Iran, Siria e Iran.

 

Iran, Siria e Iran.

 

 

 

La Liberazione della Sala e

il Senso di Trump per l’Iran.

Conoscenzealconfine.it – (10 Gennaio 2025) – Redazione – ci dice:

 

Trump fa liberare la giornalista italiana arrestata in Iran. Nello stesso giorno, pubblica su Truth un video di Jeffrey Sachs contro Netanyahu e le guerre infinite…

Cecilia Sala torna libera dopo il viaggio lampo del primo ministro italiano in America.

Inutile dilungarsi su altro, due osservazioni.

La prima è che l’attuale amministrazione Usa, a trazione Blinken data la senescenza di Biden, non ha fatto nulla in tal senso.

La seconda è che la Sala è stata liberata il giorno dopo la visita della Meloni a Mar-a-lago, segno che il team Trump, nonostante le apparenze e le narrazioni, ha contatti ben oleati con Teheran, tanto che gli è bastato, a lui o chi per lui, alzare il telefono per ottenere quanto richiesto.

Trump, l’Iran e Netanyahu.

Significativo in tal senso, ma anche a più ampio spettro, quanto pubblicato sul social Truth da Trump, o chi per lui, nel giorno nel quale è avvenuta la liberazione dell’ostaggio – presumibilmente in cambio della liberazione dell’uomo di Teheran improvvidamente arrestato dalla magistratura italiana;

 iniziativa interpretata, non a torto, dall’Iran come atto ostile.

Riportiamo dal “Time sofisrael” dell’8 gennaio:

“Il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump ha condiviso un video sul suo account “Truth Social” in cui un professore definisce il primo ministro Benjamin Netanyahu un ‘oscuro figlio di puttana’, accusandolo di essere ‘ossessivo’ nella sua ansia di spingere gli Stati Uniti a dichiarare guerra all’Iran”.

 

“Trump ha condiviso una parte di una lezione tenuta dal professore di economia della Columbia University, “Jeffrey Sachs”, in cui questi parla del pretesto per l’invasione statunitense dell’Iraq e di come il governo statunitense all’epoca stesse cercando di trovare un modo per convincere il popolo americano a quella ‘guerra menzognera’ “.

” ‘Da dove è venuta quella guerra?’ chiede Sachs retoricamente, in un discorso nel quale critica le decisioni dell’amministrazione Obama.

Sapete una cosa? È abbastanza sorprendente.

Quella guerra è stata innescata in realtà da Netanyahu.

Nel 1995 Netanyahu riteneva che l’unico modo per liberarsi di Hamas e Hezbollah era rovesciare i governi che li sostengono: Iraq, Siria e Iran’ “.

“E quel tizio [Netanyahu] non ha niente altro se non questa ossessione e sta ancora cercando di spingerci a combattere contro l’Iran, ancora oggi, questa settimana.

 È un figlio di puttana infido e oscuro, mi dispiace dirlo.

Ci ha trascinati nelle guerre infinite e, grazie all’influenza che ha nella politica statunitense, ha ottenuto ciò che voleva “.

Post significativo quello di Trump e da leggersi, appunto, a vari livelli.

 Ci torneremo (è ancora presto per commentare le sparate trumpiane su Panama, Groenlandia e Canada).

(piccolenote.it/mondo/cecilia-sala-e-il-senso-di-trump-per-liran).

 

 

 

 

 

Oms: Prepararsi alla

Pandemia che Verrà…

Conoscenzealconfine.it – (13 Gennaio 2025) – imolaoggi.it – Redazione - ci dice:

Il contrasto all’epidemia che verrà – perché verrà, non è una questione di sé, ma di quando – potrà essere efficace solo se il mondo sarà adeguatamente preparato e capace di affrontarla in modo condiviso.

 

Questo, in estrema sintesi, il messaggio lanciato dal direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità, “Tedros Adhanom Ghebreyesus”, in occasione della “Giornata internazionale per la preparazione alle epidemie” celebrata lo scorso 27 dicembre.

La necessità di una maggiore cooperazione è stata evocata ricostruendo il quadro delle minacce pandemiche del 2024:

“Quest’anno i Paesi hanno combattuto focolai di Mpox, Marburg, colera, Dengue, influenza aviaria” ha evidenziato Ghebreyesus in un video postato sulla piattaforma “X”, “mentre il cambiamento climatico sta guidando la diffusione “di queste malattie in nuove aree.

“Negli ultimi cinque anni, l’Oms ha sostenuto i Paesi per costruire una sorveglianza più forte, sequenziamento genomico, assistenza clinica, produzione locale di vaccini, diagnostica e trattamenti, sistemi sanitari più forti e più collaborazione intersettoriale.

E, soprattutto” ha concluso il direttore generale dell’agenzia sanitaria dell’Onu “i Paesi stanno continuando a negoziare il “Pandemic accord dell’Oms”, un nuovo strumento legale per rafforzare la preparazione e la ‘prevenzione’ di pandemie”.

Le solite minchiate di Ghebreyesus… ogni tanto ci riprova… poveretto deve pure arrivare alla pensione! (nota di conoscenze al confine).

(rifday.it).

(imolaoggi.it/2025/01/09/oms-prepararsi-alla-pandemia-che-verra/).

 

 

 

Meta: Stop Anche all’Indottrinamento

 su “Inclusività e Diversità.”

Conoscenzealconfine.it – (14 Gennaio 2025) – imolaoggi.it- Redazione – ci dice:

Da Washington alla Silicon Valley, il vento negli Stati Uniti sta cambiando…

Con l’imminente arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca e il controllo di Camera e Senato da parte dei repubblicani, le grandi aziende del tech si stanno riallineando su posizioni più conservatrici.

L’esempio più eclatante del nuovo corso è “Meta” che, in una settimana, si è sbarazzata prima dei “fact-checker” e poi dei “programmi per la tutela di inclusività e diversità”.

Sarebbero “antiquati” e inadeguati rispetto ai “nuovi scenari”, secondo una nota interna dell’azienda guidata da Mark Zuckerberg.

 

La big tech proprietaria di Facebook e Instagram ha assicurato che continuerà a cercare personale “diverso”, ma non con le attuali politiche.

 La mancanza di diversità razziale e di genere nella Silicon Valley è oggetto di discussione da anni e sono stati proprio i programmi ‘DEI’ (diversity, equity and inclusion) a riportare un po’ d’equilibro.

Secondo gli ultimi dati ufficiali, grazie a quelle linee guida Meta ha raddoppiato il numero di dipendenti neri e ispanici negli Stati Uniti rispettivamente dal 3,8% e 5,2% al 4,9% e 6,7%.

La società di Zuckerberg ha anche annunciato che non si dedicherà più a diversificare le sue forniture ma si concentrerà invece sulle piccole e medie imprese.

Stop, inoltre, ai corsi di formazione su “equità e inclusione”, che saranno sostituiti da programmi che “combattano i pregiudizi nei confronti di tutti, indipendentemente dal background”.

Tutto questo a pochi giorni dall’annuncio shock che tutte le piattaforme “Meta” faranno a meno dei “fact-checker£, una mossa aspramente criticata da “Joe Biden”, che in questi anni non ha mai preso posizioni così nette sulle decisioni di aziende private.

Dopo la vittoria di Trump a novembre sono state tante le grandi corporation americane a virare a destra.

A dicembre Amazon ha annunciato l’eliminazione di “programmi obsoleti” sull’inclusione.

 Quindi è toccato anche a Walmart, McDonald’s, Ford e Lowe’s. JPMorgan Chase e BlackRock si sono invece ritirate questa settimana dai programmi per la lotta al cambiamento climatico.

(ansa.it/canale_tecnologia/notizie/software_app/2025/01/11/meta-fa-fuori-anche-i-programmi-su-diversita-e-inclusione_277736fa-907c-4681-bfe0-25239957d203.html).

(imolaoggi.it/2025/01/11/meta-stop-anche-allindottrinamento-su-inclusivita-e-diversita/)

 

 

 

 

Il NATO-Scettico, Vaccino-Scettico,

 Filorusso Milanovic Stravince

 Elezioni Presidenziali in Croazia.

Conoscenzealconfine.it – (15 Gennaio 2025) – Renovatio21 – Redazione – ci dice:

Il presidente croato in carica, Zoran Milanovic, noto per la sua posizione critica nei confronti dell’UE e della NATO e per la sua opposizione agli aiuti occidentali all’Ucraina, si è assicurato un secondo mandato con una schiacciante vittoria elettorale.

 

Milanovic ha ottenuto il 74,68% dei voti al ballottaggio presidenziale di domenica, sconfiggendo nettamente il suo rivale del partito al governo, l’Unione Democratica Croata (HDZ), Dragan Primorac, ha affermato lunedì la Commissione elettorale statale del Paese.

Secondo quanto riportato dalla commissione, circa il 45% dei circa 3,5 milioni di elettori registrati ha partecipato alle elezioni.

“È un messaggio plebiscitario del popolo croato rivolto a tutti coloro che dovrebbero ascoltarlo, e chiedo loro di ascoltarlo”, ha affermato Milanovic nel suo discorso della vittoria.

Milanovic ha costantemente criticato il sostegno di Zagabria all’Ucraina, descrivendo il conflitto come una guerra per procura della NATO contro la Russia.

L’anno scorso, ha esercitato la sua autorità presidenziale come capo delle forze armate del paese per bloccare l’impiego di cinque ufficiali croati nella missione NATO in Germania, sottolineando che intende essere “un partecipante paritario nelle questioni di politica estera… In materia di difesa e sicurezza, fungerò da Comandante in Capo, non come un pari, ma come l’autorità di grado più alto, perché questo è ciò che stabilisce la Costituzione “.

Il primo ministro croato Andrej Plenkovic, aveva precedentemente definito Milanovic “filo-russo” e “il barboncino di Putin”, sostenendo che rappresentava una minaccia per la democrazia e la reputazione internazionale della Croazia.

Milanovic ha respinto queste accuse, affermando che la sua preoccupazione principale era quella di impedire che la Croazia rimanesse coinvolta nel conflitto ucraino.

Dopo l’escalation tra Mosca e Kiev nel febbraio 2022, il governo croato ha fornito all’Ucraina 300 milioni di euro in aiuti militari, tra cui la consegna di carri armati e veicoli da combattimento per la fanteria.

Milanovic, che ha assunto la carica presidenziale nel 2020, ha guadagnato notorietà sia nell’UE che nella NATO andando contro la vulgata convenzionale su molte questioni.

A giugno, aveva affermato che lo slogan “Slava Ukraini” (“gloria all’Ucraina”) – ripetuto da molti funzionari occidentali – non è diverso da quello degli alleati croati dei nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale, e lo ha denunciato come dannoso per l’immagine della Croazia.

All’inizio di quest’anno, Milanovic aveva insistito sul fatto che la Croazia non era in guerra con la Russia e aveva criticato la decisione tedesca di inviare carri armati in Ucraina, criticando quindi il trattamento riservato dall’UE a Stati membri come Polonia e Ungheria e ha accusato Bruxelles di trattare la Croazia come un bambino “ritardato”.

Il presidente croato aveva in seguito dichiarato che la “dichiarazione di guerra” proferita dal ministro tedesco al Consiglio d’Europa, costituiva una follia.

A fine 2022 il Milanovic aveva dichiarato che questa era una guerra degli USA condotta sulle spalle degli ucraini.

Negli stessi giorni, la Croazia ha rifiutato di aderire alla missione di sostegno UE per l’Ucraina;

 lo stesso presidente prima della deflagrazione del conflitto aveva accusato Londra per le tensioni che stavano per esplodere in Ucraina.

Milanovic ha affermato che proteggerà la Croazia dall’essere trascinata nella guerra di qualcun altro.

Una posizione più volte ribadite in questi mesi.

Come riportato da “Renovatio 21”, durante il biennio pandemico il vertice dello Stato croato ne aveva avute anche per i media che spingevano per il vaccino a tutti i costi.

Di recente, Milanovic si era espresso contro il bombardamento israeliano dei civili di Gaza, dichiarando che si era molto oltre l’autodifesa.

(renovatio21.com/il-nato-scettico-covid-scettico-filorusso-barboncino-di-putin-milanovic-stravince-le-elezioni-presidenziali-in-croazia/)

 

 

 

 

 

L’Asse Iran-Siria: radici

 ideologiche, obiettivi pragmatici.

Ispionline.it – (1 Ott. 2024) – Mauro Primavera – ci dice:

 

Insieme al Libano, la Siria è tornata a essere un terreno di scontro tra le forze filo-iraniane – appartenenti al cosiddetto “Asse della resistenza”, di cui l’Iran ne costituiva il perno – e Israele.

Inquadramento storico: le origini dell’alleanza tra la Siria e l’Iran.

L’alleanza tra Damasco e Teheran risale all’indomani della rivoluzione iraniana del 1979.

Nel febbraio di quell’anno l’allora presidente siriano e leader del partito Ba‘th Hafez al-Assad, padre dell’attuale presidente Bashar, riconobbe, primo leader del mondo arabo, la neonata Repubblica islamica allo scopo di contenere l’ambiziosa agenda regionale del presidente iracheno Saddam Hussein – il governo di Damasco fu infatti l’unico paese della regione a sostenere Teheran nella guerra con l’Iraq del 1980-1988 – che formalmente apparteneva allo stesso partito e allo stesso orientamento ideologico di Assad.

L’asse Damasco-Teheran mise infatti definitivamente fine agli schemi di alleanze a matrice nazionalista e socialista che fin dagli anni Cinquanta avevano caratterizzato le relazioni di gran parte dei paesi arabi in Levante e Nord Africa. L’asse serviva anche a controbilanciare il peso politico dell’Egitto di Sadat, ormai allontanatosi dal socialismo arabo e dal nasserismo, e a rimarcare la postura antisraeliana dopo gli Accordi di Camp David e il trattato di pace israelo-egiziano del 1979.

Oltre alla realpolitik e ai calcoli geopolitici, l’alleanza con Teheran trovava giustificazioni di natura ideologica e identitaria.

Entrambi gli Stati si facevano portavoce della “lotta all’imperialismo” che riprendeva, seppur con metodi e strumenti diversi, le istanze progressiste del movimento dei Paesi non allineati e del terzomondismo come l’antioccidentalismo – o, per meglio dire, l’antiamericanismo – e l’ostilità allo Stato ebraico.

Questi temi rappresentavano un efficace punto di convergenza tra ideologie (baathismo e khomeinismo) completamente diverse, se non addirittura incompatibili, e nei decenni successivi vennero riaggiornati in base alle esigenze geopolitiche dei due paesi e dei mutamenti avvenuti nello scenario globale e internazionale.

Occorre infine menzionare il revival sciita che costituiva, seppur in maniera molto debole, un ulteriore trait d’union tra i due paesi:

da una parte Teheran aveva costruito dopo la rivoluzione un innovativo e peculiare sistema istituzionale ispirato in parte ai principi dell’Islam sciita;

dall’altra Assad, pur mantenendo una sorta di “laicismo” di stato e il panarabismo come ideologia ufficiale, concesse di fatto sempre più potere a esponenti burocratici e militari appartenenti al gruppo sciita alawita, che fino a pochi anni prima era estraneo alla vita politica e sociale del paese.

 

La prima fase della guerra civile (2011-2015).

Il punto di svolta nelle relazioni siro-iraniane avvenne nel marzo del 2011, quando la Siria venne raggiunta dall’ondata di proteste (proto)rivoluzionarie note come Primavere arabe che, originatasi nel Nord Africa, avevano raggiunto parte del Levante e del Golfo.

Nel caso siriano, la società civile e i partiti di opposizione organizzarono una serie di manifestazioni per richiedere l’instaurazione di un sistema democratico multipartitico, la fine dell’egemonia del Ba‘th e le dimissioni di Assad.

 La risposta del presidente fu brutale:

 le proteste vennero duramente represse dalle forze di polizia e dall’esercito. L’opposizione, sfruttando l’isolamento internazionale del regime e la presenza nelle proprie fila di alcuni ufficiali disertori, si organizzò e nel luglio del 2011 fondò l’Esercito siriano libero, segnando così l’inizio della guerra civile.

L’Iran, sebbene all’inizio avesse accolto benevolmente le proteste popolari nel resto del mondo arabo interpretandole come la continuazione della rivoluzione del 1979, decise di schierarsi dalla parte di Assad.

Troppi, infatti, erano gli interessi che legavano i due paesi: l

a caduta del governo filo-sciita in uno stato arabo a maggioranza sunnita avrebbe comportato la fine dell’asse Beirut-Damasco-Teheran, a tutto vantaggio di Arabia Saudita, Qatar e Turchia, interessati a estendere la loro influenza sul Levante. Durante i primi mesi di guerra l’Iran rifornì Damasco di armi, munizioni e carburante senza impegnarsi direttamente nel conflitto.

All’inizio gli aiuti venivano inviati attraverso i valichi di frontiera con l’Iraq, ma, a seguito dell’avanzata delle opposizioni e la conseguente chiusura delle vie terrestri, Teheran ricorse a rotte di rifornimento alternative:

 una via aria, resa possibile grazie al fatto che il regime aveva mantenuto il controllo di alcuni aeroporti militari nelle regioni orientali, e una via mare, sfruttando il corridoio che dal Golfo giungeva al porto siriano di Tartus passando per il Canale di Suez.

 

A differenza del movimento libanese sciita Hezbollah, che era presente con propri uomini nei territori di frontiera con il Libano, l’Iran si limitò a fornire supporto e assistenza all’esercito siriano.

Nel corso del 2012 giunsero nel paese alcuni esponenti della Forza Quds, uno dei reparti del Corpo delle guardie della rivoluzione islamica (Sepahi-e Pasdaran; Irgc), capeggiate dal comandante Qasem Soleimani, che negli anni seguenti diventò una delle figure più influenti in Siria e in tutto il Medio Oriente.

Gli iraniani contribuirono alla formazione, nel novembre del 2012, delle Forze nazionali di difesa (Ndf; Quwwat al-Difa’ al-Watani), un insieme di gruppi paramilitari e di miliziani volontari che combatterono insieme all’esercito governativo e a Hezbollah.

 

Il processo di riorganizzazione avviato da iraniani e libanesi fu graduale e, nei primi anni, limitato alla formazione di un ristretto numero di unità.

Le forze dell’opposizione, invece, erano riuscite ad allestire, grazie a consistenti finanziamenti esteri, un vero e proprio esercito in grado di infliggere pesanti sconfitte alle forze governative.

Quest’ultime furono costrette a ritirarsi, tra la fine del 2012 e la prima metà del 2013, dalle province orientali, ripiegando verso i grandi centri abitati dell’ovest.

La profonda crisi politica e militare del governo centrale siriano rese necessario un cambio di strategia da parte di Teheran che, di comune accordo con il suo alleato Hezbollah, optò per l’intervento diretto nel conflitto.

Ciò fu anche conseguenza della mutata percezione iraniana sulla reale efficacia delle Primavere arabe.

Se inizialmente qualche esponente di spicco, come l’allora presidente Mahmoud Ahmadinejad e l’ex presidente Hashemi Rafsanjani, aveva espresso dubbi sulla convenienza politica ed economica di sostenere Assad, con l’esacerbarsi del conflitto nell’establishment iraniano prevalse la linea interventista.

 

L’intento era quello di salvare un regime considerato di vitale importanza per la sfera di influenza di Teheran sullo scenario regionale e, allo stesso tempo, per contenere quella delle potenze regionali e internazionali ostili alla Repubblica islamica applicando la “strategia di difesa avanzata”.

La Siria, infatti, rappresentava un punto di collegamento geografico tra Hezbollah, presente in Libano, e le milizie sciite in Iraq che, dopo la caduta di Saddam Hussein, conobbero una rapida ascesa politica e sociale.

A livello geopolitico, inoltre, la Repubblica islamica si contrappose sia ai progetti post-Assad promossi da Turchia e Qatar, vicini ai movimenti delle Primavere arabe e ai partiti islamisti, sia a quelli dell’Arabia Saudita e degli Emirati Arabi Uniti, profondamenti avversi a Teheran.

Infine, per l’Iran il conflitto civile siriano fu l’occasione per misurare la propria forza militare e testare le capacità delle diverse milizie sciite che aveva contribuito a finanziare e formare negli anni precedenti:

è il caso delle brigate afgane Fatemiyoun e di quelle pachistane Zainabiyoun.

 

La seconda fase della guerra civile (2015-2019).

Il 30 settembre 2015 il parlamento della federazione russa approvò la richiesta del presidente Vladimir Putin di effettuare attacchi aerei in Siria.

Ciò segnò l’inizio dell’intervento diretto di Mosca nel conflitto, il primo compiuto dal paese fuori dall’orbita post-sovietica.

L’obiettivo ufficiale era quello di difendere il paese dal terrorismo jihadista;

in realtà, il Cremlino intendeva rafforzare la presenza militare e il peso geopolitico in Medio Oriente.

 L’ingresso di Mosca rappresentò uno spartiacque per il corso della guerra.

