sua salita al potere aiuta a comprendere chi tira davvero i fili della democrazia in Francia e in Europa.

A costruire il personaggio politico di Emmanuel Macron sono stati ambienti molto altolocati che sono certamente quelli che già gli consentirono di lavorare per il “ramo francese della famiglia Rothschild”, vera “deus ex machina” della politica francese che per tutta la storia moderna della Francia è stata il vero potere decisionale di ultima istanza a Parigi.

Non si diventava e non si diventa presidenti della “republique” senza prima aver avuto la benedizione dei potenti banchieri di Francoforte che dopo la morte del loro capostipite avvenuta nel 1812, “Amschel Mayer”, si sparsero in diversi Paesi europei per estendere ancora di più la loro influenza e il loro potere sulle monarchie europee, divenute poi in larga parte repubbliche.

Macron però ha avuto anche un altro mentore, ancora più importante di “Bayrou”, quale “Jacques Attali”, il filosofo di origini ebraiche che è sempre stato l’eminenza grigia della politica francese sin dai primi anni’80.

Non aveva importanza se il politico che diventava il capo di Stato francese provenisse dalle fila della cosiddetta destra moderata o dalla sinistra progressista.

Dietro ogni presidente francese, sin dai tempi del socialista Mitterand, c’era lui: “Attali”.

Jacques Attali è sempre stato a fianco dei presidenti francesi degli ultimi 40 anni.

“Attali “può essere definito certamente come l’uomo che sussurra ai presidenti della Francia, e questi bisbigli sono gli ordini che la voce dei “Rothschild francesi” vuole far giungere alle orecchie dei presidenti, che in quest’ottica si ritrovano ad essere soltanto dei portavoce, dei meri esecutori di ciò che è stato già scritto sul tavolo del globalismo e della finanza internazionale.

È in questo milieu che Macron viene allevato e cresciuto, e la sua controversa storia con l’attuale” consorte Brigitte” è la perfetta cartina di tornasole di come funzionano i meccanismi della “liberal-democrazia” in Francia, e più in generale in tutta l’Europa.

Il presidente francese conosce infatti sua moglie nel 1993 quando questa era la sua insegnante ai tempi del liceo, e Macron inizia una relazione con lei, quando quest’ultima, già sposata con il “banchiere André Auziere, aveva 39 anni e lui soltanto 15, nel pieno dell’adolescenza, e qualcuno, correttamente, ha ravvisato che questa relazione può definirsi a tutti gli effetti come pedofila.

“Brigitte Trogneux”, nome da nubile della “signora Macron”, aveva però entrature potenti e nonostante lo scandalo avesse tutti i requisiti per esplodere, riuscì a soffocarlo grazie alle sue amicizie in alto, mentre intanto apriva le porte dei salotti che contavano al suo futuro marito che sposerà nel 2007.

Emmanuel entra a lavorare per la banca Rothschild nel 2007 attraverso i soliti buoni uffici della moglie, e ovviamente attraverso l’indispensabile contributo di “Attali” che lo volle nella sua commissione per la crescita francese nel 2007.

 

Era in corso la preparazione in vitro di un delfino della finanza ebraica accuratamente selezionato sin dagli anni giovanili e portato poi nei consessi dei gruppi mondialisti che contano, come il” gruppo Bilderberg”, il quale aveva già deciso anni prima che” Emmanuel Macron” sarebbe divenuto presidente della Repubblica, poiché questi aveva tutte le caratteristiche richieste per servire gli interessi di coloro che contavano in quel mondo.

Si deve immaginare infatti la democrazia liberale come un laboratorio, nel quale i vari “ricercatori” studiano e coltivano il prototipo politico che serve meglio i loro interessi, e una volta che il “prodotto” è stato adeguatamente testato, questo viene rilasciato sul mercato elettorale.

Gli elettori si trovano di fronte qualcosa già selezionato e preparato con largo anticipo dai signori del potere in questo sistema.

Ciò spiega anche tutta la campagna stampa che ha accompagnato Macron.

Macron è stato descritto come il salvatore d’Europa, o meglio dell’UE, perché sulle sue spalle gravava l’onerosa missione di salvare non solo l’Unione, ma di trasformarla in quella che il “conte Kalergi” voleva, ovvero i tanto decantati “Stati Uniti d’Europa”.

Negli anni della sua prima presidenza, qualcuno arrivò persino a dire che lo storico asse franco-tedesco scelto per reggere le fragili fondamenta dell’UE si stesse spostando sempre di più verso il baricentro di Parigi, anche perché la parabola politica di “Angela Merkel” era entrata già in declino e la sua carriera politica si avviava verso la conclusione.

 

I piani originari delle élite europee non sono però affatto andati come previsto.

Se è vero che Francia e Germania hanno firmato nel 2019 il trattato di Aquisgrana, città scelta per evocare il “sacro romano impero”, con il quale la “moderna UE”poco ha a che spartire, è altrettanto vero che da allora Parigi e Berlino sono rimaste invischiate in una profonda crisi politica che sta sempre di più erodendo la stabilità dei due Paesi.

Lo zenit si è probabilmente raggiunto quest’anno.

 La Francia dall’inizio del 2024 ha già avuto quattro primi ministri, e non è affatto certo che Bayrou riesca ancora a prolungare di molto l’inizio di questa zoppicante legislatura, partorita soltanto lo scorso luglio, dopo che Macron stesso aveva indetto elezioni parlamentari anticipate all’indomani della sonora sconfitta alle europee.

Bayrou più che un premier fatto per durare una intera legislatura appare più come un traghettatore, una di quelle soluzioni che si adotta per navigare a vista, nella speranza prima o poi che la buriana cessi e torni il sereno.

Il futuro per la Francia liberale però appare tutt’altro che sereno.

All’orizzonte si affaccia il ritorno ufficiale di Trump e l’ostilità dichiarata di quella potenza, gli Stati Uniti, che sono stati in qualche modo dal dopoguerra in poi i veri garanti della costruzione del cantiere dell’Unione.

Gli “Stati Uniti ai tempi dell’impero” avevano tutto l’interesse a far sì che gli Stati europei cedessero la loro sovranità a favore di una sovrastruttura “europea”, in quanto il disegno ultimo era quello di costruire una governance mondiale alla quale poi sarebbero stati assegnati tutti i poteri di cui un tempo disponevano gli Stati nazionali.

 

L’accentramento a favore delle varie organizzazioni sovranazionali e del capitale internazionale è stato il leitmotiv che ha scandito la storia di tutto il ‘900 e i propositi dei suoi signori erano quelli di giungere al passaggio finale e ultimo.

Il trasferimento appunto di ogni sovranità nazionale verso la governance, ma i piani, come detto poco fa, non sono andati nella direzione desiderata.

Il fallimento della farsa pandemica, concepita proprio per inaugurare un” totalitarismo globale”, ha finito per accelerare il processo contrario e ora l’asse franco-tedesco sembra sempre più debole e incapace di uscire vivo da questa fase della storia.

 

La profonda crisi della Germania.

A Berlino la situazione sembra persino più fosca di quella che già non potrebbe essere a Parigi.

Le elezioni anticipate non sono solo una ipotesi.

 Sono una certezza.

L’uscente cancelliere tedesco, Scholz, ha fallito come previsto l’appuntamento della fiducia parlamentare e la Germania adesso si recherà alle urne il prossimo 23 febbraio.

Dare uno sguardo ai sondaggi non è un esercizio che aiuta molto.

L’intero sistema politico tedesco, non differentemente da quello francese e italiano, è il riflesso dell’espressione di determinati poteri.

Non esistono partiti attualmente sulla scena nazionale in grado di farsi davvero interpreti delle istanze popolari, e non si considerano da queste parti il Fronte Nazionale di Marine Le Pen e Alternativa per la Germania come due valide risposte alla crisi delle democrazie liberali per due semplici ragioni.

La prima è che il “Fronte” ha perduto da tempo la sua spinta antisistema da quanto il partito è passato nelle mani di Marine che l’ha strappato quasi a forza al padre Jean Marie, il quale non aveva alcuna intenzione di abiurare al suo credo politico.

“Jean Marie” non aveva timore a denunciare le bugie del “culto olocaustico” e per questo si è preso anche una condanna penale, perché nelle democrazie liberali si può pronunciare tranquillamente ogni tipo di bestialità contro la religione cristiana, ma guai soltanto a dire qualcosa che possa irritare i veri padroni di questi sistemi politici, quali le solite massonerie e il mondo sionista ed ebraico

 

Jean Marie Le Pen è stata immortalata assieme a sua figlia Marine

Marine in tal senso è servita a compiere una “normalizzazione”, per così dire. Il Fronte andava anestetizzato e trasformato in un normale partito di destra liberale e la figlia di Jean Marie è riuscita perfettamente nella sua missione.

Sparito ogni riferimento di uscita dall’euro, la moneta pensata per essere il randello dei salariati, è cambiata anche la posizione sull’olocausto e soprattutto su Israele, con il quale il Fronte Nazionale ha allacciato stretti rapporti.

Il partito oggi non è molto differente dal vecchio “UMP “di Sarkozy, storico inquilino dell’Eliseo, e primo presidente francese di origini ebraiche.

La seconda ragione è che “Alternativa per la Germania” (Afd) non sembra discostarsi di molto dal paradigma del FN francese divenuto poi “Rassemblement National”.

Se è vero che” Afd” non ha abbandonato almeno nelle dichiarazioni ufficiali la sua presunta intenzione di uscire dall’UE e dall’euro, sussistono forti dubbi per pensare che questo partito dia effettivamente un seguito a quanto dichiarato.

Guidato da “Alice Weidel”, ex dipendente di Goldman Sachs e lesbica che cerca almeno in apparenza di distanziarsi dal “mondo LGBT” per non minare troppo la credibilità delle sue posizioni conservatrici, “Afd “però è forse persino più integrata nel mondo sionista della stessa “Marine Le Pen”.

 

Alternativa per la Germania offre a Israele la sua più completa abnegazione e diversi ebrei tedeschi hanno espresso il loro supporto nei confronti di questo partito, consci che non c’è nulla da temere da questa formazione, in quanto essa è una creatura sfornata dal loro laboratorio politico.

L’Europa vede un po’ ovunque il ripetersi di questo fenomeno.

 

È una sorta di fabbrica dei cloni che sforna partiti come “Afd”, il” Rassemblement di Marine Le Pen”, la “Lega di Salvini” e “Vox” in Spagna, ognuno dei quali fa del sionismo e della sottomissione allo stato ebraico la sua cifra politica, ed appare chiaro, almeno per gli osservatori più ludici, che non c’è possibilità di tornare realmente sovrani attraverso questi partiti, in quanto il loro scopo è quello di fungere da opposizioni controllate che servono a impedire ogni cambiamento radicale.

In Italia però se la Lega assolveva pienamente a questa funzione almeno fino al 2019, oggi tale partito è definitivamente estinto, poiché è stato costretto a gettare la maschera con l’inizio della farsa pandemica, alla quale il Carroccio ha dato il suo pieno sostegno.

Il partito che sulla carta avrebbe dovuto opporre la più strenua resistenza alle restrizioni è stato non solo quello che le ha appoggiate, ma anche quello che ha persino perorato la causa di Mario Draghi a palazzo Chigi, provando a mascherare il suo tradimento attraverso la indecente bugia di Draghi divenuto “sovranista”.

 

A giudicare dalle reazioni dei suoi ex elettori, la bufala è stata respinta al mittente nonostante tutti gli sforzi dei vari propagandisti della Lega che infestano Twitter, e di altri decaduti personaggi dei servizi e della massoneria che invece su Telegram hanno rilanciato per mesi questo depistaggio.

In Italia quindi, a differenza che in Francia e in Germania, c’è un buco non colmato per ciò che riguarda il ruolo di oppositore controllato e ciò spiega il processo di decadimento più accelerato nel Belpaese della democrazia liberale rispetto a Francia e Germania che seguono a ruota.

 

Il gate keeper, il termine anglosassone che identifica le “opposizioni di comodo”, è un po’ la ruota di scorta della democrazia liberale.

Serve a mantenere il dissenso nel perimetro desiderato dal sistema, e una volta venuto meno, non c’è più nulla che possa tenere in vita con artificio questo sistema politico.

Il dissenso esce dal perimetro desiderato e va dove fa più paura alla massoneria e all’alta finanza.

L’Italia sembra certamente più avanti in questo processo di uscita dal liberalismo, e allora c’è quasi da auspicarsi che “Afd” vinca le elezioni a febbraio, in modo che così i tedeschi possano vedere di che pasta è fatta questa “falsa opposizione” e poi iniziare a invocare un partito che non sia l’ennesimo dissenso controllato partorito nelle stanze della massoneria e della finanza ebraica.

I tedeschi ormai sembrano molto vicini a comprendere quello che gli italiani hanno compreso già da tempo poiché la moneta unica è stata certamente concepita per la deindustrializzazione italiana, ma più in generale per comprimere i salari di tutti i Paesi che la adottano.

 

È, in altre parole, il manganello del capitale contro la classe lavoratrice costretta a vivere in una enorme disoccupazione e invasa da un’orda di immigrati, clandestini e non, che ha il preciso scopo di svalutare ancora di più i salari oltre a quello di mischiare le razze europee nella speranza di distruggerle, come auspicava il citato “conte Kalergi”.

L’euro in principio consentiva alla Germania di gonfiare artificialmente le sue esportazioni, ma ora quella fase predatoria a discapito degli altri Paesi vicini, è finita.

L’Europa tutta è inghiottita da un buco di stagnazione economica dal quale non si può uscire se non attraverso il ritorno alle monete nazionali e con il definitivo abbandono delle suicide politiche ordoliberali.

Nel momento stesso in cui la Germania raggiungerà tale consapevolezza, se già non ci è arrivata, allora sarà nelle stesse identiche condizioni dell’Italia e in questa corsa a tre la Francia potrebbe seguire presto una volta che si tornerà inevitabilmente alle elezioni e con il possibile successo di “Marine Le Pen”.

Anche in quel caso, i francesi si troveranno di fronte allo stesso scenario dei tedeschi quando vedranno che la “figlia di Jean Marie” nulla farà per uscire dall’UE e dall’euro, e il popolo allora anche lì inizierà a invocare a gran voce la fine della farsa della democrazia liberale.

L’Italia però, come si diceva in precedenza, in questa competizione sembra essere più avanti di tutti.

