Ladri di potere.

 

Ladri di potere.

 

 

La Verità sulle Persecuzioni Naziste

Contro gli Ebrei e la Memoria

Selettiva del “Culto Olocausto”.

Conoscenzealconfine.it – (27 Novembre 2024) - Cesare Sacchetti – ci dice:

 

Dopo che un cinema di Milano si è rifiutato di trasmettere il film documentario sulla vita di Liliana Segre, il ministro dell’Istruzione leghista, Valditara, si è subito precipitato per “riparare al torto” prendendo la decisione di far vedere quel film nelle scuole.

Nei giorni scorsi, questa notizia, non sorprendentemente, è finita sulle prime pagine dei quotidiani.

Ciò non deve destare alcuna sorpresa perché è notoria la sudditanza del mondo politico italiano e occidentale nei riguardi di tutto ciò che è espressione degli ambienti sionisti ed ebraici.

Se si rimuovono per un attimo i veli dell’ipocrisia, si vedrà chiaramente che la natura laica della tanto decantata democrazia liberale mette su un piedistallo tutto quanto proviene dallo stato di Israele e dal suo popolo, e invece dimentica costantemente tutto ciò che appartiene alla vera identità del Paese nella quale la democrazia è praticata.

Si tratta di un vecchio equivoco.

Alcuni sono davvero convinti che la democrazia sia stata fatta per il loro bene, quando in realtà i suoi ideatori, il mondo illuminista massonico francese, lo hanno fatto proprio per affermare il dominio della massoneria stessa e del potere della finanza ebraica, che dopo il 1789 francese ha preso indubbiamente il sopravvento.

Ciò pero non era evidentemente abbastanza.

Non era soltanto necessario creare un sistema liberale di ispirazione risorgimentale che mettesse al bando la religione cristiana e stendesse invece il tappeto ad ogni altra religione, soprattutto quella ebraica, ma occorreva instillare una sorta di senso di colpa.

Era necessario far maturare un profondo senso di odio contro sé stessi per quanto accaduto agli ebrei durante la seconda guerra mondiale.

Ognuno deve farsi portatore del male.

Ognuno è implicitamente colpevole della persecuzione nazista messa in atto contro gli ebrei e le scuole sono quel luogo dove i giovani sin da quando muovono i primi passi nel mondo, debbono ricevere questo imprinting che li porta a considerare gli ebrei come vittime e i loro nonni come carnefici.

La storia, quella vera, non viene loro raccontata.

I giovani vengono investiti da questo fiume di bugie sin da piccoli poiché poi, un domani, chi ha loro mentito spera che essi diventino il frutto perfetto di tale programmazione, ovvero i cittadini della liberal-democrazia sempre pronti a considerare questo sistema come il migliore di tutti e a non sapere che in realtà sin dai primi anni di vita questo potere li programma per renderli schiavi.

Se i giovani sapessero la verità sin dal principio, probabilmente molte cose cambierebbero.

Ogni anno gli studenti vengono sottoposti a quella che non è una educazione, ma un aggressivo e martellante lavaggio del cervello che vuole rappresentare ai loro occhi gli ebrei come vittime dei cristiani che li hanno lasciati alla mercé dei macellai nazisti.

La Storia del Patto tra Nazisti e Sionisti.

Nessun insegnante osa per tale ragione raccontare la storia dell’alleanza che si consumò sin dal primo istante tra nazismo e sionismo, dopo che Hitler salì al potere nel 1933.

Gli ebrei sionisti sono stati i primi a riconoscere immediatamente il potere del fuhrer.

 Nessuno di loro gridava al pericolo nazista, ma anzi trattarono il nuovo regime tedesco come un interlocutore indispensabile per giungere già lo stesso anno della presa del potere di Hitler, alla famigerata “Haavara”.

( Quando Adolf Hitler sale al potere e inaugura la stagione della Germania Nazista nel 1933, uno dei suoi primissimi atti di governo è stabilire un solido patto con la federazione sionista della Germania e l’agenzia ebraica per la Palestina.

Così nasce “Haavara”, ovvero quel trattato senza il quale la costruzione del futuro stato ebraico sarebbe stata praticamente impossibile.

 Attraverso tale accordo infatti giungono in Palestina almeno 70mila ebrei tedeschi altamente preparati e specializzati che avranno un ruolo di primo piano nello stabilire la futura classe dirigente israeliana).

Sono stati i sionisti a bussare alle porte del regime nazista per chiedergli di trasferire immediatamente gli ebrei tedeschi in Palestina, nel luogo dove era già iniziata la colonizzazione ebraica già da prima del crollo dell’impero ottomano.

Il sionismo voleva a tutti i costi la Palestina e Gerusalemme perché tale filosofia, o meglio religione, auspica un giorno che Gerusalemme diventi la capitale del mondo intero per volontà del messia ebraico, così tanto atteso dalle varie lobby sioniste, quali la famigerata “Chabad”.

I rappresentanti del sionismo si intendono subito con quelli del nazismo, che si premurano sin dai primi istanti di fare in modo che gli ebrei tedeschi si trasferiscano in Palestina.

 I nazisti faranno arrivare in Palestina massicci fondi per consentire ai” tedeschi askenaziti” di iniziare a vivere lì con tutti i fondi necessari.

Una enorme mole di denari e macchinari industriali si sposta da Berlino verso i deserti della Palestina e la verità che non viene raccontata ai ragazzi è proprio questa.

Lo storico” Edwin Black” nel suo libro su tale accordo, “La storia non detta dell’accordo segreto tra il Terzo Reich e la Palestina ebraica” ha stimato il giro d’affari mosso dalla “Haavara” dal 1933 al 1939 a circa 105 milioni di marchi.

 I sionisti ci tengono talmente tanto ai loro rapporti con i nazisti che consentono a questi di aprire delle sedi del partito nazista in Palestina.

I nazisti non sono stati additati dai sionisti come il “male assoluto”.

Sono stati accolti con ogni onore e riverenza.

 Questa è la verità nascosta.

Lo stato di Israele oggi esiste anche e soprattutto grazie ad Adolf Hitler, colui che nei libri di testo viene raffigurato come il “dittatore” e “oppressore” del popolo ebraico, ma ovviamente tali libri nulla dicono su quella pagina che può smontare tutta la loro falsa narrazione.

Quando Hitler iniziò a deportare gli ebrei non sionisti che volevano restare in Germania, non erano certo i movimenti sionisti ad opporsi a queste persecuzioni.

I sionisti erano i primi a gioire che quelli che avrebbero dovuto essere i loro fratelli venivano portati via nei campi di concentramento, condannati a morire di stenti e di lavori forzati.

La famiglia Rothschild che sin dai primi istanti ha messo a disposizione ingenti capitali per aiutare gli insediamenti ebraici in Palestina, era la stessa famiglia che lasciava gli ebrei alla mercé di Adolf Hitler e dei nazisti.

Non c’era nessuna opposizione tra questa famiglia di banchieri e i nazisti.

 Il vero apparente paradosso che è stato nascosto dagli storici liberali è proprio questo.

 I due regimi sionisti e nazisti si intendevano alla perfezione, tanto che la storia dello stesso Hitler rivela come in realtà egli non fosse affatto ostile agli ebrei durante il suo soggiorno a Vienna, ma anzi nutriva una profonda e sincera ammirazione verso la famiglia Rothschild.

Chi Era Veramente Adolf Hitler?

Tale ammirazione del fuhrer forse può spiegarsi con quanto scritto in un rapporto della polizia austriaca che nel 1934 su ordine del cancelliere austriaco Dolfuss, aveva scoperto che Hitler era direttamente imparentato con questa famiglia, poiché sua nonna, Maria Anna Schicklgruber, era una domestica presso la casa del barone “Salomon Mayer von Rothschild” di Vienna, e “Alois”, padre di Hitler, era il frutto di tale relazione illegittima.

A dare notizia dell’esistenza di questo rapporto è stato lo storico “Walter Lange” nel suo libro “The Secret Wartime Report”.

Ovviamente non è questa la pagina di storia che i vari esponenti della comunità ebraica e sionista vogliono che i giovani sappiano.

Non è questo che si vuole far sapere alle giovani menti che se fossero informate sin dal principio di queste verità nascoste sulle cattedre della scuola sessantottina, vero e proprio monumento all’ignoranza, all’incompetenza e alla ideologia liberal-progressista, forse gli studenti comprenderebbero subito chi tira i fili delle loro vite e chi li vuole trasformare in amebe ignoranti e obbedienti.

Se la storia fosse raccontata per quello che è veramente, allora i giovani non solo dovrebbero sapere le vere origini di Hitler, i finanziamenti ricevuti dal partito nazista da parte delle banche di New York, e gli accordi con i sionisti, ma dovrebbero anche conoscere che a finire in quei campi di concentramento furono anche molti cattolici.

C’è un libro proibito che non viene mai dato da leggere agli studenti, ai quali invece viene puntualmente assegnata la lettura del controverso “Diario di Anna Frank”, sulla cui effettiva autenticità sono stati sollevati diversi dubbi.

 

La Persecuzione Nascosta dei Nazisti Contro i Cattolici.

Agli studenti non viene mai detto del libro del prete austriaco John Lenz, dal titolo “Cristo a Dachau”.

Padre Lenz era un sacerdote molto devoto e sin da subito ostile al regime nazista che aveva sostituito l’adorazione di Dio con quella del fuhrer.

 Sin dai primi istanti della presa del potere nazista, “padre Lenz” finisce nelle liste nere della Gestapo che nel 1938 lo mette subito in prigione.

Il pio sacerdote austriaco non fa ammenda alcuna, ma ribadisce davanti ai suoi persecutori che il nazismo è un pericolo per la cristianità ed è suo dovere spirituale combattere quei regimi politici che si sono fatti nemici di Dio. Inizia così il suo calvario.

“Padre Lenz” prima finisce in prigione e passa il Natale di quell’anno nel carcere di “Rossauer Lände” di Vienna nel quale non farà mai mancare il suo conforto spirituale agli altri detenuti che scopriranno Dio proprio in quegli infelici momenti, giungendo alla conversione e alla auspicabile salvezza della loro anima.

 

A Vienna però era solo l’inizio del calvario di “padre Lenz”.

 Le SS decidono di trasferirlo nel luogo più disumano possibile e lo portano a “Dachau”, laddove all’ingresso c’è la famigerata scritta “Arbeit Macht Frei”.

In quel luogo ci sono altri 2400 sacerdoti, frati, missionari che provenivano da ogni Paese europeo e che erano finiti lì dentro soltanto per la loro “colpa” di voler essere fedeli al magistero evangelico e non a quello nazista.

A Dachau ci fu il massacro dei cattolici.

Un terzo di quei cattolici fu ucciso e dopo una lunga prigionia di 5 anni, la Chiesa chiese a padre Lenz di scrivere un libro per raccontare la sua storia e lasciare alle generazioni future una testimonianza della persecuzione subita dai cattolici e dai cristiani per mano di Hitler.

La scuola però non vuole ricordare quella pagina.

Vuole seppellirla tra altre mille pagine nelle quali si narra della persecuzione ebraica, senza raccontarne nemmeno una nella quale c’è scritto che gli aguzzini degli ebrei oltre ai nazisti sono stati i sionisti, e non si racconta nemmeno ovviamente che altri ebrei, come il “rabbino Weissmandl”, accusarono le varie “lobby sioniste” di aver mandato volontariamente al macello gli ebrei tedeschi che non vollero andare in Palestina, pur di fornire al futuro stato ebraico il pretesto sul quale sarebbe nato.

È il pretesto dell’olocausto sopra il cui altare è stato posto quel senso di colpa del quale si diceva prima e che viene posto sulle spalle delle giovani generazioni, che però negli ultimi tempi sembrano dare sempre più crescenti segnali di risveglio e voglia di abbeverarsi a quelle fonti che la scuola, fatta a immagine e somiglianza delle lobby sioniste, gli nega.

La memoria in questo regime liberal-democratico è, come si è visto, chiaramente selettiva.

Si deve ricordare all’infinito quanto accaduto agli ebrei vittime dei nazisti, e dei sionisti, nel corso della seconda guerra mondiale ma non si deve dire nulla sui mandanti sionisti e su tutte le altre vittime non ebraiche, e soprattutto cattoliche, vittime delle stesse persecuzioni.

È evidente che il messaggio che passa è puramente talmudico.

 Le vite dei non ebrei non contano nulla in quanto appunto non ebree.

Si grida al razzismo ma non si denuncia mai il vero razzismo che questa ideologia nutre verso tutto ciò che non è ebreo.

La Campagna di Fango Contro Pio XII.

Il culto dell’olocausto poi ha raggiunto anche nuove vette della vergogna negli ultimi anni.

Non contento di aver cancellato dalla storia tutte quelle pagine che dimostrano come il sionismo fosse alleato del nazismo, ha proceduto anche a gettare fango, come ama fare, sulla figura di Pio XII.

Papa Pacelli viene diffamato da anni da vari esponenti della comunità ebraica con la falsa accusa di aver lasciato che Hitler perseguitasse gli ebrei, quando questi diffamatori sono smentiti persino da un altro ebreo, “Isaac Herzog”, patriarca di Gerusalemme che scrisse personalmente al pontefice per ringraziarlo di aver salvato migliaia di bambini ebrei.

Per non parlare poi del fatto che Pio XII denunciò sin da subito il pericolo del regime nazista alle varie cancellerie europee, mentre gli esponenti del congresso sionista mondiale ci stringeva accordi per lasciare che gli ebrei andassero nei campi di concentramento e guadagnare così il tributo di sangue che il sionismo desiderava per far nascere lo stato ebraico.

La memoria che ci viene trasmessa è chiaramente quella che i vari signori di questo decadente potere hanno voluto impartirci negli ultimi 80 anni, ma non è quella autentica e reale.

Questi signori non hanno alcun interesse ovviamente a dire come sono andate veramente le cose.

Vogliono plagiare le menti per sottometterle sin dalla prima infanzia e portarle a pensare che la verità sia in qualche modo “antisemita”.

La storia però sembra essere dotata di una sua forza.

Per quanto questo potere si sia adoperato per sopprimere la verità, questa alla fine riesce a trovare sempre il passaggio dove poter sgorgare con tutta la sua forza.

Questo è quello che i falsari della memoria non riescono più a controllare.

Non riescono più a controllare il desiderio delle persone di voler sapere le verità taciute sui banchi di scuola.

E questo desiderio è epidemico. Una volta che esso si diffonde, è inarrestabile.

(Cesare Sacchetti).

(lacrunadellago.net/la-verita-sulle-persecuzioni-naziste-contro-gli-ebrei-e-la-memoria-selettiva-del-culto-olocaustico/).

 

 

 

Perché gli Stati Uniti perderanno

una guerra con la Russia.

Unz.com - Mike Whitney – (27 novembre 2024) - ci dice:

Non smetto mai di essere stupito dalla convinzione diffusa che l'esercito americano sia superiore a qualsiasi altro sul pianeta.

Su quali basi si fonda questa fede?

Gli Stati Uniti non si sono impegnati in una vera guerra dai tempi della Corea. Nessuno nelle forze armate statunitensi ha ALCUNA esperienza con conflitti ad alta intensità.

(Will Schryver, analista militare).

 

Se gli Stati Uniti lanciano un attacco nucleare di "decapitazione" contro la Russia che uccide il presidente Putin e i suoi generali, la Russia ha un sistema di backup in atto che si venderà automaticamente.

 Il sistema” Dead Hand” è progettato per raccogliere dati da sensori sparsi in tutta la Russia su radiazioni, calore e attività sismica che confermano un attacco nucleare.

Se il sistema non riceve istruzioni dal “Centro di Comando” di Mosca entro un determinato periodo di tempo, il sistema lancerà autonomamente 4.000 missili balistici intercontinentali tattici e strategici contro gli Stati Uniti, garantendo la completa distruzione del paese e l'incenerimento di centinaia di milioni di americani.

 Il messaggio di Mosca è semplice: "Anche se un attacco preventivo eliminerà i nostri leader, la nostra 'mano morta' vi ucciderà tutti".

(Dead Hand, Rapporto sul pianeta).

 

La maggior parte degli americani continua a credere che gli Stati Uniti prevarranno in una guerra convenzionale con la Russia.

Ma semplicemente non è così.

Per cominciare, la tecnologia missilistica all'avanguardia e i sistemi di difesa missilistica della Russia sono di gran lunga superiori a quelli prodotti dai produttori di armi occidentali.

In secondo luogo, la Russia può schierare un esercito di oltre 1 milione di truppe da combattimento temprate dalla battaglia che hanno sperimentato una guerra ad alta intensità e sono pronte ad affrontare qualsiasi nemico possano affrontare in futuro.

 In terzo luogo, gli Stati Uniti non hanno più la capacità industriale per eguagliare l'impressionante produzione russa di armi letali, proiettili di artiglieria, munizioni e missili balistici all'avanguardia.

In breve, la capacità militare russa supera di gran lunga quella degli Stati Uniti nelle aree che contano davvero:

armi ad alta tecnologia, capacità industriale militare e manodopera esperta.

Al fine di portare a casa questo punto generale, ho preso estratti dal lavoro di tre analisti militari che spiegano queste domande in modo più dettagliato, sottolineando le drammatiche carenze delle moderne forze armate statunitensi ei problemi che è probabile che incontrino di fronte a un nemico tecnologicamente più avanzato e formidabile.

Il primo estratto è tratto da un articolo di “Alex Vershinin” intitolato “The Return of Industrial Warfare”.

 

La guerra in Ucraina ha dimostrato che l'era della guerra industriale è ancora qui. Il consumo massiccio di attrezzature, veicoli e munizioni richiede una base industriale su larga scala per il rifornimento - la quantità ha ancora una qualità propria.

 Il tasso di consumo di attrezzature e attrezzature in Ucraina può essere sostenuto solo da una base industriale su larga scala.

Questa realtà dovrebbe essere un avvertimento concreto per i paesi occidentali, che hanno ridimensionato la capacità industriale militare e sacrificato la scala e l'efficacia per l'efficienza.

Questa strategia si basa su presupposti errati sul futuro della guerra ed è stata influenzata sia dalla cultura burocratica dei governi occidentali che dall'eredità dei conflitti a bassa intensità.

Attualmente, l'Occidente potrebbe non avere la capacità industriale per combattere una guerra su larga scala.

La capacità della base industriale dell'Occidente.

Il vincitore di una guerra prolungata tra due potenze quasi pari si basa ancora su quale parte abbia la base industriale più forte.

Un paese deve avere la capacità manifatturiera per costruire enormi quantità di munizioni o avere altre industrie manifatturiere che possano essere rapidamente convertite alla produzione di munizioni.

Sfortunatamente, l'Occidente non sembra più avere né l'una né l'altra...

In un recente” war game” che ha coinvolto le forze statunitensi, britanniche e francesi, le forze britanniche hanno esaurito le scorte nazionali di munizioni critiche dopo otto giorni...

Presupposti errati.

La prima ipotesi fondamentale sul futuro del combattimento è che le armi a guida di precisione ridurranno il consumo complessivo di munizioni, richiedendo un solo colpo per distruggere il bersaglio.

 La guerra in Ucraina sta mettendo in discussione questa ipotesi... La seconda ipotesi cruciale è che l'industria può essere accesa e spenta a piacimento...

Sfortunatamente, questo non funziona per gli acquisti militari.

 Negli Stati Uniti c'è un solo cliente per i proiettili di artiglieria: l'esercito.

Una volta che gli ordini diminuiscono, il produttore deve chiudere le linee di produzione per tagliare i costi e restare in attività.

 Le piccole aziende potrebbero chiudere del tutto.

 Generare nuova capacità è molto impegnativo, soprattutto perché c'è così poca capacità produttiva rimasta da cui attingere lavoratori qualificati ...

 Anche i problemi della catena di fornitura sono problematici perché i sottocomponenti possono essere prodotti da un subappaltatore che o chiude i battenti, con perdita di ordini o ri-attrezzature per altri clienti o che fa affidamento su parti dall'estero, possibilmente da un paese ostile....

Conclusione.

La guerra in Ucraina dimostra che la guerra tra avversari pari o quasi pari richiede l'esistenza di una capacità di produzione industriale, su larga scala e tecnicamente avanzata ...

Affinché gli Stati Uniti agiscano come arsenale della democrazia in difesa dell'Ucraina, è necessario esaminare attentamente il modo e la scala in cui gli Stati Uniti organizzano la propria base industriale...

Se la competizione tra autocrazie e democrazie è realmente entrata in una fase militare, allora l'arsenale della democrazia deve prima migliorare radicalmente il proprio approccio alla produzione di materiale in tempo di guerra.

(“Il ritorno della guerra industriale “, Alex Vershinin, Rusi).

 

In conclusione:

gli Stati Uniti non hanno più la base industriale o le scorte necessarie per prevalere in una guerra prolungata tra due potenze quasi alla pari.

 In poche parole, gli Stati Uniti non vinceranno una guerra convenzionale estesa con la Russia.

Ecco come l'analista “Lee Slusher” ha riassunto la situazione in un recente post su Twitter:

... Gli Stati Uniti avevano effettivamente il monopolio su molte capacità decisive, come munizioni guidate di precisione, visione notturna, attacco globale, ecc.

Penso che l'assenza di conflitti ad alta intensità tra gli Stati Uniti e altre nazioni abbia avuto molto a che fare con queste asimmetrie.