 Fino ad allora il regime si era limitato a contenere l’avanzata delle organizzazioni salafite e jihadiste, in particolar modo il cosiddetto Stato islamico (Isis), che minacciava la capitale, e il Fronte al-Nusra (dal 2017 Tahrir al-Sham), che aveva occupato i quartieri orientali di Aleppo.

Nel 2015 l’esercito siriano e i suoi alleati avviarono una vasta controffensiva, riconquistando gran parte del paese, ad eccezione del Rojava, i territori nordorientali controllati dalla coalizione curda delle Forze democratiche siriane (Sdf), dell’ex governatorato di Idlib e di alcune enclave in mano ai miliziani dell’Isis e a gruppi dell’opposizione.

 

Il successo fu dovuto in larga misura al coordinamento militare tra Iran e Russia, che era iniziato molto prima del formale ingresso di Mosca nel conflitto.

Dopo una serie di incontri tenuti in primavera, nel giugno 2016 Soleimani fissò i termini dell’accordo con il Cremlino per la divisione dei compiti nella campagna militare:

i russi misero a disposizione la loro aviazione per colpire in profondità nei territori controllati da al-Nusra e Isis e, al contempo, assicurare adeguata copertura aerea all’avanzata delle truppe; al contempo gli iraniani coordinarono, congiuntamente a Hezbollah e ai vertici siriani, le operazioni terrestri.

Al di là dell’obiettivo dichiarato dalle due potenze – ossia l’eliminazione dei gruppi terroristi e il ripristino dell’autorità statuale di Damasco – la partnership russo-iraniana aveva una duplice finalità:

 testare le capacità militari e strategiche e dar sostanza a un ambizioso disegno geopolitico, che mirava a creare in Medio Oriente un nuovo polo di potenza contrapposto tanto a quello delle monarchie del Golfo quanto all’influenza degli Stati Uniti e al blocco occidentale. Inoltre il controllo della Siria avrebbe permesso a Teheran di estendere la sua profondità strategica nell’area levantina e di aumentare la deterrenza nei confronti di Israele.

 

La controffensiva fu segnata da due episodi fondamentali.

Il primo fu la riconquista di Palmira e delle zone desertiche, indispensabili per sventare la minaccia jihadista sulla capitale e riottenere il controllo dei valichi di frontiera con il vicino Iraq.

Il secondo fu la ripresa nel dicembre 2016 di Aleppo, che prima della guerra era la città più popolosa e ricca del paese.

Assad sfruttò questi successi militari per migliorare la sua immagine pubblica e stabilire un nuovo patto sociale con la popolazione che, in buona sostanza, prevedeva il miglioramento delle condizioni economiche e di sicurezza in cambio della lealtà al presidente.

In realtà, la riconquista dei territori non fu seguita da un effettivo ripristino dell’autorità statuale e delle forze di sicurezza.

In effetti, l’esercito siriano, presentava ora numerose fragilità:

l’influenza degli attori esterni lo aveva infatti trasformato in un corpo d’armata eterogeno in cui i tradizionali reparti operavano assieme alle nuove milizie locali e ai battaglioni sciiti stranieri.

Questo nuovo assetto produsse importanti mutamenti anche nella struttura interna. Infatti alla tradizionale catena di comando verticale se ne aggiunse una di tipo “orizzontale”, in cui gli ufficiali siriani si relazionavano sia con i loro parigrado russi, iraniani e libanesi sia con alcuni signori della guerra locali e contractor privati.

L’indebolimento dell’autorità dell’alto comando siriano e delle truppe regolari permise a Teheran di estendere e rafforzare il suo network militare nel paese levantino.

A partire dal 2016 la presenza della Forza Quds in Siria venne rafforzata dall’arrivo di un contingente dell’esercito regolare iraniano (Artesh), composto da cecchini e corpi speciali.

 La città di Deir el-Zor fu scelta dall’Irgc come nuovo centro di comando, per via della sua posizione geografica strategica che la collocava a metà strada tra le grandi città dell’ovest e l’Iraq, dove risiedevano le altre milizie sciite.

Nel 2018, si stima che i combattenti sciiti (filo)iraniani presenti in Siria ammontassero a circa 80.000 unità. 

 

Il maggiore impegno dell’Iran determinò però un consistente aumento dei costi militari e di vite per la Repubblica islamica:

se fino al 2014 il numero dei caduti in battaglia era stato piuttosto contenuto, durante la controffensiva del 2015-2016 perirono almeno un migliaio di combattenti, di cui 39 generali dell’Irgc.

Il bilancio fu aggravato anche dagli errori di coordinamento tra russi e iraniani.

 Ad esempio, nel maggio 2016 il Fronte al-Nusra e altri battaglioni jihadisti inflissero, anche a causa dell’inadeguata copertura dell’aviazione russa, gravi perdite alle Irgc e alle milizie sciite impegnate nell’assedio del villaggio di Khan Touman che, situato lungo l’autostrada che collega Aleppo e Damasco, costituiva un obiettivo di alto valore strategico.

 Per giustificare l’intervento militare di fronte all’opinione pubblica, la Repubblica islamica decise di sviluppare, congiuntamente all’hard power strategico e militare, il soft power religioso, enfatizzando l’enorme valore che la Siria rivestiva per lo sciismo.

 A tal proposito il Corpo delle guardie della rivoluzione islamica costruì e restaurò numerosi santuari.

Il sito più venerato e visitato fu quello di Sayyida Zaynab, a sud di Damasco, che ospitava numerose reliquie e la tomba di Zaynab, figlia maggiore del califfo Ali, figura centrale per gli sciiti.

All’inizio della guerra i pasdaran assunsero il controllo del sito, trasformandolo in un centro culturale al fine di creare un luogo protetto e riservato ai miliziani sciiti; diffondere, attraverso conversioni e progetti educativi, lo sciismo nella regione; e creare una meta per il turismo religioso con pellegrini provenienti da Libano, Iraq e Iran.

 Sayyida Zaynab rappresentava infine uno dei più importanti casi di ingegneria demografica: attorno all’area si era infatti sviluppato un centro urbano popolato da sciiti non siriani, ovvero di militari iraniani e profughi iracheni che avevano abbandonato il paese a seguito dell’intervento angloamericano del 2003.

 

La fase attuale (2020-2024).

Il declino delle forze dell’opposizione e delle organizzazioni jihadiste permise all’Iran di dedicare maggiori energie e risorse al consolidamento della propria sfera di influenza.

L’assassinio del generale Soleimani avvenuto il 3 gennaio 2020 costituì una grave perdita per la Repubblica islamica:

in otto anni di permanenza in Siria, il comandante della Forza Quds era riuscito a invertire il corso del conflitto grazie alle sue capacità decisionali, che portarono alla formazione di un vasto network militare pan-sciita in Siria, e alle sue doti relazionali che gli permisero di coordinarsi con gli ufficiali russi e libanesi.

La scomparsa di Soleimani non produsse alcuna battuta d’arresto per le attività di Teheran.

Infatti, nei mesi successivi all’attentato, la coalizione sciita compì una serie di attacchi contro obiettivi statunitensi e israeliani in Iraq e Siria.

 La politica religiosa dei santuari proseguì con la costruzione di nuovi siti culturali e militari, tra cui spicca quello di ‘Ayn ‘Ali, sorto all’inizio del 2021 nei pressi della città di Deir el-Zor.

 L’organizzazione di iniziative culturali e religiose serviva a dimostrare l’enorme influenza che l’Iran aveva acquisito sul territorio. Le milizie sciite furono in grado di inserirsi nelle complesse dinamiche locali, al punto da stringere legami con i locali signori della guerra pro-Assad e con le tribù dell’Eufrate per condurre, tra il 2023 e il 2024, attacchi contro la coalizione curda delle Sdf.

 

Il 7 ottobre 2023 l’avvio dell’operazione “Diluvio di al-Aqsa” da parte di Hamas e il conflitto a Gaza hanno segnato l’inizio dell’escalation armata sull’intero scacchiere regionale.

 Insieme al Libano, la Siria è tornata a essere un terreno di scontro tra le forze filo-iraniane – appartenenti al cosiddetto “Asse della resistenza”, di cui l’Iran costituiva il perno – e Israele.

Quest’ultimo dopo il 7 ottobre ha intensificato gli attacchi missilistici sul suolo siriano con l’obiettivo di eradicare il network militare iraniano.

Tel Aviv è riuscita a eliminare esponenti iraniani di primo piano: il 25 dicembre 2023 il generale delle forze Quds Razi Mousavi, incaricato di supervisionare il coordinamento militare tra Damasco e Teheran, è stato assassinato nel quartiere damasceno di Sayyida Zaynab;

il 1° aprile 2024 un attacco ha distrutto il consolato iraniano a Damasco, uccidendo il generale Mohammad Reza Zahedi e altri sei membri delle Irgc.

Tel Aviv ha colpito inoltre numerose postazioni dell’esercito siriano a Dara‘a e nel Golan, e danneggiato gli aeroporti internazionali di Damasco e Aleppo.

 

A seguito dell’escalation di violenza, il comandante in capo dell’Irgc Hossein Salami ha aggiornato la strategia militare di Teheran, minacciando la rappresaglia armata in caso di nuovi attacchi da parte di Israele.

Tuttavia, la Repubblica islamica al momento preferisce evitare il confronto diretto, poiché la guerra su scala regionale potrebbe compromettere il suo disegno geopolitico in Medio Oriente e, per quanto riguarda la Siria, destabilizzare un paese estremamente fragile e frammentato.

Occorre infine considerare la posizione del presidente Assad che, pur continuando a far parte dell’Asse della resistenza, negli ultimi anni ha avviato un complesso processo di normalizzazione con alcuni Paesi arabi (tra cui gli Emirati Arabi Uniti) e persino con qualche cancelleria occidentale, allo scopo di legittimarsi a livello regionale e di ridurre la dipendenza politica e militare dall’Iran.

 

 

 

 

 

Gli incendi della California

l’ombra delle armi ad energia diretta.

 Lacrunadellago.net – (14/01/2025) – Cesare Sacchetti – ci dice:

 

Mel Gibson dopo aver rilasciato la sua intervista al popolare conduttore radiofonico, Joe Rogan, contempla la sua casa di Malibù ridotta in macerie e commenta come la distruzione sembra sia stata fatta di proposito.

 

Gli incendi della California appaiono anomali sin dal principio soprattutto per questa ragione.

Il cemento si è fuso e gli alberi intorno sono rimasti intatti e non è certo questo il normale modus operandi di un incendio, seppur doloso, e seppur appiccato con dei potenti inneschi quali kerosene e benzina.

Qualche anno addietro, nel 2017, sempre la California fu suo malgrado protagonista di altri incendi che presentavano le stesse identiche caratteristiche.

Gli incendi del 2017 nella California del Nord.

 

C’erano case rase al suolo che sembravano essere state bombardate da degli aerei e intorno materiali altamente infiammabili che non sono stati sfiorati dalle fiamme.

A rilevare l’anomalia in quell’occasione di questi incendi “selettivi” è stato, tra gli altri, il capo del dipartimento anti-incendi dello stato della California che disse come non avesse assolutamente senso che nel cuore della notte fossero partiti 60 inneschi dal nulla seguiti da fortissime raffiche di vento superiori ai 100 chilometri orari e da scintille testimoniate e riprese da diverse persone nella zona.

A spiegare che il fenomeno all’epoca non era affatto naturale fu un altro pompiere, il capitano “John Lord”, che disse esplicitamente che quegli incendi non erano il risultato di un incidente dovuto al fumo di una sigaretta o ad altri combustibili comunque potenti come la benzina.

Il capitano dei pompieri in California, John Lord, spiega come gli incendi siano il risultato di armi ad energia diretta.

Lord, che vanta una lunga esperienza negli incendi, spiegò in quell’occasione come a scatenare l’inferno nelle contee di Mendocino, Santa Rosa e Sonoma fossero state delle armi ad energia diretta, le cosiddette “DEW”, che sono in grado di causare dei buchi che penetrano i cofani delle automobili e vanno dritte ai motori.

Le temperature che riescono a sviluppare queste armi ad energia diretta sono estremamente alte e ciò spiegherebbe perché le fiamme siano state in grado di distruggere intere case radendole al suolo senza nemmeno lasciare il classico scheletro che si vede in seguito ad un incendio normale e senza far bruciare gli alberi.

 

Si tratta di sofisticate armi ad energia laser in grado di sviluppare temperature alquanto elevate, superiore ai 1300 gradi centigradi che spiegherebbero la ragione per le quali negli incendi californiani del 2017 e di oggi materiali come il vetro, che richiede una temperatura di fusione di 1500 gradi centigradi, si siano sciolti completamente.

Sono armi estremamente pericolose e anche anonime sotto certi aspetti perché possono essere utilizzate da un punto all’altro della Terra o anche attraverso i satelliti dallo spazio verso la Terra poiché i laser sono in grado di compiere enormi distanze senza troppa difficoltà.

Soltanto l’anno passato a scrivere un articolo sul loro funzionamento è stata la “Rand Corporation”, un think-tank molto vicino al Pentagono e del quale hanno fatto parte personaggi di spicco dello “stato profondo “di Washington e della lobby sionista dei neocon come Donald Rumsfeld e Condoleezza Rice, già membri dell’amministrazione di George W. Bush che scatenò l’inferno in Medio Oriente pur di compiacere lo stato ebraico e i suoi “sogni” di espansione nell’area.

Sono chiaramente armi militari alquanto avanzate e questo restringe notevolmente il campo degli attori che ne hanno la disponibilità.

Negli ultimi tempi si è avuto un saggio della loro efficacia anche nel campo della battaglia navale, quando, ad esempio, sono state utilizzate per affondare navi da guerra e sottomarini o imbarcazioni civili come sembra nel caso dello “yacht Bayesian”, sul quale venne scritto un precedente contributo su questo blog.

 

In quell’occasione alcune fonti di intelligence ci rivelarono che ad affondare la barca di “Mike Lynch”, già AD di “Darktrace” molto vicino al Mossad e all’MI6, era stato con ogni probabilità un servizio segreto straniero, in particolare quello della Russia, che aveva deciso di colpire l’imbarcazione come risposta a Londra e al suo costante appoggio al regime nazista ucraino.

La tecnologia negli ultimi 30 anni ha fatto approdare la guerra tra spie verso un territorio che soltanto qualche tempo fa sarebbe stato considerato degno di un film come” Guerre Stellari”, ma ormai i “progressi” in ambito militare e spaziale sono talmente avanzati da aver trasformato in realtà degli scenari che un tempo potevano essere soltanto immaginati dalla cinematografia.

Le armi ad energia diretta sono a pieno titolo parte di queste sofisticate tecnologie e nel 2017 il loro utilizzo è servito per portare avanti la falsa narrazione dei cambiamenti climatici che imputa all’uomo la “colpa” del cosiddetto “riscaldamento globale” di cui in realtà non c’è traccia alcuna se non nelle scombinate previsioni delle Nazioni Unite e di altri “scienziati” fedeli a gruppi di influenza quali il Club di Roma e il club di Davos.

La narrazione dei cambiamenti climatici nasconde in realtà l’intento di giungere ad una deindustrializzazione del mondo Occidentale per accompagnare l’Europa e gli Stati Uniti verso la cosiddetta quarta rivoluzione industriale, quella nella quale di fatto l’industria non esiste più e dove le automobili lasciano il posto a bici e monopattini elettrici, dei quali si è avuto purtroppo un assaggio negli ultimi anni in Europa e in Italia.

 

Gli incendi e la strategia della tensione.

Stavolta la ratio di questi incendi che non sono affatto naturali come vogliono far credere i media è da ricercarsi probabilmente nel tentativo di attuare un attentato terroristico negli Stati Uniti che sono nelle ultime settimane al centro di una serie di attacchi, gli uni concatenati agli altri.

Nelle ultime settimane si è assistito difatti ad uno scatenamento di quegli apparati di intelligence che si erano prefissi di destabilizzare l’Europa e gli Stati Unti, dato che ormai ai servizi segreti ancora fedeli alla fallita agenda del mondialismo non resta molto altro che provare a perseguire la strategia del caos.

Tra la fine del 2024 e l’inizio del 2025 si è avuto un saggio di questa strategia coordinata sulle due sponde dell’Atlantico, attraverso accoltellamenti eseguiti lo stesso giorno in Italia e Germania, la notte di San Silvestro, e proseguita poi a Capodanno con altri due attacchi in contemporanea negli Stati Uniti, culminati nella strage di New Orleans e nell’attentato bomba di Las Vegas.

In tutti e due gli attentati sembra essere chiara la presenza degli apparati militari del Pentagono ostili alla presidenza Trump se si pensa che a Las Vegas risultava esserci nell’auto esplosa di fronte alla Trump Tower, “Matthew Livelsberger”, membro delle forze speciali dei Berretti Verdi, e sull’auto che invece è piombata addosso alla folla a New Orleans invece c’era “Shamsud-Din Bahar Jabbar”, altro membro dell’esercito americano.

Non si sta parlando quindi di due “pazzi” solitari che agiscono per la solita “ISIS”, brand che in realtà cela un’operazione del Mossad e della CIA, ma di due uomini addestrati dal Pentagono e che hanno in comune anche la provenienza dalla caserma di Fort Bragg, nel Nord – Carolina, presso la quale hanno ricevuto il loro addestramento.

A Fort Bragg sembra esserci proprio una divisione apposita per addestrare gli assassini, o i candidati manciuriani, da utilizzare non di rado in operazioni suicide e a rendere ancora più incredibile le già evidenti connessioni tra i due attentatori di Las Vegas e New Orleans c’è anche il fatto che nel luogo dove questi venivano “formati” era di casa un altro uomo come “Ryan Routh”.

Routh risulta aver fatto avanti ed indietro dalla caserma di Fort Bragg ed è lì che probabilmente ha ricevuto il suo addestramento per provare a mettere in atto il secondo attentato contro Donald Trump che risale al mese di settembre 2024.

Sarebbe altrettanto interessante verificare se anche il primo attentatore di Trump, tale “Thomas Crooks,” di origini ebraiche, avesse fatto qualche visita a questa caserma, ma appare certo che l’aspirante assassino del presidente americano aveva potenti entrature ed appoggi, se si pensa che faceva parte della scuola di formazione del potente fondo di investimenti BlackRock, nel quale confluiscono i capitali dei Rothschild, dei Rockefeller e delle altre ricche famiglie al vertice della governance globale.

Gli incendi in California hanno quindi tutta l’apparenza di essere un prosieguo di questa strategia della tensione che si manifesta attraverso una costante esecuzione di attentati eseguiti attraverso la tecnica della falsa bandiera oppure in danni alle infrastrutture e/o a luoghi di grande interesse nazionale.

Non c’è evidentemente a questo punto una logica meramente politica nell’esecuzione di questi attentati quanto una del sabotaggio, espressione di quei poteri che pur di non dichiarare la loro resa provano a lasciare dietro di sé una lunga scia di macerie.

 

Alcuni hanno ipotizzano che dietro il movente di questi incendi potesse esserci la volontà di ricostruire Los Angeles secondo i principi delle cosiddette “smart city “volute dal forum di Davos in vista delle Olimpiadi del 2028, ma l’appuntamento appare ancora un po’ troppo lontano per formulare una simile ipotesi, soprattutto se si considera che dopo una simile devastazione l’economia in California e a Los Angeles difficilmente tornerà a girare come prima.

A spiegarlo è stato, tra gli altri, lo stesso Trump che ha dichiarato come ora molti ricchi residenti californiani che pagavano fior di tasse allo stato della California porteranno le tende altrove e una della città più famose negli Stati Uniti e nel mondo perderà tutto il suo cosiddetto “appeal”.

Los Angeles veniva definita nella retorica anglosassone come la “città dei sogni” per essere la casa di Hollywood, il regno della cinematografia mondiale, dove alberga in realtà una rete di potenti massoni e satanisti che attraverso l’industria cinematografica hanno rovesciato addosso al pubblico americano e internazionale tutti i liquami che i signori di questo mondo volevano rovesciare.

Hollywood è stata utilizzata per giungere ad una degradazione morale e non si può mettere in dubbio il suo strettissimo legame con influenti signori della lobby sionista ed ebraica che hanno costruito questa industria a loro immagine e somiglianza.

Ad alcuni le fiamme sono sembrate anche per questo simboliche come una sorta di fuoco purificatore che distrugge comunque una terra troppo infetta da ideologie anticattoliche e anticristiane che soltanto il giorno prima degli incendi si erano prese gioco di Dio alla cerimonia dei Golden Globes, l’appuntamento che precede l’assegnazione degli Oscar.

È certamente un’epoca che tramonta e forse, dopotutto, non è un male, perché di buono dagli schermi del cinema negli ultimi decenni è venuto molto poco, e il talento vero non è mai riuscito ad emergere perché soffocato da altri mediocri attori completamente asserviti al “pensiero woke”.

Ci si chiede quindi cosa ci sarà da attendersi nei prossimi giorni da qui all’inaugurazione di Trump per il 20 gennaio.