È il Paese più maturo per uscire dalla gabbia burocratica, e il più consapevole del fardello che comporta essere schiavi dell’Euro-Atlantismo.

Nel 2025, l’Italia appare certamente come la favorita per dare la definitiva spallata alla “dittatura liberal-democratica”.

Occorre soltanto attendere la futura crisi del governo Meloni dopo il quale il sistema politico non ha più nulla da offrire per conservare il precedente status quo.

Non va dimenticato poi che a Washington al presidente Trump basterà soltanto premere il bottone dei dazi per accelerare la crisi europea.

Intanto ieri un altro pezzo del fragile apparato globalista è caduto.

Dopo le dimissioni di Scholz, dall’altra parte dell’Atlantico, in Canada, è giunta la notizia delle dimissioni del ministro delle Finanze canadese, e ora pare che lo stesso primo ministro Trudeau, altro delfino di Davos, stia prendendo in considerazione le dimissioni.

È un effetto domino.

Non c’è verso di arrestare la caduta delle tessere del “Nuovo Ordine Mondiale” e dell’”Unione europea”.

 

 

 

LE BANCHE CONTINUANO

A FARE PROPAGANDA.

Lapecoranera.it – (13/12/2024) - Manlio Lo Presti – ci dice:

 

Una banca del sistema italiano e di notevoli dimensioni, non più italiana, è affetta da ​improvviso managerismo comunicativo​, ovviamente di fattura anglosassone.

Come riportato da comunicazioni ufficiali, gran parte del suo azionariato (88%) viene denominato con il termine ambiguo di “mercato” senza dire la quota nazionale e quella estera​ che compone questa voce enorme.

 Per legge il gruppo finanziario è costretto a dichiarare che il 5% è in mano alla gigantesca finanziaria speculatrice “BlackRock Inc”., causa di molti scossoni ai danni della ex-italia:

(group.intesasanpaolo.com/it/chi-siamo/azionariato#)

È doveroso evidenziare che questa azienda bancaria, per effetto di molteplici fusioni per incorporazione di altre banche minori, è azionista con oltre il 45% dell’assetto proprietario della Banca d’Italia che la dovrebbe controllare:

(bancaditalia.it/chi-siamo/funzioni-governance/partecipanti-capitale/index.html).

 La pagina di Bankitalia elenca gli azionisti:

(bancaditalia.it/chi-siamo/funzioni-governance/partecipanti-capitale/elenco_partecipanti.pdf)

Sappiamo da sempre che un azionariato diffuso e polverizzato teoricamente dovrebbe proteggere dal potere di minoranze in possesso di piccoli pacchetti ma concentrati fra loro.

 In realtà, la polverizzazione azionaria consente un potere enorme a pochi pacchettisti liberi di fare e disfare.

Nel caso di questa banca, per effetto di numerose fusioni, da sola possiede oltre il 40 percento delle azioni della Banca d’Italia che dovrebbe – invano – vigilarla!

Questa azienda si accorge che

1) i cittadini non si fidano più. La fuga dagli sportelli è quasi totale perché la gente è stata sbattuta fuori con la diffusione massiccia di plastichette, di carte di credito e dal servizio di banca in rete,

2) I clienti denunciano di più gli abusi, le scorrettezze,

3) le banche hanno perso una infinità di cause per sovraindebitamento (portalesovraindebitamento.it/) e per l’imposizione di costi onerosi “di pratica” e di clausole capestro e di costi per uso di prelievo automatico e per le carte di credito.

 Oneri fuori linea rispetto alla media europea.

Ma l’automazione e gli accorpamenti non dovevano abbassare significativamente queste spese?

 Falso!

Il sistema bancario e finanziario si accorge “adesso” dell’incapacità di acquisire la fiducia dei cittadini colpiti da anni da truffe, ladrocini, ambiguità comportamentali, palese servilismo ai poteri forti anche a detrimento di utili “sani” quasi sostituiti da quelli di matrice speculativa e finanziaria.

Tutto questo è accaduto alla faccia delle presunte azioni a salve di Bankitalia, Eurosistema, Consob, Guardia di Finanza, Carabinieri, Polizia di Stato, Corte dei conti, le 20 inutili Associazioni di consumatori accreditate ed elencate nella pagina del ministero, la Commissione finanze e tesoro della Camera, le numerose edizioni di Basilea I, II, III, le numerose normative per il contrasto al riciclaggio, ecc., alcune trasmissioni televisive inefficaci.

Una montagna di nebbia in bottiglia che non ha difeso minimamente i cittadini massacrati dai comportamenti pirateschi delle banche, delle finanziarie orientate ad indebitare tutta la popolazione italiana per poi accaparrarsi dei loro beni saccheggiandoli con l’attivazione di garanzie cosiddette “reali”.

La sequenza infernale di fusioni bancarie in questi decenni non ha prodotto le promesse-e-non-mantenute “economie di scala” che dovevano ridurre i costi a carico dei consumatori.

Nulla di fatto.

Persistono e si diffondono le truffe.

Sono aumentate con i canali informatici che sfruttano l’imperizia della popolazione accusata e colpevolizzata di essere disinformata.

Trovare i colpevoli altrove è la strada più facile per coprire proprie inefficienze storiche, endemiche.

Non si fa nulla per mettere sul banco d’accusa i vertici delle banche autrici di comportamenti ambigui e opachi.

 Le banche non hanno mai ricevuto sanzioni proporzionate ai danni da loro prodotti contro la popolazione storicamente depauperata e ridotta al lastrico da continui saccheggi mediante l’attivazione delle garanzie.

 La lunga e triste sequenza di banche fallite o fatte fallire è una lezione che non è stata imparata.

Il cimitero bancario continua ad essere dimenticato per opera di tutti:

 delle banche, della stampa e, soprattutto della stampa e della politica:

(money.it/banche-crisi-fallite-in-italia-elenco-dal-1892-ad-oggi).

 

Non c’è controllo che possa funzionare efficacemente perché sono gestiti da personale selezionato con criteri più che discutibili.

La tendenza alla collusione e alla corruzione aumenta per la inamovibilità del personale addetto ai controlli che dovrebbe essere trasferito improvvisamente e continuamente, per render inutile la dazione di tangenti per agire in modo scorretto.

 Il caos premeditato attuale è aggravato dalla presenza incontrollata delle criptovalute veicoli di future e dolorose truffe in stile Ponzi.

Si tratta di valute esclusivamente elettroniche senza banconote.

Si muovono su canali scarsamente controllati dalla attuale architettura di vigilanza nazionale, europea e mondiale.

Aspettiamoci altri disastri dilatati in pochi secondi con il contributo della cosiddetta “intelligenza artificiale” spiegata e maneggiata da strani personaggi incappucciati che sembrano uscire da romanzi di Fantasy.

Il mondo bancario e finanziario vive dietro un sipario di cartone nonostante le sterili ed inefficaci campagne della Banca d’Italia, dei bollettini informativi allocati nelle agenzie di città e che sono totalmente illeggibili per il loro linguaggio ultra tecnico, autoreferenziale e logorroico.

L’azione comunicativa di questo colosso ha il sapore di una iniziativa perorata da qualche dirigente in odore di assurgere alla dirigenza centrale con questa iniziativa la cui durata sarà breve, costosissima e poi sarà dimenticata:

(ilgiornaleditalia.it/news/mondo-imprese/668846/paschina-intesa-sanpaolo-pubblicita-comunicare-valori-credibili-vicini-simpatici-costruire-rapporto-di-fiducia-bookcity.html)

perché non rimuoverà affatto i sospetti e la sfiducia della popolazione bersagliata da decenni di comportamenti arroganti e scorretti autorizzate da dirigenze totalmente cooptate e non selezionate con giudizio e prudenza.

Continuerà a sussistere il sospetto, diventato certezza, che questi colossi operano apertamente per i propri interessi ponendo in ultimissimo piano il beneficio dei clienti che sono quelli che pagano tutta la baracca.

 Ma questo è un dato incidentale e i danni sono considerati “collaterali”.

Dai contenuti della “campagna”, la popolazione deve imparare e in fretta, colpevole di farsi truffare e saccheggiare.

Anche in questo caso, il comportamento protervo non cambia.

Le banche non si pentono di nulla perché hanno ragione in forza della loro potenza monetaria.

Non si ottiene la fiducia dei cittadini con le favolette pubblicitarie.

La fiducia si ottiene con i fatti concreti.

Con i finanziamenti alle aziende piccole e grandi per incoraggiare ristrutturazioni tecniche che garantiscano incrementi produttivi unitari.

Il resto sono favole dei fratelli Grimm, Andersen, Fedro, Esopo, Afanasjev.

Difficilmente correggeranno i loro comportamenti, nemmeno questa importante azienda.

Non speriamoci affatto.

Forse, potrà cambiare qualcosa se muterà il sistema collusivo di cooptazione dei vertici con la immissione di esperti ed onesti amministratori che esistono ma sono stati oscurati ed emarginati.

Molto meritevole l’opera di informazione attuata da anni da un ex dirigente bancario con i suoi libri, mostrando stupore del fatto che non è stato ancora assassinato: come diceva un generale famoso: “la guerra continua” …

 

Il team Trump ha talenti cristallini

 (Musk porterà l’uomo su Marte). Mentre

l’EU si fonda sui raccomandati: chi vincerà?

Mittdolcino.com – by Mitt Dolcino -  (15 Dicembre 2024) – ci dice:

A scorrere la lista del futuro team Trump, in formazione, per chi è fedele adepto di Adam Smith (ovvero della meritocrazia illuminata) c’è da restare estasiati.

Milei segue perfettamente lo stesso indirizzo.

 Fa piangere invece l’EU, dove continuano a dominare la scena i soliti raccomandati “di ferro” (memento Ursula Von Der Leyen, con attinenze naziste e schiaviste americane).

In “Davos vs. Adam Smith”, “Davos vs. “WeThePeople . 

Anni fa un articolo sul “Foreign Policy”, rinomato magazine USA, spiego’ nei dettagli l’essenza della nobile di famiglia, Ursula von der Leyen a capo dell’EU.

Il titolo diceva così:

“L’inettitudine aristocratica di Ursula Von Der Leyen – Come i legami familiari del presidente dell’UE spiegano la sua ascesa al potere e i fallimenti nell’uso di esso durante la pandemia” (30 APRILE 2021).

Penso non ci sia bisogno di commentare oltre.

“Foreign Policy”.

Ma seguendo il ragionamento proposto dal magazine emergeva anche di peggio, se possibile, per un politico che deve rappresentare l’EU nel mondo.

I nazisti di cui parla l’articolo, legati ad Ursula von der Leyen, si condensavano nel nonno nazista attivo in Ucraina, “Joachim Freiherr von der Leyen”, una sorta di “gaulaiter nazista” locale membro del NSDAP, il partito nazista.

Uno “cattivo davvero” insomma.

A seguire il lato schiavista della famiglia, alleghiamo traduzione di un estratto dell’articolo, a supporto, anzi illuminante direi… Donna con molti scheletri nell’armadio dunque, quasi un cimitero di scheletri, verrebbe da dire.

Agghiacciante!

Non c’è dunque da stupirsi se tali nipoti di nazisti apicali, ancora oggi super raccomandati al potere (soprattutto in Europa), debbano i loro privilegi non a loro specifiche competenze ma ad appartenenze passate, gli esempi abbondano in EU.

Cio’ va visto in contrapposizione alla squadra di talenti voluti da Trump per il suo secondo mandato.

L’EU di von der Leyen ha anche nel suo “team”, tra l’altro, “Gigi Di Maio”, che di competenza tecnica specifica ha certamente l’essere stato, tra gli altri vanti, bibittaro allo stadio Maradona/San Paolo, poi assunto dall’EU nel golfo Persico dietro raccomandazione di Mario Draghi (lui stesso di una somiglianza incredibile con il fu conte Kalergi, eminenza grigia dell’EU post nazista), solo per vedere esplodere sotto il suo mandato l’immensità del caos nell’area medio orientale, forse non a caso.

Geopolitica al servizio delle élite …

A parte presentare il team Trump, di seguito (in calce), il messaggio importante qui è far sorgere spontanea la domanda:

secondo voi, tra un team di talenti ed uno di non solo raccomandati, pure gente che si imparenta e si riproduce entro una ristrettissima stessa cerchia di sangue da secoli, chi avrà la meglio alla fin fine?

Si perché l’Europa è il luogo dei privilegi tramandati col sangue, sempre le stesse famiglie, sub-continente dei Don Rodrigo, memento le famiglie potenti di Firenze quando si scoprì l’America che sono le stesse di oggi

Dirimente….

 

Vi dice qualcosa?

Immaginate già l’epilogo nell’epico scontro tra le due sponde dell’Atlantico che – di nuovo, terza volta – ci aspetta?

Pensate che gli europei, trombettieri della nobiltà di casta, ebbero anche i loro filosofi d’elezione, Malthus e Schumpeter su tutti;

l’ultimo plaudiva addirittura – in una eccellente confusione di termini, per il volgo ignorante – la “distruzione creativa”, che significa le guerre mortifere anche di trenta anni, utili per azzerare i sistemi e far ripartire le economie europee ereditate dal feudalesimo e dagli errori delle élite al potere, sempre le stesse.

 Ma, attenzione, sempre preservando i poteri apicali, al comando:

in guerra ci devono morire giusto i poveracci, tranne rare eccezioni…

Oggi purtroppo Ursula von der Leyen ed i suoi accoliti, in una Europa in crisi, affondata dai troppi privilegi di pochi (vedasi la sparizione della classe media) vorrebbe far finire come sempre la storia del vecchio continente cresciuto con la depredazione delle colonie:

terminare la crisi di saturazione da debiti grazie ad una guerra combattuta dagli europei/gente comune mandati a morire contro la Russia, stesso copione di “Davos” di sempre, prima si chiamava “Worms” da cui nacquero le nobiltà di sangue europee (e prima si chiamava “antica Babilonia”, ndr).

Lasciate dire che “noi non ci stiamo”, anzi noi ci opponiamo e ci opporremo a tale deriva, con i mezzi democratici che ci concedono.

Ovvero con la penna, o la tastiera, fate voi.

 E con i fatti!

 

 

 

 

Un'ondata senza precedenti di chiusure

 di negozi affonda il settore della

 vendita al dettaglio negli Stati Uniti.