 Non c'era bisogno che gli Stati Uniti applicassero la massa quando le loro capacità avanzate, o anche solo la minaccia di esse, erano sufficienti per raggiungere obiettivi politici...

 L'elenco delle nazioni con capacità avanzate continua a crescere.

 Allo stesso tempo, gli eserciti occidentali e le basi industriali della difesa continuano a erodersi.

 L'Occidente ha scambiato i suoi grandi eserciti permanenti con un affidamento su capacità americane boutique che un tempo erano decisive ma ora sono sempre più comuni.

Ciò ha lasciato l'Occidente senza il suo vantaggio tecnologico e senza la sua precedente massa militare.

Coloro che credono ancora nella supremazia militare degli Stati Uniti non riescono a rendersi conto di questi cambiamenti.

Peggio ancora, la maggior parte di loro nutre nozioni caricaturalmente sottovalutate sulle capacità militari russe.

Non riescono a rendersi conto che la Russia ha sia un vantaggio tecnologico che una massa militare.

La reputazione che l'esercito statunitense aveva era meritata per un po', ma tutto cambia.

(Lee Slusher @LeeBTConsulting).

 

Conclusione: gli avversari dell'America, Russia, Cina, Iran, hanno raggiunto o superato gli USA in tecnologia missilistica avanzata, veicoli aerei senza pilota (UAV), guerra elettronica, sistemi di difesa missilistica all'avanguardia, ecc., il che sta gradualmente aumentando la parità tra gli stati, mentre pone fine al periodo di supremazia militare degli USA.

Il secolo americano sta rapidamente volgendo al termine.

Passiamo all'analista militare numero 2, “Will Schyver”, che trae conclusioni simili a quelle di “Vershinin” ma da un'angolazione leggermente diversa. Dai un'occhiata.

Sono più convinto che mai che gli USA NON potrebbero stabilire la superiorità aerea contro la Russia, né in una settimana né in un anno.

Mai.

Semplicemente non potrebbe essere fatto.

Sarebbe una sfida di proiezione di potenza logistica ben oltre le attuali capacità dell'esercito degli Stati Uniti.

 

La potenza aerea americana si sarebbe dimostrata principalmente inferiore alle difese aeree estremamente potenti e abbondantemente fornite introdotte dai russi.

Proprio come la maggior parte dei razzi GMLRS lanciati da HIMARS, dei missili HARMS, dei missili ATACMS e dei missili Storm Shadow britannici vengono abbattuti in Ucraina, la stragrande maggioranza dei missili a guida di precisione a lungo raggio degli Stati Uniti verrebbe abbattuta e gli Stati Uniti esaurirebbero molto rapidamente il loro limitato inventario di queste munizioni in un futile tentativo di sopraffare la capacità russa di continuare a rispondere al fuoco.

La soppressione americana delle difese aeree nemiche si sarebbe dimostrata inadeguata al compito di sconfiggere radar e missili di difesa aerea estremamente sofisticati, profondamente stratificati e altamente mobili.

la guerra in Ucraina ha reso perfettamente chiaro che tutti i tipi di sistemi di difesa aerea occidentali sono inferiori persino ai sistemi sovietici S-300 e Buk vecchi di decenni che l'Ucraina aveva originariamente schierato.

E anche se i sistemi occidentali fossero stati formidabili, semplicemente non esisterebbero in quantità che si avvicinino ai numeri necessari per fornire una difesa credibile in ampia portata e profondità.

Per complicare ulteriormente le cose, le scarse scorte di munizioni statunitensi e gli insormontabili limiti di produzione consentirebbero agli Stati Uniti di condurre una guerra aerea contro la Russia o la Cina al massimo per poche settimane.

Inoltre, in uno scenario di combattimento ad alta intensità nell'Europa orientale, nei mari della Cina o nel Golfo Persico, le richieste di manutenzione per gli aerei statunitensi travolgerebbero la loro fornitura prossima.

Le tariffe per la capacità di missione crollerebbero persino più in basso dei loro notoriamente abissali standard in tempo di pace.

Gli Stati Uniti, letteralmente dopo solo pochi giorni, vedrebbero tassi di capacità di missione inferiori al 10% per l'F-22 e l'F-35, e tassi inferiori al 25% per quasi tutte le altre piattaforme nell'inventario.

Sarebbe un enorme imbarazzo per il Pentagono... ma non una grande sorpresa...

In parole povere, la potenza aerea statunitense come iniziativa estesa all'intero teatro bellico non potrebbe essere sostenuta nel contesto di un campo di battaglia regionale e globale non permissivo contro uno o più avversari alla pari.

Nell'Europa orientale, la Russia avrebbe devastato le basi e le rotte di rifornimento della NATO.

Il Mar Baltico e il Mar Nero diventerebbero a tutti gli effetti laghi russi dove le navi della NATO non potrebbero avventurarsi.

Molti sono convinti che queste siano affermazioni isteriche infondate.

A mio avviso, le semplici realtà militari, matematiche e geografiche della situazione impongono queste conclusioni, e coloro che vi si oppongono sono tipicamente accecati dal mito dell'eccezionalismo americano e dai suoi mali concomitanti a tal punto che non sono in grado di discernere le cose come sono realmente...

Sono sempre più convinto che, se gli Stati Uniti sceglieranno di fare una guerra diretta contro la Russia, la Cina o l'Iran, ne risulterà una guerra contro tutti e tre contemporaneamente.

E questa, abbastanza sorprendentemente, è solo una delle molteplici dure verità che il culto” #EmpireAtAllCosts”, e coloro che acconsentono ai suoi deliranti progetti, dovrebbero prendere in seria considerazione mentre continuano a barcollare verso l'abisso di una guerra che non potrebbero mai vincere...

(“Barcollando verso l'abisso”, Will Schryver, Substack).

 

C'è molto su cui riflettere qui, ma, in sostanza, “Schryver “sta soppesando l'impressionante capacità di difesa aerea della Russia contro le "scarse scorte di munizioni e le insuperabili limitazioni di produzione" americane, la cui combinazione suggerisce che un'offensiva militare statunitense probabilmente si esaurirebbe prima di infliggere gravi danni al nemico.

 Ancora una volta, il nostro analista militare deduce che gli Stati Uniti non vinceranno in uno scontro diretto con la Russia.

Infine, abbiamo estratto un breve testo più lungo di “Kit Klarenberg”, che è più un giornalista investigativo che un analista militare.

 In un pezzo intitolato “Collapsing Empire: China and Russia Checkmate US Military” , “Klarenberg “descrive nei dettagli quella che lui chiama "l'analisi inesorabilmente cupa di ogni aspetto della gonfia e decadente macchina da guerra globale dell'Impero".

Se anche solo metà di ciò che dice l'autore è vero, allora possiamo essere ragionevolmente certi che l'escalation degli Stati Uniti con la Russia è la scorciatoia verso una catastrofe militare diversa da qualsiasi cosa il mondo abbia visto dalla caduta di Berlino nel maggio del 1945.

Data un'occhiata.

Il 29 luglio, .... la “RAND Corporation” ha pubblicato una valutazione storica dello stato della “National Defense Strategy “(NDS) del Pentagono per il 2022 e dell'attuale prontezza militare degli Stati Uniti...

Le sue conclusioni sono nette, un'analisi inesorabilmente cupa di ogni aspetto della gonfia e decadente macchina da guerra globale dell'Impero.

 In breve, gli Stati Uniti "non sono preparati" in alcun modo significativo per una seria "competizione" con i suoi principali avversari, e vulnerabili o addirittura significativamente surclassati in ogni sfera della guerra...

 il dominio mondiale dell'Impero è giudicato nella migliore delle ipotesi tristemente inadeguato, nella peggiore delle ipotesi del tutto delirante.

Dal rapporto “Rand”:

"Riteniamo che la portata delle minacce che gli Stati Uniti devono affrontare sia sottovalutata e significativamente peggiore...

Per molti versi, la Cina sta superando gli Stati Uniti...

nella produzione di difesa e nella crescita delle dimensioni della forza e, sempre di più, della capacità di forza ed è quasi certo che continuerà a farlo ...

[Pechino] ha ampiamente annullato il vantaggio militare degli Stati Uniti nel Pacifico occidentale attraverso due decenni di investimenti militari mirati.

Senza un cambiamento significativo da parte degli Stati Uniti, l'equilibrio di potere continuerà a spostarsi a favore della Cina".

"Come minimo, gli Stati Uniti dovrebbero presumere che se entrano in un conflitto diretto che coinvolge Russia, Cina, Iran o Corea del Nord, quel paese trarrà beneficio dagli aiuti economici e militari degli altri ...

Questo nuovo allineamento di nazioni contrarie agli interessi degli Stati Uniti crea un rischio reale, se non la probabilità, che il conflitto ovunque possa diventare una guerra multi-teatro o globale...

Poiché gli avversari degli Stati Uniti stanno cooperando più strettamente tra loro di prima, gli Stati Uniti e i loro alleati devono essere preparati ad affrontare un asse di avversari multipli.

" Commissione per la difesa nazionale, Rand”.

Come il rapporto della Commissione spiega in dettaglio forense, Washington sarebbe quasi completamente indifesa in un simile scenario, e probabilmente sconfitta quasi all'istante...

Non è solo il fatto di essere troppo dispersa sulla Grande Scacchiera a far sì che l'esercito dell'Impero "manchi sia delle capacità che della capacità richieste per essere sicuro di poter dissuadere e prevalere in combattimento"...

La “Commissione RAND” ha scoperto che la "base industriale della difesa" di Washington è completamente "incapace di soddisfare le esigenze di equipaggiamento, tecnologia e munizioni" degli Stati Uniti, per non parlare dei suoi alleati.

"Un conflitto prolungato, specialmente in più teatri, richiederebbe una capacità molto maggiore di produrre, mantenere e rifornire armi e munizioni" rispetto a quella attualmente in atto...

Per decenni, l'esercito statunitense "ha impiegato tecnologie all'avanguardia per il suo decisivo vantaggio per decenni". Questa "presunzione di indiscussa superiorità tecnologica" da parte dell'Impero significava che Washington aveva "il lusso di costruire capacità squisite, con lunghi cicli di acquisizione e poca tolleranza per fallimenti o rischi".

Quei giorni sono però finiti da tempo, con Cina e Russia che "incorporano la tecnologia a velocità crescente"...

La "base industriale della difesa" americana oggi sta crollando, crivellata da una miriade di problemi deleteri...

Per affrontare questi problemi, la Commissione chiede... di reindustrializzare gli USA dopo anni di esternalizzazione, offshoring e negligenza. Non viene fornita alcuna tempistica, anche se probabilmente ci vorranno decenni...

 

Siamo entrati in una strana era imperiale in fase avanzata, paragonabile alla Glasnost dell'Unione Sovietica, in cui elementi del brain trust imperiale statunitense possono vedere con accecante chiarezza che l'intero progetto egemonico globale di Washington sta barcollando rapidamente e irreversibilmente verso l'estinzione...

L'impero in collasso: Cina e Russia mettono sotto scacco l'esercito statunitense.

(Kit Klarenberg, Substack)

 

Ancora una volta, vediamo le stesse critiche ripetute più e più volte.

Cinque secoli di supremazia hanno prodotto un gruppo di élite occidentali così ubriache di arroganza da essere incapaci di vedere ciò che è dolorosamente ovvio per tutti gli altri, ovvero che il modello imperiale di sfruttamento occidentale (l'"ordine basato sulle regole") sta crollando e che nuovi centri di potere stanno rapidamente emergendo.

Sembra ora che queste stesse élite siano pronte a trascinare il mondo in una catastrofica Terza Guerra Mondiale per preservare la loro presa sul potere e impedire ad altre nazioni di raggiungere l'indipendenza e la prosperità che hanno guadagnato.

 Fortunatamente, Washington fallirà in questo sforzo proprio come ha fallito in tutti i suoi altri interventi risalenti al 1945.

Perché gli Stati Uniti non hanno più la tecnologia, la manodopera o la capacità industriale necessarie per vincere una guerra con la Russia.

È tutta un'altra storia.

 

 

 

 

La giustizia intimidita

dall’ideologia al potere.

Msn.com – La Stampa – (29-11-2024) – Redazione – ci dice:

 

Fin dalle prime lezioni di diritto costituzionale, nel primo anno di giurisprudenza, si fissa il principio della divisione dei poteri come principio guida nel passaggio dallo Stato assoluto a quello liberale, sullo sfondo dell’articolo 16 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e del cittadino.

 Questo sanno, almeno, quanti hanno seguito quel corso di studi;

 questo dovrebbero sapere i tantissimi connazionali che hanno avuto una esperienza parlamentare, capi dei partiti in testa.

 Questa banale premessa diventa meno banale se si considera che nel declinante anno in corso corre l’anniversario di una trentennale, furibonda battaglia politica che ha per oggetto non tanto l’adesione al principio, quanto la formidabile attuazione che ne hanno dato i nostri padri costituenti.

Data di inizio il 1994, dopo quarant’anni di proficuo e pacifico sistema incentrato sul parlamento, capace di ovviare a una impossibile alternanza alla guida del governo per le fratture internazionali della guerra fredda.

Grazie alla presenza e alla collaborazione, nelle nostre Camere, di due grandi partiti costituzionali, l’uno sempre, l’altro mai al governo:

 la democrazia cristiana e il partito comunista.

 

Da allora, percorrendo con eccesso di sintesi fenomeni come Tangentopoli e Mani pulite, con contorno di partiti dissolti ed elettorati orfani in libera offerta, nasce quella che chiamiamo, per comodità e apparenza, seconda Repubblica.

Due i poteri da scardinare da parte del partito e contestuale governo berlusconiano, piombato in campo a dichiarata difesa e potenziamento di un impero a un tempo economico e soprattutto mediatico:

il primo, proprio la centralità del Parlamento, messa dai Costituenti ad ostacolo deliberato di un incontrollato potere decisionale governativo.

 In subordine solo apparente, il potere pregnante del sistema pubblico radiotelevisivo, ostacolo politico e giuridico allo sviluppo competitivo di quel potere mediatico privato.

 Il quarto potere: il più ambito per il raggiungimento di quelli politici.

Il parlamento deve passare sotto il controllo pieno del governo:

ed è la stagione della «privatizzazione» delle Camere, uno snaturamento che tocca il suo livello estremo, al limite della sovversione costituzionale, con la nomina di legali, e diretto dei dipendenti, del capo del governo alla guida delle commissioni Giustizia delle Camere.

Prodromo delle legittimamente famigerate leggi ad personam.

È esploso il contrasto più violento, tra potere politico e potere giurisdizionale.

 Contrasto che ne crea un altro, quello del potere politico con il potere di garanzia del capo dello Stato, mirabile invenzione dei costituenti, di cui non si sopporta il ruolo di regia e decisione nella formazione dei governi, fino alla nomina dei ministri (qualcuno ricorderà il caso Previti/Scalfaro); e quello di promulga delle leggi, per intuibili motivi.

Un quadro a tinte forti, con una precisazione necessaria:

nella strategia, senza remore, del Cavaliere, manca un sottofondo ideologico minaccioso per gli assetti istituzionali, e quindi un pericolo concreto di concorrenza costituzionale formale.

 Il livello è quello di abitudini costituzionali materiali:

che non siano state poi nel tempo rimosse le catene che hanno bloccato e umiliato le Camere, è colpa precipua dell’inerzia delle opposizioni costituzionali.

Per convinzione di stabilità complessiva, e per non elegante convenienza nei propri turni di governo.

Ed ora, l’oggi.

 La odierna coalizione di destra, all’apparenza fotocopia dell’originario centrodestra, assomma questi tratti distintivi: un forte tasso di ideologia assente nel pragmatismo berlusconiano.

La stessa ideologia che portò il partito avo dell’odierno presidente del Consiglio a una naturale incompatibilità costituzionale.

In parte subita, in parte non minore strutturale, mai dismessa.

Quindi, la revisione costituzionale come marchio distintivo, assente nella precedente versione di centrodestra:

come emerge dagli obiettivi prioritari di questa coalizione di governo.

 Ancora: una inedita intolleranza per le posizioni ostili nella comunicazione, fino allo scontro individuale, giurisdizionale, tra il capo della coalizione e singoli esponenti di area di opposizione.

L’assalto, massiccio, ai posti chiave del servizio pubblico, senza la disposizione di una classe giornalistica predisposta allo scopo.

Infine, davvero preoccupante, democraticamente, l’intimidazione al potere giudiziario, senza l’alibi di una legittima difesa emozionale.

Sullo sfondo, un quadro costituzionale alternativo, lo sguardo girato all’indietro. Chi può e deve, chi ha prerogative di garanzia, chi ha a cuore la «nostra» Costituzione, ha motivo e materia di riflessione profonda.

(Montesquieu.tn@gmail.com)

 

 

 

 

La strana morte di Will Rothschild

e la crisi dell’impero della famiglia

più potente del mondo.

Lacrunadellago.net - Cesare Sacchetti – (29/11/2024) – ci dice:

 

Un uomo che muore nella sua casa dopo che un incendio è scoppiato nella sua abitazione per una sorta di incidente domestico.

Messa in questi termini, si potrebbe pensare ad una banale disgrazia e ad un uomo molto poco fortunato al quale è toccato una morte di questo genere.

L’uomo però al quale sarebbe toccato questa sorte non era un proprio un signor nessuno, ma era Will Rothschild, membro della famigerata dinastia di banchieri di origine ebraica sorta a Francoforte nel XVIII secolo.

 

Will veniva descritto come un tipo molto riservato, uno di quelli che amava condurre uno stile di vita lontano dai riflettori dei media.

La casa di Will Rothschild è stata fotografata in fiamme.

 

Will Rothschild viveva in una strada chiamata Lookout Mountain, immersa tra le colline di Hollywood, nei luoghi dove ci sono quei divi del cinema così tanto vicini allo stato profondo americano, al partito democratico e a tutta quella ragnatela di potenti lobby sioniste ed ebraiche che la fanno da padrone in California e negli Stati Uniti.

Non è chiaro però cosa sia effettivamente successo.

 I pompieri sarebbero giunti sul posto circa 45 minuti dopo che le fiamme avrebbero avvolto la casa, e avrebbero impiegato almeno 33 minuti per spegnere il rogo.

Alcuni hanno messo in rilievo la singolarità di tale numero, dato che il 33, com’è noto, è il massimo grado della massoneria, e spesso ricorre in quelle morti che non hanno una spiegazione chiara.

Questa potrebbe essere forse una di quella, poiché appare certamente strano che un uomo così ricco non abbia dotato la sua casa di un sistema di allarme anti-incendio né che non sia riuscito a fuggire dalle fiamme, quando la sua abitazione sembrava avere diverse vie d’uscita.

Al momento infatti non si sa se sia stata una eventuale intossicazione a procurare la morte del 87enne oppure se il decesso non sia stato ancora più atroce con l’uomo che potrebbe essere morto bruciato vivo.

Will è stato trovato così dai pompieri, carbonizzato, e per ora non si può nemmeno escludere che qualcuno sia penetrato nella sua abitazione, lo abbia ucciso e poi abbia dato le fiamme alla casa nel tentativo di cancellare le sue tracce.

Le autorità di Los Angeles hanno assicurato che ci sarà una meticolosa inchiesta, e questo non lascia sperare troppo bene considerati i precedenti del” LAPD,” il dipartimento di polizia di Los Angeles, che quando si tratta di profili così in vista, non hanno troppe difficoltà a sfornare una versione nella quale attribuiscono al caso o alla fatalità i decessi di questi personaggi.

 

Le altre strane morti in casa Rothschild: Amschel Mayer.

A casa Rothschild non è comunque la prima strana morte che si verifica.

 Anni addietro, nel 1996, morì in circostanze mai chiarite il figlio di Victor Rothschild, Amschel Mayer, chiamato così in omaggio al capostipite della famiglia di banchieri.

Amschel era considerato un po’ l’astro nascente dei rampolli del casato dei Rothschild.

Aveva rilevato la presidenza della “Rothschild Asset Management”, l’azienda di famiglia, e grazie alla sua gestione le finanze del fondo avevano iniziato a stabilizzarsi.

Una foto di Amschel Mayer Rothschild.

 

Nulla lasciava presagire una sua improvvisa e drammatica morte come quella che gli capitò nel luglio del 1996, nella stanza di una suite di un lussuoso albergo parigino, “Le Bristol”.

Amschel fu ritrovato esanime a terra nella sua camera e la polizia quando entrò nella stanza vide che era stato strangolato.

Attorno al collo aveva la cinta del suo accappatoio, e il 41enne figlio di Victor avrebbe legato questa alla sbarra degli asciugamani del bagno per poi trovare la morte da solo per strangolamento.

Gli agenti della “gendarmerie di Parigi” una volta entrati nella stanza hanno provato a fare qualche prova per vedere se effettivamente fosse possibile che “Amschel” fosse riuscito ad uccidersi in quella maniera.

Uno di loro prese la cinta, ancora parzialmente legata alla sbarra, le diede una forte strattonata e il risultato fu quello di far crollare tutta l’attaccatura della sbarra.

Impossibile che il figlio del terzo barone Rothschild si sia tolto la vita in quel modo.

La cinta era stata con ogni probabilità sistemata da qualcuno dopo che al banchiere era stata inferta una morte per strangolamento dalla stessa persona che era entrata in quella stanza e che era uscito una volta preparata la finta scena del suicidio.