Considerato lo stato di assoluto panico e furore da parte di chi ha perduto la battaglia per trascinare l’umanità verso il Grande Reset nel 2020-2021, non è da escludersi che possano esserci altri tentativi di sabotaggio o attacchi terroristici eseguiti con modalità non dissimili da quelle viste sino ad ora.

A Mar-a-Lago, la residenza di Trump in Florida, l’allerta è massima e le misure di sicurezza sono massicce tanto che ci sono barriere di cemento già ad un kilometro di distanza dalla casa del presidente.

Il ritorno ufficiale di Donald Trump è la nemesi di tutti quegli ambienti del potere mondialista che hanno governato l’America e l’Europa indisturbati per larga parte dell’900, e ogni singolo attacco o sabotaggio che viene eseguito rientra nella logica della destabilizzazione.

Si è di fronte ad un apparato in dismissione che si dimena come un tonno nella rete e non accetta la sua fine.

L’America era il Paese fondamentale nell’assetto della governance mondiale e la sua perdita è un danno irreparabile per coloro che aspiravano a costruire un governo unico mondiale.

A spiegarlo, tra gli altri, fu uno dei suoi non compianti membri chiave, quale Henry Kissinger, appartenente a molti club di spicco del globalismo, quali il Bilderberg, il Club di Roma e il forum di Davos davanti al quale nel 1980 l’ex segretario di Stato americano di origini ebraiche annunciava come per la prima volta la politica estera fosse divenuta globale, e non più consegnata alla dimensione degli Stati nazionali.

Nel tempo presente, si assiste al fenomeno inverso, e le élite globali, o ciò rimane di esse, stanno dando fondo a tutte le loro ultime risorse pur di arrecare il massimo danno possibile alla parte altrui.

Il tempo però a disposizione per i signori del caos è sempre di meno e il definitivo smantellamento di ciò che resta del loro apparato in America e in Europa sarà inevitabile una volta che avrà inizio la seconda, o terza, amministrazione di Trump.

Si è nella logica della coda della strategia della tensione che si era annunciata in anticipo su questo blog un mese fa, ma si è al tempo stesso nella fase terminale del cosiddetto Nuovo Ordine Mondiale.

Non resta che continuare a mantenere i nervi saldi e attendere la fase finale nella quale la testa del serpente verrà definitivamente schiacciata.

 

 

 

Cosa dovrebbe fare Trump.

Theburningplatform.com - Paul Craig Roberts – (16-1-2025) – ci dice:

 

Le agenzie di sicurezza americane hanno a lungo usato il mantello della sicurezza nazionale per evitare di essere responsabili dei loro crimini, come gli assassinii del presidente John F. Kennedy e di suo fratello, Robert F. Kennedy, e i numerosi omicidi di leader stranieri e pasticci.

A partire dal regime di Clinton, anche i presidenti e gli incaricati non addetti alla sicurezza hanno iniziato a sfuggire alle responsabilità.

La situazione è peggiorata nel regime di George W. Bush/Dick Cheney, ed è esplosa nel regime di Biden con il procuratore generale, l'FBI e i procuratori generali e i pubblici ministeri democratici che hanno usato la legge come arma contro Trump, i suoi avvocati e i suoi sostenitori.

Molte persone sono state rovinate finanziariamente.

 Molti sono stati ingiustamente imprigionati e lo stesso Trump si è visto rubare la sua rielezione nel 2020 dal furto di voti più sfacciato ed evidente della storia americana.

Le prove sono chiare che lo stesso Biden è colpevole di aver venduto l'influenza del vicepresidente e del presidente con suo figlio, Hunter, che era il commerciante e condivideva i ricavi.

 Eppure il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha impedito qualsiasi indagine e incriminazione.

 

La pratica di elevare i titolari di alte cariche allo status privilegiato di un re o di un'aristocrazia al di sopra sia della legge che della Costituzione degli Stati Uniti non deve continuare nel regime di Trump.

 Se lo farà, gli alti funzionari avranno ottenuto il diritto degli occupanti abusivi di essere al di sopra della legge, e la Costituzione degli Stati Uniti sarà ridotta a un documento morto.

A questo punto, l'unico modo per evitare un collasso dello stato di diritto negli Stati Uniti è che il regime di Trump persegua implacabilmente i funzionari del Dipartimento di Giustizia, dell'FBI e della Casa Bianca che hanno applicato selettivamente la legge sotto forma di “law fare” contro gli oppositori politici.

Se i responsabili evitano la responsabilità, sarà stato stabilito un precedente legale e i diritti differenziati e lo status basati sulla razza e sul genere che sono già in vigore saranno affiancati da speciali privilegi legali per gli alti funzionari governativi.

Significherebbe la fine di ogni possibilità di un governo responsabile.

Questa dovrebbe essere la massima priorità del regime di Trump.

È ancora più importante della chiusura delle frontiere.

Sul fronte della guerra, Trump dovrebbe semplicemente allontanarsi dal conflitto con l'Iran e la Russia.

Le guerre distraggono dalle questioni interne e impediranno di concentrarsi sul rendere l'America di nuovo grande.

Le guerre porteranno più propaganda sui "terroristi" e più violazioni delle libertà civili degli Stati Uniti, che non è un percorso per rendere l'America di nuovo grande.

Non c'è alcun motivo per il sangue americano, il denaro dei contribuenti e una maggiore emissione di debito degli Stati Uniti al fine di arricchire le casse del complesso militare/di sicurezza e di espandere la frontiera del Grande Israele.

Trump dovrebbe rendersi conto che Israele non ha alcun valore per l'America. Israele è un peso morto al nostro collo, e l'incondizionato sostegno americano alle guerre di Israele e al genocidio dei palestinesi è costato enormemente alla reputazione dell'America.

Se l'America ha mai avuto un lustro morale, non ce l'ha più.

 

L'Iran e la Russia non minacciano gli Stati Uniti.

Il Medio Oriente è pieno di problemi per l'Iran, il cui governo non ha bisogno di problemi con gli Stati Uniti.

 L'Ucraina è un problema della Russia, non nostro.

Washington è responsabile del conflitto.

 Trump dovrebbe scusarsi e rimuoverci dal conflitto.

 

Nel momento in cui Trump smetterà di inviare denaro e armi all'Ucraina e a Israele, la pace scenderà nel mondo.

Trump dovrebbe tornare alla sua posizione originale secondo cui la NATO non ha alcun valore per l'America.

 Se la NATO non esistesse, la Russia e l'Europa sarebbero impegnate in iniziative economiche reciprocamente vantaggiose.

 Queste iniziative creerebbero finanziamenti e opportunità di business anche per gli americani.

Tutti prospererebbero.

È la ricerca dell'egemonia da parte di Washington – il controllo sugli altri – che sta sopprimendo l'attività economica in tutto il mondo ed erodendo il tenore di vita di tutti gli americani tranne l'uno per cento più ricco.

“ MAGA“America non ha alcun interesse nelle agende delle politiche dei gruppi di lobby di interesse speciale che beneficiano solo una piccola percentuale di persone che sono già così ricche da non poter spendere la loro enorme quantità di reddito e ricchezza.

I problemi del mondo hanno origine a Washington e sono istituzionalizzati nella lobby israeliana, nel complesso militare/di sicurezza, in Big Pharma e nel suo controllo sull'alto costo e sull'inefficacia della medicina americana che sacrifica la salute degli americani e l'integrità dei medici ai profitti di Big Pharma.

 Queste sono le vere minacce per l'America che, se l'America vuole essere di nuovo grande, queste minacce, non la Russia e l'Iran, devono essere distrutte ed eliminate.

Se il regime di Trump riuscirà a ristabilire il rispetto per uno stato di diritto incriminando e perseguendo il Dipartimento di Giustizia, l'FBI e altri funzionari per il loro comportamento criminale, e se Trump riuscirà a disimpegnare la macchina da guerra USA/Israele, avrà salvato il mondo dalla guerra nucleare e ristabilito gli Stati Uniti come la principale nazione a cui il mondo guarda per la leadership.

La mia preoccupazione è che Trump amerà il ruolo della guerra.

Come credeva Winston Churchill, non c'è niente di più eccitante che essere un leader di guerra, soprattutto se si immaginano prospettive di vittoria.

Trump è estremamente suscettibile di entrare in guerra sulla base del consiglio che Putin non ha linee rosse perché Putin ha troppa paura del conflitto.

 Con l'isolamento dell'Iran dalla distruzione della Siria e un governo riformista che vuole essere libero dalle restrizioni religiose e fare soldi in Occidente, Trump è stato avvisato che è tempo di far crollare l'Iran.

(rt.com/news/610763-trump-envoy-iran-pressure/)

 

Quando l'élite al potere ti blocca altrove, la loro agenda diventa la tua unica scelta.

Trump ha combattuto così duramente solo per il gusto di essere usato dall'establishment americano ben istituzionalizzato?

La terza cosa che Trump dovrebbe fare immediatamente è chiudere i laboratori di guerra biologica degli Stati Uniti che Washington sta gestendo in tutto il mondo.

Questi laboratori stanno cercando di creare agenti patogeni mortali che sono altamente contagiosi.

 I laboratori stanno anche tentando di indirizzare gli agenti patogeni a specifiche etnie, raccogliendo, ad esempio, DNA russo nella speranza di trovare del materiale unico per i russi a cui collegare l'agente patogeno.

Questi laboratori americani sono tutti illegali.

 Washington cerca di evitare la responsabilità localizzando i suoi laboratori di guerra biologica in altri paesi.

Trump dovrebbe fermare immediatamente l'attività e perseguire i responsabili, compreso il Congresso degli Stati Uniti, se il Congresso ha autorizzato questa attività illegale.

Coloro che traggono profitto da questa attività malvagia affermano che dobbiamo farlo perché lo fanno i nostri nemici, ma non forniscono mai alcuna documentazione per la loro affermazione.

 Indipendentemente da ciò, come dimostra l'esperienza del Covid, quando un agente patogeno viene rilasciato va ovunque.

Usarne uno come arma si traduce nella stessa autodistruzione della guerra nucleare.

Gran parte della scienza è impegnata nelle armi. La scienza deve tornare a migliorare la salute e la condizione umana.

Se Trump riuscirà ad affrontare le vere sfide che abbiamo di fronte invece di essere trascinato in false sfide al servizio di interessi particolari, passerà alla storia come il più grande presidente americano della storia.

 

 

 

Il clima Jeezus porta via.

Theburningplatform.com - Guest Post di Jim Kunstler – (13-1-2025) – ci dice:

 

"State Farm, il mio assicuratore per decenni, ha cancellato la mia assicurazione e tutti quelli che si trovavano nelle nostre immediate vicinanze poco prima dell'incendio.

State Farm NON c'era...» — “James Woods”.

 

"I cosiddetti progressisti hanno finalmente ottenuto ciò di cui presumibilmente avevano avvertito, ma che in realtà desideravano:

lo sfratto dei ricchi discendenti dei colonizzatori, l'incenerimento delle loro case e la distruzione di una città che, più di ogni altra, rappresenta la nostra sanguinosa storia di supremazia e conquista bianca". — “Michael Shellenberger”.

 

Per coloro che negli Stati Uniti sono interessati a far collassare gli Stati Uniti, l'incendio di Los Angeles è il regalo che continuerà a dare, e George Soros non ha dovuto sborsare un centesimo per farlo accadere.

Dal punto di vista della diversità, dell'equità e dell'inclusione, il fuoco si è spento, ripulendo quasi l'intera popolazione “Pac Pal” da altezzosi, ricchi e bianchi "alleati" degli oppressi e degli emarginati – che ora avranno Los Angeles tutta per sé.

“ Chez Whitey “è "chiuso per lavori di ristrutturazione" e potrebbero volerci vent'anni prima che possa riaprire, se mai lo farà.

 

Probabilmente mai, se la” California Coastal Commission” ha qualcosa da dire al riguardo.

E perché non dovrebbero?

In genere non approvano che le cose vengano costruite direttamente sulla spiaggia.

Probabilmente erano tutti in ginocchio domenica nella Chiesa della Fede del Lusso a ringraziare “Climate Jeezus” per aver spazzato via Malibu e le colline sopra di essa.

La figlia di Ronald Reagan, “Patti Davi”s, si lacerò i suoi abiti nella pagina degli editoriali domenicali del New York Times, lamentandosi:

"La mia rabbia per quello che abbiamo fatto a questa fragile e squisita Terra è stata soffocata dal dolore fino all'altra sera, quando stavo guardando un programma di notizie con un gruppo di commentatori.

 L'argomento era Los Angeles in fiamme e una persona ha menzionato il cambiamento climatico come causa.

Un altro commentatore ha sorriso e ha detto che non credeva che fosse la causa.

Ho sentito la rabbia salire oltre il mio dolore.

Il mio primo pensiero è stato: "Pensi di saperne più degli scienziati?"

Naturalmente, il mio primo pensiero è stato: chi paga quegli scienziati?

La stessa domanda che si potrebbe porre agli scienziati del CDC, del NIH, della FDA e del NIAID che hanno dichiarato che il Covid-19 non è stato assolutamente creato in un laboratorio di Wuhan e che i vaccini a mRNA sono "sicuri ed efficaci".

Il mio secondo pensiero è stato:

potresti trovare un esempio migliore di recitazione performativa utopica-woke?

 Il mio terzo pensiero è stato: da quando gli "esperti" sono infallibili?

Il mio quarto pensiero è stato: la scienza non progredisce sulla base di un'argomentazione continua?

Il mio quinto pensiero è stato:

se “Patti Davis” sta guardando il telegiornale, deve essere in un posto confortevole e probabilmente lussuoso che non si è bruciato.

Questo per quanto riguarda i miei pensieri, intrattenuti senza lo strappo dei vestiti.

Più che altro per quanto riguarda l'incendio in sé, ci si deve chiedere cosa stia succedendo a quelle decine di migliaia di sfollati e famiglie in questo momento.

Quanti di loro dormono nelle loro proprietà fumanti, o nelle loro auto, o semplicemente tremano su un marciapiede da qualche parte.

Non sembra possibile che tutti abbiano trovato un posto dove andare, certamente non a casa dei loro vicini, che erano tutti bruciati.

E ci sono così tante camere d'albergo non occupate da "senza documenti".

Ad ogni modo, quante famiglie possono soggiornare in camere d'albergo che costano $ 1.000 a notte, e per quante notti?

Quanti di loro hanno perso assolutamente tutto, compresa la possibilità di un futuro?

Il che ti porta a renderti conto che abbiamo appena iniziato a vedere gli effetti a catena di questa catastrofe.

Quelle decine di migliaia di esauriti non si presenteranno al lavoro presto.

 Avranno tutto ciò che possono fare per trovare un tetto sopra la testa mentre si affannano con i funzionari della FEMA, i burocrati dello Stato della California, gli agenti delle compagnie assicurative e altri "aiutanti".

 I dilemmi della ricostruzione sono già stati provati dai notiziari.

Anche se i politici sospendessero tutti i codici edilizi e urbanistici e le questioni fiscali, da dove arriveranno così tanti appaltatori in un lasso di tempo ragionevole?

E dove si mette tutta quella poltiglia di plastica fusa e la cenere tossica che rimane sul terreno dove un tempo c'era la vita delle persone?

Se hai perso una casa del valore di $ 5 milioni, ti costerà almeno $ 10 milioni per sostituirla.

Buona fortuna, anche se eri una star del cinema di medio livello.

Naturalmente, se la tua assicurazione è stata cancellata di recente – o semplicemente non ne avevi perché costava troppo – allora non c'è alcuna possibilità che tu possa anche solo fantasticare di vivere sulle colline sopra Malibu mai più.

E quel lavoro che non sei in grado di fare in questo momento a causa delle pressanti esigenze di pura sopravvivenza nella “Gerarchia dei Bisogni di Maslow.” . . Potresti non andare mai più a fare quel lavoro.

Anche l'azienda per cui hai lavorato potrebbe non esserci più.

Se mai ci fosse un proverbiale ultimo granello di sabbia in una frana, il Grande Incendio di Los Angeles del 2025 deve essere una cosa sicura nei confronti dell'economia statunitense, in particolare dal punto di vista finanziario.

Un sacco di proprietari di case non pagheranno i loro mutui su un lotto vuoto fumante.

Le banche non sono in condizioni favolose in questi giorni.

Quanti prestiti andati a male ci vorranno per distruggere banche già instabili?

 E, a proposito, il collaterale non c'è nemmeno più.

Il rep man è fuori dai giochi.

Cosa succede alle compagnie assicurative? E le compagnie di riassicurazione che teoricamente sostengono gli assicuratori?

Vi dirò cosa succede: saranno sostenuti dal governo, che non ha i soldi per sostenerli, ma lo creerà dai pixel sugli schermi. . . il che significa aspettarsi un notevole aumento dell'inflazione (cioè un calo del potere d'acquisto del dollaro), che sarà un occhio nero per la nuova amministrazione Trump.

In che modo tutto questo si ripercuote sull'economia statunitense nel suo complesso?

Nessuno lo sa ancora, ma i segnali non sono rassicuranti.

Si possono dedurre innumerevoli catene di conseguenze.

L'azione di venerdì sui mercati finanziari è sembrata un tremito di cose a venire.

 La Bolla di Tutte le Bolle rimane. . . per quanto tempo?

 

 

 

Perdonate ogni singolo prigioniero

politico J6 – ogni singolo.

Theburningplatform.com - Guest Post di Kurt Schlichter – (16-1-2025) – ci dice:

 

Ehi, avete sentito parlare di quella “coppia J6 amante di Trump” che ha lanciato una bomba e ferito permanentemente un poliziotto?

Ha avuto cinque anni.

 Sua moglie non aveva anni.

Sì, quei J6er se la sono cavata davvero facilmente. Oh, aspetta, errore mio.

Non erano imputati J6.

Erano un paio di stronzi “Anti fa” che erano arrabbiati perché il commentatore conservatore” Michael Knowles” stava per parlare di “sciocchezze transgender”. Invece di essere trattato con lo stesso disprezzo e la stessa durezza degli imputati del J6, questo giudice federale ha detto che erano qualcosa sulla falsariga di persone molto belle.

Quanti anni pensi che un imputato J6 otterrebbe se ferisse permanentemente un poliziotto con una bomba?

 Circa un milione. Ma c'è una differenza vitale.

L'amministrazione Biden (sic) likes i terroristi “Antifa” e odia i patrioti.

Il fatto è che abbiamo un sistema giudiziario a doppio binario, il che è intollerabile. Ciò significa che non dobbiamo tollerarlo.

 Ciò significa che non dobbiamo accettarlo.

Ciò significa che non dobbiamo fingere che qualsiasi verdetto emesso da esso sia giusto o valido. Ciò significa che non dobbiamo permettere alle persone che ce lo impongono per metterci a tacere, intimidirci e vendicarci per il crimine di sfidarli.

Tutti i procedimenti giudiziari J6 sono illegittimi, non perché le azioni degli imputati J6siano tutte incontaminate – la stragrande maggioranza è colpevole solo di pensare che, come parte del Popolo, avevano il diritto di camminare per la Casa del Popolo – ma perché non sono stati trattati esattamente allo stesso modo di coloro che sono politicamente allineati con le persone che li perseguitano.

 E non c'è modo di annullare la macchia del sistema giudiziario a due livelli.

Ci sono rapporti secondo cui il presidente Trump commuterà le sentenze per far uscire le persone dal carcere, quindi seguirà un "processo" di grazia per valutare ogni condanna.

No, no, no.

Ogni condanna – ogni singola condanna, comprese quelle di persone costrette a dichiararsi colpevoli (e sono state costrette) – è macchiata dalle azioni del Dipartimento di Giustizia, dalle azioni di giudici prevenuti e dal fatto che la sede di Washington era manifestamente ingiusta. Nessuna condanna J6 può reggere. Ogni condanna era ingiusta e ingiusta.

Donald Trump deve rimediare a questa grave ingiustizia. Deve perdonare ogni singolo prigioniero politico J6 deendant/politico – ognuno di loro (e no, non intendo i lacchè del governo).

Non mi interessa se hanno attraversato la rotonda scattando selfie.

 Non mi interessa se hanno saccheggiato la vasta scorta di alcolici di Nancy Pelosi. Non mi interessa nemmeno se hanno colpito un poliziotto.

La sinistra ha picchiato i poliziotti – e peggio – in tutto il paese durante le rivolte dopo la morte di quel criminale tossicodipendente, e non sono stati trattati esattamente allo stesso modo dei J6ers.

 Le loro accuse sono state respinte o minimizzate.

Hanno avuto delle pause e si sono scusati.

Non sono stati soggetti a persecuzioni simili a quelle di Javert da parte dei democratici dello stato profondo, che includevano l'arresto da parte di squadre SWAT, trattenuti senza cauzione per lunghi periodi, torturati nelle carceri di Washington, accusati di crimini che non erano crimini, "difesi" da difensori pubblici di sinistra che volevano vederli condannati, processati da giudici che avevano già dimostrato la loro parzialità, condannati da un partito 95%+ democratico DC giurie e condannati a pene detentive ridicolmente lunghe.