 

 Naturalnews.com – (17/12/2024) - Ramon Tomey – ci dice:

 

 

Oltre 7.100 negozi negli Stati Uniti hanno chiuso a novembre 2024, segnando un aumento del 69 percento rispetto all'anno precedente secondo i dati “CoreSight”.

Questa tendenza indica sfide economiche più profonde e un'impennata dei fallimenti al dettaglio, con 45 rivenditori che hanno dichiarato bancarotta nel 2024 rispetto ai 25 dell'anno precedente.

L'aumento dell'inflazione e delle pressioni economiche hanno portato i consumatori a dare priorità ai beni essenziali e a ridurre la spesa discrezionale. Questo cambiamento ha colpito in particolar modo le catene di vendita al dettaglio a basso costo e le farmacie, come “Family Dollar” e “CVS Health”.

I rivenditori stanno lottando per adattarsi al clima economico in evoluzione a causa di offerte di prodotti inadeguate e deboli risposte alle minacce competitive. Analisti come “Neil Saunders” di Global Data sostengono che l'attuale crisi non è dovuta solo alle crisi economiche, ma anche a una parte naturale del flusso e riflusso del settore.

Mentre alcuni rivenditori discount come” Dollar General” e “Dollar Tre”e prosperano, la tendenza generale suggerisce un ambiente di vendita al dettaglio polarizzato.

 I rivenditori di successo si stanno concentrando sull'efficienza operativa e sulla stabilità finanziaria per superare le attuali sfide.

 

Nonostante le previsioni di stabilizzazione nel 2025, gli analisti avvertono che il settore della vendita al dettaglio sta affrontando notevoli sconvolgimenti.

L'ondata di chiusure di negozi è un segnale di cambiamenti strutturali più profondi, che sottolineano l'importanza dell'innovazione, dell'efficienza e del processo decisionale strategico per la sopravvivenza a lungo termine nel panorama della vendita al dettaglio in evoluzione.

Il panorama della vendita al dettaglio negli Stati Uniti sta assistendo a un netto cambiamento, caratterizzato da un'ondata senza precedenti di chiusure di negozi, che segnala sfide economiche più profonde.

 

I dati della società di ricerca “CoreSight” hanno rivelato che oltre 7.100 negozi hanno chiuso i battenti entro la fine di novembre 2024, segnando un aumento del 69 percento rispetto all'anno precedente.

Questa ondata di chiusure non è solo un sintomo delle pressioni economiche in corso, ma anche un precursore di ulteriori difficoltà nel settore.

L'aumento delle chiusure di negozi è strettamente legato a un'ondata di fallimenti al dettaglio, con 45 rivenditori che hanno presentato istanza di protezione fallimentare quest'anno rispetto ai 25 dell'anno scorso.

Questa tendenza allarmante sottolinea la difficoltà che i rivenditori affrontano nell'adattarsi al mutevole clima economico, in particolare di fronte a un'inflazione persistente.

 Sentendo il peso dei costi crescenti, i consumatori hanno spostato i loro modelli di spesa verso beni più essenziali, portando a un allontanamento dalla spesa discrezionale.

IL CROLLO DEL VENDITA AL DETTAGLIO ACCELERA: la catena di articoli per la casa a basso costo “Big Lots “sta chiudendo 315 negozi a causa di difficoltà finanziarie e vendite in calo.

A guidare la carica nelle chiusure sono le catene di vendita al dettaglio a basso costo e le farmacie.

“ Family Dollar” e “CVS Health” sono state particolarmente colpite, con “CVS” da sola che ha assistito alla chiusura di oltre 7.000 farmacie dal 2019.

Queste chiusure non sono solo un riflesso delle pressioni economiche, ma evidenziano anche problemi più profondi all'interno del settore della vendita al dettaglio, tra cui offerte di prodotti inadeguate e risposte deboli alle minacce della concorrenza.

“Neil Saunders”, analista di “GlobalData”, sottolinea che l'attuale crisi del commercio al dettaglio non è solo il risultato di flessioni economiche.

"Non c'è abbastanza crescita nel mercato del commercio al dettaglio perché ogni attore possa avere successo", nota Saunders.

"I commercianti al dettaglio stanno entrando in un periodo di ristrutturazione, concentrandosi sull'efficienza operativa e sulla stabilità finanziaria".

Nonostante le fosche prospettive, alcuni rivenditori discount come “Dollar General” e “Dollar Tree” stanno prosperando, espandendo la loro presenza con nuove aperture di negozi.

Tuttavia, la tendenza generale suggerisce un ambiente di vendita al dettaglio polarizzato in cui il successo è limitato a pochi eletti.

“Family Dollar”, in particolare, ha lottato per competere in un mercato in cui i consumatori attenti ai prezzi stanno diventando sempre più selettivi.

Anche i ristoranti non sono esenti.

Il settore della ristorazione sta assistendo a una tendenza simile, con un numero significativo di catene che segnalano cali netti nelle sedi.

Oltre il 33 percento delle catene classificate ha registrato un calo delle sedi nel 2023, una cifra che ha continuato a salire nel 2024.

Molte di queste chiusure sono state innescate dagli effetti persistenti della pandemia, con costi e debiti più elevati che hanno spinto molti a chiudere unità con prestazioni inferiori.

Tuttavia, le chiusure servono anche come mossa strategica per riconcentrarsi su unità più forti e redditizie e rivitalizzare i loro marchi.

Nonostante l'ondata immediata di chiusure di negozi, gli analisti del settore prevedono un periodo di stabilizzazione nel 2025.

 Tuttavia, ciò non attenua le preoccupazioni più ampie di un settore al dettaglio che sta subendo notevoli sconvolgimenti.

“Saunders” suggerisce che l'attuale "ciclo di ribasso" per le chiusure di negozi fa parte di un flusso e riflusso naturale all'interno del settore.

Tuttavia, la portata delle chiusure solleva seri interrogativi sulla resilienza del settore al dettaglio statunitense di fronte alle continue sfide economiche.

Mentre l'inflazione e le abitudini di spesa dei consumatori continuano a evolversi, il settore della vendita al dettaglio si trova a un bivio.

L'ondata di chiusure di negozi nel 2024 non è solo una battuta d'arresto temporanea, ma un segnale che sono necessari cambiamenti strutturali più profondi.

 Rivenditori, investitori e consumatori dovranno adattarsi a una nuova realtà in cui la sopravvivenza dipende sempre di più dall'innovazione, dall'efficienza e dal processo decisionale strategico.

Resta da chiedersi se le attuali ristrutturazioni saranno sufficienti a prevenire ulteriori crisi in futuro.

(EconomicRiot.com).

 

 

 

 

Come la Germania ha distrutto

la sua economia e come risolverla.

Zerohedge.com - Tyler Durden – autore: Daniel Lacalle – (18 dicembre 2024) – ci dice:

 

Un tempo l'economia tedesca era una potenza industriale mondiale, dimostrando una forte resilienza nei periodi di crisi e una significativa crescita produttiva nei periodi di espansione.

La Germania ha mostrato una solida attività industriale, una solida produttività e livelli di disoccupazione invidiabili, che hanno contribuito a salari realmente elevati.

Tuttavia, negli ultimi cinque anni l'economia è stagnante e il suo PIL è inferiore del 5% rispetto al trend di crescita pre-pandemia suggerito, secondo “Bloomberg Economics”.

Ancora più preoccupante è il fatto che stimano che quattro punti percentuali di tale perdita potrebbero essere permanenti.

La maggior parte delle analisi attribuisce la debolezza dell'economia tedesca ai costi energetici più elevati e al rallentamento cinese che colpisce le sue esportazioni.

 Tuttavia, la realtà è più complessa.

 

La stagnazione della Germania è auto -inflitta.

La Germania ha commesso il suo primo grande errore nel 2012, quando i suoi leader hanno accettato la diagnosi di sinistra della crisi del debito europeo, che attribuiva tutti i problemi all'austerità inesistente.

 La Germania ha abbracciato l'inflazionismo e, nel 2014, ha accettato le stesse politiche monetarie e interventiste che hanno sempre distrutto l'Europa.

Il governo tedesco e la Bundesbank hanno accettato con riluttanza la massiccia espansione monetaria della BCE e i tassi nominali negativi, consentendo alla Commissione europea di abbandonare la sua supervisione dell'eccessivo indebitamento e firmando pacchetti di "stimoli" consecutivi come il “piano Juncker” o i “disastri della Next Generation EU”, tutti fattori che hanno lasciato l'area euro in stagnazione, con più debito e ora, inflazione.

I tedeschi soffrono di un'inflazione cumulativa di oltre il 20% negli ultimi cinque anni.

I politici danno la colpa all'Ucraina e a Putin, ma sappiamo tutti che è una scusa ridicola.

La crescita dell'offerta di moneta e i costanti aumenti della spesa pubblica hanno cancellato il potere d'acquisto dell'euro e alimentato l'inflazione.

“Un’impennata della crescita monetaria ha preceduto l’impennata dell’inflazione e i paesi con una crescita monetaria più forte hanno registrato un’inflazione notevolmente più elevata”

(Borio et al., 2023).

I keynesiani credevano che un euro più debole avrebbe dato una spinta alle esportazioni tedesche, ma questo è un mito.

I leader delle esportazioni salgono grazie all'elevato valore aggiunto, non al basso costo.

 In ogni caso, tutte le politiche interventiste adottate dall'Unione Europea lascerebbero una moneta debole e un'economia ancora più debole.

Il secondo errore mortale è stata la sua politica energetica.

 Gli alti costi energetici non sono una fatalità.

 Derivano dalla politica energetica sbagliata che ha spinto i politici tedeschi a chiudere la loro flotta nucleare e a spendere più di 200 miliardi di euro in sovvenzioni per tecnologie volatili e intermittenti solo per perpetuare l'uso di carbone e lignite, che rappresentano il 25% della sua produzione di energia, secondo AGEB 2024.

Infatti, il 77% del suo consumo energetico e il 40% della sua produzione di energia provengono da combustibili fossili.

 I politici tedeschi hanno anche abbracciato l'agenda dell'UE che ha vietato lo sviluppo del gas naturale nazionale ma ha moltiplicato le importazioni di gas naturale liquefatto statunitense prodotto dal fracking.

Affascinante.

 Inoltre, gli enormi sussidi e i costi regolamentati aggiunti alle bollette dei consumatori hanno fatto sì che oltre il 60% del prezzo dell'elettricità pagato dai consumatori provenga da costi e tasse regolamentati, incluso il costo della CO2, che è una tassa nascosta.

 I tedeschi pagano di più per l'energia e continuano a dipendere dai combustibili fossili perché il governo ha distrutto il loro accesso al gas naturale russo a basso costo e lo ha sostituito con opzioni costose e inaffidabili.

Solo un gruppo di politici può decidere di entrare in una guerra energetica e vietare le alternative.

Il terzo errore fatale è stato quello di accettare le politiche sempre più dannose provenienti dalla Commissione e dal Parlamento UE.

 Un rallentamento dell'economia cinese non porta un leader mondiale delle esportazioni alla stagnazione, soprattutto quando il gigante asiatico cresce al 5% all'anno.

Un leader mondiale delle esportazioni come la Germania era giustamente orgoglioso di una rete produttiva che consentiva alla sua industria di crescere grazie a prodotti ad alto valore aggiunto, tecnologia e una portata globale che consentiva alle aziende tedesche di vendere in tutto il mondo e di navigare in qualsiasi ambiente macroeconomico.

Ciò che ha fatto sì che l'industria tedesca, un tempo potente, ristagnasse e declinasse nonostante una robusta crescita globale è stata la combinazione di regolamentazione eccessiva, disincentivi all'innovazione, tasse elevate e l'adozione della disastrosa agenda 2030 che vieta i veicoli con motore a combustione.

 I politici hanno demolito il potenziale di vendita dell'intero complesso industriale con una politica ambientale e normativa fuorviante.

 Gli attivisti hanno utilizzato l'agenda 2030 apparentemente innocente per imporre un modello interventista e improduttivo, cancellando tutte le industrie e i settori agricoli e agricoli della Germania.

 La legge, dal nome errato, sul ripristino della natura, che rende quasi impossibile lo svolgimento di attività nel settore primario, ha aggravato ulteriormente questo danno.

 

La graduale imposizione da parte dell'Unione Europea di una regolamentazione eccessiva e di disincentivi ha anche portato la Germania a perdere una parte significativa della sua leadership tecnologica.

Il dominio ingegneristico e tecnologico della Germania si basava su un sistema aperto, altamente competitivo e gratificante che è stato distrutto dalla burocrazia e dalla regolamentazione.

 La Germania è un leader mondiale nelle domande di brevetto, ma è indietro rispetto agli Stati Uniti e la traduzione dei brevetti alle aziende è estremamente scarsa.

I politici tedeschi affermano che tutte le sfide di cui sopra diventeranno punti di forza in futuro.

Ne dubito, perché il loro curriculum di fallimenti nelle previsioni è spettacolare.

 Ciò di cui la Germania ha bisogno è abbandonare l'inflazionismo, l'interventismo e l'attivismo da fumettista.

Se la Germania adotta questi cambiamenti, la sua economia sperimenterà una crescita significativa.

La Germania non ha un problema di competitività o di capitale umano; ha un problema politico.

Abbandonate l'interventismo socialista e la Germania tornerà alla sua tendenza di crescita e leadership.

 

 

 

 

Una nuova mappa geopolitica

 si sta dispiegando: la fine

della Siria (e della "Palestina" per ora)

  Unz.com - Alastair Crooke – (16 dicembre 2024) – ci dice:

 

Gli israeliani in genere celebrano le loro "vittorie".

 Questa euforia peserà sulle élite imprenditoriali statunitensi?

La Siria è entrata nell'abisso:

 i demoni di al-Qaeda, dell'ISIS e degli elementi più intransigenti dei Fratelli Musulmani stanno volteggiando nei cieli.

 C'è il caos, i saccheggi, la paura, e una terribile passione di vendetta scotta il sangue.

 Le esecuzioni di strada sono all'ordine del giorno.

Forse Hayat Tahrir Al-Sham (HTS) e il suo leader, Al-Joulani, (seguendo le istruzioni turche), hanno pensato di controllare le cose.

Ma HTS è un'etichetta ombrello come Al-Qaeda, ISIS e An-Nusra, e le sue fazioni sono già scese in combattimento tra fazioni.