 

Nessun ispettore della “gendarmerie “ha mai detto che si è trattato di suicidio, ma iniziarono ad arrivare forti pressioni sulla polizia francese da potenti ambienti per derubricare la morte a suicidio.

Il giornalista” Ian Gooding” racconta che il potente magnate dei media, “Rupert Murdoch”, iniziò a tempestare di fax le redazioni del suo impero mediatico per trattare la morte di Amschel come dovuta ad un attacco cardiaco, nonostante l’uomo risultasse in perfetta salute e aveva invece la fama di essere uno sportivo.

Non si doveva scrivere altro.

Non si doveva neanche provare a sollevare un dubbio sulla morte della giovane promessa di casa Rothschild che non ha lasciato nemmeno un biglietto prima di morire e non aveva nessuna apparente ragione di togliersi la vita così improvvisamente.

Non crede alla sua morte per suicidio un dirigente del potente fondo di investimenti, “Keefe, Bruyette & Woods”, il quale all’epoca disse che “c’era molto di più in questa storia” che i media non avevano interesse a raccontare e che la polizia francese non poteva o voleva svelare, anche perché subito dall’alto, pare dallo stesso presidente “Jacques Chirac”, giunse l’ordine di archiviare immediatamente l’indagine, che di fatto non poté nemmeno iniziare.

 

Amschel era arrivato a Parigi per chiudere un importante affare.

 Aveva il compito di gestire una fusione tra le succursali francesi dell’impero di questa famiglia con la “N.M. Rothschild” di Londra.

Se questa operazione fosse andata in porto, il centro degli affari di questi banchieri si sarebbe spostato ancora di più a Londra, e forse questo, non è da escludersi, può aver suscitato qualche invidia o gelosia nel ramo francese della famiglia, da sempre arbitro della politica francese e finanziatore di numerose campagne elettorali, da ultimo quella dell’attuale presidente” Emmanuel Macron”, che è cresciuto all’ombra dei Rothschild francesi soprattutto grazie alla sua consorte ed ex insegnante di liceo, Brigitte, così ben introdotta in questi ambienti.

Non è mai stato stabilito veramente quale potesse essere il movente della improvvisa morte di Amschel, ma questo non deve destare alcuna sorpresa.

La segretezza della famiglia Rothschild.

Per più di 200 anni, la regola della famiglia Rothschild è stata quella della segretezza, della impenetrabilità e della chiusura al mondo esterno.

Non si entra in questa famiglia se non si riceve prima un attento scrutinio da parte dei capi della famiglia che sono molto scrupolosi nel far diventare loro parenti coloro che magari in futuro possono mettere a rischio gli interessi dei Rothschild.

I Rothschild sono talmente ossessionati dalle infiltrazioni del mondo esterno che nella famiglia ci sono stati non pochi matrimoni tra cugini di primo grado, a dimostrazione della volontà di restringere il più possibile matrimoni con altre famiglie.

 

Se si entra, vuol dire che si è devoti a servire questi banchieri che da quando hanno iniziato la loro dinastia, siedono su un fiume di ricchezze fatto di sangue e guerre, da loro scatenate soprattutto dopo la rivoluzione francese, quando il nuovo pensiero illuminista apre le porte al mondo della finanza ebraica prima invece saldamente respinto dal cattolicesimo e dal mondo cristiano.

 

Il 1789 cambia tutto e assegna la vittoria a coloro che hanno fatto dell’usura e della speculazione la loro regola di vita.

Più di due secoli dopo, i Rothschild sono ancora qui e un’altra strana morte si aggiunge a quella di Amschel, quella appunto di Will, anche se stavolta pare essere un contesto storico molto differente da quello del 1996.

L’impero in quegli anni appariva incontrastato e in continua espansione.

Nulla sembrava fermare la volontà di questi banchieri di arrivare alla costruzione del loro “Nuovo Ordine Mondiale” e alla manifestazione del “moschiach ebraico “così tanto atteso da loro e dalla famigerata setta sionista dei” Chabad Lubavitch”.

La crisi dell’impero dei banchieri di Francoforte.

I Rothschild in questi anni vivono una crisi che appare senza precedenti.

Hanno già lasciato la scena importanti figure di rilievo come “Lord Jacob”, il quarto barone dei Rothschild, anch’egli figlio del citato “Victor” e fratellastro di “Amschel”, ed “Evelyn de Rothschild, “il cugino di Jacob e suo nemico per tanti anni per dei dissapori sorti all’inizio degli anni’70 sull’uso del nome di famiglia e la destinazione dell’immenso patrimonio di questi banchieri.

Esiste una foto di Jacob, a sinistra, assieme a Evelyn de Rothschild.

 

Proprio il “problema” del denaro, questo appare essere l’elemento di novità assoluta in questa dinastia.

 L’anno scorso infatti il casato originario di Francoforte ha deciso di mettere all’asta la sua preziosa collezione d’arte, una mossa imprevista, e forse impensabile per una famiglia la cui ricchezza è sempre stata immensamente vasta, tanto che il capostipite della famiglia, “Amschel Mayer”, ordinò ai suoi cinque figli prima di morire nel 1812, di non svelare mai la vera entità del patrimonio famigliare e di servirsi di una tela di prestanome e agenti per nascondere la vera ricchezza di famiglia.

Un insegnamento che sembra essere stato fedelmente seguito nei secoli a venire, tanto che diversi banchieri americani di origine ebraica, quali “John Morgan”, fondatore della famigerata banca d’affari “JP Morgan” nel 1871, sono in realtà dei rappresentanti degli stessi Rothschild negli Stati Uniti.

 

Stavolta però forse gli affari non vanno più a gonfie vele come un tempo.

La famiglia che sedeva sul tetto del mondo sembra aver perduto le leve del controllo monetario, soprattutto dopo che si è insediata l’amministrazione Trump dal 2016 in poi e forse la loro creatura, la “Federal Reserve Bank”, istituita nel 1913, non garantisce più loro quella “creazione illimitata di moneta” sopra la quale avevano costruito la loro immensa fortuna.

A dirlo fu proprio il loro capostipite, il già citato “Mayer Amschel,” che spiegò come non avesse importanza chi faceva le leggi in un determinato Paese fino a quando lui e la sua famiglia avessero avuto il controllo della creazione di moneta attraverso delle banche centrali non controllate dai governi, ma dalle banche private, come è ancora oggi, ad esempio, “banca d’Italia”, partecipata da istituti bancari privati e persino priva della capacità di stampare moneta, rimessa alla BCE.

I Rothschild si trovano a dover fare i conti con una situazione inedita determinata sia dalla perdita della finanza americana, sia dalla perdita delle immense miniere che questi gestivano in Africa, come accaduto recentemente in Gabon, Paese nel quale i vasti giacimenti di manganese, indispensabili per la produzione d’uranio, sono stati perduti dopo che il precedente governo filo francese è stato spodestato da una giunta militare vicina alla Russia.

La partita a scacchi che si è giocata in questi anni è quella che ha visto politici saldamente opposti al mondialismo, quali Trump e Putin, e il cartello bancario mondiale che ha tentato ogni strada per liberarsi dei due presidenti e per preservare il suo sterminato impero finanziario.

Oggi i Rothschild però non sono più forti come prima.

Sono costretti a vendersi i gioielli di famiglia tra i quali si possono vedere sontuose statue e dipinti molti simili a quelli che si vedono in una delle loro feste tenutesi nel 1972 nello sfarzoso castello di “Chateau de Ferrières”, di proprietà di” Guy de Rothschild”, membro del ramo francese della famiglia.

 

Al ballo mascherato gli invitati che presero parte a quella festa indossavano strane maschere veneziane, molto simili a quelle che si vedevano nel celebre film di “Stanley Kubrick”, “Eyes Wide Shut”, nel quale il protagonista Bill, interpretato da Tom Cruise, entrava in un palazzo identico ad un’altra storica residenza dei Rothschild, Mentmore Towers, e si ritrovava nel mezzo di una cerimonia chiaramente satanica.

Esistono le maschere indossate alla festa dei Rothschild del’72.

 Anche quella indossata dal protagonista di “Eyes Wide Shut”

 

Lo spiccato “interesse” di questa dinastia per il mondo dell’occulto e del satanismo è alquanto noto, tanto che” Lord Jacob” aveva piacere a farsi ritrarre assieme alla famigerata occultista “Marina Abramovich” di fronte a dipinti con chiare raffigurazioni sataniche, e in uno di questi si vede persino lo stesso Lucifero che chiama a raccolta le sue legioni.

Il principe di questo mondo è il dio di questi potenti che stanno attraversando una decadente fase della loro storia, e si ritrovano a dover fare i conti con la crisi del loro impero e con la liquidazione del mondialismo.

I servi di questi poteri non hanno mai voluto apprendere una lezione.

Il loro potere è effimero e limitato ed è destinato a sparire.

Adesso, a quanto pare, ne stanno avendo una testimonianza diretta.

 

 

 

 

La questione dei mercenari italiani

in Ucraina: il governo Meloni ha

autorizzato la loro presenza a Kiev?

Lacrunadellago.net – Cesare Sacchetti  - (28/11/2024) – ci dice:

 

A leggere l’ultimo articolo del “Corriere” sulla situazione al fronte ucraino, si trasecola.

Sì, perché dopo il famigerato articolo nel quale si narrava che i russi fossero a corto di calzini (sic), a via Solferino stavolta hanno deciso di andare ben oltre.

L’ultimo articolo sulla guerra in Ucraina è firmato da “Lorenzo Cremonesi” e narra la situazione che stanno vivendo i mercenari italiani che stanno combattendo contro la Russia.

Esiste la foto dell’articolo del Corriere sui mercenari italiani in Ucraina.

 

L’”house organ” delle élite liberali italiane non si è posto nemmeno il problema che questi signori sono tutti in aperta violazione delle leggi penali italiane che spiegano alquanto esplicitamente come in nessun modo gli italiani non possano recarsi e partecipare in nessun fronte di guerra straniero senza una previa autorizzazione dell’esecutivo.

Se si legge l’articolo 244 del codice penale scritto nel 1930 si respira intanto una boccata di ossigeno perché si trova un lessico e una chiarezza di pensiero perduti oggi nei meandri delle bizantine leggi scritte nella storia più recente, da menti che non conoscono bene il diritto ma che soprattutto sono prive anche della necessaria logica per scriverle.

Non è questo il caso di questo articolo e di altri del codice penale scritto dal compianto giurista “Alfredo Rocco”, una delle tante raffinate menti di quegli anni assieme agli altri consiglieri giuridici ed economici dei quali si circondava Mussolini, ma ciò nell’odierna democrazia liberale non si può dire perché la verità sfocia nella cosiddetta “apologia del fascismo”.

Il testo è ad ogni modo il seguente e non lascia molto spazio agli equivoci.

Chiunque, senza l’approvazione del Governo, fa arruolamenti o compie altri atti ostili contro uno Stato estero, in modo da esporre lo Stato italiano al pericolo di una guerra, è punito con la reclusione da sei a diciotto anni; se la guerra avviene, è punito con l’ergastolo.

Qualora gli atti ostili siano tali da turbare soltanto le relazioni con un Governo estero, ovvero da esporre lo Stato italiano o i suoi cittadini, ovunque residenti, al pericolo di rappresaglie o di ritorsioni, la pena è della reclusione da tre a dodici anni.

 Se segue la rottura delle relazioni diplomatiche, o se avvengono le rappresaglie o le ritorsioni, la pena è della reclusione da cinque a quindici anni”.

Semplice, chiaro e inequivocabile ed è quindi del tutto evidente che in tale caso i mercenari italiani sul fronte ucraino siano dei fuorilegge che si trovano lì per aiutare un regime di chiara ispirazione nazista che, tra l’altro, si è insediato illegalmente nel 2014 grazie ad un colpo di Stato, il famigerato” Euromaidan,” sovvenzionato dall’ineffabile George Soros, e che ha perduto anche l’ultima parvenza di legittimità che aveva in quanto il mandato presidenziale di Zelensky è terminato nel marzo di quest’anno, ma questo ovviamente non fa comodo ricordarlo ai liberal-democratici sempre pronti ad impartire lezioni sul culto dei diritti umani alla Russia e ai Paesi del mondo multipolare.

 

I mercenari di fronte al Corriere sembrano quasi stilare un “cahier de doleances”, e forse è questa la ragione per la quale il quotidiano ha pensato “bene” di lasciarli parlare.

Affermano che la situazione sarebbe disperata in quanto le milizie di mercenari e quelle regolari non disporrebbero nemmeno delle granate a mano, senza contare che molti soldati, militari e paramilitari, si trovano tra le mani dei veri e propri ferrivecchi, buoni per combattere la guerra forse una trentina di anni fa o anche prima.

C’è molto mito attorno alle armi che l’Occidente, Stati Uniti ed UE, hanno inviato a Kiev, ma la realtà dei fatti non è quella che alcuni credono.

Gli Stati Uniti si sono guardati bene dal mandare anche soltanto metà della metà del sostegno bellico che potevano offrire, e questo dall’altra parte del blocco Euro-Atlantico, a Bruxelles, ha suscitato più di qualche ira poiché la cosiddetta amministrazione Biden sembrava praticamente intenzionata a lasciare al suo destino Zelensky e i suoi.

Bruxelles da sola è in grado di fare ben poco, e Londra, l’altra stampella dell’anglosfera, non è certo in grado di sostituire il ruolo militare degli Stati Uniti, anche se si è data non poco da fare negli ultimi 2 anni e mezzo per provocare la Russia in ogni modo, ma il Cremlino non è stato certo a guardare e ha risposto duramente allo stato canaglia britannico.

Resta da capire però effettivamente quanto sia coinvolta l’Italia in questa guerra, e nessun giornalista del mainstream sta facendo, non sorprendentemente, le domande che andrebbero fatte al governo Meloni né tantomeno ci pensano le defunte false opposizioni della Lega, al governo, e del M5S, che dopo aver dato il suo pieno sostegno ai nazisti ucraini adesso prova a farsi passare come “messaggero di pace”.

L’ipocrisia non ha confini dalle parti dei penta stellati, ma ciò che è più interessante ora è risalire al coinvolgimento dell’Italia in tale situazione bellica.

Il coinvolgimento militare dell’Italia in Ucraina.

Le prime notizie di una presenza italiana, illegale, si sono avute subito al principio della guerra, nell’aprile del 2022, quando i russi erano impegnati nella eliminazione del battaglione di criminali e tagliagole nazisti addestrato dalla CIA, il famigerato battaglione Azov.

Molti ricorderanno che nel corso dei combattimenti che stavano avendo luogo nell’acciaieria dell’”Azovstaal”, più di una fonte affermò che assieme ai nazisti dell’Azov erano presenti diversi consulenti della NATO, tra i quali sembravano esserci già allora ufficiali europei e anche italiani.

 

All’epoca era ancora in carica il governo Draghi che, nonostante la decisione già presa, e anticipata su questo blog, di lasciare palazzo Chigi a gennaio per la mancata ricompensa del Quirinale, non fece mancare il suo sostegno ai nazisti ucraini in tale fase, e la prima persona alla quale bisognerebbe chiedere conto della presenza, illegale e non autorizzata dal Parlamento, di militari italiani in Ucraina sarebbe proprio lui, l’uomo del Britannia.

Nulla è mutato apparentemente con l’attuale esecutivo di Giorgia Meloni e Guido Crosetto, perché, nei mesi scorsi, sono emerse due vicende molto controverse che riguardano il sostegno militare italiano a Kiev.

La prima riguarda il caso del tenente colonnello dei Bersaglieri, Claudio Castiglia, che, secondo un canale ucraino,” The Militarist”, avrebbe perso la vita in Ucraina dopo che i russi avevano effettuato un bombardamento contro un sito nel quale sarebbero stati presenti sia soldati ucraini sia diversi consulenti della NATO.

 

Esiste una foto di Claudio Castiglia impegnato in una esercitazione NATO in Germania nel dicembre del 2012.

A rendere ancora più particolare l’indiscrezione è il fatto che questa sia trapelata da ambienti decisamente lontani dalla Russia, ed è quindi estremamente difficile per i vari propagandisti della NATO praticare il consueto esercizio che bolla tutto ciò che non piace come “propaganda russa”.

Castiglia poi non era un militare ordinario, per così dire.

Era un ufficiale della NATO in servizio presso la base di Solbiate Olona, nel varesotto, e a questa struttura è stato assegnato un ruolo molto specifico.

La base fu infatti creata nel 2001 e al suo interno c’è oltre ad un contingente di militari italiani, che rappresenta il 75% del personale presente, un folto assembramento di soldati della NATO proveniente da vari Paesi, tra i quali Stati Uniti, Francia, Germania, Spagna e Turchia.

“Solbiate Olona” è stata pensata per uno scopo molto preciso e peculiare, quale quello di consentire un “rapido dispiegamento” delle forze del patto atlantico in previsione di missioni contro quei Paesi giudicati una “minaccia” dalla NATO, e negli ultimi 35 anni in particolare si sono avuti molteplici esempi della natura aggressiva e terroristica di questa organizzazione che non ha esitato a bombardare illegalmente Belgrado nel 1999, a invadere altrettanto illegalmente l’Afghanistan nel 2001 e a bombardare e uccidere Gheddafi nel 2011.

Castiglia era per tale struttura che lavorava ed è certamente singolare che un canale ucraino abbia scritto che proprio lui, un ufficiale addestrato dalla NATO, si trovasse lì, ma il ministero della Difesa di Crosetto all’epoca si lasciò andare al suo esercizio di indignazione a comando, stracciandosi le vesti contro i cosiddetti “seminatori di odio”, ma guardandosi bene dal fornire delle spiegazioni serie sulla presenza di consulenti del patto atlantico in Ucraina.

 

L’Italia ha assistito Zelensky nell’attacco alla Crimea?

Nei tempi più recenti, c’è stato un atto poi, se possibile, ancora più ostile da parte del governo italiano nei riguardi della Russia.

A spiegare come l’Italia abbia partecipato de facto ad un atto di guerra contro la Russia sono stati alcuni analisti militari interpellati dal sito “GreatGameofIndia”.

Lo scorso giugno infatti i lettori ricorderanno come l’Ucraina abbia lanciato contro le spiagge della Crimea ben 5 missili ATACM , abbattuti dalla contraerea russa degli S-500, anche se secondo alcuni esperti il vero obbiettivo non sarebbero stati tanto i bagnanti russi, ma la base di Sebastopoli lì vicino, una delle più importanti per tutte le operazioni di guerra che il Cremlino pianifica nell’Ucraina Orientale.

Questi missili però hanno una particolarità.

Non possono giungere al loro bersaglio se non sono teleguidati da un sistema satellitare o da dei droni aerei che li aiutino a colpire l’obbiettivo prestabilito.

A Sigonella, un nome che un tempo evocava la spina dorsale della defunta classe politica della Prima Repubblica, si fanno proprio questo tipo di operazioni.

Nella base militare siciliana oltre ovviamente ai reparti dell’aereonautico militare italiano ci sono quelli delle forze armate americane e il comando AGS della NATO che si serve proprio di droni spia per quelle operazioni di ricognizione che precedono attacchi come quello avvenuto contro la Crimea.

A differenza di quello che qualcuno può pensare, nessuna operazione di questo tipo può avvenire senza l’esplicito consenso del Paese ospitante, in questo caso l’Italia, e se si sono levati dei droni in volo per assistere gli ATACM ucraini, il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e il ministro della Difesa, Guido Crosetto, devono avere in qualche modo dato il loro consenso.

A rafforzare l’ipotesi che il governo italiano abbia dato tale autorizzazione è il fatto che prima dell’attacco contro la Crimea si è alzato da Sigonella un Global Hawk, un aereo spia, che ha sorvolato la zona del Mar Nero nel momento in cui è avvenuto l’attacco, per poi fare rientro alla base militare poche ore dopo.

Esiste la foto dell’aereo spia che si è levato in volo da Sigonella e che sorvolava il Mar Nero al momento dell’attacco contro la Russia.

Il coinvolgimento dell’Italia sembra quindi avvenire a due livelli: li primo è quello nel quale l’Italia mette a disposizione i suoi consulenti e le sue strutture militari per attaccare la Russia; il secondo è quello nel quale arrivano dei mercenari sul posto che combattono proprio sul terreno forse diretti proprio, in segreto, dai consulenti italiani ed europei della NATO.

Nessuno dei due livelli rientra evidentemente nell’alveo della legalità. Si è in pieno territorio illegale sia nel primo caso, poiché ufficialmente non c’è stata nessuna autorizzazione parlamentare all’invio di consulenti militari italiani in Ucraina, né tantomeno risulta esserci per quella che riguarda i mercenari italiani schierati con ciò che è rimasto delle truppe naziste ucraine.

Il doppiopesismo della magistratura italiana.

Nessuno sta dicendo nulla, né dentro il Parlamento né fuori, dove in teoria dovrebbe intervenire quell’oggetto misterioso che si chiama “magistratura”.

Eppure i togati e la polizia si mossero rapidamente quando si trattava di sanzionare gli italiani che erano andati a combattere nel Donbass, regione nella quale i nazisti ucraini hanno commesso indecenti crimini contro la popolazione locale, da ultimo la strage di Solidavo, un villaggio del Donbass dove i tagliagole di Zelensky hanno ucciso inermi civili prima di darsi alla fuga.