La crudeltà selvaggia e la malizia del corrotto Dipartimento di Giustizia e dell'FBI devono essere ripudiate.

 Il presidente Donald Trump deve perdonare ogni singola vittima.

Non c'è altra alternativa. Non ci sono compromessi.

Qualsiasi cosa che non sia un ripudio totale di questo pogrom convalida l'indicibile male perpetrato contro i cittadini patriottici.

E non è tutto.

Il presidente Trump dovrebbe anche scusarsi con loro a nome del popolo e del governo americano, oltre a dirigere il Dipartimento di Giustizia a risolvere le loro richieste multimilionarie di diritti civili senza contenziosi.

 Ma non esageriamo.

Tutto inizia con la grazia a tutti loro nel primo giorno dell'amministrazione Trump 2.0.

Non il pendolarismo – il pendolarismo implica una certa validità delle condanne – ma il perdono, perché i procedimenti giudiziari ingiusti non possono stare in piedi in tutto o in parte, e ognuno di essi in quei tribunali farsa era ingiusto.

La sinistra piangerà, e questo è un bene.

 Hanno bisogno di perdere.

Hanno bisogno di vedere che quello che hanno fatto è finito nel nulla.

E devono essere ritenuti responsabili.

 I dipendenti governativi che erano dietro queste atrocità – i pubblici ministeri, gli agenti dell'FBI, i brutali teppisti delle guardie carcerarie – devono essere tutti identificati e tutti devono essere perseguiti dove appropriato – a differenza di loro, non abbiamo intenzione di incastrare o costringere i nostri oppositori.

 Li riterremo responsabili.

Non possiamo lasciar perdere tutto questo.

Non possiamo lasciarcelo passare.

E certamente non possiamo abbandonare le persone che sono state torturate non a causa di ciò che presumibilmente hanno fatto, ma a causa di chi hanno votato.

 

È una caratteristica, e non un difetto, che i democratici e i lacchè dei media del regime saranno indignati da questo giusto atto di giustizia.

Hanno bisogno di essere arrabbiati e mostrare che non possono vincere.

Questa è un'importante lezione pratica.

La vendetta del J6 è stata un crimine vergognoso che supera di gran lunga i falsi crimini della storia americana – come il "maccartismo" – di cui la sinistra si lamenta sempre.

Ma ci saranno anche repubblicani che piangeranno per questo, e sbagliano a farlo. Sbagliano a farlo perché la questione vitale non è se un individuo si è spinto troppo oltre il 6 gennaio.

Si tratta di una persecuzione sistematica dei cittadini americani che non deriva da una considerazione individualizzata delle loro esatte circostanze, ma semplicemente perché erano affiliati al partito fuori dal potere.

Non si può tollerare questo in una società libera.

 Se lo tolleri, smette di essere una società libera.

E tollerare questo a causa di alcuni cliché zoppicanti come "rispettare lo stato di diritto" è ridicolo: questi stessi procedimenti giudiziari sono un attacco diretto allo stato di diritto.

 Dare credibilità a queste accuse e condanne, indipendentemente dal fatto che la persona sia accusata di violazione di domicilio o di aver preso a pugni un piede piatto, significa accettare un sistema giudiziario a due livelli.

Ecco perché l'idea che le persone condannate per "violenza" non debbano essere graziate è così fuorviante.

Accettare la validità di qualsiasi procedimento giudiziario J6 significa accettare che questi procedimenti giudiziari parziali e tirannici possano mai generare un risultato giusto.

Un sistema giudiziario a due livelli che prende di mira il nostro popolo in una sede di parte di fronte a giudici di parte attraverso statuti applicati in modo errato non potrà mai produrre un risultato giusto.

Nessuno dei procedimenti intrapresi contro questi imputati J6 potrebbe mai essere giusto.

Ogni singolo processo è stato ed è assolutamente corrotto.

Ogni singolo verdetto del processo è stato fatalmente contaminato. Ogni dichiarazione di colpevolezza è stata presuntivamente forzata.

 

Nessuno di essi può essere accolto.

Cercare di scegliere tra i presunti meritevoli e i presunti immeritevoli imputati del J6 ignora la realtà che ogni singola condanna è moralmente contaminata e deve essere annullata.

 L'unico modo per ottenere giustizia è perdonare ognuno di loro – e poi pagare loro un risarcimento per la grave violazione dei loro diritti civili.

In pratica, ognuno di loro deve anche essere perdonato immediatamente, perché passare attraverso un processo di selezione e scelta tra di loro per decidere chi è degno richiederà tempo.

Tutti questi cittadini hanno sofferto abbastanza per questa ingiustizia.

Un presunto imputato J6 meritevole non dovrebbe aspettare un secondo in più per la sua ingiusta condanna per essere spazzato via e la sua vita per poter ricominciare mentre i membri dello staff riversano i documenti del tribunale cercando di scegliere tra chi dovrebbe essere graziato e chi non dovrebbe essere basato su alcuni criteri arbitrari.

E questo pur assumendo implicitamente che questo sistema giudiziario a due livelli possa mai essere giusto.

Se si accetta il paradigma meritevole/immeritevole – cosa che io non condivido – è ancora meglio che dieci imputati presunti immeritevoli siano graziati piuttosto che un imputato meritevole trascorra un solo giorno in più in carcere o sia gravato da una condanna ingiusta.

Quindi, il residente P deve perdonare ognuno di loro il 20 gennaio.

 

Le nuove regole richiedono anche questi indulti.

Joe Biden ha già graziato il figlio stronzo, oltre a commutare le condanne di 1.300 criminali, tra cui pervertiti, spie e persino un giudice malvagio da cartone animato che ha preso tangenti per imprigionare i bambini in un riformatorio privato.

È quasi certo che il “presidente Demento” – o chiunque prenda decisioni per lui perché, a questo punto, è una melanzana umana – perdonerà un sacco di altri stronzi nella sua cerchia ristretta, così come spazzatura come Liz Cheney e Anthony Fauci.

Ma va bene così.

I loro immeritati indulti avrebbero fornito copertura dai piagnucolosi per i perdoni del J6.

Il presidente Trump non può affrontare i suoi stessi sostenitori che hanno lasciato marcire il suo popolo mentre i veri criminali democratici se la cavano liberamente. Il presidente Trump dovrebbe strappare la benda e perdonare ognuno di loro non appena toglie la mano dalla Bibbia.

 Facendo tutto in una volta, creerà una tempesta mediatica incentrata sulla grazia che distoglierà l'attenzione dalle dozzine di altre cose vitali, ma potenzialmente controverse, che farà quel primo giorno.

Mentre i suoi nemici concentrano il loro fuoco sulla grazia, tutte le altre cose importanti scivoleranno attraverso le fessure.

Il sistema giudiziario a doppio binario degli ultimi quattro anni è intollerabile, e ciò che è intollerabile non deve essere tollerato.

Fare qualsiasi cosa tranne perdonare ognuno degli imputati del J6 significa tollerare questa disgustosa e vergognosa campagna di persecuzione.

L'intera jihad di sinistra contro i manifestanti del J6 è contaminata ed è stata illegittima fin dall'inizio e per tutto il tempo.

Permettere che questa farsa continui è un'ingiustizia nei confronti dei sostenitori del Presidente che sono stati perseguitati, ed è un insulto agli Stati Uniti d'America e alla nostra Costituzione.

I Fondatori, nella loro saggezza, hanno fornito un mezzo per il “residente P” per annullare questo tipo di persecuzione malevola, e dovrebbe assolutamente esercitarla.

 Le urla e i lamenti dei democratici e dei loro lacchè mediatici di regime renderanno solo molto più dolce fare la cosa giusta.

 

 

 

 

 

Il primo ordine del giorno del nuovo

Congresso è proteggere Israele.

Unz.com - Philip Giraldi – (10 gennaio 2025) – ci dice:

 

Cosa verrà inaugurato esattamente?

La grande notizia della scorsa settimana sono stati gli incendi record in California, che hanno distrutto più di 9.000 case.

Ci sono state le solite smentite astute da parte dei politici su chi fosse responsabile della promessa, ma non eseguita rimozione della vegetazione dalle aree boschive.

Ho particolarmente apprezzato il commento dell'attore Mel Gibson, che ha perso la casa, quando ha discusso del disastro con il “pod caster Joe Rogan”.

Rogan, un ex californiano, ha detto: "Hanno speso 24 miliardi di dollari l'anno scorso per i senza tetto , e quanto hanno speso per prevenire questi incendi boschivi?"

Rogan ha chiesto e ha risposto: "Zip".

 "Zip", ha concordato Gibson. "E nel 2019, [il governatore Gavin] Newsom ha detto, sai, che si sarebbe preso cura della foresta, avrebbe mantenuto la foresta e fatto tutte quelle cose. Non ha fatto nulla".

"Inoltre, hanno tagliato l'acqua", ha risposto Rogan e Gibson ha poi scherzato: "Tutti i nostri soldi delle tasse probabilmente sono andati al gel per capelli di Gavin".

Sempre dal file delle cattive notizie proviene il rapporto secondo cui l'incendio ha costretto il presidente Joe Biden a cancellare il suo viaggio a Roma, dove avrebbe dovuto avere un'udienza con Papa Francesco il 10 gennaio.

Ciò che Biden si aspetta di realizzare a Washington per aiutare a mitigare gli effetti dell'incendio non è chiaro, poiché ha inviato tutti i soldi disponibili nel Tesoro per sostenere le guerre in Ucraina e Gaza.

Inoltre, gli assistenti di “Genocide Joe” dovrebbero spiegargli che la California è considerata parte degli Stati Uniti.

Molti di noi cattolici tradizionali che hanno fatto pressioni sul Vaticano avrebbero preferito che Biden si recasse in Italia nella speranza che il Papa potesse essere disposto a ristabilire una certa autorità morale proveniente dal Papato facendo la cosa giusta, che sarebbe quella di scomunicare Biden per il suo sostegno attivo all'aborto, al matrimonio gay e al genocidio degli arabi cristiani perpetrato dagli israeliani in Palestina.

Si è sempre dato per scontato che il Papa non avrebbe in nessun caso scomunicato un presidente americano, ma valeva chiaramente la pena di fare lo sforzo di dimostrare che potrebbe effettivamente esserci una qualche responsabilità nel governo degli Stati Uniti, anche se dovesse provenire da una fonte straniera.

Ahimè, quella speranza era forse illusoria.

 

Si prevede che la vera grande storia emergerà la prossima settimana, quando qualcuno senza dubbio si comporterà male all'Inaugurazione a Washington.

Anche mentre si sta preparando il trasferimento dell'autorità presidenziale da Joe Biden a Donald Trump, ci sono stati i soliti segnali contrastanti combinati con narrazioni discutibili provenienti dai due partiti politici.

Donald Trump ha aperto la strada con una raffica di proposte di politica estera che hanno lasciato perplessi come risposta alla corretta convinzione che l'amministrazione Biden abbia malamente gestito la sua responsabilità di mantenere gli Stati Uniti al sicuro e di impegnarsi in una politica estera che avrebbe beneficiato il popolo americano.

Ciò significa che l'appello di Trump a un drastico cambio di direzione tra la classe politica profondamente radicata nel nostro paese per evitare di ripetere la disastrosa esperienza dell'Afghanistan in Medio Oriente, Europa orientale e Taiwan è sensato.

Ma sfortunatamente, il rimedio “MAGA” potrebbe essere altrettanto grave o addirittura peggiore del pasticcio lasciato dal gruppo di decisori politici di Biden, a partire dal peggior Segretario di Stato nella memoria vivente nella persona dell'ultimo avvocato israeliano Antony Blinken.

In effetti, il fallimento totale degli ultimi quattro anni suggerisce, guardando al futuro, che il vero pericolo che affrontano gli americani è che i segnaposto a livello di gabinetto spesso ignoranti che proliferavano sotto Biden sembrano essere ampiamente duplicati sotto il regime entrante del presidente eletto Donald Trump.

Data la cultura che produce nominati politici di alto livello, i consiglieri della Casa Bianca sono raramente selezionati per la loro esperienza o conoscenza e invece sono troppo spesso acquisiti a causa di profilazione razziale o etnica o come ricompensa per la loro lealtà personale al capo dello stato.

L'ironia è che Donald Trump ha avuto ragione nel capire che gli americani sono stanchi di guerre in luoghi che non possono trovare su una mappa.

 In effetti, Trump potrebbe aver ottenuto il suo margine di vittoria su Biden attraverso gli elettori che sono stati attratti dal suo rifiuto verbale delle "guerre stupide" che sono proliferate negli ultimi venticinque anni.

Ma ora che ha vinto, Trump è sfrenato e il suo lato oscuro è stato scatenato.

 I suoi candidati per i posti di gabinetto sono quasi tutti aggressivamente sionisti e filo-israeliani, ma anche combattivi nei confronti sia della Russia che della Cina.

Lo stesso Trump ha confuso le acque nelle ultime settimane chiedendo di riprendere il controllo del Canale di Panama per contrastare le presunte estorsione sui pedaggi e il coinvolgimento cinese nelle sue operazioni, ha minacciato di "pagare l'inferno" ai cittadini di Gaza se non rilasciano gli ostaggi israeliani entro il giorno dell'insediamento, ha chiesto di annettere la Groenlandia per migliorare la sicurezza degli Stati Uniti, non ha respinto i recenti aumenti di truppe di Biden in Siria, ha chiesto di rinominare il Golfo del Messico, ha proposto che il Canada diventi il 51 ° stato e si dice che stia discutendo con gli israeliani di un attacco all'Iran.

 Lui e i suoi portavoce hanno anche avvertito la Russia che gli Stati Uniti forniranno più armi all'Ucraina se Vladimir Putin non accetterà i negoziati per porre fine alla guerra in Ucraina "in un giorno" dopo l'insediamento di Donald Trump, sebbene il futuro presidente stia ora ammettendo che potrebbe volerci più tempo.

 Trump si è anche ripetutamente autodefinito come il candidato "più filo-israeliano" per una carica pubblica, in modo simile alle affermazioni fatte dal cattolico Joe Biden, membro del country club, secondo cui sarebbe un sionista, poiché essere vicino a Israele e agli ebrei americani è attualmente una condizione conditio sine qua non per coloro che sono attivi nella politica americana.

Il nuovo predominio del GOP sia alla Camera che al Senato significa che il Congresso sarà a bordo per fornire supporto alla nuova Amministrazione e significherà anche raddoppiare la quasi totale sottomissione attuale a Israele e al Primo Ministro Benjamin Netanyahu.

Il nuovo repubblicano ha dominato la Camera dei rappresentanti del 119 ° Congresso come uno dei suoi primi atti ufficiali, uno che non ha nulla a che fare con gli Stati Uniti, ha appena approvato una legge con 243 voti a favore e 140 contrari, con 45 democratici che si sono uniti alla maggioranza dei repubblicani.

Il rappresentante” Thomas Massie” è stato l'unico membro del” caucus del GOP” ad avere sufficiente integrità per rifiutarsi di votare a favore della legge.

 

"The Illegitimate Court Counteraction Act" ha sanziona la Corte penale internazionale (CPI) per il suo tentativo di notificare mandati di arresto a Benjamin Netanyahu e all'ex ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant per il crimine di genocidio.

 I membri della corte saranno vietati nei loro viaggi negli Stati Uniti e i loro beni personali saranno soggetti a confisca.

Tutti i funzionari della corte che tentano di arrestare o indagare sul primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu sono tutelati dalla legge.

E’ probabile che il disegno di legge passi attraverso il Senato prima di essere firmato da Trump.

 Il rappresentante “Brian Mast” della Florida, presidente della commissione per gli affari esteri della Camera e co-sponsor della legislazione, ha commentato che "l'America sta approvando questa legge perché un tribunale farsa sta cercando di arrestare il primo ministro del nostro grande alleato".

Mast, un veterano dell'esercito israeliano senza gambe che a volte indossa la sua uniforme delle IDF alle sessioni del Congresso, ha accusato la corte di antisemitismo.

Ha aggiunto che "Questo disegno di legge invia un messaggio incredibilmente importante in tutto il mondo... Non ostacolate l'America o i nostri alleati che cercano di riportare a casa il nostro popolo.

Non vi verrà data alcuna tregua e, ancora una volta, non sarete certamente i benvenuti sul suolo americano".

Si suppone che ci saranno ulteriori leggi per effettuare la deportazione dei manifestanti pro-palestinesi, come Trump ha promesso più volte, così come ulteriori misure per criminalizzare ogni critica allo stato ebraico, rendendo Israele ancora una volta il grande vincitore delle recenti elezioni.

Gli Stati Uniti invaderanno la Groenlandia, il Messico, il Canada, l'Iran e Panama? Chi lo sa?

Ma di sicuro la nuova amministrazione somiglierà molto alle guerre su richiesta di Joe Biden o forse anche peggio, forse includendo anche un raddoppio dell'uso della forza maggiore come risposta impulsiva mal concepita a politiche che hanno fallito in modo palese e abbastanza visibile negli ultimi vent'anni.

Gli americani oggi sono meno sicuri, più turbati dal dissenso interno e più poveri di quanto non fossero nel 2001.

 È tempo che entrambe le parti smettano di cercare di salvare la faccia tirando fuori gli stessi vecchi slogan basati sulla paura e sulle minacce che sono stati usati dagli animali politici per tenere a bada un pubblico intimidito.

Trump deve capire che se non si verificherà un vero cambiamento, il movimento “Make America Great Again” (MAGA) diventerà una breve nota a piè di pagina in un futuro libro di storia, visto come poco più che il primo passo di un grande sconvolgimento e di un riordino rivoluzionario che sicuramente seguirà quando il popolo americano si renderà conto di essere stato ingannato e si solleverà, proprio come nel 1776, per riconquistare la propria libertà.

 

(Philip M. Giraldi, Ph.D., è direttore esecutivo del “Council for the National Interest”, una fondazione educativa 501(c)3).

 

 

 

 

 

I delegati di Washington attaccano

Turk Stream mentre Trump si prende

il merito del cessate il fuoco.

 Unz.com - Mike Whitney – (15 gennaio 2025) – ci dice:

 

Lo scorso fine settimana, i delegati degli Stati Uniti hanno lanciato un attacco con droni su una parte critica del gasdotto Turk Stream situato nel sud-ovest della Russia.

 L'incidente è stato in gran parte ignorato dai media mainstream, ma la sua importanza per gli europei affamati di energia non può essere sopravvalutata. L'attacco è chiaramente una continuazione della stessa politica ostile che ha portato al sabotaggio del gasdotto Nord Stream.

 (Nota: il più grande atto di terrorismo industriale della storia.)

L'obiettivo strategico di questi attacchi è isolare la Russia bloccando tutti i tentativi di integrazione economica al fine di dividere il mondo in blocchi belligeranti.

Questo processo di "disaccoppiamento" ha lo scopo di ritrarre la Russia come una minaccia emergente per l'Occidente, giustificando così le operazioni segrete di Washington.

 Questo è tratto da un articolo dell'”Asia Times”:

 

Gli ucraini hanno inviato nove droni per attaccare una stazione di compressione del gas naturale nella regione di Krasnodar, nella Russia meridionale.

 La stazione di compressione faceva parte del gasdotto Turk Stream. Tutti i droni sarebbero stati abbattuti.

Ci sono stati alcuni danni minori, ma la stazione di compressione sta funzionando normalmente.

Il gasdotto va dalla Russia alla Turchia (con) alcuni flussi di gas diretti verso l'Unione Europea...

 

Un rapporto chiave afferma che "Nel 2024, il gas russo ha raggiunto l'Europa tramite tre rotte: transito attraverso l'Ucraina (30%), tramite la Turchia e il gasdotto Turk stream (31%) e come GNL (39%)".

Le consegne di GNL provengono principalmente da Stati Uniti e Russia...

Né gli Stati Uniti né la Russia possono aumentare le consegne di GNL per compensare la cessazione del trasporto attraverso l'Ucraina.

Se l'attacco ucraino al Turk Stream avesse avuto successo, oltre il 60% delle forniture di gas naturale importate dall'Europa sarebbe stato interrotto.E ci sono problemi con il trasporto e la trasmissione via terra....

L'impatto economico ha già spinto la Germania in recessione e ha contribuito a rafforzare il crollo del governo di coalizione di Olaf Scholz.

Interrompere le consegne di gas e attaccare i gasdotti che alimentano l'Europa potrebbe far precipitare l'Europa in una spirale di morte, ma ai padroni di Kiev o non importa o, in alternativa, stanno cercando di dimostrare agli europei che è meglio che aiutino a salvare l'Ucraina o morderanno la mano che li nutre. L'attacco al gasdotto Turk Stream dell'Ucraina invia un messaggio all'Europa, “Asia Times”:

Naturalmente, una minaccia terroristica di questa portata avrebbe dovuto essere in prima pagina, ma, invece, la storia è stata relegata nelle ultime pagine dove è rimasta in gran parte inosservata.

Dobbiamo presumere, tuttavia, che se i delegati ucraini non avessero agito su ordine esplicito di Washington, allora i funzionari statunitensi li avrebbero rimproverati attivamente o avrebbero minacciato di ritenerli responsabili.