 Lo "Stato" siriano si è dissolto nel cuore della notte;

la polizia e l'esercito tornarono a casa, lasciando i depositi di armi aperti per il saccheggio degli Shebab.

 Le porte della prigione furono spalancate (o sfondate).

Alcuni, senza dubbio, erano prigionieri politici; ma molti non lo erano.

Alcuni dei detenuti più feroci ora vagano per le strade.

Gli israeliani – in pochi giorni – hanno completamente sventrato le infrastrutture di difesa dello Stato in più di 450 attacchi aerei:

difese aeree missilistiche, elicotteri e aerei dell'aeronautica siriana, la marina e le armerie – tutti distrutti nella "più grande operazione aerea nella storia di Israele".

 

La Siria non esiste più come entità geopolitica.

A est, le forze curde (con il sostegno militare degli Stati Uniti) si stanno impossessando delle risorse petrolifere e agricole dell'ex stato.

 Le forze e i delegati di Erdogan sono impegnati nel tentativo di schiacciare completamente l'enclave curda (anche se gli Stati Uniti hanno ora mediato una sorta di cessate il fuoco).

E nel sud-ovest, i carri armati israeliani si sono impadroniti del Golan e sono sbarcati oltre a 20 km da Damasco.

Nel 2015 la rivista Economist ha scritto: " Oro nero sotto il Golan: i geologi in Israele pensano di aver trovato il petrolio – in un territorio molto difficile ".

 I petrolieri israeliani e americani credevano di aver scoperto una miniera d'oro in questo sito così scomodo.

E un grosso ostacolo – la Siria – alle ambizioni energetiche dell'Occidente si è appena dissipato.

L'equilibratore politico strategico per Israele, che era la Siria dal 1948, è scomparso.

E il precedente "allentamento delle tensioni" tra la sfera sunnita e l'Iran è stato interrotto dal rude intervento dei rebranding dell'ISIS e dal revanscismo ottomano che lavora con Israele, attraverso intermediari americani (e britannici).

 I turchi non si sono mai veramente rassegnati al trattato del 1923 che concluse la prima guerra mondiale, con il quale cedettero quella che oggi è la Siria settentrionale al nuovo stato della Siria.

 

in pochi giorni, la Siria è stata smembrata, divisa e balcanizzata.

Allora perché Israele e la Turchia continuano a bombardare?

I bombardamenti sono iniziati nel momento in cui Bashar al-Assad se n'è andato, perché la Turchia e Israele temono che i conquistatori di oggi possano rivelarsi effimeri e possano presto essere loro stessi sfollati.

 Non c'è bisogno di possedere una cosa per controllarla.

In quanto stati potenti della regione, Israele e la Turchia vorranno esercitare il controllo non solo sulle risorse, ma anche sulle crocevie e sul passaggio regionale vitale che è stata la Siria.

Inevitabilmente, però, è probabile che il "Grande Israele" sia un certo punto si scontra con il revanscismo ottomano di Erdogan

 Allo stesso modo, il fronte saudita-egiziano-emirato non accoglierà con favore la rinascita né dei nuovi marchi dell'ISIS, né dei Fratelli Musulmani di ispirazione turca e ottomana.

Quest'ultimo rappresenta una minaccia immediata per la Giordania, ora confinante con la nuova entità rivoluzionaria.

Tali preoccupazioni potrebbero spingere questi Stati del Golfo più vicini all'Iran.

Il Qatar, in quanto fornitore di armi e finanziamenti al cartello HTS, potrebbe essere nuovamente ostracizzato da altri leader del Golfo.

La nuova mappa geopolitica pone molte domande dirette su Iran, Russia, Cina e BRICS.

 La Russia ha svolto un ruolo complesso in Medio Oriente: da un lato, perseguendo un'escalation della guerra difensiva contro le potenze della NATO e gestendo i principali interessi energetici;

 mentre, allo stesso tempo, cercava di moderare le operazioni della Resistenza contro Israele al fine di evitare che le relazioni con gli Stati Uniti si deteriorassero completamente.

Mosca spera – senza grande convinzione – che un dialogo con il prossimo presidente degli Stati Uniti possa emergere, in futuro.

Mosca probabilmente trarrà la conclusione che gli "accordi" di cessate il fuoco come l'”accordo di Astana sul contenimento dei jihadisti entro i confini della zona autonoma di Idlib in Siria non valgono la carta su cui sono stati scritti.

Türkiye – garante di Astana – ha pugnalato Mosca alle spalle.

 Probabilmente, renderà la leadership russa più dura nei confronti dell'Ucraina e di qualsiasi discorso occidentale sul cessate il fuoco.

La” Guida Suprema dell'Iran” ha parlato l'11 dicembre:

" Non ci dovrebbero essere dubbi sul fatto che ciò che è accaduto in Siria è stato pianificato nelle vendite di comando degli Stati Uniti e di Israele.

 Abbiamo le prove di questo.

Anche uno dei paesi confinanti con la Siria ha avuto un ruolo, ma i pianificatori principali sono gli Stati Uniti e il regime sionista".

In questo contesto, l'ayatollah Khamenei ha respinto le speculazioni su un eventuale indebolimento della volontà di resistere.

La vittoria per procura della Turchia in Siria, tuttavia, potrebbe rivelarsi di Pirro.

 Il ministro degli Esteri di Erdogan, “Hakan Fidan”, ha mentito alla Russia, agli Stati del Golfo e all'Iran sulla natura di ciò che veniva cucinato in Siria.

Ma il pasticcio ora è di Erdogan.

Quelli che hanno incrociato due volte a un certo punto otterranno la vendetta.

A quanto pare, l'Iran tornerà alla sua precedente posizione di riunire i disparati fili della resistenza regionale per combattere la reincarnazione di Al-Qaeda.

Non volterà le spalle alla Cina, né al progetto BRICS.

L'Iraq – ricordando le atrocità dell'ISIS nella sua guerra civile – si unirà all'Iran, così come lo Yemen.

L'Iran sarà consapevole che i restanti nodi dell'ex esercito siriano potrebbero, ad un certo punto, entrare nella lotta contro il cartello HTS.

Maher al-Assad ha portato con sé tutta la sua divisione corazzata in esilio in Iraq la notte della partenza di Bashar al-Assad.

La Cina non sarà contenta degli eventi in Siria

 Gli uiguri hanno svolto un ruolo di primo piano nella rivolta siriana (si stima che ci fossero 30.000 uiguri a Idlib, sotto l'addestramento della Turchia (che vede gli uiguri come la componente originale della nazione turca).

Anche la Cina probabilmente vedrà il rovesciamento della Siria come una sottolineatura delle presunte minacce occidentali alle proprie linee di sicurezza energetica che attraversano l'Iran, l'Arabia Saudita e l'Iraq.

Infine, gli interessi occidentali si sono contesi le risorse del Medio Oriente per secoli – e in ultima analisi questo è ciò che sta dietro la guerra di oggi.

È o non è un favore della guerra, si chiede la gente di Trump, dal momento che ha già segnalato che il dominio dell'energia sarà una strategia chiave per la sua amministrazione.

 

Beh, i paesi occidentali sono profondamente indebitati;

Il loro margine di manovra fiscale si sta riducendo rapidamente e gli obbligazionisti stanno iniziando ad ammutinarsi.

C'è una corsa alla ricerca di un nuovo collaterale per le “valute fiat”.

Una volta era oro;

Dagli anni '70 è stato il petrolio, ma il petrodollaro ha vacillato.

Gli anglo-americani vorrebbero avere di nuovo il petrolio iraniano – come hanno fatto fino agli anni '70 – per fare collaterale e costruire un nuovo sistema monetario legato al valore reale insito nelle materie prime.

Ma Trump dice che vuole "porre fine alle guerre" e non iniziarle.

 Il ridisegno della mappa geopolitica rende più o meno probabile un'intesa globale tra est e ovest?

 

Nonostante tutti i discorsi sui possibili "accordi" di Trump con l'Iran e la Russia, è probabilmente troppo presto per dire se si concretizzeranno – o potranno – concretizzarsi.

A quanto pare, Trump deve prima assicurarsi l'"accordo" interno, prima di sapere se ha la possibilità di accordi di politica estera.

Sembra che le strutture dominanti (in particolare l'elemento "Mai Trump" al Senato) consentiranno a Trump una notevole libertà sulle nomine chiave per i dipartimenti e le agenzie nazionali che gestiscono gli affari politici ed economici degli Stati Uniti (che è la preoccupazione principale di Trump) – e consentiranno anche una certa discrezionalità su, per così dire, i dipartimenti di "guerra" che hanno preso di mira Trump negli Stati Uniti ultimi anni:  come l'FBI e il Dipartimento di Giustizia.

Il presunto "accordo" sembra essere che le sue nomine dovranno ancora essere confermate dal Senato e dovranno essere ampiamente "dalla parte" della politica estera inter-agenzia (in particolare su Israele).

I grandi inter-agenzie, tuttavia, secondo quanto riferito, insistono sul loro veto sulle nomine che riguardano le strutture più profonde della politica estera.

E qui sta il nocciolo delle domande.

Gli israeliani in genere celebrano le loro "vittorie".

Questa euforia peserà sulle élite imprenditoriali statunitensi?

 Hezbollah è contenuto, la Siria è smilitarizzata e l'Iran non è al confine con Israele.

La minaccia per Israele oggi è di un ordine qualitativamente inferiore.

 Questo, di per sé, è sufficiente per consentire alle tensioni di allentarsi, o per vedere emergere alcune intese più ampie?

 Molto dipenderà dalle circostanze politiche di Netanyahu.

Se il primo ministro dovesse uscire relativamente indenne dal suo processo penale, avrebbe bisogno di fare la grande "scommessa" di un'azione militare contro l'Iran, con la mappa geopolitica così improvvisamente trasformata?

 

 

 

 

Il peggior disastro di politica

estera nella storia americana?

Unz.com - Jung-Freud – (4 dicembre 2024) – ci dice:

 

Guerra del Vietnam? Guerra in Iraq?

 O la creazione di Israele? O la Prima Guerra Mondiale?

È stato spesso detto, durante e dopo la guerra in Iraq, che è stato il più grande fallimento/fiasco della politica estera nella storia degli Stati Uniti.

Lo era?

Naturalmente, date le passioni che circondavano l'evento che allora andavano fuori controllo, molti erano d'accordo con la valutazione (soprattutto data l'incompetenza di George W. Bush), ma in retrospettiva, la guerra in Iraq impallidisce in confronto, ad esempio, alla guerra del Vietnam e al suo impatto sulla società americana.

È improbabile che i futuri storici e critici sociali saranno ossessionati dalla disavventura di Bush, come hanno fatto le persone sul ruolo della guerra del Vietnam nella politica e nella cultura americana.

 In effetti, prima dell'infuriare della polemica sulla guerra in Iraq, molti avevano indicato il "Vietnam" come il più grande errore di politica estera nella storia degli Stati Uniti.

Ma anche questa valutazione potrebbe essere stata esagerata, in parte a causa del trauma della prima "sconfitta" dell'America.

 Probabilmente, le vittorie nelle guerre precedenti hanno oscurato i loro terribili effetti a lungo termine.

Gli Stati Uniti furono dalla parte dei vincitori nella prima e nella seconda guerra mondiale, ma il loro ruolo chiave nella sconfitta della Germania nella prima guerra mondiale portò risultati disastrosi, aprendo la strada alla seconda guerra mondiale.

A dire il vero, la Seconda Guerra Mondiale, come ogni grande evento storico, non era inevitabile, ma le precondizioni creano dalla pace imposta alla Germania dagli Stati Uniti e dai suoi partner aumentarono le tensioni nell'Europa centrale che resero più probabile un'altra guerra.

Tali considerazioni sono state offuscate dalle narrazioni ufficiali che hanno convenientemente addossato tutta la colpa a Hitler e alla Germania.

C'è anche l'opinione che Hitler fosse così malvagio che era davvero un imperativo morale per il Regno Unito e gli Stati Uniti spingendolo in guerra in modo da abbattere la sua malvagità, cioè anche se Hitler era stato provocatorio, era giustificato cadere con qualsiasi mezzo necessario.

C'è anche l'opinione unicamente americana che la guerra sia stata una spinta gradita che ha finalmente posto fine alla Grande Depressione.

 Inoltre, i Buoni hanno vinto la Guerra del Bene contro il Regime più malvagio della storia.

E gli americanisti consideravano l'ordine del dopoguerra come quello in cui gli Stati Uniti, amanti della libertà, difendevano la libertà e diffondevano la prosperità in tutto il mondo, soprattutto contro la minaccia comunista.

Ma una tale narrazione è fin troppo comoda per gli americani il cui dominio non è stato toccato da un conflitto diretto, nonostante l'attacco a Pearl Harbor.

 Se le politiche americane avessero reso la guerra più probabile, sarebbero state in parte responsabili delle decine di milioni di morti in tutta Europa.

Inoltre, se la guerra fosse stata evitata, la maggior parte delle nazioni dell'Europa orientale si sarebbe alleata con la Germania contro l'Unione Sovietica, limitando così l'entità dell'influenza comunista.

La cosiddetta Guerra Fredda avrebbe potuto essere evitata con la Germania e i suoi partner come baluardo contro la Russia comunista.

Inoltre, se la guerra fosse stata evitata, non ci sarebbe stato l'Olocausto, il che significa nessuna narrazione paralizzante per far sentire in colpa l'intero Occidente come assassini di massa genocidi, collaboratori o nullafacenti riguardo al "più grande crimine di tutti i tempi".

Così, gli abusi del potere ebraico avrebbero potuto essere contrastati e controllati in modo più efficace, prevenendo l'insorgere delle condizioni che attualmente infestano l'Occidente con la patologia del culto ebraico.

 Che tipo di ordine civile e sano avrebbe consegnato le chiavi del regno a Victoria Nuland e ai suoi simili?

Inoltre, senza il completo collasso dell'Europa come centro di potere vitale, la tragica conseguenza della seconda guerra mondiale, la seconda metà del XX secolo sarebbe stata più equilibrata e multipolare nella sua equazione di potere.

Gli Stati Uniti e l'URSS come grandi potenze avrebbero dovuto vedersela con la grande potenza (o le grandi potenze) dell'Europa continentale e, naturalmente, con gli inglesi.

La seconda guerra mondiale divise effettivamente l'Europa in due campi, vassalli degli Stati Uniti e vassalli dell'URSS.