A intervenire all’epoca, nell’agosto del 2018, fu la procura di Genova che oggi, stranamente, non mostra lo stesso interesse nei confronti di quei mercenari italiani che sono andati tra le fila dei nazisti di Kiev a combattere illegalmente contro la Russia.

In questa piccola e variegata umanità, ci sarebbero sia militanti della cosiddetta “destra estrema” sia elementi della sinistra radicale, a dimostrazione che ognuna di queste ideologie è solo un orpello, perché ognuno di questi personaggi combatte per aiutare la NATO e per difendere l’ormai decaduto braccio militare del mondialismo.

Nessuno però continua a fare a Giorgia Meloni e Guido Crosetto la più ovvia delle domande: avete autorizzato l’invio di consulenti NATO dell’Italia e di mercenari italiani in Ucraina?

 

Il nemico in questa storia non è la Russia. È chi pur di provare a salvare l’ormai decaduto patto atlantico mette in pericolo la sicurezza di un intero Paese.

 

 

 

 

Il ministro della Giustizia di Trump:

” verranno pubblicati i nomi

del caso Epstein.”

Lacrunadellago.net – (26/11/2024) – Cesare Sacchetti – ci dice:

 

I media si sono esibiti ancora una volta nel loro consueto esercizio, ovvero quello di provare a far finta di nulla quando stanno per scoppiare le conseguenze di enormi scandali.

Stavolta lo scandalo è quello che riguarda il famigerato pedofilo al servizio del Mossad, “Jeffrey Epstein”, morto in circostanze misteriose nel 2019, anche se alcuni sostengono che si sia trattato di una finta morte, per impedire proprio agli uomini coinvolti nel suo giro di pedofilia di toglierlo dalla scena.

Il ministro della Giustizia nominato da Trump, Pam Bondi, già avvocato dello stesso Trump durante la farsa della prima messa in stato di accusa contro il presidente americano, ha fatto sapere nei giorni scorsi che dopo il 20 gennaio non sussiste più alcuna ragione di continuare a tenere segreti i nomi del caso Epstein.

Da Epstein andavano un po’ tutti i personaggi in vista dell’alta società di New York senza dimenticare i vip di quel mondo hollywoodiano che oggi stanno facendo a gara per lasciare gli Stati Uniti, forse ben consci che la terra sotto i loro piedi adesso scotta troppo.

Le origini di Epstein e della sua misteriosa ricchezza.

Epstein nasce come insegnante di matematica e poi riesce, ancora oggi non è chiaro come, ad accumulare una enorme ricchezza superiore al miliardo di dollari.

Sono diverse le teorie che hanno provato a spiegare come ad un certo punto l’insegnante divenuto finanziere sia riuscito ad accumulare tale somma, e una delle più accreditate è quella secondo la quale sia stato un altro miliardario di origini ebraiche, “Lesley Wexner”, ad aiutarlo a salire i gradini della finanza di New York, dopo che nel 1981 Epstein aveva fondato il “suo fondo di investimenti “e Wexner gli aveva messo a disposizione le sue ricchezze nonostante all’epoca il pedofilo fosse un emerito signor nessuno in quel mondo.

 

Esiste la foto di “Leslie Wexner”, a sinistra, “Jeffrey Epstein,” a destra.

 

“Wexner “evidentemente sapeva su Epstein qualcosa che gli altri in quegli anni non sapevano e decide di mettergli in mano tutti quei milioni, sicuro che non sarebbero andati perduti, come è effettivamente stato, perché presto il giovane Epstein inizia a diventare un nome in quell’ambiente e diviene al tempo stesso uno dei volti più in vista della élite newyorchese.

New York è il posto dove la finanza ebraica è profondamente radicata, persino più di Londra, tanto che questa città si è guadagnata anche il soprannome di “Jew (ebreo in inglese ndr) York” talmente è alto il numero di ebrei che vivono nella Grande Mela.

In quegli anni però si sono aperte porte probabilmente ancora più grandi e segrete per l’astro nascente della finanza newyorchese, poiché, secondo diverse fonti, tra le quali l’ex agente del Mossad Ari Ben-Menashe, Epstein viene reclutato dal Mossad stesso per allestire una potente e criminale macchina dei ricatti ai danni di tutti i personaggi più in vista della società americana.

Ad Epstein viene affidato il compito di costruire una trappola per topi, dove il “formaggio” è qualche minorenne o bambino che dev’essere dato in pasto al predatore di turno, e Israele in ciò non ha alcuna difficoltà a trovare le sue vittime, poiché in questo Paese il traffico di esseri umani è uno dei più vasti al mondo, anche se i media non lo dicono per timore di non macchiare l’immagine della “unica democrazia del Medio Oriente”.

Iniziano così dagli anni’90 i viaggi a bordo del cosiddetto “Lolita Express”, l’aereo privato di Epstein sul quale salgono a bordo persino ex presidenti americani, quali “Bill Clinton”, molto intimo del pedofilo e con una spiccata passione non solo per le donne, ma soprattutto per le minorenni.

Il miliardario di New York era già di casa alla Casa Bianca anche durante gli anni della presidenza Clinton, tanto che il presidente nel 1993 lo riceveva con tutti gli onori a Washington assieme alla immancabile “Ghislaine Maxwell,” figlia del miliardario inglese di origini ebraiche, “Robert Maxwell”, anch’egli spia del Mossad, morto nel 1991 in circostanze mai chiarite al largo del suo yacht sulle sue Canarie.

Esiste la foto di Ghislaine Maswell, Jeffrey Epstein, al centro, e Bill Clinton.

Robert era pieno di debiti ed era noto anche per essere un imbroglione, circostanza che gli aveva consentito di costruire un impero mediatico nel Regno Unito, nel quale c’era anche il quotidiano “Daily Mirror”.

I suoi intrallazzi però erano andati evidentemente troppo oltre e verso la fine degli anni’80, il faccendiere aveva così tanti debiti che non poteva uscirne senza prima ricevere un grosso versamento di denaro, e allora “Robert” partorisce l’idea più pericolosa che potesse venirgli in mente;

quella di iniziare a ricattare il Mossad per avere quei denari, pena la rivelazione di tutti gli affari sporchi dei servizi israeliani.

 

Nel quartier generale del Mossad non l’hanno presa probabilmente troppo bene, e allora “Robert Maxwell” fa la misteriosa fine che fa, ma la” figlia Ghislaine” sembra comunque intenzionata a seguire le orme del padre e aiutare Jeffrey Epstein nel ricattare le sue vittime.

A “Little Saint James”, l’isola privata di Epstein, c’è un vero e proprio museo degli orrori.

E’ qui che i pedofili dell’alta società americana andavano per “svernare” e tra loro, oltre il già citato “Bill Clinton”, c’erano anche il principe “Andrea di Windsor, una famiglia altrettanto coinvolta nel giro pedofilo, e anche attori del calibro di” Kevin Spacey”, che, secondo alcune testimonianze, era così sadico nei confronti delle sue vittime che metteva a disagio persino gli altri frequentatori dell’isola.

In questo paradiso dei Caraibi circondato da acque cristalline e una vegetazione lussureggiante però sembrano andati in scena atti persino più ripugnanti di quelli che praticavano i vari orchi contro i e le minorenni che Epstein gli procurava.

 

Esiste la foto della tortura e l’omicidio di una bambina per mano di Hillary Clinton.

A Little Saint James si è superata la soglia di ogni immaginabile disumanità quando nella villa di Epstein è giunto un altro personaggio, “Hillary Clinton”, forse più potente del marito stesso, e “Huma Abedin”, la sua assistente, che hanno inflitto le più orrende possibili torture contro una bambina inerme.

Esiste anche la foto di Hillary Clinton accompagnata sempre dalla “fedele” “Huma Abedin.”

Hillary Clinton e Huma avrebbero tolto la pelle del viso ad una bambina per poi indossare macabramente la maschera di sangue di questa povera innocente in un rito che ricorda non poco quelli che venivano consumati nei secoli scorsi da alcuni esponenti delle comunità ebraica in Europa il giorno della festa ebraica del Purim.

In quei giorni, degli ebrei uscivano e rapivano dei fanciulli i quali poi venivano brutalmente dissanguati in questi orrendi sacrifici umani, dei quali ha persino narrato un esponente stesso della comunità ebraica di Roma, “Ariel Toaff”, nel suo celebre “Pasque di Sangue” prima che ovviamente si scatenasse la canea contro il figlio del celebre rabbino, “Elio Toaff”, per costringerlo quasi a ritrattare quanto scritto nel suo saggio.

La storia però, sepolta dagli storici liberali, è quella e ci sono svariati casi di questi sacrifici di bambini che si sono consumati, e si consumano tuttora, nei luoghi del potere e il caso di” San Simonino” di Trento, ucciso dagli ebrei del posto nel marzo del 1475 è forse il più famigerato.

Si celebrò anche un processo e ben 15 ebrei furono bruciati vivi per aver torturato e ucciso il povero Simonino.

A “Little Saint James “e in altri luoghi frequentati da questi potenti, queste “tradizioni” non si sono mai interrotte ed è quello che è toccato a quella bambina uccisa da “Hillary Clinton” e “Huma Abedin.”

Il video è stato trovato sul computer dell’ex marito di Huma,” Anthony Weiner”£, politico democratico anch’egli di origini ebraiche, e salvato in una cartella dal nome molto esplicativo quale “polizza assicurativa”.

Weiner “aveva scelto quel nome per una ragione molto precisa in quanto quel video avrebbe dovuto metterlo al riparo da qualsiasi tentativo di incriminazione nei suoi confronti per i suoi stessi scandali sessuali nei quali il marito di Huma scambiava messaggi erotici con delle minorenni.

Se si pensa che “Weiner” ha scontato soltanto due anni di carcere per questi casi, si può pensare che effettivamente quella polizza gli abbia garantito una certa protezione, e ovviamente i media si sono premurati di non dare mai alcuna visibilità a quello che l’ex marito della “Abedin” aveva sul suo computer.

Il video era, e risulta ancora esserlo, nel possesso del dipartimento di polizia di New York, i cui agenti di polizia erano stati incaricati di sequestrare il computer dell’uomo nel corso dell’inchiesta contro di lui per i messaggi sessuali mandati a delle minorenni.

Dopo che lo hanno visto, non pochi poliziotti si sono sentiti male e hanno dovuto ricorrere ad un supporto psicologico per provare non tanto a cancellare, ma almeno a rendere più sopportabile il dolore inferto da quelle immagini.

Nessuno dei diretti interessati dal 2019 ad oggi, anno nel quale il video fu pubblicato sulla bacheca di” 8chan”, ha mai smentito l’autenticità delle immagini, e oggi il video circola ancora in alcuni luoghi del “dark web.”

Gli “snuff “movie sono parte di questo giro di pedofilia e costituiscono il cuore centrale di questa rete di assassini e satanisti internazionali.

Ovunque si inizi a indagare sui pedofili di alto bordo, si incappa in questi film dell’orrore, come si è potuto vedere per il caso “Dutroux “del quale si è parlato in precedenza.

Anche in quel caso esisteva un giro di alto bordo della società belga ed europea, del quale facevano parte, secondo i testimoni vittime di questi aguzzini, gli stessi reali belgi e persino un presidente della Commissione europea, quale “Herman Van Rompuy.”

Il segreto che lega questi orchi è proprio questo degli “snuff movie”. Ognuno, come sapeva molto bene “Stanley Kubrick,” è legato all’altro dagli inconfessabili orrori commessi da tutti loro e chi vuole rompere la catena del segreto va inevitabilmente incontro alla morte.

I testimoni scomodi morti misteriosamente.

È la sorte toccata alle decine di testimoni e aguzzini del “caso Dutroux,” morti in circostanze misteriose prima che potessero rivelare ciò che sapevano, ed è la stessa sorte toccata a molti personaggi in passato che avrebbero potuto recare danno ai coniugi “Bill e Hillary Clinton”.

Addirittura il conto delle morti sospette risale al 1977, quando “Susan Coleman”, amante di “Bill “e incinta del prossimo governatore dell’Arkansas, viene trovata morta con un colpo di pistola dietro la testa e la polizia locale riesce ad archiviare il tutto come “suicidio”.

Esiste una foto di Suzanne Coleman.

Sorte simile è toccata ad un giornalista investigativo come “Danny Casolaro “che stava indagando sulla corruzione della “coppia Clinton “prima di essere ritrovato morto in una vasca di bagno dello “Sheraton Hotel” a Martinsburg, nella Virginia Occidentale, nel 1991, esattamente un anno prima che” Bill Clinton “vincesse le elezioni presidenziali.

E la scia di strane morti è proseguita per tutti gli anni’90 e 2000 fino ad arrivare a quella di “Seth Rich”, membro del partito democratico, e da tempo sotto osservazione, che aveva fatto trapelare le email di Hillary Clinton a “Wikileaks”, probabilmente perché ormai saturo del puzzo del malaffare che si respirava in quel partito.

“Seth” è stato ucciso nel luglio del 2016 a Washington in una rapina “andata a monte”, un motivo a dir poco pretestuoso, e ad oggi ancora si ignorano le identità dei suoi assassini.

Epstein negli anni intanto continuava ad espandere la sua rete di ricatti fino a quando non fu accusato di numerosi casi di prostituzione minorile nel 2008, ma fu salvato da un accordo segreto stretto tra l’allora procuratore della Florida, “Alexander Acosta”, e lo stesso “Epstein.”

Al pedofilo vennero dati soltanto due anni di carcere dopo che ad Acosta era stato detto di andarci con la mano leggera nei suoi confronti in quanto il miliardario era “uomo dei servizi”.

In quel momento, tutti si sarebbero aspettati che Epstein fosse abbandonato dai suoi vecchi amici.

Soltanto “Donald Trump” aveva avuto il coraggio anni prima di buttarlo fuori da uno dei suoi locali in Florida, mentre lo sorprese a molestare una minorenne e soltanto Trump si rivelò disposto ad aiutare la giustizia a mettere dietro le sbarre l’uomo del Mossad.

Gli altri invece nemmeno dopo la condanna al carcere tagliarono i ponti con lui. Epstein aveva un’agenda fitta di appuntamenti con personaggi appartenenti alla famiglia Rothschild, Woody Allen e il famoso linguista Noam Chomsky.

A metterlo dietro le sbarre una volta per tutte è stata l”’amministrazione di Trump” durante il suo primo mandato nel 2019, e l’anno successivo, nel 2020, lo stesso governo di Trump è riuscito ad assicurare alla giustizia anche la sodale di Epstein, Ghislaine Maxwell, che oggi sconta una condanna a 20 anni per sfruttamento della prostituzione minorile.

Oggi forse si è vicini alla chiusura del cerchio di questa lunga catena di abusi e orrori pedofili.

Il prossimo anno potrebbe essere rilasciata la lista di tutti i nomi associati a Epstein, e alcuni forse sono proprio quelli con i quali il miliardario si incontrava negli anni precedenti il suo arresto.

Tra questi, c’era, tra gli altri, anche” Bill Gates”, il quale non poteva non sapere che Epstein era un pedofilo condannato dai tribunali della Florida.

Sarà forse questa la ragione per la quale, come si diceva al principio, molti personaggi di alto profilo stanno iniziando a lasciare il Paese.

“Richard Gere” ha già fatto le valige per trasferirsi in Spagna

. La conduttrice televisiva,” Ellen DeGeneres”, ha scelto invece Londra come “rifugio”, e pare che altri presto sceglieranno la stessa strada ufficialmente per non vivere sotto un altro mandato di Trump, ma ufficiosamente sembra che diversi di questi altisonanti nomi del mondo dello spettacolo siano coinvolti sia nello scandalo di “Epstein “sia in quello di “Puff Diddy”.

I personaggi che per anni hanno fatto parte indisturbati di questi enormi giri di pedofilia non hanno mai avuto così paura come la hanno ora.

 

 

 

Mike Adams Spiega che Cos’è

il Sistema d’Arma “Oreshnik.”

 

Conoscenzealconfine.it – (29 Novembre 2024) – Redazione - Claudio Martinotti Doria – ci dice:

 

Mike Adams, docente di fisica e ricercatore scientifico: “Fino ad ora, quasi nessuno in occidente capisce cosa sia il sistema d’arma Oreshnik, appena dimostrato dalla Russia”.

“Tanto di cappello a Theodore Postol, Scott Ritter e Brian Berletic, le uniche tre persone che ho trovato che lo capiscono.

 

Ho calcolato l’energia cinetica delle submunizioni (usando stime di massa) e ho esaminato ciò che è attualmente noto su queste armi.

La mia conclusione?

La NATO è finita.

L’occidente non ha idea di cosa si trova ad affrontare.

Il sistema d’arma russo “Oreshnik” è scacco matto per la NATO e gli Stati Uniti.

Tutte le portaerei americane potrebbero essere distrutte in pochi minuti.

Tutte le basi militari statunitensi, tutti i bunker sotterranei, tutti i siti di lancio di missili balistici intercontinentali, i cantieri navali, ecc… possono essere distrutti da questi missili usando l’energia cinetica non nucleare.

 

Non esistono trattati esistenti (per quanto ne so) che vietino questo sistema d’arma, e non distrugge le infrastrutture circostanti o le popolazioni civili di massa.

È un’arma chirurgica distruttiva e inarrestabile che essenzialmente lancia fulmini metallici dal cielo, proprio come il martello di Thor o le comete di Dio.

 Nessuno ha protezione contro di essa, e la portata di queste armi, montate su veicoli di lancio intercontinentali, è globale.

Ora l’occidente deve ritirarsi o ricorrere al nucleare.

 Molto probabilmente sceglieranno le armi nucleari per disperazione, fai attenzione.

La Russia ha appena cambiato le sorti della guerra e ha raggiunto il dominio globale.

Nessuno nella stampa occidentale se ne è nemmeno accorto.

 Sono troppo stupidi, troppo presuntuosi o troppo arroganti per capire cosa è appena successo.

È come giocare a scacchi con Putin e pensare di poter competere, quando all’improvviso la regina di Putin spara un lanciafiamme sulla scacchiera e frigge tutti i tuoi pezzi, dando loro fuoco.

Pensavi di giocare a “scacchi”, ma Putin stava giocando a un altro gioco chiamato “lanciafiamme”.

 Questo è ciò che è accaduto”.

La cosa drammatica è che ha ragione… I lobotomizzati che ci governano non hanno minimamente capito cos’è successo con la messa in campo del “sistema Oreshnik” russo.

Noi abbiamo mentecatti come Tajani che dicono che sono missili sovietici rimodernati (LombardiaRussiaGeN/28776).

E quando hai al governo simili lobotomizzati, le cose non possono che finire malissimo per noi…

(t.me/LombardiaRussiaGeN/28739).

(t.me/LombardiaRussiaGeN).

 

 

 

Oreshnik - Il colpo di scena

a 3 km al secondo.

Unz.com - Pepe Escobar – (22 novembre 2024) – ci dice:

 

Niente da vedere qui. Solo una demo ipersonica. Beh, non proprio.

L'americano medio è in grado di dare un senso al mondo solo attraverso i film. Torniamo quindi a un classico:

 la sequenza iniziale di “Apocalypse Now” di “Coppola” – la controparte della guerra del Vietnam di “Cuore di tenebra” di “Joseph Conrad”, ambientata in Congo.

Nel film, il capitano “Willard” (Martin Sheen) è a malapena in grado di mettere in scena un soliloquio da ubriaco da solo nella sua stanza a Saigon.

Sta aspettando il suo incarico:

una missione speciale fino al “Cuore di Tenebra” (nel film, rappresentato dall'incursione illegale americana/bombardamento indiscriminato della Cambogia).

“Willard”, nel “VO”, mormora a malapena:

"Ogni minuto che rimango in questa stanza, divento più debole e Charlie diventa più forte".

Charlie, fuori nella giungla, era il modo in cui i soldati americani si riferivano ai Vietcong.

Spunto dalla "guerra americana" – come la chiamano i vietnamiti – alla guerra per procura USA/NATO in Ucraina.

L'Impero Americano è ora un capitano ubriaco di fronte alla giungla (rinnovata) – come lo ha definito quello stupido spagnolo Borrell, il "capo" della politica estera dell'UE uscente.

Ogni minuto che il Capitano rimane nel suo giardino decrepito – la controparte di una squallida stanza di Saigon – Charlie, nella giungla, diventa più forte.

Ciò che è ancora più inquietante è che Charlie, ora, non è il Vietcong.

Charlie ora è la Russia nucleare e ipersonica.

 

“Capitan America” credeva che avrebbe intimidito “Russkie Charlie” con l'"autorizzazione" direttamente dallo “Stato Profondo” per l'Ucraina ad attaccare obiettivi all'interno della Federazione Russa con l'ATACMS.

Tali attacchi erano già avvenuti in passato nei nuovi territori della Russia. Tuttavia, due nuovi sono stati scatenati dopo l'"autorizzazione", contro Kursk e Bryansk; uno con “ATACMS” e l'altro con “Storm Shadows”.

 

Poi è arrivata l'inevitabile risposta russa. Cos'è stato? Nuovi ipersonici multipli? Zeus? Superuomo?