 Ma non è successo nulla del genere.

Invece, la Casa Bianca si è scrollata di dosso l'incidente come se nulla fosse accaduto.

È strano, non è vero?

L'ancora di salvezza energetica dell'UE era a un passo dall'annientamento e l'equipaggio di Biden non ha mostrato il minimo interesse.

Si può solo concludere che il loro silenzio è un'ammissione di colpa.

In ogni caso, il massimo diplomatico russo, “Sergei Lavrov”, non si è lasciato ingannare dalla performance di Washington né ha esitato a identificare gli Stati Uniti come la parte responsabile.

In una conferenza stampa martedì, “Lavrov” ha dichiarato senza mezzi termini:

Gli Stati Uniti non tollerano la concorrenza in nessun settore, compresa l'energia. Stanno avallando incautamente attività terroristiche volte a minare la stabilità energetica dell'Unione europea.

Stanno incoraggiando i loro delegati ucraini a disabilitare Turk Stream in seguito al sabotaggio di Nord Stream.

 

Le accuse di Lavrov sono state ignorate dai media occidentali, così come affermazioni simili durante la rissa di Nord Stream nel 2022.

Tuttavia, vale la pena prestare attenzione al modo sprezzante in cui Washington tratta i suoi alleati dell'UE, la cui redditività economica a lungo termine viene sacrificata in modo che gli Stati Uniti possano infliggere una "sconfitta strategica" alla Russia.

 Sembra un prezzo alto da pagare per un obiettivo che non offre alcun beneficio tangibile.

Ecco altro da “Aljazeera”:

 

La Russia ha dichiarato lunedì di aver abbattuto nove droni ucraini che avevano tentato di attaccare parte dell'infrastruttura di Turk Stream...

Il gasdotto è l'ultimo a trasportare gas russo nell'UE dopo che l'Ucraina si è rifiutata di rinnovare un contratto di transito scaduto alla fine del 2024. L'interruzione di quella rotta ha ulteriormente interrotto l'unità dell'UE sulla guerra, con la Slovacchia che afferma che causerà una crisi e minaccia di bloccare il sostegno dell'UE a Kiev.

La Russia ha definito l'attacco al gasdotto, che corre sotto il Mar Nero fino alla Turchia prima di inviare il gas in Ungheria e Austria, un "atto di terrorismo energetico"...

Mosca ha accusato gli agenti ucraini sostenuti dagli Stati Uniti di sabotare il Nord Stream.

Il gasdotto sotto il Mar Baltico è esploso nel settembre 2022.

La Russia accusa Stati Uniti e Ucraina di aver preso di mira il gasdotto Turk Stream ,” Aljazeera”.

Questi atti senza precedenti di sabotaggio industriale aiutano a mostrare la disperazione delle élite occidentali che vedono gli atti segreti del terrorismo come l'unico rimedio all'erosione del loro potere globale e al loro rapido scivolamento verso il collasso economico.

La forte escalation delle ostilità in Ucraina, in Medio Oriente e nello Stretto di Taiwan indica che i mandarini della politica estera degli Stati Uniti hanno scelto la guerra come unico rimedio alla loro situazione finanziaria sempre più precaria.

 Ci aspettiamo che la situazione peggiori molto dopo che Trump entrerà in carica lunedì e i media inizieranno a gettare le basi per una guerra con l'Iran.

 

Se osserviamo attentamente le deliberazioni che circondano i negoziati per il cessate il fuoco, vediamo che la vera intenzione di Israele non è una cessazione delle ostilità, ma una pausa temporanea nell'azione che fornirà copertura legale ai funzionari dell'amministrazione uscente, mentre lucida l'immagine di Trump come un "leader forte".

 (Due piccioni con una fava.)

E mentre Netanyahu non ha intenzione di fermare la guerra finché il suo piano per il Grande Israele non sarà realizzato, ha bisogno di affrontare le esigenze politiche (e legali) dei suoi benefattori per esprimere la sua gratitudine per il loro sostegno "incondizionato."

Questo è tratto da un articolo su “antiwar.com” intitolato L'inviato di Trump ha fatto pressione su Netanyahu per far avanzare l'accordo per il cessate il fuoco a Gaza:

Gli esperti dei media israeliani si lamentano della pressione dell'amministrazione Trump entrante.

… L'inviato entrante del presidente eletto Donald Trump in Medio Oriente, “Steve Witkoff”, si è appoggiato duramente al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu per convincerlo ad accettare compromessi per portare avanti un accordo sugli ostaggi di Gaza e sul cessate il fuoco, hanno riferito lunedì i media israeliani.

 

Witkoff, un investitore immobiliare, è volato in Israele dal Qatar per incontrare Netanyahu sabato. La pressione che Witkoff ha esercitato su Netanyahu è stata accreditata per i progressi nei negoziati degli ultimi giorni, e funzionari di tutte le parti stanno ora affermando che un accordo è vicino.

Secondo “Haaretz” , Witkoff ha "costretto Israele ad accettare un piano che Netanyahu aveva ripetutamente respinto negli ultimi sei mesi".

Netanyahu aveva spinto per un accordo che prevedeva solo un cessate il fuoco temporaneo, ma secondo i resoconti, il nuovo piano comporterebbe un ritiro israeliano completo...

“Reuters” ha riferito lunedì che i mediatori avevano fornito a Israele e Hamas una bozza finale dell'accordo dopo una "svolta" nei colloqui e che i funzionari ne avrebbero discusso martedì...

Non è chiaro come Witkoff abbia fatto pressione su Netanyahu o se abbia minacciato di tagliare gli aiuti militari.

 

Questa è un'assurdità.

Nessuno sta facendo pressione su Bibi, men che meno nessuno del team di transizione di Trump.

 Come sa chiunque segue la politica, Israele ha una morsa sulla Casa Bianca, sull'establishment della politica estera e su entrambe le Camere del Congresso. Tenete presente che quando Biden ha detto a Bibi di non invadere Rafah l'anno scorso, Netanyahu ha preso in giro il naso e si è precipitato comunque in avanti senza conseguenze.

Quindi, di certo non ha ceduto al “rookie Witkoff”.

Inoltre, se Trump avesse effettivamente fatto pressione su Netanyahu, avremmo sentito urla di protesta dal grande raduno di coloni fanatici che ha invitato al suo insediamento.

Ma questo non è successo.

Dai un'occhiata:

Una delegazione di leader estremisti dei coloni ebrei israeliani è stata invitata a partecipare all'insediamento del presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump, lunedì prossimo a Washington, come riportato da “Israel Hayom” il 13 gennaio.

Il gruppo parteciperà all'inaugurazione come ospiti ufficiali e terrà incontri con i funzionari dell'amministrazione entrante e con i leader delle comunità ebraiche e cristiane evangeliche degli Stati Uniti.

"Il nostro obiettivo è rafforzare i collegamenti esistenti e crearne di nuovi. L'attenzione di Washington è rivolta altrove al momento.

Trump è concentrato sulle questioni di sovranità della Groenlandia, non sulle preoccupazioni di Israele in Giudea e Samaria.

Il tempismo è cruciale.

 Dobbiamo procedere in modo strategico e appropriato", ha detto un funzionario del consiglio al quotidiano ebraico.

Il movimento dei coloni israeliani gode di una forte influenza nel Partito Repubblicano degli Stati Uniti e con il Presidente eletto Trump.

Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu e i suoi sostenitori dei coloni spesso paragonano Trump al re persiano biblico “Ciro”, che aiutò gli ebrei a tornare da Babilonia a Gerusalemme e a ricostruire il tempio.

Durante il suo primo mandato presidenziale, Trump ha riconosciuto la sovranità israeliana sulle alture del Golan siriane occupate.

Israele occupa illegalmente il Golan dal 1967 e ha occupato ulteriore terra lì subito dopo la caduta del governo siriano il mese scorso.

 I leader dei coloni ebrei prevedono che Trump li aiuterà a raggiungere il loro obiettivo di annettere la Cisgiordania, che Israele ha occupato illegalmente nel 1967, e di espellere con la forza la sua popolazione palestinese indigena.

L'aspettativa si estende in parte da una donazione di 100 milioni di dollari alla sua campagna da parte della miliardaria israelo-americana Mariam Adelson.

Gli estremisti parteciperanno all'inaugurazione di Trump, “La culla”.

 

Trump è il presidente più sionista della storia degli Stati Uniti. Non costringerà Bibi a fare nulla.

La performance di Witkoff è stata progettata per convincere i sostenitori del MAGA che Trump è "il capo".

Ma è tutto per lo spettacolo.

Trump ha già dato a Netanyahu il via libera per "finire il lavoro" a Gaza e in Cisgiordania, così come ha già dichiarato che Israele dovrebbe colpire i siti nucleari iraniani, che è la corsia preferenziale per una Terza Guerra Mondiale.

In altre parole, Trump prenderà i suoi ordini di marcia da Tel Aviv proprio come ogni altro presidente degli ultimi 50 anni.

Questo è tratto da un articolo di “The Hill” di mercoledì:

 

Il presidente eletto Trump ha elogiato l'accordo di cessare il fuoco tra Israele e Hamas raggiunto mercoledì, dicendo che non sarebbe accaduto senza la sua vittoria a novembre sul vicepresidente “Harris”.

 

"Questo epico accordo di cessate il fuoco sarebbe potuto accadere solo a seguito della nostra storica vittoria a novembre, in quanto ha segnalato al mondo intero che la mia amministrazione avrebbe cercato la pace e negoziato accordi per garantire la sicurezza di tutti gli americani e dei nostri alleati", ha detto in un post su “Truth Social”.

Trump ha detto che il suo inviato speciale per il Medio Oriente, “Steve Witkoff,” ha lavorato a stretto contatto con i negoziatori del presidente Biden per raggiungere una conclusione sull'accordo...

Trump ha detto che” Witkoff” e il suo team di sicurezza nazionale entrante "continueranno a lavorare a stretto contatto con Israele e i nostri alleati per assicurarsi che Gaza non diventi mai più un rifugio sicuro per i terroristi".

 

"Continueremo a promuovere la “PACE ATTRAVERSO LA FORZA” in tutta la regione, mentre costruiamo sullo slancio di questo cessate il fuoco per espandere ulteriormente gli storici Accordi di Abramo.

 Questo è solo l'inizio di grandi cose a venire per l'America e, in effetti, per il mondo!" ha aggiunto.

 

Trump aveva avvertito che si sarebbe scatenato "l'inferno" in Medio Oriente se Hamas non avesse rilasciato gli ostaggi prima del suo giuramento di lunedì. Trump: la mia vittoria presidenziale ha portato al cessate il fuoco tra Israele e Hamas, “The Hill”.

 

Ovviamente, questa trovata politica è stata inventata qualche tempo fa con l'intenzione di gonfiare l'immagine di Trump come leader forte e saggio.

L'intera produzione sembra essere un remake della crisi degli ostaggi iraniani in cui Teheran fu convinta a trattenere gli ostaggi fino a quando Jimmy Carter non lasciò l'incarico.

Ciò fece sembrare Reagan un grande eroe che spaventò i nemici dell'America fino alla sottomissione.

Questo stupido kabuki del cessate il fuoco è troppo simile alla versione originale per essere qualcosa di più di una frode di pubbliche relazioni.

Ciò che ci dice è che i burattinai di Tel Aviv vogliono pompare gli indici di gradimento del pubblico di Trump prima che trascini il paese in guerra con l'Iran.

Vale la pena notare che Israele non ha ancora cacciato i palestinesi da Gaza, il che significa che il conflitto continuerà per un po' di tempo.

Ecco perché dovremmo ignorare la cortina fumogena del "cessate il fuoco" e concentrarci sugli sviluppi nel “Sinai”, che è l'unica area abbastanza grande da ospitare 2 milioni di rifugiati.

Date un'occhiata a questo estratto da un articolo su “The Cradle”:

Mentre Israele accusa l'Egitto di accumulo militare nella penisola del Sinai, le tensioni tra i due stati... stanno raggiungendo il punto di ebollizione.

Funzionari israeliani e think tank neoconservatori alleati stanno ora intensificando attivamente la retorica che accusa il Cairo di aver violato il trattato di pace, accennando alle ambizioni di Tel Aviv di espandersi in territorio egiziano.

Nel settembre 2024, la “Fondazione per la difesa delle democrazie” (FDD) con sede a Washington ha pubblicato un rapporto in cui accusava l'Egitto di aver presumibilmente aiutato Hamas attraverso i tunnel che conducevano a Gaza per consentire al movimento di resistenza palestinese di sviluppare le proprie capacità militari.

Le accuse sono esagerate, data la lunga acrimonia del Cairo nei confronti delle organizzazioni legate alla Fratellanza musulmana.

Normalizzare l'espansione: Israele punta al Sinai egiziano, “The Cradle”.

 

 

E’ stato costruito il “Muro di confine” con l'Egitto.

I "tunnel di Hamas" sono la giustificazione preferita da Israele per bombardare ospedali, moschee, scuole, università e infrastrutture civili.

Ora ci aspettiamo che venga utilizzato per violare il confine e spingere i palestinesi in Egitto.

Ecco di più:

...a settembre, l'analista militare israeliano “Alon Ben-David” ha ammesso su “Channel 13 News” che "non è stato trovato nessun singolo tunnel aperto nel territorio egiziano.

 Non è stato scoperto nessun singolo tunnel utilizzabile sotto il “Philadelphi Corridor".

Tuttavia, le accuse di Tel Aviv non finiscono qui.

L'ex ambasciatore israeliano in Egitto, “David Govrin”, ha ora accusato il Cairo di aver violato il trattato di normalizzazione rafforzando la sua presenza militare nel Sinai.

È stato citato da “Yedioth Aharonoth” mentre diceva:

"Dopo tutti questi anni, e anche dopo il 7 ottobre 2023, restano dubbi sul genuino riconoscimento di Israele da parte dell'Egitto entro i suoi confini del 1948".

Il 7 gennaio, lo stato di occupazione ha formalmente chiesto spiegazioni all'Egitto in merito alle sue attività militari nel Sinai, citando violazioni del trattato relative alla smilitarizzazione....

Normalizzare l'espansione: Israele punta al Sinai egiziano, “The Cradle.”

 

Quindi, Israele sta chiaramente inventando un pretesto per portare avanti il suo piano di spingere la popolazione autoctona nel Sinai.

Questo è il finale sionista, il controllo completo su tutta la terra tra il fiume e il mare.

Questo obiettivo non può essere raggiunto se il cessate il fuoco regge, quindi il cessate il fuoco non reggerà.

Questo è certo.

Ecco di più:

In seguito all'Operazione Al-Aqsa Flood, le relazioni tra Il Cairo e Tel Aviv hanno iniziato a deteriorarsi in modo significativo.

Inizialmente, lo stato di occupazione aveva proposto che l'Egitto facilitasse la pulizia etnica tramite un'espulsione di massa della popolazione di Gaza nel Sinai, creando una zona cuscinetto tra Gaza e la Palestina occupata.

Il presidente Sisi ha respinto categoricamente il piano, innescando ulteriori tensioni....

La visione sionista per l'espansione in Egitto.

L'anno scorso, documenti scoperti nei “British National Archives” hanno fatto luce sulla campagna storica di Israele per legittimare la sua rivendicazione sulla penisola del Sinai.

 Durante l'occupazione israeliana del Sinai in seguito alla guerra del 1967, i lobbisti filo-israeliani e i think tank in Occidente hanno diffuso narrazioni per delegittimare la sovranità egiziana sulla regione strategica.

... Argomentazioni simili sono riemerse per giustificare le ambizioni espansionistiche di Israele.

Il 6 gennaio, gli account dei social media arabo-israeliani hanno pubblicato una mappa che mostra i presunti territori degli antichi regni di Giuda e Israele... queste affermazioni .... includono sottilmente parti dell'Egitto moderno, in particolare il Sinai.

Normalizzare l'espansione: Israele punta al Sinai egiziano, “The Cradle”.

 

(Documenti britannici rivelano i piani israeliani di annullare la sovranità egiziana sulla strategica penisola del Sinai, “Middle East Monitor”.)

 

Così, mentre il genocidio continua a Gaza, e gli attacchi aerei israeliani persistono in Libano, e la guerra settaria si intensifica in Siria, e gli Stati Uniti e il Regno Unito continuano i loro bombardamenti sullo Yemen;

il campo di battaglia si sta preparando per un evento ancora più grande e catastrofico:

attacchi aerei preventivi sui giacimenti petroliferi iraniani, sui siti nucleari e sulle infrastrutture critiche.

Questo è ciò che è in serbo per tutti noi nei mesi e negli anni a venire se Israele non viene fermato.

E con Trump che si è insediato lunedì, le possibilità di fermare Israele sono peggiori che mai.

 

 

Lo stato della strategia

militare occidentale.

Comedonchisciotte.org – Markus - Lee Slusher – (16 Gennaio 2025) – ci dice:

 

All’inizio del 2023, il capo del Comando europeo degli Stati Uniti e Comandante supremo delle forze alleate della NATO, il generale Christopher Cavoli, aveva osservato che “la precisione può battere la massa”.

 È vero: la precisione può battere la massa.

Ma alcuni Paesi hanno ora la capacità di rendere la precisione occidentale molto meno precisa, sia con l’”hard kill” (armi cinetiche) che con il “soft kill” (contromisure elettroniche).

Più precisamente, questi Paesi possiedono ora sia la precisione che la massa, mentre l’Occidente è costretto a fare affidamento su una versione degradata della prima e ha da tempo abbandonato la seconda.

 

Proiezione di potenza contro difesa nazionale.

Il “momento unipolare” del periodo successivo alla Guerra Fredda ha portato a nozioni completamente sbagliate sulla natura del potere militare.

 È importante capire la differenza tra proiezione di potenza e difesa nazionale.

 La maggior parte delle forze armate esiste per fornire quest’ultima, ossia i mezzi con cui proteggere le proprie nazioni dalle minacce nelle rispettive regioni. Pochissimi Paesi hanno la capacità di proiettare il potere lontano da casa.

Ma il primato militare degli Stati Uniti negli ultimi decenni, in particolare la capacità di condurre e sostenere guerre in luoghi lontani, è diventato per molti il segno distintivo della potenza militare in generale.

 Secondo questa visione, ogni nazione incapace di proiettare il proprio potere a livello globale (in sostanza tutte quelle che non sono gli Stati Uniti) è quindi sostanzialmente inferiore.

Questa visione non è corretta.

Ciò che conta in definitiva in guerra è la forza che può essere schierata, sia quella dell’attaccante che quella del difensore, nel momento e nel luogo specifici in cui è necessaria.

Si consideri la conclusione che molti hanno tratto sulla Russia dopo il crollo del regime di Assad.

 “La Russia è una tigre di carta con le armi nucleari!”.

Secondo questo pensiero, l’incapacità della Russia di continuare a sostenere Assad, o la sua decisione di non farlo, si tradurrebbe in qualche modo in una debolezza altrove, in particolare in Ucraina.

 Anche questo non è corretto.

Quando la Russia era intervenuta in Siria nel 2015, era stato ampiamente accettato il fatto che questa operazione rappresentava probabilmente il limite delle capacità di proiezione di potenza della Russia.

Certo, il Paese dispone di formidabili forze aeree, navali e missilistiche strategiche, ma queste servono principalmente come deterrente.

L’obiettivo principale di tutte le forze russe è quello di difendere la Russia, soprattutto ai confini occidentali e meridionali, quelli minacciati dalla NATO.

Qui la Russia rimane incredibilmente forte.

Una logica simile si applica alla Cina.

Ad esempio, coloro che deridono la mancanza di una vera e propria capacità navale “blue water” del Paese, trascurano la potenza di questa forza nelle acque costiere della Cina.

L’operazione “Desert Storm”era stata il momento culminante del breve periodo di supremazia militare degli Stati Uniti.

 Era avvenuta poco dopo la caduta del Muro di Berlino e poco prima del crollo dell’Unione Sovietica.

Nei circoli militari è in corso un dibattito sul significato di “Desert Storm”.

Sia i critici che i sostenitori continuano a fraintendere diversi elementi chiave.

I critici sottolineano che la coalizione guidata dagli Stati Uniti aveva avuto molti mesi di tempo per concentrare una forza di invasione in Arabia Saudita, lo aveva fatto senza contestazioni (a parte gli attacchi con missili Scud) e aveva poi sconfitto un nemico inferiore.

Queste cose sono tutte vere.

Quello che i critici non riescono a capire è che la capacità di fare tutto questo – dal punto di vista diplomatico, economico, logistico, militare, eccetera – era di per sé un’espressione di straordinaria potenza.

Inoltre, essi minimizzano il fatto che questa coalizione possedeva davvero tecnologie operative che altri Paesi, tra cui Russia e Cina, all’epoca non avevano, così come le innovazioni negli armamenti che queste asimmetrie avrebbero contribuito a sviluppare negli anni successivi.

Questo vale soprattutto per Mosca e Pechino.