Senza un'Europa autonoma con la volontà e il potere di respingere sia l'egemonismo americano che quello russo, la storia mondiale si trasformò in una vignetta di "democrazia contro totalitarismo", "imperialismo contro rivoluzione", "mondo libero contro tirannia", "capitalismo contro comunismo", "individualismo contro collettivismo", ecc. come se le UNICHE scelte storiche/ideologiche fossero americanismo e sovietismo.

Certo, esisteva il Movimento dei Paesi Non Allineati, ma la sua inquietante esistenza implicava che i due giganti più grandi fossero gli Stati Uniti e l'URSS, con la maggior parte del mondo costretta a stare dalla parte dell'uno o dell'altro.

 

 

Il ruolo americano nella creazione di Israele dovrebbe essere riconosciuto come un altro contendente per il più grande disastro di politica estera.

Data la mancanza di un coinvolgimento militare diretto degli Stati Uniti, il suo drammatico successo come costruzione della nazione (poiché i palestinesi sono stati rapidamente neutralizzati) e la presa ebraica sul mondo accademico/media, non sorprende che poche persone osino definire il ruolo americano nel sionismo come un disastro di politica estera, per non parlare del più grande di sempre.

Eppure, molto di ciò che è andato storto nella politica estera americana (e anche negli affari interni) potrebbe essere ricondotto a quell'evento.

Sempre più spesso, gli "arabisti" sono stati espulsi dal governo degli Stati Uniti, portando a uno squilibrio nella formulazione e nell'applicazione della politica americana in tutto il Medio Oriente e nel Nord Africa.

Anche se il sostegno degli Stati Uniti al sionismo inizialmente riguardava solo le terre della Palestina, man mano che gli ebrei crescevano in potere e ambizione, passò da un progetto nazionale a un'estensione imperiale, portando gli Stati Uniti in un pasticcio infernale in Iraq, Libia, Siria, Yemen, Libano e Iran.

Il sostegno sempre più unilaterale dell'America a Israele ha amareggiato e infiammato gran parte del mondo arabo/musulmano.

 E ora con il "genocidio di Gaza", la reputazione dell'America in tutto il mondo è nel water.

Inoltre, lo spettacolo tragicomico di tutti quei politici e opinionisti “goy bianchi” leccapiedi che promuovono il suprematismo ebraico ha causato danni irreparabili alla percezione globale della gente bianca.

 Non più visti come membri di una razza orgogliosa, sicura di sé e libera, sono visti come servili, vili e venali.

 L'idea di successo dei repubblicani bianchi è quella di conquistare gli ebrei assecondando i peggiori istinti della tribù.

"Se li sosteniamo nel genocidio, forse, e dico forse, ci prenderanno a calci di meno e ci lanceranno più shekel".

Quanto è moralmente fallito il conservatorismo americano?

 

Ora, è possibile che i” goyim bianchi” si sarebbero trasformati in vermi cornuti del potere ebraico indipendentemente dall'esistenza di Israele.

 Anche senza la realizzazione del progetto sionista, gli ebrei avrebbero probabilmente accumulato grande potere e influenza negli Stati Uniti con il loro talento, la loro determinazione, la loro astuzia e la loro rete di contatti.

 Si potrebbe sostenere che la narrazione dell'Olocausto, più del sionismo, sia diventata il principale albatros (o uccello gooney) attorno al collo del goy bianco.

In una certa misura, il sionismo ha macchiato gli ebrei con accuse di "razzismo", imperialismo, colonizzazione, suprematismo e comportamento "simile al nazismo", specialmente con l'Israele di Netanyahu che è andato completamente in rovina con "Amalek".

Anche senza la creazione di Israele, si potrebbe sostenere che il solo business della Shoah sarebbe stato sufficiente a frenare moralmente la razza bianca fino a farla diventare cornuta.

Detto questo, la narrativa sionista, specialmente negli Stati Uniti, è stata strumentale al potere ebraico per diverse ragioni.

Mentre i media dominati dagli ebrei modellavano la narrazione, la percezione generale era di Israele come il coraggioso perdente, l'unica patria per gli ebrei (e "l'unica democrazia in Medio Oriente", nonché "rifugio sicuro" per i sodomiti), circondato da barbari arabi/musulmani con intenzioni genocidi simili a quelle naziste.

Prima del ruolo dei social media (e delle astute incursioni arabo-americane negli influenti dipartimenti di studi sul Medio Oriente in tutto il mondo accademico), la maggior parte degli americani ha creduto alla narrativa ebraica sugli affari del Medio Oriente, specialmente durante la Guerra Fredda, quando Israele è stato ritratto come il fidato alleato dell'America (LOL) contrapposto ai clienti dell'Unione Sovietica.

Il sionismo ha anche elevato la posizione degli ebrei nella comunità cristiana americana, un blocco di voto chiave tra i repubblicani, un'impresa notevole considerando che il conservatorismo cristiano ha a lungo diffidato degli ebrei per questioni religiose e/o ideologiche.

 Per molti cristiani bianchi di fede imperiale, l'idea di ebrei "bianchi" che (ri)conquistavano la Terra Santa dai musulmani di colore era la cosa migliore dopo le Crociate cristiane.

 Come minimo, l'Occidente aveva ancora una volta strappato il controllo dei territori sacri ai "della sabbia" dalla pelle scura.

Tra i più zelanti all'interno della comunità evangelica, il ritorno degli ebrei in Terra Santa era il primo passo nell'adempimento della Profezia.

E tra i cristiani più cuckish (che idolatrano gli ebrei come la razza superiore degli eletti), la salvezza era inconcepibile senza benedire gli ebrei per assicurarsi la benedizione di Dio.

Quindi, anche se Israele è stato fondato come uno stato nazionalsocialista laico, i cristiani americani hanno trovato ragioni per elogiare il Popolo del Libro, gli Eletti, restituiti alla loro sacra patria come precondizione per la Seconda Venuta.

Dato che la fedeltà cristiana senza cervello a Israele ha mantenuto le masse di Evangelici predisposte a favorire gli Ebrei (anche gli Ebrei "liberali" sono considerati figli prodighi che, con sufficiente adulazione da parte della comunità cristiana, torneranno all'ovile come popolo eletto da Dio), il Sionismo è stato un netto positivo per il Potere Ebraico.

Se Israele non esistesse, la maggior parte dei Cristiani Conservatori avrebbe potuto considerare gli Ebrei come antireligiosi, cosmopoliti, senza radici, radicali, sovversivi e così via.

Le fantasie cristiane di Israele mantengono gli Evangelici nella speranza e nella preghiera per il giorno in cui gli Ebrei vedranno finalmente la luce, rifiuteranno il liberalismo materiale laico e guideranno tutta l'umanità, in particolare modo i Cristiani, verso la promessa della Salvezza.

 

Naturalmente, i cristiani non hanno bisogno degli ebrei e dell'ebraismo per essere "salvati", poiché il Nuovo Testamento afferma esplicitamente che il Patto originale (tra Dio e gli ebrei) è stato reso nullo e non valido per far posto al Nuovo Patto tra Dio e tutti coloro che avrebbero accettato Gesù, il Figlio di Dio la cui morte era stata richiesta dagli ebrei.

Ma, data l'ascesa dell'Olocausto come culto rivale e l'ossessione dell'America per i vincitori, il cristianesimo del dopoguerra si è trovato a dover fare i conti con l'immagine degli ebrei come piccoli-cristi che sono stati crocifissi (o gassificati) per i peccati dell'Europa gentile e come neo-Cesari del denaro e del potere nell'era del dopoguerra.

Anche se la maggior parte degli ebrei è anti-bianca, anti-cristiana e/o anti-conservatrice, le fantasie su Israele hanno sostenuto il sogno cristiano della "conversione degli ebrei" (se non al cristianesimo stesso, quanto a un atteggiamento favorevole verso i cristiani).

Ora, a ben vedere, è tutto ridicolo.

 Mentre è vero che gli ebrei democratici disprezzano i conservatori bianchi e i cristiani, non è meno vero che la maggior parte dei cosiddetti ebrei "conservatori" detestano i bianchi e i cristiani, mantenendo una falsa alleanza unilaterale solo per sfruttare i “goyim” come cani e bestiame al servizio del potere ebraico e di Sion.

Quando mai gli ebrei in Israele hanno ricambiato l'affetto (o l'illusione) della comunità di Cristo-cuck?

Mentre questi cristiani credono di dover benedire gli ebrei per essere benedetti da Dio, nessun ebreo crede di dover benedire i bianchi/cristiani per essere benedetti da Dio (o essere giustificati agli occhi della storia).

Gli ebrei credono di essere benedetti da Dio in ogni caso (anche se odiano i goyim), mentre i cristiani bianchi credono di dover benedire gli ebrei per guadagnarsi la benedizione di Dio.

Quando gente come Netanyahu sputa sciocchezze come "la nostra causa è la vostra causa", intendono "dovete servire noi", non "dobbiamo servire l'un l'altro".

Si tratta di interessi bianchi annullati in totale subordinazione agli interessi ebraici, più che di bianchi ed ebrei che trovano un terreno comune per un reciproco beneficio.

 Quando Israele non vuole migranti africani illegali, cosa fa?

Li indirizza verso l'Europa.

"Noi ebrei non vogliamo questi selvaggi fastidiosi, ma se voi europei non ve li togliete dalle mani, siete 'razzisti'!"

Questa è la logica 'morale' ebraica.

 

La relativa amnesia sulla guerra in Iraq (nonostante tutto il clamore negativo durante la crisi) potrebbe essere dovuta a diversi fattori.

La guerra del Vietnam si è rivelata traumatica per l'élite liberale non solo per la sua natura divisiva, ma anche per aver rilanciato la carriera politica di Richard Nixon, il cui ritorno era stato inconcepibile all'inizio del decennio.

Quindi, i democratici non solo hanno dovuto affrontare la sconfitta all'estero (contro i "comunisti"), ma hanno perso in patria contro “Tricky Dick,” una delle figure più vituperate nei circoli liberali ed elitari.

Al contrario, il fiasco iracheno ha portato al trionfo di Obama come una specie di sogno rimandato e finalmente realizzato.

Per un periodo, i democratici hanno potuto credere che fosse” The One”, la fusione spirituale di “JFK” e “MLK le cui missioni di pace e giustizia erano state interrotte.

 Il disastro della politica estera ha portato al più grande successo democratico del 21° secolo.

 Pertanto, la guerra in Iraq, la cui responsabilità potrebbe essere attribuita principalmente al partito repubblicano, ha avuto un effetto molto meno depressivo sulle élite liberali (che ora costituiscono la maggior parte delle élite) che scrivono la storia.

Ma un'altra (e più significativa) ragione è che gli ebrei democratici o neoliberisti (non così) silenziosamente hanno continuato con le politiche neocon dell'era Dubya.

 Se il ritiro degli Stati Uniti dal Vietnam ha realmente segnalato un'accettazione di nuove realtà (l'ex Indocina saldamente nella sfera comunista), il caos dell'Iraq non ha minimamente intaccato la traiettoria politica complessiva basata sulla supremazia ebraica e l'egemonia sionista.

 Inoltre, se la colpa della guerra del Vietnam poteva essere attribuita direttamente all'establishment anglo-americano di destra, paranoico e "anti-rosso" (ancora le élite al potere negli anni Sessanta e Settanta), con gli ebrei che si attribuivano il merito di essere le voci coscienziose per la pace, non c'era modo di aggirare il fatto che la guerra in Iraq era in gran parte un miscuglio ebraico, anche se i media ebraici non si stancavano mai di ribadire il carattere gentile di Bush, Cheney, Rumsfeld e così via.

In verità, i “goyim” del GOP hanno puntato tutto sulla politica neocon nella speranza di conquistare più ebrei dalla loro parte.

Quando il progetto Bush fallì, i neoconservatori (almeno quelli ebrei) non furono definitivamente disonorati e cacciati, ma resuscitati tramite connessioni con i sionisti neoliberisti nel Partito Democratico;

così, il programma di destabilizzazione della regione al servizio di Israele e dell'ebraismo mondiale continuò nonostante Obama avesse ottenuto la presidenza con la promessa di far retrocedere le politiche del regime di Bush.

Non passò molto tempo prima che la “Guerra AL Terrore “diventasse la Guerra CON il Terrore, poiché gli ebrei neoliberisti capirono bene che i jihadisti erano i combattenti più efficaci contro i regimi in Siria, Libia e Iraq.

Poiché i democratici guidati dai sionisti continuarono più o meno e persino intensificarono il programma degli anni di George W. Bush, gli aspetti disastrosi della guerra in Iraq furono per lo più nascosti nella memoria piuttosto che tenuti a mente (come la guerra del Vietnam era stata così spesso e per così tanto tempo una lezione oscura sull'arroganza della politica estera degli Stati Uniti).

 

Semmai, l'agenda suprematista ebraica si è solo intensificata e metastatizzata anche in Ucraina sotto Obama, la scimmia fantoccio degli ebrei.

E il fatto che Donald Trump, che ha fatto campagna elettorale per relazioni più amichevoli con la Russia, ha trascorso i suoi quattro anni ad armare l'Ucraina fino ai denti ha solo dimostrato il primato dell'agenda suprematista ebraica, vale a dire che chiunque avesse vinto le elezioni doveva eseguire gli ordini degli ebrei, anche se ciò comportava l'armamento di tipi sub-nazisti in Ucraina per lanciare missili nel Donbass e massacrare civili russi.

 

Non c'è da stupirsi che la narrazione del fiasco iracheno sia stata silenziosamente messa da parte come possibile ostacolo alla continuazione del programma suprematista ebraico, che si estendeva persino all'Ucraina, per trovare e distruggere i "nuovi Hitler" (come Assad, il "macellaio della Siria" o Putin, lo "slavo dal sangue caldo") o per diffondere e difendere la "democrazia", perché, ovviamente, non ci sono icone di libertà e diritti umani più raffinate dei burattini ucraini infilati al potere dopo il colpo di stato di Maidan sostenuto dalla CIA.

(Inoltre, non c'è da stupirsi che gli ebrei ora minimizzino le narrazioni un tempo diffuse sulla paranoia maccartista e sulla minaccia di una guerra nucleare.

Il potere ebraico ora fulmina Russia-Russia-Russia ovunque e accusa chiunque di essere un burattino di Putin se non sufficientemente antipatico alla Russia.