 

Il vicepresidente del Consiglio di sicurezza, Dimitri "Unplugged" Medvedev, non ha resistito a un conciso trolling :

"Quindi è quello che volevi? Beh, ce l'hai dannatamente bene!"

 

I ratti collettivi dell'Ovest si stavano prevedibilmente affrettando in tutto lo spettro dopo aver visto quello che è stato inizialmente interpretato come una dimostrazione di RS-26 "pacchetto di testate convenzionali".

Poi il presidente Putin ha messo in un verbale.

 

Punti chiave:

le armi occidentali a lungo raggio sono state utilizzate contro la Russia, che ha reagito con il nuovo sistema ipersonico balistico a medio raggio "Oreshnik" contro la fabbrica Yuzhmash di Dnipropetrovsk;

 inoltre, l'uso delle armi a lungo raggio da parte del nemico non può ostacolare il corso dell'Operazione Militare Speciale (SMO).

Ma questo è stato il messaggio chiave che Putin ha trasmesso agli americani, alla NATO e all'Occidente collettivo:

"Stiamo conducendo test di combattimento del sistema missilistico Oreshnik in risposta alle azioni aggressive dei paesi della NATO contro la Russia.

 La questione dell'ulteriore dispiegamento di missili a medio e corto raggio sarà decisa da noi, a seconda delle azioni degli Stati Uniti e dei loro satelliti.

Gli obiettivi per la distruzione durante ulteriori test dei nostri nuovi sistemi missilistici saranno determinati da noi in base alle minacce alla sicurezza della Federazione Russa armi siano usate contro le nostre strutture.

 E in caso di escalation di azioni aggressive, risponderemo anche in modo deciso e speculare che le élite al potere di quei paesi che hanno in programma di usare i loro contingenti militari contro la Russia ci pensino seriamente due volte".

Signore, vuole un po' di insalata di nocciole?

L'interpretazione iniziale di questa mossa de facto che ha cambiato le carte in tavola era che la Russia aveva lanciato un singolo missile mobile stradale RS-26 Rubezh contro la fabbrica di produzione di missili Yuzhmash a Dnepropetrovsk, equipaggiata con sei testate indipendenti, non nucleari (corsivo mio), ognuna delle quali a sua volta dispiegava altre testate (chiamatelo 6×6 = 36).

Questo di per sé ha cambiato l'"essenza" della guerra in Ucraina, come lo stesso Putin l'aveva precedentemente riconosciuto quando si trattava dell'"autorizzazione" agli attacchi da parte dell'”ATACMS “.

Il discorso di Putin ha stabilito che la Russia ha effettivamente utilizzato un missile a medio raggio (da 1.000 a 3.000 km) completamente nuovo, l'Oreshnik ("Nocciola").

Anche i funzionari statunitensi hanno ammesso che si tratta di un sistema "sperimentale"; Ciò implica che ne sappiamo qualcosa.

Lo stesso Putin ha anche fatto riferimento ai "test di combattimento". Ciò che è stabilito al di là di ogni test, nelle parole di Putin, è che la "nocciola" può essere inviata in dono a qualsiasi obiettivo in tutta la NATO.

Oreshnik è tosto come i missili.

Può raggiungere il Regno Unito in soli 19 minuti; Bruxelles nel 14; Berlino nell'11; e Varsavia in 8 minuti.

E, naturalmente, viaggiando a oltre Mach 10, semplicemente non può essere intercettato da nulla nell'arsenale collettivo dell'Occidente.

Ciò include gli Stati Uniti.

MISSILE IPERSONICO ORESHNIK: L'INARRESTABILE RISPOSTA DELLA RUSSIA ALLE AZIONI DELLA NATO.

Tipo: Sistema di missili balistici a medio raggio con capacità ipersoniche non nucleari.

Velocità: raggiunge Mach 10, equivalente a 2,5-3 chilometri al secondo.

Contromisure: Moderna difesa aerea e missilistica... (t.co/nBbP0eA8F3 pic.twitter.com/XmECUqZwFb)

— Sputnik (@SputnikInt) 21 novembre 2024.

L'alto potere distruttivo è un dato di fatto, già garantito dal fattore sorpresa;

 Sai cosa ti colpisce solo dopo essere stato colpito (forse).

 Una potenziale opzione è che “Oreshnik” abbia preso di mira officine sotterranee segrete a Yuzhmash, dove la NATO aveva inviato attrezzature e parti per missili balistici a corto raggio (da 500 km a 1.500 km).

Nei suoi quattro libri e nel suo blog, l'indispensabile “Andrei Martyanov” ha chiarito che "la Russia ha una schiacciante superiorità convenzionale nell'escalation" rispetto all'Egemone.

Quindi, sì: questo test di un IRCM (un missile convenzionale) con MIRV (Multiple Independent Reentry Vehicles) ipersonici potrebbe essere solo una demo, un'anteprima di cos'altro potrebbe essere in serbo.

Martyanov: "La NATO non ha alcuna capacità di fermare il fuoco a lungo raggio della Russia".

 La "demo" è anche abbinata a una nuova possibilità di rendere la guerra un affare relativamente civile:

Mosca avvertirà i civili di qualsiasi imminente attacco di Oreshnik.

 Coloro che non se ne andranno lo faranno a loro rischio e pericolo.

Come ha osservato Martyanov, "questo non è più solo SMO".

Infatti: da un bel po' di tempo siamo ben oltre un'operazione militare speciale: questa è una decisione da fare o morire NATO v.

Aggravato dal fatto che le élite dominanti dell'Egemone sono congenitamente incapaci di fermare l'escalation.

Nemmeno la demo di Oreshnik fermerà l'escalation.

 Uno scenario plausibile è che l'intelligence militare statunitense sia venuta a conoscenza di un attacco missilistico balistico russo a medio raggio e poi abbia informato Kiev e la NATO.

Mosca ha poi avvertito gli Stati Uniti 30 minuti prima dell'attacco (questa è la norma, per evitare malintesi sul nucleare);

Gli americani non solo lo hanno confermato, ma hanno sottolineato che non c'era alcun rischio di un attacco nucleare russo su Kiev, ora o nel prossimo futuro.

“Oreshnik” infatti è una tacita dimostrazione che la Russia non ha bisogno del nucleare per risolvere nulla nel teatro di guerra ucraino.

Quindi supponiamo che l'escalation sia stata controllata, per ora.

Eppure abbiamo ancora quasi due mesi di un'amministrazione statunitense completamente squilibrata al potere.

La demenza congenita della NATO suggerisce che l'escalation continuerà.

La differenza però è stratosferica: ora non sanno se “Oreshnik “che consegna loro un biglietto da visita è accompagnato da una bomba nucleare o meno.

Nonostante tutta la demenza intrinseca dell'attuale amministrazione uscente, gli americani che capiscono il mondo solo attraverso i film potrebbero aver dimenticato che è stato Trump 1.0 a ritirare gli Stati Uniti dal trattato INF, nel 2019.

Se gli Stati Uniti fossero rimasti, la Russia non sarebbe stata in grado di sviluppare e utilizzare l'Oreshnik.

Ma ora è tempo di insalata di nocciole, per tutti;

Un ottimo modo per regolare la pressione sanguigna.

 

 

 

 

 

Quand'è che un cessate il fuoco

non è un cessate il fuoco?

 Unz.com - Filippo Giraldi – (30 novembre 2024) – ci dice:

 

Quando è stato istituito da Washington e Israele è coinvolto.

Stiamo forse assistendo a un'altra mossa furtiva da parte di Washington e Benjamin Netanyahu di Israele per rafforzare la posizione israeliana in un Medio Oriente in guerra, fingendo di fare qualcos'altro.

Il presidente Joe Biden e il suo cast di ignoranti hanno piagnucolato per mesi sul loro desiderio di organizzare un cessate il fuoco "umanitario" a Gaza e in Libano, mentre in alternativa si lamentavano del "diritto di difendersi" dello stato ebraico, ma in qualche modo gli accordi proposti non hanno mai soddisfatto del tutto “Netanyahu”.

“Bibi” ha ripetutamente dichiarato che non accetterà alcuna sospensione dei combattimenti, presumibilmente finché tutti i palestinesi non saranno morti, ma accetterebbe una sorta di sospensione dei conflitti finché avrà la possibilità di tornare a scatenare l'omicidio di massa ogni volta che gli fa comodo.

Lui etichetta ingannevolmente questo come "assicurarsi che i cattivi 'terroristi' rispettino l'accordo".

 In quel contesto in cui tutti mentono a tutti gli altri, “Genocide Joe” è riuscito a trascinare il suo misero sedere oltre il traguardo con una formula di pace temporanea per il Libano approvata dagli USA e "condita con i considerando", che si adatta perfettamente a “Bibi”.

 In effetti, gli andava così bene che non ha resistito a rinnovare il suo attacco ai libanesi giovedì scorso, prima ancora che l'inchiostro si fosse asciugato sui documenti del cessate il fuoco.

Il cessate il fuoco, organizzato in gran parte da “Amos Hochstein”, un israeliano che ha prestato servizio nell'esercito israeliano e ora è il negoziatore itinerante di “Biden”, è stato concordato il 27 novembre.

Le sue disposizioni scritte includono 60 giorni per Hezbollah per ritirarsi sul fiume Litani, 18 miglia a nord del confine, mentre Israele si ritira da tutto il Libano meridionale che ha occupato.

L'esercito libanese occuperà l'area lasciata libera da Hezbollah e lavorerà con i soldati UNIFIL per monitorare il processo e mantenere la pace in quella che sarà designata come zona libera da armi.

 A complicare l'accordo, c'è una lettera parallela degli Stati Uniti a Israele che conferma il sostegno americano a Israele per "agire per autodifesa", un termine che Israele può sfruttare per re-intervenire in Libano.

Nella lettera, gli Stati Uniti si impegnano anche a condividere con Israele l'intelligence sull'Iran che fornisce qualsiasi supporto a Hezbollah.

 A Israele sarà consentito di agire "per legittima difesa" se Hezbollah viola il cessate il fuoco nell'area a sud del Litani e gli sarà anche consentito di condurre voli di ricognizione sul Libano per monitorare gli sviluppi.

Come al solito, il Primo Ministro Netanyahu ha rivendicato una "vittoria", affermando di aver raggiunto un accordo con gli Stati Uniti in base al quale Israele avrebbe "mantenuto la piena libertà di azione militare" nel Libano meridionale.

"Se Hezbollah viola l'accordo e cerca di armarsi, attaccheremo.

Se cerca di rinnovare l'infrastruttura terroristica vicino al confine, attaccheremo. Se lancia un razzo, se scava un tunnel, se porta un camion con missili, attaccheremo".

Poiché 35.000 militanti di Hezbollah vivono effettivamente nella zona disarmata e presumibilmente cercheranno di tornare a casa, Israele avrà sempre una scusa per riprendere la sua offensiva.

Di sicuro, il Libano era felice di accettare qualsiasi tregua dalla distruzione provocata dalle bombe e dai colpi di artiglieria israeliani, anche se le forze di terra israeliane avevano avuto meno successo.

Le perdite di guerra del Libano sono state calcolate in oltre 8,5 miliardi di dollari, insieme a migliaia di civili uccisi e feriti.

Ciò include la distruzione di 100.000 case da parte di Israele e impatti sostanziali su salute, istruzione e agricoltura, secondo la Banca Mondiale.

Ma ci sono comunque, ovviamente, molte speculazioni sul perché sia stato raggiunto un accordo, data l'incessante richiesta di Netanyahu di avere mano libera per punire i suoi vicini e la solita codardia di “Biden” ogni volta che viene affrontato dal “gauleiter” israeliano.

 La teoria più interessante sul perché Israele abbia accettato il cessate il fuoco redatto dagli Stati Uniti con il Libano è che il governo israeliano ha finalmente capito che non sta esattamente vincendo le sue due piccole guerre, anche se ha ucciso decine di migliaia, o forse anche centinaia di migliaia, di arabi.

Per quanto riguarda le vittime di Israele, si suppone che il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti conosca approssimativamente o addirittura nei dettagli il numero di morti e feriti che la Forza di occupazione israeliana (IOF) sta sostenendo nella sua guerra non convenzionale sia a Gaza che nel Libano meridionale.

Alcuni analisti credibili hanno persino concluso che l'esercito israeliano è sotto una pressione considerevole a causa di un alto tasso di vittime nei combattimenti a terra che coinvolgono i suoi migliori soldati, l'eccessiva dipendenza dai riservisti e la carenza di equipaggiamento e armi nonostante i ponti aerei di “Biden” che si verificano quasi quotidianamente.

 Ci sono segnalazioni secondo cui persino il Pentagono sta ora esaurendo alcuni tipi di armi, tra cui proiettili di artiglieria e bombe intelligenti.

 Una tregua nei combattimenti contro il nemico ancora formidabile di Hezbollah sarebbe gradita sia al governo israeliano che ai pianificatori militari, in particolare perché il cessate il fuoco è redatto per favorire Israele, che può intervenire in Libano a piacimento semplicemente sostenendo un fallimento libanese nell'applicare l'accordo.

 Netanyahu potrebbe anche aspettarsi il fattore Trump tra sette settimane.

 Donald Trump è sempre stato un sostenitore di Israele senza conseguenze e il suo gabinetto è composto da sionisti incalliti.

Quindi, ci sono tutte le ragioni per cui Netanyahu dovrebbe credere che con Trump al potere sarà in grado di manipolare le circostanze che coinvolgono sia i gazawi che i libanesi per consentire una mossa sostenuta dagli Stati Uniti verso l'attacco su larga scala all'Iran che “Bibi” desidera da decenni.

La "vittoria" è diventata anche sfuggente mentre i combattimenti si trascinano fino al secondo anno su tutti i fronti e la "liberazione degli ostaggi" da parte di Israele non solo non si è concretizzata, ma ha portato all'uccisione effettiva di alcuni prigionieri di Hamas con bombe e colpi d'arma da fuoco israeliani.

 Israele non è riuscito a stabilire nessuna delle "realtà" che voleva creare invadendo il Libano:

non c'è una zona cuscinetto e invece una ritirata completa delle IOF, nessun disarmo di Hezbollah, nessun ritiro di Hezbollah e nessuna rimozione di Hezbollah dal potere politico in Libano.

 Pubblicamente, Israele ha ottenuto un disaccoppiamento tra Gaza e Libano, ma è stato anche punito con un mandato di arresto internazionale per molteplici crimini di guerra e genocidio emesso contro il Primo Ministro e l'ex Ministro della Difesa di Israele.

Anche se gli Stati Uniti si sono schierati in difesa di Israele, le richieste di isolamento di Israele in tutto il mondo a causa del suo genocidio in corso chiaramente dimostrato si intensificheranno.

L'interruzione e l'affondamento dell'economia israeliana a causa dell'evacuazione della parte settentrionale del paese sotto la pressione di Hezbollah, un numero crescente di boicottaggi internazionali e la chiusura di molte aziende, sono stati ampiamente osservati, così come lo è stata anche l'effettiva partenza di molti ebrei israeliani più istruiti in possesso di passaporti statunitensi ed europei.

Tra gli ebrei israeliani contrari alla guerra della diaspora e persino nei giornali liberali come “Haaretz” si parla molto bene che Israele si sta autodistruggendo in un senso molto reale.

Tutto questo deriva dalla crescente convinzione che la leadership israeliana abbia iniziato a rendersi conto di non avere una soluzione militare efficace né per porre fine alla guerra a proprio favore né per estenderla agli Stati Uniti come alleati nell'attacco all'Iran.

Se Netanyahu e i suoi generali avessero pensato di poter continuare la carneficina per altri novanta giorni fino all'arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca, avrebbero quasi certamente preso quella direzione senza parlare di cessate il fuoco.

Invece, i rapporti trapelati suggeriscono che gli stessi generali si lamentano del fatto che il governo di Netanyahu "non ha un piano" e hanno chiesto un taglio a causa delle pesanti perdite.

Ci sono, di sicuro, altre teorie per spiegare lo sviluppo a sorpresa del cosiddetto cessate il fuoco, in particolare perché coinvolge così da vicino gli Stati Uniti e Israele, nessuno dei quali è affidabile.

La tregua nei combattimenti dà certamente alle “IOF” una pausa durante la quale possono riorganizzarsi e riequipaggiarsi con l'aiuto di Washington.

E, come notato sopra, la concessione a Israele di potersi impegnare nuovamente se determina che il Libano non sta rispettando il cessate il fuoco sarà facile da manipolare poiché Israele è, se non altro, un maestro dell'inganno.

Quindi l'accordo di deporre le armi avvantaggia Israele con Netanyahu, sostenuto dagli Stati Uniti, che continua a essere in grado di dare ordini su cosa verrà dopo sul fronte di Hezbollah.

Quindi il cessate il fuoco reggerà o è un altro espediente degli Stati Uniti e di Israele?

 Infatti, come notato sopra, la tregua precaria tra Israele e il gruppo militante Hezbollah è stata violata da Israele nel suo secondo giorno in Libano giovedì, con un attacco aereo che ha inevitabilmente dichiarato di aver preso di mira i militanti che violavano i termini dell'accordo di cessate il fuoco.

 L'attacco israeliano è stato il primo del suo genere da quando il cessate il fuoco sostenuto dagli Stati Uniti è entrato in vigore prima dell'alba del giorno prima.

Nonostante la chiara violazione, nessuno dei due combattenti della guerra, Israele o Hezbollah, sembrava desideroso di tornare immediatamente ai combattimenti su vasta scala.

 L'esercito israeliano ha affermato che l'incidente, vicino al confine nel Libano meridionale, aveva preso di mira due militanti che entravano in una base missilistica di Hezbollah che era stata utilizzata per sparare in Israele.

 L'esercito libanese, che è destinato a svolgere un ruolo importante nell'applicazione della tregua, ha anche accusato Israele di aver violato il cessate il fuoco "diverse altre volte" giovedì pomeriggio.

L'esercito israeliano ha affermato che i suoi soldati avevano di fatto intercettato altri militanti che tentavano di entrare nel Libano meridionale.

"Con lo stesso potere che abbiamo usato per garantire l'accordo, ora lo faremo rispettare non meno", ha affermato il tenente generale” Herzi Halevi”, capo di stato maggiore dell'esercito israeliano, in un video successivo.

Non c'è dubbio su come si comporterà Israele in futuro e su quanto poco gli Stati Uniti, in quanto garanti dell'accordo insieme alla Francia, saranno tentati di intervenire per mantenere la pace contrariamente ai desideri di Netanyahu.

Questa faziosità di Washington è esattamente il problema e suggerisce che sia l'integrità che la fattibilità del cessate il fuoco potrebbero ragionevolmente essere messe in discussione.

(Philip M. Giraldi, Ph.D., è direttore esecutivo del Council for the National Interest, una fondazione educativa deducibile dalle tasse 501(c)3.)

 

 

 

 

“TERRE PERDUTE

ED ENIGMI IRRISOLTI.”

 Inchiostronero.it - Rita Remagnino – (30 -11-2024) – ci dice:

 

Misteri sepolti nel tempo e territori avvolti dal fascino dell’ignoto.

Nato per vivere sulla terra l’uomo è sempre stato attratto dal mare e bramoso di conoscere le sue ricchezze nascoste, il mistero dei suoi abissi tenebrosi.

Un’inclinazione che trovò interessanti corrispondenze nella fase di massima estensione della calotta (tra i 21.000 e i 17.000 anni fa), quando il basso livello delle acque oceaniche offrì alla navigazione un buon numero di approdi intermedi, soprattutto nel Pacifico, il bacino marino di maggior interesse geo-strategico della preistoria.

Poi le inondazioni postglaciali alzarono vertiginosamente il livello degli oceani, e di molte civiltà non rimase al di sopra dell’acqua la minima traccia visibile di ciò che erano state.

Non che fosse la prima volta, perché milioni di anni prima il Pacifico aveva già fatto una vittima eccellente, il «continente di Zealandia», sprofondato per il 94%;

proprio la presenza subacquea dei suoi resti permise ai navigatori dell’Era Glaciale di spostarsi in acque relativamente poco profonde tra la Nuova Zelanda e l’Antartide Minore (sgombro dai ghiacci fino al 4000 a.C. circa).

Finché sprofondò anche la «piattaforma di Sahul» che circa 18.000 anni fa univa l’Australia alla Nuova Guinea.

 Identico destino per la «piattaforma della Sonda», una fertile distesa di terre basse e ben irrigate che arrivava a sud fino a Surabaya (Giava), a est fino alle Filippine e a nord fino a Taiwan.

Per farla breve tra i 15.000 e i 7.000 anni fa una serie di diluvi catastrofici frantumò quasi tutti i ponti di comunicazione che garantivano da tempo immemorabile i contatti tra le principali piattaforme continentali affacciate al Pacifico.

Gran parte delle carte nautiche meticolosamente tracciate dalle generazioni precedenti divenne così obsoleta, e di conseguenza fu eliminata.

Eccetto qualche raro cartiglio prima assimilato dalle mappe pre-tolemaiche delle Americhe attribuite a Marino di Tiro (I-II secolo d.C.) e poi finito nelle biblioteche delle famiglie altolocate del Rinascimento italiano, che riprodussero quelle immagini in forma artistica.

Ne è un esempio il planisfero oggi visibile nella Casa degli Atellani, ex-Casa Landi, una dimora quattrocentesca appartenuta a Ludovico il Moro, duca di Milano.