Il principale errore di fondo commesso degli ammiratori di quella guerra, tra cui molti membri dell’establishment della difesa statunitense, è pensare che un’operazione del genere sia replicabile oggi.

Essi ignorano il fatto che la maggior parte dei membri della coalizione manteneva ancora le enormi forze dell’epoca della Guerra Fredda, che ormai non esistono più. Esagerano l’attuale portata dell’influenza diplomatica e della capacità industriale dell’Occidente.

 Infine, si aggrappano incrollabilmente alla nozione di superiorità della tecnologia militare occidentale.

Queste persone sono solidificate nell’ambra del 1991.

La natura fluida delle lacune di capacità.

 

Per decenni, gli Stati Uniti hanno effettivamente avuto il monopolio di molte capacità decisive, in particolare in termini di dispiegamento su scala e con ampia portata geografica.

Tra queste figurano le munizioni a guida di precisione, la visione notturna, l’attacco globale e altre ancora.

L’assenza di conflitti ad alta intensità tra gli Stati Uniti e altre nazioni aveva esaltato questa realtà.

Ma l’elenco delle nazioni con capacità avanzate continua a crescere e i divari di capacità continuano a ridursi.

 In alcuni casi, questi divari sono stati colmati, in particolare nella tecnologia missilistica (compresa quella ipersonica), nella difesa aerea, nella guerra elettronica e, più recentemente, nei sistemi senza pilota.

Ancora più importante, e con la persistente incredulità degli oppositori, alcuni Paesi sono ora in vantaggio rispetto agli Stati Uniti e ai loro alleati in alcuni settori.

Se si scava abbastanza nelle argomentazioni degli evangelisti della NATO, alla fine si troverà l’unico pilastro su cui poggia il loro sistema di credenze.

Un simile scambio potrebbe iniziare con i loro tanto vantati missili da crociera Tomahawk.

Mentre questi proiettili si staranno lentamente dirigendo verso i bersagli previsti, e supponendo che la maggior parte di essi non venga abbattuta o interdetta elettronicamente, i missili russi – superiori per velocità, gittata e carico utile – saranno già stati lanciati.

Alcuni avranno già colpito ed altri saranno sulla loro scia.

Consideriamo l’”Oreshnik”, per il quale non esistono contromisure pubblicamente note.

La teoria prevalente è che l’”Oreshnik” sia un missile balistico a gittata intermedia riprogettato che trasporta sei veicoli di rientro multipli e indipendenti, ognuno dei quali trasporta sei proiettili.

È in grado di colpire obiettivi in tutta Europa e altrove in pochi minuti.

 Sebbene l’”Oreshnik” abbia una capacità nucleare, tali testate non sarebbero necessarie – a meno di un Armageddon – data la portata, la velocità e la potenza distruttiva del missile.

Questo è un punto chiave.

 La Russia sta cercando di ottenere una superiorità strategica eliminando la necessità di armi nucleari.

Forse ci è già riuscita. Sarebbe uno scacco matto, almeno in termini di guerra convenzionale.

 

Quale potrebbe essere l’utilizzo dell’”Oreshnik”?

 Ci sono risposte ovvie, come colpire i sistemi missilistici, le basi e le fabbriche della NATO, ma c’è un obiettivo molto più significativo.

Al centro del piano della NATO per la difesa dell’Europa c’è l’aspettativa che truppe e materiali americani e canadesi possano essere trasportati in Europa, e gli Stati Uniti sono sempre stati di gran lunga il fornitore principale.

Ma come ci arriverebbero?

Il trasporto aereo sarebbe insufficiente: semplicemente non ha la portata necessaria.

Un conflitto di questo tipo richiederebbe una massa, e la massa si muove via mare. Si potrebbe ipotizzare che la Russia tenga i porti europei sotto sorveglianza persistente, anche a terra.

Con l’Oreshnik e altri missili, la Russia potrebbe distruggere i porti entro mezz’ora, con attacchi in successione se necessario.

 Il continente rimarrebbe con quello che aveva a disposizione.

 L’anello più debole diventerebbe l’obiettivo primario e tutto in Europa rimarrebbe vulnerabile ai continui attacchi dei sistemi al di là dell’orizzonte della Russia.

Qui i difensori della NATO giocano la loro carta vincente, la potenza aerea. Tuttavia, molti di questi velivoli sono obsoleti, mentre molti di quelli russi sono più avanzati.

 Inoltre, lungo la sua periferia con la NATO, la Russia possiede la rete di difesa aerea e il complesso di guerra elettronica più avanzati che esistano.

 Quest’ultimo si è già dimostrato efficace contro molte delle tecnologie da cui dipende l’intero modo di fare la guerra della NATO, in particolare le bombe a guida GPS.

Le loro speranze sembrano essere riposte nell’F-35.

Tutto si riduce a questo aereo, un velivolo soprannominato Lightning [fulmine] anche se ha dimostrato di avere difficoltà a volare proprio in quelle condizioni atmosferiche.

 L’F-35 può sconfiggere tutte queste minacce?

Nessuno lo sa e questa è la risposta più onesta che si possa dare.

Né gli Stati Uniti né nessun altro ha mai volato contro minacce così formidabili. Farlo sarebbe un azzardo straordinario e dovrebbe essere inteso esplicitamente come tale.

In questo caso molti soffrono di un caso potenzialmente terminale di “cervello da F-35” per il quale una sconfitta catastrofica potrebbe essere l’unico rimedio.

Chiunque pensi che la Cina non abbia capacità simili, forse con l’eccezione di un analogo dell’Oreshnik, è un pazzo.

 Si consideri la possibilità di una difesa, o addirittura di un rifornimento, di Taiwan da parte degli Stati Uniti in caso di guerra con la Cina, una fantasia molto popolare nell’establishment della politica estera statunitense.

 La Cina ha costruito una robusta rete di sensori e lanciatori che collega la sorveglianza terrestre e spaziale con molte migliaia di missili in grado di colpire obiettivi nei cieli e nei mari adiacenti.

Anche se gli Stati Uniti disponessero di armamenti sufficienti per sostenere una guerra di questo tipo (e non è così), il Paese non ha il trasporto marittimo e la capacità di penetrare le difese cinesi.

 L’intera idea di una simile operazione è militarmente e logisticamente anacronistica.

Appartiene per lo più ai maniaci della storia, senza alcuna esperienza operativa nel mondo reale, che popolano l’ecosistema dei think tank.

 

Contrariamente ai discorsi occidentali, l’Iran possiede almeno alcune di queste capacità.

Certo, la macchina bellica iraniana è in gran parte traballante, ma questi elementi poco brillanti coesistono con capacità avanzate.

 I governi e i media occidentali hanno celebrato la “difesa” di Israele nell’aprile e nell’ottobre del 2024.

Hanno deriso i missili iraniani come “rozzi”, nonostante il fatto che i proiettili abbiano penetrato in massa la difesa aerea di Israele e abbiano colpito obiettivi sensibili.

Il fatto che l’Iran non abbia eseguito un attacco catastrofico di vasta portata è stato erroneamente interpretato come una mancanza di capacità e non come un segno di moderazione.

L’Iran ha risposto alle provocazioni israeliane comunicando di non volere una guerra più ampia e, cosa fondamentale, mostrando in anteprima alcune delle sue capacità offensive di alto livello.

 Per quanto riguarda Israele, bisogna anche considerare la capacità degli “Houthi” di inviare missili su Tel Aviv anche in presenza dei principali sistemi di difesa aerea degli Stati Uniti, noti come”THAAD”.

Forze e mantenimento.

È comune in Occidente, in particolare tra i Paesi membri della NATO, pubblicare grafici che mostrano le forze collettive in termini di uomini e materiali.

Questi grafici mostrano il totale degli effettivi, compresi i riservisti, e i numeri di una serie di veicoli, pezzi di artiglieria, aerei e altri strumenti di guerra.

 Queste cose si visualizzano bene su una diapositiva di “PowerPoint”.

 Il presupposto è che in un conflitto si verifichi una sinergia e che l’insieme di questi fattori disparati formi un insieme superiore alla somma delle sue parti.

 Sebbene la visione da trentamila metri in alcuni casi possa essere istruttiva, questo non è uno di quelli.

Singolarmente, la maggior parte degli eserciti occidentali possiede un potere di combattimento simile o solo marginalmente superiore a quello delle gendarmerie (forze di polizia militarizzate in grado di gestire estesi disordini civili interni).

 Per questo motivo, la loro idoneità all’impiego all’estero è limitata alle operazioni di mantenimento della pace e alla fornitura di aiuti umanitari e, anche in questo caso, solo in condizioni in cui le parti in conflitto siano sufficientemente deboli o poco inclini a impegnarli in combattimento.

La capacità di questi eserciti di difendere i propri Paesi da minacce straniere incontra limitazioni simili.

Persino l’esercito britannico, un tempo potente, potrebbe schierare al massimo tre brigate.

Per essere chiari, alcuni eserciti occidentali sono più grandi e più capaci dei loro anemici fratelli, anche se nessuno possiede la massa di un tempo.

Che dire allora della loro capacità collettiva, grande e piccola?

È difficile stabilire una cosa del genere, e ancor meno mantenerla, senza frequenti esercitazioni su larga scala in cui i partecipanti testino ogni passo della “strada verso la guerra” e lo facciano come collettività.

Questo include:

la mobilitazione, l’addestramento e l’equipaggiamento dei riservisti, il dispiegamento delle forze dalle guarnigioni alle aree di sosta fino alle linee del fronte, il fuoco e le manovre in vaste aree geografiche e molte altre cose.

L’ultima volta era accaduto durante l’esercitazione “Campaign Reforger” (ritorno delle forze NATO in Germania) nel 1993.

Da allora la NATO ha optato per esercitazioni piccole e poco frequenti, che spesso coinvolgono solo elementi di comando o forze operative limitate.

Anche in questo caso, le esercitazioni hanno rivelato ulteriori carenze.

 Certo, questi Paesi hanno maturato molti anni di esperienza nel mantenimento della pace nei Balcani e nei combattimenti a bassa intensità in Afghanistan, ma queste esperienze si sono verificate in condizioni ideali, in particolare con superiorità aerea e linee di rifornimento incontrastate.

Un problema molto più urgente è l’attuale stato della produzione industriale della difesa in tutto l’Occidente.

 Sebbene alcuni di noi lo abbiano sottolineato per anni, la realtà ha finalmente iniziato a farsi strada nel discorso mainstream, al di là dei confini del commentario sulla difesa e sulla politica estera.

 Nel dicembre 2024, “The Atlantic” ha pubblicato un articolo intitolato “The Crumbling Foundation of America’s Military” .

Il pezzo osservava, correttamente, che gli Stati Uniti non sono in grado di fornire all’Ucraina armi e munizioni sufficienti per sostenere un combattimento ad alta intensità contro la Russia.

 Questo sarebbe vero anche se l’Ucraina avesse il numero di truppe necessario (ma non ce l’ha).

Il documento ha poi messo in dubbio, ancora una volta correttamente, che gli Stati Uniti possano produrre abbastanza materiale per combattere una guerra ad alta intensità.

Gli Stati Uniti non potrebbero farlo né attualmente né nei prossimi anni, e i loro alleati si trovano in una posizione ancora più pericolosa.

Come nel caso dei grafici che mostrano i punti di forza aggregati delle truppe occidentali, dei veicoli e così via, molti traggono conclusioni sbagliate dalla potenza economica totale dell’Occidente.

Si pensi alla “illusione globale sul PIL collettivo”.

Gli anni di combattimenti in Ucraina hanno rivelato carenze sia nella produzione che nelle scorte in tutto l’Occidente.

Eppure, molti persistono nella convinzione che la somma del potere economico occidentale significhi che la vittoria contro la Russia – sia nella guerra per procura in Ucraina che in una potenziale guerra diretta con la NATO – sia assicurata.

“La Russia è un nano economico!” gridano.

Il PIL è solo una misura della massa economica, spesso fuorviante.

Ad esempio, tranne che nei confronti estremi tra le nazioni più ricche e quelle più povere, il PIL dice poco sul benessere economico e sulla qualità della vita quotidiana di una persona normale.

Dice ancora meno sulla capacità di un Paese di fare la guerra.

Anche in questo caso, ciò che conta in combattimento è la forza che può essere introdotta, nel momento e nel luogo specifico in cui è necessaria.

Una logica simile si applica alla produzione e alla distribuzione di armamenti.

Nelle nazioni occidentali, il PIL è costituito in gran parte da elementi come i servizi professionali, gli immobili e la spesa pubblica non militare.

In altre parole, il PIL collettivo non può essere caricato in un obice e sparato contro il nemico.

La relazione tra PIL e potenza militare esiste solo nella misura in cui una nazione può trasformare la propria ricchezza in armi.

L’apice della capacità americana di fare questo si era avuto durante la Seconda Guerra Mondiale, un conflitto da cui si sono tratti insegnamenti errati che continuano a tormentarci.

Gli Stati Uniti avevano trasformato Detroit in un’enorme fabbrica di armamenti e avevano fatto lo stesso in tutto il resto del Paese.

All’epoca gli Stati Uniti non solo avevano le fabbriche per farlo, ma anche il know-how.

 La perdita della produzione nazionale ha comportato la scomparsa di molte delle competenze necessarie.

Poi ci sono le realtà delle catene di approvvigionamento, che sono altrettanto crude.

Coloro che sostengono che gli Stati Uniti potrebbero combattere una guerra contro la Cina devono spiegare come il Paese potrebbe produrre armi e munizioni sufficienti e, allo stesso tempo, dipendere dal suo nemico per molti dei materiali necessari.

Poi, naturalmente, c’è la questione di come pagare tutto questo.

 

Fare i conti con la realtà.

 

Una critica comune ad argomentazioni come la mia è la presunta implicazione che gli avversari dell’Occidente siano in qualche modo onnipotenti o invincibili.

Nel migliore dei casi si tratta di un fraintendimento, nel peggiore di un’argomentazione farlocca.

Anche in questo caso, bisogna considerare lo scopo di un esercito e il progetto ad esso associato.

 L’esercito statunitense del secondo dopoguerra era sufficiente per contrastare l’influenza sovietica.

Il suo predecessore dopo la Guerra Fredda aveva permesso la crescita dell'”ordine internazionale basato sulle regole”, in particolare quando gli ex nemici avevano dovuto affrontare conflitti interni e di riorientamenti economici.

Ma il gioco è cambiato.

Negli ultimi anni, i più potenti concorrenti degli Stati Uniti hanno costruito formidabili difese nazionali in grado di contrastare la proiezione di potenza occidentale.

Queste nazioni hanno correttamente identificato e adattato le asimmetrie tra le proprie forze e quelle dell’egemone.

Non hanno smantellato ed esternalizzato l’apparato industriale necessario a sostenere la difesa dei rispettivi Paesi.

 Pertanto, la loro ascesa è avvenuta di pari passo con il declino imperiale.

Ma in tutto l’Occidente era così forte la percezione di una perenne supremazia militare degli Stati Uniti che gli alleati dell’America, per decenni, hanno accettato di buon grado di scivolare nell’impotenza militare.

L’attuale equilibrio del potere militare tra gli Stati Uniti e i loro avversari è in una fase di stallo.

Gli Stati Uniti non sono in grado di proiettare una potenza sufficiente a sottomettere i loro avversari, ma questi ultimi sono ancora meno in grado di proiettarla contro il territorio americano, almeno per ora.

(Lee Slusher)

 

DIE WELT: “LA POTENTE ALLEANZA

PER IL CLIMA STA FINENDO.”

Comedonchisciotte.org – Redazione CDC – 1(5 Gennaio 2025) – ci dice:

 

Una rete composta dal World Economic Forum, grandi aziende, le Nazioni Unite e le banche ha cercato di costringere l’economia globale a diventare climaticamente neutra. Per anni, le aziende sono state costrette a sottomettersi. Ma ora la struttura antidemocratica sta crollando.

“Il futuro sarà plasmato da noi, attraverso una comunità potente come quella presente qui in questa stanza.

Abbiamo i mezzi per migliorare lo stato del mondo”, ha annunciato il capo del World Economic Forum (WEF), Klaus Schwab, all’incontro annuale del 2022 a Davos.

L’anno successivo, l’inviato per il clima del governo degli Stati Uniti, John Kerry, rifletté sull’importanza dell’istituzione:

“Se ci pensate, è piuttosto straordinario che noi – un gruppo selezionato di persone – siamo in grado di riunirci e parlare effettivamente di salvare il pianeta a causa di tutto ciò che ci ha toccato nella nostra vita”.

Il WEF comprende circa un migliaio di grandi aziende, oltre a politici e fondazioni di ricchi finanzieri.

Nel 2020, il forum ha adottato un “manifesto” che proclama una “quarta rivoluzione industriale”.

 Le aziende non dovrebbero più servire solo i loro finanziatori, ma “tutti i gruppi di interesse”.

In stretta collaborazione con banche, assicurazioni e casse pensioni, istituzioni globali come le Nazioni Unite e il WEF hanno portato avanti l’obiettivo di fondere politica ed economia per un mondo rispettoso del clima.

I lobbisti non sono soggetti a un processo democratico, e non c’è stata alcuna votazione sul fatto che la comunità internazionale voglia ristrutturare la sua prospera economia secondo le idee di questa associazione.

Molto prima del 2020, gruppi finanziari come il gestore patrimoniale “BlackRock” hanno usato la loro influenza per costringere le aziende e gli investitori a ritirare i loro soldi dai settori che hanno elevate emissioni di gas serra, in conformità con le linee guida della rete.

BlackRock detiene enormi blocchi di azioni di società di tutto il mondo e i suoi dipendenti siedono nei consigli di sorveglianza a dozzine.

Il gestore patrimoniale tiene un elenco di società che sono sotto esame per presunti modelli di business negligenti in termini di rischi climatici.

Se le società non cambiano la loro strategia, BlackRock vota contro il management durante le assemblee generali annuali.

“Chiediamo alle aziende di divulgare un piano su come il loro modello di business sia compatibile con un’economia a zero emissioni, ovvero un’economia in cui il riscaldamento globale è limitato ben al di sotto dei due gradi”, ha scritto il presidente di BlackRock “Larry Fink” ai dirigenti delle grandi aziende nel 2021.

L’anno successivo, Fink ha seguito l’esempio:

 le aziende che non pianificano un futuro senza emissioni di CO₂ saranno lasciate indietro.

Il nervosismo nei consigli di amministrazione crebbe.

Anche altri colossi dell’industria finanziaria come “State Street” e “Vanguard” hanno esercitato pressioni, costringendo le aziende a sottostare alle normative sul clima per non essere tagliate fuori dal capitale.

La “Business Roundtable”, un’associazione aziendale negli Stati Uniti, ha dichiarato nel 2019 di non voler più lavorare solo per gli azionisti, ma “per un’economia al servizio di tutti gli americani”, ovvero la protezione del clima.

Il governo degli Stati Uniti sotto Joe Biden ha emanato una serie completa di regole per gli “investimenti sostenibili”.

Tutto sembrava essere perfettamente organizzato, gli attivisti per il clima hanno elogiato il movimento.

 Ma ora sembra che la festa sia finita.

BlackRock abbandona la “Net Zero Asset Managers Initiative”, l’alleanza centrale per il clima di oltre 300 grandi aziende, il cui obiettivo è ridurre a zero le emissioni di CO₂ dell’economia.

La decisione di BlackRock fa seguito al ritiro dall’iniziativa di grandi istituti di credito:

le maggiori banche JPMorgan, Goldman Sachs, Wells Fargo Citi, Bank of America e Morgan Stanley avevano lasciato l’alleanza nelle scorse settimane.

Le prime crepe si sono verificate ben due anni fa, quando “Vanguard” ha lasciato l’alleanza net-zero.

Nel novembre 2023, Wall Street si è inchinata:

la borsa americana ha rimosso i termini “sostenibile” e “trasformazione” dai nomi dei fondi, “dopo rendimenti deludenti”.

BlackRock ora giustifica il suo ritiro dall’Alleanza per il Clima affermando che l’adesione ha “causato confusione sulle pratiche di BlackRock”.

ESG: criteri di valutazione radicalmente nuovi.

Tra le aziende normali ha regnato fin dall’inizio la confusione.

 Questo perché, con la linea guida sul clima, non era più solo il successo di un’azienda con i clienti, il suo profitto, a decidere il prezzo delle azioni, ma criteri di valutazione radicalmente nuovi:

Environmental, Social, Governance”.

La scala ESG indica in quale misura le aziende sono gestite in modo rispettoso del clima, socialmente giusto e moderno.

Proviene dal rapporto del 2004 “Who Cares Wins” del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, UNEP.

Mentre le aziende erano effettivamente tenute a soddisfare le esigenze delle persone per generare entrate, la scala ESG dovrebbe incoraggiarle a raggiungere gli obiettivi climatici indipendentemente dallo scopo dell’azienda.

“In qualità di azienda, se ti rendi conto che il capitale ti viene sottratto e assegnato a un concorrente con un punteggio ESG più alto perché hai un punteggio ESG basso, quale incentivo più forte può esserci?”,

commentò “Philipp Hildebrand”, vicepresidente di “BlackRock”, nel 2019.