 La patologia suprematista ebraica è tale che prende persino in considerazione la possibilità di una guerra nucleare, come se la tribù potesse emergere relativamente indenne per raccogliere tutti i beni e le risorse della Russia dalle sue ceneri.

Gli ebrei, che un tempo erano soliti deridere personaggi falchi come il generale Jack D. Ripper del Dottor Stranamore, ora elevano le voci che si scatenano in modo affidabile contro la Russia, ipotizzando persino la possibilità di una vittoria per primo colpo.)

Alcuni disastri sono rumorosi, altri sono silenziosi.

Quest'ultimo può rivelarsi peggiore, ma il primo ovviamente riceve più attenzione. Sicuramente, la guerra in Iraq è stata molto più rumorosa della decisione di Harry Truman all'indomani della seconda guerra mondiale di aiutare e favorire la creazione di Israele a spese dei palestinesi.

Considera la differenza tra qualcuno che si tuffa dalla scogliera e si rompe le gambe e qualcuno che sceglie di diventare un fumatore abituale.

 L'incidente di tuffo dalla scogliera è sicuramente più drammatico nelle sue conseguenze immediate, ma il tabacco può fare danni maggiori a lungo termine, causando malattie al cuore, ai polmoni e ad altri organi.

Una volta che le ossa si rimarginano, si può essere ripristinati in piena salute, mentre le malattie causate dal tabacco possono essere fatali.

 

Alla luce di ciò, anche se il ruolo dell'America nella creazione di Israele è stato attenuato rispetto alle furie sfacciate in Medio Oriente, ha seminato i semi del veleno che sono germogliati in qualcosa di simile alla pianta mostruosa de La piccola bottega degli orrori.

 In effetti, quasi tutte le guerre degli Stati Uniti in Medio Oriente potrebbero essere ricondotte all'importante decisione di Truman di dare il via libera ai sionisti.

Se Israele non fosse mai esistito (o fosse stato creato in modo tollerabile per i palestinesi e gli arabi), le relazioni arabo-americane si sarebbero inasprite al punto da spingere diversi stati arabi chiave nella sfera di influenza sovietica?

 (Non c'è da meravigliarsi che il Potere Ebraico abbia adottato la posizione neoconservatrice durante la Guerra Fredda, quando le ambizioni sioniste in Medio Oriente furono frenate finché l'URSS, come l'altra superpotenza, fornì armi e consiglieri agli stati arabi/musulmani "ostili".

 L'implosione totale della Russia sovietica come attore globale ha fornito una finestra di opportunità di circa tre decenni per gli Stati Uniti guidati dai sionisti di fare ciò che volevano nella regione, finalmente ostacolata dalla rinascita della Russia e dall'ingresso nel conflitto siriano.

Se non fosse stato per la politica che dava priorità agli interessi sionisti, gli USA avrebbero forse considerato certi stati del MENA (Medio Oriente e Nord Africa) come "nemici"?

Nonostante tutta l'indignazione per "sangue per petrolio" durante l'invasione dell'Iraq, quel conflitto (e quelli successivi) riguardava in realtà "sangue per sangue", o lo spargimento di tonnellate di sangue arabo e/o musulmano (e anche il sangue dei soldati “goy “americani) per saziare la sete di sangue del sionismo basato sulla convinzione che il sangue ebraico sia sacro, eccezionale e indispensabile, mentre il sangue goy, incluso quello dei bianchi, è solo una merce da acquistare, vendere e smaltire.

Ne è valsa la pena non solo di uccidere mezzo milione di bambini arabi (come sosteneva Madeleine Albright), ma anche di inviare “soldati goy” bianchi/neri/marroni a uccidere e morire per il diritto di dominio razziale-spirituale ebraico.

Perché rischiare una goccia di preziosi fluidi corporei ebraici quando ci sono apparentemente infinite quantità di “sangue goy” da estrarre e divorare dalla macchina da guerra?

Una logica simile è in gioco in Ucraina, dove l'ebraismo mondiale sghignazza con orribile gioia alla vista di slavi che uccidono slavi (così come degli stupidi mercenari goy di tutto il mondo).

Ma poi, i suprematisti ebrei non sono mai a corto di” cani goy “dello “shabbos “disposti a vomitare oscenità da falco, come cani che abbaiano al loro padrone.

Personaggi come Mike Pompeo, Lindsey Graham, Sebastian Gorka e innumerevoli falchi tra i democratici hanno esultato pubblicamente per i resoconti di russi morti sul campo di battaglia.

E nonostante tutta la loro retorica fiorita sulla difesa della "democrazia" e dell'integrità nazionale dell'Ucraina, sembrano euforici alla prospettiva che gli oligarchi ebrei prendano tutto il bottino di guerra dai cimiteri dei soldati ucraini. 

Come la gioia più grande di un cane è l'approvazione del suo padrone, gli shabbos goyim non conoscono felicità più grande delle lodi dei loro padroni ebrei.

 Come disse una volta Nancy Pelosi, anche se il Congresso bruciasse fino alle fondamenta, lei e le sue prostitute “shabbos goy “saranno sempre lì per gli ebrei e Israele.

Naturalmente, nei loro momenti più intelligenti, gli “shabbos goyim” credono che, avendo adottato i pregiudizi ebraici come propri, siano risparmiati e favoriti dal potere ebraico.

Naturalmente, anche se quelle “élite compradore” vengono ricompensate individualmente, i gruppi razziali ed etnici a cui appartengono non sono meno presi di mira per la distruzione e l'umiliazione da parte degli ebrei di quanto lo siano i palestinesi, i libanesi, i siriani, gli iraniani e i russi.

In ogni caso, è una situazione vantaggiosa per gli ebrei avere i goyim dello shabbos come cani da attacco.

I cani dello shabbos ringhianti eseguono gli ordini dei loro padroni ebrei che, tuttavia, mantengono la calma e si presentano come persone imparziali.

Quante volte gli ebrei hanno attribuito il problema tra ebrei e palestinesi/arabi al fanatismo dei sionisti cristiani e del complesso militare-industriale?

Quindi, anche se gli ebrei hanno scatenato “i cani dell'inferno” sionisti cristiani e i sonagli a sciabola del Pentagono per scatenare una tempesta, si presentano come "liberali laici" che cercano una via di mezzo.

 Giocando al poliziotto buono/poliziotto cattivo.

 

Dato che quasi tutti i fiaschi di politica estera del dopoguerra fredda possono essere ricondotti all'investimento dei neoconservatori nell'agenda sionista (e alle relative iniziative di supremazia ebraica), il ruolo americano nella creazione di Israele potrebbe essere considerato il più grande errore di politica estera nella storia americana.

Alcune persone, in particolare i conservatori, potrebbero sostenere il contrario, ovvero che gli ebrei sarebbero stati ancora più "liberali", "di sinistra" o "radicali" se non ci fosse stato Israele come calamita per gli ebrei di destra per ragioni religiose (tradizionalisti), ideologiche (etno-nazionalisti) e/o strategiche (bisognose di alleanze con elementi goy conservatori).

Dopo tutto, il sostegno ebraico al GOP è incombente sul suo “cucking” ancora più duro per Israele di quanto non faccia il Partito Democratico.

Essendo meno allineati con l'agenda ebraica dominante (e "liberale") per l'America, i repubblicani temono l'ira ebraica e propongono una compensazione tramite il totale sostegno a Israele, soprattutto perché l'estrema destra israeliana è in ascesa nel corso degli anni:

persino la versione israeliana di "liberalismo" è decisamente di destra secondo gli attuali standard occidentali.

Se gli ebrei sono santi o speciali e se tutti i bianchi devono assicurarsi la loro benedizione in un modo o nell'altro, ma se gli ebrei riversano la maggior parte della loro benedizione sui bianchi "liberali" ultra-sradicati, i repubblicani e gli evangelici che si danno da fare nel cucking verso Israele non riescono forse a racimolare qualche briciola di benedizione per la parte "conservatrice"?

Naturalmente, dati i livelli di pacificazione del potere ebraico da parte del Partito Democratico, questa non è un'impresa facile.

L'argomentazione "conservatrice" è questa:

se i democratici inviano armi in Israele per uccidere 19.999 persone, i repubblicani condannano l'azione come "antisemita" per il proiettile mancante che avrebbe portato alla cifra tonda di 20.000.

 

In ogni caso, l'argomento pro-sionista tra i conservatori si basa sulla fallacia che gli elementi di destra in tutto lo spettro abbiano visioni e interessi condivisi.

Questo può essere vero a livello strutturale (tutti i movimenti di destra tendono al tribalismo, all'etnocentrismo, al tradizionalismo e/o alla gerarchia), ma difficilmente a livello politico.

Ad esempio, l'estrema destra in Turchia e l'estrema destra in Grecia sono probabilmente più antagoniste l'una all'altra sulla questione di Cipro (e su varie altre questioni controverse).

Mentre tutti i movimenti di destra sono anti-sinistra, è anche probabile che siano in contrasto con altri movimenti di destra se i loro interessi tribali, etnici o nazionali si scontrano.

Buona fortuna con gli indù di estrema destra che vedono le cose allo stesso modo con gli islamisti di estrema destra.

Sia il Likud che Hamas potrebbero essere considerati di destra nella loro politica tribale, ma stanno combattendo per lo stesso territorio.

Allo stesso modo, è un'impresa folle sperare che, poiché alcuni ebrei sono di destra o conservatori, il loro destrismo o conservatorismo condivida necessariamente un terreno comune con il destrismo o il conservatorismo di un gruppo goy.

Di sicuro, la destra in Giappone e la destra negli Stati Uniti durante la seconda guerra mondiale non provavano altro che odio l'una per l'altra.

A livello religioso, gli ebrei si considerano gli Eletti di Dio e vedono i goyim come esseri umani inferiori (nella migliore delle ipotesi) e bestiame subumano (nella peggiore), mentre la versione di destra del cristianesimo sostiene l'idea degli ebrei come assassini di Cristo la cui redenzione e salvezza sono possibili solo attraverso la conversione alla Vera Fede, il cristianesimo, la religione più detestata dagli ebrei.

Mentre i conservatori/destri ebrei possono non amare e diffidare della sinistra universalista, possono temere e detestare ancora di più la destra goy che insiste nel mettere la propria tribù, nazione, cultura e/o razza al primo posto, forse a scapito degli ebrei (che non sono soddisfatti della mera coesistenza e cercano il dominio e il controllo dei goyim come esseri inferiori).

Dopo tutto, il cosiddetto "antisemitismo" era più pronunciato tra gli elementi di destra nel corso della storia europea.

E nonostante certi aspetti di sinistra del nazionalsocialismo, l'impulso principale per il suo odio per gli ebrei era essenzialmente di destra, ovvero l'idea che gli ebrei dovessero essere trattati come agenti radicali e sovversivi contro l'unità organica dell'ordine goy.

Come minimo, un ordine universalista, anche se opposto alla religione (o alle religioni rivali), non nega l'umanità di base di tutti i gruppi e addirittura sostiene l'uguaglianza dei diritti e delle protezioni sotto il suo concetto preferito di giustizia, mentre un ordine particolarista (del diritto) può trattare gli elementi stranieri come l'eterno altro, indegno di rispetto e dignità.

Ad esempio, il comunismo può aver rifiutato gli ebrei in quanto ebrei (in senso religioso o etnocentrico) ma ha accettato gli ebrei come esseri umani, come compagni, se avessero adottato il marxismo.

Al contrario, il nazionalsocialismo ha rifiutato e preso di mira gli ebrei in quanto razza.

 È stato un assalto all'essenza stessa dell'ebraismo piuttosto che a ciò in cui gli ebrei credevano.

Data la natura del particolarismo e dell'universalismo, il primo funziona bene in un contesto nazionale più o meno omogeneo, mentre il secondo è più tollerabile come progetto imperiale.

 Gli universalisti possono essere fanatici e spietati mentre spazzano via la cultura, i miti, l'eredità e i costumi del tuo popolo, ma ti accetteranno come confratelli o compagni se sottoscrivi il loro credo.

 

Ad ogni modo, la cosiddetta alleanza tra la destra ebraica e la destra bianca negli Stati Uniti è stata un disastro, almeno per i goy che non hanno nemmeno avuto la parte corta del bastone, che è caduto interamente in mani ebraiche.

Gli ebrei di destra discendono in modo restrittivo i loro interessi "conservatori" in termini tribali (come ci si aspetterebbe da un popolo radicato in un'etno-religione), mentre i bianchi di destra lasciano ampiamente il conservatorismo in termini astratti e di principio.

 La destra ebraica è "centrica", il che significa che gli ebrei sono al centro dell'universo e tutti gli altri gruppi devono ruotare attorno a loro.

Il conservatorismo goy e la destra cristiana, al contrario, sono mutualisti, il che significa che tutti i gruppi devono aderire a una serie di principi condivisi.

La destra ebraica è inflessibile per natura, mentre la destra goy cerca un terreno comune, un compromesso mutualistico.

(Dato che la destra goy di solito cede alle richieste ebraiche, gli ebrei non solo ottengono ciò che vogliono, ma la destra goy sembra scioccata nel suo tradimento del mutualismo.

Se davvero è motivato da principi, perché favorisce gli ebrei uber alles?

 Il goy ha davvero ragione sui principi o sui principi, cioè gli ebrei meritano privilegi speciali in quanto la razza principale che ha dimostrato superiorità attraverso l'intelligenza, la forza di volontà e l'accumulo di ricchezza?)

Naturalmente, gli ebrei incoraggiano una forma sradicata di conservatorismo tra i bianchi, pur mantenendo una forma radicata di identità per sé stessi.

 Nonostante l'alleanza, gli ebrei considerano tutti i goyim come nemici o potenziali nemici e quindi spingono alla loro dissoluzione, mentre guidano i loro simili verso la concentrazione.

Certo, i tassi di matrimoni misti tra ebrei e goyim sono considerevoli, ma stranamente, questo può rafforzare piuttosto che indebolire il tribalismo ebraico.

Perché?

Gli ebrei nei circoli d'élite tendono a incontrare e accoppiarsi con i migliori goyim. Contrariamente alla caricatura del ragazzo ebreo sfigato che sposa una bionda formosa e ha figli meno intelligenti, molti ebrei sposano goyim con livelli di QI comparabili.

 Inoltre, poiché l'ebraismo ha una certa aura mentre le identità goy si indeboliscono in Occidente, i goyim che sposano ebrei tendono a "convertirsi" all'ebraismo (se non all'ebraismo religioso) e a crescere i loro figli come ebrei.