 Pur essendo anteriore alla «scoperta dell’America» l’affresco (1450) mostra le Americhe e l’Antartide privo di ghiacci nonché, nel bel mezzo del Pacifico, un’isola grande come un continente e un’isola un po’ più piccola.

“Mu” e “Lemuria”?

Se pure in misura minore un certo fermento deve esserci stato anche nell’area atlantica, dove il ricercatore “Riccardo Magnani” avrebbe addirittura ricostruito le rotte che veicolarono i legami di sangue esistiti tra nobili casate del XV secolo quali gli Sforza e i Medici e le” famiglie reali inca” del Sudamerica (R. Magnani, Nessuno ha mai scoperto le Americhe per davvero, Independently published, 2021).

 

“Lemuria”, leggenda o realtà?

 

Lemuria un ipotetico continente scomparso, collocato nell’Oceano Indiano o in quello Pacifico.

I geologi calcolano che quasi il 15% della superficie della Terra (intorno ai 25 milioni di chilometri quadrati) sia stata inghiottita dall’innalzamento del livello del mare provocato dallo scioglimento dei ghiacciai del Würm.

 Le acque alluvionali si sarebbero spinte fino al 40° parallelo di latitudine nord nel Nordamerica e fino al 50° parallelo in Europa, estendendosi alle pianure di Manciuria, Mongolia e Siberia, per andare infine a spegnere la loro furia nell’Oceano Artico (G. Hancock, Civiltà sommerse, Corbaccio, Milano, 2002).

 

È tuttora visibile il confine della «linea di deriva» dove il ghiaccio si arrestò, sebbene i geologi ritengano che la fanghiglia sia scesa molto più in basso.

Una circostanza confermata dalle narrazioni tradizionali;

quelle degli indiani Pueblo, per esempio, raccontano che gli effetti devastanti dell’onda d’urto arrivarono fino al Nuovo Messico, provocando danni fuori dalla capacità d’immaginazione dell’attuale secolo eco-fobico.

 

Casa degli Atellani.

Chiaramente le inondazioni non ridussero soltanto la superficie terrestre ma decimarono la popolazione, spianando così la strada a modelli culturali di tipo «conservativo».

 Nel senso che la società umana funziona a corrente alternata:

quando l’alto livello di identità collettiva dà vita a un «popolo» strutturato, l’”ethnos” spinge per entrare nella Storia, le conquiste seguono il tempo lineare, gli individui sono mediamente più dinamici e ragionano in termini «di Mare»; ma non appena il gruppo perde forza riducendosi numericamente prevale il semplice punto di vista «di Terra», dominato dai cicli scanditi delle lune e delle stagioni, e allora si formano nuove convergenze attorno a colonne portanti quali la lingua, i miti e le credenze, le usanze e i costumi (A.G. Dugin, Geopolitica, Manuale della scienza delle civiltà, vol. II, Aga, 2023).

 

L’avvicendamento dei punti di vista sembra essere comunque una costante storica, come del resto la conservazione della Memoria.

In assenza della trasmissione orale oggi nessuno parlerebbe più del «continente di mezzo» esistito in tempi remoti tra l’Asia e le Americhe, invece l’argomento continua a tenere banco nonostante l’esiguità delle fonti scritte.

Le testimonianze più significative provengono da alcune tavolette rinvenute in Tibet e sull’Isola di Pasqua.

Il “Riveda” fa inoltre esplicito riferimento ai «tre continenti che erano», lasciando intendere un … qualcosa presente nel Pacifico tra le due masse continentali.

L’ipotesi prevalente (e più affascinante) parla di un «continente perduto», o scomparso tra i flutti.

Nulla esclude tuttavia la possibilità che questa fantomatica terra sia stata in realtà una fitta rete di vasti arcipelaghi separati da brevi bracci di mare.

 Cosa che, tra l’altro, troverebbe riscontri nell’ampia diffusione della medesima cultura e dello stesso ceppo linguistico all’interno dell’enorme area marina confinante a nord con le isole Hawaii, a est con l’Isola di Pasqua e le Fiji, a sud con la Nuova Zelanda e a ovest con le Maldive.

Faceva parte di questa «terra di mezzo» uno dei tanti misteri irrisolti degli ultimi decenni, “Nan Madol”, sull’isola di “Pohnpei£ (ex Ponapé), dove le imponenti strutture megalitiche appaiono francamente sproporzionate per un isolotto perso nell’oceano di appena 347 km quadrati di superficie.

Nel suo libro “The Lost Continent of Mu” (1926) “James Churchward “si disse sicuro che le rovine appartenessero al continente perduto di “Mu”, del quale sarebbero state espressioni altrettanto tangibili il poco distante trilite di “Tonga”, il “marae di Raiatea” e i “moai” dell’Isola di Pasqua.

 E qui il giro dell’oca torna al punto di partenza, ovvero all’ipotesi della remota esistenza di una rete interconnessa di arcipelaghi.

Nessun vero continente, insomma, ma costellazioni di isole più o meno grandi, scogli e isolette.

 Ancora oggi i nativi descrivono ai visitatori gli splendori di un tempo primordiale in cui convivevano in un fantomatico «Regno dei Re del Sole» i giganti “Kauna “con i nani preistorici; razze estinte delle quali parleremo più avanti.

Testimonianze.

 

Sino alla colonizzazione del Nuovo Mondo gli Europei che da almeno tre secoli battevano le coste dell’Asia in cerca di merci non conoscevano la «rotta pacifica», perciò accantonarono in quattro e quattr’otto i racconti degli anziani del Perù imperniati sui viaggi avventurosi del «Grande Nonno» “Tupac Yupanqui”, il quale sarebbe stato un assiduo frequentatore delle isole abitate dagli indigeni con la «pelle scura».

D’altra parte, se gli antenati degli “Incas” non avessero veramente vissuto certe esperienze, per quale motivo avrebbero dovuto conoscere l’esistenza di un lontano arcipelago nel Pacifico popolato da razze differenti dalla propria?

Probabilmente in epoche pre-diluviane i rapporti di buon vicinato fra i popoli rivieraschi affacciati al Pacifico erano la norma;

poi le acque marine raggiunsero il massimo tasso di sollevamento e gli incontri cominciarono a diradare, fino a cessare del tutto.

Prima di allora, però, l’esteso arcipelago che chiamiamo per capirci «terra di mezzo», o «continente perduto», fu un corpo unico e la sua pivot area, ovvero il cuore geostrategico del periodo glaciale, si trovava nelle attuali “Hawaii”, che la storia geologica del pianeta conferma essere appartenute a un ben più vasto agglomerato di terre emerse.

Ad affermarlo non è soltanto la geologia marina ma parlano le parole, ovvero i corposi retaggi linguistici che tuttora accomunano culture tra loro distanti e differenti.

Ma certo non si può pretendere che imbozzolato nelle finzioni del mondo tecnologico l’”Homo Demens “capisca l’importanza del linguaggio, o conosca la consuetudine degli “Antichi” di considerare determinante per la buona o la cattiva riuscita di un’impresa l’attribuzione del nome giusto.

Anche se non tutti la pensano in questo modo, come dimostra la scelta della severa “Vladivostok” (dal russo-slavo «il governatore d’Oriente») di riprendersi indietro il vecchio nome di “Haishenwai” (in cinese «la scogliera dei cetrioli di mare»).

Una decisione che ha tutta l’aria di un ravvedimento; ci voleva tanto ad ammettere che il Pacifico non è mai stato, né sarà in futuro, proprietà di qualcuno, e dunque non c’è niente da «governare»?

Al posto delle «isole perdute», o «terre scomparse», oggi nel bacino che contiene metà dell’acqua del pianeta c’è un enorme ammasso solido, che, visto da lontano assomiglia a un’isola, però è spazzatura.

Merito del progresso, se così si può chiamare un percorso di apprendimento durato appena 500 anni, mentre all’epoca della loro distruzione le civiltà di “Lemuria” e “Mu” praticavano scienze derivate dal perfezionamento di esperienze vecchie di almeno 100.000 anni.

Impossibile dire oggi se anche a quei tempi la «natura scientifica» dell’uomo si mostrasse accentratrice, egoistica e dominatrice, o se invece l’arte magica dello scienziato coincidesse con la visione del saggio che “nascondendo la propria luce coltiva sé stesso nell’oscurità”, cioè persegue il suo progetto mantenendo un profilo basso.

Un modo di fare che ha fatto breccia soprattutto nella cultura asiatica, dove tuttora Stati-civiltà come la Russia e la Cina esercitano l’arte di governare con misura, infatti i governi del “Lupo Guerriero” (Deng Xiaoping) e dell’”Orso Nero” (Vladimir Putin) stanno dando i loro frutti.

 

Ciò non significa che alla resa finale dei conti l’Oriente si dimostrerà migliore dell’Occidente, perché il capitalismo è capitalismo da qualsiasi parte lo si guardi e il mantenimento dell’attuale paradigma globalista non permette alcun sostanziale miglioramento.

Tuttavia c’è differenza tra l’imporre qualcosa a qualcuno con il pugno di ferro e il raggiungere lo stesso obiettivo attraverso l’uso della politica e della diplomazia, cioè assumendo il punto di vista dell’Altro.

Ma forse due semplici esempi tratti dall’”Età delle Esplorazioni Geografiche”, o “Età della Vela”, da cui è iniziato il cosiddetto periodo moderno, possono spiegare il concetto meglio di tanti giri di parole.

L’Europa e l’Occidente stavano ancora dormendo nel limbo «precolombiano», quando il grande navigatore cinese “Zheng He” (1405-1433) partì alla scoperta della «vera India», cioè dell’Oceano Indiano e delle sue coste, dove curò i propri affari tenendo conto anche di quelli altrui.

In segno di gratitudine la Thailandia eresse in suo onore una statua interamente placcata d’oro (attualmente conservata nel Maritime Experience Museum di Singapore), mentre i resti della flotta di Zheng continuano ad essere trattati come reliquie.

Esiti opposti ebbe l’impresa del navigatore europeo Cristoforo Colombo (1451-1506), divenuto suo malgrado il simbolo della rapina a mano armata delle Americhe, le cui statue oggi vengono abbattute e deturpate.

Purtroppo la società umana non fu più la stessa dopo la nascita del brigantaggio economico legalizzato ed applicato su larga scala dalla Compagnia Britannica delle Indie Orientali (nata nel XVI secolo per volere della regina Elisabetta I d’Inghilterra), la prima corporation privata «padrona di popoli e nazioni».

Certo non si può sperare di trovare bontà e poesia nell’accumulo di ricchezze; ma un conto è mettere l’economia di mercato sotto il controllo e la direzione strategica di un potere politico che agisce nell’interesse di una collettività (ad esempio, uno Stato), altra cosa è lo sfruttamento incondizionato di un Sistema Paese da parte di società private d’investimento che succhiano linfa dalle popolazioni.

A ragione qualcuno potrebbe obiettare, che, in fondo, la solfa non cambia se si è sudditi di un “regno globalista” o se si è sudditi di un’”oligarchia globalista”, dato che entrambi i meccanismi sono basati sul medesimo paradigma.

 Verissimo; nel primo caso però sia la gabbia che il carceriere sono visibili e riconoscibili, esiste dunque la possibilità di guardare oltre le sbarre e magari scorgere una «terza via».

(Rita Remagnino)

 

 

 

 

I tuoi dati privati di chiamate e messaggi di testo sono stati rubati dalla Cina perché ha violato lo strumento di sorveglianza illegale del governo degli Stati Uniti che ci spia tutti.

 Naturalnews.com – (29/11/2024) - Ethan Huff – ci dice:

L'establishment politico è in subbuglio per una recente violazione della sicurezza del settore delle telecomunicazioni, presumibilmente causata da un gruppo di hacker legato al Partito Comunista Cinese (PCC).

Il senatore “Mark R. Warner” (D-Va.), presidente della “Commissione Intelligence del Senato,” afferma che un gruppo di hacker chiamato "Salt Typhoon" è responsabile di aver scatenato il "peggior hack delle telecomunicazioni nella storia della nostra nazione".

I dati rubati erano destinati alle forze dell'ordine statunitensi, ma invece sono finiti nelle mani di funzionari di Pechino, ci è stato detto.

Secondo quanto riferito, “Salt Typhoon” ha ottenuto l'accesso a cavi che gli hanno permesso di ascoltare in diretta le chiamate audio, alcune delle quali sono state instradate attraverso più reti di telecomunicazioni tramite connessioni "trust" che sono state sfruttate.

Meno di 150 persone sono state direttamente colpite dalla violazione, la maggior parte delle quali nella capitale della nazione.

Tuttavia, potenzialmente "milioni" di persone hanno avuto le loro chiamate e i loro registri di testo hackerati dal gruppo, che potrebbe utilizzare le informazioni in essi contenute per prendere di mira gli americani per la “sorveglianza”.

(Già in estate, uno dei più grandi fornitori di servizi IT al mondo che fornisce servizi al complesso militare-industriale degli Stati Uniti ha subito una grave violazione della sicurezza informatica che ha messo a rischio di divulgare pubblicamente i file più sensibili del governo degli Stati Uniti.)

Gli hacker cinesi hanno anche inseguito Trump e Vance.

Washington è davvero sconvolta da tutta questa faccenda perché è solo lui autorizzato a spiare gli americani in questo modo.

 Il fatto che anche la Cina si sia unita al divertimento ha fatto infuriare l'élite politica statunitense.

L'industria delle telecomunicazioni è a conoscenza dell'attacco informatico almeno da settembre, quando ha iniziato a notificare al governo che stava accadendo qualcosa di illecito.

Secondo” Warner”, ciò che ha fatto il tifone sale fa sì che gli” hack” di “Colonial Pipeline” e “SolarWinds” "sembrino un gioco da ragazzi" e gli intrusi, dice, sono ancora attivi.

Washington definisce la violazione un'operazione di spionaggio, non un preludio al sabotaggio delle infrastrutture come alcuni credono.

 Il tempo dirà, ovviamente, quale scenario si rivelerà vero.

A quanto pare, gli “hacker” di “Salt Typhoon” hanno fatto irruzione in un sistema governativo che archivia le richieste di intercettazioni telefoniche criminali delle forze dell'ordine statunitensi in modo che le persone di interesse possano essere identificate dalle autorità.

Per quanto riportato, gli” hacker “non hanno compromesso l'effettivo sistema di intercettazione utilizzato per ascoltare le chiamate delle persone.

 

Washington considera il suo sistema di intercettazioni telefoniche un meccanismo di "intercettazione legale", ma non quando la Cina lo usa.

Il sistema contiene comunicazioni non crittografate, inclusi i messaggi di testo che sono stati catturati nella violazione, anche se si dice che tutte le comunicazioni crittografate “end-to-end,” come quelle utilizzate su “Signal”, rimangano sicure.

Al di là di questo, si sa molto poco, poiché il regime di “Joe Biden” sta tenendo la questione sotto controllo.

L'FBI e la CISA hanno rilasciato una dichiarazione congiunta affermando che i colpevoli sono stati identificati.

Ora sappiamo anche che le aziende di telecomunicazioni colpite includono AT&T, T-Mobile e Verizon.

"Questo è uno sforzo continuo da parte della Cina per infiltrarsi nei sistemi di telecomunicazione di tutto il mondo per esfiltrare enormi quantità di dati", afferma “Warner” sullo scopo dell'attacco.

I media riportano anche che il presidente eletto Donald Trump e il vicepresidente eletto JD Vance sono stati hackerati dalla Cina, così come altre figure politiche chiave, tra cui persone della campagna di “Kamala Harris” e del “Dipartimento di Stato”.

 

Quest'ultima intrusione non era direttamente correlata alle elezioni, tanto per essere chiari.

 L'hacking è avvenuto mesi prima del giorno delle elezioni, con alcuni incidenti accaduti più di un anno fa, prima degli eventi del 7 ottobre in Israele.

Pechino, intanto, nega di essere a conoscenza dell'attentato.

I funzionari affermano di non impiegare nessuno per infiltrarsi nei sistemi informatici stranieri e che questo attacco informatico deve essere stato perpetrato da qualcun altro.

(Le ultime notizie sulla Cina comunista possono essere trovate su Communism.news.)

(IBTimes.com).

(NaturalNews.com).

 

 

 

RUTTI, SCOREGGE E TASSE:

La Danimarca diventa il primo paese

a tassare le emissioni di metano

degli animali da allevamento.

Naturalnews.com – (29/11/2024) - Cassie B. – ci dice:

 

La Danimarca ha appena approvato la prima tassa al mondo sull'eruttazione e la flatulenza degli animali nel tentativo di proteggere l'ambiente.

La tassa è in fase di negoziazione da diversi anni ed è stata appena approvata dal parlamento danese.

La misura, che entrerà in vigore nel 2030, vedrà gli agricoltori addebitare un costo di 300 corone danesi (circa 43 dollari) per ogni tonnellata di anidride carbonica equivalente prodotta dalle loro operazioni.

 Questa tassa sarà più che raddoppiata entro cinque anni, raggiungendo le 750 corone (o circa $ 106 in questo momento) entro il 2035.

Tuttavia, gli agricoltori riceveranno uno sconto del 60% perché non esiste ancora la tecnologia per eliminare completamente la flatulenza.

Gli sconti aumenteranno per gli agricoltori che adotteranno misure come l'invio del letame di maiale a macchine in grado di convogliare il metano alla rete del gas o l'utilizzo di additivi nelle mucche che ridurranno il metano nei loro rutti.

Naturalmente, ci si deve chiedere quali sostanze chimiche in grado di modificare la chimica del corpo di un animale abbastanza da ridurre il metano nei loro rutti potrebbero fare alla salute delle persone che le consumano.

Il ministro della transizione verde del governo, “Jeppe Bruus”, ha dichiarato in una dichiarazione:

"Faremo tutto il necessario per raggiungere i nostri obiettivi climatici.

[Si tratta] di un compito enorme, enorme, quello che è ora in corso:

trasformare gran parte della nostra terra da produzione agricola a silvicoltura, a spazi naturali, per garantire che possiamo riportare la vita sulle nostre coste".

La Danimarca ha un numero di mucche e maiali cinque volte superiore a quello delle persone e quasi due terzi della terra del paese è utilizzata per l'agricoltura.

Di conseguenza, l'agricoltura contribuisce all'inquinamento più di qualsiasi altra industria, mettendola nel mirino dei politici verdi.

“Arla Foods,” la più grande cooperativa lattiero-casearia d'Europa, è favorevole alla mossa.

Sebbene non sostengano necessariamente una tassa, credono che il compromesso sia una soluzione ragionevole alle preoccupazioni ambientali associate all'allevamento di latticini.

L'amministratore delegato dell'azienda, “Peder Tuborgh” ha dichiarato: "Capiscono che devono farlo; vogliono farlo. Sanno che sta proteggendo la loro reputazione e stanno ancora producendo".

Un allevatore di latticini che rifornisce “Arla Foods”, “Jens Christian Sorensen”, ha detto che sta cercando di capire cosa significherà la tassa per lui, dato che ha 300 mucche da latte insieme ad altri 360 vitelli che non producono ancora latte ma producono metano.

Sta investendo in sensori che possono avvisarlo quando le sue mucche sono malate e sta monitorando anche il loro consumo di cibo e la produzione di latte.

Nel frattempo, la domanda di prodotti lattiero-caseari danesi è in aumento con l'aumento del consumo globale di prodotti lattiero-caseari.

Due terzi del burro danese e metà del suo latte in polvere vengono esportati.

La Danimarca prevede inoltre di convertire il 15% dei suoi terreni agricoli in foreste.

Questa non è l'unica grande mossa che la Danimarca ha fatto di recente in nome dell'ambiente.

Il paese ha anche annunciato la scorsa settimana che convertirà il 15% dei suoi terreni agricoli in habitat naturali e foreste come un modo per ridurre l'uso di fertilizzanti e il suo impatto sulla vita marina.

Il governo ha stanziato 6,1 miliardi di dollari per l'acquisto di terreni dagli agricoltori nei prossimi due decenni.

Hanno anche in programma di piantare un miliardo di alberi su terreni agricoli durante lo stesso periodo di tempo.

(Technocracy.news) – (NYTimes.com) – (Reuters.com).

 

 

 

 

Human Rights Watch denuncia l'attacco

aereo israeliano in Libano che ha

ucciso giornalisti come CRIMINE DI GUERRA.

 Naturalnews.com – (29/11/2024) - Richard Brown – ci dice:

 

“Human Rights Watch” (HRW) ha denunciato un attacco aereo israeliano in Libano avvenuto alla fine di ottobre, che ha ucciso tre giornalisti e ne ha feriti altri quattro, definendolo un crimine di guerra.

Secondo il gruppo, l'attacco aereo del 25 ottobre rientra nella definizione di crimine di guerra in quanto si è trattato di un attacco deliberato contro i civili.

È successo la mattina presto all'”Hasbaya Village Club Resort,” nel sud del Libano, dove più di una dozzina di giornalisti soggiornavano da settimane.

“HRW” non ha trovato prove di attività o forze militari nell'area in quel momento.

Inizialmente, Israele ha affermato di aver colpito un edificio utilizzato da "terroristi", ma in seguito ha detto che l'incidente era "sotto esame".

 Questo, nonostante le Forze di Difesa Israeliane (IDF) fossero presumibilmente a conoscenza della presenza dei giornalisti nell'edificio.