All’inizio tutto è andato secondo i piani:

gli investimenti nei combustibili fossili sono diminuiti.

“Le pressioni ESG hanno anche spinto le società di combustibili fossili quotate in borsa a ridurre le spese di esplorazione e a disinvestire le attività di combustibili fossili”, ha dichiarato l’economista della “New York University Aswath Damodaran.”

 Le raffinerie hanno dovuto chiudere, i prezzi dell’energia sono aumentati.

La Federal Reserve statunitense ha dichiarato che l’ESG e il cambiamento climatico sono una priorità, e anche l’autorità di regolamentazione bancaria statunitense si è unita all’agenda, in modo che i prestiti possano ora essere collegati alle regole sul clima.

 L’Unione Europea ha inoltre imposto un’ampia rendicontazione ESG per le aziende.

 Sono emerse centinaia di società di consulenza specializzate.

In occasione dell’”obbligo di rendicontazione ESG”, il governo tedesco ha promosso l’”Industria 4.0″ e “l’utilizzo dell’ESG come motore di progresso”.

Nella sua lettera, indirizzata alle aziende in Germania, ha parlato chiaramente: “Perché la rendicontazione ESG non è un ‘nice-to-have’ ed è ora importante per tutte le aziende”, è stato il primo punto.

Dal 2021, negli Stati Uniti si è formata una resistenza.

“Se si pensa al motivo per cui i prezzi della benzina sono così alti, gran parte di esso è un problema di approvvigionamento, e uno dei motivi per cui non abbiamo abbastanza offerta è che non abbiamo abbastanza capitale per i progetti di petrolio e gas”, si è lamentato “Marlo Oaks”, tesoriere dello Stato dello Utah, nel 2021.

I procuratori generali hanno avvertito BlackRock, State Street e Vanguard di dubitare che il gestore patrimoniale stesse agendo nel migliore interesse fiduciario dei suoi clienti, come richiesto dalla legge, e hanno intentato una causa.

L’analista finanziario UBS ha declassato le azioni BlackRock, “a causa dei rischi di investimento ESG”.

Innervosito,” Larry Fink” ha preso le distanze.

Nell’estate del 2023 ha annunciato per la prima volta di non voler più utilizzare il termine “ESG”, che era degenerato in un grido di battaglia politico.

L’economista “Damodaran” sogghignò:

“Fink assomiglia a un piromane che si lamenta degli incendi che lo circondano”.

Ora BlackRock sta facendo un ulteriore passo avanti.

(giubberossenews.it/2025/01/14/die-welt-la-potente-alleanza-per-il-clima-sta-finendo/)

 

 

 

 

 

Trasformare il dollaro in un'arma

come arma. Può funzionare?

Unz.com - Michael Hudson – (12 gennaio 2025) - ci dice:

 

Trump ha promosso una serie di piani per rendere forte l'America, a spese di altri paesi.

 Dato il suo "vinciamo; You Lose", alcuni dei suoi piani produrrebbero l'effetto opposto a quello che immagina.

Questo non sarebbe un grande cambiamento nella politica degli Stati Uniti. Ma suggerisco che la legge di Hudson potrebbe raggiungere il picco sotto Trump:

ogni azione degli Stati Uniti che attacca altri paesi tende a ritorcersi contro e finisce per costare alla politica americana almeno il doppio.

Abbiamo visto che è diventato normale per i paesi stranieri essere i beneficiari dell'aggressione politica degli Stati Uniti.

Questo è ovviamente il caso delle sanzioni commerciali americane contro la Russia. Se gli Stati Uniti non saranno i perdenti (come il taglio del gasdotto Nord Stream ha portato all'impennata delle esportazioni di GNL), allora i loro alleati ne pagheranno il costo.

Il costo in pochi anni potrebbe essere che gli Stati Uniti abbiano perso l'Europa e la NATO a causa della pressione dei paesi europei per dichiarare la loro indipendenza dalla politica degli Stati Uniti.

Per accelerare la partenza dell'ospite europeo, i leader della NATO chiedono sanzioni contro Russia e Cina, affermando che "le importazioni equivalgono alla dipendenza".

Seguiranno le contro-sanzioni russe e cinesi che impediranno la vendita di altre materie prime all'UE.

Negli spettacoli passati abbiamo discusso il piano di Trump di aumentare le tariffe statunitensi e di usarle in modo molto simile all'imposizione contro i paesi che cercano di agire in modi che non si incastrano nella politica estera degli Stati Uniti.

C'è un sacco di opposizione a questa proposta da parte degli interessi repubblicani, e alla fine è il Congresso che deve approvare le sue proposte.

Quindi Trump probabilmente minaccia troppi interessi acquisiti per rendere questa grande battaglia all'inizio della sua amministrazione.

Sarà impegnato a combattere per ripulire l'FBI, la CIA e l'esercito che si oppongono a lui dal 2016.

Il tentativo di Trump di trasformare il dollaro in un'arma avrà successo migliore delle sanzioni commerciali statunitensi?

Il vero jolly potrebbe rivelarsi la minaccia di Trump di armare il dollaro.

Almeno quella sfera di politica estera è più sotto il controllo del suo ramo esecutivo.

Insieme alla sua spinta a controllare il commercio mondiale del petrolio e le principali piattaforme mediatiche, Trump vuole essere in grado di danneggiare altri paesi.

Questa è la sua idea di negoziazione e di transazione.

Nell'edizione del weekend del “Tempi Finanziari” , l'articolo di “Gillian Tett” sulla proposta di Trump di "Maganomics" cita il professore di “Stanford “Matteo Maggiori” che sottolinea che il potere nazionale "non riguarda solo i beni, ma anche il denaro. Stimiamo che il potere geoeconomico degli Stati Uniti si basi sui servizi finanziari, mentre il potere cinese si basa sulla produzione".

Quindi, oltre a puntare a controllare l'offerta mondiale di petrolio e GNL, Trump vuole basare il potere degli Stati Uniti sul suo sistema finanziario.

Di recente ha minacciato di punire i paesi BRICS per cercare un'alternativa al dollaro.

Questa strategia si basa sul fatto che i paesi hanno bisogno di accedere ai dollari statunitensi e ai mercati finanziari, proprio come hanno bisogno del petrolio e della tecnologia dell'informazione sotto il controllo commerciale degli Stati Uniti.

Gli Stati Uniti hanno cercato di bloccare la Russia e altri paesi dal sistema di compensazione bancaria “SWIFT”, ma come di solito accade con le sanzioni, Russia e Cina hanno creato il proprio sistema di ripiego, quindi quel piano non ha funzionato.

Gli Stati Uniti hanno ottenuto dalla Banca d'Inghilterra di confiscare l'offerta d'oro del Venezuela e di offrirla all'opposizione di destra.

Ha funzionato.

E l'UE e gli Stati Uniti insieme hanno confiscato i 300 miliardi di dollari della Russia. Ha funzionato, e l'UE ha semplicemente dato gli interessi (circa 50 miliardi di dollari che si erano accumulati) all'Ucraina per aiutare a combattere la Russia.

Ma prima, gli Stati Uniti hanno sequestrato tutte le riserve monetarie dell'Ucraina come custodia, apparentemente per aiutarla a ripagare i debiti che ha accumulato.

Non credo che questo oro sarà reso disponibile per la ricostruzione dell'Ucraina. Semplicemente riflette un modello statunitense di accaparramento di asset.

L'esercito statunitense ha sequestrato la riserva d'oro della Libia quando Gheddafi ha cercato di usarla per creare un'alternativa africana basata sull'oro al dollaro da detenere per le banche centrali.

E gli Stati Uniti hanno anche sequestrato la riserva d'oro della Siria mentre usciva, lasciando solo le esportazioni di petrolio come trofeo statunitense della sua conquista.

Hanno fatto lo stesso con le riserve auree dell'Afghanistan mentre usciva. Quindi, ovviamente, gli Stati Uniti prevedono che l'oro tornerà a svolgere un ruolo importante nel sistema monetario mondiale.

 (Per aggiungere la beffa al danno, quando i funzionari statunitensi hanno finalmente restituito all'Iran i soldi che aveva sequestrato dalle sue riserve, hanno definito questo un regalo e il Congresso ha attaccato l'atto.)

 

La grande domanda è quanto aggressiva possa funzionare la politica finanziaria statunitense nel lungo periodo.

Allontanerà altri paesi?

Diventerà controproducente come altri giochi internazionali degli Stati Uniti?

Parliamo di come è probabile che il sistema monetario mondiale si evolverà in risposta al tentativo americano di ottenere il controllo finanziario.

Per me, un tentativo del genere sembra impossibile da realizzare.

Come può l'America o qualsiasi altra nazione immaginare di poter basare il proprio potere internazionale solo sulla finanza?

Tutti i paesi possono creare finanza e denaro.

Ma non tutti i paesi possono industrializzarsi, o nel caso degli Stati Uniti e della Germania, re-industrializzarsi.

Gli Stati Uniti si sono deindustrializzati, e le loro politiche neoliberiste di privatizzazione hanno caricato l'economia con un enorme sovraccarico di servizio del debito, costi di assicurazione sanitaria e costi immobiliari.

il settore FIRE (Finanza, Assicurazioni e Immobili) ha aumentato la sua quota del PIL dichiarato, ma il suo reddito non è affatto per un "prodotto".

Si tratta di un trasferimento dall'economia della produzione e del consumo al settore della rendita.

Ciò rende il PIL americano molto più "vuoto" di quello della Cina e della sua economia di mercato socializzato.

Quando il costo del credito e degli affitti aumenta, aumenta anche il PIL.

 

Il denaro oggi viene creato sul computer.

Qualsiasi nazione forte e autosufficiente o raggruppamento regionale può creare la propria moneta.

Non hanno più bisogno di basare il loro denaro e il loro debito su lingotti d'argento e oro.

Quindi penso che Trump stia vivendo in un mondo passato – soprattutto considerando la folla repubblicana di destra del "denaro forte" che si strugge per il vecchio standard del “gold exchange”, insistendo sul fatto che la creazione di moneta pubblica è intrinsecamente inflazionistica (come se il credito bancario non lo fosse affatto).

Immagino che sia questo che lo rende un genio:

è in grado di sostenere due punti di vista opposti allo stesso tempo, ognuno con la propria logica che contraddice l'altro punto di vista.

Gli Stati Uniti erano molto forti nel mondo di un tempo, quando l'oro era la principale risorsa delle banche centrali.

 Sulla scia della seconda guerra mondiale, il Tesoro degli Stati Uniti fu in grado di monopolizzare l'80% dell'oro monetario delle banche centrali mondiali entro il 1950, quando scoppiò la guerra di Corea.

 Altri paesi avevano bisogno di dollari dopo la seconda guerra mondiale per acquistare le esportazioni statunitensi e per pagare i debiti denominati in dollari, e vendevano il loro oro per ottenere questi dollari.

Ma nel 1971, la spesa militare estera degli Stati Uniti aveva dissipato quel controllo.

Le statistiche che ho compilato per Arthur Andersen nel 1967 hanno mostrato che l'intero deficit della bilancia dei pagamenti degli Stati Uniti, il deficit che stava prosciugando l'oro degli Stati Uniti, era dovuto alla spesa militare statunitense all'estero.

 Quindi le riserve monetarie delle banche centrali sono arrivate a consistere principalmente di debito del Tesoro degli Stati Uniti su cui hanno speso il loro eccesso di dollari.

 Questo è stato il cambiamento che il mio libro “Super Imperialism” ha descritto nel 1972.

Ma i tentativi degli Stati Uniti di trasformare la finanza in un'arma hanno portato i paesi non solo a cercare di evitare di detenere più dollari, ma anche a evitare di lasciare il loro oro in deposito negli Stati Uniti o in Gran Bretagna.

Persino la Germania ha chiesto che le sue riserve auree le venissero restituite dalla Federal Reserve Bank di New York, dove è stata detenuta gran parte delle riserve auree delle banche centrali europee, sin dagli anni '30, quando si è verificata un'ondata di capitale in fuga verso gli Stati Uniti mentre incombeva la seconda guerra mondiale.

Come la valuta nazionale, la moneta internazionale è debito, a meno che non sia un asset puro come l'oro.

Gli Stati Uniti sono stati in grado di sostituire l'oro con il debito pubblico e privato degli Stati Uniti in gran parte perché forniva una piattaforma per i pagamenti internazionali.

Ciò sembrava renderlo "buono quanto l'oro" per le riserve internazionali.

Questo non sembra che sarà uno stato permanente degli affari internazionali. Chiunque può creare denaro.

Ma come si fa a farlo accettare?

Questo è il problema che gli Stati Uniti devono affrontare oggi.

Con l'aumento del debito degli Stati Uniti, per quanto tempo potrà far accettare i dollari da altre economie se non c'è alcun bisogno intrinseco per gli altri paesi di utilizzarli per effettuare pagamenti sul proprio commercio estero, prestiti e investimenti?

Il denaro è debito pubblico.

Sia che sia emesso in formato cartaceo o elettronico, conserva il suo valore in ultima analisi pur essendo pagato in tasse.

Ma Trump e i repubblicani vogliono tagliare le tasse.

Se non c'è bisogno di ottenere dollari per pagare le tasse, perché tenerli?

 

Il groviglio del debito estero.

Un sostegno per il dollaro è la necessità per il Sud del mondo e le altre economie debitorie di ottenere dollari per pagare i debiti esteri che hanno accumulato.

Ma quanto può durare? Ecco il problema:

se pagano i debiti esteri che hanno accumulato seguendo le politiche distruttive del FMI, della Banca Mondiale e di altre politiche del “Washington Consensus”, non avranno soldi da investire nella loro crescita economica.

A chi metteranno gli interessi al primo posto: quelli degli obbligazionisti e delle banche statunitensi, o quelli della loro stessa economia?

Detto in altri termini:

per quanto tempo i paesi debitori accetteranno di rimanere in un sistema che aveva promesso di aiutarli a crescere, quando tutto ciò che ha fatto è stato lasciarli ulteriormente indebitati e costringerli a vendere diritti minerari, infrastrutture e imprese pubbliche per raccogliere i soldi per pagare questi debiti al fine di mantenere i loro tassi di cambio?

Il sistema è truccato contro di loro.

Questo problema è aggravato oggi dal tasso di cambio crescente del dollaro rispetto a molte altre valute.

Le idee di Trump sono molto confuse nel tentativo di affrontare questo problema. Da un lato ha parlato di volere un tasso di cambio più basso per il dollaro.

 Crede che una svalutazione competitiva potrebbe in qualche modo rendere le esportazioni statunitensi più competitive.

 Ma l'economia statunitense è già troppo deindustrializzata sotto il neoliberismo per ricostruire il suo potere industriale nel prossimo futuro.

 Quindi forzare il dollaro al ribasso è poco pratico come mezzo per stimolare le esportazioni statunitensi.

Trump ha parlato di riduzione dei tassi di interesse per aiutare ad alimentare un boom del mercato azionario e obbligazionario.

 Per molti paesi, come il Canada, l'abbassamento dei tassi di interesse porta a un deflusso di capitali verso paesi stranieri che pagano tassi più alti.

Ma l'economia statunitense è diversa.

L'abbassamento dei tassi di interesse del QE ha effettivamente attratto capitali stranieri, aumentando così il tasso di cambio del dollaro.

 L'abbassamento dei tassi di interesse statunitensi dopo il picco del tasso di interesse del 20% di Paul Volcker nel 1980 ha portato al più grande rally del mercato obbligazionario della storia, insieme a un mercato azionario in forte espansione che ha attratto investitori internazionali.

Per cominciare, l'anticipazione delle politiche di Trump l'ha spinta verso l'alto. Proprio dallo scorso ottobre, il tasso di cambio del dollaro canadese si è deprezzato, tanto che il dollaro USA acquista 1,44 dollari canadesi, rispetto a 1,34 dollari canadesi.

 Il prezzo di un euro rispetto al dollaro USA è sceso da $ 1,12 a $ 1,03.

E le valute dei paesi del Sud del mondo sono sotto forte pressione a causa del tentativo di mantenere il passo con le loro obbligazioni in dollari USA e altri prestiti denominati in dollari.

Quindi, nel bene e nel male, sembra che quest'anno ci aspetta un dollaro forte.

E Trump ha chiarito che vuole mantenere il "privilegio esorbitante" del dollaro di essere in grado di drenare semplicemente denaro, lasciando che altri paesi impediscano alle loro valute di apprezzarsi e danneggiare la loro espansione riciclando i loro afflussi di dollari per continuare a comprare cambiali del Tesoro degli Stati Uniti.

 Ma questi pagherò stanno salendo vertiginosamente con l'esplosione del deficit di bilancio.

Un problema correlato è per quanto tempo il credito facile della Federal Reserve può continuare a gonfiare i prezzi delle azioni e delle obbligazioni, dato l'aumento degli arretrati e dei default.

 La minaccia più grande è quella degli immobili commerciali, i cui pagamenti ipotecari programmati superano gli attuali redditi da locazione, poiché gli edifici più vecchi affrontano tassi di posti vacanti crescenti.

Prendiamo gli immobili commerciali.

Tassi di occupazione del 40% in vecchi edifici.

E non possono essere gentrificati per uso residenziale, perché non hanno finestre aperte per l'aria fresca, o una bella vista, o supporto di quartiere.

Come l'area finanziaria della City di Londra, Wall Street e altri centri finanziari degli Stati Uniti in alti edifici in vetro senza servizi, viste, quartieri ad uso misto o aria fresca dalle finestre aperte.

Nel settore dei beni di consumo, i prestiti per l'acquisto di automobili, i debiti delle carte di credito e i prestiti agli studenti stanno diminuendo sempre di più.

Qualcosa deve cedere.

E questo non avrà effetti solo sui mercati finanziari statunitensi, ma anche sulla bilancia dei pagamenti, poiché il capitale straniero fugge verso la salvezza abbandonando gli Stati Uniti.

Sarebbe la prima volta in più di un secolo che questa fuga verso la salvezza è lontano dagli Stati Uniti, non verso di essi.

L'economia degli Stati Uniti è stata ridisegnata per gonfiare i guadagni finanziari, anche se si sta deindustrializzando esternalizzando la sua forza lavoro.

Così, quello che sembrava essere l'industria statunitense è stato sostituito dalla deindustrializzazione finanziarizzata.

Ciò significa che la spinta dei BRICS a difendersi collettivamente contro l'egemonia degli Stati Uniti implica in realtà un fondamentale ampio e diviso in quello che è un modo desiderabile di organizzare le economie e opporsi al capitalismo finanziario come predatorio.

Soprattutto perché Trump sta cercando di spingerlo, imponendo sanzioni contro i paesi che si allontanano dal dollaro.

 

 

 

 

Gli ebrei sono

il problema.

Unz.com - Wyatt Peterson – (8 gennaio 2025) – ci dice:

 

“Il martirio di San Simone da Trento per omicidio rituale ebraico".

 Artista: Giovanni Gasparro.

"Pertanto, nessun ebreo, ortodosso o meno, può coscienziosamente astenersi dal cooperare con gli altri per l'elevazione dell'intera comunità ebraica."

Moses Hess, pioniere del sionismo e del comunismo, “The Revival of Israel: Rome and Jerusalem” (1862).

 

L'apostolo Matteo registra l'insegnamento di Gesù che "Ogni albero sano produce frutti buoni, ma l'albero malato produce frutti cattivi" (Matteo 7:17).

 Questo è certamente vero per l'ebraismo, i cui "frutti cattivi" includono sionismo, comunismo, femminismo , talmudismo, capitalismo predatorio, olocaustianesimo , pornografia e matrimonio gay , solo per citarne alcuni.

Con la "guerra" di Israele che entra nel giorno 457 al momento in cui scrivo, e le Forze di difesa israeliane che continuano a usare munizioni americane per distruggere gli ultimi ospedali rimasti a Gaza, è finalmente diventato socialmente accettabile criticare Benjamin Netanyahu e aspetti della sua campagna militare in Medio Oriente.

Molti nuovi critici, tuttavia, non sono inclini a pronunciare una sola parola denigratoria sugli "ebrei" o sulla sacrosanta religione ebraica, nonostante Netanyahu invochi Amalek per giustificare il massacro di uomini, donne e bambini nella regione.

La settimana scorsa ho ricevuto un'e-mail da un mio vecchio amico che sostiene Israele da quando lo conosco.

Abbiamo lavorato insieme per sei anni a partire dalla metà degli anni 2000 e in quel periodo il conflitto Israele/Palestina è stato uno dei temi su cui eravamo più in disaccordo.

Essendo un po' un cementhead il cui cervello si è fossilizzato durante l'era Reagan-Bush, era spesso una persona difficile con cui conversare, soprattutto se si trattava di temi astratti.

 (La sua risposta alla mia affermazione che l'11 settembre era stato un lavoro interno è stata qualcosa del tipo "Come osi! Quel giorno sono morti un sacco di americani!!").