Quindi, sta nascendo una nuova forma di ebraismo lungo le linee HBD.

Non il tipo basato puramente sul sangue, ma sui gradi in cui l'ebraismo assorbe le migliori qualità dei goyim in una neo-ebraismo.

Quindi, contrariamente al matrimonio misto che rende gli ebrei più stupidi, potrebbe rendere gli ebrei più intelligenti, mentre gli ebrei che insistono solo sul matrimonio intra-gruppo potrebbero essere lasciati indietro poiché preferirebbero scegliere un ebreo meno intelligente rispetto a un goy altamente intelligente.

 

La semplice menzione di personaggi come Ben Shapiro e Alan Dershowitz dovrebbe bastare a disilludere chiunque dall'illusione di un'alleanza tra ebrei e bianchi nella presunta sfera "conservatrice".

Gli ebrei si sentono completi, totalmente giustificati e degni, senza alcun senso di obbligo verso i bianchi e il cristianesimo, mentre i conservatori bianchi sono stati portati a credere di essere privi di significato e scopo a meno che non siano una risorsa per gli ebrei.

Gli ebrei non provano alcun rimorso nel sostenere l'Ungheria nazionalista o la Russia tradizionalista, ma i conservatori e i nazionalisti, persino Viktor Orban e Vladimir Putin, si sentono obbligati a cantare inni agli ebrei e/o a Israele.

Considerate l'assurdità della Russia, impantanata in una guerra orribile in Ucraina (che è stata provocata dagli ebrei) ma costretta a fingere di essere in guerra con i malvagi nazisti, gli acerrimi nemici degli ebrei, quando, in realtà, quegli stessi ucraini sub-nazisti sono stati attivati dagli ebrei per provocare il bagno di sangue slavo contro slavo.

Se Israele non fosse esistito, praticamente tutti gli ebrei sarebbero stati democratici?

 Il GOP avrebbe potuto trasformarsi nel partito antiebraico, se non altro per necessità, visto che quasi tutti gli ebrei vi si opponevano?

 Le elezioni del 1916 e del 1920 furono le ultime in cui i repubblicani furono in competizione con l'elettorato ebraico – se “Warren Harding” ottenne più voti ebrei del suo rivale democratico nel 1920, fu perché un enorme 38% degli ebrei votò per il socialista “Eugene Debs”.

Da allora in poi, il voto ebraico si è drammaticamente inclinato verso i democratici, e i resti ebraici nel GOP potrebbero essere dovuti al fattore Israele, vale a dire che è vantaggioso per il “Jewish Power” mantenere almeno un piede nel campo del GOP per evitare che i repubblicani abbandonano completamente gli ebrei.

La questione di Israele mantiene molti conservatori bianchi aggrappati alla speranza di un risveglio ebraico e di una conversione politica a destra.

 Mentre la grande maggioranza degli ebrei sono democratici, una percentuale non trascurabile (di solito il 20%) vota regolarmente repubblicano.

Ma la motivazione principale non riguarda solo Israele come progetto nazionale ma, cosa più problematica, il sionismo come grande strategia neo-imperiale.

Ricordate come “William Kristol”, il prominente repubblicano neocon, è passato ai democratici nel momento in cui il populismo MAGA ha espresso stanchezza per altre guerre (per Sion).

È considerata quanto rapidamente i "conservatori" ebrei come “Jennifer Rubin “e “David Brooks” hanno cambiato idea e si sono schierati con i democratici.

La feccia Brooks ha votato per Obama due volte e il coinvolgimento di Rubin con il "conservatorismo" è quello di versare altro sangue goy, americano e arabo/musulmano, per gli interessi sionisti.

Se praticamente tutti gli ebrei fossero democratici in un mondo senza Israele, avrebbe spento l'ultimo barlume di speranza per il GOP di conquistarli?

Il GOP non avrebbe avuto altra scelta che trasformarsi in un partito antiebraico (o "antisemita").

Con praticamente zero possibilità con gli ebrei, il conservatorismo americano avrebbe potuto essere più lucido e freddo sulla politica etnica e sfuggire alla trappola del Bill-Buckley-ismo.

 

Si potrebbe sostenere un argomento antiebraico convincente a favore del sionismo come catalizzatore ultimo della caduta del potere ebraico, ovvero che troppo di una cosa buona può essere una cosa cattiva?

 Soprattutto dopo la Guerra dei sei giorni, la sfrontatezza ebraica divenne sempre più arrogante, come se la nemesi potesse essere prevenuta per sempre con abbastanza denaro, astuzia e grida di "antisemitismo".

Proprio come una serie di successi improvvisi ha gonfiato l'egoismo di Hitler fino a trasformarlo in megalomania, la sottomissione globale dei bianchi a Sion ha portato a livelli patologici di auto-adorazione tra gli ebrei che ora credono che il mondo sia il loro (g)ostrica.

Ma l'abbandono sconsiderato è solitamente una formula per l'autodistruzione, poiché l'arroganza incontra la nemesi.

Israele ha schiacciato Gaza ma ha anche danneggiato, forse irreparabilmente, il suo marchio e la sua reputazione globale basati in gran parte sulla narrazione dell'Olocausto della vittimologia ebraica.

 Quando le stesse persone associate ad Anna Frank si comportano come Heinrich Himmler, gran parte del capitale morale è andato a rotoli.

 Mentre la sfrontatezza e l'arroganza (o hubritzpah) ebraiche sono sempre esistite e probabilmente sono state diffuse anche senza la creazione di Israele, il sionismo ha riunito le ossessioni disperse in una forma più concentrata.

 

Perversamente, suprema arroganza e panico isterico si alimentavano a vicenda, poiché i più vanitosi tendono a essere i più insicuri.

Una caratteristica comune del giurista dell'establishment ebraico è la rabbia pura per chiunque (soprattutto se goy) osi opporsi o dire di no all'Agenda.

Proprio come il Dio biblico fulmina con rabbia apocalittica al minimo accenno di insubordinazione, il potere ebraico va su tutte le furie ogni volta che incontra una resistenza, resa ancora peggiore dalla patetica cuccagna bianca che ha trasformato i suprematisti ebrei in bambini viziati e monelli, sebbene con tutto il potere.

Quindi, gli ebrei sono ora il gruppo più intelligente ma anche il più infantile del mondo.

Nonostante tutta la loro intelligenza, le emozioni filtrano al livello di capricci infantili sulla canzone "I Want Candy" in riproduzione infinita.

Il potere ebraico ha bisogno di una bella sculacciata e, si spera, gli eccessi di Israele stanno finalmente capovolgendo la nave globale sulla questione ebraica.

Anche prima dell'orrore di Gaza, gli ebrei avevano già alienato molti popoli in tutto il mondo, specialmente in Russia e Iran, da tempo presi di mira dall'ebraismo mondiale.

Tuttavia, poiché gli ebrei hanno incanalato e "lavato" il loro potere e la loro influenza attraverso paesi nominalmente guidati dai goy come gli Stati Uniti, il Regno Unito, il Canada, la Francia e simili, si potrebbe trascurare o non notare il fattore ebraico negli eventi.

 Per l'osservatore occasionale, l'intera campagna anti-Russia potrebbe apparire come un caso di "democrazia" contro "autocrazia", o Occidente contro Oriente.

Tuttavia, poiché Israele è stato creato specificamente come Stato ebraico, ciò che accade lì e viene fatto in suo nome (dagli Stati clienti, di cui gli Stati Uniti sono i più importanti) ha l'inconfondibile impronta dell'ebraicità.

Israele contro Palestina potrebbe anche servire come metafora per molti osservatori, ad esempio "Potremmo essere la prossima 'Palestina' se gli ebrei decidessero di prenderci di mira".

Data la disparità asimmetrica tra la dominazione ebraica e la resistenza palestinese, era noto da tempo nei circoli di attivisti che Israele ha un serio problema di diritti umani.

Ma ciò che Israele ha scatenato, militarmente e retoricamente, dopo l'attacco di Hamas del 7 ottobre ha risvegliato il mondo intero alla vera natura del regime etnico-suprematista di estrema destra di Tel Aviv, le cui politiche sanguinarie hanno il sostegno di oltre il 90% degli ebrei israeliani.

Soprattutto i giovani idealisti e impressionabili di tutto il mondo, con la loro abile navigazione attraverso i social media, non hanno potuto fare a meno di notare il lato oscuro del sionismo.

E la clamorosa ipocrisia dell'Occidente, soprattutto nei circoli elitari, è stata esposta alla comunità mondiale.

L'orrore di Gaza potrebbe ancora far crollare la narrazione dell'Olocausto come un castello di carte.

O gli ebrei sono accusati come i Nuovi Nazisti o l'Olocausto è messo in discussione, date le menzogne sulle atrocità di Hamas che sono state rapidamente smentite grazie in gran parte ai social media, senza i quali molti potrebbero ancora credere alle bufale su quaranta bambini decapitati e bambini arrostiti al forno.

Mentre Israele può resistere alla tempesta (dati i suoi potenti sostenitori), ora ci sono crescenti crepe nel progetto sionista.

Ironia della sorte, il sionismo potrebbe rivelarsi l'ultimo sogno "antisemita", quello che ha messo la maggior parte dell'umanità contro il potere ebraico.

 È come il momento in “CARLITO'S WAY” in cui l'ex gangster portoricano dice all'avvocato ebreo” Kleinfeld” che sono "pari" (e quando è troppo è troppo).

 

Anche se le élite statunitensi sono piene di “goyim shabbos”, i sondaggi d'opinione tra le generazioni più giovani (ebrei inclusi) non favoriscono i sionisti.

Donald Trump, sebbene un veterano che si fa i suoi ebrei, ha ottenuto un notevole sostegno incanalando la reazione populista contro altre guerre per Israele.

Mentre Trump nel suo primo mandato ha lasciato che Israele si scatenasse nei territori che già occupa (Gaza, Cisgiordania e alture del Golan), è stato come se di fatto si rifiutasse di espandere i conflitti in tutta la regione. In altre parole, lascia che gli ebrei usino i bulldozer per radere al suolo Gaza, Cisgiordania e alture del Golan, ma niente carri armati e bombardieri per altre guerre per Sion.

Così, Trump è riuscito a placare gli ebrei miopi in Israele che si fissano su questioni vicine a casa, ma non così gli ebrei lungimiranti con sogni di egemonia sull'intero Vicino Oriente, per non parlare degli ebrei ancora più ambiziosi il cui programma è di portata globale, che comprende il futuro dominio sulla Russia e persino sulla Cina.

Nella visione del mondo suprematista ebraico, gli ebrei come gli eletti, la vera razza padrona, devono prendere il controllo (o reclamare) non solo la Palestina/Israele, ma anche quella che in precedenza era nota come la (pesantemente ebraica) Zona di insediamento come la verga d'assedio contro la Russia con le sue vaste risorse.

Gli ebrei controllano l'Occidente, il centro del potere mondiale, ma credono di dover soggiogare anche la Russia per assicurarsi un'egemonia permanente.

La Russia rimane una spina nel fianco degli ebrei finché rimane un esempio, persino un modello, di sovranità nazionale che può dire NO all'agenda suprematista ebraica.

Il sogno ebraico è di trasformare i russi in cloni di Anglo-cuck che venerano gli ebrei come la legittima razza padrona.

 Mentre il significato fondamentale per i russi deriva dal loro senso di indipendenza, eredità e orgoglio, il significato fondamentale per gli anglo è legato alla loro pacificazione e approvazione da parte degli ebrei.

Gli anglo-cuck hanno interiorizzato e accettato il loro stato vergognoso a tal punto che la sola vista dei russi che respingono l'agenda della razza padrona ebraica è considerata intollerabile e offensiva.

Non c'è da stupirsi che gli anglo-cuck siano tutti uguali negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Canada, in Australia e così via.

 È inutile dire che la maggior parte dell'Europa occidentale segue questo modello anglo-cuck.

 La pura isteria dell'anglo-cuckery, tuttavia, tradisce qualcosa di più di un servilismo da cane.

Potrebbe essere un tentativo disperato di reprimere la loro vergogna di servitù, come i Due minuti d'odio in 1984 di George Orwell, dove i servi dello stato urlano e schiamazzano contro 'Goldstein' nel tentativo di una passione genuina nonostante non abbiano scelta in merito;

devono odiare ciò che viene loro ordinato di odiare.

Gli anglo-cornuti ululano e strillano uniformemente all'immagine dello slavo Putin dal sangue caldo, o Putler.

 Proprio come si dice che 'Goldstein' e i suoi sabotatori siano la causa principale di tutti i problemi in Oceania, Putler e i burattini di Putin sono incolpati di tutto ciò che è 'sbagliato' negli Stati Uniti e nell'UE, come l'elezione di Trump nel 2016 e i candidati di 'estrema destra' in Europa, piuttosto strano poiché Trump e i tipi di 'estrema destra' nell'UE non fanno altro che leccare il agli ebrei e a Israele.

 Per quanto riguarda la Cina-Cina-Cina, l'isteria del "pericolo giallo" è stata efficace nel distrarre le masse dal fatto della supremazia e del dominio ebraico.

Anche se l'Occidente si accontenta degli ebrei, c'è l'agenda della “Nakba Bianca” in base alla quale gli ebrei usano l'immigrazione di massa dei non-bianchi e l'indottrinamento anti-bianco attraverso i media, il mondo accademico e le politiche stataliste per ridurre i bianchi allo status degli attuali palestinesi in Medio Oriente.

L'Occidente è stato trasformato in una grande Cisgiordania.

Ma poi, potrebbe ritorcersi contro gli ebrei.

Nonostante tutti i loro successi, gli ebrei potrebbero scavarsi la fossa da soli.

La rappresaglia può venire dai bianchi finalmente risvegliati all'agenda ebraica ostile o dai non bianchi che gli ebrei come super-diavoli bianchi oi veri architetti della guerra dell'Occidente contro il non-Occidente.

 Oppure può venire sia dai bianchi che dai non bianchi, anche se le motivazioni dei bianchi possono differire in tutto lo spettro politico, con la destra bianca alimentata dalla vendetta razziale mentre la sinistra bianca si unisce ai non bianchi contro gli ebrei come nuovi super-oppressori , così come con l'unità progressista bianca con voci pro-palestinesi in tutto l'Occidente.

Le conquiste possono portare a due risultati.