(Israele ha condotto 106 attacchi aerei sul Libano in 24 ore, uccidendo 17 persone e sfollandone migliaia nel mezzo dell'escalation del conflitto.)

HRW” ha condotto la propria indagine sulla questione, intervistando otto persone – tra cui tre giornalisti feriti e il proprietario del resort – e visitando il sito.

I filmati e le immagini satellitari hanno corroborato le sue scoperte.

Quasi tre settimane dopo, il 14 novembre, “HRW “ha inviato lettere all'esercito israeliano e alle autorità libanesi chiedendo chiarimenti, ma non ha ricevuto risposta.

 

L'attacco ha ucciso tre giornalisti:

il cameraman di Al Mayadeen Ghassan Najjar e l'ingegnere delle trasmissioni satellitari di Al Mayadeen Mohammed Reda.

Anche Wissam Kassem, un cameraman del canale televisivo Al-Manar, affiliato a Hezbollah, è stato ucciso.

Diversi altri sono rimasti gravemente feriti, tra cui Hassan Hoteit, un cameraman del fornitore di servizi satellitari ISOL for Broadcast, e l'operatore di “Al Jazeera” Ali Mortada.

I giornalisti avevano fatto reportage nella regione dal 1° ottobre, dopo la loro evacuazione per ordine israeliano.

“Mortada” ha ricordato di essersi svegliato per l'esplosione e di essere stato ferito dalla caduta di pezzi di cemento.

Ha anche raccontato di aver trovato i corpi dei suoi colleghi e parti del corpo tra le macerie.

Da quando il conflitto tra Israele e Hezbollah è iniziato lo scorso ottobre, le forze israeliane hanno ripetutamente preso di mira giornalisti e media, tra cui “Al Mayadeen”.

HRW ha documentato un attacco nell'ottobre 2023 che ha ucciso “Issam Abdallah di Reuters” e ferito altre sei persone.

Il mese successivo, due giornalisti di Al Mayadeen furono uccisi in un attacco aereo israeliano.

Le munizioni con aggiornamento di fabbricazione statunitense sono state utilizzate per l'attacco aereo di Hasbaya.

Secondo HRW, l'IDF ha utilizzato una bomba sganciata dall'aria dotata di un kit di guida “Joint Direct Attack Munition” (JDAM) di fabbricazione statunitense.

La munizione potenziata ha colpito l'edificio in cui si trovavano i giornalisti ed è esplosa all'impatto.

L'indagine del gruppo ha confermato che i resti della munizione utilizzata nell'attacco aereo del 25 ottobre erano coerenti con un kit di guida” JDAM “prodotto dalla società aerospaziale americana “Boeing”.

Il kit JDAM utilizza le coordinate satellitari per guidare con precisione le bombe verso i loro obiettivi, indicando che l'attacco è stato deliberato e non accidentale.

“HRW” ha scritto a “Boeing” e “Woodard”, un'altra società statunitense che produce componenti per i” sistemi JDAM”, ma non ha ricevuto risposta.

Il gruppo ha anche precedentemente documentato altri incidenti in cui Israele ha usato armi fornite dagli Stati Uniti contro i civili.

Detto questo, HRW ha chiesto a Washington di sospendere i trasferimenti di armi a Tel Aviv.

"La storia dell'esercito israeliano di attacchi mortali contro i giornalisti, senza responsabilità, offre poche speranze di giustizia in questa e nelle future violazioni", ha detto “Richard Weir”, ricercatore senior di HRW per le crisi, i conflitti e le armi.

"L'uso da parte di Israele di armi statunitensi per prendere di mira e uccidere illegalmente giornalisti lontani da qualsiasi obiettivo militare offusca sia Israele che gli Stati Uniti".

"Mentre aumentano le prove dell'uso illegale da parte di Israele di armi statunitensi, anche in apparenti crimini di guerra, i funzionari statunitensi devono decidere se sostenere il diritto statunitense e internazionale fermando le vendite di armi a Israele – o rischiare di essere trovati legalmente complici di gravi violazioni".

Esiste un  breve filmato di bombe israeliane equipaggiate con sistemi di guida per munizioni JDAM di fabbricazione statunitense, simili a quelli utilizzati nell'attacco aereo di Hasbaya del 25 ottobre in Libano che ha ucciso giornalisti.

(Un video è tratto dal canale Cynthia's Pursuit of Truth su Brighteon.com.)

 

 

 

 

 

 

Il progetto di “AfD” per la Germania:

“Fuori dall’Euro e dall’Unione Europea”

Comedonchisciotte.org – Redazione CDC – (1° Dicembre 2024) – ci dice:

 

La formazione politica “Alternative für Deutschland” è in ascesa di consensi in vista delle elezioni del prossimo 23 febbraio, nella bozza di programma elettorale c'è un cambiamento radicale del ruolo tedesco in Europa e la normalizzazione dei rapporti con la Russia.

“Spiegel” è storicamente uno dei principali media mainstream tedeschi, significativo però questo articolo sul nuovo corso di “Alternative für Deutschland”, partito di opposizione in Germania che ha ottenuto il 15,9% dei voti alle ultime elezioni europee di giugno, e adesso è una delle formazioni politiche favorite. L’approccio dello “Spiegel” è da media di sistema, ma le informazioni che emergono sono comunque molto interessanti.

La campagna elettorale tedesca per le elezioni politiche anticipate del 23 febbraio 2025 è appena iniziata. (spiegel.de).

 

Il partito Alternativa per la Germania (AfD) torna ad essere antieuropeista nella bozza finale del suo programma elettorale.

Secondo il documento, di cui” SPIEGEL” è entrato in possesso, il partito ha concordato che la Germania dovrebbe lasciare l’Unione Europea e il sistema euro.

“Riteniamo necessario che la Germania esca dall’Unione Europea e crei una nuova comunità europea”, si legge nel documento.

L’UE deve essere sostituita da un “Gruppo economico e di interesse (GIE)”.

A tal fine, si dovrebbe tenere un referendum su una “modifica degli articoli europei presenti nella ‘Legge fondamentale’”.

Allo stesso tempo, secondo il rapporto, il partito sottolinea che “ una rottura dura sarebbe controproducente.

La transizione verso la nuova GIE dovrebbe quindi essere negoziata per consenso sia con i vecchi Stati partner dell’UE che con le nuove parti interessate”.

Il documento prosegue affermando che la Germania deve “uscire dal sistema euro” ed introdurre una moneta nazionale stabile, “possibilmente mantenendo l’euro”.

Anche questo “non avverrà senza costi di transizione”.

Tuttavia, questi sarebbero inferiori ai “costi strutturali della permanenza nel sistema dell’euro”.

L’AfD aveva sostenuto posizioni simili nella campagna elettorale per il Bundestag del 2021, ma in seguito aveva fatto marcia indietro su un possibile “ Dexit”.

A febbraio, il capogruppo parlamentare dell’AfD “Tino Chrupalla” aveva dichiarato alla radio” Deutschlandfunk” che era troppo tardi per una “dexit”.

Questa è stata anche la posizione della leader del suo co-partito “Alice Weidel.”

 I due sono attualmente invece intenzionati a fare una campagna per una riforma dell’UE.

 

La bozza dell’”AfD “contiene altri punti di programma radicali:

 l’aborto dovrebbe “rimanere un’assoluta eccezione” ed essere consentito solo “in casi di indicazione terapeutica o criminologica”.

Il partito ritiene che il numero di aborti praticati ogni anno in Germania sia troppo elevato.

L’AfD vuole invece adattare le sessioni di consulenza obbligatorie prima di un aborto:

“Durante la consulenza sulla gravidanza, alle madri dovrebbero essere mostrate immagini ad ultrasuoni del bambino in modo che esse siano consapevoli del suo stadio di sviluppo”, si legge nella bozza.

 

Nel documento, il partito formula anche una posizione sull’”identità di genere”.

L’AfD vuole revocare la legge sull’autodeterminazione approvata dal governo di coalizione, che consente alle persone trans di cambiare il proprio genere e il nome sulla carta d’identità.

Si parla di un presunto “culto trans” e di una presunta “sessualizzazione precoce” dei bambini.

 L’AfD vuole vietare l’uso dei bloccanti della pubertà, utilizzati per il cambio di sesso dei giovani.

Politica economica e sociale: deregolamentare il Bitcoin.

L’AfD si batte anche per una politica economica basata su “economia di mercato, responsabilità nazionale e cooperazione amichevole tra i Paesi europei”.

 Per il Partito, ciò include inizialmente l’uscita dall’eurozona.

Allo stesso tempo, l’AfD vuole mantenere il denaro contante come “”diritto civile“”.

 Quale sia la valuta che l’AfD vuole introdurre dopo l’uscita dall’eurozona rimane aperto.

Tuttavia, ha parole di elogio per il Bitcoin.

A loro dire, dovrebbe essere ulteriormente deregolamentato.

Sicurezza: torniamo al commercio con la Russia.

Nella sua bozza, l’AfD dedica diverse pagine alla politica di sicurezza.

 La Russia è citata come fornitore di gas a basso costo, con cui si dovrebbero riprendere gli scambi commerciali.

L’Ucraina deve lottare per il suo futuro di Stato neutrale “al di fuori dell’UE e della NATO”.

Non una parola sulla guerra di aggressione di Putin contro l’Ucraina.

Nella bozza non c’è nemmeno un accenno al servizio militare obbligatorio.

 Il leader del partito AfD, “Chrupalla”, lo aveva chiesto di recente.

Fino a poco tempo fa, nel proprio programma elettorale, l’AfD era l’unico partito a insistere sul ripristino del servizio militare obbligatorio.

La bozza programmatica sarà discussa e adottata alla conferenza nazionale del partito AfD a gennaio.

(spiegel.de).

(spiegel.de/politik/deutschland/afd-draengt-in-entwurf-des-wahlprogramms-auf-eu-austritt-deutschlands-a-43fdde27-7347-4c1e-9586-19ba23b49457).

 

 

 

 

La deindustrializzazione manda in frantumi

le illusioni “verdi” della Germania.

Comedonchisciotte.org - Redazione CDC – (26 Novembre 2024) – ci dice:

La deindustrializzazione manda in frantumi le illusioni “verdi” della Germania.

Negli ultimi giorni si sono susseguiti titoli disastrosi sui progetti pilota della “transizione verde” dell’economia tedesca.

È di pochi giorni fa la notizia dell’insolvenza dell’”azienda HH2E” di Amburgo, su cui puntava il ministro dell’Economia “Robert Habeck” (Verdi) per iniziare la produzione di “idrogeno verde” nel Paese.

La spina è stata staccata quando l’azionista di maggioranza da maggio, il “gruppo londinese Foresight”, ha ritirato i fondi per i programmi di idrogeno.

Fino a quel momento, la prospettiva di HH2E era di produrre entro il 2030 fino a 240.000 tonnellate di “idrogeno verde” con l’elettrolisi basata sull’energia solare ed eolica, in quattro siti produttivi.

Questo avrebbe dovuto essere il primo grande passo verso la creazione di capacità nazionali sostitutive del carbone e del gas per la produzione di “acciaio verde”, per le infrastrutture di trasporto e per altri settori dell’economia.

Le cattive notizie sono quasi quotidiane anche per l’industria automobilistica:

 alla Volkswagen e all’Audi (entrambe del gruppo VAG), le vendite drammaticamente basse di automobili elettriche stanno costringendo la direzione a ridurne la produzione, a introdurre il lavoro a tempo parziale e a chiudere i siti produttivi, molto probabilmente tre alla “VW” e almeno uno all’Audi.

 La Ford di Colonia, che ha smesso di produrre auto con motore endotermico e ha investito 1,8 miliardi di euro nella produzione esclusiva di e-SUV, si aspettava profitti elevati.

 Invece, le vendite del” SUV Explorer “sono partite molto malamente, tanto che per ogni auto venduta al prezzo di 49.000 euro, l’azienda ha registrato una perdita di 44.000 euro.

 La direzione ha tirato il freno d’emergenza, una volta che le perdite sono salite a 1,3 miliardi di euro nel terzo trimestre di quest’anno, e ha deciso di ridurre la produzione giornaliera da 630 a 480 veicoli, di produrre meno giorni alla settimana e di adottare il lavoro a tempo parziale.

Il sogno degli ideologi verdi, i quali, in preda all’euforia, già vedevano 15 milioni di auto elettriche in circolazione in Germania entro il prossimo decennio, si è infranto.

In realtà, non v’è un numero sufficiente di potenziali acquirenti che possano permettersi il prezzo elevato di un’auto elettrica e che dispongano di villetta con ricarica, né un numero sufficiente di stazioni di ricarica disponibili per infondere fiducia in coloro che potrebbero acquistarne una.

Inoltre, le case automobilistiche hanno ridotto drasticamente le assunzioni nei loro dipartimenti di ricerca e sviluppo:

57% in meno nel periodo gennaio-ottobre 2024 rispetto allo stesso periodo del 2023.

Questo manda il preoccupante messaggio che non si stanno sviluppando seriamente nuovi modelli.

Il settore automotive, che già prevedeva di perdere circa un terzo dei suoi 780.000 posti di lavoro a causa del passaggio a un futuro di mobilità elettrica, sarà costretto, visto il crollo di quest’ultima, ad effettuare altri licenziamenti.

E va da sé che anche le innumerevoli aziende fornitrici, con altre centinaia di migliaia di posti di lavoro, saranno trascinate nella spirale negativa delle case automobilistiche.

(Movisol.org).

(movisol.org/la-deindustrializzazione-manda-in-frantumi-le-illusioni-verdi-della-germania/).

 

 

 

Questa “distopia” si basa

sul nascondere verità scomode.

Globalresearch.ca – (30 novembre 2024) - Caitlin Johnstone – ci dice:

Questa civiltà è costruita sulla pratica di nascondere continuamente verità scomode lontano dalla vista e dalla mente.

Un intero impero tenuto insieme dalla compartimentazione e dall'evitamento.

Le verità scomode ci vengono nascoste in molti modi diversi.

Sono nascoste alle nostre menti tramite propaganda, indottrinamento, censura, manipolazione di algoritmi e altre forme di controllo narrativo utilizzate per manipolare il modo in cui pensiamo al nostro mondo.

 

Verità scomode sono anche nascoste ai nostri occhi e alle nostre orecchie fisiche dalla manipolazione della realtà materiale.

 Stiamo soffocando il mondo in via di sviluppo con la plastica mentre spediamo le montagne di spazzatura che l'occidente produce verso i paesi più poveri, per esempio.

 Se le nazioni dovessero tenere i rifiuti che producono e consumano entro i propri confini, la civiltà occidentale costringerebbe le sue aziende a smettere di scaricare i costi dell'industria sull'ambiente o si troverebbe sepolta nella spazzatura.

Spediamo la nostra spazzatura lontano, lontano dalla vista e dalla mente, per nascondere le contraddizioni e gli abusi che sono insiti nella nostra società capitalista, così possiamo fingere che tutto vada bene.

Verità scomode vengono nascoste quando vengono approvate leggi per costringere i senzatetto a trasferirsi lontano dai quartieri ricchi e da altri luoghi in cui non sono desiderati, o costringerli tutti a vivere in "città di tende", come Donald Trump afferma di voler fare.

Non ci sono mai piani per dare a queste persone una casa o risolvere i problemi di fondo che creano povertà e senzatetto;

 ci sono solo piani per nascondere i sintomi delle ingiustizie e degli abusi che sono intrecciati nel tessuto della civiltà in cui viviamo.

Si può misurare la salute di una società da come tratta i suoi guerrafondai e i suoi pacificatori.

Verità scomode vengono nascoste quando condanniamo l'uso passato della schiavitù nei nostri paesi mentre esternalizziamo immense quantità di schiavitù salariata al sud del mondo, estraendo manodopera e risorse da nazioni impoverite a tassi esorbitanti e sempre più ingiusti.

 La sofferenza, l'impoverimento, la fatica incessante e le terribili condizioni di lavoro di questi lavoratori stranieri vengono tenute lontane dalla vista e dalla mente mentre ci ingozziamo di beni a basso costo e gli ributtiamo in faccia la nostra spazzatura.

Le verità scomode vengono nascoste da quanto i nostri governanti siano più a loro agio nell'usare la forza violenta in nazioni lontane rispetto a qui a casa.

Nel mondo occidentale potresti doverti preoccupare di essere aggredito da un agente di polizia o da una squadra SWAT che sfonda la tua porta e uccide il tuo cane se sei sospettato di spaccio di droga, ma non devi preoccuparti che la tua casa venga bombardata o che i tuoi figli vengano giustiziati da cecchini militari mentre giocano per strada.

Poiché le nazioni straniere sono fuori dalla vista e dalla mente, i dirigenti dell'impero occidentale non ci pensano due volte a far piovere fuoco su di loro per promuovere i loro interessi strategici.

Camminiamo in questa distopia perversa e ridiamo e scherziamo e ci comportiamo come se tutto andasse bene, ma non va tutto bene.

 Le persone soffrono e muoiono a livelli inimmaginabili a causa dei sistemi che ci permettono di vivere in questo modo, e se non fosse per il modo ingannevole in cui questo viene sempre nascosto alla vista e alla mente, lo vedremmo in prima persona proprio di fronte a noi.

E saremmo costretti a possederlo.

La civiltà occidentale è come un castello su una montagna, e la montagna è fatta di cadaveri umani e madri in lacrime e bambini affamati, e tutti nel castello fingono che la montagna non ci sia.

Forma il fondamento stesso di tutto ciò che è la nostra società, ma cerchiamo di non pensarci troppo.

Non sono solo i propagandisti a mentirci. Mentiamo anche a noi stessi.

Ed è sempre stato così.

 I benestanti si sono sempre nascosti lontano dalla sofferenza dei loro sudditi.

 Nel corso dei secoli, i palazzi sono stati isole paradisiache in mezzo a oceani di sofferenza umana causa dai monarchi che vi hanno vissuto.

I ricchi quartieri sono sempre segregati, separati dalla vita dei poveri sulle cui spalle sono costruite.

Questo è l'intero mondo occidentale in questo momento. Questo è ciò che siamo. Questo è quello che stiamo facendo.

Questa è una civiltà fatta di pensieri ingannevoli, parole ingannevoli e azioni ingannevoli.

Tutto ciò che lo riguarda è fraudolento.

La verità non può rimanere nascosta per sempre, però.

 C'è solo un limite di tempo che possiamo continuare così.

Un giorno non saremo in grado di continuare ad agitarci guardando in tutte le direzioni tranne che nella realtà, e la verità si farà sentire.

 

 

 

 

 

l cartello della Federal Reserve:

le otto famiglie.

Globalresearch.ca – (10 novembre 2024) - Dean Henderson – ci dice:

 

I quattro cavalieri del sistema bancario (Bank of America, JP Morgan Chase, Citigroup e Wells Fargo) possiedono i quattro cavalieri del petrolio (Exxon Mobil, Royal Dutch/Shell, BP e Chevron Texaco) ; in tandem con Deutsche Bank, BNP, Barclays e altri vecchi colossi finanziari europei. Ma il loro monopolio sull'economia globale non finisce ai margini del settore petrolifero.

Secondo i documenti depositati dalla società presso la SEC nel modulo 10K, i quattro cavalieri dell'oro della banca sono tra i primi dieci azionisti di quasi tutte le società Fortune 500.

Chi sono dunque gli azionisti di queste banche centrali?

 

Questa informazione è molto più protetta.

Le mie richieste alle agenzie di regolamentazione bancaria in merito alla proprietà azionaria delle prime 25 holding bancarie statunitensi hanno ottenuto lo “status di Freedom of Information Act”, prima di essere respinte per motivi di "sicurezza nazionale".

Ciò è piuttosto ironico, poiché molti degli azionisti della banca risiedono in Europa.

Un importante deposito per la ricchezza dell'oligarchia globale che possiede queste holding bancarie è la US Trust Corporation, fondata nel 1853 e ora di proprietà della Bank of America.

Un recente US Trust Corporate Director e Honorary Trustee è stato Walter Rothschild.

Altri direttori includevano “Daniel Davison” di JP Morgan Chase, “Richard Tucke”r di Exxon Mobil, “Daniel Roberts” di Citigroup e “Marshall Schwartz” di Morgan Stanley.

 

JW McCallister, un insider dell'industria petrolifera con connessioni con la Casa dei Saud, ha scritto su “The Grim Reaper” che le informazioni da lui acquisite dai banchieri sauditi citavano l'80% della proprietà della Federal Reserve Bank di New York, di gran lunga la più potente filiale della Fed, da parte di sole otto famiglie, quattro delle quali risiedono negli Stati Uniti.

 Sono i Goldman Sachs, i Rockefeller, i Lehman e i Kuhn Loeb di New York; i Rothschild di Parigi e Londra; i Warburg di Amburgo; i Lazard di Parigi; e gli Israel Moses Seif di Roma.

Il CPA “Thomas D. Schauf” corrobora le affermazioni di “McCallister”, aggiungendo che dieci banche controllano tutte le dodici filiali della Federal Reserve Bank.

Cita la NM Rothschild di Londra, la Rothschild Bank di Berlino, la Warburg Bank di Amburgo, la Warburg Bank di Amsterdam, la Lehman Brothers di New York, la Lazard Brothers di Parigi, la Kuhn Loeb Bank di New York, la Israel Moses Seif Bank d'Italia, la Goldman Sachs di New York e la JP Morgan Chase Bank di New York.