 Detto questo, sono rimasto piacevolmente sorpreso nel vedere che la sua e-mail includeva un link a un articolo del New York Times intitolato "Il Dipartimento di Stato dice al Congresso che ha intenzione di inviare 8 miliardi di dollari in armi a Israele".

Sotto il link c'era un breve commento in cui si lamentava il fatto che il governo americano non riesce nemmeno a sfamare e ospitare i propri veterani, eppure riesce in qualche modo a inviare miliardi di dollari in aiuti esteri e attrezzature militari a Israele.

Nella mia risposta l'ho ringraziato per avermi inviato l'articolo del NYT e gli ho detto che sarebbe stato bello incontrarci presto per un caffè per discutere ulteriormente le cose.

L'ho informato che l'aiuto straniero/militare che l'America dà a Israele è solo la punta dell'iceberg e ho fornito alcuni link ad altre notizie che pensavo potessero trovare utili, tra cui uno a un recente articolo che ho scritto intitolato "La morsa ebraica", in cui menziono che dopo l'uragano Harvey ha devastato la città di Dickinson, Texas nel 2017, i funzionari della città hanno subordinato i fondi federali di soccorso al sostegno a Israele.

Sapendo che si immagina un vero patriota dell'America Innanzitutto, ho pensato che le informazioni incendiarie si sarebbero adattate perfettamente al suo ritrovato scetticismo nei confronti della "relazione speciale" dell'America con lo Stato ebraico.

 Inutile dire che rimasi deluso quando mi rispose e mi rimproverò per il mio uso del termine "morsa ebraica", suggerendo che in futuri articoli avrei potuto prendere in considerazione la possibilità di sostituire "ebreo" con "sionista" per evitare di turbare gli ebrei comuni che non hanno nulla a che fare con attività nefaste.

 Come tutti coloro che scrivono e/o parlano apertamente della supremazia ebraica, mi sono imbattuto in questo suggerimento molte volte in passato.

 Si tratta di un consiglio tipico piuttosto, spesso fornito da qualche gonfio saputello che di recente ha visto un video di Abby Martin ed è emerso dall'esperienza come esperto di affari mondiali.

Il problema con il ragionamento del mio amico sta nella sua imprecisione; ci sono molti aspetti problematici dell'ebraismo che non si adattano perfettamente sotto la tettoia "sionista".

In effetti, spesso alcuni degli elementi peggiori dell'ebraismo si manifestano all'interno di sette ultra-ortodosse che rifiutano totalmente il sionismo e lo stato di Israele per motivi religiosi.

 Infatti, le tradizioni ortodosse sostengono che la fondazione del vero stato di Israele non deve precedere la venuta del Messia ebreo:

"il popolo fu scongiurato di non tornare collettivamente nella Terra d'Israele mediante l'esercizio della forza fisica, né di 'ribellarsi alle nazioni del mondo', né di 'affrettare la Fine'.

In breve, fu loro richiesto di attendere la redenzione celeste, completa, miracolosa, soprannaturale e metastorica che è totalmente distinta dal regno dell'impegno umano."

Tuttavia, contrariamente a quanto potrebbero sostenere i guardiani che limitano le loro lamentele al solo sionismo, l'opposizione ultra-ortodossa all'Israele moderno non rende ipso facto questi gruppi più santi dei massacratori delle IDF di Netanyahu.

Gli insegnamenti fondamentali dell'ebraismo ortodosso derivano dal Talmud babilonese (noto anche come “Torah SheBa'al peh” ), una raccolta di opere rabbiniche descritte da Wikipedia come "il testo centrale dell'ebraismo rabbinico e il testo principale della legge ebraica ( halakha ) e della teologia ebraica".

Il Talmud è diviso in due sezioni: la Mishnah (istruzione) e la Gemara (completamento).

La Mishnah è una raccolta scritta di tradizioni ebraiche che comprende la Torah orale, presumibilmente trasmessa da Dio a Mosè sul Monte Sinai e conservata oralmente per circa 1600 anni fino a quando non fu messa per iscritto nel terzo secolo d.C.;

 la Gemara è un compendio di commenti e dibattiti sulla Mishnah.

Non sono un esperto di religioni mondiali, ma oserei dire che l'ebraismo ortodosso è l'unico i cui testi più sacri contengono elaborati dibattiti sulla liceità dell'abuso sessuale sui bambini.

Ad esempio, il trattato del Talmud Sanhedrin 54b , confermato dall'autorità halakhica del XII secolo Mosè Maimonide come legge rabbinica correttamente interpretata, afferma in parte:

 

"La Torah non considera il rapporto sessuale di uno che ha meno di nove anni come il rapporto sessuale di uno che ha almeno nove anni, poiché l'atto sessuale di un maschio ha lo status legale di rapporto sessuale a tutti gli effetti, l'età minima è di nove anni.

Pertanto, proprio come colui che si impegna attivamente in un rapporto sessuale non è responsabile se ha meno di nove anni, come il rapporto sessuale di un tale bambino non ha lo status halakhico di rapporto sessuale, così. anche, se un bambino che ha meno di nove anni si impegna in un rapporto omosessuale passivamente, colui che intraprende un rapporto sessuale con lui non è responsabile.

Un'opinione simile riguardo all'abuso sessuale sulle ragazze è stata espressa dal rabbino Rava, uno dei rabbini più frequentemente citati nel Talmud, e può essere trovata nel trattato Ketubot 11b :

"Un maschio adulto che ha avuto un rapporto sessuale con una bambina minorenne di meno di tre anni non ha fatto nulla, poiché un rapporto sessuale con una bambina di meno di tre anni equivale a ficcare un dito nell'occhio.

Nel caso di un occhio, dopo che una lacrima cade da esso, un'altra lacrima si forma per sostituirla.

Allo stesso modo, l'imene rotto della bambina di età inferiore a tre anni viene ripristinato."

Dibattiti e meditazioni come questi abbondano nelle sordide pagine del Talmud, e la bizzarra relazione tra ebrei ultra-ortodossi e bambini piccoli può essere osservata nel rituale della circoncisione “metzitzah b'peh” , che spesso è stato responsabile della trasmissione dell'herpes , provocando in alcuni casi la morte dello sfortunato neonato.

 

Alla luce di tutto ciò, non sorprende che l'oscura setta ultra-ortodossa “Lev Tahor” sia recentemente tornata alla ribalta della cronaca a seguito di accuse di rapimento, matrimoni forzati e stupro di minori.

“Lev Tahor” aderisce a una rigida interpretazione della legge rabbinica, opponendosi con forza all'ideologia politica del sionismo per motivi talmudici. Sebbene fondato a Gerusalemme nel 1988 dal rabbino Shlomo Helbrans e con una presenza considerevole nella città israeliana di Beit Shemash, il gruppo è ampiamente odiato all'interno dello stato ebraico, guadagnandosi la designazione dispregiativa di "Talebani ebrei".

Nel 1990, il rabbino Helbrans trasferì il gruppo negli Stati Uniti e quattro anni dopo fu arrestato e imprigionato dopo essere stato accusato di aver rapito un ragazzo di 13 anni.

Durante la sua incarcerazione (ha scontato due anni di una condanna a quattro anni), ex membri del gruppo hanno accusato Helbrans di aver abusato sessualmente di diversi bambini che erano sotto la sua custodia, cosa per niente insolita tra i ranghi di Lev Tahor.

Dopo essere stato rilasciato dalla prigione, Helbrans fu deportato in Israele e nel 2001 trasferì il gruppo in Canada, dove rimasero fino alla fuga in Guatemala nel 2008, tra accuse di rapimento, promozione di matrimoni tra minorenni e abusi sessuali.

Nel 2014, Lev Tahor fu espulso da un villaggio del Guatemala occidentale dopo una "aspra lite" con la comunità indigena, che "accusava gli ebrei di evitare gli abitanti del villaggio e di imporre la loro religione e i loro costumi" mentre "minava la fede cattolica che era predominante a San Juan La Laguna", secondo un rapporto della BBC del 30 agosto 2014.

Dopo questo incidente, i membri del gruppo si trasferirono nella città messicana di Huixtla, dove il loro complesso nella giungla fu perquisito nel 2022 dalla polizia che arrestò venti ebrei, i quali in seguito fuggirono tutti dal centro di detenzione in cui erano trattenuti dopo una rivolta e un'aggressione alle guardie.

 

Nel luglio 2024, Yoil, Yakov e Shmiel Weingarten, tutti ex leader di Lev Tahor, sono stati dichiarati colpevoli di aver rapito due bambini e sono stati condannati a 12 e 14 anni di prigione.

 Cinque mesi dopo, le autorità guatemalteche hanno fatto irruzione nel complesso di Lev Tahor nella città di Oratorio, salvando 160 bambini sospettati di essere vittime di abusi.

Nel giro di pochi giorni una folla di ebrei composta da 100 membri di Lev Tahor ha preso d'assalto il "centro di cura" dove erano tenuti i bambini nel tentativo fallito di catturarli, tagliando le gomme dei veicoli governativi e impegnandosi in violenti scontri con la polizia.

Le ultime notizie sono arrivate solo pochi giorni fa, quando Jonathan Emmanuel Castillo, un leader di Lev Tahor, è stato arrestato a El Salvador con l'accusa di tratta di esseri umani, stupro e abuso di minori.

I difensori della sinagoga affermeranno che Lev Tahor è solo una setta marginale che non rappresenta in alcun modo la fede ortodossa saggia.

Ma se Lev Tahor è una setta insignificante che conta solo poche centinaia di membri in tutto il mondo, lo stesso non si può dire del gruppo ultra-ortodosso Satmar.

Fondata in Ungheria dal rabbino Joel Teitelbaum nel 1905, Satmar si diffonde a Brooklyn, New York, dopo la seconda guerra mondiale e da allora è "cresciuta fino a diventare una delle più grandi dinastie chassidiche del mondo", superando in dimensioni anche la potenza politica internazionale “Chabad Lubavitch”, i cui rappresentanti sono stati ospitati alla Casa Bianca da tutti i presidenti a partire da Jimmy Carter.

Nel novembre 2013, il giornalista Christopher Ketcham ha intervistato il rabbino Nuchem Rosenberg, un informatore all'interno della comunità Satmar, e ha pubblicato le sue scoperte in un articolo perla rivista Vicedal titolo provocatorio "La catena di montaggio dei bambini-stupri":

Durante una visita a Gerusalemme nel 2005, il rabbino Rosenberg entrò in un mikvah in uno dei quartieri più sacri della città, Mea She'arim.

"Ho aperto la porta che dava su uno schvitz", mi ha detto.

"Vapori dappertutto, riesco a malapena a vedere. I miei occhi si abituano, e vedo un vecchio, della mia età, una lunga barba bianca, un uomo dall'aspetto santo, seduto tra i vapori.

 Sulle sue ginocchia, di fronte a lui , c'è un bambino, forse di sette anni e il vecchio sta facendo sesso anale con questo ragazzo". ...

"Questo ragazzo è stato trafitto dall'uomo come un animale, come un maiale, e il ragazzo non diceva nulla.

Ma sul suo volto c'è la paura.

Il vecchio [mi guarda] senza alcun timore, come se questa fosse una pratica comune. Non si fermò.

Ero così arrabbiata che l'ho affrontato.

Ha tolto il ragazzo dal suo pene e io l'ho preso da parte Ho detto a quest'uomo: 'È un peccato davanti a Dio .

Che cosa stai facendo all'anima di questo ragazzo? distruggendo questo ragazzo!' Aveva una spugna su un bastoncino per pulirsi la schiena e mi ha colpito in faccia con essa «Come osi interrompermi!», disse. Avevo sentito parlare di queste cose per molto tempo, ma ora le avevo viste".

La crisi degli abusi sessuali sui minori nell'ebraismo ultra-ortodosso, come quella nella Chiesa cattolica, ha prodotto la sua quota di titoli scioccanti negli ultimi anni. A New York e nelle importanti comunità ortodosse di Israele e Londra, le accuse di molestie e stupri su minori sono state dilaganti.

 I presunti abusatori sono insegnanti, rabbini, padri, zii, figure di autorità maschile. Le vittime, come quelle dei preti cattolici, sono per lo più ragazzi.

Il rabbino Rosenberg ritiene che circa la metà dei giovani maschi nella comunità chassidica di Brooklyn, la più grande negli Stati Uniti e una delle più grandi al mondo, siano stati vittime di aggressioni sessuali perpetrate dai loro anziani.

Ben Hirsch, direttore di “Survivors for Justice”, un'organizzazione di Brooklyn che difende le vittime di abusi sessuali ortodossi, pensa che il numero reale sia più alto. "Da prove aneddotiche, stiamo guardando oltre il 50 percento. È quasi diventato un rito di passaggio".

Gli ebrei ultra-ortodossi che denunciano questi abusi vengono rovinati e condannati all'esilio dalla loro stessa comunità.

 La dottoressa Amy Neustein, una sociologa ebrea ortodossa non fondamentalista... mi ha raccontato la storia di una serie di madri chassidiche di Brooklyn che ha conosciuto e che si lamentavano del fatto che i loro figli fossero preda dei loro mariti.

In questi casi, gli uomini accusati "coinvolgono molto rapidamente ed efficacemente i rabbini, i politici ortodossi e i potenti rabbini ortodossi che fanno donazioni generose ai club politici".

L'obiettivo, mi ha detto, è "escludere la madre dalla vita del bambino". I tribunali rabbinici mettono da parte le madri e gli effetti sono permanenti. La madre viene "amputata". Una donna di cui la dottoressa Neustein era amica... ha perso i contatti con tutti e sei i suoi figli, incluso un neonato che stava allattando al momento della loro separazione.

Ketcham continua descrivendo cosa accade ai whistleblower come il rabbino Rosenberg, che tentano di gettare una luce di controllo sui pervertiti quartieri dell'ebraismo ultra-ortodosso:

 

Quando il rabbino Rosenberg vuole fare il bagno in un mikvah a Brooklyn per purificarsi, nessuno lo vorrà.

Quando vuole andare in sinagoga, nessuno lo vuole.

"È finito nella comunità, massacrato", ha detto un collega rabbino che ha voluto parlare solo in forma anonima.

"Nessuno lo guarderà, e quelli che parleranno con lui, non possono farlo sapere.

 La pressione nella nostra comunità è incredibile".

L'ebraismo ortodosso ha leggi severe riguardo ai moisers o "informatori", che proibiscono a un ebreo di informare un altro ebreo, indipendentemente dalla sua trasgressione.

Non è raro che una famiglia che denuncia alle autorità accuse di abusi sessuali venga emarginata dai suoi confratelli.

 Un articolo del New York Times del 9 maggio 2012 intitolato "Ultra-Orthodox Shun Their Own for Reporting Child Sexual Abuse" convalida la segnalazione di Ketcham mentre descrive in dettaglio le traversie della famiglia Jungreis, il cui figlio mentalmente difettoso è stato abusato sessualmente da un membro della comunità ebraica:

Il primo shock è arrivato quando Mordechai Jungreis ha scoperto che il suo figlio adolescente mentalmente disabile era stato molestato in uno stabilimento balneare rituale ebraico a Brooklyn.

Il secondo è arrivato dopo che il signor Jungreis ha sporto denuncia e l'uomo accusato di abusi è stato arrestato.

Vecchi amici hanno iniziato a camminare impassibili davanti a lui e alla sua famiglia per le strade di Williamsburg.

Il loro padrone di casa li ha cacciati dal loro appartamento.

Messaggi anonimi riempivano la loro segreteria telefonica, maledicendo il signor Jungreis per aver denunciato un altro ebreo.

E, ha detto, la madre di un bambino in sedia a rotelle ha affrontato la suocera del signor Jungreis, dicendo che lo stesso uomo aveva molestato suo figlio e che lei "non ha denunciato questo crimine, quindi perché ha dovuto farlo tuo genero?"

 Le vittime di abusi e le loro famiglie sono state espulse da scuole religiose e sinagoghe, evitate da altri ebrei ultra-ortodossi e prese di mira per molestie volte a distruggere le loro attività.

Inutile dire che individui malati esistono in tutti gli ambiti della vita, non da ultimo nella Chiesa cattolica e in altre sette cristiane.

 La differenza è che quando un prete cattolico o un pastore protestante molesta un bambino, sta agendo contro gli insegnamenti fondamentali della sua fede, mentre il rabbino talmudico sta agendo in accordo con i suoi!

 Sebbene molti ebrei che oggi detengono il potere politico probabilmente non leggano il Talmud o addirittura non frequentino la sinagoga, sembrano comunque possedere caratteristiche simili a quelle di coloro che lo fanno (viene subito in mente la cerchia di amici empi di Jeffrey Epstein).

Ron Unz, in un articolo del 2018 intitolato "Stranezze della religione ebraica", ha fornito una spiegazione ragionevole per questo fenomeno:

“… è importante tenere a mente che fino a qualche generazione fa, quasi tutti gli ebrei europei erano profondamente ortodossi, e ancora oggi direi che la stragrande maggioranza degli adulti ebrei aveva nonni ortodossi.

 Modelli culturali e atteggiamenti sociali altamente distintivi possono facilmente insinuarsi in una popolazione più ampia, specialmente in una che ignora l'origine di quei sentimenti..."

Il reverendo Ted Pike fa un'osservazione simile nel suo articolo "Pedofilia: lo sporco segreto del Talmud":

"Praticamente tutti i magnati dei media che hanno fondato Hollywood e le tre grandi reti televisive erano immigrati, o i loro figli, provenienti da comunità ebraiche prevalentemente ortodosse dell'Europa orientale.

Alla fine del XIX secolo, la maggior parte degli ebrei europei era un popolo del libro.

Ma il loro libro non era la Bibbia.

Era il Talmud babilonese.

A tutt'oggi, il Talmud rimane la massima autorità morale, etica e legale dell'ebraismo".

 

Di recente ho letto un libro intitolato “Jews Are The Problem” , scritto dall'attivista nero Ayo Kimathi.

Il libro è relativamente breve, con le sue 160 pagine in formato 5,5" X 8,5", ma riesce a coprire un'ampia gamma di argomenti.

Sebbene conoscessi gran parte delle informazioni presentate, ho trovato “Jews Are The Problem” una lettura interessante e lo consiglierei come una buona introduzione alla questione ebraica per chiunque cerchi di capire perché il nostro mondo moderno appare come appare.

Il signor Kimathi merita notevoli elogi, non solo per ciò che ha scritto, ma anche per il titolo che ha scelto per il suo libro.

 Avrebbe potuto facilmente chiamare il suo libro " I sionisti sono il problema ", o " Gli attivisti secolarizzanti sono il problema ", o " I saggi talmudici sono il problema ", o qualsiasi altro titolo meno incendiario, ma impreciso, che sarebbe stato senza dubbio più gradito all'uomo medio della strada.

 Invece, ha scelto di parlare francamente, esibendo "grande audacia di parola". (2 Corinzi 3:12)

Sulla quarta di copertina del suo libro, il signor Kimathi scrive quanto segue:

Siamo pronti ad accettare la realtà che il desiderio ebraico di controllare il pianeta e sterminare la maggioranza della sua popolazione, nera, bianca, gialla e marrone, è reale?

Siamo pronti ad accettare la realtà che il loro piano di conquista globale è quasi completato?

Crediamo davvero che non ci sia un collegamento comune tra la carenza di cibo globale, il COVID-19, la pedofilia nelle scuole, la normalizzazione transgender, i prezzi alle stelle del carburante, il crollo del dollaro e il traffico organizzato di sesso minorile e di organi?

Questo libro fornisce il collegamento.

GLI EBREI SONO IL PROBLEMA.

Capisco perché le persone indietreggiano quando sentono la parola "ebreo" quando viene usata in un contesto negativo.

 Dopo una vita di condizionamenti, molte persone in Occidente si sono abituate a credere che qualsiasi critica agli ebrei porterà inevitabilmente una sorta di olocausto.

Oltre a questo, sono sicuro che quasi tutti gli americani probabilmente conoscono qualcuno che è nato in una famiglia ebrea ed è un cittadino onesto (persino Hitler ha nominato Emil Maurice un ariano onorario nel 1935).

I volti della simpatica famiglia ebrea in fondo alla strada sono senza dubbio tra le prime immagini che entrano nella mente delle Sally Soccer Moms e di Joe Six-Packs quando vengono pronunciate parole dure sugli ebrei.

Ma se non siamo in grado di parlare chiaramente e di affrontare la questione così come esiste realmente, non come vorremmo che esistesse, non abbiamo alcuna speranza di fornire una spiegazione coerente per la minaccia fondamentale che il nostro mondo deve affrontare oggi.

 La posta in gioco è alta e il tempo degli eufemismi intelligenti e delle evasioni sdolcinate è finito.

 E' giunto il momento di identificare qualcosa di più della guerra, del sionismo e di Bibi Netanyahu come ostacoli alla pace nel mondo.

Se entrambi in qualche modo scomparissero domani, il frutto marcio dell'albero malato dell'ebraismo continuerebbe ad avvelenare il mondo.

Ayo Kimathi ha ragione: gli ebrei sono il problema.

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