Totale sottomissione o risentimento latente che può esplodere di fronte ai conquistatori.

Tedeschi e giapponesi sono stati così completamente sconfitti, conquistati e spezzati dopo la seconda guerra mondiale che si sono consegnati all'eterno cornuto.

Questo vale anche per molti bianchi, soprattutto di ceppi nordeuropei.

 Gli ebrei li hanno conquistati così profondamente nel corpo e nell'anima, hanno sbattuto il loro collettivo così profondamente nell'etno-sodomia, che gli anglosassoni, i germanici e gli scandinavi non riescono a concepire alcuna possibilità se non quella di servire gli ebrei come loro legittimi padroni.

Ma non tutti i popoli si sono arresi e si sono sottomessi con un abbandono così totale nella storia, e gli ebrei stessi ne sono stati un esempio lampante.

Anche quando erano sfortunati e apparentemente sconfitti per sempre, non smettevano mai di risentirsi, odiare e cospirare contro i goyim che avevano potere su di loro.

 C'erano astuzie dietro i sorrisi, perché gli ebrei non erano disposti a lasciarlo andare, a perdonare e a dimenticare, e a seppellire l'ascia di guerra.

Non è mai stato nel DNA culturale ebraico.

Ma d'altronde, gli ebrei non sono soli nella cultura della vendetta.

Per ogni persona che si sottomette totalmente agli ebrei, ce n'è un'altra che cerca la prima opportunità per contrattare.

 Il Potere Ebraico è ora vulnerabile, più che in qualsiasi altro momento dopo la Seconda Guerra Mondiale, perché ha profondamente offeso gli elementi della sinistra e della destra più dinamiche.

La sinistra è inorridita dallo sfacciato suprematismo razziale degli ebrei in Israele e dai loro facilitatori globali.

 E gran parte della destra, quella che è onesta, è ora consapevole della vera natura della strategia ebraica della Morte Bianca.

La Cina, una volta un caso disperato, è ora un gigante economico stanco di essere preso a calci dagli ebrei e dai loro cornuti bianchi.

 Non nominerà il Potere Ebraico, ma non si sottometterà nemmeno ad esso.

La Russia, che a lungo ha desiderato buone relazioni con l'Occidente controllato dagli ebrei, ma alle sue condizioni di rispetto reciproco, ha scoperto nella crisi ucraina che l'UNICO accordo accettabile per gli ebrei è "la loro strada o l'autostrada", cioè l'inimicizia occidentale della "russofobia" diminuirà SOLO SE i russi si accaniscono agli ebrei come i patetici anglosassoni dal naso marrone.

 E il comportamento viziato e marcio di Israele, sostenuto dagli Stati Uniti e dall'UE, ha quasi alienato troppo del Medio Oriente per sempre.

E con la Cina, la Russia e l'Iran come potenza in ascesa, la paura del bullismo degli Stati Uniti potrebbe gradualmente diventare un ricordo del passato.

 Il globalismo ebraico ha uno strano modo di costruire ponti bruciandoli.

Parlando di disastri di politica estera e interessi nazionali, bisogna soppesare le conseguenze a lungo termine rispetto al loro impatto a breve termine.

 Ciò che può sembrare disastroso a breve termine può rivelarsi vantaggioso a lungo termine, se non per gli istigatori, per l'umanità nel suo insieme.

 La nozione di "interesse nazionale" è molto più complicata di quanto si possa supporre.

È definita dagli obiettivi politici dello stato o da ciò che è vantaggioso per la nazione nel suo insieme?

Un fallimento per lo stato può rivelarsi positivo per la nazione.

 Così spesso nel discorso politico, le questioni di interesse nazionale si concentrano sulle élite di Washington DC e sui centri di potere come New York.

Ma gli Stati Uniti comprendono cinquanta stati e innumerevoli comunità, e la maggior parte degli americani non ha guadagnato nulla e ha perso molto dalle iniziative americane in tutto il mondo che hanno meno a che fare con la difesa/sicurezza nazionale che con la brama di potere e profitto del neoimperialismo (con suprematisti ebrei al timone).

I successi di una politica estera aggressiva, nel rafforzare ulteriormente lo stato imperiale, potrebbero in realtà essere peggiori per l'interesse nazionale, mentre i fallimenti, nel portare avanti un approccio più sobrio e cauto, potrebbero in realtà servire l'interesse nazionale.

 In un certo senso, una serie di disastri di politica estera potrebbe in realtà essere considerati positivi nell'aver delegittimato i sostenitori spreconi e spesso psicotici dell'impero.

La guerra in Iraq è stata brutta, ma avrebbe potuto essere peggiore se avesse avuto successo, poiché avrebbe potuto giustificare ulteriori guerre per rifare il Medio Oriente.

Allo stesso modo, per quanto disastrosa si sia rivelata l'impresa statunitense in Ucraina, immagina se avesse avuto un enorme successo e se la Russia fosse stata sconfitta.

 I suprematisti ebrei potrebbero aver spinto per la spinta napoleonica/hitleriana nella stessa Russia, e poi cosa?

Certo, il fallimento della guerra in Iraq non ha impedito all'amministrazione Obama di spingere per altri cambi di regime, portando a nuovi orrori in Libia e Siria, tutto a favore del potere ebraico.

 Detto questo, nonostante tutte le morti e la distruzione causate da queste guerre, potrebbe essere che i neoconservatori/neoliberisti abbiano inavvertitamente spianato la strada a un riassetto e una rivitalizzazione della regione a vantaggio di arabi e musulmani.

 Con Saddam Hussein fuori gioco, l'Iraq si è avvicinato all'Iran e ha fatto da ponte tra Iran e Siria.

E poi, il tentativo ebraico di distruggere la Siria ha portato a un legame più forte tra Siria, Russia e Iran.

Le politiche statunitensi guidate dagli ebrei in Ucraina e Taiwan hanno certamente avvicinato Russia e Cina.

In un certo senso, anche se non intenzionalmente, l'ingerenza globale ebraica è stata perversamente una forza positiva nel rimodellare il mondo.

Nonostante tutto il danno fatto all'umanità con le loro politiche autoritarie e distruttive, gli ebrei hanno innescato risposte nella comunità mondiale verso un sistema alternativo al modello della fine della storia postulato da Francis Fukuyama.

È come un serial killer che trasforma le sue vittime in una comunità di difensori vigili.

 Persone che non si sarebbero mai unite se fossero state lasciate a sé stesse, che si uniscono in una fratellanza contro la minaccia potenziale.

Gli ebrei hanno preso in mano martello e scalpello per distruggere i loro nemici percepiti, ma potrebbero finire per scolpire un capolavoro "antisemita".

A lungo termine, i neoconservatori potrebbero essere ricordati non solo come distruttori guerrafondai, ma anche come creatori inconsapevoli di un ordine completamente nuovo.

 La storia è buffa in questo senso.

A parte il suo ruolo nella creazione di Israele e nell'assecondare le peggiori tendenze del sionismo, il contendente per il più grande disastro della politica estera americana è molto probabilmente l'ingresso nella Prima Guerra Mondiale.

La follia della prima guerra mondiale è stata sicuramente più evidente per gli inglesi, per i quali l'impatto è stato immediato e devastante.

La pietà della guerra di “Niall Ferguson” rifletteva sul coinvolgimento della Gran Bretagna nella guerra come una campana a morto per l'impero e un catalizzatore di tragedie peggiori che dovevano ancora svolgersi in Europa.

Come risultato del coinvolgimento britannico, la guerra si prolungò, molti altri morirono, la sconfitta tedesca portò a eventi che portarono all'ascesa di Hitler;

e, naturalmente, la presa del potere bolscevica fu anche un sottoprodotto della guerra, forse evitabile se la guerra non fosse stata prolungata dagli inglesi.

Meno evidente è l'impatto negativo a lungo termine dell'entrata in guerra degli Stati Uniti.

 Anche con la Gran Bretagna in lotta, la neutralità americana avrebbe impedito il collasso e la sconfitta tedesca, portando probabilmente a una sorta di tregua tra Francia/Gran Bretagna e Germania.

Con una Germania semi-vittoriosa al centro dell'Europa, la catastrofe sociale ed economica degli anni di Weimar avrebbe potuto essere evitata.

Inoltre, i tedeschi avrebbero mantenuto gran parte del territorio guadagnato dall'impero russo, limitando così il potere dei bolscevichi.

E, naturalmente, i radicali come Hitler non sarebbero saliti al potere per giocarsi il futuro della Germania.

Mentre gli Stati Uniti, separati dall'Europa da un vasto oceano, furono meno colpiti dagli affari continentali rispetto al Regno Unito, l'impatto a lungo termine della sconfitta tedesca nella prima guerra mondiale diffuse le sue erbacce velenose anche negli Stati Uniti.

 La paranoia anglo-americana sulla Germania (e sulla diaspora tedesca in generale) precludeva la possibilità di una partnership più costruttiva in Occidente, quella anglo-tedesca.

Buone relazioni tra gli Stati Uniti, l'Impero britannico e la Germania, in quanto prima potenza continentale, avrebbero potuto essere la base della pace e della prosperità.

Ma ancora più significativamente, la denigrazione della Germania nella prima guerra mondiale e la demonizzazione della Germania durante e soprattutto dopo la seconda guerra mondiale hanno avuto profonde ripercussioni ideologiche, morali e culturali in tutto l'Occidente.

 La Germania, specialmente sotto il nazionalsocialismo, è arrivata a essere confusa non solo con il teutonismo e l'arianesimo ottusi, ma con la "supremazia bianca" in generale.

Pertanto, nonostante il ruolo cruciale del Regno Unito e degli Stati Uniti, insieme all'URSS, nella sconfitta di Hitler, la dannazione della Germania malvagia è poi servita come modello di vergogna e di incitamento al senso di colpa per tutte le espressioni di identità e interessi bianchi.

 In primo luogo, la Germania è stata gravata dal senso di colpa, poi tutta l'Europa continentale per aver collaborato con il male, essere stata neutrale o essere stata troppo debole/vigliacca per opporre resistenza.

Mentre il Regno Unito è stato inizialmente onorato per la sua risoluta opposizione a Hitler guidata da Churchill, non passò molto tempo prima che la coscienza e gli atteggiamenti razziali britannici venissero paragonati al nazismo, ovvero entrambi erano forme di "supremazia bianca".

E poi, gli Stati Uniti furono accusati di non aver fatto abbastanza per fermare l'Olocausto, apparentemente bombardando le ferrovie che portavano gli ebrei nei campi.

 Peggio ancora, i problemi razziali americani, specialmente con i neri del Sud, furono confusi con le politiche naziste.

Oggi, molti bianchi, anche al Sud, credono che la bandiera confederata sia tossica, offensiva e malvagia quanto la svastica nazista.

 Anglosassoni e angloamericani, sconfiggendo e demonizzando i tedeschi, pensavano che il loro decantato posto nel mondo fosse permanente.

 E per un po' dopo la guerra, sembrò che il mondo fosse loro, tranne per il fatto che gli ebrei alla fine presero il controllo delle altezze dominanti delle istituzioni americane e distorsero la narrazione anti-tedesca in modo tale da accusare e incolpare anche gli anglosassoni, vale a dire che anche se gli anglosassoni nel Regno Unito e negli Stati Uniti furono determinanti nella sconfitta della malvagia Germania nazista, gli atteggiamenti razziali di anglosassoni e tedeschi, i due gruppi di maggior successo del fenotipo nordeuropeo, non erano forse due facce della stessa medaglia?

Con la diffusione diffusa di tale consapevolezza, l'unico modo in cui gli anglosassoni potevano salvare la propria identità e il proprio onore era fare uno sforzo in più nel condannare il germanesimo, rinnegare il "razzismo", promuovere l'inter razzismo, strisciare ai piedi degli ebrei (e denunciare qualsiasi gruppo o nazione odiata dagli ebrei, che fossero palestinesi o iraniani), fare il cuckold ai neri, celebrare la “sodomia Globo Homo” (il progetto preferito dagli ebrei), idealizzare la degenerazione (simile all'era di Weimar), accogliere la diversità (come mezzo degli ebrei per giocare al dividi et impera tra i goyim), ecc.

Anche adesso, gli anglosassoni nel Regno Unito e negli Stati Uniti sperano di poter essere risparmiati dalle accuse ebraiche di "razzismo", "suprematismo bianco" e "antisemitismo" rispettando ogni lettera dell'Agenda ebraica, ma distruggeranno solo i loro domini prescrivendo politiche deliberatamente distruttive e degenerative.

 Quindi, c'è da sorprendersi che non solo la Germania, ma anche il Regno Unito, gli Stati Uniti e tutta l'anglosfera siano condannati allo stesso modo?

 

Prima guerra mondiale.

 

Mentre gli effetti militari, economici e politici degli affari tedeschi e dell'Europa continentale furono limitati o indiretti sugli Stati Uniti, l'impatto morale e "spirituale" fu di vasta portata perché le idee, a differenza del denaro e delle armi, possono fluire liberamente, soprattutto se tali idee sono preferite dai media e dal mondo accademico.

Era solo questione di tempo prima che gli ebrei trasformassero la colpa tedesca in una formula velenosa che include anche la colpa anglosassone.

In questo senso, il ruolo degli Stati Uniti nella distruzione della Germania, insieme alla creazione di Israele, è stato una delle madri malate della dominazione ebraica e del senso di colpa e vergogna del Nord Europa.

Poi, non sorprende che il ceppo del Nord Europa, un tempo il più potente e prospero del mondo sia in Europa che in tutte le Americhe, sia diventato il più patetico e incazzato, cornuto e cotto, wussy e wimpy.

Il Minnesota era come un paradiso del Nord Europa prima che la mentalità cornuta portasse gli scandinavi-americani a importare la peggiore spazzatura nera non solo dal sud degli Stati Uniti, ma dall'Africa stessa.

Alcune delle aree più "blu" del New England sono comunità bianche di alto rango che accolgono con favore le politiche che condannano la razza bianca.

 In Europa, il Regno Unito, la Svezia e la Germania, un tempo tra le nazioni più rispettate, sono ora le barzellette più grandi.

 I "conservatori" nel Parlamento britannico ora stanno dietro a qualche oogity-boogity black biatch come volto del partito conservatore.

Tories o Whories?

La storia è come una partita a scacchi.

Se non riesci a vedere molte mosse davanti a te, la mossa apparentemente killer può ucciderti su tutta la linea. 

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