 

“Schauf “elenca “William Rockefeller”, “Paul Warburg”, “Jacob Schiff” e “James Stillman” come individui che possiedono grandi azioni della Fed.

 

Gli Schiff sono insider di Kuhn Loeb. Gli Stillman sono insider di Citigroup, che hanno sposato un membro del clan Rockefeller all'inizio del secolo.

“Eustace Mullins” giunse alle stesse conclusioni nel suo libro “The Secrets of the Federal Reserve”, in cui mostra grafici che collegano la Fed e le sue banche affiliate alle famiglie dei Rothschild, Warburg, Rockefeller e degli altri.

 

Il controllo che queste famiglie di banchieri esercitano sull'economia globale non può essere sopravvalutato ed è intenzionalmente avvolto nel segreto.

Il loro braccio mediatico aziendale è veloce a screditare qualsiasi informazione che esponga questo cartello di banche centrali private come "teoria della cospirazione".

Eppure i fatti rimangono.

La casa di Morgan.

La Federal Reserve Bank nacque nel 1913, lo stesso anno in cui morì il rampollo bancario statunitense J. Pierpont Morgan e fu fondata la Rockefeller Foundation.

La “House of Morgan” presiedeva la finanza americana dall'angolo tra Wall Street e Broad, agendo come una banca centrale quasi statunitense dal 1838, quando George Peabody la fondò a Londra.

 

Peabody era un socio in affari dei Rothschild.

 Nel 1952 il ricercatore della Fed “Eustace Mullins” avanzò la supposizione che i Morgan non fossero altro che agenti dei Rothschild.

 Mullins scrisse che Rothschild, "... preferiva operare in modo anonimo negli Stati Uniti dietro la facciata di JP Morgan & Company".

 

L'autore “Gabriel Kolko” ha dichiarato: "Le attività di Morgan nel 1895-1896 nella vendita di obbligazioni d'oro statunitensi in Europa si basavano su un'alleanza con la Casa dei Rothschild".

La piovra finanziaria dei Morgan ha avvolto rapidamente i suoi tentacoli in tutto il mondo.

La” Morgan Grenfell” operava a Londra.” Morgan et Ce” governarono Parigi.

I cugini “Lambert dei Rothschild” fondarono la “Drexel & Company” a Filadelfia.

 

La” House of Morgan “si rivolgeva agli Astor, ai DuPont, ai Guggenheim, ai Vanderbilt e ai Rockefeller.

Ha finanziato il lancio di AT&T, General Motors, General Electric e DuPont.

Come le banche “Rothschild” e “Barings” con sede a Londra, Morgan è entrata nella parte più lontana della struttura di potere in molti paesi.

Nel 1890 la Casa di Morgan prestava alla banca centrale egiziana, finanziando le ferrovie russe, i titoli del governo provinciale brasiliano e finanziando progetti di opere pubbliche argentine.

 Una recessione nel 1893 aumentò il potere di Morgan.

Quell'anno Morgan salvò il governo degli Stati Uniti dal panico bancario, formando un sindacato per sostenere le riserve governative con una spedizione di 62 milioni di dollari di oro Rothschild.

Morgan fu la forza trainante dell'espansione occidentale negli Stati Uniti, finanziando e controllando le ferrovie dirette a ovest attraverso il trust di voto.

 Nel 1879 la New York Central Railroad di Cornelius Vanderbilt, finanziata da Morgan, concesse tariffe di spedizione preferenziali al nascente monopolio della “Standard Oil” di “John D. Rockefelle”r, cementando il rapporto “Rockefeller/Morgan”.

 

La “Casa di Morgan” cadde ora sotto il controllo dei Rothschild e delle famiglie Rockefeller.

Un titolo del New York Herald recitava:

"I re delle ferrovie formano un gigantesco trust". J. Pierpont Morgan, che una volta affermò: "La competizione è un peccato", ora opinò allegramente: "Pensateci. Tutto il traffico ferroviario concorrente a ovest di St. Louis fu posto sotto il controllo di una trentina di uomini.

 

Il banchiere di Morgan e Edward Harriman,” Kuhn Loeb”, deteneva il monopolio delle ferrovie, mentre le dinastie bancarie Lehman, Goldman Sachs e Lazard si unirono ai Rockefeller nel controllo della base industriale statunitense.

Nel 1903 il Fondo Bancario fu istituito dalle Otto Famiglie.

Benjamin Strong del Bankers Trust è stato il primo governatore della Federal Reserve Bank di New York.

 La creazione della Fed nel 1913 fonde il potere delle Otto Famiglie con la potenza militare e diplomatica del governo degli Stati Uniti.

 Se i loro prestiti all'estero non fossero stati pagati, gli oligarchi avrebbero potuto schierare i marines statunitensi per riscuotere i debiti.

Morgan, Chase e Citibank hanno formato un sindacato internazionale di prestiti.

La Casa Morgan era in buoni rapporti con la Casa britannica dei Windsor e con la Casa italiana dei Savoia.

 Anche i Kuhn Loeb, i Warburg, i Lehman, i Lazard, gli Israel Moses Seif e i Goldman Sachs avevano stretti legami con la famiglia reale europea. Nel 1895 Morgan controllava il flusso di oro in entrata e in uscita dagli Stati Uniti.

La prima ondata americana di fusioni era agli inizi e veniva promossa dai banchieri.

Nel 1897 ci furono sessantanove fusioni industriali.

 Nel 1899 ce n'erano milleduecento.

Nel 1904 John Moody, fondatore della “Moody's Investor Services”, disse che era impossibile parlare degli interessi di Rockefeller e Morgan come separati.

 

La sfiducia pubblica nei confronti della combine si diffuse.

 Molti li consideravano dei traditori al servizio dei vecchi soldi europei.

La Standard Oil di Rockefeller, la US Steel di Andrew Carnegie e le ferrovie di Edward Harriman furono tutte finanziate dal banchiere Jacob Schiff di Kuhn Loeb, che lavorò a stretto contatto con i Rothschild europei.

Diversi stati occidentali misero al bando i banchieri.

Il predicatore populista William Jennings Bryan fu candidato tre volte alla presidenza dai Democratici dal 1896 al 1908.

 Il tema centrale della sua campagna anti-imperialista era che l'America stava cadendo nella trappola della "servitù finanziaria del capitale britannico".

Teddy Roosevelt sconfisse Bryan nel 1908, ma fu costretto da questo incendio populista dilagante a promulgare lo “Sherman Anti-Trust Act”. Poi se la prese con lo “Standard Oil Trust”.

 

Nel 1912 si tennero le udienze” Pujo”, che affrontarono la questione della concentrazione del potere a Wall Street.

 Nello stesso anno la signora “Edward Harriman “vendette le sue consistenti azioni nella “Guaranty Trust Bank” di New York a JP Morgan, creando la “Morgan Guaranty Trust”.

 Il giudice Louis Brandeis convinse il presidente Woodrow Wilson a chiedere la fine dei consigli di amministrazione interconnessi.

 Nel 1914 fu approvato il “Clayton Anti-Trust Act”.

 

Jack Morgan, figlio e successore di J. Pierpont, rispose invitando i clienti di Morgan, Remington e Winchester, ad aumentare la produzione di armi.

Sosteneva che gli Stati Uniti dovevano entrare nella prima guerra mondiale.

Sollecitato dalla “Carnegie Foundation” e da altri fronti dell'oligarchia, Wilson si adattò.

Come scrisse “Charles Tansill” in “America Goes to War”, "Anche prima dello scontro delle armi, la società francese Rothschild Freres inviò un telegramma alla Morgan & Company di New York suggerendo l'emissione di un prestito di 100 milioni di dollari, una parte sostanziale dei quali sarebbe stata lasciata negli Stati Uniti per pagare gli acquisti francesi di beni americani".

 

La Casa Morgan finanziò metà dello sforzo bellico degli Stati Uniti, mentre riceveva commissioni per l'allineamento di appaltatori come” GE”,” Du Pont”, “US Steel”, “Kennecott” e “ASARCO”.

 Tutti erano clienti Morgan.

Morgan finanziò anche la guerra boera britannica in Sudafrica e la guerra franco-prussiana.

 La conferenza di pace di Parigi del 1919 fu presieduta da Morgan, che guidò sia gli sforzi di ricostruzione tedeschi che alleati.

Negli anni '30 il populismo riemerse in America dopo che Goldman Sachs, Lehman Bank e altri trassero profitto dal crollo del 1929.

 Il presidente della House Banking Committee Louis McFadden (D-NY) disse della Grande Depressione:

"Non fu un incidente. Fu un evento attentamente progettato... I banchieri internazionali cercarono di creare qui una condizione di disperazione in modo da poter emergere come governanti di tutti noi".

Il senatore” Gerald Ny”e (D-ND) presiedette un'indagine sulle munizioni nel 1936.

Nye concluse che la House of Morgan aveva fatto precipitare gli Stati Uniti nella prima guerra mondiale per proteggere i prestiti e creare un'industria bellica in piena espansione.

 Nye in seguito produsse un documento intitolato “The Next War”, che cinicamente faceva riferimento al "vecchio trucco della dea della democrazia", attraverso il quale il Giappone poteva essere usato per attirare gli Stati Uniti nella seconda guerra mondiale.

Nel 1937 il Segretario degli Interni “Harold Ickes” mise in guardia dall'influenza delle "60 famiglie americane".

Lo storico “Ferdinand Lundberg” scrisse in seguito un libro con lo stesso identico titolo.

 Il giudice della Corte Suprema William O. Douglas deplorò, "L'influenza Morgan... la più perniciosa nell'industria e nella finanza odierne".

Jack Morgan rispose spingendo gli Stati Uniti verso la seconda guerra mondiale.

 Morgan aveva stretti rapporti con le famiglie Iwasaki e Dan, i due clan più ricchi del Giappone, che possedevano rispettivamente Mitsubishi e Mitsui, da quando le aziende emersero dagli shogunati del XVII secolo.

Quando il Giappone invase la Manciuria, massacrando contadini cinesi a Nanchino, Morgan minimizzò l'incidente.

Morgan aveva anche stretti rapporti con il fascista italiano Benito Mussolini, mentre il nazista tedesco “Dr. Hjalmer Schacht” era un collegamento della “Morgan Bank” durante la seconda guerra mondiale.

 Dopo la guerra, i rappresentanti di Morgan incontrarono Schacht alla Banca dei regolamenti internazionali (BRI) a Basilea, in Svizzera.

 

La casa dei Rockefeller.

La “BRI” è la banca più potente del mondo, una banca centrale globale per le Otto Famiglie che controllano le banche centrali private di quasi tutte le nazioni occidentali e in via di sviluppo.

 Il primo Presidente della “BRI” fu il banchiere” Rockefeller Gates McGarrah”, un funzionario della Chase Manhattan e della Federal Reserve. McGarrah era il nonno dell'ex direttore della CIA Richard Helms.

I Rockefeller, come i Morgan, avevano stretti legami con Londra.

 David Icke scrive in “Children of the Matrix”, che i Rockefeller e i Morgan erano solo "gofer" per i Rothschild europei.

La “BRI” è di proprietà della Federal Reserve, della Banca d'Inghilterra, della Banca d'Italia, della Banca del Canada, della Banca Nazionale Svizzera, della Nederlandsche Bank, della Bundesbank e della Banca di Francia.

 

Lo storico Carroll Quigley ha scritto nel suo libro epico “Tragedy and Hopeche” la “BRI” faceva parte di un piano:

"Creare un sistema mondiale di controllo finanziario in mani private in grado di dominare il sistema politico di ogni paese e l'economia del mondo nel suo insieme... che sia controllato in modo feudale dalle banche centrali del mondo che agiscono di concerto con accordi segreti".

Il governo degli Stati Uniti ha avuto una storica diffidenza nei confronti della “BRI”, facendo pressioni senza successo per la sua scomparsa alla Conferenza di Bretton Woods del 1944 dopo la seconda guerra mondiale.

 Invece il potere delle Otto Famiglie è stato esacerbato, con la creazione di “Bretton Woods” del “FMI” e della “Banca Mondiale”.

La Federal Reserve statunitense ha acquisito le azioni della “BRI” solo nel settembre 1994.

 

La” BRI” blocca almeno il 10% delle riserve monetarie di almeno 80 banche centrali del mondo, del FMI e di altre istituzioni multilaterali.

Funge da agente finanziario per accordi internazionali, raccoglie informazioni sull'economia globale e funge da prestatore di ultima istanza per prevenire il collasso finanziario globale.

La” BRI” promuove un'agenda di fascismo capitalista monopolistico.

Ha concesso un prestito ponte all'Ungheria negli anni '90 per garantire la privatizzazione dell'economia di quel paese.

Servi come canale per il finanziamento di “Eight Families” di Adolf Hitler, guidato da “J. Henry Schroeder “di Warburg e dalla “Mendelsohn Bank” di Amsterdam.

Molti ricercatori affermano che la “BRI” è al nadir del riciclaggio globale di denaro sporco.

 

Non è un caso che la BRI abbia sede in Svizzera, nascondiglio preferito per le ricchezze dell'aristocrazia mondiale e sede della “Loggia Alpina” della Massoneria Italiana P-2 e dell'Internazionale Nazista.

 Altre istituzioni controllate dalle Otto Famiglie includono il World Economic Forum, la Conferenza Monetaria Internazionale e l'Organizzazione Mondiale del Commercio.

 

Bretton Woods è stata una manna per le Otto Famiglie.

 Il FMI e la Banca Mondiale sono stati fondamentali per questo "nuovo ordine mondiale".

Nel 1944 le prime obbligazioni della Banca Mondiale furono emesse da Morgan Stanley e First Boston.

La famiglia francese Lazard divenne più coinvolta negli interessi della Casa dei Morgan.

“Lazard Freres”, la più grande banca d'investimento francese, è di proprietà delle famiglie “Lazard” e “David-Weill”, vecchi rampolli bancari genovesi rappresentati da “Michelle Davide”.

Un recente presidente e amministratore delegato di Citigroup è stato Sanford Weill.

Nel 1968 Morgan Guaranty lanciò Euro-Clear, un sistema di compensazione bancaria con sede a Bruxelles per i titoli in eurodollari.

Fu il primo tentativo automatizzato di questo tipo.

Alcuni iniziarono a chiamare Euro-Clear "La Bestia".

 Bruxelles funge da quartier generale per la nuova Banca centrale europea e per la NATO.

 Nel 1973 i funzionari di Morgan si incontrarono segretamente alle Bermuda per resuscitare illegalmente la vecchia House of Morgan, vent'anni prima che il “Glass Steagal Act” fosse abrogato.

 Morgan e i Rockefeller fornirono il sostegno finanziario a Merrill Lynch, facendola diventare una delle “Big 5” dell'investment banking statunitense.

Merrill ora fa parte di Bank of America.

John D. Rockefeller usò la sua ricchezza petrolifera per acquisire “Equitable Trust”, che aveva inghiottito diverse grandi banche e società entro gli anni '20.

 La Grande Depressione contribuì a consolidare il potere di Rockefeller. La sua Chase Bank si fuse con la Manhattan Bank di “Kuhn Loeb” per formare Chase Manhattan, cementando un rapporto familiare di lunga data.

 I Kuhn-Loeb avevano finanziato, insieme ai Rothschild, la ricerca di Rockefeller per diventare il re del settore petrolifero.

 La National City Bank di Cleveland fornì a John D. il denaro necessario per intraprendere la sua monopolizzazione dell'industria petrolifera statunitense.

La banca fu identificata nelle udienze del Congresso come una delle tre banche di proprietà dei Rothschild negli Stati Uniti durante gli anni '70 dell'Ottocento, quando Rockefeller si costituì per la prima volta come Standard Oil of Ohio.

Un socio della “Rockefeller Standard Oil” era “Edward Harkness”, la cui famiglia arrivò a controllare la “Chemical Bank”.

Un altro era James Stillman, la cui famiglia controllava la “Manufacturers Hanover Trust”.

Entrambe le banche si sono fuse sotto l'ombrello della JP Morgan Chase. Due delle figlie di “James Stillman” hanno sposato due dei figli di William Rockefeller.

Le due famiglie controllano anche una grossa fetta della Citigroup.

 

Nel settore assicurativo, i Rockefeller controllano Metropolitan Life, Equitable Life, Prudential e New York Life. Le banche Rockefeller controllano il 25% di tutti gli asset delle 50 maggiori banche commerciali statunitensi e il 30% di tutti gli asset delle 50 maggiori compagnie assicurative.

 Le compagnie assicurative, la prima negli Stati Uniti fu lanciata dai massoni attraverso la loro “Woodman’s of America”, svolgono un ruolo chiave nel traffico di droga alle Bermuda.

Tra le aziende sotto il controllo di Rockefeller figurano Exxon Mobil, Chevron Texaco, BP Amoco, Marathon Oil, Freeport McMoran, Quaker Oats, ASARCO, United, Delta, Northwest, ITT, International Harvester, Xerox, Boeing, Westinghouse, Hewlett-Packard, Honeywell, International Paper, Pfizer, Motorola, Monsanto, Union Carbide e General Foods.

 

La Fondazione Rockefeller ha stretti legami finanziari con le fondazioni Ford e Carnegie.

Altri sforzi filantropici della famiglia includono il Rockefeller Brothers Fund, il Rockefeller Institute for Medical Research, il General Education Board, la Rockefeller University e la University of Chicago, che sforna un flusso costante di economisti di estrema destra come apologeti del capitale internazionale, tra cui Milton Friedman.

La famiglia possiede 30 Rockefeller Plaza, dove ogni anno viene acceso l'albero di Natale nazionale, e il Rockefeller Center.

David Rockefeller è stato determinante nella costruzione delle torri del World Trade Center.

La casa principale della famiglia Rockefeller è un imponente complesso nella parte settentrionale dello stato di New York noto come Pocantico Hills.

Possiedono anche un duplex di 32 stanze sulla 5th Avenue a Manhattan, una villa a Washington, DC, il Monte Sacro Ranch in Venezuela, piantagioni di caffè in Ecuador, diverse fattorie in Brasile, una tenuta a Seal Harbor, nel Maine e resort nei Caraibi, alle Hawaii e a Porto Rico.

Le famiglie Dulles e Rockefeller sono cugine.

Allen Dulles creò la CIA, aiutò i nazisti, insabbiato l'omicidio di Kennedy dal suo piedistallo della Commissione Warren e strinse un accordo con la Fratellanza Musulmana per creare assassini controllati mentalmente.

Il fratello “John Foster Dulles” presiedette i “falsi trust della Goldman Sachs” prima del crollo della borsa del 1929 e aiutò il fratello a rovesciare i governi in Iran e Guatemala.

Entrambi erano membri della “Skull & Bones”, del “Council on Foreign Relations” (CFR) e massoni di 33° grado.

I Rockefeller hanno avuto un ruolo determinante nel fondare il “Club di Roma” orientato allo spopolamento nella loro tenuta di famiglia a Bellagio, in Italia. La loro tenuta di Pocantico Hills ha dato vita alla Commissione Trilaterale.

 La famiglia è uno dei principali finanziatori del “movimento eugenetico” che ha generato Hitler, la clonazione umana e l'attuale ossessione per il DNA nei circoli scientifici statunitensi.

 

John Rockefeller Jr. guidò il “Population Council” fino alla sua morte.

 Il suo omonimo figlio è un senatore del West Virginia.

 Il fratello “Winthrop Rockefeller “era il tenente governatore dell'Arkansas e rimane l'uomo più potente di quello stato.

 In un'intervista dell'ottobre 1975 con la rivista “Playboy”, il vicepresidente “Nelson Rockefeller” – che era anche governatore di New York – articolò la visione paternalistica del mondo della sua famiglia: "Sono un grande sostenitore della pianificazione economica, sociale, politica, militare, della pianificazione del mondo totale".

Ma di tutti i fratelli Rockefeller, è il fondatore della Commissione Trilaterale (TC) e presidente della Chase Manhattan David che ha guidato l'agenda fascista della famiglia su scala globale.

 Ha difeso lo Scià dell'Iran, il regime di apartheid sudafricano e la giunta cilena di Pinochet.

 Era il più grande finanziatore del CFR, del TC e (durante la guerra del Vietnam) del “Comitato per una pace efficace e duratura in Asia”, una manna contrattuale per coloro che si guadagnavano da vivere con il conflitto.

Nixon gli chiese di diventare Segretario del Tesoro, ma Rockefeller rifiutò l'incarico, sapendo che il suo potere era molto più grande al timone della Chase.

L'autore Gary Allen scrive in “The Rockefeller File” che nel 1973 "David Rockefeller incontrò ventisette capi di stato, inclusi i governanti della Russia e della Cina Rossa".

Dopo il colpo di stato del 1975 contro il primo ministro australiano “Gough Whitlam”, il suo successore” Malcolm Fraser”, nominato dalla Corona britannica, si recò negli Stati Uniti, dove incontrò                                    il Presidente Gerald Ford dopo aver conferito con “David Rockefeller”.

(Dean Henderson è l'autore di Big Oil & Their Bankers in the Persian Gulf: Four Horsemen, Eight Families & Their Global Intelligence, Narcotics & Terror Network e The Grateful Unrich: Revolution in 50 Countries. Il suo blog Left Hook è all'indirizzo : deanhenderson.wordpress.com).

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